le belle infedeli: l'iliade in versi e in prosa dell'...
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LE BELLE INFEDELI: L'ILIADE IN
VERSI E IN PROSA DELL' ABA~:rE
MELCHIORRE CESAROTTI
by Francesca Barreca
Department of Italian McGiII University, Montreal
August, 1992
A Thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in partia1 fulfilment of the requirements of the degree of Master of Arts
This thesis was directed and supervised by Prof. Sergio Gilardino
AU rigbls rcserved for ail countries
Francesca Barreea
1992
COl\tlPE.~~DI()
Il seguente lavoro consiste di un' attenta analisl
della traduzione dell' Iliade di Omero apprestata da
Melchiorre Cesarotti. situandosi cra il ctilemma della
fedeltâ al testa e la bellezza della traduzione, Il
Cesarotti decise di ledigere due versioni: una in versi
sciolti e l'alt~a in prosa. Questo lavoro quindi è une
di collazione tra la versione in prosa e la versione
poetica deI Cesarotti.
La prima parte deI lavoro espone brevemente alcune
note di critica riguardo il lavoro del Cesarotti.
La seconda parte consiste della collazione; sud
divisa in "Canti" (come la versione poetica deI Cesa
rotti) poiché il lavoro propone dl confrontare la
versione poetica a que1la in prosa e non vice-versa.
L'ultirnd parte esamina il valore artistico delle
traduzioni deI Cesarotti e il posta che queste occu
pano in Europa in un ~ecolo in cui si svolse la bat
taglia per il rinnovamento letterario.
ABSTRACT
~he following work consists of a careful analysis
of the translation of the Iliad by Homer prepared by
Melchiorre Cesarotti. Caught amidst the dilemma of
loyalty to the original and the beauty of translation,
Cesarotti decided to compose two versions: one in blank
verses anj the other in prose. This work is therefore
none other than a comparison between Cesarotti' s version
in poetry and the version in prose.
The first part deals briefly with a few details on
the criticism that Cesarotti's work raised.
The second part consists of the comparison work,
which is subdi vided in II canti II (as Cesarotti' s version
in poetry) because the work proposes to compare the
version in poetry to the version in prose and not vice
versa.
The last part examines the arlistic value of Cesa
rotti's translations and the place they occupy in Europe
in the eighteenth century.
RÉSUMÉ
Le présent travail consiste d'une a~alyse soigné
de la traduction de l'Iliade d'Homére rédigè par
Melchiorre Cesarotti. Le dilemme entre la fidéljté au
texte originel et la beauté de la traduction, le porta
a préparer deux versions: une en verses non rimés et
l'autre en prose. Ce travail est donc une comparaison
entre la version en prose et La version poétiqu~ de
Cesarotti.
Dans la première partie du travail je présente
quelque critique que le travail de Cesarotti a inspirè.
La deuxième parti~ consiste de la collation sub
divisèe en "canti" puisque le travail propose de com
parer la version poétique à la version en prose et non
vice versa.
La dernière partie examine la valeur artistique des
traductions de Cesarotti et la place qU'elles occupent
en Europe dans le dix-huitième siècle.
PREMESSA
Questa tesi ha per oggetto l'analisi della tradu
~ione dell' Iliade di Omero apprestata da Melchiorre
Cesarotti in versi sciolti. Per il Cesarotti, il dilemma
si situava tra la fedeltà da un canto e la bellezza della
traduzione dall' altro. Per questa ragione decise di
apprestare due traduz ioni, una in pt osa el' al tra in
vers:. La version~ letterale in prosa venne considerata
dal Cesarotti più fedele anche se meno brillante, e
quel la in versi scjolti (ribattezzata La morte d'Ettore)
mena fedele, ma più "bella".
A un certo punto purtroppo il Cesarotti abbandonô il
testo greco rriqinale e si mise a scrivere un'Iljade
t:utta sua, inventando episodi e personF.lggi, eliminando e
sostituendo, con smisurata ed eccessiva licenza, ben al
di là delle pur lasse norme settecentesche sulla tradu
zione. Il nostro corupito è di prendere le due versioni
dell'Iliade deI Cesarotti per vedere a quale punto il
Cesarotti devia dal testo originale, sia nella versione
poetica che in quella in prosa. Per una verifica delle
equivalenze italiane de~ testo omerico, ci siamo serviti
di varie ed accreditate traduzioni, tra cui quella di
Vincenzo Monti.
A parte un elenco dettagliato delle varianti, ci
siamo proposti di riassumere il sense delle trame e di
2
descri vere il carattere dei nuovi personagg i, âvvalenùoc i
in questo delle note aggiunte dal Cesarotti nella tr~ctu-
zione in prosa. In altri terrnini, sottoscriviarno alla
tesi di un vero e proprio romanzo, di ~ui è possibile
studiare le caratteristiche di stile e di contenuto.
Anche da un punto di vista ffierarnente quantitativo (l'es
cursione principale si estende per bon ottanta p~gine)
l'operazione è più che valida: come giudicare altrimenti
un intero volume di creazione romanzesca?
L'abate Melchiorre Cesarotti, filologo, filosofo
delle lettere, fecondissimo poligrafo e abilissimo
traduttore dell 'Ossian fu anche il traduttore dell' l 1 iad~
di Ornero, opera che, unitamente ai suoi lavori prece
denti, 10 qualifico come il corifeo delle lettere in un
periodo in cui il ritorno alla classicità rivestiva una
grande importanza. oggetto di tante controversie fu la
duplice traduzione in versi dell'lliade. Tra il 1786 e
il 1794 il Cesarotti si dedico alla traduzione ed even
tùale pubblicazione di una versione letterale, in prosa,
corredata di ragionament.i storico-cri tici e da un amplis
sirno apparato di note (le quali, tra l'altro, ebbero piü
lettori che il poerna), cosl come pure a quel1a di una
versione "poetica Il in versi sciol ti. Quest'ultirna
versione fu ristalT,pata come opera a parte e con va~~te
:'lggiunte nel 1795, sotto il titolo di La morte d'Ettore.
3
L'estrosa traduzione in versi fu oggetto di severe
e irnplacabilt ~ritiche. A condannarla furono concordi
sia i vecchi classicisti accademici, quanto i nuovi let
terati. Ma l'autore non si giustifice per quelle che
aveva fatto; invece afferme che il suo rifacimento del
l'Iliade di Omero, realizzato con piena libertà di va
riazioni, troncamenti e sostituzioni, aveva per scopo il
diletto dei lettori moderni. Egli espose i suoi criteri
sul tradurre nel Ragionamento storico-critico, Parte III:
Il provvedere agli uni e agli altri deI
necessario e più opportuno soccorso è appunto
10 scopo della mia opera. Due sono gli
oggetti ch' io mi son proposto con essa: l'uno
di far gustare Ornero, l'altro di farlo
conoscere. 1
E ci spiega anche come proponeva di rendere accette le
sue due versioni:
QuaI è dunque il sistema a cui mi sono ap
pigliato nel dar Ornero all'Italia? Eccolo
Io ho deliberato di soddisfar separatamente
4
ai due mentovati oggetti, e di presentarlj
adempiuti nel volume medesimo con doppio e
diverso lavoro. Risolsi di dar a' ffiJej lettC'lri
due traduz ioni in c211'bio di una: la pr ima il'
verso e poetica, la seconda in pr05a ed accu
ratissima; quella libera, disinvolta, e pe:
quanto mi fu possibile origlnale, qucsta
schiava della lettera sino allo scrupûlo, e
tale che quanto al senso e al valor preciso dei
termini potrà servire di testo a chi non
intende la lingua. 2
Nelle sue traduzioni il Cesarotti cercè di
allontanarsi dalle costrizioni deI classicismo e di far
si che la poesia italiana abbracciasse nuovi canoni
proto-romantici di lingua e di stile letterario. Fra i
numerosi critici deI sua tempo, il Monti (il quale nel
1810 pubblicô la sua tanto ammirata e fedele traèuzione
dell'Iliade) espresse i giudizi più severi sulla
traduzione deI Cesarotti. In una lettera al Cesarotti
data ta 23 febbraio 1805, il Monti esprime apertamente i
propri concetti sulla traduziane in versi dell'Iliade
deI polemico Cesarotti, e cerca di giustificare l'idea-
5
zione della famosa caricatura rappresentante la testa di
Omero sulla figura di un damerino vestito alla francese
(apparentemente il corpo deI Cesarotti):
si questionava in una società di letterati e
d'artisti sul merito deI vostro Omero, e ognuno
apriva liberamente la sua opinione. Interrogato
deI mio parere, risposi che avrei amato che voi
ci aveste data uD'Iliade 0 tutta di Omero, 0
tutta di Cesarotti. Dissi che l'abito della
vostra non mi pareva nè moderno nè antico,per
chè troppo ci avevate messe dell'uno, e lascia
to troppo dell'altro; che per conseguenza, to
gliendo voi a quel greco la semplicità del
l'abito primitivo, l'avevate con troppa magni
ficenza vestito alla moda; ed esposi questo
pensiero coll'ipotiposi di un venerabile
vecchio pomposamente abbigliato, ma in costume
e portamento tutto moderne e da giovane.
Questa immagine, avendo ferita la fantasia d'un
bizzarro disegnatore e incisore, presente a
quella disputazione, gli suscite nel capo
l'idea dell' indiscreta caricatura che vi è
6
nota, e alla quale senza saputa mia e con
mio estremo dolore fu dato poscia l'effetto.
Ecco in breve tutto il processo di questo
affare disgustosissimo, deI quale, come veùete,
io son reo e innocente tutto ad un tempo. 3
L'episodio al quale si riferisce il Monti ebbe luogo nel
giugno deI 1790, a Roma, in casa di un certo don Fabrizio
Ruffo, nel corso di una riunione di letterati e di
artisti. In quel casa si parle della traduzione deI
Cesarotti e si chiese il parere deI Monti. V' era
presente un incisore in rame, il quale, approfittando di
quelle che disse Monti, afferra l'idea e subito disegnô
e pubblice una figura in cui si vede la testa d'Ornero
sulla persona di un cicisbeo francese. Il Cesarotti non
ne fu tropppo lusingato e 10 fece sapere al Monti.
Passarono moIti anni senza che quest'ultimo pensasse a
giustificarsi in qualche modo con il Cesarotti. poi, con
il pretesto di chiedere notizie sulla sa lute di un lorD
amico, il Monti finalmente scrisse al Cesarotti il 2
febbraio 1805.
La realtà è che in Cesarotti e, in generale, nell'
epoca deI Cesarotti, confluivano e si assomrnavano due
7
esigenze, l'una di carattere filologico (fedeltà scien
tifica e scrupolosa ai testi) e l'altra di carattere
poetico (libera elaborazione delle situazioni a fine
estetico). È questo il dilemma deI Macpherson stesso,
dilaniato tra l'esigenza di rendere in fedelissimo in
glese un testo dell'antichità celtica e la sua divo
rante tentazione a trasformarlo in direzione romantica.
L'infedeltà costante di tutte le traduzioni settecente
sche (che Georges Mounin magistralmente definisce come
Les belles infidèles) è un indice di questd tmper~nte
aporia: i testi sono modificati nell~ mi3urL in cui i
lare contenuti non assecondano le aspettative frustrate
di tutta una generazione che non dispone di opere lette
rarie nu ove e liberamente cr~ate. La scusa che i testi
non corrispondono alla bienséance è proprio Dolo qu~llo:
una scusa. In r~altà il libertinismo settecentesco è
proverbiale e non sono certo le grossolanità 0 le fre
quenti esibizioni nudiste dei personaggi omerici che
mettono a dura prnva la verecondia e la pudicizia dei
lettori settecenteschi.
L'esemplarità dell'operato deI Cesarotti risiede
nel fatto che in lui l'homo philologicus e l'homo
poeticus coesistono in termini estremi, parossistici.
Infatti, mentre da un lato le sue conoscenze lingui
stiche sono ineccepibili (dicasi cio dell'lnglese e
deI francese, come deI greco) e le sue traduzioni
sovrabbondano di prefazioni, traduzioni di studi stra
nieri, note etimologiche, storiche, rinvii, ecc., i
suoi gusti e le sue aspirazioni creati~e non trovano
sbocco adeguato ed egli si riversa sui propri testi,
alterandone completamente la natura e la portata.
si arriva per questo passo alla redazione di due
Iliadi, l'una in prosa, l'altra in versi, la prima
"fedele e brutta", la seconda "infedele e bella".
o queste erano, perlomeno, le intenzioni a priori.
8
Poi avviene il disastro. Dalla licenza francese, di
correggere 0 educare alquanto la parlata e il doigté
dei prQpri personaggi, il Ce;,arotti passa alla vera e
propria riforma dei personaggi e delle scene, con
rimpasti di episodi ed enunciati l'he non emanano dalla
logica deI testo omerico. Nelle intenzioni deI Cesa
rotti, chiaramente formulate nelle prefazioni aIle due
edizioni, la procedura doveva continùare COS! sino alla
fine. Ma il cumulo dei cambiamenti app0rtati giunge a
tal punto che dal canto quindicesimo in poi si pue
parlare di invenzione pura e semplice, il cui peso
totale è quantificabile ad una ottantina di pagine
ataropate e qualitativamente si traduce in un' opera deI
tutto nuova rispettc a quella omerica.
9
Perché, giunto a questo punto, il Cesarotti non ha
rinunziato alla pubblicazione? La risposta è molto
sernplice: il Cesarotti intuisc8 che in questo suo espe
rirnento, che gli ha forzato la mana ben più di quanto
egli stesso aveva anticipato, c'è un'indicazione prezio
sa, una specie di rivelazione ~irca la natura dei tempi.
È un'eredità che spetta a noi di interpretare e, per
riflesso, di ricondurre a tutta la discussione sul rinno
varnento letterario allora in auge.
Ed è proprio quanto ci siamo proposti di fare in
questa tesi, dedicata al paziente selezionarnento di
quanto era di Ornero, quanto è del Cesarotti, al fine di
giungere ad un consuntivo di questa rivelante operazione
di reductio del capolavoro omerico ai gusti ed aIle esi
genze deI protorornanticismo italiano.
10
CANTO l
Fin dai primi canti il Cesarotti mostre nel suo lavoro
un'eccessiva licenza, che ande sempre più accentuandosi,
specialmente dal sesto canto in poi. lncominciamo a questo
punto ad elencare le deviazioni reperibili ne Ln morte
d'Ettore rispetto all'originale omerico. Prima di iniziare
pero bisogna chiarire che la versione "letterale" (l'Iliade)
deI Cesarotti è suddivisa in "Libri", mentre quella "poetica"
è suddivisa in "canti". Nel procedere ad elencare le varianti
tra le due versioni, ci siamo proposti di procedere priorita-
riamente, cioè di confrontare La morte d'Ettore a L'Iliade e
non vice-versa.
Già nel prImo canto de La morte d'Ettore si reperiscono
trac ce di titubanza da parte deI Cesarotti. Benché egli
traduca l'invocazione alla Musa nella versione in versi,
nella nota Ca) deI testo letterale egli ci 3piega il suo
disaccordo sul concetto di religione tra i g~eci: Il • . . . nel
poeti antichi l'invocazione era fondata sulla credenza alla
realità delle Muse ..• Quanto aIle antiche Muse, alJe Ninfe, 0
altre divinità deI Paganesimo, elle non possana più trovar
luogo fuorché nei componimenti di pura irnmagjnaziane, e
servono all'uso deI poeta ornatista, ben più che deI
figurista."4 Il Cesarotti esprime anche un dubbio su quale
11
sia il soggetto dell'Iliade: la guerra di Troia 0 l'ira di
Achille? Egli scrive: " ... più d'un critico fu di r-arere che
fosse la guerra di Troi ..• Lo sdegno d'Achille non poteva
propriamente dar luogo che a un episodio."5 Afferma poi
che quale che sia l'argomento: " .•. conviene perè osservare
che Ornera peecè più nel proporre il suo soggetto che nel
trattarlo. Di fatto, se si cangi, 0 si omette la proposi
zione, si vedrà che l'Iliade senza alterarne la tessitura
prende un altro aspetto, un altro fine, ed acquista maggior
importanza, come spero d' aver mostrato ad evidenza ne Lé.\ morte
d'Ettore."6
Il primo eambiamento appare poi nel verso 82 deI primo
canto della V.Pt. (versione poetica). Nella V. Pro (versione
in prosa) si legge: "Colpi egli da prima i muli e i cani
veloei; .•• "7, in quella in versi: " ..• i fidi cani / Pria ne
fur eolti; .•. "8, il Cesarotti non menziond i muli e nella nota
(b2) della v. Pr., afferma: "Nella traduzione in versi ho
lasciato da parte i mUli, perchè la nostra poesia non gli
avrebbe sofferti. Il Rochefort per la stessa ragione gli
seambia in cavalli."9 Nell'enuneiato dei versi 167 a 170 de
La morte d'Ettore si legge: " ... ella rammenta / Al mio
pensier la giovenil beltade / Della mia Clitennestra, allor
che sposa / Meco a un tempo la strinsi; ... "10, che sostitui-
12
scono i versi seguenti dell' Il iadej " •.. no certamente, perchè
amo meglio di aver in casa lei stessa, ch'io la preferisco
persino a Clitennestra che menai moglie pu lcella •.. "11 Il
Cesarotti ci spiega la ragione rer la sostituzione nella nota
(x2) :
Del resto, la traduzione poetica diede, s'io non erro, al sentimento deI testo il tornio piU favorabile, che serve a paliar la colpa, se non a difenderla. Agamennone apprezza Criseide perchè gli ricorda sua moglie: egli contempla il ritratto in mancanza dell'originale. 12
l versi 235-239 rimpiazzano i versi seguenti della V. Pr. :
.•• perciocchè non mai mi rubarono nè i miei cavalli, nè i buoi, non mai vennero in Ftia nudrice-d'uomini, di larghe-zolle, a guastare i miei frutti; che vi sono di mezzo moIti boschi ombrosi, e '1 mare sonante: ••. 13
A proposito di questa licenza il Cesarotti dice
semplicemente: "Giova credere che il Terrasson sarebbe
alquanto più contento della nostra sostituzione."14
Dopo il verso 559 ne La morte d'Ettore 1 il Cesarotti
si astiene dal tradurre i versi seguenti:
••• perciocchè piü volte nella casa deI padre t'intesi vantarti dicendo, che tu dall'estrema sciagura il saturnio neri-nugolo, allorchè gli altri olimpj, ••. venuta colà la liberasti dai nè piU legarono {Giove}. 15
perché egli considera " ... tutta questa storia ... come troppo
vergognosa per Giove, e specialmente per il nostro che non è
l'Omerico."16
La seguente parlata di Ulisse:
13
o Crise, inviommi Agamennone, il re degli uomini, per condurre a te la figlia, ~ sacrificar a Febo la Sciera ecatombe a pro dei Danai, affinchè plachiamo il re, che ora mandô su gli Argivi sospirose doglie .17
fu sostituita con i versi 617-630. Egli ci spiega che la:
" •.. parlata è ben miserabilE~ e non fa (more nè alla f,econdia
d'Ulisse, nè all'importanza della spedizione ... lo sparo
d'avergll posta in bocca una parlata alquanto piO degna e
'.lella circostanza, e della sua fama." 18
Nella V. Pt. il Cesarotti aggiunse i versi 690-692, perché
egli credeva che nell'Iliade d'Omero la:
••• spedizione termina in un modo assai magro. Il poeta potea dispensarsi dall'avvertirci che i naviganti smontati dalla nave andarono ciascheduno aIle lare tende. Ognuno 10 si sarebbe figurato senza di lui. L'aspettazione dei Greci, il lorD concorso ~l ritorno della nave, l'allegrezza universale al sentire d'esser liberati da quel flagello, sembrano circostanze naturalissime, ma ben piO interessanti, e piO degne d'esser osservate, e descritte. 19
1 versi 706-724 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V .Pt., perché:
••• si è creduto di dover decorare con piO di solennità la prima comparsa di Giove. L'aggiunta che si è fatta a questo luogo 10 colloca tosto in un lume angusto, e fa present ire in esso il sovrano degli Dei e degli uomini.20
1 versi 729-731 sostituiscono questi altri della V.Pr.
" •.. se mai tra gl'immortali ti fui giovevole 0 colle parole,
o coll"opre ••• "21 A questo proposito il Cesarotti sostiene
nella nota (06): "Queste parole alludono al fatto di Briareo
14
sopracennato. Nell'Iliade italiana se ne sono sostituite
altre più opportune e atte 3 interessare il cuore di Gio-
ve."22
l lunghi versi da 730 a 786 rimpiazzano i seguenti:
Trista opra invero tu fai poichè mi spingi ad inimicarmi con Giunone, che m'irriter~ con detti ingiuriosi: poichè, già anche adesso alla presenza degl'immortali Dei mi rinlbrotta, e dice ch'io nella guerra presto soccorso ai Trojani. Or tu ri~irati tosto, che Giunone non s'accorga di te: ... 23
Il Cesarotti spiega: " ... ho cre~uto più conveniente al mio
piano di sostituire alla prima un'altra risposta d'ur
carattere affatto diverso. Questa sostituzione è il luogo
più considerabile per l'economia cpico-dramatica del
poema."24
Alla fine dé) prjmo Canto, tra i versi 876 e 877
(Vulcano parla di Giove), il Cesarotti omette le seguenti
parole:
Perciocchè anche l'altra volta quand'io volli recdrti soccorso, egli afferratomi per un piede mi scagliô fuora della divina soglia, io m'aggirai un intero giorno, e col Sole che tramontava caddi in Lenno, che mi restava poco di fiato; tosto i sintj mi raccolsero nella mia caduta. 25
Il Cesarotti a questo proposito afferma:
Nella versione poetica si cerco d'esser un po' mena sgraziato consolatore deI zoppo fabbro dell'Olimpo. Anche Giove ~he afferra Vulcano per un piede e 10 arrandella per l'aria ha un po' troppo deI comico e deI buffonesco. 26
15
CANTO II
In questo Canto più che in tutti gli altri si nota
come il Cesarotti non fu fedele alla traduzione omerica;
infatti nella nota (e) della V. Pr., ci avverte che:
"Questo è il Canto nel quale ho creduto di dover fare le
sostituzioni e le aggiunte più ampie ... "2 7 e procede a
spiegare la r~ione per la quale prese tanta licenza nel
tradurre:
Nel testo Giove è occupato dal pensiero di soddisfare alla sua parzialità per Tetide. 10 ho creduto di doverlo occupare in pensieri più convenienti alla sua dignità. ciô diede luogo a premetter varie notizie relative alla guerra di Troja, che omesse nell'Iliade Omerica, 0
solo accennate tardi e fuor di luogo, nuociono alla chiarezza e all'interesse deI poema. 28
Vediamo infatti che da 4 a 83, i versi furono aggiunti e
inventati dal Cesarotti. Poi dai versi 83 a 215 emergono
alcune altre differenze. Giove manda "la Diva Alata" (la
Fama) a destare dal sonno Ettore e Agamennone, ella
esegue gli ordini e assumendo le sembianze d'Antimaco si
presenta dando a costore due messaggi differenti. Ad
Ettore dice che Achille offeso odia Agamennone ed è
partito giurando di non aiutare più i Greci, confortando
cosi Ettore col pensiero che adesso sarà più facile
combattere contro i Greci. Ad Agamennone invece dice che
Troia è pronta ad assalirlo e che quindi si prepari a
16
combattere se ama la Gre~ia. Nel!a V.Pr. il Cesarotti
diede un altro taglio alla situazione. Giove invia "un
sogno pernicioso" solamente ad Agamennone e prendendo le
sembianze di Nestore, nel sogno comanda ad Agamennone di
arnare il suo esercito per assalire la città dei Trolani,
poichè gli Dei si sono messi d'accordo che questi devono
perire. La ragione per que ste sostituzioni, ci spiega il
Cesarotti, è per: " •.. sparger un lume nuovo e più inte-
ressante su tutta l'azione dell'Iliade ... "29 Essendo
"i sogni" cosi diversi nelle due versioni, i versi 244-
269 della V.Pt. cambiano quando Agamennone riferisce il
messa~gio ai suoi guerrieri. La nota (n) ci avverte che:
"Nella Morte di Ettore, tanto il co,sig1io quanto la
parlata d'Agamennone sono cosi radicalmente cangiate che
non conservano al tro che una rassomiglianza appdrente con
l'originale."30
La parlata di Nestore (versi 274-285) nella V.Pt. è
differente da quella de11'Iliade, e sostituisce i
seguenti versi:
Amici, condottieri, e principi degli Argivi, se alcun altro degli Achei ci avesse riferito un tal sogno, il crederemmo per avventura menzogna, nè vorrelllmo prestargli fede: ma 10 vide colui che ha il vanto d'esser il più grande dell'armata. Su dunque guardiamo come si possa far prender l'arme ai fig1i degli Achei."31
17
Nei versi 371-396 vi sono alcune varianti e alcune
aggiunte, e il Cesarotti ci spiega quali sono nella nota
(x2) :
l Greci presse Ornero fuggono perchè Agarnennone ordinô lare espressarnente di fuggire, 0 al più per sernplice brama di ritornare alla patria. Nella Morte di Ettore la paura e il dispetto sono i movimenti principali della fugai e il desiderio della patria è il pretesto specioso che la colorisee. Quindi nella nuova riforrna si prernisero alcuni versi ch'esprimono vivamente le disposizioni particolari della moltitudine. 32
Tra i versi 399 e 404 mancano le seguenti parole:
Ohimè indomabile figlia dell'egi-tenente Giove, cosi dunque gli Argivi fuggiranno aIle lare case nella diletta patria sull' ampio dorso deI mare, e lascieranno per vanto a priamo, e ai Trojani l'argiva Elena, per cagion di cui moIti Achei perirono sotto Troja lungi dall'arnata patria? 33
Il Cesarotti spiega la ragione per il troncamento nella
nota (z2):
Queste sono le parole stes se che Minerva dirà ben tosto ad Ulisse. 10 ho creduto appunto che che stessero rneglio in bocca di Minerva ad Ulisse che in quella di Giunone a Minerva. 1 rnotivi da essa allegati son più stringenti pei Greci, che per le due Dee, le quali potevano trovarne degli altri più persuasivi nel loro puntiglioso carattere. parvemi anche che 10 stile ln questo luogo dovesse esser più rapido, ed jnfine volli risparmiar a Minerva una ripetizione che fa poco onore al suo talento. 34
1 versi 629-641 furono aggiunti dal Cesarotti e
nella nota (p4) ci spiega il perché:
18
Secondo la riforma di questo episodio fattn nell'Iliade italiana l'uscita di Ettore era il mezzo di compir l'oracolo: perciè si è creduto che il luogo stesso dovesse suggerire nd Ulissc il consiglio di palesar schicttnmcntc ai Greci giâ mezzo pentiti il sogno d'Agdrnennone che sembrava verificare la predizion di Cdlcnntc: con che l'assalto de' Trojani che inspirava dapprima timore, diventa oggetto di desidcrio, e pegno di successo. 35
Al verso 645 Nestore conferisce un fondamento diverso al
suo discorso. Non rimprovera gli Achei corne 10 fa nelle
altre traduzioni.
l versi 686-693 deviano dalla V.Pr. Agamennone
parla solo della bontâ e delle buone qualitâ di Nestorei
non menziona affatto Achille e il fatto che abbiano
litigato. Non ammette quindi d'aver bisogno di Achille,
come umilmente fa nell'altra versione. A questo punto
della traduzione il Cesarotti introduce un personaggio
da lui inventato e di consequenza crea dei versi (693-
710) che mancano completamente nella V.Pr. Essi rim-
piazzano una confessione da parte di Agamennone, che
ammette di aver sbagliato nel litigare con Achille e a
questo riguardo il Cesarotti spiega che:
.•. in luogo di questa confessione si ê qui inserito une squarcio che compisce il buon effetto dell'artificio giudizioso d'Agamennone l Greci erano già disposti a desiderar che i Trojani uscissero in campo. Ecco Trasimede figlio di Nestore che sopragglunge e dnnunzia
19
lare d'aver veduti tali indizi che fanno supporre una prossirna uscita da Troja. Il sogno è dunque vero. Agarnennone n'esulta, e tutti i Greci pieni di coraggio e di fiducia si prepara no alla battaglia. 36
l versi 772-776 sono piü brevi della V. Pr. e il Cesarotti
ci spiega che in quest'ultirna appare una descrizione che
abbiarno già visto nel Libro l e che quindi si è creduto non
valesse la pena di ricopiarla nella V.Pt.
l versi 776-792 variano alquanto perché il Cesarotti
sostitui il cornando che Nestore dà alle truppe nel preci-
pitarsi ad arrnarsi.
20
CANTO III
Nel terzo Canto il Cesarotti prende me no licenza nell'
apportare cambiamenti alla traduz ione. cio nonostante i versi
19-66 mancano completamente nella V.Pr.; sono un'aggiunta
persona le deI Cesarotti. Egli asserisce nella nota (d) della
V. Pro che:
Si è creduto convenevole di premettere al duello la breve descrizione, e quasi preludio d'una battaglia, in cui Ettore ha bensi qualche vantaggio, non pero decisivo, onde ambedue gli eserciti trovando reciprocamente più resistenza di quella che si aspettavano possano più volentieri bramar un accordo. 37
l versi 147-153 sono aggiunti dal Cesarotti e a questo
proposito egli dice semplicemente: "Nella traduzione poetica
si è cercato di supplire aIle mancanze deI testo con qualche
tratto opportuno."38
La parlata di Ettore (versi 161-171) sostituisce il
seguente passo della V.Pr.: "Cosi disse, allegrossi grande-
mente .•• Fermatevi Argivi, non iscagliate, 0 figli degli
Achei; mostra di volerci dir qualche cosa l'elmo crollante
Ettore."39 Il Cesarotti giustifica queg~o affermando che:
" •.. nell'Iliade italiana si sono posti in bocca di Ettore
sentimenti più convenevoli alla situazione. si aggiunse anche
un cenno per giustificare 0 scusare l' irriverenza d'un figlio
sUddito, che fa un trattato col nemico senza consultare il re
21
padre. "40
l versi 424-426 sostituiscona il seguente passa della
V.Pr.: " .•. e quelli torneranno in Argo pascitar-di-cavalli,
e in Acaja dalle-belle-donne."41 Il Cesarotti dice che:
" ... si aggiunge in fine un sentimento che potesse vincer la
repugnanza d'un padre ad accons'. ntire a tanto pericolo del
figlio. "42
l versi 625-633 sostituiscona il seguente passa della
V. Pr. :
liA costei favellô crucciasa la divina Venere. Non irritarrni, sciaurata, perchè nan mi sdegni teco e non t'abbandoni, e tanta poi t'abborrisca, quanta t'amai all'estrerna: lavarerô adj crudeli nel mezzo d'entrarnbi Trojani, e Greci, e tu perirai di tristo fato."43
Il Cesarotti afferma: " ... ho voluta adottare l' interpretazione
deI Pope, che attenerrni al senso d'Ornero, che non è certamente
il più acconcia. "44
CANTO IV
DaI verso 29 al verso 38 la parlata di ~iunone divaga
alquanto e sostituisce quest'altra della V.Pr.:
22
Acerbissimo Saturnio, quaI parola hai tu proferita? Cosi dunque vorresti render vana la mia fatica, e infruttuoso il sudore ch'io sudai nel travagliarmi? si stancarono i miei cavalli mentre io faceva massa di gerlte a danno di priamo, e dei di lui figli: fa pure, ma sappi che tutti gli Dei non 10 approvano.45
Il discorso che Giove fa a Giunone (versi 38-56) diverge
da, e sostituisce il seguente brano:
Allora altamente sdegnato rispose Giove l' adunanubi. Arrabbiata! e quaI mai tanto male ti fecero Priamo e i figliuoli di Priamo, che non sai placarti se non vedi a terra la ben-fabbricata città di Troja? La tua bile non è satolla, se non entri nelle porte e nell'alte mura, e non ti divori cosl crudo Priamo, e i figli di Priamo, e tutti gli altri Trojani. Orsù fa come vuoi, onde questa contesa non divenga in avveni..re fra noi cagione d'acerba rissa: ma ti dira un'altra cosa, e tu ... tocco in sorte. 46
A questo proposito il Cesarotti asserisce:
Il Giove della nostra traduzion poetica è assai diverso dall'omerico, e :a sua parlata è tutt'altra. Qualche lettore discreto nell' esaminarla ci traverà forse più di buon senso, e mi saprà buan grade d'aver risparmiato un tratto di brutalità a! padre degli Dei. 47
Subito dopo questi versi, il Cesarotti sostitui la rispasta
di Giunone con i versi 51-65. La risposta nella V.Pr. è:
Tre sono in vero le città a me sopra tut te dilettissime, Argo, Sparta, e Micene dall'ampie-
strade: queste distruggile, qualora siano odiose al tuo cuore; io non mi porrè a proteggerle, nè
23
10 contrastero. Perciocchè s'io t'invidiassi tal compiacenza, e volessi impedirti di distruggerle, non farei nulla coll'invidiartsla, poichè sei molto più potente di me .... gli Achei baldanzosi-digloria. 48
Inconsuetamente non v'è nessuna nota che spieghi la sosti-
tuzione.
Dopo questa sostituzione (nel verso 65), il Cesarotti
troncô un intero passa in cui Giove ordina a Minerva di
andare dai Troiani e dai Greci:
cosi disse, nè vi sconsenti il Padre degli uornini e degli Dei, e tosto disse a Minerva alate parole. Su tosto, vanne all'esercito dei Trojani, e degli AChei, e fa si che i Trojani comincino i primi ad offendere contro il giuramento degli Achei baldanzosi-di-gloria. 49
Per giustificare il troncamento, il Cesarotti sostiene che:
Di tutte le ripetizioni d'Ornero non v'è la più sconveniente 0 la più inescusabile di questa, tollerabile solo per ciô ch'è la piü breve d'ogni altra .•• Perciô nella traduzione poetica tutto questo luogo si è omesso. 50
siccome il Cesarotti aveva omesso il passo precedente, passo
in cui Giove ordinava a Minerva di andare fra le truppe
Troiane e Greche, nei versi 64-100 il Cesarotti sostitui
il personaggio di Minerva con quelle di Venere per eseguire
la stessa funzione. Conseguentemente il Cesarotti cambio un
po' l'ordine delle parole in questi versi, ma le due versioni
trasmettono 10 stesso messaggio. A questo proposito il
Cesarotti asserisce:
24
Nell'Iliade italiana non solo si A raffazzonata tutta la parlata secondo queste idee, ma si è creduto che la istigazione fatta a Pandaro stesse meglio in bocca di Venere, Dea mena accreditata di Minerva dal canto della moralità, e nemica particolare di Menelao. 51
l versi 235-238 furono aggiunti dal Cesarotti nella
v.Pt. Subito dopo, ~ versi 239-265 sostituiscono il seguente
passo dell'Iliade: "Mentre questi s'affaccendano intorno a
Menelao valente in battaglia, mossero le squadre degli
scudieri Trojani. Questi rivestirono di nuovo l'arme, e si
sovvennero della pugna."52 A questo proposito il Cesarotti
afferma: "Le mosse della guerra non dovevano piuttosto
cominciar dai Greci cos1 giustamente irritati? Veggasi la
rettificazione di questo luogo nell'Iliade italiana."53
Subito dopo questa sostituzione, il Cesarotti omise un intero
passo, là dove Agamennone ordina a Eurimedonte di stare vicino
ai cavalli:
Allora tu non vedresti già sonnacchioso il divino Agamennone, nA costernato, nA ricusante di combattere; ma bens1 preato ad accingersi alla zuffa produttrice di gloria. Lasciô egli in disparte i cavalli sbuffanti, e i cocchi intarsiati di rame al ministro Eurimedonte figlio di Tolomeo Piraide, molto raccomandandogli di star li presso, mentre egli s'aggirava ordinando le schiere, onde accorrere se a caso la stanchezza gli prendesse le membra. 54
Il lungo inciso che segue (versi 423-433), cioè il
discorso che Agamennone fa a Diomede, fu ridotto dal Cesarotti
nella V.Pt. Nella nota (y3) il Cesarotti ci spiega che:
"Nella prima versione poetica si avea cercato di rendere
25
questo discorso, se non più sensato, almeno più animato e più
rapido."55
Alla f~ne deI quarto Canto, il Cesarotti diede una fine
differente, aggiungendo i versi ~62-674 perché seconde lui:
Il Giove d'Ornero in questo, e ancor più nel canto seguente, si è perfettamente scordato il suo irnpegno di dar la vittoria ai Trojani; poichè non solo in questa battaqlia non dâ lorD nessun vantaggio, mù nella prossirna soffre che Diornede ne faccia orribile strage, e ferisca persino gli Dei protettori di Troja. l versi da noi aggiunti nel fine danno un motivo religioso e morale e questa contradizione apparente della condotta di Giove, e preparano 10 spirito dei Iettol:"i ai susseguenti prodigj. 56
26
CANTO V
l sette endecasillabi 42-48 sostituiscono un passo in cui
Minerva invoca Marte:
Allora l'occhi-azzurra Minerva preso per la ma no il furibondo Marte gl' indirizzà le parole. Marte, Marte, struggitor d'uomini, brutto-di-sangue, dirocca-mura, che non lasciamo che j Trojani e i Greci combattano, qualunque siasi quello a cui Giove voglia dar gloria, e non ci stiamo in disparte scansando l'ira di Giove? cosl dicendo trasse fuor della battaglia il furibondo Marte, indi 10 pose a sedere sulle ripe della Scamandro. ~7
Il Cesarotti spiega la ragione per la sostituzione dicendo:
o 0 0 sicconle questa rassegnazione non è deI carattere di Marte, e speclalmente di quel Marte che in questo Canto medesimo vien car~cato di vituperj da suo padre, come cattabrighe e caparbio, cosi risolsi. 0 0
di omettere l'intero luogo, e supporre Marte assente, come vedremo altrove. 58
l versi 55 a 63 variano un po', nella V.Pt.; il discorso
è diretto a Scamandrio morto, mentre nella V.Pro si narra
l'episodio della sua morte. l versi sono anche più brevi,
perché non si spiega il modo in cui peri.
