n. 7 anno 2008 - geometricb.it n.7.pdf · ricostruzione e della restituzione dei tributi e con- ......
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PERIODICO D’INFORMAZIONE DELCOLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATIDELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO
n. 7
Registrazione periodici presso il Tribunale di Campobasso n. 239/99POSTE ITALIANE Spa - Spedizione in abbonamento postale art. 1 comma 2 del D.L. n. 353/03 conv. in L. n. 46/04.
Direzione Commerciale Business Campobasso
Anno 2008
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATIdella Provincia di CAMPOBASSOPiazza Molise, 25-2786100 CAMPOBASSOTel.0874 4938410874 494034Fax 0874 493862
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Consiglio Direttivo quadriennio 2005 - 2009
PresidenteMOLINARO geom. Alberto
Vice PresidenteMASCIA geom. Gennaro
SegretarioSULIANI geom. Benito F.
TesoriereD’ANGELO geom. Marco
ConsiglieriD’ADDARIO geom. GiovanniDEL BALSO geom. GiovanniDI BIANCO geom. AntonioDI RENZO geom. ClaudioQUIQUERO geom. Giuseppe
Orario di apertura al pubblico Ufficio Collegiodal lunedì al giovedì dalle 9.00 alle 13.00 - dalle 15.00 alle 18.00il venerdì dalle 8.30 alle 13.00
PERIODICO D’INFORMAZIONE DELCOLLEGIO GEOMETRIE GEOMETRI LAUREATIDELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO
RedazionePiazza Molise, 25-2786100 CAMPOBASSOTel. 0874 493841
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Direttore responsabileCesare ROMANO
Coordinatori EditorialiMarco D’ANGELOBenito SULIANI
Comitato di redazioneAntonella BIZZARROMichele CIANCIULLOMaurizio DI CRISTOFAROGiovanni d’OTTAVIOGiancarlo LIONELLIGiancarlo PETTIOmar SALOTTOGiannino SIMIELENicola TRIVISONNO
EditingGiancarlo LIONELLI
FotografieMichele CIANCIULLO
StampaTipolitografia Fotolampo
pag. 4 EDITORIALEAuguri di buone feste e… qualche breve riflessione
pag. 5 PRESIDENTE
CATASTOpag. 8 Dal catasto onciario… a quello telematico
INFORMATICA E TECNOLOGIApag. 12 Fotogrammetria e raddrizzamento fotograficopag. 14 Computer free
CULTURApag. 16 Il Presepepag. 18 Il rito natalizio della “Farchia”
EDILIZIApag. 21 Impiantistica Sportiva (parte seconda)
CONSULTA FEMMINILEpag. 26 L’evoluzione della figura professionale del geometra
pag. 28 AGGIORNAMENTO ALBO PROFESSIONALE
pag. 30 REGOLAMENTO PER LO SVOLGIMENTO DELLE ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
Nell’augurare a tutti gli iscritti e a tutti i lettori
del «Geometra molisano» i migliori auguri di
buone feste, permettetemi di fare qualche rifles-
sione sulla situazione complessiva, dalla figura
professionale del geometra nel nuovo panorama
delle professioni fino al contesto della crisi dei
mercati immobiliare e del comparto dell’edilizia
in Molise.
A distanza di sei anni dalla tragedia del terremoto
di San Giuliano di Puglia, purtroppo – e parados-
salmente – è ancora attualissimo il problema della
ricostruzione e della restituzione dei tributi e con-
tributi sospesi per effetto delle ordinanze che
dichiararono lo stato di emergenza. Non solo
occorrono nuove ed aggiuntive risorse finanziarie
per completare la ricostruzione (ancora troppe le
famiglie costrette a vivere nelle casette di legno)
ma comincia ad essere insostenibile, per i portafo-
gli delle famiglie e dunque per l’economia regio-
nale nel suo complesso, il problema della restitu-
zione delle somme non versate.
Al riguardo, infatti, mancando un provvedimento
di carattere generale che disciplini le modalità e la
tempistica della restituzione, e non essendo anco-
ra chiaro la misura e l’entità dell’abbattimento, le
somme richieste incidono drammaticamente sui
redditi delle famiglie, soprattutto dei comuni del
cratere, e quindi sulla propensione a spendere dei
cittadini. Per le imprese edili, inoltre, il rischio
paralisi e fallimento, come denunciato da numero-
se organizzazioni di categoria, comincia ad essere
una prospettiva reale piuttosto che un rischio da
esorcizzare. A ciò si aggiunga il crollo dei merca-
ti immobiliari che sta oggettivamente rallentando
la crescita del comparto edilizio.
Occorre un provvedimento di carattere generale
che disciplini la materia della restituzione, occor-
rono nuovi fondi per completare la ricostruzione
ed occorre la certezza sulla misura e sull’entità
della ricostruzione. In questo senso, anche come
Collegio, siamo pronti a fare, come sempre, la
nostra parte, offrendo costruttivamente il nostro
contributo alla causa.
L’auspicio che rivolgo a tutti, in particolare a
coloro che sono più degli altri penalizzati da que-
sta condizione di contesto così drammatica, è di
poter trascorrere serenamente buone vacanze, e di
non perdere la fiducia e la speranza nella possibi-
lità che le cose migliorino.
Passando a rivolgermi agli iscritti, il 13 dicem-
bre con mio sommo piacere, il Consiglio
Direttivo ha riproposto la piacevole cerimonia
di conferimento dei riconoscimenti ai colleghi
con almeno 35 anni di iscrizione all’albo. Una
festa, certamente un modo per rivedersi e ripar-
larsi, ma anche una straordinaria occasione per
rinsaldare vecchi legami e crearne di nuovi,
professionali e personali.
A breve saremo, poi, chiamati al rinnovo degli
organi del Collegio, appuntamento fondamentale
in ogni consesso democratico per esprimere il
proprio punto di vista, denunciare eventuali erro-
ri, proporre nuove soluzioni, dunque confrontarsi
nell’interesse esclusivo della categoria.
Come Presidente onorario, ovviamente, non mi
permetto di formulare “dichiarazione di voto”
alcuna, sebbene sia mio preciso dovere, oltre che
un sincero piacere, esprimere il ringraziamento e
le congratulazioni per il lavoro svolto dal
Presidente Alberto Molinaro e da tutti i colleghi
che in questi anni hanno ricoperto incarichi di
responsabilità rappresentativa nel Collegio.
Buone feste a tutti!
4
EDITORIALE
Auguri di buone
feste e…
qualche breve
riflessione
a cura di
Cesare ROMANO
Cari amici siamo giunti alla fine del 2008 ed è
tempo di bilanci, volge al termine un anno di
intenso lavoro per il nostro Collegio e, come
consuetudine, riassumo brevemente le ultime
attività svolte.
Abbiamo ritenuto opportuno approvare il rego-
lamento di contabilità per la gestione del
Collegio, istituire il servizio di tesoreria nonché
provvedere alla nomina del Revisore dei Conti,
mediante gara pubblica si è conferito il manda-
to al Dott. Prof. Donato Toma che svolgerà tale
ruolo a partire dal 1 gennaio 2009.
È stata organizzata una giornata di studio sulle
innovazioni normative introdotte dal nuovo
testo unico in materia di sicurezza sui cantieri,
abbiamo altresì effettuato un incontro sulle
disposizioni legislative in materia di
Certificazione Energetica degli edifici, rispar-
mio energetico e fonti rinnovabili.
Abbiamo effettuato i corsi di preparazione agli
esami di abilitazione per l’esercizio della libera
professione di geometra, in questi giorni si stan-
no svolgendo gli esami e, purtroppo, dobbiamo
prendere atto che al momento oltre il 20% dei
praticanti non ha superato l’esame.
È un dato significativo che deve farci riflettere
ed esaminare le cause di questo scarso livello di
preparazione dei nostri tirocinanti: innanzitutto
la preparazione scolastica è sempre meno ade-
guata, spesso anacronistica per quanto riguarda
5
PRESIDENTE
le metodologie applicative, i ragazzi hanno una
conoscenza teorica degli argomenti che cozza
con la pratica professionale giornaliera; la
seconda causa è da attribuire ai professionisti
che ospitano i praticanti presso i propri studi,
spesso si utilizzano i ragazzi per effettuare man-
sioni di segreteria, disegni in cad, consegna pra-
tiche in catasto, ma non li si istruisce sulle mate-
rie professionali, non li si porta mai in cantiere,
magari non si perde tempo a spiegare le motiva-
zioni di certe scelte che si intraprendono nella
vita professionale; la terza causa, più che una
causa è una sensazione, mi sembra che probabil-
mente una parte dei tirocinanti non frequenta gli
studi così come disposto dalle normative, è
palese che alcuni di loro non hanno mai visto
uno studio, che non si rendono neppure conto di
cos’è la professione e che magari si presentano
agli esami con una conoscenza esclusivamente
didattica ed a volte solo scolastica.
La colpa è da attribuire ai professionisti, che
spesso non sono geometri, che non denunciano
al collegio la mancata frequentazione dello stu-
dio e per evitare questo spiacevole inconvenien-
te stiamo valutando, insieme al consiglio diretti-
vo, una forma di controllo sul regolare svolgi-
mento della pratica professionale.
Tutti voi sapete gli sforzi immani che tutti gli
organismi che rappresentano la nostra categoria,
sia a livello locale che a livello nazionale, stan-
no facendo per mantenere un elevato livello di
qualità, in questa ottica la formazione continua,
la nuova sede del collegio, la sala multimediale,
ecc. non dobbiamo disperdere il patrimonio che
è dato dalla nostra conoscenza, bensì dobbiamo
accrescerlo giornalmente con la specializzazio-
ne e l’aggiornamento continuo.
Il Consiglio Direttivo ha deciso di riservare un
riconoscimento particolare ai geometri che svol-
gono la professione da oltre trentacinque anni
conferendo una stella d’oro alla carriera per
coloro che hanno superato i 50 anni di profes-
sione, una stella d’argento a coloro che hanno
superato i 40 anni e di bronzo a coloro che ne
hanno superati 35.
La cerimonia si è svolta il 13 dicembre e ha
visto la partecipazione del Presidente del
Consiglio Nazionale, del Presidente della
Cassa Geometri, oltre che di altri consiglieri
dei nostri enti superiori nonché di svariati pre-
sidenti di Collegi.
Attività
del collegio
di Alberto MOLINARO
6
PRESIDENTE
Raggiungere un obiettivo così importante è
motivo di grande orgoglio non soltanto per i
premiati ma per noi tutti.
Dobbiamo osservare con grande senso di stima
un libero professionista che per cinquanta anni
ininterrottamente esercita la professione com-
battendo ogni giorno sul campo, affrontando
una miriade di modifiche legislative, mantenen-
do sempre la fiducia e la stima del cliente,
aggiornandosi tecnologicamente.
Se ci soffermiamo un attimo ci accorgiamo di
avere a che fare con tecnici che hanno iniziato a
fare i tipi di frazionamento con la rotella metri-
ca o addirittura con la corda ed oggi utilizzano il
PREGEO telematico, continuando imperterriti
nella loro attività.
