modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
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MODELLI OPERATIVI NELLE APPLICAZIONI CLINICHE IN PSICOLOGIA BIENNALE II
SUSANNA CIPOLLARI
Psicologa, Specialista in Neuropsicologia
LIBRI CONSIGLIATI
• Carl Rogers «Un modo di essere». Giunti 2012
• Thomas Gordon «Relazioni efficaci». La meridiana 2005
• Barnes Marian «Storie di caregiver. Il senso della cura (Metodi e tecniche del lavoro sociale)». Centro Studi Erickson 2010
ESAME ORALE
• Per i NON FREQUENTANTI, la lettura completa dei tre testi
• PER I FREQUENTANTI: appunti delle lezioni, dispense e discussionedell’elaborato del compito pratico che consiste nell’immedesimarsi nel ruolodel familiare di una persona affetta da demenza ed analizzare comerispondono i servizi. (Chiedere cosa c’è, quali presidi possono essere chiesti,come fare per richiederli etc. etc. e relazionare su questo attraverso unatesina scritta che andrà a far punteggio con l’orale.
Sarebbe poi importante che nel commento ai dati raccolti torniate nel ruolodi assistenti sociali in formazione, per indicare limiti e positività dei dati raccolti,con il suggerimento finale di alcune linee di indirizzo per il ben operare.
DI COSA PARLEREMO
• La malattia di Alzheimer
• I disturbi del comportamento
• L’approccio bio-psico-sociale
• La relazione con la persona affetta da demenza
• L’empatia
• L’approccio capacitante
• I bisogni delle persone affette da demenza e dei loro caregiver
• I servizi
A PROPOSITO DI COMPLESSITÀ E SGUARDO D’INSIEME
Il luogo comune, come il senso comune, può essere “comune” solo sesemplifica. Per semplificare deve essere unilaterale, cioè guardare le coseesclusivamente da un lato; mostrare qualcosa ma occultarne qualche altra.Lo sguardo da più lati, o da tutti i lati, in genere non porta a una visionecomune, poiché ci sarà chi vede un aspetto e chi un altro. Vedere tutto esimultaneamente, il che occorrerebbe per avere una visione completa, non ènelle nostre facoltà. Ciò nonostante, non possiamo accontentarci del primosguardo, soprattutto a proposito delle cose importanti e complesse
Da G Zagrebelsky, Senza Adulti, Einaudi ed 2016
IDEE CHE ABBIAMO SULLE DEMENZE
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NON un fenomeno “normale” della vecchiaia!
1. E’ UNA MALATTIA DEGLI ANZIANI
Questo è uno dei falsi miti più diffusi e non
corrisponde a verità. Certo, con l’avanzare
degli anni cresce il rischio di sviluppare
demenza, ma non sono rari I casi di persone
che sviluppano questa patologia tra i 40 anni
ed i 50 anni.
NON È PREROGATIVA DELL’ANZIANO
L’età comporta una riduzione di funzionalità che può essere
letta anche come una riduzione di riserva funzionale per far
fronte alle domande.
Le limitazioni a livello delle funzioni senso motorie e degli
apparati somatici anche se possono essere sensibili all’esercizio
e all’attività, nella loro direzione non possono essere
modificate.
Attenzione a livello degli apparati sensoriali in quanto
rappresentano i canali di apertura della persona verso il mondo.
presbiacusia presbiopia
LA METAFORA DELLA COLLINA
2. DIMINUZIONE O PERDITA DI MEMORIA VUOL DIRE AVERE L’ALZHEIMER
Sebbene molte persone abbiano problemi di
memoria, questo non vuol necessariamente dire che
abbiano l’Alzheimer. Nel momento in cui i deficit di
memoria inficiano la vita quotidiana e sono abbinati
ad altri problemi cognitivi allora è bene rivolgersi ad
uno specialista.
MEMORIA ed INVECCHIAMENTOLa maggior parte delle persone anziane lamentano una perdita di
capacità mnemoniche già a partire dai 60 anni e questa
modificazione viene da loro attribuita all’età.
Le lamentele riguardano principalmente la difficoltà a ricordare gli
eventi recenti
INPUT ACQUISIZIONE RECUPEROCODIFICA
3. ESISTE UNA CURA PER L’ALZHEIMER
Purtroppo no: al momento non esistealcuna cura. Tuttavia, alcuni pazientipossono gestire i sintomi e migliorarela qualità di vita con farmaci chestabilizzano temporaneamente lamemoria e le abilità cognitive.
