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MODELLI OPERATIVI NELLE APPLICAZIONI CLINICHE IN PSICOLOGIA BIENNALE II SUSANNA CIPOLLARI Psicologa, Specialista in Neuropsicologia

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Page 1: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

MODELLI OPERATIVI NELLE APPLICAZIONI CLINICHE IN PSICOLOGIA BIENNALE II

SUSANNA CIPOLLARI

Psicologa, Specialista in Neuropsicologia

Page 2: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LIBRI CONSIGLIATI

• Carl Rogers «Un modo di essere». Giunti 2012

• Thomas Gordon «Relazioni efficaci». La meridiana 2005

• Barnes Marian «Storie di caregiver. Il senso della cura (Metodi e tecniche del lavoro sociale)». Centro Studi Erickson 2010

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ESAME ORALE

• Per i NON FREQUENTANTI, la lettura completa dei tre testi

• PER I FREQUENTANTI: appunti delle lezioni, dispense e discussionedell’elaborato del compito pratico che consiste nell’immedesimarsi nel ruolodel familiare di una persona affetta da demenza ed analizzare comerispondono i servizi. (Chiedere cosa c’è, quali presidi possono essere chiesti,come fare per richiederli etc. etc. e relazionare su questo attraverso unatesina scritta che andrà a far punteggio con l’orale.

Sarebbe poi importante che nel commento ai dati raccolti torniate nel ruolodi assistenti sociali in formazione, per indicare limiti e positività dei dati raccolti,con il suggerimento finale di alcune linee di indirizzo per il ben operare.

Page 4: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

DI COSA PARLEREMO

• La malattia di Alzheimer

• I disturbi del comportamento

• L’approccio bio-psico-sociale

• La relazione con la persona affetta da demenza

• L’empatia

• L’approccio capacitante

• I bisogni delle persone affette da demenza e dei loro caregiver

• I servizi

Page 5: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

A PROPOSITO DI COMPLESSITÀ E SGUARDO D’INSIEME

Il luogo comune, come il senso comune, può essere “comune” solo sesemplifica. Per semplificare deve essere unilaterale, cioè guardare le coseesclusivamente da un lato; mostrare qualcosa ma occultarne qualche altra.Lo sguardo da più lati, o da tutti i lati, in genere non porta a una visionecomune, poiché ci sarà chi vede un aspetto e chi un altro. Vedere tutto esimultaneamente, il che occorrerebbe per avere una visione completa, non ènelle nostre facoltà. Ciò nonostante, non possiamo accontentarci del primosguardo, soprattutto a proposito delle cose importanti e complesse

Da G Zagrebelsky, Senza Adulti, Einaudi ed 2016

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IDEE CHE ABBIAMO SULLE DEMENZE

Page 7: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

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NON un fenomeno “normale” della vecchiaia!

1. E’ UNA MALATTIA DEGLI ANZIANI

Questo è uno dei falsi miti più diffusi e non

corrisponde a verità. Certo, con l’avanzare

degli anni cresce il rischio di sviluppare

demenza, ma non sono rari I casi di persone

che sviluppano questa patologia tra i 40 anni

ed i 50 anni.

Page 8: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

NON È PREROGATIVA DELL’ANZIANO

Page 9: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

L’età comporta una riduzione di funzionalità che può essere

letta anche come una riduzione di riserva funzionale per far

fronte alle domande.

Le limitazioni a livello delle funzioni senso motorie e degli

apparati somatici anche se possono essere sensibili all’esercizio

e all’attività, nella loro direzione non possono essere

modificate.

Attenzione a livello degli apparati sensoriali in quanto

rappresentano i canali di apertura della persona verso il mondo.

presbiacusia presbiopia

Page 10: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LA METAFORA DELLA COLLINA

Page 11: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

2. DIMINUZIONE O PERDITA DI MEMORIA VUOL DIRE AVERE L’ALZHEIMER

Sebbene molte persone abbiano problemi di

memoria, questo non vuol necessariamente dire che

abbiano l’Alzheimer. Nel momento in cui i deficit di

memoria inficiano la vita quotidiana e sono abbinati

ad altri problemi cognitivi allora è bene rivolgersi ad

uno specialista.