Questi geometri sono degli eroi, non hanno
avuto nella loro lunga carriera ferie pagate, gior-
ni di malattia, tredicesime e quant’altro ma
hanno tanto da insegnare alla giovani leve, sono
il patrimonio storico della nostra categoria che
va preservato ed utilizzato affinché il futuro sia
migliore del passato e del presente.
Stiamo avviando un corso di inglese della dura-
ta di 50 ore che sarà sicuramente di grande inte-
resse soprattutto per i giovani geometri.
Abbiamo già provveduto all’approvazione del
bilancio di previsione per l’anno 2009, nell’as-
semblea del 5 dicembre u.s. nella quale, tra l’al-
tro, è stato approvato all’unanimità il nuovo
regolamento per lo svolgimento delle elezioni
relative al rinnovo del Consiglio Direttivo.
Su questo giornale troverete pubblicato il testo
integrale del nuovo regolamento, ma mi piace
rimarcare che abbiamo voluto semplificare le
operazioni di voto e di scrutinio, offrendo a tutti
gli iscritti parità di trattamento e soprattutto dare
l’opportunità a tutti gli iscritti che volessero
candidarsi di trovare il proprio nome prestampa-
to sulla scheda elettorale e quindi di essere vota-
ti con un semplice segno di croce evitando
dubbi interpretativi relativi ad omonimie e/o
errori ortografici.
Sono stati modificati gli orari di apertura della
sede del Collegio, su richiesta di numerosi
iscritti che ci hanno sollecitato una presenza
pomeridiana, si è deliberato di aprire al pubbli-
co dal lunedì al giovedì anche il pomeriggio
dalle 15 alle 18.
Ovviamente tale nuovo orario è da ritenersi una
sperimentazione, verificheremo le presenze
pomeridiane e fra qualche mese stabiliremo se
renderlo definitivo o se revocare tale decisione.
Infine ritengo opportuno affrontare l’argomento
Catasto, come ben sapete negli ultimi tempi non
è stato affatto semplice, siamo stati costretti a
file interminabili, maltrattati e bistrattati e molti
di voi sanno quante mattinate ho perso nella
stanza dell’ingegnere capo per cercare di trova-
re una soluzione che non si è voluta o potuta tro-
vare, lascio a voi l’interpretazione.
Per non parlare delle lettere inviate ai proprieta-
ri dei fabbricati cosiddetti “non censiti” sono
state inviate a tutti, anche a coloro che nel frat-
tempo avevano provveduto a regolarizzare la
propria posizione, non si è voluto o potuto
(lascio sempre a voi la scelta) effettuare un con-
trollo incrociato, si è preferito inviare lettere a
iosa, spendendo soldi che magari si potevano
risparmiare e creando attrito tra i contribuenti e
la nostra categoria.
Certo il cliente che ci aveva incaricato di redige-
re l’accatastamento, che noi abbiamo regolar-
mente presentato, che ci ha pagato, e che a
distanza di mesi si vede arrivare una lettera in
cui è scritto che il proprio immobile non risulta
censito in catasto penso che qualche momento
di sbandamento lo ha avuto.
Qualcuno di questi si è recato in catasto ed ha
avuto la fortuna di essere tranquillizzato, qual-
cun altro è andato dal geometra a dargli del
delinquente: “come… mi hai detto che mi aveviaccatastato il fabbricato, ti ho pagato e non haifatto nulla, mi hai fregato solo i soldi”, qualcun
altro ha avuto la sfortuna di imbattersi in taluni
funzionari che gli hanno risposto “chissà cosa tiha combinato il tuo tecnico”, qualcun altro si è
sentito chiedere “ma quanto ti ha chiesto il tuogeometra? Mamma mia se venivi da me te lofacevo per molto meno” ed io quando sono
andato a sollevare questi disservizi sono stato
messo alla porta con la minaccia di chiamare i
carabinieri se non me ne andavo.
A livello generale sono convinto che il Catasto
di Campobasso resta uno dei migliori d’Italia
ma purtroppo qualche singolo elemento va tenu-
to a bada, probabilmente va ridimensionato, non
spetta a me decidere il da farsi ma certo qualco-
sa bisognerà pur fare.
E devo dirvi che ho riacquistato la piena fiducia
conoscendo in questi giorni il nuovo dirigente,
l’Ing. Ronconi, persona squisita e che ritengo
7
PRESIDENTE
abbia le idee ben chiare, con lui è ricominciato
un dialogo interrotto da tempo, abbiamo visio-
nato e condiviso la proposta di riorganizzazione
dell’ufficio che avrà finalmente tutti i servizi
all’utenza dislocati al piano terra, abbiamo chie-
sto con forza un potenziamento dell’U.R.P. che
sarà potenziato e integrato con la presenza di un
tecnico di turno.
Abbiamo concordato anche lo svolgimento di
una giornata di studio sul PREGEO 10 che si
terrà, presumibilmente, intorno al 15 gennaio,
speriamo che le cose migliorino!!!
Voglio censurare infine l’atteggiamento assunto
dal Comune di Campobasso che ha deciso,
senza alcun preavviso, che tutti gli elaborati
progettuali inerenti richieste di D.I.A. o
Permessi di Costruire debbano essere scanneriz-
zati e consegnati su un CD rom.
Nessuno ci ha comunicato in anticipo tale deci-
sione, si è ritenuto inopportuno sentire il parere
degli Ordini Professionali, e soprattutto non è
stato disposto un periodo di transizione durante
il quale, come consuetudine, si potesse operare
sia con il vecchio che con il nuovo sistema.
Stiamo valutando in questi giorni, con i nostri
legali, se sia legittima una tale imposizione,
provate ad immaginare di scannerizzare un atto
di compravendita di venti pagine, oppure un
elaborato grafico di dimensioni elevatissime, io
scusatemi ma non riesco ad immaginare una
simile cosa.
La cosa ancor più grave è che comunque, oltre
al CD rom si pretende il tutto in formato a car-
taceo, allora mi domando: a cosa o a chi serve
questo CD rom?
Come al solito ho sviscerato le problematiche
attuali della nostra categoria e ribadisco la
disponibilità totale del consiglio Direttivo a
recepire le vostre osservazioni, consigli e
soprattutto a segnalarci questi atteggiamenti
inconsueti da parte delle pubbliche amministra-
zioni affinché noi possiamo tempestivamente ed
efficacemente intervenire.
Siamo alle porte del Natale e quindi mettiamo
un attimo da parte i problemi legati alla quoti-
dianità e concentriamoci sull’importanza delle
prossime festività, per noi liberi professionisti è
sicuramente una occasione per stare più vicini
alle nostre famiglie, dedicare più tempo ai nostri
figli, essere più buoni e non mangiare eccessiva-
mente.
Un fervido augurio di Buon Natale e di un
Felice e prosperoso 2009 a voi ed alle vostre
famiglie da parte del Consiglio Direttivo del
Collegio.
Il re del Regno di Napoli a cui il nostro Contado
del Molise faceva parte, nel 1740 decreta una
riforma catastale in base alla quale era tassabile
non più la persona, ma la rendita che ognuno
possedeva (dazi sul consumo). Attraverso le
così dette “Rivele” ogni abitante del Regno
dovette recarsi a denunciare i propri averi, col-
legandoli naturalmente con i dati anagrafici dei
propri e dei relativi familiari. Indovinate chi si
sottrasse a tale dichiarazione… “I nobili ed il
clero”. I beni appunto… “rivelati”… una volta
verificati diedero corso alla redazione del
“Libro onciario” con l’introduzione dell’oncia
quale unità di misura fiscale e monetaria in
sostituzione del ducato.
La riforma produsse indubbi meriti in quanto
pose la rendita a base di tutte le operazioni
finanziarie erigendo così un sistema catastale
fondato sul reddito imponibile che portò alla
proporzionalità delle imposte.
Dal catasto
onciario…
…a quello
telematico
a cura diGiannino SIMIELE
8
CATASTO
«Il catasto onciario consta di quattro parti: gliatti preliminari, le rivele, gli apprezzi ed il cata-sto definitivo o semplicemente onciario1 ».
Il libro delle “rivele” conteneva dichiarazioni
giurate da un capofamiglia circa i dati anagrafi-
ci dei familiari, del mestiere esercitato da ogni
componente, beni immobili posseduti con
superfici ed indicazione dei confini, descrizione
e numero dei capi di bestiame allevati ecc. La
sistematica rilevazione dei fondi in tutto il regno
portò alla formazione del catasto geometrico
detto più comunemente “catasto francese” o
anche provvisorio in vigore fino alla emanazio-
ne della legge del 1886 che promulgò il catasto
geometrico particellare. Infine si arrivò all’im-
posta fondiaria in un unico tributo che natural-
mente andava a gravare maggiormente sul
popolo, non toccando i beni feudali. «Tantopaga sempre “pantalone”» famosa frase detta
da un ben noto politico ex magistrato.
Questa imposta era commisurata alla rendita
netta dei beni dedotte le spese.
La citata legge impose alle autorità comunali
una divisione del territorio in sezioni contraddi-
stinte da una lettera alfabetica per ciascun
immobile. In ciascuna sezione venivano anno-
tate l’appartenenza dei beni, il loro stato di con-
sistenza, se si trattava di case o terreni. E per
questi ultimi se erano aratori, a prato, vigneti,
uliveti, ecc., che vennero distinti in un prima,
seconda o terza classe, con l’attribuzione per
ciascuno di una esatta superficie. A fine accerta-
mento la stessa autorità procedeva alla stima
con la determinazione della rendita netta impo-
nibile di ogni proprietà ed alla registrazione
degli “stati di sezione” dando un termine per la
presentazione dei “reclami”.
I dati acquisiti venivano raccolti in “matrici del
ruolo” sotto un unica “ditta” per proprietà, che
un soggetto, persona fisica, aveva nel territorio
comunale. Le matrici ordinate alfabeticamente e
per comune costituiscono il catasto i cui volumi
di impianto sono conservati presso gli archivi di
Stato.
1 Cfr. Vincenza Pupilella Uomini e terra in un comune mon-tano. San Giuliano del Sannio 1700-1861, Campobasso,
Palladino Editore, 2006, p.18.
9
CATASTO
Il catasto “censuario” inizia a sostituire quello
descrittivo verso l’inizio del secolo scorso da
allora ad oggi è storia che dovreste conoscere.
L’agenzia scende in campo con tutti i suoi mezzi
e con una serie di convegni che vedono la parte-
cipazione delle categorie professionali interes-
sate e degli addetti ai lavori. Tra i vari convegni
proposti nel corso del seguente anno l’ultimo
che si è tenuto a Rimini il 26-09 c.a., ha ribadi-
to l’impegno dettato dalle crescenti novità nor-
mative che impongono un controllo e monito-
raggio del territorio con maggior vigore.
Le ultime manovre finanziarie, in particolare il
D.L. n. 311/2004 hanno ormai delineato uno
scenario decisamente innovativo, sul fronte
delle azioni di contrasto all’evasione e elusione
fiscale in campo immobiliare, che impegnano
sempre più direttamente la Ns. Agenzia del
Territorio.
Per il conseguimento degli obiettivi di politica
fiscale nel contesto individuato l’Agenzia ha
definito quattro linee strategiche partendo da
una massiccia campagna informativa, come
avete potuto leggere nell’articolo precedente.