Dopo il verso 201 manca la fine, nella quale Diornede
spoglia Echemàn e Cromio dalle lorD arroi. Le seguenti parole
furono troncate: " ... indi gli spoglià dell'arme, e i cavalli
diedegli a' suoi seguaci per cacciargli aIle navi."59
l versi 278-282 esprimono la stessa cosa della V 0 Pr., ma sono
piü brevi:
27
Ripigliô a lui l'illustre figlio di Licaonei Enea, tieni tu stesso le redini, e reggi : caballi tuoi, che meglio trarranno il ricurvo carro sotto il consueto cocchiere, se di nuovo avremo a fuggire dal figlio di Tideo, onde spaventati non imbizzarriscano e ricusino di sottrarsi fuor della mischia des iderando il suono della tua voce, e allora il figlio deI magnanimo Tideo correndoci sopra non uccida entrambi, e conduca via i cavalli dall'-interaunghia. Tu dunque guida il carro e i cavalli tuoi, ed io mentr' egli s' avanza il sosterra coll' acuta lancia. 60
A metà deI verso 407 il Cesarotti tronc ô un lungo passo
che appare nella V.Pr. Egli spiega nella nota Cf3) che:
"Anche la domanda di questi cavalli ê felicissima per accre-
scere il ridicolo di questa scena. 10 ho creduto bene di
_ 'lIettere questa particolarità comica facendo che Venere rimon-
ti per l'arco d'Iride."61 Il seguente ê il passo troncato:
Trovo ella alla sinistra della battaglia l' impetuoso Marte seduto, e la sua lancia, e i suoi cavalli posavano nella nebbia: ella cadendo aIle ginocchia deI caro fratello con moIte suppliche gli chiese i cavalli d' -oro-bardati. Caro fratello, abbi cura di me, e dammi i cavalli, ond'io men vada all'Olimpo ov'è la sede degl'immortali: molto mi tormenta la ferita di cui mi pi aga un uom mortale, Titide, che ora combatterebbe per sino col padre Giove.
Cos! disse, e Marte le diede i cavalli bardatid'-oro. Ella sali sul cocchio crucciata nel caro cuore, presso vi monta Iride, e prese colle mani le briglie, e sferzô (i cavalli) perchè corressero, e quelli volonterosi volevano. Posciachè pervennero alla sede degli Dei sull'eccelso Olimpo, quivi arrestô i cavalli la piè-di-vento veloce Iride, sciogliendoli dal carro, e apprest.è loro l' ambrosio pascolo. 62
Dopo il verso 441 fu omesso il passo seguente:
Ma quegli sen venne alla casa di Giove nell'alto
•
28
Olimpo crucciato nel cuore trafitto da dolori, poichè la saetta eraglisi conficcata nella robusta spalla, ed egli sent1a morte nell'animo: ma Peone spargendovi sopra farmachi caccia-dolori 10 risanô, ch'egli non era nato mortale. Empio, malfattore che non temeva di commettere scellerate opere, sino di violar coi dardi gli Dei abitatori dell'Olimpo. 63
l versi 470-475 sostituiscono il seguente brano della
V.Pr.: "Non sono date a te, figlia mia, le opere di guerra;
attendi tu ai dolei ministerj deI maritaggio; degli altri
avranno cura Minerva, el' impetuoso Marte." 64 A questo
proposito il Cesarotti sostiene: .•• "secondo il nuovo piano
dell'Iliade italiana Venere meritava una correzione d'altra
specie. "65
l versi 505-509 sostituiscono il seguente passo della
V.Pr.: "Ma Apollo dall'arco-d'-argento fabbricô un simulacro
simigliante alla stesso Enea, e uguale nell'arme, e intorno a
quel simulacro i Trojani, e i divini Achei tagliavansi a
vicenda intorno ai petti i ben-rotondi bovini scudi, e la
targhe alate."66 La nota (V3) ci informa sul perché il
Cesarotti tronc ô il sopraccennato passo: ..... credei piO degno
dell'aggiustatezza della nuova riforma di ometterla, anche
affine di risparmiare un prodigio non necessario all'Iliade,
che ne soprabbonda abbastanza senza di questo."67 e la nota
(U3) ci spiega il perché della sostituzione:
Avendo nella nuova Iliade italiana rimosso dalla scena il Dio Marte per le ragioni accennate nella nota (e) cos1 si trovô neceBsario d' inserir in questo luogo alcuni versi, coi quali si rende ragione perchè Marte non sia finora intervento alla
battaglia, e perchè ora ci comparisca. Questa ragione è coerente al carattere deI Dio, e serve
29
a renderlo più degno dei rimproveri ce gli verranno poi dati da Giove alla fine deI canto. 68
l versi 539 a 548 furono aggiunti dal Cesarotti perché
egli aveva l'impressione che:
Ettore fino ad ora fece una figura meschina, e meritè daddovero i rimproveri di Sarpedone. l versi che si sono aggiunti a questo luogo nell'Iliade italiana fanno che la di lui condotta torni a merito della sua coscienza senza far torto al valore. 69
Dopo il verso 631, il Cesarotti troncè alcuni versi,
versi nei quali spiega come fu ferito Deicoonte: "Or questo il
possente Agamennone colpi coll'asta nello scudo, nè questo
ritenne l'asta, ch'ella fuor fuora 10 trapassè, e per la
cintura scappè sino al basse ventre. Strepitè egli cadendo,
el' arme gli rimbombarono sopra. "70
l versi 755 a 760 sostituiscono i seguenti della V.Pr.:
Tlepolemo, se quegli distrusse la sacra Ilio, ciô fu per l'imprudenza deI chiara Laomedonte che beneficato di lui 10 ingiurè con acerbe parole, nè gli diede i cavalli, per cui era qua venuto da lungi. Or io dico a te che per mio mezzo qui t'aspetta l'uccisione e la negra Parca, e che conquiso dalla mia lancia darai a me gloria, e l'anima a Pluto da'-famosi-cavalli. 71
perché il Cesarotti credè che: " ... la risposta messa in bocca
di Sarpedone nella versione poetica sembri alqanto più degna
d'un eroe ingiurato, e piü appropriata alla circostanza." 72
Dopo il verso 918 manca un lungo passo, ma il Cesarotti
non ci dà nessuna spiegazione per questo suo troncamento. Il
30
passo è il seguente: "per questa via per mezzo ad essa diriz-
zarono i cavalli ubbidienti-agli-sproni: trovarono il Saturnio ••• Su via spingi addosso a costui la predatrice Minerva,
che spesso suol fargli provare gravose doglie."73
:·.)po il verso 973, il Cesarotti troncô un altro passo
perché egli voIle: " ..• risparmiare a Minerva la tûdiosa e
importunissima ripetizione deI fatto di Tideo." 74 Il passo
è il seguente:
Certamente Tideo generô un figlio ben poco somigliante a sè. Tideo era bensi picciolo di corpo, ma battagliere. perciocchè quand' io non gli permetteva di combattere, nè d'infuriare, allorchè senza gli Achei venne ambasciadore a Tebe, in mezzo a moIti Cadmei, e io gli avea comandato di mangiar quetamente ne l pa lag io; ma eg 1 i serbando que Il' alma forte che aveva innanzi, sgidava tutti i giovani Cadrnei, e in tutto vinceva agevolmente, tal io gli prestava soccorso. 75
l versi 1084-1091 sostituisuono i seguenti della V.Pr.:
liA lui bieco guatandolo rispose Giove l'adunator-delle-nubi.
Non istar qui, •.• avresti da gran pezzo avuto sorte peggiore
dei figli d'Urano. Cosi disse, e cornandè a Peone che l'
medicasse. "76 Il Cesarotti spiega nella nota (v5):
••• ho cercato di far che Giove non sembri ridicolo ancor piü di Marte con una risposta cosi impertinente, e ve n'ho sostituita un'altra, che mi parve convenir meglio a quel carattere morale che realmente non ha, ma che pur si vorrebbe farci credere ch'egli abbia nell'intendimento d'Ornero, come dovrebbe veramente averlo. 77
CANTO VI
In questo canto il Cesarotti limita i suoi interventi.
l versi 1-5 sostituiscono i seguenti della V.Pr.:
Rimase sola la grave pugna de' Trojani e degli Achei: l'impeto della battaglia piegava spesso di quà e di là, dirizzando l'un contro l'altro l'aste di rame là di mezzo fra le correnti deI simoenta e deI Xanto. 78
31.
l versi 14 a 36 sono piü lunghi della V.Pr. e sostitui-
scono questo passo:
Ma Oiomede prode in guerra uccise Asilo di Teutrano, che abitava nella ben fabbricata Arisbai ricco di sostanze, era egli amico degli uomini, perciocchè avendo le sue case in sulla strada accogliea tutti amorevolmente: ma niuno allora di quelli si fece innanzi, nè valse ad allontanarne la trista morte: che ad ambedue toIse la vita, a lui, e Calesio suo servente, ch'era allora il cocchiere, ed ambedue caddero a terra. 79
DaI verso 120 a 128, il Cesarotti mise una risposta in
bocca a Ettorej questi versi pero non appaiono nella V.Pr.
l versi 179 a 183 sono differenti da quelli nella V.Pr.
l versi sostituiti sono i seguenti: "Cosi detto andossene
Ettore dal-variegato-elmo, e battevagli il collo e le calc:agna
il nero cuojo dell'orlo che cerchiava l'ombilicato scudo."80
Nella nota (p) il Cesarotti ci spiega la ragione per l~
sostituzione:
Per far sentir mena il bisogno della persona di Ettore, e render piü verisimile il lungo colloquio fra Oiomede e Glauco, ho rappresentato nella
32
versione poetica le due armate in atto di qualche riposo ... Ciô, s'io non erro, presenta inoltre al lettore un colpo d'occhio interessante che arresta 10 spirito, e desta l'aspettazione. 81
1 versi 196-198 sostituiscono il seguente passo della
V. Pro :
... perciocchè nemmeno il figlio di Driante, il valoroso Licurgo; che contrastà cogli Dei celesti non visse molto: egli perseguitô per la sacra montagna di Nissa le nudrici deI furibondo Bacco, e queste tutte insieme gittarono a terra i tirsi, ferite con una scure-da-buoi dall'omicida Licurgo. Bacco spaventato si caccià nell'onde deI mare, e Tetide 10 accolse timaroso nel sena, preso da un gagliarda fremito per le colui minacce. si crucciarono poscia contro d'esso gli Dei agiatamente v .... "'1::i1-
ti, e il figliuol di Saturna 10 rese cieco. R2
A questo proposito, il Cesarotti spiega: "10 ho cre(juto di
dover troncare tutta questa inopportuna storia, e volli
piuttosto porre in bocca a Diomede un cenno occulto e
fuggitivo sulla sua zuffa con Marte. Mi lusingo che Ornero non
abbia a lagnarsi della sostituzione."83
Il verso 385: " .. . altrove il mia s'appella ... "84
sostituisce un passo più lungo della V.Pr. Il passo è il
seguente:
... io intanto me ne anderà a paride per chiamarIo, (e veder) s'ei volesse ascoltar le mie parole. Oh! che a costui qui si squarciasse la terra, che certo l'Olimpio nudri in lui una grande sci3gura e ai Trojani, e al magnanimo Priamo, e a'di lui figli. S'io vedessi costui scendere nella casa dell'Orco, credo che il mio cuore si scorderebbe de' suoi spiacevoli affanni. 85
Subito dopo questa sostituzione, il Cesarotti inventà un
intero passo. si tratta dei versi 386-398, versi nei quall
33
Ettore si propone di offrire doni al sacerdote di Giove. Il
Cesarotti stranamente non menziona affatto quest'aggiunta
personale.
DaI verso 427 al verso 445 il lungo discorso che Ecuba
fa a Pallade Minerva, ne sostituisce une piü breve della
v. Pr. :
Venerabile Minerva, custode-di città, augusta fra le Dee, spezza l'asta di Diornede, e fa ch'egli stesso caggia boccone dinanzi aIle porte Scee, che tosto noi ti sacrificheremo dodici buoi d'un anno non domati, se avrai pietà della città e delle mogli dei Trojani, e dei pargoletti figli. Cosi disse pregando, ma non vi assenti pallade Minerva. 86
l versi 445-451 furono aggiunti dal Cesarotti nella
v.Pt., ed egli ce ne spiega la ragione:
pallade ostinata e parziale potea resistere ai preghi delle Trojane, ma Giove che secondo il piano dell'Iliade Italiana non avea sospeso il suo favore verso i Trojani se non per attendere che si fosse espiata la violazione deI giuramento, doveva arrendersi aIle sommessioni e aIle cerimonie religiose ordinate da Ettore. Quindi nel Poema Italiano si è inserito un sentimento relativo a cio. Esso serve insieme aIl' oggetto dominante deI Poema, e dà luogo a Giove di ripigliar il suo primo consiglio di favorir i Trojani, consiglio che nel Testo viene interrotto e ripigliato senza ragion sufficiente. 87
l versi 595-656 sostituiscono questi altri della V.Pr.:
"A lei rispose Ettore il grande lo-scuotitore-dell'-elmo: 0
Donna, a me pur stanno a cuore si fatte cose, ... possa io esser
morto, e mi copra un cumulo di terra pria che ascolti le tue
strida, e veggati strascinata a forza."88 Il Cesarotti pero
si sente fiero deI cambiamento e nella nota (14) dice: "10 non
•
34
so se la mia meriterà gli elogj dei dotti, ma confesso che
nella risposta di Ettore io merito gli anatemi dei fedelisti
per 10 scandalo dato al pubblico di faria ben più da autore
che da interprete."89
• 35
CANTO VII
Nel settimo canto si nota no parecchi cambiamenti già fin
dall'inizio. l versi 32-56 furono aggiunti dal Cesarotti nel-
la V.Pt. e si nota anche che l'autore troncô tre passi della
V.Pr. Passi nei quali Minerva e .~pollo preparano una tenzone
singolare: "Come l'occhi-verdastra Minerva osservô cost~ro che
struggevano gli Argivi .•. Cosi disse, nè disconsenti la Dea
dalle glauche-luci Minerva."90 Per quanto riguarda l'ag-
giunta il Cesarotti non si giustifica, ma 10 fa per il tronca-
mento dei tre passi. Egli afferma: " ••• nclla mia Traduzione
Poetica ho creduto di poter sollevar gli Dei da questo
incomodo, e di lasciar che la cosa cêlmminasse co' suoi piedi
piuttosto che coi trampoli. Se ho levato a questo luogo il
mirabile, credo d'avcrlo risarcito col ragionevole."91
Il discorso che Eleno fa ad Ettore nella V.Pt., (versi 56
-90), non è uguale a quelle della V. Pr., rinlpiazzato con il
seguente:
Ma Eleno diletto figlio di priamo conobbe nell'animo il consiglio che piacque agli Dei consultanti, e avviandosi stette presso Ettore, e gli favellô. Ettore figlio di priamo, uguale in consiglio a Giove, vorrai tu in una cosa far a mie sennoi io ti son fratello. Fa sedere gli altri Trojani e tutti gli AChei, e tu sfida quaI è il più valoroso degli Achei a combatter contro di te nell'aspra tenzone, che già non vuol per anco il destino che tu muoja e giunga al tuo fine, siccome io intesi dalla
•
36
voce degli Dei sempre-esistenti. 92
Il Cesarotti ci spiega che: " •.• questo consiglio di Eleno
sembra capriccioso e gratuito •.. lo ho creduto di fargli onore
rappresentandolo mena inspirato e piü ragionevele. Ebbi perô
anche l'avvertenza d'indicar qualche maggior vantaggio della
parte Trojana, onde si argomenti l'effetto dell'Ecatombe sulle
disposizioni di Giove."93
DaI verso 157 al verso 229 si notano moIte varianti. La
prima (versi 161-167) consiste nella sostituzione di perso-
naggi, cioè, nella V.Pt. Agamennone accetta di combattere con
Ettore e rimprovera i suoi guerrieri per l~ lare codardia men-
tre nella V.Pr. è Menelao a prendere l'incarico. La seconda
consiste nella sostituzione della parlata. La V.Pt. sosti-
tuisce quest'altra in prosa:
••• finalmente alzossi Menelao, e parlô rimbrottandoli con vituperj, e forte sbuffava in suo cuore: Ohimè bravacci, Achee non Achei, sarà ben questo un obbrobrio gravemente grave se niuno dei Danai si farà ora incontro ad Ettore: oh possiate voi tutti diventar terra ed acqua, voi che sedete qui senzacu or , senza-onore tutti ad un modo. Or io stesso mi armerô contro lui, che i capi della vittoria son tenuti dagli immortali Dei. 94
Subito dopo questo (dopo il verso 167), il Cesarotti troncô
questo lungo passo: "Cosi detto vestiva la bella armatura.
Allora, 0 Menelao, sarebbesi veduto il fine della tua vita per
le mani di Ettore, •.. quindi i servi lieti gli levarono l'arme
degli orneri." 95 La quarta variante avviene dai versi 167 ai
37
versi 176. L'inizio della parlata di Nestore fu dunque
un' aggiunta deI Cesarotti. Infine, la quinta variante consi-
ste nell'aggiunta dei versi 217 a 229. Per tutti questi
cambiamenti, il Cesarotti si giustifica nella nota (d2)
della V.Pr.:
..• ho creduto anch'io di dover far al testo alcuni cangiamenti. 1. Agamennone è quelle che s'alza e si risente al veder i Greci impauriti e taciturni. Il suo carattere irritabile e soggetto ad impeto ancora mena scusabile •.• rende mena sconveniente questo trasporto di sdegno in un uomo sopra di cui come capitano di quell'impresa ricadeva l'ignominia dei Greci. 2. Nestore distoglie Agamennone dal combattere con ragioni simili a quelle usate da Raimondo, e Agamennone perciô non mette il suo nome cogli altri, ma in suo luogo si espone Menelao, al quale era tr"ppa vergogna di sottrarsi al pericolo, quando gli altri mettevano a rischio la vita per sostener la di lui querela. 3. Siccome la paura era troppo scandalosa e ignominiosa pei Greci cos1 ho cercato, se non una ragione convincente, almeno un color di scusa onesto e plausibile, e ho creduto di doverlo porre in bocca d'Ulisse, uomo accreditato per accortezza insinuante di spirito. 96
Dai versi 229 a 246 si notano ancora vari cambiamenti.
Nella V.Pt., il primo a farsi avanti tra i nove campioni è
Diornede, mentre nella V.Pr. il primo a offrirsi a combattere
contro Ettore è Agamennone. l versi 234-237: " .•• e giâ non
soffre / Di restar Menelao che in ogni rischio / D'una guerra
a lui sacra aver pretende / Maggior dritto il suo core: ••. "97
nella V.Pt. dal Cesarotti. Infine, il discorso che Nestore fa
nei versl 237-246 della V. Pr. fu posto in bocca ad Agamennone
nella V.Pt. A questo proposito il Cesarotti sostiene:
Del resto ho creduto che le parole di Nestore
•
38
intorno alla sortizione avessero miglior garbo in bocca di Agamennone, tanto più che cio dava occasione a quel Capitano di far a quegli Eroi un complimento lusinghiero, atto ad emendar il torto de' suoi precedenti rimproveri. 98
l versi 466-479 sostituiscono questi altri della V.Pr.:
Tennesi similmente nella rocca d'Ilio il par lamento de' Trojani, spaurato, tumultuoso, in su le porte di priamo. A questi il saggio Antenore prese ad aringare: Uditemi, 0 Trojani, Dardani, ed Ausiliarj, perch'io vi dica cio che '1 cuor nel petto mi comanda. Su via rendiamo agli Atridi da condur via l'Argiva Blena, e seco lei le sue ricchezze, perchè noi ara combattiamo avendo falsati i leali giuramenti, percio nulla di bene non credo io che possa tornarne a noi, se non facciamo cosi. 99
Subito dopo, dal verso 479 al verso 516, il discorso di
paride devia dalla V.Pr., dove si legge:
Egli dopo aver cio detto s'assise. Allora tra essi alzossi il divine Alessandro marito d'Elena dallabella-chioma, il quale rispondendo rivolse a lui alate parole. Antenore, le cose che tu di'non sono a me punto care: tu sai pero immaginar un discorso miglior di questo: che se davvero tu cosi parli e di proposito, certamente gli Dei t1 tolsero il senno. Ma io favellerô ai Trojani doma-cavalli: schiettamente il dico, non renderô la donnai bensi tutte le ricchezze ch'io recai da Argo alla casa nostra, tutte vo'renderle, e aggiungere anche altre di mia ragione. 100
Poi i versi 516-769 furono semplicemente inventati. Sono
numerosi versi nei quali il Cesarotti introdusse nuovi perso-
naggi e luoghi. Per tutte queste varianti il Cesarotti si
giustifica in una sola nota affermando:
10 non ho potuto resistere ~lla tentazione di rappresentare un Par lamento d'uomini, e di far che la resistenza dei Trojani comparisca, se non più saggia, almeno più scusabile e più degna di
interessarci. Dopo aver dato qualche maggior diffusione ed autorità aIle parole deI nostro Antenore, indussi paride a rispondere con tutto
39
il calor della passione, e con quello spirito di sofisma che suggerisce l' amor proprio in una cattiva causa. Ho poi creduto di dover lntrodur nella scena successivamente tre nuovi personag~i, Polidamante, Antimaco, ed Ettore. 101
Quindi risulta che il seguente passo in cui priamo consiglia
i Trojani fu sostituito dai versi 516-769. Il passo è il
seguente: "Sorse allora tra quelli il Dardanide priamo uguale
a un Dio in consiglio il quale saggiamente pensando aringo e
disse. Uditemi, 0 Trojani ... e dia agli uni 0 agli uni 0 agli
altri vittoria."102
l versi 781-804, nei quali Ideo elenca i regali che
i Trojani sono pronti ad offrire invece di rendere Elena,
furono aggiunti dal Cesarotti. A questo proposito l'autore
commenta sulla V.Pr.:
Una proposizione cosi cruda era poco atta ad ottener l'intento, e potea sembrare un insulto gratuite piuttosto che un'offerta: doveasi almeno cercar un colore di scusa che scemasse l' impressione sfavorevole della proposta. 103
l versi 841-876 sono simili alla V.Pr., con l'eccezione
di alcune aggiunte. Nella V.Pr. si legge:
E già il Sole feriva di Fresco le campagne poggiando al cielo fuor deI tranquillo Oceano di-profondocorso, ed essi si scontrarono gli uni cogli altri. Or qui era difficil cosa discernere ciaschedun uomo; pure astergendo coll'acqua la sdnguinosa polve, versando calde lagrime gli mettevano sopra i carri. Ma il grande priamo non pürmise ai suoi di piangere, ed essi in silenzio ammassavano i cadaveri sul rogo, dolenti nel cuore, e abbruciatigli col fuoco n'andarono alla sacra Ilio. 104
40
l versi 890-898 sono versi brevi che sostituiscono
questi due della V.Pr.:
Cosi s'adoperavano i capo-chiomati Achei: ma gli Dei sedenti pressa Giove folgoratore guardavano-meravigliati ••• cun fdticoso lavoro.
A questo molto sdegnato disse Giove ... cosicchè la grande muraglia degli Achivi svanisca. 105
Il Cesarotti spiega la ragione della sostituzione:
••• ho creduto di dover accorciar questo luogo, e dargli un tornio piü comportabile. Cosi saro stato mena ardito di Zenodoto e d/Aristofane che nelle loro edizioni omisero tutto questo colloquio fra gli Dei. cià vuol dire che quantunque Antichi, pagani e Gramatici, 10 trovarono sconveniente e ridicolo. Eben vergogna che i critici e i Poeti deI nostro secolo siano vinti da due Scoliasti in fatto di buon senso e di gusto. 106
41
CANTO VIII
Nel canto ottavo si riscontrano pochi cambiamenti. La
La prirea variante avviene nei versi 43-44. l versi sono i
seguenti: "Muti e sbalordi ti i Numi / Chinàr la fronte; ei gli
risguarda, e parte .•. "107 e rimpiazzano il seguente brano
dellaV.Pr.:
Cosi disse. Essi tutti in silenzio ammutolirono ammirando il discorso: conciossiachè assai minacciosamente avea concionato. ~lla fin poi entro a parlare la Dea occhi-azzurra Minerva. o Padre nostro, Saturnio, Sovrano dei Re, ben anco noi 10 sappiamo che tu hai forza non espugnabile: pur compiangiamo i Danai ~ellicosi che dovranno perire compiendo l'acerbo destino. Noi pero ci asterremo dalla guerra se tu '1 comandi, solo suggeriremo agli Argivi qualche consiglio giovevole, acciocchè te adirato non abbiano tutti a perire. 108
Subito dopo il verso 44, il Cesarotti troncè il passo in cui
Giove risponde a Minerva. Il passo è il seguente: "A lei
sorridendo rispose Giove l'aduna-nubi. Sta di buon animo, 0
Tritonia, amata figlia, non parla già io di buon talento:
voglio esser mansueto con te."109 La nota (g) spiega la
ragione per questo troncamento:
Nella versione Poetica ho voluto ometter tutto questo dialogo coll'idea di risparmiar a Giove una contradizione, e di conciliargli pift dignitâ. Dopo la minaccia sublime deI padre degli Dei, egli non ha che partire; ogni risposta, ogni replica non serve che a degradarlo. 110
Dopo il verso 82 il Cesarotti tronco il passo seguente
dell' l liade:
Finchè era l'alba, e cresceva ~l sacro giorno, tanto più i dardi d'ambe le parti si toccavano, e cadea il popolo: ma quando poi il Sole montô fino a mezzo il cielo, allora il padre alzô l'auree bilancie, e v'impose due sorti di morte lun~o-sonno-portante, (l'una) dei Trojani domacavalli, e (l'altra) degli Achei corazzati-di rame. 111
L'allocuzione di ulisse nella V. Pt. (versi 126-133)
varia da quella nell'Iliade e sostituisce la seguente:
42
o vecchio assai certamente ti travagliano i giovani combattenti: la tua forza è g~à debilitata, e vecchiezza grave t'insegue: tu (hai) fante dappoco, e pigri cavalli. Or via dunque monta il mie carro, onde tu vegqa quai sono i cavalli di Troe sperti deI paro a correre rapidamente pel campo qua e là, si ad inseguir che a fuggire. Son dessi che poco fa io tolsi a Enea maestro di fuga: di codesti tuoi n'abbiano cura gli scudieri; e questi drizziamoli noi contro i Trojani domatori-di-cavalli, acciocchè Ettore pur conosca se anche l'asta mia infuria nelle mie manie 113
l versi 231-250 esprimono gli stessi giudizi della
versione in prosa, ma il Cesarotti cambiô l'ordine delle
parole perché: "Nella versione Poetica si è cercato di
rendere il discorso più rapido, piU animato, e di dar
all'idee un ordine che renda il tutto più comportabile aIle
nostre orecchie."114
Dopo il verso 250, il Cesarotti tronco un altro passo,
quelle in cui Giunone e Giove discutono deI fato dei Greci.
Il passo depennato è il seguente:
••• sdegnossene la venerabile Giunone, e agitossi sul trono, e crollô il vasto Olimpo, e rimpetto deI gran Dio Nettuno si favelle. Ahimè! Scotiterra ampio possente, e l'anima non ti si commuove
43
nelle viscere veggendo perire i Danai? Questi pure in Elice e in Ega ti portano moIti e graziosi doni: tu dei dunque bramar lare la vittoria. Certo se tutti quanti siamo proteLtori dei Danai volessimo rispingere i Trojani e far forza all'ampio-reqgente Giove, ei si starebbe a seder sull'Ida soletto e tristo. A questa molto turbato rispose il Sovrano scoti-terra. Giunone audace in parole, quaI motto vicesti? Non vorra già io che noi altri facciam guerra a Giove saturnio, poichè di gran lunga è (sopra tutti) potentissimo. 115
Il Cesarotti spiega la ragione per l'eliminazione:
si dirà che Giunone parla per acciecamento di passione, ella è dunque ribelle e stol ta. Presso di noi, che abbiamo ben altre idee dell'onnipotenza divina, questo tratto appena sarebbesi tollerato nel principe delle tenebre e della menzogna .•• Nella versione Poetica si è troncato questo dialogo inopportuno che rallenta e raffredda l'azione. Ettore col suo furore ci strascina seco, e questa rapidità, s'io non erro, è anche opportuna perchè non ci lascia arrestar troppo sul suo discorso co' suoi c~valli. 116
l versi 302-311 contengono una piccola variante. Nella
V.Pr., "l'aquila" è mandata da Giove come augurio; nella V.Pt.
il Cesarotti fece si che "l'aquila" apparisse da sè stessa.
A questo proposito il Cesarùtti sostiene nella nota (b2):
Del resto siccome questa pietà di Giove, e que st ' augur io espressamente mandato ad animar i Greci contraddicono direttamente aIle intenzioni e deliberazioni di esso, cosi credei di salvar un po' meglio il di lui decoro facendo che l'aquila comparisse come da se, senza aggiungere ch'ei l~ mandasse; e lasciando che i Greci interpretassero l'apparizione per un augurio. 117
Il contesto dei versi 435-458 non cambia, ma si nota
che il Cesarotti mise il discorso di Minerva in bocca a
44
Giunone. Il Cesarotti ne spiega il perché:
••• ho creduto che la parlata di Minerva potesse stare con piü decenza in bocca di Giunone. Questa Dea sta nel suo carattere. Ella cerca d'inspirar il suo fele a Minerva, seducendola con un discorso insidioso. Cosi l'odiosità della ribellione e della irriverenza è tutta della Dea moglie: e la figlia prediletta pua ancora trovar qualche scusa. 118
Poi da 458 a 466 il discorso è posto in bocca a Minerva come
nella V.Pr.
Dopo il verso 466 si nota no due varianti. La prima
consiste nell'esclusione di due passi. Il Cesarotti tronca i
seguenti passi: "Cosi parla, nè disconsenti la Dea dalle-
bianche-braccia Giunone ...• Per questa via, per mezzo ad es sa
dirizzarono i cavalli ubbidienti alla sprone ... "119 e a
questo proposito il Cesarotti afferma:
Oltre la sterilità che mostra questa ripetizione, ella è anche doppiamente mal collocata, e pprchè la spedizione delle Dee congiurate va a terminare in nulla, e perchè la descrizione deI lare armamento si oppone alla fretta che dovevano avere di recar soccorso ai Greci. Quindi èche nella Versione Poetica si sono omessi questi versi, e si è cercato di dar alla cosa tutta quella celerità che sembrava esigere la circostanza. 120
La seconda variante consiste nell'aggiunta dei versi 466 a
469: "andar, tornaro, è pronto / Di Giuno il cocchio, ed è
Minerva in arme. / Già sferzano i destrier, già dalle porte /
Escon d'Olimpo."121
l versi 509-515 sostituiscono il seguente passo della
V.Pr.:
45
Allora Giunone favellô a Minerva: Ahimè figliuola dell'Egioco Giove, io non più ci permetto di combattere contro a Giove per cagion de' mortali. Di loro rnuajasi l'uno, e viva l'altro a sua posta, tocchi a chi tocca: egli poi seconda ciô che divisa nell'anima, decida fra i Trojani e i Greci, come è giusto. 122
La nota (p2) spiega la sostituzione:
Per le medesirne ragioni esposte nella nota (i2) ••• credei che le parole di rassegnazione e docilità ai comandi di Giove si canvenissero meglio a Minerva che a Giunane; e cercai di farla parlare coerentemente a quel carattere che per consenso di tutti i Poeti, trattone Omero, fu attribuitoa questa Dea. 123
46
CANTO IX
Nel Canto nono si nota che il Cesarotti fece mena
cambiamenti nella sua traduzione poetica. l versi 32-68 (f ine
deI discorso di Agamennone), sostituiscono il seguente
passo della V.Pr.:
o amici, Condottieri principi degli Argivi, Giove il saturnio mi allaccia in una grave sciagura. Spietato! ch'egli dapprima mi avea promesso e fatto cenno col capo ch'io sarei tornato a casa dopo aver diroccata Troja dalle-belle-mura. Ora trama un maligno inganno contro di me, e mi comanda di tornar in Argo inonorato, poichè perdei molto popolo. TaI è il beneplacito del prepotente Giove, il quale sfasciô le cime di mol te ci ttà, e ne sfascierà ancora, che la sua potenza è grandissima. Orsù obbedisca ciascuno a quel ch'io àira: fuggiamo colle navi all'amata terra paternai che già non potremo mai prender Troja dalle-ampie-strade. 124
Il Cesarotti spiega:
L'impegno col quale gli Omeristi sostengono che questo discorso è simulato, prova ad evidenza che se fosse sincero, come 10 è, non saprebbero come scusar Agamennone dalla taccia di viltà .... Del resto nella versio:1e Poetica il discorso d' Agamennone si rappresenta apertamente come sincero, ma si è cercato di darvi un colore più nObile, e un aspetto più interessante. 125
Dai versi 351 a 376 della V.Pt., si nota che il Cesarotti
non menzionô le parti in cui si elencano i cibi e le bevande
che Achille serve ai suoi ospiti. l seguenti versi furono
omessi:
Teneva le carni Automedonte i e le tr inciô acconciamente in molte parti, e infilzolle negli schidoni, e gran fuoco v'accendea il Meneziade
47
uomo simile-a-un-Oio: ma dopochè il fuoco fe' brace, e la fiamma fu spenta, fatta una sbraciata, vi stese sopr~ gli schidioni, e gli spruzzô di sale sacro alzandogli dagli alari. Apprestato cos! l'arrosto, e posto su i deschi, Patroclo preso il pane 10 distribui sulla tavola in bei panieri, ed Achille sparti le c~rni. 126
Nella nota (f2) il Cesarotti asserisce che:
... la lungheria tediosa di questo convi to mette alla tortura il lettore doppiamente ansioso e impaziente per gli Ambasciadori e per se. Egli si mette nello stato d'Ajace e d'Ulisse, e vorrebbe che Achille avesse sparecchiato innanzi di metter in tavola. Veggasi come tutto questo luogo siasi ritoccato nell'Iliade Italiana. 127
l versi 706-733 furono aggiunti dal Cesarotti nella
v.Pt. cioè il discorso di Fenice si allunga quando parla
della giovinezza di AChille. Il Cesarotti non giustifica
l'aggiunta.
