le διδασϰαλιϰαί nella ricerca attuale

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Le διδασϰαλιϰαίnella ricerca attuale Author(s): Marco Bergamasco Source: Aegyptus, Anno 75, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1995), pp. 95-167 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41216911 . Accessed: 15/06/2014 09:45 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus. http://www.jstor.org This content downloaded from 188.72.127.79 on Sun, 15 Jun 2014 09:45:57 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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Le διδασϰαλιϰαίnella ricerca attualeAuthor(s): Marco BergamascoSource: Aegyptus, Anno 75, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1995), pp. 95-167Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41216911 .

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Le SiSocaxocXixoct nella ricerca attuale

Premessa. - 1.1 documenti e la loro tipologia p. 96. - 2. I mestieri p. 104. - 3. Le parti e gli accordi contrattuali p. 106. - 4. Gli apprendisti p. 123. - 5. La circolazione del denaro: tasse, spese, compensi p. 134. - 6. Econo- mia e società nelle 8i8ocaxaXixat p. 150. - Prospetto dei documenti p. 162.

Premessa.

I contratti di tirocinio conservati dai papiri dell'Egitto greco e romano costituiscono una categoria di fonti di straordinario interes- se, poiché con la loro testimonianza diretta, la sola su questa realtà del mondo antico, si prestano ad un'indagine approfondita ed estesa del fenomeno non priva di implicazioni sociali ed economiche. La documentazione disponibile, seppure non cospicua, consente di defi- nire con precisione le modalità e le caratteristiche del sistema di ti- rocinio allora in uso e regolato da norme consuetudinarie, e di deli- neare Г articolata realtà artigianale che si riflette nelle differenti di- sposizioni contrattuali.

II termine corrente StSaaxocXixrj, talvolta attestato in calce al do- cumento stesso, è stato assunto dagli studiosi all'inizio del secolo nella sua accezione tecnica per designare l'accordo concluso tra pri- vati, in virtù del quale il maestro è tenuto ad insegnare entro un determinato periodo la propria arte о mestiere al giovane collocato come apprendista (1). Fatta salva l'eccezione di tre casi, nei quali si contempla l'insegnamento di una disciplina liberale, tutti i docu- menti si riferiscono alla professione di artigiani, perlopiù tessitori, i quali stabiliscono con la controparte - il genitore-tutore-proprieta- rio dell'apprendista - i reciproci obblighi contrattuali, in vista del- la regolarità e della completezza del tirocinio.

Gli studi sulle 8i8ocaxaXixou si datano tutti entro la prima metà del nostro secolo: dopo Berger, che si occupò esclusivamente del

(1) Per una storia degli studi sulle SiSaaxocXixou: v. A. Zambón, AtSocaxoc- Xixai, « Aegyptus » 15 (1935), pp. 3-15.

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96 MARCO BERGAMASCO

problema della loro classificazione giuridica (2), Westermann dedicò nel 1914 un breve articolo al sistema di tirocinio documentato nelle nove SiSocaxocXixoct edite fino ad allora (3). Ma la sola indagine siste- matica rimane tuttoggi quella realizzata nel 1935 da Zambón, la quale attraverso Tesarne dei ventuno documenti disponibili poté ac- curatamente individuare la tipologia delle 8i8ocaxocXixou (4). Sull'ar- gomento infine ritornò nel 1958 Herrmann, che partendo dall'anali- si delle clausole di ventisei contratti riformulò la questione della lo- ro classificazione giuridica (5). Altri studiosi si sono occupati del problema, in margine a trattazioni di carattere più ampio (6): in particolare E. Wipszycka ha dedicato, nel suo interessante volume sull'industria tessile in Egitto, un intero capitolo all'organizzazione della predetta attività, ponendo in rilievo la dimensione domestica dell'artigianato, entro la quale si circoscrive l'esperienza degli ap- prendisti. Benché negli ultimi decenni il numero delle 8i8ocaxocXixat pubblicate si sia accresciuto notevolmente, non si registra tuttavia alcuno studio specifico, che aggiorni le nostre conoscenze.

1. I documenti e la loro tipologia.

Documento Datazione Arte oggetto del Provenienza tirocinio

1. P Heid. 226 2. BGU IV 1124 3. a, b. BGU IV 1125 4. P Mich. V 346 a 5. P Mich. V 346 b

2 15/2 13 a 18a 13a 13 p 16 p

arte medica fabbricazione dei chiodi auletica tessitura mestiere del muratore

? Alessandria Alessandria Tebtynis Tebtynis

(2) v. A. Berger, Die Strafklauseln in den Papyrusurkunden, Leipzig 1911, pp. 169-171.

(3) v. W.L. Westermann, Apprentice Contracts and the Apprentice System in Roman Egypt, « Classical Philology » 9 (1914), pp. 295-315.

(4) v. A. Zambón, op. cit., pp. 3-66; inoltre: v. Ead., Ancora sulle òiòa- axaXixaí, « Aegyptus » 19 (1939), pp. 100-102.

(5) v. J. Herrmann, Vertragsinhalt und Rechtsnatur der AiòaoxaXixaí, «JJP» 11-12 (1958), pp. 119-139.

(6) v. В. Adams, Paramone und verwandte Texte, Berlin 1964; M.V. Bi- scottini, U archivio di Thryphon tessitore di Ossirinco, «Aegyptus » 46 (1966), pp. 65-66; S. Calderini, Ricerche sull'industria e il commercio dei tessuti in Egitto, « Aegyptus » 26 (1946), pp. 19-21; J. Hengstl, Private Arbeitsverhältnis- se freier Personen in den hellenistischen Papyri bis Diokletian, Bonn 1972; А.Сн.

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LE Д1ДАЕКАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 97

6. P Oxy. II 322 7. P Mich. II 121 recto II, 8 8. P Fouad. I 37 9. P Mich. Ill 170

10. P Osi. Ili 141 11. P Wise. I 4 12. P Oxy. Hels. 29 13. P Mich. Ill 171 14. PSI X 1132 15. P Mich. Ill 172 16. PSI Vili 871 17. P Oxy. II 275 18. P Oxy. XLI 2971 19. P Heid. IV 326 20. P Heid. IV 327 21. SB XII 10946 (7) 22. P Tebt. II 442 23. P Tebt. II 385 24. P Ross. Georg. II 18. 450 25. St. Pal. XXII 40

26. P Oxy. IV 724 27. P Vars. s.n. 7 (8)

28. P Oxy. IV 725 29. P Grenf. II 59

30. P Oxy. XLI 2988 31. PSI X 1110, verso 1(9) 32. P Oxy. XIV 1647 33. BGU XI 2041 34. P Oxy. XXXVIII 2875 35. P Oxy. XLI 2977 36. P Oxy. XXXI 2586

36 p 42 p 48 p 49 p 50 p 53 p 54 p 58 p 61 p 62 p 66 p 66 p 66 p 98 p 99 p 98-117p 113 p 117P 140 p 150 p

155 p 170p

183 p 189 p

II p 150-200 p fine II p 201 p inizio III 239 p 264 p

tessitura tessitura tessitura del lino seduta tessitura tessitura tessitura tessitura tessitura intrecciatura di stuoie tessitura arte del fabbro tessitura tessitura p abbellimento funebre p tessitura tessitura p tessitura

stenografia tessitura

tessitura tessitura

stenografia intrecciatura di stuoie tessitura tessitura

p mestiere del muratore cardatura della lana tessitura del lino

Ossirinco Tebtynis Ossirinco Ossirinco Karanis Ossirinco Ossirinco Ossirinco Talei Ossirinco Ossirinco Ossirinco Ossirinco Ankyron Ankyron Ossirinco Tebtynis Tebtynis Arsinoite Soknopaiou Nesos Ossirinco Ptolemais Drymou Ossirinco Soknopaiou Nesos Ossirinco Theogonis Ossirinco Arsinoite Ossirinco Ossirinco Ossirinco

Johnson, Roman Egypt to the Reign of Diocletian, Baltimore 1936, pp. 388-391; R. Taubenschlag, The Law of the Greco-Roman Egypt in the Light of the Papyri, Warszawa 1955; W.L. Westermann, The Paramone as General Ser- vice Contract, « JJP » 2 (1948), pp. 9-50; J.G. Winter, Life and Letters in the Papyri, Michigan 1933, p. 71; E. Wipszycka, L'industrie textile dans l'Egypte romaine, Warszawa 1965, pp. 58 sgg.

(7) P Ifao inv. 339. (8) v. R. Böhm, La Aiòaaxahxrj de Varsovie, « Aegyptus » 34 (1954), pp.

231-249; L. Cohn Haft, A Note on the AiòaaxaXixaí and a Correction in the Reading of P Vars. ser. nov. 7, « Aegyptus » 37 (1957), pp. 266-270.

(9) v. R. Pintaudi-P.J. Sijpesteijn, « ZPE » 90 (1992), pp. 227-229.

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98 MARCO BERGAMASCO

37. SB XVIII 13305 (10) 271 p tessitura Karanis 38. BGU IV 1021 IIP cardatura della lana Ossirinco 39. PSI III 241 IIP tessitura Antinoopolis 40. P Aberd. 59 IV-VP ricamo Panopolis

(?) 4L SB XIV 11982 (11) 554 p ricamo in oro Ossirinco 42. P Lond. 1706 VP ? Aphrodito

Per lo studio del sistema di tirocinio nell'Egitto greco e romano disponiamo attualmente di 42 documenti, tutti di età romana, tran- ne il più antico di essi, di età tolemaica - n. 1 - (12), e gli ulti- mi tre del nostro elenco, di età bizantina - nn. 40, 41, 42 - , dei quali venti provengono da Ossirinco (13), quattordici dalTArsi- noite (14), sette da località differenti: Alessandria (nn. 2, 3 perve- nuti in cartoni di mummia trovati ad Abusir el Melek), Ankyron (nn. 19, 20), Antinoopolis (n. 39), Panopolis (n. 40), Aphrodito (n. 42).

La maggior parte dei documenti di Ossirinco è stata redatta nella forma deiró(JLoXoyta oggettiva reciproca (15); soltanto tre sono stati compilati nella forma del xetpóypa<pov (nn. 8, 26, 41) (16). Nei documenti che provengono dairArsinoite la forma di contratto consueta è quella narrativa (17); Túnico chirografo pervenuto è il n. 33; nel n. 4 la dichiarazione è resa da uno solo dei contraenti, ovvero dal maestro tessitore, il cui nome al nominativo è seguito da ó[xoXoy¿ó, che introduce la serie di clausole. Quanto alle StSoc-

(10) P Mich. inv. 5191a. (11) PSI inv. 195. (12) Sul sistema di tirocinio in età tolemaica: v. A. Zambón, op. cit.,

pp. 18-19. (13) nn. 6, 8, 9, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 21, 26, 28, 30, 32, 34,

35, 36, 38, 41. (14) Da Tebtynis: nn. 4, 5, 7, 22, 23; da Karanis: nn. 10, 37; da Sok-

nopaiou Nesos: nn. 25, 29: da Talei: п. 14; da Ptolemais Drymou: n. 27; da Theogonis: n. 31; da una località imprecisata: nn. 24, 33.

(15) nn. 6, 11, 12, 17, 18, 21, 28, 32, 34, 35, 36, 38. (16) II n. 30 è il frammento di un contratto di apprendistato concluso

con uno stenografo. La formulazione delle clausole nelle righe conservate ci consente agevolmente l'accostamento del nostro documento al n. 26, l'altro contratto concernente la stenografia redatto nella forma di chirografo: è possi- bile dunque che il n. 30 fosse un chirografo indirizzato al maestro stenografo.

(17) nn. 7, 10, 14, 22, 2Ъ, 25, 21, 29, 37.

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LE А1ДАЕКАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 99

axocXtxocí di differente provenienza, i nn. 2, 19, 20 sono аоух^РЛ" aeiç, i nn. 3, 39 chirografi (18).

A prescindere dalla località di provenienza, e quindi dalla diffe- rente forma della redazione, il formulario rimane pressoché identico e consente pertanto di delineare una tipologia delle SiSaaxocXixoci. All'intestazione del documento, nella quale vengono presentati i contraenti, segue una prima parte, in cui il genitore-tutore-proprie- tario espone i termini dell'accordo, dichiarando di avere collocato un giovane minorenne presso il maestro artigiano per Г apprendi- mento di un'arte о di un mestiere entro un determinato periodo. Si fa riferimento alla disponibilità ed all'impegno richiesti all'apprendi- sta e alle penalità in caso di inadempienza; si stabiliscono gli obbli- ghi contrattuali relativi al vitto ed al vestiario, eventualmente alle modalità della permanenza richiesta, alle tasse, ai compensi; vengo- no esplicitate, qualora rientrino nei termini dell'accordo, le giornate festive concesse all'apprendista. Infine il genitore-tutore-proprietario dichiara che non sottrarrà anzitempo l'apprendista. Per parte sua, il maestro, che compare di solito per secondo fra i due dichiaranti, da il proprio assenso alle disposizioni e si impegna ad istruire il giova- ne collocato. Da ultimo, si fissano le penalità per l'eventuale viola- zione delle voci contrattuali e il documento si chiude con la formula che ne indica la validità (ad es. xuptoc r' 8i8aaxaXixrj (19)), con la da- ta, e le sottoscrizioni di una delle due parti о di entrambe.

Quanto alla struttura formulare, sono diverse le locuzioni di lin- gua greca impiegate per indicare l'atto della consegna dell'apprendi- sta al maestro per la sua formazione professionale: l'atto in sé è espresso di norma col verbo èx8t8óvai, « consegnare, affidare » (20);

(18) II n. 3 si compone di due documenti, depositati in origine in un ar- chivio di Alessandria e rinvenuti, come si è detto, ad Abusir el Melek: il pri- mo (n. 3a) è il chirografo redatto dal proprietario dello schiavo e registrato in un YpacpeTov alessandrino; il secondo (n. 3b), la minuta del precedente conser- vata al centro di un'altra striscia di papiro, riporta in sintesi la serie dettaglia- ta delle clausole, che compaiono nel contratto, e ci consente pertanto di rime- diare, con le opportune integrazioni, allo stato lacunoso del medesimo, v. A. BÉLis-D. Delattre, À propos d'un contrat d'apprentissage d'aulète, « Papyrologi- ca Lupiensia » 2 (1993), pp. 107 sgg.

(19) nn. 6, 11, 17, 18. (20) Lo stesso verbo ricorre di frequente nei papiri (ad es. nei contratti

di matrimonio, di adozione, di baliatico), nei quali, in unione con termini spe- cifici, assume un significato preciso: nelle SiSocaxocXixoci la locuzione èyStSoaGat

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100 MARCO BERGAMASCO

lo scopo dell' accordo, vale a dire Г apprendimento di una determina- ta arte, è definito da un complemento di fine о da un infinito, con о senza congiunzione, con valore finale-consecutivo (21). La perso- na, cui viene affidato l'apprendista, è solitamente indicata nel sem- plice caso dativo - soltanto nel n. 37. 8-9 il dativo è preceduto da лосра. Nei nn. 12. 7, 31. 6 anziché exStBóvai, sono attestate forme di 7T0cpéx<o nella diatesi media: tale verbo compare solitamente, nel- P accezione di « mettere a disposizione », nelle clausole relative al dovere di permanenza dell'apprendista e alle penalità previste nel caso di indisponibilità dello stesso. Con lo stesso significato di exSi- Sóvoci sono impiegati i composti auvt<jT7)[xi (n. 26. 2) e àrcoauvtaT7)[Ai (n. 33. 3); nel n. 39. 4 il maestro dichiara di aver accolto (naptiXr'- cpévoci) presso di sé una schiava come apprendista.

Berger propose una distinzione delle StSocaxocXixai in due diffe- renti categorie: « Lehrlingsverträge », « contratti di tirocinio », e « Lehrverträge », « contratti di insegnamento » (22). Rientrano fra i primi i contratti conclusi con un maestro artigiano, il quale accoglie presso di sé un apprendista per istruirlo, ma non riceve alcun com- penso per la sua attività di insegnamento; anzi, si assume spesso al- cuni obblighi di diversa natura - quali, ad esempio, Pimpegno di provvedere al vitto e al vestiario, a pagare le tasse - in favore del genitore-tutore-proprietario, in considerazione delP opportunità, che egli ha, di poter disporre a proprio vantaggio della capacità lavorati- va delP apprendista durante il periodo di tirocinio: è questa la situa- zione più diffusa, che si riferisce alP apprendistato nei mestieri arti- gianali. Appartengono alla seconda categoria gli unici tre documenti relativi alle arti liberali - Parte delP accompagnamento con il flauto (n. 3), la stenografia (nn. 26, 30) - , per i quali, ai fini della loro

Tcpòç [xáGrjaiv indica semplicemente lo scopo del contratto e non implica la creazione di un nuovo rapporto di forza, per il quale il maestro subentrerebbe nella potestas al genitore-tutore-proprietario, v. J. Herrmann, op. cit., pp. 136-137.

(21) тгрос [xáOrjaiv (nn. 3. 2; 18. 7; 26. 3; 28. 7; 32. 12; 34. 6; 35. 9; 36. 8; 37. 9-10; 38. 8; 39. 7; 41. 7); tç (xáOrjatv (n. 33. 5); etç yepSiaxYjv xíyyrp (n. 7. 4-5). L'uso dell'infinito da solo è attestato soltanto in tre contratti: iy8t- SáÇoci (n. 8. 2); fxaGeTv (nn. 25. 10; 29. 10); altrimenti, l'infinito è preceduto dalla congiunzione &ате: &ате [xaGsIv (nn. 9. 6-7; 11. 5; 13. 10; 14. 9; 15. 9; 16. 11-12; 22. 9; 23. 9; 27. 16), ¿Saxe StSaxOfjvai (n. 10. 8), waxe ixSiSaxOfj- vat (n. 20. 6-7). Per la lettura del n. 29: v. A. Zambón, op. cit., pp. 3-4.

(22) v. A. Berger, op. cit., pp. 168-169.

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LE Д1АА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 101

classificazione giuridica, è fondamentale l'attività d'insegnamento del maestro: è ben evidente che in questi casi egli non trae alcun vantag- gio dall'abilità dell'apprendista e pertanto è compensato per l'istru- zione impartita. Dal punto di vista giuridico, i due distinti negozi si configurano rispettivamente come una locatio-conductio rei ed una lo- catio-conductio operarum (23).

Di seguito Herrmann si oppose a tale interpretazione, poiché ri- tenne inopportuno qualificare istituti giuridici ellenistici comparando- li a quelli propri del diritto romano, e si preoccupò piuttosto di parti- re dall'esame del formulario dei contratti di tirocinio (24). A prescin- dere dalle differenti clausole di ordine finanziario stabilite in favore di uno о dell'altro dei due contraenti, la formazione professionale del- l'apprendista costituisce l'oggetto del contratto: un giovane viene af- fidato al maestro, perché apprenda entro un determinato periodo un mestiere, о un'arte, e divenga un artigiano qualificato, о un musico о uno stenografo competente (25); le SiSocaxaXtxoci pertanto si qualifi- cherebbero come contratti di [juaGcoaiç di un tipo particolare (26).

Sebbene le osservazioni di Herrmann si rivelino quanto mai perti-

(23) La distinzione introdotta da Berger fu accolta dagli studiosi successivi: Westermann designò « apprentice contracts » i documenti del primo gruppo e «teaching contracts » quelli del secondo (v. Id., op. cit., pp. 297-298); Cugia, che, a differenza dei due precedenti, classificò indistintamente le SiSocaxocXixoci come locationes-conductiones operarum, propose la denominazione di « rapporto di tirocinio » e di « rapporto di insegnamento » (v. Id., Profili del tirocinio indu- striale: diritto romano; papiri greco-egizi, Napoli 1922, pp. 22-28; inoltre: v. A. Zambón, op. cit., pp. 16-17); San Nicolo introdusse, ad indicare i contratti del- l'una e dell'altra categoria, i termini « gemischte Lehrverträge » e « schlichte Lehrverträge » (v. Id., Der neubabylonische Lehrvertrag in rechtsvergleichender Be- trachtung, p. 18 nota 2 e p. 22 nota 3).

(24) Herrmann, op. cit., p. 133, riconosce, com'è ovvio, la divisione in due categorie proposta da Berger, in quanto fondata su una differenza realmente data, ma preferisce l'impiego dei termini introdotti da San Nicolo (v. nota 23), i quali, a suo avviso, paiono più idonei ad indicare, da un lato, i veri e propri con- tratti d'insegnamento (« semplici contratti d'insegnamento »), nel quale si esauri- sce il loro scopo, e, dall'altro, tutti i contratti che risultano complessi (« contratti d'insegnamento composti »), in quanto vi si contempla l'addestramento profes- sionale ed insieme lo sfruttamento della capacità lavorativa dell'apprendista.

(25) II riscontro più evidente ci viene dalla clausola relativa al periodo sup- plementare di permanenza, richiesta all'apprendista in caso di assenza durante il periodo di tirocinio regolare, la quale è attestata sia nei contratti di apprendista- to semplici che in quelli composti, v. nota 112.

(26) v.J. Herrmann, op. cit., pp. 134-136.

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102 MARCO BERGAMASCO

nenti, sembra tuttavia improprio, per la loro complessità, circoscri- vere i documenti esclusivamente nell'ambito della [xíaGcoatç greca. Pare opportuno piuttosto accostare i nostri documenti ai contratti di servizio e di lavoro, nei quali, secondo uno schema simile ai con- tratti di affitto о locazione, si prevede il pagamento di un ¡xiaoóç: affini ad essi nella formulazione, le SiSocaxaXtxoct se ne discostano, in quanto il negozio giuridico è riferito nel contempo a due diffe- renti istanze: da una parte, il maestro artigiano assume l'apprendista e trae beneficio, nell'esercizio della propria attività, dallo sfrutta- mento della capacità lavorativa del giovane - e fin qui si trattereb- be di un semplice contratto di servizio о di lavoro; dall'altra, l'arti- giano è tenuto ad impartire l'insegnamento necessario, perché il gio- vane possa conseguire la capacità tecnica e divenire un lavoratore qualificato - lo scopo peculiare delle SiSocaxocXixať, in considerazio- ne del quale risulta generico il ricorso alla [xíaOcoaiç greca (27). Le StSocaxocXixoct si qualificano pertanto come documenti affini ai con- tratti di servizio e di lavoro, ma di un tipo particolare, il cui scopo è l'addestramento professionale di un giovane.

Ho inserito nell'elenco alcuni documenti che non sono propria- mente contratti di tirocinio, ma che rientrano comunque, malgrado la loro diversa tipologia, nella nostra indagine. Un. 1, compilato sul verso di una lista di materiali da costruzione e con una serie di erro- ri ortografici ed un'imprecisione della datazione, pare una minuta e si distingue per la brevità del suo contenuto, che lo rende persino sospetto, data l'assenza delle clausole consuete nelle BiSocaxocXixoci. Il n. 5, di cui leggiamo soltanto tre righe finali, si è conservato, insie- me ad altri estratti della stessa mano, sul verso di un foglio di papi- ro, il cui recto ospita il nostro n. 4: è un memorandum di un con- tratto di tirocinio, impiegato о nella stesura del contratto originale о nella compilazione di un estratto. Anche il n. 31 è probabilmente una minuta, come ci viene immediatamente suggerito da alcuni rilie- vi testuali - le correzioni apportate, le aggiunte interlineari, l'as-

(27) Per i contratti relativi alle arti liberali, vale comunque la definizione di contratti di servizio, in quanto il maestro riceve un compenso per l'istruzio- ne impartita all'allievo. Nella sostanza si possono conservare le denominazioni introdotte da San Nicolo ( « semplici contratti di insegnamento » e « contratti di insegnamento composti » ), che non contraddicono la definizione delle 8t8oc- axocXtxoct di contratti affini ai contratti di servizio, e ne segnalano con imme- diatezza la distinzione interna in due categorie.

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senza di una data e di sottoscrizioni, la mancanza all'inizio di un verbo reggente - ma soprattutto dalla considerazione che il testo è vergato, in una grafia quasi illeggibile, sul verso di un papiro, sul quale scorgiamo, accanto al nostro, anche altre quattro brutte copie di documenti. Il n. 24 è il frammento illeggibile di un £tpó[xevov proveniente da una località deirArsinoite, di cui è caduto il nome, probabilmente il capoluogo: Ptolemais Euergetis. Anche il n. 7 è l'estratto di un contratto di tirocinio, che è parte di un etpófxevov proveniente dal ypoccpeïov di Tebtynis.

Il n. 2 è una synchoresis indirizzata alYarchidikastes, con la quale Nilos, fabbricante di chiodi, chiede l'annullamento di un contratto di tirocinio stipulato quattro mesi prima in cambio del- la restituzione degli interessi di un prestito: in seguito alla resti- tuzione di una somma di almeno 100 dracme (rr. 12-15), Parti- giano dichiara sciolto l'accordo e congeda il ragazzo, che può proseguire il suo tirocinio presso un altro maestro.

Quattro documenti sono istanze rivolte ai funzionari compe- tenti di Ossirinco per la registrazione nell'apposita categoria de- gli apprendisti (xáÇiç fxa07)T¿óv) dei minorenni collocati per il tiroci- nio (28), come viene espressamente indicato dalla formula Sto àÇiõi (1. àÇub) av<rfpoc9f¡vocL tòv utòv èv xf) xcbv [xaGrjTÓõv xáÇt óç (1. coç) xaGrjxet (n. 15. 14-16); in particolare, il n. 16 è la copia, richiesta ai funzionari locali, di un'istanza presentata l'anno prima.

Nel n. 19 Ischyras e Didyme affidano la loro figlia ad Isidoros ed Aplonarion ( = Apollonarion) per un periodo di quattro anni e quattro mesi: nell'insieme, lo riterremmo un frammento di un con- tratto di servizio, eventualmente nella forma speciale di una paramo- ne, in quanto non vi riscontriamo alcun riferimento ad una forma- zione о ad un tirocinio, né l'indicazione di una xíyyr' o di una ep- yaaioc oggetto del tirocinio; si parla soprattutto del dovere di obbe- dienza della ragazza in casa come pure nelle altre prestazioni di ser- vizio. Ci soccorre però il n. 20, nel quale figurano come contraenti

(28) nn. 9, 13, 15, 16. Nel n. 16 la richiesta di iscrizione del giovane nella xáÇiç (xa9TjTcõv non comprende, nella formulazione, alcun accenno alla consegna al maestro: con ogni probabilità si tratta di un'erronea omissione, co- me intesero gli editori del n. 13, i quali sciolsero con certezza l'abbreviazione contenuta nel n. 16. 10: àvaYpa(9Ó(xevov); gli stessi individuarono corretta- mente lo scopo del documento nella richiesta di iscrizione dell'apprendista nel- la TOtÇtç (jLaGrjTÕóv.

