l’inchiesta auto, banche, difesa, moda aziende italiane ... · cellenze made in italy, le nostre...

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8 16 FEBBRAIO 2015 PRIMO PIANO Auto, banche, difesa, moda aziende italiane all’attacco sulla frontiera oltrecortina ne. Elicotteri, e magari domani ae- rei. Comparto vitale, osserva il di- rettore dell’Ice Giuseppe Federico. Le Polskie silye powietrzny, la mi- gliore aviazione tra i nuovi membri della Nato, non si accontenteran- no degli Aermacchi: dovranno so- stituire i cacciabombardieri Sukhoi 22 e i MiG 29 per affiancare aerei state of the art ai moderni F- 16 americani. Washington, rispet- to a noi, offre meno contropartite industriali e technology transfer, e alle minacce di Putin Varsavia ri- sponde aumentando il bilancio militare. Quando il ministro della Difesa Pinotti è venuta qui è stata accolta col tappeto rosso. Ma non c’è solo la difesa. «Siamo complementari, la nostra strategia per il dopo-2022 quando finiranno i fondi europei, punta sulle eccel- lenze e sulle sinergie ricerca-pro- duzione, con l’Italia possiamo e vogliamo fare molto», spiega Henryka Bochniarz, presidente di Lewiatan (la prima associazione imprenditoriale polacca) e nume- ro uno di Fca qui nella Tigre dell’E- st. Con Marchionne ne parla spes- so. Eccellenze italiane sono già presenti in massa, da Brembo (fre- ni a disco per le migliori supercar tedesche prodotti qui) a Marcega- glia, da Manuli ai Pendolini che corrono tra le città polacche. Fino ad Astaldi che ha rifatto quasi tutti gli aeroporti. Speranza del futuro prossimo: autostrade e altre infra- strutture. La struttura del com- mercio estero si fa sempre più bi- lanciata: i polacchi comprano ec- cellenze made in Italy, le nostre città come quelle tedesche od olandesi si riempiono dei loro mo- derni bus Solaris. Crescita al 3,3%, conti in ordine, polizia anticorruzione. E 14 zone economiche speciali vicine alle migliori università, location prefe- rita dagli investimenti esteri per le facilitazioni d’ogni genere. Nel manifatturiero sono le imprese italiane i concorrenti più temibili dei big tedeschi. Ma voliamo più a sud. A Bucarest già atterrando allo La nuova fabbrica della Fiat in Serbia, il più importante insediamento industriale del Paese balcanico 2 3 4 Bronislaw Komorowski, presidente della Polonia (1); Klaus Iohannis, numero uno della Romania (2); Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, il gruppo bancario che ha stabilito una solidissima base nell’Est Europa (3); Paolo Astaldi, presidente dell’omonimo gruppo di costruzioni che lavora molto nell’area (4) LE IMPRESE DEL BEL PAESE SONO RIUSCITE A INSERIRSI BENE, BASANDOSI SU QUALITÀ E AFFIDABILITÀ, NEL SORPRENDENTE VITALISMO DELL’EX IMPERO SOVIETICO: DIVERSI PAESI, DALLA POLONIA ALLA ROMANIA, CORRONO PIÙ VELOCI DI QUALSIASI ALTRA AREA Andrea Tarquini Varsavia B ank Pekao Unicredit è la pri- ma banca della Polonia del miracolo, “seconda Germania” o “tigre dell’Est”. Poco a sud della ca- pitale, a Deblin, alla migliore acca- demia aeronautica di questa parte del mondo, i futuri cadetti aspetta- no con ansia l’inizio dell’addestra- mento sul jet da training e attacco Aermacchi 346, che qui come in Israele ha battuto da primo della classe ogni concorrente. Due ore di volo più a sud, sono italiane le ban- che-chiave del decollo della Ro- mania, le imprese italiane sono ol- tre millecinquecento e ne nascono centinaia di nuove ogni mese, sia- mo secondi come partner com- merciale solo alla forte Germania di Angela Merkel. Va così anche al- trove nell’Europa “tornata a casa”: una generazione dopo la caduta dell’Impero del Male e l’indipen- denza ritrovata, l’azienda Italia è partner di spicco, è il concorrente più temuto dai tedeschi. E’ anche investitore apprezzato, perché –sottolineano le élite locali - effi- ciente come i coreani ma senza ar- roganza alla francese: li trattiamo da partner, non come dépendan- ce. Andiamo a vedere, dalla skyline del freddo di Varsavia, “città che non dorme mai” al maestoso, re- staurato centro di Bucarest. In quest’area dinamica e ambiziosa di bourgeois et citoyens risorti, de- mocrazie che hanno fretta di cor- rer via sempre più lontano dal pas- sato bolscevico e dalle risorte mi- nacce russe, il Sistema Italia ha un ruolo chiave. La Polonia è dinamica, politica- mente stabile, europeista, e Uni- credit ha saputo diventare con Pekao il primo istituto del paese, dice entusiasta il ceo Luigi Lova- glio all’ultimo piano dei tre sparta- ni palazzi sulla via del modernissi- mo aeroporto. Primi creditori per un’amministrazione pubblica che funziona e sa spendere bene in in- frastrutture. Entrate tributarie e cospicui fondi europei garantiti fi- no al 2022 per un’economia e un’imprenditoria locale decisa a vincere e integrata nel sistema centroeuropeo, in quello globale e forte per di più d’un mercato inter- no in continua crescita. E