la didattica nei musei d'arte contemporanea
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Approfondimento sulla Storia del Museo ed in particolare sul Museo Contemporaneo ed i suoi servizi tra i quali vi è la Didattica.TRANSCRIPT
Valentina Tonelli
DISSERTAZIONE FINALE
La Didattica nei musei d'Arte Contemporanea
Tesi di Laurea in Didattica dell'Arte
Anno Accademico 2014/2015
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INDICE
INTRODUZIONE Pag. 4
I. Origine ed evoluzione del museo Pag. 6I.1 Il museo d'Arte Contemporanea Pag. 13
II. I servizi del museo Pag. 27II.1 La collezione permanente Pag. 29II.2 I servizi specifici del museo Pag. 31
III. Arte ed Infanzia Pag. 33
IV. La didattica museale Pag. 38IV.1 Cenni storici Pag. 38IV.2 Definizione di Didattica Museale Pag. 41IV.3 Il caso della Tate Modern Pag. 44
V. Il Castello di Rivoli Pag. 52V.1 Il Dipartimento Educazione Pag. 55V.2 I laboratori, le attività e gli incontri Pag. 57V.3 Il tappeto volante Pag. 65
BIBLIOGRAFIA Pag. 70
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INTRODUZIONE
Arrivata alla conclusione del mio percorso accademico, mi sono
chiesta quale corso realmente mi avesse appassionato, dandomi spunti
per numerose riflessioni.
Mi è tornato alla mente, tra i diversi, il corso di Museologia tenuto dal
Professor Massimo Melotti che avevo frequentato il primo anno.
Il corso mi aveva stimolato e dopo altri due anni della facoltà di
Didattica dell'Arte, avendo una visione più ampia dell' argomento, mi
sono resa conto che poteva essere un ottimo punto di partenza per la
mia tesi.
Discutendo con il Professor Melotti abbiamo stabilito l'argomento
della tesi: la Didattica nei musei d'Arte Contemporanea, in particolar
modo approfondendo il caso del Dipartimento Educazione del
Castello di Rivoli, visto il suo incarico di responsabile delle relazioni
esterne e dei nuovi media al museo.
Questa tesi vuole dare uno sguardo ampio sulle vicende della
didattica, introducendola con una breve storia del museo ed in
particolare del museo contemporaneo e dei servizi che propone ai
visitatori.
Prima di parlare della didattica dei musei, ho inserito un breve
capitolo che giustifica ed avvalora questa pratica sottolineando i
benefici che apporta all'individuo.
E' stato doveroso, seppur sconfortante, scrivere di un caso esemplare
della didattica museale: la Tate Modern di Londra.
Dopo di ciò ho approfondito il caso italiano del Castello di Rivoli,
4
sopratutto grazie all'intervista che ho potuto realizzare a Paola Zanini,
referente delle attività e dei laboratori.
Questo progetto ha confermato l'estrema importanza dell'esperienza
dell'arte a tutte le età, elemento fondamentale per la costituzione di
individui integralmente formati.
Le persone che vivono tale esperienza, mi sento di dire al termine del
progetto, sono individui maggiormente sensibili e per questo cittadini
più consapevoli.
Sarebbe importante a mio avviso, quindi, investire più risorse in
questo settore al fine di rendere le generazioni future maggiormente
aperte, equilibrate ed infine felici.
5
CAPITOLO I
ORIGINE ED EVOLUZIONE DEL MUSEO
«Il museo è uno dei luoghi che danno l'idea più elevata dell'uomo».1
L'istituzione museale, così come oggi la conosciamo, ha subito
numerose modifiche nella storia. Prima di avviare una riflessione sul
ruolo sociale di tale istituzione è bene, quindi, esaminarne in breve
l'evoluzione.
Il significato etimologico deriva dal termine greco Moyseion,
derivante da Moysa (musa).
In origine il museo era, infatti, un luogo sacro alle nove sorelle Muse
le quali erano divinità minori appartenenti al dio Apollo. Figlie di
Zeus e di Mnemosine, dea della memoria, amavano suonare, cantare e
danzare.
Il primo luogo al mondo ad essere definito museo fu l'istituzione
culturale pubblica creata da Tolomeo da Sotere ad Alessandria d'Egitto
nel III secolo a.C., esso era un luogo di culto dove una comunità di
sapienti, scienziati e letterati svolgeva le proprie attività di ricerca e
1 André Malraux, La psicologia dell'arte, 1947/1949.
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discussione tra le cui funzioni, anche se non è certo, vi era anche
quella di raccogliere opere d'arte.
Di questo illustre modello è rimasta al museo nei secoli successivi
un'aura di sacralità nella struttura e nel contenuto, che lo faceva
apparire come un Tempio laico.
Successivamente, il periodo storico che maggiormente interessò lo
sviluppo dei musei fu il Rinascimento italiano, in cui il collezionismo
assunse forme sempre più aggiornate. Di particolare voga era per, per
quel periodo, il collezionare pezzi antichi i quali potevano adornare le
sale dei palazzi delle corti italiane o venivano raccolti in raffinati
studioli. Spesso erano esposti in giardini o cortili, di cui vi sono
numerosi esempi a Roma.
Di qui nascono i primi intenti museali, come l'allestimento “Giardino
delle statue” realizzato da Bramante per Giulio V nel 1506 composto
da pezzi celebri quali il Laocoonte e l'Apollo; o la creazione a Venezia
dello Statuario Pubblico allestito da Scamozzi nell'antisala della
Biblioteca Marciana grazie alle donazioni di antichità della famiglia
Grimani; oppure ancora la Galleria degli Antichi a Sabbionetta che fu
una delle prime strutture architettoniche appositamente adibita a
funzione espositiva.
Sempre in questo periodo storico, l'umanista italiano Paolo Giovio nel
1539 utilizzò il termine Musaeum per indicare la sua collezione di
ritratti di uomini illustri ed il monumentale edificio ispirato al Tempio
delle Muse costruito sul lago di Como nella quale era conservata.
Tra le varie intenzioni dell'umanista vi era la volontà di mettere a
disposizione del pubblico dotto il godimento della propria collezione.
Le collezioni nobiliari, inoltre, durante il periodo dell'Umanesimo
vennero esposte all'interno di Gallerie, ovvero lungo ambiente di
collegamento tra due parti di un edificio. Ne è un esempio precoce
7
l'ubicazione delle collezioni medicee nei corridoi al primo piano del
Palazzo degli Uffizi nel 1581, la quale fu progettata ed arredata in
funzione delle opere esposte.
Intorno al 1600 si costituirono le più importanti gallerie delle dinastie
regnanti europee le quali erano sempre strutture private, ma visitabili a
selezionate categorie di visitatori. Queste, attraverso complesse
vicende di acquisizioni e trapassi dinastici, furono il punto di partenza
per la costituzione dei futuri musei nazionali.
La prima pinacoteca pubblica d'Europa fu quella di Basilea,
inaugurata nel 1661 con la donazione da parte del giurista Basilius
Amerbach del proprio gabinetto familiare alla città.