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Ischyras ed Apollonarion, gli stessi delle coppie predette: nelle righe 35-39 del contratto, con il quale Ischyras colloca un suo pupillo, probabilmente un suo nipote, Eudaimon, si conferma la validità del- Г altro contratto di tirocinio (éxépoc auyxc^PrlaiÇ SiSeaxocXetocç), che i due hanno concluso per Г addestramento professionale della figlia di Ischyras, Syairous. Ciò significa che il compilatore del documento intendeva sia il n. 19 che il n. 20 come StSocaxocXixat, redatte nella forma di synchoresis; le stesse circostanze temporali coincidono: il n. 20 è stato compilato alTincirca quattordici mesi dopo il n. 19, quando quest'ultimo era in corso di validità (29).

Del n. 40 leggiamo cinque frammenti molto mutili, dai quali risulta certa soltanto la collocazione di una giovane come apprendista ricama- trice. Un. 42 infine è una ricevuta di salario rilasciata dal maestro al padre dell'apprendista: benché il frammento che noi leggiamo attesti semplicemente Г attività di insegnamento svolta in una disciplina inde- terminata, è parso opportuno inserirlo tra i testi relativi al tirocinio.

Oltre ai documenti inseriti nell'elenco, disponiamo di sei intesta- zioni (àvocypocçocO di SiSocaxocXtxai, pervenute dall'ufficio pubblico (ypoccpeiov) del villaggio di Tebtynis: si tratta di liste di titoli di con- tratti, disposti in ordine cronologico, nelle quali leggiamo semplice- mente il termine che indica la natura del contratto, i nomi dei con- traenti e, in due soli casi, la professione dell'artigiano (30).

2. I mestieri.

Ventuno contratti di tirocinio hanno per oggetto l'insegnamento della tessitura (yepSiocxf) liyyrù (31); per alcuni è data addirittura

(29) Saremmo tentati di supporre che la stessa аа>[Хфихх7) iíyyr' costituis- se l'oggetto della formazione professionale, ma nulla conforta tale ipotesi, se non il fatto che Apollonarion nel n. 20 si impegna per l'insegnamento di que- st'arte.

(30) I titoli dei contratti, tutti pubblicati nel volume II della collezione dei P Mich., sono i seguenti: èÇeSeio 'Нрато(с) rcpò(ç) Постшутсоу 8i8eaxocXix (п. 121, Verso XI, 13; a. 42p); еСеВето 'Qpúovoíç) тсро(с) Пе-ceaõv 8i8<xa* (n. 121, Verso XII, 6; a. 42 p); StSeaxaXixTj 'HpaxXeío(u) тсро(с) n<xnovz<b(v) yep- 8tv (n. 123, Recto II, 34; a. 45-46 p); 8i8eaxocXtx7) 'OpafJTOç 7cpò(ç) 'Opaevoucpiv èpioxápxriv (n. 123, Recto III, 9; a. 46 p); U7TO[xvT)(xáTto(v) ó{xo(Xoytaç) 8i8eaxoc- Xix(fjç) Петеаоихо(и) 'АгсоиХатос (n. 128, III, 20; a. 46-47 p).

(31) nn. 4, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 17, 18, 22y 23, 25, 27, 28, 29, 32, 33, 37, 39.

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una specificazione ulteriore con la giustapposizione dell'aggettivo Ttäaoc (n. 10), ad indicare Tarte nella sua interezza, rafforzato talvol- ta dalla locuzione toc xocì ocuxòç (se. il maestro) етиатостои (nn. 11, 17), quasi a garanzia della regolarità dell' addestramento professiona- le (32); non viene invece mai espressamente indicata la tecnica di la- vorazione tessile che Г apprendista deve imparare. Due documenti si riferiscono all'arte del tessitore del lino (n. 36. 6: Xivóiicpoç) e del tessitore del lino seduto (n. 8. 2: Xtvoücpixr) tcov xocOr)[xévcov iiyyr' (33)); uno all'arte delle ricamatrici (n. 40. framm. I, r. 7: tõv TrXouixocptaacov texvt)); uno alla professione del ricamature in oro (n. 41. 5: ßocpßocpixapioc) (34).

Oltre alla tessitura sono attestate nelle StSaaxocXtxoct altre arti e mestieri: l'arte medica (n. 1. 5, 11: tocxpixí) xíyyr^ - ignoriamo se vi si contemplasse l'arte generica о piuttosto una specializzazione; il mestiere del fabbricante di chiodi (n. 2. 11: rjXoxoTuxY) tsxvt¡); Tarte dell'accompagnamento con il flauto di altri strumenti o, in subordi-

(32) Ad esempio: &ат[е (x]a0eív xrjv yepSiaxrjv xíyyrp 7iãa[av aù-còjv <o[ç] xal ocutòç eTctaTOccai (n. 11. 5-7). In tre contratti il fine ultimo del tirocinio è individuato nell'apprendimento perfetto (evxeXrjç) dell'intera arte della tessitu- ra, così come il maestro la conosce (nn. 8. 2; 22. 9-12; 23. 9-11). Potremmo pensare ad un uso formulare dell'espressione, date le sue frequenti attestazioni (яааа о coç xat ocutoç è^taToc-cat); altrimenti, presupporremmo effettivamente una certa sollecitudine da parte del genitore-tutore-proprietario a tutelarsi di fronte ad eventuali inadempienze о trascuratezze del maestro. Escluderei, co- munque, che con тгааа si debba intendere un tirocinio completo, ovvero da uno stadio iniziale di assoluta ignoranza dell'apprendista fino al conseguimento di un ottimo livello di conoscenze, poiché nei casi in questione la durata dei tirocini è piuttosto breve - uno о due anni.

(33) E di particolare interesse la testimonianza recata dal n. 8 per stabili- re la data della comparsa in Egitto del telaio orizzontale perfezionato - que- st'ultimo attributo sottolinea la distinzione da quello anticamente in uso. v. E. Wipszycka, op. cit., pp. 49 sgg.

(34) La durata del tirocinio nella tessitura non è affatto uniforme, ma oscilla da un periodo di un anno a cinque anni, precisamente: cinque anni (nn. 7, 28, 36); quattro anni (n. 32); tre anni (nn. 27, 33); due anni e mezzo (nn. 4, 18); due anni (nn. 6, 8, 12, 22, 23); venti mesi (n. 29); un anno e due mesi (n. 25); un anno (nn. 17, 37, 39). Quanto alle altre professioni si contempla- no: sei anni (n. 1: l'arte medica; n. 5: il mestiere del muratore); cinque anni (n. 20: l'arte dell'abbellimento funebre; n. 35: la cardatura della lana); tre anni (n. 31: l'arte dell'intrecciatore di stuoie; n. 34: il mestiere del muratore; n. 38: la cardatura della lana); due anni (n. 26: la stenografia); un anno (n. 1: l'aule- tica), v. A. Zambón, op. cit., pp. 45 sgg.

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ne, di altri strumentisti (n. 3b. 5: ocùXeTv ¡лосОг^аеавосО) (35); il me- stiere del muratore (n. 5. 4: otxo8o(juxr) èpyocaioc; n. 34. 6-7: otxoSo- [xtxr) Texvrj); il mestiere deirintrecciatore di stuoie (n. 14. 8: фюсОо- лХохос; п. 31. 10: фа9отсХох1ХГ1 еруаа(а) (36); Tarte del fabbro (n. 16. 12: x<*^xoTU7i:ixr) ^xvtj); Tarte delT abbellimento funebre (n. 20. 8-9: acojxcpiocxr) tsxvt)) (37); Tarte dello stenografo (nn. 26. 2: ат)(лею- урафос; п. 30); il mestiere del cardatore della lana (n. 35: XTevtaTiXY) TexvT); n. 38: arte dello xxeviaTTjç) (38).

3. Le parti e gli accordi contrattuali.

Nelle StSaaxaXtxai figurano come contraenti, da una parte, il maestro artigiano, il quale accoglie presso di sé Tapprendista, dall'al- tra, la persona che esercita la potestas sul giovane collocato - il ge- nitore-tutore-proprietario.

(35) v. A. BÉLis-D. Delattre, op. cit. pp. 120, 133 sgg. Il documento è di straordinario interesse, poiché è l'unico contratto di apprendistato relativo ad una disciplina musicale: per la complessità del programma di studio, che comprende l'impiego di sette differenti strumenti a fiato della categoria degli auloi e l'esecuzione di almeno venticinque arie musicali, risulta evidente che si tratta piuttosto di un corso di specializzazione di alto livello.

(36) Con ogni probabilità, vi dobbiamo leggere una forma errata per фюсОотгХсшхт!, piuttosto che un hapax, poiché nel medesimo documento ricorre фюсОотгХохос (r. 2).

(37) Per l'etimologia del termine acojxçtaxóç, attestato qui per la prima volta: v. B. Kramer-D. Hagedorn, P Heid. IV, p. 206.

(38) v. A. Zambón, op. cit., p. 38; inoltre: v. E. Wipszycka, op. cit., pp. 34-35. Vanno citati infine tre documenti che non sono propriamente contratti di tirocinio, ma ci attestano il ricorso all'apprendistato per altre professioni. P Mich. II, 123, recto III, 9 (y. nota 30) si riferisce all'arte del tosatore della lana (epioxápTTjç). In P Oxy. VII 1029 (117 p) gli scrittori di geroglifici di Ossirinco informano del loro numero i funzionari competenti della stessa città, dichiaran- do che né apprendisti né stranieri erano occupati presso di loro: per noi è una testimonianza indiretta per racchiudere il mestiere dello UpoyXucpoc tra quelli che prevedevano un tirocinio. Il P Ross. Georg. IV 6 (710 p), proveniente da Aphrodito, conserva una lettera inviata al StotxrjTTjç del villaggio citato, perché scelga, nell'ambito del suo distretto amministrativo, sedici giovani per adde- strarli al mestiere dei carpentieri e dei calafati, ed adempia con cura a tutte le relative disposizioni specificate nel testo. Il documento è di grande interesse, in quanto ci attesta la continuità del sistema di tirocinio, pur in mutate condizio- ni, nella tarda età bizantina, v. A. Zambón, op. cit., pp. 22-24. In generale sul sistema di tirocinio in età bizantina: v. A. Jördens, P Heid. V, pp. 342-348.

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Solitamente i contraenti vivono nella stessa città о nello stesso villaggio (39). Questa condivisione del luogo di domicilio rappresen- ta la garanzia maggiore per la tutela dei propri interessi, così come per la verifica della correttezza reciproca, e consente alle parti di adempiere con tempestività e regolarità ai rispettivi obblighi. Va considerata inoltre la comodità di potersi accertare dello stato di un proprio familiare minorenne in servizio presso altri per periodi più о meno lunghi: è difficile credere che, una volta collocato l'appren- dista, la famiglia si disinteressasse completamente di lui. Un primo indizio di tale costanza nelle relazioni tra il genitore-tutore-proprie- tario ed il maestro affiora nella considerazione degli obblighi che periodicamente ciascuna parte doveva assolvere: le spese di vitto e di vestiario, le tasse e i compensi corrisposti ci inducono ad inter- pretare il tirocinio come un sistema regolato da frequenti scadenze. Il denaro destinato ai compensi viene in molti casi versato mensil- mente dal maestro alla sua controparte; anche quando nella formula- zione risulti che l'apprendista riceverà del denaro, dobbiamo sempre intendere che in realtà è la persona che esercita la potestas su di lui a beneficiare dei versamenti: ciò significa che nella realtà quotidiana almeno una volta al mese le parti contraenti, di persona о tramite terzi, si incontravano o, comunque, avevano l'occasione di trattare.

In tre documenti viene indicata la provenienza del maestro da una località differente da quella in cui il contratto è stato redatto. Nondimeno la considerazione degli obblighi contrattuali, alcuni dei quali rendono indispensabile la vicinanza del domicilio, ci consente di ritenere che i contraenti vivessero nello stesso villaggio: nel n. 8 Menodoros, originario di Alessandria (r. 1: 'AXGocteúç) (40), esercita

(39) Nelle quattro istanze rivolte ai funzionari competenti di Ossirinco viene indicato il quartiere di appartenenza: Pausiris risiede presso il quartiere dell'Accampamento dei Cavalieri (nn. 9. 3-4; 15. 3-4: Xocupa 'Inniw Посре[х- ßoXfjc; п. 13. 9: Xaúpa 'Ithcecov Ká[ircou); il giovane Amoitas, così come lo zio Epinikos, ha il suo domicilio presso il quartiere del Tempio di Hermes (nn. 13. 9; 15. 13: ini Xocúpocç 'Epfxoctou); nel n. 16 riscontriamo una lacuna, all'ini- zio della riga 6, proprio in corrispondenza del punto in cui doveva trovarsi il nome del quartiere del padre, ma tale indicazione si è conservata riguardo al figlio e ci consente pertanto di conoscere il domicilio del padre (r. 11): ini xfjç aikřjc Xaúpaç EyÇcoeu. Nel п. 39 il maestro Aurelius Antinoos, che risiede ad Antinoopolis, specifica, all'inizio del chirografo, la propria appartenenza alla tribù Augustea del demo Cesareo.

(40) v. A. Calderini, Dizionario dei nomi geografici e topografici dell Egit- to greco-romano, I 1, Cairo 1935, p. 24.

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la sua professione ad Ossirinco ed assume come apprendista Fou- skos, il quale rimarrà presso di lui soltanto durante il giorno e sarà nutrito e vestito dal padre; nel n. 32 il maestro, che proviene da Aphrodision della Piccola Oasi (rr. 6-8: атг[о] тои 'АфроВеккои tt¡c Meixpã[ç] 'Oáaecoç) (41), risiede ad Ossirinco e si impegna a tenere durante il giorno presso di sé Thermouthion, che sarà nutrita e ve- stita dalla proprietária; nel n. 37 la tessitrice è originaria di Arsinoe (rr. 4-5: ати' ац]фо8ои BiGuv&v àXXcov xórccov): benché non sappiamo quale delle due parti sostenesse le spese del vitto e del vestiario, il confronto con i nn. 8, 32 legittima la considerazione che Aurelia Libouke risiedesse allora a Karanis.

Per stabilire la nazionalità dei contraenti, non abbiamo altri ele- menti, sui quali basarci, se non l'onomastica ed il luogo d'origine, pur con la consapevolezza che essi ci forniscono semplici indizi, piuttosto che prove sufficienti per trarre conclusioni sicure. La mag- gior parte delle persone coinvolte nelle SiSocaxocXixoci appartengono alla classe greco egizia della popolazione. Ciò non comporta che tut- ti i nomi personali attestati siano necessariamente greci; anzi, talvol- ta per alcuni di essi risulta evidente l'estrazione indigena. In alcuni documenti compaiono individui di nazionalità latina о perlomeno la- tinizzata: Gaius Julius Philios e Gaius Julius Eros (n. 3); Lucius Pompeius Niger (n. 8); Lucius figlio di Ision (n. 32); Aurelius Sen- tius (n. 38); Aurelius Silvanus detto anche Posis (n. 39). Osservia- mo inoltre che in alcune SiSocaxocXixoci si intersecano differenti siste- mi onomastici: Menodoros figlio di Apollonios conclude l'accordo con Lucius Pompeius Niger (n. 8); Platonis detta anche Ophelia, fi- glia di Horion, affida la propria schiava a Lucius figlio di Ision (n. 32); Aurelius Sentius colloca il proprio schiavo presso Aurelius Theon figlio di Horion (n. 38); Aurelius Antinoos detto anche Apion dichiara di avere assunto come apprendista la schiava di Au- relius Silvanus detto anche Posis (n. 39). All'interno della comune categoria di appartenenza, che definiremmo di lingua greca, i rap- porti tra le persone sono dunque articolati, a prescindere dalle diffe- renze che noi rileviamo sulla base dell'onomastica.

Altrettanto difficile risulta la definizione del grado di cultura delle persone che compaiono nelle SiSaaxocXtxoct. I documenti rivela- no un buon livello di conoscenza della lingua greca da parte degli

(41) v. A. Calderini, Dizionario, III, p. 378.

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scribi, che le compilarono. E pur sempre vero che il funzionario, che redige il testo, segue un formulario fisso nella successione delle clausole contrattuali e perciò è senz'altro agevolato nella sua opera di trascrizione. Solitamente si rilevano imprecisioni ed errori laddo- ve lo scriba si allontana dalla terminologia consueta per disposizioni non ordinarie; ma nell'insieme non riscontriamo forme particolar- mente scorrette ed incomprensibili, che determinino problemi nel- Г interpret azione dei testi. Le StSocaxocXixou si presentano in un greco corretto, vergate, nella maggior parte dei casi, da una mano esperta, che indulge, con maggiore о minore frequenza, alle abbreviazioni, soprattutto in corrispondenza dell' indicazione di cifre, di monete e nelle clausole fisse. La grafia è spesso corsiva e spedita; i caratteri si iscrivono, di solito, in un modulo di piccole dimensioni, ma vi sono anche casi in cui leggiamo lettere piuttosto grandi (nn. 2, 3). I più frequenti sono gli errori di fonetica; rari quelli sintattici e morfolo- gici. Lo iota è impiegato regolarmente, sia sottoscritto che ascritto: nel n. 12 lo iota ascritto è usato in modo scorretto; nel n. 2 si al- terna lo iota ascritto a quello sottoscritto.

L'analisi delle sottoscrizioni pone in evidenza il grado di familia- rità delle persone con il greco, la lingua ordinaria negli atti giuridi- ci. In otto SiSocaxocXixat riscontriamo la dichiarazione del funziona- rio che ha provveduto alla registrazione del documento (urco- уросфт)) (42). In conformità con altri contratti, la formula impiegata si compone del nome proprio e del verbo che indica l'avvenuta regi- strazione (aear|(xeico[JLai, итсоурафсо). In particolare, nei nn. 9, 13, 15, 16 firmano i destinât ari delle istanze: Didymos ed Apollonios, то7юурос[Х[хои;гТс e хсо[хоура[Х[хатеТс della città di Ossirinco (n. 9. 16, 20); Panechotes, uno dei due гхХгцхтиторгс yepSiœv di Ossirinco, cui Helene indirizza il documento (n. 13. 21); Theon, гхкгцттыр yep- Sicûv di Ossirinco (n. 15. 21); Ptolemaios, ßocaiXixoc урофцлатеис di Ossirinco, in vece del quale compare un Alexandros урос[Х[хатгис, ed Apollophanes e Diogenes, то7гоурос[Х[хатеТс e х<о[хоурос[Л(хатеТс della medesima città (n. 16. 1-3). Infine nel n. 3. 14-15 pare si debba leggere che Га[Лфо8оура[Л[латгис provvede, per delega dell'àpxiStxa- aTTjç, alla registrazione del chirografo nel xaxaXoyeTov ales- sandrino (43).

(42) nn. 3, 7, 9, 13, 15, 16, 20, 25. (43) v. A. BÉLis - D. Delattre, op. cit., pp. 131-132.

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In dodici SiSaaxaXixai riscontriamo la sottoscrizione di una delle parti contraenti, la quale appone, in calce al documento, la propria firma ed esprime per iscritto il proprio impegno ad onorare le clau- sole contrattuali. Di norma, l'interessato non provvede direttamente alla sottoscrizione, in quanto non sa né scrivere né leggere, ma un'altra persona interviene per conto suo: mette conto osservare che, anche quando subentri nella sottoscrizione un'altra persona, la sua dimestichezza con la lingua greca risulta spesso limitata: in que- sta parte del contratto, sono molto frequenti gli errori ortografici. L'analfabetismo dei diretti interessati è dichiarato con locuzioni si- mili alla seguente: еуросфос оттер оситои ¡хт) eíSóxoç ура[Х(хата (44). Il maestro, quando sottoscrive, si impegna ad istruire l'apprendista ed a rispettare le clausole contrattuali; corre l'obbligo invece per la controparte, cosi come è indicato in calce al documento, di conse- gnare l'apprendista e di applicare correttamente le disposizioni del contratto. In sei casi sottoscrive il maestro (45), ma soltanto in tre 8i8ocaxaXixoci egli appone personalmente la propria firma (46): in particolare, nel n. 36 una terza mano completa la sottoscrizione del maestro, mentre nel n. 8 il maestro verga il testo in caratteri epi- grafici con una mano malferma, che rivela il suo scarso grado di cultura. In quattro casi sottoscrive il genitore-tutore-proprieta- rio (47): soltanto nel n. 4. 14-16 il proprietario verga il testo, in calce al documento, di suo pugno; nel n. 12. 51-53 sottoscrive, in vece della madre, il figlio della donna contraente, che l'assiste come xoptoç e firma per lei, che è analfabeta. Nei nn. 23, 25 compaiono nella sottoscrizione entrambi i contraenti: sottoscrive il maestro per primo (nn. 23. 27-28; 25. 28-30), quindi la controparte, ovvero la madre dell'apprendista nel n. 23. 30-31, la proprietária della schiava nel n. 25. 31-35 (48).

(44) nn. 16. 31-32; 17. 43; 23. 29; 28. 64. Locuzioni simili sono impie- gate nei nn. 4. 13; 6. 44-45; 12. 53; 25. 31; 25. 36.

(45) nn. 6, 8, 17, 18, 28, 36. (46) nn. 8. 10; 18. 42-44; 36. 56-59. Per quanto riguarda le altre tre 8i-

SocaxocXtxou (nn. 6. 42-45; 17. 37-40; 28. 61-62), soltanto nel n. 6 individuia- mo, in vece del maestro, il figlio del medesimo.

(47) nn. 4, 12, 16, 35. (48) In generale, è lecito supporre che la parte giuridicamente meno forte

fosse tenuta a sottoscrivere il contratto (v. A. Zambón, op. cit., p. 66): tale proposta di interpretazione non esaurisce però la complessità degli interessi contemplati nelle BtSaaxocXixoct. Nondimeno, qualunque tentativo di ricostruzio-

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Quanto alla designazione onomastica, patronimici e matronimici sono impiegati regolarmente nei contratti, laddove Tuso di definire l'età ed i connotati di una persona risulta circoscritto alla regione dell'Arsinoite (dieci casi). Soltanto in una 8i8aaxaXixrj di Ossirinco si specifica, in calce al chirografo, che il maestro di 40 anni ha una cicatrice sulla guancia destra (n. 8. 10). Indico di seguito i dati sul- l'età dei contraenti relativi ai documenti del distretto dell'Arsinoite: nel n. 7 la madre ha 49 anni ed il figlio, che l'assiste, 27, mentre il maestro ne ha 40; nel n. 10 lo zio paterno dell'apprendista ha 30 anni, il maestro 40; nel n. 14 il fratello dell'apprendista ha 22 anni, venti di meno rispetto alla madre che concorre all'atto, il maestro 30 anni; nel n. 22 il padre ha 40 anni, il maestro ne ha 25; nel n. 23 l'indicazione dell'età della madre e del figlio che la assiste è ca- duta nella lacuna, il maestro ha 27 anni; nel n. 25 la proprietária della schiava collocata ha 60 anni, il figlio è coetaneo del maestro quarantenne; nel n. 27 il padre ha 50 anni, mentre il maestro ne ha 34; nel n. 29 la proprietária ed il suo tutore hanno 30 anni, mentre il maestro ottantenne è il più anziano fra i suoi colleghi a noi noti; nel n. 31 la madre ha 38 anni, l'uomo che figura come tutore 49, il maestro 38; nel n. 37 si indica soltanto l'età della maestra (58 anni).

In tre SiSocaxocXtxoci ricorre la qualifica di Шрат)с хщ S7uyovt¡c, forma di garanzia contrattuale particolarmente grave, com'è noto, per le sue implicazioni giuridiche. Nel n. 7 è indicata come Ilepatvr) la madre dell'apprendista, la quale, poiché ha ricevuto 40 dracme, si trova nella condizione di débitrice nei confronti del maestro: la de- nominazione di Ilepatvr) rassicura la controparte circa il rispetto del- le norme stabilite. Nei nn. 10, 14 entrambi i contraenti sono indi- cati come népaat: benché dei due documenti leggiamo una decina di righe iniziali e non intendiamo a tutela di quali clausole ricorres-

ne al riguardo si rivela vano: non siamo in grado di stabilire per quale ragione talvolta intervenisse, a dichiarare il proprio impegno circa il rispetto delle clau- sole contrattuali, il maestro, talvolta il genitore-tutore-proprietario, talaltra en- trambi. È da escludere la possibilità che le clausole contrattuali di natura fi- nanziaria rendessero necessaria la sottoscrizione di uno dei due contraenti: nel- la maggior parte delle StSaaxocXixoci esaminate si stabilisce un compenso о un premio per l'apprendista (nn. 4, 8, 18, 23, 28, 35, 36). Nello studio dei con- tratti di tirocinio, le sottoscrizioni costituiscono un aspetto poco noto, riguardo al quale, malgrado la documentazione disponibile si sia accresciuta negli ultimi decenni, non si aggiungono nuovi argomenti.

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se tale qualifica, possiamo tuttavia ritenere che rientrasse пе1Г accor- do uno scambio di denaro, per il quale i contraenti esibivano reci- proca garanzia.

Nelle 8i8ocaxaXixoci è piuttosto rara la presenza di indicazioni re- lative alla categoria sociale, cui appartengono i contraenti. Una pri- ma eccezione è costituita da una serie di contratti ossirinchiti del Ip, dai quali risulta che tre persone, tra coloro che collocano un ap- prendista presso un maestro artigiano, esercitano l'attività della tes- situra: Pausiris (nn. 9, 11, 13, 15), Tryphon (nn. 6, 17), Epinikos (nn. 13, 15).

Nei nn. 9, 15 Pausiris colloca due suoi figli minorenni presso due differenti maestri tessitori (49): nel n. 9 il maestro Apollonios accoglie presso di sé Ammonios; tredici anni più tardi, Epinikos si assume la responsabilità dell'addestramento professionale di Pausi- ris, omonimo del padre (n. 15); nel n. 13 è Pausiris a comparire nella veste di maestro tessitore, il quale accoglie presso di sé Amoi- tas, nipote minorenne di Helene e del marito di questa, Epinikos, che figura come tutore ed è la stessa persona del n. 15; nel n. 11, a quattro anni di distanza dal precedente accordo, Pausiris colloca presso lo stesso maestro Apollonios un altro suo figlio minorenne, Dioskous, per un periodo di un anno (50). L'altro tessitore, contem- poraneo di Pausiris, è Tryphon, nel cui archivio sono comprese due SiSocaxocXixoci (51): nel n. 6 Tryphon agisce come tutore della madre, Thamounion, la quale colloca un suo figlio minorenne, nonché fra- tello dello stesso Tryphon, Onnophris, come apprendista tessitore presso Abaros per un periodo di due anni; nel n. 17 Tryphon collo- ca il proprio figlio minorenne, Thoonis, presso il maestro Ptole- maios per un anno intero.

Alle 8i8aaxocXtxoci ora esaminate si aggiunge poi la testimonianza

(49) v. P.J. Sijpesteijn, P Wise. I 4, p. 14. (50) Negli altri tre documenti si richiede l'iscrizione degli apprendisti

nella TÓcÇtç [kx0t|tg)v del medesimo anno: non sappiamo se tale iscrizione doves- se essere rinnovata annualmente, о se piuttosto non si trattasse di un unico at- to, nel quale si indicava la durata complessiva del periodo prevista. Se vale questa seconda ipotesi, allora si prevede, nei casi suddetti, un anno di tiroci- nio. Rimane più forte l'attestazione del n. 11, in cui si contempla un anno: è verisimile che Pausiris abitudinariamente contraesse accordi con questa scaden- za.

