l'incontrare il cristo oggi e lo spirito del goetheanum

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Theo Faiss e la protezione sacrificale della dimora dei Misteri Dopo la posa della prima pietra, l’edificio di Dornach si sviluppò così senza protezione per un anno; fino a che, nell’autunno del 1914 - il Goetheanum era a quel tempo già lì allo stadio di fondazione, sia esteriore che interiore – ebbe luogo la tragica fatalità, di cui in seguito Rudolf Steiner parlò ripetutamente ai membri con sentimenti palesemente di gratitudine e commozione. Il 7 ottobre 1914 ebbe luogo l’incidente che causò la tragica morte del giovane Theo Faiss. Theo era il figlio maggiore della famiglia Faiss, collegata con l’Antroposofia, che dopo un lungo soggiorno in Brasile, gestiva un vivaio a Dornach proprio ai piedi della collina. Il piccolo Theo, che aveva appena compiuto solo sette anni due mesi prima, già da giovanissimo possedeva un’aura straordinaria. Divenne ben presto noto all’intera “collina” per la sua natura insolitamente dolce e al tempo stesso responsabile. Svolgeva spesso delle piccole commissioni per la madre (il padre era stato richiamato al fronte allo scoppio della guerra), e in tal modo entrava in contatto con molti membri. Rudolf Steiner chiamava Theo - certamente non a caso - il “fanciullo solare”. Ma questo termine non faceva riferimento al suo aspetto fisico, che doveva essere comunque molto attraente, ma si riferiva all’“animo maturo60 di Theo, che avrebbe trasmesso, con la sua morte terrena, altissime energie alla vita antroposofica sul piano fisico, forze che erano estremamente necessarie e che nessuna anima umana sulla terra avrebbe potuto apportare. (Foto 4 e 5) Anche nel tardo pomeriggio del 7 ottobre 1914 Theo stava svolgendo delle piccole commissioni in giro. Dato che 60 O.O. 161 pag.141 [ed. tedesca] 77

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Judith von Halle in questo libro tradotto per noi da Piero Cammerinesi, ci introduce nel significato che doveva assumere il Goetheanum opera tanto voluta da Rudolf Steiner, ci spiega l'episodio della morte di un bambino e come mai l'opera architettonica alla quale lavora anche lei in veste di architetto prende fuoco, ma non solo il lettore attento potrà scoprire arlti interessanti particolari. Il libro viene aperto con una prefazione sulla figura di Judith donna molto particolare e che potrete apprezzare anche voi.

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Theo Faiss e la protezione sacrificale della dimoradei Misteri

Dopo la posa della prima pietra, l’edificio di Dornach si sviluppò così senza protezione per un anno; fino a che, nell’autunno del 1914 - il Goetheanum era a quel tempo già lì allo stadio di fondazione, sia esteriore che interiore – ebbe luogo la tragica fatalità, di cui in seguito Rudolf Steiner parlò ripetutamente ai membri con sentimenti palesemente di gratitudine e commozione. Il 7 ottobre 1914 ebbe luogo l’incidente che causò la tragica morte del giovane Theo Faiss.Theo era il figlio maggiore della famiglia Faiss, collegata con l’Antroposofia, che dopo un lungo soggiorno in Brasile, gestiva un vivaio a Dornach proprio ai piedi della collina. Il piccolo Theo, che aveva appena compiuto solo sette anni due mesi prima, già da giovanissimo possedeva un’aura straordinaria. Divenne ben presto noto all’intera “collina” per la sua natura insolitamente dolce e al tempo stesso responsabile. Svolgeva spesso delle piccole commissioni per la madre (il padre era stato richiamato al fronte allo scoppio della guerra), e in tal modo entrava in contatto con molti membri. Rudolf Steiner chiamava Theo - certamente non a caso - il “fanciullo solare”. Ma questo termine non faceva riferimento al suo aspetto fisico, che doveva essere comunque molto attraente, ma si riferiva all’“animo maturo” 60 di Theo, che avrebbe trasmesso, con la sua morte terrena, altissime energie alla vita antroposofica sul piano fisico, forze che erano estremamente necessarie e che nessuna anima umana sulla terra avrebbe potuto apportare. (Foto 4 e 5)

