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l a m e m o r i a f i g u r a t i v a

Piero Brolis(1920-1978)

COMUNE DI BRESCIACIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA

PROVINCIA DI BRESCIAASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI

Salone dell’AABvicolo delle Stelle, 4 - Brescia22 febbraio - 19 marzo 2003feriali e festivi 15,30 - 19,30

lunedì chiuso

edizioni aab

La collezione dei Civici Musei di Brescia

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A più riprese, a partire dal 1990 fino ad oggi, un cospicuo numero delleopere dello scultore bergamasco Piero Brolis è stato donato ai Civici Mu-sei d’arte e storia di Brescia per arricchire la collezione d’arte moderna econtemporanea.Con grande sensibilità e consapevolezza tipiche di chi sa che conservare etramandare le testimonianze di una ricca produzione artistica significa per-petuare la memoria non solo individuale ma della collettività e di quanto inessa è stato espresso, la moglie, signora Francesca Petteni Brolis, ha asse-gnato a diversi musei molte delle opere del marito. In particolare le colle-zioni civiche bresciane sono ora ricche di ben centoventi opere, che docu-mentano con ampiezza la sua produzione. Trenta gessi, di vari soggetti e mi-sure, quattordici medaglie in originale e nove modelli, un bronzetto di no-tevoli dimensioni, sessantasei disegni sono disponibili per gli studi e le espo-sizioni temporanee o permanenti dedicate a questo esponente delle artiplastiche lombarde, che eseguì importanti e numerose opere pubbliche(monumenti commemorativi civili e religiosi) e per privati (tombe, cappel-le funerarie, busti, ritratti). Tra tutte è particolarmente significativo il bron-zo di straordinarie dimensioni con la Via Crucis per il cimitero di Bergamo,di cui ora i musei bresciani possiedono numerosi disegni preparatori.Così, attraverso il passaggio dallo schizzo disegnato alla forma tridimen-sionale della scultura, si riconosce il processo creativo di questo artista,che definisce le ragioni ispiratrici per la realizzazione dell’opera, secondoritmi meditati e linee guida di un’idea figurativa, sia essa rappresentativa diuna realtà ben riconoscibile o solo di forme suggerite.L’attuale mostra, realizzata in collaborazione dall’Associazione Artisti Bre-sciani e dai Civici Musei di Brescia, si inserisce in una serie di esposizioniche hanno via via portato all’attenzione del pubblico alcune figure di arti-sti le cui opere sono significativamente presenti nelle collezioni civichebresciane: Vittorio Trainini (1997), Angelo Inganni (1998) e ElisabettaKaehlbrandt Zanelli (2002), oltre al folto gruppo, comprendente tra gli al-tri Mutti, Soldini, Vecchia, Dolci e Di Prata, la cui produzione degli anni Ven-ti e Trenta è stata analizzata da una mostra tenutasi nel 2001.Grazie all’iniziativa ampiamente presentata in questo catalogo, la critica edil pubblico potranno apprezzare le qualità di un artista che la passione deifamiliari vuole sia sempre più conosciuto come testimone del suo tempo,mettendo a disposizione accanto alle opere già in collezione pubblica an-che quelle ancora privatamente e affettuosamente conservate.

Renata Stradiottidirettrice dei Civici Musei di Brescia

Presentazione

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L’esposizione dedicata a Piero Brolis, lungi dal voler esaurire l’ampiezza e laprofondità di un percorso umano e artistico tra i più originali nella panora-mica novecentesca, offre l’opportunità di valutare alcune testimonianze signi-ficative conservate nei depositi dei Musei Civici, in attesa di una adeguata col-locazione nella futura sede della Galleria d’arte moderna e contemporanea.Se, dunque, l’occasione espositiva mira, in prima istanza, a portare alla cono-scenza del pubblico più vasto una collezione certamente poco frequentata, èaltresì vero che la peculiare consistenza delle opere – si tratta per lo più digessi preparatori – ne limita, d’altro canto, la fruizione, condizionata dall’a-spetto “imperfetto” dei materiali, testimoni di un passaggio intermedio ri-spetto alla soluzione finale. Eppure, il limite si trasforma in pregio nel mo-mento in cui si è riusciti a proporre, contestualmente, sia il bozzetto che l’o-pera definitiva, consentendo al pubblico di “toccare con mano” la palpabile in-tensità con cui Brolis forgia la materia, nel paziente tentativo di far emergerel’idea dall’impasto grezzo, curandone talvolta con minuzia i particolari anato-mici, così come si può osservare anche nei disegni che tracciano la proficuaesperienza della Via Crucis. La velocità esecutiva che promana ancora da queste prove rende conto di unafervida e quanto mai concentrata operazione creativa che fissa, man mano econtemporaneamente, idee e passioni, arte e tecnica, in un “tutto” di grandeintegrità formale. Il percorso, che pur non segue una rigorosa scansione cro-nologica, accosta circa quaranta pezzi, scelti tra i diversi campi d’indagine del-l’artista, che individuano, per lo più, tanto nell’effigie figurativa, quanto nella tra-sposizione simbolica, i tratti caratteristici dell’umanità tutta, colta nei diversiaspetti della donna, madre e Vergine, e dell’uomo, pugile e Cristo, generatori,e distruttori al tempo stesso, di quella vita che è dono supremo e camminodi ricerca tanto per il laico, quanto per il credente. L’alternanza, non legata a specifici periodi artistici, tra figurativo e astratto co-stituisce il filo conduttore dell’allestimento, che volutamente avvicina esem-plari più chiaramente legati alla tradizione ritrattistica a spunti non figurativi,come i torsi femminili su cui Brolis lavorò a partire dagli anni Cinquanta. Ge-sti e movenze, pensieri e sentimenti vengono così a convogliare, sia nei for-mati monumentali che in quelli “dimidiati” della medaglia, l’ampiezza di visio-ne e la profondità di rappresentazione che connotano tutta la vicenda del-l’artista.