(51) v. M.V. Biscottini, op. cit., pp. 209-213 e pp. 274-277; inoltre: v. A. Zambón, op. cit., pp. 45-46.

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di nove documenti, per i quali è possibile individuare lo status e la professione degli interessati, in quanto о riscontriamo nell'intesta- zione titoli particolari о disponiamo di altre fonti al loro riguardo. Gaius Julius Philios, il proprietario dello schiavo che si accorda con un maestro di musica (n. 3), è menzionato, accanto al suo banchiere Kastor, in quattro contratti di prestito contemporanei e provenienti dal medesimo lotto d'archivio della nostra SiSaaxaXiXTj: il tenore dei documenti gli ha valso la definizione di « usuraio molto atti- vo » (52). In due documenti agiscono militari in congedo: nel n. 8 Lucius Pompeius Niger, legionario veterano, originario della città di Ossirinco, sul quale possiamo ricavare qualche dettagliata informa- zione da una serie limitata di testi, datati al periodo 31-64P, che lo riguardano e che costituiscono un piccolo archivio (53); nel n. 38 Aurelius Sentius, designato come « veterano fra coloro che si sono regolarmente congedati come duplicarii » (rr. 2-3: ooexpocvòç tgòv èv- TEÍjxcoç a7i:oXeXu[iiva>v arcò SouTrXixiaptcov).

Nel n. 26 figura come contraente Panechotes, già kosmetes di Ossirinco, nel n. 36 Aurelius Hermias, già agoranomos della me- desima città: tali cariche cittadine, comprese in un collegio di magistrati municipali il cui accesso era riservato alle classi privi- legiate, costituiscono per noi un indizio dello status sociale eleva- to dei contraenti. Nel n. 27 contraente è Zosimos liberto di Areios (r. 10: Zcoai|xoç атгеХеиверос 'Apeíou); nel п. 35 l'artigiano Thonis è designato come liberto di Harpokration (rr. 4-5: àrce- Xe[úO]e[poç] fAp7TOxpocTÍG)voç); nel п. 39 il proprietario dell'apprendi- sta è definito vincitore di molte gare, illustre (r. 3: 7rXeiaTOvíxr)ç тга- pocSóÇoç); nel п. 41 il maestro artigiano viene qualificato come reve- rendissimo chierico e barbaricario (r. 5: euXaßeaTOCTOc xXrjptxòç xaí ßapßapixapioc) (54).

In quasi tutti i casi attestati l'apprendista è affidato ad un mae-

(52) v. A. BÉLis-D. Delattre, op. cit., pp. 118-119. La qualifica di usu- raio si deve a R. Bogaert, Les xoXXvßioxixal xqánei^ai dans l'Egypte gréco-ro- maine, « Anagennesis » 3 (1983), p. 27.

(53) v. J.E.G. Whitehorne, More About L. Pompeius Niger, Legionary Veteran, « Proceedings of the XVIII International Congress of Papyrology » Athens 1988, II, pp. 445-449.

(54) v. E. Wipszycka, Les ressources et les activités économiques des églises en Egypte du IVe au VIIIe siècle, Bruxelles 1972, pp. 154-179: all'elenco delle professioni ivi prodotto va aggiunta la testimonianza del nostro n. 41.

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stro artigiano. Soltanto nel n. 37 una donna tessitrice, Aurelia Li- bouke, si prende cura della formazione professionale di una schiava. La proporzione tra uomini e donne risulta più equilibrata, se guar- diamo all'altra parte contraente: in ventidue casi un uomo colloca un proprio figlio, о un nipote, о uno schiavo; in quattordici agisce una donna.

Tra gli uomini, compare di solito il padre (55); quando questi sia deceduto, subentra nella tutela del giovane lo zio paterno (nn. 10, 20, 28) (56). Il proprietario colloca come apprendista uno schiavo nei nn. 3, 26, 35, 38, una schiava nei nn. 4, 37, 39. La casistica relativa all'intervento di donne nella stipulazione di un contratto è più differenziata (57). In sette SiSocaxocXtxoci figura come parte con- traente la madre: la assiste quale tutore il figlio (nn. 6, 7), il fratel- lo germano (n. 18), il fratello (n. 23); nel n. 31 è rivelato soltanto il nome del xúpioç, non il suo grado di parentela; nel n. 41 la madre agisce straordinariamente da sola (58). Nel n. 13 la zia paterna, con tutore il proprio marito Epinikos, colloca il proprio nipote come ap- prendista tessitore. Nel n. 12 tutte le persone coinvolte sono stret- tamente imparentate tra loro: Apollonous, che agisce sotto la tutela

(55) nn. 2, 8, 9, 11, 15, 16, 17, 21, 22, 21, 33, 36. (56) Nei nn. 10, 28 lo stato di conservazione del papiro è gravemente

compromesso proprio in corrispondenza della riga, ove viene specificata la pa- rentela intercorrente fra il tutore e l'apprendista. Ci soccorre però il n. 13, nel quale la formula ci è restituita integra (rr. 6-8: tòv too (xeTTjXaxóxoç aikrjç àSeXcpoû Ilocaúovoç utòv 'Afxot-câv): xòv xou [xenrjXXaxó-coç auxou [ аВеХфои (no- me) ulòv (nome) (n. 10. 7); tòv то[о [хетт)ХХахотос аитои] аЗеХфоб [ut]òv (п. 28. 6-7). Nel п. 20 il ragazzo è presentato come figlio di Nikanor (r. 2: [ ±11 NJxdcvopoç utóv): per la successione delle parole, possiamo ritenere con buona probabilità che nella lacuna che le precede avesse trovato posto una formula si- mile a quella ora esaminata. Anche in questo caso, dunque, sarebbe lo zio ad intervenire nell'accordo relativo al tirocinio del suo pupillo (r. 9: тсефроутктце- voç).

(57) Possiamo supporre che una donna agisca, quando sia lei, in assenza del marito, eventualmente deceduto о lontano dal luogo di residenza, e di eventuali fratelli dello stesso, ad esercitare il controllo sul patrimonio familiare ed a prendersi cura della formazione professionale dei figli minorenni о degli schiavi.

(58) Particolare è il contesto del n. 14: Psenkebkis e la madre di costui, Thermouthis, affidano il rispettivo fratello e figlio a Konops, intrecciatore di stuoie, perché ne apprenda l'arte. A differenza di tutti gli altri casi, in cui la madre è indicata come parte contraente assistita da un uomo quale tutore, qui il figlio non solo funge da tutore, ma anche concorre all'atto.

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del figlio Diogenes, rispettivamente nonna e zio dell' apprendista, colloca un suo nipote, i cui genitori sono evidentemente defunti, presso Heras, un altro suo figlio, perché possa imparare Parte della tessitura. In tre documenti conclude l'accordo la proprietária di uno schiavo (n. 29) о di una schiava (nn. 25, 32): nel n. 25 il figlio la assiste come xúpioç; nel n. 29 non è specificato quale rapporto in- tercorresse tra Taseus e Satabous; nel n. 32 tutore è il fratello ger- mano della donna.

Vi sono infine due eccezioni da segnalare. La prima è costituita dal n. 19, nel quale entrambi i genitori partecipano alla stipulazione del contratto, con il quale affidano la loro figlia ad un'altra coppia: non è specificata alcuna tutela per Didyme, ma è verisimile che il marito stesso si prestasse come xópioç. Nel n. 34, di contro alla consuetudine, Aurelius Zoilos colloca se stesso come apprendista muratore: evidentemente non deve trattarsi di un minorenne, in quanto la partecipazione ad un atto giuridico era di norma subordi- nata al raggiungimento della maggiore età; nondimeno, la presenza della madre, che esprime il proprio assenso alle clausole contrattuali (rr. 34-36), ci indurrebbe a ritenere che Zoilos non fosse molto più vecchio e che la madre fosse coinvolta perché era lei forse ad ammi- nistrare il patrimonio familiare (59).

La professione del maestro viene specificata mediante il sostanti- vo corrispondente, aggiunto al nome proprio, nell'intestazione del documento, oppure è indicata, nel corpo del contratto, da una locu- zione più estesa, con la quale si precisa l'arte oggetto del tiroci- nio (60). La qualifica di SiSáaxocXoç, « maestro » o, in senso più stretto, « maestro artigiano », ricorre sempre nel corpo del contrat- to: il termine greco segnala con immediatezza il compito, che per- tiene all'artigiano, di istruire un giovane nell'ambito del mestiere da lui esercitato. Che gli interessi del maestro e dell'artigiano conver- gano, è poi ben rivelato dalle clausole contrattuali relative ai com- pensi: l'artigiano cura l'attività della propria bottega e, nel contem- po, provvede all'addestramento professionale del giovane collocato come apprendista (61).

(59) v. R.S. Bagnall, « BASP » 5 (1968), pp. 135-136. (60) v. l'elenco dei mestieri attestati nelle SiSaaxaXixoci. (61) Per quanto riguarda le arti liberali, nel n. 3 non compare la qualifica

di SiSáaxocXoç; dei due contratti conclusi con un maestro stenografo, il n. 30 è mutilo, mentre il n. 26 ci attesta una situazione particolare: Panechotes indi-

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In tre SiSocaxocXtxoci ossirinchite del III p (62), in luogo di 8t8a- axaXoç, troviamo attestato il termine етс1ат<хтт]с, che, secondo l'in- terpretazione corrente, indicherebbe un individuo di status più ele- vato, rispetto a quello di un comune BiSáaxocXoç, con compiti di sor- veglianza nell'ambito della sua attività. Si deve però considerare che i tre documenti non differiscono, per il formulario e il tenore delle clausole dagli altri contratti datati tra la fine del II p e tutto il III p e che pertanto l'impiego del termine етсютат^с, in sostituzione a 81- SáaxocXoç, non costituisce di per sé un elemento distintivo circa la posizione sociale ed economica del maestro e l'organizzazione della sua azienda; escluderei, d'altronde, che si debba intendere, in modo più circoscritto, Гетпататг)^ come « colui che sovrintende all'appren- distato », in quanto nelle BiSocaxocXixoci, in generale, il maestro arti- giano si impegna comunque a trasmettere le proprie nozioni profes- sionali all'apprendista. Pertanto pare opportuno ritenere che il voca- bolo, che ricorre soltanto in tre casi ben limitati dal punto di vista cronologico e soprattutto geografico, sia impiegato come sinonimo di £7utaTrj[xoov per qualificare l'artigiano come una persona esperta, competente (63), nella medesima accezione spesso attestata nelle fonti classiche, ed in particolare in Piatone, e che in sostanza non

rizza ad Apollonios ат)[Х£юурафос il proprio chirografo, con il quale dichiara di avere collocato Chairammon schiavo per l'apprendimento della stenografia, che suo figlio Dionysios conosce (rr. 2-3: auvéaTTjaá aot XatpáfXfxcava SouXov тсрос (xáGTjaiv <jT]|A£tcov <ov ¿TctaxocTOct ó utóç aou At[o]vuaioç). Richiama la nostra atten- zione il fatto che lo schiavo apprenderà l'arte suddetta non dalla persona che figura come parte contraente nell'accordo, bensì da Dionysios, il figlio di co- stui, che, con ogni probabilità, esercita come stenografo presso il padre. Il suo coinvolgimento si presta a due differenti possibilità interpretative: non è esclu- so che a lui spettasse la cura degli apprendisti; altrimenti, è possibile che Pane- chotes destinasse lo schiavo all'apprendimento di segni riferiti ad un particola- re campo di applicazione, che erano di competenza di Dionysios. In questo se- condo caso, il figlio sarebbe stato, a differenza del padre, uno stenografo spe- cializzato. Il n. 26 rappresenta l'unica testimonianza offerta dalle 8i8aaxocXtxoct, in cui l'attività di insegnamento non sia di stretta pertinenza del maestro, che figura alla stipulazione del contratto.

(62) Le SiSaaxaXixoci si riferiscono a tre mestieri differenti: l'arte dell'ot- xoSófxoç (n. 34: inizio III p), l'arte dello XTevtaxrjç (n. 35: 239?), l'arte del Xi- vóucpoç (n. 36: 264 p).

(63) Si porrebbe l'accento non sull'attività di insegnamento del maestro, bensì sulla sua im<sxr'[ir'y « l'esperienza professionale », alla quale spesso si allu- de nelle SiSocaxocXixat con la locuzione toc - o xocGcbç - xocí ocuxòç етиататои.

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vi sia alcuna differenza fra i 8i8áaxocXoi e gli artigiani che, in un breve lasso di tempo, furono designati con titolo differente.

Nel contratto il maestro dichiara la propria disponibilità ad insegnare il proprio mestiere, così come egli stesso lo cono- sce (64), e si impegna altresì a riconsegnare al genitore-tutore-pro- prietario il giovane, le cui conoscenze, si precisa in alcuni con- tratti, dovranno essere perfette: entro il periodo previsto, il mae- stro ha il compito di curare l'istruzione del suo allievo, facendone un artigiano esperto e capace (65). Nei nn. 8. 7, 31. 18-19 si specifica che il maestro non può congedare durante il periodo l'allievo (rispettivamente: аяотреСфосабои,, а7Ш7г£[хфаа6ос1). Di solito l'obbligo di rispettare la scadenza del tirocinio prevista è riferito al genitore-tutore-proprietario, il quale non deve sottrarre l'ap-

(64) II verbo impiegato ad indicare l'attività d'insegnamento è StSaaxco, o, più spesso, il suo composto èxStSaaxco. Nei nn. 6. 16-19, 12. 14-15, 18. 12-13, simili nella formulazione, ricorre la locuzione coç - o xocOcoç - xaí

ocikòç етаатоиш: ad es. ó 8è "A[ß]apoc хат' <xu[tò]v èx8t[8]áÇetv t[òv rcatSa] хата [ttjv y£]p8iax[Yjv t£xvt)v], xa9[<bç xat аи]тос етф'ататаО (п. 6. 16-19). La clausola contenuta nel n. 8. 2 si rivela particolarmente elaborata: ey8t- SdcÇat T7)v Xtvu<ptxrjv tcõv xa9r)fjivcov t£xvtjv rcãaav evTeXoõç, xa9à xaí iyù> етиата[ха1. Molto simili risultano le clausole contenute nei nn. 28. 47-50, 35. 42-45: alla dichiarazione iniziale del genitore-tutore-proprietario, segue quella del maestro, il quale esprime il suo consenso a tutte le disposizioni indicate e s'impegna ad istruire, entro il periodo concordato, il giovane ap- prendista: ad es. ó [8]è 'HpaxXâç eúSoxcõv toútoiç rcãai xat èxSetSáÇetv tòv

(xa9r)Tr)v TTjv 8irjXoufJi£vr)v t£xvyjv ev тф тсеутает! XP^VCP *а9<Ъс xai аитос iizí- ататаь (п. 28. 47-50).

(65) Ricorre con frequenza, anche in questo caso, la locuzione coç -

o xaOcbç - xai аитос етататас: xat [хет[а] tòv xPÓvWv 7r[a]p£ÇeTat ó

"Hpcov tòv [тг]аГ8а £7t[taTá(x]evov e[v]Te[X]fj (п. 23. 22-23); x[ai] (лета tòv

Xpóvov тгараатг)аатсо ttjv [7iat8ía]xr)v 8e8[i8]ay[X£vrjv tt]v t£xvt)v ха9а[тгер] aù- tòç [£7itaT]a[Tat] (n. 25. 21-23); [ov xa]t 7rapaaTTjaiç (xot (х[е][ха9г)хота xat T&Xeto9evTa ttjv yepStaxrjv (n. 33. 7-9); xat ini TeXet too xP^vou тсараЗотсо tòv TiatSa TeXetcoç èpyaÇóptevov ttjv 8r)Xoufx£vrjv t£xvtjv xa9cbç xat аитос im- атата1 (п. 36. 44-48). Nel п. 37. 23-28 l'eccellente grado di abilità, che la schiava raggiungerà alla fine del tirocinio nella tessitura, sarà pari a quello dei suoi coetanei: [т]ои xP^vou 7rXr)pco9£vTOç xaí TrapapLtváarjç tt¡c 7rat8òç à(JL£(JL7UT<õç, TiapaScõatv aÙTr)v yj 8£axaXoç fxe(xa9r|xuíav tt]v t£xvt]v èvTeXãíç xa9' ófioiÓTTjTa tcõv ófxriXtxcov aÙTfiç. Nel п. 4. 10 viene indicato indiretta- mente, come fine ultimo del tirocinio, l'esperienza dell'apprendista (etSma); nel n. 26. 12 cogliamo un riferimento esplicito all'attesa, da parte del pro- prietario, di ricevere il proprio schiavo perfettamente istruito (èàv ...

aTrapTtarjç).

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prendista al maestro prima della fine del periodo concordato (66). Con tale clausola, il maestro tutela i propri interessi in un duplice senso: da una parte, egli può garantire la correttezza della sua atti- vità ďinsegnamento e quindi la regolarità del tirocinio; dall'altra, assicura a sé la disponibilità dell'apprendista nell'ambito della pro- pria attività artigianale. Questo secondo aspetto è tutt'altro che tra- scurabile, in quanto lo sfruttamento, a proprio vantaggio, della ca- pacità lavorativa dell'apprendista costituisce un tratto prezioso nel sistema di tirocinio: il giovane collocato impara un mestiere, e, nel contempo, collabora nell'esercizio del medesimo da parte del mae- stro artigiano.

Nel n. 26. 11-13 le due clausole, poste in successione nel con- tratto, che Panechotes conclude con un maestro stenografo, risulta- no entrambe in stretta relazione con il dovere di rispettare il perio- do di tirocinio: èàv Ы èvxòç tou xtp]óvou ocutòv | àrcapTÍariç oux èx- 8£Ço(xat ty]v 7rpoxei[xévr¡v 7cpo0ea[x[t]av, oux èÇóvToç | ¡jloi evxòç тои Xpóvou tòv 7raï8a aTroaTcãv. Con la prima si specifica che, qualora lo schiavo collocato avesse raggiunto anzitempo una conoscenza perfet- ta, il proprietario, senza attendere la scadenza prefissata, lo avrebbe ripreso con sé; d'altro canto, non gli è consentito sottrarre l'appren- dista prima del termine convenuto (67).

La validità di una dozzina di 8i8ocaxocXtxoci decorre dal primo mese dell'anno egiziano, Thoth. Le attestazioni in genere sono più frequenti entro il primo semestre: ciò può essere forse dipeso da ra- gioni di carattere burocratico о fiscale - si considerino a proposito le tre istanze inoltrate ai funzionari competenti nel mese di Thoth (nn. 9, 13) о nel mese successivo di Phaophi (n. 15) - о ammini- strativo, in connessione con l'organizzazione interna dell'azienda del maestro artigiano. D'altro canto, la decorrenza dei contratti docu- mentata per tutti i mesi dell'anno, con l'esclusione di Pauni, con-

(66) La clausola è attestata in dodici documenti: nn. 3, 8, 11, 17, 20, 26, 29, 30; nei nn. 6, 12, 18, 25 l'obbligo viene specificato nella sola clausola sulle penalità. La formulazione, nei singoli casi, si mantiene pressoché identica: l'atto del sottrarre è espresso con il verbo атсоатиасо, impiegato nella diatesi at- tiva о medio passiva; frequente è l'uso, in senso negativo, delle forme imperso- nali di eÇetfjLi, per indicare il divieto: ad es. oùx атсоатгаасо ocutòv arcò aoö [ev- tò]ç too xpóvou (n. 3. 9); xaì 'xr' [è]Çeív[ai à7uoa7rã]v тапВе топ Ilauaípi 7г[атр1 tòv rcatSa arcò тои 8i8aaxá[Xou Ivtoç tou ypóvou (п. 11. 17-20).

(67) v. A. Zambón, op. cit., pp. 64-65.

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sente di rilevare una notevole libertà da parte dei maestri artigia- ni, i quali evidentemente assumevano apprendisti, a seconda della loro disponibilità e delle loro esigenze, in qualunque periodo del- l'anno (68).

In cinque casi la validità del contratto decorre a partire dal giorno stesso della sua redazione: Thoth (n. 11); 21 Sebastos (n. 17); 14 Phaophi (n. 31); 15 Phamenoth (n. 18); 1 Epeiph (n. 38). In sei StSocaxocXixoct si stabilisce come data ďinizio del tiroci- nio il mese stesso della compilazione del contratto (69): 5 Seba- stos (n. 12-11 Sebastos (70)); Thoth (n. 36-18 Thoth; n. 39); Phamenoth (n. 26-5 Phamenoth); Phaormouthi (n. 3); nel n. 34 si fa riferimento, più precisamente, al primo giorno del mese in corso di Choiak (71). In cinque casi è indicato Tanno in corso come termine di decorrenza della validità dell' accordo: i nn. 9, 13 sono stati compilati nel mese Sebastos (rispettivamente: il giorno 12 о 19 - l'oscillazione è dovuta all'errore commesso da uno dei due funzionari che registrano l'istanza - ed il giorno 29), come pure il n. 33, il chirografo vergato nel mese di Thoth dal padre dell'apprendista, il quale ha cura di specificare anche la data della conclusione del tirocinio: il mese di Mesore del terzo dei tre anni previsti; il n. 15 è stato inoltrato il giorno 22 Phao-

(68) Oltre alle dodici SiBaoxaXtxai relative a Thoth (nn. 9, 11, 12, 13, 16, 17, 19, 23, 27, 33, 36, 39), quattro contratti riportano come mese d'i- nizio del tirocinio Phaophi (nn. 6, 15, 28, 31), tre il mese di Hathyr (nn. 7, 20, 25) e di Tybi (nn. 29, 32, 35), due il mese di Choiak (nn. 22, 34), di Phamenoth (nn. 18, 26), di Pharmouthi (nn. 3, 4) e di Pachón (nn. 2, 8); uno il mese di Epeiph (n. 38).

(69) Indico tra parentesi la data della redazione del contratto nei casi in cui sia espresso precisamente il giorno.

(70) Inserisco in questa categoria il n. 12, benché costituisca un caso eccezionale, in quanto l'inizio del tirocinio, definito con l'indicazione del giorno e del mese (5 Sebastos), precede la redazione del contratto relativo (11 Sebastos).

(71) Nei nn. 29, 35, per i quali ignoriamo il mese della redazione, si indica il mese di Tybi per la decorrenza di validità, mentre nel n. 4 si de- finisce Pharmouthi come termine d'inizio del tirocinio, ma è omesso il mese in cui il contratto è stato compilato: poiché in tutti e tre i casi non riscon- triamo, come di consueto, né un participio attributivo, né un avverbio (èÇf)ç), che contribuirebbero alla nostra interpretazione, è altrettanto possibile che il tirocinio iniziasse nello stesso mese della redazione del contratto, così come in quello successivo.

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phi (72). Più spesso intercorrono alcuni giorni tra la data della re- dazione del contratto e la sua decorrenza e di solito l'inizio del tiro- cinio coincide con il primo giorno del mese successivo: 1 Sebastos (n. 23) (73); 1 Phaophi (n. 6-28 Sebastos; n. 28-25 Thoth); 1 Ha- thyr (n. 20-16 Phaophi; n. 25-23 Phaophi); 1 Choiak (n. 22-13 Ha- thyr); 1 Tybi (n. 32); 1 Mecheir (n. 37-26 Tybi). Altrimenti, la de- correnza viene fissata per il mese successivo, senza l'indicazione del giorno: Sebastos (n. 19), Germanikeios (n. 8 - 18 Pharmouthi).

Le penalità per i contraenti, documentate in una quindicina di SiSocaxocXixoci a conclusione del testo, risultano in stretta relazione con i doveri sopra esaminati: il maestro risulta passibile per l'even- tuale inadempienza al suo compito di istruire l'apprendista, mentre il genitore-tutore-proprietario lo diventa per la sottrazione anticipata del giovane collocato (74).

Nella maggior parte dei casi, esse riguardano indistintamente en- trambi i contraenti e comprendono di solito una somma in denaro, che spetta alla controparte, ed un'altra, dello stesso valore, destina- ta al fisco (75). Data la frequenza delle attestazioni, pare questa la prassi comunemente seguita, a prescindere dalla diversità degli im- porti: nei nn. 11, 12, 17, 18, 25, 28 si stabilisce una pena pecunia-

(72) Anche nel n. 16 - la copia di un'istanza datata 30 Mecheir 65 p - si fa riferimento all'anno in corso: saremmo inclini ad individuare nel mese di Thoth la data d'inizio del tirocinio, ma, se così fosse, l'istanza risulterebbe piuttosto tardiva rispetto alla collocazione dell'apprendista risalente a cinque mesi prima, a meno che il documento non fosse stato compilato allora per par- ticolari ragioni contingenti, a prescindere dal vero e proprio contratto di tiroci- nio che presumibilmente fu redatto all'inizio del tirocinio. Non dissimile è il caso del n. 7, un estratto di 8i8aaxocXixr|, datato 18 Germanikeios e relativo ad un tirocinio iniziato sette mesi prima, in Hathyr. Nel n. 27, compilato il 10 Tybi, leggiamo che Zosimos ha collocato il proprio figlio come apprendista tessitore all'inizio dell'anno, nel mese di Thoth: il caso è particolarmente inte- ressante, in quanto, a differenza dei precedenti, attesta la redazione di un vero e proprio contratto a quattro mesi di distanza dall'inizio del tirocinio.

(73) PJ. Sijpesteijn, Remarks in Some Imperial Titles in the Papyri, « ZPE » 40 (1980), p. 132, propone, in luogo di Ilau[vi, la lettura IlaptoixoG.

(74) v. J. Herrmann, op. cit., pp. 128-130. (75) Diversamente nel n. 4 il maestro dichiara che, qualora la schiava

collocata sia giudicata inesperta, egli provvederà alle spese necessarie a comple- tare la sua istruzione. Si tratta di un risarcimento dei danni: a garanzia della correttezza del proprio operato, l'artigiano si impegna a risarcire eventualmen- te la sua controparte, senza aggiungere alcuna specificazione ulteriore.

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ria pari a 100 dracme da versare alla controparte ed altrettante dracme da versare al fisco (76); nel n. 6 si contemplano, alle mede- sime condizioni, 60 dracme; nel n. 33 si fissano addirittura 200 dracme per la controparte ed altrettante per il fisco (77). In due ca- si si prevede il versamento di una somma di denaro alla sola contro- parte, con esclusione del fisco: 100 dracme nel n. 35, 200 dracme nel n. 37. Nel n. 36 si specifica che nessuno dei due contraenti ha la facoltà di violare le clausole contrattuali, ma al riguardo, strana- mente, non si menzionano sanzioni pecuniarie (78).