Gli obiettivi confluiscono in quattro aree strategi-
che verso l’utenza stabilita da una convenzione
annuale con il ministro delle finanze, distinti nel:
1) migliorare la qualità dei servizi;
2) la qualità del “dato catastale”;
3) potenziare l’azione in ambito fiscale;
4) affrontare un processo produttivo con
miglioramento dell’azione fiscale in coeren-
za con gli obiettivi da conseguire.
Gli obiettivi fondamentali oggi sono l’azione mira-
ta all’inventariazione degli immobili tra i quali i
fabbricati nascosti e gli “ex rurali” o “rurali”.
Ma il successo dei progetti che l’Agenzia ha
messo in campo è stato seguito soprattutto deter-
minato attraverso l’apporto che è arrivato dalle
categorie professionali con l’uso dei nuovi pro-
grammi di gestione della banca dati catastali.
Allo stato attuale nel contenitore del CatastoTerreni non entrano più i fabbricati rurali ed
abbiamo: i “fabbricati rurali” e “porzioni di fab-
bricati rurali” residuali. Mentre in quello del
Catasto Fabbricati abbiamo: i fabbricati, le aree
urbane, i lastrici solari, le unità collabenti (in
rovina) e quelle in corso di costruzione.
La Ns. Agenzia effettuando il collegamento con
altre banche dati ha pubblicato l’elenco dei fab-
bricati che hanno perso i requisiti di ruralità ed i
fabbricati non dichiarati sovrapponendo le orto-
foto fornite dall’AGEA alle mappe catastali. Il
processo di elaborazione dati ha generato dei
centroidi dove i fabbricati non erano presenti
con la creazione automatica di una particella che
è stata inserita in pubblicazioni, rilevabili oltre
che sulla G.U. sul sito internet della stessa.
Proprio in questi giorni l’Agenzia sta mandando
dei preavvisi di accertamento con il quale la
stessa avvisa l’utente che il suo immobile è
compreso tra quelli pubblicati e per il quale non
è ancora pervenuta nessuna documentazione
relativa alla denuncia di “nuove costruzioni” o
di “variazione per ampliamento”e sono scaduti i
tempi fissati.
A fronte di ciò l’utente se ravvisa una incoerenza
è invitato a segnalarla all’Agenzia la quale adot-
terà le opportune verifiche istruttorie. In mancan-
za l’ufficio provvederà alla predisposizione del-
l’atto di aggiornamento catastale in “surroga”
come stabilito dalle vigenti normative con adde-
bito di oneri e spese a carico dell’utente.
Considerato che l’attività dell’Agenzia del
Territorio consiste prevalentemente nella verifica
degli atti, è lecito supporre che i collegi provin-
ciali, potranno intraprendere una iniziativa fina-
lizzata a sottoscrivere una convenzione con la
predetta Agenzia, affinché siano i professionisti
Vecchia mappa catastale descrittiva
10
CATASTO
ad occuparsi della redazione degli atti di aggior-
namento per conto dei proprietari inadempienti.
L’invio telematico degli atti di aggiornamento
nelle banche dati catastali costituisce un ulterio-
re passo in avanti nel processo di modernizza-
zione in atto. Con questa nuova innovazione il
processo di modernizzazione e informatizzazio-
ne del Catasto compie un ulteriore passo in
avanti, anche se i problemi da risolvere sono
ancora numerosi. È bene non entrare nel merito
sul metodo con cui vengono effettuati i riscontri
preventivi prima di mandare gli avvisi che arri-
vano a priori anche se l’utente ha già provvedu-
to a dirimere i propri obblighi.
In ogni caso con gli ormai potenti mezzi chel’Agenzia oggi possiede i tempi dei “furbacchio-ni” sono finiti.
L’opportunità offerta dalle ormai consolidate
procedure di gestione degli atti catastali attraver-
so i programmi PREGEO, VOLTURE, DOCFA,
DOCTE di lavorare con l’invio telematico degli
atti con tempi di aggiornamento sempre più
ridotti è oramai una concreta realtà, anche se per
il momento è ancora facoltativa.
Il professionista che deciderà di usufruire di tale
innovazione dovrà conservare, per un tempo non
inferiore a cinque anni, una copia cartacea della
documentazione e sarà “certificatore” della firma
apposta dal soggetto titolare dei diritti reali.
Ed ora è tempo di presentarVi le ultime novità in
materia di gestione dei degli atti di aggiorna-
mento catastale.
Il Pregeo 10.00
PREGEO (PREtrattamento atti GEOmetrici) è
la procedura che l’Agenzia mette a disposizione
dei tecnici liberi professionisti per predisporre
gli atti di aggiornamento geometrico del Catasto
Terreni in coerenza con il provvedimento del
Direttore dell’AGT del 23/02/2006.
Questa procedura, limitatamente alle funzioni di
calcolo e controllo formale dei dati, è identica
alla versione utilizzata dagli Uffici per il tratta-
mento e l’approvazione degli atti presentati. Gli
Atti di aggiornamento catastali sono costituiti da:
- tipo frazionamento
- tipo mappale
- tipo frazionamento + tipo mappale
- tipo particellare.
PREGEO elabora i dati di misura contenuti nel
Libretto di Campagna e fornisce la posizione e
la precisione dei punti rilevati. Comprende un
insieme di funzioni tra le quali:
- l’immissione dei dati di misura e della
descrizione geometrica degli oggetti rileva-
ti;
- la descrizione delle operazioni catastali asso-
ciate all’aggiornamento geometrico (frazio-
namenti, fusioni, variazioni di qualità/desti-
nazione di particelle catastali);
- la visualizzazione grafica dell’oggetto del
rilievo;
- la gestione degli estratti di mappa rilasciati
dall’Ufficio;
- la formazione della proposta di aggiorna-
mento (estratto di mappa aggiornato);
- la predisposizione dei modelli informatizzati
per la presentazione in ufficio;
- la predisposizione del documento demateria-
lizzato e la sua memorizzazione su supporto
informatico per la presentazione dell’atto di
aggiornamento in front-office o per via tele-
matica;
- la stampa di presentazione dell’atto di
aggiornamento con relativo Codice diRiscontro.
Con questa nuova versione di Pregeo, viene
aumentato il numero di controlli sui dati contenu-
ti nella proposta di aggiornamento. Infatti, il tec-
nico redattore può così controllare in modo auto-
matico e soprattutto prima della consegna delVecchia mappa catastale descrittiva
11
CATASTO
documento di aggiornamento, la qualità dei dati
che verranno introdotti negli archivi catastali.
I controlli a disposizione del tecnico redattore
sono i medesimi a disposizione della corrispon-
dente procedura disponibile presso gli Uffici
Provinciali dell’Agenzia. Questi ultimi potran-no così approvare gli atti di aggiornamento pre-disposti con la procedura Pregeo 10, aggiornan-
do contestualmente le banche dati censuaria e
cartografica, in modo del tutto automatico. Si
raccomandano i Signori colleghi di fare massi-
ma attenzione prima di procedere agli aggiorna-
menti.Grazie ad opportuni messaggi diagnostici,
Pregeo 10 permette al tecnico redattore di sape-
re già nella fase di predisposizione se l’atto di
aggiornamento verrà sottoposto presso l’ufficio
di destinazione al processo di approvazione
automatica oppure se verrà trattato nella consue-
ta modalità interattiva da parte degli operatori.
L’utilizzo di Pregeo 10 per l’approvazione auto-
matica degli atti di aggiornamento rimane per il
momento comunque facoltativo. La selezione
tra l’una o l’altra modalità è delegata alla scelta
della natura dell’atto ad esempio:
- selezionando una delle sigle TM, FR, MC,
MA, FM, PA l’atto verrà predisposto in
modalità Pregeo 9;
- selezionando uno dei codici compresi tra
“01” e “18” nella voce di menù
“Elenco_Tipo_Atto_Aggiornamento” l’atto
verrà predisposto in modalità Pregeo 10 e
sarà processato in automatico. A questo pro-
posito si precisa che, in vista della prossima
evoluzione del pacchetto Pregeo 10, viene
fin d’ora presentata la lista contenente tutte
le tipologie di atto catalogate (in totale 34)
anche se quelle identificate con i codici com-
presi fra “19” e “34” non vengono per il
momento gestite dalla procedura che, in caso
di loro selezione, restituisce all’utente un
messaggio di errore.
L’atto di aggiornamento in formato Pregeo 10
può essere predisposto solo utilizzando un
Estratto di Mappa rilasciato dall’Ufficio provin-
ciale. Il professionista dovrà, pertanto, specifica-
re all’Ufficio competente il rilascio di un Estratto
di Mappa per “atto Pregeo 10”. Tale tipologia di
Estratto potrà essere rilasciata dai soli Uffici,
sopra elencati, nei quali è possibile utilizzare
Pregeo 10 per l’approvazione automatica.
Concludendo la nostra banca dati base dell’in-
ventariazione del patrimonio immobiliare è pas-
sata dal cartaceo quale dato materiale e concre-
to come quello del “catasto onciario” ai file
dell’era attuale quale dato virtuale del “catasto
telematico” che con l’accesso liberalizzato
pone all’utente finale ed ai cittadini tutti, una
capillare ed immediata consultazione di pubbli-
cità immobiliare degli atti di aggiornamento…
consultabili oramai anche dalla comoda poltro-
na di casa?
Buon lavoro a tutti
Vecchi e nuovi sistemi
12
INFORMATICA E TECNOLOGIA
L’utilizzo sempre maggiore di strumenti e tecno-
logie digitali ha aperto nuovi scenari nel campo
dei rilevamenti. Strumentazioni che sfruttano la
tecnologia GPS (Global Position Sistem),
Scanner Laser, Camere Termografiche, software
che utilizzano immagini, satellitari e terrestri,
modificano ed aumentano quotidianamente le
possibilità di rappresentazione della realtà, stimo-
lando la nostra categoria ad una evoluzione
costante verso metodologie digitali divenute ora-
mai più familiari di quanto si possa immaginare.
Nella produzione di elaborati di rilevo, soprat-
tutto nella rappresentazione di edifici e monu-
menti, assume notevole importanza la documen-
tazione fotografica. Mediante l’impiego di
camere digitali, anche di uso comune, si posso-
no raggiungere livelli di precisione e dettagli che
consentono di generare modelli digitali utilizza-
bili per le misurazioni e la creazione automatica
di disegni. L’impiego di tale attrezzatura presen-
ta diversi vantaggi che derivano dall’agevole
uso delle immagini sia in termini di acquisizio-
ne che di gestione.
La fotogrammetria è l’insieme delle procedure
che utilizzano immagini fotografiche di un
oggetto per ricavarne la posizione, la forma e le
dimensioni. Effettuare il rilievo di un oggetto
attraverso questa procedura vuol dire determi-
narne le coordinate tridimensionali di punti
nello spazio partendo da rappresentazioni bidi-
mensionali della realtà, attraverso la trasforma-
zione dall’immagine prospettica all’immagine
ortogonale.
La caratteristica singolare della tecnica foto-
grammetrica consiste nel fatto che l’oggetto del-
l’indagine può essere misurato a distanza.