primi nel credito alla clientela privata, con un boom di mutui e investimenti familiari. Unicredit vince rifiutan- do politiche e offerte di prodotti speculativi, e scegliendo tra gli in- vestitori più creativi, sottolinea. Scorri i dati macroeconomici d’un successo impetuoso – riforme li- beral dure e audaci dopo la rivolu- zione, aumento del pil del 300% dopo la rivoluzione contro il 20% dell’Ucraina – e la massiccia e qua- lificata presenza italiana. Da tem- pi storici, Fiat è sinonimo di auto. Alenia ha rilevato Pzl, la più glorio- sa azienda aeronautica dell’Est. Resterà a ciclo completo, dicono i manager italiani e polacchi: ricer- ca e sviluppo, progetti, produzio- Nella foto a destra un’immagine di Mosca: la Russia è, con l’Ucraina, l’unico caso di seria recessione in tutta l’ampia area dell’Est europeo l’investment banking dalla sede centrale di Milano. La “Cee” è diventata negli ulti- mi vent’anni il braccio manifattu- riero della “Vecchia Europa”, si legge nell’ultimo rapporto della banca. Si produce a est quanto ve- niva prodotto un decennio addie- tro nei Paesi di più vecchia indu- strializzazione. “Il settore auto è un esempio emblematico: un ter- zo delle macchine prodotte in Eu- ropa esce da fabbriche localizzate ad est e questa quota, raddoppia- ta negli ultimi anni, è in costante crescita”. Però, sempre negli ulti- mi anni, la situazione ha subito una sostanziale trasformazione: il resource seeking, gli investimenti che puntavano ai vantaggi di co- sto del lavoro, energia, materie prime, ha fatto posto al market seeking, investimenti destinati a servire il mercato locale che nel frattempo è cresciuto esponen- zialmente. Utilities, finanza e as- sicurazioni, consulenza, immo- biliare, servizi professionali, sa- nità, commercio all’ingrosso e al dettaglio: ormai meno della metà (42%) della presenza italiana nel- l’Est europeo riguarda il manifat- turiero, tutto il resto sono servizi e commercio. Una misura dell’impegno ita- liano nell’area viene dal confron- to con Pechino: nella “Cee” ci so- no cinque volte le imprese nostra- ne presenti in Cina, sempre (i dati seguono i criteri Ice-Reprint) con- siderando solo quelle che fattura- no oltre 2,5 milioni: se si conside- rano quelle minori la differenza si accentua. Ancora: in termini di export, le aziende italiane vendo- no in Est Europa sei volte quello che esportano in Cina, in termini di import l’Italia compra dall’Est il doppio di quanto importa dalla Cina. Tutto ciò, malgrado che la popolazione cinese sia 3,5 volte di più di quella della Cee. Nell’est eu- ropeo ci sono aziende tricolori della meccanica, della moda, dei mobili, del cemento, delle pia- strelle e via elencando. Le aziende italiane presenti all’Est rappre- sentano un quinto della presenza imprenditoriale italiana nel mon- do, e Romania, Polonia e Russia sono fra i 10 Paesi dove è maggio- re la presenza tricolore. Inoltre, ed è il dato forse più rilevante perché indica i cambiamenti in corso al- l’Est, tutta l’area è sempre più un importante mercato di sbocco per l’export nostrano. Non tutti i Paesi sono uguali. Le aree critiche oggi sono, ovvia- mente, Russia e Ucraina. La prima stava già rallentando quando è scoppiato il conflitto e perderà nel 2015 secondo stime del Fmi il 3,4% di Pil, Kiev affonderà a -4,6% dopo aver già perso il 6,7 nel 2014. Eugenio Occorsio Vienna N ell’ampia area dell’Europa orientale, comprese Rus- sia e Turchia, operano oggi oltre 5400 imprese italiane (incluse le partecipazioni di minoranza), considerando solo quelle con un fatturato superiore ai 2,5 milioni di euro. Danno lavoro a 318mila persone. Per confronto, nell’Eu- ropa occidentale le imprese ita- liane sono 8870. La distanza è de- stinata a stringersi ulteriormente se sarà rispettato il trend: negli ul- timi sei anni le aziende all’Est so- no aumentate del 25% con il nu- mero record di 1400 aziende crea- te, mentre a Ovest l’aumento è stato del 15%. Come ai tempi del- la guerra fredda, è Vienna la base per controllare la situazione “ol- trecortina”: questi dati sono stati raccolti dalla Unicredit Austria, la banca del gruppo di Piazza Cor- dusio che ha il ruolo di coordina- mento di tutte le partecipate del- l’area. Una per ogni Paese, e sem- pre in una posizione di altissima classifica quando non numero uno come in Bulgaria, Bosnia, Croazia. Il tutto sotto la supervi- sione del capo dell’area “Cee” (Central Eastern Europe), basato appunto a Vienna: proprio oggi si è insediato Carlo Vivaldi al posto di Gianni Papa, andato a dirigere FINO A POCHI ANNI FA SI ANDAVA SOLO A PRODURRE PER POI RIESPORTARE, SCRIVE UNO STUDIO DI UNICREDIT, MENTRE OGGI IL VALORE AGGIUNTO SI RICAVA DAI CONSUMI E DALLA DOMANDA DI SERVIZI FINANZIARI E COMMERCIALI. L’ECCEZIONE DI RUSSIA E UCRAINA “Non più solo una fabbrica il boom dei mercati interni” 1 L’INCHIESTA GLI AFFARI NELL’EST EUROPA Repubblica Affari & Finanza 2015-02-16

