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Andrea Carandini Assistente ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana all'universiti di Roma, Professore incaricato della stessa materia all'Universiti di Siena e socio corrispondente k dell'Istituto Archeologico Germanico i Giuseppe Pucci Assistente ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana all'Universiti di Siena L'archeologia oggi

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Andrea Carandini Assistente ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana

all'universiti di Roma, Professore incaricato della stessa materia all'Universiti di Siena e socio corrispondente

k dell'Istituto Archeologico Germanico i

Giuseppe Pucci Assistente ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana

all'Universiti di Siena

L'archeologia oggi

1. Che cosa sono i montlmenti antichi e cos'i l'archeologia?

Per monumenti antichi intendiamo quanto l'uomo ha pro- dotto materialmente - e che si 2 conservato - durante tutta la sua preistoria e una parte, la pih antica, della sua storia: da un milione e piu di anni fa, quando compaiono per la prima volta dei manufatti umani, fino al settimo secolo dopo Cristo, quando con I'invasione longobarda termina I'uniti dell'Italia antica e con la conquista mussulmana si rompe l'uniti del Mediterraneo.

Gli studiosi che si occupano dei monumenti antichi si chiamano archeologi e la loro disciplina archeologia.

Esistono varie categorie di archeologi, ognuna delle quali ha come campo di ricerca un particolare settore cronologico o geografico: preistoria e protostoria, civilti orientali, civil- ta greca e romana (classica). All'intezno di questi settori l'archeologia si articola in ulteriori specializzazioni: i topo- grafi studiano la geografia storica e compilano le carte ar- cheologiche; gli architetti studiano l'architettura e l'urbani- stica antiche; gli storici. dell'arte studiano generalmente la decorazione dei monumenti (pitture parietali, mosaici ecc.) e gli oggetti mobili, siano essi opere d'arte (statue) o oggetti di uso comune (suppellettili); i numismatici studiano le mo- nete; gli epigrafisti le iscrizioni. In realti il sovrapporsi e l'intrecciarsi delle competenze 6 enormemente pib comples- so. 11 mondo accademico tende a parcellizzare il terreno del-

la scienza in minuscole serre per sempre pih sofisticate col: ture; ma sarA bene dimenticare queste suddivisioni da1 mo- mento che le civiltA antiche sono organismi unítari.

Se si vuole ristabilire sui codici medievali il testo origi- nale di un autore antico (Fedro) bisogna conoscere una de- terminata tecnica critica: la filologia. Alio stesso modo per rinvenire e intervenire sui monumenti antichi occorre pa- droneggiare determinate tecniche archeologiche: per esem- pio, la tecnica di scavo.

Nelia fase operativa l'archeologo si awale della coopera- zione di altri specialisti: geometri (rilievi e piante), tecnici della fotografia (interpretazione delie foto aeree), sornmoz- zatori, fisici (prospezioni elettromagnetiche), paleontologi e paleobotanici (analisi dei reperti organici), chirnici (analisi rnineralogiche), restauratori, disegnatori.

Ma l'archeologia non si esaurisce nella ricerca e nel recu- pero dei monumenti antichi. Non basta avere un resto leg- gibile e corretto per comprendere il valore culturale e arti- stico di un'opera letteraria. L'archeologo k colui che ritrova e legge i documenti materiali del passato ma k anche colui che li elabora e l i interpreta, ricostruendo il tessuto connet- tivo di una societA e la civilta che essa esprime.

Se k ver0 che la comprensione del mondo antico in tutti i suoi aspetti presenta delle difficolta particolari che solo un mestiere particolare consente di superare, k solo per ragioni di mestiere, non di metodo, che gli studiosi di antichith si distinguono dagli storici dell'etA moderna.

L'archeolctgia non insegnata nelle scuole. Gli archeologi operano chiusi nelle UniversitA e nelle Soprintendenze dove insegnano, ricercano e conservano (tramite le leggi di tutela) i beni archeologici, spesso in maniera del tutto superata.

L'archeologia deve entrare nelle scuole. 11 mondo classi- co, ad esempio, non e fatto solo di avvenimenti storici (bat- taglia di Salamina), di poeti (Omero), di pensatori (Aristo- tele), cioe di notizie e valori culturali che noi desumiamo dai testi, bensi anche di cittii (Pompei), di cimiteri (necropoli di Cerveteri), di strade (via Appia), di fogne (Cloaca massima),

di ponti, di acquedotti, di case e di ville private (Villa Adriana), di edifici pubblici (Colosseo, terme di Caracalla), di opere d'arte e d'artigianato (sculture, pitture, argenterie, bronzi, ceramiche, vetri, ecc. ), di strumenti di produzione (aratri, zappe ecc.), insomma di quella che possiamo chia- mare la cultura materiale antica, senza la quale non sarebbe avvenuta la battaglia di Salamina, non sarebbero stati scritti i poemi omerici e Aristotele non avrebbe pensato.

l Nella scuola il mondo antico resta qualcosa di libresco o - nella migliore delle ipotesi - qualcosa di puramente lette-

1 rario. Ecco perché il mondo antico appare morto e inutile. Solo la conoscenza diretta dei monumenti antichi, del loro valore e del pericolo mortale che essi corrono pub dare allo

' studio delle culture antíche quella concretezza e quella di- I mensione politica che sono necessarie per afferrare concre- ' tamente il passato e farne uno strumento utile oggi.

Per capire la storia antica non bastano le letture sui ban- 1

chi di scuola. Viviamo in un'epoca in cui l'occhio k il mezzo di conoscenza piu immediato e in cui all'imrnagine vengono affidati i messaggi piu complessi e sottili (cinema, grafica,

, pubblicita, design). Si deve dunque uscire dalla scuola, si deve entrare direttamente in rapporto con i monumenti della citta, nelle zone di scavo, nei musei.

2. A cosa servono i monurnenti antichi?

L'uomo vive in equilibrio fra quello che costruisce (abita- zioni, autostrade ecc.) e quello che non k costruito (la natu- ra) o che e stato costruito prima di noi (paesaggio agricolo, monumenti). Noi non siamo soltanto degli esseri razionali, ma anche degli esseri viventi che hanno bisogno di coltivare il corpo e lo spirito liberamente. Siamo una specie animale che per vivere ha bisogno di un ambiente adatto.

La nostra Costituzione ci ricorda che la Repubblica tu- tela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione B. Purtroppo una Costituzione non trasforma di per

sé la struttura di un paese come il nostro. Cosi la Costitu- zione, anche in questo punto, e stata tradita. 11 cemento 1 dilaga, i boschi bruciano, gli animali agonizzano, i monumen- '

ti antichi scompaiono. Anche noi stiamo morendo giorno per 1 giorno. Ce ne accorgiamo? Un uccello in uno stagno, un vaso fatto e dipinto ad Ate-

ne in una tomba etrusca sono elementi ugualmente impor- l

tanti, ugualmente legati al loro ambiente. Vanno salvati in- sieme.. Sono valori necessari alla nostra specie, sono beni culturali. In questa lotta per la sopravvivenza non si deve distinguere la natura dalla storia. Un uccello in gabbia e de- i , stinato alla morte quanto un vaso antico nella casa di un , privato. I I

1 monumenti antichi sono coperti, affiorano, o sono stati liberati dalla terra. Essi stanno nella campagna, sono il corredo umano della natura. Quando non sono in campagna li vediamo, o ne indoviniamo la presenza, nella trama delle 1 nostre citta. l

Con le foreste, le montagne, i fiumi, i centri storici, i monumenti e i complessi di monumenti antichi costituisco- no quelli che possiamo definire beni cuZturali territoriali. Nella ricerca archeologica il rapporto fra il documento im- mobile (il rudere) e il documento mobile (il coccio) scavatovi dentro o accanto 2 essenziale. 1 ritrovamenti dello scavo so- no inscindibili dagli edifici di cui formavano volontario o involontario corredo. 1 monumenti antichi devono essere sal- vati e canservati entro precise aree (zone archeologiche).