4. LA MALATTIA SI PUÒ PREVENIRE
No, dal momento che non se ne conoscono esattamente le cause.
Si suppone, comunque, che uno stile di vita che mantiene corpo emente in forma possa aiutare a diminuire il rischio di sviluppare lamalattia. Si tratta dei soliti suggerimenti: condurre un’alimentazionericca di pesce, frutta e verdura; mantenere in allenamento il cervello;ridurre lo stress; tenere sotto controllo la pressione sanguigna, laglicemia e il colesterolo; mantenersi socialmente attivi.
PER TUTTO C'È IL SUO TEMPO, C'È IL SUO MOMENTO PER OGNI COSA SOTTO IL CIELO …
UN MEMBRO DELLA MIA FAMIGLIA HA L’ALZHEIMER, QUINDI LO AVRÒ DI CERTO
ANCHE IO.
Sebbene la storia familiare – cioè la predisposizione genetica –
abbia un ruolo nell’insorgenza della malattia, solo il 5% di casi ha
cause genetiche. La verità, dunque, è che chi ha un parente con
disturbo ha solo una probabilità leggermente superiore di
svilupparlo. Nei casi con familiarità generica il rischio è analogo a
quello del figlio di un genitore con ipertensione arteriosa o con
diabete. Ossia, vi è una predisposizione lievemente maggiore
rispetto a quella di figli i cui genitori non sono affetti da demenza.
5. LE PERSONE CON L’ALZHEIMER DIVENTANO TUTTE AGGRESSIVE
Nel malato di Alzheimer l’aggressività non è mai un sintomo,
ma una conseguenza. Cosa vuol dire questa affermazione?
Che il paziente diventa aggressivo in quanto vive una
situazione di disagio, di angoscia che ovviamente non
percepisce a livello intellettivo e che non sa comunicare né
a sé stesso, né agli altri.
6. UNA PERSONA AFFETTA DA DEMENZA NON CAPISCE PIÙ NULLA
Demènte agg. e s. m. e f. [dal lat. demens -entis, comp. di de-con valore privativo e mens «mente»]. – Affetto da demenza:
reparto per dementi; un vecchio, una vecchia demente. Nel
linguaggio com., pazzo, privo di senno, stolto, anche come
titolo d’ingiuria o spreg.: taci, sei un povero demente!
Il compositore francese Maurice Ravel soffrì di una misteriosa demenza a partire dal 1927, quando aveva 52 anni. Egli perse gradualmente la capacità di parlare, di scrivere e di suonare il piano.
WILLIAM UTERMOHLEN nato il 4
dicembre del 1933 è morto nel
marzo del 2007 per le conseguenze
della malattia di Alzheimer. Le sue
opere rappresentano una
testimonianza completa e
coerente dell’esperienza di un
paziente malato. Nei suoi ultimi
lavori ha raccontato, attraverso i
segni, quel che non è più possibile
raccontare con le parole: la rottura
interiore, la frammentazione umana
provocata dalla demenza, un
cambiamento desolante e
inarrestabile a partire dalla diagnosi
avvenuta nel 1995.
COSA È LA DEMENZA?
• Compromissione cronica e progressiva delle capacità mentali causata da un danno a carico del cervello
• Declino da un livello di funzionamento precedente più alto
• NON un fenomeno “normale” della vecchiaia!
• E’ la via finale comune di diversi processi patologici
• degenerativi
• vascolari
• post-traumatici
• infettivi
• E’ quindi un termine generale che si riferisce ad
una sindrome con diverse eziologie
DUE TIPIIRREVERSIBILI
Intossicazione
Infezioni
Disturbi metabolici
depressione
REVERSIBILI
Tumori cerebrali
Traumi cranici
Idrocefalo
Malattia di Alzheimer
Demenza vascolare
Morbo di Parkinson
Demenza a Corpi di
Lewy
Malattia di Pick
Corea di Huntington
AIDS
Afasia progressiva
primaria
degenerazione cortico
basale
ALOIS ALZHEIMER (1865-1915) & AUGUSTE D. (1850-1906)
Auguste D. età 51 anni e mezzo … non era alcolizzata e non c’era nella sua famiglia alcuno affetto da malattia mentale... Una donna pulita … gentile.All’improvviso ... divenne gelosa. Cominciò a soffrire di amnesia e divenne incapace di cucinare. A novembre entrò in ospedale. Mentre mangiava della carne, alla domanda cosa stesse mangiando, rispose patate ...
