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n n r r 8 8 Magazine S S P P E E C C I I A A L L E E S S P P E E C C I I A A L L E E mUSICA mUSICA ENRICO INTRA ENRICO INTRA MONICA PAES jOYCE YUILLE jOYCE YUILLE NICK THE NIGHTFLY QUANDO LA MUSICA E’ QUALITA’ INTERVISTA ESCLUSIVA foto r.cifarelli

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special issue Musica

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mmUUSSIICCAAmmUUSSIICCAAENRICO INTRAENRICO INTRA

MONICA PAES

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NICK THE NIGHTFLYQQUUAANNDDOO LLAA MMUUSSIICCAA EE’’ QQUUAALLIITTAA’’

INTERVISTA ESCLUSIVA

foto r.cifarelli

Page 2: Magazine08

SSOOMMMMAARRIIOOSSOOMMMMAARRIIOO

MMaaggaazziinneennrr 8888MENSILE DI ATTUALITA’ COSTUME, ARTE E CULTURA

FRIENDS4ARTS SRL EDITOREvia arrigo boito 3 - 20900 monza - tel 0392622470Testata registrata presso il Tribunale di Monza,Direttore Responsabile Natale Caccavo; hanno collaborato a questo numero: Tazio Tenca,Guido Magrin, Giovanna Motta, Silvio Manini, An-narita Romito, Marco Bottani, Fabio Mittino, ElisaDenis, Monica Paes, Roberta Caccavo, AlessandroCalori, Giovanna Muciaccia, Angela Bartolo, Ro-berto Cifarelli, Rossella Del Grande.Campagne sociali 2013 Emergency, EnPa.

EDITORIALE EDITORIALE PAG.3PAG.3

MONICA PAESMONICA PAES PAG.4PAG.4

NICK THE NIGHTFLYNICK THE NIGHTFLY PAG 12PAG 12

F4A AgencyF4A Agency PAG.16PAG.16

ENRICO INTRAENRICO INTRA PAG.20PAG.20

FABIO MITTINOFABIO MITTINO PAG 28PAG 28

ROSSELLA DEL GRANDEROSSELLA DEL GRANDE PAG.32PAG.32

JOYCE YUILLEJOYCE YUILLE PAG.34PAG.34

SCHEMA RECORDSSCHEMA RECORDS PAG.36PAG.36

SYNTHESISSYNTHESIS PAG.38PAG.38

hhttttpp::////wwwwww..ssyynntthheessiiss..ccoo..iitt

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Nel nuovo speciale di F4A Magazine torniamo a parlare di musica, con interviste a musicisti e addetti ai lavori in cui cer-cheremo di analizzare il momento musicale che stiamo vivendo, i problemi del settore, gli sviluppi possibili, i suggeri-menti ai giovani artisti.

Raccogliere tante interviste è stato un lavoro impegnativo per la nostra Redazione; impegnativo ma interessante e sti-molante. Il materiale raccolto è molto di più di quello che per motivi di spazio pubblicheremo nel presente numero delmagazine, riservandoci il resto per una seconda puntata.

Quello che emerge dalle interviste è che la nostra musica un po' di acciacchi li ha, ma paradossalmente non per pro-blemi di creatività o di preparazione dei nostri musicisti, né per “inferiorità” di alcun tipo rispetto ai colleghi stranieri.

Il difficile momento economico non rende facile lavita in alcun settore (industria, commercio, turismo,ecc.) e anche quello artistico-culturale vive pesan-temente il problema della contrazione dei budget.

Oltre a tutto questo, per la musica c'è la drammaticariduzione dei proventi del mercato discografico. Inol-tre ci sono “fardelli” tutti italici che rendono ancorapiù difficile fare musica (specie se buona musica...)nel nostro Paese, rendendo la professione del mu-sicista una chimera (eccetto che per una ristrettacerchia di musicisti più affermati).

Se, come dicevamo, il mercato discografico non è più una valida fonte di reddito per il settore (ma tra i musicisti sopravviveancora il “mito” di “farsi il CD”...), anche la musica dal vivo non vive un buon momento, ancor di più perché gravata dacosti e difficoltà di ogni tipo (vincoli burocratici, tasse e balzelli che come al solito non hanno pari in alcun Paese almondo).

A rendere ancora più “frustrante” la situazione, una proposta musicale sui canali commerciali radiofonici e televisivi as-solutamente conformata a modelli obsoleti, con pezzi che devono svilupparsi in “tempi radiofonici” (non più di 10 se-condi per l'intro, strofa, ritornello che “entra” a circa a 1 minuto dall'inizio del pezzo, ancora strofa poi ritornello e si sfuma:3 minuti in totale e via per il prossimo): insomma le premesse ideali per avere pezzi tutti uguali... Se oggi avessimo deinovelli Pink Floyd che sviluppano composizioni da 10 minuti e passa, qualcuno li manderebbe in onda?

A fronte di tutta questa desolazione, una nuova generazione di grandi talenti, musicisti preparati, Conservatori e Scuoledi Musica di altissimo livello, un'offerta esuberante per una domanda inesistente...

Ma da questa situazione si esce o no? E se se ne esce, come?

Lo abbiamo chiesto ai nostri intervistati, alcuni sono ottimisti, qualcuno un po' meno: a voi tirare le conclusioni.

EditorialeMagazineMMuussiiccaa!! ee cchhee nnoonn ssiiaa sseemmpprree llaasstteessssaa mmuussiiccaa..............

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Friends 4 Arts ha incontrato Monica Paes,Friends 4 Arts ha incontrato Monica Paes,ben nota conduttrice di Avenida Brasil suben nota conduttrice di Avenida Brasil suRadio Popolare. Monica è Brasiliana ma viveRadio Popolare. Monica è Brasiliana ma viveda tantissimi anni in Italia, conosce tutti i piùda tantissimi anni in Italia, conosce tutti i piùgrandi musicisti brasiliani e in particolaregrandi musicisti brasiliani e in particolarequelli che vivono nel nostro Paese.quelli che vivono nel nostro Paese.Le abbiamo posto alcune domande sulla suaLe abbiamo posto alcune domande sulla suastoria di conduttrice radiofonica, sulla mustoria di conduttrice radiofonica, sulla mu--sica brasiliana e sulle differenze tra fare musica brasiliana e sulle differenze tra fare mu--sica in Brasile e qui da noi. Simpatica esica in Brasile e qui da noi. Simpatica ediplomatica, la nostra amica Monica ci ha tradiplomatica, la nostra amica Monica ci ha tra--sferito anche nell'intervista tutta la passionesferito anche nell'intervista tutta la passioneper la musica brasiliana e ha risposto a tutteper la musica brasiliana e ha risposto a tuttele nostre domande (anche a una domandale nostre domande (anche a una domanda"politicamente scorretta": un giudizio sulla"politicamente scorretta": un giudizio sullamusica brasiliana suonata dai non brasimusica brasiliana suonata dai non brasi--liani...), buona lettura.liani...), buona lettura.

F4A: Come hai iniziato la tua carriera di DJF4A: Come hai iniziato la tua carriera di DJradiofonica?radiofonica?

Nel 1986, appena arrivata a Milano, dopo unaNel 1986, appena arrivata a Milano, dopo unaserata trascorsa parlando di Chico Buarqueserata trascorsa parlando di Chico Buarquecon una nuova amica, ricevetti un invito acon una nuova amica, ricevetti un invito acondividere con Bruno Bonsignore una tracondividere con Bruno Bonsignore una tra--smissione sulla musica brasiliana a Europasmissione sulla musica brasiliana a EuropaRadio, una emittente di Milano non commerRadio, una emittente di Milano non commer--ciale, che trasmetteva essenzialmente jazz.ciale, che trasmetteva essenzialmente jazz.La trasmissione si chiamava Brasil ao vivo,La trasmissione si chiamava Brasil ao vivo,ogni tanto ricevevamo musicisti brasilianiogni tanto ricevevamo musicisti brasiliani

che suonavano dal vivo. Durò 40 puntate dache suonavano dal vivo. Durò 40 puntate da90 minuti con cadenza settimanale. Nel '92 mi90 minuti con cadenza settimanale. Nel '92 mirichiamarono e per altri due anni rimasi inrichiamarono e per altri due anni rimasi inonda, questa volta da sola e le puntate eranoonda, questa volta da sola e le puntate eranoregistrate. La trasmissione si chiamava Paregistrate. La trasmissione si chiamava Pa--role e musica. Traducevo le parole delle canrole e musica. Traducevo le parole delle can--zoni brasiliane. Quanto mi sonozoni brasiliane. Quanto mi sonodivertita!F4A: Conduci da 18 anni Avenidadivertita!F4A: Conduci da 18 anni AvenidaBrasil su Radio Popolare, qual è il segretoBrasil su Radio Popolare, qual è il segretoper tanta longevità di un programma radiofoper tanta longevità di un programma radiofo--nico? Non ne ho la minima idea... Credo chenico? Non ne ho la minima idea... Credo chesia l'onestà della mia passione per la musicasia l'onestà della mia passione per la musicadel mio Paese e una voce adatta a questodel mio Paese e una voce adatta a questomezzo...mezzo...

F4A: Come vedi la situazione discografica atF4A: Come vedi la situazione discografica at--tuale e che futuro ha la musica? Possono glituale e che futuro ha la musica? Possono gliartisti vivere di musica?artisti vivere di musica?

Non sono brava a parlare di mercato. Non neNon sono brava a parlare di mercato. Non necapisco niente, altrimenti avrei fatto i soldi,capisco niente, altrimenti avrei fatto i soldi,ahahahah. Ho intervistato molti musicisti cheahahahah. Ho intervistato molti musicisti cheaccompagnano i cambiamenti del mondo diaccompagnano i cambiamenti del mondo di--scografico e tutti dicono che della venditascografico e tutti dicono che della venditadei dischi non si campa quasi più. Finché cidei dischi non si campa quasi più. Finché cisarà l'essere umano ci sarà la musica e sì,sarà l'essere umano ci sarà la musica e sì,sono convinta che si possa vivere di musica.sono convinta che si possa vivere di musica.Ho tanti amici che lo fanno. Non è una vitaHo tanti amici che lo fanno. Non è una vitafacile, ma quale vita lo é?facile, ma quale vita lo é?

AA VVOOzz DDOO BBRRAAZZIILLAA VVOOzz DDOO BBRRAAZZIILL

Monica Paes

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F4A: Ci sono differenze per il mercato musiF4A: Ci sono differenze per il mercato musi--cale (sia discografico che live) in Brasile e incale (sia discografico che live) in Brasile e inItalia? Dove secondo te gli artisti hanno magItalia? Dove secondo te gli artisti hanno mag--giori possibilità di emergere?giori possibilità di emergere?

Alcune differenze ci sono di sicuro. Come diAlcune differenze ci sono di sicuro. Come di--cevo prima, non sono la persona più adatta acevo prima, non sono la persona più adatta aparlare di mercato, non sono dentro questoparlare di mercato, non sono dentro questomondo, non ho a che fare con le case discomondo, non ho a che fare con le case disco--grafiche e quando ho provato ad avere deigrafiche e quando ho provato ad avere deicontatti, i promo che mi mandavano non micontatti, i promo che mi mandavano non mipiacevano e quindi non li trasmettevo. Il Brapiacevano e quindi non li trasmettevo. Il Bra--sile ha un mercato interno molto ampio esile ha un mercato interno molto ampio evario, ci sono leggi e imprese private e statalivario, ci sono leggi e imprese private e stataliche finanziano progetti artistici e quindiche finanziano progetti artistici e quindianche musicali di ogni genere. I musicistianche musicali di ogni genere. I musicistisono pagati molto meglio là che qua, insono pagati molto meglio là che qua, inmedia. media.

F4A: In Europa e in Italia in particolare ciF4A: In Europa e in Italia in particolare cisono molti musicisti brasiliani. Visto il partisono molti musicisti brasiliani. Visto il parti--colare momento economico dell'Europa,colare momento economico dell'Europa,pensi che ci siano molti musicisti che decipensi che ci siano molti musicisti che deci--dano di lasciare l'Europa e tornare in Brasile? dano di lasciare l'Europa e tornare in Brasile?

Si, questo sta succedendo già da 3/4 anni aSi, questo sta succedendo già da 3/4 anni aquesta parte. Alcuni di loro hanno provato aquesta parte. Alcuni di loro hanno provato atornare in Brasile e poi sono ritornati qua. Latornare in Brasile e poi sono ritornati qua. Laconcorrenza in patria è enorme, qui la brasiconcorrenza in patria è enorme, qui la brasi--lianità è un valore aggiunto per un musicilianità è un valore aggiunto per un musici --sta... sta...

F4A: La musica brasiliana è molto apprezzataF4A: La musica brasiliana è molto apprezzatain Italia e nel mondo, musicisti come Jobim,in Italia e nel mondo, musicisti come Jobim,Joao Gilberto, ecc., hanno saputo caratterizJoao Gilberto, ecc., hanno saputo caratteriz--zare la musica brasiliana rendendola origizare la musica brasiliana rendendola origi --nale e unica. Oggi chi sono i loro successori?nale e unica. Oggi chi sono i loro successori?Quali sono le nuove tendenze stilistiche nellaQuali sono le nuove tendenze stilistiche nellamusica brasiliana?musica brasiliana?

Per rispondere a questa domanda mi ci vuolePer rispondere a questa domanda mi ci vuoleun libro intero (e alcuni insistono perché loun libro intero (e alcuni insistono perché loscriva...). Mi piace proprio ricercare la musicascriva...). Mi piace proprio ricercare la musicabrasiliana che si fa lì oggi, dai giovani. Cibrasiliana che si fa lì oggi, dai giovani. Cisono molti validi successori a questi enormisono molti validi successori a questi enorminomi che hanno fatto la storia della musicanomi che hanno fatto la storia della musicabrasiliana all'estero. Non tutti sono preoccubrasiliana all'estero. Non tutti sono preoccu--pati di succedere a qualcuno, mi spiego? Lapati di succedere a qualcuno, mi spiego? Lacreatività e l'originalità all'interno dell'unicreatività e l'originalità all'interno dell'uni--verso musicale brasiliano sembra inesauriverso musicale brasiliano sembra inesauri --bile. Poi Jobim, Joao Gilberto, Caetano,bile. Poi Jobim, Joao Gilberto, Caetano,Chico Buarque, Milton Nascimento, ma ancheChico Buarque, Milton Nascimento, ma anchePixinguinha, Noel Rosa, Dorival Caymmi ePixinguinha, Noel Rosa, Dorival Caymmi etutti i predecessori e tanti altri, rimangonotutti i predecessori e tanti altri, rimangonocolonne portanti. La forza della musica brasicolonne portanti. La forza della musica brasi--liana sta anche nella sua memoria e rispettoliana sta anche nella sua memoria e rispettonel verso il passato, mentre non teme le innel verso il passato, mentre non teme le in--

novazioni e le aperture per un futuro anchenovazioni e le aperture per un futuro anchemagari completamente differente.magari completamente differente.