IntroduzioneMichela Valotti

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“L’oggetto dell’arte è l’opera; però ciò non vuol dire che l’artista debbaconsiderare, come fine ultimo della sua attività, il fine della sua arte, la bel-lezza della sua opera; in quanto uomo, bisogna invece ch’egli lavori perqualche cosa d’altro; in quanto uomo, se l’ ‘artista’ è forte, può lavorare pertutti gli scopi umani che vorrà […]. Questo ricongiungimento dell’etica edell’arte si trova del resto alla base di tutte le grandi epoche d’arte reli-giosa e sociale, ed è un’arte religiosa e sociale che appunto noi vorremmoper impedire questa dissoluzione dell’uomo che il culto del denaro, da unaparte, ed il macchinismo e il tecnicismo moderno dall’altra (eminente-mente anti-spirituali ed inumani) stanno operando.”1

L’introduzione che Gino Severini antepone ai Ragionamenti sulle arti figurative,editi da Hoepli nel 1936, suggerisce una stimolante prospettiva di ricerca percomprendere l’ormai raggiunta maturazione del pittore toscano, prima affasci-nato dai dinamismi delle danzatrici parigine, poi anticipatore di quel “ritorno al-

l’ordine” che fu per lui riflessione sui portati più recenti del Cu-bismo, ma, soprattutto, l’inizio di un itinerario spirituale chetrovò in Jacques Maritain il suo principale interprete e guida. Chissà se Piero Brolis, allora neo-diplomato della scuolad’arte “Andrea Fantoni”, dove aveva vinto, per due anniconsecutivi, il primo premio al Corso Preparatorio (annoscolastico 1933-34) e al II Corso Decorazione (anno sco-lastico 1934-35)2, andava già elaborando, complice una pre-coce sensibilità artistica che avrebbe poi educato frequen-tando l’Accademia Carrara, quegli stimoli creativi che le pa-

role di Gino Severini sintetizzano in un precipuo impegnoetico, oltre che estetico, dell’artista.

È infatti fin da subito evidente, a chi si accosti alla produzionedello scultore bergamasco, che non è possibile disgiungerel’uomo dall’artista, la sua abilità nel plasmare la materia daquella tensione morale, via via “messa in gioco” nella quoti-dianità delle problematiche spirituali e sociali che attanaglia-vano spettatori e interpreti del suo tempo. Una vita spesa –e improvvisamente recisa a cinquantasette anni – da un la-

to a perfezionare la forma, a sperimentare nuovi mate-riali e tecniche, dall’altro a cogliere gli spunti di medita-zione sul presente e sull’eterno, in una ricerca di forte

sintesi rappresentativa e simbolica.Fin dal gruppo plastico Le superstiti (1946), elaborato dopo

Piero Brolis. Il valore della forma tra spirito e materiaMichela Valotti

Le superstiti, 1946pietra artificialeLovere, Galleria Tadini

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quegli eventi bellici che lo avevano condotto oltreoceano, fatto prigionie-ro dagli anglo-americani, si assiste ad una svolta: il Brolis dei ritratti giova-nili, eseguiti sotto il vigile sguardo di Gianni Remuzzi, suo maestro d’acca-demia e non solo, aderisce all’urgenza storica, optando per un percorso diforte umanità, in cui, se è pur vero che certe scelte tematiche ne confer-mano la formazione simbolista, non rinuncia mai al dato reale, allo stimo-lo fornito dall’evento biografico o universale, per rielaborarlo secondo unalinea interpretativa del tutto personale. La tensione che si coglie nelle fi-gure accasciate, e pur volte verso una nuova genesi esistenziale, attesta lavolontà di purificare il fatto cronachistico per innalzarlo a valore atempo-rale. E proprio un lungo percorso di purificazione della materia avviene in que-sto significativo passaggio verso la maturità. Lo confermano opere quali Ildisperso in Russia (1954) e Il superstite (1955), ambedue brandelli umani, ilprimo nelle vesti del soldato che ha combattuto tra le nevi dell’Est, il se-condo piccolo fiore reciso – e salvato in extremis – dal male dell’umanità.Ambedue con le palpebre abbassate, ormai rilassate nel combattente, pre-mute in un pianto disperato nel neonato, queste figure dichiarano una po-litezza dei volumi che rimanda al “classicismo” della lezione wildtiana, ac-costata da Brolis durante l’alunnato presso il Liceo artistico braidense e,al contempo, ne suggellano l’intento comunicativo di uno stato d’animo, of-ferto alla riflessione del riguardante. Ancora, il bassorilievo ovale entro cui è racchiusa la Maternità (1951) rendeconto di un interesse tematico che costituirà motivo ricorrente nella sua pro-duzione, dalle danzatrici alla Via Crucis, in cui la figura femminile assurge a sim-bolo stesso della vita, sia nel ruolo di madre, salvifica o dannatrice (si veda il

