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12 Mondo Il Sole 24 OreVenerdì 1 Aprile 2016 N. 89
Il summit di Washington. Al vertice ospitato da Obama la preoccupazione che il materiale atomico possa essere usato dai terroristi
L’incubo del nucleare in mano all’IsisIl Belgio è tra i Paesi vulnerabili che più allarmano l’amministrazione americana
Marco ValsaniaNEW YORK
pNon si è riunito all’ombra diun fungo atomico. Ma la minaccia resta: quella di “cocci” radioattivi sparati all’impazzata daun rudimentale ordigno esplosivo. Di una dirty bomb, di una bomba sporca, che sfidando sforzi e promesse degli ultimianni ora potrebbe essere a portata di mano o di guanto di gruppi terroristi a cominciare da fanatici decisi a immolarsiper lo Stato Islamico.
Il Nuclear Security Summitinternazionale di Washington, convocato da Barack Obama e alquale partecipano da ieri oltre 50 capi di Stato e di governo dallaCina all’Italia, dal Giappone alla Corea del Sud, prende le mosse dalla memoria fresca degli attentati di Bruxelles e prima ancora di Parigi e San Bernardino. E guarda con preoccupazione allo spettro delle tragedie ancora più devastanti che avrebbero provocato se i terroristi fossero stati in possesso di simili materiali. Se avessero cioè detonato uranio o plutonio radioattivi, rastrellati sul mercato nero o rubati dagli innumerevoli siti spesso civili da depositi a reattori e ospedali tuttora malprotetti e sparsi per il mondo.
L’allarme si è fatto strada nell’agenda esplicita del vertice: per la prima volta dal suo debutto nel 2010 organizza una sessione interamente alle risposte al terrorismo urbano e a simulazioni di strategie per affrontare imminenti attentati atomici. E proprio il Belgio, teatro dell’ultimo massacro, è una delle frontiere atomiche più allarmanti agli occhi dell’amministrazione americana: i consiglieri per la sicurezza nazionale della Casa Bianca denunciano disorganizzazione e incapacità nelle indagini da parte dalle autorità locali,che ora stanno aiutando. E ricordano come la vulnerabilità del Paese nel cuore dell’Europa siaemersa fin dal 2014: da allora un impianto nucleare è finito vittima di sabotaggio, uno scienziatoè stato spiato ed è venuto alla luce l’esodo di dipendenti del settore alla volta di Siria e Iraq per
combattere sotto le bandiere di Isis. Assieme a Pechino e altri seiPaesi, Bruxelles riceve il voto più basso dagli esperti per la cibersicurezza dei suoi impianti.
Altri gravi focolai di preoccupazione sono la Russia, che ha disertato il vertice e mette oggi all’indice qualunque negoziatosulla neutralizzazione di materiale atomico sotto la leadershipstatunitense. La Corea del Nord, con la sua escalation diesperimenti atomici. E il Pakistan, un alleato scomodo che ha sposato una nuova generazionedi armi nucleari tattiche di piccole dimensioni più difficili datenere sotto chiave. Islamabadnon viene più considerata una capitale sicura quando si tratta di arsenali atomici.
I grandi numeri del nuclearetradiscono i passi avanti incompleti. L’amministrazione Oba
ma, oggi al tramonto, in sei anni può vantare l’eliminazione di quasi tremila chilogrammi di uranio arricchito utilizzabile ascopi militari e successi in Paesiche vanno dall’Ucraina, dove sono stati resi innocui 250 chili di uranio buono per otto bombe,al Giappone, dove sono stati rimossi uranio e plutonio equivalenti a 40 bombe. Fino al Cile, all’Ungheria, al Vietnam, all’Austria, alla Libia, alla Turchia. Ma il budget della Casa Banca per questa campagna contro il rischio del “nucleare diffuso”, unadelle ragioni valse il premio Nobel per la pace a Obama nel 2008,è stato dimezzato a 400 milioni di dollari l’anno rispetto agli albori. E meno della metà delle nazioni che hanno partecipato al precedente summit due anni or sono già solo il 15% dei membri della International Atomic Energy Agency hanno sottoscritto impegni a “disinnescare”le loro scorte radioattive.
