linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilitÀ
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LINEE GUIDA PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ: uno sguardo dentro e intornoTRANSCRIPT
Nome socie tà
Istituto Tecnico “G.Deledda” LECCE
LINEE GUIDA PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA
DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ:
uno sguardo dentro e intorno
A cura di
Prof. Vincenzo Nicolì - Dirigente Scolastico
Prof.ssa M. Elisabetta Tundo
LINEE GUIDA
PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ:
uno sguardo dentro e intorno
A cura di
Prof. Vincenzo Nicolì - Dirigente Scolastico
Prof.ssa M. Elisabetta Tundo
Centro Servizi Handicap
Istituto Tecnico “G.Deledda” LECCE
Centro Servizi Handicap - IT “G. Deledda” LECCE
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Quando meno ce lo aspettiamo, la vita ci pone
davanti a una sfida, per provare il nostro corag
gio e la nostra volontà di cambiamento. In quel
momento, non serve fingere che non stia acca
dendo nulla, o scusarci dicendo che non siamo
ancora pronti. Paulo Coelho
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Sommario
Centro Servizi Handicap - IT “G. Deledda” LECCE
Premessa: Ragioni di una scelta 6
ICF 7
Excursus legislativo 8
Convenzione ONU 8
Legge 104/92 9
Df, Pdf , PEI 9
Decentramento e ruoli dell’Ufficio Scolastico Regionale
Organizzazione: GLIR; GLIP; rete di scuole, tavoli di
concertazione
10
Parole chiave 11
Dimensione inclusiva della scuola: termini a confronto 12
Dimensione inclusiva della scuola: i ruoli 14
Dimensione inclusiva della scuola: dalla programmazione
al progetto di vita 16
La costituzione delle reti di scuole 18
La collaborazione con le famiglie 18
Il personale ATA e l’assistenza di base 18
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Premessa: ragioni di una scelta...
... Nostra
Questo opuscolo nasce con la speranza di rendere
le linee guida fruibili e facilmente leggibili a tutti al
fine di facilitarne la divulgazione, migliorando al
contempo la collaborazione e le azioni di coordina-
mento nel contesto sociale in cui vivono alunni con
disabilità.
E istituzionale
II 5 agosto 2009 il MIUR ha pubblicato le Linee
Guida per l’integrazione scolastica degli alunni con
disabilità. Non si presentano nel panorama nazionale come una novità, ma ribadiscono
l’integrazione scolastica nelle classi comuni, peculiarità della scuola italiana. Tale specifi-
cità deve contraddistinguere la nostra scuola anche in momenti di cambiamento del si-
stema di istruzione e formazione nazionale che auspica una scuola per tutti che pone le
basi su una concezione alta tanto dell’istruzione quanto della persona umana, una scuo-
la dunque non solo per sapere, ma anche per crescere.
Da una prima lettura emergono una serie di criticità presenti in questi ultimi anni nella
pratica quotidiana del fare scuola e per le quali sono proposte possibili soluzioni per
orientare l’azione degli Uffici Scolastici Regionali, dei Dirigenti Scolastici e degli Organi
collegiali, nell’ambito delle proprie competenze.
La prima parte delle Linee Guida offre una panoramica dei principi generali dell’integra-
zione, individuabili nell’ordinamento italiano e in quello internazionale (Convenzione ONU
ratificata dal Parlamento italiano con L.18/2009), riconoscendo l’importanza di un per-
corso davvero eccezionale della legislazione italiana, proprio quando tutti gli Stati firmata-
ri si impegnano a prevedere forme di integrazione scolastica nelle classi comuni.
L’orientamento internazionale afferma il “modello sociale della disabilità”, secondo cui la
disabilità è dovuta dall’interazione fra il deficit di funzionamento della persona e il conte-
sto sociale. In linea con questi principi si trova l’ICF, International Classification of Func-
tioning, che si propone come un modello di classificazione bio-psico-sociale.
La seconda parte individua, nelle pratiche scolastiche, problematiche e proposte di inter-
vento concernenti vari aspetti e soggetti istituzionali coinvolti nel processo di integrazio-
ne, riconoscendo la responsabilità educativa di tutto il personale della scuola e la neces-
sità della corretta e puntuale progettazione individualizzata per l’alunno con disabilità in
accordo con gli EE.LL., l’ASL e le famiglie.