La collezione di tale pinacoteca, riconosciuta oggi con il nome di
Kunstmuseum Basel, si distingue per la raccolta di dipinti e disegni di
artisti dell'Alto Reno.
Caso simile a Milano fu la costituzione della pinacoteca Ambrosiana
fondata nel 1618 dal Cardinal Federico Borromeo nei pressi della
Biblioteca omonima. L'istituzione nacque per assicurare una
formazione culturale gratuita a coloro che avessero velleità artistiche.
«All'interno del percorso espositivo della pinacoteca, articolato oggi in
24 sale, si possono ammirare numerosi capolavori come: il Musico di
Leonardo, la Canestra di frutta di Caravaggio, il Cartone preparatorio
per la Scuola di Atene di Raffaello, l'Adorazione dei Magi di
Tiziano».2
In questa fase, grazie all'apertura di gallerie pubbliche, si afferma la
concezione che il patrimonio artistico è un bene collettivo e che,
quindi, tutto il popolo può beneficiarne.
Tale processo rivoluzionario si attua in più fasi, la prima si svolse nel
Regno Unito con la formazione e l'apertura al pubblico di un primo
2 www.leonardo-ambrosiana.it/la-pinacoteca-ambrosiana
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nucleo del British Museum nel 1759 grazie all'acquisizione di raccolte
private, in Italia e nel resto d'Europa con riforme che rendono di
pubblico dominio le raccolte aristocratiche le quali diventano di
proprietà dello stato. Ricordiamo per maggiore importanza quelle
istituite a Dresda, Dusseldorf, Firenze, Monaco di Baviera e Vienna.
A Roma l'attivissimo mercato dell'antiquariato è causa di numerose
dispersioni di opere e, nell'intento di arginarle, il papato firmò atti
legislativi della materia, inaugurò nel 1734 il Museo Capitolino e nel
1771 il primo complesso dei Musei Vaticani: il Museo Pio
Clementino.
Inoltre, gli illuministi ridefiniscono la disposizione delle opere interne
al museo, assegnando ad ogni tipologia di opera una propria
collocazione specifica ed introducendo l'ordinamento dei dipinti in
sequenza cronologica e differenziandoli per le scuole pittoriche
appartenenti.
Questo “nuovo museo” ha come teorizzatore principale Caspar F.
Neickel che nel 1727 intitola con il termine Museographia il proprio
trattato latino, in cui delinea una serie di principi concreti riguardo la
distribuzione delle opere d'arte, la forma delle sale espositive ,
l'orientamento della luce e le direttive da seguire per la classificazione,
la disposizione e la conservazione delle collezioni.
Esempio di questa nuova disposizione è il Museo Fridericianum di
Kassel inaugurato nel 1779 su progetto di Claude Nicolas Ledoux.
Con il museo teorizzato da Neickel inizia a delinearsi la funzione
pedagogica del museo, infatti al centro della sala viene posto un
grande tavolo utile ad esaminare gli oggetti esposti ed inoltre una
vasta biblioteca utile allo studio.
Il museo inizia, dunque, ad essere considerato luogo adatto
all'apprendimento e non unicamente alla contemplazione, anche se
9
solo dopo il periodo illuminista e gli esiti della rivoluzione francese si
assisterà ad una modifica concreta del rapporto tra museo e pubblico.
Questa innovativa visione del museo, prende piede grazia ai
repubblicani francesi per cui il museo nazionale, essendo frutto della
formazione del patrimonio artistico nazionale, deve avere una
componente educativa per tutti i cittadini ed in particolar modo per gli
artisti.
La componente educativa museale viene amplificata in seguito alla
requisizione di opere d'arte dei paesi sconfitti in battaglia da
Napoleone, che rendono il Louvre di Parigi il più grande museo al
mondo per universalità delle opere esposte.
Il modello francese stimola gli altri paesi europei: in Italia si formano
le pinacoteche di Milano, Bologna e Venezia; il Museo del Prado a
Madrid; la Alte Pinakothek a Monaco e la Altes Museum a Berlino;
nel Regno Unito il British Museum e la National Gallery a Londra ed
in Russia l'Ermitage a San Pietroburgo.
Mentre in tutta Europa si inaugurano grandi musei nazionali, l'Italia, a
causa delle sue particolari condizioni storiche, si caratterizza per una
rete di musei locali civici.
L'architettura di questi musei nazionali rappresentano la moda del
tempo, caratterizzata da un gusto classico con un rimando costante al
tempio ellenistico. Tali edifici sono costruiti ex novo, mentre in Italia
si afferma la tendenza ad ospitare le collezioni in edifici di rilievo
storico, ciò rende meno avvertibile sul territorio italiano l'aumentare
del prestigio dell'istituzione museale
La funzione didattica, molto evidente in questi musei nazionali perché
pensati a stretto rapporto con le scuole di arti e mestieri, si perde nei
musei puramente artistici i quali, risentendo della separazione dalle
accademie, perdono progressivamente il loro prestigio educativo.
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È evidente che l'Ottocento è un secolo di grande espansione per
l'istituzione museale la quale, seguendo le indicazioni dello storicismo
dominante, si specializza in differenti settori del sapere come scienza,
storia e arte.
Nasce, infatti, nel 1852 il primo Museo di Arti Decorative ed
Applicate il South Kensington Museum di Londra, oggi conosciuto
con il nome di Victoria and Albert Museum, a cui seguirono il Museo
di Arti Applicate di Vienna, Amburgo e Berlino.
Nel corso del 1800 diventa sempre più fondamentale la funzione
conservativa del museo, in quanto le testimonianze storiche del
passato erano minacciate dall'avvento dell'età industriale e
dall'urbanizzazione.
In questi anni, inoltre, crescono i musei americani i quali si
costituiscono grazie a collezioni private molto vaste e composte
perlopiù da opere d'arte europee.
Tra i primi vi furono l'Old Corcoran Gallery di Washington nel 1859,
il Metropolitan Museum di New York nel 1872 ed il Museum of Fine
Arts di Boston nel 1870.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento lo sviluppo dei
movimenti artistici avanguardisti e l'introduzione di esposizione
periodiche e gallerie private, generarono la visione del museo come
istituzione statica e passiva volta unicamente alla conservazione e
all'esaltazione del passato.
Questa visione genera un ampio dibattito sull'istituzione museale e le
sue funzioni.
A favore di tale istituzione si schierano Proust e Malraux che
sostengono che l'arte e quindi anche il museo siano il più alto ideale
della rappresentazione dell'uomo, mentre i detrattori concordano
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nell'accusare il museo di essersi convertito in un'istituzione statica.