Gruppi quali il Nuclear Threat Initiative mettono oggi più che mai in guardia dai troppi materiali nucleari tuttora inadeguatamente supervisionati su scala globale e che fanno temerela comparsa di una bomba sporca. «L’obiettivo di un sistema di sicurezza nucleare globale rimane inevaso», afferma, con scarsi progressi nell’ultimo biennio. A dodici Paesi che, spronati dalla leadership di Obama nonostante i summit siano stati criticati per propositi troppo vaghi, hanno accettato la completarimozione di “magazzini” pari a 130 armi atomiche, si contrappongono almeno altri 25 che hanno a disposizione senza remore quantità di materiali pericolosi capaci nelle mani sbagliate di dar vita a migliaia di ordigniesplosivi in grado di far strage dicentinaia di migliaia di persone. La combinazione con il desiderio di Isis, intercettato dall’intelligence, di impadronirsi e utilizzare simili strumenti di distruzione di massa fa impallidire le tragedie finora sofferte ad operadel terrorismo. Un’eredità pesante per il prossimo presidenteamericano americano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nota: il punteggio 100 indica le migliori condizioni di sicurezza Fonte: NTI, Nuclear Threat Initiative
Il Nuclear Security Index - curato dall’organismo voluto da Barack Obama sei anni fa per affrontare la minaccia di catastrofi legate al terrorismo nucleare – valuta le condizioni di sicurezza nel mondo, considerando il rischio di furto di materiale radioattivo o di sabotaggio. Il punteggio è attribuito in base al rispetto di determinate condizioni in diverse categorie. Nella classifica qui riportata è considerato il rischio di furto di materiale nucleare utilizzabile in armamenti nei Paesi che posseggono almeno un kg di materiale radioattivo. Le conclusioni dell’Indice 2016 evidenziano un rallentamento del processo di riduzione della quantità di materiale nucleare a rischio nel mondo e della messa in sicurezza degli stock esistenti
Variaz. dal ’14 Variaz. dal ’12
+300 20 40 60 80 100
Nord Corea 24 -4-424
Iran 35 0023
Pakistan 42 +4022
India 46 +4+221
Israele 55 +1020
Cina 60 +3+119
Russia 64 +2+218
Kazakhstan 66 0 017
Sud Africa 71 +3+316
Argentina 73 +4015
Italia 75 +3+314
Giappone 78 +12+413
Regno Unito 79 +2+2=11
Olanda 79 0-1=11
Stati Uniti 80 +2+310
Francia 81 +3+1=8
Bielorussia 81 +70=8
Norvegia 83 +5+2=5
Germania 83 +6+1=5
Belgio ??,? 83 +13+3=5
Polonia 84 +7+34
Canada 87 +8+23
Svizzera 91 +4+22
Australia 931
Il grado di sicurezza nucleare nel mondo
Argentina. Il Senato di Buenos Aires ha approvato l’intesa con i creditori che non avevano accettatto la ristrutturazione del debito. Il Paese uscirà così dal default tecnico
Tango bond, sì all’accordo con gli Usadi Roberto Da Rin
È la prima vittoria politicadel neo presidente Mauricio Macri. L’Argentina
volta pagina e chiude il contenzioso con i fondi avvoltoioamericani, avviando così unanuova fase nelle relazioni internazionali.
Il Senato di Buenos Aires haapprovato il nuovo accordocon i creditori, che prevedeappunto il rimborso ai famigerati Fondos buitres, avvoltoi(così vengono chiamati inArgentina). Dopo 15 ore di dibattito il Senato ha dato il vialibera al provvedimento finale con 54 sì e 16 no.
L’intesa, già passata alla Ca
mera, sblocca la lite che da 15anni vede il governo argentino contrapporsi ai detentoridi obbligazioni in default, itango bond.
Mauricio Macri, insediato
alla Casa Rosada da pochi mesi, immette un elemento di forte discontinuità con i passati governi di Nestor Kirchner e
della moglie Cristina Fernandez de Kirchner.
