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La Rosa Bianca Volti di un’amicizia
A cura diKarin Amann, Thomas Ernst
Stefan Glienke, Bärbel KöhlerGabriele Kühn, Rita MaierTanja Piesch, Franz Reimer
Michael Ritter, Annette SchöninghRita Sumser, Walter Zipp
Con la consulenza diKläre Alt, Elisabeth Anneser
Christine Bollinger, Elisabeth BollingerRegina Degkwitz, Lilo Fürst-Ramdohr
Elisabeth Hartnagel, Prof. Dr. Wolfgang HuberAnneliese Knoop-Graf, Prof. Dr. Hermann Krings (†)
Franz J. Müller, Dr. Michael ProbstDieter Sasse, Erich Schmorell
Herta Siebler-Probst, Birgit WeißGorge (Jürgen) Wittenstein
Immagine graficaUNICA, progetti di comunicazione - RSM
StampaArtiGrafiche Fiorin S.p.A.
CatalogoItaca
Noleggio della mostra a cura diIES (International Exhibition Service)
Tel.0541 728565www.meetingmostre.com
Un vivo ringraziamento aErica Berni, Manuela Bisin
Lucia Bolzoni, Giovanni D’AnielloPaolo Ferrari, Alessandra GeronazzoSanto Merlini, Marcella Montanari
Stefano Montanari, Gabriella OrlandiniAlessandra Riehn, Giovanni Tardini
Progetto realizzato con il patrocinio di
Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca
Mostra realizzata e organizzata dalMeeting per l’amicizia fra i popoli
in occasione della XXVI edizione
rimini
Nell’estate del 1942 e nel febbraio del 1943 alcuni studenti della facoltà di medicina di Monaco
di Baviera distribuiscono volantini firmati “Rosa Bianca” incitando alla resistenza contro Hitler
e chiedendo la libertà per il popolo tedesco.
Gli autori di questi volantini non sono innanzitutto un gruppo di resistenza, ma piuttosto un
gruppo di persone unite da una profonda amicizia: Hans Scholl, Alexander Schmorell e Willi
Graf che si conoscono nel 1941/42 nel corpo militare in cui gli studenti di medicina prestano
il servizio di leva; Christoph Probst, carissimo amico di Alexander Schmorell a partire dall’anno
scolastico del 1935/36; Sophie Scholl, sorella di Hans; Traute Lafrenz, fidanzata di Hans Scholl,
e altri.
“Del gruppetto che ho radunato qui avrai già sentito parlare. Ti rallegreresti di questi volti se
li potessi vedere. L’energia che vi investiamo rifluisce intatta nel nostro cuore”,
scrive Hans Scholl in una lettera.
Ciò che li accomuna è la passione per la vita, l’amore per la bellezza - in particolare espressa
nella natura e nella musica - e la tensione alla verità fino alla decisione di agire contro il
regime: un’apertura alla realtà intera che cresce in una vita quotidiana condivisa.
Di questa cerchia di amici fanno parte anche persone adulte, come il pubblicista cattolico Carl
Muth, l’architetto Manfred Eickemeyer (che mette a loro disposizione il suo atelier), Eugen
Grimminger, un amico del padre di Hans e Sophie Scholl (da cui riceveranno aiuti finanziari per
la realizzazione delle loro iniziative), il professore universitario Kurt Huber e altri; il dialogo
con queste persone aiuta i ragazzi a maturare un giudizio umano e politico che trova la sua
espressione più significativa nei volantini.
Il fatto che le prediche, critiche nei confronti del regime del vescovo von Galen arrivino per
posta anche in casa degli Scholl a Ulm suggerisce ad Hans e ad Alexander di utilizzare lo stesso
metodo per diffondere le loro idee. Decidono quindi di ciclostilare dei volantini e di diffonderli.
Sono quattro i volantini che vengono distribuiti nell’estate del 1942; nel febbraio del 1943 con
l’aiuto degli studenti della Rosa Bianca vengono scritti e diffusi il quinto e il sesto volantino,
nella speranza che dopo la sconfitta di Stalingrado il popolo tedesco possa finalmente rendersi
conto della situazione e ribellarsi. Hans e Sophie Scholl, il 18 febbraio del 1943, mentre
distribuiscono il sesto volantino all’Università di Monaco, vengono arrestati. Sono poi processati
e condannati a morte assieme a Christoph Probst. Si svolgono in seguito altri cinque processi,
l’ultimo dei quali nell’aprile del 1945.
La Rosa Bianca Volti di un’amicizia
� L’atrio dell’università di Monaco � Cartina diffusione volantini
p.1
� Kurt Huber
� Roland Freister, Presidente del Volksgerichtshof
Cenni storici
La situazione in Germania dopo il 1918
Dopo il 1918 la Germania subisce l’umiliazione dei Trattati di Versailles che viene rappresentata
sulle cartoline di propaganda da una donna legata al palo della tortura.