Tra questi ricordiamo la corrente artistica Futurista il cui teorico
Marinetti così scriveva nel 1909 a proposito del museo:
«Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi
vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di
cimiteri innumerevoli. Musei: cimiteri! Identici, veramente, per la
sinistra promiscuità di tanti corpi che non si conoscono. Musei:
dormitori pubblici in cui si riposa per sempre accanto ad esseri odiati
o ignoti! E vengano dunque gli allegri incendiari dalle dita
carbonizzate! Eccoli! Eccoli! Suvvia! Date fuoco agli scaffali delle
biblioteche! Sviate il corso dei canali, per inondare i musei! Oh la
gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque,
vecchie tele gloriose! Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e
demolite, demolite senza pietà le città venerate. Noi vogliamo
combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e
snobistica del passato, alimentata dall’esistenza nefasta dei musei».3
Tra i detrattori dell'istituzione museale vi fu anche lo scrittore francese
Paul Valery che il 4 aprile 1923 pubblicò sulla rivista Le Gauloise il
saggio Le probléme des musées in cui afferma l'inaccettabilità del
museo che accosta opere che provengono da diversi luoghi nei quali
avevano differente funzione, mortificando così il senso dell'opera
individuale.
Theodor W.Adorno pubblica nel 1953 un saggio dedicato a questo
dibattito in cui, paragonando la posizione di Valéry e quella di Proust,
scrive:
«Vero è però che i musei esigono urgentemente ciò che propriamente
3 F. T. Marinetti, tratto dal Primo Manifesto del Futurismo pubblicato su Le Figaro, 20 febbraio 1909. Ristampato da M. De Micheli, Le Avanguardie artistiche del Novecento, 1978.
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esige già ogni opera d'arte: qualcosa da parte dell'osservatore».4
Fortunatamente questa battaglia contro l'accademismo con cui il
museo si identificava non ebbe successo e nel XX secolo l'istituzione
museale crebbe trasformandosi da semplice contenitore a produttore di
cultura.
I.2 IL MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA
«Il termine “Contemporaneo” si riferisce a un periodo storico e a
una nozione filosofica, è un sostantivo e un aggettivo. Contemporaneo
è ciò che avviene nello stesso momento, dichiara un’appartenenza al
tempo presente ma esprime una potenzialità, una probabilità che si
rivolge verso il futuro. L’arte contemporanea si riferisce a una
porzione specifica dell’arte: che non fa più riferimento al concetto di
arte tradizionale, è una nozione sfuggente, quando si tenta di spiegare
che cos’è si procede per metafore perché legata alla temporalità.
Il tempo del contemporaneo è discontinuo, tutto deve ancora accadere
e insieme è già avvenuto. L’artista contemporaneo mette in relazione
con altri tempi il proprio tempo, non segue una linea temporale,
scava nel passato per giungere nel futuro. L’artista percepisce il
proprio tempo attraverso una non perfetta aderenza con esso ma,
proprio attraverso questo scarto e questa discronia, è capace più
degli altri di percepire e afferrare il suo tempo. L’artista non vive in
un momento diverso da quello degli altri, al contrario, è immerso nel
4 V. Vercelloni, Cronologia del museo, 1995.
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tempo da cui nasce la sua particolare visione della realtà». 5
A partire dal primo decennio del 1900, successivamente alla spinta
data dall'impressionismo, le diverse tendenze artistiche che si
svilupparono per l'intero secolo attraverso molteplici forme di
espressione che si caratterizzarono prevalentemente per la rottura con
il passato e la maggiore espressione diretta dell'animo dell'artista, sono
generalmente raccolte dentro la classificazione di Arte
Contemporanea.
Storicamente tale rottura con le precedenti tendenze nasce per mano
delle Avanguardie Storiche, le quali si sviluppano nei primi anni del
'900 sino alla metà degli anni '20 per poi diminuire d'intensità e di
estensione man mano che ci allontana dalla fine della Grande Guerra.
Il concetto di Avanguardia Storica è tipicamente moderno poiché
presuppone la consapevolezza che l'arte viene venduta sul mercato
come ogni altra merce ed è infine destinata al museo che la neutralizza
perché la destina ad una pura contemplazione estetica che ne vanifica
il messaggio di protesta e di rottura. Alla museificazione, dunque, è
dovuta la rottura degli artisti avanguardisti con l'istituzione museale.
Ovviamente non sfugge agli autori di avanguardia più consapevoli il
carattere ambiguo e impotente della propria rivolta: poiché anch’essi
producono opere d’arte, queste saranno fatalmente destinate a essere
vendute e neutralizzate dal mercato e dal museo.
Carattere fondamentale delle Avanguardie è l'autocoscienza artistica,
sinteticamente espressa in un manifesto attraverso il quale il gruppo
sottolinea la rottura con il canone dominante ed proclama con forza il
5 A.Solares, Sull'arte contemporanea, Wall Street International, 8 giugno 2014.
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proprio programma artistico.
L'Arte Contemporanea non era sostenuta, come detto in precedenza,
dai musei, ma da appassionati collezionisti e da mercanti come Paul
Durand Rouel, Ambroise Vollard e Daniel Kahnweiler.
Durante gli anni '20 l'architettura museale diventa uno dei maggiori
interessi per gli architetti i quali intendono rivoluzionare il museo per
renderlo maggiormente idoneo all'esposizione di opere d'arte
contemporanea.
L'ambientazione ottocentesca viene quindi abbandonata, al fine di
creare spazi più agevoli in cui le opere esposte abbiano maggiore
visibilità grazie ad una illuminazione attenta.
Inizialmente lo stile architettonico che più si diffuse fu lo stile
Razionalista, nato in seguito al grande incendio di Chicago del 1871 e
alla Prima Guerra Mondiale.
Tale stile si contraddistingue perché unisce l'afflato utopistico ed il
culto della logica.
«Less is more»6 indicava il valore massimo degli architetti razionalisti
ovvero la riduzione alla sintesi estrema degli elementi a favore
dell'eleganza.
L'esigenza di una ricostruzione rapida, data dalle necessità sociali,
doveva essere elaborata con intelligenza e priva di fronzoli tipici della
Belle Èpoque.
Le esigenze dell'architettura Razionalista furono agevolate dai
numerosi progressi nelle tecniche costruttive: il ferro, il vetro ed il
cemento armato furono i protagonisti di un'evoluzione che decise di
lasciarli a vista, senza più mascherarli nemmeno con volute
decorative.
L'architetto che codificò tale rivoluzione architettonica fu Le
6 L. M. Van der Rohe.
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Corbusier, svizzero e artigiano per formazione.
Architetto precoce, aveva solo 17 anni quando realizzò il suo primo
edificio, dopo il suo trasferimento a Parigi si dedicò alla pittura
cubista.
I cinque punti del nuovo stile architettonico secondo Le Courbusier
sono: i Pilotis, la struttura è eretta su pilastri di cemento armato, i tetti-
giardino, la pianta libera, l'uso dei pilastri priva i muri della
tradizionale funzione portante, la facciata libera e le finestre a nastro,
importanti per le strutture museali perché permettono un'illuminazione
maggiore.
Walter Gropius, anch'egli architetto razionalista, ideò l'edificio
ospitante la Bauhaus in cui applicò il principio cubista della
scomposizione dell'oggetto nelle molteplici visioni dei suoi punti di
vista.