Particolarmente complesse risultano le penalità fissate nei nn. 3, 8, 20, dei quali i primi due sono stati redatti nella forma di chiro- grafo e le eventuali sanzioni ricadono sul solo dichiarante. Nel n. 3. 11-12 Gaius Julius Philios si impegna, in caso di violazione di una

(76) Le clausole si conformano, con piccole variazioni, alla formula se- guente: tou 8' àrcoaTtocaOrivat tòv rcalSa èvTÒç toö 8rjXou[iivou xpóvou (o più spesso: яро toõ xpóvou) inízi[io'f eívat Spaxfxàç exoctòv xaí eiç то 8r)[xóatov tocç iaaç. 'Eàv 8è xaí ocutÒç ó 8i8áaxaXoç 'ir' èySiSáÇT) tòv tcouSoc атготектатсо то l'aov £7i(Ti[iov (nn. 6. 37-39; 11. 25-30; 12. 36-40; 'l7. 28-33; 18. 36-39). Nel n. 25. 23-27 leggiamo: eàv 8è 'ir' Tcapaarrjarj 8á>ai (1. -ei) taaç tòv (1. t&v) е7пт[([хои] àpyupíou 8pax(xàç éxocTÒv xai iç (1. eíç) то 8ri[xóa[iov x]à[ç t]aaç. 'Eàv 8è xai rj SeaTcÓTtç aTtoaTcáarj ttjv 7ie8ía[xrj]v (1. tcociS-) evtoç toö xpóvou 8a>at (1. -et) xaí aÙTTj то lao[v] [efrtTtjjiov: è di nostro interesse la prima parte, nella quale si fa riferimento all'obbligo per il maestro, espresso nella clausola imme- diatamente precedente, di restituire alla fine del periodo la schiava addestrata nell'arte.

(77) Mette conto osservare che l'importo delle sanzioni pecuniarie au- menta nel tempo in maniera coerente in tutti i casi attestati, a prescindere dal- la provenienza dei documenti: 60 dracme si fissano nel n. 6; 100 dracme nei nn. 11, 12, 17, 18, 25, 28, 35 - quest'ultimo costituisce l'unica eccezione al- la nostra cronologia relativa ad un provvedimento dello Stato; 200 dracme nei nn. 33, 37. La cronologia dei documenti consente di isolare tre termini ante quem - l'anno 36p (n. 6), l'anno 53 p (n. 11), l'anno 201 p (n. 33) -, a parti- re dai quali le penalità si accrescono. Non è difficile pensare che l'identità de- gli importi, che decorre da un determinato momento, fosse stata fissata dal- l'amministrazione pubblica - non sapremmo spiegarla altrimenti; un simile in- tervento confermerebbe comunque l'estraneità dello Stato al sistema di tiroci- nio e, d'altro canto, il suo interesse esclusivamente in materia fiscale.

(78) Quanto alla formulazione, i nn. 28, 33, 35, 36, 37 (183-271 p) si di- stinguono dagli altri contratti, in quanto la clausola sulle penalità è espressa in modo generico con riferimento alla violazione, da parte di uno dei contraenti, delle disposizioni: ad es. xaí [ir' èÇeïvai (irjSevi aÙT&v 7uapaßaiveiv ti tcõv тгро- xetfxévcûv ri ó rcapaßac exTeiat тф èvfxévovTi етите{[хои Spaxpiàç exaTÒv xaí eíç то 8r](jLÓatov тас ïaaç (n. 28. 53-56).

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delle disposizioni, a pagare le 50 dracme, che costituiscono la secon- da rata del compenso per il maestro, accresciute della metà, e ad aggiungervi altre 200 dracme, il doppio dello stipendio concordato; infine egli è vincolato alla rcpaCic, che grava sulla sua persona e sui suoi beni, conformemente al diritto. Il proprietario dello schiavo, qualora non rispetti gli obblighi assunti, pagherà dunque al maestro complessive 225 dracme, in luogo delle 100 previste come compen- so: la somma, non trascurabile, doveva evidentemente sollecitare al rispetto scrupoloso delle norme contrattuali e garantire la contropar- te circa la propria correttezza. Nel n. 8. 9-10 il maestro dichiara che, qualora trasgredisca una delle clausole, egli pagherà i danni, le spese, i compensi, che eventualmente debba versare, accresciuti del- la metà, ed un'ammenda di 100 dracme d'argento, secondo la prassi giudiziaria: la gravita delle sanzioni si evince ancor di più dal con- fronto con la somma di 48 dracme, previste come compenso per cia- scuno dei due anni di tirocinio. Nel n. 20. 22-33 si contemplano le penalità per il caso in cui Eudaimon, l'apprendista, non si comporti in maniera conforme ai termini contrattuali (79). Il tutore è di con- seguenza indicato come àya>Yt(xoç finché non adempie ad ogni ob- bligo, deve restituire le 80 dracme ricevute dalla maestra quale com- penso per l'apprendista (rr. 13-17), deve pagare la retta, i danni, le spese ed altre 60 dracme d'argento, ed infine è soggetto alla TupãÇtç, che grava sulla sua persona e sui suoi beni. D'altra parte, la maestra è ugualmente tenuta al rispetto delle clausole contrattuali ed in caso di violazione è passibile delle medesime penalità.

Le tre SiSocaxocXixat ci documentano una situazione estrema ri- spetto alla consuetudine diffusa nei contratti di tirocinio. Con ogni probabilità, il rapporto intercorrente tra i contraenti dovette deter- minare l'insolita oculatezza nella redazione della clausola: pare lecito

(79) L'ordine in cui si succedono le clausole in questa аиух^Рт1аК e leg- germente differente rispetto agli altri contratti: nelle righe 17-20 si fa riferi- mento all'eventuale assenza dell'apprendista dalla casa della maestra, presso la quale Eudaimon dovrà rimanere poi durante un periodo supplementare; nelle righe 20-22 è espresso il divieto per il tutore di sottrarre il ragazzo anzitempo; quindi, curiosamente, la clausola sulle penalità per il contraente, mutila nella parte iniziale, si apre con una formulazione condizionale il cui soggetto è costi- tuito non da Ischyras, il tutore, bensì da Eudaimon, il suo pupillo, laddove, in questa sede, è consueto il riferimento alla condotta del contraente, non del mi- norenne collocato: efrocv 8è fxrj тгроа- ...[... ]rj ó Eu[8]atfxcov ¿>ç 7cpóxe[iTat, e]Tv<xi tòv 'Iaxupõcv 7rapaxpf¡fJi[a à]ycbyi[io^ хтХ.

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ritenere che la reciproca estraneità dei contraenti li sollecitasse a tu- telarsi in modo particolare.

4. Gli apprendisti. (80)

Dalla documentazione disponibile risulta che più spesso erano collocati come apprendisti giovani di estrazione libera - se ne con- tano ventisette, fra i quali una sola ragazza (81) - , mentre soltanto dieci casi si riferiscono a schiavi (82). Quanto all'età, si tratta di minorenni, come viene espressamente indicato in tredici casi relativi a giovani liberi dalle locuzioni où8£7u<o òVroc tcov ítgõv (83), 'ir'bÍ7zcú ÔVTOC TÕiv £t£>v (n. 2. 10-11), àcprjXixoc (84), оиВетгсо ôvxoc èv rjXtxíoc (n. 16. 10). Per gli schiavi non è precisata l'età se non in due casi, entrambi riferiti a schiave: nel n. 32. 10-11 ricorre il termine àcpf)- XtÇ, mentre nel n. 39. 5 leggiamo che la giovane apprendista ha compiuto i quattordici anni di età (85). Negli altri casi non è data alcuna indicazione, ma li consideriamo minorenni, in ragione del fatto che essi sono soggetti alla potestas di una persona adulta e quindi giuridicamente in grado di intervenire nella stipulazione di un accordo (86). È poi nella natura del tirocinio il fine della forma- zione professionale di una persona, che viene guidata nei suoi primi

(80) II termine greco [ха9т)тг|с, con il quale si designa l'apprendista, ricor- re soltanto in alcune SiSocaxocXtxai da solo (nn. 3. 9; 28. 21; 27, 48; 35. 43) о in unione con ójxotoç (nn. 28. 14-15; 35. 41-42).

(81) I documenti, che si riferiscono ad apprendisti liberi, sono i nn. 2, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19 - riferito ad una ragazza - , 20, 21, 22, 23, 27, 28, 31, 33, 34, 36, 41.

(82) nn. 3, 26, 29, 35, 38 (schiavi); nn. 4, 25, 32, 37, 39 (schiave). Cro- nologicamente, va osservato che cinque dei dieci casi sono attestati tra la fine del II p e tutto il III p, mentre per i documenti del periodo precedente è con- sueta la collocazione come apprendista di ragazzi liberi.

(83) nn. 6. 9; 8. 1; 9. 6; 11. 5; 12. 9; 13. 9-10; 17. 8-9; 18. 7-8. (84) nn. 15. 8; 21. 4; 28. 7. (85) E frequente, sempre nel caso di schiave, la qualifica di rcociöiaxT), da

sola (nn. 4. 2; 37. 8) о accostata a SouXt) (n. 25. 9-10). Riscontriamo l'uso di tuocTç sia riferito a maschi liberi (nn. 6, 11, 12, 17, 18, 21, 23, 28, 36), sia a schiavi di sesso maschile (nn. 26, 29, 35) о femminile (n. 32, 37). Ciascuno schiavo, a prescindere se maschio о femmina, è individuato dal suo nome, tranne che in un caso (n. 37); nel n. 35 lo schiavo è figlio di una schiava nata in casa (r. 8: èÇ oixoyevoõç SouXrjç).

(86) v. A. Zambón, op. at., pp. 32 sgg.

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passi nel mondo del lavoro: tale processo di addestramento si collo- ca evidentemente nella prima età di un uomo.

I mestieri attestati per gli schiavi sono: Tarte dell' accompagna- mento con il flauto (n. 3); Parte della tessitura, nella quale risultano coinvolte tutte le schiave (nn. 4, 25, 32, 37, 39), mentre uno solo è lo schiavo collocato come apprendista tessitore (n. 29); Tarte dello stenografo (n. 26); Tarte del cardatore della lana (nn. 35, 38). I me- stieri, che costituiscono la disciplina del tirocinio per gli apprendisti di estrazione libera, sono i seguenti: Tarte della tessitura (87), Tarte della tessitura del lino (n. 36), Tarte del tessitore del lino seduto (n. 8), la fabbricazione di chiodi (n. 2), il mestiere del muratore (nn. 5, 34), Tarte delT in trecciature di stuoie (nn. 14, 31), il mestiere del fabbro (n. 16), Tarte delT abbellimento funebre (n. 20). Nel loro in- sieme i due elenchi dei mestieri ci inducono a constatare che non doveva essere determinante lo status giuridico di una persona ai fini della sua collocazione come apprendista: il tirocinio riguardava tanto gli schiavi quanto i liberi, a prescindere dalla netta prevalenza di questi ultimi nelle SiBocaxocXixocí, e nessuna connessione pare inter- corresse tra lo status, libero о servile, di una persona e la sua desti- nazione ad un'arte, generica о specializzata che fosse. Possiamo rite- nere che le circostanze del momento costituissero Túnico fattore in- fluente nella scelta di avviare ad un mestiere, piuttosto che ad un altro, un familiare о uno schiavo. Il fatto che più spesso venisse col- locato un parente stretto, un figlio о un nipote, non sorprende se teniamo conto dell'organizzazione domestica dell'attività artigianale nell'antichità; altrimenti, vi vedremmo un semplice indizio della cu- ra che i genitori, o i familiari, riponevano nella formazione di un giovane e in particolare nella valutazione delle opportunità offerte dal mondo del lavoro. D'altro canto la collocazione come apprendi- sta di uno schiavo doveva costituire un investimento economico nel- l'immediato, qualora fosse previsto un compenso per le sue presta- zioni lavorative, e a lungo termine, poiché lo schiavo avrebbe poi esercitato un determinato mestiere a tutto vantaggio del suo padro- ne (88).

Nella distribuzione dei mestieri tra i liberi e gli schiavi, fatta ec- cezione per l'arte dell'accompagnamento con il flauto e la cardatura

(87) nn. 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 17, 18, 22, 23, 27, 28, 33. (88) v. A. Zambón, op. cit., pp. 31-32.

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della lana, osserviamo una maggiore varietà per i liberi, che va ascritta indubbiamente al numero superiore di fonti disponibili al loro riguardo. Malgrado questo scarto, le differenze si riducono, an- zi scompaiono, all'esame delle condizioni fissate nel contratto circa gli obblighi, cui gli apprendisti devono adempiere: liberi о schiavi che fossero, erano comunque tenuti all'obbedienza, all'efficienza, al- la solerte esecuzione di quanto veniva loro richiesto dal maestro.

È necessario porre una premessa all'esame delle clausole relative ai doveri dell'apprendista, onde evitare incomprensioni circa il valo- re giuridico che tali doveri assumono nelle SiSocaxocXixoct. L'apprendi- sta non compare mai come parte contraente, tranne che in un caso (n. 34); figurano sempre, all'atto della stipulazione del contratto, il maestro e la persona che esercita la potestas sul giovane collocato - il genitore- tutore-proprietario. Ciò significa che, dal punto di vista giuridico, l'apprendista non vale come persona e pertanto non gli competono né diritti né doveri: gli obblighi a lui riferiti, così come vengono indicati nelle 8i8ocaxaXixoci, non rappresentano veri e propri doveri giuridici, per i quali egli risponde del proprio operato, bensì è il genitore-tutore-proprietario che assicura il loro adempimento da parte dell'apprendista. Le conseguenze giuridiche per un comporta- mento indisciplinato e discorde dalle clausole contrattuali non rica- dono direttamente sull'apprendista, ma sulla persona che ha stipula- to l'accordo sul suo conto, la quale è passibile pertanto delle penali- tà contemplate (89).

Nelle SiSocaxaXtxoci si stabilisce che l'apprendista obbedirà al maestro e rimarrà presso di lui per tutto il periodo di tirocinio. Il dovere di obbedienza è espresso di solito con il verbo Siocxovéco, « prestare servizio », oppure con locuzioni costituite da Troteco, cui segue un participio sostantivato: Siocxovoûvtoc x[oc]ì ttoioüvtLoc та] ер- yoc 7TOCVTOC та £7UT0c[aa]ó[X£va ос[отф] (п. 6. 12-14); StocxovouvTOt xocì TuotouvTOc rcávTOc та £7uiTaaaó[xeva оситф (nn. 11. 9-10; 17. 10-11) (90). Talvolta la clausola è conclusa da utcó seguito dal nome

(89) v. J. Herrmann, op. cit., pp. 130-132. (90) Símilmente nei nn. 3. 9, 12. 12, 18. 9-10, 39. 9-10. Nel n. 10. 10

leggiamo la clausola au[vaxoXoi>9oövTa аитф (se. il maestro) хата xòv] vójxov xocì еттеХсОУта 7c[<xvtoc та &7itTax9riaó(jL£va]: il verbo <juvaxoXou0£Gi> è probabilmente impiegato nell'accezione traslata di « seguire, obbedire », хата tòv vófxov ap- punto, « secondo la consuetudine » propria, s'intende, degli apprendisti; diver- samente J. Herrmann, op. cit., p. 131, propose come significato quello di « ac-

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proprio del maestro al genitivo (91); oppure è data la sola qualifica del maestro senza il nome proprio: ùnò too аитои SiSocaxáXoo (n. 28. 14); U7TÒ tou етаататои (п. 35. 40) (92).

Ricorre poi una delimitazione in merito all'obbedienza richiesta, la quale si estende alla sola attività, in cui il giovane esercita il suo tirocinio: хата ttjv yepSiaxrjv xiyyrp (93). Nel n. 28. 14-15 non tro- viamo espressa la delimitazione mediante il riferimento all'arte, ben- sì si stabilisce che l'obbligo di eseguire tutti gli ordini (r. 13: rcotoüVTa 7u<xvt[oc та e7aTax6]7]aó[xeva [а]итф) accomuna l'apprendista agli altri suoi simili: ¿>ç ini t¿5v Ójxoícov [xoc07)tcùv (94). Ne deriviamo un indizio dell'esistenza di altri apprendisti, che certo non completa le nostre conoscenze, ma sottrae questi giovani, avviati ad un lavo- ro, alla condizione di isolamento dagli altri coetanei, cui general- mente le altre StBocaxocXtxou fanno pensare. La locuzione in sé si pre- sta a due possibilità di interpret azione: о vi vediamo un riferimento

compagnare », intendendo che l'apprendista avrebbe dovuto seguire il maestro, quando questi esercitasse il suo mestiere in un altro luogo о trasferisse la sua azienda. Il verbo еттеХесо è documentato anche nel n. 31. 9-10: ¿TctxeXoovTOc ttjv фа0О7гХох1хг)У epyaaiav. In due documenti si richiede esplicitamente all'ap- prendista di essere urcrjxooç, « obbediente », nell'ambito della professione (n. 8. 5: utttjxoov ò'vtoc ev тоТс хата ttjv tíyyrp) o, genericamente, delle mansioni do- mestiche e degli altri servizi (n. 19. 16-19: &ате aÙTTjv utttjxooov etvai ev toíç auvTaaao(jL£vot[ç а]итт) tcõv те хат' otxov xaì tt)v àXXr)v Ó7cr|peatav щщкхщ xaì àvevxXrjTcoç): nelle righe 20-21 di quest'ultimo documento è inoltre riportata, poco prima dell'interruzione del papiro, un'altra disposizione particolare, con la quale si precisa che Syairous, la figlia collocata, era tenuta a restituire inte- gri gli oggetti che riceveva, con l'esclusione dei casi di danneggiamento invo- lontario e della fatalità (aóàa 7uapa8i8oöaav Ôaa èàv 7rapaXaßT) ttXtjv au[Ji<pavoöc árccoXteflac xaì ßta[t]ou).

(91) nn. 6. 14; 12. 13; 17. 12; 18. 11. (92) Mette conto osservare che il n. 10 si distingue dagli altri documenti,

in quanto nella clausola non si menziona né il maestro né alcuna delimitazione relativa agli ordini imposti all'apprendista. Nondimeno possiamo ritenere che il margine di differenza tra i due tipi di clausole sia irrilevante, poiché l'appren- dista avrà svolto comunque nella casa del maestro compiti minori non diretta- mente connessi con la sua formazione professionale, anche quando nel contrat- to il dovere di obbedienza fosse circoscritto al mestiere oggetto del tirocinio, v. J. Herrmann, op. cit., pp. 130-131.

(93) nn. 6. 15; 12. 13; 17. 12-14; 18. 11-12. (94) II n. 35. 38-42 sia circoscrive il dovere di obbedienza alla sola arte

della cardatura della lana, sia fa riferimento agli altri apprendisti: яоюоута TiávTa та èTctTpaTcrjaófxeva аитф ... та хата ttjv Texvrjv a>ç ¿Vi tóov [ófxotcov (xa]9r)TÕ)v.

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generico alla consuetudine diffusa del tirocinio, oppure possiamo in- tendere, in un senso più stretto, che il maestro curasse nel contem- po la formazione di più apprendisti.

In alcune 8i8aaxocXixoci del periodo compreso tra la fine del II p ed almeno la metà del III p il formulario muta sensibilmente: l'impe- gno per l'apprendista di eseguire le commissioni affidategli è reso con il participio di ехтеХесо; i participi sostantivati di е7итаааа>, pre- cedentemente in uso, sono sostituiti da forme al futuro di iizi*zpin(ùf nella medesima diatesi (95); il complemento di limitazione è invece espresso con un participio neutro plurale (àvrpcovToO : exxeXoCaav Лаута та e7ttTpoc7rr)aó[xsvoc ocütt¡ urc' аитоС àvrjxovxa tt¡ Wpoxeifxsvrj xéxvT) (n. 32. 21-25); exxeXoõvxa tcocvtoc та ¿7tiTpa7t7)GÓ[xeva аитф ùnò toõ етиатостои <xvt|xovtoc xfj 8r)Xou[xév7| t£xvï] (п. 36. 16-19) (96).

In merito alle modalità della permanenza richiesta all'apprendi- sta distinguiamo due clausole: con la prima (xocG' ¿xáaTTjv r)[x£pav arcò rjXíou àvocToXfjç [xexP1 Súaecoç (97)) si limita tale dovere al solo giorno: al calare della sera, l'apprendista è autorizzato a fare ritorno nella casa della propria famiglia; la seconda vincola l'apprendista, in maniera più stretta, a rimanere presso il maestro di giorno e di not- te (ou ytvófxevoç àrcóxoiTOç ou8' àcprjfjiepoç атсо ttjç (tou 8t8aaxáXou) otxtaç e simili (98)). Il verbo impiegato è Trapajxévco, « rimanere presso », il quale però non presenta mai la valenza tecnico giuridica, propria dei contratti di paramone, di « servire, rimanere a disposi- zione », bensì quella generica di « servire » semplicemente (99): vi

(95) Nondimeno in documenti coevi riscontriamo le seguenti clausole: 8ia[x]o6ovxa - vi leggiamo, concordi con l'editore, una forma per Staxovoöv- та, ben attestato - [x]ocì ex-ceXtoõJvxa Ttávxa т[ос] £7rtTpa7nr)aó(x[e]va а[и]тф ùnò too £7пата[тои] àvrjxovca tt¡ Te/vtYj] (n. 34. 13-15); ocùtyj[v rcoiřjaai Tuávca та] è7itTaaaó[xeva [аитт) шс' eptoö? xaí npoar'-?] xovTa tt¡ аитт) t£xvt) (n. 39. 10-11).

(96) II testo del n. 38 si interrompe proprio in corrispondenza della clau- sola di nostro interesse, che il compilatore del documento trascrive erronea- mente due volte di seguito (rr. 15-18); per quanto è possibile leggere, lo acco- stiamo ai nn. 32, 36: exteXouvtoc tzolvzol та £7ciTpa7iriaó[X£va аитф итио too 8i8a- axáXou.

(97) nn. 28. 11-12; 32. 19-21; 35. 36-37; 36. 12-14; 38. 12-14. (98) nn. 10. 9-10; 20. 10-12; 25. 16-18; 34. 11-12. Nel п. 25. 18 trovia-

mo a conclusione della formula: àv£t> y[t] týjc еаитоО (se. тоО SiSaaxáXou) yvcófxriç.

(99) v. J. Herrmann, op. cit., pp. 137-138. bulla 7iapa[xovT): v. 1 articolo di W.L. Westermann, The Paramone as General Service Contract, pp. 9-50, nel

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sono implicite, ai fini della regolarità del tirocinio, la frequenza e la disponibilità assidue, richieste all'apprendista, perché il maestro ar- tigiano possa svolgere correttamente la sua attività di insegnamento. L'altro verbo attestato con frequenza è n<xpéx<x>, nella diatesi attiva о media, il cui significato nei nostri documenti è « mettere a dispo- sizione » (100).

L'interpretazione della clausola, con la quale si vincola l'appren- dista alla permanenza diurna e notturna presso il maestro artigiano, suscita qualche perplessità. Nei casi attestati il maestro provvede di solito al vitto e al vestiario dell'apprendista (nn. 20, 25, 34) e tal- volta pure lo retribuisce (nn. 20, 34): tali oneri finanziari rendono testimonianza della disponibilità economica del maestro e dell'esten- sione della sua attività. Forse situazioni contingenti, che noi igno- riamo, determinarono l'inserimento della clausola tra le disposizioni contrattuali - quali, ad esempio, la lontananza dei rispettivi domi- cili dei contraenti о le condizioni dell'abitazione del maestro; altri- menti, è lecito supporre che l'organizzazione del lavoro all'interno dell'azienda prevedesse orari о addirittura turni lavorativi, distribui- ti durante il giorno dal primo mattino a sera inoltrata, per i quali l'artigiano preferiva tenere presso di sé l'apprendista giorno e notte (101).

quale particolare attenzione è dedicata alle SiSocaxaXixoci: al riguardo, si vedano le osservazioni di PJ. Sijpesteijn, P Wise. I 4, pp. 15-16, nota 9-10. Inoltre: v. A. JÖRDENS, P Heid. V, pp. 289-295.

(100) Nei nn. 31. 5-8, 34. 9-12, 35. 33-37 i due verbi ricorrono insieme; nei nn. 32. 18-21, 36. 11-14, 38. 11-14 è documentato il solo rcocpéx^ nella diatesi media; nel n. 28. 9-12 il verbo rcocpexco è impiegato in unione al verbo TcpoaeSpeuw, « stare vicino, assistere ». La forma 7capáÇT)fjLt attestata nel n. 8 è intesa dall'editore, in considerazione dei due elementi del composto (rcocpá ed è'xw), nell'accezione di « tenere a disposizione ».

(101) Le modalità della permanenza dell'apprendista presso la bottega dell'artigiano sono state a lungo oggetto di discussione, anche dopo la pubbli- cazione di P Osi. Ili 141 (1936) - la prima SiSaaxocXixrj, in ordine di tempo, in cui si potè riscontrare la formula àcprjfzepoç xocl àrcoxoi-coç. All'inizio del se- colo, quando risultavano disponibili soltanto le SiSaaxocXtxocC, in cui le spese del vitto e del vestiario incombono sul genitore-tutore-proprietario, e non si ri- scontrava in alcun testo la clausola sopra citata, Westermann si oppose all'idea che l'apprendista pernottasse nella casa del maestro (v. Id., Apprentice Con- tracts, p. 310); in uno studio successivo, lo stesso circoscrisse il divieto di al- lontanarsi di giorno e di notte dalla casa del maestro ai soli contratti di para- mone, per i quali la formula costituiva, a suo avviso, un tratto caratteristico,

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In cinque documenti ossirinchiti del periodo compreso tra la me- tà del I p ed il III p si stabilisce il numero delle giornate, di norma una ventina, in cui l'apprendista può riposare (102). La clausola re- lativa si compone della voce verbale àpyeco, « essere in ozio, rima- nere inattivo », cui si giustappone talvolta la locuzione etç Xóyov eopxcbv (103). Nel n. 8. 5 si prevedono per ciascuno dei due anni di tirocinio tre giorni, non meglio specificati, di ferie al mese, per i quali il maestro non compirà alcuna sottrazione dal compenso pat- tuito. Nel n. 18. 30, malgrado il contesto lacunoso, leggiamo che il periodo di ferie, nel corso dei due anni e mezzo, coincide con la ce- lebrazione delle Amesysia (104). Nel n. 28. 35-39 si dispongono venti giorni per ciascuno dei cinque anni, senza che alcuna riduzio- ne del compenso sia operata dal momento in cui esso viene corri- sposto, ossia dall'ottavo mese del terzo anno. Nel n. 32. 36-39 la schiava disporrà di diciotto giorni di ferie per ciascuno dei quattro anni previsti. Nel n. 36. 39-42, un contratto quinquennale, è ripor- tata la seguente clausola:

oltre che esclusivo (v. Id., The Paramone as General Service Contract, p. 12). Cugia, all'opposto, sostenne che la comunione domestica rappresentasse una condizione frequente nel tirocinio, per la quale l'apprendista avrebbe trovato accoglienza presso la famiglia del maestro (v. Id., op. cit., p. 36). v. A. Zam- bón, op. cit., pp. 51-55; v. Ead., Ancora sulle òiòaoxaXixaí, « Aegyptus » 19 (1939), pp. 101-102; inoltre: v. J. Herrmann, op. cit., pp. 125-126.

