libro custodiro. la tua parola - webdiocesi · 2004. 3. 17. · più "discepolo" della parola di...

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    PRESENTAZIONE

    "Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sot-to il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano veda-no la luce..." (Lc 11,33)La Bibbia contiene questa luce. Ogni comunità cristiana, ed ognicristiano, è invitato ad accoglierla per diventare luce: "voi sietela luce del mondo..." (Mt 5,14).Nella nostra diocesi, per grazia del Signore e per l'impegno e latestimonianza di autentici maestri, l'amore alla parola di Dio èdiffuso fra i fedeli e specialmente fra i giovani. Le occasioni dileggere e di meditare la Bibbia si vanno moltiplicando.Per confermare ed incrementare questa positiva situazione, si èritenuto opportuno raccogliere, in un piccolo volume, alcune nor-me essenziali riguardanti la Bibbia: la sua importanza come èdescritta nei principali documenti della Chiesa ed il suo rapportocon la preghiera. Seguono, poi, alcune regole dettate dalla tradi-zione e dall'esperienza, utili per la formazione di un gruppo bibli-co. Vi sono, infine, indicazioni di massima per un vero ascolto eper la meditazione, come singoli o in gruppo, della Parola di Dio.E' un Direttorio, una guida. Per definizione, una guida indica lastrada per raggiungere una meta precisa; non ha la pretesa dielencare tutte le strade del mondo.Poiché la nostra Chiesa ha come punto di riferimento l'impegno afar sorgere, nei prossimi anni, Gruppi biblici in ogni parrocchiao almeno in ogni Unità Pastorale, sono convinto che questo Di-rettorio sarà utile per tutti, ma specialmente per quanti sarannoincaricati di seguire ed animare tali Gruppi.Ringrazio fin d'ora quanti lo useranno per avvicinarsi fruttuosa-mente alla Bibbia. Ringrazio particolarmente chi ha lavorato perraccogliere e mettere a disposizione di tutti, in poche pagine, tan-te preziose indicazioni.

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    E' bene ricordare che la lettura della Bibbia non è una delle tantedevozioni così care a tutti noi ed anche così feconde per la vitacristiana; non è come leggere un qualsiasi altro libro pio: la bio-grafia di un santo, un 'opera di spiritualità. Se questi ci mostranoil cammino di un testimone di Dio e la sua esperienza spirituale,nella Bibbia scopriamo la strada che Dio, per amore, ha percorsoalla ricerca dell'uomo; la strada che il Signore Gesù continua apercorrere per raggiungerci, quando, delusi escoraggiati, ce neandiamo, seguendo le nostre vie, verso Emmaus.Egli continua a ripeterci: "...io sono la via..." (Gv 14,6).Quanto ci prefiggiamo è scontato: ogni cristiano diventi semprepiù "discepolo" della Parola di Dio, capace di leggere la Bibbiaper calarla nella vita quotidiana, così che possa cantare con ilsalmista: "Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul miocammino..." (Sal 119, 105).Affidiamo l'impegno per portare tutti al contatto diretto con laParola di Dio, alla Vergine Santa, a Lei, che "...che serbava tuttequeste cose, meditandole nel suo cuore..." (Lc 2,19).

    Modena, 26 gennaio 2004,memoria dei Santi Timoteo e Tito

    +Benito CocchiArcivescovo

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    1 DV 12 Cfr su questo, l ’approfondimento del cap. 3.

    CAPITOLO I

    LA REALTÀ DELLA SCRITTURA: UNITINERARIO ATTRAVERSO ALCUNI

    DOCUMENTI MAGISTERIALI

    1. Sottolineature sul dono della Parola

    1. Di fronte alla vasta e profonda riflessione che la Chiesa hacompiuto nei secoli e in questi ultimi decenni, sulla realtà delleScritture, ogni tentativo di sintesi assomiglia al balbettio di unattimo, con cui un bambino replica in modo sincero ma inadeguato,alle parole piene d’amore di chi gli ha dato la vita.Il nostro percorso sarà un breve viaggio a ritroso, dalle parolesolenni con cui il Papa Giovanni Paolo II ha introdotto la Chiesanel Terzo millennio, la nuova epoca della storia in cui viviamo,fino a giungere a quel documento fontale e decisivo con cui ilConcilio Vaticano II ha consegnato di nuovo alla Chiesa tutta iltesoro delle Sacre Scritture.La nostra intenzione è offrire un ulteriore seppur breve contatto con laricchezza di quel magistero che ci guida al cuore della Rivelazione, alcuore delle Sacre Scritture. È quanto i successori degli apostoli cicomunicano “in religioso ascolto della Parola di Dio”1.

    2. In virtù della Pasqua di Cristo, siamo divenuti figli nel Figlio. IlBattesimo ha cambiato la nostra vita in modo irrevocabile2.Il primo passo che deve compiere colui che è figlio, è accogliere e

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    3 NMI: Novo Millennio Ineunte. (6 gennaio 2001)

    vivere di quel nutrimento che il Padre gli offre. Accogliere il panedella Parola segna l’identità di un cristiano e ne fa un servo. Come“servi della Parola” i credenti in Cristo, tutti noi, entriamo nelmillennio che si è appena aperto, con una precisa missione e unachiara priorità:

    “Nutrirci della Parola, per essere ‘servi della Parola’nell’impegno dell’evangelizzazione : questa èsicuramente una priorità per la Chiesa all’inizio delnuovo millennio” (NMI 40)3.

    3. Il volto dell’Annunciato di sempre, del Signore, vive fra le righedel Testo Sacro. Esse possiedono la forza di fissare, comeun’àncora, in Lui le nostre vite. Nella contemplazione dellaScrittura, la conoscenza diventa “sapere Cristo”. Mai questacontemplazione, se è autentica può relegarci all’immobilismo oall’insensibilità. È radicandoci nella Bibbia, che ancora spieghiamole nostre vele allo Spirito, verso la meta della NuovaEvangelizzazione. Il radicamento, l’ancoraggio è la condizionedell’apertura, della mobilità, nella fedeltà a quanto i primi testimonidel Risorto vollero condensare nell’annuncio della Pasqua:

    “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo stesso”.Restando ancorati alla Scrittura, ci apriamo all’azionedello Spirito (Gv. 15,26), che è all’origine di quegli scritti,e insieme alla testimonianza degli Apostoli. (NMI 17)

    Senza conoscere Cristo, senza porsi di fronte a Lui, non saràpossibile comunicare al mondo quella “grande sorpresa” che è laParola fatta carne:

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    4 Civ: “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” (29 giugno 2001).5 BvC: “La Bibbia nella vita della Chiesa” (18 novembre 1995).

    “La Chiesa può affrontare il compito dell’evangelizza-zione solo ponendosi, anzitutto e sempre, di fronte a GesùCristo, parola di Dio fatta carne. Egli è la ‘grande sor-presa di Dio’, colui che è all’origine della nostra fede eche nella sua vita ci ha lasciato un esempio, affinchécamminassimo sulle sue tracce (cf.1Pt 2,21)”(CiV 10)4

    “Per rinnovare il nostro apostolato, il nostro slanciomissionario, che è servizio alla missione dell’Inviato delPadre, dovremo perciò essere sempre i primi ad ascoltareassiduamente la parola di Dio, a lasciarci permearedella sua grazia, a convertirci instancabilmente. In tuttoquesto trova fondamento la nostra esperienza di fede,fino all’ultimo giorno della nostra vita.”(CiV 49).

    2. La Parola e il cammino di evangelizzazione

    4. Siamo entrati nel terzo millennio, con la prioritàdell’evangelizzazione, sospinti da una storia di fede e di grazia. Seil tempo che viviamo è anche un tempo di speranza lo dobbiamoalla storia che ci ha preceduto, all’abbondante seminagione dellaParola. Ne abbiamo visti e ancora ne vediamo i frutti attorno a noi.Sono i segni più concreti e vivi della capacità trasformante deldono portato in grembo dalle Scritture:

    “L’ascolto e l’annuncio della Parola di Dio, testimoniatadalla Bibbia e proclamata dalla Chiesa lungo ventisecoli, hanno prodotto una straordinaria storia di fede,di preghiera, di opere di carità e anche di cultura: unastoria di santità. (BvC, intr., 3)5

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    Abbiamo anche coscienza di come la nostra risposta al dono possaessere limitata e insufficiente e di come il tesoro delle Scritture,nelle nostre mani, possa soffrire il male dell’indifferenza e in questomodo, il nutrimento auspicato dalle parole di Giovanni Paolo II,rimanga un nutrimento auspicato, ma non offerto con l’abbondanzache conviene ai doni di Dio:

    “Confessando che ‘la parola di Dio è viva, efficace epiù tagliente di ogni spada a doppio taglio…e scruta isentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4,12), dobbiamoumilmente ammettere di non essere sempre all’altezzadel dono che Dio ci fa con la Sacra Scrittura. La Bibbiaè tra i libri più diffusi nel nostro paese, ma è anche forsetra i meno letti. I fedeli sono ancora poco stimolati aincontrare la Bibbia e poco aiutati a leggerla comeparola di Dio. Ci sono persone che vogliono conoscerela Bibbia, ma spesso non c’è chi spezza loro il panedella Parola” (BvC, 10 )

    5. Sotto la guida dei nostri vescovi, la storia che abbiamo alle spalleci ha condotto a riscoprire la forza trasformante e vivificante dellaParola, perché potessimo vivere attivamente in una società chenon poteva, già negli ormai lontani anni 70, più dirsi evangelizzata,dove i Sacramenti possono restare pure convenzioni sociali, senzastimolare ad un reale incontro con Dio e alla conversione del cuore(Evangelizzazione e sacramenti, 12 luglio 1973, nota della CEIper gli anni 70); questa società chiedeva l’annuncio esplicito delVangelo. La comunità cristiana aveva necessità della Parola, chemanifesta la natura di appello intrinseca ad ogni Sacramento, cheraduna e fortifica il popolo di Dio, rendendolo segno vero del Regnoche viene, capace di essere soggetto che evangelizza (Comunionee comunità, 1 ottobre 1981, nota della CEI per gli anni 80). Lacomunità, radunata dall’ascolto della Parola e dall’Eucaristia

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    diventava così il luogo in cui l’indifferenza potesse essere superatae l’amore agli ultimi potesse testimoniare la carità stessa di Dio(Evangelizzazione e testimonianza della carità, 8 dicembre 1990,nota della CEI per gli anni 90).Come ricorda lo stesso ultimo documento, per il primo decenniodel millennio appena iniziato,

    “Le proposte pastorali dei vescovi italiani, nel corsodegli ultimi trent’anni, hanno rimarcato con vigore lacentralità dell’educazione alla fede e della suacomunicazione … (CiV 44)

    6. Occorre che la comunicazione della fede diventi un fenomenocapillare, davvero integrato con la nostra mentalità, con il nostrocostume. Come un acqua che scenda finalmente in profondità,guidando le grandi scelte e il discernimento quotidiano. La Paroladomanda grande fedeltà:

    “Chiamata sovente dai Padri ‘lettera di Dio’ agli uomini,la Bibbia è anzitutto un’amorosa e beneficacomunicazione del Padre ai figli, cui deve corrispondereuna lettura assidua, intelligente, orante e ubbidiente.La Chiesa non ha mai pensato l’uso della Bibbia comefacile consumo di un libro per quanto interessante.Invece ne propone la lettura come un vero e proprioincontro di fede e di amore, sorretta da alcuni principi,guidata da precisi criteri. (BvC 14)

    7. La Parola domanda grande continuità: essa è la Sapienza cheillumina il vissuto delle nostre famiglie e del tessuto sociale di cuisperimentiamo le profonde contraddizioni. La continuità sarà talesolo qualora assuma il colore della concretezza:

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    “Più ampiamente, va coltivato l’assiduo contatto,personale e comunitario, con la Bibbia, diffondendoneil testo, promuovendone la conoscenza, anche conincontri e gruppi biblici, sostenendone una letturasapienziale, aiutando a pregare con la Bibbia soprattuttonelle famiglie.”(CiV 64).

