le amiche del portico - 30 anni con voi

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Per un novellarese la parola “Portico” viene subito in mente è sicuramente il nostro giornale locale, che da trentanni racconta di noi, della nostra storia, dei cambiamenti e delle speranze di Novellara.Il Portico quindi, sia nel primo che nel secondo contesto, raccoglie testimonianze, fa conoscere e incontrare le gente per condividere gioie e dolori.Le protagoniste, che si vogliono omaggiare con questo libro, sono in particolare le donne che hanno contribuito a vivere la città in modo attivo e impegnato che, giorno dopo giorno, hanno compiuto piccole o grandi azioni a be- neficio della comunità.Donne che hanno sempre dimostrato, ognuna con i propri percorsi e con le proprie competenze tutto l’amore per No- vellara.

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Page 1: Le amiche del Portico - 30 anni con voi
Page 2: Le amiche del Portico - 30 anni con voi
Page 3: Le amiche del Portico - 30 anni con voi

CIRCOLO IL CONTEMPORANEO

Page 4: Le amiche del Portico - 30 anni con voi

Per un novellarese la parola “Portico” rappresenta due cose: la prima è la struttura urbanistica del centro storico caratterizzato da gallerie aperte sulla piazza o su strade antiche, la base che sostiene tante case e palazzi, luogo che accoglie bar e negozi e che protegge dal caldo e dal freddo i pedoni durante le passeggiate.L’altra cosa che viene subito in mente è sicuramente il no-stro giornale locale, che da trentanni racconta di noi, della nostra storia, dei cambiamenti e delle speranze di Novel-lara.Il Portico quindi, sia nel primo che nel secondo contesto, raccoglie testimonianze, fa conoscere e incontrare le gente per condividere gioie e dolori. Le protagoniste, che si vogliono omaggiare con questo libro, sono in particolare le donne che hanno contribuito a vivere la città in modo attivo e impegnato che, giorno dopo giorno, hanno compiuto piccole o grandi azioni a be-neficio della comunità. Donne che hanno sempre dimostrato, ognuna con i propri percorsi e con le proprie competenze tutto l’amore per No-vellara.

Barbara CantarelliVice Sindaco

Assessore Economia locale, Bilancio e TurismoComune di Novellara

Page 5: Le amiche del Portico - 30 anni con voi

Il potere germinativo

lLe storie, sono doni d’amore Lewis Carroll

“Le storie, sono doni d’amore”, scriveva Lewis Carroll, autore del famoso “Alice nel paese delle meraviglie”. In effetti le persone che ci raccontano o leggono storie per sognare, desiderare, pensare, sono proprio quelle che ci vogliono bene. Sento che è con questa affettività che le donne, le amiche del Portico, hanno scritto.Sento che è con questo spirito che Rossella Eunini e gli amici del Portico ci invitano, attraver-so queste pagine, ad un incontro inatteso, fortemente affettivo, in un luogo dove si raccolgo-no e ci si scambiano “doni”, esplorando un oltre più personale, più intimo.

Così l’incontro diventa un viaggio, attraverso le storie, attraverso i miti personali e collettivi, attraverso le mille possibilità espressive esplorate da queste amiche.Un viaggio che ha molto a che fare con quanto Andrea Branzi ha definito la “strategia del rabbino”, ovvero “dipanare lungo tutto l’arco della propria vita tutte le possibili e molteplici espressioni di un unico principio generativo” (in Carisma: il segreto del leader, Pasini-Natili, Garzanti, 2009). Un viaggio quindi alle origini del femminile, dall’essere donna, madre, moglie, professionista, amica, compagna di viaggio.... per scoprirne l’essenza, sentendo la “vertigine” che ci fa pro-vare l’ essere “protagonista” della propria vita. Qualcuno obietterà che le donne esistono perché esistono anche gli uomini.Ma queste pagine non vogliono essere di natura razziale, né esaustive del confronto tra ma-schile e femminile.

Per secoli donne e uomini, come ci ricorda Annamaria Rigoni, avevano trovato un modo per dare significato a questa differenza di genere suddividendosi i luoghi d’influenza:il mondo esterno (dei commerci, del lavoro, del procacciamento cibo e delle battaglie) era dato agli uomini,il mondo interno (della casa, degli affetti, dei figli e della loro cura) era dato alle donne.

Dentro questa ripartizione dei compiti il conflitto era contenuto, ma solo se ognuno rimaneva al suo posto, nel suo ruolo pre-definito. Il prezzo da pagare, in cambio di questa serenità, era alto per quelle persone che si sentivano strette dentro questi vincoli e che volevano essere persone intere, sia dentro il mondo degli affetti sia fuori nella società, per vivere la propria intelligenza e la propria sensibilità dentro progetti evolutivi.

In questi ultimi decenni stiamo attraversando cambiamenti di varia natura che hanno profon-damente stravolto questa rigida e tradizionale ripartizione dei compiti e dei ruoli. In parte vanno menzionate ragioni scientifiche (il progresso della medicina e delle coltivazioni hanno ridotto la mortalità e le carestie), in parte ragioni di tipo demografico (le donne non passano più la maggior parte della propria vita a “sfornare” figli) e in parte ragioni culturali (il desiderio di realizzarsi in ogni ambito della propria vita), in parte per ragioni di tipo sociale (la spinta ad essere protagonisti della propria vita, felici, soddisfatti, completi).

Un viaggio quindi, tra queste pagine, che si interroga anche sul come è cambiata la vita so-ciale nel momento in cui le donne si sono affacciate sulla scena pubblica.Ci auguriamo che un prossimo libro ci racconti l’altra faccia della luna, ovvero di cosa è acca-duto quando gli uomini si sono affacciati sulla sfera privata. Ma questa, sarà un’altra storia. Buona lettura.

Barbara Rossi

Page 6: Le amiche del Portico - 30 anni con voi

Un pomeriggio di qualche mese fa, ci siamo incontrati alla sede del Portico, io per questioni legate al nostro giornale e Lei per illustrarmi una sua idea alla quale aveva tutte le intenzioni di dare corpo.Lei, Rossella, donna esuberante e pirotecnica, per la verità di idee ne sforna a decine, ma quella non solo mi incuriosì ma la ritenni particolarmente interessante in quanto coin-cideva con il lungo percorso de il Portico.Il Portico, qualcosa che io da sempre mi ostino a chiamare giornale, nacque, su carta stampata, nel maggio del 1982. Sono trascorsi da allora 30 anni e pensare ad una sorta di festeggiamento per una vita tanto lunga, trattandosi di carta stampata, mi piaceva.Che cosa aveva in mente Rossella? Di contattare tutte le donne che in un così lungo periodo avevano, a vario titolo collaborato con il Portico, arricchendolo con le loro idee, articoli, interviste, proposte chiedendo loro di scrivere un pezzo, a discrezione, da raccogliere poi successivamente in un libro, corredando il tutto con foto e rredazionali. Poi, nel mese di marzo, presentarlo pubblicamente nella splendida cornice della Rocca. Titolo della pubblicazione, “Le Amiche del Portico: 30 anni con Voi”.Non potevo, io che de Il Portico sono stato un redattore, che lo ha visto nascere, che ne ha seguito passo passo tut-to il percorso, sottrarmi e fingere che questi 30 anni siano trascorsi senza aver lasciato un segno.Questo breve scritto è il mio modesto contributo alla causa per suggellare “Una storia lunga trent’anni”.

Paolo Paterlini

Page 7: Le amiche del Portico - 30 anni con voi

30 anni fa, Paolo Paterlini annunciava dalla prima pagina del Portico N°1 del maggio 1982, in un editoriale fondativo, la nascita di una nuova pubblicazione.Il giornale del P.C.I. si trasformava in un bimestrale con una nuova veste grafica.Il bimestrale “Il Portico”, che da lì a poco, avrebbe tagliato il cordone ombelicale dal partito rendendosi indipendente, sperimentava felicemente l’autonomia economica e si apri-va totalmente alla comunità novellarese accogliendone le istanze e raccontandone le diversità e promovendo nuove relazioni ha permesso, a tutti coloro che lo hanno voluto, di collaborare col giornale diventando redattori e redattrici o semplicemente amici.Paolo Paterlini ha vinto la sua personale scommessa: ha creato, con tenacia e intelligenza, uno strumento capace di parlare alla gente, di “essere la gente” di dare valore ai gesti e ai sentimenti dei novellaresi.

Ma la storia de “Il Portico” comincia il 1° novembre del 1972.Due giovani comunisti, Giuliano Ariosi e Michele Daoli, ca-paci di proiettare nel futuro le loro idealità e capaci di coin-volgere altri giovani, decidono di mettere nero su bianco le loro idee.Con una polaroid e un ciclostile producono il servizio foto-grafico e stampano il primo giornale del P.C.I. di Novellara.Il lessico è quello del portico, due chiacchiere su tanti ar-gomenti, mentre si passeggia e ci si incontra, perché ritro-varsi sotto i portici è per i novellaresi uno stile di vita (cit. Giovanni Franzoni).L’impaginazione è sobria, per non dire elementare, ma i temi trattati sono molto concreti: nel 1972 la prima pagina è sul Tempo Pieno a scuola, poi la Stalla Sociale, la Slanzi e le fabbriche novellaresi, la Coop agricola, l’Abicoop, L’Emi-liana Confezioni (poi Manifattura novellarese). “Il Portico” di allora si calò in un momento di lotte per i diritti, per i finanziamenti pubblici, per il lavoro e fu stru-mento ideale per incontrare e ascoltare senza ideologie, i bisogni della gente e cercare di risolverli. In questo, l’esempio, l’insegnamento e la determinazione di Tonino, il nostro sindaco di allora, sono stati il terreno fecondo e insostituibile per questa generazione.

L’attività politica della sezione P.C.I. degli “anni 70” si aprì ai giovani permettendo la nascita di un Circolo Culturale che promosse concerti e spettacoli (Ivan della Mea, Lucio Dalla, Dario Fo con “Mistero Buffo e “Ci ragiono e canto”) e fu capace di lanciare trasversalmente messaggi e temi che furono condivisi anche dalle intelligenze più a sinistra della D.C. novellarese (ricordiamo Marta Beltrami e la sua scelta di posizione sul Tempo Pieno).La redazione de “Il Portico” dal 1972 al 1982 ha visto la collaborazione e l’impegno di Marco Bussei (che già stam-pava “Il Martello” che si occupava del lavoro nelle fabbriche novellaresi), Laura Piccinini, Dimmo Olivi, Ivan Daoli, Mas-simo Tresendi, e di Paolo Paterlini.

Le 1000 copie de “Il Portico” di allora venivano portate, in parte direttamente nelle case dai diffusori de L’Unità alla domenica, in parte venivano distribuite al mercato del gio-vedì, o davanti alle scuole o alle fabbriche a seconda degli argomenti trattati. Il centro operativo era comunque la sezione P.C.I. di via Cavour n°66.

Paolo ricorda ancora quella sera di aprile del 1982 in cui fu presa la decisione di affrontare l’avventura di stampare “Il Portico” all’esterno, facendolo diventare un giornale vero e proprio, con 8 pagine e con una tiratura che coprisse il numero delle famiglie di Novellara.Si costituì il Circolo “Il Contemporaneo”, si cercò l’autono-mia finanziaria con le inserzioni pubblicitarie e Novellara rispose in modo straordinario dando un futuro a questo nuovo elemento architettonico della sua urbanistica ideale e sociale.

Un altro momento di cambiamento ci fu nel 1989.Guarda caso la caduta del muro di Berlino, la “Bolognina” di Occhetto, forse una crisi di identità generale, provoca-rono a Novellara, una nuova organizzazione de “Il Portico”.

Il giornale in difficoltà, vede il ritorno nel 1990 di Paolo Pa-terlini che lo riattiva, ripensandolo e rilanciando.Al suo fianco, Marco Villa, Dario Folloni, Angelo Veroni, Marco Tondelli, Ural Parmigiani, Omero Bellini, Enzo Ton-delli, Pierangelo Uboldi, Ivan Daoli, ricercano, intervistano, scrivono gli articoli mentre Rinaldo Pace e William Catta-biani impaginano.Un Team redazionale aperto alle donne, o meglio alle ra-gazze di allora: Cristina Chierici, Vanna Riperi, Manuela Folloni, Carmelita e Isa Diavolio non sono da meno e con-corrono a completare la redazione.

“Il Portico”, dal 1990 in poi, si stampava in circa 3500 co-pie che venivano fascicolate ed etichettate per gli indirizzi, completamente a mano, in sezione ora D.S. -Democratici di Sinistra- con un lavoro da catena di montaggio che im-pegnava tutti, anche il volontariato occasionale e solidale.

Oggi, nel 2012, “Il Portico” è:tutto a colori 32 pagine5500 copie50/70 inserzionistion-line

Paolo, Rinaldo, Marco Villa, continuano a sostenere con co-stanza e “amore” questo gioiello dei novellaresi insieme a Simone Oliva, Paolo Bigi, Sara Lanza, Giovanni Panini, Giovanni Franzoni e a tutti coloro che collaborano per “ri-empire” con contributi spontanei il giornale.

Dal 2010 “Il Portico” è on-line. Cosa vuol dire: aggiornato quotidianamente da Rinaldo, lo possono visitare e leggere anche coloro che non lo ricevono in cartaceo. Basta andare su www.ilportico.me

Il presidente del circolo “Il Contemporaneo” è Federica Ot-taviani. I nostri giornalisti si ritrovano abitualmente nella sede in viale Montegrappa, 50 - dove c’è lo studio “CI & WI” –

Da qui è iniziato il nostro viaggio nel giugno 2011…...siamo entrate nell’archivio de “Il Portico” e……..

Rossella Eunini

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Continua con “le Amiche del Portico-30 anni con voi” il viaggio all’interno della scrittura femminile no-vellarese. Con “le Regine dei castelli di carta”, pubblicato nella primavera 2011, in cui 30 donne hanno regalato i loro racconti e le loro liriche, contribuendo così ad un evento culturale tutto locale, ma fortemente im-pegnato verso la solidarietà (borsa di studio Marta Beltrami “Piccole donne”),ci siamo rese conto che eravamo solo all’inizio di questo viaggio.L’esperienza, vissuta insieme e poi condivisa con tutti coloro che si sono lasciati coinvolgere - famiglie, amici, conoscenti - ci ha fatto credere nella possibilità di proseguire e che la strada sarebbe stata fe-conda di incontri generosi.

A Novellara, da più di trent’anni, un luogo di scambio di opinioni, di ascolto e di scrittura è sempre stato il nostro mensile “Il Portico”.Noi cittadini impegnati nel sociale, in questo giornale abbiamo sempre trovato uno spazio per informare e condividere eventi. Personalmente riconosco a “Il Portico” un ruolo di informazione importantissimo per Novellara. E’ sin-tomatico che le nostre famiglie, nei momenti felici come in quelli di lutto e di dolore, si affidano a “Il Portico” per ricordare i loro cari ed esternare i propri sentimenti.Esso è, per me, la voce dei novellaresi, il nostro filo di collegamento, il nostro specchio di comunità.

Partendo dalla mia personale esperienza, impegnata nel volontariato pubblico e da sempre interessata al modo in cui le donne si impegnano e vivono la loro cittadinanza, ho attivato un progetto che coinvol-gesse le redattrici de “Il Portico” e le rendesse protagoniste.Firmare degli articoli che riguardano una rubrica specialistica o un’intervista, o un evento politico, sportivo o di un’associazione e consegnarlo ad una lettura collettiva può essere considerato dovuto o interessato, ma rimane sempre un gesto di generosità e di impegno personale. Dare visibilità a questo impegno e scegliere le donne anziché gli uomini è stata la discriminante e l’originalità del progetto.

A quella passione per lo scrivere per se’ e per gli altri, a quel dovere di informare, mi sono ispirata per convincere e coinvolgere, in questa ricerca all’interno dell’archivio de “Il Portico”, le altre compagne di viaggio.Scorrere 285 giornali dal n°1 del maggio 1982 al gennaio 2012 compresi, non è stato semplice. Non riuscivamo a rimanere distaccate e professionali: ci siamo “perse” nel riconoscere e nel ricordare i fatti e le persone che ci comparivano davanti pagina dopo pagina.La nostra memoria s’impregnava di collettività e ne eravamo consapevoli.Fosca, Monica, Mariuccia, Eugenia, Valda, Silvia, Severina, a turno, di pomeriggio (da giugno 2011 a febbraio 2012), sono state le colonne, fondamentali per sostenere tutto il “peso” del lavoro. Pur portan-dosi “i compiti a casa”, hanno vissuto la redazione de “Il Portico” come luogo di incontro, di chiacchiere, di scambio di opinioni, di passatempo tra amiche che hanno scoperto la magia di stare insieme per “ricostruire” un pezzo della propria identità.

Le notizie raccolte, selezionate per tematiche, sono la traccia temporale del nostro lavoro d’archivio, sono insomma la storia di Novellara in questi trent’anni, la sua evoluzione culturale e di servizi, la sua generosità associativa e solidaristica, i suoi percorsi d’accoglienza, la sua trasformazione da paese a città.Il progetto di riferimento, “Le signore del Portico”, nel momento in cui è stato condiviso con le redattrici di questi trent’anni - contattate a seguito della ricerca svoltasi nell’archivio -, dopo gli scambi personali avuti con loro, si è concretizzato evolvendosi in una relazione di affidamento che ha visto la nascita di questo libro “le Amiche del Portico-30 anni con Voi”.

54 donne, tra i 16 e i 92 anni, compongono e presentano un panorama complesso di storie. Storie che vengono dal secolo scorso, e ci appaiono come riferimenti ideali di vita. Storie di oggi piene di generosità, di vitalità e alcune di sofferenza.Storie di donne che sanno vivere il loro presente, che hanno costruito la loro identità e ancora la defi-niscono con la tenerezza di madri attente alla crescita della propria discendenza. Storie che trasmettono valori, che restituiscono alla nostra comunità il talento sommerso che serve per vivere il quotidiano di ciascuno, con dignità.

Rossella Eunini

Il ricavato di questa pubblicazione, come già per “Le Regine dei Castelli di Carta”, andrà per la borsa di studio “Piccole Donne”, in ricordo di Marta Beltrami, con cui si contribuisce al proseguimento degli stu-di di giovani donne.

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Marta Beltrami, una maestra, un’amica.

Partigiana, insegnante, una guida morale.

Ha nutrito la nostra vita di passione per la libertà, la demo-crazia, La cultura.

Si è presa cura ogni giorno della comunità, con uno sguar-do lungo sul futuro.

Una storia che continua.

Albertina Soliani

Dedico questo lavoro:

...a Beatrice e alla sua mamma perché la serenità le avvol-ga e le accompagni ...alle care amiche di vita che viaggiano con me conqui-stando il mondo e ne rimangono conquistate

...a Isabella e Franco che mi hanno accolto permettendomi di assorbire la magia del loro mondo

...al ricordo fissato su quella mano che mi porgeva un fo-glio scritto e alla voce che mi diceva: ”questo è per te, fanne quello che vuoi, è tuo”. Così sono nate “Le regine dei castelli di carta” e “ Le ami-che del Portico: 30 anni con Voi”

Rossella

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BMarta Beltramiorsa di studio “Piccole Donne”

la mia amicizia con Vittoria ha origine dalla scelta della lotta partigiana, avvenuta nel 1944, senza che l’una sa-

pesse dell’altra. A quell’epoca le scuole di tutti gli ordini subivano i disagi della guerra, dei bombardamenti, dei vuoti tra gli inse-gnanti, i presidi, lo stesso provveditore, causati dall’applicazione delle leggi razziali che colpirono gli ebrei e dei vuoti lasciati dai maschi “ariani“ che la guerra, il partigianato, i campi di concen-tramento portavano così lontano dalle aule scolastiche. Io avevo vent’anni, un diploma magistrale, una maturità scientifica, tanti giovani in casa a tutte le ore, a cui insegnavo quel po’ che sa-pevo, come una sorella maggiore; Vittoria stava per completare gli studi. Per non perdere l’anno erano molti gli studenti che a quell’epoca si rivolgevano a don Sante per le materie umanistiche ed alla Savina per le scientifiche.I due docenti erano dello stesso ceppo, i Pignagnoli; la seconda, titolare della cattedra di matematica e fisica in un prestigioso liceo della capitale, era sfollata da Roma a Campagnola: il sacer-dote era giunto a Novellara di ritorno dagli Stati Uniti, dove si era recato perché vincitore di una borsa di studio.Erano due personalità singolari, forti, carismatiche; ai nostri occhi avevano il fascino degli intellettuali non ingabbiati in una cultura autarchica e provinciale, ma capaci di farci conoscere autori e pensatori anglosassoni, di farci amare discipline severe e rigorose come la matematica, perché sorretti da una didattica eccezional-mente robusta.Vittoria frequentò lo studio di don Sante, perché le premeva, giu-stamente, il diploma, io vi approdai per scelta personale, così come giunsi nello studio della docente Savina, perché desidera-vo conoscerla, respirare la sua aria, misurarne l’autenticità. Don Sante viveva in un mare di libri, suo habitat naturale; ti scrutava con quegli occhi azzurri, come le sue camicie, e tu sentivi quello sguardo frugarti dentro.Nei primi giorni dell’agosto 1944 un amico mi disse che una per-sona desiderava incontrarmi. L’appuntamento era per le 14, in un angolo di quella che oggi funge da cappella invernale. Mi tro-vai davanti un donnino bruttino, capelli rossi, occhi verdi: era la prof. Lina Cecchini, insegnante di filosofia presso le Magistrali che avevo frequentato. Non era stata la mia docente, ma la co-noscevo per la sua serietà professionale, attraverso gli amici che ne parlavano con ammirazione. Mi propose, in breve, di entrare nel movimento partigiano cattolico delle “ Fiamme verdi ” con i compiti della staffetta. Risposi subito di sì: dietro quegli occhi riconobbi lo sguardo inten-so di don Sante.Così conobbi Vittoria, che cominciò a venire in casa mia, perché si

prestava più di altre ad essere frequentata da alcuni amici parti-giani, come Renzo Iotti e Gina Ferretti: si mescolavano facilmente ai tanti studenti che andavano avanti e indietro, poi c’erano le mie zie, che facevano le camicie e non mancavano i clienti.Svolgemmo i compiti che ci venivano via via affidati: reperire fondi, viveri ed indumenti per i partigiani che operavano in mon-tagna, portare messaggi, mantenere i collegamenti con le case di latitanza, portare a destinazione armi e volantini…Finalmente la guerra finì, così imparammo a conoscere i capi pro-vinciali delle Fiamme verdi, Marconi e Rossetti, tanto diversi, ma autentici. La nostra prima formazione politica fu opera di colui che doveva diventare monaco. Era un leader formidabile, perciò tra i nostri sogni di giovani c’era quello, eccezionale, straordinario, di poter diventare membri della sua segreteria, ma …. rimase un sogno; poi …. ci lasciò per rispondere ad una chiamata più alta e fu un duro colpo per tutti noi.Il 5 luglio 1947, quando ormai l’Italia era repubblicana da un anno, mi arrivò la comunicazione del riconoscimento della mia attività partigiana, a decorrere dal 18 ottobre 1944 (mi avevano “mangiato“ più di due mesi), perciò fui liquidata con una quindi-cina di mila lire, se ben ricordo; con quella somma acquistai la prima ed unica bicicletta della mia vita.Vittoria e Renzo non ebbero tale riconoscimento ed io ci rimasi malissimo, ma loro erano entrambi fieri ed orgogliosi e non volle-ro ricorrere: sapevano di avere agito per un ideale e se ne senti-vano intimamente paghi.Quando tornò la pace, io e Vittoria ci incontravamo a Guastalla, dove accompagnavamo i ragazzi che sostenevano l’esame di am-missione alla scuola media: gli scolari di Vittoria erano sempre preparatissimi.Poi i destini di noi giovani insegnanti ci portarono lontano l’una dall’altra: andammo sulle montagne del nostro Appennino ad ini-ziare una carriera lunga, faticosa, difficile, avvincente, finché, di nuovo in pianura, di nuovo vicine, ci ritrovammo nei Collegi dei docenti diretti dal dottor Sergio Masini e quelli furono anni esal-tanti per Vittoria.Era una maestra colta, profonda, amante delle arti, capace di trasmettere le sue passioni agli alunni. Nella scuola della maestra unica, lei era una docente completa: sapeva insegnare tutto, lo insegnava bene, con proprietà, efficacia, amore.Io restavo incantata quando parlava di scuola a casa mia, dove era diventato abituale l’incontro della domenica con lei ed Elide. La politica e la scuola erano i temi delle nostre conversazioni, per-ché Vittoria era approdata alla politica per scelta e vi era rimasta per profonda convinzione e portava nella scuola tale fede, infon-

“Maestra Vittoria Gandolfi

una donna impegnata in politica”Testimonianza di Marta Beltrami

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Attualmente 5 ragazze usufruiscono della Borsa di studio. Con la borsa di studio si pagano libri di testo e trasporto. Non si consegna denaro. Le ragazze frequenta-no istituti diversi (licei, istituti tecnici e pro-fessionali) in diverse sedi della provincia di Reggio. La commissione per l’assegna-zione della Borsa di studio è cambiata nel tempo poiché sono cambiati i ruoli di al-cuni membri

Edie Pavarinidicembre 2011

Borsa di Studio “Marta Beltrami”

La Borsa di Studio, intitolata a Marta Beltrami, è stata istituita nella primavera 2006 per sostenere tutto il percorso scolastico di un’alunna che, per motivi sociali, culturali, familiari, non ha la possibilità di fre-quentare un istituto superiore. Si è costituito un comitato di cui fa parte, oltre a rappresentanti della scuola e dell’amministrazione comu-nale, anche Luisa sorella di Marta che ha redatto uno statuto per stabilire i criteri di assegnazione della Borsa di Studio. Grazie al contributo di quanti hanno sostenuto l’iniziativa nei primi momenti, è stato possibile far fronte alle spese per i libri di testo e per il trasporto, per questo anno scolastico, per una studentessa che sta frequentando un istituto tecnico della nostra provincia.Durante questo primo anno molte persone, gruppi e associazioni hanno, in tempi diversi, donato fondi per questo scopo fino a raccogliere un totale di 5700 euro (più spese sostenute).Poiché nello statuto della Borsa di Studio si stabilisce di supportare la studentessa fino al diploma di scuola superiore, tutti i contributi serviranno prima di tutto a lei, ma anche per sostenere il percorso di studi di altre ragazze se i fondi lo permetteranno.Rinnoviamo l’invito a sostenere questa iniziativa e cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno voluto ricordare Marta anche in questo modo.Hanno contribuito:Luisa Beltrami – sorella di MartaAmiche e colleghe di MartaEx alunni e famigliePersonale dell’Istituto Comprensivo di Novellara Associazioni e gruppi:“scuola in allegria”“Gruppo parrocchiale”“Compagnia teatrale “I semprequelli” - ProLoco cantina “Lombardini” Gruppo Self HealingPer informazioni ed offerte rivolgersi alla segreteria dell’Istituto Comprensivo di Novellara

I componenti della commissione Giugno 2007

Ad un anno dall’istituzione della borsa di studio “Marta Beltrami”

In questi giorni è mancata alla nostra comunità una persona molto stimata da tutti a Novellara,una figura fondamentale per il mondo della scuola, la “Maestra”, per chi l’ha conosciuta la Signorina Marta.Ha rappresentato un esempio per la coerenza di vita, per i valori che ha trasmesso a tante generazioni di alunni, per il suo impegno nella vita poli-tica e sociale.A partire dagli anni della Resistenza ha sempre creduto nella democrazia e si è battuta cercando di farne capire l’importanza ai giovani e vivendola nella vita di tutti i giorni in una dialettica costruttiva anche con chi aveva idee diverse dalle sue.Nella scuola (in particolare a Novellara) ha avuto un ruolo importantissimo: Erano gli anni ’70, gli anni di “Lettera a una professoressa” di Don Milani. Marta ne colse la provocazione che trovava corrispondenza con il suo continuo stimolo all’innovazione e alla ricerca pedagogica.“E’ importante – sono sue parole - che a tutti i bambini possano essere date le stesse possibilità di realizzarsi come persone e di conoscere, poiché, se si sa, ci si batte per la Democrazia, per degli ideali, per dei grandi sogni che nascono su elevati piani di cultura, moralità e giustizia”.Marta Beltrami, così, con forte coerenza, è sempre stata un esempio, dispo-nibile a rimboccarsile maniche e a lavorare con costanza e coraggio tutte le volte che si pone-vano nuove sfide alla Comunità, convinta che l’impegno, la conoscenza e la Cultura dovessero essere gli elementi essenziali di una Comunità.Quando le condizioni di salute non le hanno più consentito un impegno diretto nelle Istituzioni, questo suo orientamento di vita l’ha vissuto, con tutta la sua grande umanità, in una quotidiana e infaticabile dedizione ai giovani che, in ogni ora, si rivolgevano a lei e trovavano risposte e comprensione.E soprattutto a loro oggi mancherà.Molti insegnanti hanno seguito le sue orme prendendola come modello da imitare; molte delle conquiste sociali di questi ultimi decenni sono il frutto del diffondersi di idee di persone che, come lei, hanno messo a disposizione degli altri intelligenza, competenza e umanità.L’Istituto Comprensivo di Novellara, docenti e personale tutto, intende ono-rare la sua memoria ed esprimere gratitudine e riconoscenza a questa fi-gura emblematica della scuola. Per questo istituirà a suo nome una borsa di studio per sostenere il percorso scolastico di un’alunna che, per motivi sociali e culturali, non ha la possibilità di conseguire un diploma di scuola media superiore usufruendo delle opportunità che a tutti sono dovute e per le quali anche Marta Beltrami si è battuta.

Valeria Pellini5 aprile 2006

A tutto il personale della Scuola

dendo nei giovani l’amore per l’Italia, il rispetto per le istituzioni, la correttezza nei riguardi di tutti.Io e Vittoria ci spingemmo anche fuori dai nostri comuni per por-tare avanti le nostre battaglie politiche nel partito della D.C. e nel suo Movimento femminile. Vittoria era acuta, tenace, battagliera ma non volle mai superare i confini della sua terra: diceva che bisogna abitare sul posto per dominare le situazioni. Poi venne il 4 marzo 1992, vigilia del mio compleanno; di ritorno da Reggio, dove Vittoria era andata per una visita medica, ac-compagnata dall’amica – sorella Elide, si fermarono a casa nostra e Vittoria disse che aveva un tumore al seno e doveva essere operata.Da allora, per quattro lunghissimi dolorosi anni, si battè con tutte le sue forze per continuare a camminare a testa alta: era sor-prendente. Quando non potè più controllare il male, si ripiegò su se stessa, ancora sensibile all’amicizia, alla gentilezza, all’amore.Vittoria, tu oggi sei con noi, perché hai amato i tuoi parenti, i tuoi amici, il tuo paese, le istituzioni e ti sei spesa con il tuo stile, che forse non sempre è stato capito, ma lo hai fatto con intelligenza, coerenza, risolutezza, pessimismo, ironia. Grazie Arrivederci, Vittoria.

Campagnola 29 marzo 1998

Allegato: Un saluto ed un ringraziamento particolare agli amici del Comune di Campagnola, Sindaco, Vicesindaco, membri Giun-ta e Consiglieri tutti perché avete voluto dedicare una giornata a Vittoria. Ha amato il suo paese, le sue istituzioni che ha servito fedelmente, ha amato la sua gente, tutta, con rispetto per le di-verse opinioni.Oggi è qui con noi e ci sorride, con quel sorriso mai enfatico, sem-pre un po’ ironico un po’ monello un po’ enigmatico….Perché ha sempre saputo che la vita è un mistero grande e che vi-vere significa anche accettare tale mistero pure nella sofferenza.

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Il portico dagli 8 agli 80,senza dimenticare il cane Lenny.

estate calda e purtroppo afosa favorisce ancora, nei no-vellaresi doc come me , la ricerca della famosa “busca

d’aria” o venticello leggero che difficilmente si trova.Ed è così che, sotto il portico di Corso Garibaldi, complice la bella stagione e grazie alla gentilezza di Antonella, si è formato un vero “filos” all’antica: dagli 8 agli 80, senza dimenticare il cane Lenny. Gli 8 sono gli anni di mia figlia e gli 80 sono quelli delle donne del “filosso”, che a dire la verità comprende anche una novantenne, ma non si può dire. Intanto perché non si chiede mai l’età alle signore e poi perché di lei si può pensare di tutto, ma non che sia una novantenne. Passare qualche ora all’aperto, la sera, è saluta-re per il corpo e per lo spirito e i nostri vecchi lo sapevano molto bene, tanto che in ogni contrada del paese c’era un “filos”. Nella mia strada, si trovava un po’ più avanti, verso la piazza, nella casa all’ombra del campanile, che allora era occupata dai miei nonni. L’anima di quel gruppo era mia nonna, che era sta-ta soprannominata dalle donne del paese Gioia o Gioietta, tanto era amabile la sua compagnia e straordinaria la sua abilità nel raccontare le “fole”, che lei però, da buona cristiana, intervallava sempre con la recita del Rosario.Il “filosso” moderno è sicuramente diverso, perché non si raccon-tano più le “fole”, ma le avventure quotidiane offrono lo spunto per un sacco di risate.Così abbiamo avuto l’operazione alla cataratta, con relativa pau-ra di morire pre e post operatoria, che ha richiesto la raccolta delle ultime volontà dell’interessata. Le sere successive all’ope-razione ci siamo trovate un’ottuagenaria con occhiali da sole a specchio, prestati dal figlio, che le davano un aria assolutamente irresistibile da diva del Rock, secondo mia figlia.Ogni tanto avevamo la serata “messinpiega” con tanto di bigodini da asciugare nella calura, mascherati da una specie di foulard a turbante che conferiva alla signora un’aria davvero orientale, tanto che alcune signore straniere, che si trovavano a passare sotto il portico, si sentivano in dovere di salutare quella loro con-nazionale non ben identificata. Tutti i venerdì poi seguivamo con apprensione l’evolversi di una love story tra un signore del mer-cato contadino e una signora molto avvenente, che compariva sul finire della serata.Ma il massimo dell’emozione l’abbiamo provato quando l’estate si è tinta di giallo e ci siamo trovate con un bell’enigma da risolvere. Infatti, tutte le sere alle dieci in punto, passava davanti alla no-stra postazione una signora straniera con un foulard nero in testa e un lunghissimo soprabito nero che le arrivava ai piedi.Abbiamo provato in tutti i modi a scoprire dove andasse tutte le sere alla stessa ora, ma abbiamo sempre perso le sue tracce ed una sera, senza nessun avvertimento, la signora è scomparsa.Con l’arrivo del freddo, le donne del portico si sono trasferite nella saletta condominiale, dove si gioca a carte o si fa un giro di tombola. Per mia madre è un po’ lontano , così la accompagno in macchina, quando riesco. Appena entro, il cane Lenny abbaia forte per rimproverarmi perché non porto i bambini a fargli le coccole, ma tra non molto la bella stagione tornerà e allora il por-tico riprenderà vita. Così ritroveremo le sedie messe in circolo, le biciclette contro il muro, i carrelli deambulatori parcheggiati in fila, i fischi degli apparecchi acustici a tutto volume, le risate dei bambini che giocano col cane: insomma le stagioni della vita, con la serenità del quotidiano passato accanto alle donne dell’altro secolo, “bambine sperdute” di questo tempo.

Nata a Reggio Emilia il 20 dicembre1966Da sempre residente a Novellara in piazza.Felicemente sposata dal 1992 con Gian Pietro Mari e per grazia del Signore madre di due bambini: Francesco di 11 ed Elisabetta di 8 anni.Dopo l’istituto magistrale, mi sono diplomata in Teologia nel 1991 e laureata in Pedagogia nel ’92.Dal 1987 insegno religione nella Scuola Media.Il tempo “libero” lo dedico alla Parrocchia: al catechismo e nelle vacanze all’oratorio.Il mio hobby è leggere romanzi. Autore preferito Erri De Luca. Quando ero giovane amavo molto viaggiare.

Scrive per da gennaio 1997

Maria Leoni

N.65 - settembre 1991SCUOLA ELEMENTARE, COME?Tempo pieno e Nuovi Moduli Organiz-zativi al vaglio di genitori e insegnanti

Maura Belluti

N.155 - Marzo 2000IL MESTIERE DI EDUCATRICE? IL LAVORO PIU’ BELLO DEL MONDOLa pensa così Mery Brocchetti “veterana” del-le insegnanti dell’asilo nido Aquilone

Milco Parenti

N.103 - giugno 1995TENEREZZE AL NIDO…I bambini e gli oggetti, i bambini e gli adulti, i bambini fra di loro. All’asilo Aquilone è di scena la tenerezzaDaniela Camparini, Cristina Bartoli, Elisa Lodi

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EFFATAi stavamo aspettando. Solo un attimo!» - risponde una voce argentina dal citofono.

Via Vallescura n°6 è stretta e in salita. Ai primi di settembre Bo-logna inizia a brulicare di esaminandi. Per arrivare a Porta Sara-gozza dalla stazione, l’autobus percorre i viali trafficati della città.Tre rose volteggiano per ciascuna voluta delle inferriate che ri-miro dalla strada, luogo in cui la voce mi ha lasciata. All’interno, s’innalza austera una costruzione degli inizi del novecento, men-tre, a ridosso del cancello, mi colpisce una casetta del medesimo stile, ma con un simpatico tetto a punta.«Scusa! Ti ho lasciata fuori! Che sbadata sono! Vieni, vieni!».L’abito bianco esalta il candore di un volto, minuto e vellutato, da cui emergono gli occhi di un azzurro scostante.«Prego» - mi allunga la mano - «Madre Gabriella Ferri. Benvenuta alla Piccola Missione per i sordomuti. Conosci suor Libera allora».«Veramente… non proprio. L’ho incrociata sul treno a fine maggio … le ho lasciato il mio numero…».«Ed eccoti qui» - mi interrompe, mentre gli occhi formano due falci di luna.«Senta, io non posso spendere molto…»«Lo so. Ascolta il contratto è il seguente: cento mila lire al mese, metà quando ci stai metà tempo, niente quando non ci sei; in cambio imparerai il linguaggio dei sordi e ci aiuterai con i bam-bini che vengono a scuola da noi. Inizierai con assisterli nel fare i compiti».«Mi piace» - rispondo, senza sperare in tanto.«Anche tu! Vieni con me!». S’incammina e prosegue: «Qui è dove abiterai» - dice indicandomi la casetta dal tetto a punta.«La cucina è comune e condividerai la stanza con un’altra ragaz-za».Madre Gabriella procede in modo spedito e leggero, mi mostra l’Istituto fondato da don Gualandi e il giardino. Quando passiamo di fianco alla cappella, mi colpiscono i canti.Era maggio, infatti, quando li avevo sentiti per la prima volta: da due settimane avevo sostenuto l’esame di Storia romana e di lì a due giorni avrei dato quello di Storia Medievale cercando di otte-nere un voto alto per accedere alla borsa di studio. Mi applicavo giorno e notte e quel pomeriggio in casa, verso sera, udii dei canti corali che mi stordirono. Pensai alla televisione della mia vicina e proseguii.Quella mattina salii sul treno per Bologna più stanca che mai, mi sedetti e automaticamente aprii il libro per ripassare, dopo qual-che minuto dalla partenza sentii: «Ehi, ragazza, che faccia stanca che hai!»Alzai lo sguardo: una suora sorridente mi aveva rivolto la parola.Risposi: «Sto dando due esami importanti a breve distanza l’uno dall’altro, frequentando, andando avanti e indietro…sa».Lei: «Se vuoi ti trovo un posto dove spendere poco, ma dovrai dare una mano. Io mi chiamo Suor Libera. Lasciami il tuo numero di telefono, per favore. Ci sentiamo a settembre».Lo dettai incredula, ricambiai il sorriso e mi rigettai nello studio “matto e disperatissimo”.Il primo settembre una certa suor Libera, mai sentita nominare da alcuno dei miei familiari, mi cerca al telefono e mi manda in via Vallescura n°6, dove sono ora.«Effata, è il nostro motto» - sottolinea Madre Gabriella davanti a una scritta sul piedistallo di una scultura.«Quando, allora, ti stabilisci qui da noi?

Nasce a Reggio Emilia il 24 maggio 1976. Si laurea a Bologna in Lettere moderne indirizzo storico.

Pubblica con l’Istituto Alcide Cervi un libro tratto dalla sua tesi di laurea: “Fratelli Cervi. Nascita di un mito”, 2006.

Seguono articoli e incarichi prestigiosi. Insegna a San Giovanni e a Campagnola Emilia.

La storia romanzata è quello che è successo alla prima famiglia di suo nonno, padre di sua madre Mina.

