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'Say it in Italian' petition gets nearly 70,000signatures
Crusca Academy plans website to help Italians shun English words
(ANSA) Florence, March 10 - A petitionurging the nation to 'say it in Italian' andspurn the use of English words creepinginto everyday speech has obtainednearly 70,000 signatures, organisersclaimed Tuesday. The campaign forsignatures in defence of the purity of thelanguage of Dante Alighieri waslaunched by Annamaria Testa in an echoof the inter-war regime of Fascist dictatorBenito Mussolini, who banned the use ofEnglish words such as barman andcoined new Italian ones such as baristato replace them, substituting 'babbo' forthe French 'papa' for Dad, for example.The hallowed Crusca Academy inFlorence joined in the fray Tuesday,announcing it will set up a website tooffer Italians words in their own languagefor English words that have passed into
common daily usage on the peninsula. "When Annamaria Testa came to Florence to present us thepetition," Crusca President Claudio Marazzini said in a note to those who signed, "we imagined a concretecampaign together opening new scope for participation". "If nobody presents obstacles we will plan an easyaccess internet site to help everyone to find their bearings with old and new words that have gone into ourlexicon, to understand their meaning, use, and the valid and possible alternatives". "It's not a question ofimposing choices but of finding a wide consensus and the active participation of Italians and all those wholove our language". He added "we don't want to wage war on English but we want to remind Italianspeakers that in many cases there are easy and transparent Italian words that can be used". The petitionis in part a reaction to recent English-language slogans like Be Cool, Join the Navy, Rome & You as part ofa Roman tourism drive and very bello for the Milan Expo 2015 world's fair. Premier Matteo Renzi also has apenchant for English, such as Jobs Act for his signature labour-market reform.
10 MARZO 2015
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Un intervento per la lingua italiana: la Crusca dice sìNelle ultime settimane la sottoscritta – e con lei questo piccolo sito – si sono ritrovati, per viadella petizione sull’uso consapevole dell’italiano, travolti da un’onda anomala di parole, opinioni,commenti, richieste… e tanto altro.Bene: l’esortazione “dillo in italiano” è stata raccolta. La simpatia, il consenso e le adesioni hannoampiamente superato le attese. Qui la rassegna-stampa, così ampia che è stato necessariodividerla in tre parti: prima parte (da 18 al 23 febbraio 2015), seconda parte (dal 24 al 25febbraio 2015), terza parte (dal 25 febbraio al 9 marzo 2015). Ma mancano ancora molti articoliusciti sui blog: li stiamo a poco a poco recuperando.
Ora l’Accademia della Crusca – lo scrive il suo Presidente – accoglie l’invito a farsi portavoce eautorevole testimone della richiesta collettiva di privilegiare, quando è possibile, l’impiego ditermini italiani nelle leggi, negli articoli dei giornali, nella comunicazione delle PubblicheAmministrazioni e delle imprese. E, grazie al sostegno di tanti, il suo intervento per la linguaitaliana avrà maggior forza.
C’è un’ulteriore buona notizia: a seguito di questa petizione, nei prossimi mesi l’Accademia dellaCrusca lancerà, sul tema dei forestierismi, un’iniziativa innovativa e del tutto inedita dicondivisione in rete. Qui sotto potete leggere la lettera inviata dal Presidente Marazzini. Quipotete vedere l’originale della lettera.A tutti quelli che hanno aderito partecipando all’avventura di #dilloinitaliano, mille e mille voltegrazie. Uno specialissimo grazie all’Accademia della Crusca, per tutto quel che sta facendo e farà.Agli amici di NeU, un grande grazie sia per il sostegno, sia per la pazienza. Dal prossimo articolotorniamo a chiacchierare, come sempre, di quel che accade di interessante tra creatività epensiero creativo, scrittura, comunicazione e dintorni. Restate con noi.
_______
Cari Sottoscrittori della petizione,
sono il Presidente dell’Accademia della Crusca. So che si sono ormai quasiraggiunte le 70.000 firme. Vi ringrazio per l’attenzione che avete dimostrato alle questioni che riguardano lanostra lingua e per la fiducia riposta nell’Accademia della Crusca. Ringrazio ancheAnnamaria Testa per aver lanciato efficacemente una petizione che ha raccoltoconsensi così ampi e importanti.
Tutte le vostre firme sono già idealmente sul mio tavolo, o meglio sul tavolo del“Direttivo” dell’Accademia della Crusca, l’organo che ne assicura ilfunzionamento, assieme al Collegio di tutti gli Accademici (che però si riuniscesolo due o tre volte l’anno, mentre il Direttivo viene convocato tutti i mesi, comeun Consiglio di amministrazione, per intenderci).
Posso preannunciare quello che farò in quanto Presidente. Intendo accogliere leistanze espresse dalla petizione “Un intervento per la lingua italiana”.
Non vogliamo fare la guerra all’inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italianiche in molti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti.
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Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere lagrande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua.
Quando Annamaria Testa è venuta a Firenze per presentarci la petizione, abbiamoinsieme immaginato un’iniziativa concreta, che può aprire una nuova prospettiva dipartecipazione. Il Direttivo si riunisce nei prossimi giorni: se non porrà ostacoli, progetteremo unsito Internet di facile accesso e consultazione, per aiutare tutti a orientarsi travecchie e nuove parole straniere entrate nel nostro lessico, per capire quali sono isignificati, gli usi, le alternative valide e possibili.In questo sito potranno anche trovare posto segnalazioni, suggerimenti, commentie contributi che vengono da voi. Non si tratta infatti di imporre delle scelte, ma dicercare il consenso largo e la partecipazione attiva degli italiani e di tutti coloro cheamano la nostra lingua. Vogliamo far partire al più presto questo sito.
Contiamo anche di organizzare un “Osservatorio sui neologismi incipienti” a cuiparteciperanno varie forze e organizzazioni che si sono ritrovate a Firenze neigiorni 23 e 24 febbraio 2015 (Coscienza Svizzera, Società Dante Alighieri,Accademia della Crusca, ecc.).
In questo caso si tratta di compiere una verifica internazionale sulla circolazione dineologismi e anglicismi, verificando la possibilità di rimpiazzo in un continuodialogo con i legislatori e con tutti gli interlocutori istituzionali e professionali.
Inoltre l’ufficio Consulenza dell’Accademia lavora già a pieno ritmo, molte voltediscutendo proprio di forestierismi (a proposito: vi invito ad andare a vedere ilnostro sito).
