montalbano e gangi. modelli sostenibili di sviluppo locale ... · gangi, inoltre, pur condividendo...

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128 128 AGEI - Geotema, 57 Grazia Arena, Maria Sorbello La globalizzazione potrebbe assumere un ruolo ben diverso da quello oggi tanto contestato dai no-global, determinante un’uniformità negli stili di vita, nei comportamenti e nei paesaggi che annulla quelle differenze così importanti per i turisti che sono alla ricerca delle singolarità peculiari dei luoghi. L’associazione “i borghi più belli d’Italia”, creata nel 2001 dall’ANCI mira a salvaguardare attivamente i centri minori e villaggi che, pur dotati di un patrimonio culturale e paesaggistico di grande importanza, rischiano di cadere nel degrado e nell’abbandono. E la Sicilia, per la presenza di un significativo patrimonio storico-artistico uniformemente “ spalmato” anche nelle zone più remote ed escluse dai circuiti turistici di massa costituisce senz’altro la regione in cui implementare forme corrette di un turismo durevole che inserisca questi luoghi nella rete globale. La Sicilia ha ormai ben 18 centri minori che rientrano nell’elenco dei “borghi più belli d’Italia”, dopo essere stati sottoposti ad opportuni lavori di recupero urbano e territoriale attraverso il restauro del patri- monio storico e artistico, la creazione di una più efficiente rete infrastrutturale e la creazione di nuovi itinerari turistici. Questa ricerca riguardante i borghi di Montalbano Elicona e Gangi, mira a focalizzare sia l’ impatto economico diretto che indiretto che quello turistico, dopo un’importante fase progettuale messa in atto per la rinascita di due centri storici, oggi visti come mete del turismo culturale, rappresentando una sintesi originale ed eloquente di identità territoriali locali a più livelli: architettonico, urbano, insediamento, mestieri e tradizioni. Essa è volta alla conoscenza dei progetti attuati o da attuare per lo sviluppo sostenibile integrale dei loro territori e delle strategie vincenti per la loro inclusione nel Club dei “Borghi più belli d’Italia” diventando mete turistiche attraenti e alternative a quelle già conosciute dal turismo di massa. Abstract: Montalbano and Gangi. Sustainable Models of Local Development in the Global Era Globalization would assume a very different role from the one currently contested by the no-global, determining a uniformity in lifestyles, behavior and landscapes that cancels those differences so important for those who are looking for the identity peculiarities of the places. The Association «The most beautiful villages in Italy», created in 2001 by the ANCI aims to actively safeguard the smaller towns and villages that are equipped with the cultural heritage and landscape of great importance, are likely to fall into decay and abandonment. And Sicily, for the presence of a significant historical-artistic heritage uniformly «spread» even in the most remote areas and excluded from the international and national mass tou- rist circuits is undoubtedly the region in which to implement the correct forms of a tourisme durable able to place these «unique» places in the global network. Sicily now has as many as 18 small municipalities that fall within the list, after having been subjected to appropriate works of urban and territorial recovery, through the restoration of historical and artistic heritage, the creation of more efficient infrastructure and the creation of new tourist routes. This research related to the villages of Montalbano Elicona and Gangi, aimes to focus the direct and indirect economic impact and the tourism impact after an important planning phase put in place for the rebirth of the two historical centers, today sought after destinations of cultural tourism, representing an original and eloquent synthesis local territorial identities at multiple levels: architectural, urban, settlement, trades and traditions. It aims to the knowledge of the projects implemented or to be implemented for integral sustainable development of their territories and winning strategies that have justified their inclusion in the Club of excellence villages, becoming attractive and alternatives tourist destinations to those already known to mass tourism. Parole chiave: Riorganizzazione, turismo, valorizzazione, sviluppo, sostenibilità, territorio Keywords: reorganization, tourism, improvement, development, sustainability, territory Grazia Arena, Università di Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche - [email protected] Maria Sorbello, Università di Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche - [email protected] Questo articolo è frutto di riflessioni condivise da parte delle autrici. Ai fini di una distinzione, i paragrafi 1 e 2 sono da attribuire a Grazia Arena, mentre i paragrafi 3, 4 e 5 sono da attribuire a Maria Sorbello. Montalbano e Gangi. Modelli sostenibili di sviluppo locale nell’era del globale

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Page 1: Montalbano e Gangi. Modelli sostenibili di sviluppo locale ... · Gangi, inoltre, pur condividendo le stesse elevate fasce altimetriche, 920 m s.l.m. il primo e 1.011 m s.l.m. il

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Grazia Arena, Maria Sorbello

La globalizzazione potrebbe assumere un ruolo ben diverso da quello oggi tanto contestato dai no-global, determinante un’uniformità negli stili di vita, nei comportamenti e nei paesaggi che annulla quelle differenze così importanti per i turisti che sono alla ricerca delle singolarità peculiari dei luoghi. L’associazione “i borghi più belli d’Italia”, creata nel 2001 dall’ANCI mira a salvaguardare attivamente i centri minori e villaggi che, pur dotati di un patrimonio culturale e paesaggistico di grande importanza, rischiano di cadere nel degrado e nell’abbandono. E la Sicilia, per la presenza di un significativo patrimonio storico-artistico uniformemente “ spalmato” anche nelle zone più remote ed escluse dai circuiti turistici di massa costituisce senz’altro la regione in cui implementare forme corrette di un turismo durevole che inserisca questi luoghi nella rete globale. La Sicilia ha ormai ben 18 centri minori che rientrano nell’elenco dei “borghi più belli d’Italia”, dopo essere stati sottoposti ad opportuni lavori di recupero urbano e territoriale attraverso il restauro del patri-monio storico e artistico, la creazione di una più efficiente rete infrastrutturale e la creazione di nuovi itinerari turistici. Questa ricerca riguardante i borghi di Montalbano Elicona e Gangi, mira a focalizzare sia l’ impatto economico diretto che indiretto che quello turistico, dopo un’importante fase progettuale messa in atto per la rinascita di due centri storici, oggi visti come mete del turismo culturale, rappresentando una sintesi originale ed eloquente di identità territoriali locali a più livelli: architettonico, urbano, insediamento, mestieri e tradizioni. Essa è volta alla conoscenza dei progetti attuati o da attuare per lo sviluppo sostenibile integrale dei loro territori e delle strategie vincenti per la loro inclusione nel Club dei “Borghi più belli d’Italia” diventando mete turistiche attraenti e alternative a quelle già conosciute dal turismo di massa.

Abstract: Montalbano and Gangi. Sustainable Models of Local Development in the Global Era

Globalization would assume a very different role from the one currently contested by the no-global, determining a uniformity in lifestyles, behavior and landscapes that cancels those differences so important for those who are looking for the identity peculiarities of the places. The Association «The most beautiful villages in Italy», created in 2001 by the ANCI aims to actively safeguard the smaller towns and villages that are equipped with the cultural heritage and landscape of great importance, are likely to fall into decay and abandonment. And Sicily, for the presence of a significant historical-artistic heritage uniformly «spread» even in the most remote areas and excluded from the international and national mass tou-rist circuits is undoubtedly the region in which to implement the correct forms of a tourisme durable able to place these «unique» places in the global network.Sicily now has as many as 18 small municipalities that fall within the list, after having been subjected to appropriate works of urban and territorial recovery, through the restoration of historical and artistic heritage, the creation of more efficient infrastructure and the creation of new tourist routes. This research related to the villages of Montalbano Elicona and Gangi, aimes to focus the direct and indirect economic impact and the tourism impact after an important planning phase put in place for the rebirth of the two historical centers, today sought after destinations of cultural tourism, representing an original and eloquent synthesis local territorial identities at multiple levels: architectural, urban, settlement, trades and traditions. It aims to the knowledge of the projects implemented or to be implemented for integral sustainable development of their territories and winning strategies that have justified their inclusion in the Club of excellence villages, becoming attractive and alternatives tourist destinations to those already known to mass tourism.

Parole chiave: Riorganizzazione, turismo, valorizzazione, sviluppo, sostenibilità, territorio

Keywords: reorganization, tourism, improvement, development, sustainability, territory

Grazia Arena, Università di Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche - [email protected] Sorbello, Università di Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche - [email protected]

Questo articolo è frutto di riflessioni condivise da parte delle autrici. Ai fini di una distinzione, i paragrafi 1 e 2 sono da attribuire a Grazia Arena, mentre i paragrafi 3, 4 e 5 sono da attribuire a Maria Sorbello.