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ICF
Nel maggio 2001 l’OMS ha pubblicato la "Classificazione internazionale del funziona-
mento, della salute e della disabilità", l’ICF, riconosciuto da 191 Paesi come il nuovo
strumento per descrivere e misurare la salute e la disabilità delle popolazioni.
La Classificazione ICF rappresenta un’autentica rivoluzione nella definizione e quindi
nella percezione di salute e disabilità. I nuovi principi evidenziano l’importanza di un
approccio integrato, che tiene conto dei fattori ambientali, classificandoli in maniera
sistematica. Il nuovo approccio permette la correlazione fra stato di salute e ambiente
arrivando così alla definizione di disabilità come una condizione di salute in un ambiente
sfavorevole. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il progetto “ICF in Italia”
propone di avviare un’azione sperimentale di stimolo affinché il più ampio numero di
persone che operano nel settore della disabilità sia formato ad una diversa cultura e
filosofia della disabilità, all’uso e ai vantaggi della nuova classificazione dell’OMS ed agli
strumenti ad essa collegati.
L’ICF-CY fornisce un linguaggio comune per la definizione dei bisogni dei bambini e degli
adolescenti e delle barriere ambientali che essi incontrano, consentendo di evidenziare il
loro diritto a ricevere protezione, accesso alle cure, istruzione e servizi.
Finora ogni Nazione ha applicato parametri diversi anche per classificare le stesse disa-
bilità, offrendo così risposte e soluzioni non omogenee. L’ICF-CY può essere utilizzato,
quindi, anche per chiarire gli aspetti funzionali di malattie croniche e delle disabilità in
neonati, bambini e adolescenti, nonché a promuovere la loro salute, sviluppo e benesse-
re attraverso pratiche, politiche e ricerche che si avvarranno di una struttura concettuale
e un linguaggio comuni e condivisi.
A livello operativo, quindi, può essere utilizzato da operatori sociali e sanitari ed educato-
ri; a livello di programmazione di politiche e servizi, dallo Stato, dagli Enti regionali e loca-
li dalle Aziende Ospedaliere e Sanitarie e da altre agenzie sociali coinvolte. Sotto questo
aspetto, i risultati della sperimentazione sul campo e le applicazioni della ricerca sui
bambini con disabilità hanno evidenziato la capacità di questa classificazione di cogliere
i molteplici aspetti della loro crescita e sviluppo nelle varie età, nelle più diverse condizio-
ni di salute nei paese più diversi.
Il 22 e 23 aprile 2010 si è tenuto presso l’Istituto Tecnico Statale “G. Deledda” un corso di formazione per docenti, famiglie ed operatori sociali e sanitari sulla definizione e uso dell’ICF-CY tenuto dal Dr. Angelo Massagli, neuropsichia-tra infantile presso il Centro Medea– La Nostra Famiglia di Ostuni.
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ESCURSUS LEGISLATIVO
La legislazione italiana in materia di alunni con disabilità
comprende un vasto panorama di leggi, circolari, sentenze,
decreti e regolamenti. Nello scenario illustrato nelle linee
guida ne sono considerate solo alcune tra le più significati-
ve.
I principi costituzionali (artt. 3, 34 e 38) sanciscono e garan-
tiscono il diritto allo studio agli alunni con disabilità anche se
limitatamente a scuole speciali e classi differenziali.
Nel 1971 la Legge 118 prevedeva per la prima volta l’inseri-
mento di tali alunni nelle classi normali, assicurando loro il
trasporto, l’accesso alle strutture e l’assistenza.
L’istituzione dell’insegnante di sostegno (ora insegnante specializzato) e i piani educativi sono il contenuto della
Legge 517/77 che supera l’idea dell’inserimento in nome dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità.
Nel 1988 la Corte Costituzionale con sentenza oggetto della C.M. n. 262 dichiara il pieno diritto incondizionato di
tutti gli alunni con disabilità.
Tutti gli interventi legislativi che sono seguiti si completano e si integrano nella tanto attesa legge 104 del 5 feb-
braio 1992 (Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate a livello ).
Essa impegna lo Stato a rimuovere tutti gli “ostacoli o impedimenti”che impediscono lo sviluppo della persona.