F4A: A tuo giudizio ci sono musicisti italianiF4A: A tuo giudizio ci sono musicisti italianiche siano diventati buoni interpreti di musicache siano diventati buoni interpreti di musicabrasiliana? In cosa "si sente la differenza" trabrasiliana? In cosa "si sente la differenza" traun brasiliano che suona la bossa e un nonun brasiliano che suona la bossa e un nonbrasiliano? Ritmo? Accenti? Pronuncia? Opbrasiliano? Ritmo? Accenti? Pronuncia? Op--pure è qualcos'altro che a noi manca?pure è qualcos'altro che a noi manca?

Sicuramente, ce ne sono di bravissimi e preSicuramente, ce ne sono di bravissimi e pre--ferisco non far nomi, per non lasciare indietroferisco non far nomi, per non lasciare indietronessuno... Nell'ambito strumentale ancor dinessuno... Nell'ambito strumentale ancor dipiù. Gli italiani fanno sicuramente fatica conpiù. Gli italiani fanno sicuramente fatica conla pronuncia. La chitarra e le percussionila pronuncia. La chitarra e le percussionisono gli strumenti in cui noi brasiliani sensono gli strumenti in cui noi brasiliani sen--tiamo spesso la differenza. Ci aiuta il dna,tiamo spesso la differenza. Ci aiuta il dna,misto all'origine, il sangue africano e indimisto all'origine, il sangue africano e indi--geno. Ma l'essere umano appassionato è ingeno. Ma l'essere umano appassionato è ingrado di superare qualsiasi ostacolo, segrado di superare qualsiasi ostacolo, se--condo me. condo me.

F4A: Conduci con grande successo anche seF4A: Conduci con grande successo anche se--rate da DJ live: come organizzi i tuoi spettarate da DJ live: come organizzi i tuoi spetta--coli live? hai anche DJ set con musicisti checoli live? hai anche DJ set con musicisti chesuonano con te?suonano con te?

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Non mi considero proprio una DJ. QualcheNon mi considero proprio una DJ. Qualchetempo fa un "collega" e "vero" dj mi ha dettotempo fa un "collega" e "vero" dj mi ha dettoche sono una "selector". Io non sapevo nemche sono una "selector". Io non sapevo nem--meno che c'erano questi termini specificimeno che c'erano questi termini specificiahahahah!! Anche qui, credo che il mio relaahahahah!! Anche qui, credo che il mio rela--tivo successo (non radunerò MAI chissàtivo successo (non radunerò MAI chissàquale folla...) sia l'onestà della mia passionequale folla...) sia l'onestà della mia passioneper la musica e il mio essere - di base - unaper la musica e il mio essere - di base - una

ballerina. Nelle mie serate metto musica acuballerina. Nelle mie serate metto musica acu--stica, sinfonica, elettronica, rumoristica, nonstica, sinfonica, elettronica, rumoristica, nonseguo tendenze né cedo ai tormentino aseguo tendenze né cedo ai tormentino ameno che mi divertano. Non ho pregiudizi,meno che mi divertano. Non ho pregiudizi,per me la musica basta che arrivi al cuore diper me la musica basta che arrivi al cuore diuna sola persona per aver già il suo valore.una sola persona per aver già il suo valore.Anche se a me fa schifo. Faccio una serataAnche se a me fa schifo. Faccio una seratada anni (Favela Shanti) col grande Frank Sicda anni (Favela Shanti) col grande Frank Sic--cardi che mi ha molto insegnato e che concardi che mi ha molto insegnato e che con--sidero uno dei grandi dj che abbiamo qui,sidero uno dei grandi dj che abbiamo qui,

con un amore per la musica brasiliana checon un amore per la musica brasiliana chespesso mi commuove. Ma metto la musicaspesso mi commuove. Ma metto la musicaanche da sola per una serata intera, senzaanche da sola per una serata intera, senzamanco accorgermene di dover andare inmanco accorgermene di dover andare inbagno ahahaha! Con Favela Shanti spessobagno ahahaha! Con Favela Shanti spessoinvitiamo gruppi live. invitiamo gruppi live.

F4A: Hai mai pensato di fare dei dischi tuoi,F4A: Hai mai pensato di fare dei dischi tuoi,come altri colleghi DJ?come altri colleghi DJ?

No, non sentendomi una DJ, non ci ho maiNo, non sentendomi una DJ, non ci ho maipensato. Farei delle compilation, questo sì,pensato. Farei delle compilation, questo sì,ma non è capitato. Anche se non ho studiatoma non è capitato. Anche se non ho studiatomusica, però ho dei temi composti da me almusica, però ho dei temi composti da me alpianoforte, secondo me potrebbero servirepianoforte, secondo me potrebbero servireda colonne sonore... Mi piace cantare acda colonne sonore... Mi piace cantare ac--compagnandomi alla chitarra e sono appenacompagnandomi alla chitarra e sono appenastata "incisa" come interprete di una canstata "incisa" come interprete di una can--zone di Bruno de Filippi (mitico armonicistazone di Bruno de Filippi (mitico armonicistae chitarrista jazz, autore di Tintarella di luna,e chitarrista jazz, autore di Tintarella di luna,scomparso nel 2010), per la quale ho scrittoscomparso nel 2010), per la quale ho scrittole parole, nel lontano 1987 (é uscito un discole parole, nel lontano 1987 (é uscito un discocon dei suoi inediti un mesetto fa). Non micon dei suoi inediti un mesetto fa). Non misembra di essere una brava cantante, ma misembra di essere una brava cantante, ma midiverto un mondo e anche lì, senza nessunadiverto un mondo e anche lì, senza nessunapretesa, voglio soltanto condividere la miapretesa, voglio soltanto condividere la miagrande passione.grande passione.

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monica paes

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nniicckk tthhee nniigghhttffllyyCome fare musica di qualita’

IINNTTEERRVVIISSTTAA

Incontriamo Nick The Nightfly nel più importante locale di musica live in Italia, il Blue Note Milano, dicui Nick è da sempre Direttore Artistico.

Oltre che al Blue Note, il nome di Nick è legato in modo indissolubile a uno dei programmi radiofo-nici più "cult": Monte Carlo Nights, un vero punto di riferimento per tutta la musica di qualità. Neglianni, Nick ha realizzato un numero impressionante di compilation, proprio dalle playlist di Monte-carlo Nights, creando varie raccolte a tema con "il meglio del meglio". E non finisce qui, perché Nickè anche un grande talent scout, che ha scoperto e portato in Italia tantissimi artisti stranieri, intervi-standoli per Radio Monte Carlo o facendoli suonare al Blue Note (ci vengono in mente per esempiogli Incognito diventati popolari in Italia grazie a lui e a RMC).

E fin qui nulla di nuovo... chi non conosce Nick The Nightfly? Ma sapevate anche che Nick è ungrande musicista da sempre, è ormai al suo terzo album da solista ed è il leader della Monte CarloNights Orchestra ? Ecco, qui vi vedo meno preparati... una ragione in più per leggere questa inter-vista...

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IInn ccaabbiinnaa ddii rreeggiiaa RRMMCC aall BBlluuee NNoottee ccoonn PPooooggiiee BBeellll ee PPaattcchheess SStteewwaarr..

Abbiamo posto a Nick alcune domande per inquadrare l'attuale momento musicale, le difficoltà chei musicisti incontrano (essendo lui stesso un musicista e non solo un "addetto ai lavori") e per rice-vere i suoi suggerimenti.

F4A: dal tuo osservatorio, cheovviamente è qualificato e privi-legiato, una visione del momentomusicale, associato al momentoeconomico: quali sono le pro-spettive per gli artisti emergenti,per i giovani che iniziano o chesperano di iniziare una carriera?

NICK: alla grande!!! mah... oggicome sapete purtroppo è un mo-mento storico difficile per l'eco-nomia e non soltanto in Italia main tutta Europa, e questo ahimèsi riflette anche sulla cultura etutti gli eventi culturali, che sia lamusica, l'arte, sportivi e tuttoquello che ha a che fare con lacultura. La cultura è ahimè, sem-pre una delle prime cose ad es-sere bastonate ed è davvero unpeccato perchè senza la culturale cose non vanno avanti, non c'èrinnovamento, non c'è interesseper quello che succede in giroper ilmondo.

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L'altra settimana avevo ospite nel mio programma Nicola Piovani e una delle domande che gli hofatto è: "quando ero ragazzo, la cosa più bella delle scuola per me era fare la lezione di musica ec'erano lezioni di musica in tutte le scuole. Anche in Italia dovrebbe essere obbligatorio, come mainon è così?". "Assolutamente si, dovrebbe essere obbligatorio" ha detto lui "purtroppo non c'è mu-sica nelle scuole, da lì si deve cominciare con i ragazzi, lì si ha il primo approccio con gli strumentie un pò di teoria sulla musica, a parte quello che si può sentire in casa."

Se sei fortunato ad avere un genitore che ama la musica e ti fa sentire la musica... ma tanti ragazzinon hanno questa possibilità perchè a tanti genitori la musica non piace, perciò la scuola dovrebbeessere un punto fondamentale per la musica come per tutte le arti. Anche perchè la musica ha unforte potere sui giovani, aiuta l'intelletto, aiuta a studiare, ti apre un mondo... io grazie alla musica hotrovato una vita, una carriera, tante amicizie, una storia... Da quando ero ragazzino suono e la mu-sica mi affascina sempre; lavoro da quando ero ragazzo nella musica e sogno da quando ero ragazzodi diventare un artista di successo. Successo vuol dire, penso, fare quello che ti piace ed io sto fa-cendo quello e vorrei farlo ancora di più: cioè il mio amore più grande è stare sul palco con il miogruppo e suonare la mia musica per la gente; perchè anch'io, come tanti musicisti, ho un mio per-corso, suonare con gli artisti che amo. Si parte imitando i grandi artisti (è una cosa che fanno tutti),poi piano piano trovi la tua strada, trovi il tuo modo di essere, il tuo modo di esprimerti nella musica.

Il momento oggi è difficile un pò per tutti e specialmente per i giovani che vorrebbero suonare nei lo-cali perchè i gestori dei locali non hanno soldi per pagare i ragazzi. Per esempio, al Blue Note di Mi-lano, se noi invitiamo grandi artisti, grandi nomi, nonostante il problema del mercato, riusciamo ariempire il locale... Perciò è anche una questione di qualità, anche nel momento di crisi. E i locali pic-coli non possono permettersi un artista importante perchè non hanno il budget per farlo, perciò i gio-vani vengono penalizzati.

I giovani dovrebbero trovare il modo di suonare comunque come si faceva in passato, nei garage,case degli amici, feste di amici, creare una cerchia di amici che li segue, perchè la cosa più impor-tante di tutto chiaramente è sempre la passione perchè, se non c'è la passione, non soltanto nellamusica ma in qualunque cosa nella vita, cadi, la cosa cade, a metà strada cadi e veramente vedi chenon è una cosa forte dentro di te. E sono le persone che hanno questa forte passione che insistonoe in qualche modo trovano una strada nella musica, perchè lo sentono dentro, lo vivono dentro. Sen-tono la musica come arte in tutto quello che fanno e prendono da tutto, da tutto quello che fanno, pro-prio per arricchire il loro percorsomusicale.

E poi penso che uno non è mai arrivatoperchè quando arrivi sei solo ad un'al-tra partenza, perciò sei sempre prontoad inventare di nuovo e andare avanti, acercare nuove cose.

F4A: e come consiglio allora, mettiamoche il giovane abbia tanta passione e unpò di talento, o molto talento, ecco, pro-prio praticamente, vedendo l'esperienza di radio ma non solo, quali sono secondo te le 3 cose cheun giovane artista deve fare?

NICK: prima di tutto se hai la possibilità di studiare lo strumento che ti piace, trovati una scuola, unmaestro e impara bene lo strumento che ami; poi vai a sentire tutti i concerti che puoi, tutti i più bravi

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musicisti che conosci, italiani o interna-zionali. Vai a vedere cosa fanno, come sifa dal vivo. Io mi ricordo quando ero ra-gazzino, io suonavo la chitarra e ho vistoun concerto di un chitarrista che mi ri-cordo ancora oggi, si chiama Roy Bu-chanan, lui era un grande chitarrista diblues, suonava anche con i FleetwoodMac e ha fatto dischi suoi di soul bellis-simi; una volta dopo il concerto gli hochiesto se mi faceva vedere sulla chitarrala posizione dell'assolo che aveva fatto elui si è messo a ridere e ha detto: "no, tudevi ascoltare il disco e studiare la mu-sica per imparare quello che io ho fatto.Io te lo posso fare vedere ma non stai im-parando, stai facendo diciamo una scor-ciatoia."

Perciò sicuramente studiare la musica,andare a vedere più concerti possibile,trovare amici con la stessa passione epoi suonare, suonare e suonare, tutta lamusica, non solo uno stile di musica, per-chè gli accordi sono quelli (va beh, di-pende che tipo di musica fai), suonare piùche puoi, per la gente, alle feste. Se c'è lapassione non è un problema, lo fai co-munque perchè c'è la spinta interiore difare, di ricercare e di migliorarti. Questesono le cose che io consiglierei assoluta-mente di fare ai ragazzi.

F4A: Se uno ha passione e abbina il me-todo al talento arriva secondo te...?

NICK: mah... no, non tutti arrivano... riesci a fare bene, essere un bravo esecutore, con passione perquello che fai. Poi il pubblico lo sa... quando vedi un concerto lo sai chi c'è dentro e chi non c'è... losa anche l'artista in fondo, perchè puoi ingannare tutti ma non te stesso e se sei una persona one-sta e con un pò di cuore e sensibilità per la musica questo viene fuori e ti rendi conto. E studiare beneperché, anche se non diventi un artista di successo, puoi sempre suonare e ottenere il godimentoche la musica crea nelle persone, a te per primo, poi tu lo trasmetti alle altre persone. Questa è unagrande gioia, uno sfogo dalla realtà, dalle cose difficili del mondo, la musica aiuta in questo. Non perniente esiste anche la musicoterapia: la musica che aiuta a curare le persone. La musica ha questostraordinario potere di farti ballare, farti rilassare, farti innamorare: come un cibo che ha il profumo,la musica ha il suono che ti porta indietro nel tempo...; perciò anche se non diventi un artista di suc-cesso, se tu ami quella cosa la farai sempre.

Guarda i Rolling stones, scusa, loro non hanno bisogno di suonare per i soldi, lo fanno perchè èdentro di loro, nel loro dna, fa parte di loro, come per tutti i grandi musicisti che ho intervistato nei 10anni di storia del Blue Note.

Mi ricordo una volta avevo nello studio con me Jon Hendricks e sua moglie (anche lei cantante bra-

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vissima), Lou Donaldson e poi c'era anche Dr. Lonnie Smith (l'organista del jazz), fra di loro avevanoquasi 300 anni ed io ho detto: "come fate ancora alla vostra giovane età a girare il mondo?"e loro mihan detto "guarda Nick, la nostra medicina è la musica!" Perciò per tornare a quello che ti dicevoprima, il potere della musica anche come medicina che ti può aiutare nella vita, e io ho riscontratoquesto nei miei anni in radio, tante persone mi scrivono, mi dicono "grazie per la compagnia", "daquanto ti sento, di notte la tua musica mi tiene compagnia, è come un amico"; io non me ne rendoconto, perchè faccio quello che faccio in quel momento, perchè mi piace la musica e voglio trasfe-rire quello che scopro, gli artisti e le sonorità di tutti gli stili di musica.