    3. La Parola e il cammino di fede

    8. La fedeltà che la Scrittura domanda non è semplicemente l’assiduitàdell’abitudine, ma l’atto del credere a quanto Dio in essa si è degnatodi manifestarci. La Scrittura è un Sacramento. E come tale non puòagire magicamente, a prescindere dall’atteggiamento con cui ad essadesideriamo accostarci. La Scrittura deve essere l’oggetto della nostravenerazione, perché in essa, il Padre ci mostra il suo volto e il voltodel Figlio. Essa testimonia la cura amorosa di Dio, che vuole dialogarecon la sua creatura, farne il proprio figlio adottivo e condurlo a pienaredenzione:

    La Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture comeha fatto per il Corpo stesso del Signore, non tralasciandomai, soprattutto nella sacra Liturgia, di nutrirsi del Panedi vita prendendolo dalla mensa sia della Parola di Diosia del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insiemecon la Sacra Tradizione, la Chiesa ha sempreconsiderato le Divine Scritture e le considera come laregola suprema della propria fede; …… nella Parola di Dio poi è contenuta una così grandeefficacia e potenza, da costituire per la Chiesa sostegnoe vigore, e per i figli della Chiesa saldezza della fede,cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vitaspirituale. (DV 21).

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    Nella fede, la Scrittura nutre e sostiene la nostra vita di credenti,nella saldezza, come cibo che nutre, come fonte a cui attingereuna autentica vita spirituale.La sua centralità insostituibile è affermata e ribadita, perché adessa converga l’anelito del credente che desidera la comunionecon quel Dio che ancora più intensamente opera e si manifestaperché tale comunione si realizzi.

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    CAPITOLO II

    PAROLA E PREGHIERA

    1. Perché e come pregare con la Scrittura

    9. La preghiera è dialogo con Dio. Il Battesimo è il grande evento,che trasforma tutta la realtà dell’uomo e lo rende capace di dialogarecon Dio ed entrare in comunione con lui; è il Battesimo che, neldono dello Spirito, genera a vita nuova, donando nuove potenze,nuovi sensi spirituali e nuove facoltà. È quanto esprimiamo benein ogni celebrazione di un Battesimo al momento del ritodell’Effatà: “Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i muti,ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tuafede a lode e gloria di Dio Padre” . Radicati in Cristo, resi figli nelFiglio, siamo avviati lungo un cammino di crescita, nel quale laChiesa ci educa ad udire la voce del Signore Gesù per poi rispondereattraverso una fede che loda e riconosce l’amore glorioso di DioPadre. La Parola è pienamente ascoltata quando produce la rispostadella fede. La fede è tale quando sfocia nella lode e nella gloriache l’uomo dà a Dio con le opere di una vita santa, per quanto inCristo ha operato per lui.

    10. Nel rito dell’Effatà, il celebrante tocca le orecchie del battezzatofacendo su di esse un segno di croce. Non si tratta dunque di unsemplice ascolto fisico, ma dell’ascolto della voce di Dio, qualevoce di Dio, non come semplice voce fra le altre. È la voce di quelDio che vuole rivelarsi all’uomo. La rivelazione è così concepitacome dialogica, come rapporto tra due persone, tra un Io divino eun tu umano. È proprio questa concezione dialogica del rapporto

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    con Dio e della preghiera che ci impedisce di considerarla e viverlacome un semplice monologo in cui ci limitiamo a rivolgere a Diole nostre parole, senza udire le sue, oppure ascoltiamo le sue, masenza rispondervi con le nostre. Non c’è preghiera cristiana se nonc’è ascolto della voce di Dio. La stessa recita del Padre Nostro,sintesi della preghiera cristiana, unisce in sé mirabilmente l’ascoltoe la risposta: recitarlo significa ripetere parole che abbiamo primaudite da Cristo e dunque non ci appartengono. Il Padre Nostro èl’eco fedele della Parola di Gesù, della Parola della Scrittura, cheprende possesso della nostra parola e ci educa alla vera preghiera.Anche l’altra grande preghiera della tradizione cristiana, l’AveMaria, è intessuta di parole della Scrittura. La recita di questebasilari preghiere della vita di un credente diventa anzitutto unatto di ripetizione e meditazione di quanto la Trinità, nel suo disegnodi amore, ha voluto rivelarci nella sacra Bibbia. Per questo, talipreghiere nutrono il nostro cuore e danno verità alla nostra volontàdi dialogo con Dio, perché esse scaturiscono dai testi rivelati.

    11. La voce di Dio che parla all’uomo, dunque, è anzitutto la Paroladi Dio, soprattutto quella Parola di Dio che è il Verbo di Dio, cioèil Cristo. La croce di Cristo, con cui sono segnate le orecchie delbattezzato, apre all’ascolto della parola di Gesù. E così il dialogosi realizza e prende corpo attraverso una Persona, che è a un tempodivina e umana, che rappresenta il pieno ascolto e la piena rispostadell’uomo alla Parola di Dio.Il Padre Nostro non è una preghiera di ringraziamento o di lode, èprincipalmente una preghiera di richiesta dell’uomo a Dio. Eppure,proprio per il suo carattere di Parola di Dio, questa preghieraconferisce alla domanda dell’uomo al Padre un respiro universale,in armonia con l’anelito che pervade tutte le Scritture: “Venga iltuo Regno”. È vera preghiera quella che conforma le nostre viealle vie di Dio e i nostri pensieri ai suoi pensieri. Questa preghieranasce precisamente dall’ascolto orante della Parola di Dio.

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    12. Essa, nella Bibbia, giunge a noi, autenticata e garantita dallatradizione della Chiesa. È alla Bibbia che incessantemente essaha attinto le parole con cui pregare nella santa Liturgia che la vederiunita come popolo. L’afflato di preghiera che pervade le operedei Padri della Chiesa nasce da un ritorno costante del loro pensieroe dei loro affetti alle Scritture, di cui la loro parola diveniva unaparafrasi, capace di percorre il testo sacro in lungo e in largo, intutte le sue dimensioni e ricchezze.

    2. La comprensione della Scrittura e i Sacramenti

    13. Dal battesimo (ancor più se poi esso è compiuto e portato inatto dagli altri sacramenti della iniziazione cristiana,Confermazione ed Eucaristia ) siamo dunque resi idonei, per donodi Dio, ad ascoltare e comprendere le sue Parole che narrano lastoria della salvezza e soprattutto il suo vertice: la vita e le paroledi Gesù, il Cristo. Siamo resi idonei poi a riviverla in prima personasino a conformarci in tutto ad essa e a confessarla con le parole,con la preghiera e con la vita. Essa è il seme gettato con abbondanzadentro alla nostra esistenza: se trova un terreno libero non può nonportare frutto in tutte le dimensioni della nostra vita, non ultima,appunto la preghiera.

    14. Il battesimo costituisce così la Parola di Dio principio,contenuto, sviluppo ed esito di ogni preghiera autentica delcristiano, di ogni suo autentico colloquio con Dio. Tale autenticocolloquio non è altro che la fedeltà al proprio Battesimo, la fedeltàal dono ricevuto. Per questo la preghiera cristiana non può chenascere, muoversi, alimentarsi e terminare nella Scrittura, cioè inquella Parola, rivelata da Dio, che rivela anzitutto la sua identitàtrinitaria di Padre, di Figlio e di Spirito Santo. La preghiera chesi nutre alla tavola della Bibbia è una vera contemplazione del

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    volto di Dio, non degli idoli che la nostra mente, segnata dalpeccato, è capace di costruire, ma del Dio vivo e vero che miinterpella e mi chiama a conversione. Nella Scrittura, letta emeditata sulle ginocchia della Chiesa, nostra madre, sappiamo chenon ci stiamo rivolgendo ad un Dio creato a nostra immagine esomiglianza, ma rispondiamo a Colui a immagine del quale siamostati fatti, in Cristo.

    15. La medesima Parola poi rivela all’uomo la sua realtà e la suarelazione con Dio in Cristo Gesù. Contemplando il vero volto diDio, scopriamo il nostro vero volto, sempre bisognoso di graziache sana. È sempre la Parola che rivela, a questo scopo, quelleazioni e quei segni che possiedono oggettivamente una supremaefficacia di santificazione e di comunione con Dio, cioè isacramenti.

    16. Vertice e culmine di ogni preghiera è dunque l’Eucaristia,che il Signore stesso ha dato ai suoi alla fine della sua vita e che ciha espressamente comandato di celebrare “annunciando la suamorte sino a che egli venga”. I mezzi della preghiera cristianasono le stesse fonti da cui principalmente si può attingere lo SpiritoSanto e attraverso le quali si entra in comunione con Dio, cioè laParola di Dio e l’Eucaristia. La Messa domenicale, nella qualecelebriamo la Resurrezione di Cristo, ci presenta e offre, maidisgiunti, il pane della Parola e il pane dell’Eucaristia. Nelle speciedel Sacramento, nel pane e nel vino, ci nutriamo di Cristo, cuore esintesi di quella storia d’amore e di perdono che la Scrittura narra,diffusamente, in tutte le sue parti. Il tutto della Scrittura, dispiegatolungo i secoli, è nel tutto dell’Eucaristia, Pasqua del Signore Gesù.

    17. Il rapporto con la Parola di Dio nella preghiera si strutturanella vita cristiana in due momenti fondamentali che non devonoescludersi a vicenda, bensì completarsi fra loro, perché il credente

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    sia inserito come membro attivo della sua comunità, ma sappiapregare anche quando la comunità non è fisicamente radunata,rivolgendosi con il proprio “io” al “tu” di Dio.

    a) nella preghiera comunitaria; in primo luogoattraverso l’intera vita liturgica della Chiesa, cheha il suo centro nella celebrazione eucaristica. Diessa la mensa della Parola con le letture dell’Anticoe del Nuovo Testamento, come già ricordato,costituisce la prima parte; in secondo luogo ogniqualvolta la comunità cristiana o una sua parte siritrova per leggere le Scritture e condividere, nellapreghiera, quei frutti abbondanti che sempre essadona. Si pensi, per esempio, alla Liturgia delle Oreo a Liturgie della Parola.

    b) nella preghiera personale; essa deve sempre esserecondotta sulla Parola di Dio, ascoltata, meditata epregata secondo diverse modalità e sempreaccompagnata dalla recita dei Salmi, essi stessipreghiera di intercessione, di lode e di supplica chela Scrittura stessa offre all’orante per pregare.