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Page 1: L’INCHIESTA Auto, banche, difesa, moda aziende italiane ... · cellenze made in Italy, le nostre città come quelle tedesche od olandesi si riempiono dei loro mo-derni bus Solaris

816 FEBBRAIO 2015PRIMO PIANO

Auto, banche, difesa, modaaziende italiane all’attaccosulla frontiera oltrecortina

ne. Elicotteri, e magari domani ae-rei. Comparto vitale, osserva il di-rettore dell’Ice Giuseppe Federico.Le Polskie silye powietrzny, la mi-gliore aviazione tra i nuovi membridella Nato, non si accontenteran-no degli Aermacchi: dovranno so-stituire i cacciabombardieriSukhoi 22 e i MiG 29 per affiancareaerei state of the art ai moderni F-16 americani. Washington, rispet-to a noi, offre meno contropartiteindustriali e technology transfer, ealle minacce di Putin Varsavia ri-

sponde aumentando il bilanciomilitare. Quando il ministro dellaDifesa Pinotti è venuta qui è stataaccolta col tappeto rosso.

Ma non c’è solo la difesa. «Siamocomplementari, la nostra strategiaper il dopo-2022 quando finirannoi fondi europei, punta sulle eccel-lenze e sulle sinergie ricerca-pro-duzione, con l’Italia possiamo evogliamo fare molto», spiegaHenryka Bochniarz, presidente diLewiatan (la prima associazioneimprenditoriale polacca) e nume-

ro uno di Fca qui nella Tigre dell’E-st. Con Marchionne ne parla spes-so. Eccellenze italiane sono giàpresenti in massa, da Brembo (fre-ni a disco per le migliori supercartedesche prodotti qui) a Marcega-glia, da Manuli ai Pendolini checorrono tra le città polacche. Finoad Astaldi che ha rifatto quasi tuttigli aeroporti. Speranza del futuroprossimo: autostrade e altre infra-strutture. La struttura del com-mercio estero si fa sempre più bi-lanciata: i polacchi comprano ec-

cellenze made in Italy, le nostrecittà come quelle tedesche odolandesi si riempiono dei loro mo-derni bus Solaris.