Anche nel tardo pomeriggio del 7 ottobre 1914 Theo stava svolgendo delle piccole commissioni in giro. Dato che

60 O.O. 161 pag.141 [ed. tedesca]

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normalmente era sempre puntuale nel rientrare, e quel giorno non era ancora tornato a casa a tarda sera, si cominciò a cercarlo, ma invano. Dopo la conferenza serale fu chiesto a Rudolf Steiner dove si trovasse il fanciullo, ed egli confermò il terribile sospetto che questi era rimasto schiacciato da un carro adibito al trasporto di mobili che aveva cercato di girare all’altezza dell’odierno ristorante, e che, ribaltandosi, lo aveva schiacciato uccidendolo. Rudolf Steiner sottolineò espressamente che questo non era semplicemente qualcosa di tragico e di “casuale”, bensì un evento di natura squisitamente karmica, al quale – volendo riconoscerne il pieno significato occulto – era necessario guardare con particolarissimi sentimenti di gratitudine per il sapiente progetto cosmico e per il sacrificio di quell’anima. I membri appresero che un’anima che attraversa da bambino la soglia della morte, è in grado di offrire le forze del proprio corpo eterico intatto all’azione delle Gerarchie all’interno del mondo elementare. Nel caso dell’essere di Theo, cui Rudolf Steiner riconobbe la “massima maturità” 61, questi, subito dopo la morte fisica, mise nella propria “vita nelle Sfere” 62 a disposizione dell’Antroposofia la propria preziosissima “azione celeste”63. Tale azione celeste era rivolta direttamente alla protezione dell’edificio dei Misteri di Dornach. Rudolf Steiner lo mostrò una volta alla lavagna; fece uno schizzo del progetto del Goetheanum tracciando una linea di forma approssimativamente circolare intorno al Goetheanum, per indicare sino a che punto le forze del corpo eterico virginale di Theo si fossero fuse con la sfera eterica che circonda il Goetheanum. L’individualità di Theo formò, per via del sacrificio del ragazzo, una cappa di protezione che era davvero molto importante per la dimora dei Misteri in costruzione. Possiamo farci un’idea del significato di questo evento e del fatto che Rudolf Steiner ne fece solo

61 Ibidem62 O.O. 161 pag.142 [ed. tedesca]63 Ibidem

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degli accenni ai membri, se approfondiamo con la necessaria attenzione la scelta delle parole con cui Rudolf Steiner additò ai membri l’importanza di quell’accadimento: “Va detto che tali corpi eterici, nel senso in cui li abbiamo appena tratteggiati, sono connessi in modo particolarmente profondo agli impulsi spirituali che possiamo sperimentare. Cosicché il movimento spirituale, che noi serviamo – nel modo in cui siamo in grado di conoscerlo - deve essere straordinariamente grato a quanto gli può provenire da questa direzione” 64. Ciò di cui si doveva “essere straordinariamente grati” era che quel fanciullo solare fosse venuto a contatto, dopo la sua morte terrena, con il Sole spirituale nella sfera eterica, con il Cristo; e che, in questo modo, il corpo eterico del ragazzo, che dopo la morte non si dissolse - come avviene in genere – nell’etere, ma circondò, come una sorta di campana, l’edificio del Goetheanum, purificando in tal modo il piano eterico contaminato - nell’edificio stesso e nei dintorni - dalla “sfera oscura del materialismo”. Questo processo, che potremmo quasi chiamare alchemico, rese possibile così una protezione efficace contro le influenze dannose che provengono da quella sfera oscura, consentendo altresì la formazione di una sfera spirituale nell’edificio. In essa avrebbe potuto immergersi l’Essere-Cristo stesso, in modo da consentire al visitatore del Goetheanum di percorrere il sentiero iniziatico tripartito nel modo descritto in precedenza. Pertanto la morte accidentale del giovane Theo Faiss non fu solo un evento karmico legato all’individualità di Theo, bensì fu anche e soprattutto collegata alla missione dell’Antroposofia nelle sue comunicazioni sui pensieri connessi alla dimora dei Misteri. “E questo è qualcosa che ha a che fare in modo affatto speciale con l’aura eterica del nostro edificio; infatti qui è presente il corpo eterico del fanciullo dal momento della morte, vi sono le forze, le potenti forze spirituali di questo