Con riferimento all’integrazione scolastica la legge prevede un percorso educativo individualizzato (PEI) condiviso
da più soggetti istituzionali (operatori della scuola, ASL ed EE.LL.), sottolineando l’importanza dell’apprendimento e
non dell’insegnamento.
Il Profilo Dinamico Funzionale e il Piano Educativo Individualizzato sono i momenti concreti in cui si esercita il
diritto all’istruzione e all’educazione dell’alunno con disabilità.
Il 30 marzo 2007 Paolo Ferrero, Ministro della Solidarietà Sociale, ha firmato, per l’Italia, la Convenzione sui diritti
delle persone con disabilità, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006. E’ una
Convenzione che, a conclusione di un lungo e complesso negoziato, ha individuato nuovi percorsi per il riconosci-
mento dei diritti delle persone con disabilità. La stesura di questo importante strumento internazionale, frutto del
confronto costante e del dialogo tra le istituzioni e il mondo della società civile, è stata l’occasione per dare piena e
concreta attuazione al principio da tutti evocato del “Niente su di noi, Senza di noi”.
Nonostante il nostro paese sia considerato l’avamposto nell’affermazione dei diritti delle persone disabili, tuttavia
le leggi da sole non sono sufficienti, ma occorrono politiche e battaglie culturali perché la cultura dei diritti va
riconquistata ogni giorno. (liberamente tratto da una dichiarazione di Paolo Ferrero).
La Convenzione ribadisce alcuni concetti chiave contribuendo alla diffusione dei principi a cui ogni governo firmata-
rio si dovrà rifare nel programmare politiche di intervento a favore di soggetti con disabilità.
Convenzione
ONU
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L.104
DF, PDF E PEI
Il 5 febbraio 1992 è stata emanata la legge qua-
dro sull’handicap, meglio nota come Legge 104
(“Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione
sociale e i diritti delle persone handicappate”). E’
stata una legge per molto tempo attesa che con
l’art.12 sancisce per “la persona handicappata” il
pieno diritto all’educazione ed all’istruzione .
La Diagnosi funzionale (DF) E’ il documento che certifica sul versante sanitario l’handicap. Deve contenere elementi clinici, elementi psicoso-
ciali, difficoltà e potenzialità dell’alunno. È “la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato
psicofisico dell’alunno handicappato” ( D.P.R. 24.02.1994, art. 3).
Essa è redatta prima dell’iscrizione o dopo la segnalazione, dall’Unità Multidisciplinare dell’ASL composta dallo
specialista della patologia invalidante, dal neuropsichiatria infantile, dal terapista della riabilitazione e da operatori
sociali. Una sintesi della Diagnosi Funzionale costituisce la premessa per la redazione del Profilo Dinamico Funzio-
nale.
Il Profilo Dinamico Funzionale ( PDF) E’ la descrizione delle difficoltà e dello sviluppo potenziale dell’alunno disabile nei tempi brevi ( sei mesi) e medi
( due anni) ( art. 4 DPR 24.2.1994).
Il PDF è il documento che fa seguito alla DF, viene redatto da un Gruppo di lavoro misto composto dell’Unità Multi-
disciplinare, dai docenti curriculari, dal docente di sostegno e dai genitori dell’alunno. Il documento ha valore
amministrativo, in esso vengono infatti indicate le ore di sostegno e l’area disciplinare del docente di sostegno.
Il Piano Educativo Individualizzato ( PEI) Una sintesi del PDF costituisce la “premessa” per la relazione del Piano Educativo Individualizzato.
Il P.E.I. è un progetto operativo interistituzionale tra operatori della scuola, dei servizi sanitari e sociali, in collabo-
razione con i familiari; progetto educativo e didattico personalizzato riguardante la dimensione dell'apprendimento
correlata agli aspetti riabilitativi e sociali. Contiene:
- finalità e obiettivi didattici;
- itinerari di lavoro;
- tecnologie;
- metodologie, tecniche e verifiche;
- modalità di coinvolgimento della famiglia.
tempi:
- si definisce entro il secondo mese dell'anno scolastico;
- si verifica con frequenza trimestrale;
- verifiche straordinarie per casi di particolare difficoltà.