(102) nn. 8 (48 p), 18 (66 p), 28 (183 p), 32 (fine II p), 36 (264 p). Le cin- que SiSocaxocXixocí riguardano l'arte della tessitura - due, in particolare, la tes- situra del lino; quattro si riferiscono ad apprendisti liberi, uno solo ad una schiava. Quanto alla durata del periodo di tirocinio, si contemplano dai due ai cinque anni: ciò significa che l'accordo sulle ferie non interveniva soltanto in previsione di un lungo termine, come concluse A. Zambón, op. cit., p. 63, la quale non disponeva però dei nn. 8, 18 - gli unici due contratti stipulati per un periodo relativamente breve; già J. Herrmann, op. cit., p. 121, potè cor- reggere, grazie al contributo del n. 8, questa opinione.

(103) nn. 28. 36; 32. 37-38. (104) Si tratta, com'è noto, di una festività religiosa molto importante

celebrata in tutto l'Egitto il 26 Epeiph ( = 20 luglio). Poiché i papiri, in cui le Amesysia sono attestate, si riferiscono a persone di condizione economica me- dio-alta, la menzione di tali feste nelle StSocaxocXixat, che pur rivela il desiderio delle famiglie degli apprendisti di celebrarle insieme al proprio figlio, costitui- sce per noi un indizio sulla categoria sociale di appartenenza dei contraenti, v. D. Bonneau, Les fêtes Amesysia, «Chr. ď Ég. » 49 (1974), pp. 366-379; inol- tre: v. H.C. YouTiE, P Mich. inv. 1355 verso: ало 'Afxeouatcov [xéxpi 'Ajxe- auatcov, « ZPE » 30 (1978), pp. 186-190.

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Хгцхфета1 8è ó rcocíç etc Xóyov àpyicõv eopxixcõv Tößi Ilax¿)v 'Ajxeauaíoiç r¡[iep¿>v етита 2apa7ríoiç rj(xepaç 8ио.

Pare opportuno proporre un'interpretazione differente da quella dell'editore, secondo il quale « il ragazzo disporrà, in conto delle va- canze nelle festività, di Tybi, di Pachón, di sette giorni nelle Ame- sysia e di due nelle Serapeia »: nel complesso due mesi e nove giorni, un periodo di gran lunga superiore, nella durata, agli altri casi docu- mentati, che si spiegherebbe con le condizioni particolari del con- tratto, quali lo status elevato dei contraenti (Aurelius Hermias, già agoranomos di Ossirinco, e Aurelius Dioskoros, tessitore del lino). Eppure è difficile ammettere un accordo così generoso nei confronti dell'apprendista, poiché non avrebbe giovato al suo addestramento professionale ed avrebbe privato l'artigiano, per una settantina di giorni all'anno, del suo giovane collaboratore. Dobbiamo inoltre ri- tenere che le ferie, per i casi in cui non vengano menzionate negli accordi, coincidessero con quelle del maestro; pertanto è possibile che le indicazioni al riguardo compaiano nelle SiBocaxocXixoct, quando fossero previste delle giornate in più rispetto a quelle in comune con il maestro. Da questo punto di vista, le giornate specificate si sommerebbero a quelle in cui l'apprendista non avrebbe comunque lavorato e per le quali la comune intesa non rendeva necessario l'in- serimento di una clausola apposita nel documento.

Nella lettura del testo è preferibile separare àpytcov da éopxtxóiv ed unire quest'ultimo all'yifxepcov del rigo successivo: in questo mo- do, eopTixcov T¡[xep(bv è genitivo partitivo in dipendenza da етита. Ne consegue che l'apprendista « riceverà, a titolo di ferie, sette (giorni) fra i giorni festivi di Tybi, di Pachón (ed) in occasione delle Ame- sysia, e due giorni in occasione delle Serapeia ». La formulazione è molto sintetica, in quanto si prevedono comunque sette giorni nel mese di Tybi (dicembre-gennaio), sette nel mese di Pachón (aprile- maggio), e sette in occasione delle Amesysia. L'aggettivo lopxtxri (se. Y|(x£pa) delimita i giorni di ferie in corrispondenza di determinate festività, che noi non siamo in grado di individuare, per la scarsa conoscenza del calendario egizio; nel complesso si prevedono venti- tré giorni di ferie per ciascuno dei cinque anni di tirocinio (105).

(105) Questa interpretazione pare la più plausibile, anche al confronto con il numero di giorni festivi contemplati negli altri documenti. È altresì pos-

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Connesse con il dovere di obbedienza e di permanenza presso il maestro, e con l'accordo sulle ferie, sono le disposizioni relative alla violazione delle predette clausole. Poteva accadere che, durante il periodo concordato, l'apprendista abbandonasse il posto (èàv àxax- Trjar¡), si ammalasse (èàv àa6evrjaY); n. 3. 8: eàv àppa)aTT|ar)i), о rima- nesse inattivo (èàv àpyrjaY); n. 31. 21: è[à]v 7roir)ar|Tai àpyetaç; n. 37. 20: èàv [àpy]rjar) [8ť àaOe]víav r' ЬС ocXX[t)v] xivá [atxtav]). La formulazione, sempre condizionale, delle differenti ragioni di un'as- senza straordinaria può essere semplice (èàv атахтг)аг) (106); èàv àp- yrjar) (107); n. 31. 21: è[à]v 7roirjar)T0ci àpyeíaç; п. 34. 22: stuocv aa6evf¡aai) o composta. In questo secondo caso, le forme sopra elen- cate si combinano diversamente: èàv àTaxirjarji r' àppcoaTrjarji (n. 3. 8); èàv атахтг|аг1 r' àaxevriar) (n. 20. 18); èàv àpyr)ar) r' àaGevrjar) r' àxaxTTiari (nn. 25. 19; 28. 40); èàv àpyrjar) fj aa0evr|a7¡ (108); èàv àp- yrjari 8ť àaGevtav (n. 37. 20).

In alcuni documenti (109) la penalità contemplata consiste о nel pagamento, effettuato dal genitore-tutore-proprietario in favore del

sibile la seguente lettura: « II ragazzo disporrà, in conto delle vacanze festive (etç Xóyov àpyicõv iopitxcov), di sette giorni in Tybi, in Pachón, (ed) in occasio- ne delle Amesysia, e di due giorni in occasione delle Serapeia ». Insomma: sette giorni suddivisi tra le festività che ricorrono nel mese di Tybi, di Pachón e le Amesysia , ai quali si aggiungono, a parte, due giorni nelle Serapeia, per un to- tale di nove giorni di ferie all'anno. Quest'ultima interpretazione risulta meno persuasiva per il numero limitato di giorni festivi concessi e per una difficoltà di carattere sintattico, superata invece nella lettura sopra proposta, per la qua- le non si comprende l'alternanza, nell'impiego del sostantivo Yjfxepa, fra il caso genitivo (r. 41) e accusativo (r. 42); a meno che non si debba intendere, con l'uso del partitivo Ýi(i£p<bv, che lo scriba stia contando complessivamente i gior- ni compresi nei due mesi e nella festività citata.

Accanto ai cinque documenti esaminati va segnalato il n. 3, per la cui la- cuna nella riga 7-8 è stata proposta l'integrazione: [eîç Xóyov 8è éo](p)x(cov) [хат' è'xoç] г)[л£рас ìtziol' [xouSexoc ocutòç àpyrjaei хтХ.], « l'apprendista avrà di- ritto a diciassette giorni in conto di ferie » (v. A. Bélis-D. Delattre, op. cit., p. 127). Il contratto dunque rientrerebbe nella norma, per il numero di giorni concessi; tuttavia, la successione delle clausole è estranea alle altre StSocaxocXi- xai, in quanto la menzione dei giorni feriali e la clausola relativa all'assenza in- giustificata ricorrono di solito l'una dopo l'altra, laddove, nel n. 3, vi è inter- posta la voce riferita al vitto ed al vestiario.

(106) nn. 6. 33; 11. 22- 12. 33; 17. 25. (107) nn. 18. 32; 26. 14; 30. 15. (108) nn. 32. 40; 35. 30; 36. 35. (109) nn. 6, 11, 12, 17, 18.

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maestro, di una dracma per ciascun giorno, in cui l'apprendista non si è reso disponibile (àrcoTeiadcTu) (110); n. 12. 35: èxxiai 1. èxTetaei) o neir obbligo per il genitore-tutore-proprietario di metterlo a dispo- sizione alla fine del periodo per un numero di giorni equivalente a quelli perduti (тгосреСетои (111); п. 11. 24: 7ra]p£[Çei Tťjocpocfiévetv). Ma nella maggior parte delle BtBocaxocXtxai, in cui riscontriamo la clauso- la penale, la conseguenza espressa è univoca e comporta l'obbligo di permanenza supplementare presso il maestro (112), come si è appe- na visto, alla fine del periodo di tirocinio ((лета tòv xpóvov (113)), e per un numero di giorni pari e quelli perduti (im tocç ïaocç гцх£- pocç (114)). In un caso, si specifica l'obbligo per il tutore di mettere a disposizione l'apprendista per altrettanti giorni ed alle medesime condizioni (n. 20. 19-20: àvTtfrocpéÇeTOct] ... tòv la[ov xpóvov ini t]oîç оситоГс): è lecito ritenere che comunque, anche in assenza di indica- zioni precise, il periodo supplementare fosse caratterizzato dalle me- desime condizioni fissate per quello regolare di tirocinio.

I nn. 28, 31, 34, 36 prevedono l'obbligo di permanenza supple- mentare ed escludono ogni compenso per tale periodo, poiché il

(110) nn. 6. 35; 11. 21; 17. 27; 18. 33. (Ili) nn. 6. 34; 12. 34; 17. 26. (112) nn. 3, 8, 20, 25, 26, 28, 30, 31, 32, 34, 36, 37. E un indizio tut-

ť altro che secondario dell'attenzione riposta da parte dei contraenti nella rego- larità dell'addestramento professionale. Il maestro intende poter disporre delle prestazioni lavorative del ragazzo, per trame vantaggio nell'esercizio della pro- pria attività e per curarne, nel contempo, la formazione professionale; la sua controparte desidera che il giovane tragga il massimo profitto dalla frequenta- zione del maestro artigiano ed è vigile nella difesa dei propri interessi econo- mici, dal momento che solitamente il maestro corrisponde un compenso all'ap- prendista per la sua collaborazione. Quanto alla formulazione, ricorre con mag- gior frequenza il verbo Tuapocjjivco, « rimanere presso, rimanere a disposizio- ne », coniugato perlopiù al futuro (nn. 26. 13; 30. 13; 32. 42), о il suo compo- sto àvTi7Wcpoc[xév<o (nn. 25. 21; 37. 22), ove il preverbio àvcí conserva l'accezio- ne giuridica e sottolinea che la permanenza supplementare compensa i giorni di lavoro perduti. Nel n. 3. 8 riscontriamo l'uso combinato di àvuTcocpexco, « met- tere, in cambio, a disposizione », coniugato al futuro, e di Tcocpocfiivco.

(113) nn. 3. 8-9; 25. 19; 26. 13; 30. 14; 32. 43; 37. 22. (114) nn. 3. 9; 25. 21; 32. 42. In due documenti si contempla addirittu-

ra il caso di un'assenza che si protragga non solo per giorni, ma anche per me- si (nn. 26. 13; 30. 13: oaocç làv àpyrjari r)[iipaç rj fxf¡vac); se non si tratta di un uso formulare, dovremmo dedurne che i contraenti fossero consapevoli dei pro- blemi che un giovane poteva determinare e dei rischi eventuali, dai quali era bene tutelarsi anzitempo.

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maestro, durante il periodo regolare di tirocinio, provvede comun- que alla retribuzione dell'apprendista, anche quando questi non sia disponibile; così facendo, egli accumula una sorta di credito, nel computo delle ore lavorative, che verrà riscosso alla fine, con la continuazione del servizio del giovane per un numero di giorni equivalente a quelli della sua assenza. Tale interpretazione è resa plausibile dalla testimonianza recata dal n. 34, nel quale si specifica espressamente che Г apprendista muratore è tenuto a rimanere pres- so il maestro alla fine del periodo, senza percepire alcun compenso, poiché egli in caso di malattia continuerà a ricevere quello concor- dato per il periodo regolare (rr. 26-27): 8ià то a xaTapyrjGei aù[xò]v Xot[xßaveiv tòv ;:poxei[xevov [xtaoóv.

Nel n. 8. 5-6, qualora l'apprendista rimanga inattivo per un pe- riodo superiore ai tre giorni mensili concessi a titolo di ferie, è pre- vista la sottrazione della parte corrispondente di compenso e il di- ritto, per il maestro, di trattenere il giovane per altrettanti giorni, alle medesime condizioni: dobbiamo intendere che, quando l'ap- prendista fosse rimasto per il periodo di tirocinio supplementare, egli avrebbe ricevuto il compenso regolarmente pattuito. Nel n. 35. 29-32 non si fissa affatto l'obbligo di rimanere presso il maestro al- la fine del periodo, ma si contempla una semplice riduzione del compenso proporzionale al numero dei giorni, in cui il ragazzo non abbia lavorato.

In quattro SiSocaxocXixoct si specifica che al termine del tirocinio avrà luogo una sorta di esame alla presenza di persone competenti, le quali verificheranno il grado di abilità conseguito dall'apprendi- sta. L'attività di insegnamento verrà dunque valutata nei suoi risul- tati, per accertarne la regolarità. Poiché le sue attestazioni sono li- mitate, la clausola costituisce piuttosto un'eccezione nel contesto delle SiSocaxocXtxoci: con ogni probabilità il suo inserimento nel con- tratto rispose all'esigenza concreta dei contraenti di tutelare i propri interessi mediante il coinvolgimento di altre persone, scelte di co- mune accordo, le quali esprimessero un giudizio obiettivo; esclude- rei invece che essa fosse finalizzata al conseguimento di una sorta di brevetto di qualificazione.

Nel n. 3. 9-10 - l'unico riferito ad un'arte liberale - si speci- fica che l'apprendista sarà esaminato, riguardo all'arte dell'accompa- gnamento con il flauto, da tre persone (eCexaaGrjaeTat úcp' ó[xo- t¿x'vg)v Tpubv) istruite accuratamente nella predetta arte, con la me- desima specializzazione, le quali saranno scelte di comune accor-

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do (115). Nel n. 4. 9-10 il maestro si impegna, qualora la schiava affidatagli sia giudicata inesperta (èocv ... xpivr)TOct (xr) stSueïoct - 1. eîSuïoc), a pagare al suo proprietario le spese che questi sosterrà per la sua istruzione. La forma xptvr)T<xt risulta di difficile interpret azio- ne: la possiamo intendere in un'accezione generica - intendiamo quindi « qualora il proprietario non sia soddisfatto dei risultati del tirocinio » - oppure in un senso più specifico; in questo secondo caso, è lecito pensare ad un esame, nel corso del quale persone esperte emetteranno un giudizio. La clausola contenuta nel n. 8. 7-8 è mutila nella parte finale: il maestro Menodoros dichiara che, alla fine del periodo concordato, egli presenterà (e7rt8eíÇo(xat) al padre il figlio di questi, Fouskos, ini ójxoxexvcov xpuov. L'interpretazione del passo dipende dal significato che intendiamo attribuire alla forma è7ri8eiijo[A<xi: verisímilmente con questo verbo si fa riferimento ad una sorta di dimostrazione (eTuSeiÇiç), che avrà luogo alla presenza di tre colleghi (di Menodoros) riuniti di comune accordo (116). Dunque, anche in questo caso si prevede un saggio finale, durante il quale l'apprendista darà prova della sua abilità tecnica. Del n. 40, con cui una giovane è collocata come apprendista ricamatrice, si so- no conservati cinque frammenti molto mutili; nondimeno, una delle poche clausole, che riusciamo ad individuare nella lettura, si riferi- sce al coinvolgimento di alcuni ricamatori esperti, per valutare il grado di preparazione della ragazza (117).

5. La circolazione del denaro: tasse, spese, compensi.

In merito alle tasse contemplate nelle SiSocaxocXixai (118) va se- gnalata una distinzione fra la tassa sul mestiere - il x£tPcováÇtov - , cui era soggetto chiunque esercitasse un mestiere a prescindere dall'età e dalla competenza, e le altre tasse - la tassa individuale, la tassa per la manutenzione delle dighe, la tassa sui suini (119) -

(115) v. A. BÉLis-D. Delattre, op. cit., pp. 129-130. (116) II termine stuSeiÇiç ricorre al plurale nel n. 3. 7. (117) n. 40. framm. Ili, rr. 2-3: rcpó tivcov e(X7i£Íp<ov TcXoufxaptcov [о7Г(о]с

(?) 6ÓpT)8etri 8e8(i8)orffA£[v7) t]t]v xexvTjv t[tjv xoiv]ótt)toc tõ>v ouv[t]£x(vit6)v) 0CÓT7ÍÇ.

(118) nn. 5, 6, 7, 12, 15, 17, 18, 23, 25, 27, 32, 34. (119) v. A. Zambón, op. cit., pp. 34-36. In cinque documenti si menzio-

na la tassa individuale: nei nn. 6. 31, 12. 30, 18. 19 essa è designata come

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che gravavano esclusivamente sulle persone di maggiore età. Ciò è immediatamente suggerito dai nn. 6, 18, nei quali le tre tasse sono indicate a parte (120). Nel primo dei due documenti il contesto è mutilo in corrispondenza del punto di nostro interesse: alla forma Xtpcovocijtiov] (r. 26), seguono tre righe completamente svanite; il te- sto riprende poi dalla clausola xfjç [итгер] too ttociBòç а7тштг)0г)ао- (xev7)(ç) Хаоу[раф(]ас xocì xcayLOLiixiov] xai ¿txfjç ouarj(ç) npò[ç tt|]v 0a[JLOÚvtov (rr. 30-32). La tassa sul mestiere è contemplata separata- mente dalle altre, mentre la tassa individuale, la tassa per la manu- tenzione delle dighe e quella sui suini rappresentano degli obblighi fiscali in vigore soltanto da un determinato momento - è questo il significato del participio futuro à7uaiT7)0riao[iiv7): evidentemente tale momento coincide con l'uscita del giovane Onnophris dalla minorità (r. 9: oùSeTUG) ôvtoc tgìv èT&v) ed è molto probabile che egli compisse i quattordici anni nel corso del secondo dei due anni previsti. Nel n. 18 si menziona dapprima il x^pfc>vá£iov (r. 17) e di seguito, con formulazione condizionale, le altre tasse (rr. 18-21: èócv 8è xaì ev топ осотах xpóvcot ó tcocïç a7tatTT)0f¡ Xaoypacptav r' x^atixòv ?) ùixr)v еатоа тсрос tòv ocut[ò]v [2]eu9rjv). Dobbiamo intendere che gli impe- gni fiscali a carico di Heraklas, allora minorenne (rr. 6-7: оиВетгоа òVcoc tcóv stcov), si sarebbero accresciuti, nel corso dei due anni e mezzo di tirocinio previsti, con il raggiungimento della maggiore età.

La tassa sul mestiere è attestata con frequenza, anche se in modi differenti: la denominazione specifica è x£lPWV(*£iov (nn- 6. 26; 18. 17); nel n. 32. 44-45 si menzionano та if'q iiyyr'ç yiiçxùvvSiv.: a parte la precisazione tt¡c iíyyr'ç, che pare superflua a confronto con

Xoccrfpoccpta; nei nn. 5. 6, 7. 2 come Xatxr) aóvxaÇtç. La tassa per la manutenzio- ne delle dighe - il хи>'к<хл'.у.о'> - e la tassa sui suini - l'uixrj - sono citate nei nn. 6. 31, 12. 31, 18. 20.

(120) Nel n. 12. 29-32, invece, con formulazione condizionale, tutte le imposte sono menzionate insieme: èàv 8è ó яшс a7taiT7]9f¡ Xaoypacpčav r' х<*>[ш- Tixòv r' uixrjv 7| Tfjç tíyyr'ç §T)(jLOata, eaiai тсрос tòv "Hpav. Il contratto bienna- le è stato redatto nell'undicesimo giorno del mese Sebastos, all'inizio dell'anno egiziano: è lecito ritenere che il giovane, allora minorenne (r. 9: où8e7cco övxoc Tcóv èxcõv), entrasse molto presto nella maggiore età, addirittura durante il pri- mo anno di tirocinio, e che per questa ragione le tasse fossero accumulate. Lo- cuzioni riassuntive sono attestate in tre 8i8aaxaXtxoci: та Зтцлоакх rcávTa tou 7rat8óç (п. 17. 17); [т]а шсер аитои ttjç 8i£Te[t]aç 8[rj]|ióaioc (п. 23. 16); та U7rèp aÙTOO 8r)(xóaia (п. 34. 20-21).

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tutte le altre attestazioni, il plurale va riferito alla durata quadrien- nale del contratto; altrimenti, in luogo del sostantivo sono docu- mentate le seguenti locuzioni: zf[ç t£xvt)ç 8r)[AÓaioc (n. 12. 31-32), та &7i[xóaioc ocuty¡c rcdcvTOc TTjç t£xvt)ç (n. 25. 15) (121). Nel n. 5. 4-5 la locuzione T7)(ç) ot[xo]8[o[xi]x(f¡c) èpyaaíocç хат' àv(8poc) (se. теХос) è riferita dall'editore alla tassa per la licenza individuale pagata dalle persone impiegate пе1Г edilizia; nel n. 7. 2 è menzionato il yepSiocxòv теХеа[ла, l'imposta cui erano soggetti gli artigiani tessitori.

La tassa sull'apprendistato rinvia ad una categoria fiscale apposi- tamente istituita per quanti, liberi о schiavi, esercitassero un tiroci- nio, presumibilmente, in qualunque mestiere (tocÇlç ¡xocOtitcov) (122): il genitore-tutore-proprietario doveva provvedere alla registrazione dell'apprendista verisímilmente prima dell'inizio dell'apprendistato, poiché le istanze ai funzionari competenti si aprono con la locuzio- ne « poiché io voglio collocare » - a meno che non si tratti di un semplice uso formulare. La relativa tassa è invece documentata sol- tanto in tre casi, due dei quali si datano al II p: та итер аитои tt¡c [хос0г)[ае]а)с теХ£а[хата (п. 27. 24-25); exBóaecov теХеа[лата (п. 32. 45-46) - il plurale va considerato in riferimento ai quattro anni di tirocinio previsti. I termini (xaOrjaiç ed exSoaiç, impiegati nelle locu- zioni viste, esprimono in maniera inequivocabile la natura della tas- sa e ci soccorrono nell' interpret azione delle righe 10-12 del n. 15: ToeÇeaGoet то итго t¿>v Ó[aoícov TeXou[xevov теХеаца. Nel presentare l'i- stanza agli appaltatori delle tasse di Ossirinco, Pausiris dichiara di avere collocato il proprio figlio minorenne come apprendista presso un tessitore, perché ne apprenda l'arte e « paghi la tassa corrisposta dalle persone della sua categoria »; d'altronde, il termine ójxoToç si

(121) L'impiego della forma plurale nel n. 12 si spiega facilmente con la durata biennale del tirocinio; risulta invece difficile l'interpretazione della locu- zione che leggiamo nel n. 25 - un contratto concluso per quattordici mesi: 7u<xvtoc riassumerebbe tutte le tasse sul mestiere, laddove nelle StSocaxaXixoci in genere il x£tpwváÇiov costituisce l'unica tassa sul mestiere documentata.

(122) nn. 9, 13, 15 - riferiti alla уерЗюсхт) iíyyy' - , n. 16 - relativo all'arte del хаХхотитсос. Tutti e quattro i documenti riguardano apprendisti di estrazione libera. Con ogni probabilità, possiamo concludere che la xáÇiç fosse riferita ad apprendisti di estrazione libera о servile, in quanto nel n. 32 si spe- cifica che il maestro dovrà preoccuparsi delle tasse sul mestiere e sull'apprendi- stato che incombono sulla schiava apprendista; poiché inoltre nel medesimo documento le due imposte vengono citate separatamente, non vanno confuse.

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chiarisce immediatamente dopo, laddove Pausiris formula esplicita- mente la richiesta di iscrizione del figlio nella tocÇiç fAoc9ï]Tcbv.

Poiché in sei casi Tonere fiscale ricade sul maestro (123), mentre in due è suddiviso fra i contraenti (124), per tutte le altre 8t8aaxoc- Xtxoct in cui le imposte non vengono citate possiamo ritenere che es- se di solito venissero pagate dal genitore-tutore-proprietario, e che soltanto nel caso contrario, quando cioè il maestro dovesse provve- dervi о ci fosse un concorso di entrambi, si inserisse una clausola apposita nei contratti (125).

La clausola relativa all'obbligo di nutrire e vestire l'apprendista, documentata in venticinque casi (126), costituisce una voce contrat- tuale, che può riguardare tanto il genitore-tutore-proprietario quanto

(123) Nei nn. 12, 18, 23, 25, 27, 32 le tasse indicate a carico del mae- stro sono le seguenti: la tassa individuale, il x^fi-oiTixóv, I'uixtj, la tassa sul me- stiere (nn. 12, 18); tutte le tasse (n. 23); tutte le tasse sul mestiere (n. 25); le tasse sull'apprendistato (n. 27); le tasse sull'apprendistato e sul mestiere (n. 32). In particolare, nel n. 18. 16-17 leggiamo che il maestro pagherà то Ó7uep toö ttoclSoç x£tPC0V(^Çt0V gùv xocTOcxptfiocTt tg>v 8úo Tj[xíaoi>ç etcov: non siamo in grado di individuare né la natura di tale xocTaxptfxa né le ragioni del suo inseri- mento nella clausola relativa alla tassa sul mestiere.

(124) Nel n. 6 il maestro provvede alla tassa sul mestiere, la madre del- l'apprendista alla tassa individuale, al xufxoctixóv, all'úixr); nel n. 7 il maestro paga la tassa sul mestiere, la madre la tassa individuale. In via eccezionale, nel n. 17 tutte le tasse incombono su Tryphon, padre dell'apprendista; nel n. 34 Aurelius Zoilos, che colloca se stesso come apprendista muratore, è tenuto a pagare le tasse a suo carico.

(125) Quanto al lessico ed alla sintassi, la formulazione in tutti i docu- menti si mantiene pressoché costante. L'atto del pagare è espresso col verbo теХесо (nn. 6. 25; 7. 2; 27. 24) oppure con la locuzione eivai тгрос e l'accusati- vo della persona, sulla quale ricadono gli oneri finanziari (nn. 6. 31; 7. 2; 12. 32; 17. 16; 18. 20; 23. 16; 25. 16; 32. 46). Disponiamo inoltre del riscontro di altri verbi, impiegati con lo stesso significato di teXsco: SiopOóco, nella diate- si media (n. 18. 16); атсооЧЗсори (n. 34. 20). L'apprendista, al quale vanno rife- rite le tasse delle clausole, è solitamente indicato al genitivo, da solo о prece- duto da ÓTcép.