Abbandonò, quindi, l'idea di una facciata di presentazione e principale
a favore dell'articolazione dell'edificio in tre corpi rivolte a direzioni
differenti, elemento che ritroviamo in numerosi musei costruiti nel
periodo.
Ludwig Mies van der Rohe, a differenza degli altri architetti del
movimento, non ebbe una formazione accademica e fu spinto
all'attività progettuale per merito del padre, muratore ed intagliatore.
Collaborò con numerosi architetti, tra i quali Behrens dal quale trasse
il concetto di eleganza neoclassica che tramutò in eleganza moderna.
Esempio di museo ideato da Van der Rohe è la Nuova Galleria
Nazionale di Berlino, realizzata tra il 1962 ed il 1968.
L'edificio è costituito interamente in acciaio e vetro, in acciaio è il
tetto mentre in vetro sono le pareti dando l'impressione che il tetto
galleggi nel vuoto.
Le pareti permettono l'ingresso di molta luce, la quale valorizza
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l'esposizione e sul soffitto formato da una griglia in metallo sono
installati schermi LCD che riproducono soggetti astratti.
Lo spazio espositivo della collezione statale tedesca è ubicato nel
sottosuolo, mentre il piano terra è destinato alle mostre temporanee.
Fondamentale per la storia dell'architettura razionalista fu Frank Lloyd
Wright, ideatore del Guggenheim Museum di New York.
Legato all'ideologia individualistica statunitense, approfondì il
rapporto tra individuo, spazio architettonico e natura. I suoi progetti
hanno una forte ispirazione organica e concepisce l'intero organismo
architettonico come un'integrazione ornamentale alla natura, per tale
motivo è considerato tra i maggiori esponenti della corrente organica
dell'architettura contemporanea.
Il Solomon R. Guggengheim Museum di New York, ultimato nel
1959, era inizialmente un'autorimessa e fu riadattato allo scopo
espositivo da Wright con pochi accorgimenti.
L'architetto decise di mantenere la struttura a spirale tipica dei garage,
perché ricca di valori simbolici: rappresenta, infatti, una delle prime
organizzazioni formali che la natura presenta ed il movimento dello
spirito umano verso l'alto. Il volume esterno principale si mostra come
un tronco di cono, leggermente più stretto alla base che alla sua
sommità.
Questa lieve discrepanza tra i livelli consente l'ingresso della luce
dalle loro separazioni, con una stretta finestra continua. La luce entra
anche dalla cupola in alto divisa in dodici spicchi.
L'edificio si differenzia da quelli circostanti per la sua pianta circolare,
che formano all'interno un lungo corridoio continuo creando,
originariamente, un percorso univoco per i visitatori.
La contrapposizione tra i due diversi spazi espositivi, il vasto cerchio
della base ed il corridoio a spirale, riflettono una distinzione un po'
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datata tra gli spazi dedicati alla scultura e quelli dedicati alla pittura.
Solo i recenti ampliamenti hanno reso il museo più duttile ed adatto
all'arte contemporanea.
Il Guggenheim di New York è uno tra i primi musei il cui interesse
non si rivolge solamente per la collezione esposta, ma anche per la
struttura architettonica.
Guggenheim Museum, New York
Per quanto riguarda la struttura degli interni di musei e gallerie, autore
di riferimento è l'artista e storico dell'arte Brian O' Doherty.
Tra il 1976 ed il 1981 O'Doherty pubblica sulla rivista Artforum
numerosi saggi in cui introduce le sue originali riflessioni sulla
centralità dello spazio: da contenuto delle opere lo spazio a parte di
esse.
Il White Cube, di cui parla l'autore, nasce dalla crisi di quel modello
espositivo che irritava Paul Valéry già 1923. Scrivendo della visita di
un museo, probabilmente il Louvre, descrive il suo “sacro orrore”
difronte al “disordine organizzato”, sottolineandolo con una metafora
«Mentre l'orecchio non potrebbe sopportare di ascoltare dieci
orchestre nello stesso tempo, l'occhio al contrario si trova obbligato ad
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accogliere un ritratto, una marina, un trionfo di personaggi nelle
condizioni e dalle dimensioni più disparate».7
Le parole di Valéry sottolineano l'importanza di restituire alle opere
l'unicità ed il giusto spazio non garantito dall'accumulazione museale.
Brian O' Doherty ripercorre le vicende storiche che hanno generato la
definizione modernista dello spazio bianco ed iper tecnologico dei
musei e delle gallerie, dove i legami di temporalità e spazio sono
aboliti a favore di un'idea di eternità.
Il White Cube, infatti, ci assicura che ciò che stiamo osservando
sfiderà tempi e mode.
Il bianco delle pareti, la mancanza di connessione con l'esterno
enfatizzano il legame tra spazio espositivo e luoghi di culto, chiese,
templi, celle monacali.
«Bisogna poter dimenticare il fatto che ci sono dei muri e allo scopo
non abbiamo trovato niente di meglio che i quadri. I quadri cancellano
i muri, ma i muri uccidono i quadri». 8
La pubblicazione Inside the White Cube, raccolta dei saggi di
O'Doherty, nel 1976 generò un evidente spartiacque negli spazi
espositivi mondiali, che si liberarono dagli oggetti che intralciavano il
percorso dello spettatore per liberare la contemplazione.
Lo spazio espositivo ideale per O' Doherty è una stanza regolare con
finestre sigillate, muri bianchi, pavimento lucido, priva di oggetti
d'arredo, l'illuminazione omogenea, opere con sufficiente spazio tra
loro per non interferire, etichette con i dettagli dell'opera posta al
margine: uno spazio asettico, isolato ed immutabile.
Il visitatore in questo spazio è inevitabilmente indotto ad assumere un
atteggiamento raccolto, pienamente consapevole dall'aura delle opere
7 A.Sarchi e R.Venturi, Brian O'Doherty:Inside the white cube, 2012.8 G.Perece, Espèces d'espaces, 1974.
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esposte.
Il trasformazione degli spazi espositivi in White Cube segna il
momento in cui tali spazi da contenitore di oggetti diventano oggetto
in sé.
Una trasformazione a cui contribuiscono, secondo l'autore, il
pavimento e la parete. «Il primo comporta l'eliminazione della cornice
ed il secondo l'eliminazione del piedistallo».9
Questa teoria accresce l'interesse intorno alla struttura stessa dello
spazio espositivo e, negli ultimi decenni del '900, si inizia ad intuire le
potenzialità degli investimenti nell'architettura dei musei.
Numerosi direttori museali commissionarono la loro sede ad architetti
di fama internazionale per far sì che la struttura, oltre ad essere
maggiormente appetibile per i turisti, rispecchiasse il contenuto.
Noto esempio è il Centre Pompidou di Parigi il quale si basa su una
grande struttura a forma di parallelepipedo in acciaio e vetro lunga
166 metri, che comprende centri di esposizione e ricerca, spazi per
mostre e spettacoli, sale prova per musicisti, una cineteca, un cinema,
bar e ristoranti.