(1901)
1906
La malattia di Alzheimer
La causa più comune è la m. di Alzheimer
(50-80%)
QUAL È LA MALATTIA PIÙ COMUNEMENTEASSOCIATA A DEMENZA?
PREVALENZA
0
100
Malattia di Alzheimer: 60%
Demenza Vascolare: 20%
Altre demenze:
20%: (6-
7%reversibili)
Alzheimer
vascolari
Forme miste
La demenza vascolare rappresenta:- la 2a più frequente forma di decadimento cognitivo cronico.- Circa il 20%-25% dei casi di demenza è dovuto alle malattie cerebrovascolari.
MALATTIA DI ALZHEIMER
Depositi amiloide (placche senili) formazioni extracellulari costituite da una parte
centrale dove è depositata la proteina amiloide
e da una parte periferica dove sono raccolti
detriti neuronali
Degenerazione neurofibrillare: accumulo
di filamenti anomali all’interno delle cellule
nervose
Rarefazione neuronale
C
A
U
S
E
(Peptide beta
amiloide 1-42)
Proteina Tau
PLAQUES AND TANGLES
Photo: American Health Assistance Foundation
PROTEINE ANOMALE
DISFUNZIONE DEI NEURONI E DELLA TRASMISSIONE
NEUROTRASMETTITORIALE
MORTE DEI NEURONI
M. di Alzheimer: lesioni iniziali
M. di Alzheimer: evoluzione delle lesioni
Corteccia
parietale
Corteccia
frontale
Corteccia
temporale
M. di Alzheimer: evoluzione delle lesioni
Corteccia
parietale
Corteccia
frontale
Corteccia
temporale
M. di Alzheimer: evoluzione delle lesioni
Corteccia
parietale
Corteccia
frontale
Corteccia
temporale
LA DIAGNOSI DI DEMENZA
Un disturbo della memoria
si associa a
un disturbo in altrearee cognitive
e causa una
significativa riduzionedelle capacità della vita
quotidiana
LA DEMENZA È UNA SINDROMEDEFICIT COGNITIVO:
• MEMORIA
• ORIENTAMENTO
• CAPACITA’ CRITICA
• PERCEZIONE
• LINGUAGGIO
Le funzioni cognitive sono quelle che cipermettono di percepire gli stimolidell’ambiente, ricordarli, rappresentarliin modo astratto, di riconoscerli,comprenderli, di decidere in base aqueste rappresentazioni, qualecomportamento sia meglio mettere inatto e di agire in modo appropriato.Sono in sostanza strumenti che cipermettono di formare una mappadella realtà in modo da poterviinteragire.
I 10 SINTOMI PREMONITORI
1. PERDITA DI MEMORIA dimenticanze frequenti o un’inspiegabile confusione
mentale
2. DIFFICOLTA’ NELLE ATTIVITA’ QUOTIDIANE
3. PROBLEMI DI LINGUAGGIO
4. DISORIENTAMENTO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
5. DIMINUZIONE DELLE CAPACITA’ DI GIUDIZIO vestirsi in modo inappropriato
6. DIFFICOLTA’ NEL PENSIERO ASTRATTO difficoltà nel calcolo
7. LA COSA GIUSTA AL POSTO SBAGLIATO ferro da stiro nel congelatore; carne
nell’armadio
8. CAMBIAMENTI DI UMORE O DI COMPORTAMENTO
9. CAMBIAMENTI DI PERSONALITA’
10. MANCANZA DI INIZIATIVA perdita di interesse per tutto
LA DEMENZA È UNA SINDROME;PERDITA PROGRESSIVA DELLA CAPACITA’;PROCESSO LENTO e GRADUALE (decorso 10-12 anni)
LA MEMORIA
Memoria esplicita (dichiarativa; richiamo ed
espressione con immagini o materiale verbale)
Memoria semantica (conoscenze dotate di significato)
Memoria episodica (ricordi legati ad un contesto spazio-
temporale)
Memoria implicitaProcedurale; apprendimenti
ripetuti, compiti automatizzati.