Via Crucis, stazione II, 1961-71, bronzo, Bergamo, tempio di Ognissanti, Cimitero civico

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tuttotondo Rifiuto alla maternità, 1968), sia nel ruolo di donna, colta nei diversimomenti di fanciulla, ballerina (con un’occhiata a Degas) o Pomona mitologica.Ma è proprio la giovanile Maternità citata, che nell’avvolgente postura ri-chiama, forse, il tondo Doni michelangiolesco, a condensare insieme tuttiquesti significati, che non disdegnano la commistione tra il sacro ed il pro-fano, tra l’istanza biografica ed il rimando al dogma. Tra gli anni Sessanta e Settanta si registra il periodo certamente più fecondoper lo scultore, impegnato in numerose commissioni pubbliche per la riqua-lificazione urbanistica e decorativa della sua città e, soprattutto, per quella ca-pitale testimonianza, di uomo e d’artista naturalmente, che è rappresentatadalla Via Crucis per il Tempio di Ognissanti nel cimitero bergamasco, di cui ècappellano padre Giovanni Crisostomo. La commissione, direttamente affi-data dal cappuccino allo scultore, apre un capitolo di forte suggestione nellasua produzione, ora inevitabilmente soverchiata dall’impegno sacro che lo ve-drà attivo per dieci anni, fino al novembre del 1971. L’opera è già di per ségrandiosa per concezione e per dimensioni (due fasce di bronzo di 45 metridi lunghezza e 2 di altezza) e verrà discussa e ridiscussa tanto con padre Gio-

vanni che con l’architetto Pietro Milanesi3. L’intento rappre-sentativo mira al coinvolgimento pieno dell’osservatore, sol-lecitato visivamente e spiritualmente dalla storia di Cristo edell’uomo, o meglio del Cristo-uomo. Le scene, non slegatesecondo la consuetudine liturgica, seguono uno svolgimentonarrativo continuo, intervallato da pochi elementi decorativie architettonici, questi ultimi ridotti al minimo, in una am-bientazione fortemente semplificata. L’incisiva perentorietà,allora, dei personaggi ad altezza naturale (1, 75 metri circa) as-sume il significato, perseguito con tenacia dal maestro, di con-centrare l’attenzione e la meditazione su alcune figure chiavedella cristianità: spicca quella di Barabba, attraverso cui l’arti-sta ha voluto “rappresentare l’uomo di ogni tempo, per la cuicolpa, anche se inconscia, è stato consumato il delitto dell’uc-cisione dell’Innocente, ma al tempo stesso l’Umanità, per ilprivilegio toccato al malfattore, è stata liberata dalla schiavitùdella morte”4.Ad un primo acchito, molti sono i riferimenti “classici” af-fioranti dalle composizioni, sempre ben calibrate, in un per-fetto equilibrio tra atteggiamenti e sguardi, azioni ed emo-zioni. E se per la figura del Cristo annotiamo una ricerca sul-la rude grevità del Bramantino, già è stato segnalato l’acco-stamento tra il cavaliere che fa da intermezzo narrativo trale stazioni V e VI e un particolare del fregio del Partenone5.Eppure, sarebbe fuori luogo assegnare a questi rimandi il va-lore di citazioni. Semmai, l’operazione andrà connessa con lafrequentazione manualistica operata dall’artista durante glianni d’insegnamento del disegno nelle scuole statali berga-

Il superstite, 1955marmo biancodi CarraraUdine, Museo civico

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masche, che gli offrono l’opportunità di “lavorare” sulla tradi-zione, sugli exempla che condensano, in pochi tratti, il signifi-cato più profondo del messaggio cristiano. Qui sta la pecu-liarità dell’intera elaborazione, in cui si snodano, come neigrandi cicli pittorici antichi, “schiavitù, libertà, paura, egoi-smo, indifferenza, amore, nonché i sette vizi capitali”, am-plificando “l’effetto corale”6 della narrazione. A più di vent’anni di distanza dalla scandalosa prova di Re-nato Guttuso per il Premio Bergamo e dalle escrescenzemateriche del giovane Lucio Fontana, Brolis opta per la me-moria figurativa, evidenziando semmai certe affinità col piùanziano concittadino Manzù. Interessante è, ad esempio, l’ac-costamento tra la Crocifissione per la tomba Valsecchi, repli-cata per la cappella Donizetti (1977) e la formella, di identi-co soggetto, realizzata da Manzù nel 1940 (collezione NinaMalabarba). Uno stesso procedimento interpretativo con-duce i due autori a sintetizzare l’intera vicenda umana esacra, assemblando, accanto alla croce, il gruppo acca-sciato di Caino e Abele intenti alla lotta, e la simbolicafigura femminile che riunisce, in sé, l’individualità di Eva-Maddalena-Maria. Le figure sono appena abbozzate, si può parlare di stiac-ciato, perfino isolate e fluttuanti per la rinuncia al piano d’appoggio e all’am-bientazione scenica. Se è vero che Brolis guarda al maestro di più chiara fa-ma, è vero anche che, ancora una volta, è la figura femminile a dichiara-re la distanza. Alla trasfigurazione espressiva Brolis preferisce l’asse-stata figuralità della madre che, in una atmosfera di silenziosa con-templazione, appoggia la mano sul ventre rigonfio, offrendoci l’i-cona positiva della Redenzione dal peccato, ricordandosi dellagiovane incinta della stazione IX. L’artista, insomma, non si allinea con le estenuate ricercatezzeformali dei suoi contemporanei. Disdegna la calligrafia primiti-vista di Floriano Bodini, ma anche le sfilacciature materiche diLuciano Minguzzi e Virginio Ciminaghi. Rimane solidamente le-gato alla forma, aderente all’armonia compositiva di un me-stiere praticato con le mani, attraverso i lunghi e complessipassaggi che dal bozzetto disegnato conducono alla fusione.L’energia del metallo promana ancora da quei torsi contrat-ti, da quelle ciocche scompigliate, dagli sguardi, ora attoniti,ora tragici, che partecipano all’evento. Per Brolis l’arte è an-cora “finzione”, possiede cioè, ancora, quella precipua fun-zione rappresentativa e comunicativa che la mimesi rinasci-mentale le ha assegnato. Così si spiega l’insolito segno la-sciato dall’artista a firma della sua imponente Via Crucis, quel“Petrus Brolis finxit” che delinea l’autoritratto di profilo postosulla medaglia realizzata a conclusione del lavoro, nel 1971.