DaI verso 771 al verso 811 la storia che Fenice racconta
su Meleagro, è abbreviata, (vedere pagine 345 a 353 del-
l'Iliade). A questo proposito il Cesarotti afferma nella
nota(x3) che:
Questa lunga Storia ... non occupa momenti utili. Essi erano perè preziosi ad Agamennone che si struggeva di impazienza di saper l'esito dell' ambasciata. Un ministro incaricato d'una commissione della più alta conseguenza, deve egli abusar dello stato deI suo padrone, e tenerlo alla tortura scialacquando il tempo in novelle come fosse vegghia? 128
l versi 826-847 variano un po' dalla traduzione in
prosa. Il passo sostituito è il seguente:
Giove, la di cui volontà mi ritiene sulle curve navi, Giove, cred'io, abbastanza mi onorerà finchè
48
mi rimanga fiato ne1 petto, e mi si muovano le care ginocchia .•• consulteremo se vogliam ritornarcene aIle nostre case, 0 qui trattenerci. 129
A questo proposito il Cesarotti asserisce:
Achille nel Testo Omerico è puramente ostinato e il suo non voglio è la sola e sovrana risposta. Nella Versione Poetica si è cercato di render la di lui ostinazione me no ributtante, facendo ch/ei si prevalga di tutto cio che potea farla scusabile. 130
l versi seguenti (870-873) della V.Pt., furono aggiunti
dal Cesarotti: " ... ma non vantarmi 1 Fredda amistade che
tranquilla e lenta / Con OZ10S0 dispiacer contempla 1 Gli
oltraggi dell'amico: ... ".131 Il Cesarotti a questo proposito
dice che: " ..• nella Versione Poetica Achille risponde con
qualche amarezza sull' articolo del1' amicizia vantata da
Ajace."132
l versi 889-899 furono aggiunti dal Cesarotti, e
sostituiscono il seguente passo dell'Iliade:
Cos! disse, e ciascun di lare prendendo un bicchiere da due manichi, e libando, tornarono addietro aIle navi: •.. e presso a lui ancora Ifi ben cinta, che a lui avea data il divine Achille, quando pre se Sciro alta Città di Enieo. 133
Nella nota (s4) il Cesarotti spiega:
Lo squarcio che si è inserito in questo luogo nella Morte di Ettore sparge un 1 ume sopra cio che deve seguire, e leva a Giove la taccia d' una sconveniente parz iali tà per Achille, ma 19rado la sua durezza feroce. Tutto è preordinato dal Fato. l Greci furono sino ad ora battuti per umiliar Agamennonei ora continueranno ad esserlo per domar Achille, e punirlo colla sola pena che poteva essergli sensibile. 134
l versi seguenti (943-948) furono aggiunti dal
49
Cesarotti nella V.Pt.: " ... l'esempio / Sia sprone agli altri,
ah quest' indegno oltraggio 1 Raccenda il nostro ardor, comune
è l' onta, 1 Comun valore or la cancelli, in Troia / Cacciamo
i Teucri, e quel superbo apprenda 1 Che siam pur Greci, e non
è un solo Achille."135 poi alla fine deI Canto IX manca il
seguente passo: "Cosi disse: ed essi tutti applaudirono i Re
ammirando la parlata di Oiomede doma-cavalli; quindi avendo
ciascheduno libato, se n'andarono alla tenda: ivi si corica
rono, e colsero il donc deI sonno. "136 Il Cesarotti di nuo-,-
vo non giustificô questi cambiamenti.
•
50
CANTO X
In questo Canto il Cesarotti rirnase relativarnente fedele
all'Iliade di Omero. Quindi si notano solo cambiarnenti rnino-
ri. I versi 286 a 295 della V. Pt. sostituiscono il seguente
passo della V. Pr. :
Cosi avendo parlato, si vestirono di arrni terr ibili. Trasimede forte guerriero diede a Tidide una spada da due tagli (poichè la sua l'avea lasciata presso aIle navi) e une scudo, e sul capo gli pose la celata torina senza pennacchio, e senza cimiere,la quale si chiama barbuta, e difende il capo de'fiorenti giovani •••. e finalmente allord coperse il capo d'Ulisse postavi sopra. 137
I versi 308-314 sostitutiscono il seguente passo della
V.Pr., passo in cui Minerva narra una storia che aveva già
narrato precedentemente:
Indi seconda supplicô il prode in guerra Diomede. Odi ora ancor me indomita figlia di Giove. Segui me siccome una volta in cornpagnia seguisti il padre mie il divino Tideo in Tebe, allorchè andava nunzio per gli Achei, e lasciô presso l' Asope- gli Achei tonacati-di-rame. Egli colà recava a 'Cadmei mansuete parole; ma ritornando addietro assai forti irnprese opera teco, 0 divina Dea, quando a lui pronta assistevi. cos! ora me volonterosa assisti, e mi difendi. 10 scambievolmente faro a te sacrifizio d'una vacca d'un anno, di-larga-fronte, indomita, che uomo ancora non ha posta sotto il giogo. Questa a te offeriro, attorniandole d'oro .le corna. 138
Il Cesarotti a questo proposito afferma:
Minerva avea veramente bisogno che Diornede raccontasse a lei con flernrna da relazione cio ch'ella avea prima a lui riferito distesamente. ma forse ne aveano bisogno i let1:ori che non sentono questa storia se non per la terza volta. 139
I versi 559 a 570 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt. Alla fine della nota (h3) il Cesarotti ne spiega la
ragione:
•
51
Questa Nota potrebbe far illusione ai mena avveduti. Presso Omero questa non èche un'espressione viva, presentatagli dallo stato attuale di Reso. Costui, dic'egli, morendo ucciso nel sonno, provo in realità quella sensazione che provano illusoriamente gli addormentati che sognano d'esser uccisi. 10 pero da questa frase presi occasione di rappresentar la morte di Reso in un modo, che ha, s'io non erro, qualche cosa di più interessante e mirabile, e dà all'azione di Oiomede almeno un'apparenza di pericolo. 140
•
52
CANTO XI
In questo Canto si nota no ampi cambiamenti. Il primo
avviene dopo il verso 239. Il Cesarotti omise un lungo passo
in cui Giove invia Iride ad arrecare un messaggio a Ettore.
Il passo è il seguente:
Quando stava per giunger pressa alla città, e all'alto muro, allora il padre degli Dei disceso dal cielo si pose a sedere sulle vette della fontanosa Ida; e nelle mani tenea la folgore .••• Ditemi ara, 0 Muse che avitate le case d'Olimpo, quaI primo fessi incontro ad Agamennone, sia dei Trojani, ossia degl'illustri Ausiliarj. 141
A questo proposito il Cesarotti dichiara:
10 confesso d'aver mancato di rispetto al padre Giove trcncando di netto la sua bella commissione ad Iride, e la fedelissima repetiz10ne della sua messaggiera. Osservisi anche che il Capitano generale dei Trojani nella versione Poetica non si tiene lungi dalla pol vere, e dal tumulto, e dal sangue (come se si fosse Capitano per andar a un ballo), ma combatte da u~'altra parte, e fa tante prodezze quante Agamennone. si consulti tutto il luogo dal verso 223, e spero che mi si permetterà di credere d'aver servito all'onor di Ettore alquanto meglio deI suo protettore celeste. 142
Nella V.Pt. poi aggiunse i versi 239 - 265, senza spiegarne la
ragione.
Dopo il verso 307 della v.Pt., manca una parte in cui
Coone ferisce Agamennone. Il passo ê il seguente: "stettesi
egli coll'asta in agguato a' fianchi deI diva Agamennone: e
ferillo per mezzo il braccio sotto al cubito, sicchè la punta
della rilucente asta sbucô fuora dall'opposta parte."143 Il
Cesarotti poi inventa i versi 325 - 338, nel corso dei quali
•
53
Agamennone viene ferito da Ettore e non da Coone. Questo
spiega il perché il Cesarotti omise il passo precedente nel
quale Coone ferisce Agamennone. Per giustificare tutto questo,
il Cesarotti sostiene di aver reso la morte di Coone più
interessante nella V.Pt.:
In conseguenza di cio che si è detto alla page 66 n.(b2), nella versione Poetica non si è voluto che l'onore di ferire Agamennone appartenga ad altri che ad Ettore. Del resto è alquanto difficile che un uomo trapassato un braccio da banda a banda sia ancora in caso di combatter, e ferire il suo nemico, e troncargli il capo. Nella versione Agamennone avea già ucciso Coone, e stava intento a spogliarlo quando è ferito da Ettore. Veggasi tutto il luogo, cominciando al verso 304, ove si cerco di rendere anche la morte deI buon fratello Coone alquanto più interessante de quel che apparisca nel Testo, come si fece di quella d'Ifidamante. 144
l versi 339 - 350 della V.Pt. sostituiscono il seguente
passo:
Ma questo girava intorno per le schiere degli al tri uomini colla lancia, colla spada, e con pietre-chegli-epimeano-la-mano, finchè il sangue an cora caldo gli fioriva dalla ferita: ma poichè gli si asciugô la piaga, e cesso il sangue, acuti dolor.i penetrarono la possa d'Atride ••.. poichè Giove consigliero non mi permisedi compier l'intera giornata combattendo co' Trojani. 145
Il Cesa~otti non giustifica questa sostituzione. Dopo il
verso 375 manca un passo; si tratta di un elenco dei nomi
degli Achei uccisi da Ettore. Questi nomi appaiono nei versi
253 a 256. Il passo della V.Pr. è il seguente: "QuaI primo,
quaI ultimo uccise Ettore priamide allorchè Giove gli diè la
gloria? Asseo dapprima, e Autonoo, e Opite, e Dolope di Clito,
e Ofelzio, ed Agelao, ed Esimno, ed Oro, ed Ipponoo fermo-in-
battaglia."146 Nella nota (n2) il Cesarotti asserisce:
54
Nella versione Poetica questa filza di nomi oscuri si è trasferita di sopra al v. 253, credendo che ella stia meglio ov' Ettore combatte tumultuariamente con una folla confusa, di quelle che in un luogo oV'egli comparisce per brillare nel colmo della sua gloria. 147
DaI verso 390 al verso 403 il Cesarotti mise le parole di
Ulisse ln bocca a Oiomede e quelle di Diomede in bocca ad
Ulisse. A questo proposito il Cesarotti dicniara:
oiomede •.. che in al tro luogo non facea caso delle folgori di Giove scagliate espressamente dinanzi a lui a protezione di Ettore, ora vuol supporre gratuitamente che Giove abbia risolto di dar la vittoria ai Trojani, e si scorda di tante sue belle sentenze sopra la costanza e '1 coraggio. 10 ho cercato di render Omero più coerente se stesso, mettendo le parole d'Ulisse in bocca a Diomede, e quelle di Diomede ad Ulisse. 148
l versi 416 - 418 dovrebbero essere posti al verso
421, dopo la parola "salme", e si nota anche che prima di
questi versi mancano i seguenti versi della V. Pr.: "Allora il
saturnio guardando dall' Ida stese loro dinanzi una pareggiata
batt.aglia: e quei l'un l'altro s'uccidevano."149
l versi 429 - 451 variano un po' dalla V.Pr. Nella
V.Pt. il Cesarotti fece si che i due eroi, Diomede ed Ettore
corrano 10 stesso rischio. Nella V.Pr., Ettore rimane privo
dei sensi, mentre nella V.Pt. è Diomede ad es sere "sbalordito,
e tolto De' sensi suoi". Poi i versi 449 - 451 (parlata di
Diomede) sostituiscono il seguente passo:
Pur di nuovo, 0 cane, fuggisti la morte; che certo il malanno ti yenne presso; ora di nuovo te ne campo Febo Apolle" al quale suoli far voti quando vai tra il fragor dei dardi: ma so ben io che ti finiro quando altra volta ti scontri: se pur è vero che abbia anch'io alcun degli Dei che m'assista. Or io andrô sopra gli al tri qualunque m'avverrà di
55
cogliere. 150
Per giustificare tutti questi cambiamenti il Cesarotti asse-
risce: E questa la bella figura che dovea far Ettore protetto e assistito specialissimamente da Giove, che gli avea destinato l' onore della vittoria? Eccolo al primo incontro di qualche pericolo non solo battuto, ma avvilitn e disonorato. Almeno ci fosse entrata a spaver.t "ArIa Minerva. Ma no: Diomede è solo: Omero è costante nel voler vilipeso Ettore a dispetto di Giove e deI buon senso. 10 l'ho pensata altrimenti, e credei che si convenisse meglio al decoro e alla circostanza, di far che il conflitto fosse a un di presso uguale, e che i due campioni si trovùssero uguaimente in grave pericolo. 151
l versi 451 - 479 della V.Pt. sono uguali a quelli della
V.Pr., ma il Cesarotti cercô di far risaltare il fatto che
Paride, codardo, si tiene lontano da Diomede perché ne ha
paura, usando frasi come: " .•• non perô s'attenta 1 Troppo
accostarsi: .•• " (versi 459-460) e " •.• offender sai, ma dal
pugnar t'ascondi ... " (verso 4G9). A questo proposito il
Cesarotti sostiene:
Questo discorso è bello e piccante; ma non sarebbe egli un po' lungo e ozioso per un uomo ferito in modo che dee ben tosto uscir deI campo? E Oiomede non avrebbe forse fatto meglio a ferir paride che a rampognarlo? giacchè Omero avea detto poc'anzi che paride era uscito dell'agguato per cantare il trionfo. ciè fece che nella Versione Poetica io aggiungessi più d'un tratto tendente a mostrare che paride si teneva abbastanza lontano da Diomede, 0 s'era già cacciato in mezzo alla folla. 152
l versi seguenti (487-489) furono aggiunti dal Cesarotti
nella V.Pt.: "Ei parte 1 Pensoso, incerto, e deI destin dei
Greci, 1 Dolente più che di sua doglia."153
l versi 597 - 649 sostituiscono i seguent~ passi della
V. Pr.:
56
Nè ancor Ettore l'avea udito, poichè egli combattea nella sinistra di tutta la zuffa pressa le rive deI fiume Scamandro, dove specialmente cadeano le teste degli uomini, e grido levavasi inestinguibile intorno al gran Nestore, eu al marziale Idomeneo .... In un punta mise ne'Danai un tristo scompiglio; nè pur un poco cessava di travagliarsi con l'asta; ma s'aggirava per le file degli altri uomini con la picca, colla spada, e con grandi sassi: solo schifava 10 scontro d'Ajace il Telamonio. 154
Il Cesarotti giustifico questa ampia sostituziane dicendo:
Ho creduto che la paura, da qualunque causa provenga, non fosse mai compatibile col carattere d'Ajace. Per allontanarne sempre più il sospetto, nella versione Poetica v.617, si è fatto che Nestore nel rjcondurre Macaone inforrni Ajace della rotta pressochè generale deI campo Greco, e 10 conforti a salvar gli avanzi dell'arrnata e a ritirarsi aIle navi. Ciô forse non avrebbe bastato ad Ajace: perciô si è immaginato qualche altra circostanza atta a determinarlo; ma i sentimenti che gli si sono posti in bocca, non fanno il menomo torto all'eroica intrepidezza che la distingue .... Similmente si è pensato al decoro di Ettore non men che a quelle d'Ajace. l due campioni sfuggono egualmente l'incontro l'uno dell'altro, ma la lare cautela lungi dal renderli reciprocamente ridicoli .•• fa, s'io non erro, onore ad entrambi. 155
La nota ci dice anche che al verso 661 il Cesarotti fece si
che ambedue, Aiace ed Ettore, si ritirino dal loro incontro,
mentre nella V.Pr. Aiace è l'unico a ritirarsi. Il verso
della V,Pr. è il seguente: " ... cosi Ajace allora col cu or
tristo assai di mal grade ritiravasi dai Trojani: ..• ".156
l versi 732 - 758 sostituiscono i seguenti passi della
V. Pr. : Or quelli allorchè giunsero alla tenda deI figlio di Neleo, scesero essi sulla terra pascitrice-dimoIti; ed il seguace Eurimedonte scialse dal carro i cavalli deI vecchio .... Tu ben sai, a vecchio allievo di Giove, quaI uom terribile è quelle: facilmente colperebbe anche l'incolpabile. 157
57
A questo proposito il Cesarotti scrive nella nota (X3):
Nella versione Poetica si è cercato di curarle con un po' più di sollecitudine di quella che si prese Nestore deI suo ferito. 1 Nestore appunto non 10 mena a rinfrescar all'aria, ma gli cava immediatamente la freccia. 2 La colazione è resa più semplice, me no repugnante agli stomachi moderni, e aIle regole della dietetica. 3 si sono troncate moIte oziosaggini inopportune, anzi sconvenienti al momento. 4 l due capitani dopo essersi ristorati col cibo, non si divertono a ciarlare, ma sono inquieti ed ansiosi sul destino dell'armata Greca, il che prepara l'arrivo di patroclo, e 10 rende più opportuno ed interessante. 158
l versi 758 - 790 sostituiscono un arnpio passo nel quale
si narra l'irnpresa di Nestore. Il passo sostituito è il
seguente:
A questo rispose Nestore il cavaliere Gerenio: Perchè mal Achille cornpassiona cotanto i figli degli Achei, quanti dagli strali vengono colpiti? •• Gli Achei frattanto da Buprasio dirizzavano verso Pilo i veloci cavalli, e tutti ringraziavano Giove tra gli Dei, e Nestore tra gli uomini. 159
Nella nota (f4) il Cesarotti giustifico il troncarnento di
alcuni dettagli di questo lungo passo:
Tutta la narrazione dell'irnpresa di Nestore si è ridotta nella versione Poetica a soli 17 versi, i quali non contengono che cenni tronchi, e tratti anirnati, che rendono, s'io non erro, il discorso più interessante, e spero anche più intelligibile di quel che riesca nel prolississimo e irnbarazzatissirno dettaglio deI Testo. 160
Alla fine di questo Canto poi il Cesarotti aggiunse i
versi 875 - 878, senza pero darne spiegazione.
58
CANTO XII
In questo Canto il Cesarotti si limito nel fare cambia-
menti. l versi 1 - 15 sostituiscono il passo seguente della
V .Pr. :
In ~al guisa il forte figliuolo di Menezio medicava r ~ tende il ferito Euripilo: intanto gli Argivi e ~ frojani combattevano alla rinfusa, nè già era piü per trattenerli la fossa de'Danai, e la larga muraglia al di sopra, che aveano fatta sopra delle navi. ••• Lo stesso Scotiterra poi tenendo il tridente nelle mani era iL condottiere; e colle onde porto via tutti i fond3menti di tronchi e sassi, che v' avean posti gli Achei con mol ta fatica, e 9 li rese piani fino al burrascoso Ellesponto; poi di nuovo ricoperse l'ampio lido di arena, avendo demolito il muroi poscia rivolse i fiumi perchè ritornassero al lare letto, dove pria mettevano l'acqua di-bellacorrente. 161
Il Cesarotti non parla molto della distruzione della muraglia
e a questo proposito afferma:
Nella versione Poetica non si è voluto amareggiar l'animo dei lettori coll'annunziar lorD innanzi tempo la catastrofe di cotesta singolar muraglia, il di cui destina sembrava meritare una nuova Iliade. 162
l versi 26 - 40 sostituiscono il passo seguente della
V. Pr. :
E siccome quando un cinghiale, od un leone fiero pel" la sua fortezza raggira feroce sguardo tra cani ed uomini cacciatori; e quelli disponendo se stessi a guisa di torre gli stanno incontro, e folte punte lanciano dalle mani; ma il generoso di lui cuore non teme, nè s'atterisce; e la sua fortezza l'uccidei spesso egli si raggira saggiando le file degli uomini, e ovunque si spigne le file degli uomini
59
cedono: • •. 163
Nella nota Cg) il Cesarotti dice: "Nella versione Poetica si
è studiato di porre il leone in una circostanza piü adattata
al punto individual dell' azione. "164
DaI verso 126 al verso 160 si notano vari cambiarnenti.
Nella v.Pt. il Cesarotti descrive l'agilità dei cavalli di
Asio (versi 130-135), nella V.Pr. invece si parla più della
destrezza di Asio nel saltare il fosso. A questo proposito
il Cesarotti dichiara:
Ma se il calar nel fosso 0 il saltarlo era impresa cosi malagevole e pericolosa, che tutti dovettero smontare, come riusci a costui di varcarlo senza sconcio 0 difficoltà? Ebbe dunque Asio più destrezza o piü coraggio di Ettore? 10 perciô ho creduto necessario di arrestarrni alquanto sulla singolare anzi prodigiosa agilità dei cavalli di Asio, e sulla vanità che ne aveva quel Condottiere. Cosi l'atto ha deI mirabile senza che apparisca nè strano nè inverisimile. 165
Poi i versi seguenti della V.Pt.: "Lieti acclamaro intanto, /
E dietro a lui precipitarsi Oreste, / Toon, Jameno,
Enomao: •.• " 166, dovrebbero es sere posti dopo il verso 160.
Infine nella V.Pr. v'e una lunga spiegazione su come morirà
Asio, mentre nella V.Pt. v'è solamente un piccolo cenno. Il
Cesarotti spiega la ragione per la quale omise questo passo:
Non c'è casoi Ornero è nemico dichiarato dell'incertezza. Potea bastare il dirci che Asio dovea perire: no; egli vuol anche farci sapere che morrà per le mani d' Idomeneo. Nella Versione Poetica non v'è altro che un cenno occulto. 167
Dopo il verso 170, il Cesarotti troncè la seguent€
similitudine:
... simili a porci selvaggi, i quali nei monti
•
60
aspettano 10 strepito vegnente d'uomini e di cani; ed a traverso avventandosi frangono intorno a lare il bosco, schiantandolo fino dalle radi~i, e fassi sotto uno stridore di denti, finchè qualcuno colpendoli non tolga lorD la vita: ... 168
Nella nota (n) ce ne spiega la ragione:
Ognuno da questo tratto crederebbe che Polipete e Leonteo dovessero restar uccisi. Pure la cosa è diversa. Ma Omero non sa trovar bella una comparazione, se non contiene qualche circostanza 0 inutile o discordante. Nella Versione Poetica ho dimenticato il cignale che torna cosi spesso in campo, e mi sono contentato delle due quercie. 169
1 versi seguenti: " .•. Asio, s'hai scampo / Dall'asta
sua, non superbir ti serba / vittima certa a maggior ..... 170
furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt. Egli non diede
nessuna ragione per questa aggiunta.
1 versi 373 - 393 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
Glauco, ond'è che noi due principalmente veniamo in Licia onorati e di seggio (distinto), e di carni, e di colmi bicchieri, e tutti ci guardano come Dei, e coltiviamo una gran tenuta presso alle rive del Xanto, amena, di terreno piantato, e che-portagrano? percio dunque conviensi a noi di mettersi alla testa de'Licj, e gettarsi in mezzo al bollore della battaglia, acciocchè qualcuno de'Licj, armati di salda corazza dica cosi: non senza merto di gloria i nostri Principi imperano ai Licj, e mangiano grasse pecore, e scelto melato vino; ma sono anche distinti in valore, poichè fra i Licj son pure i primi a combat~ere. 171
Al verso 417, le parole" ... Ei corre; ... ", sostituiscono
il passo seguente della V.Pr.:
Cosi disse: nè disobbedi il banditore avendo cio uditoi e ando correndo oltre il mure degli Achei dalla corazza-di-rame, e stette presso i due Ajaci, e parlo: ... che se poi anche voi qui siete angustiati da fatica, e battaglia, almcno venga solo il forte Ajace Telamonio, e a lui tenga dietro
•
61
Teucro sperto maneggiatore dell'arco. 172
A questo proposito il Cesarotti dice: "La ripetizione in
questo luogo annoja tanto di più perchè il pressante bisogno
di Peteo esigeva dal messe ben più di celerità che d'accura-
tezza."173
Nei versi 508 - 510 della V.Pt., Ettore non salta il mure
come 10 fa nella V.Pr. A questo proposito il Cesarotti dice:
Come puo dirsi che Ettore fosse il primo a salir sul muro, se poco dianzi l'avea salito Sarpedone, anzi Trojani e Greci vi combattevano sopra da qualche tempo? In generale non parmi abbastanza chiaro il modo di cotesta espugnazione deI muro. Fu esso demolito, 0 spezzato, 0 scalato? N'è tampoco s'intende come Ettore balzato sul mure potesse spezzar la porta ch'era di sotto nel mura stesso. È poi visibile che Ettore non entrô nello steccato dei Greci per la breccia, ma per la porta. perciô in qualunque sense voglia prendersi la voce esaltato deI Testo, sia che s'intenda ch'Ettore il primo sali sul muro, 0 che vi si scagliô contro, l'espressione non è nè vera, nè accurata, e genera confusione ed ambiguità. Nella Versione Poetica la cosa si espresse in termini generali che non danno luogo all'equivoco. 174
•
62
CANTO XIII
~ a questo punta della sua "traduzione" poetica che il
Cesarotti si al10ntana definitivamente dal testo omerico,
apportando considerevoli cambiamenti, inventando senza scru-
poli, episodi e personaggi. Nei prossimi sei canti si nota no
elisioni, nuovi personaggi e rimpasti di versi. Questo av-
viene soprattutto nei canti XV, XVI e XVII.
Nel tredicesimo Canto già dal primo verso si nota la
prima modificazione. l versi 1-21 sostiLuiscono il seguente
passo:
Posciachè Giove ebbe accostati aIle navi i Trojani ed Ettore, lasciô questi intorno ad esse a faticare, e travagliarsi incessantemente, ed egli rivolse indietro gli splendidi occhi, guardando lungi di là sulla terra dei Traci maneggiatori-di-cavalli, e dei Misj combattenti-da-presso, e degl'illustri Ippemolghi, mangiatori-di-Iatte, di lunga vita, giustissimi tra gli uomini. Allora egli cessà affatto di volgere verso Troja gli splendidi occhi: poichè egli non aspettava nel suo animo che alcuno deg'Immortali venisse a dar soccorso 0 ai Trojani, o a i Dana i. 175
La nota (a) giustifica questa sostituzione:
Poichè Giove seconda Ornero continua a favorire i Trojani, questo rivalgimento de'suoi acchi sernbra capr iccioso ed irnprov ido, nan potendo eg 1 i ignorare, che i Trojani per se stessi erano i men forti. Inoltre la sicurezza su cui si fonda 10 espone allo scorno, che quanta dee seguire accada contro il suo prevedimento, e la sua costante e risoluta volontà. Il cangiamenta fatto a questo luogo nella Morte di Ettore è più conciliabile col decoro di Giove, e non repugna ai di lui occulti sentimenti. 176
•
63
Nella V.Pt. tra il verso 107 e 108 manca il passo
seguente:
cos! andavano essi parlando fra loro, allegri pel desio di pugna, che il Dio avea posto nel di loro animo. Frattanto il Cingi-terra eccitè gli Achei ch' eran di dietro, i quali ristoravano il caro cuore presso aIle celere navi. Aveano essi stemprate le care membra dalla travagliosa fatica, e cordoglio era insorto nel loro animo al vedere i Trojani che aveano colla truppa sorml:>ntato il gran muro. l'erciè nel rimirarli versavano lagrime di sotto il ~iglio: imperocchè non credevano potersi sottrarre dalla sciagura. 177
Poi i versi 117-152 sostituiscono il seguente passo della
V.Pr. :
Vergogna 0 Arg i v i 9 iovani di pr ima età! io mi confidava che persistendo voi nel pugnare dovessero rimaner salve le nostre navi: ma se voi pure abbandonerete la feroce pugna, ora certamente apparve il giorno in cui sarem domi dai Trojani. ••• Ch'Ettore valente maestro di guerra combatte presso aIle navi, ed ha già spezzate le porte, e la lunga stanga. 178
La nota (n) giustifica questa sostituzione:
E quando mai Omero fec(~ nemmeno present ire che alcuno dei condottieri subalterni fosse adirato con Agamennone per l'ingiuria d'Achille, e combattesse a dispetto? Veggasi la sostituzione fatta a questo sentimento nella versione Poetica. 179
l versi 300-306 (parlata di Idomeneo) furono ridotti
dal Cesarotti perché egli pense che il lungo discorso fosse
inutile a questo punto. Il passo sostituito è il seguente:
A questo di nuovo rispClse Idomeneo Duce de' Cretesi: M'è noto quaI sia il lue valore: quaI mestier c'ê che tu dica siffatte cose? .. Or tu va alla tenda, e prendi la gagliarda lancia. 180
A questo proposi to nella nota (b) il Cesarotti afferma: "Nella
Versione Poetica io abbreviai di molto la conversazione, e
64
procurai di renderla più naturale e sensibilmente caratteri-
stica."181
1 versi 320-330 sostituiscono il seguente passo della
V.Pr.:
A questo di nuovo rispose Idomeneo Duce de'Cretesi. Nel mezzo aIle navi sonvi altri atti a recar soccorso, sopra tutto i due Ajaci, e Teucro ch'è il miglior degli Achei nel tirar d'arco, valente anco nella pugna a piè fermo •..• Quanto a noi tienti qua alla sinistra dell'esercito acciocchè prestamente si vegga se noi daremo ad altri cagion di gloria, 0 s'altri daralla a noie 182
Inoltre, il monologo di Merione, fu messe in bocca a Idomenco.
Il Cesarotti omise poi il seguente passa:
In tal guisa divisamente pensando i due potenti figliuoli di Saturno macchinavano gravi dolori agli uomini Eroi •••• Quindi essi tirando alternativamente le funi dell'aspra contesa e della pareggiata guerra, ne distesero sopra d'ambedue i popoli la infrangibile e indissolubile rete, che sciolse le ginocchia di moIti. 183
e si giustificô affermando:
10 ho creduto meglio di omettere tutto questo pezzo per salvar il decoro di Giove, e risparmiar una contraddizione al Poeta. Giove al presente non assiste i Trojani, ma guarda tuttavia i suoi sciti, e Nettuno non assiste i Greci ex professo, ma di soppiatto, temendo il comando e la potenza di Giove. Quando il Dio dell'Olimpo tornerà a voltar il capo dalla parte di Troja, vedremo se Nettuno oserà tirar la fune della rete. 184
Il passo in questione dovrebbe essere posto tra il verso 346
e il verso 347.
1 versi 468-483 sostituiscono il passo seguente della
V.Pr.:
COS! disse: e questi poscia tutti avendo un sol animo nelle viscere si rapprossimarono inchinando gli scudi sulle ..• Nè per anco l'alto-
65
gridante poderoso Marte avea inteso nulla deI figliuol suo caduto nella forte mischia: ma egli sotto le aurate nuvole racchiuso pei consigli di Giove, sedevasi nell'alto Olimpo, ove gli altri Dei immortali erano tenuti lontani dalla pugna. 185
Il cesarotti, pensando che Ascalafo, il figlio di Marte,
avesse subito una morte troppo meschina nell'Iliade d'Ornero,
decise di dape un altro tono ai suoi versi: "Nella Versione
Poetica non si voIle che Deifobo fosse debitore al caso di
questa fortuna, e si rilevè questa morte con un'apostrofe a
Marte."186
l versi 565-589 (parlata di Menelao), sostituiscono il
seguente passo:
Cosi alfine lascierete le navi de'Danai da'-prestipolledri, 0 Trojani violatori-dei patti, insaziabili di cruda pugna .••. Di tutto vien sazietà, e deI sonno, e dell'amore, e deI dolce canto, e dell'aggiustata danza? delle quali cose taluno più desidera trarsi la voglia che della guerra: pure i Trojani sono insaziabili di battaglia. 187
A questo proposito il Cesarotti asserisce: "Io ..• ho creduto
che il lamento di quell'Eroe contro Giove potesse conciliarsi
meglio col decoro deI Re degli Dei."188
Al verso 596 il nome "Pelasgo pilêo" sostituisce
"Pilemene", il nome deI padre di Arpalion. Nella nota (e3)
il Cesarotti spiega che come avevamo giâ veduto nel Canto 5,
Pilemene era giâ stato ucciso da Diomede e ri torna nell'Iliade
per dimenticanza dell'autore.
l versi 634-655 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
Ettore tenevasi tuttavia laddove dianzi salito avea le porte e'l muro, avendo rotte le serrate
file de'Danai scutati; rimpetto al luogo ove stavano le navi di Ajace e di Protesilao tratte sul lido del canuto mare; e al di sopra erasi fabbricato un mura bassissimo, ivi specialmente ed essi e i cavalli erano di massimo uso per la battaglia. 189
66
Nella V.Pt. il Cesarotti cerco di far apparire Ettore più
valoroso. Nella nota (u3) egli afferma: "Conservando ai Greci
tutto l'onore della più gagliarda resistenza, non volli
mancare di aggiungere qualche picciolo tratto di vantaggio per
Ettore, e che puo farne presentir di maggiori."190
l versi 655-679 sostituiscono il seguente passo della
v. Pr. :
Quivi i Beozj e i Joni strascicanti-le-vesti, i Locresi, i Ftii, e gl'illustri Epei tenevano lungi dalle navi lui che impetuosamente scagliavasi: non pero potevano cacciar affatto da se il divino Ettore somigliante a fiamma .... Ed allora mentre gli altri Greci colle ben-lavorate arme pugnavano dinanzi contro i Trojani, e contro Ettore armato di-bronzo, questi per di dietro stando appiattati tiravano sopra di loro: nè già i Trojani si ricordavano più della pugna; imperciocchè le freccie gli scompigliavano. 191
Il Cesarotti pero non diede nessuna spiegazione per questa
sostituzione.
Il discorso di Polidamante (versi 683-709), nella
v.Pt., è diverso da qu~llo della V.Pr. Il Cesarotti elimino i
versi in cui polidamante dice a Ettore che Iddio dono a lui il
potere " ••• di soprastare agli altri ne' fatti guerreschi. .• n,
perché egli riteneva che questa fosse un'osservazione vana.
Inoltre il Cesarotti pensava che Polidamante parlasse ad
Ettore con troppa insolenza: "Polidamante non sa parlar ad
Ettore senza caricarlo d'insolenze. Questi rimproveri senza
67
proposito rendono Polidamante odioso e ridicolo, quando pur
Omero sernbra essersi proposto di farcelo rispettar come un
saggio."192 Il passo sostituito ê il seguente:
Ettore, tu-non-sai-persuaderti a condiscendere all'altrui esortazioni. Perchê Iddio donc a te di soprastare agli altri ne' fatti guerreschi; e perciô vuoi anco in consiglio soprassapere ad ogn'altro .••. lmperocchè io certo terno che gli Achei non abbiano a saldar la partita di jeri, poichê presse aIle navi stassi quell'uorno insaziabile di guerra, il quale già non cred' io che vorrà per sempre trattenersi dalla pugna. 193
DaI verso 712 al verso 725, si nota no alcuni cambiamenti.