Memoria semantica: -memoria enciclopedica -Rappresentazione di oggetto reale, astratto
-Attributi e Associazioni all’oggetto
- memoria lessicale (denominazione dell’oggetto)
Memoria episodica (ricordi legati ad un contesto spazio-temporale)
-Storica (eventi noti all’ambiente socio-culturale)
-Autobiografica (eventi noti al soggetto)
È la capacità di IMMAGAZZINARE, CONSERVARE E RECUPERARE LE INFORMAZIONI. Esistono vari tipi di memoria:
Come funziona normalmentePerché una informazione resti nella memoria occorre una serie di passaggi: essa deve
essere registrata, cioè raccolta, grazie al lavoro di selezione dell’attenzione; quindi deve
essere fissata, cioè deve trovare una sistemazione nel magazzino della memoria.
A seconda di quanto questa seconda operazione è stata efficace, la traccia potrà essere
conservata più o meno a lungo.
Sistema
sensoriale
visivo
uditivo
Somato-
sensoriale
Memoria a breve
Termine.
Memoria di
lavoro
Magazzino
temporaneo
STRATEGIE
Codifica
Elaborazione
Consolidamento
Acquisizione
Recupero
Effetti dell’età
Magazzino
permanente
Memoria a lungo
termine
Memoria recente
e remota
Memoria
episodica e
semantica
Grado Lieve Moderato Grave
Demenza di Alzheimer
SINTOMI
deficit mnesici
deficit nel linguaggio
aprassia
cambiamenti di
umore e/o di
personalità
deficit di critica e di
giudizio
incapacità ad acquisire
nuove informazioni
deficit della memoria a
lungo termine
acalculia
agnosia visuo-spaziale
aprassia
vagabondaggio
agitazione
psicosi
aggressività
richiesta assistenza nelle
attività di vita quotidiana
andatura
atassica
incontinenza
allettamento
infezioni
Osservare tutto ciò che è di colore marrone
RISPONDI ALLE SEGUENTIDOMANDE
• Quante bottiglie c’erano?• Quanti fiori ci sono?• Quanti quadrati ha la finestra?• Le bottiglie contengono tutte deifiori?
La confusione regna sovrana.
Direi che è piuttosto comune che
chi ha l’Alzheimer non riesca a
farcela con più di una cosa per
volta. E quell’unica cosa deve
essere abbastanza facile da
capire.
Penso che forse la cosa migliore
che mi sia successa da quando
convivo con l’Alzheimer sia che
non sono stato privato della
parola – va ancora abbastanza
bene. Può darsi che io non sappia
sempre di cosa sto parlando, però
accidenti, riesco ancora a parlare.
Nell'ambito della demenza, a differenza delle
altre patologie croniche (es. diabete,
scompenso cardiaco), è alto il rischio di vedere
alterati la dignità ed i diritti
La malattia è solo la caratteristica del genere umano
La PERSONA deve rimanereal CENTRO del sistema
Le placche dell’arteriosclerosi sono
devastanti, ma quelle dell’abitudine a
un’idea stereotipata e distorta della
vecchia e dei pregiudizi che questa
comporta lo sono altrettanto
DA QUALE COLORE SIETE ATTRATTI?
PERSONA con demenza
Cura Centrata sulla Persona
(Person-Center Care, PCC)
Persona affetta da DEMENZA
TERREMOTO-DEMENZA
Sono entrambi eventi della vita;
Non c’è soluzione;
E' una questione di identità;
O ci arrendiamo dietro al IL
PRECONCETTO “NON C'È NULLA DA FARE”
oppure dobbiamo trovare UN MEZZO PER
SCONFIGGERE LE BANALITÀ
HTTP://SALUTE24.ILSOLE24ORE.COM/ARTICLES/19299?REFRESH_CE=1
Demenza= CN+S+B+P+PS
CN = compromissione neurologicaS = salute fisicaB = biografia-storia di vitaP = personalitàPS = fa riferimento all’ambiente psicologico e sociale con cui si confrontano
le persone con demenza.
È l’approccio con il quale ci rapportiamo alle persone con demenza l’elementochiave di questo modello: il modo in cui ci parliamo e ci relazioniamo può esseredi sostegno oppure può minare il benessere degli altri.