Crescita al 3,3%, conti in ordine,polizia anticorruzione. E 14 zoneeconomiche speciali vicine allemigliori università, location prefe-rita dagli investimenti esteri per lefacilitazioni d’ogni genere. Nelmanifatturiero sono le impreseitaliane i concorrenti più temibilidei big tedeschi. Ma voliamo più asud. A Bucarest già atterrando allo

La nuova

fabbrica della

Fiat in Serbia,

il più

importante

insediamento

industriale

del

Paese

balcanico

2

3

4

Bronislaw

Komorowski,

presidente

della Polonia

(1); Klaus

Iohannis,

numero uno

della Romania

(2); Federico

Ghizzoni, ad

di Unicredit, il

gruppo

bancario che

ha stabilito

una

solidissima

base nell’Est

Europa (3);

Paolo

Astaldi,

presidente

dell’omonimo

gruppo di

costruzioni che

lavora molto

nell’area (4)

LE IMPRESE DEL BEL PAESESONO RIUSCITE A INSERIRSIBENE, BASANDOSI SU QUALITÀE AFFIDABILITÀ, NELSORPRENDENTE VITALISMODELL’EX IMPERO SOVIETICO:DIVERSI PAESI, DALLAPOLONIA ALLA ROMANIA,CORRONO PIÙ VELOCI DIQUALSIASI ALTRA AREA

Andrea Tarquini

Varsavia

Bank Pekao Unicredit è la pri-ma banca della Polonia del

miracolo, “seconda Germania” o“tigre dell’Est”. Poco a sud della ca-pitale, a Deblin, alla migliore acca-demia aeronautica di questa partedel mondo, i futuri cadetti aspetta-no con ansia l’inizio dell’addestra-mento sul jet da training e attaccoAermacchi 346, che qui come inIsraele ha battuto da primo dellaclasse ogni concorrente. Due ore divolo più a sud, sono italiane le ban-che-chiave del decollo della Ro-mania, le imprese italiane sono ol-tre millecinquecento e ne nasconocentinaia di nuove ogni mese, sia-mo secondi come partner com-merciale solo alla forte Germaniadi Angela Merkel. Va così anche al-trove nell’Europa “tornata a casa”:una generazione dopo la cadutadell’Impero del Male e l’indipen-denza ritrovata, l’azienda Italia èpartner di spicco, è il concorrentepiù temuto dai tedeschi. E’ ancheinvestitore apprezzato, perché–sottolineano le élite locali - effi-ciente come i coreani ma senza ar-roganza alla francese: li trattiamoda partner, non come dépendan-ce. Andiamo a vedere, dalla skylinedel freddo di Varsavia, “città chenon dorme mai” al maestoso, re-staurato centro di Bucarest. Inquest’area dinamica e ambiziosadi bourgeois et citoyens risorti, de-mocrazie che hanno fretta di cor-rer via sempre più lontano dal pas-sato bolscevico e dalle risorte mi-nacce russe, il Sistema Italia ha unruolo chiave.

La Polonia è dinamica, politica-mente stabile, europeista, e Uni-credit ha saputo diventare conPekao il primo istituto del paese,dice entusiasta il ceo Luigi Lova-glio all’ultimo piano dei tre sparta-ni palazzi sulla via del modernissi-mo aeroporto. Primi creditori perun’amministrazione pubblica chefunziona e sa spendere bene in in-frastrutture. Entrate tributarie ecospicui fondi europei garantiti fi-no al 2022 per un’economia eun’imprenditoria locale decisa avincere e integrata nel sistemacentroeuropeo, in quello globale eforte per di più d’un mercato inter-no in continua crescita. E primi nelcredito alla clientela privata, conun boom di mutui e investimentifamiliari. Unicredit vince rifiutan-do politiche e offerte di prodottispeculativi, e scegliendo tra gli in-vestitori più creativi, sottolinea.Scorri i dati macroeconomici d’unsuccesso impetuoso – riforme li-beral dure e audaci dopo la rivolu-zione, aumento del pil del 300%dopo la rivoluzione contro il 20%dell’Ucraina – e la massiccia e qua-lificata presenza italiana. Da tem-pi storici, Fiat è sinonimo di auto.Alenia ha rilevato Pzl, la più glorio-sa azienda aeronautica dell’Est.Resterà a ciclo completo, dicono imanager italiani e polacchi: ricer-ca e sviluppo, progetti, produzio-

