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Ministero dell’Industria Ministero dell’Industria Ministero dell’Industria Ministero dell’Industria del Commercio e dell’Artigianato del Commercio e dell’Artigianato del Commercio e dell’Artigianato del Commercio e dell’Artigianato Direzione Generale per lo Sviluppo Produttivo e la Competitività OSSERVATORIO PER IL SETTORE CHIMICO Quaderni dell’Osservatorio L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE PORCELLANE E CERAMICHE PER USO DOMESTICO E ORNAMENTALE Luglio 2000

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Ministero dell’IndustriaMinistero dell’IndustriaMinistero dell’IndustriaMinistero dell’Industria del Commercio e dell’Artigianatodel Commercio e dell’Artigianatodel Commercio e dell’Artigianatodel Commercio e dell’Artigianato

Direzione Generale per lo Sviluppo Produttivo e la Competitività

OSSERVATORIO PER IL SETTORE CHIMICO

Quaderni dell’Osservatorio

LL’’IINNDDUUSSTTRRIIAA IITTAALLIIAANNAA DDEELLLLEE PPOORRCCEELLLLAANNEE EE CCEERRAAMMIICCHHEE

PPEERR UUSSOO DDOOMMEESSTTIICCOO EE OORRNNAAMMEENNTTAALLEE

Luglio 2000

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Hanno collaborato: OSSERVATORIO PER IL SETTORE CHIMICO Attilio Fiore (Coordinatore) Pinella Aurigemma Alessandra Dessì Segreteria Tecnica Ministero dell’Ambiente Carlo Zaghi Ministero del Commercio Estero - ICE Francesco Montanini Gaspare Mario Asaro Giorgio Bartella Ministero dell’Industria Giuseppe Puglisi Ministero della Sanità Antonio De Salvo Mirella Colella MURST Luciano Criscuoli Eleonora Giacomelli Federchimica Eleonora Bartoloni Vittorio Maglia Narciso Salvo Monica Soana Unionchimica - Confapi Mario Chiacchiararelli Sandro Pedica Enrico Proni Dino Zani Filcea CGIL Giorgio Martini Flerica CISL Oraldo De Toni Uilcem UIL Marco Lupi Federceramica – Federchimica Giovanni Allegretti Francesco Bergomi Giuseppe Boschini Giovanni Battista Fadigati

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Indice

Presentazione __________________________________________________________4

Introduzione____________________________________________________________6

Abstract _______________________________________________________________7

Parte prima ___________________________________________________________10

Caratteristiche generali del settore......................................................................................10 Quadro di sintesi ...................................................................................................................13 Fattori critici di competitività e di cambiamento.................................................................14 Obiettivi e ambiti di una politica di sostegno ......................................................................18

Parte seconda _________________________________________________________21

Nota metodologica ................................................................................................................21 Problemi classificatori ..........................................................................................................22 Le caratteristiche del settore................................................................................................24 L'evoluzione strutturale ........................................................................................................25 La localizzazione delle imprese............................................................................................26 La tipologia di impresa e l’assetto proprietario...................................................................28 I risultati economici delle imprese .......................................................................................29 La struttura dell'occupazione ...............................................................................................31 L'interscambio commerciale ................................................................................................32

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Presentazione

Il sistema industriale del nostro paese si trova da qualche anno a questa parte a dover rispondere a sollecitazioni e istanze di cambiamento dettate in modo urgente e ineludibile dai mutamenti di vasta portata che stanno ridisegnando in modo sostanziale i meccanismi della vita economica e sociale del mondo occidentale. Le forze sociali del paese sono impegnate a vari livelli per supportare le imprese in questo difficile processo. In particolare, il Governo ha compiuto e sta compiendo un enorme sforzo di rinnovamento della normativa a sostegno della competitività del paese, introducendo meccanismi di migliore gestione e maggiore responsabilizzazione della pubblica amministrazione, nuove politiche della formazione e della gestione delle risorse umane, nuovi strumenti per lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione tecnologica.

Al Ministero dell’Industria spetta, in tale contesto, un ruolo particolarmente delicato non solo nell’individuare e monitorare ostacoli e difficoltà del mondo produttivo, ma anche nel mediare tra le forze sociali ricercando soluzioni adeguate. Per dare attuazione a compiti così complessi in un settore di particolare rilevanza come quello chimico è stato istituito nel novembre del 1997 presso il Ministero dell’Industria l’Osservatorio per il Settore Chimico. All'interno dell’Osservatorio sono rappresentati tutti i soggetti interessati allo sviluppo del settore: le imprese (Federchimica e Unionchimica), i sindacati e i Ministeri dell’Industria, dell’Ambiente, del Commercio estero, dell’Università e della Ricerca scientifica e della Sanità. Dalla data della sua costituzione ha rappresentato costantemente il soggetto di riferimento per il mondo della chimica italiana, individuando politiche di intervento dirette a promuovere il rafforzamento strutturale e lo sviluppo delle imprese del comparto; svolgendo una continua attività di monitoraggio; offrendo un supporto ai soggetti locali delle province a vocazione chimica per la definizione di strategie di sviluppo; disegnando, sulla base delle conoscenze via via accumulate, strategie innovative per il rilancio del settore. A partire dall’esigenza di una sempre più dettagliata conoscenza del variegato mondo della chimica italiana, caratterizzato da imprese di medie e grandi dimensioni che operano nei poli chimici, ma anche da una diffusa presenza in alcune aree territoriali del nord di imprese di piccola dimensione, che presidiano alcuni segmenti produttivi particolarmente significativi, è emersa la necessità di procedere ad analisi di approfondimento focalizzate su specifici settori.

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E’ nata così la collana quaderni dell’Osservatorio Chimico di cui questa pubblicazione dedicata al comparto delle ceramiche rappresenta il secondo volume.

Enrico Letta Ministro dell’Industria

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Introduzione

Dopo un primo volume dedicato al settore delle vernici la collana quaderni dell’Osservatorio Chimico prosegue con un’analisi sul comparto delle porcellane ceramiche per uso domestico e ornamentale. Il settore con oltre 18.000 addetti e con un saldo attivo delle esportazioni pari a 14 milioni per addetto nel 1998, sta vivendo attualmente un momento difficile. L’altissima incidenza del costo del lavoro che caratterizza il comparto (50% in media) lo espone ad una vera aggressione commerciale da parte di paesi produttori con bassissimo costo del lavoro, fenomeno questo che sta determinando prime difficoltà nelle vendite all’estero. Inoltre i cambiamenti in atto dei modelli e dei livelli di consumo di prodotti considerati maturi e soggetti a quote di spesa decrescenti aggrava la crisi del settore. Il rischio del consolidamento delle tendenze in atto è quello di una marginalizzazione del comparto, evento già sperimentato in altri paesi europei con rilevanti effetti sull’occupazione. Tuttavia il comparto delle porcellane e ceramiche per uso domestico e ornamentale ha nel nostro paese una storia di antica tradizione, è fortemente diffuso e radicato su tutto il territorio nazionale (Nord 38.9%, Centro 31.4%, Sud e Isole 29.7%) e costituisce una delle più note ed apprezzate espressioni dell’artigianato italiano. Tali considerazioni hanno spinto l’Osservatorio a dedicare questo secondo volume dei quaderni al settore ceramico per evidenziare gli elementi di difficoltà ed individuare soluzioni percorribili a salvaguardia di un comparto che merita di essere valorizzato.