Sta a noi riuscire a leggere e a trovare canali comunicativi più efficaci persuperare i limiti linguistici ed espressivi della malattia
Modello arricchito o bio-psico-socialedella Demenza
FATTORI CHE INFLUENZANO L’ESPERIENZA DI MALATTIA
►Il danno neurologico
►La persona e la sua storia
►Il ruolo delle relazioni interpersonali
►Il ruolo del contesto sociale (da disabilità a handicap), vicinato, comunità
►Il ruolo del contesto dei servizi e normativo
►Il ruolo dell’ambiente fisico
Kitwood, woods, Brookers, Droes
ESPERIENZA INDIVIDUALE DELLA MALATTIA
Impatto della malattia sulla vita quotidiana
Impatto della malattia sulla salute psicologica
Impatto della malattia sulla salute sociale
LE PERSONE FANNO QUALCOSA PER AFFRONTARE IL PROBLEMA?
Uso di strategie pratiche
Uso di strategie emotive
Uso di strategie sociali
Strategie per il miglioramento della salute complessiva
LE MODALITÀ
La modalità con cui la persona reagisce (risponde) al problema;
La modalità con cui la persona si adatta e cerca di affrontare la sua condizione.
Il risultato è una combinazione “unica” delle modalità di reazione e delle modalità di adattamento della persona
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PER SEGUIRE
UNA PERSONA CON DEMENZA
NON BASTA CONOSCERE LA MALATTIA,
NON BASTA NEMMENO
CONOSCERE IL PROPRIO LAVORO,
NON BASTA AVERE SOLO COMPETENZE
BISOGNA CONOSCERE LA PERSONA.
(adattato da S. Vitali)
L'ipotesi di fondo della PCC è la seguente: pur nella
consapevolezza che la compromissione neurologica
dovuta al danno cerebrale sia la causa principale della
demenza (come sostiene il modello organicista),
Kitwood ritiene che siano molti altri i fattori che
incidono profondamente sul vivere quotidiano della
singola persona che ne è affetta; su come agisce, sente
e pensa.
L'insorgere della malattia viene quindi visto come il
frutto della complessa interazione tra più fattori.
La Person Centred Care (PCC)
È l’approccio con il quale ci rapportiamo alle persone con
demenza l’elemento chiave di questo modello: il modo in
cui ci parliamo e ci relazioniamo può essere di sostegno
oppure può minare il benessere degli altri.
La NUOVA CULTURA del prendersi CURA:
CCP= V+I+P+S
S = riconoscere che tutte le vite umane sono fondate nelle relazioni e che
le persone con demenza necessitano di un ambiente sociale arricchito checompensi i loro deficit e offra opportunità di crescita personale.
V= valorizzare la persona con demenza e chi si prende cura di loro
I = trattare le persone con demenza come individui; tenere ben presente
che tutte le persone con demenza hanno una loro storia e personalitàuniche, una data salute fisica e mentale, specifiche risorse economiche esociali e tutto questo condiziona la loro risposta ai deficit neurologici
P = guardare il mondo dalla prospettiva della persona con demenza
Nella Person Centred Care...
..la cura si basa sulla relazione.
Attraverso la relazione viene supportata la
personhood.
PERSONHOOD
“La personhood è una condizione, uno stato che
viene conferito ad un essere umano da parte di altri,
nel contesto delle relazioni sociali. Implica
riconoscimento, rispetto, fiducia. Sia conferire
personhod, che negarla produce ripercussioni che
sono empiricamente verificabili”
(T.Kitwood)
AMORE
IDENTITA’
ATTACCAMENTO
CONFORT
INCLUSIONE
La Psicologia Sociale Maligna
(PSM)
È costituita da tutte quelle interazioni svalutanti da
parte degli operatori o familiari, che possono minare
uno o più dei bisogni psicologici, e quindi la
Personhood di chi è affetto da Demenza.
La PSM non implica una malevolenza
consapevole da parte degli operatori, ma spesso
l'agire in modo inconsapevole e superficiale, senza
rendersi conto del danno provocato e seguendo
schemi già collaudati ed accettati.