Le tecniche di questa metodologia possono esse-
re raggruppare in due campi di applicazione:
1. fotogrammetria a lungo raggio (principal-
mente aerea o satellitare);
2. fotogrammetria a corto raggio (terrestre,
urbana ecc.).
Di particolare interesse risultano le molteplici
applicazioni realizzabili tra le quali ad esempio:
- produzione di carte topografiche
- produzione di modelli CAD
- rilevamenti archeologici
- agrimensura,
- rilevazioni catastali,
- misurazione e realizzazione di modelli tridi-
mensionali di edifici e particolari architetto-
nici.
Cenni sul funzionamento
L’oggetto del rilievo viene fotografato in diversi
punti e da varie angolazioni, i punti di interesse
vengono individuati sulle varie foto, in modo
manuale o automatico, infine le coordinate tridi-
mensionali dei punti di interesse vengono calco-
late per mezzo di speciali algoritmi attraverso
software anche di dominio pubblico.
Il rilevamento ad esempio di facciate di edifici,
impone spesso condizioni di ripresa particolar-
mente difficili che determinano immagini foto-
grafiche affette da deformazioni prospettiche.
Attraverso la tecnica del raddrizzamento fotogra-
fico si possono ottenere immagini “raddrizzate”
di soggetti planari (come nel caso appunto di pro-
spetti di un edificio). Queste ultime sono ottenu-
te effettuando, congiuntamente alle fotografie,
dei rilievi topografici e metrici della facciata.
Per ogni porzione della facciata, avendo a dispo-
sizione una fotografia prospettica ed un certo
numero di punti complanari di cui si sono misu-
rate le coordinate o le dimensioni, è possibile la
produzione di un’immagine raddrizzata (in pro
Fotogrammetria
e raddrizzamento
fotografico
Benito SULIANI
13
INFORMATICA E TECNOLOGIA
spetto) e in scala eliminando le deformazioni
prospettiche della foto.
Esistono in commercio moltissimi software,
anche gratuiti, che eseguono la Vettorializza-zione automatica cioè consentono il tracciamen-
to automatico delle linee e vettori a partire dal-
l’immagine raddrizzata, per ricavare la vista
frontale in scala reale. L’algoritmo di vettoria-
lizzazione interpreta le diverse variazioni di
tonalità per identificare gli spigoli e perimetri
giungendo all’estrazione automatica del pro-
spetto, su cui successivamente è possibile ese-
guire il completamento delle informazioni
necessarie a ottenere il grado di precisione ed
accuratezza desiderati per il rilievo.
Oggi la fotogrammetria ed il raddrizzamento
fotografico rappresentano strumenti di acquisi-
zione di dati metrici e tematici tra i più affidabi-
li, rapidi ed economici e senza dubbio una delle
possibilità più concrete di integrazione tra rilie-
vi tradizionali e nuove metodologie che la
nostra categoria saprà intelligentemente sfrutta-
re seguendo la continua evoluzione che avviene
nel campo delle tecniche di misurazione.
station
observations
Il termine “free” penso non sia nuovo fra le per-
sone che utilizzano il computer (a dire ormai chi
è che non usa il computer!?) sia come strumen-
to di lavoro, sia come divertimento, ed oggi
anche come strumento di comunicazione e col-
laborazione valido in tutto il mondo.
Un tempo, con l’avvento dei computer nel
mondo lavorativo, soprattutto nel campo tecni-
co, ci fu una prima rivoluzione, in particolare
per quanto concerne l’aspetto dei “tempi di
lavoro”.
Pochi, solo i più esperti, conoscevano le termi-
nologie informatiche (esempio hardware, soft-
ware ecc.), ma con l’andare del tempo vediamo
che oggi sono entrate a far parte del nostro
“gergo” comune.
Subito si percepì l’importanza che potevano
avere, e che oggi hanno, i computer nel mondo
lavorativo, soprattutto sotto l’aspetto dei soft-
ware.
Particolare importanza è da dare a questo aspet-
to dell’informatica, che permette a tutti, soprat-
tutto quando si usa il pc per scopi lavorativi, di
interagire con la macchina (computer) e poter
ottenere risultati (output) in modo immediato e
preciso.
Da queste potenzialità, ci fu (ancora oggi esiste)
una molteplice produzione di software con la
conseguente nascita di tantissime aziende che
permettono di sfruttare le potenzialità dei com-
puter con la distribuzione delle loro produzioni.
Di conseguenza ci fu anche la nascita di nuove
figure professionali, come i programmatori, che
iniziarono a sviluppare software per loro stessi,
per altri e per le aziende.
Poco tempo dopo arrivò la diffusione della
“rete” (internet), ed è li che si ebbe la vera e pro-
pria rivoluzione.
Mentre prima solo poche persone, con studi
approfonditi, potevano sviluppare software,
dopo (oggi in particolar modo), tramite “la
rete”, molte persone hanno iniziato ad avvici-
narsi alla programmazione e di conseguenza alla
creazione di software.
Sulla “rete” si possono reperire tutte le informa-
zioni su tutti gli argomenti di cui si ha interesse,
scambiare opinioni, consigli (forum) e “softwa-
re” che possono “aiutarci” nel nostro lavoro.
Oggi, infatti, oltre alle aziende, ci sono tantissi-
me persone che sviluppano software mettendoli
a disposizione in modo gratuito a chiunque
voglia utilizzarli.
Nel nostro settore, quello tecnico, abbiamo biso-
gno di una vasta “gamma” di software per poter
lavorare.
Utilizziamo programmi per l’ufficio (videoscrit-
tura, fogli di calcolo, database archiviazione,
ecc.), per il disegno tecnico e grafico (cad e gra-
fica), per calcoli di ogni genere (rilievo architet-
tonico, rilievo topografico, strutture, energia,
impianti, computo, contabilità ecc.)
Tutti questi strumenti di lavoro, come tutti sap-
piamo, vengono prodotti e distribuiti da famo-
sissime aziende,
Fino alla produzione ed alla distribuzione, nulla
da dire, ma il passo successivo è il “costo” di tali
software che risulta, nella maggior parte dei
casi, abbastanza elevato.
Non fraintendetemi, non penso assolutamente
che tali software non valgono il costo che
hanno, anzi possiedono delle potenzialità molto
elevate (che nella maggior parte dei casi noi non
14
INFORMATICA E TECNOLOGIA
Computer free
a cura diOmar SALOTTO
Forum in costruzione dedicato alla ricerca di software free
15
INFORMATICA E TECNOLOGIA
conosciamo) e svolgono il loro “dovere” in
modo veloce e preciso.
“Però” pensando al disegno tecnico: quanto
costa il software tecnico per eccellenza del dise-
gno vettoriale? Beh! abbastanza per un ragazzo
giovane (e non solo per lui) che inizia la propria
carriera lavorativa.
Come nel caso del disegno tecnico, anche per
quanto riguarda tutti gli altri aspetti (software)
del nostro lavoro (geometra ovviamente) si ha
l’inciso del “costo”. Ed allora si dovrebbero
affrontare spese!? Se la somma fa il totale!!!
È pur vero che molte aziende offrono a prezzi
agevolati i propri software, ma visto la presenza
della “rete” ed armandosi di tanta pazienza, su
di essa si possono reperire tutti gli strumenti
software gratuiti (appunto free oppure “open-
surse”) che soddisfano in pieno la nostra attività
lavorativa.
Molti “open-surse” hanno le stesse procedure di
installazione; sono fac-simile dei software “a
costo” ed offrono pressoché le stesse potenzialità.
È possibile utilizzare software con licenza free
nell’ambito della propria attività tecnica per
lavori di:
- disegno tecnico vettoriale;
- grafica;
- suite per l’ufficio;
- computo e contabilità lavori
- topografia;
- impianti; ecc.
in “rete”, e non solo, si trova tutto quello che ci
serve per poter lavorare con precisione e tran-
quillità.
Io stesso, come tanti altri, installo ed utilizzo
software free per lavorare e sino ad oggi non ho
trovato alcuna difficoltà anche sotto l’aspetto di
interscambio dei dati.
Volevo inoltre sottolineare un aspetto tecnico
importante di alcuni software free: esistono soft-
ware “open-surse che non hanno bisogno di
essere installati sul computer, ma sfruttano le
potenzialità di alcuni linguaggi di programma-
zioni già presenti nei nostri pc.
A mio avviso credo sia un aspetto non indiffe-
rente per poter mantenere “leggero” il nostro
computer; che ne dite?
In ultimo c’è anche l’aspetto fondamentale delle
“licenze”, che con i software free viene total-
mente annullato ed è quindi scagionato il peri-
colo di incappare in ogni sorta di illegalità infor-
matica per quanto riguarda il loro utilizzo.
16
CULTURA
Il Presepea cura diMichele CIANCIULLO
che della nascita di Gesù fossero piuttosto incer-
te, la scelta del 25 dicembre venne strettamente
collegata ai festeggiamenti pagani, in passato
molto diffusi, per la celebrazione della nascita
del sole. Il primo documento che segnala la cele-
brazione del Natale il 25 dicembre è datata 354.
Ma è al 1223 che risale l’inizio della tradizione
tutta italiana del presepe, quando San Francesco
d’Assisi insieme a Giovanni Velita, realizzò
nella grotta di Greccio la prima rappresentazio-
ne della natività. Il primo presepio scolpito, rea-
lizzato in pietra di cui si ha notizia, è quello
costruito da Arnolfo di Cambio risalante al
1290-1292, i cui resti tra cui la mangiatoia sono
tuttora conservati nel museo Liberiano della
Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Dal 1440 la tradizione di costruire il presepe si
diffuse un po’ ovunque in tutta Italia, dalla
Toscana al Lazio al Regno di Napoli (a
Carbonara si trova una realizzazione datata
1484), fino a diventare nel corso dei secoli un
fenomeno mondiale.
Famosi e suggestivi i presepi spagnoli che risen-
tono ancora oggi dell’influenza napoletana sin
dai tempi della dominazione borbonica, i prese-
pi provenzali con evidenti tratti del barocco ita-
liano, i presepi dei paesi di lingua tedesca in cui
la tradizione presepistica è molto sentita (la leg-
“Il presepe è il segno caratteristico del Natale
cristiano perché ci aiuta concretamente a fare
memoria della nascita di Gesù Cristo e nello
stesso tempo è occasione di educazione vera per
la famiglia”.
Il presepe è sicuramente tra le tradizioni antiche
più diffuse del mondo, la cui origine indiretta
può addirittura essere attribuita alle antiche
civiltà etrusca e latina.
Per capire a fondo il significato del presepe, biso-
gna chiarire la figura dei larii (lares familiares)
ovvero degli antenati defunti, che secondo la tra-
dizione romana, vegliavano sulla buona sorte
della famiglia. Ogni antenato veniva rappresenta-
to con una statuetta di terracotta o di cera chia-
mata sigillum da signum = immagine, effige).
In prossimità del 20 dicembre i piccoli delle
famiglie, riuniti nella casa patriarcale, dispone-
vano le statuette secondo la loro fantasia, in un
piccolo recinto che rappresentava un ambiente
bucolico in miniatura, e intorno ad esso si invo-
cava la protezione degli avi.