Gennaro Visconti

Direttore Generale per lo Sviluppo Produttivo e la Competitività

Presidente Osservatorio per il Settore Chimico

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Abstract

The sector of china and ceramics for domestic and ornamental use is equally widespread on the territory: it counts: 3500 industries, a turnover of 1400 billion Lire, nearly 19.000 employees, of which 42% are women. This is a market sector with low average turnover per capita (less than 100 million Lire/year) and with a very high incidence of the cost of labour (50% up to 70% in the artistic sector that requires, by definition, a high degree of manual talent), but still in the position to reach an active trade balance (108 billion Lire in 1999). This sector has a successful past, based on the flexibility and creativity of the micro-enterprises and industrial districts that create synergies with the companies operating in this sphere. Some changes implemented in the last years at national and international level, have put in a critical position the Italian "occupational ability pattern", creating uncertainty with regard to the capability of the sector to survive and guarantee the creation of well-being and occupation, like in the past. Further to the small dimension, an important characteristic of this sector is, indeed, the extremely high intensity of the "component" work and consequently the capability to generate, in particular, also female work. As a matter of fact, this is the characteristic that weakens the sector: when the competitive comparison concentrates on production costs where the incidence of the cost of labour is very high and where other factors (energy, tax imposition, set of regulations, infrastructure) are not favourable to the Italian production. The "factor" work is not rewarded for its contribution to the creation of value (also artistic) and moreover is penalised by its cost level, not in absolute, however, with respect to its competitors and to the needs expressed by the clientele. A factor conditioning this market from the point of view of demand, is connected to the change of behaviour with regard to the past models of reference and to consumption levels. Consumption, is by now considered mature and subject to decreasing expense levels, since the preference for alternative materials clearly emerges.

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As far as foreign trade is concerned, the sector still shows very significant values, both, for the exported share (44.3% in 1999) and for the active external trade balance that is, besides, experiencing a worrisome recession (313 billion Lire in 1997; 239 billion Lire in 1998; 108 billion Lire in 1999). In 1999 the decrease of export still diminished and the strong import caused a further relevant reduction of the trade balance. The evolution of the production between 1995 and 1999 shows a downturn of 27% as result of the domestic market's weakness, of the aggressive imports and of the initial difficulties in selling abroad In short: • unfavourable consumption patterns get affirmed and the demand of kitchenware and

crockery shows a net regression • the competitiveness of the emerging countries increases and consequently there are

pressures on costs and margins as well as productive over-capacity. In conclusion, the Italian industry risks to follow, with some years of delay, the process of reduction to a margin, that had already been experimented in other European countries with relevant effects on occupation. The three main characteristics of the sector: • high presence of enterprises • production with extremely high labour contents • still positive contribution to the foreign trade justifying a particular attention of the industrial policy. The enterprises will have to: • set up a plan of actions with ICE and Mincomes to foster export; • reduce internal production costs

��to negotiate compatible salaries with the trade unions ��to take advantage of a liberalised energy market and setting up energy supply

consortia. The external measures of support may be of two types: • with regard to production costs, an extraordinary alleviation of contributions,

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• with regard to the international trade, decisive actions in favour of the domestic production by: ��protective measures against importation in dumping, ��reciprocity of duties with competing countries, ��maintenance of the importation contingents from China.

It is possible to individualise, in particular, some limits on which to intervene with a supporting policy. 1. Interventions on the labour cost (state subsidies for social security contributions) 2. Constitution of raw material and energy supply consortia that should consent the

access of the SMEs to the open market. 3. Exemption from carbon tax on energy consumption. 4. Up-dating of the items related to customs and monitoring of the flow of importation, to

promote eventual anti-dumping initiatives and request the reciprocity regarding duties with competing countries (first of all Turkey followed by Latin America and North Africa); to be able to maintain the contingent of imports from China.

5. Individualisation, in co-operation with ICE and Mincomes of an extraordinary

programme to promote the "Made in Italy", by organising a plan of actions to favour exports.

6. Incentives for research and technological innovation. Activate all existing national and

European " tools " , by introducing traditional ceramics products into the National Research Plan.

7. A project covering the defence of the consumer, guaranteed by the use of ceramics,

also by means of an institutional campaign to favour the brands (by law): "Artistic and Traditional Ceramics" and "Quality Ceramics", in co-operation with the National Ceramics Council.

8. Support measures to simplify procedures in this sector. 9. Measures with regard to quality and certification. 10. Support of the Social liability.

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PARTE PRIMA

Caratteristiche generali del settore Il settore della porcellana e della ceramica per uso domestico e ornamentale appare come un settore "a rischio", che non vuole scomparire ma affrontare con il Paese i gravi problemi di domanda e di competitività che lo affliggono. È un settore che appartiene alla storia industriale del Paese (le Manifatture ceramiche hanno a lungo rappresentato i principali insediamenti industriali nel territorio) e che costituisce una delle più apprezzate e famose espressioni dell'artigianato italiano. È un settore che ha un autentico e profondo carattere nazionale, diffuso sul territorio in maniera omogenea (Nord 38.9%, Centro 31.4%, Sud e Isole 29.7%); 3500 imprese, 1400 miliardi di fatturato, poco meno di 19000 addetti, il 42% dei quali donne. Non è un settore considerato strategico o di punta; l’essere caratterizzato da un basso contenuto tecnologico e da alta intensità di manodopera non deve però comportare un minore interesse per il suo sviluppo. È un settore con basso fatturato medio pro capite (meno di 100 milioni di lire) e con altissima incidenza del costo del lavoro (50%, con punte del 70% nel settore artistico, che richiede per definizione elevata manualità), ma in grado ancora di presentare una bilancia commerciale attiva (108 miliardi nel 1999). Incombono però gravi preoccupazioni: non si espandono i consumi, i maggiori costi di produzione annullano la competitività del prodotto italiano, aumentano inesorabilmente le importazioni e diminuiscono le esportazioni. Sostenere i consumi significa investire, come sistema-Paese, sulla qualità della vita legata a un prodotto di antica cultura come la stoviglia di porcellana o di ceramica. La legge di tutela n. 188 del 1990 offre già una possibilità operativa facilmente accessibile, una campagna istituzionale a favore del prodotto ceramico attraverso la promozione dei marchi "Ceramica artistica e tradizionale" e "Ceramica di qualità".

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È diffuso il timore che l’arte della ceramica sia destinata a sparire dall’Italia; in Oriente i concorrenti migliorano continuamente la qualità dei loro prodotti e le imprese italiane sembrano destinate a uscire sconfitte nella competizione. In realtà, il vantaggio competitivo della concorrenza straniera è soltanto di operare con costi di produzione (costo del lavoro e dell'energia) notevolmente più bassi dei nostri. Nel settore “tavola”, dove minore è lo spazio per l'innovazione e la fantasia, si è verificata così una divaricazione tra la fascia alta dell’offerta, dove prevalgono il marchio, la qualità ecc. e la fascia medio-bassa dei piatti-commodities, dove il prezzo rappresenta il fattore dominante e il mercato è nelle mani della grande distribuzione. L’obiettivo deve essere però di salvaguardare un sistema produttivo integrato e completo, con produzioni di fascia alta, media e bassa. Le imprese devono fare fino in fondo la loro parte. Da un lato, dovranno impostare un piano di interventi con ICE e Mincomes, che miri alla promozione seria e continuativa dell'export, assicuri condizioni di favore nelle fiere di settore e sia tramite per interventi di sostegno ai consorzi tra PMI. Per ridurre invece i costi interni di produzione e cogliere miglioramenti continui di produttività, le imprese dovranno puntare sulla razionalizzazione e sull'innovazione continua, non solo nei prodotti ma anche nei sistemi organizzativi e nelle diverse fasi di lavorazione; dovranno negoziare con il sindacato trattamenti salariali compatibili; dovranno essere messe nelle condizioni di usufruire di un mercato liberalizzato dell'energia e di costituire adeguati consorzi di acquisto dei prodotti energetici. Le misure esterne di sostegno potranno essere invece di due tipi. Sul versante dei costi di produzione, uno sgravio straordinario degli oneri contributivi. Sul versante del commercio internazionale, un intervento deciso a favore della produzione nazionale, tramite misure protettive dalle importazioni in dumping, reciprocità dei dazi con i Paesi concorrenti, mantenimento dei contingenti di importazioni dalla Cina. In conclusione, la competitività di questo settore non giova soltanto al sistema delle imprese e del lavoro in esso coinvolto; esso giova anche all'intero Paese, in quanto ne salvaguarda una produzione di antico e profondo significato culturale, diffusa nella vita

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quotidiana del popolo italiano, segno riconosciuto della nostra civiltà, della nostra tradizione e del nostro avvenire.