Scrive per da luglio 1999

Eva Lucenti

N.144. – Marzo 1999UNA SCUOLA CHE DIVENTI COMUNITÀ PER OFFRIRE UNA REALE INTEGRAZIONE A TUTTI I BAMBINI

Anna Pace

N.184 - Novembre 2002PARLARE DI DIRITTI UMANI? SI’, MA NON SOLO PARLARE!L’educazione dei diritti umani nella scuola, non si deve limitare solo all’insegnamento dei valori e dei principi, deve essere orientata all’azione. Lo straordinario impegno di bam-bini e genitori della Scuola Elementare per aiutare i piccoli ospiti dell’orfanatrofio di Banja Kovilliaca (Belgrado-Serbia)

Monica Righini

N.187- Febbraio 2003UNA LEZIONE DI PACE CON TARA GANDHITara Gandhi, cittadina onoraria di Novellara, ha incontrato i ragazzi e le ragazze delle terze medie. Questa intervista, realizzata dagli studenti, è la sintesi di una giornata emozionante e ricca di riflessioni sul valore del-la pace e della non violenza.

Gli studenti della scuola media

LA SORPRESA E’ UNA DELLE PORTE DELLA CONOSCENZA Corrado Augias

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

ià docente presso le Scuole Medie di Rolo, Fabbrico e Novellara, mi sono accostata al mondo dell’adolescen-

za con particolare predilezione e predisposizione, ricevendo per-sonali risposte gratificanti. Studiosa di saggistica antica, amo i trattati di questo particolare mondo, che, pur avulso dalla contemporaneità, presenta per me, spunti sempre attuali. Prediligo anche letture senza rigorismo storico, nelle quali mi piace calare i miei pensieri, alienandomi dalla quotidianità. Sono anche appassionata di antiquariato.Nell’Associazionismo e nel volontariato, sento, da molti anni, di profondere un impegno di idealità.Attualmente nella Presidenza del “Centro Italiano Femminile Pro-vinciale e Regionale” e “Delegata a Roma” nel “Congresso Nazio-nale”, presenzio ai “Tavoli Interistituzionali”di Comune e Provin-cia, con delega di Consigliera conferita dalla stessa Associazione. Mi occupo delle problematiche di genere, relative al mondo fem-minile ed infantile, attraverso studi di settore e ricerche specifi-che.Recentemente, membro del Direttivo Provinciale degli “Amici del fegato”, ho fornito il mio contributo al “I° test nazionale di accer-tamento epatite C”.Nell’anno corrente ho partecipato, in qualità di “Giudice per la Letteratura”, al “Premio Bonioni Spadoni”, aderendo al Progetto “Nobel negati alle donne di Scienza”.

Il teatro a scuolaLe iniziative teatrali, svolte con i “miei” ragazzi, rientrano ancora oggi tra i ricordi più edificanti e toccanti della carriera di docente. Ho fortemente creduto in questa attività che definirei “magica-mente terapeutica”, perché connotativa di letterali trasformazioni della personalità adolescenziale. Cercavo di assegnare le parti in base alle predisposizioni dei singoli, dialogando per fare compren-dere che non vi erano personaggi principali o secondari, ma una caratterizzazione universale, per portare il gruppo classe ad una personale gratificazione; la bravura competente dei miei colleghi affiancava l’impegno. Le difficoltà di integrazione lentamente si appianavano; emergeva un comune intento, magistralmente co-struito dalla classe, per giungere ad un’unica splendida coralità. Alla fine della rappresentazione, quando le luci si accendevano, malintesi, arrabbiature, piccoli dissapori erano dimenticati. Resta-va in me un unico grande impulso: abbracciarli ad uno ad uno…

Nata a Carpineti il 26 luglio 1944, da famiglia possidente.Coniugata, con figlie ed una nipote, Federica. Il tempo a lei dedicato occupa una base prioritaria, dalla quale è appagata con grande solidità di affetti.

Scrive per da gennaio 1999 a giugno 2007

Anna Maria Merciadri

N.259 – Settembre 2009QUALE SCUOLA PER UNA SOCIETÀ CHE CAMBIA?Nel nostro territorio, sia nella scuola elementare che media, sono presenti da 30-40 anni vivaci esperienze di tempo scuola, tra cui il tempo pieno e tempo prolungato. Realtà che hanno trovato una loro evoluzione nel tempo, anche grazie all’aggiornamento delle normative.

Federica Freddi e Agnese Vezzani

N.270 - settembre 2010UNA LAVAGNA INTERATTIVA MULTIMEDIALE PER IL FUTUROE’ settembre e per i bambini e i ragaz-zi sta iniziando un nuovo anno scola-stico carico di speranze, preoccupa-zioni, attese. Qualche alunno oltre ai soliti arredi troverà in classe subito, o a breve, un nuovo strumento, una lavagna speciale: una LIM (lavagna interattiva multimediale)

Edie Pavarini

N.195 – Novembre 2003DAI RAGAZZI DELLE SCUOLE MEDIE UNA LODEVOLE INIZIATIVA UMANITARIACostruiranno le bambole “Pigotte” con materiale riciclato. Saranno messe in vendita e il ricavato servirà ad adottare a distanza bambini in particolare stato di bisogno.

Gli insegnanti della scuola media

G

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Dall’ultimo articolo scritto per il Portico sono passati più di 20 anni: una vita. Infatti avevo una figlia sola, ora ho

anche un figlio maschio di 21 anni! Inizia il terzo anno di pensio-namento e questo, visti i tempi, mi pare una fortuna.

Negli ultimi 10 anni ho seguito l’avanzare dell’età di mia madre, dividendomi tra casa, scuola e casa di riposo. Ora mia madre è morta e, oltre il dolore, mi ha, per così dire, segnata l’esperienza della vecchiaia vissuta da vicino. Là ho conosciuto molte persone per un breve o lungo tratto di vita, ad esempio Lina e Bice. Una alta, snella, un aspetto gentile e mite che nasconde una totale demenza, l’altra, Bice, piccola, curva con tratti in bilico tra l’esse-re umano e la scimmia, ostinata a chiedere a tutti il prezzo di un cappuccino e pronta a rovistare dappertutto in cerca di cibo. Ma c’è qualcosa che le unisce, una solidarietà e un amore materno-filiale inconsapevole. E se ne vanno a spasso per tutto l’edificio mano nella mano: Bice tira, l’altra si fa tirare come una madre paziente...E così Lina, che nella vita “fuori” non aveva figli, ha scoperto così tardi e in un luogo così poco idoneo l’amore materno, e tutto il giorno accompagna la sua bambina, scusandola, ammonendola, soffrendo quando gli altri la allontanano per la sua ostinazione.E il distacco serale è ogni volta una tragedia. Ogni sera la sua bambina le viene strappata e lei, che non ha nessuna consape-volezza del proprio corpo, che può stare una notte intera con le gambe rialzate e rigide se nessuno gliele stende, lei piange dispe-ratamente perché rimane senza una ragione di vita. E poi al mattino riprende il vagare attraverso le stanze con Bice, mano nella mano, un po’ trascinata, un po’ guida..

Nata a Gonzaga, il 16 dicembre 1951. Ha due figli.Insegnante ora pensionata continua a dedicarsi all’insegnamento

Scrive per da aprile 1994 maggio 1997

Vanna Riperi

N. 203 – Luglio 2004INSEGNARE AL NIDO: UNA GRANDE E BELLISSIMA RESPONSABILITÀNanda Meschieri racconta della sua esperien-za come insegnante di asilo nido e dei vari cambiamenti susseguitesi nel corso degli anni

Marco Villa

N.275 – febbraio 2011CENTRO GIOCHI TERRITORIALE A SAN GIOVANNIAvviato un centro pomeridiano nel-la scuola elementare grazie al forte coinvolgimento dei genitori. I bam-bini si divertono e tutta la comunità risponde

Sara Germanisegreteria del Sindaco

N.264 . febbraio 2010PREMIATA UNA VIGNETTA ANTIRAZZISTA DELLA SCUOLA MEDIA LELIO ORSIPrestigioso riconoscimento conferito al lavoro di una studentessa della no-stra Scuola Media in merito al Con-corso di Vignette Antirazziste istituito a Reggio Emilia

Simone Oliva

N.173- Novembre 2001GLI STUDENTI NOVELLARESI A SCUOLA DI TEATROTra le tante attività extrascolastiche fra le quali i ragazzi delle scuole ele-mentari e medie possono scegliere, c’è anche il laboratorio teatrale. Inter-vista a Grazia Costa e Elisabetta Tirabassi

Federica Ottaviani

“Se volete andare veloci correte da soli “Se volete andare lontano viaggiate con gli altri” Proverbio pellerossa

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

QUANDO “LA STORIA” E’ VIVA E PRESENTE

a mia passione più grande è la ricerca storica e il mio interesse è rivolto in modo particolare alle donne della

famiglia Gonzaga che per quattro secoli (dal 1371 al 1728 e oltre) governò la contea di Novellara e Bagnolo.Nel grande giardino di casa mia, che confina con quelle che an-ticamente erano le fosse che circondavano la Rocca, da bambina passavo ore a giocare con le mie bambole che, all’ombra del ca-stello, immaginavo essere contesse e principesse. Fantasticavo sulla loro splendida vita a corte, sui loro passatempi, sui loro amori fatti di sguardi e sorrisi velati.Passato il tempo, dopo 30 anni, ho ripreso il mio “gioco”, fatto però di lunghe ricerche in archivio, letture di documenti antichi, frasi che riaffiorano dalle scure macchie di umidità con l’uso di una speciale lampada, inchiostri così chiari che sembrano succo di limone e altri così acidi che hanno bucato il foglio; mani sporche di polvere antica, occhi che bruciano nello sforzo di comprendere scritture minuscole, svolazzanti, a volte indecifrabili; la schiena e il collo dolenti.E’ una bella passione? potreste domandarmi ironicamente. La ri-sposta è sì. Lo sforzo e l’impegno valgono la soddisfazione di ricostruire tassello dopo tassello, la vita di persone vissute secoli prima e riportarle alla luce.Delle “mie donne”, attraverso la lettura di corrispondenza fami-liare, conosco i pensieri, i sogni, i desideri, le aspettative; mi sono resa conto che, pure nella diversità delle scelte e dei destini, queste giovani intelligenti, sensibili ed energiche non hanno mai subito la vita, ma l’hanno invece vissuta in pienezza e hanno con-tribuito, in misura diversa, al benessere della loro famiglia e del loro Stato.Nessuna è stata costretta a prendere i voti, e chi ha scelto il chio-stro l’ha fatto per sentita vocazione. Quelle indirizzate alla vita matrimoniale hanno potuto accettare lo sposo o rifiutarlo, senza scandali, ritorsioni e crisi diplomatiche. E, vi ricordo, vissero in un periodo che va dal 1400 al 1700, dove l’obbedienza era tutto ciò che il genere femminile poteva permettersi.Vite lontane nei secoli, ma vissute con emozioni, sentimenti, re-azioni di un’attualità e intensità così vive da farmi sentire vicine queste figure femminili e a spingermi a continuare a conoscerle e a parlarne, perché la storia di Novellara assegni loro lo spazio dovuto, riconosca il loro valore, sia che siano salite agli onori della Storia, sia che abbiano condotto una semplice quotidianità, simile alla nostra.Oggi, attraverso le pagine del Portico, ci viene offerta l’occasione di raccontarci, di esprimere i nostri pareri, di intervenire nelle vi-cende politiche, sociali, umane, ed io voglio approfittarne per far sentire anche la loro voce, che pur dal passato, si dimostra ancora significativa. Nello studiarle, mi emoziono sempre: provo le loro

Maria Gabriella

Barilli

Scrive per da giugno 1996

gioie e le loro sofferenze, sorrido e mi commuovo nel condividere le loro esperienze, come succede fra amiche. E come non farlo? Dando un’occhiata rapida al panorama femmi-nile della corte novellarese, potrete avvertirle anche voi.A fine Cinquecento, le figlie di Alfonso I e Vittoria di Capua, dal convento in cui sono in educazione, scrivono a “lettere da sca-tola”, cioè a grandi lettere, che non vogliono essere monache. Infatti tutte vengono ampiamente dotate ed entrano come mogli a far parte delle più importanti, nobili e ricche famiglie del tempo: Costanza nei Mattei di Roma, Isabella nei Gonzaga di Bozzolo, Barbara nei Calcagnini d’Este di Ferrara, Alfonsina nei Madruzzo di Trento.Vittoria Leonora, la più scapestrata, si fa sorprendere ad amoreg-giare con un giovane poeta che, seppur d’alto intelletto, non lo è di lignaggio e rischia di finire chiusa in monastero.Nel Seicento, delle figlie di Camillo II e Caterina d’Avalos d’Aqui-no, che perdono la madre in tenera età, Lavinia è quella che sal-va Novellara dal disastro economico, convincendo l’imperatrice e l’imperatore a ritirare le truppe alloggiate nella contea. Faustina e Vittoria Egidia rappresentano i due opposti: la prima che suora non vuol essere, come è desiderio del padre, combatte con vigore e decisione ma muore giovanissima senza poter coronare il suo sogno d’amore; la seconda che aspirava con fervente convinzione a diventare sposa di Cristo, sarà falciata dalla peste del 1630, a un passo dalla consacrazione religiosa.Nella successiva generazione a Caterina, di Alfonso II e Ricciar-da Cybo, moglie felice del principe Giustiniani di Roma, tocca il compito di confortare il fratello Camillo III, frastornato dalle tante pazzie e stravaganze della ben nota Matilde d’Este; lo sostiene con forza anche quando deve prendere la non facile decisione di allontanarla da Novellara, dopo che lei ha tentato di farlo ammaz-zare da alcuni sicari.E poi Ricciarda, di Camillo e Matilde, che dopo un’infanzia difficile per le condizioni mentali della madre, sopporta con pazienza infi-nita la vita disordinata del marito Alderano Cybo, dedito al gioco, che sperpera quasi tutto il loro patrimonio; ma che, da vedova, opera con fermezza e spirito virile per aggiustare i guai e pagare i debiti.Infine, nel Settecento, Maria Teresa, figlia di Ricciarda, sposa bambina del duca Ercole Rinaldo III degli Este di Modena. Umilia-ta e tradita ripetutamente dal marito, dopo anni passati a fingere di non vedere e a subire, decide coraggiosamente di separarsi. Si allontana dalla corte estense per cercare pace a Reggio, dove si spegne vinta da un tumore al seno.Da queste poche righe potrete capire quanto grande sia la mia passione e come mi piaccia rendere viva la nostra storia anche attraverso il mio ruolo di maestra, professione che svolgo con altrettanta dedizione.

Nata a Novellara (RE) il 25 febbraio 1953 e ivi residente.Diplomata all’Istituto Magistrale “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia, di professione insegnante elementare. Coniugata, tre figli.Appassionata e studiosa della storia di Novellara, ho iniziato nel 1995, incuriosita dal lavoro che da tempo mio fratello, il dottor Gian Paolo Barilli, aveva intrapreso in questo campo. Sollecitata da lui ho comin-ciato a leggere la corrispondenza famigliare dei Gonzaga presente nel nostro archivio storico comunale e ho imparato a trascriverla; ho poi iniziato a frequentare altri Archivi statali, comunali, privati, parrocchiali (Correggio, Reggio, Modena, Mantova, Parma, Massa, Pesaro, Reca-nati) e via via mi sono accostata ad altri tipi di “carte” di più difficile lettura e interpretazione come atti notarili, instrumenti dotali, testamenti, atti processuali.Collaboro con la rivista “Reggio Storia” e con la Società pesarese di studi storici “Città e Contà”, sono iscritta alla Società di studi storici di Correggio.Frequento la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Modena. Per la Deputazione di storia patria per le province di Reggio e Modena è in corso di stampa “Lavinia Gonzaga da Novellara alla corte imperiale”.

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I PORTICI CI HANNO VISTO ARRIVARE - E CI VEDRANNO ANDARE VIA

N.222 aprile 2006MARIA BEATRICE D’ESTE E MOZARTQuest’anno ricorre il 250° della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart e noi abbiamo trovato una piacevole curiosità.

Lella e Gian Paolo Barilli

N.6 marzo 1983NELLE SALE DEL MUSEO GONZAGHESCO L’ANTOLOICA DI VIVALDO POLI Sono previste conferenze dibattito sull’opera del Maestro novellarese – Pie-no successo dell’esposizione tenuta a Reggio Emilia

Rossella Eunini

N.240 - DICEMBRE 2007BALLIAMO SOTTO AL CASTELLO20 anni di attività della scuola di danza di novellara raccontati da Cristina Bergamaschi insegnante di danza moderna e coreografa del prossimo musical “Gonzaga, il regno di nebbia”

Antonia Rosati

Di portici a Novellara ce ne sono per oltre quattro chilometri.I portici laterali alla piazza furono inizia-ti da Gian Pietro Gonzaga nei primi anni del 1500, dopo la sua morte la moglie Caterina Torelli li fece avanzare termi-nando il settentrionale con l’arco che fu detto Arco Domizio, vennero poi comple-tati da donna Costanza nel 1542.

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

Vivaldo Poli 1965-66

N.228 nov.2006ARCHIVIO STORICO: UNA STRUTTURA PER GLI STUDIOSI E PER I SEMPLICI CITTADINIL’archivista Marzia Moreni ci parla di questo importante patrimonio novel-larese situato presso la Rocca dei Gonzaga.Poco noto alla cittadinanza ma molto apprezzato dagli storici, non solo italiani.

Eda Ferrabue

N.114 giugno 1996RICOLLOCATI DUE PREZIOSI DIPINTI NELLA CHIESA DELLA BEATA VERGINE DEL POPOLO in occasione dell’anniversario di san Bernardino patrono mi-nore della comunità di Novel-lara

Elena Ghidini

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

UNA ZIA CHE ASPETTA

Trillo prolungato di campanello. Dopo secoli d’impa-ziente attesa una voce familiare risponde al mio orec-

chio un - chi è? -.Mi conclamo con un - Son io -. Scatta la porta con una imprevedibile leggerezza quasi non fosse mai stata chiusa. Un’ombra si profila oscurando per un attimo la luce al centro del pianerottolo. -Ciao. Sei tu -.M’avvicino a quel volto e delicatamente gli lascio due baci mentre con una mano abbraccio un giro di vita trasformato dal tempo. Passo alla svelta su, dove hanno la sede delle fragili spalle. Le avvolgo, le struscio indugiando sul piacere che mi viene dal tie-pido caldo che fuoriesce dalla maglia marron. Sciolgo l’abbraccio per chiudere la porta e alzo la mano che prima si era posata su quelle spalle a mò di copertina di luna. In alto brilla un pacchetto colorato. So che i suoi occhi andranno lì. M’aspetto di spezzare la “noia del vivere” con i rituali che sempre accompagnano quegli attimi di pseudo contentezza. Uh! cosa sono? –Cioccolatini! –Troppa grazia ma che lusso! –Intanto la sua attenzione è catturata e, per un po’, come i bimbi giocherà con tutti quei colori sparsi, li prenderà e li scarterà, ne sceglierà uno, poi due, poi tre finché una mano “fintamente” cru-dele glieli porterà via e li nasconderà alla vista. Per la frazione di un minuto lei seguirà incredula e sorpresa l’itinerario della mano e dei bonbon, chiedendosi forse anche il perché di quest’altro gioco e con la stessa velocità cambierà in assoluta indifferenza lo stupore che l’aveva preceduto, facendo seguire la litania buona per ogni giorno, buona per tutte le ore ..tutto bene?-insomma -Ti faceva male la schiena? -Beh, quello non sparisce, però va meglio - Si, Che cosa si dice in città? -non so non ci sono andata -E i tuoi figli? Quanti ne hai? -Due -Li senti? –No -Meglio così. Niente nuove, tutto va bene-. Non so frenare un moto di nervosismo, ma ci dirigiamo al tavolo rotondo coperto dal merletto del “bel” tempo antico. Come al solito ci si preparerà a fare una partita a briscola o a scopone. Lascerò che tenga lei i conti delle vincite e perdite, e per i conti sicuramente sarà anche brava e più precisa di me. Io mi limiterò ad assentire con la sua stessa indifferenza che,

Nata a Novellara ma vissuta a Roma dove ha condotto attività di concer-tista del “Bel Canto” in R.A.I. Laureata in medicina senza mai esercitarne l’attività.Da pochi anni è ritornata nella città natale, Novellara, dove insegna canto e pianoforte e scrive.

Scrive per da giugno 2001

forse, lei non noterà o farà finta di non vedere.-Allora, zietta, come stai?- Le domando guardandole la faccia aspettandomi l’altra decina di giaculatorie da parere, stampate sulle labbra a fessura con il rosso delle gengive solitarie. –Beh, non mi posso lamentare -. Da povera vecchia che non ha mali e che alla notte dorme senza nessun aiuto è proprio una fortuna, peccato che a me non in-teressi avere questa fortuna ma lei, invece, mi si è appiccicata addosso, quando io ne farei a meno con molto gaudio e letizia. Vorrei risponderle che la capisco e sono d’accordo con lei, ma non lo faccio.Mi alzo, invece e vado a coprirle di baci il volto da rosa fredda e sbiadita e la strattono un po’.Con un balzo all’indietro si stacca da me e con la voce grossa mi dice E che sei ammattita? Che sono tutte queste smielature?! Non sto morendo ma se anche lo fossi dovresti rallegrarti senza sbragarti con queste smancerie. Sarebbe finita, finalmente, un bene per me e per tutti e inutili sarebbero i baci. Come i pianti -. Poi, con scatto incredibilmente vispo per i suoi quasi cent’anni, s’alza dalla sedia, prende il bastone appoggiato al tavolo, lo batte stizzosamente più volte sul pavimento. Nel mentre io, stupita prima, stizzita più di lei dopo, scoppio alla fine, in una fragorosa risata, felice perché ho rI-trovato ancora LEI e non lei nell’informa cera che sta per consumarsi, integra e intera nel “lampo” di quel gesto d’essenza “dura” a vivere come a morire. La gioia nell’esperire oltre il finito dalla percezione che, “Si può vivere senza essere ciechi, anche subendo l’esistenza, attendendo la morte come grazia ricevuta, pur non sapendo nulla di “quel salto” se non la pace chiusa in un cerchio o in un piccolo scrigno, esente da ogni contrasto, mucchietto di povera polvere nostra, che un giorno fu trionfo di potenza”. Forse sta solo lì un rinnovato “senso” nel continuare a desiderare la Vita, consapevoli che, prima o poi, un altro viaggio ci attenderà nell’incognita più assoluta, sperando per fede o per tranquillità di “coscienza”, guidati a un altro regno da un Giudice che di pietas e misericordia sa, senza essere corrotto da nessuna moneta. Prima d’andarmene ho acceso il televisore. M’interessava sapere del meteo. A sorpresa mi ha assalito un fiume di suoni e di voci. Di botto mi sono fermata mentre un groppo alla gola agiva come una tenaglia. Ho alzato il volume al massimo affinché Lei lo po-tesse sentire. Ma dritta e impassibile con le mani ferme sul suo “bastone” stabile al pavimento continuò a guardare me. Come un cane bastonato cliccai sul bottoncino del televisore e lo spensi. Sull’uscio un sorriso e una lacrima chiusero la porta dietro di me. Poi una mano s’affacciò ancora come per un ultimo saluto, che per me aveva il significato di un grazie ma ... subito ricadde e la porta si chiuse veramente, senza che io potessi accarezzarle la minuscola testa e asciugarle con “noncuranza” quel luccicore che continuava a scivolare giù dalla guancia.Adempio allora qui quello che non ho fatto lì, cara dolcissima zia, di dura corazza in vita come per la morte.

Ebe Mirka Bonomi

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L’INTUIZIONE DI UNA DONNA È MOLTA PIÙ VICINA ALLA REALTÀ DELLA CERTEZZA DI UN UOMO Kipling

N.183 - OTTOBRE 2002“AL TEATRO COMUNALE REALIZZERÒ UN MIO SOGNO: PORTARE CULTURA IN PUNTA DI PIEDI”intervista alla signora Ebe Mirka Bonomi, mezzosoprano, novellarese doc, che il prossimo 30 nov. Terrà un concerto nel nostro teatro

Fabio Ghizzoni Berni

N.37 aprile 1988 TEATRO? SI’, GRAZIEA quattro mesi dall’apertura il teatro tiene, grazie soprattutto al lavoro dei volontari. E’ vero, dopo oltre trent’anni di chiusura, il teatro di Novellara va, e va anche bene vista l’affluenza di pubblico.

Willy Cattabiani

N.209 FEBBRAIO 2005IL CORO GIACQUES DE WERT E LA SWING BIG BAND IN CONCERTO L’8 MARZO AL TEATRO DELLA ROCCAIl coro nasce dalla fusione di diversi coristi amatoriali per iniziative del suo in teatrodirettore, il maestro Luigi Paglierini il coro ha debuttato a Novellara il 25 aprile 2002

CRI sezione femminile di Novellara

N.230 - DICEMBRE 2007GRAZIE PER IL LAVORO DI TUTTI QUESTI ANNIUn pensiero per Laura Zini e Maura Belluti instancabili animatrici dello spettacolo di Santa Lucia.

Joussef Salmi e i genitori delle scuole materne, elementari e medie

N.191- GIUGNO 2003PROGETTO NOVECENTO: IN SCENA “PICCOLE MANI”Sabato 24 maggio è andato in scena un toccante spettacolo realizzato dai ragazzi della terza a della scuola media di Novellara, ispirato alla storia di Iqbal, un bambino pakistano diventato paladino del Fronte di Liberazione dal Lavoro Forzato

Elena Carletti

N.269 - LUGLIO AGHOSTO 2010TEATRO E GIOVANI STUDENTI A NOVELLARAIl 24 Aprile 2010 presso il teatro della rocca di Novellara si è rappresentato “Diari…codici di libertà”, con la regia di Paolo Di Nita. Con il Laboratorio Teatrale –Proloco- anche attori studenti dell’istituto professionale Don Zefirino Iodi di Novellara.

Fernanda Carducci (insegnante dello Iodi di Novellara)

Dal 1500 il portico grande diventa il centro della vita novellarese. Scam-bi commerciali, botteghe artigiane, conclusioni di affari, passeggio, feste popolari con balli, musica, canti, ma anche litigi, tafferugli e fatti di sangue.Il Portico mormora, ciarla, ironizza, ma soprattutto informa e sotto i suoi occhi circolano notizie e chiacchiere.

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

l Portico” compie trent’anni, proprio un bel pezzo di vita…Ed io? Ero piccola quando “Il Portico” è nato anche

se, a dire il vero, raramente penso alla mia età, solo quando si avvicina il giorno del compleanno e, inesorabilmente, gli auguri, le battute e i riferimenti degli amici mi ci fanno pensare. Resta il fatto che se il Portico taglia il traguardo dei trent’anni, anch’io il mio terzo di secolo abbondante l’ho vissuto. Eppure non è tanto l’età in sé quella che mi fa pensare, quanto il senso quasi di verti-gine che provo nel guardarmi alle spalle e realizzare le esperien-ze, i volti e le storie che mi porto appresso, come l’inseparabile zaino di un viaggiatore. Quelli sì che mi danno il senso del tempo passato e il peso buono delle esperienze che si accumulano, anno dopo anno, chilo dopo chilo. Vorrei provare ad aprire il mio zaino e guardarci dentro con una sorta di brainstorming di parole che sono ricordi e vissuto: Nomadi, musica, studi, viaggi, politica, maternità…Già, ho iniziato con la parola Nomadi. Una parola che mi porto dentro dalla nascita e con la quale da sempre cerco più o meno inconsapevolmente anche di confrontarmi, misurando co-stantemente il mio livello di autonomia. E del resto, per una che fin da piccola si è sentita dire “lei è la figlia dei Nomadi”, con inevitabile replica “ma quali Nomadi?”, è certo che resti uno tra i bagagli più preziosi e allo stesso tempo più ingombranti. Prezioso a partire dal fatto che mi ha dato la possibilità di pensare che si possa vivere di una passione, la mu-sica, e di tutto quanto gravita intorno a questo mondo: emozioni, relazioni umane, ispirazioni artistiche, ma anche impegno cultu-rale e sociale. Ho un ricordo nitido di me bambina alle prese con i compiti di scuola, chiusa in camera, ma distratta dal pensiero che al piano di sotto mio padre e Augusto stavano componendo nuove canzoni: di tanto in tanto, come fanno gli Indiani d’America nei film, appoggiavo l’orecchio al pavimento per carpire qualche rumore, qualche parola o nota. Ogni tanto sgattaiolavo giù, en-travo con qualche scusa, sbirciavo gli appunti di Augusto…Tutto incredibilmente più interessante del sussidiario o del libro di te-sto. Allo stesso tempo ero ben consapevole che per godermi quel pezzo di magia che per me erano i Nomadi dovevo pure cavarme-la a scuola, per poi potermi conquistare qualche uscita con loro, qualche ora in sala prove, un giro a Milano in casa discografica, oppure, non plus ultra per me bambina, in uno studio televisivo. Tra i giorni più significativi che ricordo con nostalgia il viaggio a Bologna per il ventennale di Francesco Guccini, un grande con-certo in Piazza Maggiore, di cui conservo come ricordo una foto leggermente sfocata di me e mio fratello insieme a Lucio Dalla. E che dire del ventennale dei Nomadi a Reggio? Magnifico il loro ingresso su una cabriolet bianca. Relativamente più recente inve-ce il viaggio a Roma in pullman per partecipare alla trasmissione

Sono nata il 23 maggio 1975 a Novellara. Dopo il Liceo ho conseguito la Laurea in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Parma. Ho cercato di approfondire, attraverso nuovi corsi di studio e Master, alcuni aspetti della politica e della cultura europea: un Master in Euro-progettazione e un Master Euroculture, che ho frequentato in Svezia. Successivamente, sempre presso l’Università di Parma ho frequentato un Master in Scienze e tecniche dello spettacolo, con un tirocinio presso l’organizzazione del Meeting delle etichette indipendenti di Faenza.Il mio percorso politico è iniziato nel 1999, quando mi sono candidata come Consigliere Comunale nella lista di centro sinistra a sostegno di Sergio Calzari. Nel 2002 sono entrata in Giunta con deleghe ai Gio-vani e all’Ambiente e dal 2004, con la Giunta di Raul Daoli, sono stata Assessore alla Cultura, Sport, Giovani, Turismo e associazionismo. Tra i progetti realizzati amo ricordare la riqualificazione dei servizi cultura-li: la nuova biblioteca, il nuovo museo e il nuovo archivio storico, che rappresentano un patrimonio straordinario della nostra comunità. Dal 2004 sono stata eletta in Consiglio Provinciale come candidata dei De-mocratici di Sinistra e nel 2009 mi sono ricandidata in Provincia nelle file del Partito Democratico. Sono attualmente Presidente della Commissione Scuola e Cultura della Provincia.Da sempre amo viaggiare, scrivere e leggere. Ho una passione per il vino e ho frequentato i corsi da Sommelier.Infine la parte più personale e importante, quella per cui non esistono elezioni né corsi di studio, ma solo amore e dedizione: dal 2008 sono mamma di Nicola

Scrive per da giugno 1995

Elena Carletti

televisiva “Festa di compleanno” insieme a una comitiva di oltre cinquanta amici e con Augusto grande mattatore della giornata. Insomma, quello che era festa per loro, lo era anche per me.Certo, Nomadi preziosi ma anche ingombranti, soprattutto nelle epoche in cui non sono stati esattamente sulla cosiddetta cresta dell’onda, travolti mediaticamente dalla musica dance, dai video di DJ Television, Video Music e quant’altro. Allora alcuni coeta-nei non si risparmiavano battute di scherno, riferimenti piuttosto acidi, come solo bambini e adolescenti talvolta sanno fare. E poi si sa, nessuno è profeta in patria. Ho sempre incassato: troppo timida e incapace di trovare le giuste argomentazioni per espri-mere innanzitutto quanto io fossi anche “altro” rispetto ai Nomadi e quanto fosse comunque speciale quel mondo per me, a pre-scindere dalle top ten e dalla popolarità delle canzoni. Anche per-ché i Nomadi restavano sempre lì e il trovare la Passat bianca di Augusto parcheggiata nel cortile di casa ogni volta che rientravo da scuola, era una sicurezza, un divertimento, una presenza quo-tidiana che ogni giorno portava novità e argomenti interessanti. Quando, dopo il 1992, non ho più trovato l’auto di Augusto nel cortile e, per così dire, i Nomadi hanno varcato le Colonne d’Erco-le della loro avventura artistica, anch’io sono entrata nell’età più adulta e ho iniziato a fare i conti con un percorso di crescita per-sonale, cercando di sperimentare una mia autonomia rispetto al vissuto fino a quel tempo. E’ così che, con una profonda impronta Nomade e un passaporto stropicciato dalla voglia di viaggiare, ho incontrato anche l’interesse forte verso il mio paese. Ed è stato sicuramente grazie a “Il Portico” che ho conosciuto meglio Novel-lara ed ho progressivamente maturato il mio impegno culturale, che poi è diventato anche impegno politico. Ecco, ho aperto un po’ del mio zaino, forse una parte di bagaglio già nota, ma che per me resta il nocciolo della mia identità e del-la mia formazione, imprescindibile, prezioso e allo stesso tempo non sempre semplice da gestire, un po’ in bilico tra la consapevo-lezza che qualcuno lo possa considerare semplicemente un van-taggioso lasciapassare all’occorrenza e l’orgoglio di proteggerlo e difenderlo a prescindere, come una miscela di ricordi ed emozioni che continua a scorrermi nelle vene.

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avere condiviso una parte della mia vita con Augusto mi ha plasmata, mi ha resa diversa, certamente mi-

gliore… ed è proprio perché lui era così speciale da riuscire ad entrare nell’animo della gente, che oggi questa sua assenza è una presenza palpabile…Da quando, dopo la sua scomparsa, abbiamo creato un’Associa-zione che porta il suo nome per finanziare borse di studio per la ricerca oncologica, io, essendo Presidente, porto in viaggio un messaggio con i suoi disegni, i suoi scritti e la sua musica. Que-sto dà senso e valore al lavoro di tanti volontari che hanno visto in Augusto chi li rappresentava, chi raccontava la vita; queste persone, oggi, gli rendono omaggio così.Mi è stato chiesto di parlare di me, ma diventa impossibile rac-contarmi senza passare da lui, ogni azione o avvenimento ha davvero in lui il punto di partenza!

Ci sono stati momenti di grande emozione, come il viaggio in Kurdistan con Gino Strada, in quella parte del mondo dove non sembra esistere nulla di quello che noi consideriamo “importan-te”, purtroppo nemmeno la sanità!Come il viaggio in Sud Dakota, ospite di Duane, Capo spirituale Lakota. Partecipare alla Danza del Sole, vedere in cielo l’aquila nel momento in cui un danzatore faceva il sacrificio della carne in onore di Augusto, è stato davvero un momento speciale.Riuscire a portare i dipinti nella cripta della Basilica di Santa Croce a Firenze (che tante volte avevamo visitato per ammirare i capo-lavori di Giotto) e creare un gemellaggio con Joan Hara moglie di Victor Hara, il cantautore cileno ucciso durante il golpe di Pi-nochet.Portare i dipinti anche alla Basilica di Assisi e vedere assegnare alla memoria di Augusto il titolo di Artista per la Pace…Essere ospitata in Brasile per collaborare nel creare una scuola od un ambulatorio che porti il suo nome con alcuni fans che risiedono là e trovarsi a cantare con i bambini, metà in italiano e metà in portoghese, … “io vagabondo”Vedere come nelle città nascano vie, piazze… e luoghi pubblici dedicati a lui e sentire come sia stata la gente a volerlo forte-mente…Io credo, senza nessuna retorica, di essere stata molto fortunata, di avere conosciuto soprattutto l’amore e riuscire, in funzione di questo sentimento, a sopravvivere alla sua assenza con azioni che danno un senso alla vita e che credo apprezzerebbe.Dico grazie a tutte quelle persone che affermano di trovare in me qualcosa di lui… questo è il complimento più bello che mi possa essere fatto! Continuo testardamente nella mia attività con l’As-sociazione Augusto per la vita, continuo gratificandomi,con il solo intento di dare seguito ad un credo e ad uno scopo che ha carat-terizzato sempre la nostra vita assieme, quello di vedere, sentire e considerare le sole cose vere, importanti e valoriali della vita.

Il Portico… per chi non arriva dall’Emilia il portico o i portici sono qualco-sa che ci invidiano, è quell’architettura studiata proprio per aggregare le persone, accoglie e protegge qualunque sia la situazione metereo-logica. Io che arrivavo dalla “città”, Reggio, non comprendevo bene quando Augusto mi raccontava della sua Novellara e dell’importanza di questo luogo!Per me, anche il giornale “Il portico” è stato un po’ così, uno spazio dove sono stata accolta con amicizia ed ascoltata e dove ho acquisito impor-tanti nozioni e caratteristiche sul paese. Spesso ho avuto la possibilità di raccontare i miei sogni e tutto ciò che mi stava a cuore e di questo non posso che dire grazie, grazie per avere dato spessore alle mie iniziative e per avere promosso la mia voglia di esprimermi, con modestia, anche in favore di attività sociali e divulgative.

Scrive per da maggio 1993

Rosanna Fantuzzi

NEL SUONO DI OGNI VIOLINO C‘E’ IL RESPIRO DEL SUO ALBERO A.Stradivari

N.240 dicembre 2010IN UN AMBIENTE SUGGESTIVO, FUORI DAL TEMPO ORDINARIO, IL NUOVO ARCHIVIO DI STATOIn fondo al loggiato, penultima porta, vada su, su, continui ad andare su. Mi aveva detto al telefono il giorno prima nel darmi appuntamento la signora Marzia Moreni, responsabile del nuovo archivio storico di Novellara.

Eda Ferrabue

N.239 novembre 2007LA BIBLIOTECA COMUNALE TORNA A CASAIl ritorno nei locali storici è l’occa-sione per rinnovare radicalmente il servizio. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Elena Carletti, assessore alla cultura del comune di Novellara.

Eda Ferrabue

Ai primi di novembre 1548, donna Co-stanza racconta: “passando per il porti-co un di questi giovani accompagnato da un servitor nostro di casa, si incontrarono in Galasso qual disse esser stato urtato da questo giovane e, per quanto dicono tutti, non fu vero che l’era in camicia e l’altro con il giacco e maniche lo fece metter mano alla spada e se tirarono pa-recchie botte”.

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Con il clima umido e nebbioso del paese, il portico offre la possibilità di fare co-mode passeggiate al riparo dalle intemperie invernali o dal sole cocente in estate.Così donna Costanza, dopo due giorni e due notti di travaglio di stomaco che la fa temere qualche brutto accidente, si alza la domenica mattina, fa una leggera colazione con “un’insalata di radetti [radicchi] e fiori di borase [borragine]” e poi “sono passeggiata tanto sotto al portico che ho fatto meggio miglio misurato senza alcuna sorte di stracchezza”, sentendosi molto meglio. (3 luglio 1562)

otizie storichedi Lella Barilli

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N.118 - NOVEMBRE 1996UNA BALLERINA NOVELLARESE A DORTMUNDL’armonia dei passi e la perfezione dei volteg-gi di Maura Cantarelli che insieme al marito Marco Ferrini ha conquistato il pubblico tede-sco

Barbara Cantarelli

N.75 - SETTEMBRE 1992“LA DANZA E’ IL MIO PIU’ GRANDE AMORE”Intervista a Barbara Morini, vincitrice del Primo premio Nazionale di Danza Moderna “Stefania Rotolo”

Pietro Casarini

N.103 - GIUGNO 1995SABRINA COPELLI: IL MIO CANTO LIBEROLa passione per la musica della giovane novella-rese è più forte di ogni avversità

Barbara Cantarelli

N.199- MARZO 2004HO RUBATO UN MOTIVOIntervista a Francesca Folloni dopo il concerto “Ho rubato un motivo: macchiettisti, comici, cantanti e sciantose, alla base della Canzone moderna, fra caffè Chantant, cabaret e musical

Elisa Fornaciari

N.203 LUGLIO-AGOSTO 2004ANNA DEI SENTIERI. LE VICENDE PARTI-GIANE IN UN MUSICALDue giovani novellaresi, Cristian Cattini e Si-mone Oliva, si apprestano ad organizzare un evento teatrale senza precedenti nel suo genere. Un musical dedicato alla storia della resistenza

Elena Carletti

N.243 - MARZO 2008SUCCESSO DELLO SPETTACOLO “MA LA FEMMINA NO!” IDEATO DA NOVETEATROIn occasione della festa dell’8 marzo 2008 è andato in scena lo spettacolo di beneficenza organizzato dalla sezione femminile CRI di Novellara, in collaborazione con il laborato-rio teatrale Noveteatro

Valeria Dolci

N.246 - GIUGNO 2008“DONNE E REGINE” UNO SPETTACOLO CHE HA TRASMESSO FORTI EMOZIONI MES-SO IN SCENA DAL LABORATORIO TEATRALE DELLA PROLOCO DI NOVELLARA con la regia di Antonella Panini

Ena Zannotti

N.177- MARZO 2002QUANDO UNA PASSIONE DIVENTA MUSICAL!!Francesca Folloni novellarese, racconta il suo amore per il teatro in occasione del debutto a Novellara il 20 e 21 aprile

Elisa Fornaciari

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E ancora il 28 maggio 1566: “questa sera poco più dell’ave maria è comparso uno, per quanto dicono, che haveva coperto la testa con la cap-petta e passeggiava il Podestà sotto il portico del Zuccardi gli è stato dato da costui da un lato della testa che l’ha fatto cadere come morto, et è scappato subito”.

otizie storichedi Lella Barilli

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n.149-???SARA MARAZZOLI, UNA GIOVANE “MAESTRO DI PIANOFORTE”Intervista alla nostra concittadina che ha conseguito recentemente il presti-gioso diploma

Elena Carletti

N.76 ottobre 1992AUGUSTO DAOLIO PITTOREDal dipingere sono stato scelto: non so perché questo sia avvenuto. Sono stato fortunato ho incontrato la pittura, le parole. Voglio dire che non ho cercato mai niente

Cristina Canovi

N.169 giugno 2001C’E’ UN NUOVO ARTISTA IN CITTA’E’ Sara Bendin Uboldi ventiduenne naturalizzata novellarese che dipinge con mano felice la figura umana

Angelo Veroni e Mario Pavesi

N.177 marzo 2002PATRICIA PICCININI: Un’artista sulla cresta dell’ondaLa giovane figlia del concittadino Theo piccinini vive a Melbourne (Australia) e dal 1999 partecipa a mostre in tutto il mondo ove presenta i suoi pregevo-lissimi lavori di scultura

Giovanni Franzoni

N.272 novembre 2010DALLA TERRA ALLA FORMAModellando le rapide parole come fossero argilla Roberta Grigolon mostraA Reggio Emilia il suo miglior profilo di artista, maturato all’interno del labo-ratorio di Afrodite, in una mostra permanente da mercoledì 24 nov.