Nel IV secolo i cristiani tramutarono le feste tra-
dizionali in feste cristiane, e con l’istituzione
della festività del Natale il 25 dicembre, ebbero
inizio le prime rappresentazioni iconografiche
della scena natalizia. Benché le circostanze stori-
17
CULTURA
genda vuole che le spoglie dei Re Magi siano
custodite nel Duomo di Colonia e i presepi dei
paesi dell’est europeo, riconducibili a quattro
nazioni diverse. La tradizione ungherese vuole
che il presepe si costruisca in una cassa a forma
di chiesa, animata da pastori di legno o di carta.
Il presepe russo è costruito su due piani: sul lato
superiore viene riprodotta la scena della nascita di
Gesù in una grotta, e su quello inferiore vengono
rappresentate scene umoristiche di vita quotidia-
na e popolare; in Polonia la tradizione vuole che
il presepe abbia la forma di una cattedrale compo-
sta da tre parti e ricoperta con della carta stagno-
la colorata, in Slovenia, invece, in ogni casa con-
tadina si costruisce un presepe che occuperà un
lato della casa definito per questo “sacro”.
Il presepe è una rappresentazione ricca di sim-
boli. Alcuni di essi provengono direttamente dai
Vangeli. Sono riconducibili al racconto di Luca
la mangiatoia, l’adorazione dei pastori e gli
angeli nel cielo.
Altri elementi appartengono ad una iconografia
propria dell’arte sacra: Maria ha un manto
azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe
ha una veste dai toni dimessi (marrone, giallo,
viola) che rappresentano l’umiltà e la saggezza.
Il bue e l’Asinello derivano da una antica profe-
zia di Isaia: “Il bue ha riconosciuto il suo pro-
prietario e l’asino la greppia del suo padrone”.
L’immagine dei due animali venne utilizzata
come simbolo per rappresentare gli ebrei (il
bue) e i pagani (l’asino).
I Re Magi individuati nel Vangelo dell’infanzia
armeno in cui sono menzionati tre sacerdoti per-
siani: Melkon, Gaspar, Balthasar, e la grotta che
è un’immagine ricorrente come simbolo mistico
e religioso per molti popoli.
E poi molti personaggi popolari, i commer-
cianti, il mendicante, il cieco, il castagnaro, la
zingara, l’oste e tanti altri ancora.
Ad esempio il male è rappresentato dall’osteria
e il personaggio, che porta il vino in un carretto
pieno di botti, impersona il Diavolo.
Ma al di là della simbologia e dei significati sto-
rici e religiosi, la realizzazione di un presepe è
un momento di aggregazione per le famiglie e
soprattutto per i bambini che vivono con gioia
ed entusiasmo i preparativi del Natale.
Tutti almeno una volta da piccoli o adulti, si sono
cimentati nella costruzione di un presepe in casa,
magari presepi poveri adeguati ai tempi e ai luo-
ghi, ma sempre con quel pizzico di originalità
nella scelta dei materiali più strani e al tempo
stesso così comuni. Foglie, paglia, la carta da
pane per la realizzazione delle montagne, la sab-
bia per i sentieri il piccolo specchio per il laghet-
to, e tanto muschio fresco per arricchire la scena.
La capanna, quella dell’anno precedente, forma-
ta da due pezzi di legno tagliati con l’accetta e
conservata insieme alla natività, ai pastorelli alle
casette di cartone a decine di pecorelle e qualche
cane bianco.
Nelle sere in cui si allestiva il presepe, il genito-
re diventava i “geometra progettista e direttore
dei lavori”, e i bambini gli operai. Si rispettava e
si ripeteva ogni anno un vero e proprio rituale per
il posizionamento dei personaggi, la natività
rigorosamente nella parte bassa e centrale del
presepe, in alto il castello, la chiesa; una angoli-
no era dedicato al pozzo o alla fontana con la
bella lavandaia, ma sicuramente il personaggio
più amato dai bambini, immancabile in ogni pre-
sepe era Benino, il dormiente pastorello che porta
tranquillità e ogni bene… e poi a mezzanotte del
24 dicembre il più piccolo della famiglia depone-
va nella calda mangiatoia il Bambinello Gesù.
Buon Natale a tutti
18
CULTURA
Il rito natalizio
della “Farchia”a cura diGiancarlo PETTI
Sono molteplici le tradizioni natalizie in Molise,
ma la più radicata nel cuore dei molisani è quel-
la delle “Farchie”.
Legata al culto del fuoco, ogni anno, la vigilia di
Natale è vissuta e non riproposta dagli abitanti
di diversi nostri paesi, immersi in un’atmosfera
molto particolare, sia sotto il profilo culturale
che ambientale, in un alone di magnifico isola-
mento, fuori dai grandi circuiti turistici e consu-
mistici, in una pace che gli abitanti difendono
con estrema gelosia.
È il primo dei numerosi riti consumati all’inter-
no del periodo “magico” che va da Natale
all’Epifania, denso di cerimonie e di manifesta-
zioni atte ad esorcizzare i pericoli di questo
“tempo di passaggio” e le insicurezze che il
nuovo anno, inevitabilmente suscita.
Segna l’inizio del “ciclo delle dodici notti”, che
va da quella del 24 Dicembre (Natale), fino a
quella del 6 Gennaio (Epifania) ed apre un
periodo di feste e rituali magici e spirituali.
Data rimarcante una fase di passaggio è sottoli-
neata da un rito che contempla l’uso simbolico
del fuoco, vissuto molto più intensamente
rispetto agli altri fuochi rituali, distribuiti nel-
l’arco del ciclo annuale.
Ogni paese vive in maniera diversa l’avvenimen-
to, come diversi sono i nomi delle fascine, torce di
legno o di canna: “Farchie” “Faglie” “Ndocce” ed
altri ancora. Elementi comuni a tutti che preludo-
no la realizzazione dell’evento sono alcune fasi:
organizzazione, progettazione, realizzazione.
Meno conosciute di altre, ma ricca di fascino e
mai interrotta nei secoli è la “farchia” di Mon-
tefalcone Nel Sannio, che meglio di altre cono-
sciamo.
Gruppi di persone, rigorosamente maschi, spes-
so giovanissimi, consapevolmente e contestual-
mente allo svolgersi delle fasi suddette, affron-
tano alcune prove.
La prima consiste nel procurarsi la legna neces-
saria, meglio se le tradizionali “passatèore”, cor-
rispondenti a tronchi di alberi di circa 20-30
centimetri di diametro e 3-4 metri di lunghezza,
usati nei campi, come sostegno centrale per i
mucchi di fieno (le stèiglie), conservati all’aper-
to, per l’inverno.
La legna ed i tronchi stessi, preferibilmente e nel
rispetto della tradizione, devono essere rubati
nelle campagne o addirittura ai gruppi rivali.
Compito riservato ai ragazzi, che hanno così, la
possibilità di dimostrare coraggio, destrezza e
valore, in una specie di “iniziazione” che in tempi
passati significava passaggio alla vita da adulti.
La seconda prova è l’assemblaggio dei fasci di
legno, durante il quale l’esperienza delle perso-
ne più anziane, integra la capacità organizzativa
e creativa dei giovani, affinchè il trasporto, l’ac-
censione e la combustione possa avvenire nella
maniera più agevole.
Sono osservate delle rigide regole di forma ed
un po’ meno rigide di dimensione.
Sia le une che le altre frutto di progettazione e
sperimentazione nel corso degli anni. La base è
costituita da un tripode, sapientemente scelto e
sezionato in otto “spicchi” fra i quali vengono
inserite le e “schcarìche” (le scandole di legno)
che sorrette e strette tra di loro, con “cerchi” di
rami di salice, formano la tipica torcia conica, in
grado di restare, bruciando, perfettamente in
piedi, durante le pause.
Eventuali errori di costruzione, oltre a suscitare
la derisione dei gruppi concorrenti e del resto
della comunità, possono provocare anche pro-
blemi di combustione o di movimentazione.
19
CULTURA
Infatti la terza, inconsapevole prova, è quella del
trasporto della “Farchia” accesa, attraverso le
stradine del paese, anche quelle che per dimen-
sione e pendenza scoraggerebbero gli intrepidi
portatori, in una riscoperta di luoghi troppo
spesso guardati frettolosamente.
Vi lasciamo immaginare cosa avverrebbe se non
fossero state costruite calcolando bene dimensio-
ne e peso! È capitato, qualche volta, vedere grup-
pi di irruenti giovanotti, che, magari con l’inten-
to di stabilire primati di lunghezza e dimensioni,
rimasti bloccati nell’accedere a stradine e vicoli
suggestivi e particolari, ricchezza dei nostri paesi.
La forza, il coraggio e la furbizia dei portatori si
scontrano con l’imprevedibilità del fuoco e la
durezza della legge di gravità, in competizione
con i componenti degli altri gruppi e nel rinno-
varsi di un rito propiziatorio di origine antichis-
sima, fino a notte fonda, con le “farchie”, consu-
mate quasi totalmente, che vengono portate a
terminare la combustione, nel piazzale antistan-
te la chiesa.
Anziani e piccini, stanchi e felici, in cerchio
intorno ai fuochi, attendono che le “farchie” ele-
ganti ed imponenti all’inizio, si riducano bru-
ciando e ritirandosi, evidenziando il “tripode”,
che ne costituisce la base di appoggio quando la
stessa viene messa in verticale a mo’ di torcia.
I carboni cadono a terra copiosamente ed i belli-
simi intrecci che le sostenevano, esauriscono il
compito in un’ ultima e definitiva fiammata.
Nel frattempo alcune famiglie “prescelte” hanno
ricevuto la visita dei gruppi di cantori nelle loro
case offrendo loro donativi di carattere alimenta-
ri: salsicce, formaggio, peperoni, vino e dolci.
Il rito volge al termine e tutto sembra esaurirsi:
lavoro, preparazione, cooperazione, condivisio-
ne di gioia e serenità cominciano a diventare
“memoria”.
La pratica rituale incide in maniera rilevante sul
bagaglio tecnico-pratico-teorico, incrementando
il patrimonio di esperienza, valori e consuetudi-
ni culturali, cementando i rapporti entro il grup-
po di appartenenza, provando in pubblico la
solidità di alcuni legami parentali e di amicizia.
La “farchia”, dunque, come forma di teofania ,
culminante con l’adorazione-attrazione del
fuoco, rientra fra i tanti aspetti dell’uso-venera-zione del fuoco rituale e del fuoco domestico,
sfiora ed avvicina le radici precristiane del
Natale degli antichi riti pagani in onore di
Mithra (figlio del sole) ed i festeggiamenti per il
Dies Natalis Solis Invicti, ricadente subito dopo
il solstizio d’inverno.
Esalta la sovrannaturalità della nox postsolsti-ziale, compresa tra il 24 e 25 Dicembre, già pre-
cedentemente festeggiata come foriera di luce
divina e successivamente scelta come data della
nascita di Gesù, egli stesso “fuoco e luce divina”
ma anche “tecnico, costruttore, artista, artefice,
ingegnere, architetto, falegname”, tutti significa-
ti che rientrano nella possibile traduzione dal
greco di “tékton”, indicante la sua professione.