    3. La Lectio Divina

    18. Ai nostri giorni, la Lectio Divina (LD) è uno delle modalitàpreferite e più autorevoli, quanto a storia e prassi ecclesiale peraccostare la Bibbia, nella preghiera. Come ben si sa: «La Lectiodivina è una lettura, individuale o comunitaria di un passo, più omeno lungo della Scrittura accolta come Parola di Dio e che sisviluppa sotto lo stimolo dello Spirito in meditazione, preghiera econtemplazione » (Pontificia Commissione Biblica, L‘interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993, 1V C 2).

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    a) Sul versante della forma, la LD, ereditata dal modellopatristico-monastico, si articola in molteplici forme, che oggi èbene abbiano una comune ispirazione di fondo, quella propostadagli Orientamenti pastorali della CEI per il primo decennio del2000: “La lectio divina (va) intesa come continua ed intimacelebrazione dell’Alleanza con il Signore mediante un ascoltoorante delle sacre scritture, capace di trasformare i nostri cuori edi iniziare ognuno di noi all’arte della preghiera e della comunione» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 49).

    b) Gli obiettivi della LD al popolo sono stati precisati.Nella Novo Millennio Ineunte (NMI, n. 49), Giovanni Paolo II,incoraggia la Chiesa a perseverare nell’ascolto della Parola ed inmodo specifico egli invita alla pratica della LD. I Vescovi italianinel documento citato ne propongono la valorizzazione perrafforzare la qualità della partecipazione alla celebrazioneeucaristica, l’arte della preghiera e della comunione ecclesiale.

    c) La LD, tanto incoraggiata dal Magistero, trova oggidisponibilità non solo nei circoli ristretti delle élites ecclesiali, maanche presso il largo pubblico dei semplici fedeli. Tuttavia, talvoltasi parla di LD alludendo alla semplice lettura (studio, predicazione)della Bibbia. Per questo, il nostro vescovo afferma che occorreaiutare i fedeli ad avvalersi correttamente di questa esperienzaperché divenga stimolo alla preghiera cristiana e non soloapprofondimento culturale.

    d) La LD si può definire un esercizio ordinatodell’ascolto personale o comunitario della Parola che richiedefedeltà ai quattro pilastri tradizionalmente chiamati “lectio,meditatio, oratio, contemplatio”, traducibili con altri termini, nelmodo seguente:

    19. La lectio è un corretto approccio al testo, per leggere ilsignificato originario, che sta alla base di tutto. Il primo passo

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    risponde alla domanda: che cosa dice il testo sacro? Il lettore conl’aiuto di un commento, anche semplice, o il suggerimento di unanimatore, e tenendo conto del genere letterario e del contestooriginale, cerca di individuare i personaggi, le immagini, le azionied il linguaggio per una comprensione oggettiva di ciò che stascritto.

    20. La meditatio è una seconda lettura, di carattere sapienziale, alfine di contemplare il significato più ampio. Costituisce il secondopasso e risponde alla domanda: che cosa mi dice il testo sacro?Che cosa rivela su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, sul mondo?Rileggendo più volte, il fedele cerca il senso profondo delmessaggio collocandolo nel contesto dell’intera rivelazionecristiana, con l’aiuto di altri brani biblici conosciuti. Di grandeaiuto risultano anche i commenti dei Padri della Chiesa e delmagistero ordinario.

    21. L’oratio fa della LD una lettura capace di trasformare i cuoriper lasciarsi coinvolgere in prima persona. Questo terzo passorisponde alla domanda: che cosa dico al Signore? Come questaparola può trasformare la mia preghiera? Che cosa debbodomandare a Dio per metterla in pratica? Come suggerisce DV,questa è una tappa essenziale: « la lettura della Sacra scrittura deveessere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogofra Dio e l’uomo » (n. 25). La Parola di Dio letta e meditata si faora risposta a Dio. Si possono ripetere formule ricavate dal testo oespressioni di lode, di benedizione, ringraziamento, supplica,intercessione o di richiesta di perdono. Questo passaggio èindispensabile affinché la Parola ispirata diventi veramente paroladi vita, anzitutto nella preghiera. L’impegno è quello poi di trovareuna corrispondenza fra la parola letta e la propria storia di personae di credente, onde interpellare, orientare, riplasmare l’esistenzache conduciamo quotidianamente.

    22. Infine, entrare nella contemplatio equivale a lasciarsi introdurre

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    in tutta la ricchezza del Mistero, al fine di “stare” davanti a Coluiche è fonte della Parola con la propria intelligenza, il propriosentimento e i propri desideri. Il quarto passo è, allora, quello dellaadorazione silenziosa. Esso risponde alla domanda: che cosa possooffrire al Signore? In tal modo, la lettura non è solamenteaccompagnata dalla preghiera, ma tende a farsi essa stessa preghierae strumento di una comunione con Dio che va oltre le parole ecoincide con l’abbandono e la confidenza filiale. Tale preghierapuò lentamente condurre ogni cristiano alla contemplazioneadorante della presenza e della Sapienza divina e far scoprire ilproprio mistero in quello di Dio. (cfr CATECHISMO DEGLI ADULTI , Laverità vi farà liberi, nn. 630-63 1).

    23. È importante, quando possibile, che la LD personale sfoci nellacollatio o comunicazione reciproca delle risonanze della Parola.“La comunicazione - scrive il CATECHISMO DEGLI ADULTI della CEI-condivide con altri fratelli la risonanza interiore che la Parola letta,meditata, pregata e contemplata, ha avuto nel proprio cuore. Puòavvenire all’intimo di una sobria celebrazione comunitaria, in cuisi proclama ancora la stessa Parola, acclamandola eventualmentecon il canto. Questo ultimo momento della preghiera vera e propriasi prolunga nella missione, testimoniando con le azioni della vitaquotidiana la Parola che ha preso carne nel credente. Accogliendoin sé l’amore di Dio per tutti, ci si dona generosamente agli altri”(n. 631). Da quanto finora affermato scaturiscono opportunisuggerimenti operativi.

    4. Suggerimenti pratici.

    24. Appare assai utile che, almeno nelle esperienze iniziali, i fedelivengano introdotti alla lectio, da una persona competente (biblista,sacerdote o animatore). Da costoro impareranno non solo a seguireproficuamente i diversi momenti della Lectio, ma soprattutto aconoscerne, le regole fondamentali ed irrinunciabili di ermeneutica,

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    a cogliere l’unità di senso di ogni singolo passo con l’intera Bibbiaper leggerlo in comunione di insegnamento con la Chiesa. Infatti:«Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione,poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossida Spirito Santo, parlarono quegli uomini da parte di Dio » (2Pt1,20-21).

    25. Nella pratica occorre evitare un irrigidimento schematico.Mantenendo l’asse di fondo, occorre lasciare libertà di modalità,attendendo alla condizione reale della comunità e alle sue risorsedi fede e disponibilità. Va infatti realisticamente riconosciuto chela LD, pur mantenendo il ruolo di incontro più completo e quindipreferenziale, è un esercizio che domanda una determinata capacità,nell’animatore e nel fedele. Richiede l’osservanza di una certametodologia, il tirocinio dell’esperienza, un atteggiamento dipazienza e fedeltà. Una saggia e chiara progettazione pastoralerapportata sull’ambiente e aperta alla flessibilità diventa una tappaindispensabile. Si noti infine che la LD non può assorbire tutte leiniziative del Servizio alla Parola, le quali, d’altra parte, devonocomunque mirare alla sua attuazione nel popolo di Dio.

    26. La scansione dei quattro momenti della LD non deve farcidimenticare che essa è anzitutto lettura nello Spirito Santo. È un “luogo”di incontro con Dio, nel quale occorre entrare, passo dopo passo,aprendo sempre l’itinerario di avvicinamento al testo sacro con unainvocazione a Colui che ha ispirato quanto ci apprestiamo a meditare.Dunque, come ogni altra forma di preghiera, anche la LD richiede unreale “ingresso” al cospetto e alla presenza del Padre. Qui di seguito,indichiamo alcuni passi essenziali perché la LD e ogni altra letturaspirituale della Bibbia possa davvero portare frutto.

    o Entro in preghiera pacificandomi, con un momentoanche prolungato, se necessario di silenzio. Pensoche incontrerò il Signore e domando perdono deipeccati commessi.

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    o Posso invocare lo Spirito con queste o altre parole:

    “Dio nostro, Padre della Luce, tu hai inviato nelmondo tuo Figlio, Parola fatta carne per mostrartia noi uomini. Invia ora il tuo Spirito Santo su dime, affinché possa incontrare Gesù Cristo in questaparola che viene da Te, affinché lo conosca piùintensamente e più intensamente lo ami, pervenendocosì alla beatitudine del Regno”.

    o Per lo spazio di un Padre Nostro, “guardo comeDio mi guarda”, sentendomi alla sua presenza.

    o Prima di leggere accuratamente il testo e proseguirenella LD, mi raccolgo, immaginando il luogo incui si svolge la scena da considerare, in modo chela mia fantasia non faccia da ostacolo tra me eCristo, ma cooperi al mio incontro con Lui.

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    CAPITOLO III

    LA FORMAZIONE DI UN GRUPPOBIBLICO

    1.La pastorale biblica in parrocchia o nella UP: le indicazionidel Vescovo

    27. “Non è raro cogliere il disagio e la preoccupazione dei parrocidi fronte alle molte proposte che arrivano in parrocchia da tutte leparti: dalla diocesi, dagli uffici centrali, da gruppi particolari, dainiziative locali, ecc.In parte, questo dipende dal contesto caotico in cui viviamo, traproblemi, situazioni nuove, imprevisti, che sollecitanointeressamento e risposte. Per ovviare, almeno parzialmente, atale conveniente, la diocesi si è data un “progetto di riferimento”.Più che un programma, è una linea o un contenuto che dovrebbeilluminare ed unificare le singole proposte.Il progetto ha tre punti di riferimento che sono:

    1. Aiutare i cristiani a leggere, anche personalmente, laBibbia, in particolare il Vangelo.

    2. Favorire nei cristiani la comprensione e partecipazionefruttuosa ed attiva alla liturgia.

    3. Attuare le Unità Pastorali, come strutture di comunioneche rendono possibile la proposta cristiana completa.

    Come più volte abbiamo ripetuto, sono tre proposte di diverso“valore” tra loro. Ovviamente la più importante, anzi, quella chefa da fondamento, è la prima: preparare i cristiani a leggere emeditare la Parola di Dio.

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    Questa mia lettera intende presentare l’impegno affidato all’Ufficiodella Pastorale Biblica: la formazione di centri d’ascolto in tuttele parrocchie, o, almeno per ora, in tutte le Unità Pastorali.Un altro gruppo? Sì e no. Se infatti, per loro natura, i gruppi dichi opera attivamente in parrocchia (catechisti, animatori liturgici,cantori, ecc.) non possono aggregare tutti e sono, ovviamente,selettivi, il gruppo biblico esprime un diritto ed un dovere di tutti.Evidentemente, si partirà con un gruppo, ma lo scopo è farne tanti,così che ogni persona possa avvicinarsi semplicemente, ma ancheseriamente, alla Bibbia. La meta cui si deve tendere è, infatti, chetutti siano capaci di leggere la Bibbia ed amino leggerla, convintiche essa è la fonte vera della fede e della vita cristiana.”

