la difesa civile · e le politiche di protezione civile. 2. la difesa civile . e’ il sistema...
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Architetto Giovanni Ferrari
Due parole sullaDifesa Civile, l’analisi del rischio
per la gestione delle conseguenze ed altro ancora
MINISTERO DELL’INTERNO
DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
DEL SOCCORSO PUBBLICO E DELLA DIFESA CIVILE
DIREZIONE CENTRALE PER LA DIFESA CIVILE
E LE POLITICHE DI PROTEZIONE CIVILE
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LA DIFESA CIVILE E’ IL SISTEMA PAESE
CHE SI ORGANIZZA PER GARANTIRE
LA CONTINUITA’ DI GOVERNO
LA SALVAGUARDIA DEGLI INTERESSI VITALI DELLO STATO
LA PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
LA PROTEZIONE DELLA CAPACITA’
ECONOMICA,PRODUTTIVA, LOGISTICA E SOCIALE DELLA NAZIONE
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NELL’ORDINARIO
Tutte le Amministrazioni e gli Enti dello Stato, con il concorso guidato degli Enti strategici (comunicazioni, trasporti, industrie produttrici di beni primari) si organizzano al loro interno e si coordinano tra loro al fine di essere preparati ad affrontare una crisi quale quella descritta.L’attività si configura in pianificazioni, procedure, esercitazioni, studi e quanto altro necessario.
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NELL’INTERVENTONon esiste un Corpo di Difesa Civile o uomini della Difesa Civile o Reparti della Difesa Civile che intervengano direttamente sul terreno o nelle sale decisionali (fatta salva la presenza del Direttore della Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile al tavolo del Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione).L’intervento di riduzione del danno e ripristino è affidato ai Corpi dello Stato competenti per Legge ed alle strutture predisposte per tale fattispecie (ad esempio i Vigili del Fuoco o il Sistema Protezione Civile)
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QUINDI IN DEFINITIVA
Tutte le Amministrazioni, pubbliche e private, tutti gli Enti, pubblici e privati, fanno Difesa Civile e dovrebbero essere pronti al momento della necessità.Qualcuno deve coordinare tutto ciò, non dirigere. Al momento la materia Difesa Civile è assegnata al Ministro dell’Interno (e ciò ha una logica forte) incardinata nel Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile (e ciò è meno logico pur avendo un suo senso storico).
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L’ESIGENZA “DEFINITORIA”
ha portato all’ individuazione di definizioni, appunto, che il normale buon senso aveva già fatto acquisire agli addetti ai lavori, con possibili pericolosi fraintendimenti quando ad occuparsi della faccenda siano i legislatori o gli Uffici legislativi.
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INFATTI LA CRISI SECONDO IL MANUALE NAZIONALE E’ ORA
“ogni situazione suscettibile di poter coinvolgere o mettere a rischio gli interessi della collettività nazionale” (un po’ troppo tranciante)che si differenzia da situazione di emergenza che è:“situazione pubblica pericolosa che richiede attività e provvedimenti specifici immediati ed eccezionali” (ma perché?).
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QUAL’E’ IL SENSO COMUNE DI CRISI
CRISI PER I CINESI 危 wei (pericolo)
機 ji (opportunità)
VOCABOLARIO Fase della vita individuale o collettiva, particolarmente difficile da superare e suscettibile di
sviluppi più o meno gravi (eccezionale definizione)
LO STATO La “crisi”, nell’ambito della vita delle collettività statuali, ha significati diversi secondo il punto di
vista da cui si vede il fenomeno connesso: Crisi quale momento in cui le normali risorse o le usuali procedure o le leggi vigenti o i modus operandi
giornalieri non sono più in grado di fronteggiare/dare una risposta alle conseguenze di un evento accaduto o che si teme possa accadere.
Crisi quale momento in cui il controllo sulla mitigazione delle conseguenze di un evento viene meno. Crisi quale momento di scelte o decisioni definitive e improcrastinabili. Crisi quale incapacità di interrompere il flusso di eventi/situazioni che si susseguono e che, quindi,
produrranno carenza di risorse. Crisi quale momento di passaggio o di evoluzione di una società.