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Quadro di sintesi 1999

Numero di imprese(a) 3.460Numero di addetti(a) 18.685Fatturato lordo (mld Lire) 1.399Esportazioni totali (mld Lire) 620Importazioni totali (mld Lire) 512Saldo commerciale (mld Lire) 108Consumo apparente (mld Lire) 1.291 Export/Fatturato lordo 44.3%Import/consumo apparente 39.7%

(a) Fonte: Censimento intermedio dell’industria e dei servizi, anno 1996

Il dato generale sull’occupazione può essere utilmente suddiviso sulla base del carattere industriale (40%) o artigianale (60%) delle imprese.

Secondo una nostra stima, si può quindi affermare che i 2/3 delle imprese industriali sono orientate verso il settore domestico e 1/3 verso il settore or/namentale, al contrario delle imprese artigianali (2/3 ornamentale e 1/3 domestico). Si propone quindi la seguente semplificazione, valida in linea di massima per disaggregare i dati di settore.

Artigianato60%

Industria40%

Dom. da Industria

27%Ornam. da Artgianato

40%Ornam. da Industria

13%Dom. da

Artigianato20%

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Fattori critici di competitività e di cambiamento Il settore ha un passato di successo basato sulla flessibilità e sulla creatività delle micro-imprese e dei distretti industriali che creano sinergie tra le imprese operanti in quegli ambiti. Alcuni cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, sia a livello interno sia a livello internazionale, hanno messo in crisi il “modello” italiano, ponendo dubbi sulla capacità del settore di sopravvivere e garantire creazione di ricchezza e occupazione come in passato. La caratteristica principale del settore è la presenza di un numero elevatissimo di imprese, molte delle quali artigianali, con dimensioni molto ridotte: il 50% dell’occupazione è garantita da più di 3 mila imprese con meno di 20 addetti. Moltissime di queste imprese operano in specifici distretti industriali che hanno finora (o meglio fino a ieri) creato vantaggi competitivi e “forze collettive” che hanno compensato i crescenti problemi derivanti da un confronto competitivo basato sul costo del lavoro con i Paesi emergenti. Fino a pochi anni fa una buona performance sui mercati esteri e un mercato interno ancora dinamico facilitavano lo sviluppo delle imprese. La frammentazione del sistema distributivo italiano si dimostrava funzionale a un sistema industriale altrettanto frammentato, privilegiando la creatività e flessibilità delle imprese e non vincolando troppo le stesse a una competitività di prezzo. Il settore è anche caratterizzato da un discreto numero di imprese più grandi (per modo di dire, in quanto la maggior parte ha meno di 100 addetti) e da alcune medio-grandi imprese. Molte di queste sono state vincolate nei propri processi di crescita dalla concorrenza dal basso delle micro imprese, da una crescente concorrenza di imprese estere dei paesi emergenti, dalla necessità di ridurre i costi di produzione per le crescenti esigenze di controllo dei prezzi da parte della grande distribuzione italiana e internazionale e dalla necessità di adeguare la propria offerta alle vicende di un mercato volubile ed eterodiretto. Si porti l'esempio delle promozioni (vendite a premio), che sono improvvisamente venute a mancare avendo il principale produttore di pasta radicalmente modificato la propria

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strategia di marketing; poiché nulla per ora le ha rimpiazzate, si è determinato un eccesso di capacità produttiva, modulata sui volumi che venivano assorbiti dalle promozioni. Per quanto riguarda il commercio estero, il settore mostra tuttora valori molto significativi sia per quanto riguarda la quota esportata, sia per il rilevante attivo negli scambi con l’estero. Nello stesso tempo emergono però sintomi di debolezza strutturale, ben mostrati da un disavanzo nel sottocomparto della stoviglieria in porcellana e dalla differenziazione geografica dei concorrenti. Nel settore domestico infatti i tradizionali concorrenti europei, con una struttura di costo comparabile alla nostra, vengono progressivamente incalzati e sostituiti da altri Paesi (Polonia, Romania, Croazia, Tunisia, Messico, Brasile, Bangladesh, oltre naturalmente a Cina, Thailandia, Indonesia ecc.); la Germania è ancora il primo fornitore estero di porcellane in Italia, ma con quote progressivamente e rapidamente calanti, che a loro volta sono state prodotte in gran parte in Paesi terzi; le importazioni dal Portogallo, che pur essendo nell’area dell’Euro gode di costi di produzione molto inferiori ai nostri, sono viceversa molto cresciute in questi ultimi anni. Forti sintomi di disagio si sono manifestati con chiarezza nel ‘98 quando l’emergere della crisi asiatica ha provocato una forte crescita (+11,4%) dell’import (+30,7% dall’Asia, ma +41% dalla Cina) e una caduta dell’export (-3,5%) con un vero e proprio crollo per le destinazioni asiatiche. L’attivo commerciale si è ridotto da 313 a 239 miliardi di lire nel 1998, mentre nel 1999 è sceso a 108 miliardi di lire. Per tutti i comparti nel 1999 è continuata la flessione dell’export e la forte crescita dell’import, con una rilevante ulteriore contrazione del saldo commerciale. L’evoluzione della produzione mostra tra il ‘95 e il ‘99 una flessione del 27%, con un crollo del 16% nell’ultimo anno, come risultato della debolezza del mercato interno, dell’aggressività delle importazioni e delle prime difficoltà nelle vendite all’estero. Oltre alla dimensione, la caratteristica principale del settore è l’elevatissima intensità del fattore lavoro e di conseguenza la capacità di generare occupazione, in particolare anche femminile. Ma è proprio questa caratteristica a indebolire il settore che, a differenza di altri, non riesce se non in casi marginali a sviluppare una politica di innovazione che aggiunga alla

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tradizionale flessibilità elementi nuovi collegati alla qualità, al design e all’innovazione tecnologica di prodotti e processi e a nuovi usi. Per questa carenza il confronto competitivo finisce per essere concentrato sui costi di produzione, dove l’incidenza del costo del lavoro è molto elevata e dove altri fattori (energia, imposizioni fiscali, vincoli normativi, infrastrutture) non giocano certo a favore delle produzioni italiane. La realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo dei distretti ceramici (valga come esempio l’annoso problema delle infrastrutture logistiche nella zona di Civita Castellana, dove sono concentrati importanti produttori di stoviglieria e di ceramica saniatria) concorrerebbe solo in parte al riequilibrio del confronto competitivo. Un fattore che sta condizionando il settore dal lato della domanda è collegato al cambiamento dei modelli e dei livelli di consumo (banalmente, si pranza sempre meno con la tavola apparecchiata in maniera tradizionale); consumi in questo settore considerati maturi e soggetti a quote di spesa decrescenti, quando non emerge addirittura la preferenza per materiali alternativi (arcopal, plastica, carta ecc.). Il consumatore percepisce sempre meno la differenza qualitativa tra un piatto di terraglia (argille meno pregiate, temperature di cottura inferiori) e un piatto di porcellana e si lascia guidare nella scelta da altri fattori (il prezzo, la decorazione, l’introduzione commerciale ecc.). A sostenere queste tendenze concorre anche la ristrutturazione della distribuzione italiana, con il rafforzamento della grande distribuzione a scapito del negozio specializzato, ristrutturazione che determina, oltre alla richiesta di prodotti standardizzati, la formazione di prezzi bassi e calanti. Di fronte all’ampia possibilità di scelta di prodotti in ceramica, il consumatore dimostra una scarsa conoscenza del materiale e delle caratteristiche di lavorazione che nobilitano il prodotto, confondendo la ceramica a freddo con la ceramica di seconda cottura, la resina con la porcellana, le decalcomanie con i decori a mano e, purtroppo, il commerciante non riesce più a esprimere sufficiente competenza, per via dell’accennata crisi del negozio specializzato, per consigliare e indirizzare l’acquirente sul prodotto italiano. Gli elementi che avevano caratterizzato il settore sono entrati di conseguenza in crisi e la capacità dei distretti industriali di rafforzare l’imprenditorialità tipica italiana non è più sufficiente.