Il Direttivo stabilirà anche i modi più opportuni per sollecitare Governo, PubblicheAmministrazioni, media e imprese a un più consapevole uso della lingua italiana. La visibilità e il consenso ottenuti dalla petizione che avete firmato hanno, di fatto,già acceso su questo tema un’attenzione che manterremo viva.Questo non è che l’inizio. Altre idee matureranno via via.
Vi saluto con viva cordialitàClaudio Marazzini
(Presidente dell’Accademia della Crusca)
Firenze, 9 marzo 2015
Posted on 10/03/2015 by Annamaria in home, punti di vista
Accademia della Crusca Change.org dillo in italiano forestierismi itanglese lingua italiana petizione
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Parlare un po’ di più, per favore, in italiano ‐#dilloinitaliano
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di Paolo Abbate | Blog
Gira un po’ dovunque una petizione di Annamaria Testa a parlareun po’ di più in italiano. Più che una petizione è un gridod’allarme, con il quale concordo pienamente, per la moda ormaidilagante di usare parole, specialmente in lingua inglese, quandosi potrebbe benissimo usare parole analoghe ma italiane. Annamaria Testa giustamente osserva che la lingua italiana è laquarta più studiata al mondo. Oggi parole italiane portano con sédappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e lo spiritodel nostro paese. Invitano ad apprezzarlo, a conoscerlo meglio, avisitarlo. Quante volte mi sono sentito dire infatti da amici peresempio francesi o inglesi, che parlavano italiano, o erano venutiin Italia a studiarlo, quanto era bella la nostra lingua. Cosìmusicale, gentile, varia di vocaboli e di espressioni. Molte parole straniere, come computer, tram, moquette, strudel,
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kitsch non hanno corrispondenti altrettanto semplici ed efficaci ,continua Annamaria Testa. Privarci di queste parole per unmalinteso desiderio di “purezza della lingua” non avrebbe moltosenso.
Ha invece senso che ci sforziamo di non sprecare il patrimonio dicultura, di storia, di bellezza, di idee e di parole che, nella nostralingua, c’è già.
Mi reca un gran fastidio, fisico e mentale, ad esempio, sentirecontinuamente parole come “form” quando si può dire modulo,“jobs act” quando si può dire legge sul lavoro, “market share”quando si può dire quota di mercato. E via di questo passo. Una cosa mi fa venire il prurito e voglia di sfasciare tutto, quandopasso per la via e mi tocca leggere l’insegna bella grande di unnegozio dove è scritto: “look and buy”. Chi pretende diimpressionare il proprietario di quella bottega? Ma non potevascrive ”osserva e acquista”, tu che passi per la via.? Non parliamo poi del linguaggio del computer. Purtroppo lohanno inventato gli americani con tutti i vocaboli annessi. Non sipuò proprio tradurli in italiano e bisogna impararceli così comesono: in inglese. D’altra parte anche gli stranieri usano paroleitaliane di cui non possono farne a meno come pizza, soprano,pianoforte, studio, mortadella, manifesto, studio eccetera.
Chiediamo all’Accademia della Crusca – conclude AnnamariaTesta - di farsi, forte del nostro sostegno, portavoce e autorevoletestimone di questa istanza presso il Governo, le amministrazionipubbliche, i media, le imprese. ” Le ragioni sono tante:
1) La nostra lingua è un valore. Studiata e amata nel mondo, è unpotente strumento di promozione del nostro paese.
2) Essere bilingui è un vantaggio. Ma non significa infarcire ditermini inglesi un discorso italiano, o viceversa. In un paese cheparla poco le lingue straniere questa non è la soluzione, ma èparte del problema.
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3) In inglese è facile usare termini in modo goffo o scorretto, o asproposito. O sbagliare nel pronunciarli. Chi parla come mangiaparla meglio.
4) Da Dante a Galileo, da Leopardi a Fellini: la lingua italiana è laspecifica forma in cui si articolano il nostro pensiero e la nostracreatività.
5) Se il nostro tessuto linguistico è robusto, tutelato e condiviso,quando serve può essere arricchito, e non lacerato, anchedall’inserzione di utili o evocativi termini non italiani. 6)L’italiano siamo tutti noi: gli italiani, forti della nostra identità,consapevoli delle nostre radici, aperti verso il mondo“.
Se sei d’accordo firma, parlane, condividi in rete. E fallo adesso.Grazie!
Pubblicata il 10/03/2015 19:27
BLOG di Paolo Abbate - La pagina corrente è autogestita
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La petizione #dilloinitaliano, lanciata da Annamaria Testa, ha giàraggiunto quasi 70 mila firme e l’Accademia della Crusca ha deciso diimpegnarsi a lanciare nella prossime settimane un sito internet perscegliere la parola italiana più adatta per ‘sostituire’ quella straniera.“Quando Annamaria Testa è venuta a Firenze per presentarci lapetizione, – scrive il presidente dell’Accademia della Crusca ClaudioMarazzini ai sottoscrittori della petizione – abbiamo insieme immaginatoun’iniziativa concreta, che può aprire una nuova prospettiva dipartecipazione.
Il direttivo si riunisce nei prossimi giorni: se non porrà ostacoli,progetteremo un sito Internet di facile accesso e consultazione, peraiutare tutti a orientarsi tra vecchie e nuove parole straniere entrate nelnostro lessico, per capire quali sono i significati, gli usi, le alternativevalide e possibili”. In questo sito, spiega, potranno anche trovare postosegnalazioni, suggerimenti, commenti e contributi.
“Non si tratta di imporre delle scelte, ma di cercare il consenso largo e lapartecipazione attiva degli italiani e di tutti coloro che amano la nostralingua”, osserva il presidente che ripete: “Non vogliamo fare la guerraall’inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molti casiesistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti. Vogliamo
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Già 70mila firme per la petizione #dilloinitaliano,dall’Accademia della Crusca un sito web
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Ultimo aggiornamento: 10 marzo 2015 15:38 | Pagine visualizzate ieri: 71532 (Fonte Google Analytics)
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provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere lagrande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua”. La Cruscapunta anche a realizzare un Osservatorio sui neologismi incipienti perfare una verifica internazionale sulla circolazione di anglicismi eneologismi.
