le belle infedeli: l'iliade in versi e in prosa dell'...

191
LE BELLE INFEDELI: L'ILIADE IN VERSI E IN PROSA DELL' MELCHIORRE CESAROTTI by Francesca Barreca Department of Italian McGiII University, Montreal August, 1992 A Thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in partia1 fulfilment of the requirements of the degree of Master of Arts This thesis was directed and supervised by Prof. Sergio Gilardino AU rigbls rcserved for ail countries Francesca Barreea 1992

Upload: dangthien

Post on 15-Feb-2019

212 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

LE BELLE INFEDELI: L'ILIADE IN

VERSI E IN PROSA DELL' ABA~:rE

MELCHIORRE CESAROTTI

by Francesca Barreca

Department of Italian McGiII University, Montreal

August, 1992

A Thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in partia1 fulfilment of the requirements of the degree of Master of Arts

This thesis was directed and supervised by Prof. Sergio Gilardino

AU rigbls rcserved for ail countries

Francesca Barreea

1992

1

/

,'/( 1 , 1

1 i / 1

1 1

l ' ')/ ,-

) ,. 1 / "

l, (

COl\tlPE.~~DI()

Il seguente lavoro consiste di un' attenta analisl

della traduzione dell' Iliade di Omero apprestata da

Melchiorre Cesarotti. situandosi cra il ctilemma della

fedeltâ al testa e la bellezza della traduzione, Il

Cesarotti decise di ledigere due versioni: una in versi

sciolti e l'alt~a in prosa. Questo lavoro quindi è une

di collazione tra la versione in prosa e la versione

poetica deI Cesarotti.

La prima parte deI lavoro espone brevemente alcune

note di critica riguardo il lavoro del Cesarotti.

La seconda parte consiste della collazione; sud­

divisa in "Canti" (come la versione poetica deI Cesa­

rotti) poiché il lavoro propone dl confrontare la

versione poetica a que1la in prosa e non vice-versa.

L'ultirnd parte esamina il valore artistico delle

traduzioni deI Cesarotti e il posta che queste occu­

pano in Europa in un ~ecolo in cui si svolse la bat­

taglia per il rinnovamento letterario.

ABSTRACT

~he following work consists of a careful analysis

of the translation of the Iliad by Homer prepared by

Melchiorre Cesarotti. Caught amidst the dilemma of

loyalty to the original and the beauty of translation,

Cesarotti decided to compose two versions: one in blank

verses anj the other in prose. This work is therefore

none other than a comparison between Cesarotti' s version

in poetry and the version in prose.

The first part deals briefly with a few details on

the criticism that Cesarotti's work raised.

The second part consists of the comparison work,

which is subdi vided in II canti II (as Cesarotti' s version

in poetry) because the work proposes to compare the

version in poetry to the version in prose and not vice­

versa.

The last part examines the arlistic value of Cesa­

rotti's translations and the place they occupy in Europe

in the eighteenth century.

RÉSUMÉ

Le présent travail consiste d'une a~alyse soigné

de la traduction de l'Iliade d'Homére rédigè par

Melchiorre Cesarotti. Le dilemme entre la fidéljté au

texte originel et la beauté de la traduction, le porta

a préparer deux versions: une en verses non rimés et

l'autre en prose. Ce travail est donc une comparaison

entre la version en prose et La version poétiqu~ de

Cesarotti.

Dans la première partie du travail je présente

quelque critique que le travail de Cesarotti a inspirè.

La deuxième parti~ consiste de la collation sub­

divisèe en "canti" puisque le travail propose de com­

parer la version poétique à la version en prose et non

vice versa.

La dernière partie examine la valeur artistique des

traductions de Cesarotti et la place qU'elles occupent

en Europe dans le dix-huitième siècle.

PREMESSA

Questa tesi ha per oggetto l'analisi della tradu­

~ione dell' Iliade di Omero apprestata da Melchiorre

Cesarotti in versi sciolti. Per il Cesarotti, il dilemma

si situava tra la fedeltà da un canto e la bellezza della

traduzione dall' altro. Per questa ragione decise di

apprestare due traduz ioni, una in pt osa el' al tra in

vers:. La version~ letterale in prosa venne considerata

dal Cesarotti più fedele anche se meno brillante, e

quel la in versi scjolti (ribattezzata La morte d'Ettore)

mena fedele, ma più "bella".

A un certo punto purtroppo il Cesarotti abbandonô il

testo greco rriqinale e si mise a scrivere un'Iljade

t:utta sua, inventando episodi e personF.lggi, eliminando e

sostituendo, con smisurata ed eccessiva licenza, ben al

di là delle pur lasse norme settecentesche sulla tradu­

zione. Il nostro corupito è di prendere le due versioni

dell'Iliade deI Cesarotti per vedere a quale punto il

Cesarotti devia dal testo originale, sia nella versione

poetica che in quella in prosa. Per una verifica delle

equivalenze italiane de~ testo omerico, ci siamo serviti

di varie ed accreditate traduzioni, tra cui quella di

Vincenzo Monti.

A parte un elenco dettagliato delle varianti, ci

siamo proposti di riassumere il sense delle trame e di

2

descri vere il carattere dei nuovi personagg i, âvvalenùoc i

in questo delle note aggiunte dal Cesarotti nella tr~ctu-

zione in prosa. In altri terrnini, sottoscriviarno alla

tesi di un vero e proprio romanzo, di ~ui è possibile

studiare le caratteristiche di stile e di contenuto.

Anche da un punto di vista ffierarnente quantitativo (l'es­

cursione principale si estende per bon ottanta p~gine)

l'operazione è più che valida: come giudicare altrimenti

un intero volume di creazione romanzesca?

L'abate Melchiorre Cesarotti, filologo, filosofo

delle lettere, fecondissimo poligrafo e abilissimo

traduttore dell 'Ossian fu anche il traduttore dell' l 1 iad~

di Ornero, opera che, unitamente ai suoi lavori prece­

denti, 10 qualifico come il corifeo delle lettere in un

periodo in cui il ritorno alla classicità rivestiva una

grande importanza. oggetto di tante controversie fu la

duplice traduzione in versi dell'lliade. Tra il 1786 e

il 1794 il Cesarotti si dedico alla traduzione ed even­

tùale pubblicazione di una versione letterale, in prosa,

corredata di ragionament.i storico-cri tici e da un amplis­

sirno apparato di note (le quali, tra l'altro, ebbero piü

lettori che il poerna), cosl come pure a quel1a di una

versione "poetica Il in versi sciol ti. Quest'ultirna

versione fu ristalT,pata come opera a parte e con va~~te

:'lggiunte nel 1795, sotto il titolo di La morte d'Ettore.

3

L'estrosa traduzione in versi fu oggetto di severe

e irnplacabilt ~ritiche. A condannarla furono concordi

sia i vecchi classicisti accademici, quanto i nuovi let­

terati. Ma l'autore non si giustifice per quelle che

aveva fatto; invece afferme che il suo rifacimento del­

l'Iliade di Omero, realizzato con piena libertà di va­

riazioni, troncamenti e sostituzioni, aveva per scopo il

diletto dei lettori moderni. Egli espose i suoi criteri

sul tradurre nel Ragionamento storico-critico, Parte III:

Il provvedere agli uni e agli altri deI

necessario e più opportuno soccorso è appunto

10 scopo della mia opera. Due sono gli

oggetti ch' io mi son proposto con essa: l'uno

di far gustare Ornero, l'altro di farlo

conoscere. 1

E ci spiega anche come proponeva di rendere accette le

sue due versioni:

QuaI è dunque il sistema a cui mi sono ap­

pigliato nel dar Ornero all'Italia? Eccolo

Io ho deliberato di soddisfar separatamente

4

ai due mentovati oggetti, e di presentarlj

adempiuti nel volume medesimo con doppio e

diverso lavoro. Risolsi di dar a' ffiJej lettC'lri

due traduz ioni in c211'bio di una: la pr ima il'

verso e poetica, la seconda in pr05a ed accu­

ratissima; quella libera, disinvolta, e pe:

quanto mi fu possibile origlnale, qucsta

schiava della lettera sino allo scrupûlo, e

tale che quanto al senso e al valor preciso dei

termini potrà servire di testo a chi non

intende la lingua. 2

Nelle sue traduzioni il Cesarotti cercè di

allontanarsi dalle costrizioni deI classicismo e di far

si che la poesia italiana abbracciasse nuovi canoni

proto-romantici di lingua e di stile letterario. Fra i

numerosi critici deI sua tempo, il Monti (il quale nel

1810 pubblicô la sua tanto ammirata e fedele traèuzione

dell'Iliade) espresse i giudizi più severi sulla

traduzione deI Cesarotti. In una lettera al Cesarotti

data ta 23 febbraio 1805, il Monti esprime apertamente i

propri concetti sulla traduziane in versi dell'Iliade

deI polemico Cesarotti, e cerca di giustificare l'idea-

5

zione della famosa caricatura rappresentante la testa di

Omero sulla figura di un damerino vestito alla francese

(apparentemente il corpo deI Cesarotti):

si questionava in una società di letterati e

d'artisti sul merito deI vostro Omero, e ognuno

apriva liberamente la sua opinione. Interrogato

deI mio parere, risposi che avrei amato che voi

ci aveste data uD'Iliade 0 tutta di Omero, 0

tutta di Cesarotti. Dissi che l'abito della

vostra non mi pareva nè moderno nè antico,per­

chè troppo ci avevate messe dell'uno, e lascia­

to troppo dell'altro; che per conseguenza, to­

gliendo voi a quel greco la semplicità del­

l'abito primitivo, l'avevate con troppa magni­

ficenza vestito alla moda; ed esposi questo

pensiero coll'ipotiposi di un venerabile

vecchio pomposamente abbigliato, ma in costume

e portamento tutto moderne e da giovane.

Questa immagine, avendo ferita la fantasia d'un

bizzarro disegnatore e incisore, presente a

quella disputazione, gli suscite nel capo

l'idea dell' indiscreta caricatura che vi è

6

nota, e alla quale senza saputa mia e con

mio estremo dolore fu dato poscia l'effetto.

Ecco in breve tutto il processo di questo

affare disgustosissimo, deI quale, come veùete,

io son reo e innocente tutto ad un tempo. 3

L'episodio al quale si riferisce il Monti ebbe luogo nel

giugno deI 1790, a Roma, in casa di un certo don Fabrizio

Ruffo, nel corso di una riunione di letterati e di

artisti. In quel casa si parle della traduzione deI

Cesarotti e si chiese il parere deI Monti. V' era

presente un incisore in rame, il quale, approfittando di

quelle che disse Monti, afferra l'idea e subito disegnô

e pubblice una figura in cui si vede la testa d'Ornero

sulla persona di un cicisbeo francese. Il Cesarotti non

ne fu tropppo lusingato e 10 fece sapere al Monti.

Passarono moIti anni senza che quest'ultimo pensasse a

giustificarsi in qualche modo con il Cesarotti. poi, con

il pretesto di chiedere notizie sulla sa lute di un lorD

amico, il Monti finalmente scrisse al Cesarotti il 2

febbraio 1805.

La realtà è che in Cesarotti e, in generale, nell'

epoca deI Cesarotti, confluivano e si assomrnavano due

7

esigenze, l'una di carattere filologico (fedeltà scien­

tifica e scrupolosa ai testi) e l'altra di carattere

poetico (libera elaborazione delle situazioni a fine

estetico). È questo il dilemma deI Macpherson stesso,

dilaniato tra l'esigenza di rendere in fedelissimo in­

glese un testo dell'antichità celtica e la sua divo­

rante tentazione a trasformarlo in direzione romantica.

L'infedeltà costante di tutte le traduzioni settecente­

sche (che Georges Mounin magistralmente definisce come

Les belles infidèles) è un indice di questd tmper~nte

aporia: i testi sono modificati nell~ mi3urL in cui i

lare contenuti non assecondano le aspettative frustrate

di tutta una generazione che non dispone di opere lette­

rarie nu ove e liberamente cr~ate. La scusa che i testi

non corrispondono alla bienséance è proprio Dolo qu~llo:

una scusa. In r~altà il libertinismo settecentesco è

proverbiale e non sono certo le grossolanità 0 le fre­

quenti esibizioni nudiste dei personaggi omerici che

mettono a dura prnva la verecondia e la pudicizia dei

lettori settecenteschi.

L'esemplarità dell'operato deI Cesarotti risiede

nel fatto che in lui l'homo philologicus e l'homo

poeticus coesistono in termini estremi, parossistici.

Infatti, mentre da un lato le sue conoscenze lingui­

stiche sono ineccepibili (dicasi cio dell'lnglese e

deI francese, come deI greco) e le sue traduzioni

sovrabbondano di prefazioni, traduzioni di studi stra­

nieri, note etimologiche, storiche, rinvii, ecc., i

suoi gusti e le sue aspirazioni creati~e non trovano

sbocco adeguato ed egli si riversa sui propri testi,

alterandone completamente la natura e la portata.

si arriva per questo passo alla redazione di due

Iliadi, l'una in prosa, l'altra in versi, la prima

"fedele e brutta", la seconda "infedele e bella".

o queste erano, perlomeno, le intenzioni a priori.

8

Poi avviene il disastro. Dalla licenza francese, di

correggere 0 educare alquanto la parlata e il doigté

dei prQpri personaggi, il Ce;,arotti passa alla vera e

propria riforma dei personaggi e delle scene, con

rimpasti di episodi ed enunciati l'he non emanano dalla

logica deI testo omerico. Nelle intenzioni deI Cesa­

rotti, chiaramente formulate nelle prefazioni aIle due

edizioni, la procedura doveva continùare COS! sino alla

fine. Ma il cumulo dei cambiamenti app0rtati giunge a

tal punto che dal canto quindicesimo in poi si pue

parlare di invenzione pura e semplice, il cui peso

totale è quantificabile ad una ottantina di pagine

ataropate e qualitativamente si traduce in un' opera deI

tutto nuova rispettc a quella omerica.

9

Perché, giunto a questo punto, il Cesarotti non ha

rinunziato alla pubblicazione? La risposta è molto

sernplice: il Cesarotti intuisc8 che in questo suo espe­

rirnento, che gli ha forzato la mana ben più di quanto

egli stesso aveva anticipato, c'è un'indicazione prezio­

sa, una specie di rivelazione ~irca la natura dei tempi.

È un'eredità che spetta a noi di interpretare e, per

riflesso, di ricondurre a tutta la discussione sul rinno­

varnento letterario allora in auge.

Ed è proprio quanto ci siamo proposti di fare in

questa tesi, dedicata al paziente selezionarnento di

quanto era di Ornero, quanto è del Cesarotti, al fine di

giungere ad un consuntivo di questa rivelante operazione

di reductio del capolavoro omerico ai gusti ed aIle esi­

genze deI protorornanticismo italiano.

10

CANTO l

Fin dai primi canti il Cesarotti mostre nel suo lavoro

un'eccessiva licenza, che ande sempre più accentuandosi,

specialmente dal sesto canto in poi. lncominciamo a questo

punto ad elencare le deviazioni reperibili ne Ln morte

d'Ettore rispetto all'originale omerico. Prima di iniziare

pero bisogna chiarire che la versione "letterale" (l'Iliade)

deI Cesarotti è suddivisa in "Libri", mentre quella "poetica"

è suddivisa in "canti". Nel procedere ad elencare le varianti

tra le due versioni, ci siamo proposti di procedere priorita-

riamente, cioè di confrontare La morte d'Ettore a L'Iliade e

non vice-versa.

Già nel prImo canto de La morte d'Ettore si reperiscono

trac ce di titubanza da parte deI Cesarotti. Benché egli

traduca l'invocazione alla Musa nella versione in versi,

nella nota Ca) deI testo letterale egli ci 3piega il suo

disaccordo sul concetto di religione tra i g~eci: Il • . . . nel

poeti antichi l'invocazione era fondata sulla credenza alla

realità delle Muse ..• Quanto aIle antiche Muse, alJe Ninfe, 0

altre divinità deI Paganesimo, elle non possana più trovar

luogo fuorché nei componimenti di pura irnmagjnaziane, e

servono all'uso deI poeta ornatista, ben più che deI

figurista."4 Il Cesarotti esprime anche un dubbio su quale

11

sia il soggetto dell'Iliade: la guerra di Troia 0 l'ira di

Achille? Egli scrive: " ... più d'un critico fu di r-arere che

fosse la guerra di Troi ..• Lo sdegno d'Achille non poteva

propriamente dar luogo che a un episodio."5 Afferma poi

che quale che sia l'argomento: " .•. conviene perè osservare

che Ornera peecè più nel proporre il suo soggetto che nel

trattarlo. Di fatto, se si cangi, 0 si omette la proposi­

zione, si vedrà che l'Iliade senza alterarne la tessitura

prende un altro aspetto, un altro fine, ed acquista maggior

importanza, come spero d' aver mostrato ad evidenza ne Lé.\ morte

d'Ettore."6

Il primo eambiamento appare poi nel verso 82 deI primo

canto della V.Pt. (versione poetica). Nella V. Pro (versione

in prosa) si legge: "Colpi egli da prima i muli e i cani

veloei; .•• "7, in quella in versi: " ..• i fidi cani / Pria ne

fur eolti; .•. "8, il Cesarotti non menziond i muli e nella nota

(b2) della v. Pr., afferma: "Nella traduzione in versi ho

lasciato da parte i mUli, perchè la nostra poesia non gli

avrebbe sofferti. Il Rochefort per la stessa ragione gli

seambia in cavalli."9 Nell'enuneiato dei versi 167 a 170 de

La morte d'Ettore si legge: " ... ella rammenta / Al mio

pensier la giovenil beltade / Della mia Clitennestra, allor

che sposa / Meco a un tempo la strinsi; ... "10, che sostitui-

12

scono i versi seguenti dell' Il iadej " •.. no certamente, perchè

amo meglio di aver in casa lei stessa, ch'io la preferisco

persino a Clitennestra che menai moglie pu lcella •.. "11 Il

Cesarotti ci spiega la ragione rer la sostituzione nella nota

(x2) :

Del resto, la traduzione poetica diede, s'io non erro, al sentimento deI testo il tornio piU favo­rabile, che serve a paliar la colpa, se non a di­fenderla. Agamennone apprezza Criseide perchè gli ricorda sua moglie: egli contempla il ritratto in mancanza dell'originale. 12

l versi 235-239 rimpiazzano i versi seguenti della V. Pr. :

.•• perciocchè non mai mi rubarono nè i miei cavalli, nè i buoi, non mai vennero in Ftia nudrice-d'uomini, di larghe-zolle, a guastare i miei frutti; che vi sono di mezzo moIti boschi ombrosi, e '1 mare so­nante: ••. 13

A proposito di questa licenza il Cesarotti dice

semplicemente: "Giova credere che il Terrasson sarebbe

alquanto più contento della nostra sostituzione."14

Dopo il verso 559 ne La morte d'Ettore 1 il Cesarotti

si astiene dal tradurre i versi seguenti:

••• perciocchè piü volte nella casa deI padre t'intesi vantarti dicendo, che tu dall'estrema sciagura il saturnio neri-nugolo, allorchè gli altri olimpj, ••. venuta colà la liberasti dai nè piU legarono {Giove}. 15

perché egli considera " ... tutta questa storia ... come troppo

vergognosa per Giove, e specialmente per il nostro che non è

l'Omerico."16

La seguente parlata di Ulisse:

13

o Crise, inviommi Agamennone, il re degli uomini, per condurre a te la figlia, ~ sacrificar a Febo la Sciera ecatombe a pro dei Danai, affinchè pla­chiamo il re, che ora mandô su gli Argivi sospi­rose doglie .17

fu sostituita con i versi 617-630. Egli ci spiega che la:

" •.. parlata è ben miserabilE~ e non fa (more nè alla f,econdia

d'Ulisse, nè all'importanza della spedizione ... lo sparo

d'avergll posta in bocca una parlata alquanto piO degna e

'.lella circostanza, e della sua fama." 18

Nella V. Pt. il Cesarotti aggiunse i versi 690-692, perché

egli credeva che nell'Iliade d'Omero la:

••• spedizione termina in un modo assai magro. Il poeta potea dispensarsi dall'avvertirci che i navi­ganti smontati dalla nave andarono ciascheduno aIle lare tende. Ognuno 10 si sarebbe figurato senza di lui. L'aspettazione dei Greci, il lorD concorso ~l ritorno della nave, l'allegrezza universale al sen­tire d'esser liberati da quel flagello, sembrano circostanze naturalissime, ma ben piO interessanti, e piO degne d'esser osservate, e descritte. 19

1 versi 706-724 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V .Pt., perché:

••• si è creduto di dover decorare con piO di solennità la prima comparsa di Giove. L'aggiunta che si è fatta a questo luogo 10 colloca tosto in un lume angusto, e fa present ire in esso il sovrano degli Dei e degli uomini.20

1 versi 729-731 sostituiscono questi altri della V.Pr.

" •.. se mai tra gl'immortali ti fui giovevole 0 colle parole,

o coll"opre ••• "21 A questo proposito il Cesarotti sostiene

nella nota (06): "Queste parole alludono al fatto di Briareo

14

sopracennato. Nell'Iliade italiana se ne sono sostituite

altre più opportune e atte 3 interessare il cuore di Gio-

ve."22

l lunghi versi da 730 a 786 rimpiazzano i seguenti:

Trista opra invero tu fai poichè mi spingi ad inimicarmi con Giunone, che m'irriter~ con detti ingiuriosi: poichè, già anche adesso alla presenza degl'immortali Dei mi rinlbrotta, e dice ch'io nella guerra presto soccorso ai Trojani. Or tu ri~irati tosto, che Giunone non s'accorga di te: ... 23

Il Cesarotti spiega: " ... ho cre~uto più conveniente al mio

piano di sostituire alla prima un'altra risposta d'ur

carattere affatto diverso. Questa sostituzione è il luogo

più considerabile per l'economia cpico-dramatica del

poema."24

Alla fine dé) prjmo Canto, tra i versi 876 e 877

(Vulcano parla di Giove), il Cesarotti omette le seguenti

parole:

Perciocchè anche l'altra volta quand'io volli recdrti soccorso, egli afferratomi per un piede mi scagliô fuora della divina soglia, io m'aggirai un intero giorno, e col Sole che tramontava caddi in Lenno, che mi restava poco di fiato; tosto i sintj mi raccolsero nella mia caduta. 25

Il Cesarotti a questo proposito afferma:

Nella versione poetica si cerco d'esser un po' mena sgraziato consolatore deI zoppo fabbro dell'Olimpo. Anche Giove ~he afferra Vulcano per un piede e 10 arrandella per l'aria ha un po' troppo deI comico e deI buffonesco. 26

15

CANTO II

In questo Canto più che in tutti gli altri si nota

come il Cesarotti non fu fedele alla traduzione omerica;

infatti nella nota (e) della V. Pr., ci avverte che:

"Questo è il Canto nel quale ho creduto di dover fare le

sostituzioni e le aggiunte più ampie ... "2 7 e procede a

spiegare la r~ione per la quale prese tanta licenza nel

tradurre:

Nel testo Giove è occupato dal pensiero di soddisfare alla sua parzialità per Tetide. 10 ho creduto di doverlo occupare in pensieri più convenienti alla sua dignità. ciô diede luogo a premetter varie notizie relative alla guerra di Troja, che omesse nell'Iliade Omerica, 0

solo accennate tardi e fuor di luogo, nuociono alla chiarezza e all'interesse deI poema. 28

Vediamo infatti che da 4 a 83, i versi furono aggiunti e

inventati dal Cesarotti. Poi dai versi 83 a 215 emergono

alcune altre differenze. Giove manda "la Diva Alata" (la

Fama) a destare dal sonno Ettore e Agamennone, ella

esegue gli ordini e assumendo le sembianze d'Antimaco si

presenta dando a costore due messaggi differenti. Ad

Ettore dice che Achille offeso odia Agamennone ed è

partito giurando di non aiutare più i Greci, confortando

cosi Ettore col pensiero che adesso sarà più facile

combattere contro i Greci. Ad Agamennone invece dice che

Troia è pronta ad assalirlo e che quindi si prepari a

16

combattere se ama la Gre~ia. Nel!a V.Pr. il Cesarotti

diede un altro taglio alla situazione. Giove invia "un

sogno pernicioso" solamente ad Agamennone e prendendo le

sembianze di Nestore, nel sogno comanda ad Agamennone di

arnare il suo esercito per assalire la città dei Trolani,

poichè gli Dei si sono messi d'accordo che questi devono

perire. La ragione per que ste sostituzioni, ci spiega il

Cesarotti, è per: " •.. sparger un lume nuovo e più inte-

ressante su tutta l'azione dell'Iliade ... "29 Essendo

"i sogni" cosi diversi nelle due versioni, i versi 244-

269 della V.Pt. cambiano quando Agamennone riferisce il

messa~gio ai suoi guerrieri. La nota (n) ci avverte che:

"Nella Morte di Ettore, tanto il co,sig1io quanto la

parlata d'Agamennone sono cosi radicalmente cangiate che

non conservano al tro che una rassomiglianza appdrente con

l'originale."30

La parlata di Nestore (versi 274-285) nella V.Pt. è

differente da quella de11'Iliade, e sostituisce i

seguenti versi:

Amici, condottieri, e principi degli Argivi, se alcun altro degli Achei ci avesse riferito un tal sogno, il crederemmo per avventura menzogna, nè vorrelllmo prestargli fede: ma 10 vide colui che ha il vanto d'esser il più grande dell'armata. Su dunque guardiamo come si possa far prender l'arme ai fig1i degli Achei."31

17

Nei versi 371-396 vi sono alcune varianti e alcune

aggiunte, e il Cesarotti ci spiega quali sono nella nota

(x2) :

l Greci presse Ornero fuggono perchè Agarnennone ordinô lare espressarnente di fuggire, 0 al più per sernplice brama di ritornare alla patria. Nella Morte di Ettore la paura e il dispetto sono i movimenti principali della fugai e il desiderio della patria è il pretesto specioso che la colorisee. Quindi nella nuova riforrna si prernisero alcuni versi ch'esprimono viva­mente le disposizioni particolari della molti­tudine. 32

Tra i versi 399 e 404 mancano le seguenti parole:

Ohimè indomabile figlia dell'egi-tenente Giove, cosi dunque gli Argivi fuggiranno aIle lare case nella diletta patria sull' ampio dorso deI mare, e lascieranno per vanto a priamo, e ai Trojani l'argiva Elena, per cagion di cui moIti Achei perirono sotto Troja lungi dall'arnata patria? 33

Il Cesarotti spiega la ragione per il troncamento nella

nota (z2):

Queste sono le parole stes se che Minerva dirà ben tosto ad Ulisse. 10 ho creduto appunto che che stessero rneglio in bocca di Minerva ad Ulisse che in quella di Giunone a Minerva. 1 rnotivi da essa allegati son più stringenti pei Greci, che per le due Dee, le quali potevano trovarne degli altri più persuasivi nel loro puntiglioso carattere. parvemi anche che 10 stile ln questo luogo dovesse esser più rapido, ed jnfine volli risparmiar a Minerva una ripe­tizione che fa poco onore al suo talento. 34

1 versi 629-641 furono aggiunti dal Cesarotti e

nella nota (p4) ci spiega il perché:

18

Secondo la riforma di questo episodio fattn nell'Iliade italiana l'uscita di Ettore era il mezzo di compir l'oracolo: perciè si è creduto che il luogo stesso dovesse suggerire nd Ulissc il consiglio di palesar schicttnmcntc ai Greci giâ mezzo pentiti il sogno d'Agdrnennone che sembrava verificare la predizion di Cdlcnntc: con che l'assalto de' Trojani che inspirava dapprima timore, diventa oggetto di desidcrio, e pegno di successo. 35

Al verso 645 Nestore conferisce un fondamento diverso al

suo discorso. Non rimprovera gli Achei corne 10 fa nelle

altre traduzioni.

l versi 686-693 deviano dalla V.Pr. Agamennone

parla solo della bontâ e delle buone qualitâ di Nestorei

non menziona affatto Achille e il fatto che abbiano

litigato. Non ammette quindi d'aver bisogno di Achille,

come umilmente fa nell'altra versione. A questo punto

della traduzione il Cesarotti introduce un personaggio

da lui inventato e di consequenza crea dei versi (693-

710) che mancano completamente nella V.Pr. Essi rim-

piazzano una confessione da parte di Agamennone, che

ammette di aver sbagliato nel litigare con Achille e a

questo riguardo il Cesarotti spiega che:

.•. in luogo di questa confessione si ê qui inserito une squarcio che compisce il buon effetto dell'artificio giudizioso d'Agamennone l Greci erano già disposti a desiderar che i Trojani uscissero in campo. Ecco Trasimede figlio di Nestore che sopragglunge e dnnunzia

19

lare d'aver veduti tali indizi che fanno sup­porre una prossirna uscita da Troja. Il sogno è dunque vero. Agarnennone n'esulta, e tutti i Greci pieni di coraggio e di fiducia si prepa­ra no alla battaglia. 36

l versi 772-776 sono piü brevi della V. Pr. e il Cesarotti

ci spiega che in quest'ultirna appare una descrizione che

abbiarno già visto nel Libro l e che quindi si è creduto non

valesse la pena di ricopiarla nella V.Pt.

l versi 776-792 variano alquanto perché il Cesarotti

sostitui il cornando che Nestore dà alle truppe nel preci-

pitarsi ad arrnarsi.

20

CANTO III

Nel terzo Canto il Cesarotti prende me no licenza nell'

apportare cambiamenti alla traduz ione. cio nonostante i versi

19-66 mancano completamente nella V.Pr.; sono un'aggiunta

persona le deI Cesarotti. Egli asserisce nella nota (d) della

V. Pro che:

Si è creduto convenevole di premettere al duello la breve descrizione, e quasi preludio d'una battaglia, in cui Ettore ha bensi qualche vantaggio, non pero decisivo, onde ambedue gli eserciti trovando reci­procamente più resistenza di quella che si aspet­tavano possano più volentieri bramar un accordo. 37

l versi 147-153 sono aggiunti dal Cesarotti e a questo

proposito egli dice semplicemente: "Nella traduzione poetica

si è cercato di supplire aIle mancanze deI testo con qualche

tratto opportuno."38

La parlata di Ettore (versi 161-171) sostituisce il

seguente passo della V.Pr.: "Cosi disse, allegrossi grande-

mente .•• Fermatevi Argivi, non iscagliate, 0 figli degli

Achei; mostra di volerci dir qualche cosa l'elmo crollante

Ettore."39 Il Cesarotti giustifica queg~o affermando che:

" •.. nell'Iliade italiana si sono posti in bocca di Ettore

sentimenti più convenevoli alla situazione. si aggiunse anche

un cenno per giustificare 0 scusare l' irriverenza d'un figlio

sUddito, che fa un trattato col nemico senza consultare il re

21

padre. "40

l versi 424-426 sostituiscona il seguente passa della

V.Pr.: " .•. e quelli torneranno in Argo pascitar-di-cavalli,

e in Acaja dalle-belle-donne."41 Il Cesarotti dice che:

" ... si aggiunge in fine un sentimento che potesse vincer la

repugnanza d'un padre ad accons'. ntire a tanto pericolo del

figlio. "42

l versi 625-633 sostituiscona il seguente passa della

V. Pr. :

liA costei favellô crucciasa la divina Venere. Non irritarrni, sciaurata, perchè nan mi sdegni teco e non t'abbandoni, e tanta poi t'abborrisca, quanta t'amai all'estrerna: lavarerô adj crudeli nel mezzo d'entrarnbi Trojani, e Greci, e tu perirai di tristo fato."43

Il Cesarotti afferma: " ... ho voluta adottare l' interpretazione

deI Pope, che attenerrni al senso d'Ornero, che non è certamente

il più acconcia. "44

CANTO IV

DaI verso 29 al verso 38 la parlata di ~iunone divaga

alquanto e sostituisce quest'altra della V.Pr.:

22

Acerbissimo Saturnio, quaI parola hai tu proferita? Cosi dunque vorresti render vana la mia fatica, e infruttuoso il sudore ch'io sudai nel travagliarmi? si stancarono i miei cavalli mentre io faceva massa di gerlte a danno di priamo, e dei di lui figli: fa pure, ma sappi che tutti gli Dei non 10 approvano.45

Il discorso che Giove fa a Giunone (versi 38-56) diverge

da, e sostituisce il seguente brano:

Allora altamente sdegnato rispose Giove l' aduna­nubi. Arrabbiata! e quaI mai tanto male ti fecero Priamo e i figliuoli di Priamo, che non sai placarti se non vedi a terra la ben-fabbricata città di Troja? La tua bile non è satolla, se non entri nelle porte e nell'alte mura, e non ti divori cosl crudo Priamo, e i figli di Priamo, e tutti gli altri Trojani. Orsù fa come vuoi, onde questa contesa non divenga in avveni..re fra noi cagione d'acerba rissa: ma ti dira un'altra cosa, e tu ... tocco in sorte. 46

A questo proposito il Cesarotti asserisce:

Il Giove della nostra traduzion poetica è assai diverso dall'omerico, e :a sua parlata è tutt'altra. Qualche lettore discreto nell' esaminarla ci traverà forse più di buon senso, e mi saprà buan grade d'aver risparmiato un tratto di brutalità a! padre degli Dei. 47

Subito dopo questi versi, il Cesarotti sostitui la rispasta

di Giunone con i versi 51-65. La risposta nella V.Pr. è:

Tre sono in vero le città a me sopra tut te dilettissime, Argo, Sparta, e Micene dall'ampie-

strade: queste distruggile, qualora siano odiose al tuo cuore; io non mi porrè a proteggerle, nè

23

10 contrastero. Perciocchè s'io t'invidiassi tal compiacenza, e volessi impedirti di distruggerle, non farei nulla coll'invidiartsla, poichè sei molto più potente di me .... gli Achei baldanzosi-di­gloria. 48

Inconsuetamente non v'è nessuna nota che spieghi la sosti-

tuzione.

Dopo questa sostituzione (nel verso 65), il Cesarotti

troncô un intero passa in cui Giove ordina a Minerva di

andare dai Troiani e dai Greci:

cosi disse, nè vi sconsenti il Padre degli uornini e degli Dei, e tosto disse a Minerva alate parole. Su tosto, vanne all'esercito dei Trojani, e degli AChei, e fa si che i Trojani comincino i primi ad offendere contro il giuramento degli Achei baldanzosi-di-gloria. 49

Per giustificare il troncamento, il Cesarotti sostiene che:

Di tutte le ripetizioni d'Ornero non v'è la più sconveniente 0 la più inescusabile di questa, tollerabile solo per ciô ch'è la piü breve d'ogni altra .•• Perciô nella traduzione poetica tutto questo luogo si è omesso. 50

siccome il Cesarotti aveva omesso il passo precedente, passo

in cui Giove ordinava a Minerva di andare fra le truppe

Troiane e Greche, nei versi 64-100 il Cesarotti sostitui

il personaggio di Minerva con quelle di Venere per eseguire

la stessa funzione. Conseguentemente il Cesarotti cambio un

po' l'ordine delle parole in questi versi, ma le due versioni

trasmettono 10 stesso messaggio. A questo proposito il

Cesarotti asserisce:

24

Nell'Iliade italiana non solo si A raffazzonata tutta la parlata secondo queste idee, ma si è creduto che la istigazione fatta a Pandaro stesse meglio in bocca di Venere, Dea mena accreditata di Minerva dal canto della moralità, e nemica particolare di Menelao. 51

l versi 235-238 furono aggiunti dal Cesarotti nella

v.Pt. Subito dopo, ~ versi 239-265 sostituiscono il seguente

passo dell'Iliade: "Mentre questi s'affaccendano intorno a

Menelao valente in battaglia, mossero le squadre degli

scudieri Trojani. Questi rivestirono di nuovo l'arme, e si

sovvennero della pugna."52 A questo proposito il Cesarotti

afferma: "Le mosse della guerra non dovevano piuttosto

cominciar dai Greci cos1 giustamente irritati? Veggasi la

rettificazione di questo luogo nell'Iliade italiana."53

Subito dopo questa sostituzione, il Cesarotti omise un intero

passo, là dove Agamennone ordina a Eurimedonte di stare vicino

ai cavalli:

Allora tu non vedresti già sonnacchioso il divino Agamennone, nA costernato, nA ricusante di combattere; ma bens1 preato ad accingersi alla zuffa produttrice di gloria. Lasciô egli in disparte i cavalli sbuffanti, e i cocchi intarsiati di rame al ministro Eurimedonte figlio di Tolomeo Piraide, molto raccomandandogli di star li presso, mentre egli s'aggirava ordinando le schiere, onde accorrere se a caso la stanchezza gli prendesse le membra. 54

Il lungo inciso che segue (versi 423-433), cioè il

discorso che Agamennone fa a Diomede, fu ridotto dal Cesarotti

nella V.Pt. Nella nota (y3) il Cesarotti ci spiega che:

"Nella prima versione poetica si avea cercato di rendere

25

questo discorso, se non più sensato, almeno più animato e più

rapido."55

Alla f~ne deI quarto Canto, il Cesarotti diede una fine

differente, aggiungendo i versi ~62-674 perché seconde lui:

Il Giove d'Ornero in questo, e ancor più nel canto seguente, si è perfettamente scordato il suo irnpegno di dar la vittoria ai Trojani; poichè non solo in questa battaqlia non dâ lorD nessun vantaggio, mù nella prossirna soffre che Diornede ne faccia orribile strage, e ferisca persino gli Dei protettori di Troja. l versi da noi aggiunti nel fine danno un motivo religioso e morale e questa contradizione apparente della condotta di Giove, e preparano 10 spirito dei Iettol:"i ai susseguenti prodigj. 56

26

CANTO V

l sette endecasillabi 42-48 sostituiscono un passo in cui

Minerva invoca Marte:

Allora l'occhi-azzurra Minerva preso per la ma no il furibondo Marte gl' indirizzà le parole. Marte, Marte, struggitor d'uomini, brutto-di-sangue, di­rocca-mura, che non lasciamo che j Trojani e i Greci combattano, qualunque siasi quello a cui Giove voglia dar gloria, e non ci stiamo in disparte scansando l'ira di Giove? cosl dicendo trasse fuor della battaglia il furibondo Marte, indi 10 pose a sedere sulle ripe della Scamandro. ~7

Il Cesarotti spiega la ragione per la sostituzione dicendo:

o 0 0 sicconle questa rassegnazione non è deI carattere di Marte, e speclalmente di quel Marte che in questo Canto medesimo vien car~cato di vituperj da suo padre, come cattabrighe e caparbio, cosi risolsi. 0 0

di omettere l'intero luogo, e supporre Marte as­sente, come vedremo altrove. 58

l versi 55 a 63 variano un po', nella V.Pt.; il discorso

è diretto a Scamandrio morto, mentre nella V.Pro si narra

l'episodio della sua morte. l versi sono anche più brevi,

perché non si spiega il modo in cui peri.