Cristo oggi, 1973marmo bardigliodi CarraraRoma, criptadella chiesadell’Ordinariatomilitare

Torso femminile, 1972marmo rosadel PortogalloBergamo, AccademiaCarrara

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nio Ciminaghi. Rimane solidamente legato alla forma, aderente all’armonia compositiva di un mestiere praticato con le mani, attraverso i lunghi e com-plessi passaggi che dal bozzetto disegnato conducono alla fusione. L’energia del metallo promana ancora da quei torsi contratti, da quelle ciocche scompi-gliate, dagli sguardi, ora attoniti, ora tragici, che partecipano all’evento. Per Brolis l’arte è ancora “finzione”, possiede cioè, ancora, quella precipua funzio-ne rappresentativa e comunicativa che la mimesi rinascimentale le ha assegna-

to. Così si spiega l’insolito segno lasciato dall’artista a firma della sua imponente Via Crucis, quel “Petrus Brolis finxit” che delinea l’autoritratto di profilo posto sulla medaglia realizzata a conclusione del lavoro, nel 1971. Quel “fingere” che, secondo l’interpretazio-ne etimologica, è l’atto del figurarsi, dell’im-maginare, ma anche del plasmare. Immedia-to il richiamo al Carpaccio, autore di “sto-rie” in una Venezia di fine Quattrocento che si andava guadagnando il ruolo di capitale della cultura, non solo italiana. E se per l’an-tico pittore l’opzione ha lo scopo di pro-muovere la finzione figurativa, riconosciuta allo stesso livello della finzione letteraria, per Brolis è la convinzione che l’opera è portatrice di un messaggio e si fa dunque racconto, fissato nell’eternità del bronzo, quale segno e simbolo di valori senza tem-po. In un processo di continua semplificazio-ne formale, l’artista offre, negli anni Set-tanta, nuove e originali prove della sua ri-cerca estetica, ora incentrata sul corpo, maschile e femminile, ora intenta a svilup-pare l’interesse nei confronti del mondo animale. Ci soffermeremo solo su alcune di queste testimonianze, ultime sperimen-

tazioni di un itinerario precocemente interrotto nel 1978. Suggeriscono echi boccioniani tanto l’Icaro (1971) che Monaco ’72, realizzato per ricordare la tragedia degli atleti israeliani durante le Olimpiadi dello stesso anno, in cui il marmo grigio di Carrara viene sagomato attraverso un procedi-mento che ricorda la compenetrazione dei piani futurista, evidenziando, al contempo, la perizia dell’artista che si mette alla prova con nuovi materiali. Da Monaco ’72 a Cristo oggi (1973) il passo è breve: issato su un’invisibile croce, il torso, ferito in molteplici punti, è lì a sottolineare una sofferenza che si rinno-va. Poco prima, Agenore Fabbri aveva elaborato un simile spunto in Condizione dell’uomo (1971-72).

Crocifissione, 1977, bronzoBergamo, Cimitero civico

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contrazione del moderno Saul, un cenno meritano, almeno, le numeroseprove coeve di Brolis medaglista, non meno interessante dello scultoredelle grandi dimensioni. Le occasioni esecutive gli impongono talvolta, come nel caso delle comme-morazioni di Caravaggio, Vittorio Emanuele II o Donizetti, soluzioni tradi-zionali, impostate sul ritratto, frontale o di profilo nel recto, e sul campo fi-gurato contornato dalla leggenda nel verso; eppure, volgendo lo sguardo al-la produzione minore, magari generata dalla quotidianità della vita familia-re, come il matrimonio della figlia Gabriella (1974), è possibile scorgere nonsolo l’abilità dell’incisore, ma anche la freschezza inventiva dell’artista, neldelineare l’intreccio garbato dei corpi coniugali, o, ancora, nel modellare lapalpabile corporeità del busto femminile – visto di fronte e di schiena –idealmente ricongiunto nelle due facce della medaglia, secondo un intentoche si connette alle sperimentazioni tridimensionali degli stessi anni8. Di fronte alla ricchezza delle invenzioni, alla varietà dei materiali e delle di-mensioni che spaziano dal ritratto alla figura intera, dal monumento allamedaglia, verrebbe da cedere alla tentazione di identificare tout court loscultore con un condiscendente manierista, disponibile ad offrire la suaversatilità artistica allo sguardo “avido” dell’osservatore, incantato dinnan-zi a tanta perizia. Eppure quella stessa completezza di idee e di forme co-sì “classiche” ed al tempo stesso così moderne ci induce a ravvisare nel-l’uomo il tenace impulso verso ideali e valori “senza tempo”, difficilmenteascrivibili a questo o a quel momento culturale. Un’arte, insomma, che èespressione di vita non perché ne è riflesso sbiadito, ma perché incarna, insé, l’istanza esistenziale del nascere, del credere e del morire.