Page 12: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

MEMORIA ed INVECCHIAMENTOLa maggior parte delle persone anziane lamentano una perdita di

capacità mnemoniche già a partire dai 60 anni e questa

modificazione viene da loro attribuita all’età.

Le lamentele riguardano principalmente la difficoltà a ricordare gli

eventi recenti

INPUT ACQUISIZIONE RECUPEROCODIFICA

Page 13: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

3. ESISTE UNA CURA PER L’ALZHEIMER

Purtroppo no: al momento non esistealcuna cura. Tuttavia, alcuni pazientipossono gestire i sintomi e migliorarela qualità di vita con farmaci chestabilizzano temporaneamente lamemoria e le abilità cognitive.

Page 14: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

4. LA MALATTIA SI PUÒ PREVENIRE

No, dal momento che non se ne conoscono esattamente le cause.

Si suppone, comunque, che uno stile di vita che mantiene corpo emente in forma possa aiutare a diminuire il rischio di sviluppare lamalattia. Si tratta dei soliti suggerimenti: condurre un’alimentazionericca di pesce, frutta e verdura; mantenere in allenamento il cervello;ridurre lo stress; tenere sotto controllo la pressione sanguigna, laglicemia e il colesterolo; mantenersi socialmente attivi.

Page 15: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PER TUTTO C'È IL SUO TEMPO, C'È IL SUO MOMENTO PER OGNI COSA SOTTO IL CIELO …

Page 16: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

UN MEMBRO DELLA MIA FAMIGLIA HA L’ALZHEIMER, QUINDI LO AVRÒ DI CERTO

ANCHE IO.

Sebbene la storia familiare – cioè la predisposizione genetica –

abbia un ruolo nell’insorgenza della malattia, solo il 5% di casi ha

cause genetiche. La verità, dunque, è che chi ha un parente con

disturbo ha solo una probabilità leggermente superiore di

svilupparlo. Nei casi con familiarità generica il rischio è analogo a

quello del figlio di un genitore con ipertensione arteriosa o con

diabete. Ossia, vi è una predisposizione lievemente maggiore

rispetto a quella di figli i cui genitori non sono affetti da demenza.

Page 17: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

5. LE PERSONE CON L’ALZHEIMER DIVENTANO TUTTE AGGRESSIVE

Nel malato di Alzheimer l’aggressività non è mai un sintomo,

ma una conseguenza. Cosa vuol dire questa affermazione?

Che il paziente diventa aggressivo in quanto vive una

situazione di disagio, di angoscia che ovviamente non

percepisce a livello intellettivo e che non sa comunicare né

a sé stesso, né agli altri.

Page 18: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

6. UNA PERSONA AFFETTA DA DEMENZA NON CAPISCE PIÙ NULLA

Demènte agg. e s. m. e f. [dal lat. demens -entis, comp. di de-con valore privativo e mens «mente»]. – Affetto da demenza:

reparto per dementi; un vecchio, una vecchia demente. Nel

linguaggio com., pazzo, privo di senno, stolto, anche come

titolo d’ingiuria o spreg.: taci, sei un povero demente!

Page 19: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Il compositore francese Maurice Ravel soffrì di una misteriosa demenza a partire dal 1927, quando aveva 52 anni. Egli perse gradualmente la capacità di parlare, di scrivere e di suonare il piano.

Page 20: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

WILLIAM UTERMOHLEN nato il 4

dicembre del 1933 è morto nel

marzo del 2007 per le conseguenze

della malattia di Alzheimer. Le sue

opere rappresentano una

testimonianza completa e

coerente dell’esperienza di un

paziente malato. Nei suoi ultimi

lavori ha raccontato, attraverso i

segni, quel che non è più possibile

raccontare con le parole: la rottura

interiore, la frammentazione umana

provocata dalla demenza, un

cambiamento desolante e

inarrestabile a partire dalla diagnosi

avvenuta nel 1995.