Come esistono i parchi naturali, cosi debbono esistere i parchi archeologici. E come la natura (le specie animali e vegetali, il paesaggio) ha una sua storia, cod i monumenti storici (tutto cib che di materiale sopravvive all'uomo nel 1

tempo) devono essere conservati nel loro ambiente naturale. 1 monumenti appartengono alla natura, ma la natura ap- l

l partiene necesariamente alla storia dei monumenti. Evitare l'alterazione e la degradazione dell'ambiente non e solamente un mezzo per ritardare la distruzione fisica dei monumenti, 6 anche I'unica possibilita che abbiamo per comprenderli ap-

pieno, per farli nostri nel senso pib vero. Ecco perché i par- chi archeologici non possono non essere anche parchi naturali.

Tutelare Tarquinia non significa solo custodire le tombe

I famose gia note e impedire che le altre siano saccheggiate: significa anche, e soprattutto, salvaguardare l'area del centro urbano antico (il Piano della Civita) fortunatamente intatta e ancora tutta da scavare, significa proteggere i poggi che le fanno corona e tutta la vallata del Marta, significa impedire l'inquinamento del fiume, delle numerose sorgenti e dei fontanili, significa mantenere in vita o aiutare a rivivere ve- getazioni litoranee altrove giA scomparse. Tarquinia sarh un parco archeologico.

Tutelare la Via Appia non significa solo impedire la di- struzione di una strada antica o il furto di statue e rilievi dai sepolcri che la fiancheggiano: significa anche, e prima di tutto, mantenere la presenza di un cuneo di verde fra due quartieri periferici di Roma (Appio e Cristoforo Colombo) oggi soffocati dall'espansione edilizia, significa riaffermare e rivalutare la continuita territoriale fra centro storico, cam- pagna romana e Castelli, significa assicurare la sopravviven- za di un certo tipo di colture che caratterizzano visuali e scenari naturali s~iritualmente e culturalmente cosi connes- si con i monumenti - anche per le suggestioni che tradizio- nalmente evocano - da integrarne per noi il significato. La Via Appia Sara un parco archeologico.

I n questi parchi (molti altri sono in progettazione) ci si pub confrontare e riconoscere: si pub far rivivere chi ci ha preceduto e si possono seguire quelle emozioni e quelle ri- flessioni che un sistema produitivo sempre pib incalzante ci obbliga a reprimere.

Ma i monumenti antichi, oltre a rivestire un ruolo essen- ziale nelIe attivita del tempo libero, costituiscono l'unica ricchezza del nostro sottosuolo. Un terzo degli stranieri che vengono in Italia vogliono visitarla per conoscere le. nostre ricchezze storiche. Un terzo degli introiti ricavati da1 turismo lo dobbiamo dunque ai monumenti antichi.

Gli esperti hanno calcolato che per consentire a tutti gli

italiani di occupare bene il loro tempo libero 2 necessario uno spazio grande quanto un terzo dell'Italia, cio2 dieci milioni di ettari. Per difendere questo terzo del nostro pae- se dagli speculatori bisogna muoversi tutti, in massa. 1 natu- ralisti e gli archeologi da soli possono fare ben poco.

Gli speculatori vogliono far credere che la miseria si eli- mina facendo posto al cemento. Molti credono agli specula- tori e applaudono quando vedono cadere alberi secolari e edifici antichi. Ci si illude che le ruspe eliminino i segni di una vita rurale dura, di una vita cittadina miserabile. Le ru- spe devono portar via lo sfruttamento, non gli alberi e i monumenti.

Chi scrive vuole convincere tutti che distruggere i monu- menti antichi 2 contro natura. Essi hanno da trasmetterci un messaggio necessario alla nostra sopravvivenza. Se questo messaggio non giungerh pih alle nostre orecchie perderemo il contatto con la storia e vagheremo tra breve come cellule impazzite. Non 2 forse il rapporto con la nostra storia che ci dh gli strumenti per prendere coscienza delle miserie ma- teriali, istintuali, spirituali di oggi?

Distruggere i monumenti antichi vuol dire sfamarsi di- vorando noi stessi.

3. Sopra di noi i cieli sporchi, sotto di noi pagine di storia distrutte

Chi cammina su1 suolo italiano non ha il pih delle volte sotto i piedi della terra vergine bensi una serie di strati archeologici ricchi di materiali antichi. Gli strati archeolo- gici sono anch'essi dei monumenti antichi, delle pagine di storia ancora da leggere, una riserva di storia come il cielo 2 una riserva d'aria. Con la nostra attivith indiscriminata possiamo inquinare I'aria (cfr. il volume La dzfesa della salute, di prossima pubblicazione in questa stessa collana) e possiamo inquinare gli strati archeologici, quelle pagine di storia, appunto, che stanno sotto i nostri piedi.

' " Curarsi soltanto del limitato spazio in cui fisicamente ci muoviamo significa non accorgersi della morsa nella quale siamo stretti daíl'alto e da1 basso. La morsa va allentata, se vogliamo respirare liberamente in quanto esseri naturali e in quanto esseri storici.

Si 2 detto che ogni intervento indiscriminato sulla terra

1 pub significare la distruzione di pagine di storia non lette. Eppure 2 impossibile non intervenire sulla terra. Cosa dun- que si pub fare?

Solo I'archeologo riesce, scavando secondo una determi- nata tecnica, a distruggere gli strati senza distruggere la storia: esattamente come solo il chirurgo riesce a operare sull'uomo senza ucciderlo.

Lo scavo archeologico, cioe lo scavo per strati, 8 dunque I un'operazione fatta sulla terra per conoscere una porzione di

storia, per consentire o non consentire - a seconda dell'en- tith dei ritrovamenti immobili - ulteriori interventi su quel- la terra, come la costruzione di una casa. Se con lo scavo per strati si potranno salvare i dati storici e non emerge- ranno monumenti importanti, e se la pianificazione territo-

l

riale lo consentir&, allora si potra costruire senza danno in que1 luogo, altrimenti que1 terreno non doma essere edifica- to, I'area dovrh essere destinata ad altro uso e i monumenti dovranno essere restaurati.

I Quando si rende necessario uno scavo archeologico? Tutte le volte che nel corso di lavori agricoli (soprattutto in se-

: guito alla meccanizzazione dei lavori di aratura) o edilizi (strade, canali, fondazioni di edifici) affiorano monumenti antichi di qualsiasi tipo o entith, l'archeologo - in questo caso 1'Ispettore della Soprintendenza - deve intervenire per verificarne la consistenza e il significato, per recuperarli, per tutelarli.

Lo sviluppo urbanistico dell'Italia unitaria e la sfrenata speculazione edilizia post-bellica hanno ridotto spesso questi scavi a semplici interventi di salvataggio. A volte anche que- sti soccorsi urgenti vengono ostacolati, impediti, vanificati.

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E evidente che i materiali rinvenuti nello strato V ci informeranno sulla situazione preesistente alla costruzione dell'edificio e ci diranno da chi e a partire da quando que1 terreno 2 stato frequentato. Se esso non darh materiali di alcun tipo (se cíoe 2 vergine) possiamo ritenere che esso non 2 stato interessato dall'attivith umana prima della data x. 1 materiali dello strato IV saranno invece essenziali proprio per fissare questa data. La moneta o il manufatto pih tardo che troveremo ci diranno che la costruzione 2 awenuta al- meno dopo una certa data: ci daranno cioe un terminus post quem. 11 contesto dei materiali (presenze e assenze signifi- cative e non casuali) ci aiuterh poi a restringere il pih possi- bile il lasso di tempo entro il quale pub fissarsi la data x (terminus ante quem).