Dopo il verso 201 manca la fine, nella quale Diornede

spoglia Echemàn e Cromio dalle lorD arroi. Le seguenti parole

furono troncate: " ... indi gli spoglià dell'arme, e i cavalli

diedegli a' suoi seguaci per cacciargli aIle navi."59

l versi 278-282 esprimono la stessa cosa della V 0 Pr., ma sono

piü brevi:

27

Ripigliô a lui l'illustre figlio di Licaonei Enea, tieni tu stesso le redini, e reggi : caballi tuoi, che meglio trarranno il ricurvo carro sotto il consueto cocchiere, se di nuovo avremo a fuggire dal figlio di Tideo, onde spaventati non imbizzarriscano e ricusino di sottrarsi fuor della mischia des ide­rando il suono della tua voce, e allora il figlio deI magnanimo Tideo correndoci sopra non uccida entrambi, e conduca via i cavalli dall'-intera­unghia. Tu dunque guida il carro e i cavalli tuoi, ed io mentr' egli s' avanza il sosterra coll' acuta lancia. 60

A metà deI verso 407 il Cesarotti tronc ô un lungo passo

che appare nella V.Pr. Egli spiega nella nota Cf3) che:

"Anche la domanda di questi cavalli ê felicissima per accre-

scere il ridicolo di questa scena. 10 ho creduto bene di

_ 'lIettere questa particolarità comica facendo che Venere rimon-

ti per l'arco d'Iride."61 Il seguente ê il passo troncato:

Trovo ella alla sinistra della battaglia l' impetuoso Marte seduto, e la sua lancia, e i suoi cavalli posavano nella nebbia: ella cadendo aIle ginocchia deI caro fratello con moIte suppliche gli chiese i cavalli d' -oro-bardati. Caro fratello, abbi cura di me, e dammi i cavalli, ond'io men vada all'Olimpo ov'è la sede degl'immortali: molto mi tormenta la ferita di cui mi pi aga un uom mortale, Titide, che ora combatterebbe per sino col padre Giove.

Cos! disse, e Marte le diede i cavalli bardati­d'-oro. Ella sali sul cocchio crucciata nel caro cuore, presso vi monta Iride, e prese colle mani le briglie, e sferzô (i cavalli) perchè corressero, e quelli volonterosi volevano. Posciachè pervennero alla sede degli Dei sull'eccelso Olimpo, quivi arrestô i cavalli la piè-di-vento veloce Iride, sciogliendoli dal carro, e apprest.è loro l' ambrosio pascolo. 62

Dopo il verso 441 fu omesso il passo seguente:

Ma quegli sen venne alla casa di Giove nell'alto

28

Olimpo crucciato nel cuore trafitto da dolori, poichè la saetta eraglisi conficcata nella robusta spalla, ed egli sent1a morte nell'animo: ma Peone spargendovi sopra farmachi caccia-dolori 10 risanô, ch'egli non era nato mortale. Empio, malfattore che non temeva di commettere scellerate opere, sino di violar coi dardi gli Dei abitatori dell'Olimpo. 63

l versi 470-475 sostituiscono il seguente brano della

V.Pr.: "Non sono date a te, figlia mia, le opere di guerra;

attendi tu ai dolei ministerj deI maritaggio; degli altri

avranno cura Minerva, el' impetuoso Marte." 64 A questo

proposito il Cesarotti sostiene: .•• "secondo il nuovo piano

dell'Iliade italiana Venere meritava una correzione d'altra

specie. "65

l versi 505-509 sostituiscono il seguente passo della

V.Pr.: "Ma Apollo dall'arco-d'-argento fabbricô un simulacro

simigliante alla stesso Enea, e uguale nell'arme, e intorno a

quel simulacro i Trojani, e i divini Achei tagliavansi a

vicenda intorno ai petti i ben-rotondi bovini scudi, e la

targhe alate."66 La nota (V3) ci informa sul perché il

Cesarotti tronc ô il sopraccennato passo: ..... credei piO degno

dell'aggiustatezza della nuova riforma di ometterla, anche

affine di risparmiare un prodigio non necessario all'Iliade,

che ne soprabbonda abbastanza senza di questo."67 e la nota

(U3) ci spiega il perché della sostituzione:

Avendo nella nuova Iliade italiana rimosso dalla scena il Dio Marte per le ragioni accennate nella nota (e) cos1 si trovô neceBsario d' inserir in questo luogo alcuni versi, coi quali si rende ragione perchè Marte non sia finora intervento alla

battaglia, e perchè ora ci comparisca. Questa ragione è coerente al carattere deI Dio, e serve

29

a renderlo più degno dei rimproveri ce gli verranno poi dati da Giove alla fine deI canto. 68

l versi 539 a 548 furono aggiunti dal Cesarotti perché

egli aveva l'impressione che:

Ettore fino ad ora fece una figura meschina, e meritè daddovero i rimproveri di Sarpedone. l versi che si sono aggiunti a questo luogo nel­l'Iliade italiana fanno che la di lui condotta torni a merito della sua coscienza senza far torto al valore. 69

Dopo il verso 631, il Cesarotti troncè alcuni versi,

versi nei quali spiega come fu ferito Deicoonte: "Or questo il

possente Agamennone colpi coll'asta nello scudo, nè questo

ritenne l'asta, ch'ella fuor fuora 10 trapassè, e per la

cintura scappè sino al basse ventre. Strepitè egli cadendo,

el' arme gli rimbombarono sopra. "70

l versi 755 a 760 sostituiscono i seguenti della V.Pr.:

Tlepolemo, se quegli distrusse la sacra Ilio, ciô fu per l'imprudenza deI chiara Laomedonte che beneficato di lui 10 ingiurè con acerbe parole, nè gli diede i cavalli, per cui era qua venuto da lungi. Or io dico a te che per mio mezzo qui t'aspetta l'uccisione e la negra Parca, e che conquiso dalla mia lancia darai a me gloria, e l'anima a Pluto da'-famosi-cavalli. 71

perché il Cesarotti credè che: " ... la risposta messa in bocca

di Sarpedone nella versione poetica sembri alqanto più degna

d'un eroe ingiurato, e piü appropriata alla circostanza." 72

Dopo il verso 918 manca un lungo passo, ma il Cesarotti

non ci dà nessuna spiegazione per questo suo troncamento. Il

30

passo è il seguente: "per questa via per mezzo ad essa diriz-

zarono i cavalli ubbidienti-agli-sproni: trovarono il Satur­nio ••• Su via spingi addosso a costui la predatrice Minerva,

che spesso suol fargli provare gravose doglie."73

:·.)po il verso 973, il Cesarotti troncô un altro passo

perché egli voIle: " ..• risparmiare a Minerva la tûdiosa e

importunissima ripetizione deI fatto di Tideo." 74 Il passo

è il seguente:

Certamente Tideo generô un figlio ben poco somigliante a sè. Tideo era bensi picciolo di corpo, ma battagliere. perciocchè quand' io non gli permetteva di combattere, nè d'infuriare, allorchè senza gli Achei venne ambasciadore a Tebe, in mezzo a moIti Cadmei, e io gli avea comandato di mangiar quetamente ne l pa lag io; ma eg 1 i serbando que Il' alma forte che aveva innanzi, sgidava tutti i giovani Cadrnei, e in tutto vinceva agevolmente, tal io gli prestava soccorso. 75

l versi 1084-1091 sostituisuono i seguenti della V.Pr.:

liA lui bieco guatandolo rispose Giove l'adunator-delle-nubi.

Non istar qui, •.• avresti da gran pezzo avuto sorte peggiore

dei figli d'Urano. Cosi disse, e cornandè a Peone che l'

medicasse. "76 Il Cesarotti spiega nella nota (v5):

••• ho cercato di far che Giove non sembri ridicolo ancor piü di Marte con una risposta cosi imperti­nente, e ve n'ho sostituita un'altra, che mi parve convenir meglio a quel carattere morale che real­mente non ha, ma che pur si vorrebbe farci credere ch'egli abbia nell'intendimento d'Ornero, come dovrebbe veramente averlo. 77

CANTO VI

In questo canto il Cesarotti limita i suoi interventi.

l versi 1-5 sostituiscono i seguenti della V.Pr.:

Rimase sola la grave pugna de' Trojani e degli Achei: l'impeto della battaglia piegava spesso di quà e di là, dirizzando l'un contro l'altro l'aste di rame là di mezzo fra le correnti deI simoenta e deI Xanto. 78

31.

l versi 14 a 36 sono piü lunghi della V.Pr. e sostitui-

scono questo passo:

Ma Oiomede prode in guerra uccise Asilo di Teutrano, che abitava nella ben fabbricata Arisbai ricco di sostanze, era egli amico degli uomini, perciocchè avendo le sue case in sulla strada accogliea tutti amorevolmente: ma niuno allora di quelli si fece innanzi, nè valse ad allontanarne la trista morte: che ad ambedue toIse la vita, a lui, e Calesio suo servente, ch'era allora il cocchiere, ed ambedue caddero a terra. 79

DaI verso 120 a 128, il Cesarotti mise una risposta in

bocca a Ettorej questi versi pero non appaiono nella V.Pr.

l versi 179 a 183 sono differenti da quelli nella V.Pr.

l versi sostituiti sono i seguenti: "Cosi detto andossene

Ettore dal-variegato-elmo, e battevagli il collo e le calc:agna

il nero cuojo dell'orlo che cerchiava l'ombilicato scudo."80

Nella nota (p) il Cesarotti ci spiega la ragione per l~

sostituzione:

Per far sentir mena il bisogno della persona di Ettore, e render piü verisimile il lungo colloquio fra Oiomede e Glauco, ho rappresentato nella

32

versione poetica le due armate in atto di qualche riposo ... Ciô, s'io non erro, presenta inoltre al lettore un colpo d'occhio interessante che arresta 10 spirito, e desta l'aspettazione. 81

1 versi 196-198 sostituiscono il seguente passo della

V. Pro :

... perciocchè nemmeno il figlio di Driante, il valoroso Licurgo; che contrastà cogli Dei celesti non visse molto: egli perseguitô per la sacra montagna di Nissa le nudrici deI furibondo Bacco, e queste tutte insieme gittarono a terra i tirsi, ferite con una scure-da-buoi dall'omicida Licurgo. Bacco spaventato si caccià nell'onde deI mare, e Tetide 10 accolse timaroso nel sena, preso da un gagliarda fremito per le colui minacce. si cruccia­rono poscia contro d'esso gli Dei agiatamente v .... "'1::i1-

ti, e il figliuol di Saturna 10 rese cieco. R2

A questo proposito, il Cesarotti spiega: "10 ho cre(juto di

dover troncare tutta questa inopportuna storia, e volli

piuttosto porre in bocca a Diomede un cenno occulto e

fuggitivo sulla sua zuffa con Marte. Mi lusingo che Ornero non

abbia a lagnarsi della sostituzione."83

Il verso 385: " .. . altrove il mia s'appella ... "84

sostituisce un passo più lungo della V.Pr. Il passo è il

seguente:

... io intanto me ne anderà a paride per chiamarIo, (e veder) s'ei volesse ascoltar le mie parole. Oh! che a costui qui si squarciasse la terra, che certo l'Olimpio nudri in lui una grande sci3gura e ai Trojani, e al magnanimo Priamo, e a'di lui figli. S'io vedessi costui scendere nella casa dell'Orco, credo che il mio cuore si scorderebbe de' suoi spiacevoli affanni. 85

Subito dopo questa sostituzione, il Cesarotti inventà un

intero passo. si tratta dei versi 386-398, versi nei quall

33

Ettore si propone di offrire doni al sacerdote di Giove. Il

Cesarotti stranamente non menziona affatto quest'aggiunta

personale.

DaI verso 427 al verso 445 il lungo discorso che Ecuba

fa a Pallade Minerva, ne sostituisce une piü breve della

v. Pr. :

Venerabile Minerva, custode-di città, augusta fra le Dee, spezza l'asta di Diornede, e fa ch'egli stesso caggia boccone dinanzi aIle porte Scee, che tosto noi ti sacrificheremo dodici buoi d'un anno non domati, se avrai pietà della città e delle mogli dei Trojani, e dei pargoletti figli. Cosi disse pregando, ma non vi assenti pallade Minerva. 86

l versi 445-451 furono aggiunti dal Cesarotti nella

v.Pt., ed egli ce ne spiega la ragione:

pallade ostinata e parziale potea resistere ai preghi delle Trojane, ma Giove che secondo il piano dell'Iliade Italiana non avea sospeso il suo favore verso i Trojani se non per attendere che si fosse espiata la violazione deI giuramento, doveva arrendersi aIle sommessioni e aIle cerimonie religiose ordinate da Ettore. Quindi nel Poema Italiano si è inserito un sentimento relativo a cio. Esso serve insieme aIl' oggetto dominante deI Poema, e dà luogo a Giove di ripigliar il suo primo consiglio di favorir i Trojani, consiglio che nel Testo viene interrotto e ripigliato senza ragion sufficiente. 87

l versi 595-656 sostituiscono questi altri della V.Pr.:

"A lei rispose Ettore il grande lo-scuotitore-dell'-elmo: 0

Donna, a me pur stanno a cuore si fatte cose, ... possa io esser

morto, e mi copra un cumulo di terra pria che ascolti le tue

strida, e veggati strascinata a forza."88 Il Cesarotti pero

si sente fiero deI cambiamento e nella nota (14) dice: "10 non

34

so se la mia meriterà gli elogj dei dotti, ma confesso che

nella risposta di Ettore io merito gli anatemi dei fedelisti

per 10 scandalo dato al pubblico di faria ben più da autore

che da interprete."89

• 35

CANTO VII

Nel settimo canto si nota no parecchi cambiamenti già fin

dall'inizio. l versi 32-56 furono aggiunti dal Cesarotti nel-

la V.Pt. e si nota anche che l'autore troncô tre passi della

V.Pr. Passi nei quali Minerva e .~pollo preparano una tenzone

singolare: "Come l'occhi-verdastra Minerva osservô cost~ro che

struggevano gli Argivi .•. Cosi disse, nè disconsenti la Dea

dalle glauche-luci Minerva."90 Per quanto riguarda l'ag-

giunta il Cesarotti non si giustifica, ma 10 fa per il tronca-

mento dei tre passi. Egli afferma: " ••• nclla mia Traduzione

Poetica ho creduto di poter sollevar gli Dei da questo

incomodo, e di lasciar che la cosa cêlmminasse co' suoi piedi

piuttosto che coi trampoli. Se ho levato a questo luogo il

mirabile, credo d'avcrlo risarcito col ragionevole."91

Il discorso che Eleno fa ad Ettore nella V.Pt., (versi 56

-90), non è uguale a quelle della V. Pr., rinlpiazzato con il

seguente:

Ma Eleno diletto figlio di priamo conobbe nell'animo il consiglio che piacque agli Dei consultanti, e avviandosi stette presso Ettore, e gli favellô. Ettore figlio di priamo, uguale in consiglio a Giove, vorrai tu in una cosa far a mie sennoi io ti son fratello. Fa sedere gli altri Trojani e tutti gli AChei, e tu sfida quaI è il più valoroso degli Achei a combatter contro di te nell'aspra tenzone, che già non vuol per anco il destino che tu muoja e giunga al tuo fine, siccome io intesi dalla

36

voce degli Dei sempre-esistenti. 92

Il Cesarotti ci spiega che: " •.• questo consiglio di Eleno

sembra capriccioso e gratuito •.. lo ho creduto di fargli onore

rappresentandolo mena inspirato e piü ragionevele. Ebbi perô

anche l'avvertenza d'indicar qualche maggior vantaggio della

parte Trojana, onde si argomenti l'effetto dell'Ecatombe sulle

disposizioni di Giove."93

DaI verso 157 al verso 229 si notano moIte varianti. La

prima (versi 161-167) consiste nella sostituzione di perso-

naggi, cioè, nella V.Pt. Agamennone accetta di combattere con

Ettore e rimprovera i suoi guerrieri per l~ lare codardia men-

tre nella V.Pr. è Menelao a prendere l'incarico. La seconda

consiste nella sostituzione della parlata. La V.Pt. sosti-

tuisce quest'altra in prosa:

••• finalmente alzossi Menelao, e parlô rimbrot­tandoli con vituperj, e forte sbuffava in suo cuore: Ohimè bravacci, Achee non Achei, sarà ben questo un obbrobrio gravemente grave se niuno dei Danai si farà ora incontro ad Ettore: oh possiate voi tutti diventar terra ed acqua, voi che sedete qui senza­cu or , senza-onore tutti ad un modo. Or io stesso mi armerô contro lui, che i capi della vittoria son tenuti dagli immortali Dei. 94

Subito dopo questo (dopo il verso 167), il Cesarotti troncô

questo lungo passo: "Cosi detto vestiva la bella armatura.

Allora, 0 Menelao, sarebbesi veduto il fine della tua vita per

le mani di Ettore, •.. quindi i servi lieti gli levarono l'arme

degli orneri." 95 La quarta variante avviene dai versi 167 ai

37

versi 176. L'inizio della parlata di Nestore fu dunque

un' aggiunta deI Cesarotti. Infine, la quinta variante consi-

ste nell'aggiunta dei versi 217 a 229. Per tutti questi

cambiamenti, il Cesarotti si giustifica nella nota (d2)

della V.Pr.:

..• ho creduto anch'io di dover far al testo alcuni cangiamenti. 1. Agamennone è quelle che s'alza e si risente al veder i Greci impauriti e taciturni. Il suo carattere irritabile e soggetto ad impeto ancora mena scusabile •.• rende mena sconveniente questo trasporto di sdegno in un uomo sopra di cui come capitano di quell'impresa ricadeva l'ignominia dei Greci. 2. Nestore distoglie Agamennone dal combattere con ragioni simili a quelle usate da Raimondo, e Agamennone perciô non mette il suo nome cogli altri, ma in suo luogo si espone Menelao, al quale era tr"ppa vergogna di sottrarsi al pericolo, quando gli altri mettevano a rischio la vita per sostener la di lui querela. 3. Siccome la paura era troppo scandalosa e ignominiosa pei Greci cos1 ho cercato, se non una ragione convincente, almeno un color di scusa onesto e plausibile, e ho creduto di doverlo porre in bocca d'Ulisse, uomo accreditato per accortezza insinuante di spirito. 96

Dai versi 229 a 246 si notano ancora vari cambiamenti.

Nella V.Pt., il primo a farsi avanti tra i nove campioni è

Diornede, mentre nella V.Pr. il primo a offrirsi a combattere

contro Ettore è Agamennone. l versi 234-237: " .•• e giâ non

soffre / Di restar Menelao che in ogni rischio / D'una guerra

a lui sacra aver pretende / Maggior dritto il suo core: ••. "97

nella V.Pt. dal Cesarotti. Infine, il discorso che Nestore fa

nei versl 237-246 della V. Pr. fu posto in bocca ad Agamennone

nella V.Pt. A questo proposito il Cesarotti sostiene:

Del resto ho creduto che le parole di Nestore

38

intorno alla sortizione avessero miglior garbo in bocca di Agamennone, tanto più che cio dava occasione a quel Capitano di far a quegli Eroi un complimento lusinghiero, atto ad emendar il torto de' suoi precedenti rimproveri. 98

l versi 466-479 sostituiscono questi altri della V.Pr.:

Tennesi similmente nella rocca d'Ilio il par lamento de' Trojani, spaurato, tumultuoso, in su le porte di priamo. A questi il saggio Antenore prese ad aringare: Uditemi, 0 Trojani, Dardani, ed Ausiliarj, perch'io vi dica cio che '1 cuor nel petto mi comanda. Su via rendiamo agli Atridi da condur via l'Argiva Blena, e seco lei le sue ricchezze, perchè noi ara combattiamo avendo falsati i leali giuramenti, percio nulla di bene non credo io che possa tornarne a noi, se non facciamo cosi. 99

Subito dopo, dal verso 479 al verso 516, il discorso di

paride devia dalla V.Pr., dove si legge:

Egli dopo aver cio detto s'assise. Allora tra essi alzossi il divine Alessandro marito d'Elena dalla­bella-chioma, il quale rispondendo rivolse a lui alate parole. Antenore, le cose che tu di'non sono a me punto care: tu sai pero immaginar un discorso miglior di questo: che se davvero tu cosi parli e di proposito, certamente gli Dei t1 tolsero il senno. Ma io favellerô ai Trojani doma-cavalli: schiettamente il dico, non renderô la donnai bensi tutte le ricchezze ch'io recai da Argo alla casa nostra, tutte vo'renderle, e aggiungere anche altre di mia ragione. 100

Poi i versi 516-769 furono semplicemente inventati. Sono

numerosi versi nei quali il Cesarotti introdusse nuovi perso-

naggi e luoghi. Per tutte queste varianti il Cesarotti si

giustifica in una sola nota affermando:

10 non ho potuto resistere ~lla tentazione di rappresentare un Par lamento d'uomini, e di far che la resistenza dei Trojani comparisca, se non più saggia, almeno più scusabile e più degna di

interessarci. Dopo aver dato qualche maggior diffusione ed autorità aIle parole deI nostro Antenore, indussi paride a rispondere con tutto

39

il calor della passione, e con quello spirito di sofisma che suggerisce l' amor proprio in una cattiva causa. Ho poi creduto di dover lntrodur nella scena successivamente tre nuovi personag~i, Polidamante, Antimaco, ed Ettore. 101

Quindi risulta che il seguente passo in cui priamo consiglia

i Trojani fu sostituito dai versi 516-769. Il passo è il

seguente: "Sorse allora tra quelli il Dardanide priamo uguale

a un Dio in consiglio il quale saggiamente pensando aringo e

disse. Uditemi, 0 Trojani ... e dia agli uni 0 agli uni 0 agli

altri vittoria."102

l versi 781-804, nei quali Ideo elenca i regali che

i Trojani sono pronti ad offrire invece di rendere Elena,

furono aggiunti dal Cesarotti. A questo proposito l'autore

commenta sulla V.Pr.:

Una proposizione cosi cruda era poco atta ad ottener l'intento, e potea sembrare un insulto gratuite piuttosto che un'offerta: doveasi almeno cercar un colore di scusa che scemasse l' impressione sfavorevole della proposta. 103

l versi 841-876 sono simili alla V.Pr., con l'eccezione

di alcune aggiunte. Nella V.Pr. si legge:

E già il Sole feriva di Fresco le campagne poggiando al cielo fuor deI tranquillo Oceano di-profondo­corso, ed essi si scontrarono gli uni cogli altri. Or qui era difficil cosa discernere ciaschedun uomo; pure astergendo coll'acqua la sdnguinosa polve, versando calde lagrime gli mettevano sopra i carri. Ma il grande priamo non pürmise ai suoi di piangere, ed essi in silenzio ammassavano i cadaveri sul rogo, dolenti nel cuore, e abbruciatigli col fuoco n'andarono alla sacra Ilio. 104

40

l versi 890-898 sono versi brevi che sostituiscono

questi due della V.Pr.:

Cosi s'adoperavano i capo-chiomati Achei: ma gli Dei sedenti pressa Giove folgoratore guardavano-meravi­gliati ••• cun fdticoso lavoro.

A questo molto sdegnato disse Giove ... cosicchè la grande muraglia degli Achivi svanisca. 105

Il Cesarotti spiega la ragione della sostituzione:

••• ho creduto di dover accorciar questo luogo, e dargli un tornio piü comportabile. Cosi saro stato mena ardito di Zenodoto e d/Aristofane che nelle loro edizioni omisero tutto questo colloquio fra gli Dei. cià vuol dire che quantunque Antichi, pagani e Gramatici, 10 trovarono sconveniente e ridicolo. Eben vergogna che i critici e i Poeti deI nostro secolo siano vinti da due Scoliasti in fatto di buon senso e di gusto. 106

41

CANTO VIII

Nel canto ottavo si riscontrano pochi cambiamenti. La

La prirea variante avviene nei versi 43-44. l versi sono i

seguenti: "Muti e sbalordi ti i Numi / Chinàr la fronte; ei gli

risguarda, e parte .•. "107 e rimpiazzano il seguente brano

dellaV.Pr.:

Cosi disse. Essi tutti in silenzio ammutolirono ammirando il discorso: conciossiachè assai minacciosamente avea concionato. ~lla fin poi entro a parlare la Dea occhi-azzurra Minerva. o Padre nostro, Saturnio, Sovrano dei Re, ben anco noi 10 sappiamo che tu hai forza non espugnabile: pur compiangiamo i Danai ~ellicosi che dovranno perire compiendo l'acerbo destino. Noi pero ci asterremo dalla guerra se tu '1 comandi, solo suggeriremo agli Argivi qualche consiglio giovevole, acciocchè te adirato non abbiano tutti a perire. 108

Subito dopo il verso 44, il Cesarotti troncè il passo in cui

Giove risponde a Minerva. Il passo è il seguente: "A lei

sorridendo rispose Giove l'aduna-nubi. Sta di buon animo, 0

Tritonia, amata figlia, non parla già io di buon talento:

voglio esser mansueto con te."109 La nota (g) spiega la

ragione per questo troncamento:

Nella versione Poetica ho voluto ometter tutto questo dialogo coll'idea di risparmiar a Giove una contradizione, e di conciliargli pift dignitâ. Dopo la minaccia sublime deI padre degli Dei, egli non ha che partire; ogni risposta, ogni replica non serve che a degradarlo. 110

Dopo il verso 82 il Cesarotti tronco il passo seguente

dell' l liade:

Finchè era l'alba, e cresceva ~l sacro giorno, tanto più i dardi d'ambe le parti si toccavano, e cadea il popolo: ma quando poi il Sole montô fino a mezzo il cielo, allora il padre alzô l'auree bilancie, e v'impose due sorti di morte lun~o-sonno-portante, (l'una) dei Trojani doma­cavalli, e (l'altra) degli Achei corazzati-di rame. 111

L'allocuzione di ulisse nella V. Pt. (versi 126-133)

varia da quella nell'Iliade e sostituisce la seguente:

42

o vecchio assai certamente ti travagliano i giovani combattenti: la tua forza è g~à debilitata, e vecchiezza grave t'insegue: tu (hai) fante dappoco, e pigri cavalli. Or via dunque monta il mie carro, onde tu vegqa quai sono i cavalli di Troe sperti deI paro a correre rapidamente pel campo qua e là, si ad inseguir che a fuggire. Son dessi che poco fa io tolsi a Enea maestro di fuga: di codesti tuoi n'abbiano cura gli scudieri; e questi drizziamoli noi contro i Trojani domatori-di-cavalli, acciocchè Ettore pur conosca se anche l'asta mia infuria nelle mie manie 113

l versi 231-250 esprimono gli stessi giudizi della

versione in prosa, ma il Cesarotti cambiô l'ordine delle

parole perché: "Nella versione Poetica si è cercato di

rendere il discorso più rapido, piU animato, e di dar

all'idee un ordine che renda il tutto più comportabile aIle

nostre orecchie."114

Dopo il verso 250, il Cesarotti tronco un altro passo,

quelle in cui Giunone e Giove discutono deI fato dei Greci.

Il passo depennato è il seguente:

••• sdegnossene la venerabile Giunone, e agitossi sul trono, e crollô il vasto Olimpo, e rimpetto deI gran Dio Nettuno si favelle. Ahimè! Scoti­terra ampio possente, e l'anima non ti si commuove

43

nelle viscere veggendo perire i Danai? Questi pure in Elice e in Ega ti portano moIti e graziosi doni: tu dei dunque bramar lare la vittoria. Certo se tutti quanti siamo proteLtori dei Danai volessimo rispingere i Trojani e far forza all'ampio-reqgente Giove, ei si starebbe a seder sull'Ida soletto e tristo. A questa molto turbato rispose il Sovrano scoti-terra. Giunone audace in parole, quaI motto vicesti? Non vorra già io che noi altri facciam guerra a Giove saturnio, poichè di gran lunga è (sopra tutti) potentissimo. 115

Il Cesarotti spiega la ragione per l'eliminazione:

si dirà che Giunone parla per acciecamento di passione, ella è dunque ribelle e stol ta. Presso di noi, che abbiamo ben altre idee dell'onnipotenza divina, questo tratto appena sarebbesi tollerato nel principe delle tenebre e della menzogna .•• Nella versione Poetica si è troncato questo dialogo inopportuno che rallenta e raffredda l'azione. Ettore col suo furore ci strascina seco, e questa rapidità, s'io non erro, è anche opportuna perchè non ci lascia arrestar troppo sul suo discorso co' suoi c~valli. 116

l versi 302-311 contengono una piccola variante. Nella

V.Pr., "l'aquila" è mandata da Giove come augurio; nella V.Pt.

il Cesarotti fece si che "l'aquila" apparisse da sè stessa.

A questo proposito il Cesarùtti sostiene nella nota (b2):

Del resto siccome questa pietà di Giove, e que st ' augur io espressamente mandato ad animar i Greci contraddicono direttamente aIle intenzioni e deliberazioni di esso, cosi credei di salvar un po' meglio il di lui decoro facendo che l'aquila comparisse come da se, senza aggiungere ch'ei l~ mandasse; e lasciando che i Greci interpretassero l'apparizione per un augurio. 117

Il contesto dei versi 435-458 non cambia, ma si nota

che il Cesarotti mise il discorso di Minerva in bocca a

44

Giunone. Il Cesarotti ne spiega il perché:

••• ho creduto che la parlata di Minerva potesse stare con piü decenza in bocca di Giunone. Questa Dea sta nel suo carattere. Ella cerca d'inspirar il suo fele a Minerva, seducendola con un discorso insidioso. Cosi l'odiosità della ribellione e della irriverenza è tutta della Dea moglie: e la figlia prediletta pua ancora trovar qualche scusa. 118

Poi da 458 a 466 il discorso è posto in bocca a Minerva come

nella V.Pr.

Dopo il verso 466 si nota no due varianti. La prima

consiste nell'esclusione di due passi. Il Cesarotti tronca i

seguenti passi: "Cosi parla, nè disconsenti la Dea dalle-

bianche-braccia Giunone ...• Per questa via, per mezzo ad es sa

dirizzarono i cavalli ubbidienti alla sprone ... "119 e a

questo proposito il Cesarotti afferma:

Oltre la sterilità che mostra questa ripetizione, ella è anche doppiamente mal collocata, e pprchè la spedizione delle Dee congiurate va a terminare in nulla, e perchè la descrizione deI lare armamento si oppone alla fretta che dovevano avere di recar soccorso ai Greci. Quindi èche nella Versione Poetica si sono omessi questi versi, e si è cercato di dar alla cosa tutta quella celerità che sembrava esigere la circostanza. 120

La seconda variante consiste nell'aggiunta dei versi 466 a

469: "andar, tornaro, è pronto / Di Giuno il cocchio, ed è

Minerva in arme. / Già sferzano i destrier, già dalle porte /

Escon d'Olimpo."121

l versi 509-515 sostituiscono il seguente passo della

V.Pr.:

45

Allora Giunone favellô a Minerva: Ahimè figliuola dell'Egioco Giove, io non più ci permetto di combattere contro a Giove per cagion de' mortali. Di loro rnuajasi l'uno, e viva l'altro a sua posta, tocchi a chi tocca: egli poi seconda ciô che divisa nell'anima, decida fra i Trojani e i Greci, come è giusto. 122

La nota (p2) spiega la sostituzione:

Per le medesirne ragioni esposte nella nota (i2) ••• credei che le parole di rassegnazione e docilità ai comandi di Giove si canvenissero meglio a Minerva che a Giunane; e cercai di farla parlare coeren­temente a quel carattere che per consenso di tutti i Poeti, trattone Omero, fu attribuitoa questa Dea. 123

46

CANTO IX

Nel Canto nono si nota che il Cesarotti fece mena

cambiamenti nella sua traduzione poetica. l versi 32-68 (f ine

deI discorso di Agamennone), sostituiscono il seguente

passo della V.Pr.:

o amici, Condottieri principi degli Argivi, Giove il saturnio mi allaccia in una grave sciagura. Spietato! ch'egli dapprima mi avea promesso e fatto cenno col capo ch'io sarei tornato a casa dopo aver diroccata Troja dalle-belle-mura. Ora trama un maligno inganno contro di me, e mi comanda di tornar in Argo inonorato, poichè perdei molto popolo. TaI è il beneplacito del prepotente Giove, il quale sfasciô le cime di mol te ci ttà, e ne sfascierà ancora, che la sua potenza è grandissima. Orsù ob­bedisca ciascuno a quel ch'io àira: fuggiamo colle navi all'amata terra paternai che già non potremo mai prender Troja dalle-ampie-strade. 124

Il Cesarotti spiega:

L'impegno col quale gli Omeristi sostengono che questo discorso è simulato, prova ad evidenza che se fosse sincero, come 10 è, non saprebbero come scusar Agamennone dalla taccia di viltà .... Del resto nella versio:1e Poetica il discorso d' Aga­mennone si rappresenta apertamente come sincero, ma si è cercato di darvi un colore più nObile, e un aspetto più interessante. 125

Dai versi 351 a 376 della V.Pt., si nota che il Cesarotti

non menzionô le parti in cui si elencano i cibi e le bevande

che Achille serve ai suoi ospiti. l seguenti versi furono

omessi:

Teneva le carni Automedonte i e le tr inciô acconciamente in molte parti, e infilzolle negli schidoni, e gran fuoco v'accendea il Meneziade

47

uomo simile-a-un-Oio: ma dopochè il fuoco fe' brace, e la fiamma fu spenta, fatta una sbraciata, vi stese sopr~ gli schidioni, e gli spruzzô di sale sacro alzandogli dagli alari. Apprestato cos! l'arrosto, e posto su i deschi, Patroclo preso il pane 10 distribui sulla tavola in bei panieri, ed Achille sparti le c~rni. 126

Nella nota (f2) il Cesarotti asserisce che:

... la lungheria tediosa di questo convi to mette alla tortura il lettore doppiamente ansioso e impaziente per gli Ambasciadori e per se. Egli si mette nello stato d'Ajace e d'Ulisse, e vorrebbe che Achille avesse sparecchiato innanzi di metter in tavola. Veggasi come tutto questo luogo siasi ritoccato nell'Iliade Italiana. 127

l versi 706-733 furono aggiunti dal Cesarotti nella

v.Pt. cioè il discorso di Fenice si allunga quando parla

della giovinezza di AChille. Il Cesarotti non giustifica

l'aggiunta.