Page 21: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

COSA È LA DEMENZA?

• Compromissione cronica e progressiva delle capacità mentali causata da un danno a carico del cervello

• Declino da un livello di funzionamento precedente più alto

• NON un fenomeno “normale” della vecchiaia!

• E’ la via finale comune di diversi processi patologici

• degenerativi

• vascolari

• post-traumatici

• infettivi

• E’ quindi un termine generale che si riferisce ad

una sindrome con diverse eziologie

Page 22: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

DUE TIPIIRREVERSIBILI

Intossicazione

Infezioni

Disturbi metabolici

depressione

REVERSIBILI

Tumori cerebrali

Traumi cranici

Idrocefalo

Malattia di Alzheimer

Demenza vascolare

Morbo di Parkinson

Demenza a Corpi di

Lewy

Malattia di Pick

Corea di Huntington

AIDS

Afasia progressiva

primaria

degenerazione cortico

basale

Page 23: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 24: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

ALOIS ALZHEIMER (1865-1915) & AUGUSTE D. (1850-1906)

Auguste D. età 51 anni e mezzo … non era alcolizzata e non c’era nella sua famiglia alcuno affetto da malattia mentale... Una donna pulita … gentile.All’improvviso ... divenne gelosa. Cominciò a soffrire di amnesia e divenne incapace di cucinare. A novembre entrò in ospedale. Mentre mangiava della carne, alla domanda cosa stesse mangiando, rispose patate ...

(1901)

1906

La malattia di Alzheimer

Page 25: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La causa più comune è la m. di Alzheimer

(50-80%)

QUAL È LA MALATTIA PIÙ COMUNEMENTEASSOCIATA A DEMENZA?

Page 26: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PREVALENZA

0

100

Malattia di Alzheimer: 60%

Demenza Vascolare: 20%

Altre demenze:

20%: (6-

7%reversibili)

Page 27: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Alzheimer

vascolari

Forme miste

La demenza vascolare rappresenta:- la 2a più frequente forma di decadimento cognitivo cronico.- Circa il 20%-25% dei casi di demenza è dovuto alle malattie cerebrovascolari.

Page 28: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

MALATTIA DI ALZHEIMER

Depositi amiloide (placche senili) formazioni extracellulari costituite da una parte

centrale dove è depositata la proteina amiloide

e da una parte periferica dove sono raccolti

detriti neuronali

Degenerazione neurofibrillare: accumulo

di filamenti anomali all’interno delle cellule

nervose

Rarefazione neuronale

C

A

U

S

E

Page 29: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

(Peptide beta

amiloide 1-42)

Page 30: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Proteina Tau

Page 31: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PLAQUES AND TANGLES

Photo: American Health Assistance Foundation

Page 32: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PROTEINE ANOMALE

DISFUNZIONE DEI NEURONI E DELLA TRASMISSIONE

NEUROTRASMETTITORIALE

MORTE DEI NEURONI

Page 33: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 34: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

M. di Alzheimer: lesioni iniziali

Page 35: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

M. di Alzheimer: evoluzione delle lesioni

Corteccia

parietale

Corteccia

frontale

Corteccia

temporale

Page 36: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

M. di Alzheimer: evoluzione delle lesioni

Corteccia

parietale

Corteccia

frontale

Corteccia

temporale

Page 37: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

M. di Alzheimer: evoluzione delle lesioni

Corteccia

parietale

Corteccia

frontale

Corteccia

temporale

Page 38: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LA DIAGNOSI DI DEMENZA

Un disturbo della memoria

si associa a

un disturbo in altrearee cognitive

e causa una

significativa riduzionedelle capacità della vita

quotidiana

Page 39: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LA DEMENZA È UNA SINDROMEDEFICIT COGNITIVO:

• MEMORIA

• ORIENTAMENTO

• CAPACITA’ CRITICA

• PERCEZIONE

• LINGUAGGIO

Le funzioni cognitive sono quelle che cipermettono di percepire gli stimolidell’ambiente, ricordarli, rappresentarliin modo astratto, di riconoscerli,comprenderli, di decidere in base aqueste rappresentazioni, qualecomportamento sia meglio mettere inatto e di agire in modo appropriato.Sono in sostanza strumenti che cipermettono di formare una mappadella realtà in modo da poterviinteragire.