Simone Oliva

N.268 giugno 2010MILLY SANTORO: DIPINGO L’ARTE FIGURATIVA PERCHE’ MI DA FORTI EMOZIONI

Sara Lanza

N. 188 marzo 2003LA STANZA DI AFRODITE UNA “BOTTEGA DELL’ARTE”

Maura Belluti

N.150 ottobre 1999BICE BERSELLI, PITTRICE PER DILETTOPiacevole conversazione con la signora dei fiori, dei tramonti e degli splendi-di tendaggi. Nei suoi dipinti lo specchio di un animo genuino.

Paolo Paterlini

N.183 ottobre 2002CRISTINA BARTOLI. NEL SUO LAVORO LE EMOZIONI DEL VIVERE QUOTIDIANOSpazia dal dipingere allo scrivere, con una formazione artistica da autodi-datta

Ivan Parmiggiani

N.280- luglio 2011DANIELE VEZZANI ALLA 54a EDIZIONE DELLA BIENNALE DI VENEZIA

Eda Ferrabue

DONNA MI HAI PRESO PER MANO ACCOMPAGNANDOMI NELLA FELICITÀ. Eugenio Morosin

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

vrei voluto vivere tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, in anni di grande fermen-

to artistico, tra l’Impressionismo e le Avanguardie.Non so però se avrei preferito essere Léontine, moglie di Giu-seppe de Nittis, o una odalisca di Matisse, uno dei miei artisti preferiti. Di De Nittis, del quale ho visto anni fa una mostra a Torino, sono sempre stata affascinata dai ritratti della moglie da lui dipinta, con abiti eleganti e impalpabili, alle corse dei cavalli, durante la colazione in giardino, in atmosfere raffinate e pacate. Di Matisse posseggo una grande riproduzione, in un punto focale della casa, di uno dei miei quadri preferiti “Stanza rossa” che ho appeso su una parete rossa . Mi soffermo spesso a guardarlo chiedendomi quale è il segreto di un così perfetto equilibrio, per-ché nonostante l’abbinamento tra i colori violenti e l’apparente casualità degli oggetti, lo spazio è meditativo e silenzioso. Uno spazio nel quale vorrei trascorrere la mia vita.

Sono nata nel 1959 a Correggio. Ho frequentato l’Istituto d’arte a Mo-dena e, dopo il diploma, ho abitato a Bologna dove mi sono laureata nel 1983 al DAMS. Ho lavorato nel settore della grafica pubblicitaria per alcuni anni e nel 1990 ho vinto il concorso per operatore culturale indetto dal Comune di Novellara (dove tuttora lavoro come responsabile dei servizi culturali). Dopo due anni mi sono trasferita a Novellara. Ho due figlie che mi sono molto simpatiche Alice e Virginia.

Scrive per da giugno 1996

Elena Ghidini

- 27 giugno 2011PRESENTATA LA NUOVA GUIDA DI NOVELLARA E IL SUO MUSEOLa guida “Novellara e il suo Museo” di Vittorio Ariosi ed Elena Ghidini è stata voluta dall’Amministrazione comunale ed è stata finanziata con il con-tributo della Fondazione Manodori.Sara Germani

Ratto di Ganimede L.Orsi

N.240 dicembre 2007UN’ALTRA OPERA DELL’ORSI TORNA A NOVELLARAAndrà ad aggiungersi alle collezioni del museo ma anche e soprattutto alla storia dei Gonzaga.

Elena Ghidini

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Cognome: RICCÒ Nome: SUSETTA (purtroppo)Cittadinanza: italianaResidenza: NovellaraStato civile: coniugata Prole: 1 figlia di 25 anni laureata ed indipendenteProfessione: Impiegata nel servizio Biblioteca del Comune di Novellara

Susy Riccò

N.284 – dicembre 2011LA SCUOLA VA AL MUSEO: 500 anni dalla nascita di Lelio Orsi.I ragazzi della classe 5à di San Giovanni hanno approfondito un aspetto curioso della personalità di Lelio Orsi: la sua passione per l’astrologia e lo hanno presentato attraverso cartelloni esposti nelle sale del museo.Gli alunni delle classi quinte di Novellara, in-vece hanno fatto da ciceroni ai visitatori illu-strando loro gli affreschi, i quadri e i vasi della spezieria dei GesuitiBarilli M.Gabriella, Lusetti Luisa, Rinaldi Fran-

cesca, Sgarbi Loretta

BISOGNA DARE PERCHE’ LA STAGIONE DEL DARE SIA LA TUA E NON QUELLA DEI TUOI EREDI Gibran

N.196 dicembre 2003UN ARAZZO ALLA CORTE DEI GONZAGADopo il vaso della farma-cia dei Gesuiti e “l’Annun-ciazione” di Lelio Orsi, un altro importante pezzo si aggiunge a testimonianza della storia dei Gonzaga di Novellara.

Elena Ghidini

N.226 settembre 2006LA BIBLIOTECA MALAGOLI DI NOVELLARA HA 135 ANNI DI VITAIn questa intervista la dott.ssa Monia Grisendi, Direttrice della struttura ri-percorre la storia della biblioteca novellarese. ci parla inoltre del servizio e delle opportunità per i cittadini novellaresi e i loro gusti in fatto di lettura.

Eda Ferrabueuesta pagina è “dedicata” a me ed io....sono così:

La mia vita .... quella parte della canzone “Scende la pioggia” che fece vincere a Gianni Morandi la Canzonissima del 1968: “....amo la vita più che mai, appartiene solo a me voglio viverla per questo...” Il mio lavoro.... l’atteggiamento mentale di Peter Schultz:tre persone erano al lavoro in un cantiere edile,avevano il medesimo compito,ma quando fu loro chiestoquale fosse il loro lavorole risposte furono diverse.“Spacco le pietre” rispose il primo.“Mi guadagno da vivere” rispose il secondo.“Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo. Il mio presente: l’attrice Anna Magnani al truccatore“Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele.”

Scrive per da luglio 1998 a maggio 2002

“Un certo don Lodovico, quale sta in casa del conte Alfonso, ha detto sotto li portichi che li Si-gnori hanno avuto avviso di Roma che il papa non vole andare più innanzi tra le cause del duca di Mantova e dei Signori di Novellara”. (luglio)

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

Vasi Farmacia dei Gesuiti di Novellara - Museo Gonzaga

San Giorgio e il drago L.Orsi

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Donne

onne per le strade del mondodonne tutte in un grande girotondo.

Donne nei campi, in cucina, in sfilatedonne in fabbrica, alla guida...soldate;donne invecchiate anzitempo dalla faticadonne venerate, cantate, amate per la vita!Attraverso voi si vede la luce su questa Terral’uomo invidioso tenta annullar creando la guerra.Donne, ali d’ingegno, bellezza e poesiatroppo spesso tarpate da ignoranza e ipocrisia...Donne, sempre più con coraggio nel lavoro e nelle piazzeMadri che proteggono e spingon a volare le ragazze...Donne, che vedo sempre più, accanto a un uomo alla parinella cura dei figli, nelle scelte di vita, nel confronto d’idee.Donne,grande forza insieme all’uomo per salvar l’Umanità.FORZA : Alzatevi , Dite , Amate , Osate !

Io, Maura, guardo all’ “ALTRO” con curiosità e voglia di conoscere; disponibile ad aiutare se ne colgo il bisogno. Senz’altro uno degli amori più grandi di questa mia vita sono i BAMBINI, i GIOVANI; mi “chino” sovente per prenderli in braccio o mettermi al loro livello nell’ascoltare o narrare... e la luce dei loro occhi è per me energia pura!!Sì, il mestiere ideale per me è “narrare storie”... inteso come lo intendevano gli antichi, poiché attraverso le storie si tramandano tradizioni, principi, valori... e si entra in contatto empatico con chi ascolta.Mi ritengo uno Spirito Libero, che, a tratti, s’incatena a “situazioni e/o persone” per AMORE!Sono ben conscia di esser stata fortunata in questa vita; penso a tutte quelle donne che, per condizioni di lavoro, familiari o sociali (veramente povere) o di malattia, non hanno avuto né hanno la possibilità di movimento e di espressione che ho avuto io...A tutte queste: che possiate assaporare un momento di benes-sere e libertà.

Maura Belluti

Scrive per da settembre 1991

Sono nata a Novi di Modena, ho girovagato per la “bassa Modenese e Reggiana” fino ad approdare, ventenne, a Novellara (che ho eletto a mia patria).Diplomata all’Istituto Magistrale; mi son sposata e ho dato alla luce una figlia meravigliosa ad appena vent’anni.Ho lavorato per 8 anni in Ospedale, come Tecnico di Laboratorio Analisi ed ho poi insegnato nella Scuola Elementare per 15 anni.Ho amato entrambi i lavori, poiché avendoli vissuti con passione, ho sempre ricevuto molto in cambio, che fossero malati , bambini, genitori o nonni.Mi son dedicata (e ancor mi dedico) al volontariato sociale ( AVIS, Pro Loco).

- N.276 MARZO 2011 LA FI-UMANA, CULTURE IN PIENA: UN MERAVIGLIOSO ESEMPIO DI IMPEGNO SOCIALE PER TUTTILa sua missione è promuovere la partecipazione dei propri soci alla vita della comunità civile per attuare i principi del pluralismo culturale,della pace e della solidarietà tra popoli capisaldi della costituzione italiana

Luppi Francesca

- N.157 MAGGIO 2000IL LANCIO TURISTICO DI UN SOGNOII ruolo della Proloco e la collaborazione con operatori commerciali, assesso-rato alla cultura e tempo libero ed altre istituzioni presenti sul territorio

Anna Ferrari

- N.194 OTTOBRE 2003UN SETTEMBRE RICCO DI INIZIATIVE E DI FESTECeltic festival- gara Podistica AVIS- Risaia – Festa dell’uva, hanno vivacizzato vie e piazze nel nostro Comune

Maura Belluti – presidente Proloco

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Scrive per da novembre 2009

ANGOLO DI OASI è nato circa quattro anni fa su iniziati-va di una di noi colpita da tumore.

“Sono andata dalla psico-oncologa di Carpi che mi ha proposto di aprire un gruppo di auto mutuo aiuto a Novellara sul modello degli incontri di “ANGOLO” che da anni si tengono a Carpi”.

Ad oggi ci incontriamo ancora due volte al mese presso l’appar-tamento, in via Cantoni, 29 – Novellara e con noi c’è anche una delle psico-oncologhe del Day Hospital Oncologico di Carpi.Continuiamo a scambiarci esperienze, opinioni, frivolezze.Parliamo della nostra esperienza con la malattia e soprattutto del-la nostra vita. Ultima cosa ma non ultima per importanza: il gruppo è aperto anche agli uomini !!!!!!!!

L’Angolo di “OASI”

NovellaraGruppo Mutuo Aiuto Psicooncologico

“L’APPARTAMENTO” via C.Cantoni, 47.

cell. 329/1839477 - 340/9817083

DONNA: PROFUMO DI ROSA, LEGGIADRIA DI FARFALLA, INFINITA MATRIOSKA. Pierdavide Milesi

In ottobre la sentenza arriva a sfavore dei Gonzaga di No-vellara “Il Narciso ha detto questa mattina sotto li portichi, ragionando con certi preti, che sebbene questi Signori han-no avuto la sentenza contro de la roba del conte Francesco per la causa criminale, vuole che sia confiscata dal fisco per la causa del tradimento”

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

- N. 203 LUGLIO-AGOSTO 2004

LE MOLTEPLICI INIZIATIVE DELL’OMNIBUSInsieme al nuovo presidente Angelo Veroni ripercorriamo la storia del circolo culturale Omnibus passando in rassegna le varie attività: dai corsi di lingua, alle mostre, dalle gite ai seminari di studio

Federica Ottaviani -+ Simbolo

N.218 DICEMBRE 2005I SEMPREQUELLI CI HANNO PROVATOSabato29 ottobre il gruppo ha fe-steggiato il 20° della sua nascita e il 25° della regista Kitty Barilli

Mariuccia Gozzi

- N.238 OTTOBRE 2007QUANDO SI HA BISOGNO PIÙ CHE MAI DI UN CONTATTO, DI UNO SGUARDO APERTOSi chiama Oasi il gruppo di mutuo aiuto recentemente costituitosi a Novellara presso il Gruppo Appartamente in via C.Cantoni che in tende dare sostegno psicologico a tutti quelli che soffrono o hanno sofferto per una patologia oncologica

Maria Grazia Russo Manno psicologa ospedale Carpi

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

- N.159 LUGLIO-AGOSTO 2000CHE COS’É L’AIDO E DI CHE COSA SI OCCUPADa questa associazione parte il nostro percorso per far conoscere , valoriz-zare e rendere merito a quanti operano come volontari nel campo sociale e sanitario nel nostro comune

Federica Ottaviani

- N.223 MAGGIO 2006 CROCE ROSSA ITALIANA, LA COMPONENTE FEMMINILE DEL COMITATO DI NOVELLARAAbbiamo incontrato la sig.ra Egle Tartaglia , ispettrice e responsabile della sezione femminile del comitato locale della C.R.I, per conoscere più da vicino questa componente in una delle organizzazioni di volontariato più diffuse nel nostro paese

Paolo Bigi

- N.218 DICEMBRE 2005AVIS NOVELLARA, LA FORZA DELLA GENEROSITÀIntervista alla dott.ssa Paola Pizzetti presidente della sezione AVIS che a Novellara conta quasi un migliaio di iscritti. La chiusura dell’anno è occasio-ne x ricordare com’è nata questa associazione e come attivamente opera all’interno della società

Eda Ferrabue

Quando la Rosa… sbarcò a Milano: “da allora ho preso gusto a fare bei viaggi”

ai in viaggio? ma dove vai che si sta bene a Novellara, si mangia bene e se vai in giro poi tieni male la forchetta e

non sai pelare la frutta con forchetta e coltello, al cortel”.Tutto vero, o quasi, fino a quando mio fratello non cominciò a va-gabondare per collegi diversi in città diverse. Allora il viaggio era un’avventura, e la nonna pensava di darmi dietro per scorta una mezza gallina se dovevo andare… fino a Reggio. Poi mio fratello orfano (come me) aveva i biglietti di accompagnamento e stava in collegio a Venezia: Dio che stupore, che luce e il mare che en-trava nelle case in barca e niente biciclette….Vacca! Che meraviglia!Poi lui va a Milano, una fumana peggio che qui e si andava a prendere il thè all’elegante caffè alla Scala, e pagava il conto Gigi, mio marito. Pasticcini piccolissimi, saranno gratis col thè o si pa-gano??? Si pagano!!! Al cameriere che non li conta neanche e noi eravamo stati indietro. Cinquemilalire tutto. Vacca!!!!! Ma che bel vedere!!!Volendo c’era anche il gelato: ma era Natale e a Novellara il ge-lato d’inverno non c’era neanche al bar Roma dove te lo davano ancora a paletta, non a palline: ognuna mille lire… Vacca che gusto, ma che botta!Sul marciapiede di pietra rossa ti sferragliava vicino un tram che smettevi di parlare per il baccano. E Gigi mi da di gomito: “guar-da lè”. Passava mandando avanti i suoi labbroni il sorriso con lo stampo di Gino Bramieri.Di pomeriggio la Domenica a San Siro alla partita con i grandi e il suo commento era puntuale e competente.La sera fino a tardi il meraviglioso “Derby” di risate e simpatia con Teo Teocoli e i dentoni di Gianni Magni, amico di mio fratello e Teo Teocoli, due occhi fulminanti.Vacca che spettacolo!!! E non finiva così perché sibilando nella città con la sua macchinetta come fosse a San Bernardino arriva-vamo in periferia, ancora fumana, fino al palazzo dell’Unità dove sorridendo a destra e sinistra quel matto ci portava nei sotter-ranei come nel ventre della balena a prendere la notte prima il giornale di domani. Vacca, che sorpresa!!!Poi diventa grande mia figlia e me fradel la porta in crociera con sua figlia così si fanno compagnia. Capita una volta che c’è posto per tutti e ci prendo gusto. Ancora una e ancora una, e mando cartoline e raccolgo sabbia per ricor-do. Ora ne ho tante da alimentare una betoniera e ho scattato più foto di Ciucin. Ma quanti ricordi ho. Perché non vivo di ricordi, ma di bei ricordi sì. Vacca che bello!!!!!!!

I miei abitavano in una stalla rimediata ad abitazione nella piatta fra-zione di San Bernardino. In quella terra sperduta batteva il cuore di un pugno di partigiani valorosi che avevano fatto dell’uguaglianza e della giustizia la loro bandiera. Mio padre paga con la vita combattendo con-tro le carogne fasciste e gli invasori tedeschi, in un giorno d’aprile troppo bello per morire, proprio alla Liberazione.Si apre un baratro negli affetti per mia madre vedova, e un dramma per tirar su due bambini, io e mio fratello di cinque e due anni.Poi lavoro da subito, in campagna, mondina, magliaia e giovane mo-glie e gli anni verso la pensione con una lunga carriera nelle cucine dell’Ospedale. Ora è gratificante sentirsi utile col volontariato nella comunità della più bella cittadina della Bassa.

Scrive per da febbraio 2007

Rosa Malaguti

N.185 – DICEMBRE 2002INAUGURATA LA NUOVA SEDE DELLA CROCE ROSSAAVIS, AIDOLo scorso 15 dicembre alla pre-senza delle massime autorità, dei volontari e della cittadinanza no-vellarese è stata inaugurata la nuo-vissima struttura a fianco della Sala Polivalente. Intervista ai sigg. Paolo Ferretti e Paola Pizzetti rispettiva-mente consigliere prov.le della CRI e presidente dell’AVIS di Novellara

Rossella Pinto

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ATIMA Il viaggio si presentava molto lungo,

le difficoltà non mancavano la speranza e anche un po’ di paura guidava il lento avvicinarsi all’emozione di una vita.I giorni e le notti passavano mentre il cuore batteva sempre più fortePoi una luce e all’improvviso apparve LEI come in un sogno, pic-cola , piccola maTanto GRANDE come è grande il suo amore per noi.Il cuore cantò.

CANTO DI UN FIORELo so , nei tuoi pensieri non hai tempo per meMa ti prego tienimi per qualche giorno con te,poi in silenzio ti prometto me ne andrò e di nuovolibera sarai, però prima contempla piano piano il coloreimmergiti lentamente nel profumo che ti regalo ammira l’eleganza che mi porge a te e vedrai che la tristezza passerànon importa se sono fragile, sei tu che dovrai essere forteio ti aiuterò.

GUANCE ROSSEI capelli al vento si muovevano come esili fili d’erba Il loro volteggiare malizioso rendeva il viso ancora più sorridenteQuasi feliceUna piccola ruga d’espressione segnava le giovani guance rosse Il timore di un rifiuto solcò il suo cuoreAll’improvviso in fondo al viale Tra mille profumati colori lo videLa ruga sparì lasciando posto al sorrisoForti braccia la stringevano in un unicoInno alla vita. CAREZZAUna mano forte ma vissuta Accarezzava i miei capelliMentre teneramente mi sussurrava non piangere La vita continua …La gioia tornerà… Ancora il materno profumo mi accompagna La sua carezza per sempre vivràNella mia anima.

Mi chiamo Valda Rigoni sono nata a Roverbella in provincia di Mantova, da vent’anni abito a Novellara assieme alla mia famiglia della quale mi occupo tra le tante altre piccole cose, la fantasia non mi manca. Il mio grado di istruzione è un po’ limitato per tante ragioni, una fra le tante, mia mamma aveva bisogno di me. Nel tempo il mio lavoro è stato quello di operaia in una grande fabbrica di abbigliamento maschile. Il lavoro era a cottimo e nei piccoli ritagli di tempo, avevo sempre una matita con me, trasformavo in parole i pensieri che mi passavano per la testa, senza pretese ma come momenti di assoluta estraneità alla routine di quei movimenti meccanici.L’inizio però è stato in giovanissima età. Ricordo di aver scritto qualche poesia e rileggendola avanti negli anni mi sono accorta di quanta tristez-za e solitudine avevo in quel momento, ho smesso per un po’. La ripresa è iniziata in un momento particolare della mia vita, un grande dolore mise fine ad un futuro basato sulla famiglia. Mi aggrappai al grande dono che mi aveva lasciato e iniziai a dipingere, cosa che faccio tutt’ora e a scrivere, soprattutto per una soddisfazione personale. Con l’aiuto di qualcuno e con tanto coraggio sono riuscita ad espormi verso gli altri, scrivendo qualche articolo riguardante l’operato di volontariato che da tempo mi occupo. Mi piace viaggiare quando è possibile e ogni volta immortalare oltre che nella mente,anche su fogli, cogliere attimi, usi, costumi di nuovi mondi. A volte è capitato di visitare luoghi di culto e sentire veramente una profonda pace e serenità un qualcosa da tenersi dentro per sempre.

Scrive per da agosto 2009

Valda Rigoni

DONNA DAI LUNGHI CAPELLI E DALLO SGUARDO PENETRANTE: HAI RUBATO IL MIO SORRISO IN UN GIORNO TRISTE. Eugenio Morosin

Nel 1590 la contessa Vittoria tratta con il duca di Mantova, con la mediazione del Granduca di Toscana, per finire una volta per tutte la questione e, come sempre, i dettagli sono sulla bocca di tutti, ad opera del notaio di corte: “Messer Guido Lanza ha detto sotto li portichi che il gran duca di Firenze comanderà che i nostri padroni paghino più di 15 o 20 mila scudi …”

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

N.247 LUGLIO-AGOSTO 2008CLOWNTERAPIA: UNA REALTÀ NEI NOSTRI OSPEDALIUna sera entro nel mondo dei vip di Reggio Emilia. Ma non sono troppo preoccupata. VIP, un’asso-ciazione onlus nata a Regio Emilia nel luglio 2003, sta infatti per Vi-viamo in Positivo. Ce ne parlano in questa intervista Stefania, socia volontaria dell’associazione e Da-vide il giovane presidente.

Eda Ferrabue

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

N.171 – SETT.2001LE NOSTRE VACANZE A KIGALI IN RWANDA ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’La straordinaria esperienza di Mirco, Laura, Giordano, Franco e Maura che insieme a Don Candido Bizzarri hanno trascorso un mese nel paese africano ad aiutare la gente rwandese

Sara Bertazzoni

- N.205 OTTOBRE 2004 “GRAZIE NOVELLARA, GRAZIE PORTICO”In Sierra Leone la guerra civile è finita ma la situazione delle giovani genera-zioni, come si vede in questo scritto di Padre Berton, non si può dire serena. Il missionario ringrazia la nostra cittadina e implicitamente ci invita a non dimenticare ciò che succede in quella parte del mondo.

Padre Giuseppe Berton

- N.259 SETTEMBRE 2009UN POZZO PER LA VITALa preziosa opera è stata realizzata in Nigeria nel continente africano da un gruppo di volontari novellaresi. Ne parliamo in questa intervista con due dei protagonisti di questa straordinaria impresa: Don Nino Ghisi e l’ing. Franco Vivi

Eda Ferrabue

- N.242 FEBBRAIO 2008NUOVO SALONE PARROCCHIALE “GIOVANNI PAOLO II” FINALMENTE IL SOGNO DIVENTA REALTÀSabato 26 gennaio 2008 : è stata festa grande per la comunità parrocchiale di Novellara, che dopo tanta fatica e tanto aspettare, ha inaugurato final-mente il nuovo salone dedicato a Giovanni Paolo II.

Stefania Iotti

- N.215 SETTEMBRE 2005RAGAZZI RWANDESI: “AIUTIAMOLI A CRESCERE”Domenica 4 sett. Incontro conviviale presso la palestra di san Giovanni orga-nizzato dai gruppi Rwanda e amici di don Tonino Manzotti.Scopo dell’iniziativa la raccolta di fondi da destinare alle due missioni impe-gnate nella costruzione di scuole e di luoghi educativi per migliaia di ragazzi e ragazze

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- N.96 OTTOBRE 1994AUGUSTO VIVEDa questo numero iniziamo a pubblicare i nomi di coloro che ricordano ilLeader dell’associazione “Augusto per la vita”

Rosanna Fantuzzi

- N. 113 APRILE 1996UNA BORSA DI STUDIO SPECIALE PER L’OSPEDALE SANTA MARIA NUOVA ASSOCIAZIONE “AUGUSTO PER LA VITA”

Elena Carletti

- N.182 SETTEMBRE 2002IN MEMORIA DI AUGUSTO DAVOLIO “ARTISTA PER LA PACE 2002”E’ stato consegnato dal presidente della “Assisi Festival “ Sergio Onori a Rosanna Fantuzzi presidente dell’associazione “ Augusto per la vita”

Elena Carletti

- N.280 NOVEMBRE 2008 A NOVELLARA UNA NUOVA SEDE PER L’ASSOCIAZIONE “AUGUSTO PER LA VITA”Finalmente un punto di vista stabile per tutti i fans di Augusto in via Di Capua 7

Eda Ferrabue

- N.167 APRILE 2001

I DIECI ANNI DELL’ASSOCIAZIONE “AUGUSTO PER LA VITA”Elena Carletti

- N.266 APRILE 2010COSTITUITO A NOVELLARA IL CIRCOLO MARTA BELTRAMIUNIVERSITÀ DELL’ETÀ LIBERA riprenderlo dal portico

NON CI SARÀ MAI PACE, MAI VERO AMORE, FINCHÈ L’UOMO NON IMPARERÀ A RISPETTARE LA VITA. Augusto Daolio

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Il ricordo di una Nonna

l ricordo di una vita intera che non sbiadisce mai che riempie ancora di lacrime gli occhi solo al pensiero. Mi

annebbia la vista proprio ora che devo scrivere e raccontare di lei. La sua presenza è ancora così reale che mai, in nessun sogno, mi è concesso di parlarle. Non vuole esser di peso neanche adesso che non c’è più, non mi vuole dar dolore neanche adesso che è lontana, non vuole che io soffra della sua assenza. Così tenta di nascondersi, di non farsi trovare, di non farsi sentire ma io tanto lo so che c’è… La vedo che simula un valzer senza il ballerino con il suo completo di panno beige e marrone, la vedo che mi fa gli occhi strabici e la mossa alla “Totò”, la vedo che mette il budino caldo fumante sul davanzale della finestra e lo blocca con la tapparella, la vedo la sento la trovo in quello che io faccio, in quello che io dico, in quello che io sono. Perché allora non uscire allo scoperto? non svelarsi di tanto in tanto? Anche solo per un fugace saluto ti aspetto, cara nonna.

38 anni, convivente con Roberto B. due figli Giacomo 7 anni e Lorenzo 5 anni.Nata a Reggio Emilia, residente a Novellara.Professione Insegnantehobby passeggiate con “filosso” annesso, lettura contemporanea e clas-sica e cinema d’essai quando riesco a piazzare i diavoletti.Interesse per la multiculturalità e le lingue straniere.

Scrive per da giugno 1995

Cecilia Sessi

Nel secolo successivo, il 16 febbraio 1602, il ventenne esu-berante Camillo II in visita al duca di Mantova, approfitta di ciò che è giunto fino alle orecchie della madre, per farsi concedere il premesso di accompagnare il duca in una villa di campagna dove è noto che solitamente si gioca, si beve, ci si intrattiene con giovani donne. Camillo scrive: “Ho inteso con mio gran dispiacere la nuova sparsa per il nostro Portico della mia andata a Venezia, la quale è talmente lontana dal vero, che non potria esser di più, poiche io non v’ho un pensiero al mondo;

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

N.215 SETTEMBRE 2005UN ANGOLO DI BRASILE SI E’ TINTO DEI COLORI ITALIANILa mia esperienza di volontaria a Villa Pauline, periferia di Belford Roxo, città a sud di Rio de Janeiro

Francesca Agosta

- N.272 NOVEMBRE 2010IL DRAMMA UMANO DEL POPOLO SAHRAWICinzia Terzi dell’associazione Jaima Sahrawi si batte per la causa delle “Genti del Deserto”. Le loro tragiche vicissitudini poco conosciute all’opinio-ne europea durano da più di 30 anni

Eda Ferrabue

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arlando di me potrei dire che sono una donna serena, una lavoratrice realizzata, una moglie innamorata e una

madre in crescita, poi tutte queste cose si legano insieme e ne viene fuori una Laura che continua a crescere e a cambiare. Come donna ho due passioni che mi tengo ben strette: la lettu-ra, da quella più evasiva a quella impegnata, e il ritrovo con le amiche, tanto che adesso che sono più vicina alle mie storiche amiche di Novellara, ci troviamo ogni venerdì mattina a fare cola-zione al bar e a queste sante quattro chiacchiere rinuncerei solo per motivi davvero urgenti! Mi potrei definire un’appassionata di “relazioni” perché penso davvero che le relazioni con le persone a cui vogliamo bene siano da curare e sia bello farlo! Un po’ me l’ha insegnato il mio lavoro e un po’ il mio carattere mi ha aiutato, quindi mi piace anche molto ritrovarmi a cena con gli amici, anda-re in giro a trovare qualcuno, ritrovarsi in tante occasioni. Come dico sempre a mio marito sono un animale sociale e non potrei essere altrimenti!Come donna che lavora ho scelto di trasferirmi da Puianello, dove tra l’altro stavo benissimo, proprio per poter continuare a la-vorare avendo la comodità dei nonni vicini che possono aiutarci con i bimbi. Questo per varie ragioni: prima di tutto mi piace il mio lavoro e mi ritengo una privilegiata perché lavorare in campo sociale mi permette di mettermi continuamente in discussione e crescere lavorando con persone che presentano problemi relazio-nali anche molto normali, inoltre lavoro con dei colleghi splendidi con i quali ho dei profondi rapporti di amicizia e l’ambiente di lavoro penso influenzi parecchio il nostro benessere generale! In ultimo ma non meno importante ho un prezioso contratto part-time a tempo indeterminato che mi permette così di seguire un po’ la famiglia e “staccare” metà giornata!Come moglie, ho la fortuna di aver sposato un uomo eccezionale che amo profondamente, non vivo assolutamente il matrimonio come un “limite” ma anzi come una possibilità di realizzare insie-me dei progetti che via via nascono nel nostro cuore e che condi-vidiamo giorno per giorno. Se penso alla mia adolescenza, all’idea di libertà che avevo a quel tempo certo posso dire di essermi divertita tanto, ma la felicità che provo ora è impagabile. Come famiglia condividiamo anche un cammino di fede, frequentiamo la parrocchia perché riconosciamo in Gesù la via che dà risposta a tutti i nostri dubbi e le fatiche del quotidiano. Una cosa che ci piace fare e in questo devo ringraziare mio marito che riesce a vincere la mia pigrizia, è fare spesso dei giretti nei boschi, anche sulle nostre montagne e stare parecchio a contatto con la natura. Per i bimbi è molto avventuroso e si divertono sempre tanto.Come mamma penso di essere un po’ imbranata ma di grande volontà! Certo i bimbi mi hanno insegnato l’arte della pazienza e mi mettono costantemente di fronte ai miei limiti, in questo è un po’ un crescere insieme. Uno può leggere tutti i libri educativi del mondo ma nella pratica è tutto un insieme di prove ed errori, tentativi e dubbi, successi e fallimenti. Quando dico a qualcuno che ho 4 bimbi spesso la risposta è “che brava!” ma in realtà mi mette molto a disagio perché penso che la bravura di una persona non dipenda certo dalla scelta o dal numero dei figli ma da come si confronta ogni giorno con l’onestà, il rispetto, la fatica. Infine posso dire che finalmente sono ricominciati la scuola e l’asilo e la Luci sta dormendo, altrimenti non ce l’avrei mai fatta a scrivere queste righe!

Scrive per da aprile 1999

Ho 34 anni e fino al 2004 ho vissuto a Novellara con la mia famiglia. Nel settembre 2004 mi sono sposata con Paolo e siamo andati ad abita-re a Puianello dove siamo rimasti fino a qualche mese fa. Ora abitiamo a Bagnolo per motivi “logistici”, visto che i miei genitori e i miei suoceri sono più vicini. Abbiamo 4 figli di 5 mesi, 2,4 e 6 anni e nonostante il caos che regna sovrano in casa siamo molto felici perché è sempre stato un nostro desiderio avere una famiglia numerosa. Attualmente sono in maternità ma fra qualche mese riprenderò il lavoro, sono educatrice e lavoro presso Cps, una cooperativa sociale di Reggio che si occupa di adolescenti e famiglie, in particolare di problematiche educative e pre-venzione al disagio.Da sempre frequento la parrocchia, ho un gruppo di amici che ancora frequento di Novellara, mi piace molto tornare a Novellara e la vita della piazza soprattutto la mattina! Ps: non ditelo a nessuno ma Bagnolo è una tristezza!

LauraZarantonello

DEA DELLA FECONDAZIONE - OGNI ESSERE CHE VIVE - NEL TUO VENTRE È VITA SAI - NIENTE PUÒ CANCELLARE QUELL’AMORE DI MADRE. Pino Carnovale

N.180- GIUGNO 2002TRA I POVERI DEL MONDO PER ARRICCHIRSI INTERIORMENTECristina Bussei racconta al Portico la sua esperienza di volontaria in Chiapas- lo stato più povero del messico

Rossella Pinto

N.182- SETT.2002“IL MIO VIAGGIO IN ZAMBIA PER PORTARE AIUTI CONCRETI E SOLIDARIETA’”Cristina Bussei ci racconta in questa intervista la sua straordinaria esperienza di volontaria vissuta per un mese in un paese africano

Rossella Pinto

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

ome tanti altri, scelsi di studiare veterinaria a causa di un amore un po’ patologico (come mi ricorda sempre

mio fratello) per gli animali e per un’idealizzazione di questa pro-fessione che mi sembrava in grado di alleviare le sofferenze dei miei amati animali. Con il tempo e lo scontro con la realtà le cose cambiano almeno un pò e ci si rende conto che non si può sempre essere d’aiuto. Innanzitutto perché si ha a che fare prima di tutto con persone, prima ancora che con gli animali, che non sempre possono o vogliono fare ciò che è necessario e altre volte sempli-cemente perché non c’è nulla che si possa fare. La sofferenza ed anche la morte diventano parte di questo lavoro e questo aspetto all’inizio, forse, non l’avevi preventivato. Durante questi anni di lavoro, sia in Italia che in Inghilterra, ho realizzato quanto gli animali possono arrivare a significare per una persona sola, una coppia o una famiglia. Sempre più oggigiorno cani e gatti fanno davvero parte delle nostre famiglie e talvolta sono tutta la fami-glia cha alcune persone hanno. La loro scomparsa rappresenta un vero e proprio lutto.Alcuni dei ricordi più vividi che ho di animali e dei loro proprietari risalgono ai miei “anni inglesi”. Per me è stata un’esperienza fon-damentale, di maturazione ed arricchimento ed il fatto di cercare di sopravvivere in un paese straniero cercando di fare al meglio il tuo lavoro, probabilmente fa sì che si diventi ipersensibile a tutto ciò che accade.La seconda settimana di lavoro a York fu la più dura in assoluto. La prima era stata più o meno una prova, durante la quale avevo sempre affiancato una collega. Poi all’improvviso toccava a me. Ancora capivo parzialmente quanto mi veniva detto e Lesley, la titolare della clinica, si era presa le ferie, lasciandomi la sua auto in prestito, mentre ne cercavo una mia… Prima settimana di gui-da in Inghilterra, a sinistra e con la macchina del capo? Non il massimo per sentirsi rilassate e tranquille! Fu soprattutto una settimana molto triste, perché allo stress del nuovo lavoro si unì un insolitamente elevato numero di decessi, quasi sempre per eutanasia. Uno di questi, che non riuscirò mai a dimenticare fu l’ultimo della settimana, un venerdì pomeriggio. Un sacerdote era venuto il giorno precedente a chiedere se si poteva avere un vete-rinario a domicilio per un’eutanasia. Il cane era di proprietà di una coppia di assistiti della parrocchia, che si sarebbe poi incarica-ta di tutte le spese. Così quel venerdì pomeriggio, insolitamente soleggiato per York, io e una delle infermiere, Karen, andammo a casa di queste persone. La casa era alla fine di una via senza uscita, l’ultima di una serie di terraced house (lunga fila di piccole case), in una zona di case popolari. Già dall’esterno si vedevano

i segni di una grave povertà. Era una piccola casetta di mattoni bruni, con un piccolo, misero giardino davanti, pieno di rottami e rifiuti. La grande finestra frontale era oscurata da pesanti ten-daggi. Quando ci aprirono la porta per permetterci di entrare nel minuscolo ingresso, il tanfo proveniente dall’interno ci colpì come uno schiaffo. Occorsero alcuni istanti per adattarsi, cercando di respirare con la bocca e di non mostrare il nostro disagio. Non che l’avrebbero notato, in ogni caso. Nella stanza in cui ci fecero entrare, un materasso matrimoniale giaceva direttamente sulla moquette macchiata, polverosa ed ingombra di rifiuti. Su di esso giaceva disteso un vecchio cane obeso e paralizzato, in mezzo a coperte sporche e, come mi accorsi quando mi accovacciai ac-canto a lui, coperto di chiazze umide e maleodoranti di urina. La cosa più sconvolgente fu che i proprietari, una coppia abbastanza giovane, ci dissero che avevano trascorso le ultime notti con lui su quel materasso lurido. Questa coppia aveva evidentemente qual-che grave problema, non erano nemmeno in grado di parlare con chiarezza e senza Karen non credo avrei capito molto di quanto mi dicevano. L’eutanasia di per sé si svolse regolarmente, ma ricordo ancora così chiaramente le urla ed i singhiozzi strazianti della ragazza ed il pianto silenzioso dell’uomo. Lo so, mi rendo conto che la loro era una situazione limite, “anormale”, di grave disagio economico e sociale ma il dolore che provavano per la perdita del loro cane era reale ed inconsolabile. E nulla di quello che dicevo era di alcun aiuto. Non ho più visto quelle persone ma, dopo quasi cinque anni, me li ricordo ancora perfettamente, così come mi ricordo la commozione, inevitabilmente mista a disgu-sto, che provai.Non so perché ma più passa il tempo, più sembrano essere le storie tristi quelle che mi rimangono “attaccate addosso”, più il dolore della gioia. Forse non dovrebbe essere così ma immagino che sia quasi inevitabile.

Sono nata a Correggio nell’agosto del 1975, ma ho poi sempre vissuto, salvo un paio di eccezioni, a Novellara. A Novellara ho frequentato la scuola materna di via Falasca e le scuole elementari e medie inferiori. Mi sono poi spostata a Reggio Emilia per frequentare le scuole superiori, di-plomandomi all’istituto tecnico sperimentale B. Pascal (meglio conosciuto come “BUS”) nel 1994. Con un paio d’anni di ritardo mi sono poi iscritta alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma, dove mi sono laureata. Già durante gli studi avevo iniziato a frequentare come volontaria il canile intercomunale di Novellara, nel quale ho poi lavorato part time per due anni dopo aver conseguito la laurea. Nel frattempo facevo anche collaborazioni in alcuni ambulatori della provincia. Tutto ciò si è interrotto a gennaio 2007 quando, dopo lunghe meditazioni, ho deciso di fare una cosa che sognavo da tempo: trascorrere un periodo di studio/lavoro all’estero. Quasi per caso scelsi York, nel nord dell’Inghil-terra e, un’esperienza che doveva durare pochi mesi, si è poi protratta per più di 3 anni. In quella bellissima, piovosa cittadina inglese ho tro-vato una seconda casa, che ho poi lasciato per tornare nella mia natia Novellara nella primavera del 2010 per abitarvi e lavorarvi stabilmente.