Fonte: ANSA
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La Crusca accoglie la petizione#dilloinitalianoCreato il 10 marzo 2015 da Alessandro Zorco
L'Accademia della Crusca ha accolto l'invito dei quasi 70milafirmatari della petizione #dilloinitaliano lanciata dalla pubblicitariamilanese Annamaria Testa annunciando che solleciterà ilGoverno, le Pubbliche Amministrazioni, i media e le impresea un più consapevole uso della lingua italiana. Lo haannunciato il presidente dell'Accademia della Crusca, ClaudioMarazzini, in una lettera indirizzata ai circa 70mila sottoscrittoridella petizione nella quale ringrazia i firmatari per la fiduciariposta nell'Accademia della Crusca nella difesa della linguaitaliana e ringrazia la promotrice Annamaria Testa "per averlanciato efficacemente una petizione che ha raccolto consensicosì ampi e importanti".
L'Accademia della Crusca, accogliendo l'appello dei circa70mila italiani che hanno firmato la petizione #dilloinitaliano, sifarà dunque portavoce con le istituzioni, i media e le impreseitaliane della richiesta di impiegare preferibilmente terminiitaliani nella compilazione delle leggi, nella realizzazione degliar t icol i d i g iornal i e dei serv iz i dei tg, nonché nel lacomunicazione delle Pubbliche Amministrazioni e delle imprese.Non solo: progetterà anche un sito Internet di facile accesso econsultazione per aiutare gli italiani ad orientarsi travecchie e nuove parole straniere entrate nel nostro lessicousuale, capire quali sono i significati, gli usi e soprattutto leparole italiane utilizzabili al loro posto.
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"Non vogliamo fare la guerra all ' inglese, ma vogliamorammentare ai parlanti italiani che in molti casi esistono paroleitaliane utilizzabili, comode e trasparenti. Vogliamo provare aproporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere lagrande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua",scrive Marazzini, assicurando che la petizione " #dilloinitalianoUn intervento per la lingua italiana" sarà al più presto sottopostaal vaglio del Direttivo, organo esecutivo dell'Accademia dellaCrusca.
Per dare concreta attuazione alle istanze dei cittadini, saràrealizzato anche un sito Internet che, oltre ad aiutare i cittadiniad orientarsi nella giungla di parole straniere entrate nel lessicoitaliano e capire quali possono essere le alternative in italiano,permetterà loro di fare segnalazioni ed offrire suggerimenti,commenti e contributi. "Non si tratta di imporre delle scelte, madi cercare il consenso largo e la partecipazione attiva degliitaliani e di tutti coloro che amano la nostra lingua".
L'Accademia del la Crusca conta di organizzare un "Osservatorio sui neologismi incipienti " i ns ieme a l l eorganizzazioni che si sono ritrovate a Firenze gli scorsi 23 e 24febbraio (Coscienza Svizzera, Società Dante Alighieri,Accademia della Crusca, ecc.) per avviare una verificainternazionale sulla circolazione di neologismi e anglicismi everificare la possibilità di rimpiazzo "in un continuo dialogo con ilegislatori e con tutti gli interlocutori istituzionali e professionali".
Nel frattempo l'ufficio Consulenza dell'Accademia della Crusca -ha ricordato il presidente dell'Accademia della Crusca - lavoragià a pieno ritmo proprio sulle problematiche relative aicosiddetti "forestierismi".
"Il Direttivo stabilirà i modi più opportuni per sollecitare Governo,Pubbliche Amministrazioni, media e imprese a un piùconsapevole uso della lingua italiana - conclude Marazzini - . Lavisibilità e il consenso ottenuti dalla petizione che avete firmato
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Firme a quota 70.000 per#dillointaliano
La petizione è stata lanciatadall'Accademia della Crusca. In arrivoun sito web per scegliere le paroleitaliane che sostituiranno quellestraniereFIRENZE — "Quando Annamaria Testa è venuta aFirenze per presentarci la petizione - ha scritto aifirmatari il presidente dell'Accademia della CruscaClaudio Marazzini - abbiamo immaginato un'iniziativaconcreta che possa aprire una prospettiva dipartecipazione".
"Il direttivo si riunirà nei prossimi giorni e, se non porràostacoli, progettermo un sito internet di facile accesso e consultazione per aiutare tutti a orientarsi fra vecchiee nuove parole straniere entrate nel nostro lessico - continua Marazzini - Non si tratta di imporre scelte ma dicercare un consenso largo e la partecipazione attiva degli italiani e di tutti coloro che amano la nostralingua".
Nel sito potranno essere pubblicate anche segnalazioni, proposte, commenti e contributi.
"Non vogliamo fare la guerra all'inglese - ha detto il presidente - ma rammentare ai parlanti italiani che in molticasi esistono parole utilizzabili, comode e trasparenti, e proporle come possibile alternativa perpromuovere la grande ricchezza lessicale della nostra lingua".
La Crusca sta lavorando anche alla realizzazione di un osservatorio del neologismi per fare una verificainternazionale di come si diffondano nel mondo anglicismi e parole nuove.
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Cultura MARTEDÌ 10 MARZO 2015 ORE 15:35
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Italia, Martedì 10 Marzo 2015 - 16:26 Ilaria Stanà
ITALIANO VS ENGLISH. #DILLOINITALIANO HA RACCOLTO GIÀ 70MILA FIRME
La petizione #dilloinitaliano, lanciata da
Annamaria Testa, ha già raggiunto
quasi 70 mila firme e l'Accademia della
Crusca ha deciso d i impegnars i a
lanciare nella prossime settimane un
sito internet per scegliere la parola
italiana più adatta per 'sostituire' quella
straniera."Quando Annamaria Testa è
venuta a Firenze per presentarci la
pe t i z i one , - s c r i v e i l p r e s i den t e
dell'Accademia della Crusca Claudio
Marazzini ai sottoscrittori della petizione
- abbiamo insieme immaginato un'iniziativa concreta, che può aprire una nuova prospettiva di partecipazione. Il direttivo si
riunisce nei prossimi giorni: se non porrà ostacoli, progetteremo un sito Internet di facile accesso e consultazione, per
aiutare tutti a orientarsi tra vecchie e nuove parole straniere entrate nel nostro lessico, per capire quali sono i significati, gli
usi, le alternative valide e possibili".In questo sito, spiega, potranno anche trovare posto segnalazioni, suggerimenti,
commenti e contributi. "Non si tratta di imporre delle scelte, ma di cercare il consenso largo e la partecipazione attiva degli
italiani e di tutti coloro che amano la nostra lingua", osserva il presidente che ripete: "Non vogliamo fare la guerra all'inglese,
ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti.
Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezza lessicale ed espressiva
della nostra lingua". La Crusca punta anche a realizzare un Osservatorio sui neologismi incipienti per fare una verifica
internazionale sulla circolazione di anglicismi e neologismi. (ANSA)
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Troppi anglicismi, #dilloinitaliano:l’Accademia della Crusca lancerà un sito adhoc+ PER APPROFONDIRE accademia della crusca , italiano ,
di Giulia Aubry
Salviamo la lingua italiana. Con questo grido la rete – attraverso il sitoChange.org – si è rivolta all’Accademia della Crusca, l'istituto nazionale perla salvaguardia e lo studio del nostro idioma, affinché si facesse portavocee autorevole testimone - presso il governo, le amministrazioni pubbliche, imedia, le imprese - della necessità di “dirlo in italiano”.
L’idea è venuta ad Annamaria Testa – pubblicitaria, creativa e docenteuniversitaria – “scossa” dall’uso (e abuso) di termini anglofoni negli attipubblici, nei giornali, nella scrittura quotidiana. “Perché dire “form” quandosi può dire modulo, “jobs act” quando si può dire legge sul lavoro, “marketshare” quando si può dire quota di mercato?”, si è interrogata la Testa. E asostenere la sua posizione sono arrivate oltre 70.000 firme in poche ore.
In fondo – dati alla mano - la lingua italiana è la quarta più studiata almondo. E le parole italiane portano con sé la nostra cultura. Una culturabella e raffinata anche nelle sue declinazioni popolari. Dove sono finiti itempi in cui gli statunitensi per abbellire le loro canzoni inserivano paroleitaliane, più belle e musicali delle loro e non avveniva mai (o quasi) ilcontrario?
Alle mille domande sollevate, implicitamente ed esplicitamente, daAnnamaria (ma sempre con un unico e solo obiettivo, difendere l’italicaeloquenza) non ha tardato a rispondere Claudio Marazzini, presidentedell’Accademia della Crusca che si è impegnato a lanciare, nelle prossimesettimane, «un sito internet, di facile accesso e consultazione, per aiutare
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tutti a orientarsi tra vecchie e nuove parole straniere entrate nel nostrolessico, per capire quali sono i significati, gli usi, le alternative valide epossibili».
Non andremo a lezione di “itanglese”, quel gergo che ci rende spesso unpo’ goffi nell’espressione scritta e parlata. Piuttosto, e senza in alcun modofare guerra alla lingua di Shakespeare, scopriremo da «parlanti italiani»,come ci definisce Marazzini, che esistono parole “nostrane” utilizzabili,comode e trasparenti. Potremo così essere noi per primi a farci promotoridella grande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua.
Un bello strumento di conoscenza e condivisione, che si affiancheràall’Osservatorio sui neologismi incipienti, e fungerà da pungolo persollecitare Governo, Pubbliche Amministrazioni, media e imprese a un usopiù consapevole della lingua italiana. Perché a quanto pare è proprio ilnostro governo, soprattutto negli ultimi anni, ad abusare un po’ troppo dianglismi e neologismi di “dubbio” (o almeno non piacevole) gusto.
Senza “taskare” più nessuno, “schedulare” gli appuntamenti, “staffare” ilpersonale, riempendo moduli, curando la soddisfazione dell’utente eaccedendo a quote di mercato, forse riscopriremo davvero quanto è bellala lingua di Dante e Galileo, di Manzoni e Leopardi, di Fellini e Sorrentino.Così da parafrasare quest’ultimo che, di fronte alle critiche mossegli dopo ildiscorso di ringraziamento alla cerimonia degli Oscar 2014, ha commentatocon un sorriso: «Certo ci sarà gente che parla l’inglese meglio di me. Però ioho vinto un Oscar».
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Mercoledì , 11 Marzo 2015 - 15.26
Home » tecnologia » Crusca, #dilloinitaliano diventa virale
L'INIZIATIVACrusca, #dilloinitaliano diventa viraleL'Accademia è anche pronta a lanciare un sito per sostenere la petizione.
Il nnuovo fenomeno virale sulweb è arrivato. Si tratta dellapetizione #dilloinitaliano,lanciata da Annamaria Testa,che ha già raggiunto quasi 70mila firme, al punto chel'Accademia della Crusca hadeciso di impegnarsi alanciare un sito internet perscegliere la parola italiana piùadatta per sostituire quellastraniera. In questo sitopotrebbero anche trovareposto segnalazioni,
suggerimenti, commenti e contributi.OSSERVATORIO SUI NEOLOGISMI. La Crusca punta anche a realizzare unOsservatorio sui neologismi incipienti per fare una verifica internazionalesulla circolazione di anglicismi e neologismi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TAG: internet - Accademia della Crusca -
#dilloinitaliano internet
L'Accademia della Crusca ha lanciato la petizione#dilloinitaliano su internet.
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Firenze, Mercoledì 11 Marzo 2015 - ore 11:06
SUCCESSO DI #DILLOINITALIANOLa Crusca farà un sito internet
La petizione #dilloinitaliano, lanciata da Annamaria Testa, ha già raggiunto quasi 70 mila firme e l´Accademiadella Crusca ha deciso di impegnarsi a lanciare nella prossime settimane un sito internet per scegliere la parolaitaliana più adatta per ´sostituire´ quella straniera.
"Quando Annamaria Testa è venuta a Firenze per presentarci la petizione, - scrive il presidente dell´Accademiadella Crusca Claudio Marazzini ai sottoscrittori della petizione - abbiamo insieme immaginato un´iniziativaconcreta, che può aprire una nuova prospettiva di partecipazione. Il direttivo si riunisce nei prossimi giorni: senon porrà ostacoli, progetteremo un sito Internet di facile accesso e consultazione, per aiutare tutti a orientarsitra vecchie e nuove parole straniere entrate nel nostro lessico, per capire quali sono i significati, gli usi, lealternative valide e possibili".
In questo sito, spiega, potranno anche trovare posto segnalazioni, suggerimenti, commenti e contributi. "Non sitratta di imporre delle scelte, ma di cercare il consenso largo e la partecipazione attiva degli italiani e di tutticoloro che amano la nostra lingua", osserva il presidente che ripete: "Non vogliamo fare la guerra all´inglese, mavogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode etrasparenti. Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezzalessicale ed espressiva della nostra lingua". La Crusca punta anche a realizzare un Osservatorio sui neologismiincipienti per fare una verifica internazionale sulla circolazione di anglicismi e neologismi.