Page 40: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

I 10 SINTOMI PREMONITORI

1. PERDITA DI MEMORIA dimenticanze frequenti o un’inspiegabile confusione

mentale

2. DIFFICOLTA’ NELLE ATTIVITA’ QUOTIDIANE

3. PROBLEMI DI LINGUAGGIO

4. DISORIENTAMENTO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

5. DIMINUZIONE DELLE CAPACITA’ DI GIUDIZIO vestirsi in modo inappropriato

6. DIFFICOLTA’ NEL PENSIERO ASTRATTO difficoltà nel calcolo

7. LA COSA GIUSTA AL POSTO SBAGLIATO ferro da stiro nel congelatore; carne

nell’armadio

8. CAMBIAMENTI DI UMORE O DI COMPORTAMENTO

9. CAMBIAMENTI DI PERSONALITA’

10. MANCANZA DI INIZIATIVA perdita di interesse per tutto

Page 41: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LA DEMENZA È UNA SINDROME;PERDITA PROGRESSIVA DELLA CAPACITA’;PROCESSO LENTO e GRADUALE (decorso 10-12 anni)

Page 42: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LA MEMORIA

Memoria esplicita (dichiarativa; richiamo ed

espressione con immagini o materiale verbale)

Memoria semantica (conoscenze dotate di significato)

Memoria episodica (ricordi legati ad un contesto spazio-

temporale)

Memoria implicitaProcedurale; apprendimenti

ripetuti, compiti automatizzati.

Memoria semantica: -memoria enciclopedica -Rappresentazione di oggetto reale, astratto

-Attributi e Associazioni all’oggetto

- memoria lessicale (denominazione dell’oggetto)

Memoria episodica (ricordi legati ad un contesto spazio-temporale)

-Storica (eventi noti all’ambiente socio-culturale)

-Autobiografica (eventi noti al soggetto)

È la capacità di IMMAGAZZINARE, CONSERVARE E RECUPERARE LE INFORMAZIONI. Esistono vari tipi di memoria:

Page 43: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Come funziona normalmentePerché una informazione resti nella memoria occorre una serie di passaggi: essa deve

essere registrata, cioè raccolta, grazie al lavoro di selezione dell’attenzione; quindi deve

essere fissata, cioè deve trovare una sistemazione nel magazzino della memoria.

A seconda di quanto questa seconda operazione è stata efficace, la traccia potrà essere

conservata più o meno a lungo.

Sistema

sensoriale

visivo

uditivo

Somato-

sensoriale

Memoria a breve

Termine.

Memoria di

lavoro

Magazzino

temporaneo

STRATEGIE

Codifica

Elaborazione

Consolidamento

Acquisizione

Recupero

Effetti dell’età

Magazzino

permanente

Memoria a lungo

termine

Memoria recente

e remota

Memoria

episodica e

semantica

Page 44: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Grado Lieve Moderato Grave

Demenza di Alzheimer

SINTOMI

deficit mnesici

deficit nel linguaggio

aprassia

cambiamenti di

umore e/o di

personalità

deficit di critica e di

giudizio

incapacità ad acquisire

nuove informazioni

deficit della memoria a

lungo termine

acalculia

agnosia visuo-spaziale

aprassia

vagabondaggio

agitazione

psicosi

aggressività

richiesta assistenza nelle

attività di vita quotidiana

andatura

atassica

incontinenza

allettamento

infezioni

Page 45: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 46: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 47: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Osservare tutto ciò che è di colore marrone

Page 48: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

RISPONDI ALLE SEGUENTIDOMANDE

• Quante bottiglie c’erano?• Quanti fiori ci sono?• Quanti quadrati ha la finestra?• Le bottiglie contengono tutte deifiori?