L'edificio fu poi abitato, e come sempre avveniva quando non esistevano pavimenti e quando i rifiuti non venivano immediatamente spazzati via, il livello del terreno su cui si camminava si alzo piano piano. 1 materiali dello strato 111 sa- ranno dunque relativi al periodo in cui l'edificio era in vita.

I n un'epoca successiva I'edificio fu abbandonato, e tutta la zona circostante fu utilizzata come luogo di scarico per le immondizie. Tutto questo materiale di riporto determino un notevole innalzamento di livello (strato 11).

Da ultimo, una causa accidentale (incendio, terremoto, distruzione ad opera dell'uomo) segnb la fine dell'edificio. Nello strato 1, che seppelli i resti visibili del nostro muro, potremo trovare gli elementi per stabilire quando awenne questa distruzione, in quali circostanze e ad opera di chi.

Da que1 giorno pero il livello del terreno non ha cessato di crescere a poco a poco (apporti eolici, dilavamento, ecc.) e si 2 formato uno strato superficiale che, coprendosi di vegetazione, si 2 trasformato in un prato (Humus). Cosi si presenta oggi il terreno ai nostri occhi.

Se l'archeologo si preoccupasse soltanto di ritrovare e di isolare la struttura muraria farebbe come chi per arrivare piii rapidamente alla fine di un libro ne strappasse le pagine invece di leggerle.

E anche quando se ne pentisse non potrebbe pih tornare indietro: del libro che ha distrutto non esistono altre copie.

j 11 danno fatto sarebbe irrimediabile. Uno scavo quindi 2 un'operazione lunga, complessa e de-

( licata che richiede competenza, pazienza e mezzi adeguati.

1 Nessun dilettantismo, nessuna improvvisazione sono ammis- sibili. La presenza dell'archeologo sullo scavo deve essere

! costante, la documentazione (giornale di scavo, piante, sezio- ni, fotografie) tempestiva ed esauriente, la raccolta dei ma- teriali sistematica quanto scrupolosa.

, Si pensi a quello che succederebbe nell'esempio sopra ri- portato se non si riconoscessero le differenze fra lo strato III e lo strato IV e si mescolassero i rispettivi materiali: essen-

N do sempre l'elemento pih tardo quello che data, si dovrebbe abbassare la data di costruzione del muro fino al pih tardo ierminus post quem del livello di vita dell'edificio. L'errore potrebbe essere di pochi anni come di secoli.

Va da sé che non basta raccogliere bene e integralmente il materiale. Esso va saputo anche classificare e interpretare correttamente. Per far cib si rende indispensabile il lavoro di uno specialista o pih spesso di una équipe di specialisti.

Un frammento ceramico ha senso insieme a tutti gli altri frammenti raccolti in uno strato archeologico; questo strato ha senso se visto in relazione con gli strati che gli stanno sopra o sotto. Gli strati che accompagnano la nascita, la vita e la morte di un edificio sono essi stessi dei monumenti che incorporano una porzione di storia e vanno interpretati l'uno in relazione all'altro.

Ugualmente una struttura muraria e comprensibile solo se corredata dalla decorazione architettonica che la rivestiva e dalla suppellettile che conteneva, e se vista nel contempo nel quadro di un quartiere urbano, e cosi via fino a tener conto di un intero territorio.

A questo punto citth e campagna non sono pih divisibili, come non 2 pih divisibile il bello dall'utile, la cultura da1 lavoro.

Mescolare - quindi distruggere - gli strati, smembrare i

corredi tombali sono atti che interessano soltanto lo specu. latore edilizio, i ricettatori di oggetti d'arte, alcuni musei stranieri (ricettatori anch'essi, seppure dietro una facciata di perbenismo), alcuni collezionisti.

Chi, al di fuori delle attivita lavorative e scientifiche, co. nosce in Italia la natura e i monumenti antichi? 1 caccia- tori e gli antiquari: coloro cui la comunitd sembra delegare la distruzione della natura e dei monumenti antichi. E par- lare di delega 2 giusto, perché cacciatori e antiquari altro non sono che l'espressione di quella passione o mania, ere- ditata dai signori del passato, di far propri animali selvatici, piante esotiche e oggetti d'arte.

5. Lo scavo sottomarino

Le stesse esigenze scientifiche stanno alla base della ricerca archeologica effettuata sui fondali marini allo scopo di recu- perare relitti di navi affondate e di esplorare porti e tratti di coste sommersi per fenomeni di bradisismo (Baia, Poz- zuoli).

11 relitto di una nave naufragata rappresenta un mondo che si 2 chiuso in un dato momento, come pub essere avve- nuto per una tomba o per una casa di Pompei. 1 peggiori nemici dei relitti sono i sommozzatori dilettanti dediti aUa caccia all'anfora e i motopescherecci con reti a strascico.

11 primo compito che deve affrontare I'archeologo che sca- va sotto l'acqua consiste nell'individuare le localitd archeo- logiche sottomarine segnandole su una carta archeologica. Lo scavo di un relitto richiede innanzi tutto un rilievo sot- tomarino. La zona viene quadrettata con tubi di metallo e la pianta viene rilevata graficamente e fotograficamente. Lo scavo avviene per dissabbiamento lento e graduale del gia- cimento con strumenti quali la sorbona e lo scavafango. 11 lavoro viene eseguito direttamente da archeologi sommozza- tori o indirettamente da archeologi immersi all'interno di campane batiscopiche.

11 progresso della ricerca dipende da1 progresso delle tec- niche di immersione, dalla possibilitd di lavorare a profon- ditd sempre maggiori per periodi sempre piu lunghi in con- dizioni di assoluta sicurezza e con piena liberta di movi- mento.

Facciamo un esempio di cosa si pub rinvenire in una nave affondata. I1 relitto 3 dell'isoletta di Planier non lontano da Marsiglia conteneva anfore della Puglia piene originariamen- te di olio (o vino?), alcune delle quali prodotte nella regione di Brindisi da M. Tuccius Galeo (come si legge su1 bollo apposto su di esse). Questo personaggio 2 nominato neile

, lettere di Cicerone del 51 e del 47 a.c., anno in cui mori. 1 La nave pertanto deve essere stata caricata al pih tardi nel

47 a.c. Essa inoltre conteneva anfore campane da vino e 1 sostanze coloranti prodotte a Pozzuoli (notizie di Plinio), frs

1 cui il blu egiiiano, generalmente prodotto ad Alessandria, ma che un certo Vestorio produsse a un certo punto nella cittd campana. Anche questo uomo d'affari 2 menzionato nella corrispondenza di Cicerone fra gli anni 56 e 44 a.c. 1 La nave, dunque, caricata fra Brindisi e Pozzuoli, era di- retta a qualche porto della Francia meridionale. Essa nau- ' frago intorno al 47 a.c. Questa data offre un prezioso indice cronologico anche per la ceramica rinvenuta a bordo: essen- dosi ritrovato un piatto di ceramica aretina di forma antica

1

abbiamo una conferma che le officine di Arezzo erano in l attivitd ancor prima della etd augustea (prima ci& del 31

a.c.). L'interesse di questi dati per la storia economica 8 evi-

dente.

6 . Archeologia come storia dell'arte antica e come storia dell'economia del mondo antico

Per molto tempo archeologia ha significato caccia al tesoro, caccia all'opera d'arte. Individuata una zona << fertile >> (una cittd o una necropoli antica) si scavava alla cieca e si ííc-

coglievano statue, vasi e oggetti belli alla rinfusa, secondo metodi predatori e con I'intento principale di adornare viiíe e palazzi. 1 maggiori musei d'Italia e d'Europa non furono all'origine che collezioni private di re, papi, nobili, cardinali. Erano spesso proprio costoro a praticare nei loro possedi- menti quest'archeologia di rapina per la quale non si esitava a sterrare un quartiere di una cittii pur di trovare una statua o un'iscrizione.