DaI verso 771 al verso 811 la storia che Fenice racconta

su Meleagro, è abbreviata, (vedere pagine 345 a 353 del-

l'Iliade). A questo proposito il Cesarotti afferma nella

nota(x3) che:

Questa lunga Storia ... non occupa momenti utili. Essi erano perè preziosi ad Agamennone che si struggeva di impazienza di saper l'esito dell' ambasciata. Un ministro incaricato d'una commissione della più alta conseguenza, deve egli abusar dello stato deI suo padrone, e tenerlo alla tortura scialacquando il tempo in novelle come fosse vegghia? 128

l versi 826-847 variano un po' dalla traduzione in

prosa. Il passo sostituito è il seguente:

Giove, la di cui volontà mi ritiene sulle curve navi, Giove, cred'io, abbastanza mi onorerà finchè

48

mi rimanga fiato ne1 petto, e mi si muovano le care ginocchia .•• consulteremo se vogliam ritornar­cene aIle nostre case, 0 qui trattenerci. 129

A questo proposito il Cesarotti asserisce:

Achille nel Testo Omerico è puramente ostinato e il suo non voglio è la sola e sovrana risposta. Nella Versione Poetica si è cercato di render la di lui ostinazione me no ributtante, facendo ch/ei si prevalga di tutto cio che potea farla scusabile. 130

l versi seguenti (870-873) della V.Pt., furono aggiunti

dal Cesarotti: " ... ma non vantarmi 1 Fredda amistade che

tranquilla e lenta / Con OZ10S0 dispiacer contempla 1 Gli

oltraggi dell'amico: ... ".131 Il Cesarotti a questo proposito

dice che: " ..• nella Versione Poetica Achille risponde con

qualche amarezza sull' articolo del1' amicizia vantata da

Ajace."132

l versi 889-899 furono aggiunti dal Cesarotti, e

sostituiscono il seguente passo dell'Iliade:

Cos! disse, e ciascun di lare prendendo un bicchiere da due manichi, e libando, tornarono addietro aIle navi: •.. e presso a lui ancora Ifi ben cinta, che a lui avea data il divine Achille, quando pre se Sciro alta Città di Enieo. 133

Nella nota (s4) il Cesarotti spiega:

Lo squarcio che si è inserito in questo luogo nella Morte di Ettore sparge un 1 ume sopra cio che deve seguire, e leva a Giove la taccia d' una sconveniente parz iali tà per Achille, ma 19rado la sua durezza feroce. Tutto è preordinato dal Fato. l Greci furono sino ad ora battuti per umiliar Agamennonei ora continueranno ad esserlo per domar Achille, e punirlo colla sola pena che poteva essergli sensibile. 134

l versi seguenti (943-948) furono aggiunti dal

49

Cesarotti nella V.Pt.: " ... l'esempio / Sia sprone agli altri,

ah quest' indegno oltraggio 1 Raccenda il nostro ardor, comune

è l' onta, 1 Comun valore or la cancelli, in Troia / Cacciamo

i Teucri, e quel superbo apprenda 1 Che siam pur Greci, e non

è un solo Achille."135 poi alla fine deI Canto IX manca il

seguente passo: "Cosi disse: ed essi tutti applaudirono i Re

ammirando la parlata di Oiomede doma-cavalli; quindi avendo

ciascheduno libato, se n'andarono alla tenda: ivi si corica­

rono, e colsero il donc deI sonno. "136 Il Cesarotti di nuo-,-

vo non giustificô questi cambiamenti.

50

CANTO X

In questo Canto il Cesarotti rirnase relativarnente fedele

all'Iliade di Omero. Quindi si notano solo cambiarnenti rnino-

ri. I versi 286 a 295 della V. Pt. sostituiscono il seguente

passo della V. Pr. :

Cosi avendo parlato, si vestirono di arrni terr ibili. Trasimede forte guerriero diede a Tidide una spada da due tagli (poichè la sua l'avea lasciata presso aIle navi) e une scudo, e sul capo gli pose la celata torina senza pennacchio, e senza cimiere,la quale si chiama barbuta, e difende il capo de'fiorenti giovani •••. e finalmente allord coperse il capo d'Ulisse postavi sopra. 137

I versi 308-314 sostitutiscono il seguente passo della

V.Pr., passo in cui Minerva narra una storia che aveva già

narrato precedentemente:

Indi seconda supplicô il prode in guerra Diomede. Odi ora ancor me indomita figlia di Giove. Segui me siccome una volta in cornpagnia seguisti il padre mie il divino Tideo in Tebe, allorchè andava nunzio per gli Achei, e lasciô presso l' Asope- gli Achei tonacati-di-rame. Egli colà recava a 'Cadmei mansuete parole; ma ritornando addietro assai forti irnprese opera teco, 0 divina Dea, quando a lui pronta assistevi. cos! ora me volonterosa assisti, e mi difendi. 10 scambievolmente faro a te sacrifizio d'una vacca d'un anno, di-larga-fronte, indomita, che uomo ancora non ha posta sotto il giogo. Questa a te offeriro, attorniandole d'oro .le corna. 138

Il Cesarotti a questo proposito afferma:

Minerva avea veramente bisogno che Diornede raccontasse a lei con flernrna da relazione cio ch'ella avea prima a lui riferito distesamente. ma forse ne aveano bisogno i let1:ori che non sentono questa storia se non per la terza volta. 139

I versi 559 a 570 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt. Alla fine della nota (h3) il Cesarotti ne spiega la

ragione:

51

Questa Nota potrebbe far illusione ai mena avveduti. Presso Omero questa non èche un'espressione viva, presentatagli dallo stato attuale di Reso. Costui, dic'egli, morendo ucciso nel sonno, provo in realità quella sensazione che provano illusoriamente gli addormentati che sognano d'esser uccisi. 10 pero da questa frase presi occasione di rappresentar la morte di Reso in un modo, che ha, s'io non erro, qualche cosa di più interessante e mirabile, e dà all'azione di Oiomede almeno un'apparenza di pericolo. 140

52

CANTO XI

In questo Canto si nota no ampi cambiamenti. Il primo

avviene dopo il verso 239. Il Cesarotti omise un lungo passo

in cui Giove invia Iride ad arrecare un messaggio a Ettore.

Il passo è il seguente:

Quando stava per giunger pressa alla città, e all'alto muro, allora il padre degli Dei disceso dal cielo si pose a sedere sulle vette della fontanosa Ida; e nelle mani tenea la folgore .••• Ditemi ara, 0 Muse che avitate le case d'Olimpo, quaI primo fessi incontro ad Agamennone, sia dei Trojani, ossia degl'illustri Ausiliarj. 141

A questo proposito il Cesarotti dichiara:

10 confesso d'aver mancato di rispetto al padre Giove trcncando di netto la sua bella commissione ad Iride, e la fedelissima repetiz10ne della sua messaggiera. Osservisi anche che il Capitano generale dei Trojani nella versione Poetica non si tiene lungi dalla pol vere, e dal tumulto, e dal sangue (come se si fosse Capitano per andar a un ballo), ma combatte da u~'altra parte, e fa tante prodezze quante Agamennone. si consulti tutto il luogo dal verso 223, e spero che mi si permetterà di credere d'aver servito all'onor di Ettore alquanto meglio deI suo protettore celeste. 142

Nella V.Pt. poi aggiunse i versi 239 - 265, senza spiegarne la

ragione.

Dopo il verso 307 della v.Pt., manca una parte in cui

Coone ferisce Agamennone. Il passo ê il seguente: "stettesi

egli coll'asta in agguato a' fianchi deI diva Agamennone: e

ferillo per mezzo il braccio sotto al cubito, sicchè la punta

della rilucente asta sbucô fuora dall'opposta parte."143 Il

Cesarotti poi inventa i versi 325 - 338, nel corso dei quali

53

Agamennone viene ferito da Ettore e non da Coone. Questo

spiega il perché il Cesarotti omise il passo precedente nel

quale Coone ferisce Agamennone. Per giustificare tutto questo,

il Cesarotti sostiene di aver reso la morte di Coone più

interessante nella V.Pt.:

In conseguenza di cio che si è detto alla page 66 n.(b2), nella versione Poetica non si è voluto che l'onore di ferire Agamennone appartenga ad altri che ad Ettore. Del resto è alquanto difficile che un uomo trapassato un braccio da banda a banda sia ancora in caso di combatter, e ferire il suo nemico, e troncargli il capo. Nella versione Agamennone avea già ucciso Coone, e stava intento a spogliarlo quando è ferito da Ettore. Veggasi tutto il luogo, cominciando al verso 304, ove si cerco di rendere anche la morte deI buon fratello Coone alquanto più interessante de quel che apparisca nel Testo, come si fece di quella d'Ifidamante. 144

l versi 339 - 350 della V.Pt. sostituiscono il seguente

passo:

Ma questo girava intorno per le schiere degli al tri uomini colla lancia, colla spada, e con pietre-che­gli-epimeano-la-mano, finchè il sangue an cora caldo gli fioriva dalla ferita: ma poichè gli si asciugô la piaga, e cesso il sangue, acuti dolor.i penetrarono la possa d'Atride ••.. poichè Giove consigliero non mi permisedi compier l'intera giornata combattendo co' Trojani. 145

Il Cesa~otti non giustifica questa sostituzione. Dopo il

verso 375 manca un passo; si tratta di un elenco dei nomi

degli Achei uccisi da Ettore. Questi nomi appaiono nei versi

253 a 256. Il passo della V.Pr. è il seguente: "QuaI primo,

quaI ultimo uccise Ettore priamide allorchè Giove gli diè la

gloria? Asseo dapprima, e Autonoo, e Opite, e Dolope di Clito,

e Ofelzio, ed Agelao, ed Esimno, ed Oro, ed Ipponoo fermo-in-

battaglia."146 Nella nota (n2) il Cesarotti asserisce:

54

Nella versione Poetica questa filza di nomi oscuri si è trasferita di sopra al v. 253, credendo che ella stia meglio ov' Ettore combatte tumultuariamente con una folla confusa, di quelle che in un luogo oV'egli comparisce per brillare nel colmo della sua gloria. 147

DaI verso 390 al verso 403 il Cesarotti mise le parole di

Ulisse ln bocca a Oiomede e quelle di Diomede in bocca ad

Ulisse. A questo proposito il Cesarotti dicniara:

oiomede •.. che in al tro luogo non facea caso delle folgori di Giove scagliate espressamente dinanzi a lui a protezione di Ettore, ora vuol supporre gratuitamente che Giove abbia risolto di dar la vittoria ai Trojani, e si scorda di tante sue belle sentenze sopra la costanza e '1 coraggio. 10 ho cercato di render Omero più coerente se stesso, mettendo le parole d'Ulisse in bocca a Diomede, e quelle di Diomede ad Ulisse. 148

l versi 416 - 418 dovrebbero essere posti al verso

421, dopo la parola "salme", e si nota anche che prima di

questi versi mancano i seguenti versi della V. Pr.: "Allora il

saturnio guardando dall' Ida stese loro dinanzi una pareggiata

batt.aglia: e quei l'un l'altro s'uccidevano."149

l versi 429 - 451 variano un po' dalla V.Pr. Nella

V.Pt. il Cesarotti fece si che i due eroi, Diomede ed Ettore

corrano 10 stesso rischio. Nella V.Pr., Ettore rimane privo

dei sensi, mentre nella V.Pt. è Diomede ad es sere "sbalordito,

e tolto De' sensi suoi". Poi i versi 449 - 451 (parlata di

Diomede) sostituiscono il seguente passo:

Pur di nuovo, 0 cane, fuggisti la morte; che certo il malanno ti yenne presso; ora di nuovo te ne campo Febo Apolle" al quale suoli far voti quando vai tra il fragor dei dardi: ma so ben io che ti finiro quando altra volta ti scontri: se pur è vero che abbia anch'io alcun degli Dei che m'assista. Or io andrô sopra gli al tri qualunque m'avverrà di

55

cogliere. 150

Per giustificare tutti questi cambiamenti il Cesarotti asse-

risce: E questa la bella figura che dovea far Ettore protetto e assistito specialissimamente da Giove, che gli avea destinato l' onore della vittoria? Eccolo al primo incontro di qualche pericolo non solo battuto, ma avvilitn e disonorato. Almeno ci fosse entrata a spaver.t "ArIa Minerva. Ma no: Diomede è solo: Omero è costante nel voler vilipeso Ettore a dispetto di Giove e deI buon senso. 10 l'ho pensata altrimenti, e credei che si convenisse meglio al decoro e alla circostanza, di far che il conflitto fosse a un di presso uguale, e che i due campioni si trovùssero uguaimente in grave pericolo. 151

l versi 451 - 479 della V.Pt. sono uguali a quelli della

V.Pr., ma il Cesarotti cercô di far risaltare il fatto che

Paride, codardo, si tiene lontano da Diomede perché ne ha

paura, usando frasi come: " .•• non perô s'attenta 1 Troppo

accostarsi: .•• " (versi 459-460) e " •.• offender sai, ma dal

pugnar t'ascondi ... " (verso 4G9). A questo proposito il

Cesarotti sostiene:

Questo discorso è bello e piccante; ma non sarebbe egli un po' lungo e ozioso per un uomo ferito in modo che dee ben tosto uscir deI campo? E Oiomede non avrebbe forse fatto meglio a ferir paride che a rampognarlo? giacchè Omero avea detto poc'anzi che paride era uscito dell'agguato per cantare il trionfo. ciè fece che nella Versione Poetica io aggiungessi più d'un tratto tendente a mostrare che paride si teneva abbastanza lontano da Diomede, 0 s'era già cacciato in mezzo alla folla. 152

l versi seguenti (487-489) furono aggiunti dal Cesarotti

nella V.Pt.: "Ei parte 1 Pensoso, incerto, e deI destin dei

Greci, 1 Dolente più che di sua doglia."153

l versi 597 - 649 sostituiscono i seguent~ passi della

V. Pr.:

56

Nè ancor Ettore l'avea udito, poichè egli combattea nella sinistra di tutta la zuffa pressa le rive deI fiume Scamandro, dove specialmente cadeano le teste degli uomini, e grido levavasi inestinguibile intorno al gran Nestore, eu al marziale Idomeneo .... In un punta mise ne'Danai un tristo scompiglio; nè pur un poco cessava di travagliarsi con l'asta; ma s'aggirava per le file degli altri uomini con la picca, colla spada, e con grandi sassi: solo schifava 10 scontro d'Ajace il Telamonio. 154

Il Cesarotti giustifico questa ampia sostituziane dicendo:

Ho creduto che la paura, da qualunque causa provenga, non fosse mai compatibile col carattere d'Ajace. Per allontanarne sempre più il sospetto, nella versione Poetica v.617, si è fatto che Nestore nel rjcondurre Macaone inforrni Ajace della rotta pressochè generale deI campo Greco, e 10 conforti a salvar gli avanzi dell'arrnata e a ritirarsi aIle navi. Ciô forse non avrebbe bastato ad Ajace: perciô si è immaginato qualche altra circostanza atta a determinarlo; ma i sentimenti che gli si sono posti in bocca, non fanno il menomo torto all'eroica intrepidezza che la distingue .... Similmente si è pensato al decoro di Ettore non men che a quelle d'Ajace. l due campioni sfuggono egualmente l'incontro l'uno dell'altro, ma la lare cautela lungi dal renderli reciprocamente ridico­li .•• fa, s'io non erro, onore ad entrambi. 155

La nota ci dice anche che al verso 661 il Cesarotti fece si

che ambedue, Aiace ed Ettore, si ritirino dal loro incontro,

mentre nella V.Pr. Aiace è l'unico a ritirarsi. Il verso

della V,Pr. è il seguente: " ... cosi Ajace allora col cu or

tristo assai di mal grade ritiravasi dai Trojani: ..• ".156

l versi 732 - 758 sostituiscono i seguenti passi della

V. Pr. : Or quelli allorchè giunsero alla tenda deI figlio di Neleo, scesero essi sulla terra pascitrice-di­moIti; ed il seguace Eurimedonte scialse dal carro i cavalli deI vecchio .... Tu ben sai, a vecchio allievo di Giove, quaI uom terribile è quelle: facilmente colperebbe anche l'incolpabile. 157

57

A questo proposito il Cesarotti scrive nella nota (X3):

Nella versione Poetica si è cercato di curarle con un po' più di sollecitudine di quella che si prese Nestore deI suo ferito. 1 Nestore appunto non 10 mena a rinfrescar all'aria, ma gli cava immediatamente la freccia. 2 La colazione è resa più semplice, me no repugnante agli stomachi moderni, e aIle regole della dietetica. 3 si sono troncate moIte oziosaggini inopportune, anzi sconvenienti al momento. 4 l due capitani dopo essersi ristorati col cibo, non si divertono a ciarlare, ma sono inquieti ed ansiosi sul destino dell'armata Greca, il che prepara l'arrivo di patroclo, e 10 rende più opportuno ed interessante. 158

l versi 758 - 790 sostituiscono un arnpio passo nel quale

si narra l'irnpresa di Nestore. Il passo sostituito è il

seguente:

A questo rispose Nestore il cavaliere Gerenio: Perchè mal Achille cornpassiona cotanto i figli degli Achei, quanti dagli strali vengono colpiti? •• Gli Achei frattanto da Buprasio dirizzavano verso Pilo i veloci cavalli, e tutti ringraziavano Giove tra gli Dei, e Nestore tra gli uomini. 159

Nella nota (f4) il Cesarotti giustifico il troncarnento di

alcuni dettagli di questo lungo passo:

Tutta la narrazione dell'irnpresa di Nestore si è ridotta nella versione Poetica a soli 17 versi, i quali non contengono che cenni tronchi, e tratti anirnati, che rendono, s'io non erro, il discorso più interessante, e spero anche più intelligibile di quel che riesca nel prolississimo e irnbarazzatissirno dettaglio deI Testo. 160

Alla fine di questo Canto poi il Cesarotti aggiunse i

versi 875 - 878, senza pero darne spiegazione.

58

CANTO XII

In questo Canto il Cesarotti si limito nel fare cambia-

menti. l versi 1 - 15 sostituiscono il passo seguente della

V .Pr. :

In ~al guisa il forte figliuolo di Menezio medicava r ~ tende il ferito Euripilo: intanto gli Argivi e ~ frojani combattevano alla rinfusa, nè già era piü per trattenerli la fossa de'Danai, e la larga muraglia al di sopra, che aveano fatta sopra delle navi. ••• Lo stesso Scotiterra poi tenendo il tridente nelle mani era iL condottiere; e colle onde porto via tutti i fond3menti di tronchi e sassi, che v' avean posti gli Achei con mol ta fatica, e 9 li rese piani fino al burrascoso Ellesponto; poi di nuovo ricoperse l'ampio lido di arena, avendo demolito il muroi poscia rivolse i fiumi perchè ritornassero al lare letto, dove pria mettevano l'acqua di-bella­corrente. 161

Il Cesarotti non parla molto della distruzione della muraglia

e a questo proposito afferma:

Nella versione Poetica non si è voluto amareggiar l'animo dei lettori coll'annunziar lorD innanzi tempo la catastrofe di cotesta singolar muraglia, il di cui destina sembrava meritare una nuova Iliade. 162

l versi 26 - 40 sostituiscono il passo seguente della

V. Pr. :

E siccome quando un cinghiale, od un leone fiero pel" la sua fortezza raggira feroce sguardo tra cani ed uomini cacciatori; e quelli disponendo se stessi a guisa di torre gli stanno incontro, e folte punte lanciano dalle mani; ma il generoso di lui cuore non teme, nè s'atterisce; e la sua fortezza l'uccidei spesso egli si raggira saggiando le file degli uomini, e ovunque si spigne le file degli uomini

59

cedono: • •. 163

Nella nota Cg) il Cesarotti dice: "Nella versione Poetica si

è studiato di porre il leone in una circostanza piü adattata

al punto individual dell' azione. "164

DaI verso 126 al verso 160 si notano vari cambiarnenti.

Nella v.Pt. il Cesarotti descrive l'agilità dei cavalli di

Asio (versi 130-135), nella V.Pr. invece si parla più della

destrezza di Asio nel saltare il fosso. A questo proposito

il Cesarotti dichiara:

Ma se il calar nel fosso 0 il saltarlo era impresa cosi malagevole e pericolosa, che tutti dovettero smontare, come riusci a costui di varcarlo senza sconcio 0 difficoltà? Ebbe dunque Asio più destrezza o piü coraggio di Ettore? 10 perciô ho creduto necessario di arrestarrni alquanto sulla singolare anzi prodigiosa agilità dei cavalli di Asio, e sulla vanità che ne aveva quel Condottiere. Cosi l'atto ha deI mirabile senza che apparisca nè strano nè inverisimile. 165

Poi i versi seguenti della V.Pt.: "Lieti acclamaro intanto, /

E dietro a lui precipitarsi Oreste, / Toon, Jameno,

Enomao: •.• " 166, dovrebbero es sere posti dopo il verso 160.

Infine nella V.Pr. v'e una lunga spiegazione su come morirà

Asio, mentre nella V.Pt. v'è solamente un piccolo cenno. Il

Cesarotti spiega la ragione per la quale omise questo passo:

Non c'è casoi Ornero è nemico dichiarato dell'incertezza. Potea bastare il dirci che Asio dovea perire: no; egli vuol anche farci sapere che morrà per le mani d' Idomeneo. Nella Versione Poetica non v'è altro che un cenno occulto. 167

Dopo il verso 170, il Cesarotti troncè la seguent€

similitudine:

... simili a porci selvaggi, i quali nei monti

60

aspettano 10 strepito vegnente d'uomini e di cani; ed a traverso avventandosi frangono intorno a lare il bosco, schiantandolo fino dalle radi~i, e fassi sotto uno stridore di denti, finchè qualcuno colpendoli non tolga lorD la vita: ... 168

Nella nota (n) ce ne spiega la ragione:

Ognuno da questo tratto crederebbe che Polipete e Leonteo dovessero restar uccisi. Pure la cosa è diversa. Ma Omero non sa trovar bella una compara­zione, se non contiene qualche circostanza 0 inutile o discordante. Nella Versione Poetica ho dimenticato il cignale che torna cosi spesso in campo, e mi sono contentato delle due quercie. 169

1 versi seguenti: " .•. Asio, s'hai scampo / Dall'asta

sua, non superbir ti serba / vittima certa a maggior ..... 170

furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt. Egli non diede

nessuna ragione per questa aggiunta.

1 versi 373 - 393 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

Glauco, ond'è che noi due principalmente veniamo in Licia onorati e di seggio (distinto), e di carni, e di colmi bicchieri, e tutti ci guardano come Dei, e coltiviamo una gran tenuta presso alle rive del Xanto, amena, di terreno piantato, e che-porta­grano? percio dunque conviensi a noi di mettersi alla testa de'Licj, e gettarsi in mezzo al bollore della battaglia, acciocchè qualcuno de'Licj, armati di salda corazza dica cosi: non senza merto di gloria i nostri Principi imperano ai Licj, e mangiano grasse pecore, e scelto melato vino; ma sono anche distinti in valore, poichè fra i Licj son pure i primi a combat~ere. 171

Al verso 417, le parole" ... Ei corre; ... ", sostituiscono

il passo seguente della V.Pr.:

Cosi disse: nè disobbedi il banditore avendo cio uditoi e ando correndo oltre il mure degli Achei dalla corazza-di-rame, e stette presso i due Ajaci, e parlo: ... che se poi anche voi qui siete angustiati da fatica, e battaglia, almcno venga solo il forte Ajace Telamonio, e a lui tenga dietro

61

Teucro sperto maneggiatore dell'arco. 172

A questo proposito il Cesarotti dice: "La ripetizione in

questo luogo annoja tanto di più perchè il pressante bisogno

di Peteo esigeva dal messe ben più di celerità che d'accura-

tezza."173

Nei versi 508 - 510 della V.Pt., Ettore non salta il mure

come 10 fa nella V.Pr. A questo proposito il Cesarotti dice:

Come puo dirsi che Ettore fosse il primo a salir sul muro, se poco dianzi l'avea salito Sarpedone, anzi Trojani e Greci vi combattevano sopra da qualche tempo? In generale non parmi abbastanza chiaro il modo di cotesta espugnazione deI muro. Fu esso demolito, 0 spezzato, 0 scalato? N'è tampoco s'intende come Ettore balzato sul mure potesse spezzar la porta ch'era di sotto nel mura stesso. È poi visibile che Ettore non entrô nello steccato dei Greci per la breccia, ma per la porta. perciô in qualunque sense voglia prendersi la voce esaltato deI Testo, sia che s'intenda ch'Ettore il primo sali sul muro, 0 che vi si scagliô contro, l'espressione non è nè vera, nè accurata, e genera confusione ed ambiguità. Nella Versione Poetica la cosa si espresse in termini generali che non danno luogo all'equivoco. 174

62

CANTO XIII

~ a questo punta della sua "traduzione" poetica che il

Cesarotti si al10ntana definitivamente dal testo omerico,

apportando considerevoli cambiamenti, inventando senza scru-

poli, episodi e personaggi. Nei prossimi sei canti si nota no

elisioni, nuovi personaggi e rimpasti di versi. Questo av-

viene soprattutto nei canti XV, XVI e XVII.

Nel tredicesimo Canto già dal primo verso si nota la

prima modificazione. l versi 1-21 sostiLuiscono il seguente

passo:

Posciachè Giove ebbe accostati aIle navi i Trojani ed Ettore, lasciô questi intorno ad esse a faticare, e travagliarsi incessantemente, ed egli rivolse indietro gli splendidi occhi, guardando lungi di là sulla terra dei Traci maneggiatori-di-cavalli, e dei Misj combattenti-da-presso, e degl'illustri Ippemolghi, mangiatori-di-Iatte, di lunga vita, giustissimi tra gli uomini. Allora egli cessà affatto di volgere verso Troja gli splendidi occhi: poichè egli non aspettava nel suo animo che alcuno deg'Immortali venisse a dar soccorso 0 ai Trojani, o a i Dana i. 175

La nota (a) giustifica questa sostituzione:

Poichè Giove seconda Ornero continua a favorire i Trojani, questo rivalgimento de'suoi acchi sernbra capr iccioso ed irnprov ido, nan potendo eg 1 i ignorare, che i Trojani per se stessi erano i men forti. Inoltre la sicurezza su cui si fonda 10 espone allo scorno, che quanta dee seguire accada contro il suo prevedimento, e la sua costante e risoluta volontà. Il cangiamenta fatto a questo luogo nella Morte di Ettore è più conciliabile col decoro di Giove, e non repugna ai di lui occulti sentimenti. 176

63

Nella V.Pt. tra il verso 107 e 108 manca il passo

seguente:

cos! andavano essi parlando fra loro, allegri pel desio di pugna, che il Dio avea posto nel di loro animo. Frattanto il Cingi-terra eccitè gli Achei ch' eran di dietro, i quali ristoravano il caro cuore presso aIle celere navi. Aveano essi stemprate le care membra dalla travagliosa fatica, e cordoglio era insorto nel loro animo al vedere i Trojani che aveano colla truppa sorml:>ntato il gran muro. l'erciè nel rimirarli versavano lagrime di sotto il ~iglio: imperocchè non credevano potersi sottrarre dalla sciagura. 177

Poi i versi 117-152 sostituiscono il seguente passo della

V.Pr. :

Vergogna 0 Arg i v i 9 iovani di pr ima età! io mi confidava che persistendo voi nel pugnare dovessero rimaner salve le nostre navi: ma se voi pure abbandonerete la feroce pugna, ora certamente apparve il giorno in cui sarem domi dai Trojani. ••• Ch'Ettore valente maestro di guerra combatte presso aIle navi, ed ha già spezzate le porte, e la lunga stanga. 178

La nota (n) giustifica questa sostituzione:

E quando mai Omero fec(~ nemmeno present ire che alcuno dei condottieri subalterni fosse adirato con Agamennone per l'ingiuria d'Achille, e combattesse a dispetto? Veggasi la sostituzione fatta a questo sentimento nella versione Poetica. 179

l versi 300-306 (parlata di Idomeneo) furono ridotti

dal Cesarotti perché egli pense che il lungo discorso fosse

inutile a questo punto. Il passo sostituito è il seguente:

A questo di nuovo rispClse Idomeneo Duce de' Cretesi: M'è noto quaI sia il lue valore: quaI mestier c'ê che tu dica siffatte cose? .. Or tu va alla tenda, e prendi la gagliarda lancia. 180

A questo proposi to nella nota (b) il Cesarotti afferma: "Nella

Versione Poetica io abbreviai di molto la conversazione, e

64

procurai di renderla più naturale e sensibilmente caratteri-

stica."181

1 versi 320-330 sostituiscono il seguente passo della

V.Pr.:

A questo di nuovo rispose Idomeneo Duce de'Cretesi. Nel mezzo aIle navi sonvi altri atti a recar soccorso, sopra tutto i due Ajaci, e Teucro ch'è il miglior degli Achei nel tirar d'arco, valente anco nella pugna a piè fermo •..• Quanto a noi tienti qua alla sinistra dell'esercito acciocchè prestamente si vegga se noi daremo ad altri cagion di gloria, 0 s'altri daralla a noie 182

Inoltre, il monologo di Merione, fu messe in bocca a Idomenco.

Il Cesarotti omise poi il seguente passa:

In tal guisa divisamente pensando i due potenti figliuoli di Saturno macchinavano gravi dolori agli uomini Eroi •••• Quindi essi tirando alternativamente le funi dell'aspra contesa e della pareggiata guerra, ne distesero sopra d'ambedue i popoli la infrangibile e indissolubile rete, che sciolse le ginocchia di moIti. 183

e si giustificô affermando:

10 ho creduto meglio di omettere tutto questo pezzo per salvar il decoro di Giove, e risparmiar una contraddizione al Poeta. Giove al presente non assiste i Trojani, ma guarda tuttavia i suoi sciti, e Nettuno non assiste i Greci ex professo, ma di soppiatto, temendo il comando e la potenza di Giove. Quando il Dio dell'Olimpo tornerà a voltar il capo dalla parte di Troja, vedremo se Nettuno oserà tirar la fune della rete. 184

Il passo in questione dovrebbe essere posto tra il verso 346

e il verso 347.

1 versi 468-483 sostituiscono il passo seguente della

V.Pr.:

COS! disse: e questi poscia tutti avendo un sol animo nelle viscere si rapprossimarono inchinando gli scudi sulle ..• Nè per anco l'alto-

65

gridante poderoso Marte avea inteso nulla deI figliuol suo caduto nella forte mischia: ma egli sotto le aurate nuvole racchiuso pei consigli di Giove, sedevasi nell'alto Olimpo, ove gli altri Dei immortali erano tenuti lontani dalla pugna. 185

Il cesarotti, pensando che Ascalafo, il figlio di Marte,

avesse subito una morte troppo meschina nell'Iliade d'Ornero,

decise di dape un altro tono ai suoi versi: "Nella Versione

Poetica non si voIle che Deifobo fosse debitore al caso di

questa fortuna, e si rilevè questa morte con un'apostrofe a

Marte."186

l versi 565-589 (parlata di Menelao), sostituiscono il

seguente passo:

Cosi alfine lascierete le navi de'Danai da'-presti­polledri, 0 Trojani violatori-dei patti, insaziabili di cruda pugna .••. Di tutto vien sazietà, e deI sonno, e dell'amore, e deI dolce canto, e dell'aggiustata danza? delle quali cose taluno più desidera trarsi la voglia che della guerra: pure i Trojani sono insaziabili di battaglia. 187

A questo proposito il Cesarotti asserisce: "Io ..• ho creduto

che il lamento di quell'Eroe contro Giove potesse conciliarsi

meglio col decoro deI Re degli Dei."188

Al verso 596 il nome "Pelasgo pilêo" sostituisce

"Pilemene", il nome deI padre di Arpalion. Nella nota (e3)

il Cesarotti spiega che come avevamo giâ veduto nel Canto 5,

Pilemene era giâ stato ucciso da Diomede e ri torna nell'Iliade

per dimenticanza dell'autore.

l versi 634-655 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

Ettore tenevasi tuttavia laddove dianzi salito avea le porte e'l muro, avendo rotte le serrate

file de'Danai scutati; rimpetto al luogo ove stavano le navi di Ajace e di Protesilao tratte sul lido del canuto mare; e al di sopra erasi fabbricato un mura bassissimo, ivi specialmente ed essi e i cavalli erano di massimo uso per la battaglia. 189

66

Nella V.Pt. il Cesarotti cerco di far apparire Ettore più

valoroso. Nella nota (u3) egli afferma: "Conservando ai Greci

tutto l'onore della più gagliarda resistenza, non volli

mancare di aggiungere qualche picciolo tratto di vantaggio per

Ettore, e che puo farne presentir di maggiori."190

l versi 655-679 sostituiscono il seguente passo della

v. Pr. :

Quivi i Beozj e i Joni strascicanti-le-vesti, i Locresi, i Ftii, e gl'illustri Epei tenevano lungi dalle navi lui che impetuosamente scagliavasi: non pero potevano cacciar affatto da se il divino Ettore somigliante a fiamma .... Ed allora mentre gli altri Greci colle ben-lavorate arme pugnavano dinanzi contro i Trojani, e contro Ettore armato di-bronzo, questi per di dietro stando appiattati tiravano sopra di loro: nè già i Trojani si ricordavano più della pugna; imperciocchè le freccie gli scompigliavano. 191

Il Cesarotti pero non diede nessuna spiegazione per questa

sostituzione.

Il discorso di Polidamante (versi 683-709), nella

v.Pt., è diverso da qu~llo della V.Pr. Il Cesarotti elimino i

versi in cui polidamante dice a Ettore che Iddio dono a lui il

potere " ••• di soprastare agli altri ne' fatti guerreschi. .• n,

perché egli riteneva che questa fosse un'osservazione vana.

Inoltre il Cesarotti pensava che Polidamante parlasse ad

Ettore con troppa insolenza: "Polidamante non sa parlar ad

Ettore senza caricarlo d'insolenze. Questi rimproveri senza

67

proposito rendono Polidamante odioso e ridicolo, quando pur

Omero sernbra essersi proposto di farcelo rispettar come un

saggio."192 Il passo sostituito ê il seguente:

Ettore, tu-non-sai-persuaderti a condiscendere all'altrui esortazioni. Perchê Iddio donc a te di soprastare agli altri ne' fatti guerreschi; e perciô vuoi anco in consiglio soprassapere ad ogn'altro .••. lmperocchè io certo terno che gli Achei non abbiano a saldar la partita di jeri, poichê presse aIle navi stassi quell'uorno insa­ziabile di guerra, il quale già non cred' io che vorrà per sempre trattenersi dalla pugna. 193

DaI verso 712 al verso 725, si nota no alcuni cambiamenti.

Il verso: " ..• scagliossi simile a una montagna nevosa ... "194

della versione letterale, fu omesso nella versione poetica,

perché il Cesarotti credê che: " •.• un uomo che volando

somiglia a una montagna, ê un fenomeno proprio solo de'

tempi Omerici."1J5 Subito dopo, il verso seguente fu

troncato:

Ma egli andava ricercando tra'primi combattenti se mai trovasse Deifobo, e la fortezza deI Re Eleno, e Adamante figlio d'Asio, ed Asio figliuolo d'Irtaco. Questi trovc egli 0 non illesi 0 non salvi. Perciocchè alcuni presse le poppe delle navi degli Achei giaceano colle anime perdute sotto le mani degli Argivi, altri dentro al mura erano 0 saettati, 0 feriti. 196

Nella V.Pr., Ettore incùmincia il suo discorso dicendo:

"Sciaurato Paride, belle a vedersi, pazzo-per-le-donne,

seduttore, ... "197, ma nella V.Pt. il Cesarotti omise le

seguenti parole perché egli aveva creduto: " •.. meglio di

risparmiar ad Ettore questo contrattempo assurdo e

bestiale. "198

68

Nel verso 772 (prima della parlata di Ettor r,), mancano

i seguenti versi: "Cosi avendogli parlato sopravvolô un

destro uccello, un'aquila alto-volante; ed acclarnô il

popolo deg1i Achei affidati nell'augurio."199 A questo

proposito il Cesarotti asserisce nella nota (x3): "10 ho

mandato ques'aquila a star col suc Giove, che potea ben

dispensarsi da un augurio tedioso, inopportuno, ed

equivoco." 200

Poi i versi 773 a 785 sostituiscono il passo seguente:

Bue-borioso, Ajace vano-bajone, che mai Jicesti? COS! volesse il cielo ch'io fossi per tutti i giorni figliuo10 di Giove egid'-armato, e m'avesse partorito la veneranda Giunone, e fossi onorato quanto onorarsi Mlnerva ed Apollo, siccorne ora questo giorno arrecherà la mala ventura a tutti gli Argivi; e tra questi tu verrai ucciso, se sosterrai d'aspettar la mia lunga picca, la quale ti strazierà il florido corpo; e tu stesso presso le navi degli Achei satollerai col grasso e colle carni gli uccelli di Troja. 201

Nella nota (y3), il Cesarotti spiega che egli cercô di mettere

in Docca a Ettore una parldta più conveniente:

Nella Versione Poetica si è posta in bocca di Ettore una parlata più conveniente alla circostanza, e piü degna d'un uomo, a cui è bensi perrnesso d'esser un vanaglorioso, ma non un pazzo. In questo e in altri 1uoghi se alcun mi accusa di aver sostituito i miei sentimenti a quelli d'Ornero, ..• 202

69

CANTO XIV

In questo Canto si notano di nuovo v~~~i cambiamenti

dall'inizio. Nel verso 11 si nota che il Cesarotti tronc ô il

seguente passo:

Cos! detto prese 10 scudo lavorato deI suo figliuolo, di Trasimede domator de'cavalli, che risplendente pel rame giaceva nella sua tenda; poichè quegli aveva 10 scudo di suo padre: prese anche la robusta lancia appuntata di acuto rame. 203

l versi 24-26 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

Mentr'egli cos1 pensava sembrogli esser più opportuno l'indirizzarsi ad Atride. Frattanto quelli pugnando s'uccidevano l'un l'altro: e l'indomabil ferro crosciava intorno al corpo di coloro che si punzecchiavano coi coltelli e colle aste da due tagli. 204

Il Cesarotti pero non diede una ragione per questi cambia-

menti.

l versi 56-60 sostituiscono il seguente passa della

V.Pr.: " ... S1 certo che l'effetto di tali minaccie va

preparandosi, anzi è già in prontoi nè Giove alti-tonante

stesso potrebbe averle macchinate altrimenti. "205 La risposta

di Nestore 10 fa sembrare più dignitoso al rimprovero di

Agamennone. Nella nota (h) il Cesarotti sostiene:

Se queste parole contengono un rimprovero particolar a Nestore, esso è mal collocato ed ingiusto. Se poi cade generalmente sopra tutti i Greci, è ancor più strano ed assurdo. 10 credei che Nestore non dovesse esser insensibile a questo rimprovero, e cercai di conservarne la dignità. 206

70

1 versi 79-89 sostituiscono le seguenti parole di

Agamennone: " ••• che non è vergogna il fuggire il male nemmen

di notte. Meglio è scampare il male, ch'esserne colto."207

Il Cesarotti è scandalizzato dal f~tto che Agamennone proponga

ai suoi guerrieri di fuggire. A questo proposito egli scrive:

La proposizione di fuggire è in questo luogo ancora più inescusabile, perchè non è fatta dinanzi all'esercito, ma è soltanto indirizzata ad Ulisse, Diomede, e Nestore, vale a dire a tre de'più illustri, e determinati Capitani, i quali per conseguenza dovevano esser altamente scandalezzati della viltà d'Agamennone. Nella Versione Poetica si diede alla proposizione un tornio che la diversifica dall'altre v~lte, e forse di strana ch'ella era, la fa divenire interessante. 208

1 versi 120-140 sostituiscono il seguente passo:

o Ulisse, invero mi toccasti al vivo l'animo col tuo pesante rimprovero: ma io non comandai già che i figli degli Achei traessero in mare le ben­tavolate navi loro malgrado. Or via, esca alcuno che pronunzj consiglio più sana di questo, sia giovine, sia vecchio: ciô mi fia certamente grato. 209

Il Cesarotti spiega che: "Nella Versione Poetica Agamennone fa

sentir meglio le sue intenzioni, e mos~ra che la sua

proposizione era prodotta da tutt'altro che da viltà."210

Alla fine deI verso 140 poi manca un lungo passo in cui

Diomede risponde ad Agamennone. Il passo è il seguente:

Tra mezzo a questi disse il forte in guerra Diomede: Quest'uomo vi sta presso, nè avremo a cercarlo a lungo, se vi piace di ascol tarmi, nè volete r igettar il mio parere, crucciati perch'io tra voi sono il più giovine di nascita .... lntanto attizzando gli altri spingeremo innanzi coloro che accarezzando il lare neghittoso animo stanno da lungi, nè si curano di combattere. 211

Il Cesarotti non giustifica quest'omissiane.