Page 49: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La confusione regna sovrana.

Direi che è piuttosto comune che

chi ha l’Alzheimer non riesca a

farcela con più di una cosa per

volta. E quell’unica cosa deve

essere abbastanza facile da

capire.

Page 50: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 51: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Penso che forse la cosa migliore

che mi sia successa da quando

convivo con l’Alzheimer sia che

non sono stato privato della

parola – va ancora abbastanza

bene. Può darsi che io non sappia

sempre di cosa sto parlando, però

accidenti, riesco ancora a parlare.

Page 52: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 53: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 54: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Nell'ambito della demenza, a differenza delle

altre patologie croniche (es. diabete,

scompenso cardiaco), è alto il rischio di vedere

alterati la dignità ed i diritti

Page 55: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La malattia è solo la caratteristica del genere umano

La PERSONA deve rimanereal CENTRO del sistema

Page 56: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Le placche dell’arteriosclerosi sono

devastanti, ma quelle dell’abitudine a

un’idea stereotipata e distorta della

vecchia e dei pregiudizi che questa

comporta lo sono altrettanto

Page 57: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

DA QUALE COLORE SIETE ATTRATTI?

Page 58: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PERSONA con demenza

Cura Centrata sulla Persona

(Person-Center Care, PCC)

Persona affetta da DEMENZA

Page 59: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

TERREMOTO-DEMENZA

Sono entrambi eventi della vita;

Non c’è soluzione;

E' una questione di identità;

O ci arrendiamo dietro al IL

PRECONCETTO “NON C'È NULLA DA FARE”

oppure dobbiamo trovare UN MEZZO PER

SCONFIGGERE LE BANALITÀ

Page 60: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

HTTP://SALUTE24.ILSOLE24ORE.COM/ARTICLES/19299?REFRESH_CE=1

Page 61: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 62: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in
Page 63: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Demenza= CN+S+B+P+PS

CN = compromissione neurologicaS = salute fisicaB = biografia-storia di vitaP = personalitàPS = fa riferimento all’ambiente psicologico e sociale con cui si confrontano

le persone con demenza.

È l’approccio con il quale ci rapportiamo alle persone con demenza l’elementochiave di questo modello: il modo in cui ci parliamo e ci relazioniamo può esseredi sostegno oppure può minare il benessere degli altri.

Sta a noi riuscire a leggere e a trovare canali comunicativi più efficaci persuperare i limiti linguistici ed espressivi della malattia

Modello arricchito o bio-psico-socialedella Demenza

Page 64: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

FATTORI CHE INFLUENZANO L’ESPERIENZA DI MALATTIA

►Il danno neurologico

►La persona e la sua storia

►Il ruolo delle relazioni interpersonali

►Il ruolo del contesto sociale (da disabilità a handicap), vicinato, comunità

►Il ruolo del contesto dei servizi e normativo

►Il ruolo dell’ambiente fisico

Kitwood, woods, Brookers, Droes

Page 65: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

ESPERIENZA INDIVIDUALE DELLA MALATTIA

Impatto della malattia sulla vita quotidiana

Impatto della malattia sulla salute psicologica

Impatto della malattia sulla salute sociale

Page 66: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LE PERSONE FANNO QUALCOSA PER AFFRONTARE IL PROBLEMA?

Uso di strategie pratiche

Uso di strategie emotive

Uso di strategie sociali

Strategie per il miglioramento della salute complessiva

Page 67: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

LE MODALITÀ

La modalità con cui la persona reagisce (risponde) al problema;

La modalità con cui la persona si adatta e cerca di affrontare la sua condizione.