Scrive per da agosto 2006

Roberta

Bocedi

N.279 - GIUGNO 2011L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PROTEGGE LA BIODIVERSITÀ DELLE VALLI

Sara Germani

N.183 - OTTOBRE 2002

TERAPIA ASSISTITA DAGLI ANIMALI: UN VALIDO AIUTO PER CHI SOFFRE DI DISAGI PSICOFISICI O HANDICAP MOTORIProgetto denominato “Pet Therapy”, sperimentato da giugno a settembre con successo presso i Centri Diurni e Residenziali di Novellara e Vezzosa

Elena Garuti

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UNO DEI PIÙ GRANDI MISTERI CHE CI AFFLIGGE DA CENTINAIA DI ANNI BEN LUNGI DALL’ESSERE SVELATO, COS’È? MA È OVVIO, LA DONNA!! Vincenzo De Gaetano

La giornata in canile tra lavoro e volontariato

avorare in canile può sembrare facile e leggero, ma non è sempre così.

La giornata inizia presto, verso le 6,00 – 6,30 c’è sempre una di noi che apre e prepara il necessario per lo svolgimento delle at-tività quotidiane.Si comincia a preparare il pasto per i nostri amici a quattro zam-pe, che consiste in crocchette con qualche pezzo di prosciutto, con un po’ di pane o con della pasta.Ai cani più vecchi prepariamo solitamente un pasto alternativo, molto più morbido e quindi facile da mangiare.Sempre nella prima mattina ci si occupa anche dei gatti che sono ricoverati nel nostro ambulatorio, pulendo loro le gabbie e dando-gli prosciutto tritato o in alternativa le classiche scatolette.Durante tutta la giornata vengono fatti sgambare i cani alternan-do circa ogni mezzora la loro uscita dai box, in modo da lasciarli correre nel nostro giardino; questo permette a loro di sfogarsi e giocare con i propri compagni e nel mentre consente a noi di pu-lire il box dalla sporcizia prodotta.Durante questo lasso di tempo, volontari e operatrici interagi-scono con loro, giocando o semplicemente dandogli una carezza. Così facendo anche cani molto timidi o impauriti riescono piano piano ad avvicinarsi e ad interagire con noi.Questa metodologia è anche utile a noi per conoscere il carattere del cane e così presentarlo ad eventuali persone interessate.Il tema delle adozioni è sempre molto delicato, in quanto si cerca (nel limite del possibile) di affidare un cane/gatto ad una famiglia attenta ai suoi bisogni presenti e futuri.Solitamente le persone che si presentano a chiedere un cane han-no già le idee ben chiare su che tipo di animale vorrebbero (taglia piccola, maschio, giovane,.....); non sempre però sono disponibili cani con le caratteristiche desiderate perciò invitiamo la famiglia a fare ugualmente un giro tra i nostri amici, perché, come è già accaduto più volte, si arriva con un’idea precisa e si torna a casa con un cane/gatto del tutto diverso. Fortunatamente ci si lascia conquistare anche da animali non più giovanissimi.Dal punto di vista dell’animale, l’adozione è un evento sconvol-gente (ovviamente in positivo), essa gli cambia totalmente la vita e le abitudini a cominciare dal tipo di cibo, l’ambiente, la compa-gnia, il posto dove dorme.... Solitamente ci vuole un po’ di tempo perché l’animale si adatti al 100% alla nuova situazione, è altresì vero che ci sono cani che arrivano nella nuova casa e si adattano nel giro di poche ore!Come citavo all’inizio, in canile ci sono anche cani molto vecchi che necessitano di particolari cure ed attenzioni, come il box ri-scaldato durante l’inverno, medicinali specifici per i vari problemi che presentano, alimentazione diversa dagli altri cani.Uno degli aspetti più faticosi e complicati è il pronto intervento per il recupero di animali vaganti o feriti. Essendo un canile in-tercomunale, le forze dell’ordine di quattordici comuni si affidano a noi per questo tipo di soccorso, esse ci contattano sul nostro numero di reperibilità attivo 24 ore su 24 indicandoci il luogo e il tipo di problema da risolvere.

Questo aspetto del lavoro in canile può essere anche pericoloso in quanto non sai mai che tipo di cane si deve recuperare; ci sono casi di cani tranquilli che non danno problemi durante il trasporto in auto al canile, altri possono essere feriti o semplicemente spa-ventati e quindi potenzialmente aggressivi o pericolosi. Una volta arrivati in canile con il nuovo cane, si procede alla ve-rifica del microchip, se ne è provvisto viene contattata l’anagrafe canina in modo da risalire al proprietario. Nel caso in cui il cane fosse sprovvisto di chip e di tatuaggio viene lasciato in canile spe-rando che qualcuno ne denunci lo smarrimento.Una parte fondamentale del canile è composta dai volontari. Essi sono un grande aiuto all’interno della struttura in quanto aiutano le operatrici a dare da mangiare ai cani, a pulire i loro box, ad accogliere i visitatori,.... Un altro aspetto importante del volontariato sono le passeggia-te in valle; molti volontari con le loro famiglie passano intere mattinate in compagnia dei nostri ospiti portandoli a fare lunghe passeggiate, queste permettono al cane di sfogarsi e correre libe-ramente all’aria aperta.Le caratteristiche che deve avere un ipotetico volontario non sono tante, richiediamo solo che sia volenteroso di aiutarci, che non abbia paura di sporcarsi le mani e che ami davvero gli animali.Ai nuovi arrivati viene spiegata l’organizzazione del canile, lo svolgimento delle attività e come comportarsi con determinati cani che all’apparenza possono risultare problematici.Questa è la fantastica ma impegnativa vita al canile di Novellara; si cerca sempre di dare il meglio per il benessere dei nostri amici a quattro zampe e spesso con uno sguardo o un “bacio” ti ringra-ziano dell’impegno che ci hai messo; questo ti fa sentire davvero bene!!!

Scrive per da gennaio 2011

Elisa BaraldiSilvia GhigginiGiorgia IottiSusanna Masi

Gente di canile

Natasha ArtoniSonia BertazzoliSonja Boehmer Sabrina BonoraMonia BusseiMarusca CantarelliAnnalisa ComeliaPaola GarutiBianca GavioliSabrina LatusiSilvia MariottiCinzia MazzoliTamara SignorelliLisa SonciniElisa TorelliMirella ToschiMaria Grazia Veronesi

via Valle, 104 - Novellara www.gentedicanile.it

N.76 - OTTOBRE 1992PRONTO IL NUOVO CANILE INTERCOMUNALEÈ ubicato in strada Valle e potrà ospitare fino a 170 cani randagi. Chi volesse “adottare” un cagnolino non avrà che l’imbarazzo della scelta.

Ing. Patrizia Bonetti

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

- 5 OTTOBRE 2011

TROVA IL TEMPO DI ESSERE AMICO: È LA STRADA DELLA FELICITÀ

Maria Ghizzi

Nel 1624, quando una nuova controversia vede contrapposti i due fratelli Camillo II e Alfonso Carlo Arcivescovo, la madre Vittoria si adopera per riappacificare i figli, tentando di far trapelare il meno possibile, ma “se a me è stata data questa nuova in secreto lo sa però tutta la terra”, “ma son tutti gentaglia, che non sanno fare altro che gracchiare sot-to quel Portico”. “Io non ne sapeva, se non tanto quanto il portico cicalava..” e, visto che ormai è di dominio pubblico, “adesso Si-gnor mio non è tempo da guardare a spese nè ad altro, ma farla davvero, perchè vi va l’onore, la reputazione et la roba”.

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

N.161 - OTTOBRE 2000L’OSPEDALE DI GUASTALLA E IL NUOVO DAY HOSPITAL ONCOLOGICOOltre a moderne attrezzature mediche e a perso-nale competente una struttura ospedaliera deve offrire anche un ambiente che metta a proprio agio le persone bisognose di cure.

N.171 - SETTEMBRE 2001ARRIVANO I FARMACI GENERICIDal 1° settembre è possibile curarsi spenden-do meno, senza rinunciare alla qualità e l’ef-ficacia. Medici e farmacisti hanno il dovere di proporre ai pazienti un farmaco generico ove questo possa sostituire un farmaco di marca

Federica Ottaviani e Paola Lodi

I DENTI E LE DONNELa salute dell’osso di sostegno dei denti riflette la salute dello scheletro in generale. Le ossa mandibolare e mascellare superiore che accol-gono i nostri denti, vengono dunque influenzate negativamente dalla variazione del metabolismo successiva alla menopausa e dalla contestuale diversa quantità di ormoni nel sangue, come il femore e l’omero.

Dott. Luca Minghetti

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DONNA, TI GUARDO E VEDO NEL TUO SGUARDO LA FIEREZZA DI UNA LEONESSA, E NELLA TUA GRAZIA LA LEGGIADRIA DI UN CIGNO Vincenzo De Gaetano

N.283 - NOVEMBRE 2011“LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ STANNO BRUCIANDO LE LORO ULTIME RISORSE, MENTRE I POVERI STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIÙ POVERI”E’ questo ciò che emerge da un incontro con gli

operatori del settore a cui il Portico dal momen-

to che la crisi economica perdura, ha ritenuto

importante ascoltare: Maria Ghizzi assessore al

Welfare, Elisa Paterlini responsabile dei Servizi

Sociali e Maura Bussei presidente dell’istituzio-

ne “i Millefiori”

Marco Villa

N.191 - GIUGNO 2003CASA PROTETTA ANZIANI:QUALE ASSISTENZA AGLI OSPITIL’invecchiamento della popolazione anziana, l’aumento delle patologie lega-te alla demenza (Alzheimer, Parkinson etc.), l’aggravarsi delle condizioni di salute e quindi la conseguente impossibilità di offrire un’adeguata assistenza a domicilio, anche quando la famiglia è disponibile a farlo, sono spesso le cause che determinano l’ingresso dell’anziano in Casa Protetta.

Assessore Sanità e Sicurezza Sociale Maura Bussei

N.194 - OTTOBRE 2003I SERVIZI PER ANZIANI: PIÙ CHE SODDISFACENTE LA QUALITÀ SECONDO GLI UTENTI E LE LORO FAMIGLIEL’istituzione servizi sociali “i Millefiori” che gestisce per conto del comune i servizi sociali, ha effettuato nell’anno in corso, una rilevazione sul gradi-mento dei servizi per gli anziani tra gli utenti che ne usufruiscono e le loro famiglie

Elisa Paterlini- direttore Istituzione Millefiori

N.163 – DICEMBRE 2000PER GLI ANZIANI UN NATALE COLORATO E LUCCICANTEChi pensa che una casa protetta per anziani e un centro diurno siano luoghi tristi e malinconici non è mai entrato nelle strutture di Novellara

Simonetta Salati

N.200 – APRILE 2004LA PROMOZIONE DEL BENESSERE DELLA POPOLAZIONE ANZIANAUn progetto promosso dall’Istituzione Servizi Sociali “i Millefiori”, sviluppato con incontri specifici su importanti argomenti: gli aspetti psicologici dell’in-vecchiamento, l’esercizio fisico, l’alimentazione, la perdita della memoria, il corretto uso dei farmaci, capire come e perché si invecchia.

Roberta Garuti

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agazzi, adesso lasciatemi in pace che devo fare ‘sto pez-zo per la Rossella entro l’anno…” urla Barbara mentre

l’eco della sua voce rimbalza tra le stanze della casa.“Dai mamma che mi serve il computer..” biascica il grande un po’ scocciato mentre le briciole cadono sul pavimento.“…Allora vediamo…da dove parto a parlare di me?,..di come sono in questo momento…” “Mamma anche io ho fame mi fai un toast?” implora quello di mezzo a mani giunte battendo le ciglia come un buffo cartone animato.“Fattelo fare da tuo fratello e mangialo in cucina non sul divano” sentenzia ancora Barbara senza staccare gli occhi da monitor.“ Dunque… sono una donna,…anzi sono una mamma…anzi sono…,”Barbara quando si trova davanti ad un foglio bianco non ha sog-gezione e di getto butta giù qualcosa. Scrive senza pensarci trop-po proprio perché le piace e soprattutto senza la presunzione saperlo fare bene, con tutta la sua sincerità senza per forza com-piacere al lettore.Ma stavolta il compito le sembra un po’ complesso: deve scrivere una “paginetta” su sé stessa, senza tanti preamboli né tanti fron-zoli e, come le ha frettolosamente suggerito Rossella, di descri-verlo nello stile di scrittura che più la rappresenta.Rossella sta energicamente organizzando i dettagli del libro e non si è troppo soffermata sui dettagli, ma Barbara pensa che sia sta-ta volontariamente superficiale nel dare indicazioni per lasciare estrema libertà creativa.Barbara, ancora in pigiama e con la sciarpa attorno al collo, digita due parole tentennando poi le cancella. Fissa dritta il cursore che pulsa e che sembra un cuore vivo pronto ad imprimere una scia di parole.Così inizia con qualcosa di carino e leggero ma le sembra troppo frivolo….Prova a stare su un discorso serio, visto anche il suo recente ruolo istituzionale, forse pensa sia ciò che tutti si aspettano da lei, ma non si convince.“ Mammaaaa….fatta!” chiama il piccolo con le gambine ciondolan-ti che trattengono i pantaloni arricciati. “Babiii, vadooo” e la porta subito dopo si chiude dietro suo ma-rito.Barbara sgrana gli occhi, allarga le narici e sospira profondamen-te. “Mamma che palle, hai finito?...dai che mi serve!”Guarda suo figlio grande che la fissa in attesa di riprendersi la postazione, ora assomiglia ad un palo della luce con la cresta, lo guarda e vede un viso sconnesso con ossa spigolose che stanno trasformando la faccia di un moccioso in un uomo. Molto presto suo figlio sarà un uomo e Barbara, proprio per que-sto, pensa che tutto sommato ne vale ancora la pena. Sorride, si toglie la sciarpa, lo intrappola e lo bacia.

Scrive per da ottobre 1992

Barbara Cantarelli

Ho 42 anni, sono sposata con Claudio e ho 3 figli.Dopo la scuola ho iniziato subito a lavorare nell’azienda di famiglia occupandomi di mansioni impiegatizie. Da quasi 3 anni sono stata in-caricata del ruolo di Vice Sindaco a Novellara attività che svolgo con impegno ed energia.Ho, per diversi anni, scritto vari articoli su il Portico in particolare curan-do la rassegna dedicata alle aziende locali, a raccontare di viaggiatori novellaresi in giro per il mondo, creando da zero, le pagine de “l’occhio-lino” (chi se lo ricorda?) ovvero pagine dedicate ai più piccoli.Tutto ovviamente da volontaria!Sono sempre stata convinta che partecipare attivamente alla vita della propria comunità contribuendo con attività di volontariato, arricchisca non solo gli altri, ma soprattutto sé stessi …ecco perché dico “grazie” a chi mi ha dato la possibilità di conoscere, di confrontarmi e di espri-mermi….dico “grazie” al Portico e in particolare a Paolo Paterlini che ha portato pazienza per anni rincorrendo i miei ritardi nel consegnare i manoscritti!

N.268 - GIUGNO 2010NOVELLARA È NELLA RETE DELLE CITTÀ DEL BUON VIVEREIl club delle “città slow” offrirà interessanti prospettive per il settore agricolo e turistico.

Sara Germani – segreteria del Sindaco

N.213- GIUGNO 2005“LA MIA TESI DI LAUREA SULLA CITTÀ DI NOVELLARA”Sara Germani, 22 anni, di Viadana, laureanda del corso triennale di co-municazione e marketing presso la facoltà di scienza della comunicazione di Reggio Emilia, ha da poco terminato uno stage della durata di 3 mesi, presso gli uffici dell’Amministrazione Comunale, esperienza che le è servita per poter preparare e presentare la tesi finale del suo percorso universitario proprio sul nostro comune.

Federica Ottaviani

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Prime ore del mattino del 12 dicembre del 1943

a mia voce, attesa, raggiunge la gente della casa; viene udita dagli alberi assonnati del giardino, già spruzzati

dalla neve di un inverno che si preannuncia per tanti aspetti duro e freddo; viene trasportata lontana dal vento, al prigioniero di guerra in un lager nazista, al N° 6454, mio padre.E nel giardino della casa dove sono nata, per tredici anni sono state nutrite le mie radici.Poi la vita e gli studi nelle città, gli incontri, le scelte, la famiglia, il lavoro, la militanza politica, l’impegno sociale.Da 40 anni mi accoglie il luogo dove vivo e riconosco le voci di chi incontro; il luogo dove, in quello che ho vissuto e che sono, ho cercato di imparare e continuo nella ricerca per comprendere e trasformare desideri ed esigenze troppo immediate in un divenire orientato al Senso dell’Essere.Scintille della mia anima sono oltre questo luogo, si perdono e si ritrovano in altri giardini, nell’Umanità nella quale, nel bene e nel male, mi riconosco.“Nel giardino, come nella società si svolge una battaglia tra op-posti apparenti: maschio contro femmina, reazione contro rivo-luzione, bene contro male, sé contro comunità, socialità contro anomia, integrazione contro segregazione, ricco contro povero, reale contro surreale, grandezza contro piccolezza, sacro contro profano, scienza contro intuizione, arte “alta” contro arte popo-lare. Nel giardino queste posizioni apparentemente inconciliabili sono chiarificate e mediate perché il giardino accetta il paradosso, Chiunque abbia fatto del giardinaggio sa che un giardino rappre-senta la costanza sebbene sia in eterno mutamento”(The meaning of gardens- M. Francis e R. T. Hester)“Il giardino ha dunque una missione, che è quella di indicarci una mappa e una rotta, di trarci dal disordine e di ridisporre le molte-plici nostre esperienze, se non in un disegno perfetto, almeno in una composizione dotata di una sua esteticità capace di lenire e portarci alla trascendenza. E’ il contenitore-giardino a rinvigorire la speranza di altra vita. E giardini, saranno, ancora una volta, i pensieri e gli affetti, capaci di farci sentire protetti da un ordine o, in cammino, per riconquistarlo” (Demetrio Duccio, ”Di che giar-dino sei ?”).

Nata a Quistello (MN) il 12-12-1943Laureata in Pedagogia presso l’Università di BolognaInsegnante di Lettere di Scuola MediaAttualmente consulente pedagogica e dei disturbi cognitivi nelle diverse fasi dello sviluppo e delle età della persona.

Scrive per da maggio 2004

Adorina Catalano

LA DONNA È ASSAI SIMILE ALLA NATURA, RISPETTALA ED ELLA SI FARÀ SCOPRIRE E TI DONERÀ TUTTA SE STESSA, SII IRRIVERENTE ED ELLA SI SCATENERÀ COME URAGANO E TEMPESTA Vincenzo De Gaetano

N.190- maggio 2003NONNI E NIPOTI SUL PALCOSCENICO DELLA STORIALo scorso 26 aprile presso il teatro comunale gremito in ogni ordine di posti è stato presentato il volume “Novellara novecento”. Un libro che documenta l’esperienza e il senso dei valori che fanno parte della nostra storia. Ce ne parla in questa intervista, l’autrice Adorina Catalano

Fabio Ghizzoni Berni

N.190 - MAGGIO 2003UN “VIAGGIO” NELLA NOVELLARA DEL NOVECENTOUn bel volume curato da Adorina Catalano e voluto dall’assessorato alla cul-tura del Comune di Novellara che ci racconta storie di gente comune, vicini di casa che ricordano il loro passato di operai, mondine, contadini, emigrati…

Elena Ghidini

Il portico era ed è il luogo di incontro dove scorre la vita dei novellaresi, dove molti fatti pubblici e privati vengono commentati e poi messi da parte per far spazio a quelli nuovi e poi continuare a parlare, parlare, parlare: “il Sig.r Po-zoli galante, va pubblicamente dicendo sott’il portico, che finita che sia questa, ve ne saranno un’altra, e poi un’altra, e poi ancora un’altra, sicchè vi saran-no sempre cose nuove” (1629 Lavinia Gonzaga al padre).

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

aro Diario,sono otto anni che non ti scrivo; ho smesso di inter-

rogarmi sui perché. Da allora è cambiato tutto. Sono stati anni pieni di cambiamenti climatici, di turbolenze che nè il meteo nè gli scienziati avrebbero saputo prevenire. Ho dovuto vivere i tem-porali, i terremoti, per avere conoscenza di cosa volessero signifi-care. Tutto ebbe inizio con quel tornado che trascina con sé i tuoi cari; ti segna il cuore, lo indebolisce per sempre. Un fenomeno che paragono alla bassa marea, riguarda i momenti di sconforto, di sfiducia in se stessi, perché ci si sente aridi nonostante si veda il ricco fondale. Per non parlare di quei fenomeni cui non so dare somiglianza a causa delle azioni umane: agitano l’animo stancan-do il corpo, le cattiverie che gli uomini fanno contro gli altri uomini per invidia, divertimento, accurata malvagità. Penso che questi siano così rancorosi a causa della loro mancante personalità. E la stagione della maturità, della sfiducia verso gli altri. Penso non si debba mai smettere di cercarsi, di migliorarsi. Per questo con-cepisco il viaggio come un momento all’interno di un movimento più generale, non come un movimento a sé stante. Ogni volta che ti rileggo, diario, vedo la limpida maturità dei dieci anni; in quel periodo ho formato il mio carattere, i miei valori. Mi capita di pensare di aver fatto molto di più quand’ero piccola, quando sa-pevo ciò che avrei fatto da grande, che se volevo ballare, cantare, recitare, lo facevo e basta. Subito. Ora sto terminando la Laurea Magistrale, lo studio richiede tempo. Continuo ad insegnare dan-za alle bambine e -che emozione!- a Novembre ho ricominciato un corso di teatro dopo tanti anni. Nel frattempo lavoro e sono costantemente impegnata nelle profonde riflessioni derivanti dal mio ruolo di Consigliere Comunale. Sono nell’età dell’intermezzo. Il tempo che sto vivendo è come quel momento in cui si ha una pausa, un intervallo, dove cambia la sembianza delle cose. Ho capito, allora, che i cambiamenti avvengono nella forma, ma non alla sostanza. Caro Diario, ho scoperto la costante della mia vita: il viaggio. Inteso non solo come spostamento da un posto all’al-tro, ma vivere ogni giorno come un giorno nuovo. Osservando la realtà di ciò che accade, ascoltando i racconti delle persone. E quando si viaggia, si sa, bisogna aspettarsi qualsiasi tipo di clima, adattarsi alla stagione. So che vorrei continuare le mie passioni per sempre e so ciò che non vorrei mai essere. A volte mi chiedo se sia veramente indispensabile continuare il percorso, andare contro il vento. Il punto è che ne sono sempre più convinta, per-ché è sufficiente viaggiare una sola volta per avere la certezza che quel viaggio non sarà affatto l’ultimo.

nata il 31/10/1985Laureata in Scienze della Comunicazione, Laurea Magistrale di Lettere - Filologia Moderna.Stacanovista, flessibile. Consigliere Comunale a Novellara, in carica.Insegnante di balli caraibici per bambini. Passioni imprescindibili: recita-zione, scrittura, viaggi.

Scrive per da maggio 2004

Francesca Luppi

N.27 - GENNAIO 1986LA LUDOTECA IN FUNZIONE DA OTTOBREDomenica 28 settembre si è svolta la preinaugurazione

Maura Belluti

N.177 - MARZO 2002APRE IL SERVIZIO INFORMAGIOVANI A NOVELLARAÈ in via Gonzaga n.9 Presso il Centro Giovani ed è in funzione da lun edì 25 febbraio, l’obbiettivo è quello di creare un luogo di incontro e scambio di in-formazioni rivolto al mondo giovanile. Ce ne parla l’operatore di riferimento sandra capozzi.

Rossella Pinto

N.18O - GIUGNO 2002LA TAVOLA ROTONDA IN VISITA AL PARLAMENTO EUROPEOIl consiglio comunale di Novellara in delegazione a strasburgo.

Elisa Paterlini

N.180 - GIUGNO 2002ALCOOL E DROGA: UN CAMPER TRA I GIOVANI PER IL PROGETTO UNITÀ MOBILE DI PREVENZIONECon 17 comuni della provincia, tra cui novellara. Si propone la realizzazione di interventi di prevenzioine e informazione sui rischi dell’uso di alcool e droghe in genere.

Angela Cocconcelli

N.271- OTTOTTOBRE 2010SERVIZIO CIVILE: UN ANNO SPESO BENELa mia esperienza come volontaria in servizio civile presso il comune di no-vellara

Diana Ascari

N. 236 - LUGLIO-AGOSTO 2007L’INTENSA ATTIVITÀ ESTIVA DEI CAMPI GIOCOA novellara ci sono due realtà fantastiche, capaci entrambe di soddisfare il volere ed il divertimento del bambino: grest – oratorio e campi gioco comunali.

Francesca Luppi

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irigo il Centro Comunale di Musicoterapia “Massimo Uboldi” dal 1996.

Novellara mi ha adottata, qui passo la maggior parte delle mie giornate, quando non sono in giro per studio o lavoro!Nel silenziosissimo vicolo dei Mille svolgo il mio “lavoro”, a contat-to con bambini e persone in difficoltà di ogni tipo; un passo alla volta, cerchiamo insieme di “costruirci” un futuro, un progetto, qualcosa per cui valga la pena sentirsi realizzati e che dia un sen-so alle nostre fatiche.Mi sento privilegiata, solo a Novellara potevo realizzare tutto que-sto, di fatto è l’unico Centro Comunale di Musicoterapia in Italia.Ma ho ancora un sogno nel cassetto: far nascere un Centro dedi-cato alle Neuroscienze e alla Musica, che sia in grado di rispon-dere ai tanti interrogativi del mio lavoro che ancora non hanno risposta.Ogni giorno scopro potenzialità infinite di studio; mi manca forse la possibilità di restituire a Novellara quello che questa città mi ha dato, ma….conto di potercela fare!Vorrei concludere citando un famoso musico - terapeuta argenti-no: “Se la musica è l’arte di armonizzare i suoni, la Musicoterapia è l’arte di armonizzare i silenzi”.Mi impegnerò per dimostrarlo.

Laureata in Musicologia (D.A.M.S.)presso l’Università degli Studi di Bo-logna.Diplomata in Musicoterapia ad Assisi, Qualifica Regionale di Musicote-rapista.Diplomata in pianoforte e in Didattica della Musica.Direttore del Centro Comunale di Musicoterapia “M. Uboldi” di Novel-lara. Direttore del Centro Polifunzionale “Esacordo”a Reggio Emilia.Direttore Artistico del Gruppo di Drammatizzazione Teatrale “Il Diapa-son”.Membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione “Lo Schiaccianoci” di Novellara.Membro del Comitato Direttivo e Socio Fondatore del R.E.M.M.(Registro Europeo dei musicoterapisti e musicoterapeuti).Docente presso la Facoltà degli Studi di Parma, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Logopedia.Docente presso la Scuola di Musicoterapia Forifo di Roma.Docente presso la Libera Università di Neuroscienze del Centro Studi “Anemos” di Reggio Emilia.Docente a Corsi di Formazione in Musicoterapia. Iscritta al 3 Anno del Corso di Laurea in Scienza Psicologiche Università degli Studi di Chieti.Autrice di diversi articoli scientifici e pubblicazioni sulla Musicoterapia.Nel 2011 inventa e brevetta “Il Libro di Leonard” un elaboratore elettro-nico portatile, rivolto a soggetti con disabilità neurosensoriali e neurop-sicologiche.

Scrive per da aprile 1997

Monica Maccaferri

DIMMI O CREATURA, NINFA NATURALE, AMI TU? Laboratirio Lettura Alta Voce

N.177 - MARZO 2002UN “MALATO IMMAGINARIO” VERAMENTE COINVOLGENTEI ragazzi del centro di musicoterapica, mettendo in scena con successo il capolavoro di Moliere, hanno dimostrato che disabile non significa inabile.

Monica Maccaferri,responsabile centro musicoterapica

N. 282 OTTOBRE 2011IL LIBRO SONORO: ECCELLENZA DI RICERCA E SVILUPPO AL CENTRO COMUNALE DI MUSICOTERAPIAUn software innovativo e intuitivo che permetterà ai bambini, diversamente abili e non, di relazionarsi con il mondo esterno.

Sara Germani

N.137 - AGOSTO 1998NEL CASTELLO DI SONORIA:HANDICAP E MUSICOTERAPIAUna rappresentazione che ha pochissimi precedenti. Uno spettacolo ideato, realizzato e interpretato dagli utenti del Centro di musicoterapica di Novel-lara coadiuvati dagli insegnanti Monica e Luigi

Anna Bernabò

N.197 - GENNAIO 2004DIECI GRANDI PROTAGONISTI SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO COMUNALETeatro strapieno e spettatori entusiasti alla rappresentazione del gruppo te-atrale: “il Diapason”

Anna Maria Morini

A volte la gente esagera e parla per invidia o per noia; chi ne fa le spese è piuttosto seccato e chiede una smen-tita pubblica, come fa il cavaliere Al-fonso Astolfi, fedele servitore di Casa Gonzaga. Egli, stando a Reggio, ha inteso che “il Portico ha “rissonato sino nelle orecchie di V.S. che ho detto villanìe a D.Pompeo Scardova...prego V.S.Illma che faccia fare a questa gen-te interrogazione che vedrà la falsità di quelle genti, di grazia lo faccia, che non solo si chiarirà lei, ma chiarirà sì ancora tutta Novellara....e tutto per la grande invidia che mi fu sempre por-tata (1604).La Contessa minimizza: “che questi bei spiriti oziosi del nostro Portico va-dano inventandosi et spargendo delle chiacchiere, non è cosa nuova non ha-vendo altro che fare.”

otizie storichedi Lella Barilli

(segue)

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

UNA GITA AVVENTUROSA

inalmente c’è in programma una bella camminata nel bosco per la raccolta delle castagne: è la mia passio-

ne. Il tempo è favorevole, un timido sole già dalle prime ore del mattino fa capolino, le sferzate di vento di ieri senz’altro avranno scosso per bene i castagni e oggi sispera in una ricca raccolta.Poco più di un’ora di viaggio e la comitiva viene fatta scendere nel cortile del seminario dei frati cappuccini, a Marola.Ci si prepara subito con scarponi, sacchetti, guanti e giacche im-permeabili, per essere premuniti in caso di pioggia, poi l’allegra brigata, ciarliera e disordinata, si incammina per il sentiero che porta al bosco.Gli enormi castagni ancora coperti di foglie ingiallite, sono lì ad attendersi, come sempre nel nostro appuntamento annuale.Il sottobosco è un tappeto di colori, le meravigliose tinte dell’au-tunno ricoprono tutto, enormi ricci dischiusi sono sparsi attorno alle piante; la smania mi prende, ecco uno gigante è proprio li davanti, ma eccone un altro, poi un altro ancora, un bel grappolo si vede un pò più in alto!Seguo eccitata la ricerca sempre ricurva e a testa china, rispondo allegra alle battute delle mie compagne, ricambio a mia volta i gridolini di gioia alla vista di un enorme frutto. Man mano che si avanza il sacco si riempie sempre più, anche la mia vicina di raccolta pensa che forse è ora di smettere perché poi quel con-tenitore è da riportare a valle ed è meglio non esagerare; pen-siamo di ritornare al convento, ma ci giriamo e all’improvviso ci accorgiamo di essere sole, tutte le nostre compagne sono sparite, gridiamo, chiamiamo, ma nessuna risposta. Nella foga della rac-colta ci siamo allontanate tanto dal gruppo! E ora che facciamo? Io non so orientarmi fra tutti quegli alberi, confido nel senso di orientamento della mia compagna, ma ahimè lei attende un sug-gerimento a sua volta da me. Un vero dilemma, si dovrà andare a destra, oppure a sinistra o semplicemente indietro?Poi dalla cima della collina notiamo una costruzione, ci incammi-niamo decise in quella direzione, non assomiglia a quella che ci siamo lasciate alle spalle alla partenza, ma non importa, se c’è una casa ci sarà gente e chiederemo informazioni!Dopo una discesa attraverso erbacce, rovi e sterpi arriviamo nel cortile del fabbricato, gli operai che all’interno lavorano il legno vedendoci intuiscono la nostra avventura e sorridono, ci dicono che ci siamo allontanate dal punto di partenza di almeno due chilometri e purtroppo sono tutti in salita. Ci guardiamo avvilite, due chilometri, in salita, con le borse piene di castagne, che non vogliamo per niente abbandonare!...Ci incamminiamo rassegnate, ma poco dopo la fatica si fa sentire pesantemente, ci fermiamo a prender fiato, appoggiamo le borse e ci sediamo sul ciglio della strada.Ed ecco che la fortuna arriva piano, su di una piccola utilitaria ros-sa, una gentilissima signorina ci chiede sorridendo se vogliamo un passaggio, ha capito la situazione, lei è la postina del paese, ed è diretta proprio su al seminario. Non ci par vero, saliamo in fretta sull’autovettura lasciandoci sfuggire contemporaneamente un sospiro, di sollievo.Ringraziamo all’arrivo dell’immenso favore, però la preghiamo di farci scendere un pò prima, vorremmo arrivare nel cortile da sole, a piedi.Le compagne della comitiva ci accolgono con un lieve battito di

Sono nata e vissuta a Novellara dove abito tuttora. Sono pensionata, ho lavorato per trent’anni nel servizio anziani del Comune, sono sposata da oltre cinquant’anni ho due figli e un’infinità di gatti che sono la mia gioia e il mio tormento. Per riempire il mio tempo libero mi occupo della gestione del Circolo Anziani del nostro Comune. Sono anziana ma sempre in movimento, proprio non ce la faccio a fermarmi, finché la salute me lo permette.

Scrive per da settembre

mani, non vedendoci arrivare pensavano preoccupate che ci fos-simo smarrite.Sorridiamo complici, macché perse, abbiamo semplicemente per-corso un sentiero diverso dal loro, noi quella montagna la cono-sciamo bene!!!La giornata finisce in allegria, nessuna sospetta niente, tutto è bene quel che finisce bene.

Silvana Selogna

Costituito a Novellara il “Circolo Marta Beltrami Università dell’Età Libera”

Il Circolo Marta Beltrami Università dell’Età Libera, nato dall’impe-gno congiunto di Auser e Circolo Ricreativo Novellarese, intende promuovere l’educazione permanente della persona, affrancandola

da meri vincoli anagrafici, e la solidarietà sociale. Valori ugualmente fondanti, sebbe-ne il secondo imprescindibile dal primo. Il presidente è Sergio Calzari.I corsi spazieranno dalla storia locale alla letteratura, dal cinema al turismo, dalla ga-stronomia al tempo libero e avranno durate variabili dai tre ai quattro mesi. La parteci-pazione ai corsi non comporta alcun titolo di studio ed è aperta a persone di ogni età. In questo progetto culturale sono state coin-volte anche le 80 Associazioni che animano

la vita di Novellara. Si ritiene che il punto di vista di ciascuna di esse, unito alla sensibilità critica maturata nei diversi ambiti di com-petenza, apporterà ulteriore slancio ed efficacia alle finalità che il neonato circolo si prefigge. Circolo Ricreativo via Vittorio Veneto - tel.0522/653822.

N.266 aprile 2010

N.155 - MARZO 2000DAI NOVELLARESI OSPITALITÀ AI BAMBINI DI CHERNOBYLGià 10 le famiglie pronte a ricevere quest’estate altrettanti bambini che tut-tavia potrebbero diventare 15 se altre famiglie fossero disposte ad ospitarli.

Sara Bertazzoni

F

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o trascorso gli ultimi 4 anni immersa nella felice fatica di neo mamma, per cui la visione di film e programmi

più o meno culturali in tv si è praticamente azzerata. La sera del 12 novembre 2011 era sabato e, anziché stare tutti sul lettone immersi in un cartone animato, abbiamo seguito la diretta dal Quirinale di Rainews 24. Amo molto la città di Roma, dove ho passato piacevoli giorni lavorativi oltre a diverse brevi vacanze, e un po’ immaginavo come sarebbe stato passeggiare in mezzo alla folla nell’aria frizzantina di una storica serata autunnale. Mi sembrava tutto un po’ assurdo e irreale, quasi un film di Fellini, onirico. Ad un tratto mia figlia interrompe le mie divagazioni e mi chiede: “Mamma cosa fanno?” E io con malcelato entusiasmo: “Berlusconi sta andando a casa! Non ha fatto il bravo!” In effetti mi metto nei suoi panni, “andare a casa” non deve essere poi questa grande punizione per una bimba di 4 anni, anzi, per cui lei mi chiede “Perchè? Cosa ha fatto?” E io le rispondo: “Perchè ha trattato male le donne”. E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente e chiaramente ho stimolato ancor più la curiosità di Matil-de che subito ribatte con uno dei suoi famigerati “Perchè ?” E lì ho imbastito un discorso sul fatto che non aveva pensato al bene delle persone, delle mamme, dei bambini, ma solo al suo bene anche se è l’uomo più ricco d’Italia. In particolare non è stato gentile con le donne e addirittura sua moglie è andata via di casa. Ecco questa frase proprio li ha spiazzati. Anche Dario, che fino a quel momento non sembrava parte del discorso, ha cominicato a chiedermi quasi angosciato: “Perchè sua moglie è andata via? E i suoi bambini dove sono?”. E la cosa è continuata per alcuni giorni e comunque tutte le volte che capitava di vedere quella faccia (per fortuna molto meno nelle ultime settimane) al telegiornale.Ora che devo parlare di me “in contemporanea” mi è venuto in mente questo episodio. Sto pensando che, dietro ai miei maldestri tentativi di instillare gocce di attualità in loro, c’è un desiderio che i miei figli capiscano subito che è importante “trattare bene” le donne. Poi pian piano crescendo approfondiremo il discorso.Sto pensando che non voglio che credano che tutti gli sforzi che faccio siano gratis, siano dovuti. Io lo faccio volentieri, l’ho scelto, loro mi riempiono gli occhi tutti i giorni con i loro sorrisi e le loro meravigliose ingenuità, ma io sono anche una persona e lo ero prima di loro e anche mentre li cresco. Quando sono nati ho pen-sato che loro sono più del mondo che miei e spero che, aldilà del fortissimo attaccamento che abbiamo l’uno verso l’altro, questo principio lucidamente mi accompagni nel loro percorso di crescita.Proprio in questi giorni mi trovo a vivere un periodo difficile, al-cuni problemi di salute imprevisti mi costringono a fermare il mio corpo, a curarlo, a tenerlo a riposo, in attesa di guarirlo. Mi sono fatta alcune domande sul mio futuro, emergono dentro di me al-cune paure, ma è soprattutto la voglia di parlare, di avere vicino e

Nata a: Novellara il 5 maggio 69 - Studi: Laurea in Chimica e Tecno-logie Farmaceutiche presso l’Università di Modena nel 1995, abilitata alla professione di farmacista, specializzata in fitoterapia e omeopatia, abilitata alla professione di insegnante di scuola media superiore.Lavoro: ha lavorato in farmacia per alcuni anni, poi ha collaborato come Direttore Tecnico e Responsabile Assicurazione Qualità con alcune offici-ne di produzione di farmaci per uso veterinario e umano in provincia di Reggio e di Modena fino al 2008.Dal 2009 insegna Chimica prima all’ITI di Reggio E. e da quest’anno al IIS B. Pascal di Reggio E.Famiglia: convive dal 2004 con Mattia e ha due figli, Matilde (4 anni e mezzo) e Dario (3 anni).Altri interessi: la musica, i libri, la scienza, la buona tavola.

Scrive per da giugno 1995

intorno tutte le persone che stimo, la famiglia, gli amici, i colleghi, che sta prevalendo. E la fiducia nella scienza medica e nei bravi professionisti che ho conosciuto. Mi sto sentendo ricca, fortunata, sostenuta. La forza che ricevo anche solo da un affettuoso sms o da un sorriso è linfa vitale. Mi danno motivo per vivere appieno questo periodo senza nascondermi, mi fanno capire che, al di là dei soliti buoni propositi, è importante coltivare la vita sociale, sentirsi parte di una rete “fisica” di persone. Che è importante trovare il tempo per potere vedere in faccia un amico, per poter giocare con calma con i bimbi, per poter aiutare qualcuno e ogni tanto anche oziare e pensare in solitudine. E’ questo per me oggigiorno il lusso. Che me ne farei di una bor-setta da 200 euro, se poi non ho nessun amico che mi viene a trovare per un caffè? Sono convinta dell’importanza di rivedere la scala di priorità nelle nostre vite agiate, ma un po’ solitarie. Faccio un lavoro che non mi renderà ricca, ma che ritengo ricco perchè ha bisogno proprio di me come persona, della mia passione, che mi fa sentire utile alla comunità, alle nuove generazioni verso cui sento un moto istintivo di affetto per la loro freschezza e voglia di vivere. Come dice mia nonna: “non si vive di solo pane, ma anche di qualche soddisfazione” e in questa massima trovo dignità, tro-vo coraggio, voglia di esserci. D’ora in poi cercherò di conservare questa sensazione di forza per affrontare meglio i momenti bui. Trovare le soluzioni per andare avanti e gestire le difficoltà con grande pragmatismo e buon senso, accompagnati da altissime punte di creatività, è la specialità delle donne, per cui bisogna “trattarle bene” come meritano.