71

DaI verso 157 al verso 217 tutto è uguale alla V.Pr.,

eccetto un'aggiunta che il Cesarotti fece nei versi 166-173.

Nella V.Pr. Giunone si propone di sedurre e di ingannare

Giove, mentre nella V.Pt. Giunone vuole semplicemente colmarlo

di affetto. A questo proposito il Cesarotti afferma: Il • • •. qu~

Giunone si prefigge espressamente di sedur Giove, addormen-

tarlo, ingannarlo. Le intenzioni di questa Dea nella nuova

Iliade sono piü oneste e non offendono la dignità di

Giove."212 Poi i versi 218-228 furono aggiunti dal Cesarotti

nella V.Pt. Egli pero non fornisce nessuna spiegazione.

Nella V.Pt. (nel verso 239), mancano i seguenti versi:

" ... fammi ora donc dell'amabilità, e di quel vezzo, con cui tu

domi tutti gli uomini mortali."213 Il Cesarotti afferma che:

Non sembra pero molto naturale che la superba e gelosa Giunone si risolva tranquillamente di far alla sua rivale una domanda che viene a dichiararla infinitamente piü amabile di lei. Almeno è certo che una delle nostre galanti di alta sfera si lascierebbe strappar la lingua piuttosto che far una confessione cos! umiliante. 10 perciô credei di dover preparare un tal passo mettendo in bocca a Giunone un sentimento che sta nel carattere donnesco, e salva perfettamente il decoro della sua vanità. 214

1 versi 263-267 (risposta di Venere), sostituiscono il

seguente passo della V.Pr.: "Nè puossi, nè deesi rifiutare

la tua domanda, poichè tu giaci nelle braccia deI sommo

Giove."215 A questo proposito il Cesarotti spiega:

Malgrado questa ragione pua sembrar un po' strano che Venere con tanta bonarietà si spogli deI suo arnese onnipotente che facea tutta la sua forza per armarne la sua dichiarata nemica, senza verun oggetto che giustifichi la sua singolare condi­scendenza. 10 gliene ho prestato uno assai plausi-

72

bile, enunziandolo pero in modo che non le fa perdere il merito della compiacenza gratuita. 216

l versi 270-329 sostituiscono il passo seguente:

Disse, e si sciolse dal petto il trapunto storiato cinto. Ivi erano intessute le Seduzioni d'ogni specie: ivi era l'Amore, il Desiderio, e l'Abboccamento, e la Lusinga che ruba il senno anche ai più assennati. Questo le pose nelle mani, e si le parlo. Tieni ora questo cinto ~toriato, in cui è intessuta ogni cosa (che occorre), e riponlo nel tuo sena: e so ben io che non ritornerai senza aver fatto cio che tu agogni in tua mente. 217

Il Cesarotti ammette di aver fatto questa sostituzione perché:

Tutto questo Episodio quanta è distinto per le bellezze poetiche, altrettanto pecca di sconvenienza ed è sconciamente indegno di Giove .... lo non potea conservarlo come sta nel Testo senza contrùdir al mie assunto, e violar quel carattere di cui ho creduto che dovesse rivestirsi la suprema divinità dell'Iliade. Mi sono percio studiato di ritoccarlo da capo a fondo, e restituirlo con varj artificj ponendo sempre cura di non togliere al Testa i naturali suoi sensi. 218

Dopo il verso 335 il Cesarotti omise il restante deI

passo in cui Giunone volendo addormentare e ingannare Giove,

ella va a trovare il "Sonno". Il passo omesso è il seguente:

Discese poi dall'Ato al mare ondoso, e pervenne a Lenno città deI divino Toante .... Avrai da me vaghi doni, una bella sedia d'oro, sempre incorruttibile: Vulcano mio figlio zoppo d'ambedue i pjedi la fabbricherà acconciamente, e sotto i piedi vi porrà une sqabello su cui potrai posare i politi piedi a allor che ti stai a mensa. 219

Nella nota (e2), il Cesarotti spiega la ragione per la quale

omise questo passo. ,i nota pero che fini con l'adottare

le stes se parole de] a nota (g), già citata in guesto Canto.

Subito dopo quest'omissione, si nota poi che il Cesarotti

omise guattro ampi passi. Egli tronco tutto il discorso fra

73

Giunone e il Sonno. l versi sostituiti si spargono su dieci

pagine e sono i seguenti:

A questa rispondendo disse il soave Sonno: Giunone, venerabile Dea, figliuola deI gran Saturno, agevole mi sarebbe l'addormentare qualunque altro degli Dei sempiterni, ed anco le correnti deI fiume Oceano, onde abbiam tutti l'origine: ma non oserei certamente farmi dappresso a Giove saturnio, nè addormentarlo, quand'egli non mel comandasse •••• Colà s'arrestô il Sonno innanzichè fosse veduto dagli occhi di Glove, sali sopra un abete assai lungo, il quale allora altissimo cresciuto in Ida per l'aere giungeva all'etra: quivi coperto dai rami dell'abete s'assise simile al canoro uccello che gli Dei chiamano Calcide, e gli uomini Cimindi. 221

A questo proposito il Cesarotti asserisce nella nota (e2):

Giunone nella nuova riforma non aveva bisogno deI Sonno. Quindi tutto il presente squarcio si è omesso corne inopportuno, tanto piU che altronde l'immaginazione è più bizzarra che vaga, e il dialogo partecipa alquanto deI comico. 222

l versi 343-374 sostituiscono il passo seguente della

V.Pr.:

A questo meditando-inganno rispose la veneranda Giunone •.•. Ora poi qua venni dall'Olimpo in grazia tua, acciocchè forse dappoi non avessi a crucciarti meco perchè senza tua saputa me ne fossi andata alla casa dell'Oceano dalle-profonde-correnti. 223

Nella nota (b3) il Cesarotti giustifica questa sostituzione:

si potea permettere a Giunone che volendo cel are i suoi segreti a Venere la deludesse con questa fola; ma il ripeterla a Giove che se la bee buonamente è far che il Tonante comparisca un marito da Commedia. Questa frode indecente nel nuovo piano diveniva anche inutile, quindi con doppia ragione si è omessa. In luogo di queste parole si è posto in bocca a Giunone un discorso dettato da un artificio piU onesto, pieno di dolcezza e di sommessione, e atto a far onore al monile di Venere, da cui piU che dal suo cuore era in quel momento inspirata. 224

L'allocuzione amatoria di Giove (versi 374-414), fu

74

"rettificata sensibilmente" dal Cesarotti nella versione

poetica. Egli si giustificô affermando che:

Giove è ancora amante, ma il suo amore ha piü decenza e piü dignità. Le sue parole fanno sentire che la impressione straordinaria fatta da Giunone sul di lui cuore era principalmente l'effetto di quella bellezza interna che traspirava dai di lei sentimenti, bellezza che comunicava anche aIle sue maniere e al suo volto una grazja incantatrice non prima in lei ravvisata da Giove. Ecco l'applicazione della mia favoletta deI monile. Oh! ella potrebbe pur es sere la bella allegoria morale, e meritar gli applausi anche dei Comentatori, se non vi mancassero due requisiti essenziali, la stravaganza mitologica, e l'~timologie ~enicie. 225

Nella V.Pt. Giove si astiene dall'enumerare le varie donne

che egli ha amato; invece il Cesarotti fa pronunciare i nomi

delle donne a Giunone, (versi 387-391). A questo riguardo il

Bitaubè (noto traduttore francese dell'Iliade), viene citato

dal Cesarotti:

Questa enumerazione non è certo delle stile moderne: convien dire che negli antichi tempi ci fosse assai mena di delicatezza. Pure Giunone era gelosa. Checchè ne sia, ella riporta qui un segreto trionfo sopra tutte le sue antiche rivali, trionfo che avrebbe lusingato assai mena alcuna delle nostre donne moderne. Bitaubè.

Mi lusingo che nella nostra Versione Poetica questa enumerazione sia introdotta con un po' più di buon garbo, e che nè la decenza, nè la galanteria non ci scapiti. 226

l versi 414-417 sostituiscono il seguente passo della V.Pr.:

A questo rispose meditando-inganno la venerabile Giunone. Terribilissimo Saturnio, qualj parole mai pronunciasti? .. Ma se pur 10 brami, e se cio è caro al tuo animo, non ti manca il talamo, che a te fabbricô il caro figlio Vulcano, e adatto ferme porte aIle imposte: andiamo a coricarci colâ, giacchè ti piace di congiungerti. 227

Nella nota (g3) il Cesarotti spiega l'atteggiamento di

Giunone:

75

In questo luogo la prima Versione Poetica fu troppo fedele al Testo, ove il pudor di Giunone fa l'effetto dell'imprudenza. Ora si è cercato che l'atteggiamento pudibondo faccia intendere ciè che la decenza non permetteva di spiegare. 228

A questo punto della traduzione (versi 437-557) il

Cesarotti inventè personaggi ed eventi per ben ~20 versi.

Poiché il Son no non appare in tutto questo Canto, il Cesarotti

fece si che Giove fosse rapito da un assopimento diverso:

Al Sonno che non ha più luogo si è sostituito un assopimento d'un'altra specie e più degno di Giove. Raccolto in se stesso egli si lascia rapire corne da un' estasi, es' arresta a contemplar quelle idee che gli destano maggior compiacenza, e 10 interessano più vivamente. Queste non possono essere se non tali che corrispondano al di lui carattere di Luogote­nente deI Fato, e Governatore dell'Universo. Esse si riducono a tre capi, l'origine dell'autorità imperiale di Giove sopra gli Dei, la storia e le vlcende dell'uman genere, e l'economia della sua provvidenza nel governo del mondo morale. 229

Quindi la fine del Libro XIV della V.Pr. (da pagina 365-385)

fu posta dal Cesarotti all'inizio deI Canto xv. Nella nota

(13) egli asserisce:

Dopo il quadro interessante dell'idee di Giove ho creduto che i miei lettori soffrirebbero mal volentieri di passar bruscamente allo spettacolo delle solite eterne carneficine, e perciô nella nuova Iliade giudicai meglio chiudere il Canto collo stesso episodio, lasciando che chi legge si arresti piacevolmente con Giove nella conternpla­zione delle immagini sopraccenate. Ho dunque trasportato il restante deI Canto 14 al principio deI Canto 15 forrnandone un tutto della rnedesima sFecie. 230

76

CANTO XV

Questo è un Canto in cui il Cesarotti apporta numerevoli

cambiamenti, a tal punto che si potrebbe anche sostenere che

è un Canto di pur a invenzione. Corne già accennato, il Canto

xv incomincia con la fine deI Libro XVI della V.Pr. l versi

1-15 amalgaman0 due passi della V.Pr. Nella V.Pt. non si

menziona affatto il Sonno e quinoi è Nettuno che vede Giove

dormire accanto a Giunone e decide di andare ad incitare i

Greci a combattere contro i Troiani. l passi sostituiti sono

i seguenti:

Cosi quieto dormiva il padre sulla sornrnitâ dGl Gargaro, domato dal Sonno e dall'amore, e teneva tra le braccia la moglie .... Qualunque uorno ch'è saldo in battaglia e tiene alla spalla piccialo scudo 10 dia al più debole, ed egli si copro} colla scudo più grande. 231

l versi 15-27 sostituiscano il passo seguente della

V. Pr.:

Cosi disse: ed essi gli prestarano di buon grado orecchio, e l'ubbidirono. Gli stessi Re quantunque feriti, Tidide, Ulisse, e l'Atride Agamennane mettevano in ordinanza costoro; e andando da qucsta a quelle scambiavana le rnarziali a~me, e le farti il forte vestiva, e davana le trIste al trista. Ora poich'ebbero vestito il corpo dl splendido rame si posero in cammina. Innanzl a lare anJava la scati-terra Nettuno tenendo nella grossa mana una spada lunga, terribile, sirnile a folgare; cantro di cui non lice rneschiarsi nella grave puqna, che il tirnore comprende g11 uomini. 232

Nella nota (a3) 11 cesarotti dichiara: L'espressioni ambigue d'Ornera e il carattere di coteste epifanie degli Dei m'indussera a conciliar

77

le opinioni col fingere che Nettuno avesse lasciato trasparir la sua forma come per un lampo, tornando immediatamente a cela:rsi. 233

Dopo il verso 43 mancôno due passi. Il Cesarotti omise

i passi in cui Ettore fu colpito da Ajace. l passi omessi

sono i seguenti:

Contro d'Ajace tira il primo con l'asta l'illustre Ettore, poichè era vol to direttamente contro di lui; nè già sfalli, (ma colpillo) laddove due striscie di cuojo erano tese intorno al petto, l'una dello scudo, l'al tra poi de] la spada dai chiodi d' argento, e queste gli difesero la tenera carne ....

... e seduto sulle ginocchia vomite nero sangue; ma di nuovo cadde all' indietro in sul terreno, e negra notte gli ricoperse gli occhi: che il colpo tuttavia gli domava l'anima. 234

Nella nota (X3) il Cesarotti dice che egli trasportô questi

due passi alla fine deI Canto ~v e che fece colpire Ettore da

Nettuno e non da Ajace:

V. Pr. :

Chi avrebbe aspettato che quel sublimato Eroe che facea testa a Nettuna, andrebbe colle gambe aIl' aria di primo lancio? 10 credei che questo gran colpo decisivo dovesse almeno riserbarsi al fine deI libro, cosi richiedendo il maggior effetto e la buona economia deI Foema, e perciô mi presi l'arbitrio di trasportarlo colâ. Ebbi anche l'avvertenza di saI var quanta fu possibile il è.ecoro di Ettore, facendo che il colpo che 10 atterre fosse piuttosto di Nettuno, che d'Ajace, molto più che se Ajace potea far tanto da se solo, il soccorso di quel Dio non parea gran fatto necessario. 235

l versi 57-62 sostituiscono il passo seguente della

COS! disse: ed il suo vanto fu di cordoglio agli Argivi; e specialmente il bellicoso Ajace di Telamone ne fu commosso nell'anima; imperocchè a lui cadde assai dappresso .... Certo egli non mi par vile, nè di vil seme, ma 0 fratello 0 figliuolo di Antenore domator-di-cavalli: poichè sembra appartenere strettamente alla di lui schiatta. 236

Nella V.Pt., il Cesùrotti fece fare le azioni di Ajace a

78

Toante. Quindi è Toante che tira il colpo d'asta a Poli-

damante. A questo proposito il Cesarotti dice nella nota

(z3) :

Volendo riserbar Ajace all'azione più luminosa, pensai qui di risparmiarlo, cedendo la sua impresa a Toante. prevengo i lettori che questa non sarâ l'ultima volta che vedranno nella nostra versione scambiato un nome in un altro. Le raqioni di questi cangiamenti non sono senza importanza, ma sarebbe minuta cosa il divisarle partitamente: suppongo che un lettore di guso non saril gran fatto sollecito di sapere con precision se l'ucciso sia Cristoforo, 0 Zaccaria, 0 l'uccisore Pasquale 0

Bartolomeo. 237

e nella nota (a4) asserisce:

Queste particolarità non si trovano nella Versione Poetica, non perchè non fossero degnissime d'esser tradotte, ma perchè ve ne sono varie aitre di simili o d'equivalenti. In questo bulicame di fatti, e di circostanze, ch'eternamente si riproducono, cbbi sopra tutto in mira la varietà, la celcrità, e la gradaz~one dell'interesse principale. Del resto cento foglie di mena non impoveriscono la selva Omerica. 238

A met à deI verso 98, il Cesarotti fini il libro XIV della

V.Pr. Quindi a questo punta incomincia la traduzione deI

Libro xv. Bisogna pero notare che i versi 98-148 sono quelli

che il Cesarotti aveva trasportato dal verso 43, Canto XV.

cioè l'episodio in cui Ajace abbatte Ettore (come giil menzio-

nato nella nota (x3), Canto XV), fu considerato dal Cesarotti

come un indecoroso e quindi ritenne che il colpo decisivo

dovesse es sere posto alla fine del libro.

Con il verso 149 incornlncia quindi la traduzione deI

Libro XV della V.Pr. l vers! 160-195 della V.Pt. sosti-

tuiscono il passo seguente:

79

.•• ti faccia prima d'ogn'altro pagar il fio della tua malvagia-trama, e non ti batta colle sferzate •••. Di tai cose ti faro io risovvenire, acciocchè ti divezzi delle tue frodi, e conosca quaI pro t'abbiano recato le carezze e'l letto in cui giacesti, qua portandoti lungi dagli Dei affine d'ingannarmi. 239

si nota persino che Giunone si difende (versi 163-169)

mentre Giove è in procinto di rimproverarla, e poi il

Cesarotti fece si che Giove la mandi via. Giove pero non

usa parole brusche e rimproveri terribili nella V.Pt. Egli

si dimostra possente con l'uso di alcune parole autorevoli.

A questo proposito il Cesarotti afferma:

Dopo le intenzioni di Giove espresse nel principio deI Canto 13 della presente edizione, e dopo il disegno prestato a Giunone nel Canto 14, la Dea non poteva piü meritare il brusco rimprovero e le minaccie terribili deI Tonante Giove; percio nella nostra riforma non le fa che un cenno accorto come per saggiare il di lei animo, mostrando pero tosto d'aver in lei una piena e ingenua fiducia. Bensi ho creduto di dover porre in bocca deI Re dell'universo alcune parole autorevoli tendenti a mostrare che nel mondo non puo accader nulla senza la conoscenza, la volontà, 0 la permissione deI Dio supremo. Per le ragioni accennate Giunone si difende con qualche minor ansietà. 240

Dopo il verso 195 mancano due passi. 1 passi omessi sono

i seguenti:

Cosi favellô, e rabbrividossi la venerabile Giunone dal bovino· sguardo, e fuor mettendo la voce dissegli alate parole; Siami testimonio la Terra, e l'ampio cielo disopra, e la disotto scorrente acqua di stige (ch'è il massimo e tremendissimo giuramento pegli Dei beati), e'l tuo sacra capo, e il verginale mio letto comune ad entrambi, ch'io non oserei di sper­giurare: ... sendo che promisi a lui sin da principio confermandolo col cenno deI mio capo, in quel di che la Dea Tetide toccô le mie ginocchia supplicandomi perchè ünorassi Achille guasta-cittadi. 241

Il Cesarotti pero non giustificè queste omissioni.

80

Il discorso di Giunone quando giunge sull'Olimpo (versi

201-220) è uguale alla V.Pr. Si nota pero che nella V.Pt. è

Minerva che porge la coppa a Giunone e che le parla, mentre

nella V.Pr. è Temide che esegue queste funzioni. Il Cesarotti

a questo proposito dichiara:

Malgrado la moralità di Madama Dacier ho creduto che per presentar la coppa a Giunone fosse più opportuna Minerva, Dea amica e collegata, di quelle che Temide, che doveva esser sorpresa di trovarsi fatta Presidente delle mense. 242

Subito dopo, i versi 220-226 sostituiscono il passo seguente

della V.Pr.:

Cosi aven do parlato s'assise la venerabile Giunone. S'arrestarono gli Dei per la casa di Giove: ..• Ed ora appunto cred'io che Marte abbia a risentirne il danno: conciossiachè peri a lui Ascalafo il più caro degli uomini, Ascalafo, quello che il poderoso Marte protesta esser suo. 243

l versi 236-252 sostituiscono il seguente passa:

Allora ben altra collera e più furibonda prepara­vasi dalla parte di Giove contro gl'Immortali, se Minerva intimoritasi per tutti gli Dei non fosse uscita dal vestibolo, ed avesse lasciato il 5eggio dove sedea .•.. Ch'è malagevole impresa il salvar da morte la schiatta e'l parte di tutti g1i uomini. 244

Nella V.Pr. Minerva si lancia a calmare il 010 Marte, mcntrû

nella V.Pt. è Giunone che balza al lato di Marte. A qucsto

proposito il Cesarotti asserisce:

Ho creduto che la parte di placar Marte stesse megljo a Giunone madre, che a Minerva nemica: tanto più che Giunone dovea temer con ragiûne che Giove attribuisse i furori di Marte alla prcvari­cazione di sua moglie nell'ufizio di mediatrice. 245

l versi 254-262 furono aggiunti dai Cesarotti perché

egli riteneva che Marte non avrebbe dovuto rassegnarsi cosl

81

presto dopo le ammonizioni di Giunone. Nella nota Ct) egli

sostiene:

Niuno si sarebbe aspettat una rassegnazione cos! tranquilla dopo una scappata cosi strepitosa, specialmente in quel Dio ch'è furibondo e brutale per eccellenza. Spero che nella Versione Poetica questa scena si trovi rappresentata in un modo più conêacente al carattere di Marte, e alla di lui situazione. 246

l versi 321-331 sostituiscono il seguente verso della

V. Pr.: "Non vorrai tu almeno in parte cangiarla? Mutabili sono

le menti de' buoni. Tu sai bene Ché i primo-geniti hanno

sempre a loro posta le Erinni."247 Nella nota (c2) il Cesa-

rotti afferma: "Nella Versione Poetica Iride aveva aggiunta

una riflessione prudenziale ed umana. Ora il carattere di

Giove somministra alla messaggiera una risposta di più aIle

pretese di Nettuno, ch'è decisiva e senza replica."248

l versi 397-412 sostituiscono il passo seguente:

Cosi detto inspirb grand'animo al pastor de' popolij siccome quando qualche destriero riposato e pasciuto d'orzo nella stalla spezzata la cavezza corre pel campo battendo i piedi, usato a lavarsi nel bel­corrente fiume, insuperbendo, ritta tien egli la testa, e i crini gli si scuotono intorno agli omeri, ed egli è baldanzoso in sua bellezza, e facilmente le ginocchia sel portano ai luoghi usati, ed al pascolo de'cavalli: cost Ettore velocemente moveva i piedi e le ginocchia eccitando i cavalieri dappoi­chè udi la voce deI Dio. 249

Il Cesarotti in questi versi omise una comparazione, e a que-

sto proposito egli sostiene che: "Nella Versione Poetica si è

rettificata la comparazione per modo ch'ella pub quadrar

benissimo ad Ettore, nè piü sembra una ripetizione mal

collocata."250

l versi 497-508 sostituiscono il passo seguente della

V.Pr., perché il Cesarotti credette che fossero dettagli

inutili:

82

Allora scompigliata l'ordinanza un uomo uccideva l'altro .•.. paride percosse di dietro nella spalla Dejoco che fuggiva tra i primi combattenti, e'l ferro trapassoll0 affatto. 251

A questo proposito il Cesarotti afferma: "Qui ed in altri

luoghi si sono troncati questi dettagli, i quali non fanno che

render la narrazione tedios? ~enza farla nè più interessante

nè piü poetica."252

Il discorso di Nestore è abbreviato nei versi 550 a 579,

e quindi sostituiscono il passo seguente:

Giove padre, se mai qualcuno in Argo frumentosa abbruciando grasse coscie di bue 0 di pecora ti prego per 10 suo ritorno, e tu acconsentendovi gliel promettesti, di cio rammentati, 0 Olimpico, e tien'lontano il crudo giorno, nè lasciar che gli Achei sien cost domi dai Trojani. 253

Il Cesarotti a questo proposito sostiene che:

.•• la preghiera di Nestore non parmi che contenga nulla che potesse meritargli l'applauso d'un tuono di Giove. 10 volli arrischiare di porgliene in bocca un'altra d'un genere più insinuante, e più adattato alla persona e aIle circostanze. 254

All'inizio deI verso 579 manca un piccolo passo in cui

Giove risponde con un tuono. Il passo è il seguente:

Cost disse pregando, e Giove consigliere forte tuono esaudendo le preci deI vecchio Nelcldc. Ma i Trojani come udirono il segno di Giove E~ioco, andaron più addosso agii Argivi, e ricordaronsi della pugna. 255

Il Cesarotti a questo proposito dichiara:

cià vuol dire che il tuono di Ciave era equivoco e maliziaso quanto un Oracolo, e che il padre degli

83

uomini volea piuttosto burlarsi di loro che illumi­narli •.•• 10 ho voluto almeno far intendere piü nettamente l'intenzione di Giove, che senza un comento non era facile a rilevarsi. 256

Dopo il verso 597 della V.Pt., manca il passo seguente:

Ma Patroclo fino a tanto che gli Achei ed i Trojani d'ambe le parti pugnavano per 10 mura fuor delle veloci navi, egli per tutto quello spazio si stette seduto nella tenda di Euripilo amator-del-valore, e 10 sollazzava co' suoi discorsi, e sulla grave di lui ferita spargeva farmachi, conforto de'negri dolori .... Avendo egli cosi parlato i piedi 10 si porta­rono. 257

Nella nota (u2) il Cesarotti afferma: "Ho ... creduto meglio

omettere un tratto che non sembra posto in questo luogo se

'lon se per rammemorare la disavvedutezza d'Ornero a chi

forse se n'era scordato."258

Entro il verso 632 manca il verso seguente:

Trojani, e Licj, e Dardani combattenti dappresso, in tale stato di strettezza non vi ritirate dalla pugna, ma salvate il figUo di Clizio, acciocchè gli Achei non gli rubino le armi essendo egl i caduto nel combattimento delle navi. 259

Questo è un passo in cui Ettore parla ai Trojani.

l versi 644-651 riassumono quelle che appare in tre passi

nella V.Pr. l brani sostituiti sono i seguenti:

Cosl favello, ed egli 10 intese; e correndo gli si fermè dappresso tenendo nelle mani l'arco ricurvo, ed il turcasso ricetta-dardi, e tosto vibrava gli strali contro i Trojani, e colpi Clito l'ammirevole figlio di Pesenore, e campagno dell' illustre polida­mante Pantoide .... Pose sul forte capo il ben lavora­to elma guernito-di-crini-di-cavallo; ondeggiavane di sopra orribilmente il cimiero: prese la robusta lancia affilata di acuto ferro, e avviatosi assai presto correndo fu pressa ad Ajace. 260

Nella nota (dJ) il Cesarotti spiega la ragione per la sua

sostituziane:

Questo prolungamento è freddo ed inutile. La parlata di Ettore sopra il prodigio di Giove staccata dal suo appicco per questa interruzione perde molto della sua forza. l lettori potranno sentirlo nella Versione Poetica. 261

84

Per le ragioni menzionate quivi il Cesarotti sostitul subito

dopo il discorso di Ettore con i versi 651-679.

1 versi 697-720 riassumono tutta la battaglia che ha

luogo nella V.Pr. Il Cesarotti troncè ben 100 versi. l passi

sostituiti sono i seguenti:

Cosi detto incoraggiè la possa e l'animo di ciascuno. Allora Ettore uccise Schedio figlio di Perimedeo, Duce de' Focesi .... su lui poscia i Trojani ed Ettore con divino grido versavano sospirosi strali: egli non s'arresto, e non si rivolse se pria non giunse alla turba de' compagnie 262

Nella nota (g3) il Cesarotti spiega: "Confesso d'dver q~i

troncato senza misericordia circa un centinajo di versi.

Non so credere d'aver bisogno di scusa."263

1 versi 721-730 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

l Trojani poi simili a leoni divoratori-di-crude­carni si precipitavano verso le navi .... Imperocchè dall'etere eragli sostenitore 10 stcsso Giove, il quale tra moIti uoruini a lui solo dava onore e gloria; tanto più ch'era egli per essere di brcve durata: conciossiachè già Pallade Minerva solleci­tava contro di esso il giorno fatale, che dovea coglierlo sotto la forza deI Pelide. 2fi4

e subito dopo il verso 730, manca il segucnte pdSSO:

Agognava egli di spezzar le file degli uomini, tentando da quella parte dove vedea moltissima truppa, ed ottirne armi .... cosi i Danai a piè fermo sosteneano i Trojani, e non fuggivano. 2G5

Il Cesarotti pero non giustifica questi cambiamenti.

85

I versi 759-772 sostituiscono il passo seguente:

Ettore solo uccise Perifete da Micene, caro figlio di Copreo, il quale andava ambasciatore deI Re Euristeo alla forza di Ercole .••• Ettore prestamente avverti, e correndo gli si fece presso, e ficco l'asta nel petto, e lui vicino ai cari compagni uccise: quelli poi quantunque dogliosi deI compagno non potevano ajutarloi imperocchè essi temevano assai il divino Ettore. 266

A questo proposito il Cesarotti afferma nella nota (g3):

In conseguenza di .•. troppo giuste riflessioni mi trovai spesso in dovere di far al Testo più d'un cangiamento assai rilevante, ad oggetto di scansar le contradizioni, di accelerar l'azione, e di accalorir l' interesse. Lungo sarebbe 10 specif icarli ad uno ad uno. Mi basterâ di accennar qui che in luogo dell'uccisione poco onorifica dell'oscuro Perifete feci ad Ettore il regalo d'un colpo più segnalato e glorioso si per il modo che per la persona sopra cui cadde. 267

Indi i versi 772-809 sostituiscono il passo seguente della

V. Pr. :

si ritirarono essi dentro le navi, e si fecero un riparo delle navi che prima si erano tirate in secco, e i Trojani vi si gittarono dentro .•• lo vi scongiuro per questi che qui non sono di resistere fortemente, e di non voltarvi in fuga. 268

I versi 809-824 sono versi in cui Ajace risponde a

Nestore, e dovrebbero apparire alla fine deI Canto. A questo

proposito il Cesarotti afferma nella nota (z3):

Questa parlata d'Ajace nella Versione Poetica Sl e trasferita di sopra dopo l'altra di Nestore colla quale fa un contrapposto di stile proporzionato ai caratteri .... Ettore ch'è sul punto d'abbruciar le navj Greche è il momento più luminoso di questa

azione, e desta la massima aspettazione 0 jl più vivo interesse. Ld buona economia teatrale rsigeva che si chiudesse la scena con questo quadro. P~r la stess ragione ho creduto che giovasse all'effetto di rialzar la figura di Ettore con una immagine adattata all'idee, e all'impressione degli spet\a-

86

tori in tal circostanza. 269

l versi 824-841 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

Cosi detto eccitô la forza e l'animo di ciascuno; e Minerva scacciô dai lare occhi la divina nube cali­ginosa, e lare si fe'luce assai da ambe le parti, sia dalle navi, sia dalla battaglia eguale a tutti. Scorsero allora il prode in guerra Ettore, ed i compagni, tanto tutti quelli che di dietro stavan da lungi, nè combattevano, quanto tutti quelli che pugna pugnavano presso aIle celeri navi. 270

Il Cesarotti spiega la sostituzione affermando: "Chi sapeva

che i Greci fossero involti in questa caligine? Il vantaggio

poi di quello schiarimento l'avrà saputo Minerva. Quanto a

me questo mi sembra un incidente ozioso, ed alquanto

insipido."271

Entro il verso 877 manca il seguente passo:

Avresti detto che nella battaglia indcfcssi e indomiti si scontrassero tra di loro, cos1 vecmen­temente pugnavano. Questa era poi la mente di lorD che combatteano: gli Achivi non crcdeano di scampare dalla sterminio, ma di dovervi perire; ai Trojani poi l'animo si lusingava nei petti di ciascuno di abbruciar le navi, e di uccidere gli Eroi Achivi. 272

Il Cesarotti non supplisce nessuna spieqazione per que-

st'omissione.

Da 890-892 il discorso di Ettore è differente e quindi

sostituisce il seguente della V.Pr.:

Portate il fuoco, e voi stessi insieme accolti eccitate la pugna .... Ma se allora il Largo-suonante confuse le nostre menti, ora egli stesso c'instiga, e inanima. 273

Nel verso 892 poi manca un passo che il Cesarotti avcva qià collocato nei versi 809-824.

87

l versi 892 alla fine sostituiscono un passo breve della

V.Pr. Il passo è il seguente:

Disse, ed infuriando inseguiva coll'asta acuta. Qualunque poi de' Trojani secondando il voler di Ettore accostasse aIle concave navi ardente foco, questo egli aspettandolo colpiva coll'acuta asta: e dodeci appunto feri di costoro appiè delle navi. 274

Il Cesarotti non menziona affatto questa sostituzione.

88

CANTO XVI

Il Cesarotti continua in questo Canto ad operare massicci

cambiamenti. si potrebbe sostenere che a questo punto, annia-

to dal tradurre l'Iliade di Omero, inventa personaggi e interi

episodi. Questo già era evidente dal pr imo verso. Non si puo

che giungere alla conclusione che il Cesarotti sia proprio qui

giunto al punto di rottura: i cambiamenti, le sostituzioni e

i rinvii intrapresi già sin dall'inizio si sono assommati e

sono diventati oramai insostenibili. ~ chiaro che ha intra-

preso le due versioni con l' intenz ione dichiarata di prendersi

delle libertà nella V.Pt., ma certo non aveva mal anticipato

di accumulare une scarto tale da costringerlo a inventare di

sana pianta interi episodi. E' quindi una crisi in fieri,

particolarmente indicativa per 10 studioso odierno aIle prese

con l'estetica settecentesca e deI Cesarotli in paeticolare.

l versi 1-6 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.

l versi 49-60 sosti tuiscono i vers i seguenti de lIa V. l'r. :

Spietato, no non ti fu padee Peleo il cavaliere, nô madre Tetide; ma j l verdicc io mare ti partor i e l'eccel~e rupi, giacchê tu hai una mente crudele. Che se ne'tuoi precordj schivi un qUdlche vilticinio; e se la venerabil madre qualche caSd ti annunzie dalla parte di Giove, me almcne manda tosto, e insierne concedi a me il restante papola de' Mirmidoni, se a caso io potessi essere un qualchc lùme (salutare) pei Danai. 215

Nella nota (k) il Cesarotti giustifica questa sostituzione

89

affermando: "La nostra Versione Poetica presenta questo luogo

in un aspetto più cOl1veniente, e forma un rimprovero delicato

che serve a punger Achille senza offendere la di lui

vani tà. "276

Dopo il verso 71 il Cesarotti troncè un passo. Il passa

omesso è il seguente: "Cosi disse supplicando; molto sconsi-

gliato! poichè certo egli supplicava a sè stesso la ma la morte

e la Parca. "277

l versi 147-152 (l'Invocazione aIle Muse) sarebbero

dovuti apparire all'inizio deI prossimo passo, cioè entro il

verso 170. A questo proposito il Cesarotti dfferma ne] la nota

(d2): "Perchè l' invocazione avesse il suo pregio non conveniva

abusarne impiegandola in altri luoghi mena importanti."278

Entro il verso 245 mancano i seguenti versi della V.Pr.:

••. Menestio dalla-screziata-corazza figliuolo di Sperchio, fiume venuto giù da Giove, cui partori la figliuola di Peleo la bella Polidora all'istancabile Sperchio, donna che (in fatto) ebbe a giacersi con un Dio, ma sol di nome con Boro figliuolo di periereo, il quale pubblicarnente ehbela in moglie dando infiniti doni nuziali. 279

La nota (k2) spiega quest'oreissione:

Questa ide a di magnificar Achille ne' suoi compagni non salva punto la tardità inopportuna di questa digressione. Il pericolo era pressantissirno, il foco ardeva le navi, Achille stesso avea ansiosamente affrettato Patroclo ad accorrere. Era questo il tempo di sviarsi agiatamente in cotesti dettagli genealogici? Il de La Motte senti assai bene il pregio della celerità in questo luogo. Sei soli versi pieni di precisione, d'energia, e di nobilitd dicono allo spirito assai più che una descr izione circostanziata, e non ritardano l'impazienza deI

90

lettore. 280

D'altronde questa nota spiega la ragione per la qualE" il

Cesarotti abbrevià i versi successivi.