    28. Con queste parole, rivolte ai parroci e datate 22 febbraio 2003,l’Arcivescovo intendeva promuovere in ogni parrocchia e unitàpastorale della diocesi la formazione di un gruppo biblico, di unostrumento concreto che consenta di compiere un camminometodico, coerente e continuativo nel tempo nell’approfondimentodelle Scritture.Come già ricordava il precedente capitolo, la stessa Lectio Divinadeve avere, per quanto possibile, una dimensione comunitaria, inmodo che quella stessa assemblea che insieme ascolta la Parola espezza il pane dell’Eucaristia, possa anche approfondire insieme,non solo individualmente, la Scrittura. La Bibbia è stata affidata atutta la Chiesa e la Chiesa nel suo insieme ne fa criterio didiscernimento e regola della propria fede. Se la parrocchia, comecomunità, organizza e pensa al proprio cammino di Popolo di Dio,non potrà certo affidare solamente a singoli volonterosi lameditazione assidua e costante del Testo Sacro. Vorrebbe direprivare la comunità, in quanto tale, di quella linfa che ne fa laperenne giovinezza.Le realtà di questo tipo sono già presenti in diverse parti delladiocesi. Ad alcune esperienze concrete è dedicata l’appendice di

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    questo Direttorio.Il presente capitolo vorrebbe invece dare alcune sempliciindicazioni relative alla nascita e ai primi passi di un gruppo biblicoin parrocchia.

    2.L’avvio di un gruppo biblico

    29. Non è sempre producente iniziare subito e in maniera direttacon l’offerta di un itinerario nel quale i partecipanti sianodirettamente coinvolti e chiamati ad intervenire, come accadedurante l’incontro di un gruppo biblico. Occorre prima creare ladomanda intorno alla Bibbia e suscitare interesse e amore per laParola di Dio. A questo proposito è bene iniziare conl’organizzazione di alcune serate a tema, sulla Bibbia in genere, osul libro biblico indicato dalla Diocesi per il corrente anno pastoraleo sul Vangelo di Marco tenute da un esperto. L’Ufficio ServizioBiblico è a disposizione per sostenere iniziative di questo tipo.Tali iniziative non servono semplicemente a creare un interessenuovo e radicato verso la Scrittura ma anche a sgombrare il campoda pregiudizi piuttosto diffusi e negativi che possono poi ostacolareil cammino successivo. Questi primi incontri hanno, pertanto, uncarattere informativo prevalente, pur non trascurando l’aspettosquisitamente spirituale. Il cammino di un gruppo biblico ha inveceun taglio più formativo che informativo. Non è il luogo in cuisoddisfare ogni genere di curiosità e domande intorno al testobiblico. Questo potrebbe divenire un ostacolo o una buonagiustificazione per chi desidera rimandare all’infinito il confrontotra la Parola e la propria vita. A chi avesse particolari esigenze diapprofondimento si può utilmente consigliare la partecipazione alCorso di Introduzione alla Bibbia organizzato ogni annodall’Istituto di Scienze Religiose o almeno al Corso Base che ilmedesimo Istituto organizza nei vicariati più lontani dalla città.

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    30. L’apertura di un gruppo biblico è dunque un secondo passo,realizzato dal parroco e dalla sua comunità. Esso non raccoglieràprobabilmente tutti coloro che sono intervenuti nella prima fase.Solitamente, il lavoro di un gruppo biblico può intimorire un pocodi più rispetto ad una conferenza o ad un incontro a tema, nel qualei partecipanti si limitano ad ascoltare e tutt’al più, a fare qualchedomanda al termine dell’esposizione. Per questo, il numero,inevitabilmente si riduce. Tuttavia, il passaggio è necessario perchéda un interesse di tipo religioso o anche solo culturale, i partecipantigiungano ad una reale integrazione tra fede e vita, tra mentalità eParola, interrogando la loro esistenza concreta alla luce del testobiblico. L’ascolto di una conferenza o una semplice serata a temacomporta una inevitabile passività in chi vi partecipa, per quantol’interesse possa essere alto. Là dove l’esperienza è nuova,occorrerà il tempo di trasformarla pazientemente in un tradizioneconsolidata, perché anche le nuove generazioni considerinonaturale e doveroso un cammino di iniziazione alla Sacra Scrittura.

    31. Inizialmente, gli incontri possono avere come oggetto le letturedella liturgia festiva seguente. È la Parola che i fedeli incontrerannonell’Eucaristia, sulla quale possono avvertire più forte l’esigenzadell’approfondimento e del confronto. L’omelia domenicale, permotivi di durata, difficilmente può soffermarsi sul messaggio ditutte e tre le letture e spesso privilegia subito l’attualizzazione perla concreta comunità a cui si rivolge. L’inquadramento del contestodei brani proclamati, alcune spiegazioni e note ma soprattutto ilcontributo dei singoli non hanno nella celebrazione domenicale illoro contesto proprio. Richiedono un altro tempo e luogo. Perquesto, i primi passi di un gruppo biblico possono utilmentemuovere proprio dall’approfondimento e dalla condivisionespirituale sulla liturgia festiva. Tuttavia, come si dirà al punto 38,l’incontro sulla liturgia domenicale non può considerarsi un puntodi arrivo del proprio cammino.

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    32. Quanto ai tempi in cui fare la proposta, è bene iniziare daiTempi Forti dell’Anno Liturgico, ossia nei momenti in cui lacomunità è naturalmente predisposta ad intensificare il proprioitinerario spirituale. Ovviamente, non sarà possibile una semplicegiustapposizione del cammino biblico ad altri cammini diformazione. La comunità dovrà investire nell’esperienza del gruppobiblico, concentrando lì i propri sforzi e la propria attenzione. Comericordava l’Arcivescovo nel messaggio ai parroci, il gruppo bibliconon è semplicemente un altro gruppo. Esso esprime un “diritto eun dovere di tutti”. Il primo anno si tratterà, dunque, di offrirealcuni appuntamenti, circa una decina, all’interno dei quali, giovanie adulti possono ritrovarsi per condividere riflessione e preghierasulla Parola di Dio.

    33. Quanto ai destinatari, sarebbe opportuno che giovani e adultiche partecipano, come già suggerito, abbiano alcune minimeconoscenze di base, magari acquisite attraverso le serate cui siaccennava al punto 29. In ogni caso, sarà indispensabile considerarealcuni ostacoli piuttosto ricorrenti nei quali i partecipanti possonoincappare:

    a. Alcuni ritengono, per convinzione personale, chela Bibbia sia semplice e possa essere compresafacilmente da tutti coloro che decidono di volerlaconoscere. Basta iniziare. Da questa ideapreconcetta, si passa a volte all’idea opposta,qualora si sia tentato un approccio a testiparticolarmente difficili, che vengonosemplicemente etichettati come “aridi”.

    b. Siccome ogni pagina della Bibbia è “divina”, il suomessaggio di fondo non può dipendere dacondizionamenti umani di alcun genere, storici,culturali e letterari. L’autore umano avrebbe dunquecancellato il proprio personale bagaglio nel redigere

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    6 Sulla figura dell’animatore biblico, cfr il capitolo seguente.

    il testo sacro.c. Ogni frase della Bibbia possiede un solo e ben

    preciso significato che la Chiesa insegna coninfallibile certezza.

    d. Unica condizione necessaria e sufficiente pergarantirsi una buona comprensione della Bibbia èdata dal pregare lo Spirito Santo. Tale preghieraassicura da sola, in maniera chiara e soprannaturale,il raggiungimento di quei frutti che altri cercanoconfusamente lungo vie naturalistiche.

    34. Il numero dei partecipanti non dovrebbe superare la quindicina,proprio per la natura di confronto e scambio, non solo di ascolto,propria del metodo di un gruppo biblico. In caso che i partecipantifossero più numerosi, occorrerà fare più gruppi, in modo che tuttisiano coinvolti e possano coinvolgersi, qualora desiderino farlo.

    35. La durata dell’incontro non dovrebbe superare i 90 minuti,come limite massimo, per non richiedere uno sforzo di attenzioneeccessivo e non stancare i partecipanti. Difficilmente è possibileesaurire le tappe dell’incontro stesso in meno di 60 minuti, tenutoconto dell’articolazione di momenti diversi e complementari traloro, come si vedrà subito.

    36. I momenti fondamentali in cui si articola l’incontro di ungruppo biblico sono sostanzialmente tre, diversamenteproporzionati fra loro.

    a.La SPIEGAZIONE del testo: una volta aperto l’incontrocon una breve preghiera, compito di chi lo guida,dell’animatore biblico6, è introdurre il brano biblico

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    scelto per facilitare la comprensione, indispensabile,del messaggio del testo. In un certo senso, bisognatrasferirsi nel passato. Poiché i testi biblici sono statiscritti prima di tutto per uomini del passato, può essereutile, con l’aiuto di una guida, calarsi nel loro tempo,immedesimandosi nella situazione che ha originato iltesto che si legge insieme. Occorre non avere fretta diattualizzare subito riferendosi alla propria vita. Non c’ègaranzia migliore per una buona attualizzazione deltesto che cercare e indagare approfonditamente ilmessaggio che voleva veicolare ai primi destinatari percui fu scritto. L’introduzione non deve durare più di 20minuti e non deve sostituirsi alla riflessione e alcontributo dei partecipanti: deve piuttosto avviarla efavorirla, attraverso la spiegazione di che cosa il testovoleva dire nel tempo e luogo in cui è sorto.

    b. La CONDIVISIONE sul testo: dopo una breve pausa disilenzio, tutti i partecipanti sono invitati ad intervenirepassando da quello che il testo dice, nel suo significatoletterale e primo, a quanto il testo dice a noi oggi,nella concreta situazione storica e sociale in cui viviamo.È il momento dell’attualizzazione, dell’integrazione fraParola e vita di tutti i giorni. Lo scambio e l’ascoltoreciproco favoriscono una comprensione ancora piùapprofondita del testo, che ciascuno vede anche congli occhi dell’altro, edificato e istruito da quanto lacomunità sente di fronte al testo sacro. Per questo,all’introduzione della guida non segue solo unameditazione silenziosa e personale, ma unacomunicazione, nella fede, di quanto la Parola rivelaalla mia vita. In questo modo, il fratello più progreditonel cammino della fede, con la sua testimonianza, aiuta

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    e fortifica il fratello meno progredito e la differenzanel percorso di fede tra i partecipanti non diviene unostacolo alla comunione, ma piuttosto arricchimentodi chi ancora fatica maggiormente rispetto ad altri. Èraro, infatti, che in un gruppo biblico, l’esperienza diCristo sia in tutti della medesima intensità. Non toccacerto al solo animatore biblico rafforzare con il propriocontributo la fede dei partecipanti. Ciascuno offre quellagrazia che ha ricevuto perché tutti se ne possano giovare.Come porzione di una comunità parrocchiale o di unaunità pastorale, il gruppo confronta il proprio stile e lostile dell’intera comunità con l’ideale che la Parolapresenta. Per questo, è normale che la riflessione e loscambio in un gruppo biblico conducano ad unacontinua revisione del proprio modo di essere Chiesa edi rispondere, come popolo, alla chiamata del Padre.La durata di questo secondo momento varia a secondadel numero dei partecipanti e della familiarità con laBibbia, ma è bene che non superi mai l’ora. Soprattutto,occorre evitare il rischio di inutili divagazioni chespostano il fuoco dell’attenzione dalla Parola a sempliciargomenti di dibattito, magari di grande attualitàmediatica, ma di scarsa attinenza alla pagina su cui sista riflettendo.