AU'ombra di questa archeologia promossa da mecenati ecclesiastici e secolari si svilupparono gli studi di antiquaria. Gli antiquari (che nulla hanno a che vedere con i moderni mercanti di oggetti antichi) erano eruditi che interpretavano i monumenti figurati per ricostruire gli usi e i costumi degíi antichi, per illustrarne la mitologia e le tradizioni storiche o leggendarie.

Essi vedevano nella statua o nel vaso dipinto non un'ope- ra d'arte da comprendere e valutare in quanto tale ma un personaggio o una scena da identificare e commentare, ga- reggiando fra loro in dottrina e pih spesso in pedanteria.

Chi per primo supero i limiti dell'antiquaria per fondare una vera storia dell'arte antica fu il Winckelmann. Egli ope- rb nei confronti di quella congerie fino allora indistinta di statue, rilievi, sarcofagi, vasi e altri oggetti figurati una classificazione cronologica basata per la prima volta su un criterio stilistico.

Nella sua opera del 1764 il Winckelmann distinse le opere d'arte dell'antichitii greco-romana in quattro grandi periodi, caratterizzati da altrettanti stili: lo stile antico (eth arcaica), lo stile sublime (Fidia e successori, V-IV sec. a.c.), lo stile bello (seconda meta del IV sec. e primo ellenismo), lo stile della decadenza (tardo ellenismo ed etii imperiale romana).

Benché oggi l'idea di un'arte che abbia un ciclo biologico di infamia, maturith e morte sia del tutto superata, al Winckelmann resta I'enorme merito di aver voluto compren- dere I'essenza dell'arte antica, ponendo alla base della ricerca un fondamento estetico.

Ma l'intera costruzione del Winckelmann era inficiata an-

che per un altro motivo: di tutte le opere d'arte note all'ar- cheologo tedesco almeno il 98% erano copie di eth romana di originali greci, cid che il Winckelmann ancora non sapeva.

( Le grandi carnpagne di scavo in Grecia e in Asia Minore, dagli inizi agli ultimi decenni de11'800, fecero conoscere in

( quantith sempre crescente i grandi originali greci, il cui at- tento studio permise di affinare notevolmente il criterio sti- 1 íistico.

Nello stesso tempo I'archeologia filologica, attraverso lo studio parallelo delle fonti letterarie e dei monumenti anti- chi, comincib a identificare i capolavori dei maestri greci ¡ ricordati dagli scrirtori greci e romani (Pausania, Plinio ecc.) nelle cope pih o meno numerose pervenuteci, usando di queste ultime come di djverse lezioni di codici per ristabilire

1 la e forma » dell'originale. Fra i maggiori rappresentanti di / questa corrente di studi ricordiamo I'Overbeck, il Friederi-

1 chs, il Brunn, il Furtwaengler. L'estetica idealistica ha in seguito contribuito ad appro-

fondire la considerazione dell'opera d'arte da1 punto di vista storicistico, e il materialismo dialettico dii a sua volta par- ticolare importanza ai nessi intercorrenti fra l'arte e la so- cieth di cui essa & espressione, in contesti storici caratteriz- zati da strutture economiche ben determinate.

In passato I'interesse storico-artistico ha finito per preva- lere negli archeologi Oggi abbiamo chiaro che la conoscenza della storia dell'arte perde ogni interesse se non & inserita nel quadro pih ampio della struttura della societh.

La statua & un oggetto che pochi potevano possedere, 6 un'opera di artigianato artistico, & espressione della cultura di un determinato ceto dirigente: fa parte della sovrastrut- tura di una societii. La struttura di una societh la si conosce invece studiandone in primo luogo l'economia.

Per questo motivo la storia dell'arte antica & soltanto una branca, seppure molto importante, dell'archeologia, la quale si interessa anche dei prodotti pih umili del lavoro umano, poco costosi ma molto diffusi. La ceramica pih comune, per esempio, poteva essere posseduta da tutti, fa parte della

produzione in serie di oggetti necessari alla vita quotidiana, e una testimonianza della sfera delle prime necessith: fa parte della struttura di una societh.

Come non e possibile intendere la natura di un organismo animale conoscendone solo l'aspetto esteriore (piume, pellic- cia), cosi per intendere una civilth antica nulla 2 pih fuor- viante che conoscerne soltanto la letteratura o l'arte.

Limitarsi allo studio delle opere prodotte dalle classi diri- genti antiche sarebbe come ignorare oggi la presenza di 800 milioni di analfabeti sulla terra. Superato il limite del bello, si entra nel campo dell'utile. Ecco allora apparire di fronte all'archeologo un immenso patrimonio di manufatti usati dalle masse antiche: la ceramica in cui mangiavano, le anfore che contenevano le principali derrate alimentari (olio, vino), la suppellettile metallica, gli utensili. L'archeologo si trova dunque a dover studiare opere d'arte di alta qualith e mate- riali vili destinati al commercio e al lavoro.

E proprio la storia dei mercati che non troviamo nelle fonti letterarie. Dagli storici e dagli scrittori antichi appren- diamo molte cose attinenti a questo settore, ma nessuno di essi ci ha lasciato un'opera sistematica di economia. Inoltre le notizie desunte dagli antichi sono inevitabiimente condi- zionate dalle conoscenze effettive dei singoli scrittori e, quand'anche non siano volontariamente tendenziose, sono in ogni caso filtrate attraverso la loro ideologia. Al contrario, i cocci che troviamo in uno strato sono una testimonianza involontaria (nel buttare i rifiuti non si pensa ai posteri) e - in questo senso - pib obbiettiva.

Ecco perché scavare significa raccogliere con una certa tecnica tutti i reperti, siano essi belle statue o comuni fram- menti di ceramica. Cercare ritrovamenti prestigiosi, voler scoprire eccezionali opere d'arte. senza curarsi dei materiali piu modesti e meno appariscenti non 2 scavare, e stetrare: equivale in altri termini a distruggere una foresta per cattu- rare pib celermente un animale o - in guerra - per colpire pib sicuramente un obbiettivo nemico.

1 materiali raccolti sistematicamente in uno strato ci pos-

sono dire quali merci prevalgono in un determinato luogo a un determinato momento. Ad esempio, uno strato della pri- ma eta imperiale di una localith dell'Italia centrale (Ostia) rivela una prevalenza di piatti da mensa di Areuo e della Provenza, di lucerne dell'Italia settentrionale, di olio spa- I gnolo, di vino laziale, di vasi da profumo africani.

Lo scavo ci pub rivelare, sempre attraverso lo studio dei frammenti di manufatti rinvenuti, dove erano situati esatta- ! mente i centri di produzione, come erano organizzate le offi- cine, qual era I'area di distribuzione del prodotto, se il com-

! mercio era libero o meno, se avveniva per terra o per mare, dove erano conservate le merci e cosi via.

L'archeologo e ora storico dell'arte, ora storico dell'eco- 1 nomia.

7. La partecipazione della base, dei giovani alla tutela dei beni culturali archeologici

11 professionista archeologo che non riesce a considerare criticamente il sistema socio-economico in cui viviamo ten- de generalmente a commettere due errori: egli pub opporsi alla partecipazione dei dilettanti in quanto <( non addetti ai lavori », chiudendosi cosi in una logica corporativa; oppure pub vedere la partecipazione dei dilettanti come qualcosa di auspicabile, celando pero dietro questa posizione il desiderio di strumentalizzare un certo numero di persone a fini pratici e culturali non sempre chiaramente espressi.

D'altra parte esistono delle iniziative che non partono da archeologi professionisti e che difficilmente riescono a celare il loro aspetto a volte brutalmente speculativo. Ecco perché Italia Nostra e i giovani devono guardarsi dai gruppi archeo- logici spontanei.

Noi siamo contrari alla ricerca archeologica privata, all'ar- cheologia da campeggio, sempre anticulturale.