Il verso: " ..• scagliossi simile a una montagna nevosa ... "194
della versione letterale, fu omesso nella versione poetica,
perché il Cesarotti credê che: " •.• un uomo che volando
somiglia a una montagna, ê un fenomeno proprio solo de'
tempi Omerici."1J5 Subito dopo, il verso seguente fu
troncato:
Ma egli andava ricercando tra'primi combattenti se mai trovasse Deifobo, e la fortezza deI Re Eleno, e Adamante figlio d'Asio, ed Asio figliuolo d'Irtaco. Questi trovc egli 0 non illesi 0 non salvi. Perciocchè alcuni presse le poppe delle navi degli Achei giaceano colle anime perdute sotto le mani degli Argivi, altri dentro al mura erano 0 saettati, 0 feriti. 196
Nella V.Pr., Ettore incùmincia il suo discorso dicendo:
"Sciaurato Paride, belle a vedersi, pazzo-per-le-donne,
seduttore, ... "197, ma nella V.Pt. il Cesarotti omise le
seguenti parole perché egli aveva creduto: " •.. meglio di
risparmiar ad Ettore questo contrattempo assurdo e
bestiale. "198
68
Nel verso 772 (prima della parlata di Ettor r,), mancano
i seguenti versi: "Cosi avendogli parlato sopravvolô un
destro uccello, un'aquila alto-volante; ed acclarnô il
popolo deg1i Achei affidati nell'augurio."199 A questo
proposito il Cesarotti asserisce nella nota (x3): "10 ho
mandato ques'aquila a star col suc Giove, che potea ben
dispensarsi da un augurio tedioso, inopportuno, ed
equivoco." 200
Poi i versi 773 a 785 sostituiscono il passo seguente:
Bue-borioso, Ajace vano-bajone, che mai Jicesti? COS! volesse il cielo ch'io fossi per tutti i giorni figliuo10 di Giove egid'-armato, e m'avesse partorito la veneranda Giunone, e fossi onorato quanto onorarsi Mlnerva ed Apollo, siccorne ora questo giorno arrecherà la mala ventura a tutti gli Argivi; e tra questi tu verrai ucciso, se sosterrai d'aspettar la mia lunga picca, la quale ti strazierà il florido corpo; e tu stesso presso le navi degli Achei satollerai col grasso e colle carni gli uccelli di Troja. 201
Nella nota (y3), il Cesarotti spiega che egli cercô di mettere
in Docca a Ettore una parldta più conveniente:
Nella Versione Poetica si è posta in bocca di Ettore una parlata più conveniente alla circostanza, e piü degna d'un uomo, a cui è bensi perrnesso d'esser un vanaglorioso, ma non un pazzo. In questo e in altri 1uoghi se alcun mi accusa di aver sostituito i miei sentimenti a quelli d'Ornero, ..• 202
69
CANTO XIV
In questo Canto si notano di nuovo v~~~i cambiamenti
dall'inizio. Nel verso 11 si nota che il Cesarotti tronc ô il
seguente passo:
Cos! detto prese 10 scudo lavorato deI suo figliuolo, di Trasimede domator de'cavalli, che risplendente pel rame giaceva nella sua tenda; poichè quegli aveva 10 scudo di suo padre: prese anche la robusta lancia appuntata di acuto rame. 203
l versi 24-26 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
Mentr'egli cos1 pensava sembrogli esser più opportuno l'indirizzarsi ad Atride. Frattanto quelli pugnando s'uccidevano l'un l'altro: e l'indomabil ferro crosciava intorno al corpo di coloro che si punzecchiavano coi coltelli e colle aste da due tagli. 204
Il Cesarotti pero non diede una ragione per questi cambia-
menti.
l versi 56-60 sostituiscono il seguente passa della
V.Pr.: " ... S1 certo che l'effetto di tali minaccie va
preparandosi, anzi è già in prontoi nè Giove alti-tonante
stesso potrebbe averle macchinate altrimenti. "205 La risposta
di Nestore 10 fa sembrare più dignitoso al rimprovero di
Agamennone. Nella nota (h) il Cesarotti sostiene:
Se queste parole contengono un rimprovero particolar a Nestore, esso è mal collocato ed ingiusto. Se poi cade generalmente sopra tutti i Greci, è ancor più strano ed assurdo. 10 credei che Nestore non dovesse esser insensibile a questo rimprovero, e cercai di conservarne la dignità. 206
70
1 versi 79-89 sostituiscono le seguenti parole di
Agamennone: " ••• che non è vergogna il fuggire il male nemmen
di notte. Meglio è scampare il male, ch'esserne colto."207
Il Cesarotti è scandalizzato dal f~tto che Agamennone proponga
ai suoi guerrieri di fuggire. A questo proposito egli scrive:
La proposizione di fuggire è in questo luogo ancora più inescusabile, perchè non è fatta dinanzi all'esercito, ma è soltanto indirizzata ad Ulisse, Diomede, e Nestore, vale a dire a tre de'più illustri, e determinati Capitani, i quali per conseguenza dovevano esser altamente scandalezzati della viltà d'Agamennone. Nella Versione Poetica si diede alla proposizione un tornio che la diversifica dall'altre v~lte, e forse di strana ch'ella era, la fa divenire interessante. 208
1 versi 120-140 sostituiscono il seguente passo:
o Ulisse, invero mi toccasti al vivo l'animo col tuo pesante rimprovero: ma io non comandai già che i figli degli Achei traessero in mare le bentavolate navi loro malgrado. Or via, esca alcuno che pronunzj consiglio più sana di questo, sia giovine, sia vecchio: ciô mi fia certamente grato. 209
Il Cesarotti spiega che: "Nella Versione Poetica Agamennone fa
sentir meglio le sue intenzioni, e mos~ra che la sua
proposizione era prodotta da tutt'altro che da viltà."210
Alla fine deI verso 140 poi manca un lungo passo in cui
Diomede risponde ad Agamennone. Il passo è il seguente:
Tra mezzo a questi disse il forte in guerra Diomede: Quest'uomo vi sta presso, nè avremo a cercarlo a lungo, se vi piace di ascol tarmi, nè volete r igettar il mio parere, crucciati perch'io tra voi sono il più giovine di nascita .... lntanto attizzando gli altri spingeremo innanzi coloro che accarezzando il lare neghittoso animo stanno da lungi, nè si curano di combattere. 211
Il Cesarotti non giustifica quest'omissiane.
71
DaI verso 157 al verso 217 tutto è uguale alla V.Pr.,
eccetto un'aggiunta che il Cesarotti fece nei versi 166-173.
Nella V.Pr. Giunone si propone di sedurre e di ingannare
Giove, mentre nella V.Pt. Giunone vuole semplicemente colmarlo
di affetto. A questo proposito il Cesarotti afferma: Il • • •. qu~
Giunone si prefigge espressamente di sedur Giove, addormen-
tarlo, ingannarlo. Le intenzioni di questa Dea nella nuova
Iliade sono piü oneste e non offendono la dignità di
Giove."212 Poi i versi 218-228 furono aggiunti dal Cesarotti
nella V.Pt. Egli pero non fornisce nessuna spiegazione.
Nella V.Pt. (nel verso 239), mancano i seguenti versi:
" ... fammi ora donc dell'amabilità, e di quel vezzo, con cui tu
domi tutti gli uomini mortali."213 Il Cesarotti afferma che:
Non sembra pero molto naturale che la superba e gelosa Giunone si risolva tranquillamente di far alla sua rivale una domanda che viene a dichiararla infinitamente piü amabile di lei. Almeno è certo che una delle nostre galanti di alta sfera si lascierebbe strappar la lingua piuttosto che far una confessione cos! umiliante. 10 perciô credei di dover preparare un tal passo mettendo in bocca a Giunone un sentimento che sta nel carattere donnesco, e salva perfettamente il decoro della sua vanità. 214
1 versi 263-267 (risposta di Venere), sostituiscono il
seguente passo della V.Pr.: "Nè puossi, nè deesi rifiutare
la tua domanda, poichè tu giaci nelle braccia deI sommo
Giove."215 A questo proposito il Cesarotti spiega:
Malgrado questa ragione pua sembrar un po' strano che Venere con tanta bonarietà si spogli deI suo arnese onnipotente che facea tutta la sua forza per armarne la sua dichiarata nemica, senza verun oggetto che giustifichi la sua singolare condiscendenza. 10 gliene ho prestato uno assai plausi-
72
bile, enunziandolo pero in modo che non le fa perdere il merito della compiacenza gratuita. 216
l versi 270-329 sostituiscono il passo seguente:
Disse, e si sciolse dal petto il trapunto storiato cinto. Ivi erano intessute le Seduzioni d'ogni specie: ivi era l'Amore, il Desiderio, e l'Abboccamento, e la Lusinga che ruba il senno anche ai più assennati. Questo le pose nelle mani, e si le parlo. Tieni ora questo cinto ~toriato, in cui è intessuta ogni cosa (che occorre), e riponlo nel tuo sena: e so ben io che non ritornerai senza aver fatto cio che tu agogni in tua mente. 217
Il Cesarotti ammette di aver fatto questa sostituzione perché:
Tutto questo Episodio quanta è distinto per le bellezze poetiche, altrettanto pecca di sconvenienza ed è sconciamente indegno di Giove .... lo non potea conservarlo come sta nel Testo senza contrùdir al mie assunto, e violar quel carattere di cui ho creduto che dovesse rivestirsi la suprema divinità dell'Iliade. Mi sono percio studiato di ritoccarlo da capo a fondo, e restituirlo con varj artificj ponendo sempre cura di non togliere al Testa i naturali suoi sensi. 218
Dopo il verso 335 il Cesarotti omise il restante deI
passo in cui Giunone volendo addormentare e ingannare Giove,
ella va a trovare il "Sonno". Il passo omesso è il seguente:
Discese poi dall'Ato al mare ondoso, e pervenne a Lenno città deI divino Toante .... Avrai da me vaghi doni, una bella sedia d'oro, sempre incorruttibile: Vulcano mio figlio zoppo d'ambedue i pjedi la fabbricherà acconciamente, e sotto i piedi vi porrà une sqabello su cui potrai posare i politi piedi a allor che ti stai a mensa. 219
Nella nota (e2), il Cesarotti spiega la ragione per la quale
omise questo passo. ,i nota pero che fini con l'adottare
le stes se parole de] a nota (g), già citata in guesto Canto.
Subito dopo quest'omissione, si nota poi che il Cesarotti
omise guattro ampi passi. Egli tronco tutto il discorso fra
73
Giunone e il Sonno. l versi sostituiti si spargono su dieci
pagine e sono i seguenti:
A questa rispondendo disse il soave Sonno: Giunone, venerabile Dea, figliuola deI gran Saturno, agevole mi sarebbe l'addormentare qualunque altro degli Dei sempiterni, ed anco le correnti deI fiume Oceano, onde abbiam tutti l'origine: ma non oserei certamente farmi dappresso a Giove saturnio, nè addormentarlo, quand'egli non mel comandasse •••• Colà s'arrestô il Sonno innanzichè fosse veduto dagli occhi di Glove, sali sopra un abete assai lungo, il quale allora altissimo cresciuto in Ida per l'aere giungeva all'etra: quivi coperto dai rami dell'abete s'assise simile al canoro uccello che gli Dei chiamano Calcide, e gli uomini Cimindi. 221
A questo proposito il Cesarotti asserisce nella nota (e2):
Giunone nella nuova riforma non aveva bisogno deI Sonno. Quindi tutto il presente squarcio si è omesso corne inopportuno, tanto piU che altronde l'immaginazione è più bizzarra che vaga, e il dialogo partecipa alquanto deI comico. 222
l versi 343-374 sostituiscono il passo seguente della
V.Pr.:
A questo meditando-inganno rispose la veneranda Giunone •.•. Ora poi qua venni dall'Olimpo in grazia tua, acciocchè forse dappoi non avessi a crucciarti meco perchè senza tua saputa me ne fossi andata alla casa dell'Oceano dalle-profonde-correnti. 223
Nella nota (b3) il Cesarotti giustifica questa sostituzione:
si potea permettere a Giunone che volendo cel are i suoi segreti a Venere la deludesse con questa fola; ma il ripeterla a Giove che se la bee buonamente è far che il Tonante comparisca un marito da Commedia. Questa frode indecente nel nuovo piano diveniva anche inutile, quindi con doppia ragione si è omessa. In luogo di queste parole si è posto in bocca a Giunone un discorso dettato da un artificio piU onesto, pieno di dolcezza e di sommessione, e atto a far onore al monile di Venere, da cui piU che dal suo cuore era in quel momento inspirata. 224
L'allocuzione amatoria di Giove (versi 374-414), fu
74
"rettificata sensibilmente" dal Cesarotti nella versione
poetica. Egli si giustificô affermando che:
Giove è ancora amante, ma il suo amore ha piü decenza e piü dignità. Le sue parole fanno sentire che la impressione straordinaria fatta da Giunone sul di lui cuore era principalmente l'effetto di quella bellezza interna che traspirava dai di lei sentimenti, bellezza che comunicava anche aIle sue maniere e al suo volto una grazja incantatrice non prima in lei ravvisata da Giove. Ecco l'applicazione della mia favoletta deI monile. Oh! ella potrebbe pur es sere la bella allegoria morale, e meritar gli applausi anche dei Comentatori, se non vi mancassero due requisiti essenziali, la stravaganza mitologica, e l'~timologie ~enicie. 225
Nella V.Pt. Giove si astiene dall'enumerare le varie donne
che egli ha amato; invece il Cesarotti fa pronunciare i nomi
delle donne a Giunone, (versi 387-391). A questo riguardo il
Bitaubè (noto traduttore francese dell'Iliade), viene citato
dal Cesarotti:
Questa enumerazione non è certo delle stile moderne: convien dire che negli antichi tempi ci fosse assai mena di delicatezza. Pure Giunone era gelosa. Checchè ne sia, ella riporta qui un segreto trionfo sopra tutte le sue antiche rivali, trionfo che avrebbe lusingato assai mena alcuna delle nostre donne moderne. Bitaubè.
Mi lusingo che nella nostra Versione Poetica questa enumerazione sia introdotta con un po' più di buon garbo, e che nè la decenza, nè la galanteria non ci scapiti. 226
l versi 414-417 sostituiscono il seguente passo della V.Pr.:
A questo rispose meditando-inganno la venerabile Giunone. Terribilissimo Saturnio, qualj parole mai pronunciasti? .. Ma se pur 10 brami, e se cio è caro al tuo animo, non ti manca il talamo, che a te fabbricô il caro figlio Vulcano, e adatto ferme porte aIle imposte: andiamo a coricarci colâ, giacchè ti piace di congiungerti. 227
Nella nota (g3) il Cesarotti spiega l'atteggiamento di
Giunone:
75
In questo luogo la prima Versione Poetica fu troppo fedele al Testo, ove il pudor di Giunone fa l'effetto dell'imprudenza. Ora si è cercato che l'atteggiamento pudibondo faccia intendere ciè che la decenza non permetteva di spiegare. 228
A questo punto della traduzione (versi 437-557) il
Cesarotti inventè personaggi ed eventi per ben ~20 versi.
Poiché il Son no non appare in tutto questo Canto, il Cesarotti
fece si che Giove fosse rapito da un assopimento diverso:
Al Sonno che non ha più luogo si è sostituito un assopimento d'un'altra specie e più degno di Giove. Raccolto in se stesso egli si lascia rapire corne da un' estasi, es' arresta a contemplar quelle idee che gli destano maggior compiacenza, e 10 interessano più vivamente. Queste non possono essere se non tali che corrispondano al di lui carattere di Luogotenente deI Fato, e Governatore dell'Universo. Esse si riducono a tre capi, l'origine dell'autorità imperiale di Giove sopra gli Dei, la storia e le vlcende dell'uman genere, e l'economia della sua provvidenza nel governo del mondo morale. 229
Quindi la fine del Libro XIV della V.Pr. (da pagina 365-385)
fu posta dal Cesarotti all'inizio deI Canto xv. Nella nota
(13) egli asserisce:
Dopo il quadro interessante dell'idee di Giove ho creduto che i miei lettori soffrirebbero mal volentieri di passar bruscamente allo spettacolo delle solite eterne carneficine, e perciô nella nuova Iliade giudicai meglio chiudere il Canto collo stesso episodio, lasciando che chi legge si arresti piacevolmente con Giove nella conternplazione delle immagini sopraccenate. Ho dunque trasportato il restante deI Canto 14 al principio deI Canto 15 forrnandone un tutto della rnedesima sFecie. 230
•
•
76
CANTO XV
Questo è un Canto in cui il Cesarotti apporta numerevoli
cambiamenti, a tal punto che si potrebbe anche sostenere che
è un Canto di pur a invenzione. Corne già accennato, il Canto
xv incomincia con la fine deI Libro XVI della V.Pr. l versi
1-15 amalgaman0 due passi della V.Pr. Nella V.Pt. non si
menziona affatto il Sonno e quinoi è Nettuno che vede Giove
dormire accanto a Giunone e decide di andare ad incitare i
Greci a combattere contro i Troiani. l passi sostituiti sono
i seguenti:
Cosi quieto dormiva il padre sulla sornrnitâ dGl Gargaro, domato dal Sonno e dall'amore, e teneva tra le braccia la moglie .... Qualunque uorno ch'è saldo in battaglia e tiene alla spalla piccialo scudo 10 dia al più debole, ed egli si copro} colla scudo più grande. 231
l versi 15-27 sostituiscano il passo seguente della
V. Pr.:
Cosi disse: ed essi gli prestarano di buon grado orecchio, e l'ubbidirono. Gli stessi Re quantunque feriti, Tidide, Ulisse, e l'Atride Agamennane mettevano in ordinanza costoro; e andando da qucsta a quelle scambiavana le rnarziali a~me, e le farti il forte vestiva, e davana le trIste al trista. Ora poich'ebbero vestito il corpo dl splendido rame si posero in cammina. Innanzl a lare anJava la scati-terra Nettuno tenendo nella grossa mana una spada lunga, terribile, sirnile a folgare; cantro di cui non lice rneschiarsi nella grave puqna, che il tirnore comprende g11 uomini. 232
Nella nota (a3) 11 cesarotti dichiara: L'espressioni ambigue d'Ornera e il carattere di coteste epifanie degli Dei m'indussera a conciliar
77
le opinioni col fingere che Nettuno avesse lasciato trasparir la sua forma come per un lampo, tornando immediatamente a cela:rsi. 233
Dopo il verso 43 mancôno due passi. Il Cesarotti omise
i passi in cui Ettore fu colpito da Ajace. l passi omessi
sono i seguenti:
Contro d'Ajace tira il primo con l'asta l'illustre Ettore, poichè era vol to direttamente contro di lui; nè già sfalli, (ma colpillo) laddove due striscie di cuojo erano tese intorno al petto, l'una dello scudo, l'al tra poi de] la spada dai chiodi d' argento, e queste gli difesero la tenera carne ....
... e seduto sulle ginocchia vomite nero sangue; ma di nuovo cadde all' indietro in sul terreno, e negra notte gli ricoperse gli occhi: che il colpo tuttavia gli domava l'anima. 234
Nella nota (X3) il Cesarotti dice che egli trasportô questi
due passi alla fine deI Canto ~v e che fece colpire Ettore da
Nettuno e non da Ajace:
V. Pr. :
Chi avrebbe aspettato che quel sublimato Eroe che facea testa a Nettuna, andrebbe colle gambe aIl' aria di primo lancio? 10 credei che questo gran colpo decisivo dovesse almeno riserbarsi al fine deI libro, cosi richiedendo il maggior effetto e la buona economia deI Foema, e perciô mi presi l'arbitrio di trasportarlo colâ. Ebbi anche l'avvertenza di saI var quanta fu possibile il è.ecoro di Ettore, facendo che il colpo che 10 atterre fosse piuttosto di Nettuno, che d'Ajace, molto più che se Ajace potea far tanto da se solo, il soccorso di quel Dio non parea gran fatto necessario. 235
l versi 57-62 sostituiscono il passo seguente della
COS! disse: ed il suo vanto fu di cordoglio agli Argivi; e specialmente il bellicoso Ajace di Telamone ne fu commosso nell'anima; imperocchè a lui cadde assai dappresso .... Certo egli non mi par vile, nè di vil seme, ma 0 fratello 0 figliuolo di Antenore domator-di-cavalli: poichè sembra appartenere strettamente alla di lui schiatta. 236
Nella V.Pt., il Cesùrotti fece fare le azioni di Ajace a
•
78
Toante. Quindi è Toante che tira il colpo d'asta a Poli-
damante. A questo proposito il Cesarotti dice nella nota
(z3) :
Volendo riserbar Ajace all'azione più luminosa, pensai qui di risparmiarlo, cedendo la sua impresa a Toante. prevengo i lettori che questa non sarâ l'ultima volta che vedranno nella nostra versione scambiato un nome in un altro. Le raqioni di questi cangiamenti non sono senza importanza, ma sarebbe minuta cosa il divisarle partitamente: suppongo che un lettore di guso non saril gran fatto sollecito di sapere con precision se l'ucciso sia Cristoforo, 0 Zaccaria, 0 l'uccisore Pasquale 0
Bartolomeo. 237
e nella nota (a4) asserisce:
Queste particolarità non si trovano nella Versione Poetica, non perchè non fossero degnissime d'esser tradotte, ma perchè ve ne sono varie aitre di simili o d'equivalenti. In questo bulicame di fatti, e di circostanze, ch'eternamente si riproducono, cbbi sopra tutto in mira la varietà, la celcrità, e la gradaz~one dell'interesse principale. Del resto cento foglie di mena non impoveriscono la selva Omerica. 238
A met à deI verso 98, il Cesarotti fini il libro XIV della
V.Pr. Quindi a questo punta incomincia la traduzione deI
Libro xv. Bisogna pero notare che i versi 98-148 sono quelli
che il Cesarotti aveva trasportato dal verso 43, Canto XV.
cioè l'episodio in cui Ajace abbatte Ettore (come giil menzio-
nato nella nota (x3), Canto XV), fu considerato dal Cesarotti
come un indecoroso e quindi ritenne che il colpo decisivo
dovesse es sere posto alla fine del libro.
Con il verso 149 incornlncia quindi la traduzione deI
Libro XV della V.Pr. l vers! 160-195 della V.Pt. sosti-
tuiscono il passo seguente:
79
.•• ti faccia prima d'ogn'altro pagar il fio della tua malvagia-trama, e non ti batta colle sferzate •••. Di tai cose ti faro io risovvenire, acciocchè ti divezzi delle tue frodi, e conosca quaI pro t'abbiano recato le carezze e'l letto in cui giacesti, qua portandoti lungi dagli Dei affine d'ingannarmi. 239
si nota persino che Giunone si difende (versi 163-169)
mentre Giove è in procinto di rimproverarla, e poi il
Cesarotti fece si che Giove la mandi via. Giove pero non
usa parole brusche e rimproveri terribili nella V.Pt. Egli
si dimostra possente con l'uso di alcune parole autorevoli.
A questo proposito il Cesarotti afferma:
Dopo le intenzioni di Giove espresse nel principio deI Canto 13 della presente edizione, e dopo il disegno prestato a Giunone nel Canto 14, la Dea non poteva piü meritare il brusco rimprovero e le minaccie terribili deI Tonante Giove; percio nella nostra riforma non le fa che un cenno accorto come per saggiare il di lei animo, mostrando pero tosto d'aver in lei una piena e ingenua fiducia. Bensi ho creduto di dover porre in bocca deI Re dell'universo alcune parole autorevoli tendenti a mostrare che nel mondo non puo accader nulla senza la conoscenza, la volontà, 0 la permissione deI Dio supremo. Per le ragioni accennate Giunone si difende con qualche minor ansietà. 240
Dopo il verso 195 mancano due passi. 1 passi omessi sono
i seguenti:
Cosi favellô, e rabbrividossi la venerabile Giunone dal bovino· sguardo, e fuor mettendo la voce dissegli alate parole; Siami testimonio la Terra, e l'ampio cielo disopra, e la disotto scorrente acqua di stige (ch'è il massimo e tremendissimo giuramento pegli Dei beati), e'l tuo sacra capo, e il verginale mio letto comune ad entrambi, ch'io non oserei di spergiurare: ... sendo che promisi a lui sin da principio confermandolo col cenno deI mio capo, in quel di che la Dea Tetide toccô le mie ginocchia supplicandomi perchè ünorassi Achille guasta-cittadi. 241
Il Cesarotti pero non giustificè queste omissioni.
80
Il discorso di Giunone quando giunge sull'Olimpo (versi
201-220) è uguale alla V.Pr. Si nota pero che nella V.Pt. è
Minerva che porge la coppa a Giunone e che le parla, mentre
nella V.Pr. è Temide che esegue queste funzioni. Il Cesarotti
a questo proposito dichiara:
Malgrado la moralità di Madama Dacier ho creduto che per presentar la coppa a Giunone fosse più opportuna Minerva, Dea amica e collegata, di quelle che Temide, che doveva esser sorpresa di trovarsi fatta Presidente delle mense. 242
Subito dopo, i versi 220-226 sostituiscono il passo seguente
della V.Pr.:
Cosi aven do parlato s'assise la venerabile Giunone. S'arrestarono gli Dei per la casa di Giove: ..• Ed ora appunto cred'io che Marte abbia a risentirne il danno: conciossiachè peri a lui Ascalafo il più caro degli uomini, Ascalafo, quello che il poderoso Marte protesta esser suo. 243
l versi 236-252 sostituiscono il seguente passa:
Allora ben altra collera e più furibonda preparavasi dalla parte di Giove contro gl'Immortali, se Minerva intimoritasi per tutti gli Dei non fosse uscita dal vestibolo, ed avesse lasciato il 5eggio dove sedea .•.. Ch'è malagevole impresa il salvar da morte la schiatta e'l parte di tutti g1i uomini. 244
Nella V.Pr. Minerva si lancia a calmare il 010 Marte, mcntrû
nella V.Pt. è Giunone che balza al lato di Marte. A qucsto
proposito il Cesarotti asserisce:
Ho creduto che la parte di placar Marte stesse megljo a Giunone madre, che a Minerva nemica: tanto più che Giunone dovea temer con ragiûne che Giove attribuisse i furori di Marte alla prcvaricazione di sua moglie nell'ufizio di mediatrice. 245
l versi 254-262 furono aggiunti dai Cesarotti perché
egli riteneva che Marte non avrebbe dovuto rassegnarsi cosl
81
presto dopo le ammonizioni di Giunone. Nella nota Ct) egli
sostiene:
Niuno si sarebbe aspettat una rassegnazione cos! tranquilla dopo una scappata cosi strepitosa, specialmente in quel Dio ch'è furibondo e brutale per eccellenza. Spero che nella Versione Poetica questa scena si trovi rappresentata in un modo più conêacente al carattere di Marte, e alla di lui situazione. 246
l versi 321-331 sostituiscono il seguente verso della
V. Pr.: "Non vorrai tu almeno in parte cangiarla? Mutabili sono
le menti de' buoni. Tu sai bene Ché i primo-geniti hanno
sempre a loro posta le Erinni."247 Nella nota (c2) il Cesa-
rotti afferma: "Nella Versione Poetica Iride aveva aggiunta
una riflessione prudenziale ed umana. Ora il carattere di
Giove somministra alla messaggiera una risposta di più aIle
pretese di Nettuno, ch'è decisiva e senza replica."248
l versi 397-412 sostituiscono il passo seguente:
Cosi detto inspirb grand'animo al pastor de' popolij siccome quando qualche destriero riposato e pasciuto d'orzo nella stalla spezzata la cavezza corre pel campo battendo i piedi, usato a lavarsi nel belcorrente fiume, insuperbendo, ritta tien egli la testa, e i crini gli si scuotono intorno agli omeri, ed egli è baldanzoso in sua bellezza, e facilmente le ginocchia sel portano ai luoghi usati, ed al pascolo de'cavalli: cost Ettore velocemente moveva i piedi e le ginocchia eccitando i cavalieri dappoichè udi la voce deI Dio. 249
Il Cesarotti in questi versi omise una comparazione, e a que-
sto proposito egli sostiene che: "Nella Versione Poetica si è
rettificata la comparazione per modo ch'ella pub quadrar
benissimo ad Ettore, nè piü sembra una ripetizione mal
collocata."250
l versi 497-508 sostituiscono il passo seguente della
V.Pr., perché il Cesarotti credette che fossero dettagli
inutili:
82
Allora scompigliata l'ordinanza un uomo uccideva l'altro .•.. paride percosse di dietro nella spalla Dejoco che fuggiva tra i primi combattenti, e'l ferro trapassoll0 affatto. 251
A questo proposito il Cesarotti afferma: "Qui ed in altri
luoghi si sono troncati questi dettagli, i quali non fanno che
render la narrazione tedios? ~enza farla nè più interessante
nè piü poetica."252
Il discorso di Nestore è abbreviato nei versi 550 a 579,
e quindi sostituiscono il passo seguente:
Giove padre, se mai qualcuno in Argo frumentosa abbruciando grasse coscie di bue 0 di pecora ti prego per 10 suo ritorno, e tu acconsentendovi gliel promettesti, di cio rammentati, 0 Olimpico, e tien'lontano il crudo giorno, nè lasciar che gli Achei sien cost domi dai Trojani. 253
Il Cesarotti a questo proposito sostiene che:
.•• la preghiera di Nestore non parmi che contenga nulla che potesse meritargli l'applauso d'un tuono di Giove. 10 volli arrischiare di porgliene in bocca un'altra d'un genere più insinuante, e più adattato alla persona e aIle circostanze. 254
All'inizio deI verso 579 manca un piccolo passo in cui
Giove risponde con un tuono. Il passo è il seguente:
Cost disse pregando, e Giove consigliere forte tuono esaudendo le preci deI vecchio Nelcldc. Ma i Trojani come udirono il segno di Giove E~ioco, andaron più addosso agii Argivi, e ricordaronsi della pugna. 255
Il Cesarotti a questo proposito dichiara:
cià vuol dire che il tuono di Ciave era equivoco e maliziaso quanto un Oracolo, e che il padre degli
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uomini volea piuttosto burlarsi di loro che illuminarli •.•• 10 ho voluto almeno far intendere piü nettamente l'intenzione di Giove, che senza un comento non era facile a rilevarsi. 256
Dopo il verso 597 della V.Pt., manca il passo seguente:
Ma Patroclo fino a tanto che gli Achei ed i Trojani d'ambe le parti pugnavano per 10 mura fuor delle veloci navi, egli per tutto quello spazio si stette seduto nella tenda di Euripilo amator-del-valore, e 10 sollazzava co' suoi discorsi, e sulla grave di lui ferita spargeva farmachi, conforto de'negri dolori .... Avendo egli cosi parlato i piedi 10 si portarono. 257
Nella nota (u2) il Cesarotti afferma: "Ho ... creduto meglio
omettere un tratto che non sembra posto in questo luogo se
'lon se per rammemorare la disavvedutezza d'Ornero a chi
forse se n'era scordato."258
Entro il verso 632 manca il verso seguente:
Trojani, e Licj, e Dardani combattenti dappresso, in tale stato di strettezza non vi ritirate dalla pugna, ma salvate il figUo di Clizio, acciocchè gli Achei non gli rubino le armi essendo egl i caduto nel combattimento delle navi. 259
Questo è un passo in cui Ettore parla ai Trojani.
l versi 644-651 riassumono quelle che appare in tre passi
nella V.Pr. l brani sostituiti sono i seguenti:
Cosl favello, ed egli 10 intese; e correndo gli si fermè dappresso tenendo nelle mani l'arco ricurvo, ed il turcasso ricetta-dardi, e tosto vibrava gli strali contro i Trojani, e colpi Clito l'ammirevole figlio di Pesenore, e campagno dell' illustre polidamante Pantoide .... Pose sul forte capo il ben lavorato elma guernito-di-crini-di-cavallo; ondeggiavane di sopra orribilmente il cimiero: prese la robusta lancia affilata di acuto ferro, e avviatosi assai presto correndo fu pressa ad Ajace. 260
Nella nota (dJ) il Cesarotti spiega la ragione per la sua
sostituziane:
Questo prolungamento è freddo ed inutile. La parlata di Ettore sopra il prodigio di Giove staccata dal suo appicco per questa interruzione perde molto della sua forza. l lettori potranno sentirlo nella Versione Poetica. 261
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Per le ragioni menzionate quivi il Cesarotti sostitul subito
dopo il discorso di Ettore con i versi 651-679.
1 versi 697-720 riassumono tutta la battaglia che ha
luogo nella V.Pr. Il Cesarotti troncè ben 100 versi. l passi
sostituiti sono i seguenti:
Cosi detto incoraggiè la possa e l'animo di ciascuno. Allora Ettore uccise Schedio figlio di Perimedeo, Duce de' Focesi .... su lui poscia i Trojani ed Ettore con divino grido versavano sospirosi strali: egli non s'arresto, e non si rivolse se pria non giunse alla turba de' compagnie 262
Nella nota (g3) il Cesarotti spiega: "Confesso d'dver q~i
troncato senza misericordia circa un centinajo di versi.
Non so credere d'aver bisogno di scusa."263
1 versi 721-730 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
l Trojani poi simili a leoni divoratori-di-crudecarni si precipitavano verso le navi .... Imperocchè dall'etere eragli sostenitore 10 stcsso Giove, il quale tra moIti uoruini a lui solo dava onore e gloria; tanto più ch'era egli per essere di brcve durata: conciossiachè già Pallade Minerva sollecitava contro di esso il giorno fatale, che dovea coglierlo sotto la forza deI Pelide. 2fi4
e subito dopo il verso 730, manca il segucnte pdSSO:
Agognava egli di spezzar le file degli uomini, tentando da quella parte dove vedea moltissima truppa, ed ottirne armi .... cosi i Danai a piè fermo sosteneano i Trojani, e non fuggivano. 2G5
Il Cesarotti pero non giustifica questi cambiamenti.
85
I versi 759-772 sostituiscono il passo seguente:
Ettore solo uccise Perifete da Micene, caro figlio di Copreo, il quale andava ambasciatore deI Re Euristeo alla forza di Ercole .••• Ettore prestamente avverti, e correndo gli si fece presso, e ficco l'asta nel petto, e lui vicino ai cari compagni uccise: quelli poi quantunque dogliosi deI compagno non potevano ajutarloi imperocchè essi temevano assai il divino Ettore. 266
A questo proposito il Cesarotti afferma nella nota (g3):
In conseguenza di .•. troppo giuste riflessioni mi trovai spesso in dovere di far al Testo più d'un cangiamento assai rilevante, ad oggetto di scansar le contradizioni, di accelerar l'azione, e di accalorir l' interesse. Lungo sarebbe 10 specif icarli ad uno ad uno. Mi basterâ di accennar qui che in luogo dell'uccisione poco onorifica dell'oscuro Perifete feci ad Ettore il regalo d'un colpo più segnalato e glorioso si per il modo che per la persona sopra cui cadde. 267
Indi i versi 772-809 sostituiscono il passo seguente della
V. Pr. :
si ritirarono essi dentro le navi, e si fecero un riparo delle navi che prima si erano tirate in secco, e i Trojani vi si gittarono dentro .•• lo vi scongiuro per questi che qui non sono di resistere fortemente, e di non voltarvi in fuga. 268
I versi 809-824 sono versi in cui Ajace risponde a
Nestore, e dovrebbero apparire alla fine deI Canto. A questo
proposito il Cesarotti afferma nella nota (z3):
Questa parlata d'Ajace nella Versione Poetica Sl e trasferita di sopra dopo l'altra di Nestore colla quale fa un contrapposto di stile proporzionato ai caratteri .... Ettore ch'è sul punto d'abbruciar le navj Greche è il momento più luminoso di questa
azione, e desta la massima aspettazione 0 jl più vivo interesse. Ld buona economia teatrale rsigeva che si chiudesse la scena con questo quadro. P~r la stess ragione ho creduto che giovasse all'effetto di rialzar la figura di Ettore con una immagine adattata all'idee, e all'impressione degli spet\a-
86
tori in tal circostanza. 269
l versi 824-841 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
Cosi detto eccitô la forza e l'animo di ciascuno; e Minerva scacciô dai lare occhi la divina nube caliginosa, e lare si fe'luce assai da ambe le parti, sia dalle navi, sia dalla battaglia eguale a tutti. Scorsero allora il prode in guerra Ettore, ed i compagni, tanto tutti quelli che di dietro stavan da lungi, nè combattevano, quanto tutti quelli che pugna pugnavano presso aIle celeri navi. 270
Il Cesarotti spiega la sostituzione affermando: "Chi sapeva
che i Greci fossero involti in questa caligine? Il vantaggio
poi di quello schiarimento l'avrà saputo Minerva. Quanto a
me questo mi sembra un incidente ozioso, ed alquanto
insipido."271
Entro il verso 877 manca il seguente passo:
Avresti detto che nella battaglia indcfcssi e indomiti si scontrassero tra di loro, cos1 vecmentemente pugnavano. Questa era poi la mente di lorD che combatteano: gli Achivi non crcdeano di scampare dalla sterminio, ma di dovervi perire; ai Trojani poi l'animo si lusingava nei petti di ciascuno di abbruciar le navi, e di uccidere gli Eroi Achivi. 272
Il Cesarotti non supplisce nessuna spieqazione per que-
st'omissione.