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COS’E’ QUINDI LA GESTIONE DELLA CRISI NELL’IMMAGINARIO COMUNE DELL’OPERATORE/PIANIFICATORE E’ l’attività posta in essere per mitigare le conseguenze di eventi,
fenomeni, o di predisporsi a farlo, per i quali non esistono automatiche procedure o metodologie di intervento o che, comunque, sopraffanno, immediatamente o col tempo, la disponibilità di risorse e per i quali le leggi spesso sono applicabili solo parzialmente.
La gestione crisi comprende nel suo significato la possibilità di trovarsi nella situazione di dover prendere decisioni o porre in atto azioni non preventivabili o prevedibili, a volte anche contrarie alle leggi o all’uso comune.
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ANALYSIS AND CONSEQUENCE MANAGEMENT
Arriviamo alla fine del discorso tornando all’inizio: analisi e gestione delle conseguenze. I due elementi non sono MAI divisi: se non ci sono le conoscenze generali per capire come affrontare le conseguenze, e quali effetti le decisioni possono avere sulle successive azioni da intraprendere, non si può fare una buona analisi in quanto non si è in grado di vedere i problemi in prospettiva.
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CIO’ PORTA A
una difficoltà oggettiva a definire anche solo dei minimi comuni in quanto tra le varie fattispecie di potenziali crisi che possono colpire le Istituzioni ve ne sono per definizione molte imprevedibili e sconosciute e quindi l’evolversi della situazione non è pronosticabile.Un’analisi preventiva di tutto quello che potrebbe capitare e la successiva definizione di piani e strategie paralizzerebbe tutto il sistema per anni
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IMMAGINIAMO SOLO ALCUNI DEI MOLTEPLICI SCENARI ATTUALI
ISOLE EOLIE ETNA MARSILI VASILOV AL QAEDA TERREMOTI FINANZIARI
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E ALCUNI DEI FUTURI
CARENZA DI RISORSE IDRICHE CARENZA DI COMBUSTIBILI FOSSILI MESSINA/REGGIO CALABRIA IRPINIA VESUVIO
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E ALLORA CHE SI FA?
Si studiano gli scenari già accaduti e si controlla di essere in grado di affrontarli. Se così non è ci si prepara.
La maggior parte del già accaduto determina un livello di preparazione delle Istituzioni tale da far ragionevolmente ritenere di poter affrontare la stragrande maggioranza dei futuri eventi, anche non noti.
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E ALLORA CHE SI FA DUE
Si pianifica per quello che si può, in modo coordinato, (rifuggendo dal burocratico sistema del “chi tocca il bambino…” sia in positivo che negativo) cercando di provvedere ad un’organizzazione generale efficace che si muova con automatismi certificati da esercitazioni (vere, non tarocche, alla “facciamo vedere quanto siamo bravi al Capo”)
I Corpi di intervento modificano le proprie procedure dove necessario secondo la legge del massimo evento ipotizzabile possibile
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CONCLUDO
E’ necessaria infine la piena diffusione della cultura della Difesa Civile quale modus operandi dello Stato nel campo della preparazione di ogni settore statuale e privato a fronteggiare una situazione di crisi.
In tal modo si è preparati ad affrontare qualunque possibile minaccia, anche inaspettata, con conoscenza di causa non dell’intervento ma delle logiche organizzatorie da attuare in automatico.