Culto del fuoco, dunque, risultato di una attra-zione-rispetto-paura per uno dei quattro ele-
menti primordiali e, più degli altri, visto vicino
al sovrannaturale, sia per la sua assenza dal quo-
tidiano, che per la sua magica apparizione, agli
occhi dei primi uomini, dal cielo con i fulmini e
dal ventre della terra con i vulcani.
Altri fuochi rituali sono presenti durante l’anno:
all’Epifania, il 17 Gennaio (Sant’Antonio
Abate), a Pasqua, il 24 Giugno (San Giovanni),
tutti accomunati da un unico filo conduttore: la
natura divina del fuoco e l’esaltazione dei suoi
poteri esorcizzanti e taumaturgici.
I carboni erano conservati ed usati per scongiu-
rare pericoli e malattie oppure sparsi nei campi
contro possibili carestie.
Molte altre usanze, riti, superstizioni e norme
comportamentali sono legate al fuoco, alcune,
20
CULTURA
quelle relative ai fuochi rituali, (fenomeno pub-
blico) sono note a tutti, altre, legate al fuoco
domestico (evento privato), passano spesso inos-
servate, benché giornalmente vissute nei compor-
tamenti di una certa fascia di popolazione.
Particolare è il culto del Fuoco e del Focolare,che rammenta una antica religione domestica:
quella del culto dei Penati (Lares) cioè del
Fuoco Sacro.
Una volta molto prezioso, si teneva acceso gior-
no e notte nell’altare di famiglia e se spento era
sinonimo di famiglia estinta.
Il capo famiglia doveva tener viva la fiamma ed
anche oggi accedere il fuoco, specie se in condi-
zioni difficili, (per esempio umidità della legna
o dei fiammiferi) è compito prettamente maschi-
le ed espressione di virilità.
Conservarlo acceso nel focolare era di fonda-
mentale importanza e la sera non si spegneva ma
“s’arrblav”, cioè si copriva di cenere e conserva-
va per il mattino successivo, vista anche la diffi-
coltà nell’acquistare acciarini o zolfanelli per
l’accensione.
Era più facile accendere il fuoco durante la prei-
storia che in epoche del recente passato.
Le famiglie stesse erano chiamate “fuochi” e la
popolazione di un villaggio o città, era calcolata
come numero di fuochi.Nell’immaginario collettivo, nel fuoco è palese
la presenza viva dello spirito dei nostri antena-
ti, cioè i Lari, (non a caso si chiama Foco-Lare!)In alcuni Paesi abruzzesi e molisani, le scintille
che si sprigionano scoppiettando si chiamano
parind (parenti), o “le vecchj” (i vecchi), cioè
antenati.
Altre credenze o norme comportamentali ad
esso legato:
- non bisogna mai dondolare la catena del
focolare, perché “si sveglierebbero i morti”- se la fiamma brontola e rumoreggia, qualcu-
no parla male di noi e solo in questo caso è
possibile indirizzare maledizioni verso il
fuoco e quindi ai maldicenti.Sempre e solo in questo caso è possibile spu-
tare sul fuoco, cosa da non fare assolutamen-
te per nessun altro motivo.
- non vi si può buttare sporcizia, perché consi-
derato puro e quindi non può essere contami-
nato e addirittura anche la posizione in cui ci
si scalda deve essere dignitosa e come pres-
so i romani è proibito scaldarsi i piedi (infoco pedem non imponere).
- non vi si può buttare il sale, perché lo si
dovrebbe raccogliere, dopo la morte, “C lepennazze dell’ucchie”(con le ciglia!).
- si può invece giurare sul fuoco, spesso facen-
dovi cadere un po’ di vino o, in mancanza,
d’acqua. Per solennizzare un’affermazione si
dice: “posso mettere la mano sul fuoco!”
Più viva che mai è la tradizione del CeppoNatalizio, chiamato in ogni paesino con un
nome diverso (lu toicchie, lu tezzèon ecc.),
messo al focolare dal Capo di casa, seguito in
corteo dai bambini e benedetto con un segno di
croce, doveva ardere per tutta la notte ma da
non consumare del tutto, perché riaccendendolo
un po’ ogni sera deve durare fino all’epifania,
passando attraverso le tre vigilie (Natale,
Capodanno, Epifania), garantendo un anno
positivo ed ottima salute al Capo di casa.
I carboni ed i resti non consumati sono in parte
conservati ed in parte portati nei campi, dove
sotterrati preserveranno i prodotti dalle intempe-
rie ed assicureranno raccolti abbondanti.
21
EDILIZIA
Impiantistica
Sportiva
COMITATO OLIMPICO NAZIONALE ITALIANO
NORME CONI
PER L’IMPIANTISTICA SPORTIVA
(approvate dalla G.E. del CONI con delibera-
zione n. 851 del 15 luglio 1999)
a cura diGiancarlo LIONELLI
(Segue “Parte Prima” della precedente pubbli-cazione).
“PARTE SECONDA”
10 - Prescrizioni integrative per tipologie spe-
cifiche
Le prescrizioni che seguono, integrative di quelle
di cui ai punti precedenti (PUBBLICAZIONE n.
7/2008), si riferiscono alle parti di maggiore rile-
vanza dal punto di vista della funzionalità sportiva.
Per gli altri locali necessari ovvero opportuni
alla buona funzionalità dell’impianto in relazio-
ne alla sua specifica destinazione (atrio atleti,
sale di preatletismo, uffici, locali per impianti
tecnologici, depositi materiali di consumo e
vari, atrio per gli spettatori, gradinate, servizi
igienici per il pubblico, eventuali sauna, bar,
ecc.) dovranno essere adottati criteri dimensio-
nali e distributivi che rispondano alle esigenze
degli utilizzatori ed alle funzioni richieste. Per le
caratteristiche ambientali dei principali locali, in
allegato C sono riportati i valori consigliati.
Per gli impianti di esercizio valgono le indica-
zioni già fornite circa la riduzione delle dotazio-
ni con le ulteriori successive precisazioni.
10.1 - Impianti al chiuso (esclusi gli impianti
natatori)
10.1.1 Sala di attivitàLa pavimentazione dovrà essere adatta alle atti-
vità sportive praticate, tenendo conto, per gli
impianti polivalenti, della frequenza di utilizzo
per le diverse attività. A titolo indicativo nella
tabella A sono riportate le compatibilità tra le
diverse discipline, cui potrà farsi riferimento in
assenza di specifiche indicazioni al riguardo da
parte delle Federazioni Sportive.
Le pareti distanti meno di tre metri dallo spazio
di attività dovranno essere prive di sporgenze
per un’altezza non inferiore a m 2.50 dal pavi-
mento; eventuali ostacoli non eliminabili
dovranno essere protetti e facilmente individua-
bili. Egualmente protette e facilmente indivi-
duabili, dovranno essere eventuali attrezzature
sportive presenti nella sala ma non utilizzate.
Le vetrate, le parti degli impianti tecnici, gli
eventuali elementi mobili di controsoffitti o simi-
li, dovranno essere in grado di resistere, per loro
caratteristiche costruttive e di fissaggio o
mediante idonee protezioni, agli urti causati dalla
palla. Detti elementi, se situati a meno di m 2.50
dal pavimento, dovranno essere adeguatamente
protetti anche contro gli urti accidentali da parte
degli utenti in modo da non arrecare danno a que-
sti ultimi. Le vetrate in caso di rottura non
dovranno produrre frammenti pericolosi; inoltre,
se situate a meno di m 2.50 dal pavimento,
dovranno essere dotate di vetri anti sfondamento.
22
EDILIZIA
10.1.2 Spogliatoi atletiDovranno avere preferibilmente accesso dal-
l’atrio atleti ed essere collegate alla sala di atti-
vità mediante corridoi e disimpegni privi di bar-
riere architettoniche. Dovranno essere suddivisi
in più unità della capacità, ciascuna, di minimo
10 posti spogliatoio.
Per impianti polivalenti, il numero complessivo
di posti spogliatoio, salvo specifiche esigenze
(impianti di esercizio, impianti scolastici o con
particolare destinazione), non dovrà essere infe-
riore a quanto di seguito riportato (le dotazioni si
riferiscono al numero complessivo di posti spo-
gliatoio):
- fino a mq 250
(n. 20 posti spogliatoio)
- oltre mq 250 e fino a mq 450
(n. 30 posti spogliatoio)
- oltre mq 450 e fino a mq 1100
(n. 40 posti spogliatoio)
- oltre mq 1100
(n. 60 posti spogliatoio)
Per gli impianti specialistici il numero di posti
spogliatoio sarà uguale al numero massimo di
utenti contemporanei tenendo conto degli avvi-
cendamenti. La dimensione minima dei locali
spogliatoio dovrà essere, preferibilmente, non
inferiore a m 3.00. L’accesso ai servizi igienici
ed alle docce dovrà avvenire, preferibilmente,
dal locale spogliatoio tramite locale filtro. I per-
corsi dovranno essere privi di barriere architetto-
niche; ove ne ricorrano gli estremi, si potrà tene-
re conto di quanto precisato al precedente punto
4, ultimo comma.
10.1.3 Deposito attrezziLa superficie dovrà essere funzionale al tipo di
attività prevista nell’impianto e tale da consenti-
re l’immagazzinamento delle attrezzature mobi-
li. Si consiglia una superficie non inferiore ad
1/25 di quella dello spazio di attività sportiva
servito, con eventuale suddivisione in più unità.
10.1.4 Spogliatoi giudici di gara/istruttoriIl dimensionamento sarà effettuato in relazione
al tipo ed al livello di attività svolta; in ogni
caso, fatta eccezione per gli impianti di eserci-
zio, dovranno essere previsti almeno due locali
spogliatoio accessibili ai disabili.
10.1.5 Spogliatoi per il personaleSaranno previsti in relazione al tipo ed impor-
tanza dell’impianto. Preferibilmente dovranno
essere realizzati almeno due locali spogliatoio
dimensionati per almeno due posti spogliatoio
con relativo WC, doccia e lavabo. Gli spogliatoi
dovranno essere accessibili ai disabili motori.
10.2 - Impianti natatori
Le prescrizioni che seguono sono riferite sia agli
impianti al chiuso che, per quanto applicabili, a
quelli all’aperto.
10.2.1 Vasche nuotatori (per attività previstedalla Federazione Italiana Nuoto)Le caratteristiche dovranno essere conformi alle
specifiche tecniche della Federazione Italiana
Nuoto ovvero alle norme FINA, in relazione al
tipo ed al livello di attività previsto.
Perimetralmente le vasche, almeno sui lati lun-
ghi, dovranno essere dotate di canalette di rac-
colta delle acque di tracimazione distinte ed
indipendenti dai sistemi di smaltimento delle
acque di lavaggio del vano vasche.
Nel caso di ristrutturazioni potranno essere man-
tenuti sistemi diversi di tracimazione nei limiti
previsti dalle norme igieniche.
La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà
essere inferiore a 24°C (preferibili 26-28°C). Per
le competizioni dovranno essere adottate le tem-
perature previste dalle norme FIN e FINA.