Le parole" ... il segue Eudoro ..• " sosti tuiscono un intero

pas!:.o della V.Pr. Il passo sostituito è il :;eguente:

Condottiere dell'altra era il marziale Eudoro, cui partori polimela figliuola di Filanto, bella a vedersi nei cori. Di questa s'im~amorà l'Argicida, cogli occhi guatandola in mezzo aIle cantatrici nella danza di Diana strepi tosa. Tosto rnontando nelle stanze di sopra il benefio Mercurio con lei si giacque di furto, e le diede l'illustre figlio Eudoro veloce nel correre, e battagl.1.ero. Ma poichè Lucina assistente ai parti trasse questo alla luce, ed egli vide i raggi deI Sole, allora la robusta forza di Echelèo Attoride condusse costei a casa posciachè l'ebbe dati immensi nuziali doni. Quello poi il vecchio Filante si nutri ed alleve amandolo teneramente corne fosse stato suo figlio. 281

I versi 262-272 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pr.

Poi i versi 313 a 321 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

Cosi disse pregando; e udillo il consigliero Giove; ed una cos a accordogli il padre, e l'altra gli rieuse: accordogli di spinger dalle navi la guerra e il pericolo, ma gli ricusà di ritornar salvo dalla battaglia. Achille corne ebbe libato e pregato Giove padre, di nuovo entrà nella tenda, e ripose il bicchier nella cassa. Uscito poi stette dinanzi alla tenda, bramoso nell'animo di mirare la grave pugna de'Trojani e degli Achei. 282

Il Cesarotti pero non giustifico questa sostituzione.

l versi 348-375 sostituiscono il seguente passo àella

V. Pr. :

Cosi detto incoraggiô la forza e l'animo di ciasche­duno; e caddero serrati addosso ai Trojani: le navi

91

intorno rirnbornbavano orribilmente all'alle grida degli Achei .•.. I Trojani allora con immenso scom­piglio si misero in fuga. 283

Nella V.Pt., la paura dei Troiani è descritta più sensibil-

mente con l'apparizione di Achille. A questo proposito il

Cesarotti dichiard:

Nella Versione Poetica si è cercato di render più sensibile l'improvviso e prodigioso spavento dei TroJani originato dalla supposta apparizione d'Achille. Ciè serve a magnificar quell'Eroe, ed a scusare i Trojani. Ma perchè la scusa potesse aver luogo, la descrizione doveva essere rapidissima come una tempcsta di folgori. Per questa ragione più sotto si sono soppressi alcuni minuti dettagli senza compianger punto quella bella varietà di colpi sulla qual~ Mad. Dacier e consorti non perdono mai l'occasione d'andar in estasi. 284

Quindi, credendo che i dettagli dell' uccisione dei soldati non

fossero necessari, il Cesarotti ridusse cinque ampi passi in

quattro versi (versi 390-394). !. F,ssi sostituiti sono i

seguenti:

Allora un uorno uccise l'altro, sendosi diffusa la rnischia de'Capitani •••• Cosi quei due ctomi da nue fratelli andarono all'Erebo, valorosi compagni di sarpedone, illustri arcieri di Arnisodaro, di quelle che nudri l'indomita Chimera peste di molti uomini. Ajace poi d'Oileo scagliatosi sopra Cleohulo la prese vivo, ... violpnto fato. Peneleo p0i e Licone s'affrontarono, ... e gli sciolsero le membra. Merione avendo raggiunto coi rapidi piedi Acamante mentre saliva sui cavalli, ... negra nube di morte 10 ricoperse. Questi Duci de'Danai uccisero ciascheduno un uorno: .•. e si scorda.~ono dell' impetuosa fortezza. 285

l versi 394-419 riassurnono tre passi della V.Pr. l passi

sostituiti sono i seguenti:

Ma Ajace il grande agognava sernpre di lanciare

92

contro di Ettore dall'elmo-di-rame: ... pur egli stava saldo, e salvava i cari compagni. siccome quando una nube dall'Olimpo poggia al cielo per l'etere sereno, allorchè Giove stende una procella, ... E molti cavalli veloci carro-traenti abbandona­rono nella fossa i carr L dei Re spezz3t nella sommltà deI timone. Patroclo gl'in~eguiva poi precipitosamente incitando fortemente i Danai, e macchinando mali ai Trojani: •.. 11 cuore 10 istigava contro di Ettore, poichè bramava colpirloi ma i veloci cavalli ne 10 trasportarono altrove. 286

Nella nota Ce3) il Cesarotti spiega:

In tutto questo libro ho tenuta, rispetto ad Ettore, un'encomia affatto diversa da quella d'Ornero, e mi lusingo d'aver conservato un po' meglio il decoro di quel Capitano sen~a che la gloria de'suoi prediletti Eroi Greci ne senta verun discapito. 287

l versi 440-469 sostitulscono il seguente passo della

V. Pr. :

poichè dunque Patroclo taglio a pezzi le prime falangi, di nuovo le spinse indietro verso le navi, nè permise lare di poggiare alla città tu~tochè ne fossero bramosi; ma fra mezzo aIle navi e'l fiume e l'alto muro uccideva dando la caccia; ed a moIti facea pagare il fio ...• lndi Erimanto, e Anfotero, ed Epalte, e Tlepolemo figlio di Damastore, e EChio, e Pire, e lfeo, ed Evippo, e palimelo di Argeo, tutti L'un su l'altro caccio alla terra pascitrice­di-moIti. 288

L'unico tratto uguale a quelle della V.Pr., è quelle in cui il

Cesarotti spiego come muore Testore.

l versi 470-488 sostituiscono il passo seguente:

Ma Sarpedone quando vide i compagni che - non -porta no - mitra - sopra - l~ - tuniche domi sotto le mani di Patroclo rigliuolo di Menezio, grido ai Licj pari-ai-Dei pungendoli dolcemente. Vergogna, 0 Licj, dove fuggite? ora siate v01oci, imperocch'io andero incontro a quell' uomo per sapere chi è costui che slgnoreggia in bnttaglia, e che moIti mali ha già fatti ai Trojani r poichè a moIti valorosi ha

93

sciolte le ginocchia. 289

e i versi 488-489 riassumono in sette parole il seguente passo

della V.Pr.:

Disse, e dal cocchio balzo a terra colle armi. Patroclo poi dall'altra parte come il vide, saltô giù dalla sedia: questi per~anto siccome due avvoltoi dagli-adunchi-artigli e dai-ricurvi-rostri combattono sopra un alto masso forte gridando, cosi quei gridando s'avventavano l'un contro l'aitro. 290

Manca quindi la comparazione di due avvoltoi che combattono.

Per cutto cio, il Cesarotti non si senti in obbligo di fornire

alcuna spiegazione.

l versi 489-512 sostituiscono il passo seguente della

V.Pr.: "Videgli, e mossesi a pietà il figliuol di Saturno

di-ricurva-mer.te, ed a Giunone sorella e moglie cosi parlô:

ahimè! ... ovvero domarlo sotto le mani deI figlio di Mene-

zio."291 Nella V.Pt. Giove non parla a Giunone; invece

tutto il brano fu trasformato dal Cesarotti in un soliloquio.

A questo proposito il Cesarotti asscrisce:

l"ella prima versione poetica io avea già trasformato tutto il luogo in un soiiioquio di Giove deliberante sopra la morte deI f ig1 io ... Avendo io pero in questa riforma conferito al Fato il carattere di vera e suprema divinità, Giùve non potea salvare suo figlio destinato alla morte se non impetrandolo colle preghiere da chi era il solo arbitro della di lui vitae percio il 10 pcsso, si è cangiato in si forse. 292

Dopo il verso 512, il Cesarotti omise i scguenti

passi, nei quali Giunone risponde a Giove:

A lui rispose la venerabile Giunone dai-bovino­sguardo •... ivi farannogli le esequie i fratelli

94

e i cornpagni con sepolcro 0 con colonna, che questc è l'onore def morti. Cosl disse, nè diseonsenti il padre degli uomini e degli Dei,e sanguinose goccie versè in terra onorando il caro figlio, che doveva essergli ucciso da Patroclo in Troja di-molte-zolle lungi dalla patria. 293

Nella nota (13), il Cesarotti giustifica quest'omissione:

10 dal mio canto ho spinto la temerità assai più oltrei ho reso tutto questo luogo irreconoscibile. Ho vietato alla dottoressa Giunone di dar suggerj­menti al padre Giove, ho tr~sportato qua un senti­mento deI Poeta tratto da un altro Canto, ove mal ccllocato mi sembrava r ~dere della suabellezza: ... C~.n ciè pretesi di co._ jervar il C1ecoro della divinità, di spargere sopra l'azione e i caratteri un interesse magg iore, di render mena odiosa la morte di due Eroi virtuosi, che cadevaa cariee di Giove, d'introdur nel Poema una vera e sistematica morali tà. 294

l versi 513-553 resumono un ampio passo della V.Pr.

l versi sostituiti sono i seguenti:

Or essi eransi accostati anda~do l'un contro l'altro: Patroclo feri nel fondo deI ventre l' illustre Trasimede, valoroso scudier di Sarpedone, e ne disciolse le membré) ..... Ambedue si raddri~­zarono, e stettero tesi colle briglie. l due (guerrieri) di nuovo s'affrontarono istigati dalla Contesa divoratrice-degli-animi .... Siccome quôndo leone saltando in mezzo all'armento uccide un toro ardente, magnanimo tra i curvipedi bovi, ed egli mugghiando muore tra le mascelle deI leonei cosl il Duce dei bellicoai Licj ucciso da Patroclo crucclavasi, ... 295

l versi 554-568 (versi nei quali Sarpedon~ si rivolge

a Glauco), sostituiscono il seguente passo: " ... e chiamava

per nome il caro compagno: 0 caro Glauco, bactagliero distinto

tra gli uomini, ora è d'uopo assai che tu sia lanciatore, e

ardimentoso battaglieroi ora sii tu bramoso della malvagia

95

guerra, se s~i valente ..•• Or via tieni forte, ed anima tutto

il popolo. "296

Nella nota (03), il Cesarotti sostiene:

10 contuttociô nella roia Versione Poetica ho fatto uso dell' immaginazione deI Pope,_ che rende Patroclo piü interessante, e s'adatta egregiamente a quelle idee d'umanità e di morale ch'io volli prestar ad Omero. Aggiungasi che cib viene a render ragione perchè Patroclo tardasse tanto ad andar sopra Sarpedone affine di spogliarlo dell'arme, e desse tempo a Glauco di racc0gliere i suoi compagni per difenderne il corpo; t drdanza che coll' idèe d' Ornero non pub a verun patte scusarsi. 297

Quindi la nota spiûga anche il perché dopo il verso 568 il

Cesarotti omise il seguente passo: "Mentr'egli cos1 diceva,

il fine della morte gli ricoperse gli occhi e le narici ....

l Mirmidoni poi ci tennero colà i cava Il i sbuffant i, e bramosi

di fuggire, POiC'1è avec1no abbandonati i carri del Re. "298

l versi 580-583 riassumono il seguente passo: "Grave

dolore fu a Glauco l'udir tai voei, e' 1 cuore gli si

commosse ..•• Ma tu, 0 sire, sanami questa forte ferita:

addormentami i dolori, dammi forza, accioechè animando i

compagni Licj gli ecciti a pugnare, ed io stesso combatta

pel morto cadavere. "299 Poi nel verso 583 mancano i seguenti versi della V. Pr. :

Glauco 10 riconobbe nella sua mente, ed allegrossi che il gran Dio avesse tosto dato orecchio a'suoi preghi. •.. Ora assistete, amici, e armatev i di sdegno nell'animo, onde i Mirmidoni non vi tolgano le armi, o facciano oltraggio al morto, sdcgnati per i Danaj che perirono, i quali uccidemmo colle aste presso aIle veloci navi. 300

A questo propouito il Cesarotti dichiara:

1

96

Nella versione Poetica sj è procacciato ad Ettore un ritorno piü nobile. Egli non ha bisogno degli stimoli, e molto mena dei rimproveri di Glauco. similmente ci parve ben piü ragionevole che Glauco non si partisse dal corpo, e mandasse alcuno de' suoi a cercar di Ettore. 301

Subito dopo, il Cesarotti omise quattro ampi passi. l

passi omessi sono i seguenti:

Cosi disse; .•. Solleciti andavano dritto contro ai Danai: Ettore rattristato per Sarpedone andava innanzi di loro./ Ma l'irsuto cuore di Patroclo figliuolo di Menezio eccitava gli Achei •..• oh se prendendolo potessimo svillaneggiarlo, e togliergli le armi dalle spalle, e qualcuno dei compagni che 10 difendono domare col crudo ferro!/

Cosi disse: essi poi eran da per loro bramosi di recar ajuto .•.. Giove allora stese perniciosa notte sulla poderosa mischia, acciocchè riuscisse micidiale il travaglio della battaglia pel diletto figlio./ primi i Trojani respinser? gli occhi­volubili Ar-hei ••.. Quanto è il gitto di un dardo ben tirato che un uomo sforzandosi tragga 0 in disfida, ovvero in guerra pei nemici struggitori­di-vite; tanto diero indietro i Trojani, e gli respinsero g1i Achei. 302

l versi 583-588 sostituiscono il seguente passo:

Primo pero si rivolse Glauco, conduttore de'Licj scudieri, ed uccise il magnanimo Baticléo diletto figlio di Calcone, •.• Fitto duolo prese gli Achei come cadde il gagliardo uomo, e i Trojani poi molto si rallegrarono, ed affollati si stettero intorno ad esso. 303

Per tutti questi mutamenti, il Cesarotti non forni una nota

che ne spi~Jhi la ragione.

l versi 588-631 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.

perché, come già menzionato nella nota (r3) ," ... si è procac-

ciato ad Ettore un ritorno piü nebile .•. ".

l versi 631-666 parlano della sceperta della morte di

97

Sarpedone. Nella V. Pr. pero si era già parlato della morte di

costui in situazioni diverse e quindi questi versi sono delle

aggiunte deI Cesarotti.

l versi 666-672 contengono l'uccisione di Epigeo.

Questo tratto pero era già stato menzionato a pagina 152

della V.Pr.

l versi 672-687 sostituiscono i seguenti passi della

V. Pr.:

Nè già gli Achci si dimenticarono della fortezza, ma la forza gli portava a dirittura contro di loro . •.• tosto quantunque tu sia forte e baldanzoso per le mani, a me darai vittoria, e l'anima a Plutone da'-bei-polledri. Cosi disse; ma 10 riprese il forte figlio di Menezio' Merione, perchè tu ancorchè prode tai cose favelli? •. Cosi detto egli ando innanzi, e insieme s~guialo l'uomo dei-simile. 304

Il Cesarotti pero non si ritenne in obbligo di giustificare

questi ampi cambiamenti.

l versi 688-702 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt., quindi furono omessi i seguenti passi della V.Pr.:

Ora siccome nella valle deI monte sollevasi il rumore di uomini tagliatori di legna, e si propaga da lungij .•• Mentre egli cosi pensava s'avviso esser meglio che il buon servo deI Pelide Achille rispin­gesse indietro ver la ci ttà i Troj ani, ed Ettore armato di ferro, e togliesse l'anima a moIti. E parimente infuse in Ettore un'alma spossataj ... Imperocchè moIti eran caduti sovra di esso, quando il saturnio distese la forte mischia. l Greci tolsero dalle spalle di Sarpedone le armi ferree, risplendentij ... ivi farannogli le esequie i fratelli e i cornpagni con sepolcro e colonna, poichè questo è il premio de'morti. 305

Nella nota (y3) il Cesarott.i spiega il perché fece nurnerevoli

98

cambiamenti in quest'ultimo passo.

l veTsi 717-790 fur one aggiunti dal Ccsar~tti nella

v. Pt. Quindi omise il seguente passo della V. Pr.: "Patroclo

poscia animando i cavalli ed Automedonte inseguiva i Trojani

e Licj, ed ebbe a riceverne g~ave danno. Forsennato! ... gli

altri poi ciascuno ricordaronsi della fuga. "306 Il Cesarotti

pero non offrl una spiegazione per questi cambiamenti.

l versi 806-820 sostituiscono i passi seguenti della

v. Pr. :

Ettore frattanto tenea i cavalli d'una-sol-unghia nella porta Scea; ... Ma su via, spingi i cavalli dall'-unghia forte contro Patroclo, (per tentar) se per sorte tu lui uccida, e se Apollo, t'accordi gloria. Cosl detto, il Dio subito se ne andô al travaglio degli uomini •... Trascurava Ettore gli al+-ri Danai, nè gli uccideva, ma dirizzava incontro a Patroclo i cavalli dalla-forte-unghia. 307

Non v'è una nota che spieghi questa sostituzione.

l versi 825-870 (episodi nei quali Ettore e Patroclo

corr.battono), sostituiscono sei ampi passi. l passi sostituiti

sono i seguenti:

A costui mordendolo disse il cavaliere Patroclo: ... Certo anco fra i Trojani vi sono dei palombari. Cosl detto andô contro l'Eroe Cebrione avendo l'impeto d'un leone, il quale mettendo a guasto le stalle fu ferito nel petto, e la sua fortezza 10 fe'perire .... cosi per Cebrione i due sperti battaglier1 Patroclo Meneziade e l'illustre Ettore bramavano di tagliarsi l'un l'altro la pelle col crudo acciaro. Ettore poichè l' ebbe preso alla testa non 10 lasciava, ... egli poi grande in grande spazio giacea in un vortice di polvere dimentico deI maneggio de'cava:li. Finchè il Sole girava in mezzo al cielo, .•. e levarono le armi dalle di lui spalle. Patroclo poi meditando mali s'avventô contro i

--------------------------------------------------------------------------

99

Trojani: ... ma Giove allora concesse ad Ettore di portarlo in sul suo capo, perchè g1i stava presso la morte. Tutta spezzoglisi (a Patroclo) nella mana l'asta di-Iunga-ombra, ... Patroclo domo dalla piaga e dall'asta del Dio indietro si ritjrava tra la folla de' compagni fuggendo il tat..0. Ma come Ettore vide il magnanimo Patroclo ritrarsi indictro ferito dall'acuto ferro, ... che ne avea giâ uccisi moIti, e su lui gloriandosi proferi ~latc parole. J08

Per givstificare questi notevoli cambiamenti il Cesarotti

spiega:

l mezzi da me usati a rettificar questo luogo sono div~rsi. 10 ho conservato in apparenza una maggior conformitâ col mio Testo, ma ne ho cangiato assolutamente 10 spirito .... Cosi tutto servià all'oggetto, tutto sarà grande, interessante, religioso, morale, tragico. Questo fu il piano ch'io mi sono proposto. Ma l'ho io eseguito a dovere? Il qiudicarne sarà dei canoscitori. 309

Dopo il verso 905 manca la fine nella V.Pt. Il passo

omesso è il seguente: "Tosto poi coll'asta andà incontro al

dei-siroile Automendonte cocchiere deI piè-veloce Eacide,

poichè bramava di ferirlo: ma 10 portarono via i veloci

cot'ridori, splendido dano che gli De i fecero a Peleo. "JI0

A qu.esto proposi ta il CE..sarotti dice: "Questo incidente nella

Vers. Poet. si è riserbato al Canto seguente. In questo 10

spirito dei lettori deve restar tutto ingombro delld morte di

Patroclo."311 Quindi, come potremo notare, il Cesarotti

incominciè il Canto XVII con la fine deI Canto XVI.

100

CANTO XVII

In questo Canto si riscontrano nuovamente notevoli

mutamenti. l versi 1-33 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V. Pr. l versi 10-20 pero sono gli ul timi versi del Canto XVI,

riportati in questo Canto, come già menzionato nella nota (r4)

del Libro XVI.

l versi 33-42 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.

A questo proposito egli asserisce:

Tutta l'azione di questo Canto è pieno d'imbarazzi, di contradizioni, e d'inverisimigianze •... Nella Versione Poetica ho cercato di arrecar una ragione plausibile, perchè i Trojani non mena che i Greci fossero alquanto lontani dal corpo, sicchè i soli Enforbo, e Menelao fossero a portata di combattere. Similmente ho risparmiata almeno ad Ettore la balordaggine d'immaginarsi di poter raggiungere a piedi i cavalli d'Achille. 312

Per quanto riguarda Euforbo, il Cesarotti ammise di non

avercelo presentato nel Canto precedente e quindi ci dà una

descrizione di questo eroe nei versi 50-59 della v. Pt. Nella

nota (d) egli dichiara:

Se nel Canto precedente mi feci scrupolo di ammettere nella Versione Poetica l'indegna azione d' Euforbo, in ricompensa ho creduto che qui potesse recar vaghezza il dar il ritratto d'Euforba stesso secondo i lineamenti che risultano dal fatto, rappresentandolo come un giovinastro fluttuante fra la timidezza e la vanità. M'accostai anche alla di lui azione medesima per quanto potea comportarlo la ragionevole delicatezza del gusto. Mi lusingo che questa sostituzione possa trovar qualche grazia presso i conoscitori. 313

101

l versi 116-124 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

~ale, poichè l'Atride Menelao ebbe ucciso il figliuolo di Panto, l'esperto-nell'asta Euforbo, 10 discioglieva delle sue arme .... Frattanto il marzial Menelao figliuolo d'Atreo protegsendo Pdtroclo ti uccise l'ottim8 de'Trojani Eufo,-oo Pantoide, e 10 fe' cessar dall'impetuosa fortezza. 314

Il Cesarotti non menzio~ô Apollo e come si trasformô in Menta

e aveva già presupposto che Ettore stesse per ritornare senza

l'intervento di Menta. A questo proposi to egl i spiega:" 10 non

ho voluto sconciar Apollo per far11i far ciô che Menta stesso

potea far nè più nè meno al paro di lui. Ho anche supposto che

Ettere fosse già in via per tornare. 1I 315

l versi 136-143 sostituiscono il seguente passo:

Hentre egli tai cose volgeva nei prE'cordj e nell'animo, sopravvennero intanto le schiere de' Trojani: Ettore le precedeva .... Cosi disse, ed eccite l'animo al bellicoso Ajace. Andô egli tra' primi combattenti, e insieme con lui il biondo Menelao. 316

l versi 143-166 sostituiscono il seguente passo:

Ettore intanto traeva Patroclo dopo averle spo­gliato dalle inclite arrni affine di tronc~rgli il capo dalle spalle coll'acuto ferro, e strasci­nando il cadavere darlo aIle cagne 'rrojane ... Dall'altra parte l'Atride Menelao di-Marte-amico stava accrescendo la gran doglia nel petto. 317

A questo proposito il Cesarotti dichiara:

... nella prpsente edizione si è rettificato nuovarnente questo luogo in un modo che salv3 meglio l'onor di Ettore. Il corpo di Patroclo è circondato dai Trojani; Ajace non comparisce ancora, Menelao è fuggito. Ettore crede percià

102

di poter senza conseguenza ritirarsi alquanto in disparte a vestir l'arme d'Achille, lasciando a' suoi la cura di condurre a Troja il cadavere; azione che in tal circostanza non presentava pericoli. 318

Dopo il verso 166 mancano tre passi nei quali Glauco

rimprovera Ettore. l passi omessi sono i seguenti:

Ma Glauco figliuolo d'Ippoloco, conduttore degli uomini Licj, bieco guardando Ettore, ripreselo con aspro discorso ..•. Ma tu non soffristi di star contro il magnanimo Ajace, guardandolo cogli occhi nella mischia de'nemici, nè di combattere a drittura contro di lui poichè eg1i è migliore di te./ A questo bieco guardandolo favella Ettore­dallo-svariato-elmo ...• vedrai se tutto-il-giorno sara dappoco, come vai dicendo, ovvero se mi riuscirà di distoglier dalla difesa del morto Patroclo alcuno de' Danai ancorchè assai pronto di forza./ Cos! detto alto gridando esortà i Trojani: •.. quelle di cui 10 resi spoglio avendo uccisa la forza di Patroclo. 319

La nota Cr) spiega: "Questo è il secondo rifrusto vituperoso

fatto ad Ettore da un subalterno. Pua ben credersi che nella

Versione Poetica di tutto questo dia10go non se ne trova una

sil1aba."320

l versi 166-180 furono posti qui dal Cesarotti mentre

appaiono piü tardi (le pagine 214 e 215 del Libro XVII)

nella V.Pr.

l versi 191-213 sostituiscono il seguente passo:

Come poi Giove adunator-de11e-nubi 10 vide in disparte in atto d'armarsi delle armi deI divine Pe1ide, crollando il capo favella dentro il suo animo •... Disse, ed il Saturnio fe'cenno colle nere ciglia, e l'arme si adattarono al corpo di Ettore. 321

A questo proposito il Cesarotti sostiene:

103

Giove nella Vers. Poet. attiene un po' meglio la sua promessa ad Ettore di quel che faccia nel Testo. Ettore deve esser vincitore della battaglia e cacciar i Greci sino alle navi d'Achille, nè cio in compenso della vicina morte, ma perchè cio era necessario all'adempimento deI destino. Non pero gli era permesso di ottenere il corpo di Patroclo, Eroe troppo caro agli Dei. Tutto il Canto s'aggira su questi due punti. 322

l versi 213-223 sostituiscono il passo seguente:

••• ed entro in lui l'orrendo bellicoso Marte; e le membra gli si riempirono di vigore e di gagliardia • ••• ed io serbera solo l'altra metài ed egli otterrà una gloria uguale alla mia. 323

Nella nota (b2) il Cesarotti spiega la ragione per questa

sostituzione:

si è creduto che questa parlata, che per altro ha la sua bellezza, servisse piuttosto a raffreddar l'azione che ad incalorirla. La vista di Fttore trasfigurato in Achille doveva esser più eloquente d' ogni discorso: tanto più che il principio di questo non è molto lusinghiero per gli Ausiliarj. 324

Per questa stessa ragione, quindi, dopo il verso 223 mancano

tre passi. l passi omessi sono i seguenti:

Cos! disse: quelli poi ~ dirittura scagliandosi s'avviarono levando le aste contro i Danai; ••• ma su via, chiama i fortissimi fra i Danai, se pur alcuno vorrà udirci./ Cosi disse: nè ùisubbidi il prode in guerra Menelao, e sclamo, gridando ai Danai con penetrante voce .•.. Ma qualcuno venga da se, e si sdegni nell'anima, che Patroclo abbia ad essere ludibrio delle cagne Trojane./ Cosi disse: ... degli altri poi chi nel suo spirito pua ricordare i nomi di quanti in appresso eccitarono la pugna degli AcheL 325

l versi 223-236 sostituiscono il seguente passo:

primi i Trojani affollati respinsero i Danai, e a

104

tutti precedeva Ettore ...• e ora abborriva ch'egli divenisse preda delle cagne Trojane; per 10 che eccito i cornpagni a difenderlo. 326

Dopo il verso 236 poi manca il passo seguente:

Primi i Trojani respinsero gli occhi-volubili Achei; e abbandonando essi il cadavere si sbigottirono; •.• Cosi il figliuolo deI chiaro Telamone l'illustre Ajace entrando in ~ezzo disperse le falangi de'Trojani, i quali aveano attorniato Patroclo, e sommamente bramavano di tirarlo nella lare città, e di riportarne gloria: ••• 327

Il Cesarotti pero non giustifico questi cambiamenti.

Dopo il verso 236, il Cesarotti avrebbe dovuto porre il

passo che già tradusse altrove nel Canto (versi 166-180). Il

passo della V.Pr. in questione è il seguente:

Ippotoo figliuolo illustre di Leto Pelasgo tiravalo appunto per un piede nelld forte mischia, avendolo pressa il tallone legato COll una C"oreggia intorno ai tendini per far piaC"erc ad Ettore ed ai Trojani • ••• nè rese ai cari genitori il premio della educazione, e di breve dura ta fu per lui la vita, sendo egli domo rt~ll'asta deI magnanimo Ajace. 328

l versi 265-274 sostituiscono il se9~ente passo:

Certarnente allora i Trojani domi dalla lcro debolezza sarebbero ritornati in Ilio (caccia~i) dagli Achei amici di Marte; ... Giove ama di dar la vittoria a noi piuttosto che ai Danai; ma voi tremate sconciamente, nè v'arrischiate a combattere. 329

A questo proposi~o la nota (k2) spiega:

10 mi sono studiato di rapprecantarlo tale quaI egli doveva essere seconda la parola di Giove, le asserzioni d'Omero, e l'oggetto final dell'impresa. Nel tempo stesso conservai ad Ajace tutto il suo onor personale. Arnbedue gli Er.oi sono vincitori in parti diverse, arnbedue ottengono una gloria uguale in diverso genere: Ettore sconfigge i Greci, Ajace

1

105

preserva Patroclo. 330

Dopo il verso 274 il Cesarotti omise il seguente passo:

Cosi disse: ed Enea guardando in faccia riconobbe il lungi-saettante Apollo, ed alto gridando disse ad Ettore: ••• percio andiamo a dirittura contro i Danai, nè sofferiamo almeno che questi appressino tranquillamente aIle navi l'ucciso Patroclo. 331

senza pero fornire nessuna spiegazione.

l versi 274-287 sostituiscono il seguente passo:

Cosi disse, e molto innanzi scagliandosi de'primi­combattenti s'arresto: quelli poi si rivoltarono, e stettero in faccia agli Achi vi •.• , ma comandava che stretti gli stessero intorno, e combattessero davvicino. 332

e poi al verso 287 mancano sei ampi passi. l passi omessi

sono i seguenti:

Cos! 10 smisurato Ajace ordinava, e bagnavasi la terra di purpureo sangue •••. molto piü pochi pero ne perivano, poichè sempre si ricordavano di ripararsi l'un l'altro affollati insieme ad allontanar l'acerba strage.1 Cosi questi pugnavano a guisa di fuoco, nè avresti detto che ormai fosse salve nè il Sole nè la Luna ••.• poichè cosi avea lare comandato Nestore eccitandogli a scacciar la pugna dalle negre navi. / Ma agli al tr i per-tutta­la-giornata suscitossi intorno grave mischia di contesa difficile; .•. tale in quel giorno Giove stese sopra Patroclo orrend0 travaglio di uomini e di cavalli. 1 Nè per anco il divino Achille avea sentore di Patroclo morto: ... Non pero la madre gli predisse la sciagura allora accaduta, dico che il suo dilettissimo compagno avesse a perire.1 Quelli poi s~mpre sopra il morto tenendo le acute aste senza fine si accostavano, e gli uni gli altri uccidevansi •••. ln tal guisa si cOillbatteva, e un ferreo fragore n' andava al c.j el di bronzo per l' aere deserto.I ••. pria fiorente chioma che ad ambedue scappava dal cerchio presso al giogo, e cadeva in giü ••.. Conciossichè a quelli porgerô ancora gloria di uccidere, sino a tanto che giungano aIle ben­tavolate navi, e tramonti il Sole, e sopravvengano

106

le sacre tenebre. 333

La nota (n2) spiega la ragione per queste omissioni:

In somma in tutta questa descrizione non v'è che bujo e imbarazzo. Ma il punto primiero si è, che tutto questo combattimento tenebroso non giova nè punto nè poco per salvar Patroclo .••• lo ho creduto 10 ho creduto di dover far un uso alquanto diverso di questa immagine che potea dare a questo luogo una reale e terribile sublimità. Eccone i pricipali cangiamenti .... 334

Come potremo notare piü tardi nel Canto XVII, il secondo e

il terzo passo qui menzionati saranno collocati piü avanti

nella V.Pt. (versi 437-522).

l versi 287-300 sostituiscono i seguenti passi della

V. Pr. :

Cosi detto, inspira ai cavalli buona forza, e quei gitt:ando dalle chiome al suolo la polvere, prestamente portavano il veloce carro fra i Trojani e gli Achei: ... pure ti è morto il compagno; ed Ettore pompeggia portando sulle spalle le armi di Eacide./ A questo rispose Automedonte figliuolo di Oioreo: ••. Cosi disse; ed Alcimedonte saltando sull'agil ca;ro prese tosto nella mani redini e sferza. Allora Automedonte smonta. 335

Poi al verso 308 manca il passo seguente:

Cos! disse, nè ricuso il buon figliuolo d'Anchise: •.. stolti, che non erano per tornar indietro da Automedonte senza sangue. 336

Non vi sono note pero che spieghino tutti questi mutamentl.

Dopo il verso 318, il Cesarotti di nuovo omise un passo

nel quale Automedonte si rivolge ad Ajace e a Menelao. Il

passo è il seguente: "Cosi detto chiamo gli Ajaci e Menelao:

... Orsü vibrera anch'ioi di tutte queste case avrà cura

107

Giove."337

l versi 319-337 sostituiscono i seguenti passi della

V.Pr.:

Disse, e vibrando lanciè l' asta ombri-lunga, e colpi nello scudo dappertutto uguale di Areto: ..• e l'acutissima lancia tremolandogli dentro le viscere ne sciolse :e membra. 338

ed i versi 337-361 sostituiscono quanto segue:

Ettore poi si scagliô contro Automedonte colla splendida lancia, ..• Cosi detto prendendo le sanguinolente spoglie le pose nel carro, ed egli montô sopra, sanguinoso i piedi e le mani, come un leone che ha divorato un toro. 339

La nota (z2) spiega questi cambiamenti: "Tutto questo

combattimento, incominciando dalla morte di Areto, non fa

punto d'onore al sempre magnificato, e sempre ridicolo Ettore.

Veggasi qual tornio siasi dato nclla Vers. Poet. a questo

episodio."340

Dopo il verso 361, il Cesarotti omise nove ampi

passi. l passi omessi sono i seguenti:

Rinforzossi di nuovo l'aspra mischia, travagliosa, lagrimosa su Patroclo .... Cr via tien forte, ed anima tutto il popolo./ A questa indi rispose il prode in guerra Nenelao: ... Ma Ettore ha grave possa di fuoco, nè tralûscia di devastar col ferro, poichè Giove a lui offre gloria./ Cosi disse; ed allegrossi la Dea Minerva dagli-azzurri-occhi, perchè lei supplicava innanzi a tutti gli Deii ... Egli allora andossene ov'era Patroclo, e saettô colla splendid'asta./ Eravi fra i Trojani un certo Pode figliuolo di Eezione e ricco e valoroso: ... Poscia l'Atride Menelao di sotto dai Trojani tire il morto alla turba de'suoi compagni./ Allora Apollo fattosi dappresso instigô Ettore pre se le somiglianze di Fenope Asiade, ... egli t'uccise il tuo fedele compagno, che valorosamente combatteva tra i primi,

108

dico Pode figliuolo di Eezione./ Cosi disse: e ne ra nube di dolore coperse Ettore: .•. Indi diede la vitto~ia ai Trojani, e mise in fuga gli Achei./ Primo Peneleo Beozio incomincio la fuga poich'era stat colpito di lancia leggermente nella sommità della spalla mentre stava sernpre volto dinanzii ••• Cosi disse: Idomeneo allora sferzô i cavalli di­bella-chiorna verso le concave navi./ poichè già il tirnore eragli caduto nell'animo: •.. nella luce poi facci anche perire, poichè pure a te cosi piace. 341

Il Cesarotti pero non si senti in obbligo di spiegare questi

notevoli cambiarnenti. Bisogna pero notare che gli ultimi due

passi qui menzionati saranno inseriti piü avanti nella V.Pt.