Montalbano e Gangi. Modelli sostenibilidi sviluppo locale nell’era del globale

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1. Introduzione

Riuscire a dar conto delle profonde trasforma-zioni che stanno rendendo la Sicilia protagonista di un processo di riscoperta e valorizzazione del-le risorse locali, in primo luogo del patrimonio culturale e paesaggistico, non è impresa semplice. Ma il tentativo che ci muove in questo breve scrit-to non è elencare tutti i passi, le fasi e i progetti con i quali la politica regionale dà concretezza all’obiettivo dello sviluppo delle comunità loca-li, bensì evidenziare con enfasi il ruolo centrale e qualificante dei beni culturali e paesistici nello sviluppo territoriale dell’isola e nella costruzione di una salda identità locale, di cui finalmente si è consapevoli, oggi molto più di ieri. Solo da un tempo relativamente recente, infatti, una profon-da sensibilità etica e culturale, maturata in seno alla politica, alle istituzioni e alla comunità, dopo la prepotente evidenza dell’esistenza di una «que-stione ambientale», e in opposizione allo spietato dilagare della globalizzazione, ha prodotto una inversione di tendenza sostanziale nella pianifi-cazione del territorio, promuovendo la valorizza-zione della fitta trama valoriale di cui esso è de-positario e attribuendo, così, un ruolo di primo piano alla cultura nelle innumerevoli forme del suo depositarsi sul territorio. I centri di grande pregio storico-architettonico, in particolare, sono i contesti territoriali locali nell’ambito dei quali la cultura si è stratificata, ed è giunta sino alle nostre generazioni come palinsesto complesso, come sintesi di una storia sociale, politica, econo-mica, architettonica assai antica, quanto antica è la storia dell’insediamento in Sicilia.

Alla luce di tale premessa teorica, il presente lavoro analizza i casi di studio di Montalbano Eli-cona (ME) e Gangi (PA), che costituiscono esem-pi interessanti, in seno a una casistica vasta ed eterogenea, di tutela e valorizzazione del retaggio storico-culturale dei centri storici siciliani. La ri-cerca, in particolare, ha inteso focalizzare l’impat-to economico diretto e indiretto e le ricadute tu-ristiche, successivamente a una importante fase di progettualità messa in campo per la rinascita dei due centri storici, oggi mete di turismo cultura-le, poiché rappresentano una sintesi originale ed eloquente delle identità territoriali locali a livelli molteplici: architettonico, urbanistico, insediati-vo, dei mestieri e delle tradizioni.

I casi di studio presentati sono stati individua-ti sulla base di due ordini di ragioni: entrambi fanno parte del circuito dei «Borghi più belli d’Italia» 1; entrambi permettono di apprezzare la portata delle iniziative di valorizzazione in ambiti

montani, mentre, notoriamente per la Sicilia, la valorizzazione territoriale ha privilegiato da sem-pre le aree costiere, poiché sono il punto forte del turismo balneare mondiale.

Riguardo al primo aspetto si è cercato di com-prendere se il marchio «Borgo più bello d’Italia» sia stato responsabile – rispetto a un passato non remoto fatto di marginalizzazione – di pubblicità notevole, di notorietà anche a scala internazio-nale, diventando la motivazione «per eccellenza» dell’aumento dei flussi nei due centri.

In riferimento al secondo aspetto, la ricerca ha cercato di comprendere se, in coincidenza di tale valorizzazione territoriale, si sia verificata una cer-ta crescita economica e un contestuale recupero di benessere per le comunità dei due piccoli cen-tri e delle aree limitrofe. Montalbano Elicona e Gangi, inoltre, pur condividendo le stesse elevate fasce altimetriche, 920 m s.l.m. il primo e 1.011 m s.l.m. il secondo, ricadono nell’ambito di unità territoriali differenti per connotazioni ambien-tali, trame insediative, peculiarità economico-produttive: Montalbano ricade nella sub-unità nebroidea del lembo nord-orientale della Sicilia, Gangi ricade nella sub-unità madonita del lembo nord-occidentale. La ricerca pertanto ha permes-so di operare un confronto conclusivo tra i diffe-renti esiti della valorizzazione dei due borghi in relazione alle loro peculiari connotazioni localiz-zative, storico-culturali ed economiche.

La metodologia applicata a monte è stata di tipo induttivo, poiché per entrambi i casi di studio sono stati preliminarmente analizzati i progetti di valorizzazione forniti dagli enti locali, i docu-menti legislativi, i dati statistici, nonché i siti web ufficiali. Pressoché inesistente, per quanto è dato sapere, la letteratura bibliografica scientifica sui singoli centri, a eccezione di qualche approfon-dimento di tipo storico. In una fase più avanzata della ricerca si è ritenuto fondamentale un ap-proccio diretto con i luoghi, allo scopo di deline-are meglio caratteristiche, potenzialità, ma anche problematicità del borgo, di realizzare un piccolo apparato fotografico e di interfacciarsi con qual-che rappresentante istituzionale locale per ascol-tare parei da insider sul processo di valorizzazione ancora in atto.

2. Montalbano Elicona: verso un nuovo processo di sviluppo locale

Il centro storico di Montalbano Elicona, di im-pianto medievale, si impone per la sua suggestiva posizione topografica, dalla quale trae l’appellati-

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vo di «Tibet di Sicilia»: è situato infatti a 920 metri di altitudine, su uno spuntone roccioso dei Nebro-di, al limite con l’imponente sistema montuoso dei Peloritani. Esso ricade dunque in un ambito territoriale dove notevole è stata storicamente la propensione all’antropizzazione, che oggi è visibi-le nei numerosi e originali centri storici minori2.

In questa parte di Sicilia, infatti, in un varie-gato territorio mai uniforme e monotono, che si estende senza soluzione di continuità tra spazi pianeggianti, collinari, montuosi, interni e costie-ri, sorgono tante piccole città dotate di spessore storico e di spiccata riconoscibilità urbanistica e monumentale, intrise di una cultura antica che si innerva con un articolato comporsi di paesaggi unici. Sono centri che hanno una duplice carat-terizzazione: a) vivono una condizione di obso-lescenza e sono pressoché spopolati, sia a causa di una forza centrifuga che ha coinvolto la Sicilia con esodi dall’interno verso i più vivi e forti poli gravitazionali delle fasce costiere, sia in seguito a una costante migrazione di giovani generazioni che, volendo costruire il loro futuro professiona-le, sono state costrette a spostarsi altrove, in Italia e all’estero, per sfuggire a una crisi economica e occupazionale che proprio nei piccoli centri ha i suoi effetti drammatici e irreversibili; b) definisco-no un sistema di identità fortemente localistico e di grande valore storico-territoriale – dal momen-to che si sono conservate poco compromesse3, a volte museificate, le loro peculiarità architettoni-che – che potrebbe rappresentare un ancoraggio saldo rispetto alle incertezze della «deterritorializ-zazione» indotta e pilotata da processi omologan-ti globali. Esiste infatti un rischio reale di vedere irrimediabilmente cancellate le radici locali delle identità territoriali, vere potenzialità dello svilup-po endogeno, che è direttamente proporzionale al rinsaldarsi di una cultura europea e internazio-nale. Inoltre, non sembra mancare chi con acume riflette sulle nefaste conseguenze dei fenomeni di abbandono e degrado dei piccoli centri e sull’ur-genza di un cambiamento di rotta radicale nella pianificazione di questo territorio, osservando:

Tali borghi, difatti, hanno subito negli ultimi anni trend di decremento della popolazione così gravi che, se tale declino procederà nel futuro prossimo con gli stessi ritmi, per taluni di essi è stata individuata già la data di morte, nel senso che tra alcuni anni non ci sarà più nessun abitante. È una perdita che l’Italia non si può permettere, in particolare nell’a-rea che compone la città metropolitana di Messina dove la ricchezza della trama insediativa è testimo-niata dalla concentrazione del più alto numero di centri e nuclei urbani storico-artistici rilevabili nella più grande isola del Mediterraneo, trovando pochi

riscontri anche a livello europeo [Gambino e Limo-sani, 2015, p. 201].

Proprio su questi centri, dunque erroneamen-te definiti «minori», in verità assai importanti per la loro rarità e il valore «identificativo» (Manzi, 2001, p. 490), si sono focalizzati significativi pro-getti di rigenerazione urbana, di «riterritorializ-zazione» e promozione turistica, tra i quali si an-noverano i numerosi «patti territoriali», tanti già avviati con successo e altri in fase di elaborazione.

Montalbano Elicona fino a un tempo recente condivideva, con tutti gli altri comuni montani e collinari limitrofi, una crisi strutturale e una con-dizione di marginalizzazione. Oggi invece lascia intravedere ottime potenzialità per la costruzione sostenibile di uno sviluppo endogeno, attraverso il patrimonio identitario di cui è dotato, e buone opportunità di ricucire l’isolamento dei territori contigui, fungendo, in futuro, da centro pilota di un sistema turistico locale interno, complementa-re e dialogante con quello costiero ionico che ha i due poli attrattivi in altri due borghi del circuito «Borghi più belli d’Italia»: Savoca e Castelmola, a loro volta inglobati nel polo turistico Taormina-Etna.

Le caratteristiche salienti di Montalbano Elico-na sono la ridottissima dimensione demografica, che non supera i 2.500 abitanti, generatasi già nell’immediato primo dopoguerra, quando l’ab-bandono delle attività agricole e forestali, a causa del conflitto, costrinse molti abitanti a uno sposta-mento dalla montagna alla costa, e l’isolamento e l’acclività che ne rendono ancora oggi compli-cato l’accesso. Tutt’attorno si espande una rete di piccoli centri sparsi4, dai collegamenti impervi tra loro, suggestivamente incastonati nelle incisioni intervallive e nelle aree residuali di bosco a ca-vallo tra la catena montuosa peloritana e quella nebroidea.