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La definizione della Difesa Civile è condivisa a livello internazionale
Non coincidenza del modello organizzativo
A livello internazionale Difesa Civile e Protezione Civile hanno usualmente le stesse Autorità di riferimento
In Italia i due sistemi, una volta uniti nel Ministero dell’Interno, sono
ora distinti
Protezione Civile Difesa CivileAttiene alla
salvaguardia al soccorso all’assistenza
della popolazione e alla tutela e al
recupero dei benia fronte di calamità naturali/antropicheSistema aperto
oggetto di decentramento
Attiene alla sicurezza dello Stato
comprendendo tutte le situazioni
emergenziali che derivano da atti
definibili “di aggressione alla
nazione”Sistema protetto
sottratto al decentramento
Legislazione concorrente Stato - Regioni
Legislazione esclusiva dello Stato
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PIANIFICAZIONI DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE E DI DIFESA CIVILE
DIFFERENZEPROTEZIONE CIVILE DIFESA CIVILE
scenario definito scenario indefinito
conoscenza scientifica storica dell’evento ipotizzato
indeterminatezza dell’evento
predeterminazione delle attività di soccorso con crescente approssimazione
predeterminazione delle attività di soccorso solo per linee generali
organizzazione delle pianificazioni per funzioni di supporto
organizzazione per piani discendenti e/o di settore
procedure di intervento comuni a tutti i livelli e in tutto il territorio
metodologie e finalità diverse a seconda dei livelli di pianificazione
integrazione orizzontale dei settori di competenza e funzioni di coordinamento decentrate
integrazione secondo linee verticali con funzioni di coordinamento accentrate
pluralità di autorità di riferimento unicità di autorità di riferimento
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“Manuale Nazionale per la gestione delle crisi”approvato con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 marzo 1994 (in via di integrale revisione)
---“Manuale precauzionale nazionale”
approvato dal Ministro della Difesa in data 21 gennaio 1998 (Riferimento al Nato Crisis Response Sistem)
decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 300---
“Riforma dell’organizzazione di Governo”art. 14
“Al Ministero dell’Interno sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di difesa civile…….”
---decreto del Presidente della Repubblica
7 settembre 2001 n. 398“Regolamento recante l’organizzazione degli Uffici centrali di livello generale dirigenziale
del Ministero dell’Interno”L’art. 6 istituisce il
Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civileche “è articolato nelle seguenti Direzioni centrali e uffici:……..
c)Direzione centrale per la difesa civile e le politiche di protezione civile……”---
NORMATIVA DI DIFESA CIVILE
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EVENTO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO MINISTRI
Organi e strumenti operativi per la gestione delle crisi
MINISTRO DELL’INTERNO
UNITA’ DI CRISI DEL MINISTRO DELL’INTERNO
Art. 6 D.L. 6.5.2002 n°.83Presieduta dal Capo della Polizia
– Direttore Generale della P.S.disciplinata dal Piano Nazionale
per la gestione di eventi di natura terroristica
Comitato Politico Strategico
Nucleo Politico Militare
-Accertare e qualificare e la concretezza della minaccia e gestire l’emergenza per gli aspetti inerenti la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.
PrefettoDirezione e
coordinamento delle operazioni
( C.P.O.S.P.) (C.P.D.C.)
Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile
(C.I.T.D.C.) Presiedutadal capo del
Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della
Difesa Civile
-Coordinamento delle attività di difesa civile per tutti quegli aspetti che non attengono
all’ordine e la sicurezza pubblica (Gestione tecnica soccorso)
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LA COMMISSIONE INTERMINISTERIALETECNICA PER LA DIFESA CIVILE
già prevista dal Manuale nazionale per la gestione delle crisi ed istituita con decreto del Ministro dell’Interno del 28 settembre 2001
la Commissione è presieduta dal
Capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico della Difesa Civile
e composta dai rappresentanti
delle Amministrazioni Statali
dell’Azienda Nazionale autonoma delle Strade Statali
dall’Ispettorato Superiore del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana
e può essere integrata con i Rappresentanti di altri Enti e Organismi (ENAC, ENAV, FFSS, POSTE ITALIANE, APAT ….)
della Presidenza del Consiglio dei Ministri
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UNITA’ DI CRISIDECRETO LEGGE 6 MAGGIO 2002 (art. 6).
CONVERTITO IN LEGGE 22 LUGLIO 2002 N°.133
e composta da:
Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
è presieduta dal:
Comandante Generale dell’Arma dei CarabinieriComandante Generale della Guardia di Finanza
Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile
Direttore del SISDE
e integrata , ove occorra, da:
Direttore del SISMI
Responsabile del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) dello SMD
Rappresentante del Dipartimento della Protezione Civile
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Le pianificazioni di difesa civile I Piani Nazionali
Livello dispositivo e di indirizzo generale I Piani discendenti e di settore redatti
dalle Amministrazioni pubbliche e private erogatrici di servizi essenzialiLivello organizzativo, di indirizzo specifico, solo in parte operativo
I Piani provinciali di difesa civileLivello esclusivamente operativo
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acquisizione, veicolazione e valutazione della notizia viabilità rapporti con ‘autorità giudiziariarapporti con le autorità localirapporti con i mediainformazione alla popolazione
Approvate dal Ministro dell’Internocon decreto 23 agosto 2005 ad integrazione del Piano Nazionale per la gestione di eventi di natura terroristica e finalizzate alla creazione di un sistema integrato
dell’emergenza.