64 O.O. 161 pagg.105 e segg. [ed. tedesca]

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Foto 4: Theo Faiss a tre anni circa

Foto 5: Theo con un carretto a sette anni circa

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caro, intelligente e bravo fanciullo. Si tratta di forze di aiuto e di aiutatori collegati all’aura dell’edificio di Dornach” 65.Ma a questo punto può sorgere legittimamente la domanda: se dunque là dove sorge l’edificio del Goetheanum la sfera oscura era stata in qualche modo effettivamente allontanata ed il sacrificio di Theo Faiss aveva donato all’edificio una cupola protettiva, perché ciò nonostante il Goetheanum bruciò?Probabilmente è possibile dare una risposta corretta a questa domanda solo disponendo di maggiori conoscenze riguardo al mistero del corpo eterico sacrificale di Theo Faiss. In effetti, Rudolf Steiner condivise queste conoscenze solo con poche persone, e cioè con “coloro che hanno a che fare con l’aura eterica del nostro edificio”. Alcune di queste individualità si trovavano nel Mondo Spirituale, mentre per le altre erano i pochi individui che avevano diretta familiarità con i più profondi compiti occulti del Goetheanum, di cui solo alcuni sono stati qui indicati come i “costruttori” (per distinguerli dai “discepoli”) 66. Va ancora una volta rilevato che la comunicazione di tutti i retroscena del sacrificio di Theo Faiss ai membri avrebbe, in ultima analisi, impedito loro un risveglio sul proprio ruolo nei confronti del Goetheanum e, conseguentemente, anche impedito un agire autonomo e libero. Inoltre quello che Steiner affermò davanti ai “costruttori” fu che quel particolarissimo corpo eterico di Theo Faiss, che si era dispiegato come un guscio protettivo intorno all’edificio, sarebbe durato appena sette anni. La protezione generata dal sacrificio della vita del fanciullo venne a cessare verso la fine del 1921! Passò poi ancora un anno, trascorso il termine di questi sette anni di protezione, perché il Goetheanum cessasse di esistere sulla terra fisica; fu completamente distrutto dal catastrofico incendio della notte di San Silvestro del 1922.

65 O.O. 174b pagg.76 e segg. [ed. tedesca]66 Naturalmente anche questi “costruttori” erano discepoli del sentiero iniziatico antroposofico e al tempo stesso discepoli di Rudolf Steiner. La distinzione tra “costruttore” e “discepolo” viene qui intesa solo in riferimento al concepimento ed alla realizzazione dell’edificio.

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Il disastro dell’incendio era evitabile?

Alla luce di questi fatti, sarebbe stato dunque possibile evitare l’incendio del Goetheanum?La risposta è sì. Naturalmente, però, bisogna indirizzare i propri pensieri nella giusta direzione. Non si tratta di cercare gli errori di alcune persone, come, ad esempio il guardiano notturno volontario, o i vigili del fuoco arrivati tardi, o anche la sventurata persona che ha appiccato l’incendio. Si deve piuttosto sviluppare la percezione di quelli che avrebbero dovuto essere i compiti di una comunità che avrebbe dovuto sviluppare, nel corso degli anni, un’intima familiarità non solo con le idee di base dell’Antroposofia, ma - grazie alle conferenze di Rudolf Steiner ai membri, che approfondivano sempre di nuovo i retroscena spirituali e le necessarie richieste del tempo - anche con fatti più profondamente esoterici, impregnando la vita stessa di Antroposofia, attraverso il proprio immediato sperimentare. Con la fine della guerra e, al più tardi, quando iniziò a delinearsi il fallimento “globale” della iniziativa della Tripartizione di Rudolf Steiner, è possibile seguire, se si esaminano in ordine cronologico le conferenze del periodo 1919-1920, le disperate esortazioni di Rudolf Steiner ai membri e - in intensità crescente - gli inviti a destarsi. Le esortazioni, spesso strazianti, a formare un organismo socialmente forte - sia davanti ai membri di Dornach che a quelli di Stoccarda - sono così numerose che non faremo neppure il tentativo di fornire citazioni vista la dovizia del materiale disponibile.