F4A: un'ultima domanda, Nick DJ come presenterebbe Nick musicista?

NICK: Faccio il DJ in radio da tanti anni ormai, quasi 25 anni. Sono arrivato alla radio grazie alla mu-sica perchè lavoravo come corista in un progetto con Adriano Celentano, ero nel coro. Una delle ra-gazze nel coro con me mi aveva invitato a cantare dei jingles per un programma nuovo su RadioMonte Carlo e ho incontrato l'editore della Radio; mentre cantavo una delle persone ha detto: "sentiche bella voce che hai, vorresti provare a lavorare in radio?" ed io ho detto "no, io sono un cantante,sono un musicista". Invece mi hanno raccontato il progetto che avevano e ho detto: "mah.. interes-sante, proviamo!" abbiamo provato e non ho mai guardato indietro da allora. Mi ha dato una grandecarriera la radio, mi ha fatto conoscere i più grandi artisti del mondo, intervistarli, toccarli, parlare conloro e provare a capire qual è la magia della musica, da dove viene la musica e come la fanno.

Tutto questo mi ha fatto arricchire moltissimo, sia nella mia conoscenza della musica che nella pro-fessione di DJ radiofonico (perchè nessuno mi ha insegnato come farla, ma piano piano mentre lofai, se sei curioso e, ancora una volta, hai la passione per quello che fai, vai fino in fondo). Così hoscoperto artisti straordinari, che ho portato anch'io in italia a fare concerti; di tanti sono diventatoamico e ho avuto anche il piacere di suonare o cantare con loro. Mi ricordo ancora i "pizzicotti" primadi suonare con Pat Metheny: una volta Pat è arrivato in radio, prima di arrivare mi ha detto dal-l'America: "ok vengo a trovarti, però questa volta porto la chitarra e suoniamo insieme." Noooooo!Io per un mese e mezzo non capivo più niente, facevo le scale tutto il giorno, provavo gli accordi...invece abbiamo suonato insieme 2 pezzi miei e mi ha fatto vedere gli accordi di un pezzo suo, sem-plicissimo: lui improvvisava sopra, indimenticabile, due volte!!!

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Poi non so, una volta ho suonato la chitarra con Regina Carter (una violinista del jazz) e lei improv-visava sopra, ho suonato la chitarra con Michael Bublè, e abbiamo anche cantato insieme, poi conGino Vanelli e tanti artisti italiani, come Carmen Consoli, Giorgia, perchè provo a creare un momentodi intimità per creare qualcosa di nuovo anche in radio. Anche adesso, poco tempo fa, ho ospitatoRon in radio, avevo l'ukulele e gli ho detto: "suoniamo insieme qualcosa?" e abbiamo suonato ilpezzo di Leonard Cohen Hallelujah, io l'ukulele, lui che cantava con me i cori e un suo musicista alvioloncello, ed era magico.. io provo a creare questi momenti per gli ascoltatori perchè è un mododi vedere la musica come ce l'hai a casa tua, nel tuo salotto, con gli amici.

La radio mi ha dato molta popolarità, molto successo ed ho sempre seguito la mia strada della mu-sica di qualità. Ma nello stesso momento non ho mai smesso di essere musicista, ho la mia orche-stra, ho prodotto 3 album con la Monte Carlo Nights Orchestra e ho pubblicato 3 dischi da solista;l'ultimo è Nice one, che mi ha dato molto successo e soddisfazione. Nel gruppo avevo alcuni dei piùbravi solisti del jazz italiano, da Fabrizio Bosso a Bebo Ferra a Luciano Biondini, Matteo del Soldà,Amedeo Ariano alla batteria, Roberto Terenzi al piano, Dario Rosciglioni al basso, anche lo stessoGabriele Comeglio, il direttore della mia orchestra, un gruppo giovane di cantanti straordinari, i Clu-ster, un'orchestra d'archi.

Insomma anche io a volte non mi rendo conto di quello che ho fatto... faccio pure compilation, dischidell'orchestra, dischi di musica mia e adesso sono in studio e sto facendo il nuovo disco, ho già in-ciso 16 pezzi nuovi. Nel gruppo c'è sempre Amedeo Ariano, questa volta al basso c'è FrancescoPuglisi, Luca Bulgarelli, Dario Rosciglione, 3 bassisti, al piano c'è Julian Mazzariello; nel disco ha giàfatto qualche assolo Fabrizio Bosso, di nuovo, che è straordinario, e ho scritto dei pezzi di cui sonomolto contento.

Nick come DJ... amo quando sono in radio, ma quando sono su un palco dal vivo e ho la gente da-

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vanti, un pubblico davanti e amo questo contatto, amo parlare con la gente e suonare la mia musica.Non c'è niente di più bello per un artista, stare su un palco a suonare la tua musica, senza niente to-gliere a tutta la musica della storia (perchè io ho cantato pezzi di tutti), però quando fai la tua, spe-cialmente con un gruppo di jazzisti, hai la testa da jazzista aperto alla spontaneità del momento,puoi lasciare spazio ai musicisti, per fare gli assoli, guardarsi, cambiare direzione, è straordinario, as-solutamente straordinario.

Spero che il disco esca nel 2013. Adesso sto andando a Parigi perchè ho un contatto anche con deimusicisti a Parigi, magari qualche ospitata, non lo so, sono contento, è un bel momento della miavita perchè sono creativo, scrivo un sacco di musica e ho voglia di stare con la musica e stare conla gente.

F4A. Complimenti perchè si sente, nonostante la giornata pesante che ci hai detto, che però quandoparli ti illumini.

NICK. Perciò ai ragazzi giovani dico: "vieni a vedere la musica dal vivo! vai a vederla sempre per-chè ti arricchisce moltissimo". Anche qui al Blue Note, se sei di queste parti, perché c'è uno scontoper i ragazzi giovani per vedere i concerti (e qui puoi vedere i migliori del mondo che passano di qua).In dieci anni abbiamo portato veramente i migliori talenti del mondo e li puoi vedere veramente; avolte facciamo anche le master class, puoi anche incontrare l'artista, stringergli la mano. Sono coseimportanti, anche solo toccare, salutare un artista, avere un sorriso, un contatto, fa parte della mu-sica, ogni cosa che respiri.

Vieni a trovarmi al Blue Note o cercami in Radio la notte su Radio Monte Carlo, dalle 22.00 perMonte Carlo Nights e, se curiosi, cerca i mei CD nella rete!

F4A: certamente lo faremo, Nick!!! grazie per il tempo che hai dedicato agli amici di Friends4Arts.Possiamo usare una frase tua? NICE ONE!!!

NICK. Grazie a voi e buon lavoro!

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Jazz 20134 chiacchiere con ..

EEEEnnnnrrrr iiiiccccoooo IIIInnnntttt rrrraaaa.... .... ....eeee MMMMaaaauuuurrrr iiiizzzz iiiioooo FFFFrrrraaaannnnccccoooo

Friends 4 Arts ha incontrato presso la Civica Jazz di Milano Enrico Intra, musicista di fama internazionale e un illustre musico-logo come Maurizio Franco,per porre loro alcune domande sull'attuale scenario musicale in Italia e sul Jazz in particolare.Un'intervista schietta, senza peli sulla lingua, che va a scavare alla radice dei problemi, senza paura di chiamare le cose con ilproprio nome, senza nascondersi dietro a un dito e senza evitare i terreni minati.

Tra il pragmatismo di Maurizio Franco e la fiducia nel cambiamento di Enrico Intra, abbiamo toccato molti temi, sconfinando inambiti delicati, quali il rapporto tra politica e cultura nel nostro Paese, il peso dei balzelli SIAE per la musica dal vivo, la difficoltàdi far emergere la buona Musica, lo scarso rispetto per la musica e per i musicisti, nel Paese che paradossalmente dovrebbeessere il maggior depositario di Arte e Cultura a livello mondiale.

Per non farci mancare nulla (anche le inevitabili polemiche), abbiamo chiesto a Enrico Intra di parlarci del suo nuovo metodo“Improvvisazione altra?”, una vera sfida a chi vuole mantenere il Jazz ingabbiato e isolato in una teca, senza contaminazionicon altri generi musicali e senza alcuna reale innovazione da decine di anni a questa parte.

F4A. La Musica oggi in Italia vive un momento di evoluzione o di involuzione?

M.F. La scena musicale di oggi è straordinariamente ricca ed evoluta e come tutti gli ambiti c'è di tutto: c'è l'evoluzione, c'èl'aspetto “industriale” e c'è quello creativo. Credo che quello che emerge, e che sembra per certi aspetti far venire fuori il peg-gio, sia dovuto ad un semplice fatto: sia i vecchi mezzi di comunicazione di massa (giornali, radio, televisione), sia il web sonosostanzialmente appannaggio della scena più industriale e commerciale di minor livello, che tra l'altro è abilissima ad utilizzarei nuovi mezzi di comunicazione.

Per esempio, i nuovi gruppi nell'ambito della musica che potremmo definire “di consumo” sono abilissimi nel proporsi attra-verso il web e nel creare mercati paralleli. Nelle musica di intenzione artistica (Jazz, Classica, ecc.) invece pochissimi usanobene questi mezzi per auto promuoversi e i media più importanti (radio, televisione, ecc.) non danno spazio a queste musiche.Quindi in realtà l'impressione che si ha è che ci sia poco, poi se si va a vedere nel sottobosco invece c'è una realtà straordina-ria: fra ciò che emerge e ciò che c'è bisogna fare una grande distinzione!Il problema è tirare fuori, soprattutto dai giovani e soprattutto in Italia, le potenzialità e dare una visibilità, altrimenti avremo l'emi-grazione dei talenti all'estero.

E.I. Bisogna cercare di capire cosa intendiamo noi per evoluzione, che tipo di evoluzione? Certo c'è l'evoluzione, come dicevaMaurizio dei mezzi di comunicazione, ma cosa trasmettiamo noi? Cosa comunichiamo con questi mezzi? Ecco perché io vedosia un'evoluzione che una involuzione.Per esempio, per ciò che riguarda il jazz c'è stata evoluzione fino agli anni '40, poi dopo abbiamo sempre vissuto di rendita...Così come diceva Ennio Morricone anni fa, si parlava di questa cosa, Morricone chiedeva: “quando voi del jazz farete qualcosadi nuovo nel jazz e non vivrete sempre della musica del passato?”.Sempre sull'evoluzione, a partire dalla musica classica: noi del Jazz dobbiamo molto e dobbiamo pagare i nostri debiti a Schö-enberg, Schöenberg a sua volta li ha pagati a Debussy all'inizio del secolo scorso. Oggi noi del Jazz dobbiamo trovare una no-stra via, una nostra strada. Poi dopo naturalmente il “problema” dell'evoluzione nell'arte c'è sempre stato: in ogni periodo ci sipone questo interrogativo evoluzione/involuzione, tutto qui.

F4A Oggi il pubblico non è mediamente preparato ad ascoltare musica, non ha una formazione per l'ascolto. Dove si deve ri-

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cercare l'origine di questo “male”, nella scuola di base, elementari, medie, licei?

E.I. Beh, licei musicali ce ne sono pochissimi, tra l'altro... e poi, “come” si insegna la musica nelle scuole? Bisognerebbe cer-care di cambiare tutta questa generazione di insegnanti che non sa nulla di musica, che si limita a insegnare musica attraversoil “flautino dolce”, tutto lì. Invece sarebbe opportuno insegnare la Storia della Musica, per insegnare la musica di sempre: dalgregoriano ai giorni nostri.In Italia passiamo per una nazione che dovrebbe avere la “Cultura della Musica” invece c'è un'ignoranza assolutamente sor-prendente e veramente drammatica. Tutto ciò dipende dalla base, dall'insegnamento della musica nelle scuola, anche dallascuola materna in su, questo è il problema.

M.F. Noi che ci occupiamo di musica vediamo specificamente l'aspetto musicale della nostra educazione generale e ci accor-giamo che è molto carente. Però l'insegnamento della musica in Italia non è il solo ambito artistico carente, perché se noi ci oc-cupassimo di Storia dell'Arte (pur essendo il Paese che detiene la metà del patrimonio artistico mondiale), ci accorgeremmoche è esattamente la stessa cosa, non c'è differenza, altrettanto vale per la poesia, ecc. ecc. Noi occupandoci di musica ve-diamo il problema della musica.Poi la musica si “sente” e sentire i bambini che suonano lo strumento più inadatto che ci sia al mondo per insegnare musica,che è il flauto dolce (perché è uno strumento difficile, non ha letterature, sempre stonato, non serve armonicamente) insomma,ci colpisce!Se noi andassimo in una scuola media e chiedessimo chi è Giotto, avremmo la stessa risposta che avremmo chiedendo chi èMonteverdi: non cambia niente! Siamo in un mondo di analfabeti di ritorno, dove il livello più alto dell'istruzione, l'Università, tirafuori nel biennio specialistico (non dico in tutte le materie ma nelle materie artistiche) un livello pari a quello di un liceo di tren-t'anni fa, e non ci metterei la mano sul fuoco, forse sarebbe meglio dire pari a un ginnasio di trent'anni fa. Che cosa volete chesi faccia in una situazione di questo genere, dove la gente non studia più o studia male? dove ormai la diffusione della culturadovrebbe passare attraverso dei mezzi potenti e lì ci va tutt'altro? Che cosa si può fare? non si può fare niente!

E.I. D'altronde, i nostri politici, di cui ancora non abbiamo parlato, sono, insieme a noi operatori, i responsabili di questa situa-zione. Leggevo oggi una grande pagina di pubblicità con tanti articoli su come è organizzato quest'anno Umbria Jazz. Non honulla contro i cantanti pop, ma che a Umbria Jazz ci siano cantanti pop, questo è significativo, è una risposta alla domanda: sonogli operatori che mantengono nell'ignoranza il pubblico, e non solo nell'ignoranza, ma nella confusione totale. Perché quandosi dice che “Umbria Jazz è ora aperto a tutto”, a tutto? a cosa? Al mercato!

M.F. Al mercato per avere gli sponsor, il meccanismo è questo.Poi ci sono tantissimi operatori che fanno un lavoro culturale, ma se andiamo a vedere i numeri, è chiaro che i numeri sulla cul-tura sono numeri bassi, anche se ci sono segnali interessanti. Per esempio a Milano, prima dell'avvento di Sgarbi assessore,mi pare ci fossero tre-quattrocentomila visitatori all'anno alle mostre. Sgarbi l'ha quadruplicato e oggi la mostra diventa un eventodi immagine, anche se il 99% di chi va a vederle non ha la più pallida idea di che cosa sta andando a vedere e non capirà as-solutamente nulla... però fa bene, va alla mostra invece di andare da un'altra parte. Allora bisogna creare dei “meccanismi”; MITOper esempio un po' ha creato il meccanismo di portare una certa musica di un livello a una dimensione un più popolare, que-sta però è la punta dell'iceberg.

E.I. e sottolineo che “dimensione più popolare” non vuol dire abbassare il livello!