Gli anni ’20 sono molto difficili perché crisi politiche ed economiche si abbattono sulla Germania.
Numerosi tedeschi iniziano così ad avere nostalgia di un personaggio forte che riporti il paese
all’antica potenza.
Gennaio 1933: Hitler al potere
Con la salita al potere di Hitler – che all’inizio avviene attraverso un processo conforme alla
costituzione – col tempo tutto migliora: l’economia riprende a fiorire (anche se questo causa
debiti elevati); dopo quattro anni non c’è più disoccupazione. L’allestimento dei giochi olimpici
a Berlino nel 1936 dimostra anche all’estero che si stanno rimarginando le ferite della Grande
Guerra. Così la Germania acquista di nuovo fiducia in se stessa.
In un discorso del 10 febbraio 1933 Hitler promette un nuovo “Regno Tedesco”:
“[…] non riesco a staccarmi dalla fede nel mio popolo, non riesco a staccarmi dalla convinzione
che questa nazione un giorno risorgerà; non riesco a separarmi dall’amore a questo mio
popolo e nutro saldamente la convinzione, che arriverà un bel giorno l’ora in cui i milioni di
persone, che oggi ci maledicono, ci appoggeranno e insieme a noi approveranno il nuovo
Regno Tedesco, che abbiamo creato assieme, conquistato con fatica e conquistato amaramente,
il Regno della grandezza e dell’onore e della potenza, della gloria e della giustizia. Amen!”.
Il popolo tedesco rimane affascinato dai discorsi di Hitler; anche alcuni ragazzi che poi daranno
vita al gruppo della “Rosa Bianca” sono attratti dalle promesse del nazionalsocialismo, tanto
che aderiscono alla Hitlerjugend.
Inge Scholl, sorella di Hans e Sophie, racconta a proposito del 30 gennaio del 1933:
“Una mattina sentii sulle scale della scuola una compagna di classe che diceva ad un’altra:
“Ora Hitler è al governo”. E la radio e tutti i giornali annunciavano: “Ora tutto migliorerà in
Germania. Hitler è al comando”.
…Hitler - così si sentiva dappertutto - voleva aiutare questa patria a raggiungere grandezza,
felicità e benessere; voleva procurare lavoro e pane per tutti; non si sarebbe fermato prima
di aver raggiunto il suo scopo: ogni tedesco doveva diventare un essere umano indipendente,
libero e felice nella propria patria. A noi questo piaceva, e qualunque cosa avessimo potuto
fare per contribuire la avremmo fatta”.
L’eugenetica
� Cartolina con la Germania legata al palo � Fiaccolata del 30 gennaio 1933
p.2
Alla base del progetto nazionalsocialista vi è una discriminazione razziale sia nei confronti
delle razze considerate inferiori sia nei confronti dei malati mentali, di quelli incurabili e degli
handicappati.
Nelle scuole agli studenti viene insegnato il disprezzo verso chi ha malformazioni fisiche o
mentali, negli ospedali e nei lager questi vengono soppressi.
I giovani della Rosa Bianca percepiscono subito la disumanità presente nei programmi hitleriani
di discriminazione razziale.
Lo fa notare Bernhard Knoop raccontando in merito le reazioni di Christoph Probst:
“…. si agitava profondamente quando si parlava dei programmi di eutanasia, dell’eliminazione
di massa di malati di mente ed handicappati che alla lunga non poteva essere tenuta nascosta”.
Il vescovo Clemens August von Galen è una delle poche personalità pubbliche che condanna
esplicitamente l’ideologia nazista.
In una sua celebre predica nel 1941, riferendosi alla condotta brutale dei nazionalsocialisti e
all’uccisione di handicappati e malati incurabili, il vescovo von Galen dice:
“Vengono adesso uccisi, barbaramente uccisi degli innocenti indifesi; anche persone di altra
razza, di diversa provenienza vengono soppresse... Siamo di fronte a una follia omicida senza
eguali... Con gente come questa, con questi assassini che calpestano orgogliosi le nostre vite,
non posso più avere comunanza di popolo!”.
L’antisemitismo
Anche l’antisemitismo fa parte sin dagli inizi del programma di governo del regime
nazionalsocialista. Da subito le botteghe appartenenti agli ebrei vengono boicottate e gli
impiegati statali giudei vengono licenziati. Nel 1935 sono proibiti i matrimoni tra ebrei e cittadini
di “sangue tedesco”. I giovani ebrei vengono esclusi dalle scuole tedesche.
Il 9 novembre del 1938, nella cosiddetta “Notte dei cristalli”, per ordine del governo vengono
bruciate tutte le sinagoghe e danneggiati o distrutti i negozi degli ebrei. Di fronte a tale orrido
spettacolo, molte famiglie ebree, impaurite, decidono di emigrare.