(126) nn. 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 17, 18, 20, 23, 25, 27, 28, 32, 33, 34, 35, 36, 38. A questi aggiungo quattro documenti, nei quali tali spese era- no contemplate, ma i cui testi lacunosi non ci restituiscono l'indicazione di quale delle due parti vi provvedesse: nn. 10, 37; nn. 5, 40 (solo il vestiario). Fra tutti i contratti, il n. 3 è l'unico riferito ad un'arte liberale. Quanto al les- sico, sono impiegati di consueto трефсо ed ijjuxtiÇco, più spesso nella diatesi pas- siva seguita da orco ed il genitivo del nome del contraente che provvede al vit- to ed al vestiario.

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il maestro. Talvolta il genitore- tutore-proprietario provvede da solo sia al vestiario che al vitto: il proprietario dello schiavo (127), il pa- dre (128); in altri casi è il maestro che sostiene tali spese (129). L'obbligo incombe di solito sul genitore-tutore-proprietario, quando Г apprendista sia tenuto a rimanere presso il maestro durante il solo giorno (n. 8. 4: ocutocç tocç 7)[iipaç; xocG' ехаатг)У 7|[iipav arcò tjXíou àv<XToXr)ç (xéxpt Buaecoç (130)); al contrario, il maestro provvede alle spese relative, quando l'apprendista sia vincolato alla permanenza diurna e notturna (ou yivójxevoç àrcóxotxoç ou8' афг|[лерос arcò xfjç (tou StBaaxáXou) otxíaç (131)).

In alcune StSaaxaXtxat si stabilisce che una delle due parti prov- veda materialmente al vitto e al vestiario, mentre l'altra le versa un indennizzo per tali spese. Nel n. 11. 10-17 - un caso isolato - Apollonios, il maestro, nutre e veste il ragazzo e per questo egli ha ricevuto da Pausiris, il padre dell'apprendista, 14 dracme complessi- ve per il vestiario e riceverà 5 dracme mensili per il nutrimento. Più spesso è il maestro che corrisponde una somma di denaro al ge- nitore-tutore-proprietario, il quale nutre e veste l'apprendista; ne deriviamo un indizio circa la permanenza richiesta al giovane: la re- lazione quotidiana con la propria famiglia costituisce la condizione necessaria, perché il giovane possa riceverne le cure. Nel n. 12. 15-29 leggiamo che Heras, l'artigiano, verserà ad Apollonous, nonna dell'apprendista, 5 dracme al mese, durante i due anni di tirocinio previsti, per il vitto e 24 dracme complessive per il vestiario, delle quali la donna riconosce di avere già ricevuto 12 dracme; il paga- mento della seconda rata sarà effettuato nello stesso mese Sebastos dell'anno successivo. Nel n. 17. 14-21 si stabilisce che Ptolemaios

(127) nn. 3. 8; 32. 16-17; 35. 12-15; 38. 14-15. (128) nn. 8. 4; 36. 14-16. (129) nn. 4. 6-7; 7. 1-2; 18. 14-15; 20. 12-13; 25. 13-14; 34. 16-17. Il

n. 4 è un contratto compilato in maniera sommaria, nel quale è riportata la se- guente clausola: -cpocpofiévric xocl t[xaTiÇo(xevrjç xfjç 'EXêvtjç Ini tov ypocfAsvoc (1. y£ypa(jL(x£vov) xpóvov. Benché non venga specificato quale delle due parti avrebbe provveduto al vitto ed al vestiario, è lecito ritenere che essi spettasse- ro al maestro che redige il chirografo. Inoltre, le due voci contrattuali rientra- no, con ogni probabilità, tra le spese che il maestro avrebbe sostenuto, qualora la schiava collocata avesse dovuto completare il suo tirocinio presso un altro maestro (rr. 11-12: toTç etStotç ixou àvr)Xa>aaatv xocOóxt 7upóxtxat).

(130) nn. 28. 11-12; 32. 19-21; 35. 36-37; 36. 12-14; 38. 12-14. (131) nn. 20. 10-12; 25. 16-18; 34. 11-12.

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pagherà a Tryphon, padre dell'apprendista, 5 dracme mensili per il vitto e 12 dracme complessive, alla fine dell'intero periodo, per il vestiario (132). In tre StSocaxocXixoci - nn. 6, 23, 27 - l'indennizzo si riferisce soltanto al vitto: il maestro veste l'apprendista, mentre il genitore, che nutre il proprio figlio, riceve per questo 4 dracme al mese (133).

Nel n. 18. 13-15 si stabilisce che il maestro provveda al vitto e al vestiario dell'apprendista. Si specifica altresì che, nel caso in cui il giovane Heraklas non voglia essere nutrito dal maestro, questi rimborserà alla madre Taseus 5 dracme al mese in conto del nutri- mento (rr. 22-26). La clausola pare una generosa concessione nei confronti dell'apprendista e costituisce un'eccezione rispetto a tutte le altre SiSocaxocXixoci, nelle quali mai le parti contraenti si interessa- no delle eventuali difficoltà del giovane nel suo inserimento nel mondo del lavoro; piuttosto, è posta sempre in rilievo una certa dif- fidenza, о meglio lo spirito pragmatico dei contraenti, che determi- na la cura con cui si contemplano le penalità per l'insubordinazione e quindi la violazione delle norme concordate.

Nel n. 28. 26-35 leggiamo che spetta allo zio nutrire il giovane Thonis; il maestro procurerà invece all'apprendista, in ciascuno dei cinque anni previsti, una tunica, il cui valore aumenta progressiva- mente di anno in anno di 4 dracme, cosicché rispetto alla prima tu- nica, di 16 dracme, quella consegnata nel quinto ed ultimo anno varrà il doppio. Il contratto di tirocinio stipulato da Isidoros, padre dell'apprendista, e da Zosimos, tessitore, per un periodo di tre an- ni, presenta una clausola particolare, con la quale si fissa per il pa- dre, che redige il chirografo, l'obbligo di vestire Herakles, il figlio,

(132) I dati indicati si mantengono costanti nel periodo, pur limitato, cui si ascrivono le tre SiSaaxocXixou (53-66 p): è probabile che l'identità delle som- me rifletta una norma consuetudinaria.

(133) In questi casi, è ancora più degna di nota l'equivalenza fra i diversi rimborsi, in quanto i documenti si collocano in un lasso di tempo più ampio (36-170 p). Particolare si rivela il n. 6, nel quale la locuzione ev тф] тгро[тер]ср Xpóvcoi delimita evidentemente la validità della clausola al primo periodo di ti- rocinio: non è affatto chiaro il senso di tale disposizione. Riporto di seguito la clausola del n. 27. 19-23, secondo la lettura proposta da L. Cohn Haft, op. cit., pp. 266-270: тр£фо[(хеу]ои toö tcouSòç шю тоб тсатрос, too ['Ovvaxppewç (se. il tessitore) x^P^ïoûvtMç аитф (se. al padre) хата [(xf¡]va etc Tpotcpjeícov Xóyov Spaxpuxç [т£аа]арас xaí t[xaTtÇ [o]vtoç tov rcaîSa.

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durante il primo anno, mentre il maestro, da parte sua, provvede al vitto; non è data alcuna specificazione ulteriore (n. 33. 11-14).

In una quindicina di 8t8aaxocXixoci si stabilisce, in un'apposita clausola, che Г apprendista percepirà uno stipendio durante il perio- do di tirocinio. Si tratta di un compenso, che il maestro elargisce in considerazione della capacità lavorativa del giovane, le cui prestazio- ni, da una parte, rientrano nei fini del suo addestramento professio- nale, dall'altra, contribuiscono non poco alla produzione nella botte- ga artigianale. Soltanto in tre SiSocaxocXtxoci viene stabilito un com- penso per il maestro, il quale viene remunerato per la sua attività di insegnamento: questa situazione si riferisce alle arti liberali, per le quali l'esercizio del tirocinio non reca alcun contributo al maestro, a differenza di quanto si verifica nelle aziende artigianali; il giovane collocato è semplicemente un allievo, cui il maestro impartisce lezio- ni in maniera conforme al contratto, senza derivarne vantaggi (134).

Per ordinare la molteplicità dei dati disponibili, risulta agevole l'individuazione di sette categorie salariali, ciascuna delle quali si qualifica per le modalità di pagamento del compenso previste nei contratti (135), sebbene tale criterio non renda conto della comples- sità dei nostri testi.

1) Compenso per il maestro. La prima categoria si contrappone alle altre, in quanto vi sono compresi i pochi contratti di tirocinio, nei quali si prevede una retribuzione del maestro per la sua attività di insegnamento. Nei nn. 3, 26, 30 si stabilisce un pagamento ra- teale, che, almeno nei due contratti relativi alla stenografia, è in stretta relazione con la gradualità dell'apprendimento.

(134) v. J. Herrmann, op. cit., pp. 122-124. (135) Quanto al lessico, l'atto del ricevere denaro è espresso con i se-

guenti verbi: ex<o (nn. 3. 6; 7. 2; 26. 7; 36. 31) о il suo composto àrc£xw (nn. 2. 12; 20. 15; 23. 16); Xoqxßdcvco nella diatesi attiva (nn. 35. 17-18; 36. 21-22; 37. 40; 39. 14) e nella diatesi media (nn. 26. 7; 35. 19) о il suo composto avocXocfißdcvco (n. 42. 6); xofiiÇofiai (nn. 23. 19; 27. 27); 8£xofxai (n. 42. 2). Per indicare l'atto del corrispondere denaro о del consegnare premi sono impiegati i seguenti verbi: StScofJtt (nn. 4. 8; 5. 7; 18. 27; 23. 24; 28. 18; 34. 30) o i suoi composti à7co8i8co[JLt (n. 36. 34) о 7гроаатио8{8<о(Х1 (п. 3. 7); х^РЛУ**0 (пп- 8. 3; 28. 20; 31. 12-13) о il composto 67ctxo)priy£ofxat (п. 34. 18). Che il dena- ro sia versato come compenso, è segnalato dalle seguenti locuzioni: urcèp fxiaöoö (nn. 28. 18; 34. 19; 36. 22; 42. 3); итсер (xia9cov (nn. 20. 14; 28. 21, 24; 35. 18); etç [xia0oö Xóyov (п. 31. 15); [xtaGoö (п. 32. 25); [AtaOoõ tou au[A7recpcovT)fx£- vou (nn. 3. 5-6; 26. 5-6 - entrambi riferiti alle arti liberali).

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LE Д1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 141

Nel n. 3 si dispone una somma di complessive 100 dracme di ar- gento tolemaico, delle quali il maestro riceve subito, all'atto dell'ac- cordo, la metà tramite la banca del cambio di Kastor (136); il pro- prietario dell'apprendista, che redige il chirografo, si impegna a pa- gare le rimanenti 50 dracme dopo sei mesi. Il contesto è lacunoso, però in prossimità della clausola di nostro interesse si menzionano gli esercizi ed i saggi (r. 7: t<x]ç ¡xeXéxocç xocì xàç è7ct8(e)(Ç(e)iç): nei primi si riassume lo studio personale dell'allievo e le lezioni imparti- te dal maestro Eros, mentre con i secondi si fa riferimento all'esibi- zione di Narkissos, lo schiavo collocato, davanti ad una giuria di auleti competenti, dinnanzi ai quali egli darà prova della sua abili- tà (137). Pare opportuno ritenere che tale esame si tenesse soltanto alla fine del tirocinio, per constatare i risultati e l'adempimento cor- retto delle norme contrattuali da parte del maestro. Potremmo d'al- tronde supporre che anche il versamento della seconda rata fosse condizionato ad una verifica dei progressi parziali conseguiti dallo schiavo; tuttavia in assenza di una clausola specifica, forse presente nel contratto originario ma non conservatasi, non possiamo stabilire con sicurezza alcuna relazione tra il pagamento rateale e le epideixeis dell'allievo (138).

I nn. 26, 30 sono contratti di tirocinio riferiti all'arte dello ste- nografo, nei quali si contemplano le medesime modalità del paga- mento. Del secondo, molto frammentario, leggiamo soltanto la parte centrale del testo, sufficiente tuttavia per individuare una retribu- zione in tre differenti rate, delle quali la seconda corrisponde a 40 dracme, la terza ed ultima a 60 dracme. Nel n. 26 si concorda per il maestro, con l'esclusione dei giorni festivi, un compenso di com- plessive 120 dracme, suddivise, nel corso dei due anni di tirocinio, in tre rate di 40 dracme ciascuna. La prima rata è versata subito al- la conclusione dell'accordo; la seconda, quando il giovane avrà ap- preso l'intero commentarìum, ovvero il metodo, comprensivo delle

(136) v. A. BÉLis-D. Delattre, op. cit., pp. 125-126. (137) v. ibid., pp. 126, 156-157. (138) Non ci soccorre il testo della minuta, nel quale si riportano i dati

essenziali del pagamento, senza alcun riferimento alle epideixeis (rr. 17-18). La forma verbale corrispondente £7ri8etÇo[xai ricorre nel n. 8. 7, nella clausola rela- tiva all'esame finale, nel corso del quale tre esperti tessitori valuteranno la pre- parazione dell'apprendista: l'attestazione lessicale del documento citato rende più sicura, nel caso del n. 3, la connessione tra le epideixeis e l'esame finale.

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142 MARCO BERGAMASCO

prime nozioni dei атг)[хеТос e degli esercizi (139). Il maestro riceverà infine la terza rata alla fine del periodo, quando lo schiavo ormai saprà scrivere e leggere da qualunque testo in stile piano in maniera irreprensibile (140). La verifica dei risultati effettivamente consegui- ti da parte dell'apprendista non è subordinata, a quanto leggiamo nel testo, ad alcun esame о al coinvolgimento di persone competen- ti, che esprimano un loro giudizio: eppure, questo è il contesto che più facilmente saremmo portati ad immaginare, anche perché alcune BtSocaxaXixai ci offrono esplicite testimonianze in questo senso. Nondimeno, gli esami riferiti al grado di esperienza dell'apprendista si tengono di norma alla fine del tirocinio e pertanto non vanno confusi con queste verifiche temporanee strettamente correlate con il pagamento rateale del compenso.

Del resto nel n. 26. 11-12 il proprietario dello schiavo specifica che, qualora il maestro renda perfetto l'apprendista entro il periodo concordato, egli non aspetterà la scadenza stabilita di comune accor- do: non si comprende bene chi dovesse riconoscere il compimento della formazione dell'apprendista, probabilmente il maestro stesso. Se interpretiamo l'intera clausola in relazione alle modalità di paga- mento del compenso previste, dobbiamo intendere che il proprieta- rio dello schiavo, nel caso in cui il programma di insegnamento ve- nisse ultimato prima dei due anni stabiliti, avrebbe anticipato il pa- gamento della terza ed ultima rata, senza attendere la scadenza pre- fissata (141); si confermerebbe, in questo modo, il versamento della terza rata, ma, di fatto, non si fa menzione della verifica, nel corso di un vero e proprio esame, del livello di preparazione dell'appren- dista stenografo.

Il n. 2 è l'annullamento di un contratto di tirocinio, con il quale

(139) W.L. Westermann, op. cit., p. 308, definisce il commentarium «la serie di esercizi composti dal maestro, per mezzo dei quali l'allievo raggiunge la conoscenza elementare dei атцхеТа ».

(140) Accolgo la traduzione proposta dall'editore del n. 30, il cui testo consente di correggere la proposta d'interpretazione della clausola inserita nel n. 26. Nei due documenti l'ordine delle parole risulta differente: nel n. 30. 9-11 leggiamo ypácpovxoç xaì ávayeivcóaxov-coç ex rcavcoç тсеСоо Xóyou, « da qua- lunque testo in stile piano » - come sopra è indicato; diversamente, l'editore del n. 26 traduce l'espressione ex tcocvtoç Xóyou tceÇoõ « speditamente sotto ogni aspetto ».

(141) Così: S. Cugia, op. cit. p. 31 sgg.; inoltre: v. A. Zambón, op. cit., p. 64.

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LE Д1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 143

Herakleides, insieme a Taurinos, aveva collocato Hermaiskos, il proprio figlio, come apprendista presso Nilos, fabbricante di chiodi. In realtà, Г addestramento professionale del giovane, non costituisce la ragione principale, per cui Herakleides si era rivolto a Nilos. L'artigiano, nel mese di Pachón (aprile-maggio) dello stesso anno del nostro documento, aveva concesso un prestito ai due uomini, per i cui interessi (142) egli aveva potuto sfruttare per un determinato periodo la capacità lavorativa di Hermaiskos (rr. 5-16). La durata del tirocinio nella fabbricazione dei chiodi, comunque previsto negli accordi, fa riferimento all'estinzione degli interessi del debito. Al momento della restituzione di una somma di almeno 100 dracme, Nilos, consapevole di non avere assolto pienamente il suo compito di istruttore, riconosce che Hermaiskos può continuare il suo tiroci- nio presso un altro maestro e chiede al riguardo alP autorità compe- tente l'annullamento del contratto di apprendistato (rr. 19-22). Si conferma altresì la validità delle cose concordate e si fa menzione di un'ammenda (rr. 22-25) (143). Il contesto è anomalo, a confronto con tutte le altre SiSaaxocXtxoct; il documento, ad ogni modo, rientra nella categoria dei contratti, in cui si prevede un compenso per il maestro, qualora la sua attività di insegnamento risulti più impor- tante delle prestazioni lavorative dell'apprendista. Nel nostro caso, è vero che il maestro non viene compensato, al pari dei maestri di musica e di stenografia precedentemente incontrati; tuttavia, l'im- piego della forza lavoro del giovane Hermaiskos nella propria attivi- tà rappresenta di per sé un notevole vantaggio. A differenza di tutti gli altri artigiani che retribuiscono gli apprendisti per il lavoro che essi svolgono nelle loro aziende, qui Nilos non è vincolato ad un si- mile impegno. Inoltre il fatto che egli congedi, entro breve tempo, l'apprendista rivela l'eccezionaiità del contesto e, in secondo luogo, il disinteresse di Nilos nei confronti del tirocinio.

(142) La clausola, per il suo stato lacunoso, risulta di difficile interpreta- zione: non è certa la lettura tov tóxov (r. 16), « l'interesse », termine che an- drebbe riferito al debito contratto da Hermaiskos e Taurinos. Pare comunque che nella syncboresis Nilos dichiari di aver ricevuto ormai le 100 dracme, corri- spondenti alla somma prestata, con l'aggiunta degli interessi; è altrimenti possi- bile intendere le 100 dracme come il denaro versato a Nilos a titolo degli inte- ressi di un prestito, v. A. Zambón, op. cit., pp. 7-8.

(143) Si menziona inoltre il prestito di una somma di 700 dracme, che Nilos ha concesso al solo Taurinos nel mese di Epeiph (giugno-luglio), poco tempo dopo la compilazione della StSaaxaXixrj relativa al nostro n. 2.

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144 MARCO BERGAMASCO

II n. 42 è il frammento di una ricevuta di salario, rilasciata dal maestro al padre dell'apprendista (rr. 2-3): e8eÇoc|xr)v яосра ао(и) | [итер] ¡jtiaöoö Петрои toõ üioö ao(ö) xp(ua°û) хер(атюс) xpeta, «ho ricevuto da parte tua, quale compenso (per l'istruzione) di tuo figlio Petros, 3 keratia d'oro ». Leggiamo poi (rr. 5-6): xocì ¡лета то £[xe 8i- Socijoci tòv аи x | ocu]tòv axptßcbc xat avaXaßco та аХХа, « Dopo che io avrò istruito il medesimo (Petros ?) ... accuratamente, riceverò anche il resto ». Dunque la situazione che qui si delinea pare dello stesso tenore posto in rilievo nei documenti inclusi in questa categoria: al maestro spetta un compenso per la sua attività d'insegnamento, il cui pagamento viene effettuato ratealmente; egli ha ricevuto una parte, per la quale compila la presente ricevuta, mentre al termine della sua attività didattica potrà ottenere il resto (144). Non sappiamo quale fosse la disciplina contemplata, né quali condizioni determinassero le modalità del pagamento rateale (145).

2) Compenso mensile о quotidiano graduato. Questa seconda cate- goria, al pari di tutte le altre indicate di seguito, si riferisce alla re- tribuzione dell'apprendista: di norma, un giovane collocato per il ti- rocinio in un mestiere artigianale viene retribuito con modalità diffe- renti per i vantaggi che egli reca al maestro nell'attività della sua bottega (146).

(144) Benché siano legittime le perplessità suscitate dalla formulazione sintetica del testo, per cui la locuzione « per l'istruzione di » (r. 3) sarebbe stata omessa, tale interpretazione pare la più probabile, se teniamo conto del genitivo ao(G) unito ad uiou (r. 3), e delle righe 5-6, nelle quali, è evidente, il pronome i[iì è riferito al maestro che insegna. È vero, come è stato osservato, che (xiaGòç toû Seïvoç in sé significa « il compenso di una persona », mentre Г interpretazio- ne dell'editore, da noi accolta, sarebbe senz' altro corretta, se nel testo fosse im- piegata la locuzione шгер о Xóyco too SsTvoç, « a causa di, a titolo di » (v. A. Jördens, P Heid. V , pp. 346-347); ciononostante non possiamo intendere « il compenso di tuo figlio », che il maestro verserebbe al padre, in quanto la lettu- ra complessiva del frammento rende plausibile piuttosto la sua classificazione tra le 8i8ocaxocXixač, in cui si prevede un compenso per il maestro. Così intesero pure A. Zambón, op. cit., pp. 56-57, e J. Herrmann, op. cit., p. 124.

(145) Potremmo formulare l'ipotesi che vi si contemplasse l'insegnamento di un'arte liberale, al confronto con i casi documentati, e addirittura che il pa- gamento del compenso finale (та аХХа) fosse condizionato ad un esame, sebbe- ne il documento sia di epoca bizantina e le mutate condizioni economiche e so- ciali potrebbero avere determinato da sole le modalità del pagamento rateale.

(146) Nel n. 40. framm. II, r. 4 si menzionano 8 solidi (vo(xta(x(áxia) óxTcó), che per il contesto lacunoso non siamo in grado di individuare con pre-

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LE Д1ДА2ЖАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 145

Nei nn. 28, 31, 32, 35, 36 si stabilisce un compenso mensile о quotidiano che aumenta progressivamente di anno in anno, la cui decorrenza può essere immediata, dall'inizio del tirocinio, oppure differita secondo una scadenza prefissata (147). Nel n. 32. 25-36 leggiamo che il compenso, che Lucius versa a Platonis, proprietária della schiava collocata, decorre immediatamente dal primo mese di tirocinio ed aumenta gradualmente di 4 dracme in ciascun anno: 8 dracme mensili nel primo anno; 12 dracme mensili nel secondo an- no; 16 dracme mensili nel terzo anno; 20 dracme mensili nel quarto anno. Le stesse disposizioni si riscontrano nel n. 31. 12-18: Herak- leides, intrecciatore di stuoie, corrisponde a Sarapion, l'apprendista, nel primo anno 17 oboli al mese, nel secondo anno 6 dracme al me- se, nel terzo anno 8 dracme al mese. Il compenso, con decorrenza immediata, aumenta nel tempo in modo irregolare rispetto ai casi solitamente attestati; più sensibile è la differenza tra il primo ed il secondo anno: trascorso il primo periodo, l'apprendista percepirà il doppio del compenso iniziale. Un'altra peculiarità è segnalata alla fi- ne della clausola (rr. 17-18): il giovane Sarapion riceverà in dono ogni anno, in occasione delle Amesysiay una stuoia di giunchi ed un guanciale.

Nel n. 28. 16-26 il compenso decorre a partire dall'ottavo mese del terzo anno; durante tutto il periodo precedente, non spetta alcu- na retribuzione all'apprendista tessitore. Il compenso iniziale - 12 dracme mensili negli ultimi cinque mesi del terzo anno - aumenta di 4 dracme nel quarto anno (16 dracme mensili), e raddoppia nel quinto anno (24 dracme mensili). Con ogni probabilità, la sua de- correnza viene ritardata per il livello di preparazione iniziale del- l'apprendista, le cui nozioni relative alla tessitura dovevano essere limitate, se non addirittura nulle: sono necessari due anni e sette mesi, perché il giovane possa acquistare una discreta esperienza nel campo. Durante il suddetto periodo ha maggiore rilievo l'attività di insegnamento del maestro, il quale non può sfruttare in maniera adeguata la capacità lavorativa dell'apprendista, e pertanto il paga-

cisione: potrebbe trattarsi di un compenso versato all'apprendista ricamatrice, per il vantaggio che il maestro trae dalla sua opera - come è consuetudine nell'ambito dell'attività tessile (v. A. Jördens, op. cit., p. 346).

(147) I nn. 32, 35 si riferiscono al tirocinio di schiavi, i nn. 28, 31, 36 a giovani di estrazione libera; comune a tutti è la lunga durata del periodo di ti- rocinio: tre anni (n. 31), quattro anni (n. 32), cinque anni (nn. 28, 35, 36).

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146 MARCO BERGAMASCO

mento del compenso è differito, secondo una decorrenza prefissata. È molto probabile che l'esperienza del maestro si rivelasse determi- nante: soltanto un artigiano, per il quale fosse abituale l'inserimento di un apprendista nella propria bottega, poteva valutare, con un buon margine di sicurezza, il tempo necessario ad istruire un giova- ne inesperto. D'altro canto, rimane aperto l'interrogativo circa gli altri casi, nei quali si prevede un compenso immediatamente corri- sposto dal primo mese di tirocinio. È lecito supporre che gli appren- disti collocati non dovessero essere completamente sprovvisti alme- no dei rudimenti del mestieri. In altre parole, ne deriveremmo un indizio dell'ambiente di provenienza dell'apprendista, ovvero del mestiere della sua famiglia: laddove il giovane riceve un compenso fin dall'inizio, siamo portati a credere che egli avesse acquisito le nozioni elementari tra le pareti domestiche. Per il n. 31 ne abbiamo la certezza, in quanto l'uomo che assiste come xupioç la madre del- l'apprendista, qualificato come фюсОояХохос, esercita lo stesso me- stiere che Sarapion imparerà da Herakleides. Non sappiamo quali rapporti intercorressero tra Tasoukis, madre dell'apprendista, e Ma- res, il suo tutore; possiamo però supporre che il figlio avesse avuto l'opportunità di essere avviato al mestiere dell'intrecciatore di stuoie nell'ambito familiare e che il tirocinio fosse finalizzato ad una specializzazione: il compenso è corrisposto subito dall'inizio, poiché egli, mentre impara una particolare tecnica lavorativa, mette a frutto l'esperienza precedente a vantaggio del maestro.