Da 890-892 il discorso di Ettore è differente e quindi
sostituisce il seguente della V.Pr.:
Portate il fuoco, e voi stessi insieme accolti eccitate la pugna .... Ma se allora il Largo-suonante confuse le nostre menti, ora egli stesso c'instiga, e inanima. 273
Nel verso 892 poi manca un passo che il Cesarotti avcva qià collocato nei versi 809-824.
87
l versi 892 alla fine sostituiscono un passo breve della
V.Pr. Il passo è il seguente:
Disse, ed infuriando inseguiva coll'asta acuta. Qualunque poi de' Trojani secondando il voler di Ettore accostasse aIle concave navi ardente foco, questo egli aspettandolo colpiva coll'acuta asta: e dodeci appunto feri di costoro appiè delle navi. 274
Il Cesarotti non menziona affatto questa sostituzione.
88
CANTO XVI
Il Cesarotti continua in questo Canto ad operare massicci
cambiamenti. si potrebbe sostenere che a questo punto, annia-
to dal tradurre l'Iliade di Omero, inventa personaggi e interi
episodi. Questo già era evidente dal pr imo verso. Non si puo
che giungere alla conclusione che il Cesarotti sia proprio qui
giunto al punto di rottura: i cambiamenti, le sostituzioni e
i rinvii intrapresi già sin dall'inizio si sono assommati e
sono diventati oramai insostenibili. ~ chiaro che ha intra-
preso le due versioni con l' intenz ione dichiarata di prendersi
delle libertà nella V.Pt., ma certo non aveva mal anticipato
di accumulare une scarto tale da costringerlo a inventare di
sana pianta interi episodi. E' quindi una crisi in fieri,
particolarmente indicativa per 10 studioso odierno aIle prese
con l'estetica settecentesca e deI Cesarotli in paeticolare.
l versi 1-6 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.
l versi 49-60 sosti tuiscono i vers i seguenti de lIa V. l'r. :
Spietato, no non ti fu padee Peleo il cavaliere, nô madre Tetide; ma j l verdicc io mare ti partor i e l'eccel~e rupi, giacchê tu hai una mente crudele. Che se ne'tuoi precordj schivi un qUdlche vilticinio; e se la venerabil madre qualche caSd ti annunzie dalla parte di Giove, me almcne manda tosto, e insierne concedi a me il restante papola de' Mirmidoni, se a caso io potessi essere un qualchc lùme (salutare) pei Danai. 215
Nella nota (k) il Cesarotti giustifica questa sostituzione
89
affermando: "La nostra Versione Poetica presenta questo luogo
in un aspetto più cOl1veniente, e forma un rimprovero delicato
che serve a punger Achille senza offendere la di lui
vani tà. "276
Dopo il verso 71 il Cesarotti troncè un passo. Il passa
omesso è il seguente: "Cosi disse supplicando; molto sconsi-
gliato! poichè certo egli supplicava a sè stesso la ma la morte
e la Parca. "277
l versi 147-152 (l'Invocazione aIle Muse) sarebbero
dovuti apparire all'inizio deI prossimo passo, cioè entro il
verso 170. A questo proposito il Cesarotti dfferma ne] la nota
(d2): "Perchè l' invocazione avesse il suo pregio non conveniva
abusarne impiegandola in altri luoghi mena importanti."278
Entro il verso 245 mancano i seguenti versi della V.Pr.:
••. Menestio dalla-screziata-corazza figliuolo di Sperchio, fiume venuto giù da Giove, cui partori la figliuola di Peleo la bella Polidora all'istancabile Sperchio, donna che (in fatto) ebbe a giacersi con un Dio, ma sol di nome con Boro figliuolo di periereo, il quale pubblicarnente ehbela in moglie dando infiniti doni nuziali. 279
La nota (k2) spiega quest'oreissione:
Questa ide a di magnificar Achille ne' suoi compagni non salva punto la tardità inopportuna di questa digressione. Il pericolo era pressantissirno, il foco ardeva le navi, Achille stesso avea ansiosamente affrettato Patroclo ad accorrere. Era questo il tempo di sviarsi agiatamente in cotesti dettagli genealogici? Il de La Motte senti assai bene il pregio della celerità in questo luogo. Sei soli versi pieni di precisione, d'energia, e di nobilitd dicono allo spirito assai più che una descr izione circostanziata, e non ritardano l'impazienza deI
90
lettore. 280
D'altronde questa nota spiega la ragione per la qualE" il
Cesarotti abbrevià i versi successivi.
Le parole" ... il segue Eudoro ..• " sosti tuiscono un intero
pas!:.o della V.Pr. Il passo sostituito è il :;eguente:
Condottiere dell'altra era il marziale Eudoro, cui partori polimela figliuola di Filanto, bella a vedersi nei cori. Di questa s'im~amorà l'Argicida, cogli occhi guatandola in mezzo aIle cantatrici nella danza di Diana strepi tosa. Tosto rnontando nelle stanze di sopra il benefio Mercurio con lei si giacque di furto, e le diede l'illustre figlio Eudoro veloce nel correre, e battagl.1.ero. Ma poichè Lucina assistente ai parti trasse questo alla luce, ed egli vide i raggi deI Sole, allora la robusta forza di Echelèo Attoride condusse costei a casa posciachè l'ebbe dati immensi nuziali doni. Quello poi il vecchio Filante si nutri ed alleve amandolo teneramente corne fosse stato suo figlio. 281
I versi 262-272 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pr.
Poi i versi 313 a 321 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
Cosi disse pregando; e udillo il consigliero Giove; ed una cos a accordogli il padre, e l'altra gli rieuse: accordogli di spinger dalle navi la guerra e il pericolo, ma gli ricusà di ritornar salvo dalla battaglia. Achille corne ebbe libato e pregato Giove padre, di nuovo entrà nella tenda, e ripose il bicchier nella cassa. Uscito poi stette dinanzi alla tenda, bramoso nell'animo di mirare la grave pugna de'Trojani e degli Achei. 282
Il Cesarotti pero non giustifico questa sostituzione.
l versi 348-375 sostituiscono il seguente passo àella
V. Pr. :
Cosi detto incoraggiô la forza e l'animo di ciascheduno; e caddero serrati addosso ai Trojani: le navi
91
intorno rirnbornbavano orribilmente all'alle grida degli Achei .•.. I Trojani allora con immenso scompiglio si misero in fuga. 283
Nella V.Pt., la paura dei Troiani è descritta più sensibil-
mente con l'apparizione di Achille. A questo proposito il
Cesarotti dichiard:
Nella Versione Poetica si è cercato di render più sensibile l'improvviso e prodigioso spavento dei TroJani originato dalla supposta apparizione d'Achille. Ciè serve a magnificar quell'Eroe, ed a scusare i Trojani. Ma perchè la scusa potesse aver luogo, la descrizione doveva essere rapidissima come una tempcsta di folgori. Per questa ragione più sotto si sono soppressi alcuni minuti dettagli senza compianger punto quella bella varietà di colpi sulla qual~ Mad. Dacier e consorti non perdono mai l'occasione d'andar in estasi. 284
Quindi, credendo che i dettagli dell' uccisione dei soldati non
fossero necessari, il Cesarotti ridusse cinque ampi passi in
quattro versi (versi 390-394). !. F,ssi sostituiti sono i
seguenti:
Allora un uorno uccise l'altro, sendosi diffusa la rnischia de'Capitani •••• Cosi quei due ctomi da nue fratelli andarono all'Erebo, valorosi compagni di sarpedone, illustri arcieri di Arnisodaro, di quelle che nudri l'indomita Chimera peste di molti uomini. Ajace poi d'Oileo scagliatosi sopra Cleohulo la prese vivo, ... violpnto fato. Peneleo p0i e Licone s'affrontarono, ... e gli sciolsero le membra. Merione avendo raggiunto coi rapidi piedi Acamante mentre saliva sui cavalli, ... negra nube di morte 10 ricoperse. Questi Duci de'Danai uccisero ciascheduno un uorno: .•. e si scorda.~ono dell' impetuosa fortezza. 285
l versi 394-419 riassurnono tre passi della V.Pr. l passi
sostituiti sono i seguenti:
Ma Ajace il grande agognava sernpre di lanciare
92
contro di Ettore dall'elmo-di-rame: ... pur egli stava saldo, e salvava i cari compagni. siccome quando una nube dall'Olimpo poggia al cielo per l'etere sereno, allorchè Giove stende una procella, ... E molti cavalli veloci carro-traenti abbandonarono nella fossa i carr L dei Re spezz3t nella sommltà deI timone. Patroclo gl'in~eguiva poi precipitosamente incitando fortemente i Danai, e macchinando mali ai Trojani: •.. 11 cuore 10 istigava contro di Ettore, poichè bramava colpirloi ma i veloci cavalli ne 10 trasportarono altrove. 286
Nella nota Ce3) il Cesarotti spiega:
In tutto questo libro ho tenuta, rispetto ad Ettore, un'encomia affatto diversa da quella d'Ornero, e mi lusingo d'aver conservato un po' meglio il decoro di quel Capitano sen~a che la gloria de'suoi prediletti Eroi Greci ne senta verun discapito. 287
l versi 440-469 sostitulscono il seguente passo della
V. Pr. :
poichè dunque Patroclo taglio a pezzi le prime falangi, di nuovo le spinse indietro verso le navi, nè permise lare di poggiare alla città tu~tochè ne fossero bramosi; ma fra mezzo aIle navi e'l fiume e l'alto muro uccideva dando la caccia; ed a moIti facea pagare il fio ...• lndi Erimanto, e Anfotero, ed Epalte, e Tlepolemo figlio di Damastore, e EChio, e Pire, e lfeo, ed Evippo, e palimelo di Argeo, tutti L'un su l'altro caccio alla terra pascitricedi-moIti. 288
L'unico tratto uguale a quelle della V.Pr., è quelle in cui il
Cesarotti spiego come muore Testore.
l versi 470-488 sostituiscono il passo seguente:
Ma Sarpedone quando vide i compagni che - non -porta no - mitra - sopra - l~ - tuniche domi sotto le mani di Patroclo rigliuolo di Menezio, grido ai Licj pari-ai-Dei pungendoli dolcemente. Vergogna, 0 Licj, dove fuggite? ora siate v01oci, imperocch'io andero incontro a quell' uomo per sapere chi è costui che slgnoreggia in bnttaglia, e che moIti mali ha già fatti ai Trojani r poichè a moIti valorosi ha
93
sciolte le ginocchia. 289
e i versi 488-489 riassumono in sette parole il seguente passo
della V.Pr.:
Disse, e dal cocchio balzo a terra colle armi. Patroclo poi dall'altra parte come il vide, saltô giù dalla sedia: questi per~anto siccome due avvoltoi dagli-adunchi-artigli e dai-ricurvi-rostri combattono sopra un alto masso forte gridando, cosi quei gridando s'avventavano l'un contro l'aitro. 290
Manca quindi la comparazione di due avvoltoi che combattono.
Per cutto cio, il Cesarotti non si senti in obbligo di fornire
alcuna spiegazione.
l versi 489-512 sostituiscono il passo seguente della
V.Pr.: "Videgli, e mossesi a pietà il figliuol di Saturno
di-ricurva-mer.te, ed a Giunone sorella e moglie cosi parlô:
ahimè! ... ovvero domarlo sotto le mani deI figlio di Mene-
zio."291 Nella V.Pt. Giove non parla a Giunone; invece
tutto il brano fu trasformato dal Cesarotti in un soliloquio.
A questo proposito il Cesarotti asscrisce:
l"ella prima versione poetica io avea già trasformato tutto il luogo in un soiiioquio di Giove deliberante sopra la morte deI f ig1 io ... Avendo io pero in questa riforma conferito al Fato il carattere di vera e suprema divinità, Giùve non potea salvare suo figlio destinato alla morte se non impetrandolo colle preghiere da chi era il solo arbitro della di lui vitae percio il 10 pcsso, si è cangiato in si forse. 292
Dopo il verso 512, il Cesarotti omise i scguenti
passi, nei quali Giunone risponde a Giove:
A lui rispose la venerabile Giunone dai-bovinosguardo •... ivi farannogli le esequie i fratelli
94
e i cornpagni con sepolcro 0 con colonna, che questc è l'onore def morti. Cosl disse, nè diseonsenti il padre degli uomini e degli Dei,e sanguinose goccie versè in terra onorando il caro figlio, che doveva essergli ucciso da Patroclo in Troja di-molte-zolle lungi dalla patria. 293
Nella nota (13), il Cesarotti giustifica quest'omissione:
10 dal mio canto ho spinto la temerità assai più oltrei ho reso tutto questo luogo irreconoscibile. Ho vietato alla dottoressa Giunone di dar suggerjmenti al padre Giove, ho tr~sportato qua un sentimento deI Poeta tratto da un altro Canto, ove mal ccllocato mi sembrava r ~dere della suabellezza: ... C~.n ciè pretesi di co._ jervar il C1ecoro della divinità, di spargere sopra l'azione e i caratteri un interesse magg iore, di render mena odiosa la morte di due Eroi virtuosi, che cadevaa cariee di Giove, d'introdur nel Poema una vera e sistematica morali tà. 294
l versi 513-553 resumono un ampio passo della V.Pr.
l versi sostituiti sono i seguenti:
Or essi eransi accostati anda~do l'un contro l'altro: Patroclo feri nel fondo deI ventre l' illustre Trasimede, valoroso scudier di Sarpedone, e ne disciolse le membré) ..... Ambedue si raddri~zarono, e stettero tesi colle briglie. l due (guerrieri) di nuovo s'affrontarono istigati dalla Contesa divoratrice-degli-animi .... Siccome quôndo leone saltando in mezzo all'armento uccide un toro ardente, magnanimo tra i curvipedi bovi, ed egli mugghiando muore tra le mascelle deI leonei cosl il Duce dei bellicoai Licj ucciso da Patroclo crucclavasi, ... 295
l versi 554-568 (versi nei quali Sarpedon~ si rivolge
a Glauco), sostituiscono il seguente passo: " ... e chiamava
per nome il caro compagno: 0 caro Glauco, bactagliero distinto
tra gli uomini, ora è d'uopo assai che tu sia lanciatore, e
ardimentoso battaglieroi ora sii tu bramoso della malvagia
95
guerra, se s~i valente ..•• Or via tieni forte, ed anima tutto
il popolo. "296
Nella nota (03), il Cesarotti sostiene:
10 contuttociô nella roia Versione Poetica ho fatto uso dell' immaginazione deI Pope,_ che rende Patroclo piü interessante, e s'adatta egregiamente a quelle idee d'umanità e di morale ch'io volli prestar ad Omero. Aggiungasi che cib viene a render ragione perchè Patroclo tardasse tanto ad andar sopra Sarpedone affine di spogliarlo dell'arme, e desse tempo a Glauco di racc0gliere i suoi compagni per difenderne il corpo; t drdanza che coll' idèe d' Ornero non pub a verun patte scusarsi. 297
Quindi la nota spiûga anche il perché dopo il verso 568 il
Cesarotti omise il seguente passo: "Mentr'egli cos1 diceva,
il fine della morte gli ricoperse gli occhi e le narici ....
l Mirmidoni poi ci tennero colà i cava Il i sbuffant i, e bramosi
di fuggire, POiC'1è avec1no abbandonati i carri del Re. "298
l versi 580-583 riassumono il seguente passo: "Grave
dolore fu a Glauco l'udir tai voei, e' 1 cuore gli si
commosse ..•• Ma tu, 0 sire, sanami questa forte ferita:
addormentami i dolori, dammi forza, accioechè animando i
compagni Licj gli ecciti a pugnare, ed io stesso combatta
pel morto cadavere. "299 Poi nel verso 583 mancano i seguenti versi della V. Pr. :
Glauco 10 riconobbe nella sua mente, ed allegrossi che il gran Dio avesse tosto dato orecchio a'suoi preghi. •.. Ora assistete, amici, e armatev i di sdegno nell'animo, onde i Mirmidoni non vi tolgano le armi, o facciano oltraggio al morto, sdcgnati per i Danaj che perirono, i quali uccidemmo colle aste presso aIle veloci navi. 300
A questo propouito il Cesarotti dichiara:
1
96
Nella versione Poetica sj è procacciato ad Ettore un ritorno piü nobile. Egli non ha bisogno degli stimoli, e molto mena dei rimproveri di Glauco. similmente ci parve ben piü ragionevole che Glauco non si partisse dal corpo, e mandasse alcuno de' suoi a cercar di Ettore. 301
Subito dopo, il Cesarotti omise quattro ampi passi. l
passi omessi sono i seguenti:
Cosi disse; .•. Solleciti andavano dritto contro ai Danai: Ettore rattristato per Sarpedone andava innanzi di loro./ Ma l'irsuto cuore di Patroclo figliuolo di Menezio eccitava gli Achei •..• oh se prendendolo potessimo svillaneggiarlo, e togliergli le armi dalle spalle, e qualcuno dei compagni che 10 difendono domare col crudo ferro!/
Cosi disse: essi poi eran da per loro bramosi di recar ajuto .•.. Giove allora stese perniciosa notte sulla poderosa mischia, acciocchè riuscisse micidiale il travaglio della battaglia pel diletto figlio./ primi i Trojani respinser? gli occhivolubili Ar-hei ••.. Quanto è il gitto di un dardo ben tirato che un uomo sforzandosi tragga 0 in disfida, ovvero in guerra pei nemici struggitoridi-vite; tanto diero indietro i Trojani, e gli respinsero g1i Achei. 302
l versi 583-588 sostituiscono il seguente passo:
Primo pero si rivolse Glauco, conduttore de'Licj scudieri, ed uccise il magnanimo Baticléo diletto figlio di Calcone, •.• Fitto duolo prese gli Achei come cadde il gagliardo uomo, e i Trojani poi molto si rallegrarono, ed affollati si stettero intorno ad esso. 303
Per tutti questi mutamenti, il Cesarotti non forni una nota
che ne spi~Jhi la ragione.
l versi 588-631 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.
perché, come già menzionato nella nota (r3) ," ... si è procac-
ciato ad Ettore un ritorno piü nebile .•. ".
l versi 631-666 parlano della sceperta della morte di
97
Sarpedone. Nella V. Pr. pero si era già parlato della morte di
costui in situazioni diverse e quindi questi versi sono delle
aggiunte deI Cesarotti.
l versi 666-672 contengono l'uccisione di Epigeo.
Questo tratto pero era già stato menzionato a pagina 152
della V.Pr.
l versi 672-687 sostituiscono i seguenti passi della
V. Pr.:
Nè già gli Achci si dimenticarono della fortezza, ma la forza gli portava a dirittura contro di loro . •.• tosto quantunque tu sia forte e baldanzoso per le mani, a me darai vittoria, e l'anima a Plutone da'-bei-polledri. Cosi disse; ma 10 riprese il forte figlio di Menezio' Merione, perchè tu ancorchè prode tai cose favelli? •. Cosi detto egli ando innanzi, e insieme s~guialo l'uomo dei-simile. 304
Il Cesarotti pero non si ritenne in obbligo di giustificare
questi ampi cambiamenti.
l versi 688-702 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt., quindi furono omessi i seguenti passi della V.Pr.:
Ora siccome nella valle deI monte sollevasi il rumore di uomini tagliatori di legna, e si propaga da lungij .•• Mentre egli cosi pensava s'avviso esser meglio che il buon servo deI Pelide Achille rispingesse indietro ver la ci ttà i Troj ani, ed Ettore armato di ferro, e togliesse l'anima a moIti. E parimente infuse in Ettore un'alma spossataj ... Imperocchè moIti eran caduti sovra di esso, quando il saturnio distese la forte mischia. l Greci tolsero dalle spalle di Sarpedone le armi ferree, risplendentij ... ivi farannogli le esequie i fratelli e i cornpagni con sepolcro e colonna, poichè questo è il premio de'morti. 305
Nella nota (y3) il Cesarott.i spiega il perché fece nurnerevoli
98
cambiamenti in quest'ultimo passo.
l veTsi 717-790 fur one aggiunti dal Ccsar~tti nella
v. Pt. Quindi omise il seguente passo della V. Pr.: "Patroclo
poscia animando i cavalli ed Automedonte inseguiva i Trojani
e Licj, ed ebbe a riceverne g~ave danno. Forsennato! ... gli
altri poi ciascuno ricordaronsi della fuga. "306 Il Cesarotti
pero non offrl una spiegazione per questi cambiamenti.
l versi 806-820 sostituiscono i passi seguenti della
v. Pr. :
Ettore frattanto tenea i cavalli d'una-sol-unghia nella porta Scea; ... Ma su via, spingi i cavalli dall'-unghia forte contro Patroclo, (per tentar) se per sorte tu lui uccida, e se Apollo, t'accordi gloria. Cosl detto, il Dio subito se ne andô al travaglio degli uomini •... Trascurava Ettore gli al+-ri Danai, nè gli uccideva, ma dirizzava incontro a Patroclo i cavalli dalla-forte-unghia. 307
Non v'è una nota che spieghi questa sostituzione.
l versi 825-870 (episodi nei quali Ettore e Patroclo
corr.battono), sostituiscono sei ampi passi. l passi sostituiti
sono i seguenti:
A costui mordendolo disse il cavaliere Patroclo: ... Certo anco fra i Trojani vi sono dei palombari. Cosl detto andô contro l'Eroe Cebrione avendo l'impeto d'un leone, il quale mettendo a guasto le stalle fu ferito nel petto, e la sua fortezza 10 fe'perire .... cosi per Cebrione i due sperti battaglier1 Patroclo Meneziade e l'illustre Ettore bramavano di tagliarsi l'un l'altro la pelle col crudo acciaro. Ettore poichè l' ebbe preso alla testa non 10 lasciava, ... egli poi grande in grande spazio giacea in un vortice di polvere dimentico deI maneggio de'cava:li. Finchè il Sole girava in mezzo al cielo, .•. e levarono le armi dalle di lui spalle. Patroclo poi meditando mali s'avventô contro i
--------------------------------------------------------------------------
99
Trojani: ... ma Giove allora concesse ad Ettore di portarlo in sul suo capo, perchè g1i stava presso la morte. Tutta spezzoglisi (a Patroclo) nella mana l'asta di-Iunga-ombra, ... Patroclo domo dalla piaga e dall'asta del Dio indietro si ritjrava tra la folla de' compagni fuggendo il tat..0. Ma come Ettore vide il magnanimo Patroclo ritrarsi indictro ferito dall'acuto ferro, ... che ne avea giâ uccisi moIti, e su lui gloriandosi proferi ~latc parole. J08
Per givstificare questi notevoli cambiamenti il Cesarotti
spiega:
l mezzi da me usati a rettificar questo luogo sono div~rsi. 10 ho conservato in apparenza una maggior conformitâ col mio Testo, ma ne ho cangiato assolutamente 10 spirito .... Cosi tutto servià all'oggetto, tutto sarà grande, interessante, religioso, morale, tragico. Questo fu il piano ch'io mi sono proposto. Ma l'ho io eseguito a dovere? Il qiudicarne sarà dei canoscitori. 309
Dopo il verso 905 manca la fine nella V.Pt. Il passo
omesso è il seguente: "Tosto poi coll'asta andà incontro al
dei-siroile Automendonte cocchiere deI piè-veloce Eacide,
poichè bramava di ferirlo: ma 10 portarono via i veloci
cot'ridori, splendido dano che gli De i fecero a Peleo. "JI0
A qu.esto proposi ta il CE..sarotti dice: "Questo incidente nella
Vers. Poet. si è riserbato al Canto seguente. In questo 10
spirito dei lettori deve restar tutto ingombro delld morte di
Patroclo."311 Quindi, come potremo notare, il Cesarotti
incominciè il Canto XVII con la fine deI Canto XVI.
100
CANTO XVII
In questo Canto si riscontrano nuovamente notevoli
mutamenti. l versi 1-33 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V. Pr. l versi 10-20 pero sono gli ul timi versi del Canto XVI,
riportati in questo Canto, come già menzionato nella nota (r4)
del Libro XVI.
l versi 33-42 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.
A questo proposito egli asserisce:
Tutta l'azione di questo Canto è pieno d'imbarazzi, di contradizioni, e d'inverisimigianze •... Nella Versione Poetica ho cercato di arrecar una ragione plausibile, perchè i Trojani non mena che i Greci fossero alquanto lontani dal corpo, sicchè i soli Enforbo, e Menelao fossero a portata di combattere. Similmente ho risparmiata almeno ad Ettore la balordaggine d'immaginarsi di poter raggiungere a piedi i cavalli d'Achille. 312
Per quanto riguarda Euforbo, il Cesarotti ammise di non
avercelo presentato nel Canto precedente e quindi ci dà una
descrizione di questo eroe nei versi 50-59 della v. Pt. Nella
nota (d) egli dichiara:
Se nel Canto precedente mi feci scrupolo di ammettere nella Versione Poetica l'indegna azione d' Euforbo, in ricompensa ho creduto che qui potesse recar vaghezza il dar il ritratto d'Euforba stesso secondo i lineamenti che risultano dal fatto, rappresentandolo come un giovinastro fluttuante fra la timidezza e la vanità. M'accostai anche alla di lui azione medesima per quanto potea comportarlo la ragionevole delicatezza del gusto. Mi lusingo che questa sostituzione possa trovar qualche grazia presso i conoscitori. 313
101
l versi 116-124 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
~ale, poichè l'Atride Menelao ebbe ucciso il figliuolo di Panto, l'esperto-nell'asta Euforbo, 10 discioglieva delle sue arme .... Frattanto il marzial Menelao figliuolo d'Atreo protegsendo Pdtroclo ti uccise l'ottim8 de'Trojani Eufo,-oo Pantoide, e 10 fe' cessar dall'impetuosa fortezza. 314
Il Cesarotti non menzio~ô Apollo e come si trasformô in Menta
e aveva già presupposto che Ettore stesse per ritornare senza
l'intervento di Menta. A questo proposi to egl i spiega:" 10 non
ho voluto sconciar Apollo per far11i far ciô che Menta stesso
potea far nè più nè meno al paro di lui. Ho anche supposto che
Ettere fosse già in via per tornare. 1I 315
l versi 136-143 sostituiscono il seguente passo:
Hentre egli tai cose volgeva nei prE'cordj e nell'animo, sopravvennero intanto le schiere de' Trojani: Ettore le precedeva .... Cosi disse, ed eccite l'animo al bellicoso Ajace. Andô egli tra' primi combattenti, e insieme con lui il biondo Menelao. 316
l versi 143-166 sostituiscono il seguente passo:
Ettore intanto traeva Patroclo dopo averle spogliato dalle inclite arrni affine di tronc~rgli il capo dalle spalle coll'acuto ferro, e strascinando il cadavere darlo aIle cagne 'rrojane ... Dall'altra parte l'Atride Menelao di-Marte-amico stava accrescendo la gran doglia nel petto. 317
A questo proposito il Cesarotti dichiara:
... nella prpsente edizione si è rettificato nuovarnente questo luogo in un modo che salv3 meglio l'onor di Ettore. Il corpo di Patroclo è circondato dai Trojani; Ajace non comparisce ancora, Menelao è fuggito. Ettore crede percià
102
di poter senza conseguenza ritirarsi alquanto in disparte a vestir l'arme d'Achille, lasciando a' suoi la cura di condurre a Troja il cadavere; azione che in tal circostanza non presentava pericoli. 318
Dopo il verso 166 mancano tre passi nei quali Glauco
rimprovera Ettore. l passi omessi sono i seguenti:
Ma Glauco figliuolo d'Ippoloco, conduttore degli uomini Licj, bieco guardando Ettore, ripreselo con aspro discorso ..•. Ma tu non soffristi di star contro il magnanimo Ajace, guardandolo cogli occhi nella mischia de'nemici, nè di combattere a drittura contro di lui poichè eg1i è migliore di te./ A questo bieco guardandolo favella Ettoredallo-svariato-elmo ...• vedrai se tutto-il-giorno sara dappoco, come vai dicendo, ovvero se mi riuscirà di distoglier dalla difesa del morto Patroclo alcuno de' Danai ancorchè assai pronto di forza./ Cos! detto alto gridando esortà i Trojani: •.. quelle di cui 10 resi spoglio avendo uccisa la forza di Patroclo. 319
La nota Cr) spiega: "Questo è il secondo rifrusto vituperoso
fatto ad Ettore da un subalterno. Pua ben credersi che nella
Versione Poetica di tutto questo dia10go non se ne trova una
sil1aba."320
l versi 166-180 furono posti qui dal Cesarotti mentre
appaiono piü tardi (le pagine 214 e 215 del Libro XVII)
nella V.Pr.
l versi 191-213 sostituiscono il seguente passo:
Come poi Giove adunator-de11e-nubi 10 vide in disparte in atto d'armarsi delle armi deI divine Pe1ide, crollando il capo favella dentro il suo animo •... Disse, ed il Saturnio fe'cenno colle nere ciglia, e l'arme si adattarono al corpo di Ettore. 321
A questo proposito il Cesarotti sostiene:
103
Giove nella Vers. Poet. attiene un po' meglio la sua promessa ad Ettore di quel che faccia nel Testo. Ettore deve esser vincitore della battaglia e cacciar i Greci sino alle navi d'Achille, nè cio in compenso della vicina morte, ma perchè cio era necessario all'adempimento deI destino. Non pero gli era permesso di ottenere il corpo di Patroclo, Eroe troppo caro agli Dei. Tutto il Canto s'aggira su questi due punti. 322
l versi 213-223 sostituiscono il passo seguente:
••• ed entro in lui l'orrendo bellicoso Marte; e le membra gli si riempirono di vigore e di gagliardia • ••• ed io serbera solo l'altra metài ed egli otterrà una gloria uguale alla mia. 323
Nella nota (b2) il Cesarotti spiega la ragione per questa
sostituzione:
si è creduto che questa parlata, che per altro ha la sua bellezza, servisse piuttosto a raffreddar l'azione che ad incalorirla. La vista di Fttore trasfigurato in Achille doveva esser più eloquente d' ogni discorso: tanto più che il principio di questo non è molto lusinghiero per gli Ausiliarj. 324
Per questa stessa ragione, quindi, dopo il verso 223 mancano
tre passi. l passi omessi sono i seguenti:
Cos! disse: quelli poi ~ dirittura scagliandosi s'avviarono levando le aste contro i Danai; ••• ma su via, chiama i fortissimi fra i Danai, se pur alcuno vorrà udirci./ Cosi disse: nè ùisubbidi il prode in guerra Menelao, e sclamo, gridando ai Danai con penetrante voce .•.. Ma qualcuno venga da se, e si sdegni nell'anima, che Patroclo abbia ad essere ludibrio delle cagne Trojane./ Cosi disse: ... degli altri poi chi nel suo spirito pua ricordare i nomi di quanti in appresso eccitarono la pugna degli AcheL 325
l versi 223-236 sostituiscono il seguente passo:
primi i Trojani affollati respinsero i Danai, e a
104
tutti precedeva Ettore ...• e ora abborriva ch'egli divenisse preda delle cagne Trojane; per 10 che eccito i cornpagni a difenderlo. 326
Dopo il verso 236 poi manca il passo seguente:
Primi i Trojani respinsero gli occhi-volubili Achei; e abbandonando essi il cadavere si sbigottirono; •.• Cosi il figliuolo deI chiaro Telamone l'illustre Ajace entrando in ~ezzo disperse le falangi de'Trojani, i quali aveano attorniato Patroclo, e sommamente bramavano di tirarlo nella lare città, e di riportarne gloria: ••• 327
Il Cesarotti pero non giustifico questi cambiamenti.
Dopo il verso 236, il Cesarotti avrebbe dovuto porre il
passo che già tradusse altrove nel Canto (versi 166-180). Il
passo della V.Pr. in questione è il seguente:
Ippotoo figliuolo illustre di Leto Pelasgo tiravalo appunto per un piede nelld forte mischia, avendolo pressa il tallone legato COll una C"oreggia intorno ai tendini per far piaC"erc ad Ettore ed ai Trojani • ••• nè rese ai cari genitori il premio della educazione, e di breve dura ta fu per lui la vita, sendo egli domo rt~ll'asta deI magnanimo Ajace. 328
l versi 265-274 sostituiscono il se9~ente passo:
Certarnente allora i Trojani domi dalla lcro debolezza sarebbero ritornati in Ilio (caccia~i) dagli Achei amici di Marte; ... Giove ama di dar la vittoria a noi piuttosto che ai Danai; ma voi tremate sconciamente, nè v'arrischiate a combattere. 329
A questo proposi~o la nota (k2) spiega:
10 mi sono studiato di rapprecantarlo tale quaI egli doveva essere seconda la parola di Giove, le asserzioni d'Omero, e l'oggetto final dell'impresa. Nel tempo stesso conservai ad Ajace tutto il suo onor personale. Arnbedue gli Er.oi sono vincitori in parti diverse, arnbedue ottengono una gloria uguale in diverso genere: Ettore sconfigge i Greci, Ajace
1
•
•
105
preserva Patroclo. 330
Dopo il verso 274 il Cesarotti omise il seguente passo:
Cosi disse: ed Enea guardando in faccia riconobbe il lungi-saettante Apollo, ed alto gridando disse ad Ettore: ••• percio andiamo a dirittura contro i Danai, nè sofferiamo almeno che questi appressino tranquillamente aIle navi l'ucciso Patroclo. 331
senza pero fornire nessuna spiegazione.
l versi 274-287 sostituiscono il seguente passo:
Cosi disse, e molto innanzi scagliandosi de'primicombattenti s'arresto: quelli poi si rivoltarono, e stettero in faccia agli Achi vi •.• , ma comandava che stretti gli stessero intorno, e combattessero davvicino. 332
e poi al verso 287 mancano sei ampi passi. l passi omessi
sono i seguenti:
Cos! 10 smisurato Ajace ordinava, e bagnavasi la terra di purpureo sangue •••. molto piü pochi pero ne perivano, poichè sempre si ricordavano di ripararsi l'un l'altro affollati insieme ad allontanar l'acerba strage.1 Cosi questi pugnavano a guisa di fuoco, nè avresti detto che ormai fosse salve nè il Sole nè la Luna ••.• poichè cosi avea lare comandato Nestore eccitandogli a scacciar la pugna dalle negre navi. / Ma agli al tr i per-tuttala-giornata suscitossi intorno grave mischia di contesa difficile; .•. tale in quel giorno Giove stese sopra Patroclo orrend0 travaglio di uomini e di cavalli. 1 Nè per anco il divino Achille avea sentore di Patroclo morto: ... Non pero la madre gli predisse la sciagura allora accaduta, dico che il suo dilettissimo compagno avesse a perire.1 Quelli poi s~mpre sopra il morto tenendo le acute aste senza fine si accostavano, e gli uni gli altri uccidevansi •••. ln tal guisa si cOillbatteva, e un ferreo fragore n' andava al c.j el di bronzo per l' aere deserto.I ••. pria fiorente chioma che ad ambedue scappava dal cerchio presso al giogo, e cadeva in giü ••.. Conciossichè a quelli porgerô ancora gloria di uccidere, sino a tanto che giungano aIle bentavolate navi, e tramonti il Sole, e sopravvengano
106
le sacre tenebre. 333
La nota (n2) spiega la ragione per queste omissioni:
In somma in tutta questa descrizione non v'è che bujo e imbarazzo. Ma il punto primiero si è, che tutto questo combattimento tenebroso non giova nè punto nè poco per salvar Patroclo .••• lo ho creduto 10 ho creduto di dover far un uso alquanto diverso di questa immagine che potea dare a questo luogo una reale e terribile sublimità. Eccone i pricipali cangiamenti .... 334
Come potremo notare piü tardi nel Canto XVII, il secondo e
il terzo passo qui menzionati saranno collocati piü avanti
nella V.Pt. (versi 437-522).
l versi 287-300 sostituiscono i seguenti passi della
V. Pr. :
Cosi detto, inspira ai cavalli buona forza, e quei gitt:ando dalle chiome al suolo la polvere, prestamente portavano il veloce carro fra i Trojani e gli Achei: ... pure ti è morto il compagno; ed Ettore pompeggia portando sulle spalle le armi di Eacide./ A questo rispose Automedonte figliuolo di Oioreo: ••. Cosi disse; ed Alcimedonte saltando sull'agil ca;ro prese tosto nella mani redini e sferza. Allora Automedonte smonta. 335
Poi al verso 308 manca il passo seguente:
Cos! disse, nè ricuso il buon figliuolo d'Anchise: •.. stolti, che non erano per tornar indietro da Automedonte senza sangue. 336
Non vi sono note pero che spieghino tutti questi mutamentl.