1 G. Severini, Ragionamenti sulle arti figurative, Milano, Hoepli, 1936, pp. XVI-XVII. Col-go l’occasione, in questa sede, per ringraziare la dottoressa Luisa Cervati dei CiviciMusei, che mi ha seguito nel paziente lavoro di ricognizione delle opere, nonché lesignore Franca Petteni e Silvia Brolis, vedova e figlia dell’artista, per aver fattivamen-te collaborato, con generosità e sollecitudine, alla realizzazione dell’esposizione. 2 Cfr. Cento anni. Scuola d’arte applicata Andrea Fantoni. 1898-1998, Bergamo, ArtiGrafiche Mariani & Monti, 1998, pp. 240-241. 3 L’impianto delle quattordici stazioni, che si snodano da sinistra a destra dell’edi-ficio esagonale, si conclude, idealmente, con il mosaico absidale della Resurrezione,realizzato da Trento Longaretti. 4 Le parole dell’artista sono riportate nell’introduzione a La Via Crucis. Tempio diOgnissanti. Frati Cappuccini. Cimitero di Bergamo, s.l., s.e. [Istituto Grafico Litostam-pa], 1971, p.n.n.5 Cfr. F. De Caria, Negli animali significati simbolici, in M. Marchiando-Pacchiola (a cu-ra di), Piero Brolis (1920-1978), in “I Quaderni della Collezione Civica d’Arte – Pi-nerolo”, n. 16, 1987, p. 34.6 P. Brolis, in La Via Crucis…, op. cit., 1971, p. n.n. 7 Devo alla signora Silvia Brolis la segnalazione di un precoce studio dell’artista suicontorni del nudo femminile, sintetizzati in un piccolo gesso del 1950 (si veda apag. 18), ma già anticipate da una prova grafica di due anni prima.8 Mi riferisco alla medaglia dedicata alla donna, coniata in occasione del decennaledella Galleria Ferrari di Treviglio (1974).

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Le opere

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Franca, 1946gesso, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Franca Colleoni Vitali, 1947gesso, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Figura astratta, 1950gesso, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Torsetto femminile, 1950gesso, tuttotondo, collezione privata

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Maternità ovale, 1951gesso, altorilievo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Studio per un monumento ai caduti, 1954gesso, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Nudo femminile, 1955cera, altorilievo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Torso di Ballerina seduta, 1965gesso, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Testa di pia donna (Via Crucis, stazione VIII), 1970gesso, altorilievo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Pugile, 1971gesso, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Torsetto femminile con drappo, 1972bronzo, tuttotondo, collezione privata

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La caduta dell’uomo, 1974bronzo, tuttotondo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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La superbia, 1965 matita ocra, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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L’accidia,1967 matita seppia, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Pie donne, 1967 matita acquerellata, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Figura maschile, 1968 pennarello acquerellato, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Studio di donne con bimbo, 1968pennarello acquerellato, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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L’ira, 1969 matita seppia, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Studio di Cristo, 1969 matita seppia, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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La Veronica, 1970matita seppia, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Dedicata alla donna, 1974 Per il decennale della Galleria Ferrari di Treviglio

bronzo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Gaetano Donizetti, 1975In occasione del primo Convegno internazionale di studi donizettiani

bronzo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Michelangelo Buonarroti, 1975Per il V centenario della nascita

bronzo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Giovanni Carnovali detto il Piccio, 1973Per il primo centenario della morte

bronzo, Brescia, Civici Musei d’arte e storia

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Piero Brolis nasce a Bergamo il 10 ottobre 1920 da Cesare e GiuseppinaLonghi. Dopo aver frequentato con successo i corsi della locale Accade-mia “Andrea Fantoni”, si iscrive, nel 1934, al corso di scultura dell’Accade-mia Carrara, sotto la guida di Contardo Barbieri e Gianni Remuzzi. Dal 3febbraio 1941 è chiamato alle armi, militando nell’Arma Aeronautica. L’an-no successivo consegue il diploma di maturità presso il Liceo artistico diBrera e sposa Franca Petteni. Fatto prigioniero dalle forze anglo-america-ne, nel maggio 1943 viene trasferito negli Stati Uniti, dove, oltre a riceve-re riconoscimenti per la partecipazione alle azioni belliche, ha modo di svi-luppare le sue innate doti, dedicandosi alla scultura, al disegno, alla pittura,nonché alla liuteria ed alla scenografia. In settembre nasce il figlio Pier-franco, che raggiungerà solo al termine della prigionia.Rientrato a Bergamo nel 1946, vi riprende con intensità la carriera artisti-ca, distinguendosi fin da subito nel “Premio Oprandi” (1948). Nel 1947 ot-tiene l’abilitazione all’insegnamento nella scuola media. Nascono poi le fi-glie Silvia, nello stesso anno, e Gabriella, nel 1949. Nei primi anni Cinquanta, oltre ad avviare la collaborazione con lo sculto-