(versi 522-550).

l versi 362-375 furono aggiunti dal Cesarotti nella

v.Pt. 1 versi 375-386 sostituiscono i passi seguenti:

Cosi disse, e'l padre veggendolo ~ piagnere n'ebbe pietà, e tosto disperse la nebbia, e discacciô la caligine ...• confortalo ad andarsene presso al bellicoso Achille, e dirgli che gli fu morto il suo amatissimo compagno./ Cosi disse, nè disubbidi il prode in guerra Menelao, ..• poichè essendo vivo sapeva essere mansueto con tutti: ora poi la morte e'l fato 10 coIse. 342

A questo proposito il Cesarotti afferma nella nota (g3):

Questa spedizione ad Antiloco che doveva cercarsi assai da lungi, e l'aspettativa deI ritorno di Menelao, raffreddano e ri tardano l' azion principale, fanno perder ad Ajace il momento opportuno d' involar Patroclo, e rendono poscia questo facto m~no verisimile. 10 ho creduto meglio inteso iL dar a Menelao solo l'idea di cercar d'Antiloco, e 10 feci sbrigar alquanto prima d'un tale ufizio. 343

l versi 386-397 sostituiscono il seguente passo:

Cosi avendo parlato andossene il biondo Menelao guardando intorno da ogni parte, .•. se mai potes­s'egli correndo a tutt'uomo trar salvo alla nave l'ignudo cadavere, poichè l'armi le possede Ettore

109

dallo-svariato-elmo. 344

e i versi 397-402 sostituiscono il seguente brano:

Cos! disse: raccapricciô Antiloco all'udir ~ai parole, e lungo spazio fu compreso di mutolezza, ... grondante di lagrime i piedi sel portavano fuor del campo di batta~lia ad annunziar la trista novella al pelide Achille. 345

Per quanto riguarda queste sostituzioni, il Cesarotti non

offre spiegazioni.

l versi 403-437 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt. e i seguenti passi della V.Pr. furono omessi:

Nè a te, 0 Menelao di-Giove-allievo, sofferse l'animo di recar aita agli afflitti compagni, •.. e noi pure campar la morte e'l fato che ci sovra­stano per le mani de'Trojani./ A questo rispose il grande Ajace Telamonio .... che anco per 10 innanzi stando appresso l'un l'altro sostenemmo il feroce Marte. 346

A questo punto si nota che il Cesarotti fece numerosi

spostamenti nella V.Pt. Da 437 a 481 abbiamo dei versi che il

Cesarotti spostô. Essi compaiono aIle pagine 224, 225 e 226

della V.Pr., mentre dovrebbero apparire al verso 287 della

V.Pt. Il Cesarotti ne fa un cenno nella nota (q2): "Nella

Vers.Poet. si allontènô quest'idea, rammemorando il sangue,

perchè non si pensi aIle viscere."347

l versi 481-522 sono stati spostati dal Cesarotti. Essi

appaiono nelle pagine 219-224 della V.Pr., mentre dovrebbero

in realtà trovarsi al verso 287 della v.Pt., prima deI passo

menzionato qui sopra.

~Iche i versi 522-550 furono spostati dal Cesarotti.

110

Essi riassurnono i passi che appaiono nelle pagine 243-246

della V.Pr., e dovrebbero inserir: i dopo il verso 361 della

V.Pt.

Lo stesso dicasi per i versi 550-551, pure rilocalizzati.

Essi appaiono aIle pagine 247-243 della V. Pr., mentre dovreb­

bero figurare dopo il verso 361 della V.Pt., dopo il P?SSO

menzionato qui sopra.

l versi 551- 569 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt. e i versi 569-597 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr. :

cosl disse: e quelli presero tra le braccia il morto, alzandolo bravamente da terra: .•• ma come poi gli Ajaci si arrestavano voltando faccia contro di lare, cangiavano di colore, nè alcuno scaglian­dosi avanti osava pugnar per il morto. 348

l versi 597-621 furono anche aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt. Per que ste notevoli sostituzioni e per queste ultime

aggiunte, il Cesarotti non offri nessuna spiegazione. Chiaro

segno che il modus operandi deI Cesarotti è dato per acquisito

a questo punto e che i criteri che ne governano le scelte sono

stati già eloquentemente asseverati. Delle ragioni da lui

addotte, corne pure delle dinamiche implir.ite delle sue permu-

tazioni farerno parola nel capitolo conclusivo, dedicato

appunto ad un consuntivo dell'estetica emergente da questo

singolare esercizio stilistico, vero e proprio letto di

Procuste su cui viene decurtata l'indocile musa omerica.

111

CANTO XVIII

Dopo vari e notevoli cambiamenti introdotti nel testo

della versione poetica fino a questo punta, nei canti

succ2ssivi il Cesarotti ritorna ad attenersi più 0 mena

fedelmente all'Iliade omerica. DaI Canto XVIII al Canto XXIV

noteremo mutamenti minori e spesso anche banali.

l versi 50-54 sosti tuiscono il passo segut.. •. della

V. Pr. :

Intorno ad essa si radunavano tutte le Dee quante erano le Nereidi nel fondo deI ~are .... Di queste pertanto si riempiè la biancheggiante grotta: e que ste tutte insieme batteansi il petto. 349

Il Cesarotti non elencô tutti i nomi delle Dee che si radunano

intorno a Tetide. A questo proposito egli dice:

10 lasciando questa cura a qualche più profonde ingegno mi contenterô di osservare che dopo il sublime quadro precedente della passione d'Achille fa propriamente dispetto il veder che Omero abbia potuto agghiacciar l'anima dei lettori con questo lungo, insipido, uniforme, tediosissimo catalogo, introdotto senza veruna necessità .... Senza di ciô che importa a chi legge di sent ire una fiJza di nomi di persone incognite ed inconoscibili? 350

l versi 116-152 sostituiscono il passo seguente:

Ora poi .,iacchè non sono ritornato alla cara patria terra, nè fui di alcuna luce a Patroclo, nè agli altri compagni, i quali già moIti furono domi dal divino Ettore, ma siedo qui presso aIle navi, ... Nè tu non ritenermi dalla pugna quantunque sii di me tenera, che non giungerai a persuadermene. 351

A questo proposito il Cesarotti dichiara nella nota (m):

112

Nella versione letterale io mi sono attenuto a quest'ultima interpretazione. Ma nella poetica non ho pensato che a conservar 10 spirite della parlata d'Achille. ~pero anche che il legame che ho posto tra i rimproveri che si fa Achille e la sua scappata contro l'ira, faccia miglior effetto, che il passaggio brusco deI Testo. 352

Per quanto riguarda le parole che Achille usa per chiudere

il suo discorso, il Cesarotti afferma:

Nella Vers. P03t. io chiudo con queste parole: Qua qua l'aImi, a vendetta. Questo scordarsi d'esser senz'arme nel punto ch'è immerso nel pensiero di vendicarsi, mi parve un tratto di carattere. Le parole seguenti di Tetide sembrano appunto rispondere al mio sentimento. 353

l versi 162-164 sostituiscono i due passi seguenti:

Cosi avendo parlato si voIse indietro dal suo figlio, e rivoltasi disse aIle suore marine: ••• se voglia apprestar al mie figliuolo forbite armi tutte-raggianti./ Cosi disse: e quelle tosto entrarono sotto l'onda deI mare, •.. quella adunque sull'Olimpo i piedi la si portarono. 354

l versi 187-192 (parlata di Iride), sostituiscono il

seguente passo:

sorgi, 0 Pelide, fra tutti gli uomini terribi­lissimo: ... Ah se il morto sarà pur un poco vituperato, aarà ignonimia per te. 355

Poi subito dopo il verso 192 mancano quattro passi, passi nei

quali v'è un dialogo tra Iride ed Achille. l passi omessi

sono i seguenti:

A questa rispose il piè-veloce divino Achille: Iride Dea, quaI dei Numi a me t'inviô messasgiera?/ A questo di nuovo disse la piè-di-vento ~eloce Iride: j nviommi Giunone, la gloriosa moglie di Giove: nè 10 sa il Saturnio sUll'alto-giogo sedente, nè alcun altro degl'Immortali che abitano intorno al molto nevoso Olimpo./ A questa rispondendo disse il piè-

113

veloce Achille .... ma questi cred'io, si trovd tra i primi facendo strage coll'asta pel morto Patroclo./ A questo di nuovo disse la piè-di-vento veloce Iride: ... Anco un breve respiro è utiJe in guer­ra. 356

Il Cesarotti spiega la ragione per questa omissione:

Tutto questo dialogo fra Iride e Achille parmi che corrisponda assai poco al carattere di quell'Eroe, e alla sua violenta passione per Patroclo .... Io credo tutto all'opposto che Omero abbia perduto tutto il merito deI quadro sublim~ che ci presenta ben tosto con questo freddo dialogismo •... Questa Gubita accension di passione, questo spensierato trasporto non sarebbe esso più caratteristico, piü terribile, più degno in ogni sense d'Achille? e la rapidità della narrazione non farebbe sopra i lettori un effetto assai più vivo ed energico; e non gli trasformerebbe in altrettanti Trojani? 357

l versi 192-201 sostituiscono il passo seguente della

V. Pr. :

Avendo cosi pa~lato andossene Iride veloce il pieae ..•. cosi dalla testa di ~chille 10 splendc.re se ne andava all'etere. 358

A questo proposito il Cesarotti afferma:

Tutte queste particolarità sono oziose, poco appropriate, e non servono che a raffreddar il calore. La fiamma deve esser una e terribile. Che ha a far qui una moltitudine di faci, il fumo che s'alza di giorno, e il segnale per aver soccorso? Un Vulcano che arde sulla cima d'un monte non avrebbe presentato un'irr.magine più corrispon­dente? 359

l versi 280-283 furono aggiunti dal Cesarotti nella

v.Pt., il Cesarotti spiega nella nota (b2): "Nella Vers. Poet.

Polidamante appoggia nel fine il suo consiglio a una ragione

interessante, e risponde anticipatarnente alla taccia che g1i

verrà data da Ettore."360

114

l versi 302-318 sostituiscono il seguente passo:

Orsü via eseguiscasi da tutti cio ch'io diro .••• stolti, poichè Pallade Minerva avea tolto lare le menti: conciossiachè tutti approvarono Ettore che consigliava il male, niuno Polidamante che avea dato il sana consiglio. Indi presero cena pel campo. 361

Il Cesarotti spiega la sostituzione in due note della V.Pr.

Nella nota (f2) egli sos~iene: "Ettole pue braveggiare con piü

ragione nella Vers. Poet., perchè nel Canto precedente non si

fece propriamente fuggire. Vedi il tornio dato qui al suo

sentimento. "362, e nella nota (h2) egli afferma: "Nella Vers.

Poet. Ettore chiude il suo discorso con un tratto nobile e

amaro, rispetto a Polidamante che puo compensare il sarcasmo

sulle ricchezze, da me omesso."363

l versi 319-328 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt.; non ritenne tuttavia necessario spiegarne il motivo.

Dopo il verso 402, il Cesarotti omise il seguente passo:

"Allora Giove disse alla moglie e sorella Giunone: ... io,

dico, sdegnata coi Trojani non dovevo ordir contro lare

sciagure?"364 Egli ritenne che:

Ad ogni modo questo colloquio è cosi gratuite, inopportuno, staccato da cio che precede e da cio che segue, che potrebbe non senza apparenza sembrar intruso. Almeno è certo che chi 10 crede supposto, serve meglio al decoro d'Omero di chi 10 giustifica. Niuno, spero, si aspetterà di trovarlo nella Versione Poetica. 365

L'ultimo cambiamento avviene nell' ultimo passo di ambedue

le versioni. Consiste nell'uso delle parole 'aquila' nella

versione poetica e 'sparviere' in quella letterale, per

115

descrivere come Tetide discese dall'Olirnpo. Il Cesarotti

a questo proposito afferma semplicemente: "Nella Vers. Poet.

si è cangiato 10 sparviero in aquila, ponendo questa in una

situazione che mostri un rapporto più espresso e più interes­

sante con quella di Tetide."366

116

CANTO XIX

l versi 57-77 sostituiscono il passo seguente della

V. Pr. :

Or poichè tutti si ragunarono gli Achei, alzatosi tra lorD parla il piè veloce Achille: ••. Eh più d'uno cred' io di costoro piegherà ben volentieri il ginocchio, se gli riesca di sottrarsi alla cruda guerra, scappando dalla no st ra lancia. 367

La nota (k) spiega il motivo di questa sostituzione:

Ad ogni modo pero la riconciliazione d'Achille sembra avere una certa aridità che non lascia interamente tranquilli. 10 ho cercato di farlo parlare in un modo che rassicuri di più, nè ho creduto necessario di fargli desiderar la morte alla povera Briseide. Veggasi tutta la parlata Vers. Poet. v. 57 e segnatamente i versi, 61, 66, 72. 368

La parlata di Agamennone della V.Pt., (versi 83-115)

sostituisce quella seguente della V.Pr.:

o amici Eroi Danai servi di Marte, bello è ascoltare sedatamente, nè si conviene d' interrompere; imperoc­chè cio è cosa molesta anche ad uomo esperto: nel romore d'una moltitudine d'uomini corne mai puossi nè ascoltar, nè parlare? .. I servi prendendo i doni dalla mia nave a te gli recheranno, acciocchè tu vegga s'io ti do co se atte a placar il tuo animo.369

Nella nota (r) il Cesarotti afferma:

In verità Achille fu assai buono, se invece di riconciliarsi non torno a dar nelle furie contro Agamennone per questa insensata apc.logia che poteva prendersi per un insulto. 10 spero d'aver mostrato che il Re dei Re pote a par lare con aggiustatezza e decoro senza ricorrere a questa insipida cantafavola.370

l versi 123-148 (parlata di Ulisse) sostituiscono il

---------------------------------------------------------------

117

passo seguente:

A questo rispondendo parle Ulisse di molti-consigli: non voler, 0 AChille, benchè tu sia prode, e uguale a-un-Dio, cacciar verso Ilio cos1 digiuni i figliuoli degli Achei a pugnar contro i Trojani. •.. nè 'lià è cosa indegna che un Re dia soddisfazione ad un uomo, quand'egli fu il primo ad offenderlo. 371

A questo proposi to il Cesarotti dichiara:

Ulisse colma la misura facendo il pedante al suo Principe fuor necessità e di proposito ...• Nella Versione Poetica si sono risparmiati al saggio Ulisse questi due tratti d'insolenza e di storditaggine. 372

Dopo il verso 178 il Cesarotti omise il seguente passo

della V. Pr. :

A questo rispondendo parlà il molto-assennato Ulisse: ..• Dopo ciô niuno stia aspettando nuovi ordini per la battaglia, che questa aspettazione tornerà in danno di chi fosse rimasto presso le navi degli Argivi: ma stretti insieme movendosi impetuosamente risveg1iamo il feroce Marte contro i Trojani doma-caval1i. 373

La nota (z) giustifica quest'omissione:

Nella mia Versione Poetica ambedue le repliche mancano, ma spero che non siano desiderate. In quella d'Ulisse il suo intendimento generale è chiaro, ma il modo con cui si esprime è imbarazzato ed equivoco .•.. Ulisse poteva risparmiare una finezza mal impiegata (se pur non è tutta degl'Interpreti) e farsi intendere un pO'meg1io. si puo parlare per emblema, ma non per enigma. Veggasi la Vers. Poet. di tutto il luogo. 374

l versi 211-221 sostituiscono il passo seguente:

"Giove padre, grandi sciagure certamente tu rechi agli uomini:

..• Orsù andate alla colezione, acciocchè si possa tosto

accozzar battaglia." 375 Nella nota (d2) il Cesarotti spiega:

118

"Nella Versione Poetica allo scortese e strano discorso

d'Achille ne ho sostituito un altro affatto diverso, e oso

credere d'avergli reso servigio a suo dispetto."376

I versi 316-325 sostituiscono il seguente passo:

Cosi disse piangendo: e con lui gernevano i vecchi ricordandosi ciascuno le cuse che avea lasciate nelle sue case .•.. Or va, ed instilla a lui nel petto nettare ed arnbrosia amabile, acciocchè la fame non 10 colga. 377

I versi 381-397 sostituiscono e riassumono i tre ultimi

passi della V.Pr. l versi sostituiti sono i seguenti:

Nel tempo stesso Autornedonte ed Alcirno, apparec­chiati i cavalli, gli accoppiarono, e misero lare intorno al giogo belle cavezze, e cacciarono i freni nelle mascelle, e tirarono le redini di dietro al ben-assettato carro •••. nè vogliate lasciarlo morto colà, come feste Patroclo.! A lui di sotto al giogo parle il cavallo dai-piè-balzano Xanto: ••. Ma è voler deI Fato che tu stesso sia domato a forza da un Dio e da un uorno.! Cosi avendo parlato, le Erinni gli arrestarono la voce •... Disse e gridando drizzè tra i prirni i cavalli d' una-sol-unghia. 378

Nelle note (q2) e (r2), il Cesarotti spiega la ragione per la

quale sostitui questi passi. La nota (q2) riferisce:

Questo tratto 0 è poco delicato 0 freddo, e in ogni sense sconveniente. Se il rirnprovero non è serio, egli abusa d'un nome troppo sacro, facendolo servire di sernplice pungolo a' suoi cavalli. Se questi sono realmente colpevoli d'aver abbandonato l'arnico nel gran cimento, Achille doveva ucciderli, 0 per 10 mena abborrirli, e non toccarli mai più. 379

e la nota (r2) riferisce:

Nella Vers. Poet. si è ritolto ai cavalli il doppio linguaggio urnano e profetico, per toglÏt.:3r insieme ad essi e ad Ornero anche quelle della sconvenienza. 380

119

CANTO XX

Nel Canto XX si notano nuovamente numerosi cambiamenti.

Questo Canto incomincia con un'omissione. Il Cesarotti omise

il seguente passo al verso 13: "Cosi questi si ragunavano

dentro la casa di Giove: .•• Poichè d'ambedue i popoli è già

presso ad ardere la battaglia e la zuffa."3Bl Poi i versi

13-53 sosti~uiscono il passo seguente:

A questo rispondendo disse Giove adunator-delle­nubi: ••• ora poi che gravamente è crucciato nell' anima pel suo compagno, temo che non rovesci le mura (di Troja) innanzi il tempo prefisso dal Destino. 382

A questo proposito il Cesarotti ammette:

Chi sa dirmi se un timor di tal fatta faccia più d'onore al Destino, 0 a Giove? Di tutta questa parlata ben degna che tutti gli Dei facessero il viaggio dell'Olimpo per esserne testimonj, nella versione Poetica non se ne trova una sillaba. La sostituzione è tutta d'un altro mondo. 3B3

Il Cesarotti poi aggiunse i versi 54-69 nella V. Pt. Egli

pero non si senti in obbligo di spiegare il motivo per queste

aggiunte. Notiamo pero che i vers! che appaiono ai versi 89-

113 sono quelli che sarebbero dovuti apparire invece dei versi

54-69.

Dopo il verso 113 mancano cinque passi. l passi omessi

sono i seguenti:

..• tanto era il fragore che uscia dalla mischia degli Dei azzuffantisi .... e contro Vulcano il gran

120

fiume dai-profondi-vortici, che gli Dei chiamano Xanto, e gli uomini Scamandro./ Cosi pertanto gli Dei andavano contro gli Dei .... Enea consiglier de' Trojani, ove son ora quelle bravate, con cui tra i bicchieri promettevi ai Re de'Troj~ni che avresti pugnato contro al Pelide Achille?/ A questo rispon­dendo favellô Enea: ... Che se pur il Dio tirasse uguale la corda della guerra, non gli sarebbe molto agevole il vincermi, ancorchè si vanti d'esser tutto-di-bronzo./ A lui replicô il Dio Apollo, figlio di Giove: ... e non ti lasciar distornare da moIti acerbi, nè da minaccie./ Cosi detto inspira gran forza nel pastore de'popoli, ed egli andô tra i primi combattenti armato di splendente bronzo •••• che terribili sono gli Dei quando si mostrano alla scoperta. 384

l versi 113-130 della V.Pt. sono uguali a quelli della

V.Pr., eccetto il fatto che nella V.Pt., Nettuno rivclge il

discorso a tutti gli Dei che combattono e non solo a Giunone

come fa nella V.Pr.

l versi 130-137 sostituiscono il passo seguente:

Cos! aven do detto il Chiomazzuro precedeva gli altri verso l'alto bastione deI divino Ercole, ••. e questi e quelli si peritavano di dar pricipio alla disgustosa guerrai ma Giove sedendo nell'alto ve gli spronava. 385

A questo proposito il Cesarotti dichiara:

Coerentemente all'idea sopra esposta, nella Versione Poetica scritta dopo le osservazioni, ho preso a riformare questo Episodio per modo ch'io spero d'avergli lasciato tutto il mirabile, levandogli soltanto le contradizioni e le sconvenienze, e rendendo la scena più degna di attori cosi straordinarj. 386

l versi 138-157 sostituiscono il passo seguente:

E già tutta la campagna era piena di combattitori, e risplendeva per 10 bronzo degli uomini e de' cavalli, e mentre questi affollati muovevano impetuosamente, la ter a strepitava sotto i loro

121

piedi •••• Quindi verde-giâllo nell'occhio scagliasi a dirittura nella sua forza per uccider alcuno degli uomini, 0 egli stesso perisce nel primo stuolo. 387

Poi i versi 158-162 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.

Non vi sono note pero che spieghino questi due cambiamenti. 1

versi 162-187 sono dei versi che dovrebbero apparire più

avanti nella V.Pt.

l versi 187-236 sostituiscono i quattro passi seguenti:

Cos! la forza e'l cuore orgoglioso spingevano Achille a farsi incontro al magnanimo Enea .... Orsù io ti conforto a ritirarti, e cacciarti nella turba, nè osare di starmi a fronte prima ~he mal te ne incolga; che dopo il fatto anche lo stolto la intende./ A questo Enea rispose, e cosi parlô: ... Già colle parole non ti ~errà fatto di stornar me pronto e volenteroso da] mio valore pria di batta­gliarsi col ferro: orsù tosto colle lancie appuntate di rame facciam saggio l'uno dell'altro./ Disse, e nel forte terribile scudo spinse la ferrata lancia, e il grande scudo rimugghiô per Id punta dell'asta . •• • due di bronzo, due interne di stagno, e una d'oro, e in questa arrestossi l'asta di rame./ Achille secondo vibrô l'asta ombri-lunga, e colpi 10 scudo d'Enea da per tutto eguale nel primo orlo, ••• ed egli 10 maneggiava agevolmente anche solo. 388

A questo proposito il Cesarotti dichiara:

Tutta questa conversazione nella nostra versione Poetica è perfettamente sparita senza lasciar orma di se; e gli 80 versi di cui è composta, si ridussero a 17 contenenti due parlate di nuova stampa nelle quali i caratteri d'Enea e d'Achille ... ma questo è tutt'altro che tradurre. Appunto. 389

l versi 237-253 sostituiscùno il passo seguente:

Or qui Enea di certo mentre Achille si scagliava contra di lui, 10 avrebbe colpito di pietra 0

nell'elmo 0 nello scudo che 10 avrebbe difeso dalla trista morte, •.• Ora dunque la fortezza d'Enea dee regnare sopra i Trojani, e i figli de'figli e quei che appresso verranno. 390

122

Il Cesarotti mise alcune parole di Nettuno in bocca a Venere

perché egli riteneva che ella dovesse esprimere un certo

interesse sul destino di suo figlio Enea. Nella nota (d2)

egli afferma:

Innanzi che questo dialogo fra Nettuno e Giunone fosse compito, il buon Enea poteva agiatamente esser ucciso per ben tre volte. Quindi èche nella versione poeticêl si suppose che Nettuno avesse incominciato il suo discorso al primo incontro d ' Enea con Achille, e cosi fosse in caso di giunger a tempo di salvarlo. É anche un pO'strano che Nettuno s'interessi per la vita d'Enea, e che sua madre Venere pur non si scuota alla vista di COS! estremo pericolo. Il decorù esigeva da lei almeno uno sfinimento: io mi feci un debito di procurar­glielo. 391

Alla fine deI verso 253 della V.Pt., manca il seguente

passo: "A questo rispose la veneranda Giunone dal-bovino-

sguardo .... neppur quando Troja tutta sarà abbruciata da

gagliardo fuoco, e !'~bbrucieranno l marziali figli degli

AcheL "392

Poi i versi 253-272 sostituiscono il passo seguente:

Quand'ebbe inteso questo 10 Scuoti-terra Nettuno, andossene per mezzo alla battaglia e al fracasso dell'aste, e giunse ov'erano Enea e l'inclito Achille •••. Come poi Achille soggiaccia al fato e alla morte, allora coraggiosamente combatti tra i primi, perchè niun altro degli Achei potrà ucciderti. 393

A questo propostito il Cesarotti sostiene:

Il consiglio di Nettuno nella Vers. Poet. è conce­pito in un modo più decente. parvemi anche che la predizione di quel Dio sull'impero di Troja desti­nato alla stirpe d'Enea fosse vie megliJ collocata in qaesto luogo che là ove sta. Qui essa è un conforto e una rivelazione consolante ad Enea che

123

dovea gradirla all'estremo, laddove di sopra non èche una notizia oziosa partecipata a persone che per 10 mena ci sono affatto indifferenti. 394

Dopo il verso 283, il Cesarotti omise il seguente passo:

Disse, e balze tra le file, e dava ordini a ciasche­dune degli uomini: ... Or vado per le file di seguito, nè credo che alcuno de'Troj ani s' allegrerà se si farà presso della mi a lancia. 395

Subito dopo il verso qui sopra menzionato, il Cesarotti

avrebbe dovuto introdurre due passi che aveva già posti nei

v ..... rsi 162-187 della V.Pt. 1 come abbiamo già menzionato prima.

l versi spostati sono i seguenti:

Cosl disse incitandogli .... Quanto a me gli andrô incontro, quand'anche somigli un fuoco aIle mani, quando aIle mani somigli un fuoco, e alla forza un fiammante bronzo.! Cosi disse incitandogli, e i Trojani alzavano l'aste e rincontro, .•• Cosi diSSE, ed Ettore sgomentato si cacciô nel drappello degli uomini, quando intese la voce de! Dio che gli parlô. 396

Per spiegare quest'ultimo cambiamento, il Cesarotti dichiara

nella nota (m2):

Innoltre sembre e più opportune opportune e più conveniente il trasferir di sopra questo intero luogo. La comparsa de/due campioni nemici doveva essere pressochè simultanea. In un tal cimenta il primo sguardo dello spettatore s'arresta in Achille, il seconde cerca Ettore. 397

l versi 283-302 sostituiscono il passo seguente:

Ma Achille balzo nel mezzo dei Trojani vestiti l'anima di fortezza orribilmente gridando: ... ma la tua schiatta è colà nella palude Gigea ove hai un podere paterno pressa il pescoso Ilio, e il vorticoso Ermo. 398

Nella nota (n2) il Cesarotti spiega la ragione di que st a

124

sostituzione, e fa un lungo discorso sulla ragione per la

quale apporta tanti cambiamenti in questo Canto:

Questa mancanza di proporzione? d' economia, di coe­renza rende per mio avviso questo libro il mena soddisfacente di tutta l'Iliade. 10 ho usato tutta l'industria si per togliere que ste incongruenze, e si anche per dar alla condotta d'Achille un colore più originale, e a tutto il libro una specie di unità progressiva che 10 renda più interessante.399

Nel passo 302 manca il seguente passo:

Cosi disse gloriandosi, e caligine a quelle coperse gli occhi, e i cavalli degli Achei 10 stra1iarono nella prima zuffa coi chiodi delle ruote •..• lndi coll'asta andô contro Polidoro simile-a-un Dio, figliuolo di priamo. 400

Nei versi 302-324 tutto il passo è uguale alla V.Pr., eccetto

la parte in cui Achille parla a Polidoro. Quindi il Cesarotti

aggiunse i versi 302-306 e 314-319 nella V.Pt.

Nel verso 324 il Cesarotti omise il seguente passo:

Allora Achille corne il vide, die'un salto, ed esultando parlô: ••• accostati acciocchè tosto tu arrivi aIle mete di morte. 401

Indi i versi 324-342 sostituiscono il passo seguente:

Ma quando Ettore vide il fratel Polidoro chinato a terra che si tenea le viscere colle mani, .•• simile ad un fuoco. / A lui senza sgomentarsi rispose Ettore crollator-dell'-elmo: ••. che anche la mia lancia ha la punta aguzza. 402

A questo proposito il Cesarotti afferma:

•.. Ettore nella Versione Poetica rende giustizia al valore deI suo nemico senza degradar se medesimo, e concilia la modestia colla nobiltà in un modo che non ha bisogno d'apologie 0 di comenti. 403

Alla fine deI Canto XX il Cesarotti aggiunse i versi

125

416-425. Egli aggiunse questi versi perché egli riteneva che:

••• una pennellata di più con un'imagine deI tutto nuova, e che chiudendo il libro scolpisce nello spirito dei lettori la figura d'Achille nell'aspetto il più appropriato e terribile. 404

--------

126

CANTO XXI

Nel Canto XXI sono stati apportati cambiamenti minori,

con l'eccezione deI troncamento di dieci ampi passi. Il primo

cambiamento ha luogo nel primo passo. l versi 1-9 sostitui-

scono il seguente passo: "Ma quando pervennero al guado deI

fiume di - bella - corrente, deI Xanto vorticoso, ..• e Giuno-

ne diffuse dinanzi a loro una folta caligine, onde ratte-

nerli."405 Nella v.Pt. il Cesarotti non menzionô né AChille,

né Giunone.

Poi i versi 23-35 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt. Il Cesarotti pe~ô non giustificô questi cambiamenti.

1 versi 168-195 sostituiscono il passo seguente:

Cos! disse minacciando, ma '1 di vino Achille sollevo il frassino peliaco; e insieme l'Eroe Asteropeo si fe'avanti con due aste, perch'era ambi-destro ..•• pure egli terne la folgore deI sommo Giove, e l'orri­bil tuono qualor dal cielo manda fracasso. 406

A questo proposito il Cesarotti dichiara: "Gli Eroi

dell'Iliade sono assai spesso soggetti a questi sfallimenti;

ma non si sarebbe aspettato che vi cades se anche Achille.

Nella Vers. Poet. si è cercato di dar un colore plausibile a

questa mancanza inescusabile di desterità."407

l versi 195-223 sostituiscono il seguente passo:

Cos! disse, e dal ciglione divelse l'asta di bronzo, e poich'ebbe a lui tolta la cara vita, lasLiollo colà steso sull'arena: ..• or via, cessa una volta, io ne sono stordito, 0 condottiere-di-popoli. 408

127

Il Cesarotti fece parlare Xanto con tono minaccioso e nella

nota (x) egli afferma:

Con tante ragioni d'irritamento il Xanto mostra più paura che collera, e sembra domandar pietà. Questo è piuttosto un complimento ad Achille che una romanzina 0 una minaccia. 10 volli farlo parlare con più di risentimento, e con quella dignità che si conveniva ad un Dl0 protettor di Troja, e ad un Dio padrone che viene insultato in casa propria. 409

l versi 223-229 sostituiscono il passo seguente: "A lui

rispondendo disse Achille dal piè veloce: ... e non mi sono

provato testa a testa con Ettore, sicchè 0 egli uccide me 0

io lui." 410 A questo porposito il Cesarotti sostiene:

"Questa risposta è una contradizione sfacciata e insolente.

Mad. Dacier traduce: cos! sarà una altra volta: ma questo è

uno dei regaluzzi che fa di quando un quando ad Omero. Veggasi

il tornio che si è dato a queste parole."411

Poi, subito dopo il verso 229, manca un passo. Il passo

omesso è il seguente: "Cosi dicendo andô sopra i Trojani

simile a un oio ..•• e soccorrerli sino a tanto che venga il

crepuscolo della sera, e adombri la fertile terra."412

Dopo il verso 277 il Cesarotti tronco un altro passo. Il

passo omesso è il seguente: "Siccorne un uomo fontaniere da

una fonte acqui-negra guida un filo d'acqua per le pianta-

gioni e pegli orti, ... che gli Dei son più possenti degli

uomini."413 Nella nota (c2) il Cesarotti spiega:

Questa comparazione ha due altri difetti ... che ne scemano la bellezza. L'uno ch'è presa da un oggetto identico e nella situazione stessissima. si tratta

------------- ---

128

sernpre d'un'acqua che corre innanzi ad un uorno. L'altro che l'oggetto rappresentante è men certo e chiaro deI rappresentato. Di fatto è ben plÜ evi­dente che il f iurne in piena andrà innanz i ad Achille di quelle che il filo d'acqua precederà il fonta­niere. É vero che Achille corre, e questo va; ma è altreGi vero che ha ai fianchi un Dio torrente che 10 perseguita. Per tutte queste ragioni ho creduto di poter ornettere questa cornparazione ancorchè leggiadra, 0 piuttosto perchè leggiadra.414

l versi 314-319 sostituiscono il passo seguente:

Cosi disse, e incontanente Nettuno e Minerva gli furono appresso, e sornigliavano nel cor1Jo ad uomini e prendendogli la rnano l' avvaloravano colle parole: ... allor solo ritorna aIle navi; che noi ti diamo di portar il vanto (della vittoria). 415

Il Cesarotti ritenne: "Und predizione cosi schietta e positiva

toglie l'aspettazione al lettore e il merito al coraggio

d'Achille." 416

l versi 370-437 sostituiscono il passo seguente:

Cosi disse: e Vulcano scagliô un foco divinarnente acceso ..•• Cessa ornai dalla contesa, cacci pure il divine Achille anche tosto i Trojani dalla città; che cale a me di rissa e soccorso? 417

A questo proposito il Cesarotti asserisce:

Le osservazioni successive fatte ai varj luoghi di questa battaglia Vulcanica faranno sentir rneglio l'importanza de lIe avvertenze che si sono avute nella Versione Poetica e delle aggiunte da noi fatte affine di rendere questa descrizione quanto più potevasi verisirnile, e interessante. 418

Dopo il verso 459 il Cesarotti troncô dieci arnpi passi,

perché egli considerô la lotta fra gli Dei, una 'farsa

indecente'. l versi ornessi sono i seguenti:

Or poichè fu doma la forza deI Xanto, ~uesti cessarono, che Giunone li ritenne, ancorchè

129

sdegnata .•.• CoS! fia che tu sconti le maledizioni di tua madre, che crucciata teco macchina mali contro di te perchè abbandonasti gli Achei, e difendi gli spergiuri Trojani.j COS! avendo detto rivolse indietro gli occhi splendenti .... su va, da'lor dietro.j COS! disse, e Minerva frettolosa gl'insegu!j ... COS! disse, e ne rise la Dea bianchi­braccia Giunone./ Ma il Re scotiterra parle in tal guisa ad Apollo Febo: e noi ' i stiélmo cosi in disparte? .. e non tenti piuttosto unito a noi di far che gli spergiuri Trojani periscano éll postutto di tristo fine insieme cO'figli, e colle pudiche mogli?/ A lui rispose il Re lungi-saettélnte Apollo . .•• Orsü lasciamo sul fatto di pugnare, gli altri s'azzuffino a lare posta.j COS! avendo detto si rivolse indietroj ... Non far che più ti sentél nelle case deI Padre vantarti come in addietro che combat­tersi testa a testa contro Nettuno.j Cosi disse, nè le fe'risposta il Lungi-saettante Apollo .... Che se pur vuoi far prova di guerra, accingiti, onde tu possa apprendere quanto io sono da più di te che osi meco pareggiarti di forza./ Disse, ed ambe le mani presele al polso colla sinistra, ... cosi e11a fuggi lagrimando, e lasciè ivi gli strali./ Parle poi a Latona il messaggiero Argicida: ... per cui sovrastano agl'immortali brighe e contese.j Tai cose andavano essi parlando fra loro: ... e si assisero intorno al Padre neri-nugolo. 419

A questo proposito egli dichiara:

Inoltre il combattimento degli Dei non ha veruna cos a che 10 diversifichi da quelli degli uominij cosicchè l'assurdità non è compensata da veruna bellezza. Il Rochefort ... non ebbe cuor di tradurre questo episodio. Egli si contentè di accennarloj io non ho voluto che ne resti orma d'alcuna specie. Achille stava attendendomi, e io mi dieùi fretta di passar a lui senza perder il tempo in questa farsa indecente. 420

l versi 460-479 sosti tuiscono il passo seguente: "Ma

Achille distruggeva insieme i Trojani e i cavalli d'una-sol-

unghia .... coS! Achille recava travaglio e angoscie ai

Trojani. "421 E i versi 558-574 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt., mentre appaiono all'inizio deI Libro XXI della

130

V.Pr. A questo proposito il Cesarotti afferma:

Il lettore deve es sere in aspettazione della scioglimento di questa scena fra Achille ed Apollo, ma Omero chiude il libro senza appagare la lare curiosità. 10 credei che la dilazione in questo luogo 0 fosse un'inavvertenza, 0 un artifizio mal collocato, e trasportai qua il compimento dell i

episodio che Omero mal a proposito differisce sino al principio. Puo pero dirsi che l'Iliade è un Poema continuato anche materialmente, e la divisione in libri non è d'Omero ma dei Gramatici. Ad ogni modo l'ultirna parte di questo episodio è troppo staccata, essendoci di mezzo dodici versi che la interrom­pono. 422

131

CANTO XXII

si direbbe che nei canti XXI e XXII il Cesarotti non

sopporta l'intervento degli Dei e quindi cerca di eliminare

tutti i passi della V.Pt. nei quali questi intervengono per

aiutare i loro eroi. Dopa il verso 10 mancano due passi che

il Cesarotti già mise alla fine deI Canto XXI. Le parole che

pronunciano Febo e Achille pero non sono uguali. l passi

sostituiti sono i seguenti:

Allora Febo Apollo parlà al Pelide: ..• Me gla non ucciderai, ch'io non sono soggetto a morte.! A questo altamente crucciato rispose Achille di piè veloce: ••• io in vero me ne vendicherei se ne avessi la facoltà. 423

l versi 11-22 sostituiscono il seguente passa:

Disse, e s'avvià baldanzoso alla città precipi­tando come cavallo vincitor-ne'-giuochi traente il suo carro, che ratto scorre per la pianura allun­gando il passo .... ma questi stavasi dinanzi aIle porte ardendo incessantemente di brama di pugnar con Achi1le. 424

A questo proposito il Cesarotti asserisce:

Nella Vers. Poet. è piuttosto l' illusione deI cuore, che l'acutezza della vista, che presenta a priamo l'aspetto d'Achille: che lungi ancor ben lungi Ravvisa Achille, 0 la pressente. L'Eroe è ancora Iontano, ma il padre cre de di vederlo in agni Greco che si avanza. Il tratto parmi caratteristico, e il patetico si concilia rneglio col verisimile. 425

l versi 179-199 sostituiscono i seguenti passi:

••• e gli Dei tutti stavano a guardarli •... Or via, o Dei, pensa te e consultate se dobbiamo salvarlo da morte, oppur domarlo sotto il Pelide Achille, ancorchè sia prade.! A questo rispose la Dea dalle-

~-----_._-

glauche-luci Minerva: ..• fa pure cie che ti dà l'animo, e non restare. 426

132

A questo proposito il Cesarotti afferma: "Nella Vers. Poet.

non si tiene un consiglio di Dei, Giove si contenta d'un soli-

loquio, ma le sue parole, e la sua compassione per Ettore sono

di tutt'altra specie."427

Subito dopo il verso 199, mancano i passi seguenti:

Cos! dicendo stimola Minerva già pronta e bramosa per se, ed ella scese frettolosa dai gioghi dell' Olimpo .••. cos! nè AGhille potea raggiungerlo co piedi, nè l'~ltro scappargli./ Ma come avrebbe Ettore sfuggite le parche aella morte, .•. Tu intanto qui Gûffermati e respira: ed io accostandomi a questo il persuadera a t~co azzuffarsi./ Cos! disse Minerva, ed egli la ubbidl, •.. ma su via restiamoci, e difendiamci attendendolo di piè fermo./ A questo rispose Ettore agitatore-dell' -elmo: ..• ove gli altri si stanno dentro./ A lui ripiglie la dalle-glauche­luci Minerva: ••. o se piuttosto sarà conquiso dall tua lancia. 428

Il Cesarotti giustifica queste omissioni nella nota (n2):

"Omero veramente nol dice, e potrebbe credersi il contrario.