M.F. vuol dire portare degli stimoli! Poi però chi è stato stimolato che cosa fa per approfondire? Non ha strumenti.Certamente uno che va a sentire Beethoven poi non è che va a comprarsi il libro musicologico su Beethoven di cui non capi-sce niente: c'è bisogno di una diffusione della cultura e dell'arte che venga fatta bene, molto bene, non solo a livello di alta di-vulgazione, ma anche a livello di divulgazione di base, perché se no qua noi non riusciremo più a far capire ai nostri concittadiniin quale straordinario Paese ci troviamo e quali sono le nostre risorse, e poi la gente se ne va. I giovani musicisti vanno all'estero,i giovani autori, i pittori vanno a Berlino, vanno in giro, perché qui che cosa fanno?Diceva bene Enrico dei politici: io non ho mai sentito un politico italiano, almeno negli ultimi dieci anni, una volta, per caso, par-lare di cultura, mai!

E.I. ma poi scusa, Maurizio, c'è questa “cattiva coscienza”,tu hai parlato di mostre ecc, è la cattiva coscienza perché sioccupano soltanto delle mostre o, riguardo alla musica, dellaScala (sto parlando principalmente del problema milanese).Quindi è cattiva coscienza; dicono: "ecco i musei sono pieni"pertanto "la cultura noi la facciamo".Sì, la cultura per le mostre, la cultura del passato, per l'artedel passato, così anche la Scala, per la musica del passato.E per la musica di oggi? Per i pittori di oggi? E per la culturain generale, che comprende la pittura, la scultura, la musicaecc., cosa si fa? chi fa cosa?Sgarbi ha fatto bene, perché lui si occupa solamente di arte,di pittura, ma almeno l'ha fatto, però solo per la pittura.

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Quando Sgarbi fa un'operazione del genere ecco che peròscatta la “cattiva coscienza”, perché poi “loro” pensano di averfatto qualcosa per la cultura, mentre hanno fatto qualcosa soloper la pittura. Quando dicono "c'erano code per il cenacolo, glistranieri vengono" sì, d'accordo, vengono solo per quello! E lealtre cose? le altre arti? E i giovani che dovrebbero vivere diarti?I nostri studenti sono costretti ad andare via perché altrovehanno possibilità di lavoro e qui no. La nostra scuola per esem-pio (“Civica di Milano” ndr) sforna un sacco di musicisti che la-voricchiano qua, però non sono rispettati, sono sfruttati, vannoa suonare nelle osterie capisci? Alla fine vanno all'estero per-ché lì sono più rispettati. Lì c'è il rispetto della cultura a 360gradi, non qui in Italia.

M.F. ma la cosa strana è che noi siamo un Paese che sempreha vissuto di cultura, che ha tutti gli elementi, siamo “il” Paesedella Musica, “il” Paese dell'Arte. E allora come è possibile?Camminando per strada, la maggior parte dei nostri cittadiniogni giorno si imbatte almeno in una grande opera architetto-nica. Così come c'è musica ovunque.Abbiamo 70 Conservatori, la Francia ne ha tre... Voglio dire: neabbiamo 70!Ma è possibile che da noi non si riesca a capire che l'Arte e laCultura sono le nostre principali risorse?

E.I. ma i 70 Conservatori che noi abbiamo, sono 70 posti dilavoro per gente che se ne fotte, scusate il termine, della Cul-tura, capite? Mentre in Francia invece abbiamo visto alcuniIstituti, per esempio Chambery, accidenti!

M.F. Lì ci sono conservatori di “secondo livello”, fanno più dalicei musicali. Poi se vuoi andare al massimo livello vai a Lione,vai a Parigi, vai a Marsiglia e basta. Ma ogni città ha le “mai-son de la culture”, ogni città ha un centro culturale con audito-rium, mostre, lavori, iniziative, attività.Questo significa avvicinare di più la gente. Infatti i politici fran-cesi di cultura parlano, parlano!Può capitare di sentirne fare interventi proprio di carattere cul-turale, occuparsi di certe cose, per esempio al Louvre. Da noizero, zero. Ma sai perché non ne parlano? perché non ne sonocapaci, non hanno una formazione culturale per poterne par-lare!

E.I. ma non sono neanche responsabili loro, perché quandosono andati a loro volta a scuola, dalle materne all'università,non hanno naturalmente insegnato a loro niente di cos'è la cul-

tura e cosa può rappresentare la cultura per le persone, capi-sci? Le persone che amano la cultura hanno una mente rivoltaa qualcosa di costruttivo, di positivo, anche socialmente.

M.F. sono persone migliori in genere, nei rapporti con gli altri,nel modo di vivere. Una società ha bisogno di questo, soprat-tutto una società come la nostra.

F4A: proprio per avvicinare la gente all'ascolto della buona mu-sica e dare spazio per esprimersi ai nuovi talenti, avete avviatoquest'anno il “Quasi Capolinea”. Qual è il bilancio di questa ini-ziativa?

E.I. Mah, è troppo presto per un bilancio: i bilanci delle inizia-tive artistiche e culturali si possono fare nel tempo, capisci?Nel primo anno l'iniziativa ha avuto abbastanza successo. Tuttisanno perché è nato il nome “Quasi Capolinea”, tutta la storialegata al capolinea di un tram, come il vecchio “Capolinea” eralegato al capolinea di un tram. Noi come scuola sentivamo il bi-sogno, l'esigenza, di trovare uno spazio per questi ragazzi cheescono e non sanno dove andare, e quindi anche per gli ac-cordi che noi abbiamo fatto con i responsabili dello spazio checi ospita (“Academy Musicabaret” ndr), sono rapporti civili ecostruttivi, perché nell'incasso loro tolgono soltanto le spese etutto ciò che rimane va simbolicamente in un grande salvada-naio, che alla fine viene diviso equamente tra tutti quelli chepartecipano.Insomma, noi l'iniziativa l'abbiamo fatta, però è dura, capisci?è dura. Appunto perché alla base c'è sempre il discorso chestiamo facendo: poco interesse, perché la gente poi va neiclub, va in questi spazi a sentire la musica per tutt'altre cose,per tutt'altri motivi. La musica diventa un sottofondo... che tri-stezza, quando bevono, mangiano e parlano di altre cose, nonvanno ad ascoltare. Io mi ricordo negli Stati Uniti, in tanti clubfanno dei turni grandi musicisti; ho avuto occasione di sentireModern Jazz Quartet, la gente entra, sì beve, sì fa qualchecosa, ma è in silenzio perché va lì solo per ascoltare la musica,così come si va al cinema per vedere un film, come si va ateatro per assistere a una rappresentazione teatrale. Da noi lamusica è una colonna sonora a problemi personali, quindi ur-lano, gridano; camerieri che non hanno avuto un'educazione(alla scuola materna o alle elementari) che fanno rumore... inpoche parole non hanno rispetto, questo è!

F4A un'iniziativa come Quasi Capolinea, che nasce dall'esi-genza di una scuola che deve far esprimere suoi talenti, po-trebbe essere replicata in ogni città di Italia, creando poi una

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sorta di network?

M.F.: può essere replicata dove c'è musica, cioè dove ci sonostudenti, o giovani musicisti (anche non studenti) che fannomusica, se una città non ne ha potrebbe però aprirlo per chiviene da fuori, però poi ci sono problemi di costi. Un'esperienzacol Quasi Capolinea è autogestita, le problematiche sono pro-blematiche di costo, di costo generale. Certamente sarebbebello se ci fossero questi spazi, ma il punto è che poi da noinasce tutto per iniziativa di singoli individui, perché sono le per-sone che possono fare da motore con tutto quello che c'è, dadecenni a questa parte è un peccato veramente che non siriesca a dare alla scena musicale qualcosa di più.

Ripeto, il problema sta alla radice, l'arte, la cultura, sono qual-cosa di “faticoso”, e i cittadini non hanno purtroppo il tempo dioccuparsene, non sono stati educati ad occuparsene e a ca-pire il piacere e la ricchezza e il senso all'esistenza che dà l'oc-cuparsi di quello che c'è dietro un brano musicale o un' operad'arte di qualunque altro genere. C'è un mondo! C'è il mondodi chi l'ha realizzata, c'è una comunicazione in diretta, spiri-tuale tra gli individui, tra l'individuo e il mondo; il fine ultimo in-somma è qualcosa di molto profondo, di molto serio.Certo in una società consumista tutto questo distrae molto dal-l'obiettivo principale, il consumo.Ci si è accorti certamente che, pur nella crisi economica, lavendita di telefonini avanzati, cioè di tutto ciò che rende l'indi-viduo sempre più separato dagli altri, la comunicazione, vienealimentata in maniera abnorme.È chiaro che se le poche risorse che hai le investi solo suquello, fai i debiti per avere quello, è chiaro che i temi della cul-tura, dell'approfondimento dell'individuo, dell'ascolto non ver-ranno mai affrontati.Oggi c'è un paradosso musicale: siamo nell'era in cui i mezzidi riproduzione sonora sono i migliori e i più sofisticati che cisiano, eppure siamo in un periodo storico in cui si ascolta peg-gio di 30 anni fa! Si ascolta su mp3, da computer, dai telefo-nini, da iPad che danno un tipo di ascolto che non è nemmenoquello del walkman di una volta: è mediocre! Questo è moltosignificativo, perché nemmeno si sfrutta la tecnologia esistenteper poter ascoltare bene.A cosa dovrebbe servire la tecnologia della riproduzione so-nora? Se l'ascolto è buono tu riesci ad entrare, a penetraredentro la musica in profondità.Ma se oggi la gran parte di chi ascolta musica l'ascolta conmezzi, ripeto, più involuti di quelli di 30 anni fa, significa che,anche lì, è solo un passatempo, un sottofondo, non è più lanecessità di ascoltare.È diverso se tu la musica l'ascolti per ascoltarla, se invece cel'hai solo come sottofondo, non hai bisogno di sentire benis-simo tutti gli strumenti, il loro intreccio, la bellezza della sono-rità. Senti la melodia che sta sopra, ti gira intorno e il problemaè già risolto... Tutto questo ti dà l'idea di come ci sia ormai unadistinzione enorme tra la qualità e la varietà delle musiche chesono in circolazione e invece la necessità di chi dovrebbe ri-ceverle.Certo, c'è una parte colta di pubblico che ti segue sempre.Però noi che facciamo tante iniziative che vanno anche versola formazione del pubblico, ci accorgiamo che le 4-500 per-sone che vengono ai nostri concerti e alle varie iniziative Jazzsono sempre le stesse: quelle che girano sono sempre quelle4-500 persone. Se ci mettiamo anche la Classica, a Milanosaranno 1000.

E.I. si, che poi la musica, sembra un paradosso, non va ascol-tata, va vista! Perché è tutta un'altra cosa... con tutti questi ap-

parecchietti invece... sul sociale sono davvero negativi, per-ché isolano le persone. Io prendo i mezzi pubblici, a me piaceper esempio incontrare una persona, salutarla, rispondere sequalcuno mi chiede qualcosa, anche perché fortunatamentesono conosciuto: mi piace socializzare. Invece, quando prendiun autobus o un tram, tu vedi gente isolata con i suoi problemi,non si confrontano mai... Quindi anche sul sociale è negatival'invenzione di queste cose... Da un punto di vista tecnologicosarebbe tutto straordinario, se solo noi avessimo risolto il no-stro problema del vivere sociale, capisci? Invece no, questiisolano tutti, tutta gente con le cuffie, immagini i loro problemi,storditi da questa musica che è sottofondo...

F4A. Uno spiraglio di positività: usciremo da questa situa-zione?

M.F. No, no.

E.I. lui è pessimista.

M.F. non sono pessimista, allora mettiamola così: non a breve.

E.I. altre società sono uscite da questo sistema, alcune sì,quindi si spera che anche l'Italia possa uscire da questa si-tuazione; perché veramente la nostra situazione è drammaticacome si è detto, da un punto di vista proprio culturale.Proprio nell'insegnamento, nelle scuole, tante cose andreb-bero aggiornate, partendo da un aggiornamento degli inse-gnanti, quindi una cosa un po' complicata...Io spero nelle nuove generazioni, che qualche cosa succeda,e succederà! Ormai la comunicazione globale ci fa vederecosa succede nel mondo, nel bene e nel male, quindi con-frontandoci con quelli che hanno risolto questi problemi (anchedel vivere socialmente), noi probabilmente con le nuove ge-nerazioni risolveremo anche questo problema. Io non ci sarò,perché oggi è il mio compleanno, sono 78 anni, quindi tra ven-t'anni sarà molto difficile...

M.F. beh poi un altro aspetto importante soprattutto legato al-l'Italia, che non si comprende e si continua a non compren-dere, fior di economisti non capiscono (o fanno finta forse dinon capire) è che il sostegno alla cultura non è a fondo per-duto: non è fare un opera di assistenza, di elemosina!Ogni euro dato alla cultura ne rende due o tre, rende dal puntodi vista di ciò che mette in campo ogni tipo di iniziativa cultu-rale, dei soggetti che coinvolge e dell'indotto. È un volano in-credibile per l'economia; certo non l'economia finanziaria, nonl'economia degli speculatori che è quella che domina sul pen-siero degli economisti.Ricordo che qualche anno fa un ministro italiano ha detto "conla cultura non si imbottiscono i panini"; questo è un grande er-rore, con la cultura infatti si imbandiscono tavole intere, i paninisono poca cosa!

Se ci si rendesse conto di cosa significa dare un euro di denaropubblico per esempio ad un'iniziativa concertistica, si capi-rebbe che dietro a un concerto si muovono: chi affitta i palchi,i tecnici del suono, i musicisti, gli organizzatori, chi stampa imanifesti del concerto, il pubblico (che poi va a consumare albar o al ristorante o si ferma in albergo). Cioè si muove un nu-mero impressionante di soggetti economici! Ecco perché loStato deve intervenire in maniera più seria di quanto non fac-cia oggi, per mettere in moto un'economia anche più sana del-l'edilizia; perché l'edilizia sappiamo che è in mano alla mafia,con infiltrazioni di ogni genere, mentre la cultura è al di fuori ditutto questo ed è un vero volano di ripresa economica.

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Se si pensa che tagliare la cultura sia una soluzione per evi-tare di tagliare i servizi sociali, non si capisce che la culturavale come o più dei servizi e della Sanità, innanzi tutto perchéfa socialità (e quindi migliora anche dei problemi di quel ge-nere), e in secondo luogo perché mette in gioco un discorsoeconomico importante; oltre poi alla formazione degli artistiche, trovando opportunità per esibirsi, quindi poi le scuole, gliinsegnanti: un volano economico eccezionale!!La stessa cosa vale per l'arte in generale, la per le nostre zonemuseali, le città d'arte che sono in mano ai commercianti, madovrebbero essere in mano invece a una gestione più lungi-mirante da parte dello Stato.Tutto questo darebbe tantissimo lavoro, ma i politici per farlodovrebbero avere: 1) altre linee economiche, 2) essere lorostessi persone che lo capiscono anche sul piano culturale.L'economia che annulla le persone annulla la cultura e ragionadi numeri e di finanza è il più grande cancro che l'umanità oggiha e che va estirpato, non si sa come, ma è un cancro da estir-pare.