Si ascrivono infine alla seconda categoria i nn. 35, 36, nei quali la retribuzione ha scadenza giornaliera e decorre dal secondo seme- stre del primo anno. Valgono al riguardo le considerazioni sopra esposte: lo scarto temporale è davvero ridotto, a confronto con i ca- si precedenti, e ci consente di ritenere che gli apprendisti non siano del tutto inesperti del mestiere, in cui esercitano il tirocinio; non è escluso che essi intraprendano una specializzazione. Nei primi sei mesi di tirocinio, Didymos, lo schiavo collocato, non percepisce al- cun compenso (n. 35. 16-26); a partire dal settimo mese del primo anno, incomincia la retribuzione, la quale aumenta ogni anno di 2 oboli: 2 oboli al giorno negli ultimi sei mesi del primo anno, 4 oboli al giorno nel secondo anno, 6 oboli al giorno nel terzo anno, 8 obo- li al giorno nel quarto anno, 10 oboli al giorno nel quinto anno. Nel n. 36. 19-30 l'assenza di un compenso nei primi sei mesi viene motivata con la locuzione 8i8ocxf¡C x^Plv: l'apprendista non riceve nulla, in quanto il primo periodo è dedicato all'insegnamento che il

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LE AIAASKAAIKAI NELLA RICERCA ATTUALE 147

tessitore del lino gli impartisce; quindi con il secondo semestre vie- ne corrisposto quotidianamente il compenso, il quale aumenta pro- gressivamente ogni anno di 4 oboli: 2 oboli al giorno negli ultimi sei mesi del primo anno, 6 oboli al giorno nel secondo anno, 10 oboli al giorno nel terzo anno, 2 dracme al giorno nel quarto anno, 2 dracme e 4 oboli al giorno nel quinto anno. Non si esaurisce qui l'aspetto finanziario di questa 8i8ocaxocXixr|: nelle righe 30-34 Her- mias, padre dell'apprendista, dichiara di avere ricevuto da Diosko- ros, tessitore del lino, in anticipo, alla conclusione dell'accordo, una somma di 400 dracme, che gli restituirà alla fine del periodo; è leci- to supporre che si trattasse di una cauzione, più che di un prestito, vòlta a rassicurare il padre dell'apprendista circa la correttezza del maestro artigiano.

3) Compenso mensile о quotidiano fisso. In tre SiSaaxocXtxoci si stabilisce il pagamento di un compenso mensile о quotidiano, il cui importo rimane costante durante l'intero periodo di tirocinio. Il n. 39. 13-14 è un contratto relativo al tirocinio di una schiava, della durata di dodici mesi, nella tessitura: malgrado il contesto mutilo, pare si debba intendere che la schiava non riceva alcun compenso nel primo semestre, mentre nel secondo semestre riceverà giornal- mente 4 oboli. Nel n. 8. 3-4 si specifica che il maestro procurerà a Fouskos, durante il suo apprendistato nell'arte del tessitore del lino seduto, 4 dracme al mese in ciascuno dei due anni previsti. Nel n. 34. 18-20 leggiamo che l'apprendista muratore riceverà un compen- so mensile di 6 dracme in ciascuno dei tre anni di tirocinio previsti: è7rtxopr)You[xévoi> orco тои оситои етг1ат[а]тои шгер (xia6[o]5 хата (xf¡v[a e]xaa[xov 8pa]x(¿ac | eÇ. Inoltre nella clausola prossima alla fine del testo conservato si stabilisce che il maestro consegnerà ad Aurelius Zoilos, al suo congedo, vestiti per un valore di 60 dracme, in cam- bio di quelli che egli, durante il tirocinio, ha portato addosso (rr. 31-32: 7rep[l] ocùxòv eìarjvevxe), del pari valore di 60 dracme, ed utensili dell'arte del muratore, gratuitamente (rr. 28-34) (148).

4) Compenso complessivo. In tre SiSocaxocXtxoci si contempla il pa- gamento di un'intera somma di denaro corrisposta al genitore-tuto- re-proprietario all'atto della conclusione dell'accordo. Nel complesso

(148) Questo è uno dei due casi documentati - l'altro è il n. 23 - , in cui, nel medesimo contratto, si concorda sia il versamento di un compenso che la concessione di premi finali.

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148 MARCO BERGAMASCO

si fa riferimento ad importi esigui a confronto dell'ingente quantità di denaro fissata nei documenti precedentemente esaminati: il dato è ancor più sorprendente, se consideriamo che in due casi (nn. 7, 20) il contratto è concluso per un tirocinio della durata di cinque anni.

Il n. 7 è un estratto di un contratto di tirocinio, nel quale ri- scontriamo un accenno ad una somma di 40 dracme che Tasoukis, la madre dell'apprendista, ha ricevuto da Horos, il maestro tessito- re. Benché non venga specificata la ragione di tale versamento e la somma sia irrisoria per l'intero periodo di tirocinio, la lettura pro- posta si rivela opportuna per la testimonianza recata dal n. 20, nelle cui righe 13-17 si attesta che Ischyras, tutore dell'apprendista, ha ricevuto da Apollonarion, la maestra, direttamente da casa (8i[à x&t- pòç èÇ ol'xou) le 80 dracme pattuite come compenso per l'intero pe- riodo ([отер (xia]0(õv tou rcocvTÒç [xpóvou). Nel n. 37. 40-42 si con- corda una somma di 60 dracme per l'intero anno di tirocinio, che la schiava di Aurelius Ision eserciterà nella tessitura: il compenso dif- ferisce molto da quelli stabiliti nelle due StSocaxocXixai precedenti, i quali si rivelano al confronto molto ridotti.

5) Compenso complessivo corrisposto ratealmente. Una sola 8i8oc- axocXixrj (n. 23) ci documenta tale modalità di pagamento. Alla sti- pulazione del contratto di durata biennale, nel mese Sebastos (ago- sto-settembre), Tephersais, la madre, riceve, delle 46 dracme a lei destinate per l'intero periodo, 14 dracme; ella riceverà, nello stesso mese dell'anno successivo, 12 dracme, mentre le rimanenti 20 drac- me le saranno corrisposte nel mese Sebastos due anni dopo la con- clusione dell'accordo, in sostanza, alla fine del periodo di tirocinio (rr. 16-22). Nella riga 24 risulta inoltre evidente il riferimento ad un premio, che il maestro consegnerà all'apprendista al momento del congedo: ф xoct Scoat à7taXXaaao|xéva) . [ ] и . [. . ] (ov [. .] . i. La seconda parte della riga non si è conservata e pertan- to noi ignoriamo la consistenza del premio in denaro о in natura.

6) Premio finale. Nei nn. 4, 5, 18 non si contempla alcun com- penso, bensì si prevede un premio, che l'apprendista riceverà al mo- mento del suo congedo dal maestro. Nel n. 4. 8-9 il maestro dichia- ra che consegnerà una tunica del valore di 8 dracme alla schiava collocata presso di lui per l'apprendimento dell'arte della tessitura. Non è specificato quando avverrà tale consegna nel corso dei due anni e mezzo di tirocinio previsti: possiamo intendere che la schiava riceverà ogni anno una tunica, oppure che il maestro onorerà l'im-

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LE Д1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 149

pegno alla fine del periodo previsto; questa seconda interpret azione pare più probabile al confronto con le altre due SiSocaxocXixou, nelle quali si precisa che il premio verrà corrisposto alla fine del tiroci- nio. Nel n. 5. 7-8 l'apprendista muratore riceverà, al termine del se- sto ed ultimo anno di tirocinio, una tunica del valore di 8 dracme, ed un'ascia del valore di 4 dracme (rr. 7-8); nel n. 18 Seuthes, il maestro, consegnerà ad Heraklas, alla fine dei due anni e mezzo di tirocinio, una tunica del valore di 12 dracme о direttamente le cor- rispettive 12 dracme (rr. 26-29).

Pare opportuno Pinserimento del n. 27 nella presente categoria: malgrado lo stato lacunoso del testo, nell'ultima clausola conservata leggiamo che Zosimos, padre dell'apprendista, riceverà da Onno- phris, il maestro, le dracme concordate, alla fine del tirocinio trien- nale (rr. 25-29); possiamo supporre che esse rappresentino un pre- mio assegnato all'apprendista (149).

7) Senza compenso. Si riuniscono in questa categoria sei contrat- ti di tirocinio relativi alla tessitura, nei cui testi per altro ben con- servati non riscontriamo alcuna clausola relativa ai compensi (nn. 6, 11, 12, 17, 25, 33) (150). È notevole l'assenza di un compenso per i giovani impiegati nelle botteghe artigianali dei tessitori, poiché so- litamente, in contesti simili, spetta all'apprendista una retribuzione per le sue prestazioni lavorative. Nei nn. 6, 12, 17, 25, il maestro deve provvedere, di persona о con un indennizzo alla controparte, al vitto ed al vestiario dell'apprendista: in questo modo, si attua una situazione di perfetto equilibrio, poiché il maestro, sostenendo tali spese, compensa indirettamente l'impiego del giovane a proprio vantaggio, e il giovane, per parte sua, ha l'opportunità di imparare il mestiere, senza gravare sulla famiglia durante il periodo di tiroci- nio. La stessa considerazione vale anche per il n. 33, anche se in es- so entrambi i contraenti si dividono le spese. Da questo punto di vista, Un. 11 si configura invece come un contratto particolare: il maestro riceve un indennizzo da parte del padre dell'apprendista

(149) È meno probabile che si tratti di un compenso pagato nell'ultimo dei tre anni previsti, in quanto questa situazione risulterebbe anomala rispetto alle altre StSocaxocXixoct: di norma, i compensi corrisposti in un unico versamen- to si collocano entro il periodo iniziale del tirocinio, mai alla fine.

(150) La durata dei periodi previsti varia da uno a tre anni: un anno nei nn. 11, 17; un anno e due mesi nel n. 25; due anni nei nn. 6, 12; tre anni nel n. 33. Soltanto il n. 25 è riferito all'apprendistato di una schiava.

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150 MARCO BERGAMASCO

per le spese che egli affronta per nutrire e vestire il figlio; di fatto il contratto è stipulato in favore del maestro, il quale non sostiene alcuna spesa riferita all'apprendista e nel contempo può sfruttarne la capacità lavorativa.

6. Economia e società nelle òiòaoxaXixai.

La produzione tessile nell'Egitto greco e romano si configura co- me un'attività artigianale esercitata nell'ambito domestico. La mag- gior parte dei tessitori è costituita da artigiani specializzati, indipen- denti economicamente, i quali operano nella propria bottega, si av- valgono della collaborazione di aiutanti e confezionano abiti о altri manufatti perlopiù su richiesta dei clienti (151). La conoscenza delle tecniche elementari della lavorazione era ben diffusa in Egitto an- che tra coloro che non fossero specialisti del mestiere e all'interno della famiglia ciascuno recava il proprio contributo, proporzionale all'età e alle sue qualificazioni, all'attività del capo famiglia (152). Qualora la collaborazione dei familiari si rivelasse insufficiente, un artigiano ricorreva alla manodopera supplementare, per accelerare la produzione, ed assumeva alle sue dipendenze uno о più lavoratori, ovvero tessitori qualificati, i quali ricevevano una retribuzione per le loro prestazioni d'opera (153). Il coinvolgimento di operai estra- nei al nucleo familiare presuppone una certa disponibilità economica dell'artigiano e costituisce pertanto per noi un indizio dell'organiz- zazione e dell'estensione della sua azienda superiori all'ambito do- mestico. Allo stesso modo, le BtSocaxaXixoct, che pur ci descrivono, come vedremo, situazioni differenti in merito all'organizzazione del lavoro, si riferiscono comunque ad artigiani, il cui status sociale ed economico è medio alto: i maestri dichiarano in sostanza la loro di- sponibilità ad accogliere presso la propria azienda un giovane aiu- tante, che imparerà il mestiere e nel contempo procurerà la forza la- voro necessaria, per la quale spesso è prevista una retribuzione.

Nel corso di un addestramento professionale, un giovane impara a conoscere le diverse proprietà delle materie prime, le tecniche del- la loro manipolazione ed infine i processi veri e propri della produ-

(151) v. E. Wipszycka, op. cit., pp. 47-102. (152) v. ibid., pp. 64-65. (153) v. ibid., pp. 63-74.

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zione tessile (154). Nel caso in cui egli provenga da una famiglia di tessitori, l'apprendistato svolto presso altri pare finalizzato ad un perfezionamento della formazione professionale intrapresa presso la propria famiglia, se non addirittura al conseguimento di una specia- lizzazione (155). L'esperienza dei figli di Tryphon e di Pausiris, col- locati come apprendisti presso altri tessitori per un breve periodo di tempo, ad Ossirinco nel I p, potrebbe riflettere una consuetudine dif- fusa, seppure non attestata dai papiri, per la quale si preferiva affi- dare un figlio о uno schiavo ad un altro artigiano, in quanto sarebbe stato sottoposto ad una maggiore disciplina e avrebbe appreso nuove tecniche (156).

Determinante doveva rivelarsi inoltre il fattore economico, so- prattutto nei casi in cui si preveda un tirocinio pluriennale: trascorso il primo periodo, l'apprendista diveniva un aiutante prezioso per il maestro artigiano, quasi alla pari di un operaio salariato, sebbene il suo compenso dovesse essere di certo inferiore rispetto ad un lavora- tore qualificato (157). È verisimile dunque che la tendenza a concor- dare periodi piuttosto lunghi, da una parte, rispondesse agli interessi del maestro artigiano, il quale sopperiva così a costi inferiori alla propria necessità di manodopera supplementare, dall'altra, assicuras- se alla famiglia dell'apprendista un'ulteriore fonte di reddito. Ne consegue che soltanto il periodo iniziale, più о meno breve, di tiroci- nio fosse destinato all'apprendimento, laddove nel tempo rimanente il giovane collocato esercitava il mestiere presso il maestro e veniva compensato per il lavoro svolto a vantaggio dell'artigiano (158).

(154) v. ibid., p. 58. (155) v. M. V. Biscottini, op. cit., pp. 65-66. Come risulta dai casi di

Pausiris e di Tryphon, esiste una stretta relazione tra l'ambiente di provenien- za, e quindi il mestiere del genitore-tutore-proprietario, e la durata del tiroci- nio: uno о due anni sarebbero stati insufficienti per la formazione professionale di un giovane, a meno che questi non avesse posseduto i rudimenti del mestiere e non avesse potuto contare sulla sua prosecuzione tra le pareti domestiche.

(156) v. A. Zambón, op. cit., p. 46; inoltre: v. M. V. Biscottini, op. cit., p. 65. È del tutto improbabile che vigesse una legge, con la quale si proibisse ad un artigiano di provvedere di persona al tirocinio del proprio figlio, come in- vece sostenne J.G. Winter, Life and Letters in the Papyri, p. 71.

(157) v. E. WiPSZYCKA, op. cit., pp. 66-67. (158) v. ibid. y p. 35. In questo senso interpretiamo la locuzione otoax^

xápiv (n. 36. 19-30), con la quale si specifica che Dioskoros, tessitore del lino non verserà alcun compenso ad Hermias, padre dell'apprendista, per i primi sei

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152 MARCO BERGAMASCO

In merito all'ambiente di provenienza dell'apprendista, in assen- za di qualunque specificazione - eccezione fatta per alcuni casi - , è possibile che alcune fra le famiglie coinvolte nei documenti eserci- tassero la medesima professione, cui avviarono un figlio о uno schiavo. Lo sviluppo domestico dell'artigianato tessile ci induce a ri- levare come una tendenza diffusa la prosecuzione del mestiere della propria famiglia, per ragioni di opportunità e di convenienza: un giovane poteva apprendere con suo agio un mestiere che si esercita- va nella sua stessa abitazione e quando fosse divenuto a sua volta un artigiano qualificato, impiegava gli strumenti da lavoro del pa- dre, ne ereditava i clienti e conosceva già i fornitori della materia prima. Possiamo pertanto ritenere che di solito l'apprendista ritor- nasse nella bottega paterna e che se ne allontanasse soltanto in un secondo tempo per costituirsi una sua famiglia, benché le dichiara- zioni di censimento documentino anche casi di artigiani che, dopo il matrimonio, continuano a lavorare e ad abitare, con moglie e figli, nella casa del padre (159).

Nondimeno è lecito supporre che eccezionalmente in determinati casi un giovane venisse avviato ad una professione differente da quella familiare, qualora si fosse prevista l'impossibilità di un suo impiego nell'ambiente in cui era cresciuto (160). Comunque sia, non abbiamo assolutamente attestazioni né in un senso né nell'altro per il carattere puntuale delle SiSaaxocXtxoct che si riferiscono soltanto al periodo di tirocinio e non allo sbocco professionale degli ap- prendisti.

L'interesse dello Stato per l'industria tessile è esclusivamente di natura fiscale, come si evince anche dalle StSocaxocXixoci, nelle quali si fa riferimento all'amministrazione pubblica soltanto nelle clausole relative alle differenti tasse ed alle penalità per inadempienza agli

mesi di tirocinio « in considerazione dell'insegnamento (impartito) », mentre la regolare retribuzione decorrerà dal settimo mese del primo anno.

(159) v. ibid., pp. 64-65. Diversamente, nel caso in cui la sua famiglia non esercitasse la tessitura, è probabile che l'apprendista lavorasse temporanea- mente presso altri, in attesa di aprire una propria bottega, v. M.V. Biscottini, op. city p. 66.

(160) Già E. Wipszycka, op. cit., pp. 61-63, basandosi sulle ricerche di M. Khvostov, il quale aveva provato l'esistenza di alcuni tessitori provenienti da famiglie che esercitavano tutt'altra attività, denunciò l'infondatezza dell'o- pinione, secondo cui l'ereditarietà del mestiere sarebbe stata un tratto caratte- ristico di tutta la storia antica dell'Egitto, v. M.V. Biscottini, op. cit., p. 64.

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LE А1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 153

obblighi contrattuali (161): per il resto, lo Stato in età romana rima- ne estraneo all'organizzazione dell'industria e non interferisce nel- l'attività interna delle aziende artigianali.

La realtà sociale ed economica, che si riflette nei contratti di ti- rocinio, appare complessa ed articolata. Le diverse opportunità of- ferte da un artigiano, gli obblighi contrattuali, che egli si assume, dipendono senza dubbio dalla sua disponibilità, dalla sua condizione economica, dall'estensione della sua azienda; nondimeno le differen- ze che riscontriamo nelle disposizioni contrattuali sono correlate alla diversa datazione dei documenti, laddove i testi, che si datano en- tro un determinato periodo di tempo, presentano più spesso tratti uniformi.

La differente articolazione della realtà artigianale, nell'Egitto dei primi tre secoli della nostra era, si evince dal confronto di alcune SiSocaxocXtxai, che si datano entro un breve periodo di tempo e che provengono dal medesimo luogo. È possibile isolare, quali oggetto della nostra indagine, due distinte situazioni locali relative ad Ossi- rinco, rispettivamente, per il trentennio 36-66 p e per il periodo compreso tra il 183 p e il 264 p. Lo studio comparato dei documenti ossirinchiti consente l'individuazione di due differenti realtà artigia- nali: una domestica, nel Ip, l'altra industriale, nel III p (162).

a) Ossirìnco 36-66p (163). I contratti sono stati conclusi per l'ap- prendistato nella tessitura - in un caso, nella tessitura del lino in posizione seduta (n. 8) - , di giovani di estrazione libera, per un

(161) Fu formulata in passato l'ipotesi che esistesse un vófjtoç, che rego- lasse il tirocinio sotto ogni punto di vista (v. W.L. Westermann, The Paramo- ne as General Service Contract, pp. 31 sgg.; v. R. Taubenschlag, The Law of the Greco-Roman Egypt, p. 673, nota 83); Taubenschlag, in particolare, propo- se di considerare questi regolamenti come una parte di un vófxoç più generale, relativo al mestiere, che regolasse tutti i problemi concernenti la professione del tessitore: ad esso andrebbe riferita la locuzione хата xòv vójxov che rinve- niamo nel n. 10. 10-11. Già E. Wipszycka, op. cit., p. 60, respinse tale ipote- si, che non trova il benché minimo riscontro nelle numerose fonti disponibili, ed intese la locuzione in un senso generale, senza alcun riferimento ad un re- golamento concreto.

(162) La scelta dei documenti impiegati nell'indagine è condizionata dal loro stato di conservazione: tra i documenti utilizzabili (nn. 2, 3, 4, 6, 8, 11, 12, 17, 18, 20, 23, 25, 26, 28, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37) disponiamo di un- dici contratti ossirinchiti, dei quali sei si datano al Ip (nn. 6, 8, 11, 12, 17, 18), cinque tra la fine del II p ed il III p (nn. 28, 32, 34, 35, 36).

(163) nn. 6, 8, 11, 12, 17, 18.

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154 MARCO BERGAMASCO

periodo di tempo, relativamente breve, di un anno (nn. 11, 17), di due anni (nn. 6, 8, 12), di due anni e mezzo (n. 18).

Nel n. 8 il padre provvede al vitto e al vestiario; nel n. 6 il maestro veste Papprendista e versa alla madre, che lo nutre, una somma di 4 dracme mensili quale rimborso per le spese del vitto; nei nn. 12, 17 il maestro paga un indennizzo alla controparte per le spese del vitto (5 dracme mensili) e del vestiario (12 dracme annua- li); al contrario nel n. 11 il padre versa al maestro un indennizzo di 5 dracme mensili per il vitto e di 14 dracme complessive per il ve- stiario; nel n. 18 il maestro provvede al vitto e al vestiario e si im- pegna, nel caso in cui l'apprendista non voglia essere nutrito da lui, a rimborsare alla madre 5 dracme al mese per il nutrimento. Non si prevedono compensi per l'apprendista se non nel n. 8 (48 dracme annuali), mentre nel n. 18 si specifica che il maestro consegnerà alla fine dei due anni e mezzo di tirocinio una tunica del valore di 12 dracme о le corrispettive 12 dracme. Quanto alle ferie, nel n. 8 si contemplano trentasei giorni all'anno, mentre nel n. 18 esse coinci- dono con la ricorrenza delle Amesysia. In tutti i documenti l'ap- prendista è tenuto all'obbedienza - nel n. 8 pure alla permanenza diurna - e la penalità per l'eventuale sua assenza ingiustificata, consiste о nel versamento, da parte del genitore о tutore, di 1 drac- ma per ciascun giorno, in cui il giovane si sia reso indisponibile, о nelT obbligo di permanenza supplementare dell'apprendista per lo stesso numero di giorni - fa eccezione il n. 8, nel quale è prevista una riduzione del compenso proporzionale ai giorni di assenza ed inoltre l'obbligo di permanenza supplementare per altrettanti giorni.

Per le differenti modalità riscontrate negli accordi, pare indub- bio che gli artigiani godessero di piena libertà nell'ambito professio- nale, almeno per quanto riguarda l'assunzione degli apprendisti, così come ci è testimoniata nelle StSaaxaXtxat. Di certo le condizioni economiche del tessitore erano determinanti nella stipulazione del contratto e quanto noi vi leggiamo può consentire un'ipotetica rico- struzione del contesto dei nostri documenti. Nella valutazione dei dati sopra esposti, ci soccorre la presenza nella serie esaminata di due contratti (nn. 6, 17), che provengono dall'archivio di Tryphon, dal quale risulta che la tessitura costituiva un mestiere tramandato di padre in figlio, almeno da tre generazioni a partire dal nonno di Tryphon (164): si tratta dunque di un'attività artigianale, nella qua-

il 64) v. M.V. Biscottini, op. cit., pp. 63 sgg.

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LE Д1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 155

le è impiegata Tintera famiglia - caso frequente, come si è visto, nell'economia antica. Sebbene le informazioni su Tryphon si riferi- scano alla famiglia dell' apprendista e non alla bottega dell'artigiano che lo assume per il tirocinio, esse costituiscono una testimonianza comunque preziosa: è lecito supporre infatti che le altre BiBocaxocXt- xai si debbano ascrivere ad una realtà artigianale prevalentemente domestica, simile a quella documentata a proposito di Tryphon. In altre parole, dalle StSocaxocXixoci disponibili per il trentennio 36-66 p, risulta probabile che gli apprendisti ad Ossirinco esercitassero allora il tirocinio presso le botteghe di tessitori di condizione economica media.

Più ragioni concorrono a legittimare l'ipotesi di un contesto fa- miliare: la brevità dei periodi di tirocinio concordati, nonché l'as- senza di un compenso per l'apprendista costituiscono la prova più evidente; in secondo luogo, in alcune clausole relative al vitto, il maestro preferisce pagare un indennizzo alla controparte (nn. 6, 12, 17), poiché evidentemente l'economia domestica limitava le possibi- lità di provvedervi di persona (165); infine, la formulazione disgiun- tiva della clausola sulle penalità previste per l'assenza dell'apprendi- sta indica che per l'artigiano non era rilevante l'ulteriore disponibi- lità dell'apprendista alla fine del tirocinio regolare, laddove il versa- mento di una somma in denaro si rivelava sufficiente.

La circostanza che il genitore о il tutore provvedesse al vitto e al vestiario presuppone che l'apprendista restasse presso il maestro soltanto durante il giorno e che trascorresse la notte nell'abitazione della sua famiglia. Un. 18 ci attesta una situazione particolare, in quanto il maestro nutre e veste l'apprendista (166): è lecito suppor- re che l'attività di Seuthes, il tessitore che conclude il contratto, non fosse circoscritta all'ambito domestico e che egli potesse pertan- to provvedere senza difficoltà al vitto e al vestiario. Che si trattasse di un artigiano facoltoso, è altresì dimostrato dalla somma destinata all'apprendista al termine del tirocinio, che, per quanto irrisoria po-

il 65) È altrimenti possibile che lo stesso genitore-tutore-proprietario fos- se interessato a ricevere una somma in denaro, che poteva forse essere superio- re alle spese effettivamente sostenute per il nutrimento del giovane.

(166) In assenza di una clausola specifica, potremmo concludere che Г ap- prendista fosse tenuto a rimanere presso il maestro soltanto durante il giorno, come si è supposto per i contratti precedenti.

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156 MARCO BERGAMASCO

tesse essere, contraddistingue questa 8t8ocax<xXixr|, e non da ultimo dalla menzione delle Amesysia (167).

b) Ossirìnco 183-264 p (168). I contratti si riferiscono all'appren- distato nella tessitura (nn. 28, 32), nella professione del muratore (n. 34), nella cardatura della lana (n. 35), nella tessitura del lino (n. 36), e riguardano giovani di estrazione libera (nn. 28, 34, 36) e ser- vile (n. 32, 35) (169). Si prevede un periodo di tirocinio di tre anni (n. 34), di quattro anni (n. 32), più spesso di cinque anni (nn. 28, 35, 36). Nei nn. 32, 35, 36, l'apprendista è vincolato alla sola per- manenza diurna e l'obbligo di nutrirlo e di vestirlo ricade sul geni- tore о sul proprietario; diversamente, nel n. 34 vi provvede il mae- stro, presso il quale l'apprendista rimane giorno e notte; nel n. 28 il tutore nutre l'apprendista, mentre il maestro procura ogni anno una tunica, il cui valore aumenta progressivamente nel tempo da 16 dracme a 32 dracme. In tutte e cinque le 8i8aaxocXtxat si fissano compensi corrisposti mensilmente (nn. 28, 32, 34) о quotidianamen- te (nn. 35, 36): di solito la retribuzione aumenta progressivamente di anno in anno e i relativi importi sono già specificati nel contrat- to. Come risulta da tutti i documenti, l'apprendista deve obbedire e rimanere presso il maestro: qualora violi tale disposizione, alla fine del tirocinio, è vincolato alla permanenza supplementare per lo stes- so numero di giorni, in cui si è reso indisponibile; diversamente, nel n. 35 si prevede una riduzione del compenso proporzionale al nu- mero dei giorni di assenza dell'apprendista. Quanto alle ferie, si contemplano venti giorni all'anno nel n. 28, diciotto nel n. 32, ven- titré nel n. 36.