Il Centre Pompidou rappresentò alla sua inaugurazione nel 1977 la
volontà di rivalutare Parigi sotto il profilo artistico nell'era
contemporanea, anche grazie alla struttura stessa del centro,
considerata da alcuni come vera e propria opera d'arte di per sé e
rappresenta,quindi, la speranza di potere aumentare l'interesse per
l'arte contemporanea.
9 A.Sarchi e R.Venturi, Brian O'Doherty:Inside the white cube, 2012
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Centre Pompidou, Parigi
Altro esempio del potere dell'architettura nell'attirare nuovi visitatori è
rappresentato dal museo NEMO di Amsterdam, ideato da Renzo
Piano. Il museo, il più importante centro scientifico dell'Olanda,
ricorda la prua di una nave di colore verde che emerge dal canale.
Il museo si fonda sulla volontà di avvicinare i bambini alla scienza
tramite esperienze attive e l'aspetto esterno dell'edificio è adatto ad
attirare maggiormente l'attenzione dei più piccoli.
NEMO, Amsterdam
Esempio ancor più recente di strutture architettoniche appetibili per il
turismo è il Guggenheim Museum di Bilbao, di cui la struttura
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architettonica è diventata il simbolo della città spagnola nel mondo.
Esempio spettacolare dello stile decostruttivista, il museo è stato
progettato dallo studio d'architettura di Frank Gehry.
Il museo ospita esposizioni di opere d'arte contemporanea appartenenti
alla fondazione Guggenheim e numerose mostre itineranti in più di
10.000 metri quadrati composti da volumi complessi. L'intero spazio
espositivo non possiede una sola superficie piana, parte dell'edificio è
attraversata da un ponte elevato e all'esterno è ricoperto da piastre di
titanio. Visto dal fiume il museo pare una nave, omaggio all'attività
portuale della città, mentre dall'alto ricorda un fiore.
Il cuore del Museo è lo spettacolare atrio di 650 metri quadrati e di 50
metri di altezza, illuminato sia dalla luce naturale che penetra
lateralmente dalle grandi vetrate che danno sul fiume, che da quella
che proviene dalla vetrata che costituisce la copertura del punto più
alto dell'edificio.
La sala chiamata il Pesce è la sala espositiva principale ed è dedicata
alle opere di grande formato e alle mostre temporanee.
Intorno all'atrio si snoda il percorso espositivo su tre livelli e le
diciannove gallerie interne, destinate ad ospitare a rotazione le opere
della fondazione e la collezione permanente del museo. Inoltre il
museo integra le esposizioni con opere di grandi artisti della seconda
metà del XX secolo come Mark Rothko, Robert Rauschenberg,
Richard Serra, Jean Michel Basquiat, con alcuni percorsi espositivi
dedicati ad artisti baschi e spagnoli contemporanei.
Il museo venne inaugurato nel 1997 nel contesto di rivitalizzazione
della città e da allora si è trasformato in un importante attrazione
turistica e fonte economica.
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Guggenheim Museum, Bilbao
La tendenza a costruire nuovi edifici per ospitare collezioni di arte
contemporanea prende piede in tutto il mondo, ad eccezione dell'Italia
ove si preferisce ,generalmente, esporre le collezioni in siti storici al
fine di valorizzarli entrambi.
Un esempio di sito storico italiano ristrutturato al fine di renderlo
idoneo all'ospitare una collezione è il Castello di Rivoli.
L'edificio alla fine degli anni '70 versava in condizioni disastrose, le
infiltrazioni d'acqua aveva intaccato i muri, le volte, i dipinti, gli
stucchi, causando i primi crolli.
Dopo il cedimento di una volta al secondo piano dell'edificio, la
Regione Piemonte decise di prendersi carico della ristrutturazione
dell'edificio al fine di renderlo visitabile al pubblico.
Andrea Bruno, giovane architetto, si interessò della struttura ed
elaborò un piano di restauro volto a valorizzare le due componenti del
Castello, quella seicentesca del cantiere juvarriano e settecentesca di
Carlo Randoni sino agli interventi militari.
«Andrea Bruno evita di realizzare falsificazioni e completamenti,
rispettando l’architettura, che diventa immagine reale della storia e
delle vicissitudini della struttura . Ed ecco che esternamente come
23
internamente sono stati conservati stucchi, cornici, dipinti danneggiati
dalle ingiurie del tempo e dall'incuria degli uomini».10
Il restauro, per fornire ai visitatori un senso di finito della residenza
sabauda, ha previsto lavori integrativi in due sale.
La scelta è ricaduta su una sala al primo piano appartenente al periodo
juvarriano, dove venne realizzato il pavimento seguendo i progetti
d’archivio, l’altra posta al secondo appertenente al periodo
settecentesco.
Bruno passa poi a valorizzare l’atrio, anche questo non ultimato,
installando un corridoio panoramico che sbuca dalla grande parete in
mattoni del Castello, la grande scala sospesa, come anche la passerella
che permette di passare sopra alla grande volta della sala 18.
Tale restauro ha resa possibile un dialogo tra il passato ed il
contemporaneo, come si riflette nell'uso dei materiali.
Una parte delle sale non presenta alcuna decorazione, mentre altre ne
sono ricche e ricordano i fasti della struttura.
Successivamente i lavori di restauro interessarono il luogo deputato
all’esposizione delle collezioni di pittura di Carlo Emanuele I: la
manica lunga. A differenza del Castello, qui le scale e gli ascensori
sono collocati all’esterno, vengono concepiti trasparenti per dar modo
al visitatore di osservare la struttura non finita dall’alto.
Questo imponente restauro ha reso possibile un dialogo tra il passato
ed il contemporaneo, come si riflette nell'uso dei materiali.
10 www.castellodirivoli.org.
24
Castello di Rivoli
Il Castello di Rivoli, grazie alla ristrutturazione, diviene spazio idoneo
e suggestivo per l'esposizione di opere d'arte contemporanea nei più
differenti materiali e viene aperto al pubblico il 18 Dicembre 1984
divenendo il primo museo d'Arte Contemporanea in Italia.
Sull'architettura delle sale espositive dei musei contemporanei si
esprime così Anna Pironti:
«I musei d’arte contemporanea, generalmente, data la loro specificità,
nascono in spazi appositamente costruiti con caratteristiche peculiari.
Le stanze, in genere, sono simili fra loro: pareti bianche, illuminazione
zenitale, pavimenti neutri. Tutti questi requisiti sono ritenuti
indispensabili, poiché consentono di presentare opere estremamente
varie, per tipi d’espressione, in un ambiente idoneo, che non crea
diversità nella presentazione. Inoltre, i musei di moderna concezione
contengono, già in fase progettuale, tutte le infrastrutture necessarie
alla perfetta fruizione da parte del visitatore».11
La Pironti sottolinea come il museo contemporaneo, il quale non
svolge unicamente attività di conservazione ed esposizione, sia dotato
di spazi utili alle nuove funzioni museali.