Ma la circostanza non lasciava tempo di arrestarsi per 18

versi, poichè Achille potea giunger addosso a Ettore inn~nzi

che si fosse preparato a riceverlo."429

Poi nella V.Pt., il Cesarotti aggiunse i versi 200-211,

ed al verso 234 omise tre passi. l passi troncati sono:

Disse, e squassandola 'libre la lancia ombrilunga, ... nè Ettore pastor de'popoll non se ne accorse./ Allora Ettore favelle all'egregio Pelide: .•• che tu sei lare estrema sciagura./ Disse, e squassandola vibra l'asta ombrilunga, •.. ma dopo aver fatto qualche opra grande e da esser udita dai posterie 430

l versi 234-272 sostituiscono i seguenti passi:

133

Cosi Ettore avventossi scotendo l'acuto pugnale: ••• e spiando la vag a pelle ove ~eglio aprisse l'adito alla ferita./ Di essû tutte le altre parti deI corpo ricoprivano le belle arme di cui avea spogliata la forza di Patroclo, dopo averlo uc~iso; ••• Ora i cani c gli uccelli te strazieranno scollcia­mente, e a quelle daran sepoltura g1i Achei. 431

Il Cesarotti pero non si senti in obbliqo di spiegare questi

cambiamenti.

l versi 357-379 sostituiscono il seguente passo:

Cosi di lui tutta la testa era sozzata di polve ••.• Oh foss'egli morto tra le mie mani! cosi la madre sciaurata che il partori ed io medesimo ci saremmo satollati di pianti e di gemiti. 432

Il Cesarotti asserisce:

10 contuttocio ho creduto di omettere in questo luogo il cenno deI padre d'Achille, acciocchè la sua bellezza ci colpisse maggiormente nella parlata di Priamo ad Achille stesso Canto 24, ove appunto incomincia con questo medesimo sentimento. In ]uo~v di questo nè posi in bocca deI vecchio Re alcuni altri ugualmente adattati alla circostanza. 433

l versi 379-395 sostituiscono il seguente passo:"Cosl

dicea piagnendo, e i cittadini sospirando faceano eco al di

lui pianto •••• ma ora la Morte e la Parca ti colsero."434

Il Cesarotti mise in bocca ad Ecuba alcune parole che non

proferi priamo. Il Cesarotti spiega:

Ho trasportato ad Ecuba il sentimento che Omero avea dato a priamo sul dolore di non aver potuto piagnere il suo Ettore, sembrandomi che stesse meglio in bocca alla madre. Aggiunsl pure altri sentimenti che diversificano nel modo il più conveniente que ste due parlate, le quali nel Testo sono della stesso colore. 435

l versi 435-442 sostituiscono il seguente passo:

134

Cosi detto USC1 1n fretta dal palagio simile a Baccante palpitante il cuore, e le ancel1e andavano con lei ••.. lntorno a lei stavano in fo1la cognate e cugine, che fra loro la teneano, per angoscia bramosa di morte. 436

A questo proposito il Cesarotti afferma:

Questa particolarità è tutt'altro che inutile, come suppone Sca1igero. Questo velo è il monumento delle su nozze. Quanto dovea esser caro al suo cuore! Venere onore la solennità de'suoi sponsa1i con questo. Di qua1 fe1icità non parea che dovesse esser pegno! quanta un ta1 ricordo non rende più compassionevole la sua situazione presente! Con questo spirito si sono aggiunte nel1a Vers. Poet. a1tre circostanze interessanti: le nozze d' Andromacrt ricamate nella sua tela, e gli scherzi de1 pargoletto Astianatte. 437

Dopo il verso 442, cioè alla fine deI Canto, il Cesarotti

omise un lungo passo in cui Andromaca rende il suo lamento per

la morte deI marito Ettore. Il passo omesso è il seguente:

Ella poichè rinvenne, el' anima le si racco1se ne11e viscere, piagnendo con affo1lati sospiri cosi fra le Trojane parle: Ettore 0 me do1ente! ••• Co~i disse piagnendo, e le donne coi sospiri l'accompagna­vano. 438

Il Cesarotti spiega nella nota (u3):

Sarebbe realmente privo di gusto chi non trovasse questo luogo pieno d'evidenza toccante, consideran­dola isolatamente e in se stesso: ma con pace dei sopraccitati critici credo che possa dubitarsi se un tal quadro sia tanto conveniente quanto è natu­raIe e patetico. Cie che si allega in difesa pue ammettere moIte risposte, ma ne dare una sola che val per tutte ..•. lo ebbi l'ardire di troncarla di netto. E che vi ho sostituito? Nulla. 439

• 135

CANTO XXIII

l versi 47-49 furono aggiunti dal Cesarotti nella

v.Pt. A questo proposito egli dichiara: "Par che dovesse

aggiungersi, ch'ei già incominciava ad eseguire la sua

promessa, la quaI era ancora assai lontana dal compimento:

questo ê ciô che si ê fatto nella Versione Poetica."440

l versi 70-75 sono dei versi che il Cesarotti aggiunse

nella V.Pt. Egli fece dire alcune parole a Agamennone nella

V.Pt. che non fece dire in que1la letterale. Nella nota (i)

egli afferma: "si è creduto bene di render animato e dramatico

cio che qui si narra freddamente, ponendo in bocca d'Aga-

mennone alcune parole lusinghiere che preparino l'invito al

bagno."441

Anche i versi 94-97 furono aggiunti dal cesarotti,

e a questo proposito eg1i sostiene: "Nella Vers. Poet. sul

fine della parlata d'Achille si aggiunsero alcuni versi onde

s'intendesse ch'egli assiste al convito a stento, e per pura

condiscendl:mza. "442

l versi 162-186 sostituiscono il passo seguente:

Cosi avendo detto stese l'amorose mani, ma non 10 strinse, che l'anima a guisa di fumo n'andô sotterra strillando •.•• Cosi disse, e in tutti suscita un desiderio di piagnere; e l'Aurora diti-rosata apparve a lare che piagnevano intorno al cadavere miserevole. 443

La nota (t) spiega: " Del resto nella Vers. Poet. si ê colto

l'occasione di dar più risalto alla dottrina consolante dell'

136

immortalità, e si è chiuso anche la parlata con espressioni

piü animate di tenerezza."444

l versi 223-226 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V.Pt. A questo proposito il Cesarvtti sostiene:

Questo convoglio funebre è solenne ed interessante. Achille che chiude la marcia sostenendo il capo dell'amico defunto, forma un punto di vista il più commovente: la fantasia se 10 dipinge pendente col suo capo su quelle di Patroclo, che 10 copre di baci, e 10 bagna dl lagrime. 445

Quindi egli aggiunse un tratto nel quale Achille si china su

Patroclo e versa lagrlme su di lui.

l versi 292-315 riassumono due passi della V. Pr. L'episo-

die nel quale Iride va dagli Dei dei venti, è completamente

omesso. l passi sostituiti sono i seguenti:

Non pero abbruciarsi la pira deI morto Patroclo: allora il piè-valente divino Achille s'avviso d'un'altra cosa •.•• acciocchè stiate ad ardere la pira ove giace Patroclo, per cui sospirano tutti gli Achel. / Cosi avendo detto parti; e quelli s'affrettavano di andare con alto rornbo cacciandosi innanzi le nuvole .... cosi Achille gerneva nell' abbruciar l'ossa dell' arnico, strascinandosi intorno la pira e rnandando affollati sospiri. 446

Nella nota (i2) il Cesarotti spiega:

Il Bitaubè fa qui le rneraviglie sopra questa immaginazione che gli sembra animata, grande, e poetica: io credo piuttosto che moIti la troveranno puerile ed alquanto cornica. Questo è bene aver voglia di far scialacquo di rnacchinismo •••• Che direrno dell'umiltà di Madama Iride, che d'ambascia­trice di Giove si fa carneriera d'Achille, senza nemrneno aspettare d'esserne pregata, benchè fosse aspettata a pranzo dagli Etiopi? E quella conver­sazione coi venti non è ella interessante e degnissima d' arrestarci? Finalrnente un tal episodio ritarda l'azione, raffredda gli spettatori, e fa una

137

discordanza sensibile dal tuono generale di questa solennità funebre .... 10 pero ho risparmiato l'inco­modo anche al padre Giove, e ho creduto che a far che i venti soffiassero, bastasse il prego d'Achille, e la promessa d'un sacrifizio. 447

l versi 3'~-337 sostituiscono il passo seguente:

Quando poi apparve Espero ad annunziar la luce alla terra, dietro il quale spargersi sul mare l'Aurora dal-croceo manto, •.. appresso poi, 0 Achivi, la farete alta e larga voi che resterete dopo di me sulle navi di - moIti - banchi. 448

La nota (02) spiega questa sostituzione:

Ben osserva il Bitaubè che Achille ora non si contenta d'un sepolcro mediocre, se non perchè la circostanza non gli permetteva di più. Eustazio, e Mad. Dacier sbagliarono la spirito di questo luogo. 10 qui osservero con quaI sublime indifferenza Achille parli della sua morte risguardata come certa e vicina. Dopo la perdita di Patroclo ei non ha nulla che 10 attacchi alla vitae per altro cio che dice Achille rispetto al sepolcro suo e di Patroclo èopo la sua morte, è da lui esposto colla piü meschina freddezza. S'è creduto di dover nobi­litare questo monumento d'amicizia e di gloria, sviluppando quei sentimenti che Achille doveva aver nello spirito, ma che Omero lascio nella penna. 449

l versi 338-345 sostituiscono il seguente passo: "Cosi

disse, e quelli ubbidirono al veloce Pelide .... Ma Achille

ritenne li il popolo, ••. "4~O Il Cesarotti trasferi qui, la

parte in cui si parla deI sonno di Achille, menzionato nel

passo precedente della versione letterale. A questo propo-

sito egli dichiara:

10 percio ho creduto fosse megl i.o trasferir a questo luogo il sonno d'Achille, si per Achille stesso, a cui la passione non dovea lasciar prender riposo se il rito funebre non era interamente compito, e si per carità verso quei poveri Eroi che aveano sofferta una cosi lunga vigilia. 451

138

1 versi 353-382 riassumono due passi della V.Pr. 1 passi

sostituiti sono i seguenti:

E primieramente propose ai cavalieri splendidi premj da riportarsi, •.• e al quinto pose un vase da-due­manichi, intatto-dal-foco./ Poi rizzossi, e tra g1i Argivi proferi parole: .•• Ora voi altri per l'eser­cito mettetevi in ordine, chiunque degli Achei confida nei cavalli e nei ben costrutti carri. 452

Poi i versi 395-416 sostituiscono il seguente passo: "Antiloco,

te certamente ancorchè giovine amarono Giove e Nettuno, e

t'isturirono di tutte l'arti di guidar cavalli, ••. o quei di

Laomedonte che furon qui nudriti ecce11enti."453 e i versi

416-422 sostituiscono il seguente: "Cosi avcndo detto Nestore

di Neleo dj nuovo si pose a seder nel suo luogo, poich'ebbe al

fig1io divisata ogni cosa .••• acciocchè attento notasse il

corso, e ridicesse la veritâ."454 Il Cesarotti pero non

diede nessuna spiegazione per queste sostituzioni.

1 versi 703-715 sarebbero dovuti es sere posti dopo il

verso 735. La nota (t3) spiega: "Gli ultimi sentimenti di

Nestore si sono da noi trasferiti piü opportunamente al

principio, e si è .::hiuso questa parlata con altri piü connessi

coi precedenti, e adattati al carattere e alla situazione deI

vecchio Eroe."455

1 versi 919-920 sostituiscono il passo seguente:

"Cosi disse, e glorifico il piè-veloce Pelide •.•• Cosi dicendo

glielo pose in mano, e Antiloco lieto sel prese."456 A

questo proposito la nota (p4) asserisce: "Ho creduto che un

139

sorriso di compiaeenza fosse quanto doveva aspettarasi da

Aehille."457

l versi 921-927 sostituiseono il passo seguente:

Ma il Pelide espose nel eirco un'asta ombri-lunga, e une seudo, ed una celata, arme di Sarpedone che gli furono levate da Patroclo .... le arme poi arnbe­due le si porteranno in comune, e ad essi imbandiro nelle tende un lauto convito. 458

e i versi 928-952 sostituiscono il seguente: "Cosi disse;

allora s'alzo pure il prode fugliuol di Tideo Diomede •... Ma

l'Eroe diede a Titide la grande spada insieme col fodero e col

ben - tagliato cinto." 459 Per spiegare quest'ultima sostitu-

zione, il Cesarotti sostiene nella nota (q4): "Questo duello

puo andar soggetto a varie censure, di cui si parlerâ nel fine

di questo Canto. si è cereato di scansarle rettificando

alquanto l'econornia della battaglia, e specialmente la

chiusa."460

l versi 966-968 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.

La nota (s4) spiega:

In eonseguenza di questa idea nella Vers. Poet. si è presentato il luogo in questo aspetto, e si è fatto anche ch'Epeo prenda il suo sconcio e la risata dei Greci con disinvoltura graziosa, e rida cogli altri, il che 10 purga intieramente dalla taceia di jattanza, e affeziona i lettori per un earattere che parea dapprima ributtante. 461

l versi 992-1012 sostituiscono il passo seguente:

Cosl disse, e levossi la forza di Teucro il Capitano, e insieme Merione il prode seguace d'Idomeneo ...• Ora Merione si toIse tutte le dieci scuri, e Teucro porto le mezze-scuri alla concavi navi. 462

140

A questo proposito il Cesarotti asserisce:

la p~r ciô mi contentai di far un cenna sulla differenza dei caratteri fra Teucro e Merione, rivelandola anche con un tratto nel fine che dà risalto alla massima, ma omisi l'ecatombe degli agnelli che faceva mena d'onore alla pietà di Merione che vergogna aIl' interessatezza deI Dio. 463

l versi 1030-1035 sostituiscono l'ultimo passo della

V.Pr., nel quale Agamennone non risponde ad Abhille. Il passa

sostituito è il seguente: "Disse; nè discansenti il Re degli

uomini Agamennone, e diede a Merione l'asta di ramei e l'Eroe

diede all'araldo Taltibio l'altro splendidissimo premio."464

Nella nota (y4) il Cesarotti spiega: "si sarebbe aspettato che

Agamennone corrispondesse più degnamente alla buona grazia

singolare d'Achille, e gli faces se un complimenta nelle forme.

10 me ne sono incaricato per lui. "465

l versi 1036-1040 furono aggiunti dal Cesaratti alla

fine deI Canto XXIII. Questi versi si traveranna perô

all'inizio deI prassimo Libro, il ventiquattresimo.

141

CANTO XXIV

Nel Canto XXIV mancano i primi quattro versi perché il

Cesarotti li mise già alla fine deI Canto XXIII. l versi 22-

40 sono simili a quelli della V.Pr., eccetto che il Cesarotti

sostitui l'"aurea egida" di Apollo con l'"ambrosia rugiada" di

Venere. A questo proposito il Cesarotti afferma:

poichè niuno degli Scoliasti, e niun Antiquario non ha mai detto che l'Egide fosse fatta in forma di se.cco, non è facile da intenrlersi corne potesse guardar il corpo di Ettore dallo strazio dei sassi e dei sterpi. perciô nella Vers. Poet. si è creduto meqlio di lasciar oziosa l'Egida d'Apollo, e conten­tarsi delle droghe di Venere. 466

Nei versi 110-123 ci sono piccole varianti. La prima

consiste nell'omissione di una parte in cui Giove dice che

Tetide sta presso Achille giorno e notte. Alla fine deI

passo, Giove non domanda a une degli Dei di andare a chiamare

Tetide, ma manda direttamente Iride. Per spiegare questi

cambiamenti il Cesarotti asserisce:

Luciano compose il Giove Tragedo. s'egli avesse anche scritto il Giove Come do avrebbe trovato nell'Iliade tutti i materiali deI suo carattere, e questo discorso sarebbe stato degnissimo d'una tal Farsa. 10 credei di dovergliene prestar un altro alfatto diverso, più degno deI di lui nome, e coerente all'oggetto morale che si conveniva al Poema. 467

l versi 150-175 sostituiscono il passo s~guente:

Venisti all'Olimpo, 0 Dea Tetide, quantunque affljtta, avendo ne' precordj lutta indimenti­cabile : ... Frattanto io invierô Iride al magna­nimo priamo, acciocchè riscatti il caro figlio andando aIle navi degli Achei, ~ porti doni che rallegrino l'animo d'Achille. 468

A questo proposito il Cesarotti dichiara:

142

Feci perciè che Giove commettesse a Tetide di disporre il figlio a quest'atto come da se, senza palesar il suo comando assoluto se non in caso d'una resistenza ostinata. Ho inoltre creduto meglio che Giove non palesasse a Tetide la sua intenzione di mandar Iride a priamo, il che s'accorda meglio colla sorpresa che mostra Achille nel vederselo comparir dinanzi. 469

l versi 175-210 sostituiscono il passo seguente:

Cosi disse, nè disobbedi la Dea Tetide dai-piè­d'argento, e slanciandosi discese alla tenda deI suo figlio: ... Osù lascialo, e prendi per il morto il prezzo (di riscatto). 470

La nota Cp) spiega questa sostituzione:

Tetide nella Vers. Poet. dissimula in questo discorso l'ordine di Giove, ed insinua con tene­rezza materna al figlio di restituir il cadavere per liberarsi da un oggetto sconcio e funesto. ciô dà luogo a una risposta naturale insieme ed inaspettata, che getta nella scena l'interesse della sospensione, e comunica al dialogo passione e vivacità. 471

l versi 210-229 sostituiscono il passo seguente:

"A questo rispondendo disse il piè-veloce Achille: qua venga

chi porti il prezzo, e conducasi via il cadavere, se davvero

10 stesso Olimpio con volenteroso animo il comanda."472

Per spiegare questa sostituzione il Cesarotti dichiara:

Achille è pronto a rassegnarsi al voler di Ciove, ma egli è ancor più pronto a voler dil prezzo •.• Nella Vers. Poet. egli cede in modo che fa sent ire 10

143

sforzo e'l contrasto dell'animo. Egli è il leone che ubbidisce fremendo al padrone che 10 incate~a. 473

l versi 229-249 sostituiscono il passo in cui Giove

parla ad Iride e la manda dal Re priamo. Il passo sostituito

è il seguente: "Cosi questi nell'adunanza delle navi la madre

e il figlio facevano tra lorD moIte alate parole .... Imperocchè

non è insensato, nè sconsigliato 1 nè inufizioso ; ma assai

benignamente te perdonerà all'uom supplichevole."474 Il

Cesarotti a questo proposito sostiene:

10 osserverè piuttosto che l'elogio fa assai poco a proposito. priamo non temeva della vita perchè Achille fosse imprudente, 0 disattento, ma perchè 10 credeva furioso. Omero poteva dunque omctter questo verso inutile e contentarsi dell'altro che tocca il punto. 475

l versi 263-273 sostituiscono il passo in cui Iride parla

a Priamo. Il passo sostituito è il seguente:

Fermossi la nunzia di Giove presso a priamo, e disse con fioca voce (un tremito gli avea prese le membra) : ••• Imperocchè non è insensato, nè sconsigli­to, nè inufizioso, ma assai benignamente perdonerà all'uom supplichevole. 476

l versi 358-393 sostituiscono il passo seguente:

Egli poi tutti i Trojani cacciava dal portico, sgridandogli con obbrobriose parole: ... Ah innanzi che cogli occhi io vegga saccheggiata e guasta la città, possa io andare alla casa dell'Orco. 477

Nella nota (b2) il Cesarotti spiega la ragione per la quale

sostitui il passo precedente: "Questo discorso nella Vers.

Poet. ha un carattere affatto diverso."478

l versi 393-416 contengono il discorso che il Re

144

priamo rivolge ai figli. Questi versi sostituiscono il

passo seguente:

Disse, e collo scettro cacciava gli uomini; ed essi inclazati dal vecchio via se n'andavano ...• Non vi spaccierete voi di apprestarmi quanta prima la carretta, nè vi porrete sopra tutte queste robe, acciocchè si compia questo viaggio? 479

A questo proposito il Cesarotti afferma:

Quindi priamo aggrava le colpe dei figli per sottrarsi all'aspetto della sua propria. Tutto C10 che si è detto pue valere a scusar Priamo des suo irritamento, ma non basta a scusar Omero di non aver fatto present ire in qualche modo siffatte idee, e averle lasciate indovinare ai ragionatori. 10 ci ho suppli to per lui, aggiungendo anche alcuni tratti che rendono il suo trasporto più compatibile. 480

l versi 416-418 sostituiscono il passo seguente:

Cos! disse: e questi temendo le rampogne deI padre tirarono fuori la carretta dalle-belle-ruote, mulare, bella, fatta-di-nuovo, e vi legarono sopra la cassa, .•• condussero poscia sotto il giogo a priamo i cavalli che 10 stesso vecchio allevava tenendogli in ripulita stalla. 481

Nella nota (d2) il Cesarotti ammette: "10 osservera piuttosto

che tutto questo dettaglio è inopportuno e importuno perchè

ritarda l'azione, e raffredda l'interesse."482

l versi 418-428 sostituiscono il passo seguente:

Questi il banditore, e priamo avendo ne' precordj prudenti pensieri stavano attaccandogli al giogo nell'alta casa: ..• allora io non saprei in verun modo confortarti e stimolarti, ad andare aIle navi degli Achei, per quanto ne sia bramoso. 483

l versi 527-550 sostituiscono la risposta di Mercurio

nel passo seguente:

A questo di nuovo rispose il nunzio Argicida: mi

145

tenti, 0 vecchio, col dornandarmi deI divino Ettore • • • • nè i Re degli Achei possono rattener (costoro) bramosi di guerra. 484

Nella nota (k2) il Cesarotti spiega: "10 spero d'aver mostrato

più prudenza in Mercurio col dargli una genealogia diversa, e

immaginar altre circostanze che potessero rassicurar l'animo

timoroso di priamo. "485

l versi 550-559 sostituiscono il passo seguente:

A questo poscia rispose il vecchio priamo dei simile: se davvero sei servo deI Pelide Achille dimmi tutta la verità se ancor il mio figlio st? presso le navi, ovver se già Achille fattolo in brani 10 gittô a divorare aIle sue cagne. 486

Il Cesarotti spiega questa sostiuzione nella nota (12):

si poteva esprimer più freddamente e meschinamente una domanda COS! essenziale, a cui poteva temersi una risposta desolatrice? si troverà un po' più di calore nella Vers. Poet. 487

l versi 776-785 sostituiscono il passo seguente: "A

questo bieco guardandolo disse il piè-veloce Achille: .•• Percio

ora non mi sommuover più l'animo coi dolori, perch'io non ti

cacci, 0 vecchio, fuor della tenda ancorchè supplichevole, e

non trasgredisca i comandi di Giove. "488 La nota (f3)

spiega:

Il gran torto d'Ornero nelle parole d'Achille si è di non aver espresso abbastanza questi sentimenti, o di averlo fatto in un modo strano, e sopra tutto di non averci fatta veruna preparazione, poichè nella parlata precedente di Priamo non v'è nulla che potesse dar luogo a cosi bestiale risposta. Questo trasporto odioso potea trasformarsi in un tratto caratteristico naturale ed interessante, facendo prima che priamo si abbandonasse con qualche

146

intemperanza ai trasporti dell'amor paterno, e che Achille facesse sentire che se priamo in Ettore vedeva il fig1io, Achille ravvisava in esso l'uccisor di Patroclo. Questo è cio che s'è fatto nella Vers. Poet. 489

Nei versi 821-834 manca un ampio passo in cui Achille

narra la storia di Niobe. Il passo in questione è il

seguente: "10 ti diedi riscattato, 0 vecchio, il figliuol

tuo, siccome domandasti .•.. egli sarà a te (soggetto) di

molte-lagrime."490

1 versi 834-861 sostituiscono sei passi della V.Pr. l

passi sostituiti sono i seguenti:

Disse, e sorgendo il veloc6 Achille scanna una bianca pecora •.•. Essi sporgevano le mani aIle pronte apparecchiate vivande: .•• / ... ma poichè si trassero il desio della bevanda e deI cibo, ... per l'innanzi io non avea assaggiato nulla./ Cosi disse .... Ma su via dimmi cio, e narrami con verità per quanti giorni brami di far l'esequie al divino Ettore, acciocchè in questo frattempo io mi rimanga (tranquillo) e trattenga il popolo./ A questo rispose poscia il vecchio Priamo dei-simile ••• L'undecimo poi faremo sopra di esso un tumulo, e'l duodecimo combatteremo, se necessità 10 vuole./ A lui di nuovo rispose il piè-velcoe divino Achille .•• imperocchè tanto tempo trattero la guerra quanto comandi. / Cosi detto pre se nel polso la mana destra deI vecchio perchè non temesse nell'animo .••• Tutti gli altri Dei ed uomini armati-d'elmo dormirono tutta la notte, domi dal dolce sonno. 491

Il Cesarotti spiega questa ampia sostituzione:

10 mi sono ben guardato nella Vers. Poet. dal far che priamo cenasse 0 dormisse presso d'AChille, e spero d'avergli prestato una buona ragione per dispensarsene. Chi poi di Omero 0 di me abbia in cio seguito meglio la natura, 10 decideranno i cuori dei padri. 492

147

l versi 881-890 furono aggiunti dal Cesarotti nella

V. Pt., e i versi 890-898 sostituiscono il seguente passo della

V. Pr.:

Nè alcun altro degli uomini 0 delle donnp vagamente cinte n'ebbe sentorei ••. poichè egli era di gran gioja alla città, ed a tutto il popolo. 493

Nella nota Cq3) il Cesarotti afferma:

Io ho creduto che il lettore vedrebbe con piacere anche la pittura dello stato inquieto e dell'aspet­tazione smaniosa della famiglia di priamo. Cassandra nella Vers. Poet. viene forse più a proposito che nel Testo. Siccome priamo in es sa Versione giunge più per tempo che pres30 Omero, cosi non si potea distinguerlo cogli occhi ancor di lontano; doveasi piuttosto presentirne l'arrivo che sentirlo. Cassandra per il suo carattere d'inspirata era perciô la più opportuna d'ogni altra. 494

l versi 946-985 sostituiscono il passo seguente:

Marito mio, tu giovine perdesti la vita, e lasci me vedova nella casai ••. lmperocchè mûrendo non mi porgesti le mani fuor deI letto, nè mi dicesti alcun savio detto, di cui sernpre mi ricorderei notte e giorno spargendo-Iagrime. 495

Il Cesarotti cambiô l'ordine delle parole nel lamento di

Andromaca e a questo proposito egli asserisce:

Io mi sono studiato di rappresentar fedelmente le bellezze del Testo, ma ho preso la libertà d'inventar l'ordine dei sentimenti, trasportando questi la principio, e riserbando all'ultimo l'idea deI figlio precipitato dalla torre; non solo perchè questo era il colpo più forte, ma perchè non mi parea secondo la natura, che Andro­maca dopo questa immagine avesse tempo di passare ad altri lamenti. Di sopra mi sono rimesso ai cuori paterni, questa volta m'appllo e quei delle madri. 496

l versi 986-1008 sostituiscono il passo seguente:

148

COS1 disse piangendo: le donne poi l'accompagna­vano coi gemiti •••. Ed ora rugiadoso e fresco giaci nella casa dinanzi a me, simile ~d une che Apollo dall-'arco-d'-argento abbia ucciso cogliendolo co' suoi placidi dardi. 497

A questo proposito la nota (v3) sostiene:

Ad ogni modo questo lamento è molto inferiore a quello d'Andromaca. La parlata è troppo arida, e sente poco della tenerezza materna ••.. Vedi le modificazioni fatte a questa parlata nella Vers. Poet. 498

l versi 1008-1031 sostituiscono il passo seguente:

COS1 disse piangendo, e destossi un lutto insa­ziabile ...• lmperciocchè nessun altro havvi nell' ampia Troja nè benigno verso di me, nè amico, ma tutti mi hanno in abbominio.

COS1 disse piangendo: e dietro lei piangeva infinita turba. 499

Il Cesarotti fece modificazioni nel lamento di Elena perché

il suo lamento:

.•. nel Testo è dettato principalmente dall' interes­sei nella Vers. Poet. esso è inspirato dal rimorso, il che 10 rende piü interessante, e disarma l'ira dei lettori contro questa bellezza funesta. vi si è anche aggiunto un cenno che dà risalto alla moralità deI Poema, e rappresenta la morte di Ettore come una punizione degli Dei per la sua soverchia convivenza alla passion deI fratello. 500

Dopo il passo 1031 manca un passo nel quale priamo dà ordini

per le preparazioni dei funerali. Il passo omesso è il

seguente:

Indi il vecchio priamo favella al popolo: Trojani, datevi ora a condur legna alla città,e non temete punto nell' animo l' astuto agguato degli Argi vi. Imperocchè Achille qua mandandomi dalle negre navi mi afferma che non ci nuocerebbe innanzi che venisse la duodecima Aurora. 501

149

Gli ultimi versi deI Canto, versi 1031 alla fine, sostitui-

scono il seguente passo della V.Pr.: "Cosi disse. E quelli

congiunsero sotto ai carri bovi e muli; ... Cosi quelli

celebrarono il funerale di Ettore doma-cavalli. 502 A questo

proposito il Cesarotti afferma:

Se per una parte il Poema d'Omero sembra protratto più a lungo di quel che protava l'azione, per altra pua sembrare imperfetto. Certo è che la conclusion dell'Iliade non ha nessuna apparenza di compimento: e poichè tanto Achille quanto priamo in questo libro medesimo hanno detto che il duodecimo giorno dopo i funerali di Ettore si combatterebbe di nuovo, non v'è lettore che potesse da se stesso immaginare che questo libro fosse l'ultimo deI Poema Omerico. ciô potrebbe avvalorar l'idee di coloro che dubitano se l'Iliade sia un poema intero 0 tronco, 0 se il suo vero soggetto sia l'ira d'Achille, come porta la proposizione, 0 la guerra di Troja, come sembra dirci il suo titolo. 503

150

CONCLUSIONE

Il Cesarotti con la versione in prosa dimostra di essere

un competente grecista, molto sicuro dei valori semantici deI

testo e in grade di darci una disadorna ma fedele versione.

Dopo alcune verifiche preliminari (per le quali ci siamo

avvalsi dell' ausilio ii grecisti competenti) siamo giunti alla

conclusione che il lavoro di collazione tra l'originale greco

e la versione in prosa era superfluo e ci siamo dedicati alla

collaz ione tra la versione in prosa (che abbiamo assunto come

punta di riferimento) e la versione poetica.

In nessun punto delle varie e dettagliate prefazioni deI

Cesarotti è precisato quale delle due versioni sia stata

redatta per prima. È possibile che il Cesarotti, seguendo una

prassi già invalsa sin dai tempi dell'Ariosto e più che mai

corrente con un drammaturgo come l'Alfieri, abbia dapprima

apprestato la versione in prosa e poi, una volta completata

questa si sia accinto a redigere la versione poetica. Questa

ipotesi ci pare tanto più plausibile e valida quanto più si

pensa agli scarti che poi si sono avuti tra la prima e la

seconda: non è concepibile che il Cesarotti deviasse dalla

propria versione in prosa se questa fosse stata redatta di

pari passo, pagina per pagina, con quella poetica.

151

Tutto sornrnato il Cesarotti, con la versione poetica,

ci ha dato più 0 mena settantacinque pagine di creazione

rornanzesca deI tutto inedita e con le sue note ci ha fornito

un vero e proprio "trattarello" di estetica deI gusto sette­

centesco.

Ha presentato nuovi personaggi divisibili in due gruppi.

Persone che già esistevano nell'Iliade di Omero (ma che lui

ha profondamente trasformati) e personaggi deI tutto nuo~i.

Per quanto riguarda la lingua poetica deI Cesarotti, essa

non comporta varianti lessicali 0 prosodiche di rilievo. It

Cesarotti utilizza la lingua poetica tipica deI repertorio

italiano tardo-arcadico. DaI punto di vista lessicale egli

è il più grande sostenitore dell'aggettivazione composita.

stile che ha ereditato dall'Ossian.

Il Cesarotti esalta alcuni valori e atteggiamenti nella

versione in prosa. Egli esalta il coraggio degli eroi greci

e troiani, l'onore e la dignità degli Dei, l'umiltà dei guer­

rieri e la fedeltà dei personaggi femminili. Il Cesarotti

mette in risalto Ettore, facendolo parere più coraggioso

davanti aIle sue imprese guerresche ed 8saltando la sua umiltà

dinnanzi agli Dei.

Se da un punta di vista filologico il lavoro deI

Cesarotti è deI tutto inaccettabile, da un punta di vista

dell'evoluzione deI gusto letterario è quanto mai rivelante.

Esso ci permette di seguire passo per passo la nascita della

-

152

creatività letteraria e di documentare la serie di tentativi

che sono stati fatti per creare il romanzo e il teatro

moderni.

Non scordiamo infatti che il Settecento è per tutta

l'Europa il secolo in cui si è svolta la battaglia defini­

tiva per il rinnovamento letterario, per il riconoscimento

della creatività indipendentemente dalla "veridicità" della

storia narrata (0 poetata, 0 drammatizzata) e per il finale

disancoramento dalla pesante tutela dei classici dell'anti­

chità.

Questo affrancamento non è stato né facile, né pacifico.

V'erano in gioco poste notevoli, non solo di natura e di

portata letteraria, ma addirittura questioni Iinguistiche,

nazionalistiche, politiche, ecc.

Vediamo di ampliare ciascuno di questi punti, in modo

da potervi poi ubicare l'operato deI Cesarotti e capire in

quale misura esso collimi con la dinamica dei suoi tempi.

Per quanto riguarda la quérelle des anciens et des

modernes, già giunta a piena virulenza nel seicento, tanto

in Italia (Il cannocchiale aristotelico), quanta nel resto

d'Europa (Das buch von der deutschen Poeterey, A Preface to

the Plays of William Shakespeare, Défence et illustration de

la langue française), il Settecento liquida una volta

per tutte la secolare sudditanza deI creare e deI pensare

moderne ai parametri e ai generi letterari dell'antichità.

Ne nascono nuovi generi (il romanzo) e acquistano piena

cittadinanza letteraria, sia dai modelli classici (il

"rifacimento" come soglia ma~sima deI creare e dell'in­

ventare) che dal fatto vero (ancora il Manzoni pero si

sentirà in dovere di precisare che non aveva fatto altro

che rifare una "storia vera").

153

È da notare che la liberazione della creatività passa

per stratagemmi, menzogne e agnizioni degne della commedia

dell'arte e non si è esenti dai colpi di scena e da avve­

nimenti drammatici. Già l'Ariosto aveva deriso le aspet­

tative credulone dei suoi lettori asserendo a più riprese

che desumeva ogni dettaglio da Turpino: e quando poi le

sparava più grosse deI credibile invitava il proprio udi­

torio (visto che il suo era un poema che si leggeva ad alta

voce e cOllettivamente, piuttosto che a labbra chiuse ed

individualmente) a rifarsi proprio al monaco che tutto aveva

visto e registrato. Ma l'Ariosto praticava un genere ridan­

ciano, al di fuori dell'ecumene letteraria rinascimentale:

piaceva a tutti, certo, ma nessun letterato serio dell'epoca

10 avrebbe incluso nel novera dei generi seri per quella sua

opera: dal Pulci al Boiardo la letteratura cavalleresca era

diletto per dame, per scioperati, per bighelloni sulle piazze.