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La piccola dimensione diventa un vincolo a fronte di una domanda che privilegia meno la creatività e la flessibilità ed esige prezzi calanti. Il fattore lavoro non è premiato per il suo contributo alla creazione di valore (anche artistico) ma purtroppo è penalizzato dal suo livello di costo, non in assoluto, ma rispetto ai concorrenti e alle esigenze espresse dai clienti. I livelli retributivi sono infatti generalmente tali da indurre una scarsa appetibilità del settore nei giovani che entrano nel mondo del lavoro e una tendenza alla fuga da parte delle risorse professionalmente più qualificate. A ciò si aggiunge il problema della formazione professionale, in un settore bisognoso di lavoro manuale specializzato, per esempio nella fase della decorazione. Un intervento strategico nel campo della formazione professionale dei giovani consentirebbe alle imprese di disporre di un fattore di successo, con effetti positivi sulla riqualificazione professionale di antichi mestieri. La mancata crescita dimensionale di molte imprese diventa ora un vincolo in quanto non rende possibili economie di scala necessarie per produrre a costi competitivi. La stessa assenza di vincoli tecnologici che ha favorito lo sviluppo delle micro imprese ha indebolito le medio-grandi che non hanno potuto differenziarsi dalle altre.

In definitiva: • il mercato locale diventa nazionale e tendenzialmente internazionale • si affermano modelli di consumo sfavorevoli e la domanda di stoviglieria mostra un

netto regresso • diventa più difficile per le micro imprese “nascondersi” dal rispetto delle norme e di

conseguenza i costi produttivi aumentano • cresce la competitività dei paesi emergenti e di conseguenza si determinano pressioni

sui costi e sui margini e sovracapacità produttiva. L’industria italiana rischia in conclusione di seguire con alcuni anni di ritardo il processo di marginalizzazione sperimentato in altri paesi europei con rilevanti effetti sull’occupazione.

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Obiettivi e ambiti di una politica di sostegno Le tre principali caratteristiche del settore giustificano una particolare attenzione di politica industriale. Si tratta infatti di un settore a elevata presenza di imprese, di produzioni a elevatissimo contenuto di lavoro e di un comparto che tuttora genera un contributo positivo agli scambi con l’estero. L’analisi dei problemi in cui si dibatte il settore indica alcune linee di intervento per facilitare lo sforzo in atto delle imprese. La tendenza alla standardizzazione dei modelli di consumo e di conseguenza dei prodotti non deve necessariamente essere seguita da tutte le imprese. Allo stesso modo, il passaggio da mercati locali a mercati più ampi non è necessariamente negativo per le imprese, in quanto si aprono opportunità di crescita. È necessario sostenere lo sforzo delle imprese verso la specializzazione, con nicchie che premiano il contenuto artistico, la qualità, la flessibilità: l’esperienza indica che un settore può svilupparsi trasformandosi e rafforzando il ruolo delle imprese più dinamiche. Gli ambiti sui quali si può pensare di intervenire sono i seguenti. 1. Interventi sul costo del lavoro e sull’utilizzo dello stesso, per permettere produzioni più

competitive. Una fiscalizzazione mirata degli oneri sociali si configura come un investimento a tutela del tessuto produttivo esistente. La fiscalizzazione potrebbe essere parzialmente finanziata dai contributi per cassa integrazione non utilizzata. Un altro intervento per alleggerire il peso del costo del lavoro è la revisione delle tariffe Inail, in funzione delle mutate condizioni di lavoro e delle nuove tecnologie di processo e di prodotto.

2. Lo studio di particolari interventi, anche a livello territoriale, per la costituzione di

consorzi di acquisto di materie prime e di prodotti energetici, che consentano l’accesso delle PMI al mercato aperto. Nella stessa direzione dovrebbe muoversi la promozione di interventi volti a superare l’attuale frammentazione produttiva, come per esempio incentivi fiscali alle fusioni societarie.

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3. Esenzione dalla Carbon tax sui consumi energetici, dal momento che l’energia viene usata per la trasformazione dell’argilla in ceramica; ci si riferisce alla proposta di Direttiva del Consiglio presentata alla Commissione il 17 marzo 1997 (97/C 139/07), che all'art. 13 prevede che gli Stati membri esentino dall’imposizione i prodotti energetici utilizzati principalmente per la riduzione chimica e nei processi metallurgici ed elettrolitici; sono in esame emendamenti all’art. 13 che mirano a estendere l’esenzione alla trasformazione mineralogica dell’argilla, proposti sostenuti a vario titolo da Francia e Germania. Un’esenzione potrebbe inoltre essere giustificata dalla “longevità” dei prodotti ceramici, che consente di ammortizzare su di un lunghissimo arco di tempo l’energia assorbita dalla produzione.

4. L’aggiornamento delle voci doganali e il monitoraggio dei flussi d’importazione, per

promuovere eventuali iniziative anti-dumping e richiedere la reciprocità dei dazi con i Paesi concorrenti (prima di tutto con Turchia, America latina e Nord Africa); per mantere il contingente delle importazioni dalla Cina, anche se sembra che si verifichino delle frodi in alcune dogane.

5. L’individuazione insieme a ICE e Mincomes di un programma straordinario di

promozione del made in Italy, impostando un piano di interventi a favore dell'export, che assicuri condizioni di favore nelle fiere di settore e sia tramite per interventi di sostegno ai consorzi tra PMI.

6. Incentivi sulla ricerca e sull’innovazione tecnologica; attivando tutti gli strumenti

nazionali e comunitari esistenti; inserendo i prodotti ceramici tradizionali nel Piano Nazionale della Ricerca, favorendo la costituzione sul territorio di laboratori di ricerca, che si inseriscano, volta per volta, in una rete di strutture esistenti (CNR, consorzi universitari, stazioni sperimentali, laboratori privati). Il sostegno alla ricerca presuppone un’indagine attenta dei temi e dei filoni di interesse prioritario per il settore, nonché un’analisi, nelle imprese, degli addetti alla ricerca e sviluppo e della loro formazione. Il sostegno alla ricerca deve contribuire al consolidamento e allo sviluppo del settore; le PMI, per rimanere nel mercato orientato all’export e per difendere le quote del mercato interno, hanno infatti bisogno sia di una ricerca finalizzata alle innovazioni di processo e di prodotto, sia di servizi collegati all’assistenza tecnica. A questo proposito si segnala un’importante iniziativa adottata dalle cinque Associazioni industriali della ceramica aderenti a Confindustria (Acimac, Andil, Assopiastrelle, Ceramicolor e Federceramica), che hanno costituito un comitato di coordinamento nazionale in materia di ricerca e innovazione tecnologica denominato

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CERNET, che ha elaborato, in collaborazione con il CNR, un documento sulla struttura del settore ceramico, le prospettive, il fabbisogno e i filoni di ricerca-innovazione, da sottoporre all’attenzione del Ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica; il rapporto tra MURST e CERNET dovrebbe portare al riconoscimento e al sostegno delle attività di ricerca svolte dall’industria ceramica in senso lato.

7. Un progetto di tutela del consumatore garantito dall'uso di prodotti ceramici, anche attraverso una campagna istituzionale a favore dei marchi di legge "Ceramica artistica e tradizionale" e "Ceramica di qualità", in collaborazione con Il Consiglio Nazionale Ceramico.