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Decentramento e ruolo dell’USR
Il decentramento ha conferito un ruolo importante all’Ufficio Scolastico Regionale al
quale sono stati demandati diversi compiti tra cui:
La formazione dei Dirigenti Scolastici e del personale scolastico;
La costituzione di gruppi di lavoro e di reti di scuole;
Il controllo dei Centri di Supporto Territoriale e dei Centri di Documentazione/
Consulenza e Ascolto.
Filo conduttore di tale politica è il concetto di governance, ossia la capacità delle
istituzioni di coordinare e orientare l’azione dei diversi soggetti protagonisti nel sistema
sociale e formativo.
ORGANIZZAZIONE GLIR: Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale. Ha il compito di stipulare accodi di
programma regionali coordinando, ottimizzando e usando le risorse in un quadro unitario
in linea con i programmi nazionali di istruzione e formazione e con quello socio-sanitario.
GLIP: Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale. È un organismo attuativo, in sede
provinciale, delle linee di indirizzo e coordinamento stabilite a livello regionale.
RETE DI SCUOLE: È lo strumento operativo più funzionale per la realizzazione di
interventi mirati che permettono di creare al contempo legami forti e senso di
appartenenza al territorio.
TAVOLI DI CONCERTAZIONE: È lo strumento operativo più adeguato nell’ambito dei
Piani di Zona, finalizzato alla realizzazione di un sistema di co-decisione e “cooperazione
interistituzionale”. All’interno di tali tavoli si collocano le reti di scuole al fine di realizzare
il progetto di vita per ciascun alunno con disabilità.
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Parole
chiave
GOVERNMENT E GOVERNANCE
Sono due termini entrambi traducibili in italiano con la parola "governo". Ma il significato
è sensibilmente differente.
"Government" è infatti la modalità classica di governo, attribuita ad una entità statale o
comunque legittimata a governare da parte dello stato.
Per similitudine, la "government" di una organizzazione è l'attività di governo formalmente
prevista dallo statuto ed esercitata nei modi ivi previsti.
"Governance" è invece l'attività di governo di un territorio (o di una organizzazione) che
deriva dal concorso delle iniziative e delle attività messe in campo da tutte le componenti
sociali che caratterizzano quel territorio (od organizzazione).
Government e governance convivono, e sicuramente la government svolge un ruolo
fondamentale nella governance.
PIANO DI ZONA
Il Piano di zona è l'occasione offerta alle comunità locali per leggere, valutare,
programmare e guidare il proprio sviluppo e va visto e realizzato come piano regolatore
del funzionamento dei servizi alle persone. In particolare, il Piano di zona è lo strumento
promosso dai diversi soggetti istituzionali e comunitari per:
- analizzare i bisogni e i problemi della popolazione sotto il profilo qualitativo e
quantitativo;
- riconoscere e mobilitare le risorse professionali, personali, strutturali, economiche
pubbliche, private ( profit e non profit ) e del Volontariato;
- definire obiettivi e priorità, nel triennio di durata del piano attorno a cui finalizzare le
risorse;
- individuare le unità d'offerta e le forme organizzative congrue, nel rispetto dei vincoli
normativi e delle specificità e caratteristiche proprie delle singole comunità locali;
- stabilire forme e modalità gestionali atte a garantire approcci integrati e interventi
connotati in termini di efficacia, efficienza ed economicità;
- prevedere sistemi, modalità, responsabilità e tempi per la verifica e la valutazione dei
programmi e dei servizi.
(Rolando A. Borzetti)
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Dimensione inclusiva della scuola: Termini a confronto
COLLABORAZIONE E COORDINAMENTO
Nell’attuare l’integrazione degli alunni con disabilità (nel rispetto del principio della di-
screzionalità stabilito con la Legge 59/97), “l’obiettivo fondamentale è lo sviluppo delle
competenze negli apprendimenti, nella comunicazione e nella relazione, nonché nella
socializzazione” (Legge 104/92 ,artt. 3 e 12), ma ciò può essere conseguito solo se vi
sono collaborazione e coordinamento tra tutte le componenti che partecipano a tale pro-
cesso secondo una pianificazione puntuale e logica degli interventi stabiliti nel P.E.I.