    c. La PREGHIERA a partire dal testo: l’eco che la Parolaproduce non è mai solo una semplice riflessione checondividiamo con altri, o la testimonianza che offriamosul modo in cui la Scrittura ha illuminato la nostra vitae sostenuto la nostra speranza. L’ascolto della Parola èuna esperienza di grazia che mette a nudo il nostro limitee il nostro bisogno di salvezza, è un rinnovato contattocon la misericordia di Dio e con il suo progetto di

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    salvezza. Per questo, l’incontro di un gruppo biblico sichiude sfociando nella preghiera. Si tratta, in qualchemodo, di una preghiera simile a quella chenell’Eucaristia chiamiamo preghiera dei fedeli. È, però,spontanea e improntata non solo alla richiesta ma anchealla lode, al ringraziamento o alla domanda di perdono.Davanti a quello che la Scrittura ci ha rivelato, sentiamoil bisogno di domandare la forza per accogliere il donoche abbiamo intravisto o di ringraziare e lodare perchéscopriamo la natura di dono che ha quanto ci circonda.Oppure il contatto con la Bibbia ha illuminato la nostracoscienza e svelato il nostro peccato, come non ci eradato di vederlo precedentemente. Per questo, lapreghiera può diventare richiesta di perdono.Solitamente, questo ultimo momento non ha bisognodi tempi lunghi: è una raccolta orante, più sintetica emirata, di quanto già è emerso, che può realizzarsi inuna decina o quindicina di minuti.

    3. Gruppi di lettura della liturgia festiva e i Centri d’ascolto

    37. Le nostre comunità già conoscono due tipologie di gruppobiblico, piuttosto diffuse, che possono aprirsi ad un ulterioresviluppo. Parliamo degli incontri che vertono sulla liturgiadomenicale, di cui già abbiamo parlato al punto 31 e dei centrid’ascolto presso le famiglie della parrocchia o unità pastorale.

    38. Numerose comunità della nostra diocesi già offrono ai proprimembri una preziosa opportunità: un incontro in cui vengono lettee commentate le letture della domenica successiva, o il soloVangelo o tutte e tre le letture. Come dicevamo, nella maggioranzadei casi è il modo migliore per iniziare. Tuttavia, i Vangeli e tutti i

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    libri della Scrittura rivelano una ulteriore ricchezza e profonditàse letti in maniera continuativa, in modo che ogni brano siailluminato e spiegato anzitutto da quanto lo precede e trovi il suonaturale compimento in quanto segue. La lettura continua di untesto della Bibbia rispetta la Parola di Dio così come ci è stataconsegnata dagli autori sacri, non come una antologia di brevi testiindipendenti, ma come un tessuto organico, un libro appunto, ilcui senso dipende dalla sua lettura e comprensione integrale. Bastipensare solo a tutti i testi biblici che hanno un’indole narrativa,raccontano una storia, di cui la liturgia domenicale presenta inveceuna singola scena o un singolo episodio, magari neppure per intero.Molte volte, è proprio la frammentazione con cui accostiamosingole pagine della Bibbia che favorisce una interpretazioneunilaterale: manca la visione d’insieme dell’intera Scrittura o anchesemplicemente di un intero libro della Bibbia. È per questo che lanostra Chiesa chiede di giungere, attraverso i dovuti passi, a quelpreciso approccio che è la lettura continua di un libro dell’Anticoo del Nuovo Testamento. Indicando un testo biblico per ogni annopastorale, l’Arcidiocesi di Modena-Nonantola intende sostenereuna lettura corsiva e continuata delle Sacre Scritture.

    39. Quanto ai centri d’ascolto nelle case, sia in occasione dellamissione al popolo o della preparazione alla visita pastorale diMons. Arcivescovo, sia in occasione dei tempi forti dell’annoliturgico, essi costituiscono una preziosissima risorsa per diffonderela lettura della Bibbia e per avvicinare molte più persone di quelleche potrebbero confluire in un singolo gruppo biblico che si incontriin parrocchia. Anch’essi, per la loro frequenza sporadica e per lecaratteristiche dei partecipanti, difficilmente approdano ad unalettura continuativa di un testo della Bibbia. Inoltre, l’esperienzainsegna che questa tipologia di incontro tende più facilmente ascivolare verso un confronto piuttosto vago sui problemi socialidel momento, relegando in secondo piano il contatto con la Parola

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    di Dio. I partecipanti, proprio perché poco avvezzi ad appuntamentidel genere o alla riflessione sulla Parola, interpretano laconversazione e lo scambio come una sorta di dibattito nel qualepassare in rassegna le questioni che più premono o preoccupano ocome l’occasione per condividere una propria personale sofferenzao incertezza con gli altri partecipanti, senza però che questo abbiao conduca ad un legame con il testo biblico. Esso deve interpellarei presenti nella loro concreta situazione, ma rimanendo il centrodello scambio e del confronto, senza che lo si perdaprogressivamente di vista. Ovviamente un gruppo biblico non èalternativo ad un centro d’ascolto. Deve divenirne il necessario einsostituibile complemento, perché il proprio percorso verso leScritture possa compiere un passo ulteriore.

    40. Come possiamo immaginare un percorso decennale diprogressivo approfondimento delle Scritture? Quali testi e in cheordine si possono avvicinare? L’Apostolato Biblico Nazionale haelaborato un percorso, che può utilmente servire a coloro che giàsi sono addentrati nel Nuovo Testamento, seguendo la propostaannuale della Diocesi e che desiderano conoscere anche le ricchezzedell’Antico Testamento e si domandano quali libri accostare.

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    CAPITOLO IV

    L’ANIMATORE BIBLICO

    1.Una figura ministeriale

    41. L’animatore biblico è un/a laica, preparato/a sulla SacraScrittura che offre alla propria comunità il suo carisma umano ecristiano allo scopo di diffondere tra il popolo la lettura, l’ascoltoe la pratica della Parola di Dio, attraverso un servizio svolto neipiccoli gruppi e nelle varie situazioni pastorali.Questo servizio trae la sua efficacia, come ogni ministero nellacomunità, dal contatto vivo e personale con la Parola di Dio, percui l’animatore nel suo servizio di accompagnamento non deve enon può dimenticare che la Parola che annuncia è quella Parolache lui stesso medita e assimila quotidianamente e che lo impegnaa vivere la carità e la comunione nella comunità nella quale svolgeil suo servizio. In altre parole, l’animatore è e rimane sempre“uditore della Parola” per poterla annunciare in modo credibile esignificativo. Pertanto prima di ogni competenza scientifica ecomunicativa, l’animatore biblico è un credente che si sforza divivere guidato e illuminato dalla Parola, vive e matura la sua fedenel dialogo non con un libro ma con la Parola vivente incarnata:Gesù Cristo.La ministerialità dell’animatore e dell’animatrice biblica, anchenella nostra diocesi, è una ministerialità “di fatto”, già viva epraticata da alcuni laici e laiche in diverse comunità parrocchiali.Tale ministerialità “di fatto” prende talvolta visibilità e ufficialitànella figura del lettore istituito. Il ministero del lettorato è unservizio alla Parola di Dio prestato con continuità e stabilità e

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    riconosciuto dal Vescovo e dalla comunità ecclesiale. Ad essopossono e devono ispirarsi tutti coloro che ricevono l’incarico dianimare un centro d’ascolto o un gruppo biblico. Se il ministerodel lettorato è tuttavia riservato ai soli uomini, l’animazione biblicaè un servizio a cui devono cooperare indistintamente uomini edonne, in virtù del Sacramento del Battesimo, origine di ognicarisma e ministero ecclesiale.

    2.Gli obiettivi dell’animazione biblica

    42. Gli obiettivi che si propone un animatore biblico sonochiaramente espressi nella nota della Conferenza Episcopaleitaliana, “La Bibbia nella vita cristiana”(1995):

    • “Aiutare i fedeli a conoscere e leggere personal-mente e in gruppo la Bibbia, nel rispetto della suaidentità teologica e storica”

    • “favorire l’incontro diretto dei fedeli con la Parola diDio scritta, in modo da saper ascoltare, pregare, at-tualizzare e attuare la Parola nella vita quotidiana”.

    • “abilitare ad alcune forme di condivisione biblica,come avviene nei gruppi biblici”(n. 21).

    E’ importante che l’animatore non fornisca soltanto“un’informazione” biblica ma aiuti a comprendere che la Parola èdiretta ad ogni singolo battezzato perché possa nutrire e alimentarela propria vita di fede e creare un dialogo, una relazione con Dio,tenendo conto che la Parola è “impregnata di Spirito Santo”.

    3.Le competenze educative e bibliche dell’animatore

    43. Per svolgere un servizio autentico, occorre che gli animatori

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    acquisiscano attraverso la formazione e l’esperienza la capacità dicoinvolgere tutti nell’ascolto della Parola, rispettando i tempi dimaturazione di ciascuno, ma anche favorendo l’incontro di ciascunocon la Parola che spinge a decidersi per Cristo, a raccontare e aparlare. L’animatore sa porre le domande giuste, riesce a dare laparola a tutti, senza mortificare quanti non hanno capacità diesprimersi e sa aspettare con fiducia il momento opportuno perprecisare o correggere espressioni troppo ardite. L’animatore devesaper parlare alla mente e al cuore, evitando pertanto discorsi troppodifficili che possono mortificare o far sentire inadatti chi ha appenaincominciato il cammino.Nella conduzione dei gruppi biblici l’animatore sa sfruttare lerisorse della psicologia e pedagogia per formare e crescere ilgruppo: impara come tessere le relazioni nel gruppo, coinvolgendotutti nel lavoro, favorendo un clima positivo, incoraggiando, senzafar pesare le incompetenze e le difficoltà di relazione di alcunepersone.Dal punto di vista biblico e teologico, l’animatore ha bisogno diacquisire una competenza, non solo esegetica, ma anche pastorale.Nel documento della CEI, “La Bibbia nella vita cristiana”, sonoricordate alcune norme importanti per svolgere bene il proprioservizio di animatore:- “Ricercare con attenzione il senso letterale od oggettivo del

    testo sacro, evitando decisamente una lettura fondamentalistae ogni altro approccio puramente soggettivo.

    - Prestare attenzione al contenuto e all’unità di tutta laScrittura(confrontando un brano con altri testi della Bibbia) edunque al mistero di Cristo e della Chiesa.

    - Leggere le Scritture nella tradizione vivente di tutta laChiesa.

    - Realizzare il processo di inculturazione e attualizzazione,grazie al quale la Parola di Dio risuona come parola perl’oggi”.(n.17).