Nella foto

a destra

un’immagine

di Mosca: la

Russia è, con

l’Ucraina,

l’unico caso

di seria

recessione in

tutta l’ampia

area dell’Est

europeol’investment banking dalla sedecentrale di Milano.

La “Cee” è diventata negli ulti-mi vent’anni il braccio manifattu-riero della “Vecchia Europa”, silegge nell’ultimo rapporto dellabanca. Si produce a est quanto ve-niva prodotto un decennio addie-tro nei Paesi di più vecchia indu-strializzazione. “Il settore auto èun esempio emblematico: un ter-zo delle macchine prodotte in Eu-ropa esce da fabbriche localizzatead est e questa quota, raddoppia-ta negli ultimi anni, è in costantecrescita”. Però, sempre negli ulti-mi anni, la situazione ha subitouna sostanziale trasformazione: ilresource seeking, gli investimentiche puntavano ai vantaggi di co-sto del lavoro, energia, materieprime, ha fatto posto al marketseeking, investimenti destinati aservire il mercato locale che nelfrattempo è cresciuto esponen-

zialmente. Utilities, finanza e as-sicurazioni, consulenza, immo-biliare, servizi professionali, sa-nità, commercio all’ingrosso e aldettaglio: ormai meno della metà(42%) della presenza italiana nel-l’Est europeo riguarda il manifat-turiero, tutto il resto sono servizi ecommercio.

Una misura dell’impegno ita-liano nell’area viene dal confron-to con Pechino: nella “Cee” ci so-no cinque volte le imprese nostra-ne presenti in Cina, sempre (i datiseguono i criteri Ice-Reprint) con-siderando solo quelle che fattura-no oltre 2,5 milioni: se si conside-rano quelle minori la differenza siaccentua. Ancora: in termini diexport, le aziende italiane vendo-no in Est Europa sei volte quelloche esportano in Cina, in terminidi import l’Italia compra dall’Est ildoppio di quanto importa dallaCina. Tutto ciò, malgrado che la

popolazione cinese sia 3,5 volte dipiù di quella della Cee. Nell’est eu-ropeo ci sono aziende tricoloridella meccanica, della moda, deimobili, del cemento, delle pia-strelle e via elencando. Le aziendeitaliane presenti all’Est rappre-sentano un quinto della presenzaimprenditoriale italiana nel mon-do, e Romania, Polonia e Russiasono fra i 10 Paesi dove è maggio-re la presenza tricolore. Inoltre, edè il dato forse più rilevante perchéindica i cambiamenti in corso al-l’Est, tutta l’area è sempre più unimportante mercato di sboccoper l’export nostrano.

Non tutti i Paesi sono uguali. Learee critiche oggi sono, ovvia-mente, Russia e Ucraina. La primastava già rallentando quando èscoppiato il conflitto e perderà nel2015 secondo stime del Fmi il3,4% di Pil, Kiev affonderà a -4,6%dopo aver già perso il 6,7 nel 2014.