E importante ricordare che una base educata da1 sistema attuale difficilmente potra agire - senza uno sforzo di auto-

educazione in senso opposto - contro il sistema che l'ha allevata. 11 sistema e consumistico, la base tendera a essere consumistica.

Chi non conosce l'opera dei cosiddetti tombaroli? Se i tombaroli esistono 2 perché esiste un mercato antiquario del- le opere d'arte antiche; e se questo mercato esiste e perché la mentalita collezionistica, un tempo appannaggio di prin- cipi e sovrani, e ora tipica deila ricca borghesia internaziona- le. Ad essa non interessa un contesto storico-artistico, bensi ií dato vaso o la data scultura da poter esporre nella propria casa onde aumentare il proprio prestigio. Avviene cosi che 1 molte case e molti musei d'Europa settentrionale e degli 1 Stati Uniti d'America - tipiche aree geografiche del capita- lismo avanzato - sono piene di opere d'arte strappate ai 1

contesti archeologici dei paesi mediterranei - certo pih ricchi di documentazione artistica di eta classica, ma pih arretrati l oggi economicamente.

Per questa ragione bisogna educare a conoscere il mondo l

antico per quello che e stato e non per quello che farebbe comodo ad alcuni che fosse stato. Strumento essenziale per una corretta comprensione del mondo antico 6 appunto la conoscenza non solo di opere d'arte ma di contesti archeo- logici.

Certo, un vaso greco finito da una tomba etrusca nella vetrina di un museo straniero e in certo modo protetto, e valorizzato, pub essere ammirato da molte persone; e tut- tavia ií suo significato di documento storico 6 irrimediabil- mente perduto, cancellato dalla violenza subita.

Que1 vaso era stato deposto in una tomba insieme a molti altri oggetti posseduti in vita da1 defunto: suppeilettili di USO comune, ornamenti, armi. Lo scavatore clandestino che ha svuotato la tomba ha disperso questo corredo vendendo l'oggetto pih bello al maggior offerente. L'archeologo non sapra mai in che cosa consisteva questo corredo, non sapra mai qual era la cultura materiale, il << gusto », il ceto sociale della persona cui apparteneva quella tomba.

11 discorso non vale solo per le grandi opere d'arte, i grandi musei e i collezionisti miliardari.

Una lucerna romana e un oggetto di piccole dimensioni, 6 interessante » per le decorazioni che pub presentare, facile a trovare su1 mercato antiquario e relativamente poco costo- so (non certo come i vasi greci che finiscono in Svizzera o in America): i salotti medio-borghesi ne abbondano. Ma dove stata trovata quella certa lucerna? Probabilmente anch'essa in una tomba, dove era deposta insieme ad altri tipi di ceramiche. Ora, le lucerne sono, per tutta una serie di studi, molto ben databili, gli altri tipi di ceramica di uso comune molto meno. Se l'archeologo avesse trovato il corre- do intatto avrebbe potuto datare, sulla base di un elemento certo, tutto il contesto, quindi anche gli altri tipi di vasi rinvenuti. E domani, quando trovasse un vaso analogo in un altro contesto, potrebbe essere proprio questo l'elemento datante del nuovo contesto, e cosi via.

La lucerna esposta nel salotto e invece un anello isolato di una catena di conoscenze per sempre spezzata.

L'esigenza di conoscere dei contesti storici deve essere rispettata anche dalla moderna museografia. Essa vuole ap- punto che gli oggetti non si allontanino troppo da1 luogo del loro rinvenimento (affinché non si perda il rapporto monu- mento-territorio) e che vengano presentati non secondo cri- teri esclusivamente estetici o tipologici (la Saia dei Capo- lavori », la vetrina delle lucerne) ma secondo criteri crono- logico-ambientali (la sala dell'eta del bronzo, la vetrina col corredo della tomba a, la vetrina col corredo deUa tomba b, ecc.).

Per invertire le tendenze della base bisogna ritormare pro- fondamente il nostro sistema scolastico e universitario, che non sa dare una ragione dello studio del passato e che non pone a1 centro della formazione culturale la pianificazione territoriale interna quale controllo pubblico dello sviluppo biologico, ecologico, economico, culturale, politico di una societh.

Ma ora, subito, cosa fare?

Vi 8 un modo per accertare se alla base di certe inclina- zioni stanno delle istanze culturali valide e non un semplice desiderio di divertirsi, di dedicarsi a uno sport archeologico, di provare l'emozione della scoperta che sempre sottintende I

non gih un interesse reale ma il desiderio di possedere i'og- getto, di avere un hobby alla moda.

Per tutelare un bene bisogna prima conoscerlo, studiarlo. Occorre pertanto estendere la conoscenza di questi beni al massimo numero di persone. Leggere libri, visitare musei, siti archeologici: questo 6 il primo passo.

Si potranno inoltre impostare delle ricerche sulla storia del territorio, sulla storia dell'arte e dell'economia: questo 2 il secondo passo.

Un terzo passo consiste nella mobilitazione per denuncia- re e impedire la distruzione di un bene archeologico.

Un costruttore nello scavare le fondazioni di una palazzina 1 rinviene resti di murature: informare immediatamente la l Soprintendenza alle AntichitA.

Un complesso archeologico rischia di essere soffocato da costruzioni: fare una campagna contro la lottizzazione di quel territorio.

Un museo, un sito archeologico 2 inaccessibile: pretende- re che venga aperto, e in un orario adatto.

Esistono degli scavatori abusivi: denunciarli. Un antiquario, un privato comprano materiale di prove-

nienza sospetta: spiegare loro che quel che fanno 2 contro , l'interesse pubblico.

Un funzionario addetto alla tutela omette di fare il suo dovere: farlo sapere alla magistratura.

Una zona archeologica 2 minacciata: sorvegliarla. Scoprite un'area ricca di frammenti di ceramica, scorgete

una struttura muraria antica: segnatele su una carta topo- grafica e segnalatele alla Soprintendenza.

1 gruppi possono proporsi degli obiettivi limitati. Proble- mi e rivendicazioni generali dovrebbero essere affrontati da enti e associazioni pi6 adatte, quali appunto Italia Nostra.

Tuttavia l'opera di sorveglianza, di documentazione e di

denuncia deve essere continua da parte di ogni cittadino e deve trovare sede presso tutte le istanze: sindaco, ammini- strazione comunale, consigli di quartiere e di circoscrizione, partiti politici, Provincia, Regione, So~rintendenza, giornali, magistratura.

Quando le Universiti e le Soprintendenze potranno di- sporre di un personale scientifico e tecnico pih numeroso sarA possibile un effettivo controllo ~ubblico sulle attiviti spontanee. Allora sarA possibile coinvolgere il maggior nu- mero di giovani nella redazione di una carta archeologica, nella catalogazione di oggetti di scavo, nell'ordinamento di un magazzino, al limite nelle numerose operazioni di cui 2 composto uno scavo archeologico.

In ogni modo nessuno scavo archeologico potra essere affidato a gruppi di dilettanti, come si dovrA sempre proibire agli appassionati di medicina di fare delle operazioni chirur- giche.

La partecipazione dei giovani deve essere critica, non deve lasciarsi trascinare dalla corrente consumistica del sistema. Deve essere una partecipazione di opposizione, di accanita denuncia; deve avere la coscienza dei propri limiti e deve accettarli, perché mai possa sorgere il sospetto di un interesse privato.

E necessario cominciare a muoversi nel senso indicato, ma necessario vigilare: perché facciamo cib, per chi lo facciamo, con chi (dimmi con chi vai ...) e contro chi?

R. Bianchi Bandinelli, Introduzione all'archeologia classica come storia dell'arte antica, Laterza, Bari 1976

La bibliografia archeologica 6 - come si comprende - sterminata. Pubblicazioni scientifiche e riviste specializzate vengono edite in tutto il mondo e in tutte le litigue. Esse sono reperibili per la maggior parte solo in poche o pochissime Biblioteche (Istituti universitari, Istituti stranieri in Italia, Istituto Nazionale di Ar- cheologia e Storia dell'Arte di Roma), spesso accessibili solo a laureandi o a studiosi professionisti.