8. Un’analisi approfondita delle normative che riguardano il settore, per definire un

intervento di semplificazione e di snellimento delle stesse. Ci si riferisce, per esempio, alle normative regionali per il riconoscimento dei distretti industriali a produzione monoculturale; ovvero, alle normative fiscali e agli adempimenti burocratici recentemente introdotti sulle promozioni e sulle vendite a premio, che sarebbe opportuno rimuovere.

9. Interventi sulla qualità e sulla certificazione; promozione e facilitazione di progetti

settoriali; agevolazioni per le imprese impegnate sui versanti di bilancio ambientale, certificazioni ISO 14000, certificazioni EMAS, certificazioni della qualità, sistemi di gestione della sicurezza, Responsible Care; piena attuazione della legge n. 188 del 1990 e delle sue procedure di certificazione del prodotto. Il presupposto di questo apparato strumentale è la piena attuazione delle normative sulla prevenzione e sulla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori: quindi la formazione e l’informazione dei lavoratori, per aggiornare la valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro. Subito dopo si deve procedere con le iniziative volontarie sulla certificazione ambientale, dei prodotti e dei processi di lavorazione, compresi i sistemi organizzativi e i servizi collegati alle imprese.

10. Il sostegno della Social liability, promuovendo con il sindacato l’industria italiana in quanto rispettosa dei diritti fondamentali dei lavoratori: sicurezza, legislazione del lavoro, contrattazione collettiva.

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PARTE SECONDA Nota metodologica

Le ceramiche da tavola o stoviglie sono i prodotti ceramici usati per la preparazione, il servizio e la conservazione degli alimenti. Gli stessi materiali, arricchiti nel disegno o nella decorazione, o in forma di statuine o altri oggetti decorativi, costituiscono le ceramiche da ornamentazione. L’attività economica in questione è quella della “Fabbricazione di prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali”, classificata dall’Istat con il codice 26.21. Questa classe comprende: • fabbricazione di vasellame e di altri articoli di uso domestico o da toletta in ceramica; • fabbricazione di statuette e di altri articoli ornamentali di ceramica. I dati di commercio con l’estero sono stati rilevati all’interno del Capitolo 69 della Nomenclatura Combinata (Prodotti ceramici), con riferimento ai seguenti prodotti:

Codice NC Designazione delle merci 6911 Vasellame, altri oggetti per uso domestico e oggetti di igiene o da

toletta, di porcellana: 6911 10 00 - Oggetti per il servizio da tavola o da cucina 6911 90 00 - altri 6912 00 Vasellame, altri oggetti per uso domestico e oggetti di igiene o da

toletta, di ceramica esclusa la porcellana 6912 00 10 - di terracotta comune 6912 00 30 - di gres 6912 00 50 - di maiolica o di terraglia 6912 00 90 - altri 6913 Statuette e altri oggetti d’ornamento, di ceramica: 6913 10 00 - di porcellana 6913 90 - altri 6913 90 10 - - di terracotta comune 6913 90 91 - - di gres 6913 90 93 - - di maiolica o di terraglia 6913 90 99 - - altri

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Problemi classificatori Ceramica (dal greco Kéramos, argilla) è un termine generico, che identifica un materiale antichissimo: la fabbricazione di un oggetto in ceramica richiede infatti il concorso degli elementi, terra, acqua, aria, fuoco, dall'esperienza dei quali è addirittura iniziata l'autocoscienza dell'uomo nella natura. Da un punto di vista produttivo, la ceramica ricomprende diverse tipologie merceologiche di difficile e controversa classificazione, dal mattone ai ceramici avanzati. La legge italiana parla, in un luogo, di una "miscela di materiali inorganici composti generalmente da una proporzione elevata di minerali argillosi o silicei cui sono aggiunti eventualmente piccoli quantitativi di sostanze organiche"; "tali oggetti vengono innanzi tutto modellati e la forma così ottenuta viene fissata permanentemente mediante cottura"; "essi possono essere vetrificati, smaltati e/o decorati". In altro luogo, individua le tipologie merceologiche dei materiali utilizzati: "porcellana, gres, terracotta comune e maiolica o terraglia". Gaetano Ballardini, nella voce "Ceramica" dell'Enciclopedia Italiana (1931, quando ancora le piastrelle venivano chiamate "ambrogette"), scrive: "i tentativi di classificazione dei prodotti ceramici sono stati molti e laboriosi, ma la terminologia è ancora incerta, le singole nomenclature dibattute e senza esatta corrispondenza fra le varie lingue". Il Ballardini propone quindi uno schema basato sul colore (pasta colorata o pasta bianca) e sulla compattezza dell'impasto (poroso o compatto), oltre che sul tipo di rivestimento. Si riporta di seguito un brano dell’opera di Giacomo Peco, I prodotti ceramici. Dalla tradizione all’alta tecnologia, pubblicata sotto il patrocinio dell’ENCS, Ente Nazionale della Ceramica e dei Silicati, Marzorati editore: Milano, 1991 (Tomo I, pag. 473 ss.), dedicato ai problemi classificatori propri del settore oggetto del presente studio: le porcellane e le ceramiche per uso domestico e ornamentale. La ceramica da tavola o da ornamentazione si distingue, secondo la terminologia storica, nei seguenti tipi: • a supporto poroso: terracotta, faenza, maiolica, terraglia • a supporto compatto (greificato): gres, vitreous, porcellana. Si può dire che ogni tipo di ceramica si distingue dagli altri per le materie prime usate nella pasta e nella vernice, per i loro rapporti in peso nelle formulazioni, per le temperature di cottura. Di conseguenza le diverse ceramiche si consolidano nel forno formando una massa diversa da tipo a tipo, per porosità o assenza di porosità, translucentezza,

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tessitura, colore. La massa, sia essa porosa o greificata, è ricoperta, nella ceramica da tavola, da uno strato di vernice o di smalto vetrificato che chiude l’eventuale porosità, copre ogni piccola rugosità superficiale e forma una superficie lucida e brillante, di gradevole aspetto estetico e di facile lavaggio, idonea al trattamento degli alimenti. Dal punto di vista delle applicazioni le stoviglie si distinguono nei seguenti tipi: a. Ceramiche da tavola per uso domestico b. Ceramiche da tavola per uso alberghiero, mense aziendali, torrefazione c. Ceramiche da forno o da fuoco (pirofile). Questa suddivisione trova riscontro nelle grandi aziende in organizzazioni di distribuzione e di vendita differenti. Anche nel settore produttivo c’è una differenza tra i tre tipi, che richiedono modellazione e composizione di materie prime adeguate. Le stoviglie del gruppo b. sono di maggior spessore di quelle del gruppo a., e hanno forma e composizione adatta a resistere agli urti e all’usura. Le stoviglie del gruppo c. hanno forma e composizione favorevoli a una elevata resistenza agli shock termici. Da considerazioni analoghe è partita una recente proposta del Centro Ceramico di Bologna (G. Carani, A. Tenaglia, Classificazione e standardizzazione dei prodotti ceramici per stoviglieria: problemi tecnici e normativi, 7° SIMTEC, Bologna, Dic. 1988), che tiene conto delle caratteristiche prestazionali del prodotto da individuare in alcuni “usi preferenziali”, di cui sono portati i seguenti esempi: 1. Uso pubblico (heavy duty). Il materiale è soggetto a utilizzo pesante (vedi porcellana e

vitreous da albergo e da torrefazione, di forte spessore). È prevalente l’aspetto funzionale su quello estetico.

2. Uso civile (domestic duty). Il materiale è utilizzato non più di due o tre volte al giorno. Oltre all’aspetto funzionale assume importanza anche quello estetico. L’uso della lavastoviglie sposta il gruppo2 verso il gruppo 1.