Già pochi giorni dopo il suoincarico presidenziale, Macriavviò un negoziato con i creditori holdouts americani, quelli che non avevano accettato laristrutturazione sul debito decisa da Buenos Aires dopo il default del 2001 e avevano preteso il rimborso totale dei lorocrediti. Dopo una lunga trattativa gli hedge fund americani hanno accettato un compromesso e l’Argentina acquisisce le condizioni per rientraresul mercato dei capitali.
Il ministro delle Finanze argentino, Alfonso PratGay, hasalutato con grande soddisfazione l’accordo con i Fondos
buitres che consentirà all’Argentina di uscire da quel default tecnico in cui era cadutail 31 luglio 2014. Il default ha impedito di pagare le cedoleagli obbligazionisti per un cavillo giuridico imposto dalla legislazione americana, competente per giurisdizione.Una beffa per il governo diBuenos Aires che avrebbe voluto e potuto pagare ma unasentenza del giudice americano Thomas Griesa ne impedìl’erogazione.
L’accordo prevede chel’Argentina paghi 4,65 miliardi di dollari ai creditori holdouts tra cui figurano NmlCapital (divisione di ElliotManagement) e Aurelius Ca
pital management.L’intesa raggiunta a Buenos
Aires con i Fondos buitrescomporta due conseguenzepositive: la prima è appunto ilrientro dell’Argentina sul mercato dei capitali, preclusofinora. La seconda riguarda ilprobabile “ok” del Senato argentino all’accordo con i50mila risparmiatori italiani che non avevano accettato loswap del 2005 e del 2010.
La prossima votazione diCamera e Senato riguardaproprio i risparmiatori italiani: quelli che, 14 anni dopo il default del 2001, dovrebberoincassare un risarcimento record. Due mesi fa è stata infatti annunciata la chiusura del
contenzioso tra l’Argentina egli oltre 50mila che avevanoinvestito 900 milioni di dollari nei tango bond e che nonavevano accettato le due successive ristrutturazioni del 2005 e del 2010.
Con un’intesa bilateralepreliminare fra l’Esecutivo ela Tfa (la Task force argentina), quella delle banche, il governo di Buenos Aires ha accettato di pagare in contanti ilvalore nominale dell’obbligazione e il 50% degli interessi dal default a oggi. Insomma, chi ha investito 100 incassa il 150 per cento. L’operazione ha un controvalore di 1,35miliardi. La Tfa, qualche settimana fa, si è spinta a prevedere i tempi del rimborso.«Entro giugno i risparmiatoriitaliani dovrebbero incassarela somma».
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ORA TOCCA AGLI ITALIANIVittoria politica del presidente Macri. A giugno dovrebbe arrivare l’intesa con i detentoridi obbligazioni italiani, che saranno pagati in contanti
L’ANALISI
Ugo Tramballi
Russia e Iran,se a Washingtonmancanoi protagonisti
Nel 2017 gli Emiratisaranno il primoPaese arabo ad avere
una centrale nucleare: 6,5 gigawatt, a pieno regime nel 2020 garantirà un quarto dell’elettricità che serve al consumo nazionale. È un altro passo verso la diversificazione dal petrolio, una scelta economica – quella della diversificazione, non esattamente del nucleare che la comunità ha sempre auspicato per la stabilità e il futuro del Golfo.
Poi toccherà all’Arabia Saudita: un piano d’investimenti da 80 miliardi di dollari che nel 2032 avrà a regime 16 reattori nucleari, il primo fra sei anni. Anno più, anno meno, l’energia nucleare la produrrà anche la Giordania che ha già fatto un accordo con Rosatom russa; poi l’Egitto, il Marocco, la Tunisia e l’Algeria. Solo Qatar, Kuwait e Oman hanno rinunciato ai loro programmi dopo Fukushima. È tutto in regola: secondo i canoni del Trattato sulla non proliferazione, questi Paesi riceveranno in modo trasparente dalla comunità internazionale il plutonio e l’uranio arricchito necessari.