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Rubriche - Web e tecnologiaPetizione #dilloinitaliano ha raccolto già70mila firme. E la Crusca farà un sito webdove cercare le parole italiane da sostituirealle straniere. «Ma non è una guerraall'inglese»
Petizione #dilloinitaliano ha raccolto già70mila firme | La petizione #dilloinitaliano,lanciata dalla pubblicitaria ed esperta dicomunicazione Annamaria Testa, ha già raggiuntoquasi 70mila firme e l'Accademia della Crusca hadeciso di impegnarsi a lanciare nella prossimesettimane un sito Internet per scegliere la parolaitaliana più adatta per "sostituire" quella straniera.
«Quando Annamaria Testa è venuta a Firenze perpresentarci la petizione - scrive il presidente dell'Accademia della Crusca,Claudio Marazzini - abbiamo insieme immaginato un'iniziativa concreta, chepuò aprire una nuova prospettiva di partecipazione. Il direttivo si riunisce neiprossimi giorni: se non porrà ostacoli, progetteremo un sito Internet di facileaccesso e consultazione, per aiutare tutti a orientarsi tra vecchie e nuoveparole straniere entrate nel nostro lessico, per capire quali sono i significati,gli usi, le alternative valide e possibili».
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In questo sito, spiega, potranno anche trovare posto segnalazioni,suggerimenti, commenti e contributi. «Non si tratta di imporre delle scelte,ma di cercare il consenso largo e la partecipazione attiva degli italiani e ditutti coloro che amano la nostra lingua - osserva il presidente - non vogliamofare la guerra all'inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che inmolti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti.Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, perpromuovere la grande ricchezza lessicale ed espressiva della nostralingua».
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"Sesamo" ha pubblicizzato e sostenuto la petizione di Annamaria Testa per un uso più accorto della lingua italiana da parte di chi ha ruoli e responsabilità
pubbliche. La petizione ha raggiunto le 68mila firme. L'Accademia della Crusca ha accettato di farsi portavoce delle richieste e lancia una nuova iniziativa,
un osservatorio sui neologismi incipienti.
La petizione “Dillo in italiano” è stata raccolta da 68mila enti e persone, tra cui "Sesamo".
L’Accademia della Crusca ha accolto il 9 marzo l'appello a farsi portavoce delle richieste formulate dalla giornalista
e blogger Annamaria Testa e ha annunciato per i prossimi mesi un'ulteriore iniziativa sul tema dei forestierismi.
Riportiamo qui sotto la lettera del presidente dell'Accademia della Crusca Claudio Marazzini.
Cari Sottoscrittori della petizione,
sono il Presidente dell’Accademia della Crusca. So che si sono ormai quasi raggiunte le 70.000 firme. Vi ringrazio per l’attenzione che avete dimostrato alle questioni
che riguardano la nostra lingua e per la fiducia riposta nell’Accademia della Crusca. Ringrazio anche Annamaria Testa per aver lanciato efficacemente una petizione
che ha raccolto consensi così ampi e importanti.
Tutte le vostre firme sono già idealmente sul mio tavolo, o meglio sul tavolo del “Direttivo” dell’Accademia della Crusca, l’organo che ne assicura il funzionamento,
assieme al Collegio di tutti gli Accademici (che però si riunisce solo due o tre volte l’anno, mentre il Direttivo viene convocato tutti i mesi, come un Consiglio di
amministrazione, per intenderci). Posso preannunciare quello che farò in quanto Presidente. Intendo accogliere le istanze espresse dalla petizione “Un intervento
per la lingua italiana”.
Non vogliamo fare la guerra all’inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti.
Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua.
Sesamo didattica interculturale » Magazine » News »
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partecipazione. Il Direttivo si riunisce nei prossimi giorni: se non porrà ostacoli, progetteremo un sito Internet di facile accesso e consultazione, per aiutare tutti a
orientarsi tra vecchie e nuove parole straniere entrate nel nostro lessico, per capire quali sono i significati, gli usi, le alternative valide e possibili.
In questo sito potranno anche trovare posto segnalazioni, suggerimenti, commenti e contributi che vengono da voi. Non si tratta infatti di imporre delle scelte, ma di
cercare il consenso largo e la partecipazione attiva degli italiani e di tutti coloro che amano la nostra lingua. Vogliamo far partire al più presto questo sito.
Contiamo anche di organizzare un “Osservatorio sui neologismi incipienti” a cui parteciperanno varie forze e organizzazioni che si sono ritrovate a Firenze nei
giorni 23 e 24 febbraio 2015 (Coscienza Svizzera, Società Dante Alighieri, Accademia della Crusca, ecc.). In questo caso si tratta di compiere una verifica
internazionale sulla circolazione di neologismi e anglicismi, verificando la possibilità di rimpiazzo in un continuo dialogo con i legislatori e con tutti gli interlocutori
istituzionali e professionali.
Inoltre l’ufficio Consulenza dell’Accademia lavora già a pieno ritmo, molte volte discutendo proprio di forestierismi (a proposito: vi invito ad andare a vedere il nostro
sito). Il Direttivo stabilirà anche i modi più opportuni per sollecitare Governo, Pubbliche Amministrazioni, media e imprese a un più consapevole uso della lingua italiana.
La visibilità e il consenso ottenuti dalla petizione che avete firmato hanno, di fatto, già acceso su questo tema un’attenzione che manterremo viva. Questo non è che
l’inizio. Altre idee matureranno via via.
Vi saluto con viva cordialità
Claudio Marazzini
(Presidente dell’Accademia della Crusca)
Firenze, 9 marzo 2015
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Parlare un po’ di più, per favore, in italiano – #dilloinitalianoil 11 marzo 2015
Gira un po’ dovunque una petizione di Annamaria Testa a parlare un po’ di più in italiano. Più che unapetizione è un grido d’allarme, con il quale concordo pienamente, per la moda ormai dilagante diusare parole, specialmente in lingua inglese, quando si potrebbe benissimo usare parole analoghe maitaliane.Annamaria Testa giustamente osserva che la lingua italiana è la quarta più studiata al mondo. Oggiparole italiane portano con sé dappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e lo spirito delnostro paese.
fonte: cilentonotizie
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Home / Societá e cultura / Parliamo in italiano, non uccidiamo la nostra lingua - di Franco Esposito
12-03-2015 | 17:24:22PAESE MIOParliamo in italiano, non uccidiamo la nostra lingua - di FrancoEsposito
Business invece di affare, meeting alposto di incontro, okay e non più sì: ciconcediamo agli inglesismi, ma non nepossiamo più
di Franco Esposito, Gente d'Italia -ItaliaChiamaItalia
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Satolli di anglicismi. Pieni fino all’orlo di inglesismi. Indigestioni quotidiane di espressioni, vocaboli,aggettivi in lingua inglese. Presunta manifestazione di modernità e di internazionalità, spoglianoprogressivamente la nostra bella lingua. Jobs act è l’ultimo arrivato nel confuso nostro quotidiano diuccisori dell’italiano. E funziona da martello per le nostre orecchie. Le pagine dei giornali sono piene dianglicismi, altrettanto le trasmissioni televisive. Siamo accerchiati dagli inglesismi. Ne risente il parlato, ciprestiamo sempre più ad usare espressioni che non appartengono alla nostra lingua.