L’impressione che riceve chi tenta di raggiun-gere questo borgo è pertanto quella di una realtà abbandonata e nascosta, dove a farla da padrone è proprio la natura. Invece, il centro storico, ben conservato, disvela tutte le ragioni della sua noto-rietà: un dedalo di viuzze che si snoda nel cuore dell’abitato antico, un imponente castello simbolo del dominio svevo-aragonese, chiesette medievali, un tessuto urbano armonico formato da moduli edilizi semplici ed essenziali che hanno privilegia-to i materiali del luogo.

Quanto finora detto evidenzia le ragioni più importanti che hanno concorso a plasmare la fisionomia di un piccolo centro storico rimasto pressoché immutato nel tempo: la marginalità

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rispetto alle direttrici principali dell’isola, viarie, economiche e funzionali, e una lunga storia di spopolamento. Tali fattori hanno inibito proces-si di nuova urbanizzazione che avrebbero potuto alterare l’originaria fisionomia del centro storico, ad esempio con la speculazione edilizia, e indeo-lire così il fascino del paesaggio architettornico. Appare chiaro come un contesto di questo tipo abbia positivamente influenzato la conservazione del patrimonio identitario, ma, assai plausibil-mente, allo stesso tempo, ne ha decretato il lungo oblio. La recente riscoperta dei valori del territo-rio, quali grandi opportunità per assicurare svi-luppo economico, benessere e qualità della vita alle comunità locali, ha spinto la politica e alcuni attori economici privati a trasformare Montalba-no Elicona in un laboratorio di pratiche sostenibi-li di valorizzazione.

Di grande importanza è stato anzitutto il rico-noscimento di «Borgo più bello d’Italia» accorta-mente conferito al piccolo centro nel 2015, poiché la visibilità che ne è scaturita, intesa come imma-gine positiva e stimolante enfatizzata dai media, ha funzionato da potente traino per la riscoperta turistica di questo luogo. Non è un caso se oggi convergono su Montalbano eventi culturali raffi-nati e visitatori di provenienza nazionale e inter-nazionale. Certamente il riconoscimento ha sol-lecitato una domanda turistica prima pressoché inesistente.

Una preziosa funzione di marketing territoriale, ma anche di volano per nuove dinamiche economi-co-sociali, è stata svolta dall’organizzazione di sva-riati «eventi». Si tratta di piccole iniziative che at-tengono al mondo dell’arte, dell’enogastronomia, della storia, dello sport e rappresentano un’oppor-

tunità culturale e di intrattenimento per i turisti, ma possono avere impatti positivi nel breve, medio e lungo termine (tab. 1) per il territorio che li pro-muove. È ormai noto quanto la loro incidenza sia sempre più significativa nell’incremento dei flussi turistici, come di recente rilevato dall’Osservatorio nazionale del turismo, che registra in seno al totale annuo dei turisti alte percentuali di partecipanti a «eventi» (Unioncamere, 2013).

Da questo punto di vista, per quanto riguarda Montalbano Elicona, l’organizzazione di numero-si eventi ha rappresentato la forza di base per ac-crescere la visibilità, l’attrattività e la competitività del borgo rispetto ad altri comuni che, seppur di interesse turistico, al contrario non offrono alcu-na precisa calendarizzazione di manifestazioni, mostre, feste, sagre ecc.

Ma, trattandosi di eventi che non prevedono il pagamento di un biglietto, non è possibile, allo stato attuale, fornire dati statistici sull’incremen-to delle presenze turistiche che tali eventi hanno determinato, anche se l’apprezzamento e la soddi-sfazione riscontrabili nell’opinione pubblica e nei commercianti suggeriscono un giudizio positivo sulle loro ricadute. Certamente nel breve termine hanno innescato una rivitalizzazione dell’offerta commerciale, seppur prevalentemente in funzio-ne turistica (si tratta soprattutto di botteghe di artigianato e di prodotti enogastronomici locali), apportato benefici agli operatori partecipanti e accresciuto il coinvolgimento della comunità lo-cale e di quelle di prossimità.

Eventi di particolare richiamo sono le «feste medievali», che fanno rivivere ai turisti, attra-verso l’esibizione di bande, cori, gruppi folklori-stici e cortei di cavalieri e dame in abiti storici,

Tab. 1. I benefici socio-culturali ed economici degli «eventi» nel breve, medio e lungo termine

EVENTI

BENEFICI NEL BREVE TERMINE BENEFICI NEL MEDIO E LUNGO TERMINE

Riconversione dell’immagine del luogo Destagionalizzazione della domanda

Crescita della notorietà del luogo Incremento degli arrivi turistici

Incremento degli arrivi turistici Sviluppo delle infrastrutture e delle opere pubbliche in generale

Incremento della durata del soggiorno Incremento dei servizi di ristorazione e di ricettività

Incremento della spesa turistica Valorizzazione del patrimonio locale tangibile e intangibile

Effetti economici moltiplicativi diretti Effetti moltiplicativi indiretti sull’indotto

Miglioramento del livello di soddisfazione e partecipazione comunitaria

Allungamento della durata del ciclo di vita della destina-zione turistica

Fonte: elaborazione da Ferrari (2002)

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le antiche tradizioni che legano strettamente e storicamente gli abitanti al loro territorio. Eventi ancora più importanti sono le sagre, proposte in modo accattivante, sotto forma di «mercatini me-dievali», che espongono prodotti di antica cultura culinaria; ne vengono organizzate di svariati tipi in vari momenti dell’anno, secondo una politica di destagionalizzazione dei flussi che permette di superare la criticità di quei mesi che non vivono il boom turistico dei mesi estivi, perché sono pove-ri di attrattive e, soprattutto, non invogliano alle passeggiate per ragioni meteorologiche. Il piccolo centro si è così conquistato la fama di una desti-nazione non stagionale grazie all’allestimento pe-riodico di sagre che, seppur non percepite come attrattive principali, tuttavia creano un valore ag-giunto per la località.

Durante le feste e i mercatini medievali, par-ticolare attenzione viene dedicata alle scenogra-fie urbane: vicoli, scalinate, piazze ed edifici di pregio, come il castello federiciano, vengono ad-dobbati con piante ornamentali e fiori. Questa particolare riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico incanta i turisti, ma risveglia un cer-to attaccamento ai luoghi anche nei membri della comunità locale. Se la massificazione dei consu-mi porta sempre più persone nei centri com-merciali, in periferia, allontanandole dalla vita commerciale e culturale del centro, questi eventi invece hanno fatto riscoprire, non solo ai turisti,

ma anche alla comunità locale, il centro storico di Montalbano nella sua dimensione artistica, architettonica e commerciale, riconsegnandogli la naturale vocazione di perno generatore della vita economica, culturale e aggregativa. Alcuni eventi in particolare meritano di essere citati per la loro funzione di rafforzamento delle occasioni di aggregazione, confronto e scambio culturale: si tratta di convegni, periodicamente tenuti, de-dicati a una maggiore conoscenza della cultura locale; alla memoria di un illustre medico, alchi-mista e teologo catalano del passato, Arnaldo da Villanova (1240-1311); agli scambi culturali con la Catalogna e la Croazia che hanno stretto un ge-mellaggio con Montalbano.

Riconosciuti i piccoli benefici di questi eventi, è tuttavia necessario distinguere nettamente tra iniziative che poggiano sulle tradizioni, gli usi e i costumi del piccolo borgo, finalizzate a rilanciar-ne l’immagine e l’attrattività, e politiche vere e proprie, idonee ad avviare uno sviluppo duraturo. Mentre le prime esercitano un certo richiamo tu-ristico e danno spinta propulsiva al retaggio cul-turale, le politiche fanno leva su quegli interventi combinati di ordine infrastrutturale ed economi-co-produttivo che potrebbero assegnare a Mon-talbano Elicona, nel medio e lungo periodo, un ruolo di «magnete» in seno ai circuiti turistico-culturali locali.

Se si esamina il Piano territoriale provinciale

Fig. 1. Montalbano Elicona (fotografia dell’autrice)

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Fig. 2. Chiesa medievale di Santa Caterina (fotografia dell’autrice)

 

 

Fig. 3. Megaliti nell’area protetta dell’Argimusco nei pressi di Montalbano Elicona (fotografia dell'autrice)

3. Gangi e l’area interna delle Madonie 3.1. Presentazione del caso La globalizzazione, argomento ampiamente discusso dagli studiosi delle scienze sociali e geografiche, da Castells (1998) [manca in bibliografia] a Bauman (2005), da Castiello (2002) [preghiera di verificare] e De Matteis (2005) [manca in bibliografia - a meno che non sia Dematteis (unito) e Governa, 2005] a Vanolo (2007), Fumagalli (2009), De Vecchis (2014) e Magistri (2014 e 2016), se sostenuta da corrette scelte politiche, assumerebbe un ruolo ben diverso da quello oggi contestato dai no-global, determinante un’uniformità negli stili di vita, nei comportamenti e nei paesaggi che annulla quelle differenze così importanti per coloro che sono alla

Fig. 2. Chiesa medievale di Santa Caterina (fotografia dell’autrice)

Fig. 3. Megaliti nell’area protetta dell’Argimusco nei pressi di Montalbano Elicona (fotografia dell’autrice)

di Messina5, si nota immediatamente l’attenzione nuova rivolta a tutti i nodi critici che ancora oggi negano, al piccolo centro e al territorio in cui ri-cade, la valorizzazione che meriterebbero. Il suo approccio è persino coerente con i modelli di svi-luppo auspicati a livello comunitario dalla «Stra-tegia Europa 2020», sebbene quest’ultima sia stata elaborata più tardi. Il Piano suggerisce una pro-gettazione territoriale vasta, spalmata omogene-amente su tutta l’area metropolitana messinese, e perciò sensibile anche alla valorizzazione delle aree interne montane e collinari.