PaolaSemeghini

DONNA, LA TUA DOLCE ESPRESSIONE DA’ LUCE ALLA GIORNATA Eugenio Morosin

N.178 - APRILE 2002DONAZIONE DEL CORDONE OMBELICALE: UNA NUOVA FRONTIERA DELLA SOLIDARIETÀIl cordone ombelicale, che non appena reciso dal neonato sarebbe conside-rato materiale da incenerire in quanto termina la sua funzione vitale, in realtà è la base importante x assicurare altre vite, poiché il sangue in esso contenu-to è ricco di cellule staminali. Angela Cocconcelli

N.277 – APRILE 2011IL “COLIBRI’” UN QUALIFICATO SERVIZIO X DISABILI ADULTIUna realtà presente a Novellara dal 2008. Situata nel complesso dei Servizi socio- sanitari, è gestita da “Coress” una cooperativa di servizi sociali e at-tualmente ospita 15 persone. Ce ne parla in questa intervista, Roberta Ragni responsabile del centro

Eda Ferrabue

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

ifficile raccontare se stessi in prima persona: alto è il rischio di fare un ritratto di sé, completamente diverso

da come in realtà ti percepiscono le altre persone.Mi aiuta sapere che in fondo non esiste una sola e monolitica verità,ma tante realtà soggettive e tante sfumature differenti,per cui la mia descrizione di me stessa sarà il mio punto di vista molto personale sul mio io.Comincio con una prima domanda: oggi sono quella che avrei voluto essere quando ero una ragazzina e avevo un’ampia possi-bilità di percorsi di scelta e strade da tentare? Posso dare una risposta positiva: gli obiettivi prefissati li ho rag-giunti.Ho studiato, scegliendo sia la scuola, sia la facoltà universitaria che erano più congeniali alle mie inclinazioni, anche se tante volte mi sono sentita chiedere qualecoerenza ci fosse nello scegliere la facoltà di architettura, dopo avere fatto cinque anni di liceo classico. Ho sempre risposto che l’ architettura è prima di tutto una disci-plina umanistica ed in effetti, nella facoltà di Firenze, dove ho studiato, la sensibilità umanistica è sempre stata preponderante. Studiare fino alla laurea è stato per me un obiettivo molto im-portante, anche perché nella mia famiglia sia genitori che non-ni avrebbero voluto studiare, ma tempi e condizioni diverse non hanno concesso loro questa possibilità; però devo ringraziarli per avermi cresciuta con il concetto che lo studio è prima di tutto una possibilità non scontata e pertanto un valore.Oggi posso anche dire di essere contenta perché esercito la pro-fessione che ho scelto; anche questo lo ritengo un grosso privile-gio, visto il forte momento di crisi. Perciò cerco di non dare mai nulla per scontato e mi impegno nel lavoro al meglio delle mie possibilità, sempre consapevole della responsabilità che ho.Quali altri sogni ho realizzato della mia adolescenza? Senz’altro una bella famiglia: quella di origine, che la vita mi ha donata e di cui vado molto fiera e quella che mi sono creata, con un marito amato e due figli che non esito a pensare il “mio progetto” meglio riuscito. Quando alla sera li guardo dormire nei loro lettini, penso a come sarà il loro futuro , a quali prove li aspettano nella vita e mi dico che la cosa più importante che spero di insegnare loro è una forte solidità emotiva, che li aiuti a riemergere più forti dagli inevitabili momenti di difficoltà.Cosa avrei voluto fare e ancora non ho fatto? Ovviamente tan-te cose, ma forse quella che rimpiango di più è avere viaggia-to poco; tante le città che vorrei visitare, sì soprattutto le città, perché mi affascinano più le trasformazioni operate dagli uomini sull’ambiente che i paesaggi incontaminati. Mi incuriosiscono le persone, le storie, i monumenti: quello dei viaggi sarà un obiet-tivo per il futuro.Due parole sul mio carattere: ho la fortuna di essere dotata di un certo ottimismo e continuo a pensare che il futuro riserva sempre delle sorprese positive. Un altro lato che apprezzo di me è l’aver mantenuto intatto dall’adolescenza il senso di giustizia e la capa-cità di non essere indifferente: il cinismo non è riuscito a catturar-mi e di questo sono molto contenta, anche se mi rendo conto che certe volte risulto troppo intransigente nel difendere le “cause” in cui credo. Difetti? Ovviamente tanti: mancanza di diplomazia; incapacità di mediare e di trattenermi dall’esprimere in maniera spesso veemente ciò che penso; permalosità.Chissà in quanti mi riconosceranno in questo ritratto e in quanti invece penseranno che ho dato di me un’interpretazione molto soggettiva.

Scrive per da novembre 1996

Nata a Novellara il 09 aprile 1971Residente a NovellaraTitolo di Studio: Laurea in ArchitetturaProfessione: Responsabile Settore Uso e Assetto del Territorio Comune di Novellara. Sara

Tamborrino

N.120 GENNAIO 1997SE POTESSI AVERE 11627 LIREQuesta è la somma che ogni famiglia dovrebbe versare per riportare a casa l’ultimo vaso di gesuiti.

Barbara Cantarelli

N.130 DICEMBRE 1997A FINE SETTEMBRE A S.GIOVANNI L’INIZIO DI SCAVI ARCHEOLOGICIUn avvenimento sensazionale per la nostra zona che ha mosso l’attenzione della sopraintendenza per i beni archeologici dell’Emilia Romagna.

N.190 - MAGGIO 2003LA CHIESA DEI SERVI: UN ALTRO GIOIELLO DEL PATRIMONIO ARTISTICO NOVELLARESE”Intervista all’arch. Anna Maria Ricci progettista e direttore dei lavori di re-stauro della chiesa situata all’incrocio tra via Veneto e viale Montegrappa

Federica Ottaviani

D

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difficile parlare di sé stessi, della propria identità e delle proprie passioni, senza sconfinare nei ruoli che si occu-

pano a contatto con la gente. E poi… le mie passioni sono tutte le cose che faccio! Il mattino presto e il pomeriggio nell’occuparmi dei miei figli, a scuola con i bambini e negli incontri con i colle-ghi, nelle riunioni richieste dall’impegno in Comune. Così è stato da sempre in tutti i miei interessi: da ragazzina suonavo (senza particolari doti, per la verità!) la chitarra, con la mia inseparabi-le amica Cristina. In parrocchia è nata anche l’esperienza di far parte della compagnia teatrale “I Fiaschi”, periodo che ricordo con simpatia e un po’ di nostalgia, per il divertimento che accompa-gnava ogni serata, prove comprese. Credo che le risate del pub-blico scaturissero per contagio, perché le situazioni paradossali che venivano messe in scena e le espressioni improbabili dei per-sonaggi scatenavano allegria genuina prima di tutto tra noi attori.Ora non ho molti momenti liberi nella mia giornata, ma quando restano tempo ed energie da dedicare a me, adoro leggere e can-tare. Per me è un piacere grande cantare nel coro di S. Giovanni e S. Maria. Avete mai fatto parte di un coro? Credo che sia un’espe-rienza di vita, anzi, una metafora efficace della vita stessa. La musica, di tutti i generi, accompagna il nostro relax quotidiano, la festa in compagnia, fa muovere a ritmo il corpo contento di stare al mondo, diventa urlo di rabbia e dolore se accompagna il saluto ad un amico che non c’è più, ma cantare in un coro è anche molto altro. Sei parte di un gruppo, non sei solo. Ecco, parte la musica. Con uno sguardo osservi e ascolti gli altri coristi che cantano la tua stessa melodia, per ricevere sostegno e offrirlo. Guardi con attenzione lo spartito e i gesti precisi della maestra e si parte insieme. Insieme. Scrive Muriel Barbery, nel suo “L’eleganza del riccio”, che quando un coro inizia a cantare si vive un momento magico, che sommerge tutte le preoccupazioni, le angosce e gli altri pensieri. “Io non sono più me stessa, sono parte di un tutto sublime al quale appartengono anche gli altri”, dice. Ti lasci trascinare dalla musica e senti che sei immersa lette-ralmente nel suono, realizzato intrecciando note e melodie diver-se. E silenzi… Ah, come sono importanti le pause! I gesti della di-rettrice del coro, Sara, sono decisi ed efficaci, come i suoi sguardi. Ci esorta: “Ascoltiamoci tutti, ascoltiamo il ritmo, ascoltiamo la musica e le altre voci, perché nessuno sovrasti gli altri! Lasciate che la voce esca dal vostro corpo e dalla vostra bocca, non tene-tela dentro!” Il diaframma spinge, la testa è concentrata e atten-ta, il respiro è regolato, ordinato e teso verso lo scopo dell’emo-zione propria e altrui. La musica e le parole si danno significato a vicenda nell’idea creatrice dei compositori e nell’esecuzione il più possibile espressiva dei coristi. È l’unione di corpo, relazione, emozione e pensiero. Non deve essere così anche la vita? Io sono una voce contralto. Il contralto canta una melodia che molto spesso non è orecchiabile, non si sente in modo evidente, è diffi-cile, talvolta sembra dissonante. Tuttavia è incredibilmente inte-ressante, insolita e sostiene il canto degli altri rendendolo pieno, armonico, profondo, intenso. La melodia dei contralti non avreb-be significato se non accanto ai soprani, ai tenori, ai bassi. Infatti, è sempre nell’insieme che tutto si colora di senso e di bellezza. Così, quando canto, le mie attività e preoccupazioni quotidiane trovano una pausa: la musica non rientra certamente nelle cose utili, che “servono” a qualcosa come la stragrande maggioranza delle nostre azioni, ma in quelle necessarie sì.

Scrive per da aprile 2002

Mi chiamo Agnese Vezzani, ho 39 anni e due figli stupendi: Marcello e Chiara, di 18 e 13 anni. Vivo da sempre a S. Giovanni di Novellara, vicino ai miei genitori, Dante e Daniela, a mia sorella Lisa e a mio fratello Alessandro. Dopo la scuola elementare a S. Giovanni, ho frequentato la scuola me-dia “Lelio Orsi” a Novellara e l’Istituto Magistrale “Matilde di Canossa”, a Reggio Emilia. Ho presto iniziato a lavorare alla scuola primaria di Novellara, ventun anni fa: ho insegnato per un anno Religione Cattolica e poi, avendo superato il concorso, sono entrata in ruolo a tutti gli effetti. Il mio lavoro mi ha portato anche a S. Girolamo di Guastalla e a Gua-stalla per sei anni, prima di arrivare a Novellara: qui ho sempre insegna-to sul tempo pieno. Ho approfondito recentemente i miei studi, laureandomi in Scienze della Formazione Primaria, all’Università di Modena e Reggio.Per l’Istituto Comprensivo mi occupo, da nove anni, di progetti relativi all’Educazione alla Salute e prevenzione del disagio. Attualmente col-laboro con una casa editrice proponendo unità didattiche su una rivista mensile rivolta ad insegnanti. Essere mamma e essere a contatto con le nuove generazioni del pae-se dove vivo ha generato anche partecipazione politica: nell’estate del 2009 sono stata eletta a far parte del Consiglio Comunale.

Agnese Vezzani

DONNA SU ALTI TACCHI, GUARDANDOTI DAL BASSO ALL’ALTO FAI VENIRE LE VERTIGINI. Eugenio Morosin

CITTADINANZE ONORARIE FEMMINILI

Comune di Novellara

Signora Rosanna Fantuzzi (delib.CC N.8 del 12/02/1997)

Soprano signora Raina Kabaivanska (delib n.30 del 20/04/2001)

Suor Gina Carlini e Suor Rina Lodi Razzini (delib. CC n. 88 del 24/10/2001)

Pittrice Amelia Moretti Carpinello (delib. CC n.55 del 19/09/2002)

Signora Tara Gandhi Battacharjee (nipote del Mahatma Gandhi) (delib. n.2 del 23/01/2003)

Signora Elisa Pegreffi (delib. CC n. 83 del 06/11/2003)

È

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

COLORI

io ci ha creati così, con i nostri pregi e i nostri difetti che fanno di noi persone uniche e inimitabili. Proprio per

questo chi ci ama veramente dovrebbe rispondere - niente - alla domanda: -se dovessi ricrearmi, cosa cambieresti?-. Niente? Ce ne sarebbero di cose da cambiare in me. Non sono egoista, non voglio parlare di me come se tutto dipendesse da quel che faccio, ma chi scrive le autobiografie allora? Mica si vuole vantare, al contrario mette in mostra quello che ha da dire effettivamente e quello che pensa su se stesso. Io parto da questo punto, perché da dire, su di me, cisono cose effettive e cose che io penso, e su quelle effettive, nulla da fare, ma riguardo quello che penso, i pensieri possono (devo-no) cambiare a volte. Parlo di me, allora. Parto dal mio nome: Bianca. Forse non è az-zeccato. Ma non è colpa di mia madre, lei non lo poteva immagi-nare. L’idea del bianco è qualcosa di puro, di chiaro, dove non ci sono dubbi: il bianco è bianco.Quando su un foglio bianco scrivo con un colore qualsiasi, il foglio non è più bianco, diventa bianco e rosso, bianco e giallo, bianco e blu, bianco e verde, e così via. I fogli con le varie scritte di diverso colore siamo noi.Ognuno è diverso, e visto che ci sono infinite sfumature di colore ognuno ha un suo colore che lo rispecchia. E ogni tanto su questi fogli della nostra vita, oltre il nostro colore che è quello più fre-quente, compaiono scritte di colori diversi dal nostro; questi sono i colori dei fogli delle persone che ci amano, appunto quelle che non cambierebbero niente di noi. Per adesso io mi sento policromatica. Non c’è niente di chiaro in me. Il mio foglio è un disegno di un bambino di tre o quattro anni che ha scoperto quel bellissimo mondo di colori, e allora li prova tutti su un foglio per vedere qual è il suo preferito, e senza volerlo intanto sta scegliendo il suo foglio con il suo colore che rimarrà tale tutta la vita. Sono un foglio pieno di colori, tanti, troppi da poter vederli tutti. Ne provo ne provo ne provo, senza accorger-mene, forse, ma il mio qual è? Qual è il Mio colore?Forse allora la devo ringraziare mia madre. Sul bianco stanno bene tutti i colori. Sta a me decidere quale scegliere, anche se non è facile, perché il colore che riuscirò a scegliere un giorno sarà il colore che dipingerà la mia vita, il colore del mio carattere e della persona che diventerò. C’è chi impiega meno tempo e chi invece sceglie velocemente (in questo caso, il mio cognome è sbagliatissimo, Ferrari) e poi quando hai scelto, il colore sfuma a seconda dei miglioramenti che apporti a te stesso. Spero a questo punto di non rimanere mai Bianca, se rimani bianco vuol dire che non sai chi sei, che sei così indeciso da preferire il bianco, e non è una bella idea rimanere impassibili al mondo. Rimanere bianchi non va bene, ma neanche policromatici; o meglio, policromatico puoi essere mentre stai crescendo, mentre stai decidendo quale colore attribuire alla tua vita. Giustificabile che un ragazzo sia poli e poli e poli ancora cromatico allora, ma bianco mai.

Il mio nome è meno comune del mio cognome, mi chiamo Bianca Ferrari. Sono nata all’ospedale di Guastalla, il 12 Luglio 1996... quindi tecnica-mente il 2012 per me è l’anno dei 16 anni. Sono felice di abitare dove abito, nella big city nonché chiamata “Novellara” in provincia di Reggio Emilia, con capoluogo di regione Bologna, se vogliamo essere precisi. Altri dati tecnici familiari... ho un fratello, più grande, e in tutto 9 cugini di primo grado.Quanto a rapporti con il mondo, ho frequentato le scuole elementari D.Milani e medie L.Orsi entrambe a Novellara, mentre sto frequentando il Liceo Classico R.Corso a Correggio. Finora (ho poca esperienza ma di-rei che i primi 20 anni di vita sono quelli fondamentali) sono soddisfatta.

Scrive per da luglio 2008

Bianca Ferrari

N.278 - MAGGIO 2011OMAGGIO ALLA FAMIGLIA GONZAGA CON “UNA GIORNATA A CORTE”L’impeccabile organizzazione della festa ha offerto al pubblico della fiera di San Cassiano una giornata veramente speciale. A tutti i volontari che hanno offerto il loro aiuto un meritato ringraziamento.

Sara Germani

N.169-GIUGNO 2001AL VIA LA TERZA EDIZIONE DEL “CARPE NOCTEM”Suggestioni medievali, gastronomia tipica e incontri all’insegna...dell’occulto animeranno l’ultimo fine settimana di giugno.

Elena Carletti

N.181-LUGLIO AGOSTO 2002DAL 30 AGOSTO AL 1 SETTEMBRE LA PRIMA EDIZIONE DEL “NUBILARIA CELTIC FESTIVAL”.Incontro di Festa e Cultura, presso la Rocca dei Gonzaga, proposto da Ma-nuela Bartoli insieme al CT9, con il patrocinio del Comune di novellara.

Maura Belluti

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sistono tanti modi per far volontariato, come ebbi modo di constatare tangibilmente in seguito intervistando

esponenti di diverse associazioni presenti sul territorio novella-rese. Constatata la mia scarsa propensione sportiva e l’ancor mi-nor coraggio, ma comunque decisa a dare il mio contributo alla collettività, finii per optare per la scrittura giornalistica, l’unica attività che avrebbe potuto unire la mia passione per la lettura e scrittura, incentivata anche da stimolanti professori di letteratu-ra alle scuole medie e superiori, con la volontà di fare qualcosa di utile per gli altri. Iniziai così a collaborare con “il Portico” nel giugno del 1998, sperando di poter offrire ai Novellaresi qual-che informazione utile, qualche ritratto di concittadini, o anche più semplicemente qualche minuto di svago. Continuai a scrivere

Nata nel 1972 a Reggio Emilia, ma da sempre residente a Novellara.Conseguito il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue este-re e successivamente il diploma universitario in marketing e commercio internazionali.Impiegata nell’ufficio commerciale estero di una nota azienda meccani-ca della zona.Sposata oramai da quasi 10 anni con una figlia di 5 anni.

Scrive per da dicembre 1997 giugno 2007

piuttosto assiduamente per circa 8 anni, durante i quali mi ac-corsi che lo sforzo che ciascun mese compivo, nell’elaborazione dell’articolo da pubblicarsi condensato in poche righe, veniva am-piamente compensato e persino superato dalla conoscenza delle persone, delle loro storie, idee, umanità, intraprendenze, impren-ditorialità. Insomma, era più quello che ricevevo che quello che davo. Le stesse riunioni di redazione, benché piuttosto informa-li, risultavano comunque costruttive, vere e proprie occasioni di confronto generazionale e incontro/scontro di opinioni fra chi era più spregiudicato, chi più conservatore, chi più incline alle nuove tecnologie, chi più propositivo, chi più esecutivo.Sospesi, mio malgrado, la mia collaborazione con “il Portico” a fine 2006 per incombenti impegni famigliari: nacque infatti mia figlia Arianna che da allora, insieme al lavoro, assorbe tutte le mie energie. Ricordo però con nostalgia il congedo lavorativo di maternità come un periodo di particolare sintonia, vissuto in sim-biosi con e per Arianna, scandito dai suoi ritmi giornalieri che pian piano amalgamavo ai miei e facevo diventare nostri, fino a quando i ritmi ben più serrati imposti dalla successiva condizione di mamma-lavoratrice presero il sopravvento. Ecco che da allo-ra mi sembra che le lancette dell’orologio abbiano cominciato a roteare più velocemente, così come velocemente è cresciuta mia figlia, i giorni mi sembrano sempre troppo corti e il tempo sem-pre troppo poco; nemmeno il tempo di ritrovarmi mamma, che dovetti riscoprirmi anche figlia e nipote. Infatti, le preoccupazioni per i problemi di salute dei miei famigliari mi condizionarono non poco e culminarono in quello che per me fu l’annus horribilis: il 2010, il tutto peraltro confermato nelle rubriche di astrologia per il mio segno zodiacale, ovviamente però solo a fine di quell’ anno. Chissà perché si scopre di aver avuto un “Saturno contro” solo quando l’anno e già terminato e un altro sta per iniziare? Perché gli oroscopi annuali che si leggono a gennaio assomigliano sem-pre più a campagne elettorali (o forse è meglio dire viceversa)? All’inizio è tutto un fiorire di promettenti prospettive e annunci di una non meglio precisata nuova fase, salvo poi trovarsi a fine stagione a fare i conti con l’ennesimo buco di bilancio, dovuto tut-tavia a una sfortunata congiunzione astrale tra crisi economica e speculazione finanziaria, a cui si deve aggiungere il transito di un Urano dissonante che provoca tensione sui mercati e di un Marte allineato che favorisce guerre, ecc., ecc. Tralasciando l’astrologia, alla quale a dire il vero non ho mai cre-duto più di tanto, e archiviato – spero – il mio personale periodo nero, mi auguro di riuscire ad affrontare con consapevolezza ciò che il Destino ha in serbo per me nei prossimi anni e se da un lato questa incognita mi spaventa, cercherò di consolarmi con altre incognite positive: le sorprese. Sono un’amante delle sorprese. Le più gradite sono ovviamente le autentiche sorprese, ossia le notizie, i gesti e gli accadimenti inaspettati, ma io continuerò co-munque a perseguire tenacemente anche le più banali sorprese quotidiane per poterle assaporare meglio nel momento dovuto, con buona pace di amiche, colleghe e madre, che non resistono fino a Natale per aprire i pacchetti regalo e che vorrebbero che io facessi altrettanto. Nessun fiocco azzurro né completino rosa sono stati acquistati in anticipo nel 2006 per preservare a tutti e soprattutto a me stessa la sorpresa più grande della mia vita: una nuova vita.

Federica Ottaviani

DONNA MANGIASTI IL FRUTTO E CI LASCIASTI SENZA EDEN Giuseppe Carnovale

N.63 - GIUGNO 1991RITORNA LA TREBBIATURA!Quest’anno una manifestazione rinnovata e inedita.Coniate monete in rame e ottone per scambi ed acquisti.

Maria Cristina Barilli

N.257 - GIUGNO 2009L’ACETO BALSAMICO E MISS ANGURIA: NOTTI DI GUSTO E DEGUSTAZIONI SOTTO LE STELLE

Emanuela Bartoli

N.279 - GIUGNO 2011

MOTOSVALVOLATA ALLA 6° EDIZIONE CON MOTORI ROMBANTI E SONORE RISATEDi appuntamenti su due ruote ce ne sono tanti ma sentiti come la “Motosval-volata” assai pochi e arrivare alla sesta edizione in crescita non è un traguar-do da poco. Un incontro sentito e apprezzato che si è svolto in due tornate nella centrale Piazza Unità d’Italia.

Sara Lanza

E

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Eccomi qua, occhi aperti verso il mondo, in viaggio, finchè posso, con gli amori della mia vita,

non sola.

Rossella piace: sentirsi molto amata, fare la roman-tica, sprofondare nel cuscino appena sveglia, arrivare

sempre un pò in ritardo, viaggiare e poi ancora viaggiare, cam-biare scarpe, guardare fuori dal finestrino, fare giardinaggio, mangiare tanto e assaggiare cibi nuovi, andare ai concerti, avere i capelli ricci, chiacchierare, giocare coi bambini, avere molti sor-risi di amici intorno, ridere, fare l’imbronciata…a Rossella non piace: essere disturbata mentre legge, svegliar-si troppo presto, prendere le cose poco sul serio, mettere le lenti a contatto, avere sempre le mani e i piedi ghiacciati, sprecare tempo in macchina per andare a lavorare, essere permalosa e consapevole di esserlo, la gente agitata…

la vita umana non dura che un istante…mi basta aprire gli occhi su un mattino di solee poi tutto,io lo rifarei.Giovanni Lindo Ferretti

Ho iniziato a scrivere lettere d’amore, appuntare pensieri.Ho scritto nel giornalino della scuola, perché univa un bel gruppo di ragazzi che avevano voglia di provarsi, magari di sondare il proprio futuro.Ho coltivato questa mia passione poco, concedendomi di tanto in tanto un po’ di tempo, liberando un po’ di tristezza e sentendomi meglio…Mi viene da scrivere per due ragioni:Per amore e per dolore, forse perché sono i tratti distintivi della vita di ognuno.Chi è fortunato passa attraverso entrambi.Se dovessi descrivermi potrei dirvi che coltivo molte passioni, molte idee, molti umori, ma per poco tempo. Mi piace aprire a me stessa tante parentesi, concedermele e gustarmele (per lo meno ci provo), spendervi molte energie, ma poi chiuderle e aprirne delle altre. Sono curiosa e tutti dicono solare. Mi piace come aggettivo ed è reale, perché un sorriso, o il cercare di mettere a proprio agio l’altro, non lo voglio negare a nessuno. Sono un po’ ribelle, ma attaccata così tanto alle persone della mia famiglia che non me ne andrei mai da loro, anche se spesso ci penso. Mi faccio molte domande, tipo: “perché ci penso?”Penso spesso al significato di questa nostra vita, ancor di più adesso che ho 30 anni, al come, pur bella che sia, non possa es-sere tutta qua. Penso che ognuno debba sentirsi infinito e debba fare il più possibile per aiutare il prossimo, penso che ognuno debba girare il mondo, conoscere l’amore e vedere il più possibile, documentarsi, studiare gli altri, il perché dei loro gesti. Questa è la mia passione più grande, ed è quello che mi descrive meglio.

Rossella Pinto Scrive per

da luglio 2001 a maggio 2003

Nata a Milano il 12 luglio 1981residente a Novellara insegnante scuola dell’infanzialaureata in Scienze della Formazione Primariasposata

N.10-OTTOBRE 1983ED E’ DI NUOVO RITZZRiaperto il Circolo autogestito ARCI-RITZZ.4 mesi di volontariato per un locale completamente rinnovato.

Zanetti Rita

N.207-DICEMBRE 2004VETRINE GOLOSE: ANTONELLA PRANDI VINCITRICE DELL’INIZIATIVA PROMOSSA DA CONFCOMMERCIOLa sua vetrina ispirata al cioccolato scelta fra quasi 200 allestite in tutta la provincia di Reggio Emilia.

Barbara Cantarelli

N.265-MARZO 2010CARNEVALE IN PIAZZA 2010Era il giorno di S.Valentino, era anche il NOMADINCONTRO e ancora una volta in Piazza Unità d’Italia, favorevole anche un anticipo di Primavera, avveniva un “grande incontro” di genitori-nonni-bambini e ragazzi in un’at-mosfera di sano semplice divertimento.

Maura Belluti

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hissà perché quando si pensa al proprio passato il più delle volte lo si paragona ad un viaggio, non ad una

partita di calcio o che ne so ad un concerto di musica sinfonica, no…ad un Viaggio. Forse anche solo l’idea di essersi spostati da un luogo all’altro di questo pianeta e di avere raggiunto mete da cartolina ci rende più sopportabile la consapevolezza che gli ul-timi venti, trenta o settanta anni li abbiamo tutti passati lì, nello stesso identico paese, un’intera esistenza a lavorare per finire di pagare la casa e fare studiare i figli (vi vedo tutti a scuotere la testa con aria rassegnata!).Fatto sta che quando Rossella mi ha chiesto di scrivere un articolo che parlasse di me, di chi è oggi Stefania come donna e di tirare un po’ le somme della mia esperienza di vita, ho pensato anche io ad un viaggio…in treno!

Qualche volta mi capita di tornare alla stazione ferroviaria, dalla quale sono partita trenta e rotti anni fa, e di ripercorrere con la memoria alcune di quelle corse: i primi viaggi, tratti brevi ma pur sempre sorprendenti, le persone “grandi” sedute nel seggiolino a fianco, i paesaggi immensi e colorati che scorrevano dall’altra parte del finestrino e la curiosità di sapere quale canzone stava ascoltando dal walk-man quella ragazza con la frangia gonfia di lacca. Non importava dove esattamente io stessi andando, quello che avevo a cuore era il viaggio e le tante emozioni che mi ac-compagnavano. Quando sentivo il treno rallentare, scattavo in piedi con il rischio di essere catapultata sulle ginocchia della si-gnora di fronte. Non so voi, ma io non sono mai riuscita a rima-nere comodamente seduta fino a fermata ultimata!Alla stazione dei treni la gente è poi cambiata: meno interessan-te, preoccupata e con il naso sempre nascosto tra le pagine del quotidiano, che si trattasse di cronaca locale o di finanza, non solleticava minimamente la mia curiosità. Fuori dal finestrino le immagini ora passavano troppo velocemente e non riuscivo nem-meno a catturare le forme delle case, degli alberi o delle persone. Probabilmente anche il tempo scorreva più in fretta, sfuggiva e non mi bastava; mi guardavo attorno e non capivo cosa in quel momento mi piacesse o cosa mi infastidisse. Il biglietto che te-

Scrive per da gennaio 1995

nevo stretto in mano era la sicurezza di un viaggio d’andata e ritorno… bene; tirato un sospiro di sollievo, mi abbandonavo ogni giorno a guardare fuori, il nulla. È arrivato il momento di tirare il freno di emergenza e di scen-dere, l’ho fatto! Ho recuperato i miei bagagli e all’apertura delle porte ho inaspettatamente trovato volti conosciuti. È passato parecchio tempo da quella brusca frenata e oggi è di nuovo un piacere correre lungo i binari, sapendo di poter sceglie-re di scendere alla stazione che voglio.Ho visitato luoghi meravigliosi senza paura di avere preso il treno sbagliato, ho scoperto cose nuove che mi hanno fatto crescere e che continuano a farlo tuttora.

Termino così il racconto del mio viaggio in treno con un momento importante della mia vita e vorrei che i protagonisti del viaggio ora lo diventaste voi… voi che state ancora guardando fuori dal finestrino aspettando…la fine della corsa , l’amarezza e la delu-sione.Rileggo a me stessa e a queste persone una bellissima frase, det-ta da un padre al proprio figlio in un celebre film di alcuni anni fa:

“Non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, ne-anche a me! Ok? Se hai un sogno tu, lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare. Se hai un sogno, inseguilo. Punto!”. (La ricerca della felicità) Il treno è un mezzo perfetto! Puoi sceglierne uno veloce che in poco tempo ti fa raggiungere mete lontane o puoi pigramente farti cullare accoccolata sul vagone di quello locale. Puoi scegliere di restare vicino casa o di andare oltre i confini. Insomma, se hai capito che puoi scegliere, il bilancio l’hai certa-mente chiuso in positivo!

P.s.: a qualcuno sarà forse venuto un dubbio: …no, non lavoro per le ferrovie dello stato!

Classe 1975 - Coniugata con figlia.Diploma Tecnico Commerciale.Vari impieghi di segreteria, ragioniera, commessa.Attualmente lavoro presso la piscina di Novellara (istruttrice di nuoto e impiegata).Hobby: lo Sport, i miei cani e la mia casa. Stefania

Zanardi

LA FELICITA’ E’ UNA DIREZIONE, NON UN LUOGO Harris

N.184-NOVEMBRE 2002INTITOLATA A FLAMINIA MAGNANI LA SALA CIVICA DI S.BERNARDINOL’attività di collaboratrice nella gestione dello spaccio Coop a S.Bernardino ebbe inizio il 18 agosto 1961, quando i residenti cooperatori proposero e imposero la Flaminia e la sua famiglia all’allora presidente. L’importante e delicato compito di portare avanti il grande progetto della cooperazione, nato nell’immediato dopoguerra, durò un quarto di secolo.

I cittadini di San Bernardino

N.273 dicembre 2010LA NOVELLARA DI EDDA E DEL SINDACO “TONINO” Nasce un gruppo di ricerca sulla storia del sindaco “Tonino”

N.190-MAGGIO 2003LA “FORNACE DI NERI” VISTA DAGLI OCCHI DI UNA BAMBINASorgeva sul lato sinistro della strada provinciale per Reggio prima di arrivare al Cartoccio. Questo complesso attualmente non esiste più, e sul terreno ove sorgeva si sono ora insediate alcune aziende di piccola e media industria; sul lato opposto, invece, già dal 1912/13 circa sorgeva la villa padronale.

Edda Ferretti

N.232-FEBBRAIO 2007VISITIAMO INSIEME LE VALLI DI NOVELLARA E REGGIOLOAl pomeriggio della domenica regaliamoci serenità e benessere percorrendo a piedi od in bici gli argini erbosi della valle dei Bruciati dove c’è la vecchia Chiavica. Ci faranno da guida le guardie giurate ecologiche volontarie.

Luisa Borettini presidente raggruppamento GGEV

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

gnuno di noi, prima o poi, si ritrova a fare un bilancio della propria vita. Ieri, Oggi e il Domani.

Il testo di questa canzone racchiude un po’ il mio pensiero riguar-dante i fattori esterni che gravitano attorno alle nostre vite e ai quali diamo, spesso, troppa importanza.Mi sono resa conto che non è importante quante volte “cadi” ma è molto più importante il modo in cui ti rialzi e trovi dentro di te l’energia per continuare il tuo cammino. Solo così è possibile evol-vere ed essere fieri di se stessi e di quello che siamo realmen-te. Dico “quello che siamo” e non “quello che facciamo” perché spesso inciampiamo nell’errore di identificarci troppo nella nostra professione, nelle passioni e negli eventi della vita. Questi sono solo dei fatti, non hanno un’anima o dei sentimenti.Siamo costantemente sollecitati da troppe informazioni e da mo-delli da seguire, ma la vera domanda è: siamo consapevoli di chi siamo? Dietro a tutte le etichette, ai dogmi sociali e alle masche-re, dovremmo soffermarci un attimo per trovare la nostra vera essenza. E’ affascinante potersi fermare qualche istante a riflet-tere e diventare consapevoli di qual è il nostro vero cammino, la nostra vera “Mission”, il “perché siamo qui”.Questo modo di interpretare la vita permette di affacciasi al futu-ro in modo nuovo, positivo, pronti ad affrontare nuove sfide con la serenità di dire che comunque vada sarà un successo.La musica è da sempre il filo conduttore che mi guida in tutte le mie esperienze di vita. Per me la musica è la “cura” per l’anima, il modo per ritrovare me stessa in ogni momento, la mia dimora, la mia vera casa. E’ qui che “Sara” può ritrovarsi spogliata da tutti i fronzoli che la società odierna ci impone e isolata dalle persone che gravitano attorno a lei, solo e semplicemente Sara..Vi lascio con una frase celebre che mi ha fatto davvero riflettere molto su come il nostro modo di pensare possa influenzare i no-stri risultati:-Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione- (Henry Ford)

Sara Bertolotti

Scrive per da novembre 2008

Luce di coralloSabbia di metalloIo non piango più

Non respiro piùVia dalla riva

Aria radioattivaIo non corro più

Nuoto verso il bluCome una sirena canterò

T’ipnotizzeròCome una sirena nuoterò

Mi proteggeAli di gabbiani

Sopra le mie maniOra torno giù nel profondo blu

Spacco quelle vele Sangue freddo nelle vene

Nettuno il mio ReSquali intorno a me

Non sono più vostra alleataOra ho un’altra vita

Come una sirena canteròT’ipnotizzerò

Come una sirena nuoteròMi proteggeròRaggio di sole

Sabbia fine bianca Io non dormo più

E non sogno…

Nata a Reggio Emilia.Diplomata in Geometra e laureata in Architettura svolge la libera pro-fessione in qualità di Architetto progettista e tecnico , designer d’interni.Cultrice della materia in “Tecnologia delle Costruzioni” presso il Politec-nico di Milano, svolge attività didattica presso l’università e nelle scuole superiori.Musicista da sempre, oggi è cantante solista delle band “Elegant Rose” e“Contessa”. Diplomata in canto presso l’accademia “ Modern Music Institute”. E’ docente di canto vocal coach.Appassionata di programmazione neurolinguistica e gestione delle ener-gie emozionali, svolge l’attività di life coach e trainer tenendo seminari,workshop e consulenze personali.www.sarabertolotti.it

N. 9- LUGLIO 1983MAX MARA OVVERO UNA MONARCHIA FONDATA SULL’OPPOSIZIONEUna situazione illegale che si basa sulla forza del ricatto

Un gruppo di lavoratrici della Max Mara

N.63-GIUGNO 1991MANIFATTURA NOVELLARESE: COME PRODURRE ABBIGLIAMENTO DI QUALITÀNell’azienda del gruppo Max-Mara 45 dipendenti donne. Le condizioni, i ritmi e l’organizzazione del lavoro.

Cristina Chierici

N.204-SETTEMBRE 2004LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO “MANIFATTURA DI NOVELLARA”Dopo 30 anni attività la direzione dell’azienda (gruppo Max Mara) ha deci-so il trasferimento a Reggio Emilia - San Maurizio.Inascoltate le richieste delle maestranze che chiedevano di rimanere nel pro-prio stabilimento a Novellara.

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ell’articolo che presento mi riconosco molto, nel senso che mi sono sempre messa in gioco rischiando in prima

persona.

DA UN INTERVENTO DI JULIO VELASCO

“Combattere la cultura degli alibi è una lotta tremenda, perché l’alibi fa parte della natura umana, l’alibi consente di scaricare re-sponsabilità, anche se in realtà, soprattutto nel mondo sportivo, uno può dire quello che vuole ma alla fine se ha perso ha torto e se ha vinto ha ragione.Quindi tutte le spiegazioni del perché e del per come non hanno senso.

Dico sempre che l’uomo accumula una quantità di energia da spendere che non è illimitata, diciamo come un lampadina di 100 watt: quanti di questi watt spende a spiegare il perché non può fare qualcosa o a giustificarsi? E quanti di questi watt usa per risolvere il problema?

Molti di voi sono figli degli italiani che hanno ricostruito l’Italia del dopoguerra; pensate se i vostri genitori e i vostri nonni, con l’Italia distrutta dalla guerra, avessero cominciato ad usare il 50% della loro energia per dire: “che situazione”, “oh, la guerra fred-da” , “non c’è una lira”, “sì, gli americani ci danno un qualche soldo però...”.Era una situazione drammatica ed era necessaria l’energia di tutti per risolvere i tanti problemi, il che ovviamente non voleva dire poter fare tutto. C’è una frase che nel mondo di lingua ispanica si usa molto: bru-ciare le navi.E’ una frase che viene da quando Pizzarro, generale spagnolo, è andato a colonizzare il Messico. Davanti alle malattie, alle zanza-re, agli indiani, ad un caldo bestiale, la truppa ha cominciato a dire: torniamo in Spagna,qui moriamo tutti.Allora questo generale ha fatto una cosa molto semplice, HA BRU-CIATO LE NAVI.Da quel momento non si poteva più discutere “torniamo o non torniamo” perché non c’erano le navi, la discussione è diventata: come sopravviviamo? Quindi tutta l’energia è stata dedicata alla soluzione di questo problema.Senza arrivare a questi estremi, di carattere tipicamente mili-tare, qualche volta noi creiamo situazioni analoghe, però ad una condizione: i primi a bruciare le navi dobbiamo essere noi alle-natori, (managers) nel senso che dobbiamo rischiare per primi, perché abbiamo il ruolo di leadership.Non possiamo dire “armiamoci e partite!!!” Se ci armiamo, partiamo insieme ed io parto per primo...”.

Grazia Costa

Scrive per da ottobre 1999

Ho 64 anni e sono nata a Novellara dove vivo da sempre. Diplomata in ragioneria.Sposata con due figli: Matteo e Michele.Esercito la professione di Promotore Finanziario.

ai miei cari che, anni fa, dedicai questa favola, vincitrice del premio Andersen nel 2006.

Rappresenta i valori in cui credo e in cui, spero, crederanno anche loro. La Pace - La Solidarietà - Il rispetto e l’amore per la naturaIl rispetto e l’amore per l’altro - L’amore per la vita, sempre e comunque.

BISOGNERÀ

Il bambino era seduto là, sulla sua isola.Guardava il mondo e rifletteva.Il bambino vide le guerre.Sarebbe bello dipingere le divise dei soldati, disse tra sé.E con le canne dei loro fucili fare posatoi per uccelli e flauti per pastori.Il bambino vide le carestie. Bisognerebbe prendere le nuvole al laccio per farle piovere sui deserti, disse tra sé.E scavare fiumi d’acqua e di latte.Il bambino vide la miseria.Basterebbe imparare a sommare, sottrarre e moltiplicare, disse tra sé. E poi dividere.Imparare a spartire il denaro, il pane, l’aria e la terra.Il bambino vide i potenti riempirsi la panciae fare grandi discorsi, dettare ordini e leggi.Qualcuno dovrebbe aprire i loro occhi, disse tra sé. O cacciarli via.Il bambino vide l’oceano. Lo si dovrà lavare, disse tra sé.Per poi sedersi davanti a lui, e sognare.Il bambino vide le foreste.Sarà bello incamminarsi in cerca di avventure, disse tra sé. Scrivere storie e perdersi dentro, sdraiarsi sul muschio e ascoltarle.Il bambino vide le lacrime.Forse un giorno impareremo gli abbracci, a non avere paura dei baci, disse tra sé.Impareremo a dire ti amo, anche senza averlo mai udito.Il bambino sollevò la testa.Vide, piantata nella luna, una bandiera.Che stupida offesa: bisognerà toglierla, disse tra sé.E chiedere scusa.Alla fine il bambino guardò il mondo un’ultima volta, dalla sua isola.Poi decise......... di nascere.