Linee guida per le attività di gestione dell’emergenza
Nelle linee guida sono affrontate tematiche quali:
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RAPPORTO TRA PIANIFICAZIONIDI DIFESA CIVILE E
DI PROTEZIONE CIVILE
La pianificazione di protezione civilenon è una pianificazione discendente
nell’ambito delle pianificazioni del sistema di difesa civilema una pianificazione che coesiste con quella di difesa civile
e, quando necessario, entra in modo autonomonel sistema di difesa civile
La sintesi dei due sistemi, quando convergono, è assicurata a livello politico
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Importanza della pianificazione di emergenza in difesa civile
Urgenzadella pianificazione dopo l’11 settembre
IL PIANO NAZIONALEDI DIFESA CIVILE
CONTRO GLI ATTACCHI TERROROSTICI DI TIPO NBCR
la definizione di “piano” è una definizione impropria perché in realtà il documento
costituisce una direttiva (supporto)
per le pianificazionidiscendenti e/o di settore
predisposte dalle Amministrazioni centrali
e per le pianificazioni provincialiredatte dai Prefetti
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DEFINISCE LE MINACCE
minaccia biologica
deliberata diffusione nell’ambiente di agenti biologici:virus, batteri, funghi, tossine, bioregolatori
minaccia chimica
deliberata diffusione nell’ambiente di composti chimici nocivi
minaccia radiologica
deliberata diffusione nell’ambiente di materiali radioattivi in grado di creare danni fisici all’uomo
minaccia nucleare
uso di armi nucleari Con i conseguenti 5 effetti (luce, urto, calore,
irraggiamento, attivazione radiologica indotta) e successivo fall-out
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per tutte le minacce il piano individua i possibili scenari
modalità di attacco e di impiego degli aggressivieffetti
nelle schede allegate indica tutte le possibili informazioni sull’agente
compresi i trattamenti e le profilassi
indica le misure da porre in atto
preventive
di sorveglianza
di soccorso
di trattamento sanitario
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articola gli interventi distinguendo le singole fasi
descrive una procedura di interventoriferita ad un attacco di tipo chimico
gli argomenti sono sintetizzati in schede riepilogativedi immediata consultazione
Le pianificazioni discendenti e/o di settore
e i Piani provinciali di difesa civile dei Prefetti
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DIFFICOLTÀ DELLE PIANIFICAZIONI DI DIFESA CIVILE
talvolta difficoltà di intervento degli operatori , per mancanza degli idonei strumenti protettivi e per mancanza
di preparazione
incertezza assoluta degli scenari
Conoscenza condivisa di procedure e precauzioniincertezza nel coordinamento operativo sul campo
il posto di comando avanzato
le priorità dell’interventosono diverse dalle usuali di soccorso pubblico
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EVENTI TERRORISTICI DI TIPO CONVENZIONALE
Le pianificazioni osservano lo stesso schema dei piani NBCRovviamente depurate degli aspetti specialistici
Come per i piani NBCRRichiedono la messa in
sicurezza dello scenario mediante
VIGILI DEL FUOCO
ARTIFICIERI
interventi prioritari di :
FORZE DELL’ORDINE
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IL PIANO PROVINCIALE DI DIFESA CIVILEè redatto dall’
UFFICIO TERRITORIALE DI GOVERNOche si avvale del
COMITATO PROVINCIALE DI DIFESA CIVILEè approvato dal PREFETTO
Tutte le Prefetture hanno adottatopiani di difesa civile per attacchi NBCR
si richiama alPIANO NAZIONALE PER GLI ATTACCHI TERRORISTICI NBCR
NELLA PARTE GENERALEdefinisce le minacce
e per ogni minaccia definisce
ipotesi generali di rischio
o ipotesi concrete riferite a singoli obiettivi identificati sul territorio
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LA DEFINIZIONE DEGLI OBBIETTIVIconsidera:
dinamica della vita sociale della popolazione residente e non residente
luoghi di affollamento
utilizzo delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto
presenza di impianti produttivio di importanti centri di attività lavorativa
infrastrutture relative ai servizi essenziali
sedi di uffici pubblici e diplomatici di interesse
strutture indicate da specifiche informative
etc.