Il risultato è una combinazione “unica” delle modalità di reazione e delle modalità di adattamento della persona

Page 68: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

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PER SEGUIRE

UNA PERSONA CON DEMENZA

NON BASTA CONOSCERE LA MALATTIA,

NON BASTA NEMMENO

CONOSCERE IL PROPRIO LAVORO,

NON BASTA AVERE SOLO COMPETENZE

BISOGNA CONOSCERE LA PERSONA.

(adattato da S. Vitali)

Page 69: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

L'ipotesi di fondo della PCC è la seguente: pur nella

consapevolezza che la compromissione neurologica

dovuta al danno cerebrale sia la causa principale della

demenza (come sostiene il modello organicista),

Kitwood ritiene che siano molti altri i fattori che

incidono profondamente sul vivere quotidiano della

singola persona che ne è affetta; su come agisce, sente

e pensa.

L'insorgere della malattia viene quindi visto come il

frutto della complessa interazione tra più fattori.

La Person Centred Care (PCC)

Page 70: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

È l’approccio con il quale ci rapportiamo alle persone con

demenza l’elemento chiave di questo modello: il modo in

cui ci parliamo e ci relazioniamo può essere di sostegno

oppure può minare il benessere degli altri.

Page 71: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La NUOVA CULTURA del prendersi CURA:

CCP= V+I+P+S

S = riconoscere che tutte le vite umane sono fondate nelle relazioni e che

le persone con demenza necessitano di un ambiente sociale arricchito checompensi i loro deficit e offra opportunità di crescita personale.

V= valorizzare la persona con demenza e chi si prende cura di loro

I = trattare le persone con demenza come individui; tenere ben presente

che tutte le persone con demenza hanno una loro storia e personalitàuniche, una data salute fisica e mentale, specifiche risorse economiche esociali e tutto questo condiziona la loro risposta ai deficit neurologici

P = guardare il mondo dalla prospettiva della persona con demenza

Page 72: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Nella Person Centred Care...

..la cura si basa sulla relazione.

Attraverso la relazione viene supportata la

personhood.

PERSONHOOD

“La personhood è una condizione, uno stato che

viene conferito ad un essere umano da parte di altri,

nel contesto delle relazioni sociali. Implica

riconoscimento, rispetto, fiducia. Sia conferire

personhod, che negarla produce ripercussioni che

sono empiricamente verificabili”

(T.Kitwood)

Page 73: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

AMORE

IDENTITA’

ATTACCAMENTO

CONFORT

INCLUSIONE

Page 74: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La Psicologia Sociale Maligna

(PSM)

È costituita da tutte quelle interazioni svalutanti da

parte degli operatori o familiari, che possono minare

uno o più dei bisogni psicologici, e quindi la

Personhood di chi è affetto da Demenza.

La PSM non implica una malevolenza

consapevole da parte degli operatori, ma spesso

l'agire in modo inconsapevole e superficiale, senza

rendersi conto del danno provocato e seguendo

schemi già collaudati ed accettati.

Page 75: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La psicologia sociale, sottesa alle relazioni degli operatori di

cura, può determinare il benessere o il malessere delle

persone. Se le esigenze individuali della persona sono

trascurate o se non si parte dal punto di vista soggettivo della

persona, si parla di psicologia sociale maligna. Al contrario se

la relazione comunica che la persona è accettata e che le

sue «debolezze» sono accolte e non sono ulteriormente

«stigmatizzate», allora è positiva. L'aggettivo, un po' forte, non

implica una malevolenza consapevole da parte degli

operatori che possono agire però in modo superficiale, senza

prendere atto del danno che attuano».

Page 76: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

ESAUTORZIONE

FAVORIRE

L’AUTONOMIAAssistere la persona nella riscoperta e

nell’ uso di capacità ancora presenti

Ci si sostituisce alla persona

nell’esecuzione di compiti anche

quando è in grado di compierli con il

fine di velocizzare i tempi creando una

“diminuzione del senso di azione”.

Page 77: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

SONO BUONO,

QUINDI TI

DANNEGGIO

le nostre azioni

possono

apparire

«buone», in

realtà sono

«cattive».