La psicologia sociale, sottesa alle relazioni degli operatori di
cura, può determinare il benessere o il malessere delle
persone. Se le esigenze individuali della persona sono
trascurate o se non si parte dal punto di vista soggettivo della
persona, si parla di psicologia sociale maligna. Al contrario se
la relazione comunica che la persona è accettata e che le
sue «debolezze» sono accolte e non sono ulteriormente
«stigmatizzate», allora è positiva. L'aggettivo, un po' forte, non
implica una malevolenza consapevole da parte degli
operatori che possono agire però in modo superficiale, senza
prendere atto del danno che attuano».
ESAUTORZIONE
FAVORIRE
L’AUTONOMIAAssistere la persona nella riscoperta e
nell’ uso di capacità ancora presenti
Ci si sostituisce alla persona
nell’esecuzione di compiti anche
quando è in grado di compierli con il
fine di velocizzare i tempi creando una
“diminuzione del senso di azione”.
SONO BUONO,
QUINDI TI
DANNEGGIO
le nostre azioni
possono
apparire
«buone», in
realtà sono
«cattive».
INFANTILIZZAZIONE
RISPETTO
Trattare la persona come un membro
stimato della società riconoscendone
l’esperienza derivante dall’età.
L’agire di chi si relaziona con il
malato esprime il messaggio che
questi viene considerato alla stregua
di un bambino piccolo.
Ciò si esprime con un particolare
tono di voce o con piccole minacce
tipo “castighi”.
STIGMATIZZAZIONE
RICONOSCIMENTO
Il malato viene escluso in
conseguenza dell’ etichettamento
di persona con demenza, di
persona malata.
Andare incontro alla persona nella
sua unicità: avere nei suoi confronti
un atteggiamento aperto e privo di
pregiudizi.
ETICHETTATURA
ACCETTAZIONE
Dopo la diagnosi di demenza, si attiva
il meccanismo della profezia che si
auto avvera ossia da questo
momento in poi il paziente verrà
trattato in modo diverso, e ciò lo
porterà ad un peggioramento.
Stabilire una relazione che si basa
sulla considerazione positiva della
persona.
Tom Kitwood dell'Università di Bradford in Inghilterra,
che ha osservato i cambiamenti che si verificano nelle
relazioni sociali di chi è affetto da demenza,
aggravando enormemente le sofferenze derivanti dalla
compromissione neurologica. Una volta che una
persona è etichettata come «paziente Alzheimer», il suo
comportamento inizia ad essere interpretato come
diverso dalla norma. La sua soggettività è ignorata,
determinando la graduale perdita del suo senso
d'identità».
Il paziente affetto da demenza non
è trattato come una persona, bensì
come materia inerte, sulla quale si
agisce, sia pure per rendere dei
“servizi” (spostamenti, pratiche di
igiene, nutrizione, ecc.).
OGGETIFICAZIONE
COLLABORAZIONETrattare la persona come partner
in ciò che si sta facendo,
chiedendone consulenza e
pareri.
IMPORRE
FACILITARE
Costringe una persona a fare qualcosa
non tenendo conto dei suoi desideri o
negando la possibilità di scelta.
Valutare il livello di supporto necessario e
provvederlo.
INGANNARE
GENIUNITA’
Vengono utilizzate forme di
rappresentazione non veritiera, astuzie,
inganni, per far in modo che il paziente
acconsenta ai nostri desideri.
Essere aperti e sensibili con le persone in
modo che siano sensibili alle loro
esigenze e sentimenti.
INTIMIDAZIONE
CALORE
l paziente la subisce quando pratiche
mediche o processi di valutazione
psicologica lo spaventano, per lo più per
le modalità con cui sono condotti, oppure
quando è aggredito, verbalmente o
fisicamente.
Dimostrare affetto, cura e
preoccupazioni genuine.
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IL PRINCIPIO
“Le persone anziane affette da demenza hanno
pari dignità, e quindi pari diritto, rispetto alle altre persone anziane, di poter vivere la propria
condizione di vita orientate al benessere, ovvero nel modo migliore possibile, risultato che si ottiene ricercando le condizioni ambientali, organizzative e professionali ottimali per le
persone affette da questo male”
Il nodo centrale dell’approccio è proprio
portare alla creazione di interventi riabilitativi
non più standardizzati o universali, ma creativi,
piacevoli, divertenti anche, che selezionino
dei targets appropriati e rilevanti per ogni
singola persona affetta da demenza. Anche se
la funzione compromessa non viene
incrementata o non ottiene dei progressi
significativi, si può e si deve dare importanza
ai successi riportati dall’anziano demente nella
sua esperienza positiva di sentirsi ancora
«persona», nel contatto interpersonale
quotidiano, di un sorriso d’apprezzamento, di
un senso di autodeterminazione, di
autocontrollo, di sicurezza e di speranza.