3. Uso di lusso (specialty). L’uso è saltuario e prevale il lato estetico. Nella proposta si precisa che si dovrà tenere conto di diverse caratteristiche quali: durezza dello smalto, resistenza alla scalfittura e all’abrasione, resistenza dei decori, resistenza all’urto ecc. Altre proposte di classificazione sono state avanzate in passato, basate su alcune proprietà più significative come porosità, colore del supporto, tessitura vista in frattura, translucentezza. Quest’ultima ha però l’inconveniente di essere misurabile solo su spessori molto esatti e sottili (~ 3 mm) e risulta quindi di non pratica lettura. (segue la classificazione, senza le relative descrizioni, proposta dal Peco nell’opera citata)

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Terracotta; Faenza; Faenza smaltata o maiolica; Faenza ingobbiata; Faenza verniciata; Terraglia; Terraglia forte o feldspatica; Terraglia tenera o calcarea; Gres; Vitreous china, Vitreous; Porcellana; Porcellana classica o feldspatica; Porcellana d’ossa o fosfatica; Porcellana cordieritica. I prodotti ceramici per uso domestico possono in conclusione essere classificati in funzione delle materie prime e delle temperature di cottura (tabella Centro Ceramico di Bologna). PRODOTTI MATERIE PRIME TEMPERATURE DI COTTURA

Prodotti a supporto poroso: Cottura supporto

Cottura smalto�

Terraglie ball clays, caolino, sabbia • Terraglia dolce� argilla bianca, calcite, marmo,

dolomite circa 1050° 950° - 1050°

• Terraglia forte� feldspato, pegmatite (5-20%), ball clays e caolini (50%), silice (30-45%)

circa 1150°� 950° - 1050°�

Prodotti a supporto non poroso: • Gres� argille greificanti, argille,

fondenti, sabbie 1100° - 1300° 1000° - 1100°

• Vitreous china� ball clays e caolini (47,5%), minerali feldspatici (15%), sabbie e quarzi (37,5%)

1100° - 1250°� 1000° - 1100°�

• Porcellana tenera� caolini (30-40%), feldspato (30-40%), quarzo (25-35%)

900° - 1000° 1250° - 1350°

• Porcellana dura� caolini (50%), feldspato (15-25%), quarzo (25-35%)

900° - 1000°� 1400°�

• Porcellana fosfatica (bone china)�

caolini e feldspato (25%), pegmatite (25%), cenere d'ossa (50%)

1250°� 1100°�

Le caratteristiche del settore Classi di addetti Imprese Addetti

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Numero % progress. Numero % progress. % % meno di 5 addetti 2810 81.2 81.2 4654 24.9 24.96 -- 9 258 7.5 88.7 1869 10.0 34.910--19 234 6.8 95.4 3139 16.8 51.720 -- 49 123 3.6 99.0 3425 18.3 70.050 -- 99 17 0.5 99.5 1140 6.1 76.1100 -- 199 10 0.3 99.8 1427 7.6 83.8200 -- 249 2 0.1 99.8 457 2.4 86.2250 -- 499 4 0.1 99.9 1467 7.9 94.1500 -- 999 2 0.1 100.0 1107 5.9 100.0Totale 3460 100.0 18685 100.0

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio dell'industria e dei servizi, 1996

• La numerosità delle imprese e l’elevata concentrazione nelle classi dimensionali minori

delineano un settore caratterizzato dalla forte presenza della microimpresa. Le imprese con meno di 20 addetti rappresentano infatti più del 95% del settore.

• Nonostante questa caratterizzazione, le imprese di maggiori dimensioni hanno

un’importanza non marginale. Più del 48% dell’occupazione del settore opera infatti nelle imprese con più di 50 addetti.

• I dati censuari ci mostrano quindi un settore che si rivolge alle sfide competitive del

duemila con una forte caratterizzazione di microimprenditorialità e di artigianato diffuso, ma anche con un nucleo significativo di medio-grandi imprese.

L'evoluzione strutturale Classi di addetti IMPRESE ADDETTI 1991 1996 1991 1996

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num. % num. % num. % num. % Fino a 5 addetti 2415 78.3 2810 81.2 4369 22.3 4654 24.96 --19 517 16.8 492 14.2 5364 27.4 5008 26.820 -- 49 122 4.0 123 3.6 3527 18.0 3425 18.350 -- 99 10 0.3 17 0.5 677 3.5 1140 6.1100 -- 199 14 0.5 10 0.3 1949 10.0 1427 7.6200 -- 249 2 0.1 2 0.1 472 2.4 457 2.4250 – 499 2 0.1 4 0.1 823 4.2 1467 7.9500 e più 3 0.1 2 0.1 2380 12.2 1107 5.9TOTALE 3085 100.0 3460 100.0 19561 100.0 18685 100.0Variaz. % 1996/91 12.2 -4.5

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio dell'industria e dei servizi, 1996

• Limitando il confronto al quinquennio 1991-96, è di rilievo osservare come il calo occupazionale (-4.5%) non abbia interessato in modo omogeneo tutti gli spaccati dimensionali.

• La perdita occupazionale che ha in generale interessato il settore non ha però

significato l’arresto della crescita delle imprese, che invece è stata pari al 12.2% e che ha riguardato, in particolar modo, le unità produttive con meno di 5 addetti.

La localizzazione delle imprese

Regione Unità locali Addetti numero % numero %

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Piemonte 113 3.1 356 1.9 Valle d'Aosta 5 0.1 5 0.0 Lombardia 242 6.6 1357 7.3 Liguria 101 2.8 376 2.0 Trentino-Alto Adige 41 1.1 302 1.6 Veneto 621 17.0 4407 23.9 Friuli-Venezia Giulia 51 1.4 161 0.9 Emilia-Romagna 247 6.8 1049 5.7 Toscana 502 13.7 3038 16.5 Umbria 403 11.0 1703 9.2 Marche 66 1.8 119 0.6 Lazio 175 4.8 2211 12.0 Abruzzo 96 2.6 385 2.1 Molise 9 0.2 14 0.1 Campania 341 9.3 1043 5.6 Puglia 148 4.1 781 4.2 Basilicata 20 0.5 28 0.2 Calabria 49 1.3 79 0.4 Sicilia 322 8.8 899 4.9 Sardegna 99 2.7 152 0.8 Nord 1421 38.9 8013 43.4 Centro 1146 31.4 7071 38.3 Sud e Isole 1084 29.7 3381 18.3 ITALIA 3651 100.0 18465 100.0

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio dell'industria e dei servizi, 1996

• L’analisi territoriale mostra una distribuzione delle unità locali abbastanza omogenea

nelle tre ripartizioni geografiche. A livello regionale emerge una minore presenza delle imprese del settore nelle regioni tradizionalmente a forte vocazione industriale (come la Lombardia, il Piemonte e la Liguria) e, di converso, la maggiore importanza che il settore assume, in termini di addetti, in Veneto, Toscana e Lazio.

• La produzione di ceramica e porcellana si presenta inoltre fortemente localizzata in

alcune aree/distretti presenti sull’intero territorio nazionale, come si può rilevare anche dal seguente elenco delle zone di affermata produzione di ceramica artistica e tradizionale, individuate dal Consiglio Nazionale Ceramico in attuazione della legge di tutela n. 188 del 1990.