Le cinque StSocaxocXtxoci, che costituiscono il secondo campione d'indagine, ci attestano una realtà artigianale molto più complessa. Per le clausole contrattuali, soprattutto per quelle relative ai com- pensi, i contratti vanno riferiti senza dubbio ad artigiani facoltosi, che esercitano un'attività non circoscritta alla sfera domestica, bensì organizzata su scala più ampia. In generale, la clausola sul compenso dell'apprendista compare molto più spesso nelle 8i8ocaxaXtxoci che si datano al III p, mentre è meno frequente nei documenti del periodo precedente.

(167) v. nota 104. (168) nn. 28, 32, 34, 35, 36. (169) In particolare: il nipote (n. 28), il figlio (n. 36); una schiava (n.

32), uno schiavo (n. 35); nel n. 34 Aurelius Zoilos colloca se stesso.

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LE Д1ДАЕКАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 157

Sulla base dei nostri documenti, potremmo forse dedurre che al- meno entro la fine del II p sia intervenuto un mutamento nel siste- ma del tirocinio, e quindi nell'organizzazione del lavoro, per effetto del quale all'economia domestica si affianca, о subentra addirittura, lo sviluppo della piccola industria (170). E probabile che le disposi- zioni individuate nei cinque contratti riflettano una situazione dif- fusa nell'ottantennio, cui esse si ascrivono, e che l'apprendistato si svolgesse in condizioni simili, ossia a cura di un artigiano di condi- zione economica elevata, che presumibilmente nell'esercizio della sua attività si avvaleva della collaborazione di persone anche estra- nee alla sua famiglia, assunte alle sue dipendenze e retribuite. Non sorprende il ricorso agli apprendisti, in quanto, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, la loro assunzione comportava costi in- feriori rispetto ai lavoratori salariati. Nondimeno, l'apprendista era comunque retribuito per le sue prestazioni lavorative, sicché la sua condizione non sembra differire da quella di un adulto qualificato, come attesta il fatto stesso che gli spettassero, per contratto, alcune giornate di riposo.

Per il tenore delle clausole, le cinque 8i8ocaxocXixat qui considera- te si discostano di molto dai contratti del trentennio 36-66 p, per il maggiore interesse che l'artigiano ripone nella disponibilità della forza lavoro dell'apprendista: oltre alla valutazione dei compensi, dobbiamo tenere conto della permanenza diurna esplicitamente ri- chiesta al giovane, della lunga durata del tirocinio, per la quale il rapporto di apprendistato si confonde quasi con un rapporto di la- voro, della penalità della permanenza supplementare, vòlta ad assi- curare all'artigiano la presenza costante dell'apprendista durante il tirocinio regolare.

Le spese del vitto e del vestiario non rappresentano, se non di rado, obblighi a carico del maestro: il maestro provvede al vestiario

(170) La differenza, qui proposta, tra artigianato domestico e piccola in- dustria è suggerita da E. Wipszycka, op. cit., p. 81, la quale, nel definire la condizione economica dei tessitori, distingue tra le piccole botteghe di artigia- ni, che mettono a profitto il lavoro degli apprendisti e degli operai salariati, e le grandi aziende di tessitura, che per la loro organizzazione più complessa, su- perano la dimensione artigianale. La studiosa propone, come elemento discri- minante tra i due differenti contesti, il numero degli operai impiegati: a suo avviso, l'assunzione di tre о quattro adulti specializzati, che operano ciascuno per proprio conto su un telaio, denota già un livello superiore dell'attività.

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158 MARCO BERGAMASCO

nel n. 28, al vitto e al vestiario nel n. 34. Nel complesso delle 8i8oc- axocXtxoci, rileviamo due differenti tendenze: per il periodo compreso tra il I p e il II p il vitto e il vestiario rappresentano di norma obbli- ghi contrattuali a carico del maestro o, eventualmente, di entrambe le parti (171); nel periodo successivo invece tali spese incombono più spesso sul genitore-tutore-proprietario (172). Tale evidenza, che si aggiunge alle altre considerazioni, pare confortare l'ipotesi che il sistema di tirocinio fosse mutato, verso la fine del II p, in ragione del differente contesto economico.

Il contesto artigianale, fin qui delineato, rende conto della for- mulazione differente dei nostri documenti soltanto in parte. Vi è un altro aspetto che concorre alla definizione del sistema del tirocinio: è probabile che i contraenti non fossero estranei tra loro e che un genitore-tutore-proprietario affidasse per scelta un giovane ad un maestro (173), piuttosto che ad un altro, poiché il rapporto di reci- proca conoscenza costituiva la garanzia migliore della regolarità del tirocinio e del rispetto degli obblighi fissati; di conseguenza il testo di un contratto, la cui redazione era condizionata dalla reciproca fa- miliarità dei contraenti, risulta compilato in maniera generica о mi- nuziosa a seconda dei rapporti intercorrenti tra le parti.

Almeno per quattro casi, è possibile constatare che gli apprendi- sti furono affidati ad artigiani, che non erano estranei per il genito- re-tutore-proprietario, in quanto avevano stipulato accordi già in precedenti occasioni (nn. 11, 15, 20) о erano imparentati tra loro

(171) II maestro vi provvede di persona о rimborsa alla controparte le spese sostenute nei nn. 4, 6, 7, 12, 17, 18, 20, 23, 25, 27, 34.

(172) II genitore-tutore-proprietario sostiene le spese о versa un indenniz- zo al maestro nei nn. 3, 8, 11- tutti del Ip - , 28, 32, 33, 35, 36, 38.

(173) Alcuni indizi presenti nelle 8t8aaxocXtxoct ci offrono la testimonianza che più di un maestro artigiano operasse nella realtà locale e fosse dunque di- sponibile ad accogliere presso di sé uno о più apprendisti: si considerino, per prime, le locuzioni coç ini tgív ó[ioúov fxaOrjTcõv (nn. 28. 14-15; 35. 41-42) e t[t)v xotv]ÓT7)xa tg>v auv[x]ex(vtTâ)v) auTTjç (n. 40 framm. Ili, г. 3); nel п. 2. 19-22 il maestro Nilos, nel congedare il giovane Hermaiskos, dichiara che il padre può collocarlo presso un altro maestro. Nel n. 4. 10-12 il maestro si preoccupa di specificare, a garanzia della controparte, che, qualora la schiava sia giudicata inesperta al termine del periodo di tirocinio, il proprietario prov- vederà alla sua istruzione, mentre egli sosterrà le spese concordate a suo carico nel contratto; non è chiaro quale maestro avrebbe curato l'istruzione di Hele- ne: forse lo stesso proprietario era un tessitore, dal momento che non rinvenia- mo nel testo alcun riferimento esplicito ad un'altra persona.

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LE Д1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 159

(n. 12): nel n. 11 Pausiris consegna Dioskous alle cure di Apollo- nios, al quale, quattro anni prima, aveva già affidato un altro suo figlio, Ammonios (n. 9); nel n. 15 il maestro Epinikos è già noto a Pausiris, padre dell'apprendista, in quanto, quattro anni prima, era intervenuto come tutore della moglie nell'accordo relativo alla collo- cazione come apprendista di un loro nipote (n. 13); nel n. 20. 35-39 si fa riferimento ad un altro contratto di tirocinio risalente a quat- tordici mesi prima (n. 19); nel n. 12. 41-44, i cui contraenti sono strettamente imparentati fra loro (174), si conferma la validità di un altro accordo, in tutte le sue clausole, che hanno concluso Heras, qui presente nella veste di maestro, e suo fratello Diogenes, che in- terviene invece come tutore della madre.

Non è da escludere la possibilità che la familiarità dei contraenti fosse una situazione più diffusa di quanto noi riusciamo a verifica- re. Per quanto concerne tutti gli altri documenti, in assenza di indi- zi probanti, per individuare se il maestro e il genitore-tutore-pro- prietario si conoscessero о meno, non disponiamo di alcun altro cri- terio, se non della presenza di clausole particolari о dell'omissione di disposizioni, che riterremmo fondamentali nell'economia del do- cumento. Poiché la stipulazione di un contratto è finalizzata innan- zitutto alla tutela dei propri interessi, è probabile che, qualora le parti agissero in fiducia, non si preoccupassero di specificare alcuni obblighi, che incombevano su di sé о sulla controparte, in quanto vi era la sicurezza che l'impegno, benché non scritto, sarebbe stato co- munque assolto.

I doveri dell'apprendista, vale a dire l'obbligo di obbedienza e di permanenza, come pure le penalità relative, sono sempre indicati esplicitamente nei contratti: desta pertanto meraviglia l'assenza di qualunque specificazione al riguardo nei nn. 23, 33, in particolare nel primo di essi, un contratto piuttosto esteso redatto nella forma narrativa (175). Mi pare si debba escludere la possibilità che si trat- ti di un'erronea omissione da parte dello scriba, in quanto la clauso-

(174) A proposito del legame familiare tra i contraenti, è interessante os- servare che il contratto viene comunque vergato in maniera completa, median- te la specificazione di tutte le clausole opportune: lo scriba segue, anche i que- sti casi, il formulario consueto, ma è molto probabile che le parti, data la pa- rentela reciproca, avvertissero di più la necessità di tutelare i propri interessi.

(175) II n. 33 è un chirografo, succinto nella formulazione, indirizzato dal padre dell'apprendista al maestro tessitore.

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160 MARCO BERGAMASCO

la sulla condotta dell' apprendista costituisce una delle voci essenziali per lo scopo dell' accordo. La sua omissione potrebbe spiegarsi piut- tosto con il fatto che le parti non avvertissero l'esigenza di tutelarsi in merito.

Un altro caso particolare è costituito dal n. 36, la cui clausola relativa alle penalità per i contraenti consiste nel divieto per en- trambi di violare le clausole, senza che vi sia menzionata alcuna sanzione pecuniaria (rr. 48-50). La singolare assenza potrebbe costi- tuire un indizio del rapporto intercorrente tra le parti, le quali, fi- dando nel reciproco buon senso, avrebbero stimato indubbia Г appli- cazione corretta delle norme contrattuali. Potremmo del resto sup- porre che, in caso di violazione dell'accordo, valessero comunque le sanzioni allora in uso, per le quali il trasgressore avrebbe pagato una somma di 200 dracme quale ammenda (176).

Nel n. 31 - la minuta di una SiSocaxocXixr) - non compare la clausola relativa al vitto e al vestiario: è probabile che vi provvedes- se la madre dell'apprendista, il quale esercita la professione di in- trecciatore di stuoie presso il maestro, che lo istruisce. Si dispone inoltre che il giovane Sarapion riceva in dono una stuoia di giunchi ed un guanciale ogni anno, in occasione delle Amesysia: tale menzio- ne, insieme alla circostanza che l'uomo che compare quale tutore della madre esercitasse lo stesso mestiere che costituisce l'oggetto del tirocinio, può indurci a ritenere che i contraenti non fossero estranei, ma si conoscessero.

Nel n. 18 la clausola, con la quale si ammette l'eventualità che il ragazzo voglia essere nutrito dalla madre e si fissa di conseguenza un indennizzo in suo favore, rivela una premura insolita nei con- fronti dell'apprendista (rr. 22-26). Allo stesso modo, nel n. 34 leg- giamo che Aurelius Zoilos, in caso di malattia, sarà curato dal mae- stro (rr. 21-23). Circostanze particolari dovettero determinare l'inse- rimento di queste clausole: non è escluso che proprio per la familia- rità dei contraenti talvolta al formulario consueto venisse apportata, eccezionalmente, qualche modifica. La stessa considerazione pare opportuna a proposito delle clausole, la cui formulazione risulta a noi imprecisa: nel n. 6 le spese del vitto e del vestiario sono delimi-

(176) v. nota 77. Anche nel n. 26 il proprietario, che redige il chirogra- fo, dichiara che non sottrarrà lo schiavo durante il periodo concordato, ma al riguardo non si prevede alcuna penalità (rr. 12-13).

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LE Д1ДА2КАЛ1КА1 NELLA RICERCA ATTUALE 161

tate, dalla locuzione ev тф] Tcpol/ceplco xpóvan (r- 19), al solo periodo iniziale; nel n. 33 il padre è tenuto a vestire il figlio durante il pri- mo dei tre anni di tirocinio previsti (rr. 11-14). Non sappiamo indi- viduare l'esatto significato di tali disposizioni, ma è evidente che per le parti interessate esso era immediatamente comprensibile, al- trimenti avrebbero inserito un'ulteriore definizione nel corpo del contratto. Possiamo infine interpretare la concessione di premi fina- li, attestata soltanto in sei casi (177), come un indizio dell'attenzio- ne insolita rivolta al giovane collocato e quindi del particolare rap- porto intercorrente fra il maestro e il genitore- tutore-proprietario.

L'ipotesi che spesso il genitore-tutore-proprietario affidasse un gio- vane, per il suo addestramento professionale, ad un artigiano a lui fami- liare troverebbe riscontro nell'organizzazione domestica dell'attività artigianale. È lecito infatti supporre che l'apprendistato costituisse un'esperienza di notevole impegno sia per l'apprendista che per il mae- stro, e che quest'ultimo fosse particolarmente accorto nella scelta dei giovani da inserire nel proprio laboratorio: la familiarità con il genitore- tutore-proprietario offriva la migliore garanzia per uno svolgimento re- golare dell'apprendistato. Le differenti modalità dei compensi, la cui entità è stabilita già alla stipulazione dell'accordo, dovettero essere de- terminate dall'esperienza professionale del maestro artigiano; nondime- no gli oneri finanziari, che egli si assume, renderebbero verisimile l'ipo- tesi che la conoscenza del contraente offrisse al maestro una relativa si- curezza circa l'assidua disponibilità dell'apprendista durante il tiroci- nio. Vale al riguardo la considerazione della minorità degli apprendisti, il cui rendimento nell'esercizio di una determinata attività non poteva certo essere valutato all'inizio del tirocinio, a meno che non fosse con- cordato un periodo di prova, precedente alla redazione e alla decorrenza del contratto: pare difficile concludere che un artigiano accogliesse nella propria bottega un giovane, soprattutto per molti anni, senza la benché minima verifica preliminare delle sue capacità di apprendimento, della sua abilità manuale ecc. È verisimile dunque che più spesso si accordas- sero persone legate da rapporti di conoscenza о di amicizia, che, dato lo scopo peculiare dei nostri contratti, potevano costituire le uniche condi- zioni - se escludiamo, s'intende, le conseguenze giuridiche fissate nelle clausole sulle penalità - atte a garantire gli interessi dell'artigiano, non meno di quelli del genitore- tutore-proprietario.

(177) nn. 4, 5, 18, 23, 27, 34.

Trieste Marco Bergamasco

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162 PROSPETTO DEI DOCUMENTI

DOCUMENTO DATA MAESTRO APPRENDISTA GENITORE-TUTORE- ARTE E MESTIERE ARTIGIANO PROPRIETARIO

1. 215/ 0eió8oxoç ФСХыу Е<о<пхр<га)с taxpixij -ziyyr' P Heid. 226 213a

2. NlXoç 'Epfjuxíoxoç 'HpaxXeíBrjç padre e i'Xoxon'xr' тах^Л BGU IV 1124 18 a figlio Tocopivoç

3 . Gaius Julius Eros Nápxiaaoç Gaius Julius Philios ocòXeív (ia0Tiaea6ai BGU IV 1125 13 a schiavo proprietario

4. 'Opaevoítytç 'EXévrj 'HpotxXécov yepSiaxíj xéxvH P Mich.V 346 a 13 p Tooveuç schiava proprietario

5. figlio obcoSofiíot ¿руааСа P Mich.V 346 b 16 p

6. "Aßocpoc 'Ovvõíçpiç @a(ioúviov madre e ^epSiax^j T^XVT1 P Oxy. II 322 36p figlio Tpu<po)v figlio

7. Tûpoç Палоутыс Tocacooõxtç madre e yepBiaxij t£xvtj P Mich. II 121, 42 p figlio 'Opaeúç figlio recto II, 8

8. MrjvóScopoç Фопахос Lucius Pompeius Xivouçix^ xãiv P Fouad. I 37 48 p figlio Niger padre xaOrj^évcov -zíyyt'

9. 'AtcoXXcóvioç 'Afifitóvioç ПаоаТрк; yepSiax^ tíyyr' P Mich. Ill 170 49 p figlio padre

10. ©enrjXévviç ... nipote SocxopvïXoç yepSiocxíj iíyyr' P Osi. Ili 141 50 p zio(?)

11. 'ArcoXXávtoç Aiooxoõç ПаиаГрк; yepSiaxíj iíyyr' P Wise. 14 53 p figlio padre

12. 'Hpãç -wviç ó xaì 'AnoXXcovoûç nonna e yepStax^ iiyyt' P Oxy. Heis. 29 54 p 'AféXoxoç nipote Aioyévrjç figlio

13. Ilauaîpiç 'Afioixãç 'EXévrj ed 'Etcívixoç yepSiaxíj tiyyt' P Mich. Ill 171 58p nipote zia e marito

14. Коуоф 'Ovv&çpu; @ep[AOu8tç madre e mestiere dello PSI X 1132 61 p figlio Tevxfjßxic figlio фсавотеХохос

15. 'Enívixoç Ilauatpiç Ilauaîpiç fep8iax^i tiyyr' P Mich. Ill 172 62 p figlio padre

16. *НрахХеЕ8т|с üetex^v üexoaipic padre mestiere del PSI Vili 871 66 p figlio xoAxotóicoc

17. IlxoXefiatoç ©oóuvtç Tpúçwv yepSiax^ тех^Л P Oxy. II 275 66 p figlio padre

18. SeuOTjç 'HpocxXôéç Tocaeuç madre e S [ ] yepSiax^ -céxvrj P Oxy. XLI 2971 66 p figlio fratello germano

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PROSPETTO DEI DOCUMENTI 163

DURATA DEL COMPENSO MODALITÀ TASSE PROVENIENZA TIROCINIO AM= УЛ-'ррТпГа DEL PAGAMENTO

6 anni

Alessandria

M. Due rate: 50 dr subito; Alessandria 1 anno 100 dr di argento tolemaico 50 dr dopo sei mesi

2 anni A. e 6 mesi Una tunica di 8 dr Tebtynis

A. 6 anni Una tunica di 8 dr Alla fine del tirocinio Tasse sulla persona Tebtynis

ed un'ascia 4 dr e sul mestiere

2 anni Tassesulmestiere, sulla Ossirinco persona, sulle dighe, sui suini

5 anni A. 40 dr Alla stipulazione Tasse sulla persona e Tebtynis complessive del contratto sul mestiere

2 anni A. 4 dr Mensile fisso Ossirinco

Ossirinco

... anni Karanis

1 anno Ossirinco

2 anni Tasse sul mestiere, sulla Ossirinco persona, sulle dighe, sui suini

Ossirinco

Talei

Tassa sull'apprendistato Ossirinco

Ossirinco

1 anno Tutte le tasse Ossirinco

2 anni A. una tunica di 12 dr Alla fine del tirocinio Tasse sul mestiere, sulla Ossirinco e 6 mesi le stesse 12 dr persona, sulle dighe, sui suini

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164 PROSPETTO DEI DOCUMENTI

DOCUMENTO DATA MAESTRO APPRENDISTA GENITORE-TUTORE- ARTE E MESTIERE ARTIGIANO PROPRIETARIO

19. 'IaíScopoç Suoupoõç 'Iaxupãç e AiSújat] P Heid. IV 326 98 p e 'ATcXwváptov padre e madre

20. 'ArcoXXcovápiov Eú8ocÍ|aü>v 'Iaxopãç zio aw^iaxíj т£х^т) P Heid. IV 327 99 p

21. 98 p- noc7wvTG>ç 'Ep(if)ç (?) 'Epjxãç P. Ifao inv. 339 117 p padre

22. "HpG)v 'Apçafjatç Прштас padre yepSiax^j téxvTj P Tebt. II 442 113 p figlio

23. "Hpoiv KpovCajv Тефераае1с madre e yepStaxíj т£х^т) P Tebt. II 385 117 p figlio 'HpáxXtoç fratello

24. P Ross. Georg. Il 140p Una ragazza 18. 450

25. Ilaoatpiç TaopaevoG<pi<; SeyáGtç proprietária e yepStax^j xéxvrj St. Pal. XXII 40 150 p schiava Stototítiç figlio

26. 'ArcoXXómoç Xatpájijxcov Пауех«Ьтг)с arte del P Oxy. IV 724 155 p schiavo proprietario атцхеюурафос

27. 'Ovvtõqjpiç 'ETcífiaxoç Záxnjioç yepSiax^ xéxvr) P Vars. s.n. 7 170 p figlio padre

28. 'HpocxXãç 0UVIÇ 'Iaxuptav yepStaxíj xéx^T) P Oxy. IV 725 183 p nipote (?) zio (?)

29. riaoufjTK; Múpojv TaaeOç proprietária e yepSiaxíj tíyyr' P Grenf. II 59 189 p schiavo Saxaßoöc

30. Tiaîç arte del P Oxy. XLI 2988 II p атншоурафос

31. PSI X 1110, 150 p- fHpocxXet8T)<; Sapocrcúov TaocooGxtç madre фсавотеХохсхт) xéxvr) ťďrso I 200 p figlio e Máprjç

32. fine Lucius ©eppLouGiov nXaxwvíç proprietária yepSiaxíj тех^Л P Oxy. XIV II p schiava e üXáxcov fratello 1647 germano

33. Zóxji(jloç 'HpocxXfjç 'IaíScopoç yepSiax^j тех^т) BGU XI 2041 201 p figlio padre

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PROSPETTO DEI DOCUMENTI 165

DURATA DEL x . COMPENSO MODALITÀ TASSE PROVENIENZA TIROCINIO AM=

x .

^.^TeSa DEL PAGAMENTO

4 anni Ankyron e 4 mesi

A. 5 anni 80 dr Alla stipulazione Ankyron

complessive del contratto

Ossirinco

2 (o 3) Tebtynis anni

A. Tre rate: 14 dr subito; Tasse Tebtynis 2 anni 46 dr 12 dr nell'anno seguente;

complessive 20 dr al congedo

Arsinoite

1 anno Tutte le tasse sul mestiere Soknopaiou e 2 mesi Nesos

M. 120 dr Tre rate di 40 dr ciascuna Ossirinco 2 anni complessive

3 anni A. Alla fine del tirocinio Tasse sull'apprendistato Ptolemais ... dracme Drymou

A. Mensile graduato, decorre Ossirinco 5 anni 3°anno: 12 dr; 4° anno: 16 dopo due anni e sette mesi;

dr; 5° anno: 24 dr. Ogni anno il valore delle tuniche una tunica. aumenta da 16 dr a 32 dr

20 mesi Soknopaiou Nesos

M. Tre rate: la seconda di 40 Ossirinco almeno 100 dr dr; la terza di 60 dr

A. Mensile graduato. Dono Theogonis 3 anni Io anno: 17 ob; 2° anno: annuale di una stuoia di

6 dr; 3° anno: 8 dr giunchi e di un guanciale nelle Amesysia

A. Io anno: 8 dr; 2° anno: Tasse sul mestiere e Ossirinco 4 anni 12 dr; 3° anno: 16 dr; 4° Mensile graduato sull'apprendistato

anno: 20 dr

3 anni Arsinoite

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166 PROSPETTO DEI DOCUMENTI

DOCUMENTO DATA MAESTRO APPRENDISTA GENITORE-TUTORE- ARTE E MESTIERE ARTIGIANO PROPRIETARIO

34. P Oxy. XXXVIII inizio AOpTJXioç AuprjXioç AùprjXioç oíxoSofxíoc tiyyr' 2875 IIIp 'AtwXXcóvioç ZtoîXoç ZcotXoç

35. AuprjXioç Atôu(xoç AúpTJXioç Aioyévrjç xtêviotix^ tíyyr' P Oxy. XLI 2977 239 p 0úviç schiavo proprietario

36. P Oxy. XXXI AuprjXioç il figlio di 'Epjxtaç AupTjXioç 'Ep^iíaç mestiere del 2586 264 p Aióaxopoç padre Xivóoçoç

37. P Mich. inv. AoprjXia la schiava di AuprjXioc 'Iaí<ov yepSiaxTj tlyyr' 5191а 271 p AtßouxTj 'Iaíwv proprietario

38. AuprjXioç ПтоХе(1аТос Aup^Xtoç Sévrioç mestiere dello BGU IV 1021 III p 0£cov schiavo proprietario xxevi<rcT|ç

39. AùprjXioç NtxT] AupTjXtoç EiXßocvoc yepStaxí) r' óçavrixíj PSI III 241 IIIp 'Avtívooç schiava proprietario "féxvrj

40. EùaffeXeta xãiv nXou^apiaocov PAberd. 59 IVp-Vp xéxvr)

41. <X>oißa(i(i<ov Фео5а>ра arte del PSI inv. 195 554 p figlio madre ßocpßocptxaptoc

42. figlio P Lond. 1706 VIp

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PROSPETTO DEI DOCUMENTI 167

DURATA DEL COMPENSO MODALITÀ TASSE PROVENIENZA TIROCINIO A /pe^appTendísu

DEL PAGAMENTO

A. Mensile fisso. Alla fine del 3 anni 6 dr tirocinio: vestiti per un Tasse Ossirinco

valore di 60 dr; utensili

A. l°anno: 2 ob; 2°anno: 4 ob; Quotidiano graduato, 5 anni 3° anno: 6 ob; 4° anno: 8 ob; decorre dal secondo se- Ossirinco

5° anno: 10 ob mestre del primo anno

A. l°anno: 2 ob; 2°anno: 6 Quotidiano graduato, 5 anni ob; 3° anno: 10 ob; 4° anno: decorre dal secondo se- Ossirinco

2 dr; 5° anno: 2 dr e 4 ob. mestre del primo anno

A. 1 anno 60 dr Karanis

3 anni Ossirinco

A. Mensile fisso, decorre Antinoopolis 1 anno 4 ob dal secondo semestre

Panopolis (?)

8 anni Ossirinco

M. Alla stipulazione del Aphrodito 3 keratia d'oro contratto.

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