11 A.Pironti, Il rapporto museo-scuola del servizio didattico del Castello di Rivoli,1991.
25
A livello istituzionale, la novità maggiore avvenne nel 1947 con
l'istituzione dell'ICOM (International Council of Museums), con il
compito di portare avanti una politica di scambio e dibattito a livello
internazionale sulla museologia, nel suo Statuto il museo è definito:
«Un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della
società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che compie ricerche
sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le
acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di
studi, educazione e diletto».12
Questa che può essere considerata la prima moderna definizione del
museo, ne determina la funzione educativa, considerandola uno dei
compiti caratterizzanti l’istituzione, rivolta alla collettività che ha il
diritto di fruirne liberamente.
12 Articolo 2 dello Statuto dell'ICOM, approvato nel 1974.
26
CAPITOLO II
I SERVIZI DEL MUSEO
Tutti i musei, seppur di diverso tipo, affrontano la sfida di dover
decidere quali servizi offrire ai propri visitatori tra un'ampia scelta. Le
offerte di ogni museo sono costituite da cinque elementi fondamentali:
– l'ambiente, formato dall'architettura della struttura e la
disposizione interna dello spazio;
– la collezione, l'insieme di tutte le esposizioni;
– il materiale necessario per le interpretazioni, pubblicazioni e
pannelli;
– i servizi sussidiari, ovvero conferenze ed incontri;
– i servizi museali, come accoglienza dei visitatori, la
ristorazione, lo shopping.
Alle volte a questi cinque punti se ne aggiunge un sesto che riguarda
l'organizzazione del tempo, dell'attività e dell'esperienza del visitatore.
I musei che non offrono questo tipo di servizio lasciano il visitatore
disorientato, perché la sua esperienza museale si svolge in maniera
autonoma senza comprendere cosa sia esattamente quel museo e di
quali offerte dispone.
Il direttore del marketing e dei programmi dei visitatori dell'
Automotive Hall of Fame di Dearborn , Donald G. Adams, ritiene che
27
l'esperienza vissuta dal visitatore del museo non è confinata
all'ammirare l'esposizione e comprenda il tragitto da casa propria al
museo, il posteggio, l'accoglienza all'ingresso, la visita ed il ritorno a
casa. Il museo è tenuto, quindi, ad ampliare il più possibile il raggio
della propria responsabilità ampliando i servizi forniti.
Il museo ideale si deve ispirare ad un'azienda, cercando di organizzare
il tempo del visitatore arricchendolo con un benvenuto, un
orientamento e la predisposizione di servizi che facilitino il percorso,
come indicato dallo psicologo Mihalyi Csikszentimihalyi:
«I visitatori non si aspettano di provare i brividi intellettuali visitando
un museo. Piuttosto sperano di una qualche sorpresa o emozione
derivanti dal fatto di sfuggire temporaneamente ai prevedibili confini
dell'esistenza, ciò che il pubblico si attende da un museo d'arte è
sopratutto una magica trasformazione dell'esperienza quotidiana».13
Inoltre, i musei hanno approfondito nel corso del '900 l'aspetto
territoriale, comunitario e la loro funzione di erogatori di informazione
ed educazione facendolo diventare una priorità nella loro mission.
Questa innovazione dei servizi museali ha generato una
differenziazione maggiore nell'offerta dei musei che ha
responsabilizzato notevolmente il management e lo staff i quali
devono esaminare la gamma completa delle offerte possibile e
selezionare a cosa dare maggior rilievo.
Le offerte di ogni museo, proprio come per un'azienda, avranno il fine
di soddisfare il maggior numero di visitatori seppur con differenti
bisogni ed aspettative.
In questo quadro generale assume una particolare importanza il ruolo
delle attività didattiche e del personale preposto.
La didattica, infatti, non ha la sola funzione di ricevere il visitatore del
13 M. Csikszentimihalyi, Marketing dei musei di Neil e Philip Kotler, 2004.
28
museo all'accoglienza, ma approfondisce le tematiche esposte nella
collezione.
II.1 LA COLLEZIONE PERMANENTE
Mantenere e gestire la qualità delle esposizioni esistenti è una delle
prime priorità di ogni museo, in quanto rappresenta la sua offerta
principale e l'elemento distintivo: non vi può essere museo privo di
collezione permanente.
Alcuni musei però non sorgono intorno ad una raccolta di opere d'arte
o oggetti rari, ma sono centri della scienza e della tecnica, centri
storici e musei per bambini e si distinguono per la realizzazione di
esperimenti scientifici che stimolano l'apprendimento, per la
progettazione di attività di laboratorio volte allo sviluppo delle abilità
motorie dei bambini.
Pur non essendo il museo di Arte Contemporanea un museo
sperimentale volto alla realizzazione di attività sperimentali, è
possibile per gli operatori didattici creare laboratori che hanno per
soggetto l'opera d'arte contemporanea, in quanto non utilizza solo
tecniche abituali, ma anche materiali tratti dalla quotidianità.
Pertanto l'ampia gamma di tecniche permette un approfondimento del
lavoro sull'opera e può essere la chiave della lettura stessa.
Negli ultimi anni i musei hanno introdotto numerose innovazioni nella
progettazione e nella presentazione delle esposizioni, abbandonando
definitivamente «l'impostazione tradizionale che rendeva il museo
29
simile ad un tempio»14 ed iniziando a raccontare attraverso le opere
d'arte della collezione una storia in grado di coinvolgere gli spettatori.
Kevin Moore ne La gestione del museo indica che un altro elemento in
grado di coinvolgere i visitatori sono i riferimenti a persone e luoghi
“reali”, i museo devono quindi dare la possibilità di interagire con i
curatori e, quando ciò non è possibile, indicarne i nomi in un elenco in
bella vista.
Supporto fondamentale per i musei oggigiorno sono gli strumenti
multimediali offerti dalla tecnologia quali schermi interattivi,
registrazioni audio, applicazioni per smart phone e tablet.
Infine, i musei possono arricchire i loro programmi con cicli di
conferenze, approfondimenti per insegnanti, eventi sociali, attività di
laboratorio rivolte a classi, famiglie ed agli anziani organizzate dallo
staff o affidandosi ad organizzazioni educative esterne.
Tali programmi educativi possono essere conseguenti e legati alla
collezione permanente oppure ad un tema particolare protagonista di
un'esposizione ed ampliano il numero dei visitatori ottenendo
conseguentemente maggiore sostegno della comunità limitrofa ed
incrementando i ricavi. In questa ottica, la serata d'inaugurazione di
una mostra diventa una evento di punta in cui lo staff museale
organizza concerti, buffet e diventa occasione d'incontro.
Queste novità rinnoveranno l'esposizione la quale non perderà la sua
attrattiva sia nei confronti dei visitatori assidui, che la vedono sempre
immutata, sia dei nuovi visitatori, che potrebbero trovarla fuori moda
e fredda.