Dopo il verso 318, il Cesarotti di nuovo omise un passo
nel quale Automedonte si rivolge ad Ajace e a Menelao. Il
passo è il seguente: "Cosi detto chiamo gli Ajaci e Menelao:
... Orsü vibrera anch'ioi di tutte queste case avrà cura
107
Giove."337
l versi 319-337 sostituiscono i seguenti passi della
V.Pr.:
Disse, e vibrando lanciè l' asta ombri-lunga, e colpi nello scudo dappertutto uguale di Areto: ..• e l'acutissima lancia tremolandogli dentro le viscere ne sciolse :e membra. 338
ed i versi 337-361 sostituiscono quanto segue:
Ettore poi si scagliô contro Automedonte colla splendida lancia, ..• Cosi detto prendendo le sanguinolente spoglie le pose nel carro, ed egli montô sopra, sanguinoso i piedi e le mani, come un leone che ha divorato un toro. 339
La nota (z2) spiega questi cambiamenti: "Tutto questo
combattimento, incominciando dalla morte di Areto, non fa
punto d'onore al sempre magnificato, e sempre ridicolo Ettore.
Veggasi qual tornio siasi dato nclla Vers. Poet. a questo
episodio."340
Dopo il verso 361, il Cesarotti omise nove ampi
passi. l passi omessi sono i seguenti:
Rinforzossi di nuovo l'aspra mischia, travagliosa, lagrimosa su Patroclo .... Cr via tien forte, ed anima tutto il popolo./ A questa indi rispose il prode in guerra Nenelao: ... Ma Ettore ha grave possa di fuoco, nè tralûscia di devastar col ferro, poichè Giove a lui offre gloria./ Cosi disse; ed allegrossi la Dea Minerva dagli-azzurri-occhi, perchè lei supplicava innanzi a tutti gli Deii ... Egli allora andossene ov'era Patroclo, e saettô colla splendid'asta./ Eravi fra i Trojani un certo Pode figliuolo di Eezione e ricco e valoroso: ... Poscia l'Atride Menelao di sotto dai Trojani tire il morto alla turba de'suoi compagni./ Allora Apollo fattosi dappresso instigô Ettore pre se le somiglianze di Fenope Asiade, ... egli t'uccise il tuo fedele compagno, che valorosamente combatteva tra i primi,
108
dico Pode figliuolo di Eezione./ Cosi disse: e ne ra nube di dolore coperse Ettore: .•. Indi diede la vitto~ia ai Trojani, e mise in fuga gli Achei./ Primo Peneleo Beozio incomincio la fuga poich'era stat colpito di lancia leggermente nella sommità della spalla mentre stava sernpre volto dinanzii ••• Cosi disse: Idomeneo allora sferzô i cavalli dibella-chiorna verso le concave navi./ poichè già il tirnore eragli caduto nell'animo: •.. nella luce poi facci anche perire, poichè pure a te cosi piace. 341
Il Cesarotti pero non si senti in obbligo di spiegare questi
notevoli cambiarnenti. Bisogna pero notare che gli ultimi due
passi qui menzionati saranno inseriti piü avanti nella V.Pt.
(versi 522-550).
l versi 362-375 furono aggiunti dal Cesarotti nella
v.Pt. 1 versi 375-386 sostituiscono i passi seguenti:
Cosi disse, e'l padre veggendolo ~ piagnere n'ebbe pietà, e tosto disperse la nebbia, e discacciô la caligine ...• confortalo ad andarsene presso al bellicoso Achille, e dirgli che gli fu morto il suo amatissimo compagno./ Cosi disse, nè disubbidi il prode in guerra Menelao, ..• poichè essendo vivo sapeva essere mansueto con tutti: ora poi la morte e'l fato 10 coIse. 342
A questo proposito il Cesarotti afferma nella nota (g3):
Questa spedizione ad Antiloco che doveva cercarsi assai da lungi, e l'aspettativa deI ritorno di Menelao, raffreddano e ri tardano l' azion principale, fanno perder ad Ajace il momento opportuno d' involar Patroclo, e rendono poscia questo facto m~no verisimile. 10 ho creduto meglio inteso iL dar a Menelao solo l'idea di cercar d'Antiloco, e 10 feci sbrigar alquanto prima d'un tale ufizio. 343
l versi 386-397 sostituiscono il seguente passo:
Cosi avendo parlato andossene il biondo Menelao guardando intorno da ogni parte, .•. se mai potess'egli correndo a tutt'uomo trar salvo alla nave l'ignudo cadavere, poichè l'armi le possede Ettore
109
dallo-svariato-elmo. 344
e i versi 397-402 sostituiscono il seguente brano:
Cos! disse: raccapricciô Antiloco all'udir ~ai parole, e lungo spazio fu compreso di mutolezza, ... grondante di lagrime i piedi sel portavano fuor del campo di batta~lia ad annunziar la trista novella al pelide Achille. 345
Per quanto riguarda queste sostituzioni, il Cesarotti non
offre spiegazioni.
l versi 403-437 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt. e i seguenti passi della V.Pr. furono omessi:
Nè a te, 0 Menelao di-Giove-allievo, sofferse l'animo di recar aita agli afflitti compagni, •.. e noi pure campar la morte e'l fato che ci sovrastano per le mani de'Trojani./ A questo rispose il grande Ajace Telamonio .... che anco per 10 innanzi stando appresso l'un l'altro sostenemmo il feroce Marte. 346
A questo punto si nota che il Cesarotti fece numerosi
spostamenti nella V.Pt. Da 437 a 481 abbiamo dei versi che il
Cesarotti spostô. Essi compaiono aIle pagine 224, 225 e 226
della V.Pr., mentre dovrebbero apparire al verso 287 della
V.Pt. Il Cesarotti ne fa un cenno nella nota (q2): "Nella
Vers.Poet. si allontènô quest'idea, rammemorando il sangue,
perchè non si pensi aIle viscere."347
l versi 481-522 sono stati spostati dal Cesarotti. Essi
appaiono nelle pagine 219-224 della V.Pr., mentre dovrebbero
in realtà trovarsi al verso 287 della v.Pt., prima deI passo
menzionato qui sopra.
~Iche i versi 522-550 furono spostati dal Cesarotti.
110
Essi riassurnono i passi che appaiono nelle pagine 243-246
della V.Pr., e dovrebbero inserir: i dopo il verso 361 della
V.Pt.
Lo stesso dicasi per i versi 550-551, pure rilocalizzati.
Essi appaiono aIle pagine 247-243 della V. Pr., mentre dovreb
bero figurare dopo il verso 361 della V.Pt., dopo il P?SSO
menzionato qui sopra.
l versi 551- 569 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt. e i versi 569-597 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr. :
cosl disse: e quelli presero tra le braccia il morto, alzandolo bravamente da terra: .•• ma come poi gli Ajaci si arrestavano voltando faccia contro di lare, cangiavano di colore, nè alcuno scagliandosi avanti osava pugnar per il morto. 348
l versi 597-621 furono anche aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt. Per que ste notevoli sostituzioni e per queste ultime
aggiunte, il Cesarotti non offri nessuna spiegazione. Chiaro
segno che il modus operandi deI Cesarotti è dato per acquisito
a questo punto e che i criteri che ne governano le scelte sono
stati già eloquentemente asseverati. Delle ragioni da lui
addotte, corne pure delle dinamiche implir.ite delle sue permu-
tazioni farerno parola nel capitolo conclusivo, dedicato
appunto ad un consuntivo dell'estetica emergente da questo
singolare esercizio stilistico, vero e proprio letto di
Procuste su cui viene decurtata l'indocile musa omerica.
111
CANTO XVIII
Dopo vari e notevoli cambiamenti introdotti nel testo
della versione poetica fino a questo punta, nei canti
succ2ssivi il Cesarotti ritorna ad attenersi più 0 mena
fedelmente all'Iliade omerica. DaI Canto XVIII al Canto XXIV
noteremo mutamenti minori e spesso anche banali.
l versi 50-54 sosti tuiscono il passo segut.. •. della
V. Pr. :
Intorno ad essa si radunavano tutte le Dee quante erano le Nereidi nel fondo deI ~are .... Di queste pertanto si riempiè la biancheggiante grotta: e que ste tutte insieme batteansi il petto. 349
Il Cesarotti non elencô tutti i nomi delle Dee che si radunano
intorno a Tetide. A questo proposito egli dice:
10 lasciando questa cura a qualche più profonde ingegno mi contenterô di osservare che dopo il sublime quadro precedente della passione d'Achille fa propriamente dispetto il veder che Omero abbia potuto agghiacciar l'anima dei lettori con questo lungo, insipido, uniforme, tediosissimo catalogo, introdotto senza veruna necessità .... Senza di ciô che importa a chi legge di sent ire una fiJza di nomi di persone incognite ed inconoscibili? 350
l versi 116-152 sostituiscono il passo seguente:
Ora poi .,iacchè non sono ritornato alla cara patria terra, nè fui di alcuna luce a Patroclo, nè agli altri compagni, i quali già moIti furono domi dal divino Ettore, ma siedo qui presso aIle navi, ... Nè tu non ritenermi dalla pugna quantunque sii di me tenera, che non giungerai a persuadermene. 351
A questo proposito il Cesarotti dichiara nella nota (m):
112
Nella versione letterale io mi sono attenuto a quest'ultima interpretazione. Ma nella poetica non ho pensato che a conservar 10 spirite della parlata d'Achille. ~pero anche che il legame che ho posto tra i rimproveri che si fa Achille e la sua scappata contro l'ira, faccia miglior effetto, che il passaggio brusco deI Testo. 352
Per quanto riguarda le parole che Achille usa per chiudere
il suo discorso, il Cesarotti afferma:
Nella Vers. P03t. io chiudo con queste parole: Qua qua l'aImi, a vendetta. Questo scordarsi d'esser senz'arme nel punto ch'è immerso nel pensiero di vendicarsi, mi parve un tratto di carattere. Le parole seguenti di Tetide sembrano appunto rispondere al mio sentimento. 353
l versi 162-164 sostituiscono i due passi seguenti:
Cosi avendo parlato si voIse indietro dal suo figlio, e rivoltasi disse aIle suore marine: ••• se voglia apprestar al mie figliuolo forbite armi tutte-raggianti./ Cosi disse: e quelle tosto entrarono sotto l'onda deI mare, •.. quella adunque sull'Olimpo i piedi la si portarono. 354
l versi 187-192 (parlata di Iride), sostituiscono il
seguente passo:
sorgi, 0 Pelide, fra tutti gli uomini terribilissimo: ... Ah se il morto sarà pur un poco vituperato, aarà ignonimia per te. 355
Poi subito dopo il verso 192 mancano quattro passi, passi nei
quali v'è un dialogo tra Iride ed Achille. l passi omessi
sono i seguenti:
A questa rispose il piè-veloce divino Achille: Iride Dea, quaI dei Numi a me t'inviô messasgiera?/ A questo di nuovo disse la piè-di-vento ~eloce Iride: j nviommi Giunone, la gloriosa moglie di Giove: nè 10 sa il Saturnio sUll'alto-giogo sedente, nè alcun altro degl'Immortali che abitano intorno al molto nevoso Olimpo./ A questa rispondendo disse il piè-
113
veloce Achille .... ma questi cred'io, si trovd tra i primi facendo strage coll'asta pel morto Patroclo./ A questo di nuovo disse la piè-di-vento veloce Iride: ... Anco un breve respiro è utiJe in guerra. 356
Il Cesarotti spiega la ragione per questa omissione:
Tutto questo dialogo fra Iride e Achille parmi che corrisponda assai poco al carattere di quell'Eroe, e alla sua violenta passione per Patroclo .... Io credo tutto all'opposto che Omero abbia perduto tutto il merito deI quadro sublim~ che ci presenta ben tosto con questo freddo dialogismo •... Questa Gubita accension di passione, questo spensierato trasporto non sarebbe esso più caratteristico, piü terribile, più degno in ogni sense d'Achille? e la rapidità della narrazione non farebbe sopra i lettori un effetto assai più vivo ed energico; e non gli trasformerebbe in altrettanti Trojani? 357
l versi 192-201 sostituiscono il passo seguente della
V. Pr. :
Avendo cosi pa~lato andossene Iride veloce il pieae ..•. cosi dalla testa di ~chille 10 splendc.re se ne andava all'etere. 358
A questo proposito il Cesarotti afferma:
Tutte queste particolarità sono oziose, poco appropriate, e non servono che a raffreddar il calore. La fiamma deve esser una e terribile. Che ha a far qui una moltitudine di faci, il fumo che s'alza di giorno, e il segnale per aver soccorso? Un Vulcano che arde sulla cima d'un monte non avrebbe presentato un'irr.magine più corrispondente? 359
l versi 280-283 furono aggiunti dal Cesarotti nella
v.Pt., il Cesarotti spiega nella nota (b2): "Nella Vers. Poet.
Polidamante appoggia nel fine il suo consiglio a una ragione
interessante, e risponde anticipatarnente alla taccia che g1i
verrà data da Ettore."360
114
l versi 302-318 sostituiscono il seguente passo:
Orsü via eseguiscasi da tutti cio ch'io diro .••• stolti, poichè Pallade Minerva avea tolto lare le menti: conciossiachè tutti approvarono Ettore che consigliava il male, niuno Polidamante che avea dato il sana consiglio. Indi presero cena pel campo. 361
Il Cesarotti spiega la sostituzione in due note della V.Pr.
Nella nota (f2) egli sos~iene: "Ettole pue braveggiare con piü
ragione nella Vers. Poet., perchè nel Canto precedente non si
fece propriamente fuggire. Vedi il tornio dato qui al suo
sentimento. "362, e nella nota (h2) egli afferma: "Nella Vers.
Poet. Ettore chiude il suo discorso con un tratto nobile e
amaro, rispetto a Polidamante che puo compensare il sarcasmo
sulle ricchezze, da me omesso."363
l versi 319-328 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt.; non ritenne tuttavia necessario spiegarne il motivo.
Dopo il verso 402, il Cesarotti omise il seguente passo:
"Allora Giove disse alla moglie e sorella Giunone: ... io,
dico, sdegnata coi Trojani non dovevo ordir contro lare
sciagure?"364 Egli ritenne che:
Ad ogni modo questo colloquio è cosi gratuite, inopportuno, staccato da cio che precede e da cio che segue, che potrebbe non senza apparenza sembrar intruso. Almeno è certo che chi 10 crede supposto, serve meglio al decoro d'Omero di chi 10 giustifica. Niuno, spero, si aspetterà di trovarlo nella Versione Poetica. 365
L'ultimo cambiamento avviene nell' ultimo passo di ambedue
le versioni. Consiste nell'uso delle parole 'aquila' nella
versione poetica e 'sparviere' in quella letterale, per
115
descrivere come Tetide discese dall'Olirnpo. Il Cesarotti
a questo proposito afferma semplicemente: "Nella Vers. Poet.
si è cangiato 10 sparviero in aquila, ponendo questa in una
situazione che mostri un rapporto più espresso e più interes
sante con quella di Tetide."366
116
CANTO XIX
l versi 57-77 sostituiscono il passo seguente della
V. Pr. :
Or poichè tutti si ragunarono gli Achei, alzatosi tra lorD parla il piè veloce Achille: ••. Eh più d'uno cred' io di costoro piegherà ben volentieri il ginocchio, se gli riesca di sottrarsi alla cruda guerra, scappando dalla no st ra lancia. 367
La nota (k) spiega il motivo di questa sostituzione:
Ad ogni modo pero la riconciliazione d'Achille sembra avere una certa aridità che non lascia interamente tranquilli. 10 ho cercato di farlo parlare in un modo che rassicuri di più, nè ho creduto necessario di fargli desiderar la morte alla povera Briseide. Veggasi tutta la parlata Vers. Poet. v. 57 e segnatamente i versi, 61, 66, 72. 368
La parlata di Agamennone della V.Pt., (versi 83-115)
sostituisce quella seguente della V.Pr.:
o amici Eroi Danai servi di Marte, bello è ascoltare sedatamente, nè si conviene d' interrompere; imperocchè cio è cosa molesta anche ad uomo esperto: nel romore d'una moltitudine d'uomini corne mai puossi nè ascoltar, nè parlare? .. I servi prendendo i doni dalla mia nave a te gli recheranno, acciocchè tu vegga s'io ti do co se atte a placar il tuo animo.369
Nella nota (r) il Cesarotti afferma:
In verità Achille fu assai buono, se invece di riconciliarsi non torno a dar nelle furie contro Agamennone per questa insensata apc.logia che poteva prendersi per un insulto. 10 spero d'aver mostrato che il Re dei Re pote a par lare con aggiustatezza e decoro senza ricorrere a questa insipida cantafavola.370
l versi 123-148 (parlata di Ulisse) sostituiscono il
---------------------------------------------------------------
117
passo seguente:
A questo rispondendo parle Ulisse di molti-consigli: non voler, 0 AChille, benchè tu sia prode, e uguale a-un-Dio, cacciar verso Ilio cos1 digiuni i figliuoli degli Achei a pugnar contro i Trojani. •.. nè 'lià è cosa indegna che un Re dia soddisfazione ad un uomo, quand'egli fu il primo ad offenderlo. 371
A questo proposi to il Cesarotti dichiara:
Ulisse colma la misura facendo il pedante al suo Principe fuor necessità e di proposito ...• Nella Versione Poetica si sono risparmiati al saggio Ulisse questi due tratti d'insolenza e di storditaggine. 372
Dopo il verso 178 il Cesarotti omise il seguente passo
della V. Pr. :
A questo rispondendo parlà il molto-assennato Ulisse: ..• Dopo ciô niuno stia aspettando nuovi ordini per la battaglia, che questa aspettazione tornerà in danno di chi fosse rimasto presso le navi degli Argivi: ma stretti insieme movendosi impetuosamente risveg1iamo il feroce Marte contro i Trojani doma-caval1i. 373
La nota (z) giustifica quest'omissione:
Nella mia Versione Poetica ambedue le repliche mancano, ma spero che non siano desiderate. In quella d'Ulisse il suo intendimento generale è chiaro, ma il modo con cui si esprime è imbarazzato ed equivoco .•.. Ulisse poteva risparmiare una finezza mal impiegata (se pur non è tutta degl'Interpreti) e farsi intendere un pO'meg1io. si puo parlare per emblema, ma non per enigma. Veggasi la Vers. Poet. di tutto il luogo. 374
l versi 211-221 sostituiscono il passo seguente:
"Giove padre, grandi sciagure certamente tu rechi agli uomini:
..• Orsù andate alla colezione, acciocchè si possa tosto
accozzar battaglia." 375 Nella nota (d2) il Cesarotti spiega:
118
"Nella Versione Poetica allo scortese e strano discorso
d'Achille ne ho sostituito un altro affatto diverso, e oso
credere d'avergli reso servigio a suo dispetto."376
I versi 316-325 sostituiscono il seguente passo:
Cosi disse piangendo: e con lui gernevano i vecchi ricordandosi ciascuno le cuse che avea lasciate nelle sue case .•.. Or va, ed instilla a lui nel petto nettare ed arnbrosia amabile, acciocchè la fame non 10 colga. 377
I versi 381-397 sostituiscono e riassumono i tre ultimi
passi della V.Pr. l versi sostituiti sono i seguenti:
Nel tempo stesso Autornedonte ed Alcirno, apparecchiati i cavalli, gli accoppiarono, e misero lare intorno al giogo belle cavezze, e cacciarono i freni nelle mascelle, e tirarono le redini di dietro al ben-assettato carro •••. nè vogliate lasciarlo morto colà, come feste Patroclo.! A lui di sotto al giogo parle il cavallo dai-piè-balzano Xanto: ••. Ma è voler deI Fato che tu stesso sia domato a forza da un Dio e da un uorno.! Cosi avendo parlato, le Erinni gli arrestarono la voce •... Disse e gridando drizzè tra i prirni i cavalli d' una-sol-unghia. 378
Nelle note (q2) e (r2), il Cesarotti spiega la ragione per la
quale sostitui questi passi. La nota (q2) riferisce:
Questo tratto 0 è poco delicato 0 freddo, e in ogni sense sconveniente. Se il rirnprovero non è serio, egli abusa d'un nome troppo sacro, facendolo servire di sernplice pungolo a' suoi cavalli. Se questi sono realmente colpevoli d'aver abbandonato l'arnico nel gran cimento, Achille doveva ucciderli, 0 per 10 mena abborrirli, e non toccarli mai più. 379
e la nota (r2) riferisce:
Nella Vers. Poet. si è ritolto ai cavalli il doppio linguaggio urnano e profetico, per toglÏt.:3r insieme ad essi e ad Ornero anche quelle della sconvenienza. 380
119
CANTO XX
Nel Canto XX si notano nuovamente numerosi cambiamenti.
Questo Canto incomincia con un'omissione. Il Cesarotti omise
il seguente passo al verso 13: "Cosi questi si ragunavano
dentro la casa di Giove: .•• Poichè d'ambedue i popoli è già
presso ad ardere la battaglia e la zuffa."3Bl Poi i versi
13-53 sosti~uiscono il passo seguente:
A questo rispondendo disse Giove adunator-dellenubi: ••• ora poi che gravamente è crucciato nell' anima pel suo compagno, temo che non rovesci le mura (di Troja) innanzi il tempo prefisso dal Destino. 382
A questo proposito il Cesarotti ammette:
Chi sa dirmi se un timor di tal fatta faccia più d'onore al Destino, 0 a Giove? Di tutta questa parlata ben degna che tutti gli Dei facessero il viaggio dell'Olimpo per esserne testimonj, nella versione Poetica non se ne trova una sillaba. La sostituzione è tutta d'un altro mondo. 3B3
Il Cesarotti poi aggiunse i versi 54-69 nella V. Pt. Egli
pero non si senti in obbligo di spiegare il motivo per queste
aggiunte. Notiamo pero che i vers! che appaiono ai versi 89-
113 sono quelli che sarebbero dovuti apparire invece dei versi
54-69.
Dopo il verso 113 mancano cinque passi. l passi omessi
sono i seguenti:
..• tanto era il fragore che uscia dalla mischia degli Dei azzuffantisi .... e contro Vulcano il gran
120
fiume dai-profondi-vortici, che gli Dei chiamano Xanto, e gli uomini Scamandro./ Cosi pertanto gli Dei andavano contro gli Dei .... Enea consiglier de' Trojani, ove son ora quelle bravate, con cui tra i bicchieri promettevi ai Re de'Troj~ni che avresti pugnato contro al Pelide Achille?/ A questo rispondendo favellô Enea: ... Che se pur il Dio tirasse uguale la corda della guerra, non gli sarebbe molto agevole il vincermi, ancorchè si vanti d'esser tutto-di-bronzo./ A lui replicô il Dio Apollo, figlio di Giove: ... e non ti lasciar distornare da moIti acerbi, nè da minaccie./ Cosi detto inspira gran forza nel pastore de'popoli, ed egli andô tra i primi combattenti armato di splendente bronzo •••• che terribili sono gli Dei quando si mostrano alla scoperta. 384
l versi 113-130 della V.Pt. sono uguali a quelli della
V.Pr., eccetto il fatto che nella V.Pt., Nettuno rivclge il
discorso a tutti gli Dei che combattono e non solo a Giunone
come fa nella V.Pr.
l versi 130-137 sostituiscono il passo seguente:
Cos! aven do detto il Chiomazzuro precedeva gli altri verso l'alto bastione deI divino Ercole, ••. e questi e quelli si peritavano di dar pricipio alla disgustosa guerrai ma Giove sedendo nell'alto ve gli spronava. 385
A questo proposito il Cesarotti dichiara:
Coerentemente all'idea sopra esposta, nella Versione Poetica scritta dopo le osservazioni, ho preso a riformare questo Episodio per modo ch'io spero d'avergli lasciato tutto il mirabile, levandogli soltanto le contradizioni e le sconvenienze, e rendendo la scena più degna di attori cosi straordinarj. 386
l versi 138-157 sostituiscono il passo seguente:
E già tutta la campagna era piena di combattitori, e risplendeva per 10 bronzo degli uomini e de' cavalli, e mentre questi affollati muovevano impetuosamente, la ter a strepitava sotto i loro
•
121
piedi •••• Quindi verde-giâllo nell'occhio scagliasi a dirittura nella sua forza per uccider alcuno degli uomini, 0 egli stesso perisce nel primo stuolo. 387
Poi i versi 158-162 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.
Non vi sono note pero che spieghino questi due cambiamenti. 1
versi 162-187 sono dei versi che dovrebbero apparire più
avanti nella V.Pt.
l versi 187-236 sostituiscono i quattro passi seguenti:
Cos! la forza e'l cuore orgoglioso spingevano Achille a farsi incontro al magnanimo Enea .... Orsù io ti conforto a ritirarti, e cacciarti nella turba, nè osare di starmi a fronte prima ~he mal te ne incolga; che dopo il fatto anche lo stolto la intende./ A questo Enea rispose, e cosi parlô: ... Già colle parole non ti ~errà fatto di stornar me pronto e volenteroso da] mio valore pria di battagliarsi col ferro: orsù tosto colle lancie appuntate di rame facciam saggio l'uno dell'altro./ Disse, e nel forte terribile scudo spinse la ferrata lancia, e il grande scudo rimugghiô per Id punta dell'asta . •• • due di bronzo, due interne di stagno, e una d'oro, e in questa arrestossi l'asta di rame./ Achille secondo vibrô l'asta ombri-lunga, e colpi 10 scudo d'Enea da per tutto eguale nel primo orlo, ••• ed egli 10 maneggiava agevolmente anche solo. 388
A questo proposito il Cesarotti dichiara:
Tutta questa conversazione nella nostra versione Poetica è perfettamente sparita senza lasciar orma di se; e gli 80 versi di cui è composta, si ridussero a 17 contenenti due parlate di nuova stampa nelle quali i caratteri d'Enea e d'Achille ... ma questo è tutt'altro che tradurre. Appunto. 389
l versi 237-253 sostituiscùno il passo seguente:
Or qui Enea di certo mentre Achille si scagliava contra di lui, 10 avrebbe colpito di pietra 0
nell'elmo 0 nello scudo che 10 avrebbe difeso dalla trista morte, •.• Ora dunque la fortezza d'Enea dee regnare sopra i Trojani, e i figli de'figli e quei che appresso verranno. 390
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Il Cesarotti mise alcune parole di Nettuno in bocca a Venere
perché egli riteneva che ella dovesse esprimere un certo
interesse sul destino di suo figlio Enea. Nella nota (d2)
egli afferma:
Innanzi che questo dialogo fra Nettuno e Giunone fosse compito, il buon Enea poteva agiatamente esser ucciso per ben tre volte. Quindi èche nella versione poeticêl si suppose che Nettuno avesse incominciato il suo discorso al primo incontro d ' Enea con Achille, e cosi fosse in caso di giunger a tempo di salvarlo. É anche un pO'strano che Nettuno s'interessi per la vita d'Enea, e che sua madre Venere pur non si scuota alla vista di COS! estremo pericolo. Il decorù esigeva da lei almeno uno sfinimento: io mi feci un debito di procurarglielo. 391
Alla fine deI verso 253 della V.Pt., manca il seguente
passo: "A questo rispose la veneranda Giunone dal-bovino-
sguardo .... neppur quando Troja tutta sarà abbruciata da
gagliardo fuoco, e !'~bbrucieranno l marziali figli degli
AcheL "392
Poi i versi 253-272 sostituiscono il passo seguente:
Quand'ebbe inteso questo 10 Scuoti-terra Nettuno, andossene per mezzo alla battaglia e al fracasso dell'aste, e giunse ov'erano Enea e l'inclito Achille •••. Come poi Achille soggiaccia al fato e alla morte, allora coraggiosamente combatti tra i primi, perchè niun altro degli Achei potrà ucciderti. 393
A questo propostito il Cesarotti sostiene:
Il consiglio di Nettuno nella Vers. Poet. è concepito in un modo più decente. parvemi anche che la predizione di quel Dio sull'impero di Troja destinato alla stirpe d'Enea fosse vie megliJ collocata in qaesto luogo che là ove sta. Qui essa è un conforto e una rivelazione consolante ad Enea che
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dovea gradirla all'estremo, laddove di sopra non èche una notizia oziosa partecipata a persone che per 10 mena ci sono affatto indifferenti. 394
Dopo il verso 283, il Cesarotti omise il seguente passo:
Disse, e balze tra le file, e dava ordini a ciaschedune degli uomini: ... Or vado per le file di seguito, nè credo che alcuno de'Troj ani s' allegrerà se si farà presso della mi a lancia. 395
Subito dopo il verso qui sopra menzionato, il Cesarotti
avrebbe dovuto introdurre due passi che aveva già posti nei
v ..... rsi 162-187 della V.Pt. 1 come abbiamo già menzionato prima.
l versi spostati sono i seguenti:
Cosl disse incitandogli .... Quanto a me gli andrô incontro, quand'anche somigli un fuoco aIle mani, quando aIle mani somigli un fuoco, e alla forza un fiammante bronzo.! Cosi disse incitandogli, e i Trojani alzavano l'aste e rincontro, .•• Cosi diSSE, ed Ettore sgomentato si cacciô nel drappello degli uomini, quando intese la voce de! Dio che gli parlô. 396
Per spiegare quest'ultimo cambiamento, il Cesarotti dichiara
nella nota (m2):
Innoltre sembre e più opportune opportune e più conveniente il trasferir di sopra questo intero luogo. La comparsa de/due campioni nemici doveva essere pressochè simultanea. In un tal cimenta il primo sguardo dello spettatore s'arresta in Achille, il seconde cerca Ettore. 397
l versi 283-302 sostituiscono il passo seguente:
Ma Achille balzo nel mezzo dei Trojani vestiti l'anima di fortezza orribilmente gridando: ... ma la tua schiatta è colà nella palude Gigea ove hai un podere paterno pressa il pescoso Ilio, e il vorticoso Ermo. 398
Nella nota (n2) il Cesarotti spiega la ragione di que st a
124
sostituzione, e fa un lungo discorso sulla ragione per la
quale apporta tanti cambiamenti in questo Canto:
Questa mancanza di proporzione? d' economia, di coerenza rende per mio avviso questo libro il mena soddisfacente di tutta l'Iliade. 10 ho usato tutta l'industria si per togliere que ste incongruenze, e si anche per dar alla condotta d'Achille un colore più originale, e a tutto il libro una specie di unità progressiva che 10 renda più interessante.399
Nel passo 302 manca il seguente passo:
Cosi disse gloriandosi, e caligine a quelle coperse gli occhi, e i cavalli degli Achei 10 stra1iarono nella prima zuffa coi chiodi delle ruote •..• lndi coll'asta andô contro Polidoro simile-a-un Dio, figliuolo di priamo. 400
Nei versi 302-324 tutto il passo è uguale alla V.Pr., eccetto
la parte in cui Achille parla a Polidoro. Quindi il Cesarotti
aggiunse i versi 302-306 e 314-319 nella V.Pt.
Nel verso 324 il Cesarotti omise il seguente passo:
Allora Achille corne il vide, die'un salto, ed esultando parlô: ••• accostati acciocchè tosto tu arrivi aIle mete di morte. 401
Indi i versi 324-342 sostituiscono il passo seguente:
Ma quando Ettore vide il fratel Polidoro chinato a terra che si tenea le viscere colle mani, .•• simile ad un fuoco. / A lui senza sgomentarsi rispose Ettore crollator-dell'-elmo: ••. che anche la mia lancia ha la punta aguzza. 402
A questo proposito il Cesarotti afferma:
•.. Ettore nella Versione Poetica rende giustizia al valore deI suo nemico senza degradar se medesimo, e concilia la modestia colla nobiltà in un modo che non ha bisogno d'apologie 0 di comenti. 403
Alla fine deI Canto XX il Cesarotti aggiunse i versi
125
416-425. Egli aggiunse questi versi perché egli riteneva che:
••• una pennellata di più con un'imagine deI tutto nuova, e che chiudendo il libro scolpisce nello spirito dei lettori la figura d'Achille nell'aspetto il più appropriato e terribile. 404
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CANTO XXI
Nel Canto XXI sono stati apportati cambiamenti minori,
con l'eccezione deI troncamento di dieci ampi passi. Il primo
cambiamento ha luogo nel primo passo. l versi 1-9 sostitui-
scono il seguente passo: "Ma quando pervennero al guado deI
fiume di - bella - corrente, deI Xanto vorticoso, ..• e Giuno-
ne diffuse dinanzi a loro una folta caligine, onde ratte-
nerli."405 Nella v.Pt. il Cesarotti non menzionô né AChille,
né Giunone.
Poi i versi 23-35 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt. Il Cesarotti pe~ô non giustificô questi cambiamenti.
1 versi 168-195 sostituiscono il passo seguente:
Cos! disse minacciando, ma '1 di vino Achille sollevo il frassino peliaco; e insieme l'Eroe Asteropeo si fe'avanti con due aste, perch'era ambi-destro ..•• pure egli terne la folgore deI sommo Giove, e l'orribil tuono qualor dal cielo manda fracasso. 406
A questo proposito il Cesarotti dichiara: "Gli Eroi
dell'Iliade sono assai spesso soggetti a questi sfallimenti;
ma non si sarebbe aspettato che vi cades se anche Achille.