Integrazione:
Si riferisce all’ambito educativo in
senso stretto
Guarda al singolo alunno
Interviene prima sul soggetto, poi
sul contesto
Incrementa una risposta speciale
Inclusione:
Si riferisce alla globalità delle sfe-
re educativa, sociale e politica
Guarda a tutti gli alunni
Interviene prima sul contesto, poi
sul soggetto
Trasforma la risposta speciale in
normalità
DISCREZIONALITÀ
La discrezionalità è un modo di essere, un attributo peculiare della funzione amministra-
tiva. Essa consiste in una scelta tra soluzioni tutte astrattamente compatibili con la di-
sciplina normativa del potere esercitato.
L’attività discrezionale si contrappone a quella vincolata perché se l’esercizio di quest’ul-
tima amministrazione è integralmente disciplinato, in quella discrezionale l’autorità può
operare una scelta tra misure tutte conformi a leggi. La scelta ponderativa nella quale si
concreta la discrezionalità richiede la completa acquisizione degli interessi e loro compa-
razione secondo ragionevolezza; se tali canoni vengono rispettati ne risulta la correttezza
dell’agire funzionalizzato.
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Il P.O.F., cioè il Piano per l’offerta formativa, è la carta di
identità con cui la scuola si definisce nei confronti delle
famiglie, degli studenti e della realtà locale e costituisce
la base per gli impegni reciproci da assumere per realiz-
zare la “mission” della scuola. Il POF, infatti:
Illustra la struttura, l’organizzazione della scuola e le
attività che vi si svolgono;progetti, le attività e i servizi
offerti dall’Istituto;
Illustra le modalità e i criteri per la valutazione degli
alunni e il riconoscimento dei crediti;
Descrive le azioni di continuità, orientamento, sostegno e recupero corrispondenti alle
esigenze degli alunni concretamente rilevate.
Esso “è elaborato dal Collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività
della scuola e delle scelti generali di gestione e di amministrazione definiti dal Consiglio
di Circolo o di Istituto. Esso è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi
tipi di indirizzi di studio determinati a livello nazionale.”
Autonomia
scolastica
L’autonomia delle scuole è un elemento fondamentale del processo di riforma che sta
investendo l’intero sistema scolastico italiano. In un rapporto dell’UNESCO del 1996 si
afferma il valore di una solida educazione di base per ogni studente e la necessità di
riforme organiche che affrontino in maniera sistematica e unitaria le problematiche rela-
tive all’istruzione e alla formazione professionale. “Troppe riforme una dopo l’altra posso-
no significare la morte della riforma perché (…) non concedono il tempo di assimilare il
cambiamento…” Oggi il nostro paese si muove secondo le indicazioni contenute nei do-
cumenti internazionali e sta completando la riforma di tutto l’ordinamento scolastico che
è iniziato con la Legge n. 59 del 15 marzo 1997, meglio nota come Legge Bassanini.
L’art.21 riguarda l’autonomia scolastica che consente alle scuole di rispondere in manie-
ra più adeguata alle sfide del mondo del lavoro e dello sviluppo economico e tecnologico
moderno. Essa garantisce inoltre flessibilità sul piano organizzativo e didattico, guidando
il processo attraverso cui le singole scuole ottengono maggiori responsabilità nella defini-
zione dei loro obiettivi e/o curricula e delle modalità di attuazione. Essa non implica però
assenze di norme e criteri generali entro i quali si può invece operare non come regola-
zione restrittiva. Le norme che in Italia regolano l’autonomia sono il già citato art.21 e un
regolamento attuativo contenuto nel DPR 8 marzo 1999, n.275. In base a tali norme il
nucleo fondante l’autonomia didattica, organizzativa e gestionale della scuola è costitui-
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Dimensione inclusiva della scuola: i ruoli
Il ruolo del Dirigente scolastico
Uno dei soggetti che incide maggiormente sull’effettività al
diritto allo studio di tutti gli alunni, tra cui quelli con disabilità è
il Dirigente Scolastico, garante dell’offerta formativa, stimolo e
promotore di iniziative e di attività educative.
Attraverso una buona leadership gestionale e relazionale, il DS
promuove e cura una serie di iniziative di concerto con le altre
componenti, come per esempio:
Corsi di formazione
Programmi di miglioramento del servizio scolastico
Progetti di inclusione
Coordinamento dei Consiglio di Classe per la stesura collegiale del PEI
Iniziative per il coinvolgimento dei genitori e del territorio
Costituzione di reti di scuole
Partecipazione al GLHO (Gruppo di Lavoro Handicap Operativo)
Istituzione del GLH di Istituto
Continuità didattica
Partecipazione alla stipula di Accordi di Programma (art. 19 L. n. 328/00)
Il Dirigente può individuare una figura professionale di riferimento (funzione strumen-
tale, referente H ecc.) per le iniziative di organizzazione e cura della documentazione.