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    4.La funzione degli animatori biblici nella comunità cristiana

    44. Il compito particolare e necessario, svolto dagli animatori biblicisarà esercitato soprattutto tramite i gruppi biblici: essi sono lostrumento essenziale per consegnare la Bibbia al popolo, nellacomunità. Non devono essere gruppi specializzati o circoli privatiin cui si discute della Parola di Dio, devono al contrario aiutare ilpopolo di Dio a mettersi in contatto con il testo, a leggerlo anchein famiglia, ad attuarlo nella vita dei partecipanti. Pertanto, ilcompito degli animatori nel gruppo biblico è far risuonare la Parolanell’oggi della situazione concreta, ponendo attenzioneall’ambiente e alla cultura della pagina accostata, spiegandone ilsenso letterale e la collocazione nella storia della salvezza, insintonia con la fede della Chiesa, accogliendo nella preghiera isuggerimenti dello Spirito al fine di cambiare la vita.Il servizio dell’animatore biblico non si esaurisce nel gruppo, main collaborazione con i presbiteri si dilata all’intera comunitàparrocchiale o dell’unità pastorale. Nella prospettiva dellacorresponsabilità, gli animatori spingeranno dunque la comunitàcristiana a far riferimento alle Scritture in tutti i momenti della suavita: nelle riunioni dei gruppi, negli itinerari educativi e nellegiornate di ritiro.

    5.La formazione degli animatori biblici nella comunità cristiana

    45. E’ evidente che un tale servizio richiede un solido camminoformativo. La formazione degli animatori non deve essereapprossimativa, né basata sul carisma personale.Il percorso di formazione al ministero del Lettorato può essereconsiderato in qualche modo paradigmatico in riferimento allecompetenze richieste ad un animatore biblico.

    • Il primo indispensabile apporto è offerto dalla frequenza

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    al primo anno della Scuola di formazione teologica,all’Istituto C. Ferrini. Specialmente attraverso il corso diIntroduzione alla Sacra Scrittura, il futuro animatore biblicoacquisisce le principali conoscenze di base sulla Bibbia.

    • Quanto alla metodologia di lettura e studio sul testo biblico,sempre l’Istituto di Scienze Religiose offre dei seminari,che prevedono un maggior coinvolgimento e l’utilizzo dimodalità più concrete, nell’approccio al testo sacro e nellasua attualizzazione.

    46. Con la frequenza ai corsi del primo anno della Scuola diformazione teologica e ad uno dei seminari di metodologia biblica,la parte fondamentale della formazione di un animatore oanimatrice biblica può dirsi completata. Il ministero del Lettoratoprevede anche una ulteriore serie di incontri formativi offerti dalCentro Diocesano Ministeri.L’aggiornamento e la formazione permanente possono alimentarsiefficacemente con questi appuntamenti:

    • tutti i corsi di Sacra Scrittura che l’istituto prevede nel suopercorso formativo. È bene che un animatore biblico, neltempo, approfondisca progressivamente la conoscenza dellediverse parti dell’Antico e Nuovo Testamento

    • l’Ufficio Servizio Biblico diocesano (USB), incollaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze ReligioseB. Contardo Ferrini, presenta anche iniziative volte adistruire sulla conduzione di un gruppo biblico, quanto allostile e ai tempi di un incontro e quanto alla relazione con ipartecipanti.

    • da ultimo, ma non certo per importanza, l’USB offreannualmente due eventi diversi e complementari fra loro,che hanno come oggetto il libro biblico scelto dalla Diocesiper il corrente anno pastorale. Il primo appuntamento, inun fine settimana di primavera, consiste nella predicazione

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    di un corso di Esercizi Spirituali che abbiano come tema iltesto scritturistico dell’anno pastorale venturo.L’ animazione dei gruppi biblici viene dunque preparatanella e con la preghiera e la meditazione. Il secondoappuntamento, circa all’inizio dell’anno pastorale, consisteinvece in una Tre Giorni di approfondimento più teologico-pastorale sul medesimo libro. Questa doppia offerta riflettei due “polmoni” con i quali l’animatore deve alimentare lapropria competenza, quello della spiritualità biblica e quellodella conoscenza approfondita del testo nei suoi diversiaspetti.

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    Pagina della Bibbia di Borso d’EsteBiblioteca Estense di Modena

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    APPENDICE

    ESPERIENZE IN DIOCESI

    Il vissuto di alcuni gruppi biblici

    Un direttorio prende forma e concretezza se, alla riflessionesistematica, vengono affiancate esperienze concrete, luoghi fisicie pastorali dove la pastorale biblica si va attuando, attraverso lefatiche e le contraddizioni di sempre.Abbiamo privilegiato alcune esperienze, fra le tante possibili chesi potevano scegliere, anche all’interno della stessa comunitàparrocchiale, che, a volte, presenta, nel proprio cammino, piùincontri e con diverse modalità. Sono gruppi biblici allo stessotempo somiglianti e dissimili, per zona geografica, (abbiamoriportato esperienze da ogni zona della diocesi, Città, Bassa,Pedemontana e Montagna) itinerario, storia e stile di conduzione.Ciò che li lega e li accomuna è il tentativo di creare una fedeltàamorosa alla Scrittura, letta, meditata e pregata insieme. Sono latestimonianza concreta di come sia possibile iniziare un camminosulla Bibbia che muova progressivamente ad una lettura assiduadella Parola di Dio. Nella nostra diocesi sono già presenti numerosigruppi che meditano con una certa costanza sulle letture dellaliturgia domenicale, approfondendo quanto l’omelia del presidentenon può considerare. Le esperienze che abbiamo riportato,presentano, nella maggioranza dei casi, un cammino che è ormaigiunto alla lettura continua di un testo della Bibbia. In questo, lepagine che seguono costituiscono un riflesso fedele di quantol’Arcivescovo domanda ad ogni gruppo biblico: passareprogressivamente dalla meditazione sui testi domenicali, allalettura continua di un libro della Scrittura.

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    I. LA CITTA’

    SALICETA S. GIULIANO VIC. “SAN FAUSTINO”

    IN UP CON S. PAOLO E S. RITA

    1. Gli iniziIn una nebbiosa serata autunnale, sul finire degli anni Ottanta, inuna Parrocchia della periferia modenese, venne convocato ilConsiglio Pastorale che aveva all’ordine del giorno la catechesiagli adulti, croce e delizia di ogni Parroco. Ad un certo punto delladiscussione un giovane propose di iniziare a leggere la Bibbia inmodo continuativo con un incontro settimanale; la proposta nontrovò sul momento grosse approvazioni perché già diverse volteerano stati fatti simili tentativi, ma con scarsissimi risultati. Ipartecipanti sembravano un po’ i discepoli di Emmaus, stanchi esfiduciati: “noi speravamo…”.Fu il Parroco che a questo punto rilanciò l’iniziativa nellaconvinzione che essa sarebbe stata spiritualmente utile ai suoiparrocchiani. Affidò la responsabilità di portare a termine l’impresaad un modesto Lettore di origini contadine, il quale si accinse alcompito confidando molto sulla Grazia del Signore e poco sullesue forze.Nonostante le perplessità iniziali un piccolo gruppo di personecominciò a trovarsi e successivamente perseverò in modo tale chea tutt’oggi esso ancora sta continuando il cammino intrapreso allora.Tra le persone in questi anni c’e’ stato un leggero ricambio, ma ilgruppo ha sempre mantenuto la sua caratteristica di apertura versotutti, senza discriminazioni al punto tale che si potrebbero iviapplicare le parole di San Paolo ai cristiani di Corinto: “Consideratela vostra vocazione, fratelli: non ci sono tra voi molti sapientisecondo la carne, non molti potenti, non molti nobili”. Inoltre e’

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    presente nei partecipanti la convinzione che sia proprio la letturacomunitaria che permette a tutti di aprire il cuore e la mente allacomprensione della Sacra Scrittura secondo le parole di SanGregorio Magno: “Molte cose nella Sacra Scrittura che da solonon sono riuscito a capire, le ho capite mettendomi di fronte aimiei fratelli; mi sono reso conto che l’intelligenza mi era concessaper merito loro.”

    2. Ritrovarsi attorno alla Parola di Dio.La metodologia con cui si svolge l’incontro settimanale non sipuò schematizzare in modo ferreo e quindi non può essere definitacome lectio divina con le scansioni proprie di tale lettura; ma, apartire da questo modello il gruppo ha adattato la struttura dellariunione a ciò che poteva portare maggiori frutti alla propria vitaspirituale.Il momento di preghiera che apre l’incontro non ha mai avutouna struttura fissa con il passare degli anni, anche perché esso si èspesso collegato a ciò che la Parrocchia o la Diocesi indicavanocome tema generale dell’anno. E’ stata privilegiata la recita deiSalmi, preghiera di Israele e della Chiesa, ma hanno trovato postoanche altre preghiere, ad esempio quella composta dal nostroArcivescovo in occasione dell’inizio del cammino della Missionea Modena. Con questo momento iniziale i cristiani invocano loSpirito Santo perché apra loro il cuore e la mente alla comprensionedella Parola di Dio. La preghiera conclusiva invece ha assuntospesso la caratteristica di preghiera di intercessione per le necessitàspirituali e materiali della Parrocchia e dei singoli componenti delgruppo.Dopo il momento iniziale si legge il brano biblico previsto per laserata e la scelta è sempre stata fatta con il criterio della lectiocontinua di un libro dell’Antico o del Nuovo Testamento. Non èmai stata fatta la scelta di leggere i testi biblici della Domenica,anche se tale scelta viene fatta da tanti gruppi anche nella nostra

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    Diocesi. Si tratta in definitiva di sensibilità diverse nell’approccioalla Sacra Scrittura.

    3.Fides ex audituNell’esperienza che qui stiamo raccontando si attribuisce moltaimportanza alla lettura, fatta a voce alta, del brano biblico. Si trattainfatti di fare in modo che ogni parola del testo raggiunga nelprofondo la nostra persona perché in quel momento il Signorecomunica la “buona notizia” ad ognuno dei presenti. Questa è unalettura che esige capacità di interiorizzazione, affinché la Parola sidepositi e si radichi nel cuore umano ed esige perseveranza, cioèquotidiano rinnovamento dell’attitudine di ascolto, capacità didurare, di rimanere nel tempo, perché la fede non è l’esperienza diun’ora della vita, bensì dell’intera esistenza.Di fronte a colui che legge ci sono gli uditori della Parola nellaconsapevolezza che la fede nasce dall’ascolto (Romani 10,17).Nella vita spirituale si cresce man mano che si scende nelleprofondità dell’ascolto. Ascoltare significa anche fare spazioall’Altro affinché il Verbo venga a dimorare tra di noi.(Gv.1,14)Terminata la lettura colui che guida l’incontro cerca di faremergere dal testo il suo messaggio, tenendo conto possibilmentedel lavoro fatto dagli esegeti. In altri termini si ricerca ciò che iltesto “dice”, senza arrivare subito a ciò che il testo “ mi dice” . Avolte si incontrano gruppi nei quali questa fase di interpretazionedel testo viene saltata per giungere immediatamente alleconclusioni: “a me questa Parola dice”; però in questa maniera sirischia di far dire alla Sacra Scrittura cose che l’Autore biblicomai si è sognato di pensare, oppure di dare importanza al nostroatteggiamento psicologico e non alla Parola che ci istruisce.Nel compiere questo lavoro il Lettore che spiega la pagina biblicanon è chiamato a compiere un’operazione culturale, bensì spirituale,tenendo presenti le parole del Beato Francesco da Siena: “Nonl’erudizione, ma l’unzione; non la scienza, ma la coscienza; non la

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    carta, ma la carità”.