Ma prima della trattativa con l’Iran, le cinque potenze atomiche “storiche” (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) tentavano sempre di dissuadere i Paesi che aspiravano al nucleare: soprattutto in Medio Oriente. Possedere la versione civile di quell’energia non significa essere a un passo da quella militare. Ma chi ha la prima, è tecnicamente sulla buona strada per la seconda. E quello che è stato concesso all’Iran dal trattato 5+1 – sviluppo del civile in cambio della rinuncia ai programmi militari – rende ora impossibile cercare di
negarlo agli arabi. Anche se gli uni e l’altro sono i principali responsabili dell’attuale caos mediorientale.
La proliferazione del nucleare civile presuppone la moltiplicazione delle scorie e in questa regione più che nelle altre è alta la minaccia che i terroristi se ne impossessino per creare il loro Sacro Graal: la bomba sporca. Oltre al Medio Oriente, sono due i punti critici della questione nucleare: la Corea del Nord e, ancora più pericoloso, il Subcontinente indiano nel quale Pakistan e India stanno rafforzando i loro arsenali in totale assenza di accordi sulla proliferazione.
A cosa può servire dunqueun vertice mondiale sulla sicurezza nucleare, il quarto nei due mandati di Barack Obama: lo stesso presidente che nel 2009 a Praga aveva promesso un mondo libero dalla bomba atomica? A poco. Soprattutto se saranno assenti due protagonisti in modo diverso della scena nucleare: gli iraniani e ancor più i russi.
Un vertice su questo temasenza Vladimir Putin è come recitare Macbeth senza il fantasma di Banquo. Nel mondo oggi esistono 19.500 testate nucleari: il 93% le possiedono gli americani e i russi. In realtà le due superpotenze atomiche ne hanno di operative “solo” 1.550 ciascuno. Le altre, obsolete, smantellate o in attesa di esserlo, restano negli arsenali. Ma per i terroristi di ogni categoria sono una miniera di materiale radioattivo utile per fare migliaia di piccole bombe sporche: non distruttive come quelle degli arsenali delle grandi potenze ma abbastanza per i propositi del terrore internazionale. Quando la Guerra fredda finì, Washington approvò un programma di cooperazione, la legge NunnLugar dai nomidel senatore democratico e repubblicano che la promossero. Con i soldi americani furono smantellate centinaia di vecchie testate degli arsenali sovietici. Ma oggi è impensabile: c’è di nuovo aria di Guerra fredda.
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Pesos argentini per dollari Usa, scala invertita
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2014 2015 ‘1620132012
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La fine delle restrizioni sui cambi
L’OMBRA DI BRUXELLESLe tragedie avvenute finora impallidirebbero di fronte alla possibilità che gli estremisti facessero detonare uranio o plutonio radioattivi
LA COREA DEL NORD
Riunione a tren Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato l’impegno di Usa, Giappone e Corea del Sud nel rendere la penisola coreana “libera” da armi nucleari. Lo ha detto ieri a conclusione di una riunione trilaterale con il primo ministro giapponese Shinzo Abe e con la presidente sudcoreana Park Geunhye, a margine del summit sulla sicurezza nucleare ospitato da Obama a Washington, dove ha convocato oltre 50 delegazioni internazionali. n Al centro degli incontri con i colleghi provenienti da Tokyo e Seul le “provocazioni” della Corea del Nord attraverso i suoi ripetuti test e lanci missilistici.
Guerra alla jihad. Risposta positiva della magistratura belga alla richiesta francese L’autore delle stragi di Parigi sarà trasferito entro due settimane
Abdeslam sarà estradato in FranciaMarco MoussanetPARIGI. Dal nostro corrispondente
pEntro un paio di settimane, iltempo di definire i dettagli dell’operazione, Salah Abdeslam verrà consegnato alla Francia.L’istanza competente della magistratura belga (la Camera diconsiglio) ha infatti risposto positivamente alla richiesta presentata da Parigi con l’emissionedel mandato di cattura europeo. La procedura, che può durare al massimo 90 giorni, è stata accelerata dalla decisione di Abdeslam, comunicata dal suo avvocato, di non opporsi al trasferimento e di essere anzi «disponibile a collaborare con le autoritàinquirenti francesi».