Ma il regime nazista aveva come scopo dichiarato lo sterminio degli ebrei e così nel 1941
Cenni storici
� Il campo di concentramento di Dachau
p.3
promulga il divieto di emigrazione per loro. Da questo momento in poi ogni ebreo viene costretto
a portare la cosiddetta “stella di David”.
Un anno dopo viene decisa la “soluzione finale” con la sistematica persecuzione degli ebrei,
la loro deportazione nei campi di concentramento e il loro annientamento nelle camere a gas.
I giovani della Rosa Bianca denunciano l’antisemitismo con estrema chiarezza nel loro secondo
volantino:
“Vogliamo solo ricordare brevemente come esempio un fatto: il fatto cioè che dalla occupazione
della Polonia sono stati trucidati in quel paese, nel modo più bestiale, trecentomila ebrei. In
questo noi vediamo il più orrendo delitto contro la dignità dell’uomo, un delitto di cui non se
ne può trovare un analogo in tutta la storia umana. Anche gli ebrei sono creature umane!”.
La Seconda Guerra Mondiale
Nel settembre del 1939 inizia la seconda guerra mondiale, Hitler vince con le sue truppe su
tutti i fronti: aveva già annesso Austria e Cecoslovacchia prima della guerra, ora conquista la
Polonia Occidentale quindi la Danimarca, la Norvegia, i Paesi Bassi, la Francia, la Iugoslavia
e la Grecia. Con l’attacco alla Russia nel giugno del 1941 la Germania raggiunge la sua massima
espansione territoriale. I tedeschi si dimenticano della pesante umiliazione subita dopo la
Grande Guerra; soprattutto la vittoria sulla Francia per loro rappresenta una enorme
soddisfazione. La Germania sembra tornata ad essere forte.
Nell’inverno del 1941/42 la guerra subisce una svolta: sul fronte orientale inizia la controffensiva
sovietica che ha nella battaglia di Stalingrado il momento decisivo. Nella sconfitta emerge
sempre di più la vera faccia del regime, che non tollera nessuna critica, anzi in un discorso a
Berlino, Joseph Goebbels, ministro della propaganda, esorta tutto il popolo tedesco ad una
dedizione senza limiti e alla guerra totale.
A questo proclama si oppongono i ragazzi della “Rosa Bianca” che denunciano nel quinto
volantino la menzogna della propaganda nazista ed incitano i loro connazionali a prenderne
coscienza:
“Con sicurezza matematica Hitler conduce il popolo tedesco alla rovina. Hitler non può vincere
la guerra, può soltanto prolungarla! … Ma intanto cosa fa il popolo tedesco? Non vede e non
sente… Tedeschi! … Staccatevi dal nazionalsocialismo disumano! Provate con l’azione che voi
la pensate diversamente! Una nuova guerra di liberazione sta per scoppiare. La parte migliore
del nostro popolo combatte dalla nostra parte. Strappate il mantello dell’indifferenza che
avvolge il nostro cuore!”.
Cenni storici
� Prigionieri di guerra tedeschi dopo labattaglia di Stalingrado
p.4
HansScholl
Hans Scholl
Secondo di cinque figli di una famiglia protestante, fin dalla giovinezza vive con i fratelli rapporti
di grande intensità umana.
A Ulm nel 1933, anno in cui Hitler prende il potere, Hans Scholl entra entusiasta nelle file della
Hitlerjugend (Gioventù Hitleriana). Grazie alla sua affascinante personalità diventa ben presto
portabandiera del suo gruppo e nel 1935 partecipa all’adunata del partito a Norimberga. Questa
manifestazione lo delude profondamente, perché tutto segue uno schema; deve persino bruciare
la bandiera su cui aveva giurato, perché non era uguale alle altre: capisce così che la libertà
promessa da Hitler è una menzogna. A questo punto volge le spalle alla Hitlerjugend e aderisce
ad una associazione giovanile proibita dal regime. Nel 1937 viene arrestato per le sue attività
sovversive in questo gruppo. Dalla prigione scrive ai genitori:
“Tutto il mio corpo, ogni tendine, ogni vena ha una gran nostalgia della vita”.
Nel 1939 si iscrive alla facoltà di medicina a Monaco. Nel marzo del 1940 viene assegnato alla
2a Studentenkompanie, corpo militare in cui svolgevano il servizio di leva gli studenti di medicina
durante la seconda guerra mondiale. Attraverso un amico di Ulm, Otl Aicher, conosce il professor
Carl Muth, un pubblicista cattolico settantenne, che gli chiede di riordinare la sua biblioteca.
Pur essendo cresciuto in una famiglia protestante, grazie al rapporto con Carl Muth fa per la
prima volta un incontro personale con Cristo.
A Muth scrive questa lettera due giorni prima di Natale del 1941:
Egregio Professore!
[…] Sono ricolmo di gioia, perché per la prima volta nella mia vita festeggio il Natale da cristiano,
in modo autentico e personalmente convinto. […] Son cadute come delle squame dai miei
occhi. Prego. Sento un fondo sicuro e vedo una meta sicura. Per me quest'anno Cristo è rinato.