Esistono tuttavia delle opere di sintesi e di divulgazione di ottimo o di buon livello che 2 facile trovare presso biblioteche scolastiche o locali, o che - per il loro prezzo contenuto - pos- sono essere direttamente acquistate nelle librerie.

Si da qui una scelta di titoli fra quelli pubblicati o tradotti recentemente in lingua italiana.

PER LA STORIA DELL'ARCHEOLOGIA E DEI SU01 METODI:

Enciclopedia delllArte Antica, Classica e Orientale, Istituto del- 1'Enciclopedia Italiana, Roma 1958 SS, specialmente alle voci « Archeologia » e << Esplorazioni archeologiche »

C.M. Lerici, I nuovi metodi di prospezione archeologica alla sco- perta delle civilfa sepolte, Lerici, Milano 1960

K. Kenyon, Introduzione allJArcheologia, Mondadori, Milano 1966

M. Pallottino, Che cos'2 l'archeologia, Sansoni, Firenze, 1968 Enciclopedia Classica, S.E.I., Torino, soprattutto i voll. della

Sezione 111 (Archeologia e Storia dell'Arte Classica) L. Frédéric, Manuale pratico di archeologia, Mursia, Milano 1970 Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia, Istituto Geo-

grafico Militare, Firenze 1970

SULLA PREISTORIA E SULLA PROTOSTORIA ITALIANA ED EURO- PEA:

Autori vari, Piccola guida alla preistoria italiana, Sansoni, Fi- renze 1962

J. Clark, Europa preistorica, Einaudi, Torino 1969 V.G. Childe, L'alba della civiltd europea, Einaudi, Torino 1972 S. Piggott, L'Europa antica, Einaudi, Torino 1976

SULLA CIVILTA ETRUSCA: M. Pallottino, Etruscologia, Hoepli, Milano, 1970 Le citta etrusche, a cura di F. Coarelli, Mondadori, Milano 1973 R. Bianchi Bandinelli - A. Giuliano, Etruschi ed italici prima

del dominio di Roma, Rizzoli, Milano 1973 M. Cristofani, Citta e campagne nellJEtruriur settentrionale, Arez-

zo 1976

SULL'ARCHEOLOGIA E L'ARTE GRECA E ROMANA:

J.J. Winckelmann, Il bello nell'arte (antologia), Einaudi, Torino 1953

J. Charbonneaux, R. Martin, F. Villard, La Grecia arcaica, clas- sica ed ellenistica (3 voll.), Feltrinelli, Milano 1969 SS.

G. Becatti, L'arte dell'etd classica, Sansoni, Firenze 1971 F. Coarelli, Roma, Mondadori, Milano 1971 B. D'Agostino, La Grecia, Mondadori, Milano 1972 R. Bianchi Bandinelli, Storicitd dell'arte classica, De Donato,

Bari 19743 F. Coarelli, Guida archeologica di Roma, Mondadori (2 ediz),

Milano 1976 R. Bianchi Bandinelli, Roma. L'arte romana nel centro del po-

tere, Rizzoli, Milano 1976 R. Bianchi Bandinelli, Roma. La fine dell'arte antica, Rizzoli,

Milano 1976 L'arte dell'antichitd classica, vol. 1 (R. Bianchi Bandinelli - R.

Paribeni, Grecia) e 11 (R. Bianchi Bandinelli - M. Torelli, Etruria e Roma), UTET, Torino 1976

SULL'ARCHEOLOGIA E LE ALTRE SCIENZE STORICHE E SU1 PRO- BLEMI DELLA LEGISLAZIONE E DELLA TUTELA DEI BENI AR- CHEOLOGICI:

R. Bianchi Bandinelli, Archeologia e cultura, Milano 1961

A. Cederna, Mirabilia Urbis, Einaudi, Torino 1965 ! << Dialo hi di Archeologia » (rivista quadrimestrale), 11 Saggiato- 1

re, hn ilano 1967 SS. 1 R. Bianchi Bandinelli, A.A., B.B.A.A. e B.C. L'ltalia storica e

artistica allo sbaraglio, De Donato, Bari 1974 A. Carandini, Archeologia e cultura materiale, De Donato, Bari

1975

Appendice

UFFICIO CENTRALE PER 1 BENI AMBIENTALI, ARCHEOLOGICI, N ARCHITETTONICI, ARTISTICI E STORICI

(Ministero per i Bení Culturali e Ambientali) - Roma, piazza del Popolo 18 (00187), tel. (06) 6780244

UFFICI DISTACCATI E ISTITUTI A ORDINAMENTO SPECIALE Aerofototeca - Roma, viale Lincoln 1 (00144), tel. (06) 596482 Comando Carabinieri nucleo difesa patrimonio artistico - Roma,

piazza S. Ignazio 152 (00186), tel. (06) 6790087; 687336 Gabinetto fotografico nazionale - Roma, via in Miranda 5 (001861,

tel. (06) 675373; 6881159 Istituto cencrale di restauro - Roma, piazza S. Francesco di Pao-

la 9 (00184), tel. (06) 460161; 465245 Scuola archeologica italiana di Atene - Atene (Grecia), Leoph*

ros Amalias 56 - sede ammin., c/o Direz. Gen. Antichiti e Belle Arti, piazza del Popolo 18, 00187 Roma

Uffioio centrale del catalogo - Roma, piazza S. Ignazio n. 152, (00186), tel. (06) 6795843

ANTICHITA E BELLE ARTI Elenco delle soprintendenze

Ancona (60100) - Soprintendenza archeologica delle Marche - Piazza del Senato, 2 - tel. 22669-28794 prefisso (071)

Ancona (60100) - Soprintendenza per i beni ambientdi architet- tonici delle Marche - Piazza del Senato, 15 - tel. 28790-56281 (071)

Arezzo (52100) - Soprintendenza per i beni ambientali, architet- tonici, artistici e storici della provincia di Arezzo - Via Rica- soli, 1 - tel. 22250-26675 (0575)

Bari (70100) - Soprintendenza per i beni ambientali, architetto- nici, artistici e storici della Puglia - Via Don Minzoni - Palaz- zo Svevo - tel. 214361-218696 (080)

Bologna (40123) - Sopmntendenza archeologica dell'Emilia Roma- gna - Via Beille Arti, 52 - tel. 223773-220675 (051)

Bologna (40123) - Soprintendenza per i beni ambientali e archi- tettonici delle province di Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia - Via IV Novembre, 5 - tel. 221499-231737 (051)

Bologna (40126) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Bologna, Ferrara, Forli e Ravenna - Viale Belle Arti, 56 - tel. 233774 (051)

Brescia (25100) - Soprintendenza per i beni ambientali e archi- tettonici delle province di Brescia, Cremona e Mantova - Via Gramsoi, 17

Cagliari (09100) - Soprintendenza archeologica delle province di Cagliari e Oristano - Piazza Indipendenza, 7 - tel. 54237 (070)

Cagliari (09100) - Soprintendenza per i beni ambientali, archi- tettonici, artistici e storici delle province di Cagliari e Oristano - Via Caprera, 9 - tel. 666613 (070)

Campobasso (86100) - Soprintendenza per i beni ambientali, ar- chitettonici, archeologici, artistici e storici del Molise - Via Gioberti, 24

Chieti (66100) - Soprintendenza archeologica dell'Abruzzo - Villa Comunale, 2 - tel. 5704 (0871

Cosenza (87100) - Soprintendenza per i beni ambientali, archi- tettonici, artistici e storici della Calabria - Via Montesanto, 22 - tel. 26459 (0984)

Firenze (50121) - Soprintendenza archeologica della Toscana - Via della Pergola, 65 - tel. 2815270 (055)