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PER GLI OBIETTIVI DETERMINATIoccorre acquisire tutte le informazioni
in ordinealla presenza umana
alla struttura teatro dell’attacco terroristicoall’evento
alle caratteristiche del luogoin cui è la struttura o è previsto l’evento
e alle sue adiacenzeall’esistenza di vie di fuga
alla viabilità di soccorso e ordinaria
alla dislocazione dei centri medici di soccorso edi degenza presenti nella zona o viciniori
PER GLI OBIETTIVI INDETERMINATIsi potrà dividere la città in sezioni
acquisendo per ogni sezionele stesse informazioni
in modo generico (e nei limiti del possibile)
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PER TUTTI GLI SCENARIo in generale se l’obiettivo è indeterminato
occorre definire i livelli di crisiche comportano l’adozione delle
misure preventive(attinenti a condizioni di normalità)
(nessun indizio specifico)
misure di sorveglianza
(attinenti alla fase di preallarme)(presenza di forti indizi)
(estensibilità alla fase di crisi)
misure di soccorsoe
trattamento sanitario
(attinenti alla fase emergenziale)
il Piano provinciale deve indicare per ciascuna misurachi fa – che cosa fa
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MODELLO DI INTERVENTOdisegna tutte le procedure operative
che si prevede debbano essere attuateintegrandole tra di loro
in un’unica strategia di interventoQuindi
DEFINIZIONE DELLE PRIORITÀindividuazione delle singole azioni
modalità delle azioni
per ogni singola azione
individuazione degli attori
quindi
definizione di un’unica procedurascandita da automatismi distinti e integrati
necessità di coordinamento
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IL MODELLO DI INTERVENTO
Le Sale operativeGli indicatoriGli interventiL’organizzazione del soccorsoLe responsabilità ed i compitiLe areeL’organizzazione del salvataggioLa decontaminazioneL’organizzazione degli interventi sanitariIl ritorno alla normalità
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IL COORDINAMENTO
a livello provinciale è riconosciuto al Prefettoche si avvale per le sue valutazioni del
Comitato Provinciale di Difesa Civile
(composizione variabile) (automatismo di convocazione)
(rappresentante del Comando Provinciale dei VV.F.sicuramente in un teatro CRN)
definisce le aree di interdizione
(calda – tiepida – fredda)
il direttore tecnico dell’intervento
assume responsabilità di coordinamentosu tutte le componenti
in ambito operativo
assume ogni ulteriore iniziativa
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L’ATTIVITA’ ESERCITATIVA DEL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO, DEL SOCCORSO PUBBLICO
E DELLA DIFESA CIVILEESERCITAZIONI SVOLTE 2003/2005
TOTALE 35
ATTACCO CHIMICO IN LUOGO APERTO 11ATTACCO CHIMICO IN LUOGO CHIUSO 14ATTACCO CHIMICO SU NATANTI 2ATTACCO AD INDUSTRIA CHIMICA 1ATTACCO MULTIPLOCON ARMI CONVENZIONALI 4(MILANO – ROMA – NAPOLI - TORINO)
ATTACCO RADIOLOGICO 2
ATTACCO BIOLOGICO 1
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ESERCITAZIONI PROGRAMMATE PER IL 2005
NAZIONALI 8 - 4PROVINCIALI 7
TOTALE 15ATTACCO CHIMICO 11
ATTACCO RADIOLOGICO 2ATTACCO BIOLOGICO 2
ESERCITAZIONI INTERNAZIONALI
EFFETTUATE 18PROGRAMMATE 6
( 2003/2005)
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PER LA MINACCIA BIOLOGICA
il modello di interventosalvo casi particolari
assume linee procedurali diverseperché la minaccia
non si localizza in un ambito specificoe la risposta non è immediata
:le attivazioni di emergenzarimangono nei settori di
competenzae la necessità
dell’integrazioneappare più limitata
i
importanza del livello nazionaledella gestione emergenziale