Thierry Lenain – Olivier Tallec

Sono nata e cresciuta a Milano da madre guastallese e papà foggiano. Ho ultimato i miei studi tra Guastalla e Parma e sono arrivata a Novellara assolutamente per caso, aprendo il mio studio di Amministratore Immobi-liare. Mi sono sentita subito accolta, come professionista ma, soprattutto, come persona. Ho conosciuto, negli anni, davvero tante persone, alcune speciali e molto belle. Qui, comunque, con la mia famiglia, mi sono sem-pre sentita a casa. Sono diventata grande e, soprattutto, sono diventata mamma di Francesco, che ha 7 anni, e di Giulia, che ne ha 5.L’esperienza, credo, più entusiasmante, della mia vita per la quale ringra-zio, di cuore, mio marito che tanto li ha desiderati e, come me, li adora.

Scrive per da settembre 2000

Lucia Pinto

DONNA, IL SOLE SI CONFONDE AL TUO COSPETTO. Giuseppe Carnovale

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

i risulta molto difficile parlare di me e anche se mi piace scrivere, sono arrivata a consegnare questa mia breve

presentazione alla scadenza,in conseguenza di questa mia diffi-coltà. Che dire di me? Sono tendenzialmente introversa e difficilmente parlo di me con le altre persone anche se non temo di manifestare le mie opinioni se mi viene richiesto. Ho una personalità forte con tratti del carat-tere che rasentano “l’autismo”! e questo fin da piccola tanto che il soprannome coniatomi dai miei genitori era “la solitaria” o, in dialetto abruzzese “la forastica” che vuol dire “selvaggia”.Ricordo ancora un episodio in cui per evitare di incontrare degli amici dei miei che non riscuotevano la mia simpatia, me ne stetti rintanata in solaio per ben 12 ore a leggere evitando di incon-trarli!!! Effettivamente sono una selvaggia indomita ancora oggi.Amo avere spazi miei dove mi diverto a giocare con la mia bassot-tina, leggere e scrivere oppure non fare assolutamente nulla tran-ne che godermi l’ozio assoluto per rigenerarmi. Anche se il tempo a disposizione scarseggia durante la settimana faccio sempre in modo di avere un po’ di tempo per me. Amo la mia famiglia e le persone che fanno parte di quella d’origine e se qualcuno “attac-ca“ qualcuno di loro io mi trasformo in una tigre che difende il suo territorio e questo vale anche per le amicizie.Leggo tanto e studio continuamente su argomenti che riguarda-no la mia professione, mi piace sia tenermi informata che avere spunti per fare sempre meglio nella mia professione che compor-ta grandi responsabilità perché lavoro con persone sofferenti.Per quanto riguarda il leggere “soft” adoro i triller e anche per televisione non perdo una puntata di CSI, NCSI, BONES,…….con grande pazienza di mio marito che dopo anni non ne può più!Amo il freddo e anche se sono nata in una borgata che costeggia il mare non amo abbronzarmi perché il caldo e il sole non mi ri-generano ma mi fanno “collassare“! In compenso sembro sempre uscita da una “lampada” anche in pieno inverno perché ho la pelle olivastra e mi basta il sole che prendo a guidare l’auto.Tra i miei difetti regnano sovrani il disordine, la tendenza a isolar-mi e una certa impulsività se si sconfina nei miei territori affettivi.Per i pregi, se ne ho lascio a chi mi conosce e vuole conoscermi lo spazio e il tempo per scoprirli. Un caro saluto

Sono nata a Torino di Sangro ( CH) il 23/10/1957, ma vivo in Emilia dall’età di 7 anni dopo essere stata per 1 anno a Classe di Ravenna. I primi 5 anni li ho trascorsi in Abruzzo nella borgata in cui sono nata. Ho vissuto infanzia ( dai 7 anni in poi) e adolescenza a Correggio E dall’età di 21 anni a Novellara. Sono laureata e specializzata in psicote-rapia sia dell’infanzia che degli adulti. Dai primi di Novembre del 1981 lavoro per L’ASL di Reggio nellaNeuropsichiatria infantile, distretto di Guastalla, con sede prevalente a Novellara.

Scrive per da gennaio 1983

Anna Pace

N.281 - SETTEMBRE 2011“A SOSTEGNO DEI MINORI E DELLE DONNE”Nel consiglio comunale del 28 luglio è stata discussa e approvata una mozio-ne del gruppo di maggioranza, per sostenere e tutelare i diritti dei minori e delle donne. La violenza sulle donne e sui bambini è un fenomeno gravissimo e tuttora presente, purtroppo anche a Novellara, in diverse forme, che vanno dall’incuria alla negazione del diritto allo studio, alla violenza fisica e ai matrimoni forzati.

Agnese vezzani – Fiorenza Ferrari

23 MARZO 2011CAMBIARE I NOSTRI PENSIERI PER CAMBIARE LA VITA CHE NON CI PIACEUn proverbio polinesiano recita: “guarda dentro di te, cambia te stesso, il tuo mondo cambierà”

Anna Pace

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o pensato molto a cosa scrivere di me...in effetti è complicato presentarsi!

In fondo, ognuno mi veda come vuole...Se fossi libro... scegliete voi quale pagina leggere, tanto tutto parla di me, nel libro che ogni giorno cerco di scrive-re...Dunque, non sono ancora pronta per la copertina.Perché presentarsi è un po’ come mettersi addosso una copertinalucida e bella, ben disegnata, ed esporsi: roba da grafici ed edi-tori, e io sto da altre parti - cioè, scusate, ci sto ancora lavorando al racconto che sono.Tra l’altro, sono anche una psicologa psicoterapeuta.E credo che il mio compito con i miei pazienti sia proprio questo: portare in ognuno la consapevolezza dello scriversi la propria sto-ria.

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in interventi individuali e di grup-po, socia AION-COIRAG. Libero professionista, Consulente del Ministe-ro di Giustizia dal 1995, dal 2000 collabora col Centro Italiano Sviluppo Psicologia per la promozione del benessere individuale e relazionale, tramite attività didattiche e scientifiche, divenendone Presidente Onora-rio. Nel 2009 fonda CISPROJECT, associazione culturale, con cui pro-muove in particolare il progetto “Leggere libera-mente” (www.leggereli-beramente.it), nella Casa di Reclusione di Milano-Opera, ora al 4 anno di attività. Autrice di diverse pubblicazioni sull’esperienza di malattia e del lavoro in rete o di gruppo, in particolare: co-autrice in Panico. Istruzioni per l’uso. Ed. Armando, 2006; curatrice in Biblioterapia. La lettura come benessere, ed. La Meridiana 2009, curatrice di So-stare nei gruppi, ed. La Meridiana 2009, curatrice di Il respiro breve. Verso una medicina clinica e psicosomatica dell’asma, Emmeci Mattioli ed. 2010, curatrice di: Leggere, finestra aperta. La biblioterapia in restrizione, ed. La vita Felice 2011. Membro del comitato scientifico della rivista “La farmacia in tasca” e della rivista www.cisp.info. Referente del sito:www.terapiedigruppo.info. Ideatrice e coordinatrice della prima settimana nazionale della preven-zione psicologica.

Scrive per da settembre 1999

Barbara Rossi

CHI AFFERMA CHE SIA PERICOLOSO ENTRARE IN UNA GABBIA CON UN LEONE, NON HA MAI PROVATO AD AMARE UNA DONNA BELLA E INTELLIGENTE Vincenzo De Gaetano

N.231- FEBBRAIO 2007A PROPOSITO DI DIFFERENZE UOMO – DONNA….E’ un tema fondamentale nella società attuale, in cui sempre più pressante è il confronto tra diversi generi, sessi, culture, razze, etnie, religioni…

Barbara Rossi, psicologa psicoterapeuta

PARTICOLARE “DONNA CON TESTA DI ROSE” 1935

SALVADOR DALÌ

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le Amiche del Portico30 anni con VoiLA MIA VITA IN PILLOLE.Sono novellarese dalla nascita. La mia famiglia abitava a Novellara da diverso tempo quando, il 16 dicembre 1967 sono nata io. Ho vissuto tutta la mia vita da nubile nella stessa abitazione di vicolo dei Mille, zona centralissima del paese, a pochi passi dalla scuola e dalla piazza, insieme ai miei familiari. All’età di otto anni mio padre è venuto a mancare, così sono rimasta con mia madre e mio fratello, più piccolo di cinque anni.Ho frequentato le scuole elementari e medie a Novellara, successiva-mente le superiori a Correggio, dove ho conseguito il diploma presso l’Istituto Magistrale “San Tomaso D’Aquino”.Incerta sul da farsi, mi sono iscritta all’università di Parma (Lettere), ma dopo un anno ho deciso di abbandonare per inserirmi nel mondo del lavoro (avevo bisogno di nuove sfide!).Per un po’ ho svolto supplenze in asili nido della provincia.Poi, per diverso tempo, ho lavorato alle dipendenze dell’USL di Guastal-la (Servizio Minori) presso la Casa Famiglia del paese, dove risiedevano in affido familiare alcuni minori in situazioni di disagio. Nel 1990 è uscito il concorso per entrare nel mondo della scuola. L’ho superato e sono entrata nel ruolo di insegnante di scuola elementare. La mia prima sede di servizio è stata la scuola di Santa Vittoria –Gualtieri e lì sono rimasta per ben diciassette anni.Nel frattempo, mi sono sposata nel 1994 con Paolo Tagliavini, istruttore del C.T. La Rocca di Novellara, e ho avuto due figli, Siria (2000) e Leo-nardo (2004).Per motivi familiari, nel 2007, ho deciso di chiedere il trasferimento pres-so l’Istituto Comprensivo di Novellara e, dopo un anno in sede centrale, oggi svolgo il mio servizio nella scuola di San Giovanni.

Scrive per da aprile 1998 a dicembre 2007

i è stato chiesto di scrivere qualcosa…di me. Già questo, vi assicuro, è quanto di più difficile si possa fare…perché

si tende a pensare che ciò che sta nel nostro cuore sia qualcosa di così intimo e privato da dover restare sommerso, nascosto, solo nostro.Io faccio parte di quella schiera di persone, e so che sono tante, che affidano i loro pensieri, le loro emozioni alla carta: parole scritte nero su bianco e poi nascoste, chiuse in un cassetto, per-ché hanno esaurito il loro compito nel momento stesso in cui si sono fissate sulla pagina. Non c’è bisogno che qualcuno le legga, non c’è bisogno di condividerle, l’unica cosa importante è che sia-mo riusciti a buttare fuori qualcosa che, diversamente, si sarebbe incancrenito dentro di noi.In un vecchio album, come le ragazzine che scrivono sul loro diario frasi e massime, io conservo le pagine della mia vita. Uno scritto per ogni momento significativo, alcuni tracciati a mano, al-tri battuti con una vecchia macchina da scrivere che mi era stata regalata per dare voce al mio sogno nel cassetto (già mi vedevo come inviata di qualche giornale!). In ognuno di questi scritti io ritrovo ancora oggi pezzi di me e della mia storia, e ancora oggi, nonostante i miei passati quarant’anni, mi commuovo nel rileg-gerli. Amo le parole, amo usarle per dare voce alle emozioni, an-che se per carattere preferisco usarle con parsimonia e in silenzio. Ecco perché amo tanto scrivere. E oggi più che mai, in questo no-stro mondo fatto di protagonismo e di rumore, continuo ad avere fede nella parola, nel suo significato intrinseco , nella sua forza dirompente e al contempo delicata. Sembra una contraddizione, lo so, ma io amo anche le contraddizioni… Ogni giorno guardo negli occhi bambini pieni di entusiasmo, di aspettative, di interrogativi sulla vita che sta sbocciando tra le loro mani; quante volte vorrei chiudere i libri, sedermi di fronte a loro, dimentica del tempo che corre, dimentica dei numeri e

degli obiettivi da raggiungere, attenta soltanto a quello che loro hanno da dire. Perché tutti hanno il bisogno così forte di essere ascoltati, il bisogno di far uscire la loro musica, quella musica che troppo spesso noi adulti non abbiamo il tempo di ascoltare. E’ la fede nella parola che mi permette di continuare a lavorare in un mondo che, in verità, anno dopo anno, risponde sempre meno alle mie aspettative ed è sempre più distante da ciò che ritengo essenziale. Ma l’idea presuntuosa di poter insegnare ai più piccoli il valore delle parole, insegnare loro che ogni parola è un impegno con loro stessi e con la vita, far capire che la loro voce e le parole che saranno capaci di pronunciare un giorno potranno fare la dif-ferenza: finché crederò in questo avrò un motivo per non mollare.La mia nave sta facendo sosta, il primo porto è raggiunto, i qua-rant’anni sono sicuramente un traguardo importante... ma il viag-gio continua. Fino ad oggi la mia vita è stata un susseguirsi di meravigliose avventure, ma non sono persona da adagiarsi tra cuscini dorati, so che il viaggio continuerà alla ricerca di altre me.A proposito di parole…tra le altre cose, serbo nella memoria del mio computer una mail speditami da un’amica, meravigliosa per le parole poetiche che racchiudono una grande verità. Parla di so-relle, che poi sono tutte le donne, racconta la forza delle donne, la forza della loro amicizia. Ve la regalo… in questa occasione tutta al femminile…“…Esse saranno sempre più importanti man mano che invecchie-rai. Avrai sempre bisogno di sorelle. Ricordati di viaggiare con loro ogni tanto, ricordati di fare delle cose con loro. Ricor-dati che sorelle significa tutte le donne.La vita scorre, le distanze se-parano, i cuori si spezzano, le carriere finiscono, i sogni si infrangono, ma…quando ti tro-verai a camminare per quella valle solitaria le donne della tua vita saranno sull’orlo della valle tenendo per te, aspettan-doti a braccia aperte, disposte anche ad infrangere le regole per camminare al tuo fianco. Il mondo non sarebbe lo stesso senza donne.”

Paola Lodi

N.191- GIUGNO 2003UNA MINIOLIMPIADE A NOVELLARA: ABILI E DIVERSABILI INSIE-ME NELLO SPORTSabato 7 giugno, si sono svolti i giochi della miniolimpiade. Ultima fase del progetto”Sport insieme senza handicap”, l’iniziativa ha visto impegnati gli alunni della scuola elementare (classi IV e V) e di tutta la scuola media

MAURA BUSSEI- ass. sanità e sicurezza sociale

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LA GIOIA CONTAGIA, IL DOLORE ISOLA Morandotti

Il mio Ötztaler

ggi sono andata al Bocco di Casina, son girata su per Cà Mazzoni e poi via giù dal Cavazzone verso Albinea.

Non fa freddo, sono i primi giorni di dicembre, ma come sempre accade quando arrivo su, mi vedo davanti lo spettacolo di una delle prime volte che ho affrontato questa salita: era febbraio, l’aria frizzantina, la stradina pulita con qualche pezzo di ghiaccio e tutto intorno neve, tanta neve, il cielo azzurrissimo ed il sole del pomeriggio che striava di arancio la neve... era stupendo! Ho comperato la mia prima bicicletta da corsa a luglio del 2003 e da allora ho scoperto cambi, rapporti, fatiche e gioie. Nel 2004 le mie prime gran fondo e nel 2005 il mio primo “Prestigio” (ne ho con-quistati tre: il Prestigio è il completamento di una serie di gare su percorsi lunghi nel nord e centro Italia). Questo mi ha permesso di scoprire percorsi stupendi ed il nostro Appennino, con stradine dove non incontri neppure un’auto, una pace ed un silenzio asso-luto e la natura a volte inviolata. La gara più bella? Sicuramente è stata il mio Ötztaler nel 2005, con partenza da Solden in Austria, a fine agosto. Il sabato pioveva come non mai, da “non tenere le ombrelle” ed io avevo avvisato tutti che 238 Km sotto l’acqua non li avrei mai e poi mai fatti, visto che c’erano da scalare ben quattro passi a oltre duemila metri di quota. Poi la domenica, alle 6.15, all’alba, praticamente ancora al buio, sono partita sotto un cielo nuvoloso. Si comincia con una leggera discesa, immersi in un mare di ciclisti colorati, il freddo è pungente, la strada tutta nostra ed ai lati tanta, tantissima gente con tamburi e campanac-ci a fare il tifo ed incoraggiare. Si arriva al primo passo, il verde Kuhtai con i suoi 17 km di salita ed uno spettacolo mozzafiato: boschi, ruscello che costeggia la strada e tanti animali al pascolo, ma ecco che inizia la pioggia, che in salita non dà fastidio più di tanto, vado avanti. Quanta gente in riva alla strada ad incitare, ancora di più se vedono che sei una donna! Arrivata al valico non smette di piovere; c’è il ristoro, ma non mi fermo perché penso di ritirarmi, e volo giù in discesa verso Innsbruck, dove mi farò raggiungere da Massimo, mio marito, che mi segue in macchina . Nella discesa (ad un punto se lasci i freni si arriva oltre i 100 km …io sono arrivata ai 70 orari) avevo tanto, tanto freddo, cercavo di mantenere le gambe in movimento per scaldarmi un poco, le scarpe incominciavano a riempirsi di acqua, battevo i denti tanto forte che avevo paura di romperli, e poi mi guardavo intorno: era un paesaggio incantato, bellissimo, stupendo; ero arrabbiatissi-ma…chissà quanto poteva esser ancora più bello col sole! Arrivata a Innsbruck, sgocciolava ed ero tutta bagnata ..a questo punto valeva la pena di continuare per scaldarmi un poco. Iniziato il passo del Brennero, con i suoi 39 km di salita, mi sono aggregata ad un gruppo di ciclisti tedeschi, in fila dietro di loro… “mi hanno portato su”. Nel frattempo Massimo mi aveva affiancato con l’au-to per chiedermi se continuavo ed io risposi di sì, ma non avevo più acqua. Ad una piazzola più avanti lo vidi fermo, gli tirai la borraccia e lui al volo, al paesino dopo, me la rese. Che emozione passare la frontiera in bici e tornare in Italia, vedere la nostra bandiera! Poi arrivo ad un altro ristoro e qui incontro i miei due compagni di squadra. “Cosa fai qua??“ mi chiesero meravigliati ed io, con un sorriso: “Faccio l’Ötztaler”. Loro partirono ed io fi-

nalmente mangiai tutto quel ben di Dio che la popolazione del posto aveva preparato per noi ciclisti: torte, praline di cioccolato con nocciole, the, panini…Via, via in discesa ed ecco la terza salita del passo del Giovo: 27 km verdi immersi nel bosco e poi gli ultimi quattro spogli, grigi, freddi, e nel frattempo ricompare il sole. Al Passo, un altro piccolo ristoro con bevande calde e crostata, poi giù, in una discesa che non finisce mai…interminabile…quasi 20 km. Nel fondovalle, a San Leonardo in Passiria, fa caldo e quindi mi alleggerisco nel vestiario e poi via verso l’ultimo dei valichi: il passo Rombo con i suoi 29 km di salita. A Moso la salita è dura, il tratto più impegnativo di tutto il percorso; riesco anche a passar davanti a ciclisti in difficoltà. Il freddo è pungente, all’uscita di una galleria mi rivesto. Poi un paio di km pianeggianti mi permettono di respirare e mi fermo ad un altro ristoro. Guardo su, in alto: eccola la strada, dritta, irta, appiccicata alla roccia, 7 km con po-chissimi tornanti. Sono ripartita senza aspettare i miei compagni del Team…ma quanto è lungo un km di montagna ??? Andavo su e non finiva mai, ad un tratto ero sfinita, sono scesa dalla bici ed ho continuato a piedi in compagnia di tanti altri ciclisti sfiniti come me. Poi mi ha sorpassato, piano, il mio amico che mi urlava: “Sali in bici, è finita, l’ultimo tornante e poi c’è la galleria, riparti”. In quel momento mi sorpassarono due ciclisti che ne spingevano un terzo per portarlo su. No, no, io dovevo farcela da sola. Ho maledetto come non mai quell’ultimo km, pedalata dopo pe-dalata, ma alla fine eccola la galleria, in tempo giusto per non esser eliminata dalla gara ( dovevo arrivarci prima delle 19,30 ed ero in anticipo di 20 minuti). Nella galleria buia e con l’acqua gelida che mi cadeva addosso dalle pareti, illuminata da pochi fari messi per noi, ho ripreso forza e determinazione. Al valico c’era una nebbia fittissima e freddo, tanto freddo. Mi aspettava Massimo con l’auto ed io, guardandoci dentro, mi feci dare la sua giacca: quando mai si è visto arrivare al traguardo un ciclista col piumino? Giù in discesa non si vedeva nulla, poi ecco il confine austriaco e le luci delle auto mi facevano capire che ero arrivata alla salitella di 2 km, l’ultima, benedetta per scaldarmi un poco. Ultima discesa e finalmente ecco le luci di Solden. Nel frattempo mi avevano raggiunto i miei amici Gianni e Pietro; siamo arrivati insieme, tra una folla di gente che incitava “Bravi, bravi!” con suoni e campanacci. Che emozione l’arrivo: tutti e tre al pari, i nostri nomi al microfono nella piazza e poi, l’intervista a me donna, da parte della televisione austriaca ed italiana. Foto ed abbracci con tutti e poi la consegna della maglietta…solo per chi termina la gara. Ero felice, anzi felicissima. Dopo 10 giorni è ap-parso sul mensile “Cicloturismo” un articolo sulla manifestazione ed appariva il mio nome come “ultima arrivata”. Sì, ero io, come ho confermato a Paolo ( amico di scuola e ciclista affermato) che mi aveva telefonato a casa dopo aver letto l’articolo, ero proprio io e ce l’avevo fatta, anche se avevo impiegato ben 13 ore e mez-zo !!! Ho partecipato all’Otztaler altri due anni, ho trovato sole e neve, ma non è mai più stato bello come quell’agosto 2005.

Il mio nome è Anna, classe ’56 fine marzo, ho un contratto di collabo-razione con una società sportiva, sposata con Massimo ho una figlia Cristina che frequenta un master e vive, lavora, studia a Londra da oltre un anno; un figlio Roberto che frequenta architettura a Mantova e mi riempie il cuore quando va in giro per l’Europa visitando musei e mostre, mentre da piccolo sembrava che visitar città fosse solo l’occasione per andare al Mc Donald. Con mamma Ave c’è il mio papà Marcello che mi ha insegnato a pedalare prima sul tricicolo e poi sulla mitica bicicletta rossa, tutti costruiti da lui, e gli brillano gli occhi quando, confidandogli che tutti sono arrabbiati con me perché in discesa vado piano, ride ed orgoglioso si batte il petto: “ Sei mia figlia, sei come me, diglielo ai tuoi amici, io quando venivo giù da Marola avevo i freni in bocca dal gran che li tiravo !!!”

Scrive per da luglio 2002

Anna Torelli

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

AUTUNNO E PRIMAVERA NEL QUOTIDIANO

Il bel calduccio la renderebbe accogliente, ma un visibile disordine la rende… un caos. Il copri-divano scivolato

lascia lo schienale parzialmente scoperto, i cuscini messi in malo modo e un plaid che penzola scompostamente.Da sotto il divano sono stati fatti uscire tre platò... quelli che si comprano pieni di frutta al supermercato. I giochi di cui traboc-cavano, separati secondo un pratico criterio, si sono mischiati. E sono in buona parte sparsi per tutta la cucina. - Nonna...cosa faccio?-- Cosa vuoi fare più di così, se non guardo dove metto i piedi, mi svito le caviglie.-I capelli in disordine, sbavature di cibo sull’abbigliamento, faccen-de annullate e impellenti cose da fare.- Ho fame... nonna.- Sul tavolo resti di yogurt con il cucchiaino infilato e, in un piatto buccia di mandaranci.- Vuoi la banana? No, è meglio che finisci lo yogurt, altrimenti dopo non ceni se mangi adesso-.Di sei sedie solo due sono accostate al tavolo. Un paio fanno barriera nei pressi del televisore e rendono inaccessibili giornali e videocassette ad una trotterellante bambolina di mano lunga.Una precaria cancellata, fra divano e tavolaccio, ne tiene appaiate altre due, per isolare la stufa a legna: anche se fuori moda, quella colonnetta smaltata, è un buon supporto all’impianto di riscalda-mento. Il principio che … quando si è scottata una volta, starà più attenta in seguito, non è stato adottato. Perché si dovrebbero correre rischi? Un po’ di prevenzione non guasta.- Mi dai un porta-arancio?-Sono i primi agrumi della stagione e per Fabio...quattro anni...mandare e portare sono due cose analoghe. Col suo versetto da “foca monaca” la piccolina pretende la sua parte, e così finisce di sbrodolarmi.- Poi mettiamo a posto i giochi-- Mi dai una caramella? Per favore!-Apro il vasetto delle gelatine...- Così!- E mette fuori tre dita.- No...una!-- “Così!” Ritirandone uno, ne mostra due.- Te se un bel negosiant! (Sei un bel negoziante!)-Allergico a un sacco di alimenti, il bambino veniva tenuto a stec-chetto; ora che si è potuto allentare il regime, è diventato goloso.- Due gelatine... una arancio e una limone. - Metto a posto il divano e dopo tu metti a posto i giochi e io preparo la cena-.- Cosa vuoi da mangiare? Riso e toast?-- Nonna ho la pipì-- Vai a farla, su che riesci...sei grande.-- Noonnaa! Ho la cacca! Vieni a raccontarmi una storia?-- Dai, Giorgia, andiamo-Seduta sul bordo della vasca, intreccio favole fantastiche con l’ometto. Pur impegnato in importante seduta, pretende tutto il nuovo filone degli allocchi, e contraccambia, narrando i suoi so-gni: nell’ultimo lui cavallava... cavallava... cavallava.E cavallando si torna in cucina. - Nonna... un cartone animato-

Nata a Campagnola al Ponte Vettigano.Vive a Novellara dagli anni ’70 perché sposata con Giuseppe Copelli.Tre figli cresciuti.Ora scrivo per diletto.

Scrive per da gennaio 1999

- Prima finiamo di riordinare-- “Dopo, mi dai le gelatine?”--Ma te le ho date poco fa...l’hai mangiata la seconda?-Occhi sgranati, serio come se dicesse la cosa più sensata.- Ho mangiato le due seconde, le due prime no- Dice scuotendo il capo. - Dovresti darmi le due prime-Finalmente la cucina assume un aspetto decente. Gli ultimi gio-cattoli volano dal seggiolone, mentre la bimba, con le stelline in bocca, fa il motorino... e il firmamento si posa sul pavimento.Il profumo dei toast si mischia con quello delle bucce di porta-aranci che seccano sulla stufa.Io sbuccio patate, mentre Giorgia spinge per casa l’unica sedia libera.Sono le 19 passate, Fabio spaparacchiato sul divano guarda la sua videocassetta preferita, in attesa che un genitore venga a prenderli.Sospira e dice... ”Questa è proprio una casa di mattoni”.

Marisa Bertozzi

N.183- 0TTOBRE 2002“PERLA COM TE MAGNEV”, SPACCATO DI VITA DI UNA COMUNITA’ AGRICOLA NELLA BASSA REGGIANAuna simpatica pubblicazione data alle stampe dalla concittadina Marisa Ber-tozzi Copelli

Marco Villa

MARZO N?’LE PASSIONI, GLI AVVENIMENTI, LE TENSIONI DELLA NOVELLARA DI FINE ‘800 NEL LIBRO DI LUCIANA BOCCALETTIDa un lungo coinvolgente lavoro d’archivio nasce “Vita politica a Novellara nel secondo Ottocento”, volume che l’autrice presenterà giovedì 16 marzo in sala Civica

Marco Villa

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Dodò, cane poliglotta

n tardo pomeriggio di novembre ero su a stirare. Avevo già pescato dal mucchio tutti i pezzi facili, non

potevo differire ulteriormente le camicie. Così ho sfilato quella dal tessuto più arrendevole, le ho assestato una vigorosa scrollata che le ha fatto ballonzolare le maniche poi, adagiato il colletto ben teso sull’asse, ho impugnato il ferro per passarci sopra. E’ stato in quel momento che ho sentito una portiera sbattere. Il rumore molto imbottito di una macchina di grossa cilindrata e che ora, per effetto del buio del cortile, del profondo silenzio della casa, mi giungeva enigmatico, per non dire sinistro. Restai in ascolto ma, a parte il crepitio della caldaia, nessuno squillo di campanello. Allora, sempre lì con la mano ferma sull’impugnatura del ferro, ho accordato un’altra manciata di secondi al mio ipotetico visitatore, certa che stavolta avrebbe pigiato il pulsante giusto. Il campanello invece continuò a tacere. Se si esclude Dodò, che sapevo appisolato sullo zerbino dell’in-gresso, ero sola in casa e non aspettavo nessuno. In un frangente come questo, ovvero nell’incertezza, la cosa migliore è affacciarsi a una finestra. Evita due rampe di scale e consente di liquidare i casi di nessuna importanza, senza rischiare di perdere gli altri. Quella volta invece, nemmeno io so bene perchè, o forse perché in quel momento niente dovette sembrarmi peggio della prospet-tiva delle camicie da stirare, scelsi la via più scomoda. Reclinai il ferro nel suo alloggiamento, staccai corrente e mi precipitai verso le scale intenzionata a vedere chi fosse. Ricordo ancora, mentre saltavo i gradini a due a due, di essermi interrogata sul silenzio del cane. Possibile che non abbia sentito niente? Lui che ringhiosamente segnala il passo estraneo di chi ancora non ha varcato il cancello e tiene in memoria ogni attrito di pneumatico, per avvertirci di quello forestiero? Più scendevo le scale, più mi convincevo che qualcosa non anda-va. Trovai Dodò immobile, ritto sulle zampe, col muso puntato in direzione della porta d’ingresso e con una espressione ambigua. Devo aver esclamato “Dodò”, ma con un filo di voce, come per dire che ti succede, dal momento che entrambi sapevamo della macchina in cortile. Parve non sentire. Senza mostrare segni di impazienza, fissava imperterrito la porta, ostentando una ferma volontà di ignorarmi. Non riuscivo a crederci. Così gli sono andata più vicino e pazientemente mi sono piegata alla sua altezza: “ ma Dodò” ho sussurrato ancora sottovoce, come per dire “santiddio non riesco a riconoscerti”. E lui ancora lì imperterrito, a costrin-gersi a fare l’indifferente, lo sguardo furtivo, la punta del naso ormai incollata allo stipite della porta. Mi sono rizzata in piedi, arresa. Ho insinuato una gamba tra lui e la porta per aprire. Fuori, nel buio, brillavano due grandi occhi rossi. Accompagnavano ogni manovra della macchina, lampeg-giando e ammiccando. A quel punto non sono più riuscita a tratte-nerlo. Dodò si è slanciato fuori con la febbrile esuberanza dei suoi momenti migliori. Lo guardavo correre verso la macchina e avevo la certezza che non sarebbe mai più tornato indietro. Ugualmente l’ho chiamato, più per scrupolo che per convinzione, ma la voce mi usciva spenta e svaporava nel buio senza riuscire a raggiun-gerlo. Lui intanto continuava la sua corsa, il lungo pelo fluttuante, un ringhio di piacere soffocato nella gola e proprio come nei film il

Nata a Marcaria (MN) nel 1956. Laureata a Bologna in Lettere e Filoso-fia nel 1979, è ora un’imprenditrice agricola di Novellara. Ha un marito, due figli, un nutrito gruppo di animali e una pericolosa quantità di libri. La sua passione più grande è la lettura.

Scrive per da luglio 2001

tempo ha incominciato a rallentare, sempre di più, sempre di più, tanto che sembrava non dover arrivare mai più alla macchina. Credo si trattasse di un BMW, anche se la cosa ormai non ha al-cuna importanza. Dopo aver fatto le due manovre necessarie per invertire il senso di marcia, l’auto ha infilato il cancello, ha girato per Santa Vittoria, subito inghiottita dalla sera. L’ho chiamato, ben sapendo che non avrebbe risposto. Restava là, con la sua sagoma cenciosa, fermo in mezzo al cortile. Ho pensato che mi sarei sentita male, questione di un secondo e mi sarebbero venute le lacrime agli occhi. Invece continuavo a non sentire niente, come quando il dentista mi fa l’anestesia. Mi sono detta che per forza era dovuto all’età, perché io sono una che ha sempre pianto per la fine di tutti gli altri cani. Tra tutti quelli che abbiamo avuto, questo non era il più intel-ligente e nemmeno il più bello. Lo chiamavamo cane-poliglotta perché, oltre al mantovano, sua lingua madre, conosceva l’italia-no, il reggiano, nonchè l’arabo, appreso in tempi più recenti dal nostro vicino marocchino. Quando il marocchino col suo idioma lo chiamava, lui subito correva. Quando il marocchino litigava con la moglie, lui strisciava rasente la cancellata senza osare presentar-si, sebbene quello seguitasse a vociare per chiamarlo. Penso che la sua fine si debba addebitare al suo udito finissimo. Deve aver captato, mescolata al rumore dei pneumatici, una voce nuova, insidiosa, suadente e seducente come nessun’altra mai. In piedi, davanti alla porta d’ingresso, deve aver provato a non cederle, vergognandosi di disattendere al suo solito compito di cane-sentinella. Ma al miele di quella voce, anche volendo, è im-possibile resistere. Lei chiamava e lui è andato. In un soffio ha attraversato il buio del cortile, poi si è lasciato capriolare nell’az-zurro infinito.

EdaFerrabue

NON TUTTE LE DELUSIONI MERITANO UN RIMPIANTO Boretor

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Una sensazione

in, don, dandal campanile il rintocco di una campana

ti annuncia felice la festa paesana!!Si mangia in piazza, con tanti tavoli buffet e banchetticon piatti pronti di risotti, tortelli e cappelletti,grida di bimbi che fanno giochi, musiche, e tiri alla fune.Vestita di mille colori o anche in costume, la gente si diverte è serena, si legge sul visoe per una volta tanto, abbonda il sorrisodimenticando per un momento, la tristezza e lo sgomento.E chi vuol essere lieto siaio vi saluto e mi ritiro tranquilla a casa mia.

La sera

quando viene la sera, è finita la giornatabella o brutta, comunque sia stata.Ti svegli al mattino con progetti, viaggi e spesegodendo di ogni momento e ti sei anche divertita.Ma ecco arriva la sera, e la giornata è finita.Così come gli anni passano in frettagodendo ogni attimo di vitama arriva spietata la sera....e la giornata è finita...

Un piccolo chicco

Un tempo lontano, un piccolo chiccosconosciuto e ignorato,cresceva in mezzo a boschida tutti calpestato.Poi i selvaggi, nella loro ignoranza,scoprirono che schiacciandolo aveva tanta importanza.Una polverina morbida e odorosabagnata e impastata serviva a qualche cosa.Fu così che, giorno dopo giorno,incominciò a spargersi la voce tutto intorno.Ora cresce nei campi con le sue piantine tutte allineate,emette le spighe prima verdi e poi dorate,poi maturo viene raccolto e macinato,fa il profumato pane che a tutti toglie la fame.Tutti gli anni sotto terra si rinnovacrescendo orgoglioso e austeroe fa vivere non solo qualcuno ma tutto il mondo intero!

Io Fornaciari Lina Rondinisemplice pensionata, a cui piace ancora, nonostante l’età (88), leggere, scrivere, ricamare, incluso preparare piatti gustosissimi.Sarò noiosa, ripetitiva, ma cosa si può dire con questo mondo, pieno di ingiustiza cattiverie e miseria? Io mi ritengo fortunata, perché ho una famiglia sana, con belle nipoti, brave e intelligenti, ne vado fiera!! Vor-rei, prima di finire i mieri giorni, vedere questo paese ripulito da questo marciume, che ritornasse il lavoro e la tranquillità.

Scrive per da luglio 1998

LinaFornaciari Rondini

N.242 - FEBBRAIO 2008“IN PRIMA PERSONA”esordio letterario di Monica Guidetti

Il Portico

N.276 - MARZO 2011LE REGINE DEI CASTELLI DI CARTA 30 AUTRICI DI NOVELLARA RACCONTANOUna carrellata su racconti e poesie, sul vero e la fantasia, ma ogni scritto meriterebbe un commento a se’ anche breve, perché in ogni riga di questo testo c’è la ricchezza e anche la saggezza, che il tempo spesso ci regala, di queste autrici Regine dei castelli di carta.

Fosca Andraghetti - Scrittrice

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o trentanove anni. Trentanove anni è un’età particola-re, la definirei “di mezzo”, “di transizione”, che non sa

di sale né di zucchero, non è piccante o agrodolce, sbaglierei a definirla acre, forse non ci sono papille gustative per identificarla. Tanto per fare un esempio, mi è capitato di voler accedere a con-corsi letterari per inediti, i quali avevano come limite l’età dello scrittore: 39 anni e non oltre. All’opposto ci sono concorsi per età più mature e i quarantenni ne sono tassativamente esclusi. Temo che il mondo del lavoro in generale comprenda purtroppo limiti simili, senz’altro peggiori, per quanto possibile!Ma vorrei rimanere sul “di mezzo”, dove mi sento io, dove c’è un’altra riva da raggiungere, un ponte da attraversare, un tra-guardo che aspetta e non necessariamente sarà negativo, come il conformismo vorrebbe invece far credere. Sicuramente gli anni in cui “saltavo i fossi” sono passati da un pezzo; ora preferisco passare oltre scendendo per poi risalire, al massimo mi bagno i piedi! E se l’altra sponda fosse particolar-mente lontana immagino di riposare appoggiata a un parapetto ferroso, mirando il grande fiume che sta sotto, mutevole come un capriccio e vivo come l’argento. All’orizzonte solo pianura.Mi incammino verso l’altra riva e la cerco con lo sguardo, ma è coperta da una fitta nebbia, a banchi naturalmente.”Di mezzo” realizzo che la terra a cui appartengo ora mi appar-tiene. Si è radicata profondamente nelle viscere della coscienza.Tutto ciò è estremamente rassicurante! Ora so che la mia età sa di fiume e di pioppi, di nebbia e di umida terra. E, se con gli occhi non riesco a scorgere al di là, colgo l’immensa gioia che dà il mistero.

Sono nata il 2 Agosto 1972 “nell’ospedale vecchio” di Novellara, che ormai non c’è più. Vivo qui da sempre e credo sarà per sempre.Io e mio marito Giovanni ci siamo sposati quasi dodici anni fa e abbiamo due figli, più una in arrivo.Sono diplomata come tecnico di laboratorio chimico-biologico, ma lavo-ro per una nota ditta di ristorazione. Ho una passione per la lettura e in questo periodo prediligo soprattutto saggi scientifici riguardanti biologia e chimica, ma in passato ho amato i romanzi storici e la letteratura in generale, sia classica che moderna, con un occhio di riguardo per quegli autori latini che riescono a narrare con realismo magico le trame, rendendo unici i loro romanzi. Quando trovo il tempo scrivo e, se riesco ad ultimare un lavoro lungo provo una grande soddisfazione, qualunque sia il risultato.Spero, col tempo e la pazienza, di riuscire a trasmettere ai miei figli la passione per la lettura e la curiosità per una nuova storia contenuta in un libro, al di là della ormai solita tecnologia. Considerando la scrittura il modo migliore per esprimermi pienamente, con il mensile “Il Portico” ho avuto la possibilità di farlo, presentandomi come sono veramente.

Scrive per da maggio 2010

Monica Guidetti

LA MEMORIA È IL DIARIO CHE CIASCUNO DI NOI PORTA SEMPRE CON SE’ L’importanza di chiamarsi Ernesto - Oscar Wilde

on è mai facile scrivere di sè. L’oroscopo mi descrive dinamica e puntigliosa, i genitori mi vorrebbero (come

tutti quelli del mondo del resto) realizzata e felice, gli amici pre-sente e solare. Io mi vedo come il paese dove sono nata: neb-biosa a volte, ma sempre pronta a mostrare uno spiraglio di sole, al diradarsi della foschia; calorosa con chi la abita, come l’afa del primo pomeriggio estivo; glaciale con chi la offende, come la bri-na sui rami delle mattine invernali; accogliente con chi si avvicina con buone nuove, come i portici proteggono i passanti. Sono insomma figlia del mio paese e gli somiglio molto; una pro-vinciale forse, per tanti, ma con l’amore per il posto dov’è nata e per le persone che lo abitano. Dinamica e alla ricerca di un equilibrio fra i mille impegni, sono soddisfatta di poter dare una mano, in alcune occasioni, e molto lusingata di poter scrivere per “Il Portico”. Una novellarese anonima insomma, come tanti,con la passione per le storie e le attività manuali in genere.

Scrive per da novembre 2002

Sara Lanza nasce il 30 Giugno 1977 a Novellara, dove vive e lavora.La formazione scolastica è quella di operatore sui beni culturali, ma da sempre coltiva la passione per la storia e la storiografia in genere, pre-diligendo quella legata alle vicende dei campi di concentramento e di lavoro coatto durante la seconda guerra mondiale.Collabora da diversi anni con la redazione del mensile novellarese “Il Portico” per la stesura di articoli inerenti vicende locali e si dedica a svariate attività di volontariato legate all’Avis prima di Novellara poi di Calerno e ora anche a livello provinciale ricoprendo il ruolo di Referente per l’area Giovani.Partecipa fattivamente da 4 anni alla realizzazione di carri mascherati, in collaborazione con la Scuderia Avis di Castelnovo Sotto. Dotata di una innata propensione per tutto ciò che richiede manualità ed è legato al ‘creare’ in genere, possiede inoltre una vena sportiva che la vede componente di Team Italiano che partecipa al campionato Word Endu-rance di Moto.La decisione di dedicarsi al romanzo è maturata nel 2007 è ed sfociata nella pubblicazione del noir “Memorie di una pazza”, ma si è affacciata al mondo della scrittura nel 2005 con la raccolta incentrata sui racconti del nonno materno dal titolo “La dignità taciuta”.