F4A. In fondo ma alcune iniziative di sostegno alla musica e al-l'arte non sarebbero poi così costose, basterebbero per esem-pio sgravi fiscali per i locali che fanno musica dal vivo

M.F. In Inghilterra a locali che arrivano fino a trecento personeche fanno suonare i giovani sono state tolte tutte le tasse etutte le pastoie burocratiche. Qual è il risultato? che questi lo-cali possono far suonare dei giovani che vengono pagati e cherimettono in giro quel denaro. Sarà poca cosa, ma intanto si dàun segnale.Perché qui non è possibile? Perché qui noi sappiamo benis-simo che chi fa musica nei locali notturni o evade qualche “in-combenza” o non lo può fare, è inutile che ce lo nascondiamo,è così. Invece le associazioni come la nostra (“Musica Oggi”ndr) così come le società di concerti, teatri ecc, che sono sog-getti (giustamente) a dichiarare tutto, alla fine hanno un costoartisti in una stagione anche importante, che però non va oltreil 40% del costo globale.Il che da un parte fa capire cosa vuol dire economia, come gi-

rano i denari, ma dall'altra parte fa capire che il restante 60%che va ad “altri” in tasse, contributi, ecc. ecc. è una fettaenorme, quindi un altro prelievo! E la SIAE è un altro pro-blema, perché la SIAE non favorisce la Musica ma gli interessidei suoi grandi iscritti, di quelli che guadagnano molto, sia sin-goli, sia edizioni musicali. Non si può chiedere per un concertogratuito, fatto alla cittadinanza, centinaia e centinaia di euro. Èuna... (omissis) non voglio usare parole che poi possono ritor-cersi contro di me, ma diciamo che un'iniziativa di legge, seria,

volta a togliere questi balzelli feudali, sarebbe opportuna!Noi sappiamo benissimo che ci sono strutture che avrebberovoluto fare qualcosa con i giovani, che davanti ai costi SIAE sisono tirate indietro, perché quello che potevano fare era solopagare la SIAE. È questo un modo intelligente per far vivereun Paese? a me non sembra.Se si va avanti io non sono assolutamente ottimista come ilmaestro Intra.

E.I. noi facciamo i concerti gratuiti in piazza “Break in Jazz” (inun certo senso il frutto, la presentazione del lavoro che la no-stra scuola fa): vai lì alla SIAE e ti chiedono 380 euro circa aconcerto. Ma è possibile? Fai venti concerti, paghi la SIAE egià sei finito, non hai incasso, non hai nulla... capisci? è diffi-cile, veramente difficile. La buona volontà c'è, noi l'abbiamofatto, l'anno prossimo andremo avanti ma senza sapere cosasuccederà insomma.

M.F. Se si va avanti così, soluzione a questo problema non cene sarà, diventeremo un Paese di disoccupati, di cassintegrati,di lavoratori secondari al soldo dei Paesi stranieri. È questoche vogliamo? Tra un po' venderemo i nostri gioielli artistici;mi aspetto che da un giorno all'altro qualcuno dica che com-pera la torre di Pisa, piuttosto Piazza del Campo e noi glielovenderemo se lo paga tanto, per il debito pubblico. Invece chesfruttarlo noi, lo vederemo agli altri, è possibile? non è possi-bile.

E.I. io adoro l'Italia, ma un'altra cosa (sempre derivante dallamancanza di cultura) è che per esempio, se tu senti una tra-smissione radiofonica, l'80% dei brani musicali che trasmet-tono è straniero, a scapito della difesa della nostra produzione.Ci dovrebbe essere sempre un equilibrio tra importazione edesportazione.Questo succede sia nel jazz che nella musica leggera, peresempio con canzoni che non hanno nulla a che vedere conl'argomento che viene trattato o dalla radio o dalla televisione...ma qui i responsabili sono i grandi editori che hanno tutto inmano e hanno potere nella SIAE, sono loro capisci che trac-ciano questa cosa qui, che determinano questa situazione,perché sono i responsabili editoriali di tutte queste composi-zioni che arrivano dall'estero: questa è una cosa assurda.

F4A ritornando al nostro Paese, dalla classica alla lirica, tantaStoria della grande Musica è stata fatta in Italia. Ci sono nostrigrandi musicisti, come Enrico Intra, riconosciuti all'Estero, chehanno suonato tra i più grandi. Ma oggi, tra le nuove leve, cisono ancora grandi musicisti italiani? Come vengono recepitiall'Estero? Quali sono le possibilità che hanno i nostri giovaniquando vanno all'estero?

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M.F. mah.. direi molto buone! Per esempio a Parigi la coloniaitaliana ha avuto un grandissimo successo sempre, alcuni deinostri musicisti sono star internazionali, veramente molto,molto apprezzati. Anche qualcuno negli Stati Uniti, perchéquando si è abituati ad ascoltare musica, si ascolta musica esi ascolta la qualità, e siccome ne abbiamo di bravi, la qualitàesce..

E.I. C'è un momento italiano soprattutto in Europa. La cosacuriosa però è che questi musicisti sono apprezzati poi dopoanche in Italia se passano prima dall'estero. Apprezzati al-l'estero, poi tornano e allora sono apprezzati e consideratianche da noi.Noi purtroppo con i mezzi di comunicazione, o con chi operanel nostro campo, tendiamo sempre a mitizzare alcuni, pochi,per esempio voglio fare un nome: il nostro Bollani è un piani-sta straordinario, ma perché è diventato un mito, un divo? per-ché esegue Gershwin, con la grande orchestra... non per altro,non si va oltre... va beh, lui è bravo...Lui da solo va anche “oltre”, ma la gente lo conosce per que-sto, anzi, non è apprezzato quando in televisione tenta di an-dare oltre al fatto di essere musicista, ma è anche un uomo dihumor, spiritoso, intelligente ecc...Noi purtroppo mitizziamo alcune cose, viviamo soltanto diquelle e basta.Mi hai chiesto dei giovani. in Italia, per esempio esistono soloBollani e altri 3 o 4 nomi... tutti gli altri musicisti sono costrettiad andare a farsi conoscere all'estero per poi tornare in Italiaper avere il riconoscimento, tipo Bolto e tutti quelli che hannovissuto in Francia e dopo vengono apprezzati.

M.F. Stefano Di Battista è diventato famoso in Italia dopo cheè tornato dalla Francia, cioè cose veramente assurde... Peresempio anche il fatto che molti musicisti sono costretti ad an-dare al carro dei cantanti, alcuni anche bravi per carità, anchebei progettini. Però voglio dire, un musicista che lavora per farela sua musica in un certo modo, in fondo, perché va, con ilcantante famoso?

E.I. e qui, ecco, a proposito di involuzione, sono i cantanti chehanno capito l'importanza del Jazz, che cavalcano il Jazz. IJazzisti che, per guadagnare e sopravvivere, anche loro ca-valcano i cantanti, quindi l'involuzione...

M.F. ci sono anche cantanti famosi che col Jazz non hannoniente a che vedere, che prendono il musicista di Jazz come,non lo so, come il cadeau da dare al pubblico col suo assolo.Ma c'è gente anche molto famosa che gira da anni e non hanulla di legame col il Jazz, ma neanche lontano anni luce,anche nomi famosissimi.

E.I. si, si...capisci, il problema è questo: che poi uno cavalcal'alto, con una società che non ti dà la possibilità di vivere e diprovare esperienze nuove, ecc.

F4A: Enrico, puoi dirci 2 parole sul tuo nuovo metodo di im-provvisazione Jazz, “Improvvisazione altra?”

E.I. Il mio nuovo metodo “Improvvisazione altra?” non è unanuova proposta di un metodo per improvvisare, è invece unaprovocazione per cercare di uscire da questa gabbia, da “que-sto” modo di improvvisare, da questo modo di intendere ilJazz, che tutto sommato è fermo a settanta anni fa.Il punto di domanda serve ad aprire una finestra per capire se

c'è un “altro” modo di improvvisare, così come hanno esplo-rato all'inizio del secolo scorso i compositori come Schöen-berg.Molti musicisti sentono la necessità di uscire da un linguag-gio che ti ingabbia un po'. Per esempio, tra i musicisti che ioconosco, lo stesso Bill Evans tanti anni fa aveva tentato unacomposizione molto più vicina alla musica contemporanea.Ecco perché, come dicevo, noi dobbiamo pagare il nostrodebito verso questi musicisti che all'inizio del secolo scorsohanno sentito l'esigenza di uscire dalla tonalità, per cercareun nuovo modo di comporre.Per il problema di cui si diceva prima (il cantante cavalca ilJazz, il Jazzista cavalca il cantante per sopravvivenza) èchiaro che dobbiamo rischiare, cercare di andare oltre, cer-care delle strade nuove, come le hanno cercate all'inizio delsecolo Schoenberg e altri musicisti. Serve un nuovo modo diimprovvisare, altrimenti siamo costretti a esprimere semprela stessa poesia. Che poi oggi l'improvvisazione non è mai la“tua” poesia, ma sono poesie che altri hanno scritto, che

hanno raccontato e che tu hai memorizzato e utilizzi facen-dole passare per tua improvvisazione. Ma è una strada chesi deve fare, altrimenti la musica Jazz, il linguaggio Jazzi-stico, rimane fermo, rimane una cosa altra. Invece secondome, non è una cosa altra, perché ha vissuto sempre caval-cando la musica del passato, cavalcando da un punto di vistaarmonico Debussy, cavalcando altre cose, cavalcando lamusica cubana: ha sempre vissuto di altro il Jazz, quindi èpronto a provare, a cercare una strada nuova; che sia unastrada che parta da un'esigenza non solo tecnica, ma anchedi pensiero, anche poetica, ecco.

F4A è un metodo per jazzisti o è un metodo per musicisti ingenerale?

E.I. è rivolto a chi è “attrezzato”, a chi ha memorizzato, di-ciamo per comodità, tutte le musiche e le può applicare aquesto modo di fare musica. Soprattutto è rivolto ai musici-sti classici, perché i Jazzisti purtroppo sono fermi al vecchiomodo di improvvisare. Tra l'altro le responsabili sono lescuole perché si fermano a settanta anni fa, quindi fannopassare tutti attraverso un solo linguaggio, perché tendonoa isolare questa musica, questo linguaggio: per loro, guai, ilJazz non ha nulla a che vedere con l'altra musica!Invece no! Il Jazz ha a che vedere eccome con la musica ingenerale, chiaramente.

Il metodo è rivolto soprattutto ai ragazzi che si occupano dimusica classica, tanto è vero che per il lancio di questo me-todo cercherò di fare concerti nei Conservatori e nelle Uni-versità, presentandolo anche con Maurizio Franco e facendoun mini concerto, per dare degli esempi di cosa intendo.

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Pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra trai più importanti nella storia del jazz europeo, organizzatore eideatore di eventi e situazioni che hanno inciso nel tessutosocioculturale italiano (come il lancio del cabaret con la fon-dazione dell’Intra’s Derby Club), Enrico Intra ha attraversatoda protagonista oltre mezzo secolo di vita musicale. Affer-matosi giovanissimo negli anni ’50, ottenendo in pochi anniuna serie di significativi riconoscimenti internazionali, ha svi-luppato una poetica tesa all’incontro tra il linguaggio più squi-sitamente jazzistico e la musica europea contemporanea dimatrice colta, e per questo è stato tra i primi musicisti italianiad elaborare un concetto “europeo” di jazz. Nella sua musicaunisce un profondo legame con la tradizione, pervaso da unautentico legame con il blues, all’adesione alle tendenze piùradicali della scena musicale. Le sue composizioni si confi-gurano come vere e proprie sfide a schemi formali ed espres-sivi consolidati e spaziano dal blues alla musica sacra (laMessa d’Oggi e la rilettura elettronica e strumentale dei ciclidel gregoriano ne sono un notevole esempio). Tra i suoi ca-polavori realizzati a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 si segnalanoArchetipo, To The Victims Of The Vietnam, Nuova Civiltà: diquest’ultima esiste una memorabile versione discografica acui ha partecipato Gerry Mulligan ed è considerata dalla cri-tica internazionale una delle più importanti opere non da lea-der del celebre sassofonista e compositore americano). Dallaseconda meta degli anni ’80 sviluppa in forme sempre nuoveil progetto Sound Movie, basato sull’improvvisazione totalerealizzata in contrappunto alla proiezione di famosi film del ci-nema muto di matrice espressionista (con compagni di av-ventura del calibro di Markus Stockhausen, RobertoFabbriciani, Mauro Negri, Franco D’Andrea, Marco Vaggi, tragli altri), e contemporaneamente elabora una personale e ori-ginalissima ricerca sui suoni elettronici che fa di lui uno dei ta-stieristi di punta a livello internazionale. La sua attivitàmusicale lo ha visto anche arrangiatore di successo e diret-tore d’orchestra in famosi programmi televisivi, ed è celebreil sodalizio musicale che lo lega a Franco Cerri, con cui con-divide da un quarto di secolo la leadership di un quartetto tra-sformatosi nel tempo in un vero e proprio “doppio trio”. ConCerri è uno dei fondatori dell’Associazione Culturale MusicaOggi (Ambrogino d’Oro del Comune di Milano nel 2003), dicui il terzo esponente è il musicologo Maurizio Franco, concui Intra ha stabilito (fatto rarissimo in campo musicale) unforte connubio culturale. Dal 1987, Musica Oggi è responsa-bile dei Civici Corsi di Jazz di Milano, una delle principali re-altà didattiche europee, di cui Intra è direttore e in seno aiquali ha formato La Civica Jazz Band, che dirige con entu-siasmo e ha fatto diventare una delle orchestre di rilievo (vedischeda allegata) della scena italiana, protagonista di un’im-portante stagione al Piccolo Teatro di Milano. Da decenni, lasua attività si estende anche nell’ambito dell’organizzazionedi festival e rassegne concertistiche di forte valenza cultu-rale. Nel 2008 ha vinto il referendum della critica della rivistaMusica&Dischi con l’album Liebman Meets Intra a cui sonoseguiti Canzoni, Preludi, Notturni con Giovanni Tommaso eRoberto Gatto, Piani diversi, prima opera in piano solo dellasua carriera, ispirata dalle composizioni di Bartok, ed è inuscita il duo con Enrico Pieranuzi Inaudito, Irripetibile. Ha inpreparazione il libro-metodo: Improvvisazione altra? (Ruggi-nenti editore). Nel 2008 è uscito il libro a lui dedicato: EnricoIntra – Intramood curato da Maurizio Franco.