Kitwood, T. Reconsidering dementia
La diagnosi di demenza è solo il punto di
partenza non l’arrivo
Le 2 Possibili Traiettorie
della demenza DIAGNOSI
Stare bene il più a lungo
possibile
QUALITA’ DELLA VITA DI
PZ e FAMIGLIA
Declino «accellerato»
ECCESSO DI
DISABILITA’
COMPLICANZE (abuso psicofarmaci, contenzione,
cadute, delirium, malnutrizione )
OSPEDALIZZAZIONE INAPPROPRIATA,
ISTITUZIONALIZZAZIONE PRECOCE
Stirling University,
UK, 2015
La “cura” della demenza passa attraverso
una serie di interventi
PERSONALIZZAZIONE
• Interventi psicosociali personalizzati:rispondono ai bisogni, alle preferenze, aidesideri, alle sfide e preoccupazioni, alledifficoltà di quella persona in queldeterminato momento tenendo in conto lapersona e la sua storia, lo stato fisico e dimalattia, le capacità disponibili, il ruolo delcontesto sociale e ambientale
PROGETTO VOLUTO E PROMOSSO
DALL’ASSOCIAZIONE FAMILIARI ALZHEIMER
MARCHE ONLUS
AFAM
AMBITI 17 E 18
REGIONE MARCHE
ASUR
COOSS MARCHE
IL PROGETTO nasce a luglio
2014 dalla collaborazione
tra:
CON IL SOSTEGNO
PROGETTO TEMPO ALLE FAMIGLIE
Il progetto nasce per iniziativa dell’Afam, dopo
l’incontro con la realtà di Treviso, proprio con questa
modalità di «intervento sartoriale», per rispondere alle
tante esigenze della persona con demenza e della
famiglia, dando proposte articolate e flessibili in un
sistema di rete coordinato con un’unica «regia» sul
modello bio-psico-sociale.
AMBITO
TERRITORIALE XVII
AMBITO
TERRITORIALE
XVIII
IL PROGETTO HA INTERESSATO TUTTI I COMUNI DELL’AMBITO TERRITORIALE 17 E 18
Sistema articolato in grado di rispondere inmodo personalizzato e flessibile alle esigenzeindividuali delle persone affette da demenza edelle loro famiglie in modo tale da garantirecomunque una presa in carico, qualunquesiano le condizioni
RETE DI SERVIZI PER
PERSONE CON DEMENZA
PARTENDO DAL
FABBISOGNO
IL PROGETTO
IN ATTESA DELLE GRANDI
RISPOSTE DELLA SCIENZA PER LA
PREVENZIONE/CURA DELLE
DEMENZE L’OBIETTIVO DEL
NOSTRO PROGETTO IN LINEA
CON LA CULTURA Più DIFFUSA
IN QUESTO AMBITO è OTTENERE
PICCOLI GUADAGNI NELLA
QUOTIDIANITA’Linea
Alzheimer
I RISULTATI DEI VARI SERVIZI NON SONO FACILMENTE RILEVABILI A LIVELLO
QUANTITATIVO/STATISTICO, PROPRIO PER LA PARTICOLARITA’ DEL PROGETTO E
DELLA MALATTIA.
SONO STATI PERO’ RISCONTRATI IN TUTTE LE PERSONE:
UN MIGLIORAMENTO DEL TONO DELL’UMORE
UN EVIDENTE INTERESSE ALLA PARTECIPAZIONE DELLE ATTIVITA’ DELLA
GIORNATA
UN AUMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA per entrambi (persona con
demenza e caregiver)
UN RIAPPROPIARSI DELLE PROPRIE PASSIONI CON EVIDENTE BENESSERE
STIMOLAREVivere la quotidianità
con serenità
TESTIMONIANZE
Scarica l'ebookLE DEMENZE. LA CURA E LE CUREhttp://www.maggioli.it/rna
BIBLIOGRAFIA