Siano citate come esempio solo poche parole di Rudolf Steiner, tratte da un saggio della primavera 1924, in cui egli si riferisce al corso di formazione antroposofica, tenutosi dal 26 settembre

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al 16 ottobre 1920, per l’apertura provvisoria del primo Goetheanum, al quale parteciparono oltre 30 personalità. Mentre il 26 settembre 1920, nel suo discorso di apertura, Rudolf Steiner usò ancora parole cautamente oscillanti tra lo scetticismo di fondo, derivante dalla sua esperienza dei fatti, e il timido ottimismo, nel saggio del 1924 si può percepire con chiarezza, come un fatto oggettivo, la completa delusione per il fallimento di queste aspettative.

Così aveva esordito, quasi quattro anni prima, Rudolf Steiner nel suo discorso di apertura:

“Con profonda commozione e con animo serio pronuncio in questo momento le prime parole che in questo luogo dovranno essere dedicate alla Scienza dello Spirito. Il nostro stato d’animo deve essere quello della serietà; sullo sfondo intravvediamo la miseria dei nostri giorni, e tutta la spiritualità negativa che a questa miseria ha condotto. D’altra parte ho dinanzi all’anima anche tutto quanto, proprio in un momento storico così grave, è stato compiuto da persone piene di comprensione e di impegno per il progresso spirituale dell’umanità, per portare questo edificio in cui ora inauguriamo il primo corso universitario di Scienza dello Spirito, almeno fino al punto di compimento in cui ora si trova… È pure anche questo un segno del tempo, il fatto che ben 33 personalità diverse sono qui presenti per portare il loro contributo all’esplicazione del nostro spirito in tutte le singole scienze: esse elaboreranno la Scienza dello Spirito dai più diversi punti di vista. 33 docenti introdurranno in 17 diversi rami dell’attività e della scienza umana l’impulso spirituale che in questo luogo ci si propone di coltivare.” 67 Nel suo articolo del 1924 si legge: “Mi ha colpito allora, quando ho partecipato a questi cicli [nei corsi con il titolo “I limiti della

67 O.O. 322 Rudolf Steiner, I confini della conoscenza della natura, Ed Antroposofica, Milano 1979, pag.7

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conoscenza della natura” per le scuole superiori] che non tutto procedeva come qualcosa nato dello spirito del Goetheanum… Perché la cosa importante, a volersi esprimere artisticamente, era come si deve porre l’Antroposofia all’interno della vita umana nella sua totalità... L’edificio è strettamente collegato, proprio per via della mancanza di armonia del primo evento di cui si è detto, con il destino dello sviluppo dell’Antroposofia negli ultimi anni. Il primo ciclo di conferenze nel suo complesso si rivela come qualcosa che non era scaturito organicamente dalla medesima idea dell’edificio. Era come qualcosa d’inserito artificialmente nella pura costruzione antroposofica... La disarmonia era solo un’espressione del desiderio di creare per l’Antroposofia in senso stretto una dimora che fosse artisticamente appropriata al suo stadio di evoluzione fino al 1918. Forse dovrei citare questo come prova del fatto che l’Antroposofia, come contenuto spirituale e relativa dimora esteriore, è stata percepita come un’unità artistica nella elaborazione di quest’ultima” 68.

Qui ancora una volta l’essere membro è considerato sinonimo di essere veicolo vivente di pensieri antroposofici. Ma giacché secondo Rudolf Steiner questo veicolo era piuttosto vacillante a causa dell’indolenza delle coscienze rispetto alle necessità del tempo, neppure il Goetheanum poté essere compenetrato da questi pensieri in occasione della sua apertura non ufficiale, nei confronti dei cui festeggiamenti Rudolf Steiner era, per la verità, molto “riluttante” 69, perché questi avrebbero dovuto aver luogo solo “se si fosse realizzata la possibilità di una manifestazione in perfetta e totale armonia con l’idea originale dell’edificio.” 70“Ma non vi si è mai giunti.” 71

L’inaugurazione non fu dunque in alcun modo una consacrazione!