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Albisola (SV) Gualdo Tadino (PG) Assemini (CA) Gubbio (PG) Bassano del Grappa (VI) Impruneta (FI) Caltagirone (CT) Lodi (LO) Capodimonte (NA) Montelupo Fiorentino (FI) Castellamonte (TO) Nove (VI) Castelli (TE) Orvieto (TR) Cerreto Sannita (BN) Santo Stefano di Camastra (ME) San Lorenzello (BN) Sesto Fiorentino (FI) Civita Castellana (VT) Sciacca (AG) Deruta (PG) Squillace (CZ) Faenza (RA) Vietri sul Mare (SA) Grottaglie (TA) Urbania (PS)

La tipologia di impresa e l’assetto proprietario

Forma giuridica Imprese Addetti numero % numero %

Impresa individuale 2365 68.4 4676 25.0 Società di persone 796 23.0 5751 30.8 Società di capitale 251 7.3 7763 41.5

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Altra forma giuridica 48 1.4 495 2.6 Totale 3460 100.0 18685 100.0

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio dell'industria e dei servizi, 1996

• La forma giuridica delle imprese e tipologia delle stesse individuano la presenza di due

categorie nette: • da un lato le imprese individuali e le società di persone che raccolgono una quota

elevatissima delle imprese (più del 90%) e degli addetti (oltre il 50%); • dall’altro le società di capitali, che, pur rappresentando una quota limitata (solo il 7%

delle imprese) rappresentano ben il 41% dell’occupazione totale. Tipologia di impresa Porcellane e ceramiche Manifatturiero

Imprese Addetti Imprese Addetti numero % numero % % %

A carattere non artigianale 601 17.4 10211 54.6 29.4 71.5A carattere artigianale 2859 82.6 8474 45.4 70.6 28.5Totale 3460 100.0 18685 100.0 100.0 100.0

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio dell'industria e dei servizi, 1996

• Altrettanto significativa è la suddivisione sulla base del carattere artigianale e non delle

imprese. Il 45% degli addetti opera in imprese di tipo artigianale. Tale evidenza costituisce una caratteristica peculiare del settore se confrontata con il dato medio manifatturiero in cui la percentuale di addetti alle imprese artigianali scende al 28.5%.

• Il settore si presenta dunque con una chiara matrice artigianale che convive con una

matrice industriale in grado di operare secondo assetti proprietari di tipo più avanzato (società di capitali).

I risultati economici delle imprese

Manifatturiero Prodotti in

ceramica In milioni di Lire

Valore della produzione per addetto 328.2 109.4 Valore aggiunto aziendale per addetto 93.4 58.5Investimenti fissi per addetto 15.4 6.3

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Spese personale per dipendente 55.5 43.1Valore aggiunto aziendale per ora 80.5 39.6 % Valore aggiunto/Fatturato 26.2 52.0Consumi di materie prime/Valore della produzione 51.4 26.6Spese personale/Valore aggiunto 58.2 71.2Margine Operativo Lordo/Fatturato 11.0 15.3

Fonte: ISTAT, conti economici delle imprese con 20 addetti e oltre, 1995

• Restringendo l’analisi alle imprese con più di venti addetti (che rappresentano il 48%

degli addetti), è possibile individuare alcuni parametri economici rappresentativi dell’intero settore e che quindi possono essere ragionevolmente generalizzati anche alle imprese di minori dimensioni.

• Tutti gli indicatori considerati individuano un settore a fortissima intensità di

manodopera. Ciò emerge a maggior ragione se si effettua un confronto con l’industria manifatturiera nel suo complesso. Il Valore della produzione per addetto risulta infatti 1/3 di quello manifatturiero, ma il carattere labour intensive del settore in esame emerge chiaramente se si considera il Valore aggiunto per addetto (pari a circa il 60% della media manifatturiera) e se rapportiamo il Valore aggiunto aziendale alle ore lavorate (il 40% circa, la metà della media manifatturiera).

• Se si passa a considerare la struttura dei costi del settore ceramico si può facilmente

individuare la maggiore incidenza del costo del lavoro rispetto al consumo di materie prime. I consumi di materie prime sul valore della produzione sono circa la metà (26.6%) di quanto osservabile nel manifatturiero, mentre le Spese del personale sul valore aggiunto sono pari al 71%, contro il 58.2% del manifatturiero.

• Di conseguenza si ha:

• un’incidenza del Valore aggiunto su Fatturato quasi doppia rispetto a quella media manifatturiera;

• il Valore aggiunto a sua volta è determinato per più del 70% dalle spese per il personale.

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• Un altro elemento che caratterizza il settore è la bassa capitalizzazione, rilevata con riferimento all’indicatore degli investimenti fissi per addetto: un valore pari a poco più di 6 milioni, ovvero meno della metà del valore osservabile nell’industria manifatturiera.

La struttura dell'occupazione

Prodotti in ceramica Manifatturiero num. addetti % % IMPRENDITORI E COADIUVANTI 268 3.4 2.1DIPENDENTI 7.669 96.6 97.9- Dirigenti e impiegati 797 10.4 29.1 di cui Donne 381 5.0 8.0

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- Operai e apprendisti 6.872 89.6 70.9 di cui Donne 2.866 37.4 17.6 TOTALE ADDETTI 7.937 100.0 100.0

Fonte: ISTAT, conti economici delle imprese con 20 addetti e oltre, 1995

• Nelle imprese con più di 20 addetti il 98% dell’occupazione nel settore ceramico è

rappresentato da lavoratori dipendenti. Il dato non appare sostanzialmente dissimile da quello medio manifatturiero, mentre ciò che differenzia la struttura occupazionale del settore è la forte incidenza degli operai sul complesso dei lavoratori dipendenti (quasi il 90% rispetto al 71% del manifatturiero).

• Un altro elemento peculiare del settore in esame è dato dalla forte incidenza del lavoro

femminile sul lavoro dipendente (circa il 42%). L’incidenza appare particolarmente significativa con riferimento al lavoro operaio: il 40% degli operai è rappresentato da donne lavoratrici, mentre il corrispondente valore del settore manifatturiero è pari al 25%.

• In sintesi, il settore appare caratterizzato da un’elevata intensità di lavoro, con

particolare riferimento al lavoro operaio e femminile. L’elevata incidenza della componente di manodopera operaia sulla struttura occupazionale determina inoltre un valore delle Spese del personale per dipendente (41 milioni) che è sensibilmente inferiore alla media manifatturiera (55 milioni per addetto).

L'interscambio commerciale

cod. Nc Export % Import % Saldo (valori in miliardi di Lire) 6911 Porcellane 117.0 18.9 272.8 53.3 -155.8 di cui: Stoviglie 95.9 15.5 262.3 51.3 -166.66912 Ceramiche 316.7 51.1 72.5 14.2 244.2 di cui: Stoviglie 106.8 17.2 26.7 5.2 80.16913 Statuette e ceramica ornamentale 186.3 30.0 166.4 32.5 19.9

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TOTALE 620.0 100.0 511.7 100.0 108.3 Variazione % 1999/1998 -12.2 +9.4 -54.6

Fonte: ISTAT, Statistiche sul commercio estero, 1999

• L’export complessivo del settore è stato pari a 620 miliardi di lire nel 1999, con una

riduzione del 12.2% rispetto all’anno precedente. I prodotti in ceramica (Codice NC 6912) rappresentano la quota più significativa, pari al 51% dell’export totale, seguiti dalla ceramica ornamentale (30%). I prodotti in porcellana costituiscono solo il 19% delle esportazioni e, di converso, ben il 53.3% delle importazioni totali.

• Il settore presenta complessivamente un saldo commerciale positivo pari a circa 108

miliardi di lire nel 1999. Tuttavia, il saldo delle stoviglie in porcellana appare pesantemente negativo (-166.6 miliardi di lire), mettendo quindi in luce la scarsa specializzazione e propensione all’export di questa tipologia di prodotto. Di converso, le stoviglie in ceramica hanno fatto registrare un saldo positivo pari a 80.1 miliardi di lire nel 1999. Complessivamente, quindi, il comparto della stoviglieria in senso stretto presenta un saldo commerciale negativo pari a 86.5 miliardi di lire.

• Molto negativi sono i dati di commercio con l'estero del 1999 (esportazioni –12.2% e

importazioni +9.4%), durante il quale il saldo commerciale si è più che dimezzato rispetto al 1998.