Business invece di affare, meeting al posto di incontro, okay e non più sì: ci concediamo agliinglesismi, abbiamo scelto di vivere sotto il loro bombardamento. Forse perché fa un tantino radical chic.Conference call e mai più “conferenza”. Non se ne può più.
“Dillo in italiano”, è la proposta dell’Accademia della Crusca. Inchiniamoci, seguiamone le indicazionie riusciremo a liberarci dagli anglismi o anglicismi. L’Accademia cerca proseliti e aiuto tra i navigatori delweb. Il legame per dare forza alla campagna di Annamaria Testa, 70 mila firme per la lotta agli “anglicismiinutili”.
Come difendersi da questa dilagante tendenza e come invertirla, restituendo all’italiano le sueprerogative di lingua proprietaria e regina sul territorio italiano. Se ne è parlato nella due giorni di convegnoitalo-svizzera sul tema della salvezza della lingua. L’Accademia della Crusca è autorizzata ad andare avanti,
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ha l’appoggio delle associazioni internazionali.
La Crusca si affida all’online. È in preparazione un sito dedicato a chiunque “voglia aiutare a trovare validisostituti nella lingua italiane alle parole inglesi divenute imperanti”. Il presidente della Crusca, ClaudioMarazzini, a nome dell’Accademia, per una volta, vuole evitare di proporre dall’alto le soluzioni. Faccia da séil pubblico, fornisca gentilmente parole, soluzioni, sostituzioni. La campagna appena cominciata è già unsuccesso. Applausi all’Accademia della Crusca. Parliamo in italiano, non uccidiamo la nostra lingua. Esalviamola dalla massiccia aggressione degli anglicismi inutili.
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13 marzo 2015
#dilloinitaliano
Da CRITICA LIBERALEriceviamo e volentieri pubblichiamo
#dilloinitaliano
La sottoscrizione ha raggiunto il suo obiettivo
di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia dellaCrusca
https://www.change.org/p/un-intervento-per-la-lingua-italiana-dilloinitaliano
Cari Sottoscrittori della petizione, sono il Presidente dell’Accademia della Crusca. So che si sono ormaiquasi raggiunte le 70.000 firme. Vi ringrazio per l’attenzione che avete dimostrato alle questioni cheriguardano la nostra lingua e per la fiducia riposta nell’Accademia della Crusca. Ringrazio ancheAnnamaria Testa per aver lanciato efficacemente una petizione che ha raccolto consensi così ampi eimportanti.Tutte le vostre firme sono già idealmente sul mio tavolo, o meglio sul tavolo del Direttivo”dell’Accademia della Crusca, l’organo che ne assicura il funzionamento, assieme al Collegio di tutti gliAccademici (che però si riunisce solo due o tre volte l’anno, mentre il Direttivo viene convocato tutti imesi, come un Consiglio di Amministrazione, per intenderci).Posso preannunciare quello che farò in quanto Presidente. Intendo accogliere le istanze espresse dallapetizione “Un intervento per la lingua italiana”.Non vogliamo fare la guerra all’inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molticasi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti. Vogliamo provare a proporle a tutticome possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezza lessicale ed espressiva della nostralingua.Quando Annamaria Testa è venuta a Firenze per presentarci la petizione, abbiamo insiemeimmaginato un’iniziativa concreta, che può aprire una nuova prospettiva di partecipazione.Il Direttivo si riunisce nei prossimi giorni: se non porrà ostacoli, progetteremo un sito Internet difacile accesso e consultazione, per aiutare tutti a orientarsi tra vecchie e nuove parole straniereentrate nel nostro lessico, per capire quali sono i significati, gli usi, le alternative valide e possibili.In questo sito potranno anche trovare posto segnalazioni, suggerimenti, commenti e contributi chevengono da voi. Non si tratta infatti di imporre delle scelte, ma di cercare il consenso largo e lapartecipazione attiva degli italiani e di tutti coloro che amano la nostra lingua. Vogliamo far partireal più presto questo sito.Contiamo anche di organizzare un “Osservatorio sui neologismi incipienti” a cui parteciperannovarie forze e organizzazioni che si sono ritrovate a Firenze nei giorni 23 e 24 febbraio 2015(Coscienza Svizzera, Società Dante Alighieri, Accademia della Crusca, ecc.).In questo caso si tratta di compiere una verifica internazionale sulla circolazione di neologismi eanglicismi, verificando la possibilità di rimpiazzo in un continuo dialogo con i legislatori e con tutti gliinterlocutori istituzionali e professionali.Inoltre l’ufficio Consulenza dell’Accademia lavora già a pieno ritmo, molte volte discutendo propriodi forestierismi (a proposito: vi invito ad andare a vedere il nostro sito).Il Direttivo stabilirà anche i modi più opportuni per sollecitare Governo, Pubbliche Amministrazioni,media e imprese a un più consapevole uso della lingua italiana.La visibilità e il consenso ottenuti dalla petizione che avete firmato hanno, di fatto, già acceso suquesto tema un’attenzione che manterremo viva.Questo non è che l’inizio. Altre idee matureranno via via.
Vi saluto con viva cordialitàClaudio MarazziniPresidente dell’Accademia della Crusca
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#dilloinitaliano per salvarci dagli attentati allalinguadi Robi Ronza23-03-2015
Ha avuto un successo sorprendente (e confortante)
l’appello via Internet #dilloinitaliano lanciato in occasione del convegno
“La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi”, svoltosi a
Firenze nel febbraio scorso per iniziativa dell’Accademia della Crusca, di
Coscienza Svizzera/Gruppo di studio e di informazione per la Svizzera
Italiana e della Società Dante Alighieri. Situato sulla piattaforma
telematica internazionale change.org, l’appello ha raccolto finora quasi 79
mila firme di consenso.