68 O.O. 36 pagg.326-329 [ed. tedesca]69 O.O. 26 pag.329 [ed. tedesca] 70 Ibidem71 Ibidem. Vedi anche O.O. 199 “Questo è ciò su cui vogliamo lavorare, su cui vogliamo lavorare sempre di più, su cui vogliamo lavorare nei corsi che si terranno in autunno, durante

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È molto importante essere consapevoli della differenza tra una consacrazione e un’inaugurazione. Perché con-sacrazione è “rendere sacra” una casa; per le prime dimore dei Misteri della cristianità era uno degli atti sacri, nel vero senso della parola, dove non è coinvolto solo il “sacerdote”, ma con lui il Mondo Spirituale, che deve dare la sua benedizione a questa consacrazione. Ma di consacrazione si sarebbe potuto parlare solo con l’arrivo del Gruppo nel Goetheanum (il gruppo ligneo del ‘Rappresentante dell’umanità’ NdT), ma per questo non esistevano le condizioni sino al momento dell’incendio. Altrimenti Rudolf Steiner non avrebbe affermato nel suo articolo: “Ma non vi si è mai giunti.” Si inizia a questo punto ad intuire l’entità della tragedia per l’evoluzione umana, rappresentata dalla consacrazione mai avvenuta e infine dal successivo incendio dell’edificio.

“La necessità dei tempi si erge sullo sfondo”, disse Rudolf Steiner durante il discorso che gli fu richiesto in occasione dell’inaugurazione provvisoria del primo Goetheanum. Che la necessità dei tempi fosse “sullo sfondo”, voleva certamente anche indicare che, avvicinandosi la fine della protezione donata da Theo Faiss, una spada di Damocle pendeva sul destino del Goetheanum. E vi pendeva non solo per via della scadenza del periodo di sette anni [di protezione] sull’edificio, ma aleggiava sul destino dell’edificio, perché - come Rudolf Steiner scrisse nel suo successivo articolo – esso, a partire dal 1918, non venne riconosciuto dalla maggioranza dei membri come la “dimora” del “contenuto spirituale” dell’Antroposofia. Dunque proprio

i quali dovrà venir mostrato come quanto proviene dalla Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente può agire davvero in modo fecondo fin nelle singole sezioni scientifiche. A quel punto verrà forse anche il momento in cui gli uomini comprenderanno quello che qui s’intende raggiungere; quando vi sarà sufficiente comprensione nel mondo da giungere al punto in cui noi, più avanti, in qualche momento futuro - oggi ancora immerso nella nebbia - potremo inaugurare questo edificio. Poiché fintantoché questo edificio non potrà venir inaugurato, vorrà dire che c’è ancora qualcosa che indica che non vi è sufficiente comprensione per quanto qui si intende conseguire”.

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i membri avrebbero potuto, grazie al riconoscimento delle necessità dei tempi e a una formazione di comunità esemplare e cristiana nel vero senso della parola, porre le premesse per circondare il Goetheanum di un involucro di protezione come quello del fanciullo Theo Faiss fino all’evento della consacrazione, la quale doveva essere “in perfetta e totale armonia con l’idea originale dell’edificio”, e oltre.Questo è un pensiero centrale per un’elaborazione veritiera degli eventi che portarono al disastro dell’incendio e che chiaramente al tempo stesso influenzarono - e influenzano tuttora - la successiva fondazione spirituale della Società Antroposofica Universale.

Già nel febbraio del 1915 Rudolf Steiner aveva manifestamente sottolineato che influssi per l’evoluzione del compito del Goetheanum, come la morte sacrificale del fanciullo Theo Faiss cui si dovette assistere, possono, naturalmente, “provenire solo da quelle anime che hanno trovato la morte nel corso di eventi karmici naturali, mai da chi, per volontà umana, ad esempio con il suicidio, abbia contribuito in qualche modo alla propria morte.” 72 Certamente un’influenza salvifica per il Goetheanum sarebbe potuta provenire da una direzione diversa, vale a dire dall’illuminato risveglio delle coscienze di tutti i membri e dalle azioni logicamente conseguenti, ciò che Rudolf Steiner - nonostante tutti i quasi supplichevoli appelli che rivolse ai membri - dovette attendere invano. Così, alla domanda se si fosse potuto salvare il Goetheanum dalla distruzione, si può dare senza esitazione una risposta affermativa, il che, tuttavia, proietta sulla sua distruzione una luce ancora più tragica.

72 O.O. 161 pag.105 [ed. tedesca]

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