Per questa area i primi provvedimenti auspicati dal Piano sono di ordine infrastrutturale, a causa del ben noto rischio idrogeologico che frequente-mente si palesa con frane e tracimazioni torren-tizie. L’implementazione di un efficiente e sicuro sistema di collegamenti stradali diventa fonda-mentale per consentire al nostro centro di dialo-gare sia con la fitta trama di insediamenti interni sia con quelli della costa tirrenica; al momento le strade, certamente suggestive e fiancheggiate da florida vegetazione, sono accidentate e la loro percorribilità, soprattutto quando piove o nevica, ben lungi dall’essere priva di difficoltà o pericoli.

Nel Piano è contemplato anche il rilancio eco-nomico delle tradizionali attività agricole, foresta-li, artigianali, in particolare quelle legate alla tra-sformazione dei frutti della terra e dei prodotti ca-

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seari. Sono attività che un tempo caratterizzavano questi territori interni, differenziandoli da quelli ionico-tirrenici a vocazione marinara e commer-ciale, ma oggi, dopo più di cinquant’anni di tra-vaso di forza lavoro dal primario al secondario, tali vocazioni appaiono sopite e necessitano di progetti mirati, ad esempio quelli connessi al PIT 33, che intendono recuperare da anni la cultura rurale del cibo e la specificità agro-alimentare del territorio attraverso la creazione di un «distretto turistico rurale» con itinerari eno-gastronomici. Al momento, il borgo, integrato in una prospet-tiva propositiva con altri comuni limitrofi che aderiscono al movimento «Il Patto dei Sindaci», tenta di esaltare alcuni prodotti tipici e genuini attraverso le associazioni «Città del Bio» e «Città della Nocciola». Altri importanti spunti proposi-tivi e operativi per lo sviluppo locale, soprattutto per la valorizzazione delle attività agro-pastorali dei comuni ricadenti nel Parco dei Nebrodi, sono stati promossi dal GAL Nebrodi e dal GAL Nebro-di Plus, associazioni operative da più di un decen-nio sul territorio, che – in attuazione di quanto previsto dal POR Sicilia 2000-2006, dal Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e dal programma Leader Plus della Regione Siciliana – promuovono lo svi-luppo socio-economico e territoriale.

Il potenziamento dell’offerta ricettivo-residen-ziale è un’altra condizione ritenuta indispensabile dal Piano per promuovere la vitalità e la vivibilità del territorio interno. Montalbano Elicona e i co-muni limitrofi potrebbero sposare con successo la nuova filosofia dell’ospitalità diffusa, secondo cui non è necessario costruire nulla di nuovo se è pos-sibile valorizzare e riusare l’esistente (Dall’Ara, 2015). Qualora si intervenisse sui cospicui patri-moni esistenti, ma dismessi, di cui sono ricche le aree rurali attorno a Montalbano, si otterrebbe il risultato di costruire un sistema sostenibile di ac-coglienza territoriale aperta e non convenziona-le, fatta di strutture confortevoli e incastonate in suggestivi paesaggi. Ma l’aspetto più interessante contemplato dal Piano, a proposito di riqualifica-zione e riuso, riguarda funzioni di tipo culturale e di portata sovracomunale, che dovrebbero avere la sede centrale nel castello federiciano, in parte già sede di numerosi convegni. Gli effetti attesi per il centro sarebbero quelli di un notevole svi-luppo socioeconomico e di un dominio culturale che risulta strategico nella prospettiva dello svi-luppo regionale-locale.

Il Piano infine pone la necessità di rivitalizza-re i territori interni dei Peloritani e dei Nebrodi attraverso forme più articolate di circuiti turistici integrati, capaci di avviare una fruizione dinami-

ca e destagionalizzata del territorio. Montalbano Elicona, al riguardo, ha tante risorse che potreb-bero dare vita a numerosi itinerari tematici col-laterali a quello storico e architettonico, che al momento è l’unico a rendere evidente la presenza di turisti in quel territorio. Il borgo è un vero e proprio centro «ombelicale» in un territorio a vo-cazione ecologica, che si apre verso il sistema dei Peloritani e dei Nebrodi e verso l’ambito costiero tirrenico, inglobando vaste aree boschive protette e numerose fiumare. Questa condizione rende-rebbe particolarmente vantaggiosa l’attivazione di itinerari naturalistici in modo da dilatare l’of-ferta, includendo anche il patrimonio paesistico e ambientale.

La localizzazione interna e rurale del centro, inoltre, ha consentito che si conservasse una cul-tura tradizionale del cibo, figlia di un’economia quasi di sussistenza che nel passato vedeva le fami-glie contadine di questo territorio autoprodurre un cibo semplice, connesso alla coltivazione della terra e agli allevamenti, prevalentemente ovini. Nel variegato ventaglio della cucina regionale-locale, a farla da padrone sono soprattutto alcuni tipi di formaggio, come la provola, e i preparati di carne di maiale nero dei Nebrodi, sui quali punta-no i micro-imprenditori agricoli dell’area. Queste tradizioni gastronomiche sono un punto forte, da valorizzare con itinerari del gusto che possano ri-definire una identità e una memoria alimentare storica contro la «deculturazione gastronomica» che ha diffuso anche in questi piccoli comuni, no-nostante la loro maggiore continuità con il passa-to, costumi alimentari ibridi, di tipo «industriale e Macdonaldizzato» (Barberis, 2004, p. 25).

Con lo stesso obiettivo di rilanciare in prospet-tiva turistica il borgo e il suo territorio, riteniamo debba essere valorizzato anche il patrimonio de-moetnoantropologico, mediante adeguati allesti-menti museali che restituiscano in forma creativa e allo stesso tempo semplice tipi di lavoro e pro-duzione, tradizioni e folklore rappresentativi di una cultura di lunga durata, silvo-pastorale, che cominciò a dissolversi in seguito all’imponente esodo della popolazione rurale tra gli anni Cin-quanta e Sessanta del secolo scorso, lasciando solo qualche residua oasi.

Da questi sia pur brevi cenni, scaturisce una riflessione conclusiva sul futuro di Montalba-no Elicona: in tempi, quelli attuali, di accelerati mutamenti, in cui si presenta sempre più forte il dualismo tra la voglia di internazionalizzarsi e il bisogno di non perdere le proprie radici, la riaf-fermazione di un’identità territoriale in quest’a-rea del Messinese è fondamentale per almeno due

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corrette scelte politiche, assumerebbe un ruolo ben diverso da quello oggi contestato dai no-global, determinante un’uniformità negli stili di vita, nei comportamenti e nei paesaggi che an-nulla quelle differenze così importanti per colo-ro che sono alla ricerca delle peculiarità identita-rie dei luoghi. E la Sicilia, per la presenza di un rilevante patrimonio storico-artistico omogenea-mente «spalmato» perfino nelle aree più remote ed escluse dai circuiti turistici internazionali e nazionali di massa, rimaste per il loro isolamen-to integre, non toccate dal processo omologante del «villaggio unico» (Ohmae, 1995) e dagli ef-fetti devastanti del turismo selvaggio, costituisce senz’altro la regione nella quale poter attuare forme corrette di un tourisme durable in grado di inserire questi luoghi «unici» nella rete del glo-bale (Sorbello, 2011, p. 102).

I centri minori siciliani sono dotati di attrat-tive di grande rilievo, per lo più sconosciute, e costituiscono qui materia di studio per la loro importanza in un processo di rivitalizzazione e integrazione dell’Isola, che riguardi sì l’attuazio-ne di corrette modalità turistiche, ma solo dopo opportune opere infrastrutturali, nonché di recu-pero dei beni storico-artistici e di potenziamento di quei settori dell’economia tradizionale (agri-coltura, allevamento, artigianato, enogastrono-mia), che nel tempo avevano conferito ai territori le loro specifiche identità (Ruggiero, Scrofani e Ruggiero, 2008, p. 38; Arena, 2017, p. 28; Canniz-zaro, 2018, p. 85). L’intento sarebbe di farli uscire dall’isolamento e dall’inerzia, nonché di restitu-ire alle popolazioni locali quella consapevolezza delle proprie radici, foriera di sinergie corrette e determinanti per una valorizzazione che tolga dal degrado e dall’abbandono derivati dalle emigra-zioni7.

Tra i centri minori rientranti nella lista dei «Borghi più belli d’Italia» si è qui preferito focaliz-zare l’attenzione su un comune madonita situato ai margini del territorio provinciale di Palermo, capoluogo regionale generatore di un sistema ur-bano chiaramente monocentrico (Scrofani, 2008, p. 16, p. 19), con ben 671.696 abitanti su un totale provinciale di 1.271.406 residenti, dove i comuni che registrano una crescita demografica sono so-lamente quelli costieri.