Presa da Annamaria Testa, un nome noto nel mondo della
pubblicazione pubblicitaria, l’iniziativa mette lodevolmente a tema una questione che infatti non è
specificamente letteraria, ma ha anzi un immediato rilievo socio-economico. Nel mondo globalizzato in cui
viviamo è più che mai importante giocare con fermezza la carta della propria identità culturale, e quindi della
propria lingua. Occorre perciò fra le altre cose non lasciarsi trascinare verso forme di pseudo-plurilinguismo
subalterno, da lettori di istruzioni per l’uso e niente più. Da un tale declino derivano danni di tipo culturale, e
quindi a lungo andare di tipo economico, che vanno evitati ad ogni costo. Non è strano, ma anzi molto logico –
osserviamo per inciso -- che Coscienza Svizzera, l’ente ticinese co-promotore del convegno di Firenze di cui si
diceva, sia un centro di studi e ricerche per lo più in campo socio-economico presieduto non da un letterato
bensì da un noto economista come Remigio Ratti.
Nella sua esperienza plurisecolare di caso di successo di Paese plurilingue, la Svizzera ha
anticipato problemi e maturato esperienze in materia di identità linguistica, di politica delle lingue e di
plurilinguismo che oggi diventano di utile paragone per il resto dell’Europa; e in primo luogo per l’Italia, che è
particolarmente povera di competenze in materia. Oggi più che mai il dominio della propria lingua materna è
necessario anche quale base per un buon apprendimento di altre lingue: un processo che tra altro a mio
avviso per avere successo dovrebbe partire innanzitutto dalle lingue del vicino (nel nostro caso il francese, il
tedesco ecc.) per giungere infine all’inglese, sempre più necessario, ma anche sempre meno sufficiente.
All’ombra della povertà di competenze di cui si diceva, aggravata dalla provinciale pretesa di risolvere tutto
giocando solo la carta dell’inglese, già da oltre vent’anni è invece in atto nel nostro Paese un vero e proprio
processo di inquinamento della lingua provocato da un’adozione maldestra di parole straniere, per lo più
inglesi, che va molto al di là dell’inevitabile e del necessario.
Fino a qualche anno fa l’alluvione di anglicismi trovava argine soltanto nella Svizzera italiana.
Passata la frontiera si poteva tirare il fiato: la valanga di insegne di negozi e di scritte su camion e furgoni,
non di rado vergate in un inglese per lo più di fantasia, finalmente veniva meno: tutto era scritto soltanto in
italiano in forza del principio di territorialità della lingua, uno dei pilastri del federalismo elvetico. Naturalmente
quel piccolo lembo dell’area italofona non poteva resistere da solo sine die alla pressione in atto. Perciò oggi
gli anglicismi inutili si stanno diffondendo anche nella Svizzera, seppur in modo meno indiscriminato che da
noi. Il problema senza dubbio non è soltanto per così dire tecnico. Quando parole italiane consolidate come ad
esempio “pallacanestro” spariscono per lasciare il passo a “basket”, oppure quando un conduttore di
telegiornale si dimostra incapace di procedere persino a una traduzione molto facile come quella di “touch
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San Turibio de Mogrovejo23Mar
SCHEGGE DI VANGELO
Chi di voi è senza peccato, getti per primo
la pietra contro di lei. (Gv 8,1-11)
Terza stazione:Asia Bibi (Pakistan)
Accusata di blasfemia, Asia Bibi èstata condannata a morte nel 2010 eora attende la sentenza definitivadella Corte Suprema. Le è stataofferta la libertà in cambio dellaconversione all'islam: «Preferiscomorire da cristiana che uscire dalcarcere da musulmana» la risposta.
di Anna Bono» Leggi l'articolo
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screen” in “schermo tattile”, allora significa che il problema attiene alla sfera della psicologia e della sociologia
prima che a quella dall’alfabetizzazione. Talvolta però chi traduce fa anche di peggio, come quando parole già
dissestate nell’originale inglese vengono tradotte meccanicamente senza alcuna consapevolezza del loro
senso. È il caso ad esempio di termini del linguaggio dei computer (che a loro volta potrebbero benissimo
venire chiamati ordinatori) come “errore”, “simbolo” ecc. Parole con un contenuto morale e culturale
importante che, già stravolte nell’originale inglese, vengo trasposte nell’italiano in modo meccanico portando
quindi con sé là dove giungono l’equivoco che le inquina.
C’è quindi il rischio che crescano nuove generazioni per le quali ad esempio il disguido di una
macchina è un errore (di chi poi? Del suo fabbricante o del suo utente?) o una “u” con la dieresi è un simbolo.
Ovvero generazioni che non sanno di che cosa parlano. Con tutto ciò che di grave ne può conseguire.
L’appello #dilloinitaiano è rivolto all’Accademia della Crusca che, fondata a Firenze nel 1583 dove da allora ha
sede, è la più antica accademia linguistica del mondo; e dalla fondazione dello Stato italiano in avanti ha il
compito ufficiale di presidiarne la lingua nazionale. Rispetto però ad analoghe istituzioni a presidio di lingue di
ampio uso ufficiale, come ad esempio la Academie Fran?aise o la Real Academia Española, al di là della sua
primogenitura l’Accademia della Crusca ha ben poco da vantare. Mentre l’Academie Fran?aise e la Real
Academia Española godono di grande visibilità ed esercitano un attivo ruolo nella vicenda delle lingue cui
rispettivamente sono dedicate, l’Accademia della Crusca è nota solo a un ristretto pubblico di proverbiali
addetti ai lavori, e all’apparenza dorme. Tra l’altro nella pagina di apertura del sito ufficiale, che l’Accademia
della Crusca ha su Internet, il pulsante “english version” precede quello “versione italiana”: una circostanza
che ispira ulteriori dubbi sulla consapevolezza che hanno della sua funzione coloro che oggi la guidano.
Auguriamoci che l’appello #dilloinitaiano la risvegli.
La questione della tutela della lingua – osserviamo concludendo – aveva sin qui un sapore di
“destra” anche per l’impegno che a modo suo vi aveva profuso il fascismo. Adesso invece è stata sollevata a
partire da ambienti di “sinistra” (le virgolette sono di rigore tenendo conto dell’indimenticata lezione di Giorgio
Gaber). È una novità che al momento non sappiamo valutare, ma che merita di venire studiata. Una volta
tanto l’ingiustificata posizione dominante che tale area ha nel mondo della comunicazione è comunque a
servizio di una buona causa.
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Direttore Ugo Canonici
SALVIAMO L'ITALIANO
di Pier Giorgio Cozzi
Dìmolo strano. Ecchevordì?
Alzi la mano chi conosce il significato di quantitative easing ( in sigla Qe; pronuncia: Chiu i ) dicui le istituzioni italiane - governo e Parlamento - fanno grande sfoggio in questi ultimi tempi.