Il Suo Hans Scholl
Nel giugno e luglio del 1942 diffonde con gli amici i primi quattro volantini della Rosa Bianca.
In seguito deve partire per la Russia. L’esperienza al fronte lo convince ancor di più dell’assurdità
della guerra e rafforza in lui il rifiuto al regime. Al ritorno in Germania riprende con maggior
intensità le attività di resistenza insieme agli amici. La sua decisione è così profonda che nulla
lo può fermare, neanche la paura di sbagliare.
Due giorni prima dell’arresto, Hans scrive alla ex-fidanzata Rose:
Strade sbagliate ne ho già percorse tante, e lo so: ti si aprono davanti precipizi, la notte più
oscura circonda il mio cuore che cerca – ma io mi ci butto dentro. Com’è grande la parola di
Claudel: “La vie, c’est une grande aventure vers la lumière”.
Il 18 febbraio del 1943 viene arrestato, mentre sta diffondendo il sesto volantino insieme alla
sorella Sophie nell’atrio dell’università di Monaco. Dopo soli quattro giorni viene processato
e condannato a morte. Prima dell’esecuzione grida davanti al boia:
Viva la libertà!
Viva la Germania!
Le sue parole riecheggiano in tutto il carcere.
23 anni, studente di medicina
(† 22 febbraio 1943)
� La Hitlerjugend nel 1937
� Alexander Schmorell, Hans Scholl e Hubert Furtwänglerdurante la loro permanenza al fronte in Russia
p.5
ChristophProbst
Christoph Probst
La giovinezza di Christoph è travagliata: la madre si separa più volte, per cui la famiglia deve
spesso cambiare abitazione e città, e il padre amatissimo, nel 1936, si suicida in una clinica
psichiatrica. Nonostante ciò, a soli sedici anni Christoph scrive:
“Qui è bello, come sempre. Anche la pioggia non ha potuto togliere alla vita il suo splendore.
Splendore? Se si guarda a ogni dettaglio, a ogni singola stazione del quotidiano decorso del
giorno, si trova tutt’altro che splendore. E tuttavia sulla vita degli uomini aleggia una sorta
di splendore. Solo che gli uomini non se ne accorgono, tranne che qualche volta, nei ricordi.
Spesso sembra che sia andato perduto, ma è solo un’apparenza. Senza questo splendore la
vita sarebbe del tutto impossibile”.
Nell’anno scolastico 1935/36 incontra Alexander Schmorell; tra i due nasce “un’amicizia
indissolubile”. Alexander gli fa conoscere i ragazzi della Rosa Bianca. Christoph, facendo parte
del gruppo di aviazione militare con sede a Innsbruck, raramente riesce a vedere gli amici a
Monaco; ma appena può, anche solo per due ore, li va a trovare.
Quando alla fine di luglio del 1942 Hans, Alexander e Willi partono per la Russia, Christoph
soffre per questa separazione e in seguito sente molto la loro mancanza.
Dato che Christoph è padre di tre figli, gli amici cercano di non esporlo a rischi inutili, ma nel
momento in cui i fratelli Scholl vengono arrestati la Gestapo trova in tasca ad Hans la bozza
del settimo volantino scritto a mano da Christoph. Per questo viene arrestato, poi processato
insieme a Hans e Sophie. Il giorno dell’esecuzione si fa battezzare dal cappellano del carcere.
Non si tratta di una decisione improvvisata, ma è l’esito di una lenta maturazione personale.
Poco prima di andare a morire incontra ancora una volta Hans e Sophie nel cortile del carcere.
Si accomiata da loro con le parole:
“Tra pochi minuti ci rivediamo nell’eternità”.
23 anni, studente di medicina a
Innsbruck, sposato, tre figli
(† 22 febbraio 1943)
� Partenza per la Feldfamulatur: (da sin.) Hans e SophieScholl, Christoph Probst.
[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]
� Con il figlio Michael
[Foto: propr. privata dott. Michael Probst]
� Foto di famiglia con la nonna (Elise Probst)
[Foto: propr. privata dott. Michael Probst]
� Alex Schmorell e Christoph Probst con la brocca
p.6
Alexander Schmorell
Alexander Schmorell
� Busto di Beethoven, opera di AlexanderSchmorell
Alexander Schmorell nasce in Russia. Dopo la precoce scomparsa della madre il padre si risposa
e si trasferisce con la famiglia a Monaco. L’educazione dei figli viene affidata ad una bambinaia
russa. Il russo rimane sempre la lingua parlata in famiglia. Anche le tradizioni della terra natia
continuano a vivere tra le mura domestiche. Nel 1935 Alexander conosce Christoph Probst; il
rapporto di amicizia che nasce fra i due è così intenso che il fratello ricorderà come “Alex allora
sembrasse sentirsi finalmente liberato, come se avesse per la prima volta conquistato fiducia in
se stesso e sicurezza di sé e cominciasse ad assaporare il gusto della vita”.