    4.Prendere la ParolaA questo punto i partecipanti iniziano ad intervenire proponendoa tutti le loro riflessioni riguardo il testo che è stato letto. A volte sitratta di una meditazione, a volte di una risonanza, a volte di uninterrogativo a cui il singolo non riesce a dare risposta e quindiinterpella il gruppo. Anche in questo caso non esistono regoleferree: siamo nel momento in cui la persona manifesta ciò che laParola di Dio “a suo parere” significa.Questa fase dell’incontro, che si potrebbe definire in tanti modi,mi piacerebbe nominarla come il “prendere la Parola”. Infattitra le cose principali che il Concilio Vaticano II ha fatto c’è statosenz’altro il restituire a tutto il popolo cristiano la Sacra Scrittura,libro rimasto quasi sigillato per secoli, affinché esso se ne riapproprie ne faccia il nutrimento della sua vita spirituale. Allora in un gruppodi lettura biblica occorre prendere la parola per manifestare ilproprio pensiero secondo ciò che lo Spirito suggerisce, ma ipartecipanti sono chiamati anche a prendere “la Parola” perché laChiesa, Madre e Maestra, ha rimesso la Bibbia nelle nostre mani.Naturalmente a volte succede che qualcuno prenda la parola conbuone intenzioni, ma non intenda restituirla agli altri ( e intanto iminuti passano… ): allora è compito di colui che guida la seratamoderare i troppo loquaci.Terminata questa fase l’incontro si chiude con la preghiera finale,delle cui caratteristiche abbiamo riferito sopra, e i componenti sisalutano nella convinzione di ritrovarsi dopo una settimana perprovare a proseguire il cammino.

    5.ConclusioneQuesta esperienza, proveniente da una piccola realtà parrocchiale,non viene qui raccontata perché sia particolarmente importante operché sia di insegnamento agli altri. Tutti possono notare che è

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    un’iniziativa carente in alcuni punti (manca uno spazio di silenzio,manca l’attualizzazione e mancano altri elementi) e certamentenon ha nulla da dire a coloro che già si ritrovano a leggere la Bibbia.In definitiva penso che queste poche righe saranno di una qualcheutilità se in una comunità cristiana (parrocchiale o non) qualcuno,preso il coraggio a due mani, spingerà i fratelli nella fede acominciare un itinerario di lettura della Sacra Scrittura invocandoil Signore: “ Parla, perché il tuo servo ti ascolta”(1 Sam. 3,10).

    Ettore Cambi, lettore

    SAN PAOLO VIC. “SAN FAUSTINO

    IN UP CON SALICETA E S. RITA

    Nella nostra diocesi, da diversi anni, si sta insistendo sull’impor-tanza della lettura della Parola di Dio, affinché essa possa diventa-re sempre di più uno strumento per la formazione e la crescitadelle nostre comunità parrocchiali.Così, anche se con timore e con il desiderio di imparare, anchenella parrocchia di San Paolo ci siamo buttati dentro a questaesperienza. Hanno aperto il cammino alcuni cicli di conferenzebibliche, indirizzate prima alla sola parrocchia e poi all’UnitàPastorale, sul libro della Scrittura indicato dalla diocesi perquell’anno pastorale e altri testi centrali dell’Antico e NuovoTestamento. Da lì abbiamo continuato proponendo, inizialmentenei “tempi forti” dell’anno liturgico, una lettura della Bibbia chefosse più assidua e mirata non solo ad istruire sul testo sacro, maad incidere sul vissuto concreto.Ci rendiamo conto che è un cammino appena iniziato, eppure ognivolta che ci siamo incontrati abbiamo sperimentato che il Signore

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    è vicino e che la sua Parola ha «preso vita» negli interventi e nelleesperienze dei presenti.Senza rendercene conto, si è creata una comunione vera dove illegame era dato dalla Parola di Dio, letta e meditata insieme.Accanto alla gioia, abbiamo anche sperimentato molti dubbi, maci siamo subito accorti che alcuni di questi erano dovuti al fattoche vorremmo già essere giunti alla mèta, già essere perfetticonoscitori della Scrittura.Non ci lasciamo, tuttavia, scoraggiare, anzi don Angelo, il nostroparroco, ci ha ulteriormente stimolato: «Bisogna che questi incontriabbiano una cadenza settimanale, perché soltanto così potremorenderci familiari con la Parola».Siamo convinti che questa sia una scelta vincente e che dia lapossibilità, a tutti coloro che lo desiderano, di confrontarsi inmaniera semplice ma efficace con la Parola di Dio.Concretamente la struttura che stiamo proponendo è la seguente:- l’ incontro ha cadenza settimanale;- abbiamo scelto la lettura continuata di un libro della Scrittura (inquesto anno pastorale seguiamo gli Atti degli Apostoli);- gli incontri si sviluppano a partire da tre domande: «che cosadice il testo in sé»; «che cosa dice il testo a ciascuno»; «che cosachiede il testo a ciascuno»;- dopo tre incontri, uno viene dedicato alla celebrazione della Parolapreparata sui testi e sui temi dei precedenti tre incontri.Pensiamo sia importante “masticare”, per così dire, tre volte laParola di Dio e poi, la quarta volta, celebrarla per “ruminarla”nella liturgia.Siamo aiutati in questo cammino dai sacerdoti della nostraparrocchia e da alcuni laici preparati. Infatti, alla prima domandasul senso letterale del testo, «risponde» un laico, ambientando ilbrano nel contesto storico e culturale e proponendo alcuneprovocazioni.Seguono le riflessioni dei partecipanti e l’esposizione di eventuali

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    dubbi. Abbiamo notato che è necessario, per lavorare bene, operarecon gruppi non troppo numerosi, di dieci o dodici persone. Il primomomento e quello conclusivo vengono vissuti insieme con tutti ipartecipanti.Vorremmo che si potesse così realizzare il versetto del Salmo chedice: «Com’è bello e come dà gioia che i fratelli stiano insieme».

    Fausto Pitzalis

    S. GIOVANNI BOSCO VIC. S. FAUSTINO

    Da 14 anni è iniziato un itinerario di fede per i giovani e per gliadulti basato sulla lettura della Parola.Buona parte dei partecipanti è rappresentata da persone cresciutein ambito parrocchiale, ma si sono uniti via via altri, anche piùlontani da esperienze ecclesiali.Il metodo seguito è quello della lectio continua, affrontando perintero ogni anno uno o due libri della Bibbia, senza ometternealcuna parte, anche quando sembravano testi lontani dalla nostrasensibilità, per abituare a cogliere l’unità del discorso della Scritturae facendo un atto di fede preliminare nella presenza dello Spiritoin ogni parola della Scrittura. Dobbiamo riconoscere che il Signoreha dato luce!!Si sono letti libri dell’AT e del NT , sottolineando lacomplementarità dei due testamenti per la piena comprensione delMistero del Cristo. Si fa abitualmente precedere alla lettura di unlibro una adeguata presentazione e durante la lettura si sono taloraforniti sussidi scritti per aiutare la comprensione del brano dellasettimana.Dopo una breve preghiera comune, gli incontri iniziano con unaesposizione del contenuto teologico del testo, nello sforzo di capirequello che il testo intende principalmente dire, ponendolo nel

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    contesto più ampio della Scrittura anche con l’aiuto dei passiparalleli. Ne segue, nella riflessione comune, l’approfondimentodel senso spirituale, con l’individuazione via via di vari temiinerenti la vita cristiana quali ad esempio:-la centralità e la dignità della vita battesimale-il mistero della Chiesa e la vita sacramentale-l’Eucarestia come vertice e fonte della vita ecclesiale-la Tradizione ed i Padri della Chiesa-il Salterio e la liturgia delle ore-la verginità per il Regno, il fidanzamento ed il matrimonio inCristo-il lavoro ed il rapporto con i beni materiali-l’ecumenismo

    Gli incontri si chiudono con una serie di intenzioni di preghieraproposte dai partecipanti, spesso suggerite dall’incontro con il testostesso.Dalla frequentazione con la Bibbia è nata anche l’esperienza dellaliturgia della Parola il sabato sera in quaresima ed in avvento. Siinizia con un lucernario in cui si proclamano testi che celebrano laResurrezione del Signore, per sottolineare il significato delladomenica come Pasqua ebdomadaria. Poi vengono lette le letturedomenicali. Segue di solito una breve omelia che presenta i temidella domenica e si conclude con le preci dell’assemblea.

    Andrea Venuta diac., Francesco Melandri diac., Enrica Bedini

    S. GIUSEPPE (TEMPIO) VIC. “CENTRO STORICO”

    Iniziai gli incontri sulla Scrittura al Tempio nell’ 87 su richiestadel parroco don Geminiano. Alcuni giovani lo avevano sollecitato

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    per il desiderio di leggere la Parola di Dio. Da allora gli incontrisono continuati con cadenza settimanale da settembre ad aprile-maggio.Nel ‘ 92 si unì la parrocchia del Sacro Cuore ( Sacca) e nel ’93anche S. Giovanni Evangelista.Vi hanno partecipato persone diverse, soprattutto giovani all’inizio,poi specialmente adulti. Gli incontri hanno avuto nelle persone lasorte che tante volte ha il rapporto con la Parola di Dio: grandeentusiasmo iniziale, perchè la Scrittura ha una sintonia congenitacon il cuore dei battezzati, in cui parla lo stesso Spirito che è nellaParola; fatica successiva, legata al fatto che la Parola di Dio nonva solo ascoltata, ma deve provocare uno scatto di conversione.Il gruppo attualmente è di 15-20 persone, in passato anche di 30.Se c’è uno solo che parla vanno bene anche numeri maggiori, seinvece si vuole una partecipazione corale, questo è un buon numero.La struttura è sempre stata simile. Un momento di preghiera iniziale(l’invocazione allo Spirito con la Sequenza, detta o cantata, e unsalmo in lettura continua); la lettura del brano del giorno; laspiegazione introduttiva; il commento dialogato e le osservazionisu ciò che il testo suggerisce ai partecipanti; alcune preghierespontanee partendo dalle sollecitazioni nate dall’ascolto; il Padrenostro e la benedizione.Il taglio è stato sempre quello di una lettura pregata della Scritturapartendo dal convincimento che è solo lo Spirito che può dare unavera comprensione.Il brano è sempre un testo in lettura continua, negli ultimi anni illibro che viene proposto dalla diocesi. Leggiamo un capitolo pervolta, privilegiando il fatto che negli anni chi partecipa possa avereun contatto ampio con la Scrittura. La lettura continua aiuta di più, rispetto alle letture della domenica, a mettersi in un cammino disequela del Signore che parla.La spiegazione, fatta a una o due voci, serve per introdurre e perfar capire il testo: dura circa 20-30 minuti. Non è una spiegazione

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    versetto per versetto, che richiederebbe più tempo togliendolo aldialogo biblico, o brani più brevi a scapito di un’immersione ampianella Scrittura.Le osservazioni personali dei partecipandi aiutano la comprensionedel testo, sollecitano a esprimere la propria fede e questo aiuta acrescere in essa, a edificare quella degli altri e a desiderare unannunzio anche a chi non partecipa.Le preghiere al termine dell’incontro applicano alla propria vita,alla vita della Chiesa e del mondo ciò che si è ascoltato: si chiedeal Signore di compiere ciò che ci ha mostrato.La presenza del parroco agli incontri ha fatto sì che essi siano partecostitutiva della vita parrocchiale: la parrocchia offre ai battezzatile due mense a cui essi possono nutrirsi, l’Eucaristia e la Parola.Infatti tra gli ostacoli che ci possono essere alla prosecuzione degliincontri biblici ci può essere proprio il fatto che vengono sentiticome il pallino di qualcuno e non come l’offerta indispensabileper tutti.