Page 78: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

INFANTILIZZAZIONE

RISPETTO

Trattare la persona come un membro

stimato della società riconoscendone

l’esperienza derivante dall’età.

L’agire di chi si relaziona con il

malato esprime il messaggio che

questi viene considerato alla stregua

di un bambino piccolo.

Ciò si esprime con un particolare

tono di voce o con piccole minacce

tipo “castighi”.

Page 79: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

STIGMATIZZAZIONE

RICONOSCIMENTO

Il malato viene escluso in

conseguenza dell’ etichettamento

di persona con demenza, di

persona malata.

Andare incontro alla persona nella

sua unicità: avere nei suoi confronti

un atteggiamento aperto e privo di

pregiudizi.

Page 80: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

ETICHETTATURA

ACCETTAZIONE

Dopo la diagnosi di demenza, si attiva

il meccanismo della profezia che si

auto avvera ossia da questo

momento in poi il paziente verrà

trattato in modo diverso, e ciò lo

porterà ad un peggioramento.

Stabilire una relazione che si basa

sulla considerazione positiva della

persona.

Page 81: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Tom Kitwood dell'Università di Bradford in Inghilterra,

che ha osservato i cambiamenti che si verificano nelle

relazioni sociali di chi è affetto da demenza,

aggravando enormemente le sofferenze derivanti dalla

compromissione neurologica. Una volta che una

persona è etichettata come «paziente Alzheimer», il suo

comportamento inizia ad essere interpretato come

diverso dalla norma. La sua soggettività è ignorata,

determinando la graduale perdita del suo senso

d'identità».

Page 82: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Il paziente affetto da demenza non

è trattato come una persona, bensì

come materia inerte, sulla quale si

agisce, sia pure per rendere dei

“servizi” (spostamenti, pratiche di

igiene, nutrizione, ecc.).

OGGETIFICAZIONE

COLLABORAZIONETrattare la persona come partner

in ciò che si sta facendo,

chiedendone consulenza e

pareri.

Page 83: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

IMPORRE

FACILITARE

Costringe una persona a fare qualcosa

non tenendo conto dei suoi desideri o

negando la possibilità di scelta.

Valutare il livello di supporto necessario e

provvederlo.

Page 84: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

INGANNARE

GENIUNITA’

Vengono utilizzate forme di

rappresentazione non veritiera, astuzie,

inganni, per far in modo che il paziente

acconsenta ai nostri desideri.

Essere aperti e sensibili con le persone in

modo che siano sensibili alle loro

esigenze e sentimenti.

Page 85: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

INTIMIDAZIONE

CALORE

l paziente la subisce quando pratiche

mediche o processi di valutazione

psicologica lo spaventano, per lo più per

le modalità con cui sono condotti, oppure

quando è aggredito, verbalmente o

fisicamente.

Dimostrare affetto, cura e

preoccupazioni genuine.

Page 86: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

86

Page 87: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

87

Page 88: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

IL PRINCIPIO

“Le persone anziane affette da demenza hanno

pari dignità, e quindi pari diritto, rispetto alle altre persone anziane, di poter vivere la propria

condizione di vita orientate al benessere, ovvero nel modo migliore possibile, risultato che si ottiene ricercando le condizioni ambientali, organizzative e professionali ottimali per le

persone affette da questo male”

Page 89: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

Il nodo centrale dell’approccio è proprio

portare alla creazione di interventi riabilitativi

non più standardizzati o universali, ma creativi,

piacevoli, divertenti anche, che selezionino

dei targets appropriati e rilevanti per ogni

singola persona affetta da demenza. Anche se

la funzione compromessa non viene

incrementata o non ottiene dei progressi

significativi, si può e si deve dare importanza

ai successi riportati dall’anziano demente nella

sua esperienza positiva di sentirsi ancora

«persona», nel contatto interpersonale

quotidiano, di un sorriso d’apprezzamento, di

un senso di autodeterminazione, di

autocontrollo, di sicurezza e di speranza.