Le motivazioni di tale scelta sono da imputare alle concrete azioni di recupero del centro storico attraverso piani dettagliati riguardanti il migliora-mento della qualità della vita urbana, che si evince sia dalla raccolta differenziata dei rifiuti, sia dalle misure adottate per la mobilità interna e per la ri-cettività alberghiera. Nel quadro siciliano dei «Bor-

ragioni. In prima istanza è determinante per fre-nare forme di «deterritorializzazione» in atto, che nel tempo finirebbero per rendere irriconoscibile l’identità collettiva. In seconda istanza, il ricco pa-trimonio identitario radicato in questo territorio consente di progettare un futuro sostenibile e di correggere con forze proprie e «autonome» le ata-viche distorsioni dello sviluppo economico della comunità locale (ma il discorso potrebbe essere riferito a tante altre comunità locali dell’isola). Ecco perché oggi l’attenzione dei pianificatori è tutta rivolta allo sviluppo locale.

Appare qui efficace quanto affermato da Ema-nuel (1999, p. 305):

Lo sviluppo locale […] non si configura quindi come un sinonimo di sviluppo «autocentrato» o di «chiusura vincolistica», a cui è riconducibile in ulti-ma istanza l’approccio vincolistico, e neanche come l’espressione di un ordine di grandezza, ma invece come l’esito, o il prodotto, della rappresentazione del processo di mobilitazione, o di «autorganizzazio-ne» che una società a base locale-regionale mette in atto per riprodurre e rafforzare la propria identità e i livelli di autonomia acquisiti nel più generale si-stema di rapporti economici, sociali e territoriali in cui è inserita.

Al di là delle facili retoriche campanilistiche cui si presta un discorso sulle identità territoria-li, la sensazione è quindi che proprio tali identità territoriali garantiranno sviluppo e impediranno che venga obliterato il senso di tanti luoghi, così che ogni territorio rimanga unico e irripetibile, soprattutto nel futuro che ci prospetta il moltipli-carsi di «equivalenze vuote»6 (Galimberti, 2002) e di tanti «non luoghi» (Augé, 2005). In conclusio-ne, a nostro avviso, prendersi cura del territorio, mantenerne e rafforzarne le identità, non signifi-ca entrare in contraddizione logica o pratica con i cambiamenti di scala globale prepotentemente in corso: significa piuttosto preservare il milieu lo-cale, abbracciarlo come risorsa e trasmetterlo alle future generazioni come minuscolo tassello del mosaico globale.

3. Gangi e l’area interna delle Madonie

3.1. Presentazione del caso

La globalizzazione, argomento ampiamente discusso dagli studiosi delle scienze sociali e ge-ografiche, da Castells (1998) a Bauman (2005), da Castiello (2003) Dematteis e Governa (2005) a Vanolo (2007), Fumagalli (2009), De Vecchis (2014) e Magistri (2014 e 2016), se sostenuta da

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ghi più belli d’Italia», Gangi emerge per la presen-za nel territorio urbano di punti di informazione e per le iniziative di promozione di un turismo crea-tivo (Galvagno e Giaccone, 2017, p. XI) che riguar-da, non solo l’offerta ben gestita dei prodotti del luogo, dei musei, delle aree archeologiche e degli eventi culturali, ma anche di un insieme di attività emozionanti che coinvolgono la popolazione loca-le e lo stesso turista.

Gangi, paese di appena 7.000 abitanti, appa-re dotato di così numerose attrattive naturali e storico-artistiche, da essere stato l’unico comu-ne siciliano inserito nel 2013, un anno prima di essere insignito del più prestigioso marchio di «Borgo più bello d’Italia», tra i 21 comuni ricono-sciuti «Gioielli d’Italia»8 e premiati perché hanno conservato le loro peculiarità naturali e storico-artistiche.

Attualmente il borgo, in rete con il vicino comune di Geraci, anch’esso inserito nella lista dei centri di rilevante interesse culturale redatta dall’ANCI, operano insieme per la creazione di un itinerario turistico che comprenda Sperlinga e Cefalù, lungo la direttrice della SS120, colle-gante i 4 parchi regionali siciliani (Parco delle Madonie, dei Nebrodi, dell’Etna e dell’Alcanta-ra).

Gangi inoltre è il comune capofila dei 21 pre-senti nell’area interna delle Madonie, impegnato nello sviluppo di questo problematico territorio, che costituisce una delle quattro aree selezionate9 al fine di attivare nuove leve di sviluppo nelle zone periferiche, creando le premesse per una sinergia ottimale tra i fondi strutturali e quelli di investi-mento europeo10.

L’intero territorio vanta una larga disponibili-tà di terreni sia pubblici sia privati, oltre a quelli confiscati alle organizzazioni criminali, che do-vrebbe fungere da strumento di attrazione per i giovani interessati a sperimentare nuovi modelli di agricoltura sostenibile, attraverso l’attuazione di fattorie educative e reti sociali di animazione impegnate nella produzione di beni utilizzati dal-la stessa comunità (Area Interna Madonie, 2016).

Le comunità locali dell’Area Interna Madonie condividono dunque le medesime esperienze di programmazione11, volte all’attuazione di uno sviluppo bottom up (Comitato Tecnico Aree In-terne, 2015), grazie alla resistenza di un capitale culturale e antropico12 meritevole di essere preso in considerazione per la realizzazione di nuovi e sostenibili sentieri di crescita economica (Cusima-no, 2005)13.

Il più grosso handicap dell’area è tuttavia anco-ra costituito dalle gravissime carenze infrastruttu-rali, che hanno raggiunto il loro apice nel recente crollo del viadotto Scillato sulla A19, rendendo la zona difficilmente raggiungibile14.

4. Gangi e i progetti di valorizzazione sostenibile del centro urbano e del suo territorio.

Posto ai margini del territorio provinciale di Palermo, da cui dista 120 km, Gangi appare come un borgo medievale, circondato da mura e arroc-cato sul Monte Marone a un’altitudine di 1011 m s.l.m.

Tale suggestivo centro abitato sorge sulle rovi-ne di un insediamento ellenico, che alcuni studio-

Fig. 4. Il paese di GangiFonte: fotografia di Pequod 76, febbraio 2010 (https://it.wikipedia.org/wiki/Gangi

strutturali e quelli di investimento europeo10. [quali «fondi di investimento»? la nota non chiarisce e rimanda a qualcosa di non comprensibile] L’intero territorio vanta una larga disponibilità di terreni sia pubblici che privati, oltre a quelli confiscati alle organizzazioni criminali, che dovrebbe fungere da strumento di attrazione per i giovani interessati a sperimentare nuovi modelli di agricoltura sostenibile, attraverso l’attuazione di fattorie educative e reti sociali di animazione impegnate nella produzione di beni utilizzati dalla stessa comunità (Area Interna Madonie, 2016). Le comunità locali dell’Area Interna Madonie condividono dunque le medesime esperienze di programmazione11, volte all’attuazione di uno sviluppo bottom up (Comitato Tecnico Aree Interne, 2015), grazie alla resistenza di un capitale culturale e antropico12 meritevole di essere preso in considerazione per la realizzazione di nuovi e sostenibili sentieri di crescita economica (Cusimano, 2005)13. Il più grosso handicap dell’area è tuttavia ancora costituito dalle gravissime carenze infrastrutturali, che hanno raggiunto il loro apice nel recente crollo del viadotto Scillato sulla A19, rendendo la zona difficilmente raggiungibile14. 4. Gangi e i progetti di valorizzazione sostenibile del centro urbano e del suo territorio. Posto ai margini del territorio provinciale di Palermo, da cui dista 120 km, Gangi appare come un borgo medievale, circondato da mura e arroccato sul Monte Marone a un’altitudine di 1011 m s.l.m. Tale suggestivo centro abitato sorge sulle rovine di un insediamento ellenico, che alcuni studiosi identificano, sebbene non con assoluta certezza, nella città cretese di Engyon (Arezzo, 1542; Freeman, 1891, p. 146; Dunbabin, 1948, p. 137), così come appare confermato dai reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio. Il centro storico, nel 1300 completamente ricostruito sul Monte Marone, a poca distanza dal sito originario di contrada Gangivecchio, dopo la sua distruzione avvenuta nel 1299 a opera di Federico III durante la guerra del Vespro, presenta, insieme al resto del paese, una conformazione a guscio di tartaruga, caratterizzata da case addossate le une alle altre, formanti un unico abitato, nel quale spiccano le numerose chiese e i palazzi signorili.

Fig.1. Il paese di Gangi

Fonte: Perquod 76 [manca in bibliografia]

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si identificano, sebbene non con assoluta certezza, nella città cretese di Engyon (Arezzo, 1542; Free-man, 1891, p. 146; Dunbabin, 1948, p. 137), così come appare confermato dai reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio. Il centro storico, nel 1300 completamente ricostruito sul Monte Maro-ne, a poca distanza dal sito originario di contrada Gangivecchio, dopo la sua distruzione avvenuta nel 1299 a opera di Federico III durante la guerra del Vespro, presenta, insieme al resto del paese, una conformazione a guscio di tartaruga, caratte-rizzata da case addossate le une alle altre, forman-ti un unico abitato, nel quale spiccano le numero-se chiese e i palazzi signorili.