Biografia a cura di Michela Valotti

Autoritratto, 1971, bronzo

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re Arrigo Minerbi, con cui firma il candelabro di Santa Giustina a Padova,partecipa con successo a numerosi concorsi ed esposizioni, di respiro nonsolo locale. Nel 1956 Minerbi gli affida l’esecuzione della porta bronzeaper la basilica di Rapallo; esegue, quindi, per il cimitero di Pavia, un altori-lievo sul tema Vecchio e Nuovo Testamento. Dallo stesso anno è consiglierenella direzione della sezione cittadina dell’UCAI. Tra il 1957 ed il 1962 sidedica, in particolare, all’esecuzione di alcuni monumenti commemorativi,tra cui quelli di Redona (1957), di Azzano San Paolo (1959), di Almè (1962).Il Comune di Bergamo gli affida pure i due leoni alati da sistemare sulleporte cittadine di San Giacomo e di Sant’Agostino, oltre a un medaglioneper il Monumento ai caduti civili della guerra (Cimitero civico). Nel 1960riceve la medaglia di bronzo per le benemerenze conseguite in campo sco-lastico e viene eletto socio dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti della suacittà. Nel 1963 elabora il motivo Il risveglio di Spina, suggestionato dai recenti ri-trovamenti archeologici del ferrarese. Nello stesso anno, esegue due me-daglioni per la basilica di Santa Maria Maggiore e, a Brescia, presenta la suaprima personale alla galleria UCAI. Nel frattempo si dedica alla realizza-zione dell’imponente Via Crucis per il Cimitero bergamasco, conclusa solonel 1971. Nel 1964 viene coniata la sua prima medaglia per il rinnovatoteatro Donizetti. Esegue la Porta della gratitudine per la chiesa ipogea delSeminario vescovile bergamasco. Nel 1971, dopo l’inaugurazione del Mo-numento ai caduti di Endenna, conclude per la città il Monumento al ber-sagliere e scolpisce Icaro. In novembre si attesta l’importante personale diGöteborg (Svezia), oltre alla conclusione della già ricordata Via Crucis. Ri-tiratosi dall’insegnamento di disegno presso la scuola media, prosegue, confermento, l’attività di scultore, elaborando Monaco ’72 in marmo grigio diCarrara, L’Annunciata e Cristo oggi (1973). Una serie di mostre presso le gal-lerie “Ferrari” di Treviglio e “Della Pigna” di Roma ne suggellano la fama,ormai riconosciuta a livello sovra-nazionale. Nel 1975 inaugura il Monu-mento all’alpino di Scanzorosciate. Nel 1976 gli viene commissionata dal-l’Istituto d’Arte Mondadori una serie di placchette in argento in occasio-ne delle Olimpiadi. Nel 1977 conclude le due grandi ballerine poste nelfoyer del teatro Donizetti. Muore, per aneurisma, il 14 giugno 1978.

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La Via Crucis. Tempio di Ognissanti.Frati Cappuccini. Cimitero di Bergamo,s.l., s.e. [Istituto Grafico Litostam-pa], 1971

G. A. Dell’Acqua, Piero Brolis sculto-re, Bergamo, Bolis, 1972

G. Mascherpa – M. Torriani, Il Tempiodi Ognissanti, Bergamo, Bolis, 1975

A. Possenti, Brolis. L’uomo e l’artista,Bergamo, Grafica e Arte, 1979

J.Allitt, Piero Brolis. Le medaglie – Themedals, Bergamo, Grafica e Arte,1981

M. Marchiando-Pacchiola (a curadi), Piero Brolis (1920-1978), in “IQuaderni della Collezione Civicad’Arte – Pinerolo”, n. 16, 1987

V. Mora, La “Via Crucis” dello sculto-re Piero Brolis (Tempio di Ognissantinel Cimitero di Bergamo), Gorle(BG), Istituto Grafico Litostampa,1987

P. L. De Vecchi, Piero Brolis. Genesi diun’opera. Disegni e bozzetti prepara-tori della Via Crucis nel Tempio diOgnissanti in Bergamo, Bergamo, Bo-lis, 1992

A Piero Brolis nel ventennio della mor-te 1978-1998, Bergamo, Grafica eArte, 1998

S. Locatelli, Piero Brolis. Un artista al-la finestra, in “BergamoSette”, n. 17(45), 1 maggio 1998, pp. 25-27

G. Paravicini Bagliani, Piero Brolis unartista nel tempo, in “La Rivista diBergamo”, n. 14, luglio-agosto-set-tembre 1998, pp. 18-25

Bibliografia essenzialea cura di Michela Valotti

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SCULTURE

Giuseppina Pettèni Scarpellini, marmo,cm 44x30x26, inv. 165, 1940Franca, gesso, cm 51x23x46, inv. 115,1946La superstite, gesso, cm 100x60x45,inv. 113, 1947Franca Colleoni Vitali, gesso,cm 61x29x19,5, inv. 114, 1947Donna che si spoglia, gesso,cm 53x10x13, inv. 116, 1948 Contessa Elisabetta Calini Carini, gesso,cm 61x43x30, inv. 125, 1948Pattinatrice, gesso, cm 33,5x33,5x30,inv. 166, 1949Figura astratta, gesso, cm 48x18x18,inv. 167, 1950Maternità ovale, gesso, cm 60x48,inv. 168, 1951Bozzetto per il Monumento ai cadutidi Sanremo, gesso, cm 21x40,5x5,inv. 169, 1952Studio per un monumento ai caduti, gesso, cm 34x12,5x19, inv. 170, 1954Volto di Il disperso in Russia, gesso,cm 20x19x12, inv. 171, 1954Mani di Il disperso in Russia, gesso, cm 26x40x11, inv. 172, 1954Nudo femminile, cera, cm 80x36x26,inv. 181, 1955Figuretta, gesso, cm 79x33x16, inv. 117,1959Bozzetto del muro di Berlino, gesso, cm 38x32x15, inv. 120, 1963Figura di fanciullo, gesso, cm 56x31x21,inv. 121, 1963Figuretta, gesso, cm 91x28x23, inv. 122,1963Il risveglio di Spina, gesso,cm 42x49x22, inv. 173, 1963