Enrico INTRA

Discografia selezionata( dischi reperibili con etichetta indicata)Jazz in Studio Enrico Intra Trio (Reaward) Milt Jackson Sings With The Enrico Intra Group Archetipo Enrico Intra SestettoMessa d’Oggi Enrico Intra EnsembleTo The Victims Of The Vietnam Gerry Mulligan Meets Enrico Intra Gerry Mulligancon Enrico Intra GroupJazz in Fabbrica –Nuova Civiltà Gruppo Enrico IntraFrom Milan To Frankfurt Cerri-Intra (Dire)Omaggio a Bill Evans Il trio Cerri-Intra-TerzanoThe Blues Enrico Intra Quintetto (Dire/Sony)Metropolis Intra-Vaggi duo (Columbia)Nosferatu Live Intra/Pellegatti duo (Dire)Bach Largo Adagio Andante – Cage 100 battuteda Cheap Imitation (Dire)Live! Enrico Intra duo, trio e quartetto (MAP)Le case di Berio Enrico Intra & Guests (Alfamusic)Liebman Meets Intra David Liebman con EnricoIntra Trio (Alfamusic)Like Monk Enrico Intra Trio e Intra/Trovesi group(Alfamusic)1.2.3.4. Intra/Ambrosetti Quartetto (Albore)Il trio Intra/Tommaso/Gatto (Alfamusic)Piani Diversi (Alfamusic)The Symphonic Ellington Civica Jazz Band – or-chestra Sinfonica G.verdi direttore Enrico Intra

(Soul Note)Italian Jazz Graffiti Civica Jazz Band con venti so-listi italiani (da Rava a Fresu etc.) direttori

Enrico Intra/Bruno Tommaso(Soul Note)New Perspectives – Gershwin-Rodgers-BernsteinCivica Jazz band con Kenny Barron, Franco Cerri

eMarco Fumo; direttore Enrico Intra (Soul Note)

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Maurizio Franco, laureato con il massimo dei voti in discipline della musicaall’Università di Bologna (DAMS), si occupa di Jazz e musica Afroameri-cana sin dagli anni ’70 ed è musicologo, didatta, saggista, oltre a dirigereinsieme a Enrico Intra l’Associazione Culturale Musica Oggi. Insegna Sto-ria ed Estetica del Jazz e Analisi delle Forme Compositive e PerformativeJazz ai Civici Corsi di Jazz di Milano (di cui è responsabile didattico) e aiConservatori di Parma e Como ed è stato docente al master di alta spe-cializzazione di Siena Jazz. Scrive sulle riviste Musica Jazz (dal 1980), Mu-sica e Dischi (dal 1981) e cura la parte Jazz del quadrimestraleMusica/Realtà, diretto da Luigi Pestalozza. Collabora inoltre con la ReteCulturale della Radio della Svizzera Italiana ed è attivo anche in veste di di-rettore artistico di rassegne concertistiche, tra cui Iseo Jazz e Atelier Musi-cale. Svolge un’intensa attività di divulgatore del jazz attraverso introduzioniai concerti e incontri con i musicisti. Ha partecipato a diversi libri, tra cuiBravo, Bravissimo! (Bruno Mondadori), Gente del Jazz (BMW), Mina, unaforza incantatrice (Euresis). Ha pubblicato i volumi: Il jazz tra passato e fu-turo (Lim, quaderni di Musica/Realtà 48, 2001- a cura di Maurizio Franco),Django Reinhardt: dalla chitarra Gitana al Jazz (Edizioni Sinfonica, 2002),Il jazz e il suo linguaggio (Unicopli, 2005), Enrico Intra – Intramood (Sinfo-nica Jazz 2008), Oltre Il Mito – scritti sul linguaggio del Jazz (Lim 2012) eha scritto una storia del Jazz compresa all’interno della storia generale dellamusica curata da Alberto Basso a complemento del DEUMM (UTET 2004).Fa parte dell’Editorial Board della serie jazz della Michigan University Presse per vent’anni è stato tra i pochi critici europei chiamato a votare nel pre-stigioso referendum della rivista americana Down Beat.

Maurizio FRANCO

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In questo numero speciale di F4A Magazine, prin-cipalmente dedicato alla musica, Friends4Arts in-tervista Fabio Mittino, chitarrista talentuoso e“controcorrente” nelle sue scelte artistiche, sceltacoraggiosa in questi tempi in cui massificazionesembra la parola d'ordine.Fabio, formatosi alla scuola di Robert Fripp (car-dine dei mitici King Crimson e fondatore del me-todo “Guitar Craft”) è attualmente impegnato invari principali progetti musicali molto diversi traloro, in cui il denominatore comune è proprio l'ori-ginalità: con Andy (ex Bluevertigo) nei “Fluon” econ Bert Lams del California Guitar Trio. Ma FabioMittino è anche docente di chitarra, oltre ad avereun importante ruolo al Blue Note di Milano, dove sioccupa della selezione musicale della propostaartistica.F4A: Fabio, partiamo con una domanda banalema... inevitabile: come nasce la tua passione perla musica e in particolare per la chitarra?Da bambino mi ha sempre affascinato la chitarra.Era appesa in taverna ed era di mio nonno, l’unicomusicista della famiglia (suonava la fisarmonica):talvolta la suonavo, pizzicando le corde a vuoto,cercando di creare qualche melodia. E poi la suo-nava anche Actarus di Goldrake, per cui non po-teva che piacermi. Intorno ai 13 anni rimasiammaliato da un concerto al Bobinò di GeorgeBrassens trasmesso su Antenne 2, che fortunata-mente fu registrato dai miei genitori. Chiesi a miopapà di comprarmi gli spartiti con gli accordi espinto dal desiderio di suonare quelle canzoni riuscii nel giro di una notte ad imparare le parti di chitarra. Dalì cominciò tutto.F4A: Sappiamo che sei laureato in “Scienze della comunicazione”; non ci sono molti musicisti che abbianofatto sia studi musicali che “tradizionali” fino a laurearsi. Avere anche il fatidico “pezzo di carta” nel cassettoè una scelta ben precisa? E' un “paracadute” per poter fare scelte artistiche coraggiose e controcorrente,senza dover necessariamente puntare sui ricavi di progetti musicali commerciali?Dopo il Liceo Classico non sapevo cosa fare, se continuare gli studi o dedicarmi esclusivamente alla chitarra.Mi diedero al Guitar Craft un prezioso consiglio: percorrere entrambe le strade, fino a quando sarebbe statochiaro quale delle due continuare a seguire. Scienze della Comunicazione mi sembrava l’indirizzo più indicato,se non altro perché potevo fare un anno all’NYU in America e non mi sembrava fosse molto difficile! Non socome ma alla fine mi laureai a 23 anni con ottimi voti. L’intenzione inizialmente era proprio quella, come dicitu, di crearmi un “paracadute”, ma paradossalmente i primi soldi riuscii a guadagnarli proprio con l’attività dimusicista. Sono comunque molto contento di aver fatto l’Università e mai tornerei sui miei passi.

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Fabio Mittino : Artista e non solo

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F4A: Sappiamo che hai fatto anche altri lavori (oltre aquello di musicista o del Blue Note). Queste espe-rienze hanno in qualche modo influenzato il tuo stilemusicale, la tua creatività?Credo che ogni esperienza possa influenzare in varimodi la creatività o lo stile di un musicista. F4A: Hai studiato con un mito, Robert Fripp, puoi par-larci della scuola Guitar Craft? Sappiamo che consi-derare il Guitar Craft “solo” un metodo per chitarrasarebbe molto riduttivo... sei tu stesso docente di Gui-tar Craft, ci puoi parlare del metodo?Il Guitar Craft è la formazione tra le più importanti cheabbia mai avuto. Non si tratta solo di una tecnica chi-tarristica, seppur molto sofisticata e precisa. E’ unmodo per sviluppare una relazione con la chitarra,con la musica e con sé stessi. Non sono un istruttoredi Guitar Craft: vengono organizzati dei corsi, spessoin monasteri, dalla durata variabile, da 3 giorni fino adiversi mesi, e la frequentazione di questi corsi è ilmodo migliore per chi vuole imparare questo sistemadi lavoro.F4A: Puoi parlarci dei tuoi progetti musicali? Come di-cevamo in apertura di questa intervista, sono moltodiversi tra loro e tutti tutt'altro che banali... Non è ungrosso rischio per un musicista intraprendere esclu-sivamente strade non commerciali?Suono con il gruppo pop-electro Fluon, un quartettoformato da Andy, Luca Urbani e Fabrizio Grigolo.Dopo circa una trentina di date fatte in tutta Italia,stiamo ora terminando la produzione del nostro albumufficiale. Ho poi un duo acustico con il chitarrista dei CaliforniaGuitar Trio Bert Lams, con il quale suono il repertoriomusicale, da noi arrangiato per due chitarre, del pia-nista Thomas De Hartmann. Probabilmente registre-remo il disco in Florida, verso fine Agosto.Non credo sia un grosso rischio intraprendere stradenon commerciali: è un grosso rischio intraprendere laprofessione del musicista! Forse, per chi ama la Musica, è meglio rimanere di-lettanti o semi-pro. Anni fa, chiuso in una stanza adesercitarmi 8 ore al giorno, non avrei mai accettatoquesta teoria, considerandola quasi un insulto... macosa succede quando una volta professionisti si è co-stretti a vendersi, suonando una musica che non faparte di noi, accettando di suonare con chiunque edin qualunque contesto, per sfamare la propria fami-glia? Chi terrà la Musica come hobby, avrà la fortunadi avere solo la Musica come ricompensa.Considerando la crisi del settore musicale, mi consi-dero fortunato nell’avere libertà riguardo la musicache suono...

F4A: ci parli delle tue chitarre preferite? Come varia iltuo suono e il tuo setup nei vari progetti?Non amo avere molte chitarre, cerco di tenere solo lostretto necessario.Ho una vecchia archtop degli anni

’30, che userò per registrare il disco con Bert Lams(poi magari la venderò!), ed una chitarra acustica delliutaio Jayson Bowerman.Possiedo poi una elettrica molto moderna ed una vec-chia Fender Jazzmaster.Da anni non uso più amplificatori, entro direttamentenell’impianto attraverso un processore d’effetti.

F4A: Ora una domanda “politicamente scorretta” alproduction manager del Blue Note Milano: se dovessiscegliere di mettere in programmazione del Blue NoteMilano un musicista fantastico ma non molto noto, lofaresti senza indugio? Nella logica della programma-zione artistica di un locale così importante quale è lascala delle priorità: il tutto esaurito, l'originalità, la qua-lità?Il BN è un club che non riceve sovvenzioni pubbliche,frutto della passione di alcuni soci che hanno decisodi investire tempo e denaro nella realizzazione di que-sto locale, per cui il booking, fatto da più persone e incollaborazione con BN New York, deve rispettare pre-cisi parametri, quali l’eccellenza della proposta arti-stica, compatibilità delle esigenze del musicista con lenostre e una componente di rischio economico piùbassa possibile. Alcune volte ci sono artisti che esu-lano un po’ da questo standard, ma di solito sonoquelli che garantiscono maggiore introito e permet-tono così al BN di proporre concerti artisticamentemolto validi ma poco seguiti dal grande pubblico.Quindi, per tornare alla tua domanda, sì, a questomusicista fantastico cercherei di dargli lo spazio chemerita.F4A: Cosa pensi dei Talent Show? Sono davvero oggil'unica strada che ha un giovane musicista per farsiconoscere? Sono un meccanismo commerciale chepremia o non premia la qualità?Non seguo i reality, questa forzata esaltazione del-l’emozione mi infastidisce, né sono d’accordo sul me-todo di giudizio, basato principalmente sul “mi piace,non mi piace”. A mio avviso bisognerebbe giudicare

con parametri un po’ più elevati. Saper riconoscereprima di tutto l’onestà e veridicità di una performance,per esempio.I reality non sono l’unica strada che un musicista di-spone per farsi conoscere, anche se molte di quelle

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persone in coda ai provini sembrano essere convintedel contrario, per ignoranza o perchè ipnotizzate dalmessaggio televisivo.Qualche anno fa ho fatto anch’io il giudice alle pre-selezioni di X-Factor. Fra centinaia di candidati, nonmi è purtroppo capitato nessun talento, solo moltepersone stonate, che parlavano con frasi sentite daireality. La più gettonata era “perchè la musica è la miavita!” … però pochissimi si erano mai esibiti con unaband, scritto dei brani o fatto qualcosina che richie-desse un po’ di sforzo ed un originale, sano spiritod’iniziativa.Ovviamente parlo per quelli visti da me, ad altri colle-

ghi erano capitati invece alcuni personaggi interes-santi. Ad esempio l’amica Giusy Ferreri, che era nelmio stesso liceo, era brava e particolare in quel suomodo di cantare allora come oggi, e X Factor le hadato meritatamente voce. Condannare i reality non ha molto senso. Da quandola televisione ha smesso di fare istruzione e ha co-minciato con la privatizzazione ad aderire a logichedi mercato, tutto dipende dallo share, non interessapiù la qualità, né il contenuto.

F4A: Conosci bene lo scenario musicale in Italia e al-l'Estero, ritieni che per un musicista italiano possa es-sere importante/fondamentale/indispensabile fareesperienze fuori dall'Italia?Decisamente sì. Consiglierei specialmente l’Americao Londra.

F4A: chiudiamo questa intervista con una domanda“buona” e una “cattiva”; iniziamo da quella cattiva,così poi terminiamo con il “lieto fine”... Vedendo ilmondo della musica da varie angolazioni (manager

addetto ai lavori, docente, musicista), quali sono i“mali” che affliggono la situazione musicale in Italia?Il peso di alcune sovrastrutture (ci viene in mente unasigla di 4 lettere che inizia per S e finisce per E, un'al-tra di 6 lettere che viceversa inizia per E finisce perS)? le lobbies? la logica commerciale di programma-zione delle radio? Il sovraffollamento dovuto a unaproposta musicale massificata? Altro?

F4A: e la domanda buona? Certo: come ne usciamo?

E’ molto difficile essere sintetico. Diciamo che noto undisinteresse generale delle nuove generazioni versola Musica e i concerti dal vivo. Alcune volte viene dapensare sia una forma di “intrattenimento” ormai de-stinata a morire.Il discorso Siae è molto complesso da commentare.Mi sembra lo specchio della decadenza del nostrostato, della moralità e della coscienza delle persone.La recente ascesa ai vertici più alti della Siae di Paolie co. è un insulto all’intelligenza ed uno schiaffo mo-rale verso tutti i musicisti. Basti pensare com’è statogestito il referendum per il rinnovo dello statuto: solouna giornata a disposizione per votare, solo a Roma,ed il voto era pesato in base al percepito Siae. Quindiun voto di Paoli valeva milioni di volte quello di un po-vero autore. Inutile stupirsi di chi abbia vinto.

Se vogliamo uscire da questa situazione e andare daqualche parte, dobbiamo innanzitutto capire dovesiamo. Quali nuove opportunità ci offrono i tempi incui viviamo? C’è una descrizione che amo molto, ri-guardo a ciò che dovrebbe aspirare un Musicista:avere la capacità di assumere uno stato d’innocenzaoperando in un campo di esperienza. Penso si possaadattare non solo all’Atto Musicale. Chi pensa ancoracon le vecchie logiche di mercato è spacciato, solodieci anni fa tutto era diverso, fra tre anni tutto muteràancora. I tempi sono difficili, ma offrono anche milleopportunità di creare qualcosa di nuovo. Non bisognaavere paura di intraprendere strade non ancora bat-tute. E non è forse quello che noi musicisti abbiamosempre fatto nel corso dei secoli?