    Claudio Barbari diacono

    II. LA MONTAGNA

    Da circa 15 anni un piccolo gruppo di persone, una decina, siincontra regolarmente insieme al parroco, don Domenico Merciari,a leggere la Scrittura.

    1. Breve storia

    L’inizio è avvenuto in modo singolare: una signora semplice, maprofonda, venuta alla fede da pochi anni, chiese con insistenza chequalcuno l’aiutasse a leggere la Bibbia, perché lei, avendo provato,“non ci capiva niente”. Fu così che, accogliendo questa esigenza,

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    cominciammo a riunirci in tre-quattro persone, a cui pian piano sene aggiunsero altre.Gli incontri fin da subito ebbero frequenza settimanale: nei primianni si sono lette le letture della domenica e questo ha avuto unduplice vantaggio: di accostarci alla Scrittura, ma anche di farcivivere il giorno del Signore e la messa domenicale con unapartecipazione molto più grande. Pian piano però abbiamo capitoche per comprendere un brano (soprattutto dell’Antico Testamento,ma non solo) è necessario conoscere il suo contesto, cioè ilsignificato e il messaggio di tutto il libro da cui è tratto: è così chesi è passati alla lettura continua di un intero libro. Dicendo “intero”,intendiamo dire leggerlo senza saltare nessun capitolo e nessunversetto, per quanto difficile o poco attuale possa apparire. Ci sonoanche stati momenti di difficoltà, ma ci ha sostenuto la fede nelfatto che tutta la Scrittura è Parola di Dio, ispirata dallo Spirito.Abbiamo sperimentato che ad un ascolto umile ed attento non puòmancare la luce di comprensione che lo stesso Spirito concede achi persevera. Nel nostro ciclo di letture abbiamo privilegiato il NuovoTestamento (Atti, i 4 vangeli, diverse lettere), ma ci siamo cimentatianche con alcuni libri dell’Antico: Esodo, Osea, Deuteroisaia, Salmi.

    2. Metodo dell’incontro

    L’incontro è caratterizzato da una grande semplicità e non c’èalcuna pretesa di spiegare e capire tutto: nel tempo, continuando aleggere, si sono illuminate anche parti che erano rimaste piùnell’ombra.Un grande impulso agli incontri è sempre stato dato dal parroco, ilquale con sollecitudine e costanza invita a partecipare a questiincontri e li incoraggia in ogni modo. All’inizio dell’anno pastoraleinvita una persona dell’Ufficio Biblico a fare l’introduzione al libroche si è scelto, poi acquista vari commenti che distribuisce tra i

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    partecipanti, in modo che ognuno si impegni non solo a leggere ilbrano della settimana, ma anche si sforzi di comprenderlo conl’aiuto di questi sussidi. L’incontro cerca di seguire il metodo dellalectio divina, cioè inizia e si conclude in un clima di preghiera.Si comincia con la recita di tre salmi (anch’essi in lettura continua),l’invocazione dello Spirito Santo, quindi la lettura del brano, chegeneralmente è un capitolo. Poi ogni partecipante dà il suocontributo alla comprensione del testo riportando il frutto dellasua riflessione o delle cose lette nei commenti; si pongonointerrogativi, ci si confronta con la propria vita e si termina ancoracon la preghiera. Un altro elemento importante è che gli incontrisi svolgono tutto l’anno, senza alcuna interruzione, nemmenoestiva: anzi in estate può succedere che si aggiunga qualche“villeggiante.Dobbiamo testimoniare che da questa fedeltà è venuto a tutti noiun frutto abbondante: un forte amore per la Scrittura e la certezza,confortata dall’esperienza, che da lì vengano la luce e la forza percrescere nella vita cristiana.A tutto questo si aggiunge il conforto che ci viene dalla comunionecon chi, all’inizio, ha chiesto questi incontri, e che ora in cielogode certo della comprensione piena della Parola di Dio.

    Loretta Mattioli

    III. LA BASSA

    SANTUARIO DI S. CLEMENTE,PARROCCHIA DI BASTIGLIA,UP BOMPORTO, SORBARA, BASTIGLIA.

    Per fortuna, o ancor meglio per grazia, siamo stati guidati all’ascolto

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    della Parola di Dio fin da ragazzini, quando iniziammo a leggerein chiesa durante la Messa domenicale. Per svolgere meglio questoservizio, i nostri animatori ci invitarono ad incontrarci ogni sabatopomeriggio per “provare” le letture ed approfondirne il significato.Da allora sono passati parecchi anni, siamo cresciuti e con noi ècresciuto anche il nostro rapporto con la Parola di Dio.Dobbiamo ammettere che la grazia di Dio è stata veramenteabbondante con noi, per cui dopo questo piccolo sempliceapproccio, l’incontro con la spiritualità dei Servi di Maria ci hapermesso di iniziare un cammino basato proprio sul confronto conla Parola di Dio. E’ grazie alle suore Serve di Maria (presenti nellanostra parrocchia d’origine ed in altre realtà diocesane) che abbiamoiniziato l’esperienza della Lectio Divina, pratica tipicamentemonastica, ma che si è rivelata importante ed efficace anche pernoi famiglia.Così, ancora fidanzati, insieme ad altre coppie e ad alcune suore,abbiamo iniziato ad incontrarci ogni settimana per ascoltare epregare la Parola di Dio e per confrontarci con essa.E’ stato bello ed importante sperimentare che la Parola di Dio èdavvero viva ed efficace, che produce frutto e che risponde alledomande della nostra vita guidandoci nelle scelte più importanti,non ultima quella di diventare famiglia. Come famiglia abbiamosentito l’esigenza di continuare nella nostra casa la pratica dellaLectio Divina, proprio perché volevamo che fosse ancora ilSignore ad indicarci la via da seguire.La scelta di fare la Lectio Divina in casa (aprendola a quantivolessero condividerla con noi) ci è sembrata una veraprovocazione ed un importante stimolo. Perché, infatti, proprioin casa?Prima di tutto perché la famiglia è cellula di quella comunitàcristiana che è la parrocchia, è la diocesi, è la Chiesa universale.La famiglia è dunque una piccola Chiesa domestica, nella qualela preghiera e l’ascolto della Parola di Dio devono ritmare la

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    vita quotidiana.In famiglia perché è proprio nella ferialità che dobbiamo fareentrare il Signore, con le gioie e con le fatiche di ogni giorno, enon solo in luoghi e tempi a Lui riservati.Nelle case perché ogni famiglia ha bisogno di sfruttare imomenti e gli spazi più adatti per lei all’incontro con il Signore.Ancora, in famiglia perché è lì che vivono i nostri bambini epossono così crescere alla presenza del Signore ed acquisirecon Lui un rapporto amicale e confidenziale.In famiglia perché chiunque entri nelle nostre case possapercepire la presenza del Signore, anche solo dai piccoli segniche sentiremo il bisogno di esporre, per ricordarci del tempoliturgico in cui ci troviamo e degli interventi speciali che ilSignore compie nella nostra storia particolare.

    Ogni Lectio divina inizia con una invocazione allo Spirito Santo(possibilmente adatta al testo su cui si pregherà o al momentoliturgico) perché scenda sui presenti ed apra i loro cuori e leloro menti ad un ascolto sincero della Parola che verràproclamata. Segue la lettura del testo: possono essere le letturedella domenica successiva o la lettura continuata di un testobiblico (LECTIO: Dio mi parla: che cosa dice?). Dopo qualcheminuto di silenzio in cui ognuno rilegge personalmente edinteriorizza il testo, chi guida fa una breve presentazione delbrano scelto, collocandolo nel contesto storico cui si riferisce,nel testo biblico da cui è tratto e nel tempo liturgico per cui èstato scelto. A questo segue un momento di condivisione in cuiognuno dei presenti, liberamente, può contribuire alla riflessioneriferendola alla propria vita personale o a quella della comunitàe cercando stimoli per applicare la Parola ascoltata alla propriaesperienza (MEDITATIO: che cosa dice questa Parola a me?).Infine presentiamo al Signore alcune preghiere scaturite dalleriflessioni precedenti (ORATIO: ora sono io che parlo con Dio:

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    che cosa mi fa dire la Parola a Dio?). Dopo una preghieracollettiva conclusiva (che può essere un Salmo o un’altrapreghiera adatta) e la benedizione la Lectio Divina continuanella nostra vita; la Parola di Dio è entrata in me e miaccompagna per tutta la settimana (CONTEMPLATIO: viverealla presenza di Dio).Inutile negare che l’impegno della Lectio Divina in certimomenti per una famiglia diventa particolarmente oneroso, maè anche vero che nella coppia la presenza della Parola di Dio èun forte collante.L’intento è quello di permettere ad un numero sempre maggioredi persone di avere questa familiarità con la Parola di Dio. Inun certo senso ogni nostra abitazione diventa così luogo diincontro della comunità, nel tentativo di realizzare la pienacomunione con Dio e con i fratelli, secondo l’insegnamento diAtti 2, 42-48: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degliapostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nellepreghiere (…). Tutti coloro che erano diventati credenti stavanoinsieme e tenevano ogni cosa in comune (…). Ogni giorno tuttiinsieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casaprendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dioe godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ognigiorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.”A fianco di questo percorso settimanale, organizziamo ancheuna serie di incontri biblici, nelle sale adiacenti al santuario,che hanno luogo a inizio e fine dell’anno pastorale. Hanno comeoggetto il Vangelo della liturgia festiva, altri libri della Scritturao temi di carattere biblico. Sono incontri aperti e partecipati datutte e tre le comunità parrocchiali che fanno parte dell’UnitàPastorale.

    Francesco e Lara Panigadi

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    IV. LA PEDEMONTANA

    PARROCCHIA DI FIORANO

    Essendo stato invitato a presentare la realtà della mia Parrocchia,mi è facile descrivere la “fotografia” dell’esistente. Sono 3 glisviluppi, ormai consolidati, di quello che solo da pochi anni vienedescritto come “Apostolato Biblico” :1) il “Vangelo nelle famiglie” ( o Centri d’ascolto)2) i Corsi biblico-pastorali;3) la Lectio Divina; ; realtà, credo, presenti in molte altreParrocchie.La particolarità è forse stata la maturazione cronologica di queste3 esperienze ed il loro essere presenti ormai da decenni nella nostraParrocchia…..non so con quali frutti…: all’inizio il Vangelo nelleFamiglie (1981); poi i Corsi Biblici (1989), infine la Lectio Divinadal 1997.

    1)