14 N. e P. Koltler, Marketing dei musei, p. 237, 2004.
30
II.2 I SERVIZI SPECIFICI DEL MUSEO
I direttori dei musei, per offrire servizi adeguati, dovrebbero prestare
maggiore attenzione alle quattro caratteristiche principali di tali:
intangibilità, inseparabilità, variabilità, deteriorabilità.
Queste caratteristiche, infatti, accomunano i differenti servizi offerti al
visitatore che possono essere classificati con tale criterio:
– Spazi dove sedersi e rilassarsi, i musei moderni riconoscono la
necessità del visitatore di rilassarsi e di alternare e di disporre di
spazi dove distrarsi. Alle volte, ad esempio all'Oregon Museum
of Science and Industry, questi spazi sono allestiti con tavoli per
poter giocare a carte e dama e con delle riviste. Nella Galleria
degli Uffizi di Firenze, inceve, i visitatori possono interrompere
la propria esperienza con una pausa sulla famosa terrazza;
– Servizi di ristorazione, è importante che ogni museo diversifichi
la propria offerta disponendo di caffetterie modeste fino ad
arrivare a ristoranti più raffinati. Il Castello di Rivoli, ad
esempio, dispone di una caffetteria adatta ai gruppi numerosi ed
un ristorante due stelle Michelin;
– Bookshop, ai quali si da molto rilievo e che non vendono più
unicamente cataloghi sulle mostre, ma veri souvenir per
soddisfare i visitatori. I negozi dei grandi musei svolgono
attività su larga scala impiegando commessi professionisti
sfruttando così appieno la rilevante possibilità di guadagno. Il
bookshop del Museo di Van Gogh ad Amsterdam, ad esempio,
31
vende calamite, matite, libri per bambini, cataloghi, poster,
mobili ispirati alle opere dell'artista;
– Orientamento del visitatore e servizio informazione, è indicato
come una necessità ineludibile per il visitatore. A questo
proposito, i musei formano il loro staff a lungo per essere
accoglienti e disponibili a fornire informazioni in diverse
lingue. Inoltre sono presenti delle guide apposite, cartine e
computer in cui sono registrate le informazioni riguardanti la
struttura.
– Dipartimenti educazione e servizi di ricerca, i dipartimenti
organizzano corsi e laboratori non unicamente volti alle classi,
ma anche a specialisti del settore ed interessati di ogni età.
Alcuni musei riescono a commercializzare i servizi di ricerca,
avvalendosi di borse di studio e finanziamenti per le ricerche.
Il marketing considera la didattica come un elemento asettico, ma ha
conquistato un ruolo comunicativo, di conoscenza, di
approfondimento.
Nel capitolo seguente approfondirò l'importanza dell'esperienza
dell'arte e, quindi, anche dei laboratori didattici nell'età infantile.
32
CAPITOLO III
ARTE ED INFANZIA
Nei programmi educativi scolastici vi è una maggiore attenzione alle
materie che sviluppano l'emisfero sinistro, quello del raziocinio e della
logica, a scapito dell'emisfero destro maggiormente emozionale e
creativo. In realtà arte e creatività svolgono un ruolo fondamentale
nell'evoluzione interiore dell'individuo: migliorano le capacità
espressive, favoriscono l'apprendimento logico, rafforzano la
consapevolezza di sé, migliorano le capacità comunicative.
John Dewey, filosofo e pedagogista americano, affermò che l'arte è il
mezzo più indicato per indirizzare l'energia creativa del bambino.
L'esperienza artistica infantile deve essere messa in relazione al
singolo individuo e alle realtà socio-culturali circostanti e deve avere
come fine ultimo non il manufatto, ma una crescita della capacità di
osservazione, dell'immaginazione, delle capacità critiche e di
risoluzione dei problemi.
Maria Montessori, contemporanea a Dewey, teorizzò il concetto
d'esperienza in cui il fare artistico è manifestazione del pensiero
interiore, per cui la mano diventa estensione della mente e l'attività
artistica un processo cognitivo.
Secondo la Montessori tra i 3 ed i 6 anni del bambino avviene la
formazione delle attività psichiche-sensoriali, ciò avviene mediante
33
l'osservazione dell'ambiente circostante. L'esperienza artistica
favorisce l'espressione e stimola l'intelligenza, generando un individuo
dalla mentalità più positiva.
Gli effetti positivi delle espressioni artistiche in generale (arti visive,
musica, teatro, danza,...) perdurano anche durante la crescita
dell'individuo. Essa continua infatti ad influenzare lo sviluppo
celebrale, la creatività, l'autostima, favorendo l'interazione con il
mondo esterno.
Erik Erikson sosteneva che i bambini per diventare adulti sani, felici e
produttivi devono poter compiere numerose esperienze nel campo
cognitivo, emozionale, sociale e motorio.
Il pensiero di Erikson trova seguito nella posizione di Elliot Eisner, il
quale approfondisce il ruolo dell'arte all'interno delle quattro categorie
individuate dal suo predecessore.
Dal punto di vista cognitivo, le arti insegnano ai bambini a sviluppare
il pensiero laterale e maggiormente dinamico, a pensare con e
attraverso i materiali utilizzandoli per modellare le proprie idee in
realtà.
L'emotività dell'individuo beneficia dell'arte perché incoraggia l'auto-
espressione e la comunicazione non verbale, inoltre permette di
sperimentare un ampio spettro di emozioni.
Socialmente l'arte migliora le capacità critiche del soggetto, aumenta
la consapevolezza dell'unicità di ciascun individuo migliorando il
rapporto con se stessi e con l'altro – il che la rende un'attività adatta a
soggetti problematici - , favorisce l'integrazione.
Infine, migliora le funzionalità motorie: disegnare con un pennarello,
ritagliare un pezzo di carta sono tutte attività che aumentano il
controllo sugli oggetti e la manualità.
La pratica artistica non è, quindi, utile solo a sé stessa ma è
34
indispensabile per trasmettere al bambino competenze fondamentali
per la sua vita e per essere un individuo migliore.
Personalità di forte importanza sia a livello nazionale che
internazionale sono, come già precedentemente detto, Bruno Munari e
Loris Malaguzzi.
Bruno Munari condivideva il motto montessoriano Aiutami a fare da
me! e nella didattica adottò un approccio interdisciplinare.
Unendo tecnica, creatività e psicologia il suo metodo ha come
obbiettivo lo sviluppo della fantasia infantile e l'allenamento della
mente attraverso il mezzo del gioco ed il laboratorio, utile per
conoscere le tecniche.