GRUPPI DI LAVORO
(art 317 D.Leg.vo 297/92) Presso ogni circolo didattico, scuola media ed istituto di istruzione secondaria superiore sono costituiti
gruppi di studio e di lavoro composti da docenti, operatori dei servizi, familiari e studenti con il compito di collaborare alle iniziative
educative e di integrazione predisposte dal piano educativo.
(CM262/88) Al fine di facilitare la programmazione e la verifica dei piani educativo-riabilitativi individualizzati, i capi di istituto,
nell'ambito delle singole istituzioni di ogni ordine e grado, sono invitati a costituire un gruppo di lavoro composto, di norma, dal
direttore didattico o dal preside, da uno o più insegnanti, da membri dell'équipe specialistica della U.S.L. competente per territorio,da
un esperto dei problemi degli alunni portatori di handicap, eventualmente richiesto per il tramite dei Provveditori agli Studi alle
associazioni di categoria per consulenze specifiche, da un rappresentante del servizio sociale, dai genitori dell'alunno con handicap;
ciò ai sensi della C.M. n. 258/83.
Il GLH operativo (CM 258/83)
Identificazione della situazione al momento di ingresso del soggetto portatore di handicaps nella scuola (materna, elementare,
media).
Concorrono alla identificazione del profilo dell'alunno al momento del suo ingresso nella scuola: operatori scolastici, operatori socio-
sanitari, familiari dell'alunno; l'iniziativa può essere presa da ciascuna delle componenti.
Si costituisce un gruppo di lavoro composto, di norma, dal Direttore didattico e dal Preside, dall'insegnante o dagli insegnanti, da uno
o più membri dell'equipe specialistica della USL, da un rappresentante del servizio sociale, dai genitori dell'alunno. Il gruppo procede
alla raccolta dei dati; le riunioni hanno luogo, di norma, nella sede scolastica.
Con il contributo delle varie competenze e conoscenze si traccia, nella prima parte del documento, un profilo del soggetto che do-
vrebbe comprendere: dati anagrafici, dati familiari, domicilio, indicazione della eventuale scuola di provenienza, condizioni al mo-
mento di ingresso (per esempio: stato di salute, vista, udito, coordinazione motoria, orientamento, autonomia, linguaggio in relazione
all'età, condizioni psichiche, comportamento con i coetanei e con gli adulti, situazioni e manifestazioni per cui si chiedono esami
particolari e interventi specializzati, ogni altra notizia che possa risultare utile)
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CORRESPONSABILITÀ
EDUCATIVA E FORMATIVA
DEI DOCENTI
Il ruolo dei docenti
Una scuola inclusiva si basa su una corresponsabi-
lità educativa diffusa e sulla consapevolezza didat-
tica di tutti i docenti così da favorire una buona
resilienza della classe.
La scelta inclusiva dell’Istituzione scolastica e le
prassi che la promuovono, condivise da tutto il
Collegio dei Docenti, devono essere inserite a pie-
no titolo nel POF.
I Consigli di Classe si devono far carico delle iniziative educativo – didattiche per garanti-
re la piena partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività della classe, attra-
verso un lavoro che si esplica su tre direzioni:
Un clima di classe positivo
Strategie metodologico- didattiche che favoriscono l’apprendimento cooperativo, il
tutoring, il lavoro di gruppo ecc. con l’uso di sussidi, mediatori e ausili informatici.
A tal proposito risulta importante l’acquisizione di conoscenze tecnologiche per l’integra-
zione scolastica da parte di tutti i docenti e l’utilizzo del servizio offerto dai CTS per l’indi-
viduazione dell’ausilio adatto al tipo di disabilità.
L’apprendimento – insegnamento che mette l’alunno con le sue potenzialità e i suoi
limiti al centro del proprio processo di apprendimento rendendolo protagonista e favo-
rendo la costruzione attiva della conoscenza.