Kitwood, T. Reconsidering dementia

Page 90: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La diagnosi di demenza è solo il punto di

partenza non l’arrivo

Le 2 Possibili Traiettorie

della demenza DIAGNOSI

Stare bene il più a lungo

possibile

QUALITA’ DELLA VITA DI

PZ e FAMIGLIA

Declino «accellerato»

ECCESSO DI

DISABILITA’

COMPLICANZE (abuso psicofarmaci, contenzione,

cadute, delirium, malnutrizione )

OSPEDALIZZAZIONE INAPPROPRIATA,

ISTITUZIONALIZZAZIONE PRECOCE

Stirling University,

UK, 2015

Page 91: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

La “cura” della demenza passa attraverso

una serie di interventi

Page 92: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PERSONALIZZAZIONE

• Interventi psicosociali personalizzati:rispondono ai bisogni, alle preferenze, aidesideri, alle sfide e preoccupazioni, alledifficoltà di quella persona in queldeterminato momento tenendo in conto lapersona e la sua storia, lo stato fisico e dimalattia, le capacità disponibili, il ruolo delcontesto sociale e ambientale

Page 93: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PROGETTO VOLUTO E PROMOSSO

DALL’ASSOCIAZIONE FAMILIARI ALZHEIMER

MARCHE ONLUS

Page 94: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

AFAM

AMBITI 17 E 18

REGIONE MARCHE

ASUR

COOSS MARCHE

IL PROGETTO nasce a luglio

2014 dalla collaborazione

tra:

CON IL SOSTEGNO

Page 95: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

PROGETTO TEMPO ALLE FAMIGLIE

Il progetto nasce per iniziativa dell’Afam, dopo

l’incontro con la realtà di Treviso, proprio con questa

modalità di «intervento sartoriale», per rispondere alle

tante esigenze della persona con demenza e della

famiglia, dando proposte articolate e flessibili in un

sistema di rete coordinato con un’unica «regia» sul

modello bio-psico-sociale.

Page 96: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

AMBITO

TERRITORIALE XVII

AMBITO

TERRITORIALE

XVIII

IL PROGETTO HA INTERESSATO TUTTI I COMUNI DELL’AMBITO TERRITORIALE 17 E 18

Sistema articolato in grado di rispondere inmodo personalizzato e flessibile alle esigenzeindividuali delle persone affette da demenza edelle loro famiglie in modo tale da garantirecomunque una presa in carico, qualunquesiano le condizioni

Page 97: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

RETE DI SERVIZI PER

PERSONE CON DEMENZA

PARTENDO DAL

FABBISOGNO

IL PROGETTO

IN ATTESA DELLE GRANDI

RISPOSTE DELLA SCIENZA PER LA

PREVENZIONE/CURA DELLE

DEMENZE L’OBIETTIVO DEL

NOSTRO PROGETTO IN LINEA

CON LA CULTURA Più DIFFUSA

IN QUESTO AMBITO è OTTENERE

PICCOLI GUADAGNI NELLA

QUOTIDIANITA’Linea

Alzheimer

Page 98: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

I RISULTATI DEI VARI SERVIZI NON SONO FACILMENTE RILEVABILI A LIVELLO

QUANTITATIVO/STATISTICO, PROPRIO PER LA PARTICOLARITA’ DEL PROGETTO E

DELLA MALATTIA.

SONO STATI PERO’ RISCONTRATI IN TUTTE LE PERSONE:

UN MIGLIORAMENTO DEL TONO DELL’UMORE

UN EVIDENTE INTERESSE ALLA PARTECIPAZIONE DELLE ATTIVITA’ DELLA

GIORNATA

UN AUMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA per entrambi (persona con

demenza e caregiver)

UN RIAPPROPIARSI DELLE PROPRIE PASSIONI CON EVIDENTE BENESSERE

Page 99: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

STIMOLAREVivere la quotidianità

con serenità

Page 100: Modelli operativi nelle applicazioni cliniche in

TESTIMONIANZE