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E’ una nuova realtà nel panorama della promozionedella musica jazz in Italia e all’estero. Un’agenzia di-versa, nata dalla profonda passione di una musicista egiornalista che per anni, parallelamente ad un’altra im-pegnativa attività lavorativa quasi quarantennale, havissuto in prima persona la difficile realtà del musicistajazz in Italia. Dal 2012 ha coraggiosamente voluto farnela propria attività professionale, mettendo tutta la pro-pria esperienza al servizio degli Artisti e della Cultura.La sua fondatrice è Rossella Del Grande, 57enne mila-nese, che partendo dalla formazione di interprete e tra-duttrice in 4 lingue (oltre all’italiano), ha trascorso lapropria vita lavorativa sempre a contatto con l’esteroin seno ad aziende internazionali dove ha ricoperto po-sizioni di responsabilità in settori diversi (dall’Import-Export al Management Consulting, dal Marketing alCredit Control, dalle Risorse Umane al Controllo di Ge-stione).Nata e cresciuta in un ambiente appassionatissimo diMusica (figlia del Capotecnico Luci del Teatro allaScala di Milano, e con un nonno pianista di profes-sione, interessato al jazz fin dagli anni ‘30) ha da sem-pre coltivato la propria passione per tutta la buonamusica e per l’arte in tutte le sue forme. Inizia per pro-pria scelta lo studio del pianoforte classico da adole-scente con i Maestri Santinelli, Sgrignoli e Luisetti,conseguendo a pieni voti il diploma di Teoria e Solfeg-gio da privatista presso il Conservatorio Paganini diGenova nel 1975.

La prematura scomparsa del padre e una serie di pro-blematiche familiari condizionano le sue scelte sia distudio che professionali, costringendola ad interrom-pere gli studi pianistici a livello intermedio ed indiriz-zandola verso realtà lavorative che nulla hanno a chefare con l’ambiente artistico. Ma tali successive espe-rienze professionali le forniranno quel vasto e solidobagaglio che, sommato alla sua preparazione lingui-stica e soprattutto alle sue grandi passioni comunquecoltivate per tutta la vita, le permetteranno negli ultimidieci anni di addentrarsi in ambiti professionali total-mente diversi da quelli frequentati a livello aziendale.

Dopo un’attesa durata un quarto di secolo e semprelavorando full time con crescenti responsabilità, rie-sce a riprendere finalmente lo studio del pianofortepassando al jazz. Studia piano jazz con Antonio Zam-brini e armonia con Emiliano Turazzi. Contemporaneamente, dal 2005 inizia a svolgere atti-vità giornalistica, da indipendente e senza fini di lucro,con l’importante sito di JAZZITALIA(www.jazzitalia.net) con il quale instaura un rapportodi massima collaborazione e amicizia che dura ormaida quasi 9 anni: pubblica innumerevoli articoli, inter-viste eseguite anche in lingua straniera ai massimiesponenti del jazz mondiale, recensioni di albums,concerti e festivals, oltre a recensioni di libri di jazz(biografie, testi didattici, ecc). Dedica da sempregrande attenzione anche alle produzioni discografichedi jazzisti emergenti.A seguito di questo, anche altri siti e webzines si ri-volgono a lei, dando vita ad ulteriori forme collabora-tive. Rossella Del Grande: A quasi cinquant’anni, da pianista jazz, fa “la gavetta”che normalmente i musicisti fanno trent’anni prima: at-traverso tutte queste esperienze di studi, attività gior-nalistica e concerti (dapprima come pianista in due bigbands dirette dal Maestro Marco Fior, quindi come par-tecipante ad innumerevoli jam sessions in area mila-nese, ed infine come titolare dei propri gruppi jazz (contante formazioni , dal duo al sestetto), entra in contattocon la realtà del mondo professionale del jazz e con lasituazione del mercato, rendendosi conto di qualisiano gli aspetti maggiormente critici per un musicista

ROSSELLA DEL GRANDE

IL 2013 DELLA PROMOZIONESKYLINE MANAGEMENT

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nei rapporti con clubs, festivals, organizzatori, diret-tori artistici, stampa. Comprende le difficoltà che i mu-sicisti vivono quotidianamente nello svolgimento dellaloro attività professionale sia con l’Italia che conl’estero. Si rende conto delle carenze endemiche delnostro Paese e di tutto quello che ogni jazzista italianodeve affrontare da solo, ogni giorno, per promuoversie lavorare. Matura in lei la determinazione di mettere i propri skillsal servizio dei musicisti jazz, creando una propria pic-cola agenzia di jazz management, ufficio stampa e boo-king a Milano, basata sulla conoscenza approfonditadella materia, su una grande e profonda esperienzaumana vissuta “da adulta” ed in prima persona, e suun vasto bagaglio professionale acquisito nel corso diuna vita di lavoro a contatto con oltre cento Stati nelmondo. I punti cardine di questa sua attività sono la convin-zione che occorra garantire agli artisti correttezza, pro-fessionalità e soprattutto trasparenza. In Italiapurtroppo la categoria dei musicisti jazz è tra le più bi-strattate. Skyline Management si è posta come regolaprima di tutelare il musicista, di concordare insieme alui le azioni da svolgere in funzione dei suoi obiettivi edi tenere sempre informato l’artista in tempo reale diqualunque azione svolta, seguendolo e documentan-dolo in ogni fase del lavoro. L’artista viene sempremesso in copia su qualunque comunicazione. SkylineManagement non “promette”, ma “documenta” tuttoquello che fa. Gli ambiti d’azione sono svariati: dalla promozione diconcerti e tours dal vivo, rivolta a festivals italiani estranieri ed associazioni culturali, alla presentazionedi nuovi progetti discografici attraverso radio e web ra-dios, riviste cartacee e webzines, organizzando show-cases, interviste/recensioni e dirette radiofoniche.

La consulenza offerta è globale: dalla creazione ditutto il materiale di presentazione e promozione del-l’artista (bio e relative traduzioni, descrizione progetti, impaginazione, foto, ecc., qualora il musicista non di-sponga di alcun materiale), fino alla supervisione/revi-sione di siti web multilingue già in essere, per poiprocedere alle vere e proprie attività di promozione. Aquesto si aggiungono le attività di Ufficio stampa e diBooking Agent.

Tutti i contatti di festivals e clubs sono organizzati inuno strumento informatico creato ad hoc, che per-mette qualunque tipo di selezione secondo qualunquecriterio sia geografico che temporale, al fine di potersvolgere azioni mirate e non dispersive sia in Italia cheall’estero, oltre all’opzione di poter gestire i contatti e

pianificare per tempo le azioni anche in funzione della“data di chiusura delle programmazioni” dei festivals,elemento molto più rilevante ai fini della promozione,che non l’effettiva data di realizzazione dell’eventostesso. Skyline Management si mette al servizio del musici-sta con totale flessibilità in funzione delle sue esi-genze ed obiettivi. Segue l’artista in ogni fase: dallapresentazione del progetto fino alla realizzazione del-l’evento, curando anche la stesura del Contratto etutti gli aspetti organizzativi e fiscali. In caso di ne-cessità è anche disponibile a seguire l’artista in qua-lità di Tour Manager. Skyline Management è una piccola nuova agenzia,creata “da una musicista” per i musicisti. informazioni e contatti:Skyline managementRossella Del Grande++39 345 8861387++39 02 [email protected]

Skyline Management nel sociale:

Nel giugno 2012 Rossella Del Grande, tramite la pro-pria struttura organizzativa e contatti diretti, ha ideatoe realizzato a Milano, in totale autonomia e a titolo as-solutamente gratuito, il grande evento “JAZZ FORCONCORDIA”, concerto di solidarietà pro terremotatiEmiliani (7 ore di live e con la partecipazione di oltre50 artisti jazz): le donazioni raccolte sono state total-mente devolute direttamente al Comune di ConcordiaSulla Secchia (MO) per la realizzazione immediata delCentro Estivo per i bambini, entrato in funzione giàdal mese di luglio 2012, nonché a sostegno del pro-getto di ricostruzione ed ampliamento della Scuolaper l’Infanzia di Concordia, danneggiata dal sisma.

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Friends4Arts ha recentemente incontrato Joyce Elaine Yuille in Schema Records, per una sessione di registrazione delsuo nuovo CD. Joyce è una grandissima cantante, una voce calda, intensa, "black", se ci chiedessero di fare un esempio di voce “nera”,in una ideale “top ten” di tutti i tempi, penseremmo sicuramente a lei.Abbiamo colto l'occasione per realizzare un piccolo video dietro le quinte del nuovo CD e una video-intervista a Joyce,che saranno disponibili online all'uscita del CD. Ecco un estratto dell'intervista.

F4A: Ciao Joyce, abbiamo ascoltato una registrazione ancora “provvisoria” di un paio di brani del nuovo CD, complimentisono bellissimi! Di chi sono i nuovi pezzi? Sei tu compositrice e autrice dei pezzi?

Joyce: Grazie!!! i pezzi che avete ascoltato (e che ho recentemente eseguito anche in live al Blue Note e in altri concerti)non sono di mia composizione: “Trying Times” è stato scritto dal grande Donny Hathaway e “Too Soon You’re Old” da

Penny Goodwin. Comunque nelnuovo CD ci sono anche alcunipezzi originali composti da me.

F4A: Abbiamo assistito ai concertidi Milano al Blue Note e al Memo,ascoltando influssi di vari generimusicali. Questa molteplicità digeneri è una caratteristica che siritrova anche nel nuovo CD op-pure è più legata allo spettacololive?

Joyce: nel nuovo CD c'è sicura-mente un'influenza di diversi tipi dimusica, ma quella principale è si-curamente il Jazz, poi natural-mente il Blues e il Soul.Devo dire onestamente che iosono profondamente innamoratadel Jazz, la mia voce è “feelsgood”cantando il Jazz. Seguo lamusica Jazz sin da ragazza; poi

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crescendo ho ascoltato anche R&B e Soul, ma sono rimasta sempre affascinata dallecantanti Jazz, dalla musica in sé e dai musicisti di questo genere musicale abbastanzacomplesso.

F4A: hai scelto di venire in Italia e poi di abitarci, come mai?

Joyce: sono arrivata in Europa come modella. Dopo aver vissuto un anno a Parigi, ho de-ciso di cercare la mia fortuna altrove. Mi sono ritrovata in Italia e ho fatto la scelta di ri-manere.

F4A: collabori meglio con musicisti Italiani o Americani? Quali sono le differenze che ri-scontri tra musicisti Italiani e Americani, sia nel Jazz che in altri generi musicali.

Joyce: bella domanda ma un po'... “a trabocchetto”, nel senso che io collaboro bene contutti i musicisti. Ognuno ha una sua cultura e un suo modo di comunicare. Potrei dire chemi è leggermente più familiare lavorare con musicisti Americani perché abbiamo lo stessofeeling, lo stesso ritmo, la stessa cultura, le stesse vibrazioni. Con i musicisti Italiani que-

sto feeling è leggermente inferiore, perché hanno metodi e approcci differenti. Mi sembra che noi Americani siamo unpo' più “istintivi” e ci prendiamo “qualche rischio in più”, però anche in Italia ho collaborato con tantissimi musicisti di al-tissimo livello, primo tra tutti Enrico Intra: abbiamo la stessa sensibilità artistica, lavorare con lui è un vero piacere (e poiso che nella sua carriera lui ha accompagnato solo un'altra cantante, Ornella Vanoni, per cui sono davvero onorata diaver diviso il palco con lui). Recentemente sono stata recentemente in Puglia e mi sono trovata benissimo a Bari con imusicisti locali tanto che ho poi coinvolto qualcuno di loro anche in spettacoli live in tutta Italia (Mimmo Campanale ndr).

F4A: in generale cosa pensi dell'attuale situazione artistica e musicale in Italia?

Joyce: Penso che ci dovrebbe essere una maggiore apertura per il Jazz in Italia e in generale maggiori opportunità peri musicisti. Ormai vivo qui da molti anni e posso affermare che ci sono tantissimi grandi musicisti che non hanno la pos-sibilità di mettersi in luce come meritano. Nei festival (specialmente nei jazz festival) vedo sempre gli stessi artisti, comese ci fosse una “comunità chiusa”, mentre ci sono tanti artisti che non hanno mai avuto una chance. In America, ci sonosempre opportunità per volti nuovi.

F4A: cosa pensi dell'utilizzo dell'elettronica nella musica e nel jazz?

Joyce: non sono contraria all'utilizzo dei loop e dei campionamenti. Nel mio progetto “Joyce Yuille & Light Jazz Trio” conil pianista Stefano Calzolari abbiamo avuto anche un disc jockey di Modena, Dan Mela, che è stato davvero bravo a “in-corporare” i campionamenti all'interno di una performance live. Anche nel progetto “Joyce E. Yuille e JAM J.S.R” con Mi-chael Rosen utilizziamo campionamenti: il nostro batterista John Arnold è un genio nell'inserire tutti gli effetti sonori. Inogni caso penso che sia una sorta di “miglioramento” in alcune performance live, che attualmente mi piace molto.

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Friends 4 Arts Magazine ha incontrato Luciano Cantone eDavide Rosa, titolari di Schema Records durante le ses-sioni di registrazione dell'ultimo CD della cantante ameri-cana Joyce Yuille.

Ne abbiamo approfittato per fare loro alcune domande suquesta prestigiosa etichetta, sulla situazione del mercatodiscografico e sui progetti per il futuro.

F4A: Schema Records è un riferimento per il Jazz inItalia. Come nasce la vostra etichetta?L.C.: Schema Records nasce nel 1997 da un'esperienzache parte dal 1991 quando decisi di aprire una mia società,le Edizioni Ishtar (dopo l'esperienza fatta nel settore di-scografico e della distribuzione). Ho conosciuto Davide,che mi aveva affittato uno spazio nel suo studio di regi-strazione dove io studiavo la batteria e suonavo. Da lì è

nata un'amicizia con Davide e abbiamo iniziato que-st'esperienza: prima come mia azienda individuale, poi conla partecipazione di Davide, nel 1997 siamo diventatiSchema Records. Oggi Schema Records è diventata unvero riferimento per il Jazz italiano, esportato nel mondo.

F4A: come avete conosciuto Joyce?L.C.: Joyce è venuta qui da noi presentata da un amico chelavora sempre nella discografia. Immagino sia venuta quiperché si è sentita un po' rappresentata forse dal sound,dall'etichetta o da quello che comunque si vedeva dal-

l'esterno. Mi ricordo quando Joyce venne da noi la primavolta: praticamente abbiamo parlato di tutto al di fuori diquestioni contrattuali, abbiamo parlato semplicemente dimusica e abbiamo trovato questa affinità, proprio totale,sugli ascolti che abbiamo avuto nel passato, quando era-vamo giovani negli anni 70-80: la musica di New York,quella che io ascoltavo nella mia città natale. Alla fine eracome se non fossero esistiti confini nel mondo della mu-sica: Joyce veniva dalla sua esperienza a New York e ioda Catania, però ascoltavamo la stessa musica; è comese la musica avesse questo linguaggio universale, ci siamosubito trovati, poi abbiamo pensato in seguito di come im-postare il lavoro sul nuovo album ecc.

F4A: qual è il vostro approccio quando lavorate con unartista italiano o straniero? Entrate anche nell'ambitoartistico della produzione dando delle indicazioni odelle impostazioni?D.R.: Sì, effettivamente in molti casi, in molte produzioni, lamano artistica (quasi sempre di Luciano per quanto ri-guarda tutto quello che è inerente al Jazz) sicuramente puòessere fondamentale. Un po' perché si conosce il mercato,si conosce magari quello che è il genere, l'onda che si staseguendo in quel periodo, per cui è importante avereun'idea molto chiara non solo sul personaggio che si hadavanti e che si ha da produrre, ma anche su quello chepoi il mercato in quel momento richiede. Quindi sicura-mente sì.