Torso di Ballerina seduta, gesso, cm 50x19x13, inv. 174, 1965Figuretta, gesso, cm 11x35x23, inv. 119, 1966Riposo di ballerina, gesso, cm 62x26x38, inv. 118, 1968Ballerina, gesso, cm 57x22x69, inv. 124, 1968Celestino, gesso, cm 48x20x14, inv. 175, 1969Testa di pia donna, gesso, cm 38x38x19, inv. 112, 1970Pugile, gesso, cm 39x14,5x10, inv. 176,1971Torsetto femminile con drappo, gesso,cm 41x12x13, inv. 177, 1972Airone, gesso, cm 35x25x17,5, inv. 178,1973La caduta dell’uomo, bronzo, cm 72x33x30, inv. 126, 1974La nascita di Eva, gesso, cm 95x63x42,inv. 123, 1976Selene, gesso, cm 70x72x28, inv. 179,1976Testa di donna, gesso, cm 59x30x40,inv. 180, 1978

MEDAGLIE

Il rinnovato Teatro Donizetti, bronzo,mm 50, inv. F22 Il 50° della Vittoria, argento, mm 50, inv. F23Giovanni Carnovali detto il Piccio,bronzo, mm 50, inv. F24 Michelangelo Merisi da Caravaggio,bronzo, mm 50, inv. F25Le nozze di Alberto e Gabriella, bronzo,mm 50, inv. F26La donna, bronzo, mm 50, inv. F27

Catalogo delle opere di Piero Brolis nella collezionedei Civici Musei d’arte e storia di Bresciaa cura di Luisa Cervati

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Il V centenario della nascita diMichelangelo Buonarroti, bronzo,mm 55, inv. F28 Primo convegno internazionale di Studidonizettiani, bronzo, mm 61, inv. F29L’Anno Santo, bronzo, mm 54, inv. F30La natura (dedicata a Giuseppe Traini),argento, mm 55, F31Il 750° anniversario della morte di SanFrancesco d’Assisi, bronzo, mm 55, inv. F32L’Ordine dei commercialisti di Bergamo,bronzo, mm 55, inv. F33Il 1° centenario della morte di VittorioEmanuele II, argento, mm 55, inv. F34Il 1° decennale della morte di PieroBrolis, bronzo (da un medaglionedell’artista del 1970), mm 55, inv. F35

MODELLI PER LE MEDAGLIE

Il rinnovato Teatro Donizetti, gesso, cm 34, recto e verso Giovanni Carnovali detto il Piccio, gesso,cm 34, recto e verso Michelangelo Merisi da Caravaggio,gesso, cm 35, recto e versoLe nozze di Alberto e Gabriella, gesso,cm 34, rectoLa donna, gesso, cm 53, recto e versoIl V centenario della nascita diMichelangelo Buonarroti, gesso, cm 36,recto e verso Primo convegno internazionale di Studidonizettiani, gesso, cm 38, recto e versoIl 750° anniversario della morte di SanFrancesco d’Assisi, gesso, cm 35, recto eversoRitratto, gesso, cm 35, recto

DISEGNI*

Stazione III, biro blu, cm 15,5x19, inv. 1001, 1965

Figura femminile, matita sanguigna, cm 100x70, inv. 1002, 1965Studio per la testa di Maria, matitaocra, cm 100x70, inv. 1003, 1965Studio per pia donna, matita ocra, cm 86,5x57,3, inv. 1004, 1965L’uomo della croce, matita ocra, cm 100x70, inv. 1053, 1965Figura maschile, matita ocra, cm 100x70, inv. 1054, 1965La superbia, matita ocra, cm 100x70,inv. 1055, 1965L’uomo della croce, matita ocra, cm 100x70, inv. 1056, 1965L’uomo del sepolcro, matita ocra, cm 100x70, inv. 1057, 1965L’uomo dello staffile, matita seppia eocra, cm 100x70, inv. 1058, 1965Pia donna, matita seppia, cm 100x70,inv. 1059, 1965Il pianto di Maria, matita nera, cm 70x50, inv. 1060, 1965Il pianto di Maria, matita nera, cm 66x48, inv. 1061, 1965Il pianto di Maria, matita nera, cm 66x48, inv. 1062, 1965L’umanità, gessetto, cm 100x70, inv. 998, 1966Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 999, 1968Studio di mani per la Veronica, matitaocra, cm 70x50, inv. 1000, 1966 Studio per Maria, matita ocra, cm 100x70, inv. 1005, 1966Studio per Veronica, matita ocra, cm 100x70, inv. 1006, 1966Testa d’uomo, matita, cm 32,5x23,5,inv. 1007, 1966Studio per la lussuria, chinaacquerellata, cm 24,8x16,8, inv. 1008,1966Madre con bambino, matita sanguigna,cm 100x70, inv. 1009, 1966Studio di San Giuseppe d’Arimatea,matita nera, cm 100x70, inv. 1046,1966