Dunque il problema non si pone in termini incontornabili che

nel Settecento, e riceve varie soluzioni.

154

La prima di que ste soluzioni è di annunciare al mondo

delle lettere che si è ritrovato un documento e che 10 si

è rifatto 0 tradotto. È il casa di James Macpherson e di

Thomas Chatterton: il primo f~ al centro di una polemica

che coinvolse Th~ House of Lords e l'irascibile corifeo

della letteratura inglese, il Dr. Samuel Johnson. Il

giovane Chatterton si suicidô in seguito alla sua "men­

zogna".

Il secondo è quelle di tradurre "liberamente" un

classico. Omero primeggia: 10 traducono, tra gli altri,

James Macpherson stesso, i francesi Mérian e Bitaubé

(rispettivamente in prosa e in versi), gli italiani

Cesarotti, Foscolo e Monti.

Il terzo è quelle di mettere se stessi al centro

dell'opera e di creare la letteratura in prima persona:

nascono i romanzi epistolari, le confessioni (ben diverse

da quelle di Sant'Agostino 0 di Santa Teresa, per inten­

derci) ed i Bruchstück (di cui la versione italiana più

vicina è quella deI sonetto ad incipit acefalo, come nel

nel casa di Ugo Foscolo). È l'epoca dei Werther, degli

Ortis, degli Adolphe, delle Confessions d'un enfant du siècle.

Ma è anche l'epoca in cui il romanzo viene ripreso seriamente

in considerazione e dall' epistolarismo dozzinale di Richardson

si passa al magistrale psicologismo di Sterne. In Italia si

rimane ai margini di tale produzione con opere come il Platone

155

in Italia e le Notti romane, mentre la prosa più 0 mena roman­

zesca si rifà conl'autobiografismo (già ben avviato a Benve­

nuto Cellini, ai suoi ternpi e poi totalmente ridirnensionato da

Giambattista vico e da Pietro Giannone): è la vita deI conte

Alfieri a occupare il poste d'onore in questa ignara corsa

alla libera scrittura.

La saggistica, da Steele e da Addison in poi, assume

un suo valore distinto e culmina nella magistrale requisi­

toria della Staël sul romanticismo europeo (Pe l'Allemagne).

l saggi londinesi deI Foscolo sono la più squisita espres­

sione italiana di questo genere.

l nuovi generi letterari tuttavia non sono una mera

espressione formale. Essi corrispondono ad un fermento

sentimentale e politico di Jastissime proporzioni e diven­

tano atti ad accoglierne tutti i dettami e le sollecita­

zioni: è l'incipiente romanticismo che bussa aIle porte

della nuova era letteraria.

Il Cesarotti si è inserito pristinamente in questo

rinnovamento tramite le traduzioni e la saggistica. Il suo

Saggio sulla filosofia delle lingue (che riecheggia da vici­

no ma con notevoli varianti e geniali intuizioni ex nova, i

trattati deI De Brosses e deI Condillac) gli apre la via per

concepire la lingua e la fenomenologia letterarie come enti­

tà in costante mutazione e rinnovamento. Se mai sussiste­

vano ancora velleità di sudditanza aIle lettere antiche

156

(come 10 si desume dalla sua quérelle con il Galeani Napio­

ne), il Cesarotti le accantona definitivamente e 10 fa tra­

mite la sua conceZl0ne ultramoderna della lingua, ed in

particolar modo di quella letteraria.

Per quanta riguarda le sue traduzioni, esse non pote­

vano es sere più controverse. Le sue giovanili versioni delle

opere teatrali di Voltaire rasentano l'anatema in quanto a

contenuti e dimostrano una spigliatezza di linguaggio rara

persino ad Ottocento inoltrato. La sua resa in endecasillabi

sciolti della prosa dell'Ossian di James Macpherson fa scuola:

è forse l'opera che piü di ogni altra ha contribuito alla

nascita ed alla diffusione dp~ romanticismo su scala europea

(come 10 attesta autorevolmente il Van Tieghem). Le tradu­

zioni di Demostene e di Omero dovevano essere la parte più

pacifica e più piattamente accadernica della sua carriera di

docente di greco e di ebraico (non imprarô mai nulla piü

dell'alfabeto in quest'ultima lingua, in una città che

contava una delle piü grandi, delle più attive e delle più

edotte comunità ebraiche d'Europa). E in tutta verità la

bibliografia esistente su questo argomento si limita a con­

statare che il Cesarotti diede due versioni dell'Iliade.

Quanto fosse viva nell'abate padovano l'ansia di rinno-

vare personaggi e situazioni, anche a rischio di renderli

ben morituri con le loro ciprie e le loro parrucche arca­

diche, rimaneva da verificare, ed è appunto stato il la-

voro svolto in questa lunga e paziente collazione delle

due versioni.

157

In sense strettamente storico-letterario il Cesarotti,

con la sua versione infedelissima in versi, ha isolato un

personaggio (Ettore) e 10 ha reso degno di pianti e di

effusioni senza fine. Non è tanto quindi, a nostro parere,

la decurtazione 0 la risistemazione di numerosi altri epi­

sodi, e non è neppure la costante morigerazione degli enun­

ziati di altri personaggi, centrali e no, che conta in

questa operazione, quanto la creazione ex nihilo di un

personaggio nuovo, capace di assumersi les épanchements du

coeur, quelle che Ladislao Mittner chiamava le Herzenergie­

Bungen, e di aver con questo - più inconsciamente che scien­

temente - creato un prototipo di opera romantica. Ettore

è diventato un eroe romantico, una vittima che muore, come

Werther 0 come ortis, e sul quale si possono riversare

pianti e commiserazioni.

si pue parlare di romanzo? Bisogna intenderci. Se

per romanzo intendiamo un volume a sé stante, con episodi

e sviluppi indipendenti, la risposta sicuramente è no. Ma

se vogliamo reperire nella traduzione poetica deI Cesarotti

i cod ici di una nuova letteratura, le aggettivazioni, le

motivazioni, le accentuazioni sentimentali, la risposta è

si. Certo, se i limiti della tesi di secondo cielo (già

di molto superati in queste pagine) non ce 10 avessero

158

impedito, si potevano letteralmente elencare gli attri-

buti nuovi e le situazioni ex novo imputabili esclusiva­

mente al Cesarotti, per redigere una sorta di breviario

della sensibilità protoromantica. E poiché anche in opere

come quelle magistrali di Walter Binni sul protomanticismo

italiano vi sembrano essere brancicamenti a questo riguardo,

sarà forse questa una fatica da intraprendere in sede di

ricerca di terzo cielo, proprio al fine esclusivo di appor­

tare lumi circa una transizione letteraria le cui date ed

i cui termini continuano ad essere spostati, senza punti

di riferimento inoppugnabilmente attendibili.

159

NOTE

1 Melchiorre cesarotti, Ragionamento storico-critico.

Parte III.

2 Ibid., pp. 303-4.

3 Cesare Angelini, Rizzoli, 1940), p. 765.

Opere scelte,

4 Melchiorre cearotti, L'Iliade,

pp. 2-4, nota (a).

5 Ibid., pp. 5-8, nota (f).

6 Ibid., p. 11, nota (f).

7 Ibid., p. 22.

(Mi lano-Roma :

8 Melchiorre Cesarotti, La Morte d'Ettore,

p. 9.

9 Cesarotti, L'Iliade, p.22, nota (b2).

10 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p.12.

11 Cesarotti, L'Iliade, p. 42.

12 Ibid., p. 43, nota (x2).

13 Ibid., p. 57-8.

14 Cesarotti, L'Iliade, p.58, nota (k3).

160

15 Ibid. , p. 111-3.

16 Ibid. , p. 111-2, nota (q5)

17 Ibid. , p. 120.

18 Cesarotti, L'Iliade, p. 120-1, nota (g6) •

19 Ibid. , p. 125, nota (m6) .

20 Ibid. , p. 126, nota (n6) .

21 Ibid. , p. 126.

22 Ibid. , p. 126, nota (o6) .

23 Ibid. , p. 127-9.

24 Ibid. , p. 128, nota (p6) .

25 Ibid. , p. 139.

26 Ibid. , p. 138, nota (c7) •

27 Ibid. , p. 146, nota (e) .

28 Ibid. , p. 146-7, nota (e) .

29 Ibid. , p. 146, nota (e) .

30 Ibid. , p. 156, nota en) .

31 Ibid. , p. 156-7.

32 Ibid. , p. 176, nota (X2) .

33 Ibid. , p. 177-8.

34 Ibid. , p. 177, nota (Z2) .

35 Ibid. , p. 210, nota (p4) .

36 Ibid. , p. 220, nota (e5) .

161

37 Ibid. , p. 12, nota (d) .

38 Ibid. , p. 27, nota (s) •

39 Ibid. , p. 28-9.

40 Ibid. , p. 28-9, nota (x) .

41 Ibid. , p. 65.

42 Ibid. , p. 65, nota (03) •

43 Ibid. , p. 89.

44 Ibid. , p. 89, nota (q4) .

45 Ibid. , p. 103-4.

46 Ibid. , p. 104-6.

47 Ibid. , p. 107, nota (s) •

48 Ibid. , p. 107-8.

49 Ibid. , p. 108-10.

50 Ibid. , p. 110, nota ( z) •

51 Ibid. , p. 114-6, nota (e2) .

52 Ibid. , p. 143-4.

53 Ibid. , p. 143-4, nota (c3) .

54 Ibid. , p. 144.

55 Ibid. , p. 162-3, nota (y3) .

56 Ibid. , p. 192-4, nota (x4) .

57 Ibid. , p. 201.

58 Ibid. , p. 201-2, nota (e) .

59 Ibid. , p. 220-1.

162

60 Ibid. , p. 227.

61 Ibid. , p. 248-9, nota (f3) •

62 Ibid. , p. 248-50.

63 Ibid. , p. 253-5.

64 Ibid. , p. 261-2.

65 Ibid. , p. 261-2, nota (53) •

66 Ibid. , p. 264-5.

67 Ibid. , p. 266-7, nota (v3) .

68 Ibid. , p. 267, nota (u3) .

69 Ibid. , p. 269, nota (y3) •

70 Ibid. , p. 275-6.

71 Ibid. , p. 286-7.

72 Ibid. , p. 287, nota (04) •

73 Ibid. , p. 296-7.

74 Ibid. , p. 305, nota (k5) •

75 Ibid. , p. 303-5.

76 Ibid. , p. 315-8.

77 Ibid. , p. 317, nota (v5) •

78 Ibid. , p. 1.

79 Ibid. , p. 2-5.

80 Ibid. , p. 17-8.

81 Ibid. , p. 18, nota (p) •

82 Ibid. , p. 20-3.

163

83 Ibid. , p. 22-3, nota (y) •

84 Cesarotti, La Morte d' Ettore , p. 231-

85 Cesarotti, L'Iliade, p.5S-9.

86 Ibid. , p.61.

87 Ibid. , p. 61, nota (n3) .

88 Ibid. , p. 81-4.

89 Ibid. , p. 87, nota (14).

90 Ibid. , p. 102-6.

91 Ibid. , p. 107, nota (h) •

92 Ibid. , p. 106-8.

93 Ibid. , p. 107-8, nota (c) •

94 Ibid. , p. 121-4.

95 Ibid. , p. 124-9.

96 Ibid. , p. 236, nota (d2) •

97 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 256.

98 Cesarotti, L' -, p. 239, nota (g2) •

99 Ibid. , p. 169-73.

100 Ibid. , p. 174.

101 Ibid. , p. 172, nota (k3) .

102 Ibid. , p. 174-7.

103 Ibid. , p. lS0, nota (t3) •

104 Ibid. , p. lS2-3.

105 Ibid. , p. lS4-6.

164

106 Ibid. , p. 185, nota (y3) .

107 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 288.

108 Cesarotti, L'Iliade, p. 196-8.

109 Ibid. , p. 198-200.

110 Ibid. , p. 200, nota (g) .

111 Ibid. , p. 208-9.

112 Ibid. , p. 211, nota (1) .

113 Ibid. , p. 215.

114 Ibid. , p. 227, nota (v) •

115 Ibid. , p. 228-9.

116 Ibid. , p. 228-9, nota (y) •

117 Ibid. , p. 232, nota (b2) •

118 Ibid. , p. 243, nota (i2) .

119 Ibid. , p. 244-6.

120 Ibid. , p. 245, nota (m2) .

121 Cesarotti, La Morte d' Ettore, p. 304.

122 cesarotti, L'Iliade p. 248-9.

123 Ibid. , p. 248, nota (p2) .

124 Ibid. , p. 263-7.

125 Ibid. , p. 267, nota (f) .

126 Ibid. , p. 296-304.

127 Ibid. , p. 303, nota (f2) .

128 Ibid. , p. 346, nota (x3) •

.'

165

129 Ibid. , p. 357.

130 Ibid. , p. 357, nota (i4) .

131 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 348.

132 Cesarotti, L'Iliade, p. 363, nota (n4) .

133 Ibid. , p. 367-8.

134 Ibid. , p. 367, nota (s4) .

135 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 35l.

136 Cesarotti, L'Iliade, p. 373.

137 Ibid. , p. 24-7.

138 Ibid. , p. 28-9.

139 Ibid. , p. 29, nota (h2) .

140 Ibid. , p. 46-7, nota (b3) .

141 Ibid. , p. 83-6.

142 Ibid. , p. 84, nota (z) •

143 Ibid. , p. 89.

144 Ibid. , p. 89, nota (g2) •

145 Ibid. , p. 90-l.

146 Ibid. , p. 94.

147 Ibid. , p. 94, nota (n2) .

148 Ibid. , p. 95, nota (02) •

149 Ibid. , p. 96-7.

150 Ibid. , p. 99.

166

151 Ibid., p. 98-9, nota (s2) •

152 Ibid. , p. 102, nota (z2) •

153 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 53.

154 Cesarotti, L'Iliade, p. 112-6.

155 Ibid. , p. 116-7.

156 Ibid. , p. 118.

157 Ibid. , p. 128-33.

158 Ibid. , p. 132.

159 Ibid. , p. 133 -44.

160 Ibid. , p. 140.

161 Ibid. , p. 152-60.

162 Ibid. , p. 157, nota (c) •

163 Ibid. , p. 160.

164 Ibid. , p. 162, nota (g) •

165 Ibid. , p. 166-7, nota (k) •

166 Cesarotti, La Morte d' Ettore, p. 76.

167 Cesarotti, L'Iliade, p. 167, nota (l) •

168 Ibid. , p. 169-70.

169 Ibid. , p. 170, nota (n) .

170 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 79.

171 Cesarotti, L'Iliade, p. 192-3.

172 Ibid. , p. 195-6.

~--------

167

173 Ibid. , p. 196, nota (k2) •

174 Ibid. , p. 204-5, nota (r2) .

175 Ibid. , p. 208-14.

176 Ibid. , p. 208, nota (a) .

177 Ibid. , p. 229.

178 Ibid. , p. 230-2.

179 Ibid. , p. 230, nota (n) .

180 Ibid. , p. 247-51.

181 Ibid. , p. 247-9.

182 Ibid. , p. 254-5.

183 Ibid. , p. 256-9.

184 Ibid. , p. 258, nota (f2) •

185 Ibid. , p. 273-5.

186 Ibid. , p. 275, nota (t2) •

187 Ibid. , p. 283-6.

188 Ibid. , p. 285.

189 Ibid. , p. 290.

190 Ibid. , p. 303, nota (u3) .

191 Ibid. , p. 290-2.

192 Ibid. , p. 293, nota (13) .

193 Ibid\ , p. 293-6.

194 Ibid. , p. 296-7.

168

• 195 Ibid. , p. 298, nota (q3) .

196 Ibid. , p. 298.

197 Ibid. , p. 298.

198 Ibid. , p. 299, nota (r3) •

199 Ibid. , p. 303-4.

200 Ibid. , p. 304, nota (x3) •

201 Ibid. , p. 304-5.

202 Ibid. , p. 304, nota (y3) •

203 Ibid. , p. 307.

204 Ibid. , p. 309.

205 Ibid. , p. 311.

206 Ibid. , p. 311, nota (h) •

207 Ibid. , p. 313-4.

208 Ibid. , p. 313-4, nota (i) •

209 Ibid. , p. 316.

210 Ibid. , p. 316, nota (n) •

211 Ibid. , p. 316-20.

212 Ibid. , p. 322, nota (q) •

213 Ibid. , p. 328.

214 Ibid. , p. 329, nota (x) •

215 Ibid. , p. 332.

216 Ibid. , p. 332, nota (z) •

169

217 Ibid. , p. 332-7.

218 Ibid. , p. 335-6, nota (b2) •

219 Ibid. , p. 337-41.

220 Ibid. , p. 338, nota (d2) .

221 Ibid. , p. 341-51.

222 Ibid. , p. 338, nota (e2) .

223 Ibid. , p. 353-5.

224 Ibid. , p. 355, nota (b3) .

225 Ibid. , p. 355-6, nota (c3) .

226 Ibid. , p. 356, nota (d3) .

227 Ibid. , p. 357-9.

228 Ibid. , p. 359, nota (g3) .

229 Ibid. , p. 367, nota (k3) .

230 Ibid. , p. 368-9, nota (13) .

231 Ibid. , p. 365-70.

232 Ibid. , p. 370-1.

233 Ibid. , p. 371, nota (03) .

234 Ibid. , p. 347-77.

235 Ibid. , p. 376, nota (x3) .

236 Ibid. , p. 378-80.

237 Ibid. , p. 378-9, nota (z3) .

238 Ibid. , p. 379, nota (a4) .

------ ---- ---

170

239 Ibid. , p. 2-5.

240 Ibid. , p. 2, nota (a) .

241 Ibid. , p. 5-13.

242 Ibid. , p. 15, nota (In) •

243 Ibid. , p. 16-7.

244 Ibid. , p. 18-20.

245 Ibid. , p. 18, nota (r) •

246 Ibid. , p. 20, nota (t) .

247 Ibid. , p. 26-7.

248 Ibid. , p. 28, nota (c2) .

249 Ibid. , p. 32.

250 Ibid. , p. 32, nota (i2) .

251 Ibid. , p. 37-8.

252 Ibid. , p. 37-8, nota (02) .

253 Ibid. , p. 41-2.

254 Ibid. , p. 41-2, nota (s2) .

255 Ibid. , p. 42.

256 Ibid. , p. 43, nota (t2) .

257 Ibid. , p. 44-5.

258 Ibid. , p. 44-5, nota (u2) .

259 Ibid. , p. 47.

260 Ibid. , p. 48-51.

171

• 261 Ibid. , p. 50, nota (d3) .

262 Ibid. , p. 53-9.

263 Ibid. , p. 53, nota (g3) .

264 Ibid. , p. 59-61.

265 Ibid. , p. 61-2.

266 Ibid. , p. 69-70.

267 Ibid. , p. 71, nota (q3) •

268 Ibid. , p. 70-3.

269 Ibid. , p. 80, nota (z 3) •

270 Ibid. , p. 73-4.

271 Ibid. , p. 73-4, nota (t)} .

272 Ibid. , p. 77.

273 Ibid. , p. 78-9.

274 Ibid. , p. 80.

275 Ibid. , p. 86-8.

276 Ibid. , p. 87, nota (k) •

277 Ibid. , p. 89.

278 Ibid. , p. 104.

279 Ibid. , p. 111-2.

280 Ibid. , p. 111-2, nota (k2) •

281 Ibid. , p. 112-3.

282 Ibid. , p. 119-20.

172

• 283 Ibid. , p. 122-4.

284 Ibid. , p. 123 -4, nota (z2) •

285 Ibid. , p. 125-30.

286 Ibid. , p. 130-2.

287 Ibid. , p. 131.

288 Ibid. , p. 134-6.

289 Ibid. , p. 136.

290 Ibid. , p. 136-7.

291 Ibid. , p. 137.

292 Ibid. , p. 141, nota (k3) •

293 Ibid. , p. 137-43.

294 Ibid. , p. 143, nota (13) •

295 Ibid. , p. 143-6.

296 Ibid. , p. 146-8.

297 Ibid. , p. 147, nota (03) •

298 Ibid. , p. 148.

299 Ibid. , p. 148-9.

300 Ibid. , p. 149-50.

301 Ibid. , p. 150, nota (r3) •

302 Ibid. , p. 151-3.

303 Ibid. , p. 153.

304 Ibid. , p. 153-6.

173

• 305 Ibid. , p. 156-9.

306 Ibid. , p. 161-2.

307 Ibid. , p. 163-5.

308 Ibid. , p. 166-77.

309 Ibid. , p. 175-6, nota (i4) •

310 Ibid. , p. 182.

311 Ibid. , p. 182, nota (r4) .

312 Ibid. , p. 183-4, nota (a) .

313 Ibid. , p. 186, nota (d) •

314 Ibid. , p. 193-5.

315 Ibid. , p. 194, nota (k) •

316 Ibid. , p. 196-7.

317 Ibid. , p. 197-201.

318 Ibid. , p. 200, nota (0) •

319 Ibid. , p. 201-4.

320 Ibid. , p. 202, nota (r) .

321 Ibid. , p. 205-6.

322 Ibid. , p. 206, nota (u) .

323 Ibid. , p. 206-8.

324 Ibid. , p. 209, nota (b2) .

325 Ibid. , p. 209-11.

326 Ibid. , p. 211-3.

--------~-- -------------- --

174

327 Ibid. , p. 213-4.

328 Ibid. , p. 214-5.

329 Ibid. , p. 216-8.

330 Ibid. , p. 216-7, nota (k2) •

331 Ibid. , p. 218.

332 Ibid. , p. 218-9.

333 Ibid. , p. 219-33.

334 Ibid. , p. 221-2, nota (n2) •

335 Ibid. , p. 233-5.

336 Ibid. , p. 236.

337 Ibid. , p. 236-7.

338 Ibid. , p. 237.

339 Ibid. , p. 237-8.

340 Ibid. , p. 238, nota (z2) •

341 Ibid. , p. 238-46.

342 Ibid. , p. 247-57.

343 Ibid. , p. 255, nota (g3) •

344 Ibid. , p. 257-8.

345 Ibid. , p. 258-9.

346 Ibid. , p. 259-60.

347 Ibid. , p. 225.

348 Ibid. , p. 260-2.

175

349 Ibid. , p. 271-2.

350 Ibid. , p. 271-2, nota (g) •

351 Ibid. , p. 276-82.

352 Ibid. , p. 277, nota (m) •

353 Ibid. , p. 282, nota (r) .

354 Ibid. , p. 283.

355 Ibid. , p. 284-5.

356 Ibid. , p. 285-7.

357 Ibid. , p. 285-6.

358 Ibid. , p. 287-8.

359 Ibid. , p. 288, nota (u) •

360 Ibid. , p. 295, nota (b2) •

361 Ibid. , p. 296-8.

362 Ibid. , p. 297, nota (f2) •

363 Ibid. , p. 297, nota (h2) •

364 Ibid. , p. 30l.

365 Ibid. , p. 301, nota (k2) •

366 Ibid. , p. 342, nota (s3) •

367 Ibid. , p. 8-1l.

368 Ibid. , p. 11, nota (k) .

369 Ibid. , p. 12-9.

370 Ibid. , p. 19, nota (r) .

176

371 Ibid. , p. 20-2.

372 Ibid. , p. 22, nota (v) •

373 Ibid. , p. 25-8.

374 Ibid. , p. 26-7.

375 Ibid. , p. 30-1-

376 Ibid. , p. 31, nota (d2) •

377 Ibid. , p. 38.

378 Ibid. , p. 41-7.

379 Ibid. , p. 42, nota (q2) .

380 Ibid. , p. 45, nota (r2) •

381 Ibid. , p. 49-50.

382 Ibid. , p. 50-1.

383 Ibid. , p. 51, nota (e) •

384 Ibid. , p. 55-61.

385 Ibid. , p. 63-5.

386 Ibid. , p. 65, nota (s) •

387 Ibid. , p. 65-6.

388 Ibid. , p. 66-79.

389 Ibid. , p. 70: nota (v) •

390 Ibid. , p. 79-80.

391 Ibid. , p. 79, nota (d2) .

392 Ibid. , p. 81-5.

177

393 Ibid. , p. 85-6.

394 Ibid. , p. 86, nota (h2) .

395 Ibid. , p. 87.

396 Ibid. , p. 87-9.

397 Ibid. , p. 89, nota (m2) .

398 Ibid. , p. 89-93.

399 Ibid. , p. 91-2, nota (n2) .

400 Ibid. , p. 93-4.

401 Ibid. , p. 95-6.

402 Ibid. , p. 95-7.

403 Ibid. , p. 97, nota (s2) .

404 Ibid. , p. 92-3, nota (n2) .

405 Ibid. 1 p. 103.

406 Ibid. 1 p. 119-22.

407 Ibid. , p. 119-20, nota (q) •

408 Ibid. , p. 122-23.

409 Ibid. , p. 123, nota (x) •

410 Ibid. , p. 123-4.

411 Ibid. , p. 124, nota (y) •

412 Ibid. , p. 124.

413 Ibid. , p. 127-30.

414 Ibid. , p. 129, nota (c2) •

178

415 Ibid. , p. 131-2.

416 Ibid. , p. 132, nota (e2) .

417 Ibid. , p.136-8.

418 Ibid. , p. 144, nota (p2) .

419 Ibid. , p. 144-60.

420 Ibid. , p. 146, nota (q2) .

421 Ibid. , p. 161-

422 Ibid. , p. 168, nota (p3 J •

423 Ibid. , p. 170.

424 Ibid. , p. 171-2.

425 Ibid. , p. 171, nota (d) .

426 Ibid. , p. 194-5.

427 Ibid. , p. 196, nota (d2) .

428 Ibid. , p. 196-204.

429 Ibid. , p. 204, nota (n2) .

430 Ibid. , p. 206-8.

431 Ibid. , p. 208-11-

432 Ibid. , p.227-9.

433 Ibid. , p. 228-9, nota (m3) .

434 Ibid. , p. 229-30.

435 Ibid. , p. 230, nota (03) .

436 Ibid. , p. 232-4.

179

437 Ibid. , p. 234, nota (t3) .

438 Ibid. , p. 234-9.

439 Ibid. , p. 236-7, nota (U3) .

440 Ibid. , p. 243, nota (g) •

441 Ibid. , p. 244, nota ( i) .

442 Ibid. , p. 246, nota (1) •

443 Ibid. , p. 249-51.

444 Ibid. , p. 251, nota (t) .

445 Ibid. , p. 255, nota (y) •

446 Ibid. , p. 261-3.

447 Ibid. , p. 261-2, nota (i2) .

448 Ibid. , p. 263-5.

449 Ibid. , p. 265, nota (02) .

450 Ibid. , p. 265-6.

451 Ibid. , p. 266, nota (q2) .

452 Ibid. , p. 267-9.

453 Ibid. , p. 270-2.

454 Ibid. , p. 273.

455 Ibid. , p. 294, nota (t3) •

456 Ibid. , p. 306.

457 Ibid. , p. 306, nota (p4) .

458 Ibid. , p. 306-7.

180

459 Ibid. , p. 307-8.

460 Ibid. , p. 308, nota (q4) •

461 Ibid. , p. 309.

462 Ibid. , p. 311-2.

463 Ibid. , p. 311, nota (V4) •

464 Ibid. , p. 313-4.

465 Ibid. , p. 313-4, nota (y4) .

466 Ibid. , p. 319-20, nota (d) .

467 Ibid. , p. 325, nota (m) •

468 Ibid. , p. 327-8.

469 Ibid. , p. 327-8, nota (n) .

470 Ibid. , p. 328-30.

471 Ibid. , p. 330, nota (p) .

472 Ibid. , p. 330-1.

473 Ibid. , p. 330, nota (q) •

474 Ibid. , p. 331-2.

475 Ibid. , p. 332, nota (s) •

476 Ibid. , p. 333-5.

477 Ibid. , p. 338-9.

478 Ibid. , p. 339, nota (b2) .

479 Ibid. , p. 339-41.

480 Ibid. , p. 341, nota (c2) .

----- --- - ~- - -

181

e 481 Ibid. , p. 341-3.

482 Ibid. , p. 342, nota (d2) .

483 Ibid. , p. 343-4.

484 Ibid. , p. 350-1.

485 Ibid., p. 351, nota (k2) .

486 Ibid. , p. 351-

487 Ibid. , p. 351, nota (12) .

488 Ibid. , p. 368-9.

489 Ibid., p. 371, nota (f3) .

490 Ibid., p. 373-7.

491 Ibid. , p. 378-82.

492 Ibid. , p. 378, nota (13) .

493 Ibid. , p. 383-4.

494 Ibid. , p. 383-4, nota (q3) .

495 Ibid. , p. 385-6.

496 Ibid. , p. 387, nota (t3) .

497 Ibid., p. 387-9.

498 Ibid., p. 388-9, nota (v3) .

499 Ibid. , p. 389-90.

500 Ibid. , p. 390, nota (y3) .

501 Ibid. , p. 390.

502 Ibid., p. 390-3.

503 Ibid. , p. 393, nota (z3) .

182

BIBLIOGRAFIA

Alemanni, vittore. Un filosofo delle lettere. Torino: Ermanno Loescher, 1894.

Angelini, Cesare. Opere scelte. Milano-Roma: Rizzoli, 1940.

Barbieri, Giuseppe. Prose accademiche. Firenze: Chiari, 1829.

Bigi, Emilio. "Le idee estetiche deI CesarottL" Giornale storico della letteratura italiana. CXXXVI (1959), 341-366.

---------- "Melchiorre Cesarotti." In DaI Muratori al Cesarotti. Vo 1. XLIV, Tomo IV d i .!:::c:=r~i::..:t::.:l~· C::::..l~· -.!:::e,---!::s:...!t::..::o"",r~l~· C::::..l:!:..· ---",d:.:::e,-"l,-"l..,a::..-.p=o..::::e:.::s<..:i:.::a~e=-""d:.:::e<..:l,-"l=-=e arti nel secondo Settecento. Milano-Napoli: Riccardo Ricciardi Ed., 1960, pp. 1-558.

Binni, Walter e Natalino Sapegno. storia della letteratura italiana. Milano: Garzanti, 1968, vol. VI, pp. 647-661.

Bitaubé, Paul Jérémie. L'Iliade d'Homere. Paris: Imprimerie de Didot l'Ainé, 1786.

Bramieri, Luigi. Elogio storico-critico di Melchiorre Cesarotti. Piacenza: A. Mazza, 1809.

Caliri, Francesco. Note sulla posizione linquistica deI Cesarotti. Reggio Calabria: Parallelo 38, 1973.

Cecchi Emilio e Natalino Sapegno. "Le traduzioni preromantiche e l'Ossian deI Cesarotti." In Settecento. Vol. VI della storia della letteratura italiana. Diretta da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno. Milano: Garzanti, 1968, pp. 647-662.

Cesarotti, Melchiorre. Opere complete. Firenze: Tip. Molini Landi, 1881.

183

---------- Dell'epistolario di Melchiorre Cesarotti. Firenze: Presso Molini, Landi e comp., 1811-13.

Epistolario scelto. Venezia: Alvisopoli, 1826.

Opere dell'abate Melchior Cesarotti. Firenze: Molini Landi, 1800-15.

"Cesarotti, Melchiorre." Dictionary of italian literature. Connecticut: Greenwood Press, 1979, pp.118-119.

"Cesarotti, Melchiorre." Oizionario degli autori italiani. Messina-Firenze: Casa ed. G. D'Anna, 1974, p. 510.

"Cesarotti, Melchiorre." letteratura italiana. pp. 21-23.

oizionario enciclopedic~o~~d=e==l=la= Roma: Laterza, 1966, Vol. II,

"Cesarotti, Melchiorre." Oizionario enciclopedico italiano. Roma: Treccani, 1956, p. 108.

"Cesarotti, Melchiorre." Dizionario letterario Bompiani. Milano: Valentino Bompiani Ed., 1968, Vol. l, p. 466.

"Cesarotti, Melchiorre." Oizionario storico della letteratura italiana. Torino: G. B. Paravia & C., 1959, pp. 282-285.

"Cesarotti, Melchiorre." Enciclopedia i taliana Treccani. Roma: Istituto della enciclopedia italiana Giovanni Treccani, 1951, p.8a3.

Cianchi, Giuliano. Selvaggiano.

L'abate Melchiorre Cesarotti nella sua villa di Firenze: T. deI Vocabolario, 1882.

Clark, Robert T. Jr. "Herder, Cesarotti & Vico." studies in Philology, XLIV (1947), pp. 645-671.

Colombo, Angelo. "Nota su Cesarotti e Dante Saverio Bettinelli." In Lettere i taliane. Olscki, No. 3 (1986), pp. 362-378.

con 4 let tere a Firenze: Leo S.

184

Costa, Gusta\~. "Melchiorre Cesarotti, Vico, and the sublime." In Itali. ,. New Jersey: Galvanic & Plate Co. Inc., Vol. 58, No. l (15 1), pp. 3-15.

Cr istea, Stephen N. "Ossian vs. Homer." In Italian Studies. XXIV (1969), pp. 93-111.

De Bernardi, Italo. "Melchiorre Cesarotti. Il storia della letteratura italiana. Torino: Società Ed. Internazionale, 1965, Vol. II, pp. 431-433.

Della Torre, Arnaldo. IIMelchiorre Cesarotti e la sua versione poetica dell' Iliade. Il Rassegna della letteratura i taliana. XXI (1913), pp.235-236

Del Pinto, Giuseppe. "La traduzione dell'Iliade deI Cesarotti e una satira di Vincenzo Monti. Il Il Marzocco. 27 gennaio, 1929, p.1

Del Pinto, Giuseppe. "L'Omero deI Melchiorre CesarottL" Rivista d'Italia. III (1898), pp. 348-355.

Flora, Francesco. "Melchiorre Cesarotti." In storia della letteratura italiana. Verona: Mondadori, 1942, Vol.2, pp. 960-965.

Foffano, Francesco. Prose filologiche: La guestione della lingua. Firenze: Sansoni, 1961.

Foscolo, Ugo. "Saggio d'un gazzettino deI bel-mondo." Opere edite e postume di Ugo Foscolo. Firenze: Le Monnier, 1923, Vol.IV, pp. 3-95.

Fubini, Mario. "Melchiorre Cesarotti." l classici i taliani. Firenze: Sansoni, 1965, Vol.2, pp. 691-717.

Gambarin, Giovanni. "Melchiorre Cesarotti e il Monti." Giornale storico della letteratura italiana. LXX (1915), pp. 355-369.

Gilardino, sergio Maria. La scuola romantica. Ravenna: Longo Ed., 1982.

Griffin, Jasper. Homer. Oxford: Oxford University Press, 1980.

185

Marzot, Giulio. 1 minori. 2161.

"Melchiorre Cesarotti." Letteratura i ta liana: Milano: Marzorati Ed., 1977, Vol. 3, pp. 2127-

Il gran Cesarotti. Firenze: La Nuova Italia Ed., 1949.

Mazzoni, Guido. "La questione della lingua nel secolo XVIII." Tra libri e carte. Roma: Pasqualucci, 1887, pp. lIS-lbS.

---------- Prose edite e inedite di Melchiorre Ccsarotti. Bologna: Zanichelli, 1882.

Monti, Vincenzo. Versione dell"Iliade. Torino: UTET, 1963.

Natali, Giulio. Il Settecento. 2 voll. Milano: Casa Editrice Dott. Francesco Vallardi, 1929.

Nicolini, Fausto. Divagazioni omeriche, saggio polemico. Firenze: Le Monnier, 1920.

Ortolani, Giuseppe. Opere scelte. 2 voll. Firenze: Le Monnier, 1945.

Osti, Celso. Melchior Cesarotti e la sua versione poetica dell'Iliade. Trieste: Tip. L. Herrmanstorfer, 1913.

Patrizi, Giorgio. "Cesarotti, Melchiorre." oizionario biografico degli italiani. Roma: G. Treccani, 1980, pp. 220-228.

Puppo, Mario. "Cesarotti, Melchiorre." Dizionario_J:!J:_LtJco_della letteratura italiana. Torino: UTET, 1986, pp. 583-586.

Rosser, Maria Oenes. liA consideration of the interrelationship between language and translation studies in 18th ccntury Italy." Italica. LXIII (1986), pp. 48-57.

Santoro, Mario. "Melchiorre Cesarotti." Le stagioni della civiltâ letteraria italiana. Firenze: Le Monnier, 1970, pp. 391-393.

Savoca, Giuseppe. La letteratura italiana: storia e testi. Bari: Laterza, 1974, vol. VI, tomo II, pp. 266-272.

stussi Tomasi, Grazia. "Cinque lettere inedi te di Melchiorre Cesarotti a Giulio perini." studi in memoria di Carlo Ascheri. Ur':>ino: Argalla, 1970, pp. 339-358.

186

Teotochi Albrizzi, Isabella. Ritratti. Milano: Libri Scheiwiller, 1987, pp. 65-73.

Vivaldi, Vincenzo. storia delle controversie linguistiche in Italia. Catanzaro: G. Mauro, 1925.