La valutazione rappresenta il punto nodale del processo di insegnamento - apprendimen-
to. Essa deve:
essere espressa in decimi;
Essere rapportata a quanto programmato nel PEI;
Fare riferimento al processo e non alle performance.
Il docente per le attività di sostegno assegnato alla classe oltre ad effettuare gli interven-
ti in classe, collabora con il Consiglio di Classe e coordina la rete di tutte le attività didat-
tiche in vista di un’integrazione autentica e reale.
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Dimensione inclusiva della scuola:
dalla programmazione al progetto di vita
“L’esercizio del diritto all’educazio-
ne e all’istruzione non può essere
impedito da difficoltà di apprendi-
mento né da altre difficoltà derivan-
ti dalle disabilità” ( L.n.104/92)
La programmazione
Ecco alcuni punti fermi che riguardano la
progettazione didattica:
Se non è possibile la frequenza scolastica dell’alunno per tutto l’orario, è necessario
programmare un intervento educativo e didattico in base alle sue esigenze, finalizzato
al miglioramento delle abilità sociali, al potenziamento e sviluppo degli apprendimenti
anche nei periodi di non frequenza;
Non è consentita (Legge 104/92) la costituzione di laboratori che accolgano alunni
con disabilità anche per poche ore e per prolungati e reiterati periodi dell’anno scola-
stico;
Migliorare gli apprendimenti con buone pratiche didattiche individualizzate e di gruppo,
individuando interventi equilibrati fra apprendimento e socializzazione, nell’ambito
della classe e nel contesto del programma in essa attuato;
La costituzione di Gruppi di Lavoro deputati per legge alla definizione di un Progetto di
Vita (vedi pagina 12) è obbligatoria e non dipende dalla discrezionalità dell’autonomia
funzionale. Il Dirigente deve per queste individuare anche orari compatibili per la pre-
senza di tutte le componenti che vi partecipano;
Secondo la Nota Ministeriale prot. n.4798 del 25 luglio 2005, l’integrazione deve coin-
volgere non solo l’insegnante specializzato, ma tutto il personale docente, curriculare e
non. Gli insegnanti curriculari insieme con l’insegnante per le attività di sostegno defi-
niscono gli obbiettivi di apprendimento per l’alunno con disabilità in correlazione con
quelli previsti per l’intera classe, secondo una stretta cooperazione e una vera corre-
sponsabilità (il DS e gli Organi Collegiali inseriscono tale iniziative nel POF)
La documentazione relativa alla programmazione deve essere resa disponibile alle
famiglie. Il fascicolo individuale deve essere previsto dalla Scuola dell’Infanzia e co-
munque all’inizio della scolarizzazione.
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La flessibilità
Il servizio nazionale di istruzione, nel pieno rispetto dei principi della normativa di legge,
deve garantire il raggiungimento del successo formativo di tutti gli alunni attraverso ido-
nee modalità di flessibilità organizzativa e didattica, quali:
la continuità operativa e l’applicazione delle esperienze già maturate, al passaggio
tra ordini diversi e nei passaggi intermedi;
la documentazione completa e articolata;
la permanenza fino all’età adulta (21 anni);
l’alternanza scuola/lavoro .
Si ricorda in particolare che “L’insegnante per le attività di sostegno non può essere
utilizzato per svolgere altro tipo di funzioni se non quelle strettamente connesse al pro-
getto d’integrazione, qualora tale diverso utilizzo riduca anche in minima parte l’efficacia
di detto progetto.”
Il progetto di vita
Il Progetto di vita o “pensami adulto” (M. Tortello), è un
orientamento di prospettiva presente in tutti gli ele-
menti che compongono il P.E.I. (attività, obiettivi a
lungo e medio termine, valutazione, sviluppo psicologi-
co ecc.).
Il progetto di vita, comprendente tre livelli d’azione
complementari: tecnico didattico, psicologico e relazio-
nale, dunque, è un “pensare” al futuro nella dimensione di essere adulto con i vari ruoli
sociali .