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Studio di donna, matita sanguigna, cm 100x70, inv. 1047, 1966Studio di donna, matita sanguigna, cm 100x70, inv. 1048, 1966L’uomo dello staffile, matita seppia, cm 100x70, inv. 1049, 1966L’accidia, matita ocra, cm 100x70, inv. 1050, 1966Il cireneo, matita seppia, cm 100x70,inv. 1051, 1966Pia donna, matita ocra, cm 100x70, inv. 1052, 1966Figura maschile, matita acquerellata, cm 100x70, inv. 1010, 1967Figura femminile, matita acquerellata,cm 100x70, inv. 1011, 1967L’uomo di Cirene, biro acquerellata, cm 20,5x18, inv. 1012, 1967Testa di donna, matita, cm 35x25, inv.1013, 1967Testa d’uomo, gessetto blu, cm 35x24,5, inv. 1014, 1967Testa di negro, pennarello acquerellato,cm 32,5x23, inv. 1015, 1967Studio per la testa dell’accidia, matitaseppia, cm 70x50, inv. 1016, 1967Testa d’uomo, matita seppia, cm 70x50,inv. 1017, 1967Il cireneo, biro blu acquerellata, cm 25x17,5, inv. 1018, 1967Volto di donna, matita seppia, cm 70x50, inv. 1019, 1967Volto di donna, matita seppia, cm 70x50, inv. 1020, 1967Studio di figura maschile, matitaacquerellata, cm 70x100, inv. 1032,1967L’uomo dei chiodi, ecoline, cm 70x50,inv. 1042, 1967L’uomo del patibulum, ecoline, cm 70x50, inv. 1043, 1967L’uomo del patibulum, ecoline, cm 70x50, inv. 1044, 1967Pie donne, matita acquerellata,cm 100x70, inv. 1045, 1967Volto di donna, matita seppia,

cm 70x50, inv. 1021, 1968Figura maschile, pennarelloacquerellato, cm 36x25, inv. 1022,1968Studio di donne con bimbo, pennarelloacquerellato, cm 36x25, inv. 1023,1968Pia donna, pennarello acquerellato, cm 36x25, inv. 1024, 1968Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 1039, 1968Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 1040, 1968 Testa d’uomo, matita nera, cm 70x50,inv. 1041, 1968 Studio della testa dell’ira, matita seppia,cm 70x50, inv. 1025, 1969La gola (stazione VIII), acquerello, cm 70x50, inv. 1037, 1969Studio di Cristo (stazione VIII), matitaseppia, cm 70x50, inv. 1038, 1969Studio della testa dell’invidia, matitaseppia, cm 70x50, inv. 1026, 1970Testa d’uomo, matita seppia, cm 70x50,inv. 1027, 1970Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 1028, 1970Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 1029, 1970Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 1030, 1970L’invidia, matita seppia, cm 70x50, inv. 1031, 1970La Veronica, matita seppia, cm 70x50,inv. 1033, 1970Figura maschile, matita seppia, cm 70x50, inv. 1034, 1970Satana, matita seppia, cm 70x50, inv. 1035, 1970La gola (stazione VIII), matita seppia, cm 70x50, inv. 1036, 1970La sedia (L’arrivismo), biro, cm 38x29,5,inv. 997, 1978

* I disegni sono eseguitisu carta o cartoncino.

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Indice

pag. 3 PresentazioneRenata Stradiotti

pag. 5 IntroduzioneMichela Valotti

pag. 7 Piero Brolis. Il valore della formatra spirito e materiaMichela Valotti

pag. 13 Le opere

pag. 41 BiografiaMichela Valotti

pag. 43 Bibliografia essenzialeMichela Valotti

pag. 44 Catalogo delle opere di Piero Brolis nella collezionedei Civici Musei d’arte e storia di BresciaLuisa Cervati

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La memoria figurativa - 15Piero Brolis (1920-1978)La collezione dei Civici Musei di BresciaMostra promossa e organizzata dall’Associazione Artisti Brescianie dai Civici Musei d’arte e storia di Brescia22 febbraio - 19 marzo 2003

Cura della mostraMichela Valotti

Comitato scientificoLuisa Cervati, Renata Stradiotti, Michela Valotti

Comitato organizzativoVasco Frati, Martino Gerevini, Giuseppina Ragusini

Cura del catalogoVasco Frati e Giuseppina Ragusini

Progetto graficoMartino Gerevini

AllestimentoBeppe Bonetti e Luciano Salodini

RestauriStudio Carta di Laura Chignoli, Gussago (Brescia)Studio di restauro Romeo Seccamani, Brescia

Referenze fotografichePiera Tabaglio e Giuliana Ventura, dell’Archivio fotografico dei Civici MuseiFotostudio Rapuzzi, BresciaArchivio storico della famiglia Brolis

TrasportiFranco Masneri, Giuseppino Menassi e Francesco Zambelli,della Squadra tecnica dei Civici Musei

AssicurazioneINA Assitalia, Agenzia generale di Brescia

Direzione dell’AABGiuseppina Ragusini

Segreteria dell’AABSimona Di Cio e Dario Moretta

Fotocomposizione, impianti e stampaArti Grafiche Apollonio, Brescia

Finito di stampare nel mese di febbraio 2003.Di questo catalogo sono state stampate 400 copie.