La sua passione è la scultura. Per questo il padre ha allestito per lui un atelier. Lì si rifugia quando
attraversa periodi di inquietudine.
Il 4 giugno del 1942 scrive a un’amica:
“E bruciare, ardere fino a consumare se stessi - così si deve creare e plasmare. Come il sole che
arde e si consuma, così deve essere la vita dell’artista, solo in questo modo le sue
opere sprigioneranno la loro potenza… solo allora l’uomo potrà comprenderle e vivere con esse,
sereno, grande, forte, appassionato… soffrire con esse”.
Dopo l’esame di maturità Alexander si arruola volontariamente nella cavalleria; nel momento in
cui deve giurare fedeltà a Hitler, chiede però di essere dispensato e allontanato dall’esercito. La
famiglia riesce a convincerlo a prestare il giuramento e, per evitare ripercussioni da parte del regime,
attribuisce l’accaduto a una “crisi di nervi”. Essendo studente di medicina viene assegnato nel 1941
alla 2a Studentenkompanie dove conosce Hans Scholl. Il primo volantino della Rosa Bianca è scritto
e diffuso da loro due.
Il 23 luglio Alexander parte per la Russia e torna così come nemico nella sua patria. Non avendo
mai perso il legame con la tradizione natia, facilita agli amici il rapporto con il mondo russo e ritrova
se stesso. Rimane innamorato della Russia a tal punto da scrivere a un’amica nel gennaio del 1943:
Cara Marguerite,
un pescatore, che siede lontano lontano laggiù nella mia patria, ha lanciato il suo amo a fondo nel
mio petto. E più io mi allontano dalla mia patria, da quella landa così vasta, tanto più lui tira la
lenza, tanto più mi duole il petto, tanto più divento inquieto.
Il 6 novembre del 1942 torna a Monaco con gli studenti di medicina della 2a Studentenkompanie
e riprende a collaborare con gli amici della “Rosa Bianca”. Viene arrestato il 19 aprile 1943.
Condannato a morte aspetta per tre mesi in carcere la risposta alla richiesta di grazia, che viene
respinta. Il 13 luglio, giorno dell’esecuzione, dice al suo avvocato:
“Sarà sorpreso…
Alexander Schmorell, 25 anni,
studente di medicina a Monaco
(† 13 luglio 1943)
� Alexander Schmorell durante una lezione
[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]
� Hans e Alexander in treno verso la Russia
[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]
[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]
p.7
WilliGraf
Willi GrafWilli Graf, originario di Saarbrücken, mai entrato nella Hitlerjugend, si impegna nelle associazioni
giovanili cattoliche, non proibite, ma comunque emarginate. In quanto membro dell’ “Ordine
Grigio” viene incarcerato per due settimane nel 1938.
Nel 1940 inizia a prestare il servizio sanitario in Francia, Belgio e Jugoslavia; nel maggio del
1941, in Polonia e in seguito in Russia. In questo periodo la sua vita è segnata da una profonda
solitudine, che riesce a vincere quando, tornando a Monaco, dal fronte, ritrova i suoi amici delle
associazioni cattoliche che si riuniscono in un appartamento della Siegfriedstrasse:
“Ecco cos’era la Siegfriedstrasse. In quel periodo di inquietudine […], un punto di quiete dove
si potevano incontrare le persone con cui parlare. Era come una patria spirituale. […] Senza la
Siegfriedstrasse non saremmo potuti rimanere immuni dallo spirito del tempo presente”.
Dopo l’incontro con Hans Scholl, Willi Graf deve prendere una decisione, perché gli amici della
Siegfriedstrasse non condividono le attività della “Rosa Bianca”. Per loro è più importante
sopravvivere per poter costruire in seguito una nuova Germania. Forse un’annotazione sul diario
fatta nel 1933 può spiegare il motivo della sua scelta di partecipare alle azioni della Rosa
Bianca:
“Siate discepoli nelle opere, non solo nell’ascolto della parola” (Gc 1, 22).
Dopo l’arresto Willi Graf deve passare otto mesi di carcere prima di essere giustiziato nell’ottobre
del 1943; molto probabilmente è stato anche torturato, perché i suoi aguzzini volevano estorcergli
altri nomi di cospiratori. Una delle ultime lettere scritte alla famiglia documenta la coscienza
con cui aveva vissuto in carcere:
“Non dovremmo forse quasi essere lieti di portare a questo mondo una croce che a volte sembra
superare qualsiasi misura umana? Questa è in un certo senso letteralmente sequela di Cristo.
Non vogliamo limitarci a sopportare questa croce: vogliamo amarla e cercare di vivere sempre
più fiduciosi nel giudizio divino. Solo in questo modo si realizza il significato di questo tormento.