10.2.2 Vasche non nuotatori (avviamento alnuoto, bambini)Le caratteristiche dimensionali verranno stabilite
in relazione al tipo di attività; dovranno essere
previsti sistemi di raccolta delle acque di tracima-
zione analoghi a quelli delle vasche nuotatori.
La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà
essere inferiore a 26°C (preferibili 28-29°C).
10.2.3 Piano vascheL’accesso al piano vasche dovrà avvenire trami-
te passaggio obbligato non eludibile, conforme
alla vigente normativa d’igiene, dotato di vasca
lava piedi con liquido disinfettante. Il rientro dal
piano vasche verso i servizi potrà avvenire tra-
mite accesso unidirezionale. I diversi passaggi
dovranno essere privi di barriere architettoniche;
dovrà essere previsto l’ingresso in vasca dei
disabili motori.
23
EDILIZIA
Perimetralmente a ciascuna vasca dovranno
essere realizzate banchine di idonea larghezza
per garantire la sicurezza degli utenti e la fun-
zionalità sportiva. In ogni caso la distanza mini-
ma di ostacoli fissi dal bordo vasca dovrà esse-
re in non inferiore a m 1.50. Per garantire una
sufficiente funzionalità sportiva la larghezza del
bordo vasca dovrà risultare, preferibilmente,
non inferiore a:
- m 2,50 per i lati lunghi e m 4 per quelli corti
e per il distacco tra vasche contigue, per le
vasche fino a m 33,33
- m 3,50 sui lati lunghi e m 6 per quelli corti e
per i distacchi tra vasche contigue, per le
vasche da m 50
Attorno alle vasche dovranno essere previsti
spazi comunque distribuiti ma connessi diretta-
mente agli specchi d’acqua, aventi superficie
complessiva non inferiore alla metà di quella
delle vasche servite. Per assicurare una suffi-
ciente funzionalità sportiva tale superficie dovrà
preferibilmente essere almeno pari alla superfi-
cie delle vasche servite per gli impianti al chiu-
so ed almeno al doppio della superficie delle
vasche servite per gli impianti all’aperto.
10.2.4 Spogliatoi atleti (bagnanti)I posti spogliatoio potranno essere raggruppati
in locali comuni (spogliatoi comuni) o essere
del tipo singolo (cabine a rotazione); gli spoglia-
toi in locale comune non potranno essere utiliz-
zati anche come elementi di percorso di altri
spogliatoi.
Per ragioni igieniche, gli spogliatoi dovranno
costituire elemento di separazione tra i percorsi
effettuati in abbigliamento normale (percorsi a
piedi calzati) e quelli in abbigliamento sportivo
(percorsi a piedi nudi). Saranno inoltre suddivi-
si per uomini e donne, con separati servizi igie-
nici, docce e percorsi a piedi nudi fino al passag-
gio obbligato.
Il numero di posti spogliatoio dovrà risultare
non inferiore a 1/9 della superficie, espressa in
metri quadrati, delle vasche servite; si consiglia
di realizzare almeno il 25% dei posti spogliato-
io mediante cabine a rotazione; ai fini della
valutazione dei posti spogliatoio le cabine a
rotazione possono essere valutate pari a 1.5
posti spogliatoio.
Riduzioni al dimensionamento dei posti spoglia-
toio, fino ad un massimo del 50%, sono consenti-
te per utilizzazioni in cui il numero di utenti sia
inferiore a quello massimo consentito dalle vigen-
ti normative d’igiene per lo specchio d’acqua ser-
vito. In ogni caso dovrà essere previsto un nume-
ro di posti spogliatoio non inferiore al numero
massimo di utenti contemporanei previsto.
Gli spogliatoi a servizio delle vasche potranno
essere utilizzati anche per altri spazi sportivi
accessori dell’impianto piscina (palestre, campi
all’aperto...) purché siano soddisfatti i requisiti
igienici della separazione dei percorsi verso il
piano vasche e la presenza del presidio di boni-
fica prima dell’accesso al piano vasche medesi-
mo. In caso di contemporaneità d’uso, il dimen-
sionamento degli spogliatoi sarà effettuato som-
mando al numero degli utenti dell’impianto
piscina quello degli utenti delle altre attività,
eventualmente ridotto del 50%. In ogni caso
dovrà essere prevista la fruibilità degli spoglia-
toi da parte dei disabili.
10.2.5 Docce atletiDovranno essere realizzate in apposito locale
con accesso dai disimpegni della zona piedi
nudi, preferibilmente tramite locale filtro, even-
tualmente in comune con il locale filtro dei ser-
vizi igienici. Dovrà essere prevista almeno una
doccia ogni 30 metri quadrati di vasche servite.
Nel caso di dimensionamento ridotto dei posti
spogliatoio, potrà essere adottata una corrispon-
dente riduzione delle docce. In ogni caso
dovranno essere realizzate almeno n. 2 docce
per lo spogliatoio maschile e n. 2 docce per
quello femminile di cui almeno una, per ciascu-
no degli spogliatoi, accessibile ai disabili.
10.2.6 Servizi igienici atletiDovranno avere accesso dai disimpegni della
zona piedi nudi tramite locale di disimpegno
(anti WC). Saranno dimensionati in ragione di
almeno un WC ed un orinatoio ogni m2 150 di
vasche servite, per gli uomini; di almeno un WC
ogni m2 100 di vasche servite per donne. Nei
servizi igienici destinati agli uomini, coppie di
orinatoi possono essere sostituiti da un WC. Per
i lavabi vale quanto già indicato al punto 8.6.1.
Nel caso di dimensionamento ridotto dei posti
spogliatoio, potrà essere prevista una analoga
riduzione nel numero dei WC. In ogni caso
dovranno essere realizzati almeno un WC ed un
orinatoio per gli uomini e due WC per le donne.
24
EDILIZIA
Almeno un WC per gli uomini ed uno per le
donne, computabili nel numero complessivo
occorrente, dovranno risultare fruibili dai disa-
bili.
10.2.7 Deposito abitiPotrà essere realizzato in apposito locale (in
comunicazione con la zona piedi calzati, per la
consegna delle stampelle e con quella a piedi
nudi per il ritiro degli abiti), ovvero costituito da
armadietti da posizionare negli spogliatoi comu-
ni (per gli utenti di questi ultimi) o nei disimpe-
gni della zona a piedi nudi (per gli utenti delle
cabine singole o degli spogliatoi comuni), ovve-
ro di tipo misto tra i suddetti. In relazione a par-
ticolari destinazione dell’impianto potranno
essere realizzati anche appendiabiti nei locali
spogliatoio comuni, secondo le indicazioni della
FIN. Orientativamente il numero complessivo di
posti appendiabiti e/o armadietti, dovrà essere
non inferiore al doppio dei posti spogliatoio ser-
viti. Dovrà essere assicurata la fruibilità da parte
dei disabili.
10.2.8 Deposito attrezziLa superficie sarà tale da consentire l’immagaz-
zinamento delle attrezzature mobili; indicativa-
mente è consigliabile una superficie di 1/20 di
quello delle vasche servite, con eventuale suddi-
visione in più unità.
10.2.9 - Spogliatoi giudici di gara/istruttoriIl dimensionamento sarà effettuato in relazione
al tipo ed al livello di attività svolta; in ogni caso
dovrà essere previsto almeno un locale per gli
uomini ed uno per le donne. Almeno un locale
con relativi servizi dovrà risultare accessibile ai
disabili.
10.2.10 - Impianti di depurazioneDovrà essere previsto un impianto di depurazio-
ne e di rinnovo dell’acqua delle vasche confor-
me alle vigenti normative.
10.2.11 - Spogliatoi per il personaleSaranno previsti in relazione al tipo ed impor-
tanza dell’impianto. Preferibilmente dovranno
essere realizzati almeno due locali spogliatoio
dimensionati per almeno due posti spogliatoio
con relativo WC, doccia e lavabo, fruibili dai
disabili motori.
10.3 - Campi all’aperto
10.3.1 Spazio di attivitàL’ubicazione rispetto ai servizi (spogliatoi ed
annessi) dovrà consentire un facile utilizzo da
parte degli atleti e l’indipendenza dei percorsi
atleti e pubblico eventualmente presente.
Per i manti in terra stabilizzata, in erba o sinteti-
ci drenanti, dovranno essere realizzati idonei
drenaggi per lo smaltimento delle acque di per-
colazione, valutate sulla base delle precipitazio-
ni locali.
Dovrà essere previsto un impianto di irrigazione
adeguato al tipo di pavimentazione ed alle con-
dizioni climatiche. Dovrà pertanto essere assicu-
rata la disponibilità di acqua in quantitativo suf-
ficiente e di caratteristiche fisico chimiche e bio-
logiche compatibili.
Quando richiesto dalle norme delle Federazioni
Sportive, i campi dovranno essere recintati,
secondo le indicazioni delle Federazioni mede-
sime; si consiglia inoltre la realizzazione di pro-
tezioni contro i venti dominanti, preferibilmente
mediante siepi ed alberature.
10.3.2 Spogliatoi atletiDovranno essere suddivisi in almeno due locali
con annessi servizi igienici e docce direttamente
accessibili dai locali spogliatoio preferibilmente
tramite locale filtro.
Il numero complessivo di posti spogliatoio dovrà
essere almeno pari al numero massimo di utenti
contemporanei dello spazio di attività.
Indicativamente, salvo specifiche esigenze connes-
se all’attività praticata o diversa indicazione da
parte delle FSN, dovranno essere realizzati almeno:
- 60 posti spogliatoio per gli impianti di atleti-
ca leggera (preferibili n.80);
- 40 posti spogliatoio per impianti di rugby;
- 30 posti spogliatoio per impianti di calcio,
hockey su prato;
- 20-30 posti spogliatoio per piccoli campi
polivalenti.
Nel caso in cui siano previsti impianti con spazi
di attività diversi con uso contemporaneo, gli
spogliatoi potranno essere dimensionati per la
condizione più gravosa tenendo conto di un ido-
neo fattore di contemporaneità (valore consi-
gliato: 0.75).
25
EDILIZIA
Per tutti gli spogliatoi dovrà essere prevista l’ac-
cessibilità ai disabili motori.
10.3.3 Deposito attrezziLa superficie dovrà essere funzionale al tipo di
attività prevista nell’impianto e tale da consenti-
re l’immagazzinamento delle attrezzature mobi-
li, indicativamente si consigliano dimensiona-
menti non inferiori a:
- mq 15 per impianti di calcio, piccoli campi
polivalenti e simili;
- mq 40 per impianti di atletica leggera.
10.3.4 Spogliatoi giudici di gara/istruttoriIl dimensionamento dovrà essere effettuato in
relazione al tipo ed al livello di attività svolta. In
ogni caso, salvo particolari destinazioni o diver-
sa indicazione da parte delle FSN, dovranno
essere previste almeno le seguenti unità:
- n. 1 locale per piccoli campi (polivalenti e
simili);
- n. 1 locale (preferibili 2) per campi di calcio,
hockey su prato, rugby, baseball/softball;
- n. 2 locali con 4-6 posti spogliatoio, per
l’atletica leggera.