Veniamo in vostro soccorso: in pratica significa “immissione di liquidità”. In economia (cirifacciamo al Sole 24 Ore del 6 marzo scorso): «“allentamento quantitativo”; si tratta diuna politica monetaria molto espansiva, che le banche centrali adottano dopo aver tagliatoi tassi d’interesse fino a zero senza aver avuto successo nel rilanciare l’economia.
Il quantitative easing funziona così: la banca centrale stampa moneta e con i soldi “nuovi”compra sul mercato titoli di Stato e di altra natura. In questo modo aumenta la liquiditàsul sistema finanziario, sperando che la liquidità arrivi poi all’economia reale. Inoltreabbassa i rendimenti dei titoli di Stato a lunga scadenza, contribuendo a diminuire tutti itassi d’interesse: anche quelli dei mutui e dei finanziamenti alle imprese.
Per di più induce le banche, grandi detentrici di titoli di Stato, a usare i soldi in maniera piùprofittevole: dato che i titoli rendono sempre meno, sono incentivate a prestare il denaro alleimprese e alle famiglie». Chiaro, no?
E spending review, Jobs Act vi ‘dicono’ qualcosa, oltre che toccarvi nel portafoglio?Eppure ministri, ministre e politici di ogni colore e di entrambi i rami del Parlamento,mezzi di informazione on- e off-line, sindacati dei datori di lavoro e dei lavoratori,economisti e docenti di economia ne fanno uso quotidianamente. Anche a costo di nonessere proprio … precisi, secondo costume italico.
Dopo aver importato dalla lingua della democrazia britannica la privacy (pronuncia: prìvasi,se inglese; pràivasi se americano) e il question time (alzi la mano ecc., come sopra)adattandone il senso/significato alla nostra situazione socio-politica, non passa ora senzache qualcuno citi il Jobs Act (questa è la grafia esatta, non quella che si legge/ascolta danoi, con s e genitivo sassone a… capocchia). Che, per altro, in italiano corrente èsemplicemente una “legge sul lavoro”. E allora perché non chiamarla così?
L’originale Jobs Act (un bill, secondo la legge Usa dove nasce nell’aprile del 2012 afirma del loro presidente Barack Obama) è composto da un acronimo, Jobs, che sta perJumpstart Our Business Startups (Jumpstart qui significa ‘dare una spinta’; start up -secondo il dizionario Barrons dei Business Terms - è una new business venture. Nonoccorre tradurre, vero?) e da Act che, scritto con l’iniziale maiuscola, identifica un attolegislativo approvato dal parlamento e promulgato dal capo dello stato (una legge, cioè).
Trovate attinenza tra il Jobs Act come ve l’abbiamo spiegato e la “legge sul lavoro”quale di fatto è il provvedimento del governo italiano? No? Allora siete in buonacompagnia.
Sul punto, il linguista e filologo italiano Luca Serianni si esprime così: «Se non si puòimpedire a un uomo politico di parlare di jobs act ai fini propagandistici, bisogna dire adalta voce che anche di formulette del genere si alimenta la sfiducia del cittadino per lapolitica (una sfiducia che, in Italia, ha raggiunto un’intensità inedita)»(www.corriere.it/cultura/15_febbraio_24/neologismi-anglicismi- ). Eppure…
Per inciso, sapevate che la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione(patrocinio del Consiglio dei Ministri) ha da anni prodotto un manuale curato dal prof.Stefano Sepe, dal titolo eloquente: “La semplificazione del linguaggio amministrativo”?Qualcuno tra tutte le istituzioni centrali e periferiche e gli apparati burocratici d’ogni ordinee grado l’avrà pur letto, no?
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Ciò non ostante, la “crisi” di comprensione del linguaggio politico-amministrativo in uso daparte dei destinatari della comunicazione perdura. Al punto che la nota pubblicitaria edocente universitaria Annamaria Testa ha recentemente avviato una crociata per la difesadella nostra lingua dall’utilizzo spesso improvvisato di neologismi e mescolanzelinguistiche: una lista di 300 parole inglesi che hanno invaso il nostro parlare quotidiano,evidenziando come, in realtà, l’utilizzo delle omologhe parole italiane dia ai nostri discorsimaggiore chiarezza e perfino un valore aggiunto.
Una meritoria iniziativa di lobbying, iniziata con una petizione on line: #dilloinitaliano. Persottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni italiane ed europee untema sempre più sentito e dibattuto, la trasparenza. Già oltre 80mila le adesioni raccolte.
Adeguarsi no?
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lunedì, 30 marzo 2015HOME FOTOGALLERY
CONTATTI Direttore Pasquale Petrillo
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Dillo in italiano
di Pasquale Petrillo - 0 Commenti 30/03/2015
Il professore Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia dellaCrusca lancia l’allarme sui bassi livelli generali di conoscenza della linguaitaliana da parte delle nostre nuove generazioni. Altro che “buona scuola”,secondo il presidente onorario dell’Accademia della Crusca “c’è moltissimo darivedere” nel campo dell’insegnamento scolastico dell’italiano. Eppure nelmondo la lingua italiana è la quarta più studiata, invece nel Bel Paese, comedenuncia Annamaria Testa con la petizione “Dillo in italiano”, abusiamo di«termini inglesi che oggi inutilmente ricorrono nei discorsi della politica e neimessaggi dell’amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici,nella comunicazione delle imprese hanno efficaci corrispondenti italiani».Insomma, è giusto imparare le lingue straniere, l’inglese in particolare, ma nontrascuriamo la nostra lingua, anzi, valorizziamola. Sì, perché potremo parlarel’inglese, ma senza una buona conoscenza della lingua primaria, vale a direl’italiano, resteremo comunque degli ignoranti. (foto Giovanni Armenante)
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VIDEORai News 24 (11/03/2015)https://www.youtube.com/watch?v=Abm-xYxAKbs
Uno mattina in famiglia - Rai 1 (15/03/2015)Intervento: da 02.32http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0fbe712c-22cf-4830-ae42-7d2bc53bce8b.html
Fuori Tg - Rai 3 (27/03/2015)http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-3c3ce4ca-0440-4dae-b51e-aea7f6541669-tg3.html#p=
RADIOCapital weekend - Radio Capital (22/03/2015) Intervento: da minuto 22.26http://www.capital.it/capital/radio/programmi/Capital-week-end/2481298/3764159
BLOGhttps://medium.com/@lasinovola/le-parole-inglesi-fanno-trendy-e-cool-d101a64aeda8