Sara Lanza

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

IMMAGINI E SENSAZIONI

Per tanti anni era stata relegata in un cassetto. Una sca-tola gialla apparentemente poco interessante di cui, for-

se, lei sola conosceva il contenuto. Una volta aveva pensato che le sarebbe piaciuto rivedere le immagini che, nel ricordo, le appa-rivano piene di colore e di vita più delle fotografie che conservava in un album impreziosito da una copertina di velluto su cui spic-cava, in argento, la riproduzione dello sposalizio della Madonna. Ma aveva rinunciato, sembrandole la cosa superflua.Ed ecco che quel progetto è stato realizzato. Sullo schermo del televisore, proveniente da un dischetto, si materializzano imma-gini che le procurano una certa emozione anche se hanno perso la loro nitidezza. Il film si potrebbe intitolare “Scene da un ma-trimonio”. All’inizio, velata da una fine foschia, la facciata di una chiesa romanica domina la scena con il suo stile essenziale. È una giornata autunnale e il cielo corrucciato minaccia pioggia. Sul sa-grato qualche invitato si attarda. Ed ecco la sposa elegantissima nel suo raffinato abito bianco, paziente lavoro di una sarta eccel-lente. Il velo, opportunamente acconciato con motivi floreali, le ombreggia il volto che finalmente appare in qualche primo piano. È un volto sorridente, di un sorriso emozionato, quasi mesto, che denuncia la stanchezza di una notte insonne. C’è, in quel volto, un’espressione dolcissima che il tempo, con le sue vicissitudini, si è incaricato di cancellare.“Ma sei tu, nonna? Com’eri bella!”La voce del nipotino la riporta alla realtà.“Che bei capelli avevi!” dice guardando perplesso quelli che sono grigi da tempo.Lei sa che non sono cambiati solo i capelli. Oserebbe dire che si sente cambiata dentro specialmente da qualche tempo. Guarda quella lontana se stessa e si chiede come abbia fatto ad attraver-sare la vita: il lavoro, la famiglia, l’educazione del figlio.Quando il tempo pareva concedere una tregua, la malattia degli anziani genitori, che ha accompagnato nell’ultimo doloroso cam-mino, con un senso di inadeguatezza che ancora la fa soffrire. Poi è venuto il suo turno: una malattia contro la quale deve combat-tere ad armi impari.Una malattia che tende ad attenuare le sue reazioni e rende meno vivi i suoi interessi, adagiandola in una specie di inerzia dove fi-nalmente si placa la sofferenza fisica, ma non quella morale.La notte, quando il sonno si dilegua, talvolta scrive semplici com-posizioni in rima dedicate ai nipotini, perché abbiano un ricordo della loro infanzia e della loro nonna. Per quanto sia diventata selettiva, quanto accade nel mondo la interessa, ma le sue reazioni oggi sono pacate come se la ma-lattia le avesse fatto prendere distanza dalle cose, rendendo più razionali le sue considerazioni. Ma quando deve organizzare an-che la più banale delle giornate, si lascia sopraffare dall’ansia. Si trascina per casa con passo breve, un po’ meccanico, non di rado cercando appoggi. Le sue gambe hanno perso lo slancio che le permetteva di percorrere celermente lunghi tragitti. Soprattutto la domina la insicurezza che genera paura e la rende rinunciataria nonostante i momenti di irosa ribellione che sbollisce sui cuscini del divano.Talvolta dalla finestra della sua stanza guarda il cielo sereno così invitante e spera. Il verbo “sperare” è il più usato nel suo diario anche se dovrebbe sostituirlo con la parola “rassegnazione”.

Nata a Cadelbosco Sopra il 16 agosto 1940 ora residente a NovellaraLaureata in lettere classiche presso l’università degli studi di BolognaInsegnante di scuola media attualmente in pensione, amante della musi-ca, della letteratura, della scrittura.

Scrive per da novembre 2008

Marisa Saccani

N.248 – SETTEMBRE 2008BIBLIOTERAPIAAlla ricerca dei significati terapeutici della lettura nel nostro vivere quotidiano

A cura di Barbara Rossi

N.83 – GIUGNO 1993ANCORA UN PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO PER LA CONCITTADINA CHIARA LOMBARDINIAd appena 18 anni, con “Una luce nel buio”, è tra i tre vincitori pari-merito del concorso Premio Grinzane Cavour “il libro che vorrei leggere” di Torino

Barbara Cantarelli

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UNA FORESTA È UN LUOGO DOVE TROVARE SE STESSI PARADOSSALMENTE, PERDENDOSI

Io non ho mai raccontato sogni a tavola, bastava una bella tovaglia candida e buoni piatti, ma li ho spesso

affidati alla carta, fiduciosa e riconoscente.Ricordo una prova importante di tanti anni fa, il tema dell’esame di ammissione alla scuola media: “Una festa in famiglia”. La fan-ciulla campagnola, che nulla sapeva di addobbi e lustrini, si mise a narrare una storia favolosa, un sogno ad occhi aperti, che le permise di entrare con onore nella nuova scuola. L’inclinazione all’immaginazione e al sogno viene quindi da lontano, mi ha soc-corso e sostenuto nei momenti dolorosi e non mi ha impedito di vivere con serietà e passione il mio essere moglie, madre, nonna e insegnante.Ora incombe lo sfacelo della vecchiaia, come spesso mi ripete una persona a me cara, e non sarà uno scherzo! La fatica della vita mi ha tuttavia scortato fin qui con indulgenza: vado in bici, guido l’auto, uso il computer, leggo, scrivo, amo la poesia e la musica.Ma c’è un grande segreto: quella fanciulla campagnola è ancora qui, sorpresa dai sogni.

“Dream when the day is through,Dream and they might come true,Things never are as bad as they seem,So dream, dream, dream!” “Sogna quando il giorno è passato,Sogna e i sogni potrebbero avverarsi,Le cose non sono mai così brutte come sembrano,Perciò sogna, sogna, sogna!”

Johnni Mercer-Dream- (Canzonetta anni ‘40)

Tondo con affresco romano del 50 d.c. circa“DONNA CON LIBRO E STILO” (cosiddetta Saffo)da Pompei (Napoli- museo archeologico nazionale).

Scrive per da gennaio 2002

“A tavola ognuno dovette raccontare una storia. La sposa sedeva tacita, senza dir parola.Allora lo sposo le disse:”Cuor mio, non hai niente da raccontare? Narra qualcosa”.Ella rispose: “Racconterò un sogno”. (“Il fidanzato brigante”, fiaba raccolta dai fratelli Grimm)

Fosca Soprani“LA PALLACANESTRO A NOVELLARA”, UN LIBRO

PER FESTEGGIARE 40 ANNI DELLA SOCIETA’ NOVELLARESELella Barilli e Tano Lusuardi

COME VENTO SELVAGGIO: IL ROMANZO DELLA NOSTRA FRANCESCA REDEGHIERIUna storia d’amore tra i pellerossa raccontata con stile sobrio e delicato

Fabio Ghizzoni Berni

5 GENNAIO 2012LA VOCALITÀ NELL’ABUSO: DALLO SVELAMENTO ALL’ARMONIZZAZIONE DI SE’ all’interno di una catastrofe emotiva e di farle raggiungere una consonanza interna attraverso un percorso tempestato di dissonanze”

Anna Pace e Monica Maccaferri

GENNAIO 2011 N. 274SCOPRIAMO UN LIBRO AL MESE GRAZIE AL GRUPPO DI LETTURA “LA SPEZIERIA”E’ un regalo che si concede chi per un ora sceglie la Sala del Fico anziché la palestra,l’estetista,la caffetteria,lo shopping, la piscina o le cure termali

Rossella Eunini

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

MAROCCOIl 29 maggio sono partitacon un volo incrociando le mie dita.Mio marito è un marocchino e siamo andati a casa sua per un pochino.Terra di sole, spezie, aromi e gente con grandi cuori.Quel poco che hanno volentieri te lo danno.Io adoro quel postoe solo là mi riconosco.Ho visto case bellissime e baracche poverissime,tante donne vicino alle case tutte intente a chiacchierare.Ci sono tanti bambini che si accontentano di pochi giochini.I profumi che si sentono nei mercati è impossibile descriverli a chi non li ha provati.Gli anziani si riuniscono in preghiera e credono in una cosa bella e vera.Si mangiano molte cose buone e saporitea volte con molta umiltà condite,si beve tanto buon thé alla mentalà proprio non ne puoi far senza.Per strada auto, taxi, corrierecorron fino a tardi tutte le sere.Ci son tanti giardini fioriti e profumatie val la pena che vengan visitati.Ci son persone e luoghi da rispettareperché rispecchiano in sé la voglia d’amare.Caro Marocco ogni sera ti penseròcon un po’ di nostalgia ti ricorderòe magari presto a trovarti verrò.

PACE PER TUTTIesidero la pace in tutto il mondo e vedere grandi e piccini fare un girotondo

non vedere più guerra fame e povertàche colpisce persone di ogni etàchiedo ai potenti delle nazionidi voltarsi indietro e fare delle riflessionidi pensare che dietro a tanti interessi non si vedano solo decessi.E’ Natale ci sentiamo tutti più buonie guardiamo il nostro albero carico di donise ci fermassimo a pensareche tanta gente non ha di che mangiareche durante i bombardamenti si sentono solo lamenti e doloredi chi non vede un futuro migliore.Potenti signori guardate un bambinoguardategli il viso e pensateche il suo pasto sarà solo una ciotola di riso mentre brindate con calici di cristalloregalando alle vostre gentil consorti collane di corallotutti infiocchettati con vestiti di taffetà pensate alla gente nel mondo che muore in povertà.Mettetevi una mano sul petto basta poco a volte solo un po’ di rispetto se lo farete veramente con il cuore sentirete per la prima voltail calore dell’amore

PAESE MIOA San Giovanni sono natasi può dire una borgataQuesto è un piccolo paese di gente buona senza preteseSono nata 50 anni fa e allora la gente non aveva quel che oggi ha.Ci si riuniva a giocare a carte nelle stallee chi andava a piedi fino a Villa Valle.Erano tutti agricoltorie accettavano senza lamentarsi gioie e dolori. Bastava un po’ di pane e fagioli non come ora che cerchiamo pane e allori.Io non ricordo niente ero piccola poco presente.Queste cose le ho sentite da persone che ora ne parlan risentite.Ora il mondo è cambiatoqualcosa anche a me la vita ha dato.La fortuna è stata poco dalla mia parte però a volte saperla cogliere è un’arte.Paese mio mi hai visto soffrirea sette anni ho visto la mia mamma morire.A distanza di anni ho messo da parte ricordi ed affanni,e son tornata a vivere qui da te con la gente più bella che c’è.

Sono nata 10 lustri fa a San Giovanni. Sono sposata e mamma di una ragazza di 18 anni. Sono orfana di madre dall’età di 7 anni e questo grande dolore e mancanza ha influenzato il mio carattere e la mia perso-nalità. Ho affrontato diversi problemi e ora mi sento una persona molto forte, sicura di me e capace di affrontare la vita nel bene e nel male sem-pre. A volte quest’ultima passa troppo velocemente come una cometa e si riesce ad intravederne solo la scia, nonostante ciò, è un dono prezioso che Dio ci ha dato e abbiamo il dovere di custodirla al meglio. Sono una persona attenta al “mondo d’oggi”, condanno ogni tipo di violenza e non mi sento rappresentata a pieno da questo Stato che lascia impuniti troppi crimini. Amo il mio paese e penso che purtroppo stia andando alla rovina a causa di una classe dirigente incompetente e avida che lascia i sacrifici sulle sole spalle della povera gente che lotta per arrivare a fine mese. Per il resto mi sento soddisfatta e felice, di vedere il buono negli occhi della gente e di trovare la serenità nelle cose semplici.

Scrive per da luglio 1998

Antonella Bedogni

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N.263 – GENNAIO 2010GENITORI “SAGOME” PER FIGLI MODERNII nostri bambini ci chiedono una presenza che non sia esclusivamente di fac-ciata ma che sia tridimensionale e profonda come sono loro

Cecilia Sessi

Penso che non sia facile parlare di se stessi, spero in una buona riuscita di descrizione.

Sono figlia unica di genitori anziani scomparsi dieci anni fa, i quali mi mancano tantissimo. Ho dedicato la mia vita a loro! Ora vivo sola, con un gatto fantastico a cui ho riservato tutto il mio affetto.Ho tanti cugini più grandi di me, ma risiedono abbastanza lonta-ni, a parte uno che risiede a Guastalla e che mi viene a trovare spesso, lo considero parte della mia famiglia.Ora mi dedico molto alla scrittura, perché attraverso essa posso esprimere meglio le mie sensazioni ed emozioni. Lo scrivere è diventata la mia più grande passione e penso di metterci tutto il mio cuore e la mia anima, soprattutto quando dedico brevi poesie alle mie più care amiche di scuola, o quando ricordo le persone scomparse a me più care.Nonostante la solitudine sia pesante da portare avanti, posso ri-tenermi fortunata ugualmente perché mi sono vicine, anche solo con il pensiero, le amiche vere, alle quali voglio tanto bene! L’ami-cizia vera resta nel tempo!Nei miei limiti cerco di aiutare le persone sole e bisognose. Penso che aiutare e darsi da fare per gli altri ci faccia stare bene con noi stessi e questo, a mio parere, è importante perché ci aiuta a vivere meglio.Se faccio un bilancio della mia vita posso concludere dicendo que-sto: per anni ho vissuto molto bene, sono stata sempre adorata dai miei genitori e circondata dall’affetto delle persone a me più vicine; ora mi è più difficile la vita!Forse è dato dall’età più matura, infatti dicono che l’uomo “matu-ra nel dolore” e penso che sia vero.

MariaGraziaBranchetti

Scrive per das febbraio 2002

Sono nata a Novellara il 14-03-1952, dove tutt’ora risiedo. Vivo sola e sono figlia unica.Ho frequentato la scuola dell’obbligo, cioè licenza di terza media più un corso privato di dattilografia. Attualmente lavoro presso la ditta SAG TUBI come impiegata.Come stato civile sono libera.

DONNA, SEI IL DESTINO ASTRATTO, ESTRANEO AL BENE E AL MALE Giuseppe Carnovale

L’ORIELE ED MADALON L’ANGIOLINA ED DAMIGIANAL’ERMINIA ED ZENOL’ANNA ED TAREINAL’ERMIDE ED MARILA LIDIA ED GOSLA MOGENE ED SCARPOLON L’ELENA ED MINGOLI LA TOSCA ED GARUTILA NERINA ED BALANILA PIERA ED TANONL’IRMA ED GIGEINLA GILBERTA ED BURGHEINL’AGATA ED FORTUNATOL’AFRA ED BURGHEIN L’ERNESTA ED RAMPEINL’ADELE ED MASERLA GINA DAL CAIERL’IDA ED MAGIORI L’ALCESTE ED REVERBERI LA ROSINA DAL CAIER L’INES ED GATTIL’ALMA ED PEPPELA BIANCA ED RENSO L’INES ED SETTIL’ANGIOLINA ED PELOSCILA RINA ED CIROLDLA MARIA ED BECH

N.193- SETTEMBRE 2003

LE MAMME DELLA CANTARANAI nostri figli e nipoti non debbono dimenticare quali donne straordi-narie siano state le loro mamme e le loro nonne

Lucio Reggiani e Ivan Parmigiani

LA TOSCA ED CIUCINL’EVA ED CAGOSLA CESARINA ED BALBARANLA NINA ED MAGNANEIN L’ANNA ED RENSOL’ERMINIA DAL GRINGOLA GUGLIELMA ED TOSEIN LA RINA ED FLAURELA TOSCA ED TOMASO LA GIULIA ED PALASL’IDA ED PANEDALA ROSINA ED DONATOL’ONEGLIA ED BERTASONL’ELVIRA ED FIONDOLA GIANNINA ED FANTUSL’EMINA ED MARIANI L’ERMELINDA ED MARILA MARCELLINA ED BLENTAN LA ROSINA FREDDI BONFA’ L’INES ED PANISLA CLORINDA ED FOLON LA BRUNA ED BERGNOCLA L’ERBETTA ED MARILA IOLANDA DE SPAGERA LA GIANNINA ED FANTUS

Un particolare ringraziamento alla Sig.ra Lombardíni Maria Teresa

N.273 – DICEMBRE 2010CORSO DI FORMAZIONE “GENITORI EFFICACI”UN’ESPERIENZA DA VIVEREE’ chiaro a tutti, penso, che il corso ci sia servito soprattutto per prendere consapevolezza delle nostre potenzialità e dei nostri sentimenti “positivi” e condividere tutto questo con gli altri è stato terapeutico. In un mondo votato all’individualismo e all’autoaffermazione trovare tante persone contempora-neamente che invece “consideravano” e si “autorivelavano” è stato illumi-nante. “ (Mario)

Monica Rossini

N.243 - MARZO 2008ADDIO AL “MOREIN”, TESTIMONE DELLA STORIAMeglioli Onilde era nata nel 1913, quando le donne portavano le gonne lunghe e il fazzoletto in testa

Franco Malaguti

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ono arrivata alla soglia dei 40 e la vita mi ha riservato un periodo non tanto felice. Ne voglio parlare per fare in

modo che, anche se non auguro a nessuno quello che ho passato, chi dovesse trovarsi in una situazione simile sapesse affrontarla meglio.Il tutto è cominciato nel novembre del 2009 quando, dopo una semplice operazione, i dottori ci hanno buttato in faccia la cruda realtà e hanno pronunciato la parola TUMORE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Da lì si è aperto un mondo di situazioni, emozioni, stati d’animo che ancora sono da chiudere e decifrare, perché non sei mai pronta ad accettare una così dura verità.Io non entro nei pensieri e nelle menti dei miei cari, ma provo ad entrare nei miei.Dopo aver sentito quella parola, che ormai è nel nostro alfabeto quotidiano, ho avuto il problema del lavoro. All’inizio sono stata a casa circa un mese e ne ho approfittato per stare in ospedale con la mia grande e meravigliosa mamma…..sì proprio lei, la colonna portante della nostra famiglia, la mia amica più cara, la nonna perfetta e una speciale baby sitter, insomma una parte integrante della mia vita.Finalmente in febbraio 2010 è uscita dall’ospedale, ma è comin-ciato l’andirivieni per la chemioterapia………e verso metà giugno una luce, il primo ciclo aveva fatto del suo meglio. Il 12 febbraio abbiamo festeggiato il compleanno di mio figlio Sa-muele, era la meta che voleva raggiungere nel 2011; credo che in cuor suo sapesse di essere alla fine della sua vita, gli occhi erano già spenti e da lì è stato un declino, ha cominciato a soffrire e a deperire giorno per giorno. Avrei voluto che combattesse per non darla vinta alla malattia, ma non ne aveva più le forze e purtroppo ha vinto il male.Quella sera, mentre aspettavo che mia sorella venisse a darmi il cambio, mamma ha cominciato a soffrire e l’infermiera, che rin-grazio per la sua gentilezza e dolcezza, mi ha detto che purtroppo non avrebbe passato la notte; l’avrebbero aiutata ad addormen-tarsi cercando di farla soffrire il meno possibile.In quell’istante, quando sono rientrata nella sua stanza, davanti a lei c’era un piccolo crocefisso e a lui ho chiesto di portarla via con sè per non farla più soffrire, anche perché la mia mamma non meritava tutto questo.E così la mia meravigliosa mamma si è spenta in pace l’8 marzo del 2011, alla stessa ora di sua madre e nel giorno della festa della donna.Purtroppo non ero in ospedale nel momento in cui ha chiuso per sempre gli occhi, ma ho spesso nelle orecchie i suoi ultimi rantoli.Anche se non sono credente, io sono sicura che abbia aspettato che uscissi da quella stanza per morire.Il natale 2010 aveva voluto a tutti i costi che facessimo il pranzo a casa mia, in modo che fossimo tutti uniti e ci siamo ritrovati sereni…. in 15 persone che avevano solo voglia di stare insieme e di non pensare che forse poteva essere il suo ultimo Natale.E’ da poco passato il primo Natale senza la sua fisicità, ma era presente al mio fianco quando ho preparato il pranzo per tutta la mia famiglia ed è stata molto dura, anche perché per parecchi anni siamo state come sorelle, uscivamo sempre insieme al sa-bato.

Mi chiamo Lusetti Giuliana, sono nata a Novellara il 26/7/1971 e nel 2005 mi sono sposata e trasferita a Carpi, dove lavoro, ma ho nel cuo-re la nostra piccola Novellara.A Novellara esci e incontri sempre qualcuno con cui fare due chiacchie-re o prendere un caffè, mentre a Carpi, dove osano i vip, quando esci devi sempre essere tirata all’ultima moda altrimenti vieni guardata ……mah!!!!!!!

Scrive per da giugno 1991 a ottobre 1992

E’ sempre e sarà sempre nel mio cuore e nei miei pensieri e credo che sia l’angelo custode dei suoi nipoti.Finalmente oggi le cose si sono un po’ sistemate, ho trovato lavo-ro e questo mi aiuta a non avere sempre il suo viso davanti agli occhi, anche se il pensiero è spesso rivolto a lei.A volte mi fermo e ripenso a tutto quello che abbiamo fatto insie-me e mi viene una malinconia grandissima.In questo giorno, 6 gennaio 2012, siamo venuti in montagna e abbiamo cambiato appartamento, credo che lei sia contenta di vederci soddisfatti e finalmente in un posto largo e comodo.Penso che il lavoro abbia fatto tanto, ma soprattutto mi hanno aiutato molto e mi aiutano ogni giorno il bene che voglio a mio figlio e la solidità di una famiglia che si vuole bene. Alla fine, mi viene semplicemente da dire, per chi può, di tenersi cara la mamma, perché, come dicono, di mamma ce n’è una sola.Un abbraccio a tutti.

Giuliana Lusetti

N.271-OTTOBRE 2010HANSEL E GRETEL FIABA DEI FRATELLI GRIMMDa Gianni Rodari: a me piace interrogare i bambini in modo indiretto, met-tendo in movimento la loro fantasia. Perché se io pongo loro un problema fantastico le loro soluzioni sono sempre più avanzate delle mie. Sono sempre più corraggiose, vanno sempre un passo più in là.

Luisa Torelli

N.270-SETTEMBRE 2010L’UOMO E’ L’UNICO ANIMALE CHE ANCHE DA VECCHIO RESTA SEMPRE UN PO’ BAMBINO... (GIANNI RODARI)La fiaba si situa “nel paese delle fate” in una dimensione in cui pericoli spa-ventosi minacciano l’eroe, ma dove le difficoltà vengono superate, il male viene punito e la virtù riceve la sua ricompensa..

Luisa Torelli

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RICORDI DI BIMBA

uando passo per la Via Grande e vedo, a destra, la mia casa, quella dove sono nata, trattengo a fatica il de-

siderio di entrare, per chiedere, a chi l’abita, di poterla vedere, proprio perché è lì che sono nata ed è lì che ci sono le mie radici. A dire il vero, ultimamente, l’evidente stato di abbandono in cui versa mi ha fatto pensare che possa essere disabitata: alcuni pensieri mi sono passati per la testa, ma li ho accantonati subito, non posso certo permettermela, ma adesso cosa ne sarà di lei?Manca solo il pozzo in fondo al cortile, che non è caduto da solo, schiacciato dal peso degli anni, come diceva la Gianna, ma è stato demolito, chissà perché. Tutto il resto, all’esterno, è come nella mia memoria: la porta della stalla rivolta alla via, dalla quale uscivo, per sedermi sul coperchio del pozzo nero, a guardare chi passava; in inverno, complice la nebbia, altro non era che un in-sieme di sagome scure, avvolte da un mantello grigio, ma a me piaceva tanto!E la finestra, sul retro della casa, in alto, è quella della camera da letto dove, in una notte che pioveva a dirotto e soffiava un vento fortissimo, sono nata io e, sempre in alto, ma davanti, c’è quella della Gianna. Cara zia Gianna che si lavava, con cura, i capelli nel lavabo, che, con altrettanta cura, si toglieva i nodi con la pettinina, faceva le trecce, lentamente, in modo meticoloso, che raccoglieva nel « cucco » dietro la nuca; le facevano, poi, difetto i peli del mento, che depilava con movimento rotatorio dolce, ma deciso, affidando all’apposito dischetto grigio di pelle di pesce-cane, che le lasciava, sì, la pelle arrossata, ma incredibilmente morbida, proprio come piaceva a lei. Lei e io dormivamo nella stessa stanza, nel letto di ferro battuto, una accanto all’altra, col materasso di crine sotto a quello di piume che, al mattino, dove si era stati accoccolati, era tutto una buca.La cucina era grande, ma io ci stavo poco, perché lo zio Gino non voleva bambini per la casa, specialmente all’ora di pranzo e della cena. A destra c’era un grande camino, col paiolo sulle braci, pronto per la polenta, che la Cesira mescolava lentamente, senza lasciarla attaccare al fondo, impedendo che si formassero grumi, aggiungendo un po’ d’acqua di tanto in tanto, perché non risultasse nè troppo molle, né troppo dura, in modo da poterla capovolgere sul tagliere e tagliarla col filo. Cara nonna Cesira, durante l’ultimo bagno, i grandi avevano dovuto farti uscire dal mastello di legno rompendolo, perché entrando, con la tua mole, avevi fatto uscire tutta l’acqua e non uscivi più tu!Al centro della grande cucina c’era il tavolo, al suo fianco sinistro era stata sistemata la credenza, di fronte al camino, in angolo aveva preso posto il cantonale, proprio accanto all’uscio che ci portava nell’andito, in fondo al quale la scala ci permetteva di raggiungere le camere da letto.Una di queste, la più scomoda, era il ricovero dei capponi più grassi che, a scadenze fisse, il fattore veniva a prendere, per conto del padrone. La zia Iolanda, nel portarli giù, ne sottraeva

Scrive per da novembre 2009

un paio, svelta tirava loro il collo, li nascondeva sotto al suo letto: per due volte si poteva fare il brodo e mangiare la carne. Correva voce, poi, che la zia Iolanda, con la nonna Cesira che tremava per la paura di essere scoperta, avesse sottratto un vitello, l’avesse nascosto nei campi di mais e l’avesse macellato, ma non c’era al-tra spiegazione al fatto che per tante domeniche si potè mangiare a sazietà.Il portico, che separava la casa dalla stalla, era il ricovero degli attrezzi per il lavoro dei campi, fra i quali c’era la falciatrice, che col suo rumore mi faceva piangere e scappare, ogni volta che lo zio Mario la metteva in moto. Da lì si arrivava al fienile. Qui, il mio papà faceva il sonnellino pomeridiano e riposavano i giramondo che chiedevano ospitalità. Lì, nel fienile, c’erano anche le gabbie dei conigli; mio zio Gino, bello, elegante, quello che usciva col calesse trainato dall’Arna, che non mi voleva in cucina quando mangiava, li vendeva e teneva i soldi solo per sè.C’era anche la gabbia della zia Iolanda che, col ricavato, si era comprata le scarpe bianche della festa. Se non che, per poterle indossare, diventava matta, perché la domenica, quando il padro-ne era in piazza, se l’avesse vista, avrebbe potuto dire al nonno Luigi che le cose non andavano poi così male, se la figlia faceva sfoggio di tanto lusso, quando la sua non le indossava: questo, però, non accadeva perché le mancassero i soldi, ma per la sua scelta, sconosciuta ai più, di vestire sempre di scuro. Così, Iolan-da partiva da casa con le scarpe vecchie, entrava nel negozio di frutta e verdura della sua amica, se le cambiava con quelle bian-che e camminava sotto al portico, nascondendosi dietro i pilastri, caso mai il nemico fosse in agguato.Solo quando c’era la processione in onore dei Santi Patroni Gerva-sio e Protasio o a carnevale con la Corbella, su carro simbolo del paese, ci si poteva concedere qualcosa in più, tanta era la solen-nità e tanta la gente che partecipava. In quei momenti l’allegria e la gioia prevalevano sulla fatica e sulla privazione.La sera, in estate, come sempre, mangiavo prima degli adulti, in cortile, seduta sul panchino, con la mamma che mi teneva stretto il tegamino, coi maltagliati coi fagioli rimasti a mezzogiorno; mi inboccava col cucchiaino di ottone, poi andavo a letto con Pipo che un giorno ho perso e che non ho mai più ritrovato. Forse me l’avevano preso gli zingari? La zia Gianna diceva che gli uomini alti e robusti facevano paura e che le donne, sotto le ampie gon-ne, avevano delle grandi tasche nelle quali nascondevano quello che rubavano, che di solito erano le galline dell’aia. Ma quello di cui dovevamo avere più paura era quando sputavano in terra e così io, quando vedevo in lontananza le loro carovane colorate trainate dai cavalli, scappavo a nascondermi.Poi, un giorno cambiò tutto. I nonni morirono, si formarono piccoli nuclei che presero direzioni diverse: la grande famiglia si disgre-gò. Che ne sarà stato, dopo, di loro e di quella bimba che scappa-va e che si nascondeva?

Sono di origini contadine e, come tale, legata al susseguirsi delle stagio-ni e ai ritmi che le governano. Eccomi bambina a primavera, l’estate mi vede ragazza spensierata e un po’ incosciente, ora donna appagata e mamma in quest’autunno dalle tonalità mai così calde.L’inverno può aspettare.

Quella bambina, all’età di 3 anni, si trasferì col papà Demetrio, la mam-ma Anna Maria, lo zio mario e la zia Giannina in un piccolo podere , a mezzadria, a San Giovanni di Novellara.Lì frequentò, piangendo, la scuola dell’infanzia, poi le scuole elementari.All’età di 15 anni, dopo la morte dello zio Mario, si trasferì a Novellara col papà, la mamma e la zia, in un piccolo podere (come coltivatori diretti) di strada Madonnina.Aveva frequentato le scuole medie e l’istituto magistrale.Nel 1974 sposò Walter, nacquero Ilaria e Fausto.Lavorò vent’anni presso i nidi Birillo e Aquilone.

Luisa Torelli

DORMI - ORA - NON TEMERE - NASCERA’ - ALL’ALBA! Silvana Ceruti

N.161-OTTOBRE 2000NOTIZIE PIZZICOSEBarbie: una storia lunga 41 anni

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Scrive per da dicembre 1988

el mio immaginario vorrei essere una tigre, elegante, for-te e feroce: essere dotata di una personalità carismatica

capace di trascinare le masse verso i miei stessi ambiziosi ideali; avere una volontà di ferro, per perseguire ogni obiettivo senza scrupoli e con irreprensibile perseveranza; soprattutto possedere un sapere infinito, per non avere mai dubbi e conoscere sempre la risposta giusta a ogni quesito; mi sento più vicina a un gatto, sempre all’erta, in ascolto e at-tento, pronto a fuggire i pericoli, ma un po’ pigro e sornione: dal mio angolo osservo le persone che mi circondano, elaboro profili ed emetto silenziose sentenze, perché ritengo inutile intervenire per ribadire idee già sentite, e quelle migliori, spesso, altri più autorevoli le hanno già meditate, scritte e diffuse;mi affliggo nella consapevolezza di essere infinitesimamente pic-cola e di trovarmi, come tanti, nella impossibilità di incidere per attenuare le miserie del mondo;inguaribile sognatrice, auspico un futuro di “libertà, uguaglianza e fratellanza”, dove ognuno è lieto di dare quanto può per aiutare chi ha meno, e può talvolta godere degli esuberi di chi ha tanto;consapevole di quanto sia difficile evitare le contraddizioni e con la convinzione di esercitare una pesante forzatura alla mia indole, che mi vorrebbe passivo spettatore in eterna attesa, il mio am-bizioso tentativo è tenere comportamenti quanto più eticamen-te corretti, sia nell’attività quotidiana personale e famigliare, sia nell’impegno politico e sociale. L’impressione è che dall’esterno mi vedano ”tristemente” man-sueta e sottomessa, un ubbidiente cagnolino che segue docile e spensierato il suo autorevole padrone;troppo silenziosa e troppo poco intraprendente per godere dell’al-trui credito riguardo alla capacità di elaborazione personale;troppo allineata alle convenzioni del contesto famigliare e sociale in cui sono cresciuta, per essere considerata un interlocutore indipendente e competente, piuttosto che un asservito militante, mediocre esecutore e diffusore di teoremi che arrivano dall’alto.

Sono nata nel 1966 a Novellara, e c’era ancora l’ospedale, ma i miei primi anni li ho trascorsi a S.Maria. Pochi giorni prima dell’inizio delle elementari la famiglia si è trasferita in “centro”, nella casa in cui vivo tutt’ora. Dopo le Scuole Medie ho frequentato il Bus-Tcs, conseguendo il diploma di maturità tecnica industriale a indirizzo informatico e la mia formazione scolastica si è fermata lì (purtroppo). Nell’autunno ho co-minciato e continuo a lavorare come programmatore.Nei ritagli di tempo libero ho cercato di dedicarmi a qualche appassio-nante diversivo, come la lettura e la pittura, poi mi piace fare un po’ di attività sportiva e vado abitualmente in piscina. Da moltissimi anni sono socio del circolo Omnibus, le cui iniziative mi hanno offerto preziose occasioni per arricchire le mie conoscenze. Da 3 anni è nata Beatrice e lo spazio per gli extra si è proprio ridotto al minimo, ma dopo aver frequentato il corso “Genitori efficaci” mi sono aggregata al gruppo che si è lasciato affascinare dall’idea di fare un’as-sociazione di genitori.

Cristina Chierici

N.210 - MARZO 200525 APRILE 1945 – 25 APRILE 2005: LA CONCRETEZZA DELLA MEMORIAAd ogni vigilia del 25 aprile ci interroghiamo sull’importanza della memoria, soprattutto quando c’è chi vuole convincerci che non è così.

On. Elena Montecchi

N.240 - DICEMBRE 2008IL PROGETTO FUTURO PROSSIMO PORTA GLI IDEALI DELLA RESI-STENZA ALLE GIOVANI GENERAZIONIL’iniziativa promossa dalla Coop Nordest distretto di Novellara e Campagno-la denominata “Per non dimenticare gli ideali della Resistenza” e dedicata per l’anno 2007 alla raccolta di punti da devolvere in progetti per i giovani inerenti i temi e gli ideali del periodo della Resistenza (in collaborazione con le sezioni locali di ANPI) ha raccolto circa 7000 euro di fondi.

Paola Semeghini ANPI sez. Novellara

221 - MARZO 2006ANPI - NOVELLARA: DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZASi è appena concluso il 14° Congresso Nazionale dell’ANPI (Chianciano Terme 24-26/02/06) “per la difesa della costituzione nata dalla Resistenza e per il progresso democratico e civile nell’Italia, in Europa e nel mondo”.

Paola Semeghini

N.230 - DICEMBRE 2007L’IMPEGNO DELLE DONNE NELLA RESISTENZA. OLTRE IL 60° DALLA RESISTENZA AD OGGI. LE DONNE REGGIANE PROTAGONISTE CONSAPEVOLI.Riconoscere e valorizzare il contributo delle donne reggiane nella sconfitta del nazifascismo e nella costruzione della democrazia.

La redazione

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hi sono io oggi nel 2012? Io, Daoli Dilva, classe 1920, sono senz’altro una bisnonna

con tanti anni sulle spalle, entrata nel XXI secolo con un bagaglio di storia grande quasi come l’intero secolo precedente e con un’espe-rienza diretta di cambiamenti epocali, anche in ambito famigliare, dove ho potuto vivere sulla mia pelle la trasformazione della condi-zione femminile. Le donne della mia generazione erano quasi sem-pre sottoposte alla volontà maschile, ridotte spesso a mera forza lavoro e a corpi per fare figli, poco o per niente ascoltate nemmeno nell’ambito domestico, dove le decisioni, e persino le opinioni, era-no di competenza prettamente maschile. Nonostante la falsa retorica e propaganda fascista che esaltava la donna italiana come esempio di modernità, la vita della mag-gioranza di noi donne era fatta solo di sacrifici, obbedienza e di fatiche immani. Non tutti però accettarono la cultura che il regime volle imporci a partire da metà degli anni venti. Io ero ancora pic-cola all’inizio del fascismo, la più piccola di una famiglia che con orgoglio non ha preso nemmeno una tessera del Partito Fascista, nonostante i miei fratelli siano stati obbligati a fare i corsi pre-mi-litari. Fin da ragazzina ho iniziato a capire e a ragionare sulle tante ingiustizie sociali che soffocavano la classe più debole, ho iniziato ad avere sete di sapere, di leggere, di informarmi per capire cosa succedeva nel nostro paese sotto la dittatura fascista e anche nel resto del mondo. Questa curiosità e questa fame di sapere è stata sempre supportata e aiutata da mia sorella Iride, quattordici anni più grande di me, non sposata e che mi ha sempre fatto da confi-dente e da guida. Con l’entrata in guerra dell’Italia la situazione femminile non fece altro che peggiorare, sia da un punto di vista fisico che affettivo: crescono le responsabilità e le fatiche nel lavoro, mancano gli uo-mini, impegnati in guerra o prigionieri in paesi lontani, si affronta

Nata il 27 agosto 1920Professione: bisnonna in pensione, orgogliosa di essere stata partigiana e fondatrice dei gruppi di difesa della donna durante la seconda guerra mondiale.Passioni: letture, soprattutto quotidiani, riviste di storia e di attualità, libri sulla storia partigiana e sulla seconda guerra mondiale …. Per quello che gli occhi ancora mi permettono Racconti sulla mia vita e sulle mie esperienze ai miei nipoti e bisnipoti

Scrive per da giugno 1991

Dilva Daoli

quotidianamente la mancanza dei generi di prima necessità fino ad essere obbligate a ricorrere al mercato nero per un kilo di farina o un misero pezzo di carne.La difficile situazione sociale e politica del paese, oramai occupato dalle forze naziste, mi ha portato a fare una scelta netta di campo, obbligata dalla mia coscienza e dalla netta convinzione che senza un impegno concreto e convinto delle donne e degli uomini rima-sti nel nostro paese, la libertà e l’indipendenza del nostro futuro non sarebbero mai stati conquistati. La lotta di liberazione è stata un’esperienza di vita, un esempio potente di solidarietà umana e di crescita sociale e civica, una dimostrazione e un urlo di coscienza, una vera e propria guerra per conquistare finalmente diritti ele-mentari e per assicurare al nostro paese un futuro dignitoso, fatto anche di diritto di voto per tutti, donne comprese, di una forma di governo democratica e repubblicana, con una costituzione tutt’ora attuale e all’avanguardia. La storia ci insegna che è solo grazie al modo in cui è uscita dalla guerra, che l’Italia ha potuto intrapren-dere una strada di ricostruzione economica e di crescita politica democratica, impensabili negli anni della mia adolescenza. Oggi, 2012, io, donna dell’inizio del secolo scorso, mi sento di lan-ciare un monito alle nuove generazioni, per un impegno civico e sociale sentito, affinchè non vengano cancellati o dispersi i diritti e le conquiste per le quali i loro nonni tanto hanno sacrificato e si sono battuti. Purtroppo il rischio di dimenticare e di cancellare ciò che è stata la storia d’Italia è reale, tanti sono i tentativi di riscri-verla e di annullare i veri valori su cui è basata l’Italia democratica. Mi auguro che le nuove generazioni sappiano impedire questo revi-sionismo e riescano a portare avanti e a fare crescere il nostro pae-se continuando la strada democratica che i loro avi hanno costruito o almeno tentato di fare nel migliore modo storicamente possibile.

MEGLIO È PORTARE A COMPIMENTO UN PROGETTO PER OPERA NOSTRA PIUTTOSTO CHE PER OPERA DEL CASO Lettera sulla felicità - Epicuro

N.116-SETTEMBRE 1996 CINQUANT’ANNI FA IL DIRITTO DI VOTO ALLE DONNEIl prossimo 14 ottobre nella sala del Consiglio Comunale serata di festeggiamenti per l’importante anniversario

La redazione Il 1°febbraio 1945, su proposta del vicepresidente del consiglio Palmiro Togliatti e del ministro degli Esteri, Alci-de de Gasperi, il Consiglio dei Ministri presieduto dall’on. Bonomi approva il decreto legislativo n°23 con il quale veniva esteso alle donne il diritto di elettorato attivo e passivo cioè di eleggere e di essere elette.Le donne novellaresi si valsero per la prima volta del di-ritto di voto il 17 marzo 1946. Quattro cittadine furono elette consiglieri comunali: Dilva Daoli, Giovanna Bonini, Bianca Menozzi, Rosa Gozzi.