Tutti gli spogliatoi dovranno essere fruibili da
parte dei disabili motori.
10.3.5 - Spogliatoi per il personaleSaranno previsti in relazione al tipo ed impor-
tanza dell’impianto. Preferibilmente dovrà esse-
re realizzato almeno un locale spogliatoio
dimensionato per due o più posti spogliatoio con
relativo WC, doccia e lavabo, fruibili dai disabi-
li motori.
Seguono le tabelle parametrate alle rispettive
caratteristiche con indicazione delle specifiche
codificazioni che per ragione di spazio non pub-
blichiamo.
Tabella A
- Caratteristiche delle pavimentazioni sportive
per attività e livello d’uso.
Tabella B
- Caratteristiche illuminotecniche degli spazi
di attività.
Tabella C
- Caratteristiche ambientali.
26
IL GEOMETRA
L’evoluzione
della figura
professionale
del geometra
a cura diAntonella BIZZARRO
Ci sarà capitato talvolta di chiederci quali siano
state le circostanze che hanno favorito la nascita
e lo sviluppo della nostra professione. Il presen-
te articolo vuole, appunto, illustrare le varie fasi
fondamentali attraverso le quali si è evoluto il
nostro lavoro, che affonda le sue radici nella sto-
ria. È un’attività lavorativa che nel corso degli
anni ha avuto una significativa evoluzione, è una
figura fondamentale per lo sviluppo del nostro
territorio.
Le origini della figura professionale del
Geometra e il suo ingresso nell’edilizia
La nascita della figura del geometra viene fatta
risalire all’organigramma della Legione roma-
na, nel quale era prevista la figura del “mensor”,
una sorta di geometra ante litteram incaricato,
tra le altre incombenze, di tracciare le linee base
dei “castra aestiva”: gli accampamenti tempora-
nei che i legionari costruivano durante i loro
spostamenti.
Ma solamente anni dopo venne istituita una
legge fondamentale che regolarizzò la figura del
geometra (Reggio Decreto dell’11 febbraio
1929 n. 274).
In quegli anni i suoi compiti prevalenti erano
quelli estimativi, di economia agraria e di misu-
razione del terreno.
Tale tipologia di incarichi era legata a quella che
era la situazione economica dell’Italia: un’Italia
che richiedeva una figura professionale che si
occupasse di misurare i fondi rustici con la pre-
cisione richiesta per il suo corretto sfruttamento
o per una compravendita, che sapesse stimare
questo stesso fondo, che vi sapesse costruire
edifici necessari alla sua conduzione, e che
avesse una cognizione delle tecniche di coltiva-
zione, dal momento che l’80% del PIL naziona-
le era costituito dall’agricoltura.
La stessa etimologia della parola geometra (“geo”
e “metros”, rispettivamente, terra e misura) rivela
la vocazione originale del geometra: quella cioè
di agrimensore, ossia “misuratore della terra”.
L’attività del geometra ha subito, comunque,
una modificazione legata direttamente al cam-
biamento sociale, materiale e scientifico dovuto
al passaggio dalla civiltà contadina ad una
società di servizi e terziario e insieme al boom
economico degli anni ‘50 e ‘60 hanno rappre-
sentato una svolta nelle mansioni di questa figu-
ra professionale che ha portato ad un importan-
te cambiamento nelle sue funzioni, poiché quel-
le che erano funzioni accessorie quali i compiti
progettuali e direttivi di edilizia hanno assunto
maggior rilievo.
Nel 1967 lo Stato impone a tutti i geometri
iscritti all’Albo operativi l’adesione ad un’unica
Cassa di previdenza. La comune appartenenza
ad un unico Ente previdenziale, costituisce da
27
IL GEOMETRA
quel momento straordinario elemento di aggre-
gazione tra gli appartenenti alla categoria legati
da un sostanziale patto di solidarietà tra le gio-
vani e le vecchie generazioni di professionisti.
Il perfezionamento tecnico risale al ‘400 e nel
‘700 assistiamo allo sviluppo delle misurazioni
astronomiche che davano inizio in Europa alla
cartografia geodetica.
L’evoluzione del ruolo del geometra si identifi-
cava soprattutto con l’utilizzo di un sofisticato
sistema di stazioni satellitari denominato GPS
(Il GPS (GLOBAL POSITIONING SYSTEM),
il suddetto sistema da un enorme contributo poi-
ché consente di realizzare in tempi brevi e con
elevata accuratezza, rilievi topografici di aree
anche prive di punti di riferimento sul terreno.
I dati acquisiti vengono elaborati a computer i
quali hanno preso ormai il posto dei “vecchi “
tavoli da disegno tecnico.
Tutto ciò è rilevante per una moderna e funzio-
nale gestione del territorio.
Il Geometra: una figura professionale richie-
sta dal mercato del lavoro
Attualmente il geometra ha un ruolo fondamenta-
le nella creazione del mondo in cui viviamo: è il
tecnico più completo e polivalente per operare sui
beni immobili e sul territorio. Le sue competenze
professionali sono disciplinate dall’articolo 16
DEL R.D. N. 274/1929, (attività professionali:
- Topografia e Catasto;
- Edilizia;
- Consulenze.
Attualmente il geometra ha trovato una colloca-
zione precisa nel mondo del lavoro delle libere
professioni: è entrato di diritto a far parte della
categoria dei tecnici intermedi che verrà regola-
ta dall’accesso alla libera professione attraverso
l’acquisizione di laurea (triennale) nelle classi
4-7-8 (a partire dal 2015).
Per evitare il declino di una categoria professio-
nale tanto importante per la società italiana,
necessita una grande e straordinaria opera di rin-
novamento e di riqualificazione.
Solo in questo modo sarà possibile che la nostra
categoria mantenga e rafforzi la propria colloca-
zione al IV livello tra i cinque livelli professio-
nali fissati dalla Direttiva Europea 2005/36.
Per raggiungere detto obbiettivo è determinante
che tutta la formazione scolastica e post scola-
stica venga adattata alla rinnovata missione:
- non più costruire ma costruire in sicurezza;
- non solo costruire ma costruire contenendo i
consumi energetici e recuperare l’esistente;
- non più misurare ma rilevare il territorio per
la conservazione e l’aggiornamento della
cartografia, anche tematica, e per la creazio-
ne delle banche dati territoriali;
- non più stimare ma valutare secondo proce-
dure certificate nel rispetto degli standard
internazionali;
- non più ignorare i fattori di inquinamento
dell’aria e dell’acqua;
- non più disperdere sul suolo rifiuti ed altri
inquinanti;
- demolire dove è necessario.
La Libera Professione sarà continuamente in cre-
scita e saranno sempre più richieste dal mercato
figure professionali con queste caratteristiche.
BUON SENSO ED ONESTA’:
I PRINCIPI FONDAMENTALI
DEL NOSTRO LAVORO.
30
REGOLAMENTO ELEZIONI
REGOLAMENTO PER LO SVOLGIMENTO
DELLE ELEZIONI
PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
L’assemblea del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Campobasso, validamen-
te riunita su convocazione presso la sede del Collegio in data 05.12.2008,
VISTO l’art.2 del Decreto Legislativo Luogotenenziale 23 novembre 1944 n°382 che recita testual-
mente “I componenti del Consiglio sono eletti dall’assemblea degli iscritti nell’albo a maggioran-za assoluta di voti segreti per mezzo di schede contenenti un numero di nomi uguale a quello deicomponenti da eleggersi”.
RITENUTO opportuno regolamentare lo svolgimento delle elezioni onde evitare interpretazioni
soggettive da parte del Presidente del seggio per incertezze derivanti da omonimie tra gli iscritti, per
schede compilate a penna le quali spesso sono difficilmente leggibili o risultano riportare chiari
segni di riconoscimento, e per discordanze relative all’attribuzione dei voti validi, ecc.
stabilisce quanto segue:
Le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Regolamento.
ART. 1 Ogni Geometra iscritto all’Albo, in regola con il pagamento delle quote associative e in pos-
sesso del pieno dei diritti civili, è eleggibile previa presentazione della propria candidatura con
apposta firma e timbro professionale. La candidatura dovrà pervenire presso la segreteria del
Collegio entro e non oltre il decimo giorno antecedente la data prefissata per lo svolgimento dell’as-
semblea per l’Elezione del Consiglio in primo appello.
ART. 2 Coloro che non avranno manifestato la propria candidatura nei modi e nei termini del pre-
cedente art.1 sono da ritenersi non interessati a far parte del Consiglio Direttivo e pertanto non pos-
sono essere votati.
ART. 3 I nominativi di coloro che avranno manifestato la propria candidatura, nei modi e nei termi-
ni del precedente art.1, saranno prestampati sulla scheda elettorale in modo da semplificare le ope-
razioni di voto e di scrutinio; il numero dei componenti del Consiglio Direttivo da eleggere è quel-
lo stabilito dall’art.1 comma 2 del Decreto Legislativo Luogotenenziale 23 novembre 1944 n°382.
Tale numero verrà indicato nella convocazione dell’Assemblea per il rinnovo del Consiglio
Direttivo.
ART. 4 Le schede elettorali saranno ritenute valide solo nel caso in cui riportino un numero di pre-
ferenze pari al numero di consiglieri assegnati; saranno pertanto ritenute nulle tutte le schede che
31
REGOLAMENTO ELEZIONI
indicheranno un numero maggiore o minore di preferenze rispetto a quelle assegnate; altresì saran-
no ritenute nulle tutte quelle schede che riporteranno un qualsivoglia segno di riconoscimento.
ART. 5 È facoltà dei candidati, riuniti in un numero pari a quello dei Componenti il Consiglio
Direttivo da eleggere, di costituirsi volontariamente in una lista; in questo caso la candidatura da
proporre dovrà pervenire, nei termini di cui al precedente art.1, in forma congiunta con tutti i com-
ponenti la lista e dovrà contenere espressamente, oltre alla manifestazione della candidatura perso-
nale, anche la volontà di far parte della lista. Ciascun componente la lista dovrà sottoscrivere la can-
didatura e apporre il proprio timbro professionale.
ART. 6 La scheda, preventivamente prestampata, prevederà la possibilità di indicare la preferenza
per il singolo candidato, barrando il quadratino posizionato accanto al nominativo dello stesso,
ovvero di indicare la preferenza per l’intera lista, barrando il quadratino posizionato accanto al
numero progressivo assegnato alla lista stessa.
ART. 7 È facoltà dell’elettore votare comunque singoli candidati facenti parte anche di liste diver-
se; in questo caso non andrà contrassegnata la lista e resta fermo il principio di cui all’art. 3 che il
numero di preferenze da indicare dovrà corrispondere al numero dei consiglieri da eleggere.
ART. 8 Il presente regolamento, così come approvato dall’Assemblea degli iscritti, è da intendersi
immediatamente esecutivo e sarà reso noto a tutti gli iscritti a mezzo di affissione nella bacheca del
Collegio e sul sito internet dello stesso per un periodo non inferiore a 60 giorni.
L’assemblea degli iscritti del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di
Campobasso, alle ore 17,50 del giorno cinque del mese di dicembre approva il suesteso
Regolamento a all’unanimità dei presenti.
IL SEGRETARIO IL PRESIDENTE