Circondato da due grandi valli solcate dai fiumi Gangi e Rainò, delle quali l’Etna in lon-tananza costituisce lo sfondo, si è sviluppato nel tempo da monte a valle: la parte alta, all’inter-no della cinta muraria trecentesca, racchiude il centro storico ed è caratterizzata da un gomito-lo di stradine ripide in acciottolato antico che portano da un cortile all’altro, mentre la parte bassa costituisce l’area moderna in espansione, caratterizzata da costruzioni residenziali. I riveli del XVI secolo custoditi nell’Archivio di Stato di Palermo indicano la presenza di 4.000 anime circa, che nel 1798 salirono a 9.352 e nel 1852 a 9.590 (Di Marzo, in Amico, 1855, p. 488). Nel 1921 la popolazione di Gangi era di ben 15.753 abitanti, chiaro indice di benessere fondato su una florida attività agricola e sull’allevamento, sebbene sia da rilevare già all’inizio del XX se-colo una vistosa migrazione verso il Sudamerica. I flussi migratori si interruppero nel periodo fa-scista per riprendere in modo lento e costante nel secondo dopoguerra e protrarsi fino ai nostri giorni, diretti ormai verso l’Italia settentrionale e le aree costiere.

Nel 1700 Vito Amico descrive il suo territorio come «amplissimo e «tra quel del Val Demone fe-racissimo in qualunque genere di produzione e gratissimo di cacciatori, piantato ad alberi frutti-feri, ed in pasture dove pascolano armenti e greg-gi», mentre il paese viene da lui definito come una «nuova città decorata […] del titolo di Principato assegnata ai signori Valguarnera Conti di Assoro», che «siede sul declivio di alto colle verso scirocco, nei fianchi meridionali del Nebrode e Monte Ma-rone, la di cui vetta è coronata d’insigne fortezza, e di tre torri le radici» (Amico, 1855, p. 483). Oggi Gangi si presenta ancora così, dominato dal suo castello, ricco di risorse e, come allora, vista la sua felice posizione collinare, pieno di suggestivi bel-vedere, come quelli di Piazza del Popolo, dove lo sguardo spazia sulla sottostante vallata e sul fitto

mantello di tetti, e di Piazza San Paolo, dalla qua-le si scorge in lontananza il cono etneo.

I lavori preliminari effettuati per poter soddi-sfare i rigidi parametri da assolvere perché tale piccolo centro venisse inserito di diritto nella lista dei «Borghi più belli d’Italia», sono stati quelli di un coerente riordino territoriale e di una riqualificazione urbana, che tenesse conto della ricettività, della conservazione del patri-monio storico culturale e anche della necessità di servizi e strategie di marketing turistico. Gan-gi è dunque stato investito da incisivi interventi riguardanti la pulizia del suo centro abitato, la realizzazione di un parcheggio sotto Piazza San Paolo e di una piazzola per camper, la riqualifi-cazione di Piazza Valguarnera e il rivestimento in pietra dei muri di Via Nazionale. L’iniziati-va cardine adottata per il recupero del centro storico, condotta esclusivamente dal Comune, è stata la cessione degli immobili abbandonati al costo simbolico di 1 euro a favore di società e privati disponibili a investire nel progetto di creazione di una rete turistico-ricettiva diffu-sa (Brunetto, 2015)15, secondo l’idea progetto «Creatività diffusa», riguardante la creazione nel centro di un’impresa alberghiera composta da più stabili vicini fra loro, gestiti in modo unitario e in grado di fornire servizi di stan-dard alberghiero adeguati alle esigenze di tutti gli ospiti (Dall’Ara, 2015, p. 18). È stata questa una iniziativa anti spopolamento che ha visto nel 2017 i suoi frutti, con il recupero di ben 182 case disabitate da parte di chi, coinvolto emoti-vamente dal luogo, ha presentato la richiesta di acquisto gratuito al comune con la clausola di ristrutturare l’immobile entro l’arco di tre anni. Dalle ultime notizie avute direttamente dall’as-sessore al turismo di Gangi, emerge la prove-nienza degli acquirenti, 88 famiglie sia italiane sia soprattutto straniere venute qui da Israele, America, Svizzera, Danimarca, Francia e Belgio. Tra gli acquirenti più importanti una società di Firenze16, che tra il 2015 e il 2016 ha rilevato 8 immobili con l’intento di creare un hotel e un ristorante; un imprenditore tedesco, che ha acquistato nel 2017 ben 10 case a 1 euro con l’obiettivo di realizzare un «albergo diffuso»; e due famiglie di medici di Tel Aviv che, sempre nel 2017, hanno acquistato un’intera palazzina a poca distanza dalla piazza principale.

È importante mettere in evidenza come non sia il Comune a regalare le case, ma gli stessi privati, chiamati all’appello dall’amministrazione comu-nale, che firma con loro una convenzione, grazie alla quale acquista la disponibilità della palazzina

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per tre anni e si impegna in questo tempo a trova-re l’«acquirente» a costo zero.

Dal 2014 altre iniziative, progetti, regolamenti, concorsi d’idee, finanziamenti in conto capitale, sono stati adottati dal Comune e questa incessan-te attività ha avuto dei risvolti estremamente po-sitivi, con una riqualificazione del centro storico a tutto tondo, la diffusione del Wi-fi, lo sviluppo della banda larga e l’istituzione di quattro mu-sei. «È stato poi allestito un percorso sensoriale per ipo e/o non vedenti, uno dei pochi in Italia, il primo del genere in Sicilia, attraverso un siste-ma di audio-guide interattive» (https://www.smau.it/firenze15/success_stories/gangi-citta-modello-dalla-sicilia-al-mondo/).

Il borgo madonita, in questo modo, appare proiettato verso la sua trasformazione in città hi-tech, aprendosi al «turismo per tutti», compresi coloro che appartengono alle categorie più de-boli; da ciò deriva che, da quando nel 2014 è stato insignito del marchio di «Borgo più bello d’Italia», sono aumentate vistosamente le pre-senze turistiche e le visite ai musei di palazzo Sgadari, che hanno registrato nel mese di agosto dello stesso anno un incremento del 144,73% ri-spetto al 201317, durante il quale l’ingresso nel-le sale museali era stato di appena 465 unità, contro le 1.138 visite del 2014 (www.madoniepress.it/2016/01/18).

La massiccia affluenza registrata in quell’anno nei centri museali e a Palazzo Bongiorno è indi-catrice di quel turismo «mordi e fuggi» che non comporta il pernottamento, ma un’escursione in giornata da parte di turisti sia italiani sia stra-nieri ospiti in un’altra località dell’isola e di stu-denti delle scuole secondarie in gita scolastica. Nel 2016, dopo due anni dall’iscrizione di Gangi tra i «Borghi più belli d’Italia», le presenze, sa-lite rispetto al 2015 del 30%, e i pernottamenti (50.000) rivelano come le modalità di sviluppo avviate si siano dimostrate corrette.

Le visite ai musei di Palazzo Sgadari e Palaz-zo Bongiorno registrate nel 2017 confermano la posizione consolidata di questo piccolo centro, con 68.000 unità (8.000 al centro polimuseale e 60.000 al Palazzo Bongiorno, quest’ultimo meta ineludibile di tutti i turisti). Per quanto riguarda la ricezione alberghiera si registra infine nello stesso anno un aumento dei posti letto conside-revole rispetto il 2007 (600 contro i 60 di un de-cennio fa) con una occupazione media dell’80%, chiaro indice di una forza attrattiva ormai ben consolidata.

I progetti da realizzare per il centro urbano e il suo territorio continuano a essere numerosi

e proiettati al raggiungimento di una migliore qualità della vita attraverso l’incremento dell’oc-cupazione giovanile, la riscoperta e la rivaloriz-zazione del patrimonio culturale immateriale dell’area18, il recupero di vecchi edifici con una destinazione d’uso più consona alle esigenze del-la popolazione locale e delle attività artigianali, lo sviluppo delle attività agricole e zootecniche. Basta dare uno sguardo ai bandi di gara del Comune per rendersi conto del fervore e della voglia di fare degli abitanti in questa corsa per lo sviluppo del loro paese e di tutto il contesto territoriale madonita.

Appare evidente come la valorizzazione di Gangi sia stata attuata prevalentemente attraver-so il diretto coinvolgimento della comunità locale, che collabora attivamente, con oltre 56 associazio-ni, in progetti riguardanti non solo il centro sto-rico, ma tutto il territorio madonita, lavorando in rete attraverso l’agenzia di sviluppo «Città a Rete Madonie-Termini», a cui hanno aderito 28 comu-ni della zona. L’iniziativa, promossa dalla Regio-ne Siciliana e cofinanziata dall’Unione Europea nell’ambito del POR FESR (Gangi città modello dal-la Sicilia al mondo, 2015), è volta ad accrescere sia la cultura della legalità sia la trasparenza dell’azione amministrativa e la definizione di azioni proget-tuali condivise. La qualità dello spazio pubblico, infatti, non dovrebbe essere realizzata soltanto in ambiti ristretti, ma in ben più ampi contesti gestiti da un’unica cabina di regia di governance territoriale per l’utilizzo degli strumenti di svi-luppo locale (PIST, GAL, PRUSST).

Tra le soluzioni vincenti attuate nel comune è senz’altro da mettere in evidenza l’avvenuta cre-azione dell’«orto sociale», a cui collaborano i cit-tadini e che produce frutta e ortaggi anche per le mense scolastiche della zona. Con il progetto «Mense tipiche», le società che hanno l’appalto sono impegnate ad acquistare prodotti «a km 0», determinando occupazione e crescita, visto che del budget di oltre 7.000.000 di euro, la parte desti-nata all’acquisto delle materie prime viene spesa per acquisti presso le aziende del territorio (ibi-dem).