Firenze (50125) - Soprintendenza per i beni arnbientali, architet- tonioi delle province di Firenze e Pistoia - Piazza Pitti, 1 - tel. 24856-275140-292174 (055)

Firenze (50122) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze e Pistoia - Via della Ninna, 5 - tel. 21387-287085-292661 (055)

Firenze (50121) - Opificio delle pietre dure - Via degli Alfani, 78 - tel. 270102 (055)

Genova (16100) - Soprintendenza archeologica della Liguria - Via Baldi, 10 - tel. 298405 (010)

Genova (16100) - Soprintendenza per i beni ambientali e archi- tettonici della Liguria - Via Baldi, 10 - tel. 298289 (010)

Genova (16100) Soprintendenza per i beni artistici e storici della Liguria - Via Baldi, 10 - tel. 206870-205590 (010)

L'Aquila (67100) - Soprintendenza per i beni ambientali, archi- tettonici, artistici e storici dell'Abruzzo - Castello Cinquecen- tesco - tel. 26029-27337 (0862)

Mantova (46100) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Brescia, Crernona e Mantova - Palazzo Du- cale - tel. 20586-21414 (0376)

Matera (75100) - Soprintendenza per i beni artistici e storici della Basilicata - Via Salita Lucana - Rione Chiancalata - td . 69404 (0835)

Milano (20122) - Soprintendenza archeologica della Lombardia - Piazza del Duomo, 14 - tel. 804522-861557 (02)

Milano (20122) - Soprintendenza per i beni ambientali e archi- tettonici delle province di Bergamo, Como, Milano, Pavia, Sondrio e Varese - Piazza del Duomo, 14 - tel. 800050-872509- 872675 (02)

Milano (20121) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Bergamo, Como, Milano, Pavia, Sondrio e Varese - Via Brera, 28 - tel. 808387-800985 (02)

Modena (41100) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Modena e Reggio Emilia - Piazza S. Agosti- no, 4 - tel. 22145 (059)

Napoli (80135) - Soprintendenza archeologica per le province di Napoli e Caserta - Piazza Museo, 19 - tel. 294502-294506- 294570-294803 (081)

Napoli (80132) - Soprintendenza per i beni ambientali, architet- tonici della Campania - Piazza del Plebiscito, Palazzo Reale - tel. 416456-417010 (081)

Napoli (80100) - Soprintendenza per i beni artistici e storici della Campania - Palazzo di Capodimonte - tel. 410801-413102- 410881 (081)

Padova (35100) - Soprintendenza archeologica del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia - Via Aquileia, 7 - tel. 20741-25557 (049)

Parma (43100) - So~rintendenza per i beni artistici e storici delle province di Parma e Piacenza - Palazzo deIla Pilotta - tel. 33617 (0521)

Perugia (06100) - Soprintendenza archeologica deli'umbria - Piazza G . Bruno, 10 - tel. 21398-26196 (075)

Perugia (06100) - Soprintendenza per i beni ambientali archi- tettonici, artistici e storici dell'umbria - Palazzo Pnori - tel. 20712-23385 (075)

Pisa (56100) - Soprintendenza per i beni arnbientali, architet- tonici, artistici e storici delle province di Livorno, Lucca Massa-Carrara e Pisa Lungarno Pacinotti, 46 - tel. 291 01-251 17 (050)

Potenza (85100) - Soprintendenza archeologica - Via Livorno - Palazzo Brienza - Parco Aurora - tel. 25991 (0971)

Potenza (85100) - Soprintendenza per i beni ambientali e ar- chitettonici della Basilicata - Via Addone - tel. 25989 (0971)

Ravenna (48100) - Soprintendenza per i beni ambientali, archi- tettonici delle province di Ferrara, Forll e Ravenna - Via S. Vitale, 17 - tel. 22319 (0544)

Reggio Cal. (89100) - Soprintendenza archeologica della Cala- bria - Piazza dei Nava, 26 - tel. 22005-21224 (0965)

Roma (00186) - Soprintendenza archeologica di Roma - Piazza S. Maria Nova, 53 - tel. 640782-672008 (06)

Roma (00185) - Soprintendenza archeologica del Lazio - Piazza delle Finanze, 1 - tel. 470181-470182 (06)

Roma (00196) - Soprintendenza archeologica dell'Etmria Meri- dionale - Piazzale di Villa Giulia, 9 - tel. 3601951-3601706 (06)

Roma (00185) - Soprintendenza archeologica di Ostia - Via Me- rulana, 247 - tel. 730140 (06)

Roma (00186) - Soprintendenza speciale al museo preistorico ed etnografico - Via del Collegio Romano, 26 - tel. 688722- 689546 (06)

Roma (00186) - Soprintendenza per i beni ambientali e archi- tettonici del Lazio - Via Cavalletti, 2 - tel. 6792490-6791952- 6794368-6784796 (06)

Roma (00186) - Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio - Via de1 Plebiscito, 118 - tel. 6790751-6790796 (06)

Roma (00196) - Soprintendenza speciale alla Galleria Nazionale

di Arte Moderna e Contemporanea - Viale delle Belle Arti, 131 - tel. 802751 (06)

Salerno (84100) - Soprintendenza archeologica delle province di Avellino, Benevento e Salerno - Via dei SS. Martiri Salerni- tani, 24 - tel. 323153 (089)

Sassari (07100) - Soprintendenza archeologica delle province di Nuoro e Sassari - Viale Urnberto, 89 - tel. 272202 (079)

Sassari (07100) - Soprintendenza per i beni arnbientali, architet- tonici, artistici e storici delle province di Nuoro e Sassari - Via Monte Grappa, 24 - tel. 217238 (079)

Siena (53100) Soprintendenza per i beni ambientali e architet- tonici delle province di Grosseto e Siena - Via di Citta, 140 - tel. 46052 (0577)

Siena (53100) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Grosseto e Siena - Via del Capitano, 1 - tel. 41246 (0577)

Taranto (74100) - Soprintendenza archeologica della Puglia - Via Cavour, 10 - tel. 22112 (099)

Torino (10122) - Soprintendenza archeologica del Piemonte - Piazza S. Giovanni, 2 - tel. 535908-534490 (011)

Torino (10123) - Soprintendenza speciale al Museo delle anti- chita egizie - Via Accadernia delle Scienze, 6 - tel. 544091 (011)

Torino (10122) - Soprintendenza per i beni ambientali e archi- tettonici del Piernonte - Piazza S. Giovanni, 2 - tel. 534646- 546414 (011)

Torino (10123) - Soprintendenza per i beni artistici e storici del Piemonte - Via Accademia delle Scienze, 5 - tel. 547158 (011)

Trieste (34132) - Soprintendenza per i beni ambientali, architet- tonici, artistici e storici del Friuli-Venezia Giulia - Piazza Li- berta, 7 - tel. 43254-422807 (040)

Urbino (61029) - Soprintendenza per i beni artistici e storici delle Marche - Palazzo Ducale - tel. 2760-4014 (0722)

Venezia (30100) - Soprintendenza per i beni arnbientali e ar- chitettonici di Venezia - Palazzo Ducale - tel. 704077 (041)

Venezia (30100) - Soprintendenza per i beni ambientali archi- tettonici delle province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia - Palazzo ex Reale - Tel. 709533 (041)

Venezia (30124) - Soprintendenza per i beni artistici e storici di Venezia - Piazza S. Marco, 63 - Tel. 22381 (041)

Venezia (30124) - Soprintendenza per i beni artistici e storici Direzione dei Musei Capitolini, piazzale Caffarelli 3 (0018619 del Veneto - Piazza S. Marco, 63 - Tel. 707011 (041)

Verma (37100) - Soprintendenza per i beni ambientali architet- tel. (06) 6710.