Prodotto 1999

(Valori in mld di L.) 1998

(Valori in mld di L.) variazione %

Porcellana Export 117.0 135.6 -13.7 6911 Import 272.8 254.7 +7.1

Consumi italiani di stoviglieria (1999)

Porcellana nazionale

28%

Ceramica nazionale

18%

Porcellana importata

49%

Ceramica importata

5%

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Ceramica Export 316.7 365.2 -13.3 6912 Import 72.5 64.6 +12.2 Ornamentale Export 186.3 205.7 -9.4 6913 Import 166.4 148.5 +12.0 Totale Export 620.0 706.5 -12.2 Totale Import 511.7 467.8 +9.4

Fonte: ISTAT, Statistiche sul commercio con l'estero, 1998 e 1999

1999 (Valori in miliardi di Lire)

Import var. % 99/98

composiz.%

Export var. % 99/98

composiz. %

EUROPA 312.9 +2.0 61.1 320.0 -12.7 51.6 - UE 237.4 -0.7 46.4 277.3 -13.0 44.7 - ALTRI PAESI EUROPEI 14.6 -12.1 2.8 34.3 -2.3 5.5 - EUROPA ORIENTALE 60.8 +19.2 11.9 8.4 -32.8 1.3AMERICA 8.2 +20.6 1.6 215.0 -10.0 34.7 - USA 1.4 +16.7 0.3 189.7 -11.2 30.6AFRICA 4.5 -11.8 0.9 10.8 -6.9 1.7ASIA 185.9 +24.8 36.3 62.9 -14.9 10.1 - CINA 120.6 +21.4 23.6 0.2 -50.0 0.0 - GIAPPONE 5.7 +46.1 1.1 30.3 -1.9 4.9OCEANIA 0.0 = 0.0 11.4 -27.4 1.8TOTALE 511.7 +9.4 100.0 620.0 -12.2 100.0

Fonte: ISTAT, Statistiche sul commercio estero, 1999 • I paesi dell’Unione Europea complessivamente considerati assorbono il 45% delle

esportazioni totali. Seguono gli Stati Uniti, verso i quali sono dirette il 30% delle esportazioni. Dopo gli Stati Uniti, che risultano il principale paese acquirente, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna rappresentano i principali paesi europei di destinazione per il settore.

• Il valore delle importazioni nel 1999 è stato pari a 511.7 miliardi di lire con un

incremento del 9.4% rispetto al 1998. In generale, il 46.4% delle importazioni proviene dai paesi dell’Unione Europea, ma una quota altrettanto rilevante di acquisti, il 36.3%, proviene dai Paesi asiatici ed in particolare dalla Cina. La graduatoria secondo le importazioni mette in luce ancora più chiaramente questa evidenza: la Cina e la Germania rappresentano i principali paesi di provenienza delle importazioni, con una quota complessiva del 43.3% delle importazioni totali.

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graduatoria secondo le importazioni

PAESI Valore (miliardi di Lire)

Variaz.99/98

Quota sul totale

1 Cina 120,6 21,4% 23,6% 2 Germania 101,4 1,7% 19,8% 3 Regno Unito 42,8 1,3% 8,4% 4 Francia 40,3 -4,5% 7,9% 5 Polonia 33,0 21,2% 6,4% 6 Tailandia 18,9 46,2% 3,7% 7 Romania 15,4 32,5% 3,0% 8 Danimarca 12,7 2,7% 2,5% 9 Spagna 12,4 16,9% 2,4%

10 Portogallo 9,9 -7,8% 1,9% 11 Paesi Bassi 8,7 18,9% 1,7% 12 Ungheria 8,1 21,0% 1,6% 13 Corea del Sud 8,0 47,3% 1,6% 14 Taiwan 6,5 33,1% 1,3% 15 Croazia 6,4 11,1% 1,3% 16 Indonesia 5,8 3,2% 1,1% 17 Giappone 5,7 47,0% 1,1% 18 Sri Lanka 5,3 18,1% 1,0% 19 Filippine 5,1 103,1% 1,0% 20 Turchia 4,5 -32,0% 0,9%

graduatoria secondo le esportazioni

PAESI Valore (miliardi di Lire)

Variaz.99/98

Quota sul totale

1 USA 189,7 -11,3% 30,6% 2 Germania 86,4 -6,8% 13,9% 3 Francia 57,4 -21,4% 9,3% 4 Regno Unito 36,4 -15,9% 5,9% 5 Spagna 33,7 -2,3% 5,4% 6 Giappone 30,3 -1,8% 4,9%

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7 Svizzera 18,8 4,5% 3,0% 8 Paesi Bassi 14,2 -5,6% 2,3% 9 Austria 12,0 -6,2% 1,9%

10 Portogallo 10,5 1,1% 1,7% 11 Belgio 10,3 -18,7% 1,7% 12 Australia 9,8 -31,9% 1,6% 13 Grecia 6,0 -31,3% 1,0% 14 Canada 5,9 -17,5% 0,9% 15 Kuwait 4,8 -3,8% 0,8% 16 Arabia Saudita 4,4 -51,7% 0,7% 17 Svezia 4,4 -48,2% 0,7% 18 Emirati Arabi 4,2 -38,0% 0,7% 19 Israele 4,0 -17,6% 0,6% 20 Danimarca 3,7 -20,0% 0,6%

Fonte: ISTAT, Statistiche sul commercio estero, 1998

• Mentre la composizione dell’export per aree di destinazione appare piuttosto

omogenea con riferimento ai tre gruppi merceologici individuati, con Unione Europea e Stati Uniti che mantengono la leadership di principali acquirenti, l’origine dell’import appare alquanto differenziata a seconda della tipologia di prodotti considerata. In particolare, la porcellana, ovvero il principale prodotto di importazione, proviene per il 62.4% dai paesi europei, mentre la ceramica ornamentale è importata principalmente dalla Cina, che detiene il 65.7% dell’import totale. Nel gruppo delle stoviglie in ceramica è invece il sud-est asiatico la principale area di provenienza (il 29.8% delle importazioni totali), con la Thailandia che detiene il 2° posto nella graduatoria dei principali paesi di provenienza.

Valori in miliardi di Lire Fonte: ISTAT, Statistiche sul commercio estero, 199969.11 - Stoviglie in porcellana Import composiz. Export composiz.

Valore % Valore % EUROPA OCCIDENTALE 170.3 62.4 74.6 63.8 - UE 157.7 57.8 64.1 54.8EUROPA ORIENTALE 52.9 19.4 3.0 7.8AMERICA 1.6 0.6 16.1 13.8 - USA 0.4 0.0 12.7 10.8SUD EST ASIATICO 45.5 16.7 13.2 11.3 - CINA 7.9 2.9 5.9 5.0 - GIAPPONE 1.8 0.7 11.6 9.9RESTO DEL MONDO 2.6 0.9 10.1 8.6TOTALE 272.8 100.0 117.0 100.0

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69.12 - Stoviglie in ceramica Import composiz. Export composiz.Valore % Valore %

EUROPA OCCIDENTALE 41.7 57.5 147.5 46.6 - UE 40.3 55.6 133.9 42.3EUROPA ORIENTALE 5.7 7.9 2.9 0.9AMERICA 2.6 3.6 131.8 41.6 - USA 0.3 0.4 123.6 39.0SUD EST ASIATICO 21.6 29.8 12.0 3.8 - CINA 3.3 4.5 0.1 0.0 - GIAPPONE 3.7 5.1 9.2 2.9RESTO DEL MONDO 0.8 1.1 22.5 7.1TOTALE 72.5 100.0 316.7 100.0

69.13 – Ceramica ornamentale Import composiz. Export composiz.Valore % Valore %

EUROPA OCCIDENTALE 40.0 24.0 89.5 48.0 - UE 39.4 23.7 79.2 42.5EUROPA ORIENTALE 2.3 1.4 2.6 1.4AMERICA 3.9 2.3 67.1 36.0 - USA 0.6 0.4 53.4 28.7SUD EST ASIATICO 118.5 71.2 15.0 8.0 - CINA 109.3 65.7 0.1 0.0 - GIAPPONE 0.2 0.1 9.5 5.1RESTO DEL MONDO 1.7 1.0 12.2 6.5TOTALE 166.4 100.0 186.3 100.0