Assieme ad altri comuni del GAL ISC Mado-nie (Alimena, Geraci Siculo, Bompietro, Cefalù, Gratteri, Lascari, Petralia Sottana e San Mauro Castelverde), Gangi ha visto infine l’iscrizione, nel «Registro delle eredità immateriali» istituito dalla Regione, di 9 progetti riguardanti il recupe-ro e lo sviluppo delle risorse agricole; l’iniziativa si è concretizzata nel marchio DeCO19 per alcuni prodotti (i «turrunetta», «u fasciddatu», i «taralle» e «a cucchia») e nella istituzione di una condotta

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Slow Food. Secondo il regolamento comunale, i prodotti, per fregiarsi della DeCO, dovranno es-sere preparati e confezionati esclusivamente nel territorio gangitano con ingredienti genuini e di qualità, senza alcun uso di prodotti OGM.

Le iniziative intraprese per l’attrazione di un turismo che non sia presente solo nei mesi estivi sono numerose, come si evince dal flusso di visita-tori (10.000)20 in occasione delle feste natalizie e del presepe vivente, periodo generalmente povero di presenze e che invece ha visto i ristoranti gangi-tani e dei dintorni stracolmi di turisti che hanno pernottato negli alberghi e si sono lanciati negli acquisti dei prodotti locali. Tale manifestazione, organizzata gratuitamente e volontariamente dagli abitanti, ha influito sia sul flusso di ritorno per le vacanze di Natale degli emigrati, sia anche sull’incremento dei turisti, attori e spettatori di questa esperienza emozionale serale all’aperto, lungo un percorso fatto di salite e discese interca-late dalle suggestive scalinate che costituiscono la maggiore caratteristica di questo paese. In queste occasioni emerge in tutta chiarezza l’impegno dei gangitani e il loro sapere creativo, che costituisce il vero valore aggiunto del paese, così costante-mente sottoposto ad altre iniziative di impatto economico, turistico e culturale. È comunque da

tenere presente che per una destagionalizzazio-ne che assicuri un turismo forte e consolidato è necessaria l’attuazione di un sistema ancora mag-giormente integrato sia di infrastrutture sia di servizi, promotore di adeguate forme di coopera-zione interaziendale e di sviluppo imprenditoria-le e teso a risvegliare il milieu attraverso nuovi busi-ness e incisive politiche di crescita occupazionale.

5. Conclusioni

Dall’analisi riguardante i due borghi montani si evince l’inizio, per il primo appena accennato, per il secondo già in corso, di un promettente cammino di salvaguardia attiva che, benché an-cora lontano dalla sua conclusione, denota un intreccio tra risorse territoriali e umane porta-tore di sviluppo e di un turismo creativo, atto a migliorare la competitività dei loro territori nella rete globale dei nuovi itinerari del turismo cultu-rale ed ecosostenibile.

Nel confronto tra i due piccoli centri è stato riscontrato un maggiore dinamismo nel comune di Gangi, evidente nei piani territoriali e nelle originali iniziative adottate per incrementare i flussi turistici. Attraverso le numerose opere di

Fig. 5. La città a rete Madonie-Termini. 1. Alimena, 2. Aliminusa, 3. Blufi, 4. Bompietro, 5. Caccamo, 6. Caltavuturo, 7. Campofelice di Roccella, 8. Castelbuono, 9. Castellana Sicula, 10. Cefalù, 11. Cerda, 12. Collesano, 13. Gangi, 14. Geraci Siculo, 15. Gratteri, 16. Isnello, 17. Lascari, 18. Montemaggiore Belsito, 19. Petralia Soprana, 20. Petralia Sottana, 21. Po-lizzi Generosa, 22. Pollina, 23. San Mauro, 24. Sciara, 25. Scillato, 26. Sclafani Bagni, 27. Termini Imerese, 28. ValledoroFonte: www.cittarete.it

dell’occupazione giovanile, la riscoperta e la rivalorizzazione del patrimonio culturale immateriale dell’area18, il recupero di vecchi edifici con una destinazione d’uso più consona alle esigenze della popolazione locale e delle attività artigianali, lo sviluppo delle attività agricole e zootecniche. Basta dare uno sguardo ai bandi di gara del Comune per rendersi conto del fervore e della voglia di fare degli abitanti in questa corsa per lo sviluppo del loro paese e di tutto il contesto territoriale madonita. Appare evidente come la valorizzazione di Gangi sia stata attuata prevalentemente attraverso il diretto coinvolgimento della comunità locale, che collabora attivamente, con oltre 56 associazioni, in progetti riguardanti non solo il centro storico ma tutto il territorio madonita, lavorando in rete attraverso l’agenzia di sviluppo «Città a Rete Madonie-Termini», a cui hanno aderito 28 comuni della zona. L’iniziativa, promossa dalla Regione Siciliana e cofinanziata dall’Unione Europea nell’ambito del POR FESR (Gangi città modello dalla Sicilia al mondo, 2015), è volta ad accrescere sia la cultura della legalità sia la trasparenza dell’azione amministrativa e la definizione di azioni progettuali condivise. La qualità dello spazio pubblico, infatti, non dovrebbe essere realizzata soltanto in ambiti ristretti, ma in ben più ampi contesti gestiti da un’unica cabina di regia di governance territoriale per l’utilizzo degli strumenti di sviluppo locale (PIST, GAL, PRUSST).

Fig.1. La città a rete Madonie-Termini

1. Alimena, 2. Aliminusa, 3. Blufi, 4. Bompietro, 5. Caccamo, 6. Caltavuturo, 7. Campofelice di Roccella, 8. Castelbuono, 9. Castellana Sicula, 10. Cefalù, 11. Cerda, 12. Collesano, 13. Gangi, 14. Geraci Siculo, 15. Gratteri, 16. Isnello, 17. Lascari, 18. Montemaggiore Belsito, 19. Petralia Soprana, 20. Petralia Sottana, 21. Polizzi Generosa, 22. Pollina, 23. San Mauro, 24. Sciara, 25. Scillato, 26. Sclafani Bagni, 27. Termini Imerese, 28. Valledoro). Fonte: Regione Siciliana 2014 [manca in bibliografia] Tra le soluzioni vincenti attuate nel comune è senz’altro da mettere in evidenza l’avvenuta creazione dell’«orto sociale», a cui collaborano i cittadini e che produce frutta e ortaggi anche per le

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riqualificazione del patrimonio architettonico, storico e culturale, di salvaguardia dell’ambien-te, di riscoperta e recupero delle risorse sia agri-cole sia zootecniche e di rilancio di un turismo praticato anche nei mesi invernali, Gangi appare dunque qualche passo più avanti di Montalbano, quest’ultimo ancora nella fase progettuale di uno sviluppo che sembra però essere, se ben avviato, fortemente attrattivo, viste le singolari e suggesti-ve bellezze culturali e naturalistiche.

Al di là delle iniziali perplessità su una concre-ta crescita economica per le comunità di questi due paesi, derivante dall’acquisizione del marchio «Borghi più belli d’Italia», si può oggi senz’altro confermare la validità di tale titolo, che ha mo-strato nel tempo di essere lo strumento idoneo per una glocalizzazione che non consideri soltanto i siti UNESCO, le città e le località di villeggiatura più rinomate, ma anche i territori dei centri mi-nori sconosciuti ai circuiti turistici di massa che, se costantemente e correttamente supportati da sostenibili interventi di natura economica, cultu-rale e infrastrutturale, potrebbero rivelarsi forieri di un’alta apertura funzionale esterna quanto a visibilità e apprezzamento da parte dei ricercatori del nuovo e del diverso.

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Note1 Questa iniziativa, con la quale ogni anno si procede a portare alla ribalta il retaggio storico-culturale, paesaggistico ed enoga-stronomico di piccoli borghi, è stata inaugurata nel 2001 dalla Consulta del turismo dell’Associazione Nazionale Comuni Ita-liani (ANCI). Sull’esempio di altre esperienze europee, come i «Plus Beaux Villages de France», gli amministratori di numero-sissimi Comuni hanno progettato una tavola rotonda composta da 11 sindaci e 5 tecnici esperti in materia di beni culturali, che ha redatto una «Carta di Qualità», contenente le caratteristiche salienti che i borghi devono possedere per essere riconosciuti «Borghi più belli d’Italia» ed entrare così a far parte di un Club prestigioso per la loro visibilità turistica. Anche se in Italia esi-stono tanti centri celebri e di notevole bellezza architettonica, tuttavia il riconoscimento di «Borgo più bello d’Italia» viene conferito solo se congiuntamente al pregio architettonico tali centri esibiscono anche una ridotta concentrazione abitativa nel centro storico e nell’ambito dell’intero comune: non più di 2.000 abitanti nel cuore della città, non più di 15.000 comples-sivamente su tutto il territorio comunale. Altri importanti para-metri per ottenere il riconoscimento sono l’originale impian-to urbanistico, che deve essere integro, armonico, esemplare nell’articolazione di strade, piazze ed edifici, e una cultura che palesi con immediatezza la conservazione di usi, costumi, tradi-