In questo modo le circostanze quotidiane, qualunque esse siano, non ti toccano più di tanto,
perché la realizzazione della vita non dipende da esse.
L’amore per la Germania cresce però di giorno in giorno e con dolore prendo parte alla sua
sorte e alle sue ferite”.
25 anni, studente di medicina a Monaco
(† 12 ottobre 1943)
� Willi Graf con un compagno in Russia � L’ultimo pasto consumato insieme prima della partenza da Gshatsk
p.8
Sophie Scholl
Sophie Scholl
� Sophie Scholl
Fin dalla sua infanzia Sophie Scholl, sorella minore di Hans, è molto attratta dalla natura, la guarda
con stupore e commozione, ne cerca il contatto diretto. A 18 anni scrive in un tema:
“Così come non riesco a vedere un ruscello chiaro senza mettermi a sedere per farci ciondolare
dentro i piedi, tanto meno riesco, a maggio, a passare oltre a un prato senza inoltrarmici…”
Sophie Scholl ha una grande sensibilità che la porta a guardare la natura con stupore e commozione.
Come suo fratello anche Sophie fa “carriera” nella Hitlerjugend: diventa capogruppo. Ma alcuni
fatti iniziano ad aprirle gli occhi rispetto alla vera natura del nazismo. Le rimane incomprensibile
il fatto che la sua amica ebrea, Luise, pur avendo i capelli biondi e gli occhi azzurri, venga esclusa
dal gruppo, e che nelle riunioni serali del ramo femminile della Hitlerjugend non si possa leggere
il poeta Heinrich Heine solo perché ebreo. I suoi dubbi divengono certezza dopo l’esperienza
negativa fatta dal fratello a Norimberga. Sophie decide così di abbandonare definitivamente
l’organizzazione giovanile hitleriana. Su suggerimento di alcuni amici del fratello comincia a
leggere classici cristiani come Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino e libri di autori proibiti.
Iniziata la guerra, Sophie comincia a chiedere al fidanzato Fritz Hartnagel, ufficiale nell’esercito
tedesco, come sia possibile giustificare la guerra e il servizio militare, e sulla questione litiga
spesso con lui.
Sophie vorrebbe sottrarsi al dramma che la guerra comporta, ma rifugiarsi in un mondo di sogni
non è comunque per lei un’alternativa. Scrive al fidanzato nel maggio del 1940:
“Oggi il tempo è bellissimo, è quasi già estate [...] Non è facile scacciare tutti i pensieri che
riguardano la guerra. [...] Spesso non desidero altro che vivere in un’isola deserta, come Robinson
Crusoe. A volte son tentata di considerare l’umanità come una dermatosi della Terra; ma solo a
volte, quando sono molto stanca e gli uomini mi sembrano grandi e imponenti, questi uomini,
che son peggio delle bestie. Ma ciò che conta è che noi teniamo duro, che resistiamo nella massa
che non aspira ad altro se non al proprio profitto”.
Dopo la maturità Sophie deve svolgere a Krauchenwies un anno di servizio obbligatorio per il
regime. In questo periodo, non riuscendo a stringere amicizie vere, soffre di solitudine e cerca
con intensità il dialogo con Dio.
Nel maggio del 1942 raggiunge il fratello a Monaco, si iscrive alle facoltà di biologia e filosofia.
Quando viene a sapere che Hans è tra gli autori dei volantini della “Rosa Bianca” insiste nel voler
collaborare. È lei che procura francobolli e carta e porta i volantini in altre città col rischio di essere
scoperta durante i frequenti controlli nelle stazioni e sui treni.
Il 18 febbraio del 1943 viene arrestata con il fratello nell’università di Monaco. Il giorno
dell’esecuzione dice alla compagna di cella:
“Una giornata così meravigliosa e piena di sole, e io me ne devo andare…! Ma quanti sono quelli
che in questi tempi devono morire sui campi di battaglia, quanti uomini pieni di speranza...! Che
importa che io muoia, se migliaia e migliaia di persone vengono scosse e destate dal nostro
agire?”.
21 anni, studentessa di biologia e
filosofia a Monaco († 22 febbraio 1943)
� Sophie (in basso a destra) alla festicciola per il suo ventesimocompleanno a Krauchenwies
p.9
Una passione per la vita
L’amicizia dei giovani della Rosa Bianca non è legata a qualche interesse particolare, ma riguarda
tutta la loro vita. L’arte, la musica, la lettura, lo studio, le scelte fondamentali dell’esistenza, le
diverse esperienze personali, la guerra, la situazione politica, tutto ciò che è interessante per uno
di loro immediatamente viene partecipato agli altri.
Per questa passione alla vita la loro amicizia cresce e si consolida.
Il fascino della bellezza
Oggi si è conclusa con un grande concerto per orchestra nella Tonhalle la Settimana mozartiana.
Dovevi esserci! Di un’arte così abbiamo bisogno come del pane quotidiano. Assolutamente! Cosa
sarebbe la vita, senza di essa.