Nella Vers. Poet. si è cercato di dar un colore plausibile a
questa mancanza inescusabile di desterità."407
l versi 195-223 sostituiscono il seguente passo:
Cos! disse, e dal ciglione divelse l'asta di bronzo, e poich'ebbe a lui tolta la cara vita, lasLiollo colà steso sull'arena: ..• or via, cessa una volta, io ne sono stordito, 0 condottiere-di-popoli. 408
•
127
Il Cesarotti fece parlare Xanto con tono minaccioso e nella
nota (x) egli afferma:
Con tante ragioni d'irritamento il Xanto mostra più paura che collera, e sembra domandar pietà. Questo è piuttosto un complimento ad Achille che una romanzina 0 una minaccia. 10 volli farlo parlare con più di risentimento, e con quella dignità che si conveniva ad un Dl0 protettor di Troja, e ad un Dio padrone che viene insultato in casa propria. 409
l versi 223-229 sostituiscono il passo seguente: "A lui
rispondendo disse Achille dal piè veloce: ... e non mi sono
provato testa a testa con Ettore, sicchè 0 egli uccide me 0
io lui." 410 A questo porposito il Cesarotti sostiene:
"Questa risposta è una contradizione sfacciata e insolente.
Mad. Dacier traduce: cos! sarà una altra volta: ma questo è
uno dei regaluzzi che fa di quando un quando ad Omero. Veggasi
il tornio che si è dato a queste parole."411
Poi, subito dopo il verso 229, manca un passo. Il passo
omesso è il seguente: "Cosi dicendo andô sopra i Trojani
simile a un oio ..•• e soccorrerli sino a tanto che venga il
crepuscolo della sera, e adombri la fertile terra."412
Dopo il verso 277 il Cesarotti tronco un altro passo. Il
passo omesso è il seguente: "Siccorne un uomo fontaniere da
una fonte acqui-negra guida un filo d'acqua per le pianta-
gioni e pegli orti, ... che gli Dei son più possenti degli
uomini."413 Nella nota (c2) il Cesarotti spiega:
Questa comparazione ha due altri difetti ... che ne scemano la bellezza. L'uno ch'è presa da un oggetto identico e nella situazione stessissima. si tratta
•
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sernpre d'un'acqua che corre innanzi ad un uorno. L'altro che l'oggetto rappresentante è men certo e chiaro deI rappresentato. Di fatto è ben plÜ evidente che il f iurne in piena andrà innanz i ad Achille di quelle che il filo d'acqua precederà il fontaniere. É vero che Achille corre, e questo va; ma è altreGi vero che ha ai fianchi un Dio torrente che 10 perseguita. Per tutte queste ragioni ho creduto di poter ornettere questa cornparazione ancorchè leggiadra, 0 piuttosto perchè leggiadra.414
l versi 314-319 sostituiscono il passo seguente:
Cosi disse, e incontanente Nettuno e Minerva gli furono appresso, e sornigliavano nel cor1Jo ad uomini e prendendogli la rnano l' avvaloravano colle parole: ... allor solo ritorna aIle navi; che noi ti diamo di portar il vanto (della vittoria). 415
Il Cesarotti ritenne: "Und predizione cosi schietta e positiva
toglie l'aspettazione al lettore e il merito al coraggio
d'Achille." 416
l versi 370-437 sostituiscono il passo seguente:
Cosi disse: e Vulcano scagliô un foco divinarnente acceso ..•• Cessa ornai dalla contesa, cacci pure il divine Achille anche tosto i Trojani dalla città; che cale a me di rissa e soccorso? 417
A questo proposito il Cesarotti asserisce:
Le osservazioni successive fatte ai varj luoghi di questa battaglia Vulcanica faranno sentir rneglio l'importanza de lIe avvertenze che si sono avute nella Versione Poetica e delle aggiunte da noi fatte affine di rendere questa descrizione quanto più potevasi verisirnile, e interessante. 418
Dopo il verso 459 il Cesarotti troncô dieci arnpi passi,
perché egli considerô la lotta fra gli Dei, una 'farsa
indecente'. l versi ornessi sono i seguenti:
Or poichè fu doma la forza deI Xanto, ~uesti cessarono, che Giunone li ritenne, ancorchè
•
•
129
sdegnata .•.• CoS! fia che tu sconti le maledizioni di tua madre, che crucciata teco macchina mali contro di te perchè abbandonasti gli Achei, e difendi gli spergiuri Trojani.j COS! avendo detto rivolse indietro gli occhi splendenti .... su va, da'lor dietro.j COS! disse, e Minerva frettolosa gl'insegu!j ... COS! disse, e ne rise la Dea bianchibraccia Giunone./ Ma il Re scotiterra parle in tal guisa ad Apollo Febo: e noi ' i stiélmo cosi in disparte? .. e non tenti piuttosto unito a noi di far che gli spergiuri Trojani periscano éll postutto di tristo fine insieme cO'figli, e colle pudiche mogli?/ A lui rispose il Re lungi-saettélnte Apollo . .•• Orsü lasciamo sul fatto di pugnare, gli altri s'azzuffino a lare posta.j COS! avendo detto si rivolse indietroj ... Non far che più ti sentél nelle case deI Padre vantarti come in addietro che combattersi testa a testa contro Nettuno.j Cosi disse, nè le fe'risposta il Lungi-saettante Apollo .... Che se pur vuoi far prova di guerra, accingiti, onde tu possa apprendere quanto io sono da più di te che osi meco pareggiarti di forza./ Disse, ed ambe le mani presele al polso colla sinistra, ... cosi e11a fuggi lagrimando, e lasciè ivi gli strali./ Parle poi a Latona il messaggiero Argicida: ... per cui sovrastano agl'immortali brighe e contese.j Tai cose andavano essi parlando fra loro: ... e si assisero intorno al Padre neri-nugolo. 419
A questo proposito egli dichiara:
Inoltre il combattimento degli Dei non ha veruna cos a che 10 diversifichi da quelli degli uominij cosicchè l'assurdità non è compensata da veruna bellezza. Il Rochefort ... non ebbe cuor di tradurre questo episodio. Egli si contentè di accennarloj io non ho voluto che ne resti orma d'alcuna specie. Achille stava attendendomi, e io mi dieùi fretta di passar a lui senza perder il tempo in questa farsa indecente. 420
l versi 460-479 sosti tuiscono il passo seguente: "Ma
Achille distruggeva insieme i Trojani e i cavalli d'una-sol-
unghia .... coS! Achille recava travaglio e angoscie ai
Trojani. "421 E i versi 558-574 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt., mentre appaiono all'inizio deI Libro XXI della
•
130
V.Pr. A questo proposito il Cesarotti afferma:
Il lettore deve es sere in aspettazione della scioglimento di questa scena fra Achille ed Apollo, ma Omero chiude il libro senza appagare la lare curiosità. 10 credei che la dilazione in questo luogo 0 fosse un'inavvertenza, 0 un artifizio mal collocato, e trasportai qua il compimento dell i
episodio che Omero mal a proposito differisce sino al principio. Puo pero dirsi che l'Iliade è un Poema continuato anche materialmente, e la divisione in libri non è d'Omero ma dei Gramatici. Ad ogni modo l'ultirna parte di questo episodio è troppo staccata, essendoci di mezzo dodici versi che la interrompono. 422
131
CANTO XXII
si direbbe che nei canti XXI e XXII il Cesarotti non
sopporta l'intervento degli Dei e quindi cerca di eliminare
tutti i passi della V.Pt. nei quali questi intervengono per
aiutare i loro eroi. Dopa il verso 10 mancano due passi che
il Cesarotti già mise alla fine deI Canto XXI. Le parole che
pronunciano Febo e Achille pero non sono uguali. l passi
sostituiti sono i seguenti:
Allora Febo Apollo parlà al Pelide: ..• Me gla non ucciderai, ch'io non sono soggetto a morte.! A questo altamente crucciato rispose Achille di piè veloce: ••• io in vero me ne vendicherei se ne avessi la facoltà. 423
l versi 11-22 sostituiscono il seguente passa:
Disse, e s'avvià baldanzoso alla città precipitando come cavallo vincitor-ne'-giuochi traente il suo carro, che ratto scorre per la pianura allungando il passo .... ma questi stavasi dinanzi aIle porte ardendo incessantemente di brama di pugnar con Achi1le. 424
A questo proposito il Cesarotti asserisce:
Nella Vers. Poet. è piuttosto l' illusione deI cuore, che l'acutezza della vista, che presenta a priamo l'aspetto d'Achille: che lungi ancor ben lungi Ravvisa Achille, 0 la pressente. L'Eroe è ancora Iontano, ma il padre cre de di vederlo in agni Greco che si avanza. Il tratto parmi caratteristico, e il patetico si concilia rneglio col verisimile. 425
l versi 179-199 sostituiscono i seguenti passi:
••• e gli Dei tutti stavano a guardarli •... Or via, o Dei, pensa te e consultate se dobbiamo salvarlo da morte, oppur domarlo sotto il Pelide Achille, ancorchè sia prade.! A questo rispose la Dea dalle-
~-----_._-
glauche-luci Minerva: ..• fa pure cie che ti dà l'animo, e non restare. 426
132
A questo proposito il Cesarotti afferma: "Nella Vers. Poet.
non si tiene un consiglio di Dei, Giove si contenta d'un soli-
loquio, ma le sue parole, e la sua compassione per Ettore sono
di tutt'altra specie."427
Subito dopo il verso 199, mancano i passi seguenti:
Cos! dicendo stimola Minerva già pronta e bramosa per se, ed ella scese frettolosa dai gioghi dell' Olimpo .••. cos! nè AGhille potea raggiungerlo co piedi, nè l'~ltro scappargli./ Ma come avrebbe Ettore sfuggite le parche aella morte, .•. Tu intanto qui Gûffermati e respira: ed io accostandomi a questo il persuadera a t~co azzuffarsi./ Cos! disse Minerva, ed egli la ubbidl, •.. ma su via restiamoci, e difendiamci attendendolo di piè fermo./ A questo rispose Ettore agitatore-dell' -elmo: ..• ove gli altri si stanno dentro./ A lui ripiglie la dalle-glaucheluci Minerva: ••. o se piuttosto sarà conquiso dall tua lancia. 428
Il Cesarotti giustifica queste omissioni nella nota (n2):
"Omero veramente nol dice, e potrebbe credersi il contrario.
Ma la circostanza non lasciava tempo di arrestarsi per 18
versi, poichè Achille potea giunger addosso a Ettore inn~nzi
che si fosse preparato a riceverlo."429
Poi nella V.Pt., il Cesarotti aggiunse i versi 200-211,
ed al verso 234 omise tre passi. l passi troncati sono:
Disse, e squassandola 'libre la lancia ombrilunga, ... nè Ettore pastor de'popoll non se ne accorse./ Allora Ettore favelle all'egregio Pelide: .•• che tu sei lare estrema sciagura./ Disse, e squassandola vibra l'asta ombrilunga, •.. ma dopo aver fatto qualche opra grande e da esser udita dai posterie 430
l versi 234-272 sostituiscono i seguenti passi:
133
Cosi Ettore avventossi scotendo l'acuto pugnale: ••• e spiando la vag a pelle ove ~eglio aprisse l'adito alla ferita./ Di essû tutte le altre parti deI corpo ricoprivano le belle arme di cui avea spogliata la forza di Patroclo, dopo averlo uc~iso; ••• Ora i cani c gli uccelli te strazieranno scollciamente, e a quelle daran sepoltura g1i Achei. 431
Il Cesarotti pero non si senti in obbliqo di spiegare questi
cambiamenti.
l versi 357-379 sostituiscono il seguente passo:
Cosi di lui tutta la testa era sozzata di polve ••.• Oh foss'egli morto tra le mie mani! cosi la madre sciaurata che il partori ed io medesimo ci saremmo satollati di pianti e di gemiti. 432
Il Cesarotti asserisce:
10 contuttocio ho creduto di omettere in questo luogo il cenno deI padre d'Achille, acciocchè la sua bellezza ci colpisse maggiormente nella parlata di Priamo ad Achille stesso Canto 24, ove appunto incomincia con questo medesimo sentimento. In ]uo~v di questo nè posi in bocca deI vecchio Re alcuni altri ugualmente adattati alla circostanza. 433
l versi 379-395 sostituiscono il seguente passo:"Cosl
dicea piagnendo, e i cittadini sospirando faceano eco al di
lui pianto •••• ma ora la Morte e la Parca ti colsero."434
Il Cesarotti mise in bocca ad Ecuba alcune parole che non
proferi priamo. Il Cesarotti spiega:
Ho trasportato ad Ecuba il sentimento che Omero avea dato a priamo sul dolore di non aver potuto piagnere il suo Ettore, sembrandomi che stesse meglio in bocca alla madre. Aggiunsl pure altri sentimenti che diversificano nel modo il più conveniente que ste due parlate, le quali nel Testo sono della stesso colore. 435
l versi 435-442 sostituiscono il seguente passo:
134
Cosi detto USC1 1n fretta dal palagio simile a Baccante palpitante il cuore, e le ancel1e andavano con lei ••.. lntorno a lei stavano in fo1la cognate e cugine, che fra loro la teneano, per angoscia bramosa di morte. 436
A questo proposito il Cesarotti afferma:
Questa particolarità è tutt'altro che inutile, come suppone Sca1igero. Questo velo è il monumento delle su nozze. Quanto dovea esser caro al suo cuore! Venere onore la solennità de'suoi sponsa1i con questo. Di qua1 fe1icità non parea che dovesse esser pegno! quanta un ta1 ricordo non rende più compassionevole la sua situazione presente! Con questo spirito si sono aggiunte nel1a Vers. Poet. a1tre circostanze interessanti: le nozze d' Andromacrt ricamate nella sua tela, e gli scherzi de1 pargoletto Astianatte. 437
Dopo il verso 442, cioè alla fine deI Canto, il Cesarotti
omise un lungo passo in cui Andromaca rende il suo lamento per
la morte deI marito Ettore. Il passo omesso è il seguente:
Ella poichè rinvenne, el' anima le si racco1se ne11e viscere, piagnendo con affo1lati sospiri cosi fra le Trojane parle: Ettore 0 me do1ente! ••• Co~i disse piagnendo, e le donne coi sospiri l'accompagnavano. 438
Il Cesarotti spiega nella nota (u3):
Sarebbe realmente privo di gusto chi non trovasse questo luogo pieno d'evidenza toccante, considerandola isolatamente e in se stesso: ma con pace dei sopraccitati critici credo che possa dubitarsi se un tal quadro sia tanto conveniente quanto è naturaIe e patetico. Cie che si allega in difesa pue ammettere moIte risposte, ma ne dare una sola che val per tutte ..•. lo ebbi l'ardire di troncarla di netto. E che vi ho sostituito? Nulla. 439
• 135
CANTO XXIII
l versi 47-49 furono aggiunti dal Cesarotti nella
v.Pt. A questo proposito egli dichiara: "Par che dovesse
aggiungersi, ch'ei già incominciava ad eseguire la sua
promessa, la quaI era ancora assai lontana dal compimento:
questo ê ciô che si ê fatto nella Versione Poetica."440
l versi 70-75 sono dei versi che il Cesarotti aggiunse
nella V.Pt. Egli fece dire alcune parole a Agamennone nella
V.Pt. che non fece dire in que1la letterale. Nella nota (i)
egli afferma: "si è creduto bene di render animato e dramatico
cio che qui si narra freddamente, ponendo in bocca d'Aga-
mennone alcune parole lusinghiere che preparino l'invito al
bagno."441
Anche i versi 94-97 furono aggiunti dal cesarotti,
e a questo proposito eg1i sostiene: "Nella Vers. Poet. sul
fine della parlata d'Achille si aggiunsero alcuni versi onde
s'intendesse ch'egli assiste al convito a stento, e per pura
condiscendl:mza. "442
l versi 162-186 sostituiscono il passo seguente:
Cosi avendo detto stese l'amorose mani, ma non 10 strinse, che l'anima a guisa di fumo n'andô sotterra strillando •.•• Cosi disse, e in tutti suscita un desiderio di piagnere; e l'Aurora diti-rosata apparve a lare che piagnevano intorno al cadavere miserevole. 443
La nota (t) spiega: " Del resto nella Vers. Poet. si ê colto
l'occasione di dar più risalto alla dottrina consolante dell'
136
immortalità, e si è chiuso anche la parlata con espressioni
piü animate di tenerezza."444
l versi 223-226 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V.Pt. A questo proposito il Cesarvtti sostiene:
Questo convoglio funebre è solenne ed interessante. Achille che chiude la marcia sostenendo il capo dell'amico defunto, forma un punto di vista il più commovente: la fantasia se 10 dipinge pendente col suo capo su quelle di Patroclo, che 10 copre di baci, e 10 bagna dl lagrime. 445
Quindi egli aggiunse un tratto nel quale Achille si china su
Patroclo e versa lagrlme su di lui.
l versi 292-315 riassumono due passi della V. Pr. L'episo-
die nel quale Iride va dagli Dei dei venti, è completamente
omesso. l passi sostituiti sono i seguenti:
Non pero abbruciarsi la pira deI morto Patroclo: allora il piè-valente divino Achille s'avviso d'un'altra cosa •.•• acciocchè stiate ad ardere la pira ove giace Patroclo, per cui sospirano tutti gli Achel. / Cosi avendo detto parti; e quelli s'affrettavano di andare con alto rornbo cacciandosi innanzi le nuvole .... cosi Achille gerneva nell' abbruciar l'ossa dell' arnico, strascinandosi intorno la pira e rnandando affollati sospiri. 446
Nella nota (i2) il Cesarotti spiega:
Il Bitaubè fa qui le rneraviglie sopra questa immaginazione che gli sembra animata, grande, e poetica: io credo piuttosto che moIti la troveranno puerile ed alquanto cornica. Questo è bene aver voglia di far scialacquo di rnacchinismo •••• Che direrno dell'umiltà di Madama Iride, che d'ambasciatrice di Giove si fa carneriera d'Achille, senza nemrneno aspettare d'esserne pregata, benchè fosse aspettata a pranzo dagli Etiopi? E quella conversazione coi venti non è ella interessante e degnissima d' arrestarci? Finalrnente un tal episodio ritarda l'azione, raffredda gli spettatori, e fa una
137
discordanza sensibile dal tuono generale di questa solennità funebre .... 10 pero ho risparmiato l'incomodo anche al padre Giove, e ho creduto che a far che i venti soffiassero, bastasse il prego d'Achille, e la promessa d'un sacrifizio. 447
l versi 3'~-337 sostituiscono il passo seguente:
Quando poi apparve Espero ad annunziar la luce alla terra, dietro il quale spargersi sul mare l'Aurora dal-croceo manto, •.. appresso poi, 0 Achivi, la farete alta e larga voi che resterete dopo di me sulle navi di - moIti - banchi. 448
La nota (02) spiega questa sostituzione:
Ben osserva il Bitaubè che Achille ora non si contenta d'un sepolcro mediocre, se non perchè la circostanza non gli permetteva di più. Eustazio, e Mad. Dacier sbagliarono la spirito di questo luogo. 10 qui osservero con quaI sublime indifferenza Achille parli della sua morte risguardata come certa e vicina. Dopo la perdita di Patroclo ei non ha nulla che 10 attacchi alla vitae per altro cio che dice Achille rispetto al sepolcro suo e di Patroclo èopo la sua morte, è da lui esposto colla piü meschina freddezza. S'è creduto di dover nobilitare questo monumento d'amicizia e di gloria, sviluppando quei sentimenti che Achille doveva aver nello spirito, ma che Omero lascio nella penna. 449
l versi 338-345 sostituiscono il seguente passo: "Cosi
disse, e quelli ubbidirono al veloce Pelide .... Ma Achille
ritenne li il popolo, ••. "4~O Il Cesarotti trasferi qui, la
parte in cui si parla deI sonno di Achille, menzionato nel
passo precedente della versione letterale. A questo propo-
sito egli dichiara:
10 percio ho creduto fosse megl i.o trasferir a questo luogo il sonno d'Achille, si per Achille stesso, a cui la passione non dovea lasciar prender riposo se il rito funebre non era interamente compito, e si per carità verso quei poveri Eroi che aveano sofferta una cosi lunga vigilia. 451
138
1 versi 353-382 riassumono due passi della V.Pr. 1 passi
sostituiti sono i seguenti:
E primieramente propose ai cavalieri splendidi premj da riportarsi, •.• e al quinto pose un vase da-duemanichi, intatto-dal-foco./ Poi rizzossi, e tra g1i Argivi proferi parole: .•• Ora voi altri per l'esercito mettetevi in ordine, chiunque degli Achei confida nei cavalli e nei ben costrutti carri. 452
Poi i versi 395-416 sostituiscono il seguente passo: "Antiloco,
te certamente ancorchè giovine amarono Giove e Nettuno, e
t'isturirono di tutte l'arti di guidar cavalli, ••. o quei di
Laomedonte che furon qui nudriti ecce11enti."453 e i versi
416-422 sostituiscono il seguente: "Cosi avcndo detto Nestore
di Neleo dj nuovo si pose a seder nel suo luogo, poich'ebbe al
fig1io divisata ogni cosa .••• acciocchè attento notasse il
corso, e ridicesse la veritâ."454 Il Cesarotti pero non
diede nessuna spiegazione per queste sostituzioni.
1 versi 703-715 sarebbero dovuti es sere posti dopo il
verso 735. La nota (t3) spiega: "Gli ultimi sentimenti di
Nestore si sono da noi trasferiti piü opportunamente al
principio, e si è .::hiuso questa parlata con altri piü connessi
coi precedenti, e adattati al carattere e alla situazione deI
vecchio Eroe."455
1 versi 919-920 sostituiscono il passo seguente:
"Cosi disse, e glorifico il piè-veloce Pelide •.•• Cosi dicendo
glielo pose in mano, e Antiloco lieto sel prese."456 A
questo proposito la nota (p4) asserisce: "Ho creduto che un
139
sorriso di compiaeenza fosse quanto doveva aspettarasi da
Aehille."457
l versi 921-927 sostituiseono il passo seguente:
Ma il Pelide espose nel eirco un'asta ombri-lunga, e une seudo, ed una celata, arme di Sarpedone che gli furono levate da Patroclo .... le arme poi arnbedue le si porteranno in comune, e ad essi imbandiro nelle tende un lauto convito. 458
e i versi 928-952 sostituiscono il seguente: "Cosi disse;
allora s'alzo pure il prode fugliuol di Tideo Diomede •... Ma
l'Eroe diede a Titide la grande spada insieme col fodero e col
ben - tagliato cinto." 459 Per spiegare quest'ultima sostitu-
zione, il Cesarotti sostiene nella nota (q4): "Questo duello
puo andar soggetto a varie censure, di cui si parlerâ nel fine
di questo Canto. si è cereato di scansarle rettificando
alquanto l'econornia della battaglia, e specialmente la
chiusa."460
l versi 966-968 furono aggiunti dal Cesarotti nella V.Pt.
La nota (s4) spiega:
In eonseguenza di questa idea nella Vers. Poet. si è presentato il luogo in questo aspetto, e si è fatto anche ch'Epeo prenda il suo sconcio e la risata dei Greci con disinvoltura graziosa, e rida cogli altri, il che 10 purga intieramente dalla taceia di jattanza, e affeziona i lettori per un earattere che parea dapprima ributtante. 461
l versi 992-1012 sostituiscono il passo seguente:
Cosl disse, e levossi la forza di Teucro il Capitano, e insieme Merione il prode seguace d'Idomeneo ...• Ora Merione si toIse tutte le dieci scuri, e Teucro porto le mezze-scuri alla concavi navi. 462
140
A questo proposito il Cesarotti asserisce:
la p~r ciô mi contentai di far un cenna sulla differenza dei caratteri fra Teucro e Merione, rivelandola anche con un tratto nel fine che dà risalto alla massima, ma omisi l'ecatombe degli agnelli che faceva mena d'onore alla pietà di Merione che vergogna aIl' interessatezza deI Dio. 463
l versi 1030-1035 sostituiscono l'ultimo passo della
V.Pr., nel quale Agamennone non risponde ad Abhille. Il passa
sostituito è il seguente: "Disse; nè discansenti il Re degli
uomini Agamennone, e diede a Merione l'asta di ramei e l'Eroe
diede all'araldo Taltibio l'altro splendidissimo premio."464
Nella nota (y4) il Cesarotti spiega: "si sarebbe aspettato che
Agamennone corrispondesse più degnamente alla buona grazia
singolare d'Achille, e gli faces se un complimenta nelle forme.
10 me ne sono incaricato per lui. "465
l versi 1036-1040 furono aggiunti dal Cesaratti alla
fine deI Canto XXIII. Questi versi si traveranna perô
all'inizio deI prassimo Libro, il ventiquattresimo.
141
CANTO XXIV
Nel Canto XXIV mancano i primi quattro versi perché il
Cesarotti li mise già alla fine deI Canto XXIII. l versi 22-
40 sono simili a quelli della V.Pr., eccetto che il Cesarotti
sostitui l'"aurea egida" di Apollo con l'"ambrosia rugiada" di
Venere. A questo proposito il Cesarotti afferma:
poichè niuno degli Scoliasti, e niun Antiquario non ha mai detto che l'Egide fosse fatta in forma di se.cco, non è facile da intenrlersi corne potesse guardar il corpo di Ettore dallo strazio dei sassi e dei sterpi. perciô nella Vers. Poet. si è creduto meqlio di lasciar oziosa l'Egida d'Apollo, e contentarsi delle droghe di Venere. 466
Nei versi 110-123 ci sono piccole varianti. La prima
consiste nell'omissione di una parte in cui Giove dice che
Tetide sta presso Achille giorno e notte. Alla fine deI
passo, Giove non domanda a une degli Dei di andare a chiamare
Tetide, ma manda direttamente Iride. Per spiegare questi
cambiamenti il Cesarotti asserisce:
Luciano compose il Giove Tragedo. s'egli avesse anche scritto il Giove Come do avrebbe trovato nell'Iliade tutti i materiali deI suo carattere, e questo discorso sarebbe stato degnissimo d'una tal Farsa. 10 credei di dovergliene prestar un altro alfatto diverso, più degno deI di lui nome, e coerente all'oggetto morale che si conveniva al Poema. 467
l versi 150-175 sostituiscono il passo s~guente:
Venisti all'Olimpo, 0 Dea Tetide, quantunque affljtta, avendo ne' precordj lutta indimenticabile : ... Frattanto io invierô Iride al magnanimo priamo, acciocchè riscatti il caro figlio andando aIle navi degli Achei, ~ porti doni che rallegrino l'animo d'Achille. 468
A questo proposito il Cesarotti dichiara:
142
Feci perciè che Giove commettesse a Tetide di disporre il figlio a quest'atto come da se, senza palesar il suo comando assoluto se non in caso d'una resistenza ostinata. Ho inoltre creduto meglio che Giove non palesasse a Tetide la sua intenzione di mandar Iride a priamo, il che s'accorda meglio colla sorpresa che mostra Achille nel vederselo comparir dinanzi. 469
l versi 175-210 sostituiscono il passo seguente:
Cosi disse, nè disobbedi la Dea Tetide dai-pièd'argento, e slanciandosi discese alla tenda deI suo figlio: ... Osù lascialo, e prendi per il morto il prezzo (di riscatto). 470
La nota Cp) spiega questa sostituzione:
Tetide nella Vers. Poet. dissimula in questo discorso l'ordine di Giove, ed insinua con tenerezza materna al figlio di restituir il cadavere per liberarsi da un oggetto sconcio e funesto. ciô dà luogo a una risposta naturale insieme ed inaspettata, che getta nella scena l'interesse della sospensione, e comunica al dialogo passione e vivacità. 471
l versi 210-229 sostituiscono il passo seguente:
"A questo rispondendo disse il piè-veloce Achille: qua venga
chi porti il prezzo, e conducasi via il cadavere, se davvero
10 stesso Olimpio con volenteroso animo il comanda."472
Per spiegare questa sostituzione il Cesarotti dichiara:
Achille è pronto a rassegnarsi al voler di Ciove, ma egli è ancor più pronto a voler dil prezzo •.• Nella Vers. Poet. egli cede in modo che fa sent ire 10
143
sforzo e'l contrasto dell'animo. Egli è il leone che ubbidisce fremendo al padrone che 10 incate~a. 473
l versi 229-249 sostituiscono il passo in cui Giove
parla ad Iride e la manda dal Re priamo. Il passo sostituito
è il seguente: "Cosi questi nell'adunanza delle navi la madre
e il figlio facevano tra lorD moIte alate parole .... Imperocchè
non è insensato, nè sconsigliato 1 nè inufizioso ; ma assai
benignamente te perdonerà all'uom supplichevole."474 Il
Cesarotti a questo proposito sostiene:
10 osserverè piuttosto che l'elogio fa assai poco a proposito. priamo non temeva della vita perchè Achille fosse imprudente, 0 disattento, ma perchè 10 credeva furioso. Omero poteva dunque omctter questo verso inutile e contentarsi dell'altro che tocca il punto. 475
l versi 263-273 sostituiscono il passo in cui Iride parla
a Priamo. Il passo sostituito è il seguente:
Fermossi la nunzia di Giove presso a priamo, e disse con fioca voce (un tremito gli avea prese le membra) : ••• Imperocchè non è insensato, nè sconsiglito, nè inufizioso, ma assai benignamente perdonerà all'uom supplichevole. 476
l versi 358-393 sostituiscono il passo seguente:
Egli poi tutti i Trojani cacciava dal portico, sgridandogli con obbrobriose parole: ... Ah innanzi che cogli occhi io vegga saccheggiata e guasta la città, possa io andare alla casa dell'Orco. 477
Nella nota (b2) il Cesarotti spiega la ragione per la quale
sostitui il passo precedente: "Questo discorso nella Vers.
Poet. ha un carattere affatto diverso."478
l versi 393-416 contengono il discorso che il Re
144
priamo rivolge ai figli. Questi versi sostituiscono il
passo seguente:
Disse, e collo scettro cacciava gli uomini; ed essi inclazati dal vecchio via se n'andavano ...• Non vi spaccierete voi di apprestarmi quanta prima la carretta, nè vi porrete sopra tutte queste robe, acciocchè si compia questo viaggio? 479
A questo proposito il Cesarotti afferma:
Quindi priamo aggrava le colpe dei figli per sottrarsi all'aspetto della sua propria. Tutto C10 che si è detto pue valere a scusar Priamo des suo irritamento, ma non basta a scusar Omero di non aver fatto present ire in qualche modo siffatte idee, e averle lasciate indovinare ai ragionatori. 10 ci ho suppli to per lui, aggiungendo anche alcuni tratti che rendono il suo trasporto più compatibile. 480
l versi 416-418 sostituiscono il passo seguente:
Cos! disse: e questi temendo le rampogne deI padre tirarono fuori la carretta dalle-belle-ruote, mulare, bella, fatta-di-nuovo, e vi legarono sopra la cassa, .•• condussero poscia sotto il giogo a priamo i cavalli che 10 stesso vecchio allevava tenendogli in ripulita stalla. 481
Nella nota (d2) il Cesarotti ammette: "10 osservera piuttosto
che tutto questo dettaglio è inopportuno e importuno perchè
ritarda l'azione, e raffredda l'interesse."482
l versi 418-428 sostituiscono il passo seguente:
Questi il banditore, e priamo avendo ne' precordj prudenti pensieri stavano attaccandogli al giogo nell'alta casa: ..• allora io non saprei in verun modo confortarti e stimolarti, ad andare aIle navi degli Achei, per quanto ne sia bramoso. 483
l versi 527-550 sostituiscono la risposta di Mercurio
nel passo seguente:
A questo di nuovo rispose il nunzio Argicida: mi
145
tenti, 0 vecchio, col dornandarmi deI divino Ettore • • • • nè i Re degli Achei possono rattener (costoro) bramosi di guerra. 484
Nella nota (k2) il Cesarotti spiega: "10 spero d'aver mostrato
più prudenza in Mercurio col dargli una genealogia diversa, e
immaginar altre circostanze che potessero rassicurar l'animo
timoroso di priamo. "485
l versi 550-559 sostituiscono il passo seguente:
A questo poscia rispose il vecchio priamo dei simile: se davvero sei servo deI Pelide Achille dimmi tutta la verità se ancor il mio figlio st? presso le navi, ovver se già Achille fattolo in brani 10 gittô a divorare aIle sue cagne. 486
Il Cesarotti spiega questa sostiuzione nella nota (12):
si poteva esprimer più freddamente e meschinamente una domanda COS! essenziale, a cui poteva temersi una risposta desolatrice? si troverà un po' più di calore nella Vers. Poet. 487
l versi 776-785 sostituiscono il passo seguente: "A
questo bieco guardandolo disse il piè-veloce Achille: .•• Percio
ora non mi sommuover più l'animo coi dolori, perch'io non ti
cacci, 0 vecchio, fuor della tenda ancorchè supplichevole, e
non trasgredisca i comandi di Giove. "488 La nota (f3)
spiega:
Il gran torto d'Ornero nelle parole d'Achille si è di non aver espresso abbastanza questi sentimenti, o di averlo fatto in un modo strano, e sopra tutto di non averci fatta veruna preparazione, poichè nella parlata precedente di Priamo non v'è nulla che potesse dar luogo a cosi bestiale risposta. Questo trasporto odioso potea trasformarsi in un tratto caratteristico naturale ed interessante, facendo prima che priamo si abbandonasse con qualche
146
intemperanza ai trasporti dell'amor paterno, e che Achille facesse sentire che se priamo in Ettore vedeva il fig1io, Achille ravvisava in esso l'uccisor di Patroclo. Questo è cio che s'è fatto nella Vers. Poet. 489
Nei versi 821-834 manca un ampio passo in cui Achille
narra la storia di Niobe. Il passo in questione è il
seguente: "10 ti diedi riscattato, 0 vecchio, il figliuol
tuo, siccome domandasti .•.. egli sarà a te (soggetto) di
molte-lagrime."490
1 versi 834-861 sostituiscono sei passi della V.Pr. l
passi sostituiti sono i seguenti:
Disse, e sorgendo il veloc6 Achille scanna una bianca pecora •.•. Essi sporgevano le mani aIle pronte apparecchiate vivande: .•• / ... ma poichè si trassero il desio della bevanda e deI cibo, ... per l'innanzi io non avea assaggiato nulla./ Cosi disse .... Ma su via dimmi cio, e narrami con verità per quanti giorni brami di far l'esequie al divino Ettore, acciocchè in questo frattempo io mi rimanga (tranquillo) e trattenga il popolo./ A questo rispose poscia il vecchio Priamo dei-simile ••• L'undecimo poi faremo sopra di esso un tumulo, e'l duodecimo combatteremo, se necessità 10 vuole./ A lui di nuovo rispose il piè-velcoe divino Achille .•• imperocchè tanto tempo trattero la guerra quanto comandi. / Cosi detto pre se nel polso la mana destra deI vecchio perchè non temesse nell'animo .••• Tutti gli altri Dei ed uomini armati-d'elmo dormirono tutta la notte, domi dal dolce sonno. 491
Il Cesarotti spiega questa ampia sostituzione:
10 mi sono ben guardato nella Vers. Poet. dal far che priamo cenasse 0 dormisse presso d'AChille, e spero d'avergli prestato una buona ragione per dispensarsene. Chi poi di Omero 0 di me abbia in cio seguito meglio la natura, 10 decideranno i cuori dei padri. 492
147
l versi 881-890 furono aggiunti dal Cesarotti nella
V. Pt., e i versi 890-898 sostituiscono il seguente passo della
V. Pr.:
Nè alcun altro degli uomini 0 delle donnp vagamente cinte n'ebbe sentorei ••. poichè egli era di gran gioja alla città, ed a tutto il popolo. 493
Nella nota Cq3) il Cesarotti afferma:
Io ho creduto che il lettore vedrebbe con piacere anche la pittura dello stato inquieto e dell'aspettazione smaniosa della famiglia di priamo. Cassandra nella Vers. Poet. viene forse più a proposito che nel Testo. Siccome priamo in es sa Versione giunge più per tempo che pres30 Omero, cosi non si potea distinguerlo cogli occhi ancor di lontano; doveasi piuttosto presentirne l'arrivo che sentirlo. Cassandra per il suo carattere d'inspirata era perciô la più opportuna d'ogni altra. 494
l versi 946-985 sostituiscono il passo seguente:
Marito mio, tu giovine perdesti la vita, e lasci me vedova nella casai ••. lmperocchè mûrendo non mi porgesti le mani fuor deI letto, nè mi dicesti alcun savio detto, di cui sernpre mi ricorderei notte e giorno spargendo-Iagrime. 495
Il Cesarotti cambiô l'ordine delle parole nel lamento di
Andromaca e a questo proposito egli asserisce:
Io mi sono studiato di rappresentar fedelmente le bellezze del Testo, ma ho preso la libertà d'inventar l'ordine dei sentimenti, trasportando questi la principio, e riserbando all'ultimo l'idea deI figlio precipitato dalla torre; non solo perchè questo era il colpo più forte, ma perchè non mi parea secondo la natura, che Andromaca dopo questa immagine avesse tempo di passare ad altri lamenti. Di sopra mi sono rimesso ai cuori paterni, questa volta m'appllo e quei delle madri. 496
l versi 986-1008 sostituiscono il passo seguente:
148
COS1 disse piangendo: le donne poi l'accompagnavano coi gemiti •••. Ed ora rugiadoso e fresco giaci nella casa dinanzi a me, simile ~d une che Apollo dall-'arco-d'-argento abbia ucciso cogliendolo co' suoi placidi dardi. 497
A questo proposito la nota (v3) sostiene:
Ad ogni modo questo lamento è molto inferiore a quello d'Andromaca. La parlata è troppo arida, e sente poco della tenerezza materna ••.. Vedi le modificazioni fatte a questa parlata nella Vers. Poet. 498
l versi 1008-1031 sostituiscono il passo seguente:
COS1 disse piangendo, e destossi un lutto insaziabile ...• lmperciocchè nessun altro havvi nell' ampia Troja nè benigno verso di me, nè amico, ma tutti mi hanno in abbominio.