Eugenio Occorsio

Vienna

Nell’ampia area dell’Europaorientale, comprese Rus-

sia e Turchia, operano oggi oltre5400 imprese italiane (incluse lepartecipazioni di minoranza),considerando solo quelle con unfatturato superiore ai 2,5 milionidi euro. Danno lavoro a 318milapersone. Per confronto, nell’Eu-ropa occidentale le imprese ita-liane sono 8870. La distanza è de-stinata a stringersi ulteriormentese sarà rispettato il trend: negli ul-timi sei anni le aziende all’Est so-no aumentate del 25% con il nu-mero record di 1400 aziende crea-te, mentre a Ovest l’aumento èstato del 15%. Come ai tempi del-la guerra fredda, è Vienna la baseper controllare la situazione “ol-trecortina”: questi dati sono statiraccolti dalla Unicredit Austria, labanca del gruppo di Piazza Cor-dusio che ha il ruolo di coordina-mento di tutte le partecipate del-l’area. Una per ogni Paese, e sem-pre in una posizione di altissimaclassifica quando non numerouno come in Bulgaria, Bosnia,Croazia. Il tutto sotto la supervi-sione del capo dell’area “Cee”(Central Eastern Europe), basatoappunto a Vienna: proprio oggi siè insediato Carlo Vivaldi al postodi Gianni Papa, andato a dirigere

FINO A POCHI ANNI FA SIANDAVA SOLO A PRODURREPER POI RIESPORTARE, SCRIVEUNO STUDIO DI UNICREDIT,MENTRE OGGI IL VALOREAGGIUNTO SI RICAVA DAICONSUMI E DALLA DOMANDADI SERVIZI FINANZIARI ECOMMERCIALI. L’ECCEZIONEDI RUSSIA E UCRAINA

“Non più solo una fabbricail boom dei mercati interni”

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L’INCHIESTAGLI AFFARI

NELL’EST EUROPA

Repubblica Affari & Finanza 2015-02-16

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916 FEBBRAIO 2015 PRIMO PIANO

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PALAZZOEUROPAAndrea Bonanni

SULLA RIPRESAL’OMBRADEGLI ENIGMIDI TSIPRAS

La lunga traversata neldeserto della crisieconomica sta forse perfinire davvero. Sei annidopo il crack di

Lehman Brothers che segnò l'iniziodi una tempesta finanziariadivenuta poi recessioneeconomica, l'Europa torna nonsolo a vedere la luce, ma a nutrireanche solide speranze per il futuro.I dati economici dell'ultimotrimestre 2014 hanno segnatorisultati superiori alle previsioni.Era da molto tempo che nonsuccedeva. Anzi, per anni l'Europaaveva collezionato regolarmentedati inferiori alle aspettative. LaGermania, a sorpresa, ha fattoregistrare una crescita trimestraledello 0,7 per cento: doppia rispettoalle previsioni. Lo stesso livello èstato raggiunto dalla Spagna, chemette a segno la crescita piùrapida da sette anni a questaparte. Il Portogallo, altro Paeseuscito rafforzato dalla cura dellaTroika, è cresciuto di mezzo puntoin un trimestre: un risultatoanalogo a quello dell'Olanda cheesce dalla spirale negativa. Perfinol'Italia ferma l'ormai lungarecessione e si prepara acominciare il 2015 in crescita.Ma quello che più conta è che amarzo entrerà in azione ilquantitative easing della Bancacentrale europea: una iniezione diliquidità da oltre mille miliardi dieuro che dovrebbe costituire unforte stimolo agli investimentiriducendo il rendimento sui titolidi stato e spingendo le banche acercare impieghi più remunerativie più rischiosi finanziandol'economia reale. Se finora laripresa era stata sostenuta dal calodei prezzi del petrolio e daldeprezzamento dell'euro che haspinto le esportazioni, si spera cheil quantitative easing, oltre che afermare la deflazione,contribuisca anche a rilanciare gliinvestimenti, che restano l'unicacomponente della crescita ancorafortemente al di sotto dei livelli diguardia. Del resto la mossa diMario Draghi sta già innescandouna reazione a catena virtuosa. Labanca centrale svedese (che non faparte dell'unione monetaria) haportato per la prima volta il suotasso di riferimento in negativo eannunciato un suo mini-quantitative easing per oltre unmiliardo di euro. Anche la Bank ofEngland si appresta ad abbassare itassi sotto la soglia dello 0,5 percento. In questo quadroabbastanza luminoso, l'unicoangolo d'ombra è rappresentatodalla crisi greca. L'uscita di Atenedall'euro, ipotesi quanto maipossibile, dando un segnale didebolezza sulla tenuta dell'unionemonetaria potrebbe infattiriaccendere la corsa degli spread ela guerra dei debiti sovrani.Tsipras può infliggereall'economia europea un dannoben superiore all'insolvenza delsuo debito pubblico spegnendo laluce che si è finalmente accesa infondo al tunnel. E' questa la suavera arma segreta al tavolo delnegoziato in corso tra Atene eBruxelles, e si può star certi chenon esiterà ad usarla fino in fondo.