Hans Scholl
(…) Una parola, di cui l’anima non fa esperienza, è una parola morta; e un sentimento, che non è il
grembo di un pensiero, è inutile. La musica però rende il cuore tenero.
Sophie Scholl
Nel taschino interno della giacca porto il bocciolo di una rosa. Ho bisogno di questo piccolo fiore,
perché rappresenta “l’altra faccia”: molto distante dalla vita militare che adesso conduco, eppure
non in contraddizione con essa. Bisogna sempre portare con sé un piccolo segreto, soprattutto con
i compagni che qui mi ritrovo.
Hans Scholl
L’amicizia
L’amico è l’unica persona che ti capisce e ti sostiene se tutto il mondo ti volta le spalle.
L’amico è lo specchio della propria persona, guardando a lui si esprime la propria crescita e il controllo
di sé l’amico permette di rimanere in corrispondenza con se stessi grazie a lui si può domandare e
si può rispondere. Chi non ha un amico crolla su se stesso.
Otl Aicher
Da Hans ho ricevuto una lettera molto gradita. Penso che sarebbe molto bello se potessimo studiare
insieme, perché con Hans non perderò tempo. (Tra l’altro non intendo farlo più con nessuno). Né lui
vuole farlo di fronte a me. Questo è senz’altro il miglior mezzo educativo.
Sophie Scholl
La lettura
I libri sono sempre stati l’“elisir di vita” per gli amici della Rosa Bianca: Goethe, Schiller, Hölderlin,
Reinhold Schneider, Claudel, Kierkegaard, Dostoevskij, Bernanos, Guardini, de Saint-Exupéry e altri.
Non era sempre semplice procurarsi testi di una certa qualità, essendovene molti proibiti dal regime.
Sono amici come Carl Muth e il libraio Josef Söhngen a passarli sotto banco ai giovani della Rosa
Bianca. Ma anche solo due libri interessanti potevano essere “il legno grazie al quale si sopravvive
in mare”.
Otl Aicher
“Essere uomini significa avvertire una responsabilità: vergognarsi alla vista di una necessità, anche
quando è evidente che non se ne ha alcuna colpa; essere fieri del successo di un compagno; offrire
la propria pietra nella coscienza di contribuire all’edificazione del mondo”.
Antoine de Saint-Exupéry, Vento, sabbia e stelle, passo sottolineato da Hans Scholl
� Sophie Scholl
p.10
L’esperienza sul fronte russo
In Russia il terrore e la bellezza vanno di pari passo. Nel suo diario Hans Scholl annota:
28 agosto 1942
“Ultimamente io e Alex abbiamo sepolto un Russo. Doveva essere rimasto fuori da diverso tempo. Il
capo era staccato dal busto e le interiora già marcite. I vermi strisciavano dai vestiti mezzo putrefatti.
Avevamo quasi finito di interrarlo, quando trovammo ancora un braccio. Infine abbiamo costruito una
croce russa e l’abbiamo posta in cima al tumulo. Adesso la sua anima riposa in pace”.
Parlando della sua vita nelle retrovie Hans scrive alla famiglia:
2 settembre 1942
“[…] Non sono mai solo. Abbandonato sì, ma non solo. Conosco un anziano pescatore canuto, ho lui
per amico. Spesso ce ne stiamo seduti dall’alba al tramonto sulla riva di un fiume e peschiamo come
Pietro ai tempi di Cristo. Inoltre, qui nel campo, ho messo insieme un coro con dei prigionieri di guerra
e alcune ragazze russe. […]”
La decisione
Non posso stare fuori dal gioco. Fuori dal gioco non esiste la felicità; e questa guerra in fin dei conti
è una guerra per la verità. Prima di tutto devono saltare tutti i troni bugiardi - questa è la cosa dolorosa-
e lasciare il posto a ciò che è autentico e non manipolato. […] Sono stato costretto a fare una scelta.
Hans Scholl
Non è detto che, poiché tutte le cose sono contraddittorie, l’uomo debba per forza essere anche lui
contraddittorio. Eppure tutti ovunque la pensano così. Poiché siamo inseriti in questo mondo
contraddittorio, dobbiamo ubbidire alle sue leggi. Stranamente questo modo ben poco cristiano di
vedere le cose si ritrova proprio presso i cosiddetti cristiani. Come ci si può aspettare allora che il
destino conceda la vittoria a una causa giusta, se non si trova neanche una persona pronta a sacrificarsi
unicamente per essa? […] Ma ci sono ancora uomini che non si stancano mai di dedicare il proprio
pensiero e la propria volontà a un’unica causa?
Sophie Scholl
La libertà
L’uomo è libero soltanto dinanzi all’eterno; e in questa posizione di libertà sta quell’ultimo senso
che nel corso della storia fa della vita qualcosa di personale e insostituibile: quel senso al quale
l’uomo non può sfuggire anche quando egli in realtà rimane lontano dall’agire.