COS1 disse piangendo: e dietro lei piangeva infinita turba. 499
Il Cesarotti fece modificazioni nel lamento di Elena perché
il suo lamento:
.•. nel Testo è dettato principalmente dall' interessei nella Vers. Poet. esso è inspirato dal rimorso, il che 10 rende piü interessante, e disarma l'ira dei lettori contro questa bellezza funesta. vi si è anche aggiunto un cenno che dà risalto alla moralità deI Poema, e rappresenta la morte di Ettore come una punizione degli Dei per la sua soverchia convivenza alla passion deI fratello. 500
Dopo il passo 1031 manca un passo nel quale priamo dà ordini
per le preparazioni dei funerali. Il passo omesso è il
seguente:
Indi il vecchio priamo favella al popolo: Trojani, datevi ora a condur legna alla città,e non temete punto nell' animo l' astuto agguato degli Argi vi. Imperocchè Achille qua mandandomi dalle negre navi mi afferma che non ci nuocerebbe innanzi che venisse la duodecima Aurora. 501
149
Gli ultimi versi deI Canto, versi 1031 alla fine, sostitui-
scono il seguente passo della V.Pr.: "Cosi disse. E quelli
congiunsero sotto ai carri bovi e muli; ... Cosi quelli
celebrarono il funerale di Ettore doma-cavalli. 502 A questo
proposito il Cesarotti afferma:
Se per una parte il Poema d'Omero sembra protratto più a lungo di quel che protava l'azione, per altra pua sembrare imperfetto. Certo è che la conclusion dell'Iliade non ha nessuna apparenza di compimento: e poichè tanto Achille quanto priamo in questo libro medesimo hanno detto che il duodecimo giorno dopo i funerali di Ettore si combatterebbe di nuovo, non v'è lettore che potesse da se stesso immaginare che questo libro fosse l'ultimo deI Poema Omerico. ciô potrebbe avvalorar l'idee di coloro che dubitano se l'Iliade sia un poema intero 0 tronco, 0 se il suo vero soggetto sia l'ira d'Achille, come porta la proposizione, 0 la guerra di Troja, come sembra dirci il suo titolo. 503
150
CONCLUSIONE
Il Cesarotti con la versione in prosa dimostra di essere
un competente grecista, molto sicuro dei valori semantici deI
testo e in grade di darci una disadorna ma fedele versione.
Dopo alcune verifiche preliminari (per le quali ci siamo
avvalsi dell' ausilio ii grecisti competenti) siamo giunti alla
conclusione che il lavoro di collazione tra l'originale greco
e la versione in prosa era superfluo e ci siamo dedicati alla
collaz ione tra la versione in prosa (che abbiamo assunto come
punta di riferimento) e la versione poetica.
In nessun punto delle varie e dettagliate prefazioni deI
Cesarotti è precisato quale delle due versioni sia stata
redatta per prima. È possibile che il Cesarotti, seguendo una
prassi già invalsa sin dai tempi dell'Ariosto e più che mai
corrente con un drammaturgo come l'Alfieri, abbia dapprima
apprestato la versione in prosa e poi, una volta completata
questa si sia accinto a redigere la versione poetica. Questa
ipotesi ci pare tanto più plausibile e valida quanto più si
pensa agli scarti che poi si sono avuti tra la prima e la
seconda: non è concepibile che il Cesarotti deviasse dalla
propria versione in prosa se questa fosse stata redatta di
pari passo, pagina per pagina, con quella poetica.
151
Tutto sornrnato il Cesarotti, con la versione poetica,
ci ha dato più 0 mena settantacinque pagine di creazione
rornanzesca deI tutto inedita e con le sue note ci ha fornito
un vero e proprio "trattarello" di estetica deI gusto sette
centesco.
Ha presentato nuovi personaggi divisibili in due gruppi.
Persone che già esistevano nell'Iliade di Omero (ma che lui
ha profondamente trasformati) e personaggi deI tutto nuo~i.
Per quanto riguarda la lingua poetica deI Cesarotti, essa
non comporta varianti lessicali 0 prosodiche di rilievo. It
Cesarotti utilizza la lingua poetica tipica deI repertorio
italiano tardo-arcadico. DaI punto di vista lessicale egli
è il più grande sostenitore dell'aggettivazione composita.
stile che ha ereditato dall'Ossian.
Il Cesarotti esalta alcuni valori e atteggiamenti nella
versione in prosa. Egli esalta il coraggio degli eroi greci
e troiani, l'onore e la dignità degli Dei, l'umiltà dei guer
rieri e la fedeltà dei personaggi femminili. Il Cesarotti
mette in risalto Ettore, facendolo parere più coraggioso
davanti aIle sue imprese guerresche ed 8saltando la sua umiltà
dinnanzi agli Dei.
Se da un punta di vista filologico il lavoro deI
Cesarotti è deI tutto inaccettabile, da un punta di vista
dell'evoluzione deI gusto letterario è quanto mai rivelante.
Esso ci permette di seguire passo per passo la nascita della
-
152
creatività letteraria e di documentare la serie di tentativi
che sono stati fatti per creare il romanzo e il teatro
moderni.
Non scordiamo infatti che il Settecento è per tutta
l'Europa il secolo in cui si è svolta la battaglia defini
tiva per il rinnovamento letterario, per il riconoscimento
della creatività indipendentemente dalla "veridicità" della
storia narrata (0 poetata, 0 drammatizzata) e per il finale
disancoramento dalla pesante tutela dei classici dell'anti
chità.
Questo affrancamento non è stato né facile, né pacifico.
V'erano in gioco poste notevoli, non solo di natura e di
portata letteraria, ma addirittura questioni Iinguistiche,
nazionalistiche, politiche, ecc.
Vediamo di ampliare ciascuno di questi punti, in modo
da potervi poi ubicare l'operato deI Cesarotti e capire in
quale misura esso collimi con la dinamica dei suoi tempi.
Per quanto riguarda la quérelle des anciens et des
modernes, già giunta a piena virulenza nel seicento, tanto
in Italia (Il cannocchiale aristotelico), quanta nel resto
d'Europa (Das buch von der deutschen Poeterey, A Preface to
the Plays of William Shakespeare, Défence et illustration de
la langue française), il Settecento liquida una volta
per tutte la secolare sudditanza deI creare e deI pensare
moderne ai parametri e ai generi letterari dell'antichità.
Ne nascono nuovi generi (il romanzo) e acquistano piena
cittadinanza letteraria, sia dai modelli classici (il
"rifacimento" come soglia ma~sima deI creare e dell'in
ventare) che dal fatto vero (ancora il Manzoni pero si
sentirà in dovere di precisare che non aveva fatto altro
che rifare una "storia vera").
153
È da notare che la liberazione della creatività passa
per stratagemmi, menzogne e agnizioni degne della commedia
dell'arte e non si è esenti dai colpi di scena e da avve
nimenti drammatici. Già l'Ariosto aveva deriso le aspet
tative credulone dei suoi lettori asserendo a più riprese
che desumeva ogni dettaglio da Turpino: e quando poi le
sparava più grosse deI credibile invitava il proprio udi
torio (visto che il suo era un poema che si leggeva ad alta
voce e cOllettivamente, piuttosto che a labbra chiuse ed
individualmente) a rifarsi proprio al monaco che tutto aveva
visto e registrato. Ma l'Ariosto praticava un genere ridan
ciano, al di fuori dell'ecumene letteraria rinascimentale:
piaceva a tutti, certo, ma nessun letterato serio dell'epoca
10 avrebbe incluso nel novera dei generi seri per quella sua
opera: dal Pulci al Boiardo la letteratura cavalleresca era
diletto per dame, per scioperati, per bighelloni sulle piazze.
Dunque il problema non si pone in termini incontornabili che
nel Settecento, e riceve varie soluzioni.
154
La prima di que ste soluzioni è di annunciare al mondo
delle lettere che si è ritrovato un documento e che 10 si
è rifatto 0 tradotto. È il casa di James Macpherson e di
Thomas Chatterton: il primo f~ al centro di una polemica
che coinvolse Th~ House of Lords e l'irascibile corifeo
della letteratura inglese, il Dr. Samuel Johnson. Il
giovane Chatterton si suicidô in seguito alla sua "men
zogna".
Il secondo è quelle di tradurre "liberamente" un
classico. Omero primeggia: 10 traducono, tra gli altri,
James Macpherson stesso, i francesi Mérian e Bitaubé
(rispettivamente in prosa e in versi), gli italiani
Cesarotti, Foscolo e Monti.
Il terzo è quelle di mettere se stessi al centro
dell'opera e di creare la letteratura in prima persona:
nascono i romanzi epistolari, le confessioni (ben diverse
da quelle di Sant'Agostino 0 di Santa Teresa, per inten
derci) ed i Bruchstück (di cui la versione italiana più
vicina è quella deI sonetto ad incipit acefalo, come nel
nel casa di Ugo Foscolo). È l'epoca dei Werther, degli
Ortis, degli Adolphe, delle Confessions d'un enfant du siècle.
Ma è anche l'epoca in cui il romanzo viene ripreso seriamente
in considerazione e dall' epistolarismo dozzinale di Richardson
si passa al magistrale psicologismo di Sterne. In Italia si
rimane ai margini di tale produzione con opere come il Platone
155
in Italia e le Notti romane, mentre la prosa più 0 mena roman
zesca si rifà conl'autobiografismo (già ben avviato a Benve
nuto Cellini, ai suoi ternpi e poi totalmente ridirnensionato da
Giambattista vico e da Pietro Giannone): è la vita deI conte
Alfieri a occupare il poste d'onore in questa ignara corsa
alla libera scrittura.
La saggistica, da Steele e da Addison in poi, assume
un suo valore distinto e culmina nella magistrale requisi
toria della Staël sul romanticismo europeo (Pe l'Allemagne).
l saggi londinesi deI Foscolo sono la più squisita espres
sione italiana di questo genere.
l nuovi generi letterari tuttavia non sono una mera
espressione formale. Essi corrispondono ad un fermento
sentimentale e politico di Jastissime proporzioni e diven
tano atti ad accoglierne tutti i dettami e le sollecita
zioni: è l'incipiente romanticismo che bussa aIle porte
della nuova era letteraria.
Il Cesarotti si è inserito pristinamente in questo
rinnovamento tramite le traduzioni e la saggistica. Il suo
Saggio sulla filosofia delle lingue (che riecheggia da vici
no ma con notevoli varianti e geniali intuizioni ex nova, i
trattati deI De Brosses e deI Condillac) gli apre la via per
concepire la lingua e la fenomenologia letterarie come enti
tà in costante mutazione e rinnovamento. Se mai sussiste
vano ancora velleità di sudditanza aIle lettere antiche
156
(come 10 si desume dalla sua quérelle con il Galeani Napio
ne), il Cesarotti le accantona definitivamente e 10 fa tra
mite la sua conceZl0ne ultramoderna della lingua, ed in
particolar modo di quella letteraria.
Per quanta riguarda le sue traduzioni, esse non pote
vano es sere più controverse. Le sue giovanili versioni delle
opere teatrali di Voltaire rasentano l'anatema in quanto a
contenuti e dimostrano una spigliatezza di linguaggio rara
persino ad Ottocento inoltrato. La sua resa in endecasillabi
sciolti della prosa dell'Ossian di James Macpherson fa scuola:
è forse l'opera che piü di ogni altra ha contribuito alla
nascita ed alla diffusione dp~ romanticismo su scala europea
(come 10 attesta autorevolmente il Van Tieghem). Le tradu
zioni di Demostene e di Omero dovevano essere la parte più
pacifica e più piattamente accadernica della sua carriera di
docente di greco e di ebraico (non imprarô mai nulla piü
dell'alfabeto in quest'ultima lingua, in una città che
contava una delle piü grandi, delle più attive e delle più
edotte comunità ebraiche d'Europa). E in tutta verità la
bibliografia esistente su questo argomento si limita a con
statare che il Cesarotti diede due versioni dell'Iliade.
Quanto fosse viva nell'abate padovano l'ansia di rinno-
vare personaggi e situazioni, anche a rischio di renderli
ben morituri con le loro ciprie e le loro parrucche arca
diche, rimaneva da verificare, ed è appunto stato il la-
voro svolto in questa lunga e paziente collazione delle
due versioni.
157
In sense strettamente storico-letterario il Cesarotti,
con la sua versione infedelissima in versi, ha isolato un
personaggio (Ettore) e 10 ha reso degno di pianti e di
effusioni senza fine. Non è tanto quindi, a nostro parere,
la decurtazione 0 la risistemazione di numerosi altri epi
sodi, e non è neppure la costante morigerazione degli enun
ziati di altri personaggi, centrali e no, che conta in
questa operazione, quanto la creazione ex nihilo di un
personaggio nuovo, capace di assumersi les épanchements du
coeur, quelle che Ladislao Mittner chiamava le Herzenergie
Bungen, e di aver con questo - più inconsciamente che scien
temente - creato un prototipo di opera romantica. Ettore
è diventato un eroe romantico, una vittima che muore, come
Werther 0 come ortis, e sul quale si possono riversare
pianti e commiserazioni.
si pue parlare di romanzo? Bisogna intenderci. Se
per romanzo intendiamo un volume a sé stante, con episodi
e sviluppi indipendenti, la risposta sicuramente è no. Ma
se vogliamo reperire nella traduzione poetica deI Cesarotti
i cod ici di una nuova letteratura, le aggettivazioni, le
motivazioni, le accentuazioni sentimentali, la risposta è
si. Certo, se i limiti della tesi di secondo cielo (già
di molto superati in queste pagine) non ce 10 avessero
158
impedito, si potevano letteralmente elencare gli attri-
buti nuovi e le situazioni ex novo imputabili esclusiva
mente al Cesarotti, per redigere una sorta di breviario
della sensibilità protoromantica. E poiché anche in opere
come quelle magistrali di Walter Binni sul protomanticismo
italiano vi sembrano essere brancicamenti a questo riguardo,
sarà forse questa una fatica da intraprendere in sede di
ricerca di terzo cielo, proprio al fine esclusivo di appor
tare lumi circa una transizione letteraria le cui date ed
i cui termini continuano ad essere spostati, senza punti
di riferimento inoppugnabilmente attendibili.
159
NOTE
1 Melchiorre cesarotti, Ragionamento storico-critico.
Parte III.
2 Ibid., pp. 303-4.
3 Cesare Angelini, Rizzoli, 1940), p. 765.
Opere scelte,
4 Melchiorre cearotti, L'Iliade,
pp. 2-4, nota (a).
5 Ibid., pp. 5-8, nota (f).
6 Ibid., p. 11, nota (f).
7 Ibid., p. 22.
(Mi lano-Roma :
8 Melchiorre Cesarotti, La Morte d'Ettore,
p. 9.
9 Cesarotti, L'Iliade, p.22, nota (b2).
10 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p.12.
11 Cesarotti, L'Iliade, p. 42.
12 Ibid., p. 43, nota (x2).
13 Ibid., p. 57-8.
14 Cesarotti, L'Iliade, p.58, nota (k3).
160
15 Ibid. , p. 111-3.
16 Ibid. , p. 111-2, nota (q5)
17 Ibid. , p. 120.
18 Cesarotti, L'Iliade, p. 120-1, nota (g6) •
19 Ibid. , p. 125, nota (m6) .
20 Ibid. , p. 126, nota (n6) .
21 Ibid. , p. 126.
22 Ibid. , p. 126, nota (o6) .
23 Ibid. , p. 127-9.
24 Ibid. , p. 128, nota (p6) .
25 Ibid. , p. 139.
26 Ibid. , p. 138, nota (c7) •
27 Ibid. , p. 146, nota (e) .
28 Ibid. , p. 146-7, nota (e) .
29 Ibid. , p. 146, nota (e) .
30 Ibid. , p. 156, nota en) .
31 Ibid. , p. 156-7.
32 Ibid. , p. 176, nota (X2) .
33 Ibid. , p. 177-8.
34 Ibid. , p. 177, nota (Z2) .
35 Ibid. , p. 210, nota (p4) .
36 Ibid. , p. 220, nota (e5) .
161
37 Ibid. , p. 12, nota (d) .
38 Ibid. , p. 27, nota (s) •
39 Ibid. , p. 28-9.
40 Ibid. , p. 28-9, nota (x) .
41 Ibid. , p. 65.
42 Ibid. , p. 65, nota (03) •
43 Ibid. , p. 89.
44 Ibid. , p. 89, nota (q4) .
45 Ibid. , p. 103-4.
46 Ibid. , p. 104-6.
47 Ibid. , p. 107, nota (s) •
48 Ibid. , p. 107-8.
49 Ibid. , p. 108-10.
50 Ibid. , p. 110, nota ( z) •
51 Ibid. , p. 114-6, nota (e2) .
52 Ibid. , p. 143-4.
53 Ibid. , p. 143-4, nota (c3) .
54 Ibid. , p. 144.
55 Ibid. , p. 162-3, nota (y3) .
56 Ibid. , p. 192-4, nota (x4) .
57 Ibid. , p. 201.
58 Ibid. , p. 201-2, nota (e) .
59 Ibid. , p. 220-1.
162
60 Ibid. , p. 227.
61 Ibid. , p. 248-9, nota (f3) •
62 Ibid. , p. 248-50.
63 Ibid. , p. 253-5.
64 Ibid. , p. 261-2.
65 Ibid. , p. 261-2, nota (53) •
66 Ibid. , p. 264-5.
67 Ibid. , p. 266-7, nota (v3) .
68 Ibid. , p. 267, nota (u3) .
69 Ibid. , p. 269, nota (y3) •
70 Ibid. , p. 275-6.
71 Ibid. , p. 286-7.
72 Ibid. , p. 287, nota (04) •
73 Ibid. , p. 296-7.
74 Ibid. , p. 305, nota (k5) •
75 Ibid. , p. 303-5.
76 Ibid. , p. 315-8.
77 Ibid. , p. 317, nota (v5) •
78 Ibid. , p. 1.
79 Ibid. , p. 2-5.
80 Ibid. , p. 17-8.
81 Ibid. , p. 18, nota (p) •
82 Ibid. , p. 20-3.
163
83 Ibid. , p. 22-3, nota (y) •
84 Cesarotti, La Morte d' Ettore , p. 231-
85 Cesarotti, L'Iliade, p.5S-9.
86 Ibid. , p.61.
87 Ibid. , p. 61, nota (n3) .
88 Ibid. , p. 81-4.
89 Ibid. , p. 87, nota (14).
90 Ibid. , p. 102-6.
91 Ibid. , p. 107, nota (h) •
92 Ibid. , p. 106-8.
93 Ibid. , p. 107-8, nota (c) •
94 Ibid. , p. 121-4.
95 Ibid. , p. 124-9.
96 Ibid. , p. 236, nota (d2) •
97 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 256.
98 Cesarotti, L' -, p. 239, nota (g2) •
99 Ibid. , p. 169-73.
100 Ibid. , p. 174.
101 Ibid. , p. 172, nota (k3) .
102 Ibid. , p. 174-7.
103 Ibid. , p. lS0, nota (t3) •
104 Ibid. , p. lS2-3.
105 Ibid. , p. lS4-6.
164
106 Ibid. , p. 185, nota (y3) .
107 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 288.
108 Cesarotti, L'Iliade, p. 196-8.
109 Ibid. , p. 198-200.
110 Ibid. , p. 200, nota (g) .
111 Ibid. , p. 208-9.
112 Ibid. , p. 211, nota (1) .
113 Ibid. , p. 215.
114 Ibid. , p. 227, nota (v) •
115 Ibid. , p. 228-9.
116 Ibid. , p. 228-9, nota (y) •
117 Ibid. , p. 232, nota (b2) •
118 Ibid. , p. 243, nota (i2) .
119 Ibid. , p. 244-6.
120 Ibid. , p. 245, nota (m2) .
121 Cesarotti, La Morte d' Ettore, p. 304.
122 cesarotti, L'Iliade p. 248-9.
123 Ibid. , p. 248, nota (p2) .
124 Ibid. , p. 263-7.
125 Ibid. , p. 267, nota (f) .
126 Ibid. , p. 296-304.
127 Ibid. , p. 303, nota (f2) .
128 Ibid. , p. 346, nota (x3) •
.'
165
129 Ibid. , p. 357.
130 Ibid. , p. 357, nota (i4) .
131 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 348.
132 Cesarotti, L'Iliade, p. 363, nota (n4) .
133 Ibid. , p. 367-8.
134 Ibid. , p. 367, nota (s4) .
135 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 35l.
136 Cesarotti, L'Iliade, p. 373.
137 Ibid. , p. 24-7.
138 Ibid. , p. 28-9.
139 Ibid. , p. 29, nota (h2) .
140 Ibid. , p. 46-7, nota (b3) .
141 Ibid. , p. 83-6.
142 Ibid. , p. 84, nota (z) •
143 Ibid. , p. 89.
144 Ibid. , p. 89, nota (g2) •
145 Ibid. , p. 90-l.
146 Ibid. , p. 94.
147 Ibid. , p. 94, nota (n2) .
148 Ibid. , p. 95, nota (02) •
149 Ibid. , p. 96-7.
150 Ibid. , p. 99.
166
151 Ibid., p. 98-9, nota (s2) •
152 Ibid. , p. 102, nota (z2) •
153 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 53.
154 Cesarotti, L'Iliade, p. 112-6.
155 Ibid. , p. 116-7.
156 Ibid. , p. 118.
157 Ibid. , p. 128-33.
158 Ibid. , p. 132.
159 Ibid. , p. 133 -44.
160 Ibid. , p. 140.
161 Ibid. , p. 152-60.
162 Ibid. , p. 157, nota (c) •
163 Ibid. , p. 160.
164 Ibid. , p. 162, nota (g) •
165 Ibid. , p. 166-7, nota (k) •
166 Cesarotti, La Morte d' Ettore, p. 76.
167 Cesarotti, L'Iliade, p. 167, nota (l) •
168 Ibid. , p. 169-70.
169 Ibid. , p. 170, nota (n) .
170 Cesarotti, La Morte d'Ettore, p. 79.
171 Cesarotti, L'Iliade, p. 192-3.
172 Ibid. , p. 195-6.
~--------
167
173 Ibid. , p. 196, nota (k2) •
174 Ibid. , p. 204-5, nota (r2) .
175 Ibid. , p. 208-14.
176 Ibid. , p. 208, nota (a) .
177 Ibid. , p. 229.
178 Ibid. , p. 230-2.
179 Ibid. , p. 230, nota (n) .
180 Ibid. , p. 247-51.
181 Ibid. , p. 247-9.
182 Ibid. , p. 254-5.
183 Ibid. , p. 256-9.
184 Ibid. , p. 258, nota (f2) •
185 Ibid. , p. 273-5.
186 Ibid. , p. 275, nota (t2) •
187 Ibid. , p. 283-6.
188 Ibid. , p. 285.
189 Ibid. , p. 290.
190 Ibid. , p. 303, nota (u3) .
191 Ibid. , p. 290-2.
192 Ibid. , p. 293, nota (13) .
193 Ibid\ , p. 293-6.
194 Ibid. , p. 296-7.
168
• 195 Ibid. , p. 298, nota (q3) .
196 Ibid. , p. 298.
197 Ibid. , p. 298.
198 Ibid. , p. 299, nota (r3) •
199 Ibid. , p. 303-4.
200 Ibid. , p. 304, nota (x3) •
201 Ibid. , p. 304-5.
202 Ibid. , p. 304, nota (y3) •
203 Ibid. , p. 307.
204 Ibid. , p. 309.
205 Ibid. , p. 311.
206 Ibid. , p. 311, nota (h) •
207 Ibid. , p. 313-4.
208 Ibid. , p. 313-4, nota (i) •
209 Ibid. , p. 316.
210 Ibid. , p. 316, nota (n) •
211 Ibid. , p. 316-20.
212 Ibid. , p. 322, nota (q) •
213 Ibid. , p. 328.
214 Ibid. , p. 329, nota (x) •
215 Ibid. , p. 332.
216 Ibid. , p. 332, nota (z) •
169
217 Ibid. , p. 332-7.
218 Ibid. , p. 335-6, nota (b2) •
219 Ibid. , p. 337-41.
220 Ibid. , p. 338, nota (d2) .
221 Ibid. , p. 341-51.
222 Ibid. , p. 338, nota (e2) .
223 Ibid. , p. 353-5.
224 Ibid. , p. 355, nota (b3) .
225 Ibid. , p. 355-6, nota (c3) .
226 Ibid. , p. 356, nota (d3) .
227 Ibid. , p. 357-9.
228 Ibid. , p. 359, nota (g3) .
229 Ibid. , p. 367, nota (k3) .
230 Ibid. , p. 368-9, nota (13) .
231 Ibid. , p. 365-70.
232 Ibid. , p. 370-1.
233 Ibid. , p. 371, nota (03) .
234 Ibid. , p. 347-77.
235 Ibid. , p. 376, nota (x3) .
236 Ibid. , p. 378-80.
237 Ibid. , p. 378-9, nota (z3) .
238 Ibid. , p. 379, nota (a4) .
------ ---- ---
170
239 Ibid. , p. 2-5.
240 Ibid. , p. 2, nota (a) .
241 Ibid. , p. 5-13.
242 Ibid. , p. 15, nota (In) •
243 Ibid. , p. 16-7.
244 Ibid. , p. 18-20.
245 Ibid. , p. 18, nota (r) •
246 Ibid. , p. 20, nota (t) .
247 Ibid. , p. 26-7.
248 Ibid. , p. 28, nota (c2) .
249 Ibid. , p. 32.
250 Ibid. , p. 32, nota (i2) .
251 Ibid. , p. 37-8.
252 Ibid. , p. 37-8, nota (02) .
253 Ibid. , p. 41-2.
254 Ibid. , p. 41-2, nota (s2) .
255 Ibid. , p. 42.
256 Ibid. , p. 43, nota (t2) .
257 Ibid. , p. 44-5.
258 Ibid. , p. 44-5, nota (u2) .
259 Ibid. , p. 47.
260 Ibid. , p. 48-51.
171
• 261 Ibid. , p. 50, nota (d3) .
262 Ibid. , p. 53-9.
263 Ibid. , p. 53, nota (g3) .
264 Ibid. , p. 59-61.
265 Ibid. , p. 61-2.
266 Ibid. , p. 69-70.
267 Ibid. , p. 71, nota (q3) •
268 Ibid. , p. 70-3.
269 Ibid. , p. 80, nota (z 3) •
270 Ibid. , p. 73-4.
271 Ibid. , p. 73-4, nota (t)} .
272 Ibid. , p. 77.
273 Ibid. , p. 78-9.
274 Ibid. , p. 80.
275 Ibid. , p. 86-8.
276 Ibid. , p. 87, nota (k) •
277 Ibid. , p. 89.
278 Ibid. , p. 104.
279 Ibid. , p. 111-2.
280 Ibid. , p. 111-2, nota (k2) •
281 Ibid. , p. 112-3.
282 Ibid. , p. 119-20.
172
• 283 Ibid. , p. 122-4.
284 Ibid. , p. 123 -4, nota (z2) •
285 Ibid. , p. 125-30.
286 Ibid. , p. 130-2.
287 Ibid. , p. 131.
288 Ibid. , p. 134-6.
289 Ibid. , p. 136.
290 Ibid. , p. 136-7.
291 Ibid. , p. 137.
292 Ibid. , p. 141, nota (k3) •
293 Ibid. , p. 137-43.
294 Ibid. , p. 143, nota (13) •
295 Ibid. , p. 143-6.
296 Ibid. , p. 146-8.
297 Ibid. , p. 147, nota (03) •
298 Ibid. , p. 148.
299 Ibid. , p. 148-9.
300 Ibid. , p. 149-50.
301 Ibid. , p. 150, nota (r3) •
302 Ibid. , p. 151-3.
303 Ibid. , p. 153.
304 Ibid. , p. 153-6.
173
• 305 Ibid. , p. 156-9.
306 Ibid. , p. 161-2.
307 Ibid. , p. 163-5.
308 Ibid. , p. 166-77.
309 Ibid. , p. 175-6, nota (i4) •
310 Ibid. , p. 182.
311 Ibid. , p. 182, nota (r4) .
312 Ibid. , p. 183-4, nota (a) .
313 Ibid. , p. 186, nota (d) •
314 Ibid. , p. 193-5.
315 Ibid. , p. 194, nota (k) •
316 Ibid. , p. 196-7.
317 Ibid. , p. 197-201.
318 Ibid. , p. 200, nota (0) •
319 Ibid. , p. 201-4.
320 Ibid. , p. 202, nota (r) .
321 Ibid. , p. 205-6.
322 Ibid. , p. 206, nota (u) .
323 Ibid. , p. 206-8.
324 Ibid. , p. 209, nota (b2) .
325 Ibid. , p. 209-11.
326 Ibid. , p. 211-3.
--------~-- -------------- --
174
327 Ibid. , p. 213-4.
328 Ibid. , p. 214-5.
329 Ibid. , p. 216-8.
330 Ibid. , p. 216-7, nota (k2) •
331 Ibid. , p. 218.
332 Ibid. , p. 218-9.
333 Ibid. , p. 219-33.
334 Ibid. , p. 221-2, nota (n2) •
335 Ibid. , p. 233-5.
336 Ibid. , p. 236.
337 Ibid. , p. 236-7.
338 Ibid. , p. 237.
339 Ibid. , p. 237-8.
340 Ibid. , p. 238, nota (z2) •
341 Ibid. , p. 238-46.
342 Ibid. , p. 247-57.
343 Ibid. , p. 255, nota (g3) •
344 Ibid. , p. 257-8.
345 Ibid. , p. 258-9.
346 Ibid. , p. 259-60.
347 Ibid. , p. 225.
348 Ibid. , p. 260-2.
175
349 Ibid. , p. 271-2.
350 Ibid. , p. 271-2, nota (g) •
351 Ibid. , p. 276-82.
352 Ibid. , p. 277, nota (m) •
353 Ibid. , p. 282, nota (r) .
354 Ibid. , p. 283.
355 Ibid. , p. 284-5.
356 Ibid. , p. 285-7.
357 Ibid. , p. 285-6.
358 Ibid. , p. 287-8.
359 Ibid. , p. 288, nota (u) •
360 Ibid. , p. 295, nota (b2) •
361 Ibid. , p. 296-8.
362 Ibid. , p. 297, nota (f2) •
363 Ibid. , p. 297, nota (h2) •
364 Ibid. , p. 30l.
365 Ibid. , p. 301, nota (k2) •
366 Ibid. , p. 342, nota (s3) •
367 Ibid. , p. 8-1l.
368 Ibid. , p. 11, nota (k) .
369 Ibid. , p. 12-9.
370 Ibid. , p. 19, nota (r) .
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371 Ibid. , p. 20-2.
372 Ibid. , p. 22, nota (v) •
373 Ibid. , p. 25-8.
374 Ibid. , p. 26-7.
375 Ibid. , p. 30-1-
376 Ibid. , p. 31, nota (d2) •
377 Ibid. , p. 38.
378 Ibid. , p. 41-7.
379 Ibid. , p. 42, nota (q2) .
380 Ibid. , p. 45, nota (r2) •
381 Ibid. , p. 49-50.
382 Ibid. , p. 50-1.
383 Ibid. , p. 51, nota (e) •
384 Ibid. , p. 55-61.
385 Ibid. , p. 63-5.
386 Ibid. , p. 65, nota (s) •
387 Ibid. , p. 65-6.
388 Ibid. , p. 66-79.
389 Ibid. , p. 70: nota (v) •
390 Ibid. , p. 79-80.
391 Ibid. , p. 79, nota (d2) .
392 Ibid. , p. 81-5.
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393 Ibid. , p. 85-6.
394 Ibid. , p. 86, nota (h2) .
395 Ibid. , p. 87.
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401 Ibid. , p. 95-6.
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403 Ibid. , p. 97, nota (s2) .
404 Ibid. , p. 92-3, nota (n2) .
405 Ibid. 1 p. 103.
406 Ibid. 1 p. 119-22.
407 Ibid. , p. 119-20, nota (q) •
408 Ibid. , p. 122-23.
409 Ibid. , p. 123, nota (x) •
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411 Ibid. , p. 124, nota (y) •
412 Ibid. , p. 124.
413 Ibid. , p. 127-30.
414 Ibid. , p. 129, nota (c2) •
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415 Ibid. , p. 131-2.
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420 Ibid. , p. 146, nota (q2) .
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422 Ibid. , p. 168, nota (p3 J •
423 Ibid. , p. 170.
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425 Ibid. , p. 171, nota (d) .
426 Ibid. , p. 194-5.
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430 Ibid. , p. 206-8.
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437 Ibid. , p. 234, nota (t3) .
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439 Ibid. , p. 236-7, nota (U3) .
440 Ibid. , p. 243, nota (g) •
441 Ibid. , p. 244, nota ( i) .
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456 Ibid. , p. 306.
457 Ibid. , p. 306, nota (p4) .
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459 Ibid. , p. 307-8.
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468 Ibid. , p. 327-8.
469 Ibid. , p. 327-8, nota (n) .
470 Ibid. , p. 328-30.
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474 Ibid. , p. 331-2.
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476 Ibid. , p. 333-5.
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e 481 Ibid. , p. 341-3.
482 Ibid. , p. 342, nota (d2) .
483 Ibid. , p. 343-4.
484 Ibid. , p. 350-1.
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487 Ibid. , p. 351, nota (12) .
488 Ibid. , p. 368-9.
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