Henri Coanda airport incontri il si-stema Italia: il nuovo terminal lo hacostruito Astaldi. Anche qui,scommesse globali del sistemabancario italiano: Unicredit, Inte-sa SanPaolo, Venetobanca sonofortissime. «Qui non è solo que-stione di basso costo della mano-dopera, la gente è qualificata, la lo-cation è vicina a casa, non lontanacome la Cina, l’affinità di lingua av-vicina, e c’è molto da ammoderna-re quindi molte chances», spiegaMarco Esposito di Unicredit. Con-

viene Luca Gentile, numero unolocale dell’Ice: le condizioni favo-revoli ci sono tutte, il sistema Italiale ha scoperte in tempo. E mostra lalista delle eccellenze in campo: Pi-relli (stabilimento enorme a Slati-na), Prysmian, Tenaris, fino a Ma-schio Gaspardo, un market leaderglobale: macchine agricole iper-tecnologiche dal minuscolo al gi-gantesco. Azienda familiare, co-minciarono in una cascina, adesso

in Romania come in Polonia pro-ducono trebbiatrici enormi. I car-go Alenia C-27 sono vanto delleFortele aerieneromane. E lavoranoin Romania a migliaia piccole emedie aziende, manifatturiere o dihigh tech, non più solo tessili.

Certo, ti avvertono gli amici ro-meni per primi, qui c’è ancoramolto da fare, non siamo la Polo-nia. La dittatura fu più brutale, at-tuò sul modello leninista il genoci-

dio di classe di borghesia e intelli-gentsija, lasciò seguiti di penuria ecorruzione. E sull’uso dei fondi Uenon siamo all’efficienza polacca.Eppure, nota Flavio Schiavo Cam-po della Banca europea degli inve-stimenti, i passi avanti sono visibi-li: anticorruzione sul modello po-lacco, garanzie giuridiche a chi in-veste, porte aperte a studi legali co-me quello di Mario Tonucci a unpasso dall’ex Comitato centrale. Il

collo di bottiglia sono infrastruttu-re e trasporti terrestri (ferrovie vec-chie, niente autostrade per valica-re le montagne): tocca al nuovopresidente Klaus Iohannis, mistermani pulite, accelerare la moder-nizzazione. Intanto, gli ambascia-tori d’Italia nella Varsavia delboom e nella vivace Bucarest, Ales-sandro de Pedys e Diego Brasioli, ei loro team di giovani diplomaticiefficienti ma meno numerosi deicolleghi tedeschi o coreani, hannosempre più da fare dall’interscam-bio al boom dei corsi d’italiano.Nella nuova Europa il sistema Ita-lia vive e funziona. Se non ci crede-te, chiedetelo ai competitor tede-schi.

(Ha collaborato Jan Gebert)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dai grafici si evince

il passo accelerato

che sta conoscendo

l’espansione

delle aziende italiane

nei promettenti mercati

dell’Europa orientale

Anche se la fragile tregua raggiun-ta in queste ore reggerà, serviràmoltissimo tempo alle rispettiveeconomie per recuperare, fermirestando i fattori negativi ormaistrutturali come il basso prezzodel greggio che ha messo in ginoc-chio Mosca. Anche altrove tiraaria di recessione: la Croazia per-derà nel 2015 lo 0,2% del Pil e laSerbia dello 0,7. Ma nella maggiorparte dei casi la ripresa tira, ecco-me: l’Ungheria è cresciuta del 3,3nel 2014 ed è previsto un +2,3% nel2015, e sempre nell’anno in corsosalirà del 2,4 il Pil ceco, del 2,5quello rumeno, del 3,3 quello po-lacco, del 2,5 quello slovacco, del2 quello bulgaro, e via dicendo. Inmedia nell’area la crescita saràcomunque positiva, ed escluden-do la Russia del 2,5%. E grandissi-mi sono gli spazi ulteriori che siaprono per le aziende italiane.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Affari & Finanza 2015-02-16