N.156 – APRILE 2000DILVA DAOLI, STAFFETTA PARTIGIANA SEMPRE IN BICICLETTAIntervista ad una delle protagoniste della Resistenza novellarese recentemente premiata tra i “Novellaresi del secolo”

Fabio Ghizzoni Berni

N.63 – GIUGNO 1991PER VELIA VALLINI, AMICA INDIMENTICABILEDilva Daoli ricorda “Mimma” della Resi-stenza a un anno dalla scomparsa

Dilva Daoli

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

N.95-SETTEMBRE 1994 LA TRAGEDIA DEL RWANDA..con un incidente aereo sono stati assassinati i presidenti del Rwanda e Burundi; un boato e tut-ti gli sforzi che avevano permesso di siglare l’accordo per iniziare il processo di pacificazione e de-mocratizzazione, dopo 3 anni di guerra civile sono stati vanificati.

Cristina Chierici

N.145 –APRILE 1999IL DRAMMA DEL KOSOVO UNA PACE GIUSTA NEI BALCANIDa settimane la televisione trasmette immagini sconvolgenti. Migliaia e mi-gliaia di donne, uomini e bambini costretti ad abbandonare la loro terra e le loro case in un esodo dalle dimensioni bibliche.

Elisa Tamborrino

N.171 – SETTEMBRE 200111 SETTEMBRE 2001: LA STORIA CAMBIA IN DIRETTALe immagini degli aerei che si abbattono sulle torri e le fanno crollare arriva-no mentre il Portico è in fase di composizione.

É NECESSARIO RICOMINCIARE DA CAPO PER RICOSTRUIRE CIÒ CHE LA FOLLIA HA DISTRUTTO

Elena Carletti

N.171 – SETTEMBRE 2001I DRAMMATICI AVVENIMENTI DELL’11 SETTEMBRE: È NECESSARIO ESSERE UNITI, FERMI E DETERMINATIDobbiamo avere davvero la consapevolezza che sono cambiati e stanno cambiando equilibri politici e sociali a livello mondiale e si è aperta una fase nuova, di grande incertezza e timore nella comunità internazionale.

On. Elena Montecchi

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171 - SETTEMBRE 2001IL DURO LAVORO DELLE MONDINE “IN PIEMUNT”In occasione della manifestazione denominata Risaia, svoltasi presso il rifugio Sculazzo il 15 e 16 Settembre scorso, tra i momenti di spettacolo e quelli di riflessione culturale, si è ricordato il duro lavoro delle mondariso. Una signora ha letto un racconto tratto dai ricordi della sorella. Ve lo riproponiamo.

Lucia Veneri

LA MEMORIA È IL DIARIO CHE CISCUNO DI NOI PORTA SEMPRE SE’“L’importanza di chiamarsi Ernesto” Oscar Wilde

208 - GENNAIO 2005GIORNO DELLA MEMORIA IN RICORDO DEI “SOMMERSI E DEI SALVATI” DI IERI E DI OGGIIl 27 Gennaio 1945 la liberazione del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz pose il mondo davanti all’orrore della Sho-ah. La coscienza delle dimensioni di quella tragedia (l’uccisione di sei milioni di ebrei, la deportazione e la privazione di tutti i diritti di milioni di persone), insieme agli orrori della guerra, diede uno slancio originale e irripetibile, all’opera di ricostruzione di un mondo profondamente lacerato e distrutto.

On. Elena Montecchi

N.188-MARZO 2003

DONNE PER LA PACELe donne della Bassa Reggiana e le donne novellaresi unite per un No alla guerra

Joud Mahjoub

N.200 –APRILE 2004MUTILAZIONI GENITALI E INFIBULAZIONE: UNA LEGGE PER LA TUTELA DEI DIRITTI DELLE DONNE IMMIGRATEVivono troppo spesso una doppia emarginazione. Im-pegnate nel tentativo di emanciparsi dalla posizione subalterna in cui sono relegate nelle culture di origine e di affermare il loro ruolo di cittadine in una società che ne rispetti i diritti e le diversità: sono le donne immigrate che nel nostro Paese costituiscono un “popolo invisibile” di migliaia di persone.

On. Elena Montecchi

N.70 – MARZO 1992IL VOTO DELLE DONNE DECISIVO PER AFFERMARE I DIRITTI NEL MONDO DEL LAVORO

Cristina Chierici

PARTICOLARE “LA STAZIONE DI PERPIGNAN” 1965

SALVADOR DALÌ

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le Amiche del Portico30 anni con VoiNovellarese, figlia dei fornai Antonio e Tullia, madre di Fausto, zia di Beatrice e Alberto, compagna di Omero.Da giovane, assessore alla Cultura e Sport a Novellara, diventa poi fun-zionaria all’Organizzazione e Commissione Femminile dell’ultimo perio-do del P.C.I a Reggio Emilia.Mantiene ancora oggi la passione per la “Politica” insieme a quella per l’Arte.E’ consigliere Proloco.E’ fiorista specializzata in allestimenti per eventi e matrimoni. Rossella

Eunini

Settembre 2011 – Redazione de “il Portico”

ientriamo dalle ferie estive, ci ritroviamo. - Continuiamo nel lavoro? ne vale pena? allora le donne

ci sono? Sì, le donne ci sono, hanno scritto, relazionato, rubricato, intervi-stato, commemorato - Ce ne sono tante, ma ce la possiamo fare -Le riconosciamo, le contattiamo. - Se ci stai, lo faremo il libro-- Perché un libro? - - Perché ci sta, dopo 30 anni di informazione e di ascolto, “Il Portico” se lo merita, cosa dici?-- Ma io non scrivo più da un po’…-- Però hai scritto, ci sei, ti abbiamo ritrovato…, se vuoi puoi parlare di te o di qualcosa che ti riguarda -- Ma come?-- Come ti viene, c’è sempre qualcosa di sospeso che possiamo fissare, puoi prenderti un po’ di tempo per te e provarci - - Ci penso, parlare di me o di qualcosa di mio non sarà facile -- Grazie, ti informo per e.mail, noi ci crediamo, siete tante e una visibilità vi è dovuta. Avete dato senza chiedere, avete dato. Grazie -E così per settanta e più contatti, con la speranza che il sogno si avveri e che il tempo sia sufficiente.

Gennaio 2012 - Redazione de “il Portico” -Tanti passaggi ancora mancano, bisogna avere un preventivo dalla tipografia, trovare un modo per impaginare, rincorrere le redattrici perché la loro foto è impubblicabile - ma non hanno altro?-, fare un programma per il finanziamento, rispondere al Comune per il patrocinio, organizzare lo spettacolo, e la presen-tazione del libro? data, luogo, relatrici, bene, rispondono, confer-mano, ci saranno…E anche questo è fatto!! Tutto mentre rovino la vita a Rinaldo per impaginare con i tempi stretti che ci ritroviamo….ma ce la faremo, vero? Intanto le don-ne continuano a invadere la redazione de “Il Portico”. Monica col pancione e il computer, Fosca che passa le notti a correggere i testi, Valda che scappa di casa per venire in aiuto, Mariuccia che tra un bimbo e l’altro non vede l’ora di esserci, Silvia la prima ad arrivare, Eugenia e Severina sono “l’asso di briscola”, Roberta e Paola da casa costituiscono la redazione on-line insieme a Barba-ra Rossi che arricchisce la mia posta elettronica con gli “aforismi scarcerati”!! Perché con il computer non ci sono limiti di luogo e di orario, vero Barbara?! Sì…frenesia e dolcezza, chiacchiere e disciplina, sospiri e rabbie, che bei visi mi scorrono davanti e che belle vite mi sono state raccontate, quante porte sono state aperte, quanti luoghi abbiamo visitato, quante emozioni abbiamo condiviso, per lo più di pomeriggio, per nove mesi, tutto in una

stanza, la sede della redazione de “Il Portico”.Per questo libroPer le giovani donne di MartaHo parlato tanto e non sono una oratriceHo scritto tanto e non sono una scrittriceHo passato ore e ore al computer e mi è ancora sconosciutoHo telefonato, ho invaso territori, ho diviso e condivisoHo trovato nelle Donne la forza delle Donne Ho trovato Le Amiche per condividere un viaggioChe continua se tu mi stai leggendo

Scrive per da marzo 1983

N.177 – MARZO 2002RIFORMA DELL’ART.51 DELLA COSTITUZIONE: NUOVE OPPORTUNITA’ PER AVERE PIU’ DONNE IN POLITICALa Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza (345 voti favorevoli su 381 votanti) la modifica dell’art. 51 della Costituzione che nella sua formulazione favorirà in modo più incisivo la parità di accesso di uomini e donne alle cariche elettive.

On. Elena Montecchi

N.206 -NOVEMBRE 2004UNA COSTITUZIONE PER L’EUROPA25 Paesi, 450 milioni di abitanti. Una Costituzione. Il 29 ottobre a Roma i Capi di Stato e di Governo dei 25 Stati membri della UE hanno firmato il testo della Carta Costituzionale dell’Europa. Un fatto politico storico, una tappa fondamentale nel processo di integrazione. Un documento articolato che unifica i precedenti Trattati e nel quale è inserita la Carta dei Diritti Fon-damentali.

On. Elena Montecchi

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Ho iniziato a collaborare con “Il Portico” molto tempo fa, quando, eletta alla Camera dei deputati nel collegio del-

la Bassa reggiana, mi posi il problema di dialogare costantemente con gli elettori e i cittadini del territorio che dovevo rappresentare in Parlamento.Nei primi anni ’90 Internet si avviava a compiere i primi passi e gli strumenti a disposizione per ascoltare e per parlare con le persone, oltre all’indispensabile contatto diretto, erano proprio i giornalini oltre alle radio locali.“Il Portico” con la sua redazione e in particolare con Paolo Pater-lini, fu per me uno strumento prezioso per stabilire un costante collegamento con la gente di Novellara. Recentemente ho riordinato il mio archivio, che ho donato all’Isto-reco (anche perché chi lo voglia, possa verificare la mia attività) e ho rivisto e talvolta riletto tutto ciò che ho scritto per il “Il Por-tico”. Tanti articoli, tante risposte a lettere e quesiti dei lettori che rappresentano tutt’oggi un piccolo spaccato della recente storia politica ed economica del nostro paese.Questa collaborazione si incentrava fondamentalmente su due aspetti: informare nel dettaglio sulla discussione e sulle decisioni più significative del Governo e del Parlamento e, al tempo stesso, confrontarmi con le richieste specifiche delle persone, con i loro giudizi e con le loro aspettative.Per me è stata una bella esperienza e spero di aver dato ai lettori almeno una minima parte di quanto ho ricevuto.Sullo sfondo di questa forma di comunicazione c’era ben presente quell’insieme di valori e di funzioni che, anche sulla base della nostra Costituzione, caratterizzano l’eletto in Parlamento, che ri-sponde ai propri elettori e alla propria coscienza del suo operato.Nella mia attività di parlamentare e membro del Governo ho an-che vissuto momenti complessi, momenti nei quali il rapporto con gli elettori diventava assai difficile. Mi riferisco per esempio, alle decisioni riguardanti le azioni militari italiane in Kossovo e, poi, in Afghanistan. Chi ricopre delle responsabilità deve prendere deci-sioni anche nella consapevolezza, come nel caso, appunto, delle missioni militari, che dal proprio voto dipendono delle vite umane.Queste sono state le decisioni più dure e travagliate di tutta la mia vita parlamentare, un dramma personale che non potevo sino in fondo trasmettere ai miei elettori perché dovevo innan-zitutto spiegare le ragioni politiche, oltreché umane, che resero purtroppo necessari quegli interventi.Di questo ebbi modo di parlare con i cittadini novellaresi e tanti di loro non condivisero quelle miei scelte e decisioni. In nome della pace, che rimaneva anche per me un obiettivo fondamentale, tra loro e me si scavò, in alcuni momenti e con alcuni di loro, una

grande differenza.Io avevo l’obbligo politico e morale di decidere e poi di rendere conto delle mie scelte; loro avevano la grande possibilità demo-cratica di dissentire radicalmente.Questa differenza si chiama responsabilità di esercitare il potere democraticamente definito.Oggi, nel momento in cui le nostre istituzioni democratiche sono in crisi e fatte oggetto di un inaudito attacco mediatico, appare persino ingenuo raccontare come, solo pochi anni fa, si descrive-vano su un giornalino le vicende più importanti della vita parla-mentare.Eppure ricordare questa piccola esperienza penso sia utile perché testimonia di una relazione tra eletto ed elettore che si è trasfor-mata nel corso di questi anni e non sempre positivamente.Gli eletti in Parlamento in questa legislatura, quei tanti onesti e rigorosi che si assumono quotidianamente l’onere di decisio-ni pesanti, devono fronteggiare un risentimento popolare indotto mediaticamente, che rischia di fare di ogni erba un fascio, di con-fondere la necessità di riformare profondamente lo stato e anche di ridurne la dimensione, con la messa in discussione della legit-timità delle stesse istituzioni democraticamente elette dal popolo.Penso che all’impegno profuso dal Presidente della Repubblica per far sì che “noi italiani si torni ad avere fiducia nelle nostre per-sonali e collettive risorse e nel futuro del Paese”, debba accom-pagnarsi quello degli eletti e delle forze politiche per rinsaldare il legame con i cittadini: l’Italia uscirà dalla crisi anche se saprà rinnovare le proprie Istituzioni e renderle più forti perché più de-mocratiche.Perciò ritengo utili, oggi come ieri, tutte le forme di ascolto e di dialogo tra eletti ed elettori tra cittadini e politica, anche perché per un paese timoroso e diffidente come è oggi il nostro, la poli-tica continua ad essere uno strumento indispensabile di coesione nazionale e uno strumento efficace per evitare che il paese pre-cipiti in un allargamento delle diseguaglianze e prevalga la legge del più forte.Quando mi è capitato di essere direttamente impegnata in politi-ca, cosa che da qualche anno non sono più, ai miei concittadini ho sempre cercato di dare risposte e anche se a volte li ho delusi, il dialogo e il confronto sono sempre stati intesi e costruttivi.Anche per questo debbo a “Il Portico” uno speciale ringraziamen-to, come parte di quella esperienza collettiva, così importante per me ma credo anche per moltissimi cittadini. E’ servito, credo, alla democrazia, al suo sviluppo e ancora potrà servire.Per questo, oltre che a porgere un caloroso ringraziamento, non posso che augurargli una lunga vita!

Elena Montecchi, 57 anni, nata e residente a Reggio Emilia.Dopo il Diploma Magistrale si impegna nella attività politica di base, militando nell’Unione Donne Italiane e nel PCI.Consigliere comunale e Assessore alle Politiche sociali al Comune di Reggio Emilia, entra in Parlamento nel 1986.Componente dell’Ufficio di Presidenza della camera dei deputati dal 1992 al 1996, quando l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricopriva il ruolo di Presidente della camera.Dal 1996 al 2001 è stata sottosegretario al Ministero del Lavoro e dal 1998 sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei Ministri.Dal 2001 al 2006 è stata Vice Presidente del Gruppo parlamentare DS-Ulivo e componente della Commissione Affari Costituzionali della camera dei deputati. Dal 2006 al 2008 è stata Sottosegretario al Ministero delle Attività Culturali.Dal 2009 è componente della Commissione Nazionale di Garanzia per l’esercizio del diritto di sciopero nei Servizi pubblici essenziali.Dal 1996 al 2006 ha collaborato al quotidiano ”L’Unità” e alla rivista culturale “Reset”.Con Tiziano Treu, Marco Biagi e Massimo Antonello ha pubblicato “Il Mercato del Lavoro in Italia”, Utet edizioni.Nel 2005 ha pubblicato il volume “Le bimbe di Kabul”, un diario sulla guerra in Afghanistan, presso l’editore Aliberti. Scrive per

da maggio 1991 al luglio del 2005

Elena Montecchi

OGGIGIORNO SI CONOSCE IL PREZZO DI TUTTO, E IL VALORE DI NIENTE.IL RITRATTO DI DORIAN GRAY Oscar Wilde

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

Scrive per da novembre 2008

Ho 31 anni e sono nata a Guastalla il 21 giugno1980. Sono diplomata in Ragioneria, ho partecipato nel 1998 ad un progetto di formazione che mi ha portato in Germania a studiare il Tedesco e il Marketing. Appena diplomata ho iniziato subito a lavorare con un lavoro stagionale, poi ho trovato un posto fisso da un commercialista ed ora (da 4 anni) sono impiegata amministrativa presso un’azienda. Mi piace molto il mio lavoro e mi ritengo fortunata per questo. Ho sempre vissuto nella frazione di San Giovanni e tutt’ora vi abito con mia mamma. Ho praticato diversi sport come il nuoto, la pallavolo e il calcio. Tra le mie passioni ci sono i viaggi, disegnare e dipingere, il canto, il ballo, la cucina e stare in compagnia degli amici. Nel 2008 è iniziato il mio percorso politico all’interno del PD, con le elezioni amministrative di Giugno 2009 sono diventata Consigliere Comunale per il gruppo Uniti per Novellara e nel Maggio 2010 sono stata eletta Segretaria del Partito Democratico di Novellara.

Questo credo che sia per me uno dei pezzi più difficili da scrivere. Molte persone mi conoscono per quello che

faccio o per gli incarichi pubblici/istituzionali che ricopro. Sono Consigliere Comunale e Segretaria del Partito Democratico di No-vellara. Oltre a questo però c’è altro e non è facile raccontare di se’. Mi fermo un attimo a pensare. Guardo indietro com’ero, una ragazzina molto timida che aveva paura delle persone e del mondo, molto legata alla famiglia e agli amici, che per lei rap-presentavano un rifugio sicuro. E guardo al presente, quello che sono ora, quello che le esperienze positive e negative della vita mi hanno insegnato e mi hanno fatto diventare. Un’esperienza di studio all’estero , anni fa, mi ha dato la possibilità di crescere e di contare sulle mie forze ma soprattutto ha alimentato in me la curiosità di conoscere altre culture e altri paesi. Una delle cose che adoro infatti è proprio viaggiare….. i viaggi sono momenti della vita in cui ci si estrania, si esce da quella che è la propria vita normale e ci si lascia incantare dalla natura, rapire dai pae-saggi, dai colori, dalle tradizioni e culture di nuovi paesi e nuovi popoli. I viaggi e le persone che ti accompagnano sono in grado di regalarti emozioni e di farti apprezzare le cose belle della vita quando le sofferenze o i ritmi frenetici e lavorativi di tutti i giorni ti impediscono di vederle e riconoscerle. Negli anni ho coltivato interessi come la pittura, la musica e il ballo. Sono tutte arti che, in passato come ora, mi danno la possibilità di esprimere ciò che sento, di lasciarmi andare, di trasmettere qualcosa. Per 5 anni ho studiato e ballato Tango Argentino, mi ha affascinato per la storia e la cultura che racchiude in s’è. Il Tango non è solo un ballo, è un modo di essere, un modo di vivere, insegna l’educazione e il rispetto verso gli altri. La musica ha sempre accompagnato ogni momento della mia vita. Mi infonde energia e carica. Oltre ad ascoltarla, mi diverto ogni tanto a suonare la chitarra, canto in un coro parrocchiale e ultimamente sono riuscita a ritagliarmi del tempo da dedicare un po’ più seriamente al canto individuale. Non sono solo mezzi di espressione, ma rappresentano anche momenti di divertimento e di sfogo per rilassarsi o scaricare le tensioni. Sono una persona generalmente molto tranquilla e pa-cata, ma spesso per un nonnulla vado in confusione o mi agito. Sono riflessiva ma talvolta mi lascio guidare dall’istinto e trasci-nare dalle emozioni. Mi piace ascoltare le persone ed aiutarle, ma difficilmente parlo di me o cerco aiuto negli altri. Sono una persona abbastanza attiva che tende sempre a darsi da fare in un modo o nell’altro. Sono solare e allegra, d’altra parte non poteva essere altrimenti essendo nata il primo giorno d’estate. Ho avuto momenti difficili da superare (ma come ogni persona credo), mi sono abbattuta ma mai piegata completamente. Ho imparato che bisogna sempre rialzarsi e guardare avanti, qualcosa di bello la vita te lo riserva sempre. Questi sono aspetti di me che poche persone conoscono, anzi, direi solo le persone a me più vicine e gli amici. Chi mi conosce bene sa anche che mi piace tantissimo cucinare e soprattutto cucinare per gli altri. Sono un po’ estrosa in questo campo, mi piace inventare e sperimentare. Non seguo mai una ricetta alla lettera, devo sempre mettere un po’ del “mio” così come in ogni cosa. Mi piace stupire e sorprendere le perso-

ne. Gli amici e la famiglia sono elementi fondamentali nella mia vita. Sono le persone a cui penso sempre, anche in ogni cosa che faccio. Da quando mi sono impegnata nella politica, ovviamente, il tempo libero da dedicare alle mie passioni si è ridotto notevol-mente. Quando mi prendo un impegno, cerco di portarlo avanti al meglio e di dedicarci tutto il tempo che richiede. Tra gli alti e bassi, tra le varie difficoltà devo però dire che l’ esperienza in Co-mune e in politica mi ha rafforzato il carattere e soprattutto mi ha dato la possibilità di conoscere meglio il mio paese e i novellaresi, nonché di ascoltarli e relazionarmi con loro. Quello che faccio, lo faccio con lo spirito di mettermi a disposizione e al servizio dei miei concittadini. E’ una bella sensazione il rendersi utile, dare il proprio contributo per il paese…. o almeno provarci! Se dovessi pensare ad un qualcosa che mi rappresenti o rappresenti la mia vita sceglierei senz’altro la parola viaggio. La vita è un viaggio. Il viaggio è spostamento nel tempo e nello spazio, è cambiamento, scelta, crescita, conquista o perdita, soddisfazione o delusione, conoscenza, gioia o dolore. Un viaggio è sempre un percorso, fat-to di esperienze e di persone (presenti o che non ci sono più). Un viaggio ci regala sempre qualcosa e noi a nostra volta lasciamo sempre qualcosa di noi in esso.

Milena Saccani Vezzani

N.264 - FEBBRAIO 2010

“IL SILENZIO DELLE INNOCENTI…”

Il 25 novembre è stata “la giornata Internazionale contro la vio-lenza alle donne” giornata che oltre a far riflettere ha l’obiettivo di…”rompere il silenzio”.A tutela delle vittime di violenza sono sorte dall’inizio degli anni ‘70le “Case delle Donne” che operano sia come centri d’ascolto che come strutture abitative.A Reggio Emilia è presente l’Associazione “Non da sola” e questi sono i recapiti: via Spani, 12/a – tel.0522/506388 Casa delle donne tel. 0522/920882 – Email: [email protected] sono tanti modi per denunciare e per poterne parlare, anche a Novellara l’Amministrazione Comunale è a disposizione e in ascol-to, così come l’istituzione I Millefiori tel.0522/654948 e Telefono Amico tel.0522/653822.

Fiorenza Ferrari, Milena Saccani Vezzani, Barbara CantarelliAgnese Vezzani, Francesca Luppi, Maria Ghizzi

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Chi sono io, oggi, anno 2012?

Bella domanda! Questa è la prima cosa che ho pensato quando mi è

stato richiesto di fare questo articolo per il trentennale del Portico e devo confessare che in un primo momento ho declinato l’invi-to, un po’ per pigrizia, un po’ per timidezza e per la difficoltà di mettersi a pensare e di descriversi di fronte al mondo. Poi però l’avvicinarsi della scadenza mi ha fatto ricredere, perché trovo che non sia una forma di protagonismo, ma al contrario si tratti di una bella iniziativa che rende onore e storia ad uno strumento di comunicazione di Novellara, che riceve anche varie critiche, ma che comunque tutti leggono e attendono con curiosità.Nel 2012 mi trovo più o meno a metà del cammino della mia vita, sperando nella longevità femminile della mia famiglia e posso dire di sentirmi una donna che ha realizzato in parte le sue aspetta-tive e le sue ambizioni di adolescente, per altre ho ancora tante cose da fare e da realizzare. Ho avuto modo di viaggiare molto e di conoscere da vicino dei paesi e delle realtà sociali e culturali che mi hanno incuriosito fin da piccolina: ho passato buona parte dei miei ultimi vent’anni in giro, per studio e lavoro, in Russia, Ucraina e altri paesi dell’ex blocco sovietico e mi faccio vanto del fatto che ho potuto girarli in lungo e in largo conoscendoli da vicino e dall’interno. Tante idee che mi ero fatta leggendo libri o ascoltando racconti sono crollate miseramente, ma l’esperienza di conoscere, comunicare e scambiare esperienze e opinioni con mondi culturali diversi ha ripagato senz’altro certe delusioni. Ci sono stati momenti di difficoltà, soprattutto negli anni 90, quando andare in quei paesi non era certo un divertimento, ma anche questo è da annoverare tra le esperienze di vita che aiutano a crescere e a fortificarsi. Ricordo ancora il bigliettino di auguri per la laurea che mi fecero le mie amiche, compartecipi dei vari colpi di stato e delle innumerevoli disavventure da me vissute in quegli anni. Poi anche in quella parte del mondo le cose si sono pian piano regolarizzate e ora andare a Mosca è un po’ come andare

Scrive per da ottobre 1990

a New York, sempre però con il fascino che il mondo slavo ha, al-meno per me. E poi ci sono stati anche tanti viaggi di piacere, per vacanza, in altre parti di Europa e del mondo, che mi hanno dato modo di conoscere realtà diverse dalla nostra, sempre con un occhio particolare per il modo di vivere delle persone del posto, usi, costumi, abitudini locali: in fondo ciò che mi ha sempre spinto a viaggiare è stata la curiosità di vedere da vicino mondi diversi, di imparare a conoscere le persone, le loro abitudini alimentari, il loro modo di vivere e divertirsi, di studiare, di crescere.Eppure, nonostante l’amore per i viaggi e la curiosità che c’è alla base, io mi sento, soprattutto oggi 2012, ma in generale negli ultimi anni, prima di tutto una cittadina di NOVELLARA. Devo dire che dopo un periodo lontano, periodo di “sopportazione” che ten-de ad accorciarsi sempre di più, sento il bisogno e l’esigenza di tornare a casa, nella mia terra e nella sua provincialità. E’ solo qui che riesco veramente a rilassarmi, tra le braccia della mia fami-glia e del mio ambiente. In questa sensazione influisce senz’altro l’educazione che la mia famiglia di origine mi ha dato, sempre sol-leciti a insegnarmi a occuparmi degli altri, di fare cose per la mia città, per il suo ambiente, per il suo benessere. Conoscere altre realtà, vivere anche per certi periodi lontana, ti fanno apprez-zare molto di più la qualità della vita che abbiamo a Novellara, cittadina comunque piena di iniziative, di servizi e nel suo piccolo abbastanza animata.Ed è proprio in occasione di questo anniversario, che la mia testi-monianza vuole essere un tributo alla nostra Novellara e alla sua gente, in particolare alle donne di questa terra, che hanno una tempra e una forza che ci hanno permesso di arrivare oggi a un benessere e ad una libertà che solo mezzo secolo fa sembravano un miraggio.Se sono quello che sono oggi lo devo sicuramente a me stessa, ma lo devo innanzitutto a mia nonna e a mia mamma, che mi hanno cresciuta ed educata in un modo che mi fa sentire or-gogliosa di essere una donna novellarese, anche quando sono dall’altra parte del mondo.

ElisaTamborrino

Anni 42Nata a Novellara, residente a NovellaraLaurea in Lingua e Letteratura Russa, Università di BolognaLibera professionista

DELLE DONNE NON HO MAI CAPITO NIENTE E MORIRÒ SENZA RIUSCIRCI. Alain Delon

N.107 - NOVEMBRE 1995

DOPO VENT’ANNI LA CAMERA APPROVA LA NUOVA LEGGE SULLA VIOLENZA SESSUALEIl punto più importante della nuova legge è considerare il reato di stupro come reato contro la persona e non più, come era invece previsto dal codice Rocco, contro la moralità pubblica e il buon costume.

On. Elena Montecchi

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

N.269 - LUGLIO 2010

PAELLA DI PESCE E CARNE

Ingredienti per 4 persone:400 gr. di riso 2 bustine di zafferanoa discrezione 1 cucchiaino da caffè di curry 8 gamberoni medi 8 scampi piccoli 300 gr. di salsiccia 200 gr. di petto di pollo oppure 2 coscette di pollo piccole1 peperone rosso - prezzemolo 80 gr. di piselli 400 gr. di cozze 400 gr. di vongole

Procedimento: lavare e tagliare a quadrettini il peperone, spadellarlo con poco olio, tenerlo in caldo nel forno.Nella stessa padella spadellare i piselli e por-tarli a metà cottura con poco brodo e tenerli in caldo accanto ai peperoni. Tagliare a quadret-tini il petto di pollo e spadellarlo. Nella stessa padella sgranare e spadellare la salsiccia e te-nere in caldo vicino alle verdure. Spadellare gli scampi e i gamberoni e tenerli in caldo. Fare rosolare nella paelliera poca cipolla in un po’ d’olio d’oliva, unire il riso, bagnare con vino bianco, lasciarlo evaporare, unire lo zafferano, bagnare con brodo di pesce e portarlo a cot-tura (N.B. si può utilizzare un brodo leggero di carne o un brodo vegetale). Quando il riso è quasi cotto unire tutti gli ingredienti tenuti in caldo. N.B. se si usano le coscette di pollo cuocerle al forno e tagliarle a metà. Infine aprire le cozze e le vongole e guarnire la paella. Aggiustare di sapore e a discrezione una spruzzata di prez-zemolo.

N.285 - GENNAIO 2012

FRITTELLE DI BIETOLE DELLA NONNA

Ingredientikg 1 foglie di bietole tagliate sottiligr 0.250 lardo macinatogr 0.300 parmigiano reggianogr 0.260 farina biancagr 0.15 sale finon. 6 uova interen. 2 spicchi di aglion. 1 cipollan. 2 manciate di panen. 1 bicchiere di olio d’olivan. 1 manciata di prezzemolo

PreparazioneIn una ciotola mettere cipolla, aglio, prezzemo-lo tagliato fine, amalgamare bene tutti gli ingre-dienti e friggere. La nonna consiglia di usare lo strutto per frig-gere e di accompagnare le frittelle con un buon lambrusco delle Terre Verdiane.

FRITTELLE DI CALAMARI CON VERDURE E FIORI DI ZUCCA

Ingredienti per 10 personeCalamari kg 1 - Fiori di zucchina n. 10Sedano n. 1 gamba - Finocchi n.1 Zucchine gr.200 - Prezzemolo tritato gr.10Olio d’arachidi Lt.1Ingredienti per la pastella Farina bianca gr.300 - Acqua gassata gr.300 Uova n.3 Sale e pepe

Preparazione: pulire i calamari e tagliarli a forma di bastonci-no. Preparare una pastella con la farina, l’uovo e l’acqua, salare e pepare. Mondare le verdu-re e tagliare il finocchio a julienne, il sedano e le zucchine con la mandolina; tagliare poi i fiori di zucchina allo stesso modo, tritare il prezze-molo.Unire tutti gli ingredienti alla pastella, formare delle matasse e friggere in olio caldo a 160°.Scolare su carta assorbente. Disporre due o più frittelle nel piatto di servizio e servire subito.Vino consigliato: Bianco di Custoza “Monte del Fra” - Sommacampagna

ZUPPA INGLESE “REGGIANA”

Ingredienti

2 pacchi di savoiardi

1 litro di latte + 50 gr. di zucchero

5 tuorli d’uovo

1 uovo intero

250 gr. di zucchero

80 gr. farina 00 per crema

100 gr. farina per cioccolato

200 gr. cioccolato fondente a pezzi

liquore Alchermes

N.276 - MARZO 2011

N.268 - GIUGNO 20102012

PreparazioneMontare le uova con lo zucchero bello spumo-so e aggiungere la farina.Quando bolle il latte zuccherato, preparare la crema e lasciare bollire per 5 minuti.Tagliare in tre parti i savoiardi, bagnarli con alchermes, fare strati con crema e cioccolato e mettere in frigorifero lasciando riposare un giorno. Buona zuppa!

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N.273- DICEMBRE 2010

ono nata a Reggiolo, ma sono 38 anni che vivo a Novellara. Qui ho cominciato a lavorare come magliaia, poi in fabbrica con la plastica.

Fortunatamente ho trovato lavoro come cuoca e questo mi ha riempito di soddisfazioni.Mensa dell’ospedale di Guastalla, RSA e scuola di Brescello e, per ultimo, la casa di ripo-so di Pomponesco: luoghi di lavoro dove mi sono sentita utile e realizzata. Che fossero bambini o meravigliosi anziani, accoglievano, con “salti di gioia”, le mie costine o il mio cotechino con la verza per non parlare della mia ciambella. Attraverso il cibo che prepa-ravo, ho capito di valere e di riuscire a dare la parte migliore di me.Poi un giorno mi dissero che dal primo ottobre ero in pensione e io non volevo andare perché mi sentivo ancora giovane!!! E il lavoro mi piaceva troppo!!!Quindi mi sono impegnata nel volontariato a tempo pieno.Ai ragazzi del SAD, che sono stupendi, ho insegnato a cucinare, a “intagliare” le verdure, e così ho continuato ad imparare e a conoscere.A casa, quando devo sedermi, per riposare le gambe, le mie mani continuano a lavorare: ricamo, ricamo, ricamo e sono felice.Ma poi, non vi ho detto, faccio una cosa stupenda: la nonna!!

Eletta Panizza

Scrive per da giugno 2010

SE LA DONNA FOSSE UNA BUONA COSA, DIO NE AVREBBE UNA. Anonimo

TORTINO DI PERE E FONDENTE CON SALSA AL BALSAMICO

Ingredienti per 10 personePasta frolla g. 300Vino bianco cl. 3Limoni n. 1Cannetta n.1 steccaLiquore all’amaretto g.30Cioccolato fondente g.200Burro g.100Uova n.2Tuorli d’uova n.4Zucchero g.100Farina g.60Pere William n. 3Mandone a filetti g.50Zucchero a velo quanto bastaFrutti della passione n. 5Per il caramelloZucchero g.100Acqua g.50Limone 1 gocciaAceto balsamico g.50Panna liquida g.200Pirottini d’alluminino n.10

Preparazione: Mondare le pere e levare il torsolo, cuocere in acqua, zucchero, succo di limone, cannella e li-quore d’amaretto per circa 20 minuti. Tirare la pasta frolla e tagliare dei dischi, bucherellarli e cuocere in forno a 160° per circa 5 minuti. In un pentolino cuocere lo zucchero con l‘acqua fino a quando sarà di colore biondo. Aggiungere l’ace-to balsamico tutto in una volta, togliere dal fuoco e coprile con un coperchio. Dopo qualche minu-to controllare che la salsa si sia amalgamata ed eventualmente rimettere sul fuoco per addensare. Aggiungere la panna, porla sul fuoco fino a ridur-la per metà del suo volume. Far bollire ancora per 10 minuti. Montare i tuorli d’uovo e l‘uovo intero con lo zucchero nello sbattitore elettrico a veloci-tà massima. Far montare il composto. Sciogliere a fuoco moderato il cioccolato e il burro e incorpo-rarli gradualmente al composto di uova montate; infine aggiungere la farina. Riporre in frigorifero per 1 ora. Tagliare le pere a pezzettini e unire alla pasta di cioccolato.Mettere 10 cerchi d’acciaio sulla placca da for-no. Sopra la base disporre il disco di pasta frolla, riempire con la pasta di cioccolato, coprire con i fìletti di mandorle e introdurre in forno per 6 minuti a 180”. FAUSTO BIANCHINI

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le Amiche del Portico30 anni con Voi

N. 137 - LUGLIO 1998

N.181 – LUGLIO 2002

N. 204 - SETTEMBRE 2004

COCKTAIL HAWAIANO

Ingredienti:3 dl di succo d’ananas – 3 dl. Di succo di pom-pelmo –3 dl di succo d’arancia – 6 fette di ana-nas – 3 cubetti di ghiaccio

Preparazione.Metti nella caraffa tutti gli ingredienti, mescola-re a lungo con un cucchiaio di legno. Versa nei bicchieri da bibita con il bordo brinato e decora con una fetta di ananas.Per brinare il bordo del bicchiere intingerlo nel succo di arancia o di limone e poi passarlo nello zucchero che si attaccherà al bicchiere.

CARCIOFI IN INSALATA

Ingredienti per 4 persone4 carciofi, 100 gr. di parmigiano a scaglie, 4 ce-spi di radicchio, 100 gr. di pan carrè, 1 limone, 1 cucchiaino di pasta d’acciughe, 1 cucchiaino di origano, 1 cucchiaio di olio extra-vergine, sale e pepe.Preparazione: Pulire i carciofi e tagliarli a spicchi sottili. Pulire il radicchio e tagliarlo finemente. Togliere la cro-sta al pancarrè, sbriciolare la mollica e tostarla in padella con un cucchiaino d’olio. Togliere dal fuoco e spolverare di origano. Mettere i carciofi e il radicchio in un’insalatiera e unire metà del parmigiano a scaglie. Unire la pasta d’acciughe in una ciotola, aggiungere il pepe, l’aceto, l’olio ed emulsionare. Aggiustare di sale. Versare la salsa sull’insalata e mescolare. Poi cospargere con il pane tostato e il restante parmigiano.

Anna Bernabò

FLAN FREDDO DI PEPERONI ROSSI

Ingredienti per 4/5 persone:700 gr. di peperoni rossi, 2,5 dl. di panna, 1 dl. di aceto, 4 fogli di colla di pesce, 1 cipolla media, olio, burro.Procedimento:Fare appassire la cipolla con olio e burro a fuoco medio; aggiungere i peperoni preceden-temente tagliati a pezzetti e cuocerli per 15 minuti. Lasciarli raffreddare; intanto mettere a bagno nell’acqua calda la colla di pesce e far-la ammorbidire. Frullare i peperoni nel mixer e unirvi la colla di pesce, la panna montata, l’aceto fatto restringere sul fuoco, sale e pepe.Mescolare bene il tutto e versare in uno stampo unto d’olio. Fare raffreddare in frigorifero per tre ore. Servire a fettine con un cucchiaio di po-modoro fresco tagliato a pezzetti e condito con olio, aceto, sale e pepe.

Diego e Sabrina

SILVANA NIZZERO

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OGNUNO È FELICE QUANDO CREDE DI ESSERLO Anonimo

N.164 - GENNAIO 2001

N.192 – LUGLIO 2003 N. 156 – APRILE 2000

RUSTICA DI LEGUMI E ORZO

Ingredienti per 4 persone:gr. 150 orzo perlato- gr. 150 piselli surgelati-2 carote- 3 scalogni- 2 coste di sedano- 4/5 po-modori pelati- 1 ciuffo prezzemolo – gr. 100 di canellini in scatola – olio extravergine – burro 2 dadi - sale – peperoncinoPreparazione:metti l’orzo in ammollo in acqua per qualche ora. Affetta sottilmente gli scalogni e falli sof-friggere dolcemente in tegame con olio e bur-ro- unisci le carote tagliate a dadini e i piselli surgelati, il sedano tagliato a fettine e i pelati a pezzetti. Lascia insaporire quindi unisci l’or-zo. Aggiungi lt.2 abbondanti d’acqua calda, i dadi e fai bollire per 75’ mescolando ogni tan-to e unendo all’occorenza altra acqua calda, tenendo presente che la zuppa deve risultare piuttosto densa. Poco prima della fine della cot-tura aggiungi i fagioli, il prezzemolo e il pepe-roncino o pepe. Regola di sale e condisci con olio crudo. Anna Bernabò

GRANO ALLA SALENTINA CON PARMIGIANO

Ingredienti:grano saraceno (circa 150 gr. per porzione)-parmigiano reggiano- pecorino pugliese- latte- olio extravergine-

Preparazione:cuocere il grano in abbondante acqua salata per 2 ore. Fondere i due formaggi in una casse-ruola con un fondo di olio d’oliva. Aggiungervi il grano precotto scolato e coprirlo con il latte. Tirare il tutto (come per un risotto) fino a quan-do il latte non si è assorbito. Versare il grano in una ciotola di terracotta e guarnire con scaglie di parmigiano.

Sabrina e Diego L’enoteca

VELLUTATA CON PORRI E YOGURT

Ingredienti per 4 persone:4 grossi porri, 2 patate, ½ dl. di latte, 1 vaset-to di yogurt intero, 50 gr. di parmigiano, 50 gr. di burro, 1 dado, 1 foglia d’alloro, 8 fette di pane casereccio, sale, pepe, olio extravergine.Preparazione:tagliare i porri a rondelle e le patate a dadi-ni. In una padella far fondere il burro, unire il porro e farlo ammorbidire. Quindi aggiunge-re le patate. Sbriciolare il dado e aggiungere il latte, ½ litro d’acqua e l’alloro. Coprire e cuocere a fuoco dolce per circa 40 minuti. Frul-lare il composto a crema, rimetterre il tegame e unire lo yogurt. Salare, pepare aggiungere parmigiano e burro. Mescolare sul fuoco dolce sin quando sarà vellutata e densa. In un’altra padella con poco burro far dorare le rondelle e le foglie verde tenute da parte e tagliuzza-te. Tostare le fette di pane, decorare la crema con le rondelle, condire con olio extravergine e pepe. Anna Bernabò

MARIO VENTURI