Reinhold Schneider
4o volantino, luglio 1942
Certo l’uomo è libero, ma senza il vero Dio è indifeso contro il male. È come una nave senza timone
abbandonata alla tempesta, come un lattante senza madre, come una nube che si dissolve.
Una passione per la vita
[Foto: Catalogo della Weiße Rose Stiftung e.V.]
� Accanto alla tomba di un soldato russo
p.11
� Retro del capo d’imputazione di Sophie choll
Addio
I giovani della “Rosa Bianca” affrontano la morte con grande
serenità. Sono certi di avere vissuto pienamente, perché nella
loro breve esistenza hanno realizzato un compito, quello di
“vivere intensamente il reale”.
Lo documentano le loro ultime parole prima di essere giustiziati.
Monaco, 13 luglio 1943
Miei cari papà e mamma!
Alla fine non è potuta andare diversamente e, secondo la volontà
di Dio, oggi devo concludere la mia vita terrena, per passare a
un’altra vita che non finirà mai e nella quale ci ritroveremo tutti!
Tale rivedersi sia la vostra consolazione e la vostra speranza.
Purtroppo questo colpo è più pesante per voi di quanto non lo
sia per me, perché io me ne vado con la coscienza di aver reso
servizio alle mie profonde convinzioni e alla verità. Tutto questo
mi permette di attendere l´abora ormai prossima della mia morte
con coscienza tranquilla.
Pensate ai milioni di giovani che perdono la vita là fuori, sul campo
di battaglia - la loro sorte è anche la mia. Salutate di cuore tutte
le persone a me care! In particolare però Natascha, Erich, Njanja,
la zia Toni, Maria, Aljenschka e Andrej.
Tra poche ore passerò a miglior vita, da mia madre, e non vi
dimenticherò, chiederò a Dio che vi dia consolazione e tranquillità.
E vi aspetterò! Una cosa soprattutto vi raccomando: non
dimenticatevi di Dio!!!
Vostro Schurik
Con me viene il Prof. Huber, che mi ha chiesto di salutarvi di cuore!
Al suo avvocato, poco prima di morire, Alexander Schmorell dice:
“Sarà sorpreso di trovarmi così tranquillo in questa ora. Però le
posso assicurare che se qualcuno dovesse morire al mio posto,
per esempio questa guardia che mi deve sorvegliare, io sceglierei
tuttavia la morte. Perché ora sono convinto che la mia vita deve
compiersi in quest’ora, per quanto sembri prematuro, perché con
il mio agire ho realizzato il compito della mia vita. Se mi lasciassero
uscire di prigione adesso, non saprei cos’altro potrei fare a questo
mondo”.
Prigione di Monaco-Stadelheim
Ultimo incontro dei genitori Scholl con Sophie, poco prima dell’esecuzione.
Inge Scholl racconta:
“Gesù - vero Sophie?” - le disse mia madre congedandosi.
Seria, forte e quasi come se stesse dando un ordine, Sophie replicò:
“Sì, ma anche tu”.
Poi se ne andò anche lei, libera, intrepida, serena. Con un sorriso sul
volto.
Carissima mammina,
ti ringrazio per avermi dato la vita. Se guardo bene alla mia vita, essa
è stata un´unica strada verso Dio. Siccome però non sono riuscito a
percorrerla a lungo, affronto con un unico salto l´ultimo pezzo. Il mio
unico dispiacere è di dovervi addolorare. Non piangete troppo per me,
perché ciò mi addolorerebbe per l´eternità. Ma adesso mi trovo in cielo
e posso prepararvi una bella accoglienza. Sono appena venuto a sapere
che mi rimane solo un´ora di tempo. Adesso riceverò il Santo Battesimo
e la Santa Comunione. Se non potessi più scrivere alcuna lettera, salutami
tutti i miei cari. Dì loro che la mia morte è stata lieve e lieta. Penso agli
anni meravigliosi dell’infanzia, agli anni meravigliosi di matrimonio.
Attraverso tutto risplende il tuo caro viso. Come sei sempre stata
premurosa e amorosa! Non farti portar via la gioia di vivere. Ti prego di
non ammalarti. Continua a percorrere la tua strada verso Dio.
Per sempre e in eterno il tuo Christl, tuo figlio, tuo caro.
Mamma, carissima mamma!
Ciò non deve impedirci di essere lieti né di pensare con gioia a coloro
che hanno sacrificato la loro vita. Molti di essi lo hanno fatto, come
Christl e i fratelli Scholl ... sì, come esprimerlo qui a parole? Non si va
mai con gioia incontro alla morte, ma con la percezione di aver compiuto
ciò a cui si è stati chiamati sì.
Posso solo augurare a ognuno di voi, quando la sera penserete alla
giornata trascorsa, di avere la percezione di aver fatto ciò a cui siete
stati chiamati.
Joseph Rovan
p.12