zioni enogastronomiche del passato, mantenute e trasmesse di generazione in generazione, nonostante il dilagare di modelli culturali omologanti. Il noto marchio, talvolta criticato perché assimilato a un futile «concorso di bellezza» con mere finalità commerciali, in realtà da anni restituisce notorietà ai numero-sissimi centri storici minori italiani dimenticati, sottraendoli ai processi di declino e consegnandoli alla valorizzazione delle amministrazioni locali con precisi obiettivi turistico-culturali e di sviluppo endogeno. Naturalmente, sul mantenimento nel tempo da parte dei centri storici di tutte le caratteristiche che ne hanno determinato l’inserimento nel circuito virtuoso del Club dei «Borghi più belli d’Italia», vigila il comitato scientifi-co che, attraverso verifiche dei requisiti organizzate in loco con cadenza biennale, rinnova o fa decadere il prestigioso ricono-scimento. In Sicilia i «Borghi più belli d’Italia» sono: Castelmo-la (ME), Castiglione di Sicilia (CT), Castroreale (ME), Cefalù (PA), Erice (TP), Ferla (SR), Gangi (PA), Geraci Siculo (PA), Montalbano Elicona (ME), Monterosso Almo (RG), Novara di Sicilia (ME), Palazzolo Acreide (SR), Petralia Soprana (PA), Salemi (TP), Sambuca di Sicilia (AG), San Marco d’Alunzio (ME), Savoca (ME), Sperlinga (EN), Sutera (CL).2 È difficile fare, nelle brevi pagine di questo scritto, anche solo una rassegna sommaria delle ricerche dedicate al tema. Si cita pertanto solo un valido studio sui centri storici minori, vol-to a individuare scenari possibili di sviluppo endogeno per tan-te piccole e celebri città storiche del Mezzogiorno, vale a dire quello coordinato da Vittorio Ruggiero in seno a un «Progetto finalizzato Beni Culturali» del CNR, dal titolo La valorizzazio-ne dei centri storici minori del Mezzogiorno, i cui risultati furono pubblicati nel 2001 in un volume curato dal coordinatore della ricerca e da Luigi Scrofani.3 Va detto che la grande fase di espansione edilizia che ha inte-ressato la Sicilia tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, nonostante l’assenza di un piano regolatore che la governasse, ha risparmiato gli impianti storici originari di tanti piccoli cen-tri, anche se non mancano drammatici esempi di «costruzione deregolata», e persino di scempio.4 I comuni di prima corona sono: San Piero Patti, Basicò, Tri-pi, Librizzi, Raccuja, Floresta, Roccella Valdemone, Falcone, Oliveti, Malvagia, Santa Domenica Vittoria, Patti, Francavilla di Sicilia.5 Nel 1997 la Provincia di Messina avvia l’iter per la realizzazio-ne del Piano territoriale provinciale (PTP), una chiara e artico-lata cornice analitico-conoscitiva con finalità di indirizzo che, anche se non è stata ufficialmente adottata dall’amministrazio-ne provinciale, oggi costituisce una valida premessa per avviare e sostanziare atti di programmazione territoriale.6 «Equivalenze vuote», «non luoghi» sono i tanti luoghi mas-sificati e privi di connotazioni identitarie, dove alcuni turisti amano andare per soddisfare desideri ludici e di rilassamento. Sono luoghi celebri eppure anonimi, «effimeri», privi di me-morie collettive e storiche, che non possono sviluppare nei visi-tatori forme di identificazione o attaccamento emotivo.7 Tra i centri minori meritevoli, rientrano senz’altro i co-muni e i borghi madoniti, impegnati nella realizzazione dell’«ecomuseo delle Madonie» che, con le sue «mappe di comunità» (www.sovisma.com), mira alla salvaguardia attiva di un territorio antico e unico, meritevole di recupero e di iniziative volte alla riscoperta dell’identità dei lugohi. L’a-cronimo SOVISMA sta per «Agenzia di sviluppo locale delle Madonie».8 Il progetto «Gioielli d’Italia» è nato dalla collaborazione isti-tuzionale tra il Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e lo sport, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e l’ANCI. L’obiettivo consiste nel valorizzare in modo unitario le offerte turistiche dei piccoli comuni e promuovere le carat-teristiche e le tradizioni culturali dei territori in un percorso

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ideale attraverso l’Italia (http://affarimig.elog.it/media/45726/premiazione-gioielli d’Italia-Intervento del Ministro Piero Gnudi alla cerimonia del Concorso Gioielli d’Italia 2012-2017).9 Tutti i dati riportati sotto la fonte «Comune di Gangi» sono stati direttamente comunicati nel corso di due interviste (una del 23.XII.2016 e l’altra del 12.XI.2018) all’Assessore del Turi-smo Giuseppe Ferrarello, ex sindaco del comune, che si assu-me la piena responsabilità al riguardo.10 FOCUS STRATEGIA AREE INTERNE. Visita di campo area Madonie. Gangi, 9 settembre 2014. L’area interna «Madonie», in forte spopolamento con una vistosa carenza di servizi essen-ziali, ma con grandi e numerose potenzialità di sviluppo, godrà dal 2019 di finanziamenti ingenti (7.867.076,20 euro) prove-nienti dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo regionale), dal FSE (Fondo Sociale Europeo) e dal PSR FEASR (Programma di Sviluppo Rurale, Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) (www.ignaziocorrao.it).11 I progetti di sviluppo dell’area madonita sono: il Patto terri-toriale delle Madonie, il programma LeADER, il Patto territo-riale per l’agricoltura delle Madonie, il PIT 31 «Reti Madonie», il Distretto della carne bovina delle aree interne di Sicilia, il Distretto culturale «del paesaggio, dei miti e delle narrazioni», il Distretto turistico «Cefalù e Parchi delle Madonie e di Hime-ra», il PIST 22 «Città a rete Madonie-Termini».12 Oltre ai beni storico-artistici e ai segni tangibili delle prati-che agricole svoltesi nel tempo, l’area interna delle Madonie è ricca di un patrimonio culturale immateriale di grande pregio da riscoprire e rivalorizzare.13 Non è questa la sede per focalizzare l’attenzione sui prodotti di eccellenza del territorio madonita, tuttavia si reputa oppor-tuno accennare ad alcuni di essi: la pasta di grano duro, i for-maggi, da quelli vaccini come la provola delle Madonie a quelli ovo-caprini come il pecorino e la ricotta, il pane nero, la noc-ciola e il «fagiolo Badda» di Polizzi Generosa, la carne bovina, tutelata dall’omonimo consorzio, la manna di Castelbuono, il miele, l’arancia bionda e l’albicocca di Scillato, l’olio di oliva DOP Val di Mazara, il vino IGT di Sicilia.14 Nell’ambito della SNAI è in via di progettazione il poten-ziamento dei servizi TPL all’interno del territorio, attraverso la realizzazione di un nodo di interscambio nell’area di sosta all’uscita dello svincolo lungo l’autostrada A19, da connettere

a una rete di collegamenti intercomunali circolari in bus navet-ta da 9-15 posti, senz’altro più idonei per la circolazione sulle strade di montagna.15 A un anno (2015) dall’elezione di Gangi quale «Borgo più bello d’Italia» erano state cedute 108 unità immobiliari.16 La società è la Wendhers di Firenze, che ha presentato il pro-getto di valorizzazione del centro storico e della produzione enogastronomica Guarda gusta and stay relaxed in Gangi!17 I musei di palazzo Sgadari sono: la sezione archeologica, la pinacoteca Gianbecchina, il museo delle armi e la sezione etno-antropologica.18 La riscoperta e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale dovrebbe costituire un importante strumento di attrazione volto alla destagionalizzazione di un turismo che in Sicilia per la mitezza del clima può essere praticato in tutti i mesi dell’anno. Le cerimonie e riti religiosi più rilevanti sono: «a Cravaccata» di Carnevale, la festa della Domenica delle Pal-me con la famosa «tamburinata», la festa della Pentecoste con la celebre processione con le 40 statue dei miracoli, la «Setti-mana della cultura», realizzata in collaborazione con la scuo-la, la manifestazione «Memorie e tradizioni» di metà luglio, l’«Estate gangitana» e la «Sagra della spiga» nel mese di agosto, la manifestazione «Vivere in Assisi», rievocazione della vita di san Francesco a settembre, e il Natale con il presepe vivente a dicembre. Alle manifestazioni religiose e all’apertura delle 18 chiese del centro storico e della «Cripta dei preti imbalsama-ti», si accompagnano nel corso dell’anno suggestivi percorsi geo-turistici e naturalistici.19 I prodotti DeCO (denominazioni comunali d’origine) nati in seguito alla legge 142 dell’8 giugno 1990, che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali, rappresentano un importante riconoscimento concesso dall’amministrazione comunale a un prodotto in genere strettamente collegato al territorio e alla sua comunità20 I dati che qui si riferiscono all’anno 2014, qualche mese dopo l’elezione di questo piccolo centro montano come «Bor-go più bello d’Italia», sono stati forniti direttamente dal Comu-ne di Gangi. Per quanto riguarda l’anno 2017, le cifre rimanga-no alte (7,100 visitatori), a confermare l’importanza di questo evento, attrattivo di un sostenuto flusso di visitatori.