Dire-ione dei musei monumenti e scavi, via deUa Tribuna di tonici delle province di Rovigo, Verona e Vicenza - Piazza S. Fermo, 3 - tel. 34030 (045) CampiteUi 33 (00186).

Citti del Vaticano - Direzione degli studi e delle ricerche a- cheologiche nella Citti del Vaticano e nelle zone extraterri- toriali della Santa Sede - Citti del Vaticano.

UFFICI ESPORTAZIONI PER GLI OGGETTI DI ANTICHITA E D'ARTE

Sedi di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoii, Palermo, To- rino e Venezia presso le locali Soprintendenze [cfr. pagg. pre- cedentil per i beni artistici e storici.

Cagliari e Pisa presso le cornpetenti Soprintendenze per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici.

Roma, presso la locale Soprintendenza archeologica del Lazio.

UFFICI ESPORTAZIONE PER GLI OGGETTI DI ARTE CONTEMPO- RANEA

Sedi di Ancona e Siracusa presso le locali Soprintendenze ar- cheologiche.

Siena, presso la locale Soprintendenza per i beni artistici e sto- rici.

Bari, Perugia, Sassari, Trieste e Udine presso le Soprintendenze per i beni ambirntali, architettonici, artistici e storici compe- tenti per territorio.

Livorno, al cui funzionamento provvede la Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Pisa.

Carrara e Pietrasanta (servizi per il rilascio del nulla osta al- I'esporrazione dei marmi lavorati prodotti negli stabilimenti locali) a cui provvede la Soprintendenza per i beni ambienta- li, architettonici, artistici e storici di Pisa.

Messina, che dipende dalla Soprintendenza per i beni artistici e storici di Palermo.

AMMINISTRAZIONI LOCAL1

Roma: Soprintendenza ai musei, gallerie, rnonumenti e scavi del Comune - via del Portico d'ottavia 29 (00186), tel. (06) 6710.

ISTITUTI UNIVERSITARI DI ARCHEOLOGIA

Bari - Istituto di archeologia e storia dell'arte greca e romana - Palazzo Ateneo (70100) - tel. (080) 369100.

Bologna - Istituto di archeologia e storia dell'arte greca e ro- mana - via IV novembre 7 (40100), tel. (051) 235375-236746.

Cagliari - Istituto di archeologia, antichiti e arte - Facolti di Lettere, Reg. Sa Duchessa (09100), tel. (070) 46909.

Istituto di storia antica - Facolti di Lettere (09100), tel. (070) 49909.

Catania - Istituto di archeologia U G. Libertini n - Facolti di Lettere. e Filosofia, piazza Univetsita (95124), tel. (095) 316821.

Chieti - Istituto di archeologia e storia antica - Facolti di Let- tere e Filosofia, via N. Nicolini 19a (66100), tel. (0871) 66671.

Firenze - Istituto di archeologia - Facolti di Lettere e Filosofia, piazza Brunelleschi 4 (50121), tel. (055) 260705.

' ~ e n o v a - Istituto di archeologia - via Balbi 4 (16126), tel. (010) 293723. Istituto di storia antica - via Balbi 4 (16126), telefono (010) 297870. Istituto di storia medievale - vía Balbi 4 (16126), tel. (010) 293719.

Lecce - Istituto di archeologia e storia antica - Facolti di Let- tere e Filosofia, piazza Arco di Trionfo (73100), tel. (0832) 4548 1.

Macerata - Istituto di archeologia e storia del~l'arte - Palazzo dell'universiti (62100), tel. (0733) 48090. Istituto di storia antica - Palazzo dell'Universiti (62100), tel. (0733) 48090.

Messina - Istituto di archeologia - Palazzo della Facolti di Lettere, via dei Verdi (98100), tel. (090) 772505.

Milano - Istituto di archeologia e storia dell'arte - via Festa del Perdono 3-7 (20122), tel. (02) 8846. Universiti Cattolica del S. Cuore - Istituto di archeologia - Largo A. Gemelli 1 (20123), tel. (02) 865551.

Napoli - Istituto di archeologia e storia dell'arte greca e ro- mana - via G. Paladino 39 (80138), tel. (081) 206217.

Padova - Istituto di archeologia - via Accademia 5 (35100), tel. (049) 34464.

Palermo - Istituto di archeologia - Palazzo della Facolti di Let- tere - viale delle Scienze (90128), tel. (091) 422980.

Pavia - Istituto di archeologia - Strada Nuova 65 (27100) - tel. (0382) 21637.

Perugia - Istituto di archeologia - Palazzo della Facolti di Let- tere, via Aquilone 7 (06100), tel. (075) 63828.

Pisa - Istituto di archeologia - via Galvani 1 (56100), tel. (050) 23078.

Ravenna - Istituto di antichiti ravennate e bizantine (dell'uni- versiti di Bologna) - Casa Traversari, via S. Vitale 28 (48100), tel. (0544) 37541.

Roma - Istituto di archeologia e storia dell'arte greca e romana - Citti Universitaria, Facolti di Lettere (00i85), telef. (06) 4953270. Istituto di archeologia cristiana - Citti Universitaria, Facolti di Lettere (00185), tel. (06) 4991387. Istituto di epigrafia e antichiti greche e romane - Citti Uni- versitaria, Facolti di Lettere (00185), tel. (06) 490374. Istituto di etruscologia e antichiti italiche - Citti Universitaria, Facolti di Lettere (00185), tel. (06) 4952239. Istituto di paletnologia - via Palestro 69 (00185), tel. (06) 4954603-495477 1, Istituto di topografia antica - Piazzale delle Scienze, tel. (06) 491435. Istituto di studi del Vicino Oriente antico - Citti Universitaria, Facolti di Lettere (00185), tel. (06) 4991 int. 211; via Pa- lestro 63 (00185), tel. (06) 4953672.

Servizio tecnologico di pronto intervento per 1'Italia centrale (presso i Musei archeologici dell'universiti) - via Palestro 63 (00185), tel. (06) 4955258.

Salerno - Istituto di archeologia e storia antica - Palazzo della Facolti di Lettere, via Irno (81400), tel. (089) 394071.

Siena - Istituto di scienze delie antichiti - via delia Fiera Vec- chia (53100), tel. (0577) 284152.

Torino - Istituto di archeologia - via Po 18 (10124), tel. (011) 544710.

Trieste - Istituto di archeologia e storia dell'arte greca e ro- mana - Palazzo della Facolti di Lettere, via deil'Universith 3 (34123), tel. (040) 69155.

Urbino - Istituto di archeologia e storia dell'arte antica - via del Balestriere 2 (61029), tel. (0722) 4683.

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE

Comitato nazionale per le scienze storiche, filosofiche e filo- logiche - Roma, piazzale delle Scienze 7 (00185), tel. (06) 4993 1.

Commissione per le scienze sussidiarie dell'archeologia - Roma, piazzale delle Scienze 7 (00185), tel. (06) 4993442.

Istituto per gli studi micenei ed egeo-anatolici - Roma, viale dell'universiti 11 (00185), tel. (06) 492490.

Centro di studio per l'archeologia etrusca e italica - c/o Comi- tato per le attiviti archeologiche nella Tuscia - Roma, corso del Rinascimento 24 (00186), tel. (06) 6561391-6564044.

Centro di studio per la civilti fenicia e punica - c/o Istituto di Studi del Vicino Oriente dell'UniversitA di Roma - Roma, via Palestro 63 (00185), tel. (06) 4950305-4956853.

Centro di datazioni e ricerche geochimiche e paleoecologiche - c/o Istituto di Geochimica dell'universiti di Roma - Roma, Citti Universitaria (00185), tel. (06) 4958377.

Ex gruppo di ricerca papirologica - c/o Istituto di Papirologia dell'Universiti statale di Milano - Milano, via Festa del Per- dono 7 (20122), tel. (02) 8846.

N.B. - 1 numeri telefonici sono aggiornati al 1977.