Poi appunto avendo il nostro studio di registrazione, se-guiamo le registrazioni in diretta, anche quando non siamonoi coinvolti a livello di produzione artistica, quasi sempre,bene o male, cerchiamo di dare il nostro tocco.

L.C.: però questo non succede per tutti gli artisti, ci sono al-cuni artisti che comunque hanno una certa loro identità, eallora è ovvio che magari si lascia fare, perché ci si fida co-munque.

D.R.: Alcuni hanno la capacità non solo di essere artisti,ma anche produttori artistici di se stessi.

F4A: il momento è difficile per la discografia, soprat-tutto in Italia, come lo state affrontando? Ci sono altrestrade da seguire oltre alla vendita del prodotto disco-

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grafico, inteso come CD?D.R.: prima di tutto ovviamente conviene sempre guardarsiintorno per vedere quello che succede, come stanno fa-cendo tutti in questo momento. C'è da dire che la crisi erastata un po' prevista, almeno da noi. In realtà è da quandoabbiamo creato la società che si parla di crisi del mercatodiscografico, poi è arrivato internet e sicuramente ha unpo' devastato tutto quanto in maniera molto veloce.

Crediamo molto nel nostro lavoro e lo facciamo con pas-sione, probabilmente sappiamo fare solo questo, quinditutto quello che avevamo da investire in questa avventural'abbiamo fatto. Contro tendenza, due anni e mezzo fa ab-biamo aperto uno studio di registrazione, in un momento incui gli studi di registrazione chiudevano. Questo ci con-sente di creare delle produzioni con un costo relativamentecontenuto e poter sfruttare quello che ancora diciamo sipuò tirare fuori dalla musica attraverso i diritti, sia perquanto riguarda i copyright delle composizioni, sia perquanto riguarda i copyright sulle registrazioni. Stiamo pun-tando molto su quello, perché pensiamo che sia una dellepoche vie per uscirne, per mantenersi ancora all'interno diquesto mercato.

F4A: i piani per il futuro di Schema Records? cosaavete nel cassetto?L.C.: riagganciandomi al discorso che faceva Davide e allacrisi di mercato, i piani di Schema in questo momento sonomolto “controllati”, nel senso che siamo molto attenti aspendere, consideriamo quelli che possono essere i costi,cerchiamo di "prevedere" quelli che possono essere i ri-sultati finali, per poter anche valutare il rischio. E i piani di

Schema sono naturalmente cercare di continuare con lanostra filosofia artistica, musicale, cercando di mante-nere l'alto livello qualitativo per via dell'investimento fattosullo studio di registrazione, però contenendo i costi.Naturalmente cerchiamo di fortificare lo spazio che ab-biamo in questi anni alla ricerca di partner internazionali,che possano rappresentare i nostri cataloghi, sia dalpunto di vista delle registrazioni che dal punto di vistadelle composizioni. Mi riferisco ai sub-editori, piuttostoche a chi ci rappresenta come licenze o come gestionedei diritti connessi nel mondo.Questi sono i piani, però la cosa principale dal punto divista artistico è cercare di mantenere la nostra identitàartistica e musicale, senza mai abbandonare la qualità.Come diceva Davide, l'investimento nello studio un èstato fatto anche in quest'ottica, cercando anche di va-lutare bene i costi e cercando di ipotizzare i ricavi, perpoter capire qual è il rischio e contenere il margine di ri-schio.Nello specifico abbiamo appena finito di fare il disco diAndrea Balducci, che è già stato pubblicato sul mercato.Cè il disco di Joyce, abbiamo pubblicato un nuovo discodi Gaetano Partipilo, che è un disco prodotto da NicolaConte (un altro artista in seno alla nostra etichetta) e poici sono tanti altri progetti.Abbiamo aperto una nuova finestra con la Finlandia econ musicisti finlandesi pubblicando per primo il disco diTimo Lassy, pubblicheremo un disco di Jukka Eskola, untrombettista interessante, c'è un altro disco di un altrofinlandese che si chiama Kari Setälä; sono tutti dischiche vedranno la luce entro quest'anno.

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F4A ha incontrato Luigi Lorenzon di Synthesis, una delle più importanti aziende italiane che progettano e costrui-scono impianti audio Hi-Fi. Veri e propri “oggetti d'arte”, la cui eccellenza è riconosciuta a livello internazionale.

Fondata nel 1992, Synthesis ha sempre mantenuto una continua crescita, e continua a mantenerla in controten-denza con questi tempi difficili, grazie alla coniugazione di due fattori chiave per il successo: eccellenza nella ripro-duzione audio “senza compromessi” ed estrema ricercatezza nel design “artistico”, esattamente quello che all'esterosi cerca nel “made in Italy”.

Con Luigi Lorenzon abbiamo affrontato vari temi relativi all'ascolto “domestico” della musica, a come è cambiatol'ascolto di musica negli ultimi anni e alle tendenze per il futuro.

È per noi molto interessante il punto di vista di un costruttore di impianti ad alta fedeltà, perché ci mostra il feno-meno musicale dall'angolazione dell'ascoltatore, il terminale della filiera del prodotto artistico/discografico.

F4A: come è cambiato il mercato dell'alta fedeltà negli ultimi decenni?

SYNTHESIS: Se partiamo dagli anni '90,quando la nostra azienda è stata fondata, imercati tradizionali (e qui mi riferisco soprat-tutto all'Italia e all'Europa) si sono decisa-mente ristretti, potrei dire che la contrazionecomplessiva è superiore a un ordine di gran-dezza. Contrariamente a quel che si potrebbecredere, questa contrazione non è dovutatanto a fattori economici, quanto alla “cattivaeducazione” all'ascolto della musica e allemutate abitudini di chi ascolta. Possiamo direche intere generazioni di “nuovi ascoltatori”praticamente non conoscano il significato deltermine Hi-Fi.

Posso scherzare? i giovani non sono edu-cati al suono perché sono nati con le cuffiette

già incorporate... Per l'amor del cielo, lettori MP3 e telefonini sono apparati tecnologici meravigliosi, ma dall'acusticaad alta fedeltà siamo lontani anni luce, per non parlare poi dei sistemi di riproduzione audio dei personal computer...

F4A: quindi oggi, nonostante una tecnologia più avanzata, si ascolta peggio di 20 anni fa?

SYNTHESIS: se io non avessi mai assaggiato le fragole di mia nonna da bambino, potrei dire che le fragole delsupermercato sono fantastiche, però ricordando quelle di un tempo, beh, tutto un altro sapore. Così, per i giovani, lamusica ascoltata da un lettore MP3 è fantastica...

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Quando ero ragazzo esistevano i negozietti di Hi-Fi, le salette di ascolto con selettori per il confrontotra gli impianti, lettori, amplificatori, casse acustiche:ci andavi con il tuo disco di riferimento e toccavi ladifferenza, perché il Suono “perfetto” non è quellopiù “forte”, quello con più acuti o con più bassi, ma èquello fedele al suono degli strumenti originali, allaregistrazione live o al mix dello studio di registra-zione, in termini di gamma dinamica, linearità dellarisposta in frequenza, cura dei dettagli.Nasceva tutto da una vera cultura musicale, dal

desiderio di ritrovare in casa con il proprio impiantoil vero suono dell'orchestra, il suono del concerto nel-l'auditorium. C'erano addirittura audiofili che investi-vano, oltre che nell'impianto Hi-Fi, nella costruzionein casa di una vera sala anecoica, curando la rispo-sta acustica dell'ambiente, eliminando le riflessioniindesiderate delle pareti e la risposta non uniforme sulle singole frequenze. Purtroppo oggi siamo in un vicolo cieco, perché non sono le piccole aziende come Synthesis che possono cam-

biare questo trend e i grandi colossi non hanno alcun interesse a farlo. D'altra parte, non c'è educazione e formazioneper l'ascolto della musica in famiglia o nelle scuole, da cui possa scaturire il desiderio di ascoltare buona musica nelmodo più fedele all'originale. Ricordo che la mia prima formazione musicale l'ho avuta in famiglia, con mio padre che mi ha avvicinato alla mu-

sica, a cosa ascoltare, a come ascoltare. E poi c'erano gesti, riti che ti avvicinavano all'ascolto della musica e ti le-gavano per sempre a quella magia: estrarre un LP dalla custodia, pulirlo con cura, metterlo sul piatto (il mio era unThorens), poggiare la testina (una Grado artigianale) sul vinile... la musica la vivevi, la toccavi. È mai comparabile conuna cuffietta e una sigla in una playlist di un display da 2-3 pollici?

F4A: il quadro non è certo esaltante per un costruttore di Hi-Fi.

SYNTHESIS: a dire il vero, noi non possiamo lamentarci (ma non per tutti è così), abbiamo una pianificazione or-dini per i prossimi 12 mesi e un fatturato in crescita del 25% rispetto all'anno precedente. Abbiamo puntato sull'ec-cellenza del suono e sul design dei nostri prodotti (non a caso il nostro payoff è “Synthesis Art in Music”), questo ciha aperto le porte di molti mercati internazionali. Al momento i nostri principali mercati sono Russia, Cina, India, In-donesia, Malesia, Filippine, ma anche Europa (e principalmente Olanda, Germania e Francia) e Stati Uniti.

F4A: e l'Italia?

SYNTHESIS: preferirei glissare... diciamo che in casa soffriamo un po' (per Synthesis il mercato italiano pesameno di metà di quello dell'Olanda e, fatte le dovute proporzioni geografico/demografiche, non è entusiasmante).

Siamo però felici di constatare che il “Made in Italy” ha sempre un altissimo valore percepito all'estero e questo èun fattore di importanza enorme per gli artigiani (del suono) come noi. Il nostro importatore cinese ci ha addirittura ri-

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chiesto di sostituire tutte le scritte in lingua inglese sulle confezioni dei prodotti con scritte in lingua italiana: deside-rano avere prodotti italiani, che parlano italiano anche nella confezione.

Naturalmente la cura del prodotto deve essere estrema, sia dal punto di vista tecnologico, che nel design, che nelpiù piccolo dei particolari. Dall'Italia si aspettano “qualità” e “arte” e noi cerchiamo di soddisfare queste richieste.

F4A: Prima hai citato gli LP in vinile: oggi per un audiofilo il riferimento è il CD o ancora il vinile?

SYNTHESIS: vinile, vinile e ancora vinile! piatto tradizionale (anche con i suoi rumorini), mettere la puntina suldisco... e poi attendere... tutto ha valore, non è solo questione di gamma audio ma di “quanta roba c'è dentro”: stessodisco su vinile e su CD, stesso impianto audio, la differenza si sente.

F4A: dunque si tornerà al vinile?

Beh, anche se per gli audiofili convinti il vi-nile non è mai tramontato (mentre le vendite dilettori di Compact Disc continuano a ridursi), latecnologia sta attualmente lavorando su nuoviformati di codifica audio digitale, per diffonderemusica con una qualità superiore a quella delvecchio compact disc (e naturalmente degli at-tuali MP3).

La frontiera dell'Hi-Fi saranno sorgenti mu-sicali basate su veri e propri computer, oppor-tunamente ridisegnati sia nell'alimentazione(alimentazione lineare, non switching) che nel-l'estetica (mettereste un PC al centro dellasala?). La discografia personale sarà in rete in-ternet e si avvantaggerà dei nuovi formati di co-difica audio. Naturalmente per arrivare aquesto scenario occorrerà disporre di reti in-ternet affidabili e velocissime, in banda garan-tita. In un recente viaggio in Korea, abbiamo po-

tuto vedere alcuni prototipi di simili sistemi e siamo rimasti favorevolmente colpiti.A questo riguardo vorrei sottolineare che le reti internet in Korea viaggiano a 100 Mbit/s, ma soprattutto sono de-

cisamente più affidabili delle nostre (per arrivare allo scenario prima descritto, occorrerà quindi che le reti si adeguinoanche da noi).

F4A: altre evoluzioni degli impianti audio?

Sul mondo valvolare non ci attendiamo grosse evoluzioni per quanto concerne la circuitazione audio in sé, men-

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tre si continua a lavorare sui trasformatori (sia di alimentazione che di uscita).

Sullo stato solido invece abbiamo già visto grandi passi avanti negli amplificatori in classe D, con rendimenti sem-pre maggiori (che si avvicinano sempre di più al limite teorico del 100% tra potenza erogata e potenza assorbita), con-tenimento degli spazi, ingombri, peso. Tutte caratteristiche molto apprezzate da chi suona dal vivo: prendiamo peresempio gli amplificatori per basso Markbass: 1000 Watt in meno di 4Kg, in una sola unità rack. Per avere la stessapotenza da una testata valvolare si dovrebbe andare su 50-60 Kg (con l'alimentatore che da solo ne pesa 15), inge-stibile su un palco.

F4A: hai parlato di strumenti musicali: Synthesis lavora anche in questo ambito?

SYNTHESIS: non produciamo impianti di potenza per concerti o per amplificazione di strumenti musicali, ma ab-biamo un nostro marchio, EGOSONORO, con cui produciamo una linea di pedali per chitarra (Boost, Overdrive, Di-storsore, ecc.) e soprattutto un sistema di alimentazione che si chiama ZeroNoise, per annullare completamente ilrumore della sezione di alimentazione (filtrando i disturbi della rete elettrica, tramite batterie interne, ricaricate dal-l'alimentazione di rete). Anche questi prodotti sono tutti fatti a mano, rigorosamente in Italia. Una piccola curiosità? Liutilizza anche il grande chitarrista Steve Vai.

F4A: uno dei vostri punti di forza è il design, i vostri prodotti sono decisamente belli e si adeguano ad arredamenticlassici o moderni. Vi rivolgete a stilisti esterni?

SYNTEHSYS: Grazie del complimento, perché sono proprio io lo stilista dei nostri prodotti e lo dico con una puntadi orgoglio.

L'oggetto deve essere bello, anche nella sua presentazione, anche nella sua confezione (lo compreresti un rolexnella carta del salumiere?), figuriamoci nella sua estetica. Noi siamo convinti che un oggetto “bello” venga apprez-zato e valorizzato anche per il suo aspetto, prima ancora di ascoltarlo. Ci si avvicina con il dovuto rispetto e poi si ap-prezza anche di più la musica che riproduce... naturalmente poi deve suonare altrettanto bene!!!

Noi siamo in Italia, viviamo in un Paese d'Arte, abbiamo tanta storia alle spalle: abbiamo il dovere di ricordarcenee di essere testimoni di tutto questo. Per esempio, nella nuova serie “Roma” abbiamo voluto targare i prodotti di que-sta serie con un nome che all'Estero è di per sé evocativo, poi abbiamo aggiunto una sigla numerica: 753ac, l'annodi fondazione.

Siamo noi, è la nostra storia, sono valori che non possono portarci via, né copiarci... Sarebbe bene riflettere su tuttociò, in tanti settori...

F4A: grazie Luigi e complimenti a Synthesis, grazie per le utili riflessioni e per la nota di ottimismo nello scenarioglobale non proprio entusiasmante.

SYNTHESIS: Grazie a voi. Se posso concludere con un'ultima riflessione, a noi di Synthesis piace pensare chenon vendiamo oggetti ma portiamo un concept nelle case dei nostri clienti.

Il nostro concept è condividere il nostro approccio verso la grande musica e il suo ascolto con chi ascolterà quellamusica attraverso i nostri prodotti.

Buona musica a tutti.

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