Una volta in Francia – incarcerato probabilmente nella prigione di massima sicurezza di Fre
snes – i magistrati dovranno cercare di strappare ad Abdeslam tutte le informazioni che certamente possiede, anche se continua a minimizzare il ruolo che haavuto negli attacchi del 13 novembre a Parigi.
Unico sopravvissuto dei commando dello Stato islamico che hanno fatto 130 vittime nella capitale francese, Abdeslam, secondo il procuratore di Parigi François Molins, «ha avuto un ruolo centrale nell’organizzazione delle squadre» della morte, «contribuendo direttamente all’arrivo in Europa di molti dei terroristi», e nella «preparazione logistica degli attentati».
Di sicuro è che fosse in contatto con uno dei membri del “commando dei dehors”, ucciso dalla polizia a SaintDenis, e ovvia
mente con il fratello Brahim, che si è fatto saltare in aria nella terrazza di un caffè. Inoltre è stato lui a portare a SaintDenis i tre kamikaze dello stadio. Quanto alla sua personale missione, Abdeslam sostiene che avrebbe dovuto farsi esplodere allo stadio e cheall’ultimo momento ha rinunciato, ma c’è il sospetto che avesse invece dovuto realizzare un attentato nel diciottesimo arrondissement di Parigi, come rivendicato dall’Isis, mai avvenuto.
Gli inquirenti francesi dovranno però collaborare con i colleghibelgi, perché è molto probabile che Abdeslam fosse in qualche modo coinvolto negli attentati del 22 marzo scorso a Bruxelles.Che sapesse che qualcosa si stavapreparando e che conoscesse almeno due dei terroristi. Forse
“l’uomo con il cappello” – il terzodel commando dell’aeroporto – al quale non è stato ancora dato un nome certo e che è tutt’ora ricercato. Sicuramente Najim Laachraoui – uno dei kamikaze di Zaventem – che era andato a recuperare in Ungheria in settembre (al ritorno dalla Siria) per riportarlo a Bruxelles.
Alcuni, almeno in Francia, ritengono persino che un interrogatorio “un po’ più aggressivo” diAbdeslam il giorno dopo il suo arresto a Molenbeek, avrebbe forse potuto consentire di ottenere delle informazioni utili sugli attentati che stavano per essere compiuti.
In relazione poi all’arresto – adArgenteuil, nella cintura parigina – di Reda Kriket, formalmenteincriminato perché ritenuto in
procinto di compiere un attentato in Francia e nel cui appartamento è stato trovato un vero eproprio arsenale, poliziotti belgi e francesi hanno effettuato ieri una perquisizione a Courtrai, in Belgio, senza però trovare nulla.
Sul fronte politico c’è inveceda segnalare il varo, da parte del Governo belga, di una legge (dalla dubbia efficacia) che prevede la firma di un “contratto” in base al quale ogni cittadino di un Paese extraUe che entra in Belgio per restarci più di un mese si impegna a integrarsi, a rispettare usi e costumi locali, a imparare lelingue ufficiali del Paese e comunicare ogni informazione di cui entra in possesso legata in qualche modo al terrorismo. In casodi violazione del “contratto” verrà espulso.
Quanto infine all’operativitàdell’aeroporto, la ripresa dei voli è prevista per domani mattina.
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Diyarbakir, bomba uccide 7 poliziottiE’ di sette poliziotti morti e 27 feriti di cui 13 agenti di polizia, il tragico bilancio dell'esplosione avvenuta nei pressi della stazione degli autobus di Diyarbakir, la più grande città curda nel sud est della Turchia, nel pomeriggio di ieri. La deflagrazione è avvenuta al momento del passaggio di un mezzo delle forze speciali turche.
Tensione nel Sudest della Turchia EPA
AFP
A Parigi. Saleh Abdeslam