Partendo dal modello concettuale dell’ICF, valutando la situazione dell’alunno nel suo
complesso, il progetto di vita diventa parte integrante del PEI nel momento in cui la
scuola:
sceglie obiettivi orientati al più possibile alla vita adulta e utilizza modalità “adulte” di
lavorare all’apprendimento di questi obiettivi;
aiuta una persona disabile a sviluppare una buona identità autonoma sostenendo i
suoi desideri, le sue motivazioni e aiutandolo a credere nella sua efficacia e a coltiva-
re una buona autostima;
coinvolge tutti gli “attori” presenti in questo processo (scuola, famiglia, Servizi, le
risorse relazionali informali della rete familiare, risorse associative, ricreative, cultura-
li, vicini di casa, vigili urbani, esercenti ecc.) .
Il progetto di vita, attuabile sin dalla scuola dell’infanzia, include, negli ultimi anni della
Scuola Secondaria di secondo grado, interventi di alternanza scuola-lavoro per orientare
le scelte che l’alunno intraprenderà dopo il percorso scolastico.
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La costituzione delle reti di scuole
Il Dirigente Scolastico al fine di ottimizzare le risorse e di
rendere più efficiente ed efficace l’intervento d’integrazione,
attraverso lo scambio di buone pratiche, favorisce la
costituzioni di rete tra scuole.
La formula vincente è rappresentata infatti dalle scuole che
interagiscono tra di loro,condividono i bisogni, gli interventi e
le strategie e attivano percorsi di ricerca-azione.
Solo una scuola aperta, che vede nel confronto una’azione di crescita, può diventare un
ambiente inclusivo che accoglie tutti nel rispetto di ognuno e di ciascuno.
La collaborazione con le famiglie
La partecipazione alla vita scolastica delle famiglie degli alunni con disabilità è garantita
da una serie di adempimenti previsti dalla legge.
La famiglia rappresenta un punto di riferimento essenziale per le informazioni sull’alun-
no ed è il luogo in cui si esplica la continuità tra interventi di educazione formale ed
informale.
La scuola, dunque, deve garantire la presenza e la fattiva partecipazione delle famiglie
alla vita scolastica predisponendo incontri formali ed informali attraverso i quali oltre alla
condivisione del Profilo Dinamico Funzionale e del P.E.I. siano condivise tutte le buone
pratiche attuate e da attuarsi, le verifiche e la valutazione, i percorsi educativi che pos-
sano consentire all’alunno, a conclusione della scuola di secondo grado, il conseguimen-
to dell’attestato di frequenza o del diploma.
Il personale ATA e l’assistenza di base
La scuola deve predisporre tutte le condizioni per attuare un’effettiva integrazione di tutti
gli alunni con disabilità.
Con la Nota ministeriale Prot. n. 339 del 30 novembre 2001 è stata individuata quale
esigenza prioritaria l’assistenza di base degli alunni disabili.
Ogni scuola ha il dovere di garantire l’assistenza attraverso l’attribuzione delle funzione
aggiuntive ai collaboratori scolastici idonei ad assolvere le mansioni previste in presenza
di portatori di handicap. Negli ultimi anni, infatti, il ruolo del collaboratore scolastico è
stato in parte ridisegnato con l’istituzione e la frequenza di appositi corsi di formazione.
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Centro Servizi Handicap - IT “G. Deledda” LECCE
Le Linee Guida rappresentano uno ampio sguardo nel complicato e lungo percorso
dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, dalle prime leggi avanguardiste
italiane alla Convenzione ONU e alla Classificazione dell’OMS, dalla definizione dei compi-
ti dell’Ufficio Scolastico Regionale ai ruoli di tutte le componenti protagoniste nel proces-
so di integrazione, elencando “le buone e le cattive prassi in materia, come ad esempio
non utilizzare gli insegnanti di sostegno per le supplenze ordinarie, non far uscire dall’au-
la gli alunni disabili (…), così come spiega Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish
(Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) che aveva anticipato il contenuto
delle Linee Guida a luglio, ribadendo: “pur essendo un documento che fa il punto sulla
situazione in Italia, si tratta comunque di un segnale politico importante”. Lo stesso ag-
giunge inoltre che ora ci si aspetta “l’individuazione di indicatori di qualità dell’integrazio-
ne scolastica”.
Quello che noi ci auguriamo è che si ponga termine alle restrizioni di risorse che rendono
difficile una fattiva inclusione e che gli Enti Locali siano sempre più presenti con la scuo-
la, le associazioni e le famiglie per rendere possibile il Progetto di Vita per ogni alunno
con disabilità.