Il suo saggio del 1977 Fantasia ribadisce l'importanza, secondo
l'autore, di creare nuove ed inimmaginabili relazioni fra ciò che
conosciamo. A tal fine è necessario che le persone memorizzino il
maggior numero di dati durante l'infanzia:
«Io ho tenuto diversi incontri e conferenze a livello universitario, in
scuole medie, in scuole elementari e adesso, finalmente, sono arrivato
alla scuola materna. È lì che bisogna operare, altrimenti i bambini
sono già condizionati a un pensiero distorto, a un pensiero chiuso;
sono soffocati nelle loro possibilità creative e fantastiche. Quindi, se si
vuole cambiare la società, è proprio lì che si deve operare per sperare
in un mondo migliore fra qualche generazione».15
Loris Malaguzzi è l'ideatore del metodo educativo Reggio Emilia, il
quale pone al centro dell'educazione i bambini e dell'impiego delle
risorse di cui sono dotati. Questa ottica innovativa sviluppa le
potenzialità del singolo individuo e rende l'apprendimento non un
processo emulativo, ma autocostruttivo di cui i bambini sono parte
attiva.
15 Marucci L. Viaggi nell'arte. Creativa Mente Incontro con Bruno Munari,1986.
35
Inolte, introdusse la pratica del "fare artistico" negli ateliers e nei
laboratori scolastici i quali, attraverso processi cognitivi uniti al
"pasticciare", valorizzano il processo realizzativo e pongono su pari
livelli linguaggi verbali e non verbali.
«Il bambino è fatto di cento. Il bambino ha cento lingue cento mani
cento pensieri cento modi di pensare di giocare e di parlare cento
sempre cento modi di ascoltare di stupire di amare cento allegrie per
cantare e capire cento mondi da scoprire cento mondi da inventare
cento mondi da sognare. Il bambino ha cento lingue (e poi cento cento
cento) ma gliene rubano novantanove. La scuola e la cultura gli
separano la testa dal corpo. Gli dicono: di pensare senza mani di fare
senza testa di ascoltare e di non parlare di capire senza allegrie di
amare e di stupirsi solo a Pasqua e a Natale. Gli dicono: di scoprire il
mondo che già c'è e di cento gliene rubano novantanove. Gli dicono:
che il gioco e il lavoro la realtà e la fantasia la scienza e
l'immaginazione il cielo e la terra la ragione e il sogno sono cose che
non stanno insieme. - Gli dicono insomma che il cento non c'è. Il
bambino dice: invece il cento c'è».16
Il metodo educativo di Malaguzzi ed il pensiero di Bruno Munari
hanno le medesime conclusioni: la capacità espressiva acquistata dal
bambino in modo consapevole porta ad una evoluzione integrale
individuale e sociale.
Paola Zanini afferma che al Dipartimento Educazione del Castello di
Rivoli non sono mai stati condotti studi scientifici sui benifici delle
loro attività, ma hanno potuto verificare che i bambini partecipanti ad
un progetto speriementale di educazione all'arte che durò dalla scula
materna alla fine della scuola elementare hanno scelto in grande parte
di iscriversi in scuole superiori ad indirizzo scientifico. Questi,
16 Loris Malaguzzi, I cento linguaggi dei bambini, p. 9, 1999.
36
risultavano molto più aperti a soluzioni innovative rispetto agli altri
studenti ed erano mossi da maggiore curiosità, proprio come
teorizzato da De Bono. Paola Zanini, inoltre, sottolinea come per gli
operatori non è imporantante sapere che gli studenti hanno intrapreso
studi artisti, ma che hanno strumenti maggiori per rapportarsi e
comunicare con gli altri.
Chiarita l'importanza dell'esperienza dell'arte, nel prossimo capitolo
approfondirò le attività didattiche museali
37
CAPITOLO IV
LA DIDATTICA MUSEALE
IV.1 CENNI STORICI
«I musei sono istituzioni culturali al servizio della collettività, che
hanno finalità primaria di preservare e mettere a disposizione dei
visitatori il proprio patrimonio, che nella sua dimensione tangibile è
costituito delle collezione di opere accumulate nel tempo. Occorre
precisare che il patrimonio di un museo non può essere ricondotto
alla disponibilità di una collezione da esporre, e che il suo valore
non è dato solo dall’importanza attribuita alle opere che la
compongono: ciò che qualifica un museo è la capacità di essere un
soggetto attivo nella creazione e nella diffusione della conoscenza,
valorizzando la dimensione tangibile del suo patrimonio».17
Ad una delle prime riunioni dell' ICOM del 1951 a Parigi, Carlo
17 L. Solima, Il pubblico dei musei. Indagine sulla comunicazione nei musei statali italiani, 2001.
38
Giulio Argan profetizzava così la necessità del ruolo educativo dei
musei:
«Il compito di raccogliere e conservare le opere d’arte, un tempo
funzione e privilegio di determinati ceti, è passato alla comunità sul
finire del XVIII e sul principio del XIX; la nascita del Museo
corrisponde al positivo riconoscimento della capacità educativa
dell’arte».18
Seguendo questo autorevole parere avvalorato dal pedagogista e
psicologo Loris Malaguzzi e dell'artista e designer Bruno Munari,
all'inizio degli anni '50 furono condotte in Italia le prime esperienze di
educazione attraverso i musei, realizzate alla Galleria Nazionale
d'Arte Moderna di Roma e alla Pinacoteca di Brera. Tali proposte
didattiche erano perlopiù cicli di conferenze, lezioni, proiezioni di
documentari ed erano rivolte ad un pubblico adulto.
Negli anni '60 presso la Galleria Borghese di Roma vengono condotti
degli studi per individuare come l'età influisca sul livelli di fruizione
dei beni artistici.
A livello politico, il primo segnale del riconoscimento del ruolo
educativo dei musei è rappresentato dalla circolare n- 128 del 27
marzo 1970 emanata dal Ministero della Pubblica Istruzione, con il
quale si formalizzava la costituzione di specifiche sezioni didattiche
all'interno dei principali musei e di centri per il coordinamento di tali
attività nei provveditorati scolastici.
Parallelamente vengono organizzati numerosi convegni per discutere i
progressi compiuti dalla ricerca sul rapporto tra musei e pubblico, di
cui il più importante avvenne a Roma nel dicembre 1971.
Durante il convegno, che venne intitolato Il museo come esperienza
sociale, si incontrarono per la prima volta in Europa personalità legate
18 G. C. Argan, Il museo come scuola, 1949.
39
alla struttura museale.
In seguito al convegno migliorò notevolmente lo studio della tutela del
patrimonio artistico, storico, culturale.
Nel corso degli anni '70 anche la Galleria degli Uffizi di Firenze
istituisce una sezione didattica, la quale si basa maggiormente sulla
lettura dei valori formali delle opere.
La didattica condotta al Poldi Pezzoli di Milano, sempre in quegli
anni, tenta un approccio differente, alla ricerca di una lettura che
traendo spunto dalle immagini conduca a riflettere sui loro significati
storico-artistici e alla creazione di reti di significati che collegano tra
loro le opere.
Nei decenni successivi si nota una tendenza a rendere i metodi
didattici dei differenti musei maggiormente omogenei.
Visite guidate, seminari, conferenze, corsi di aggiornamento per
insegnanti, laboratori sono invece tra le attività più svolte nelle
strutture.
Il D.L. n. 112 del 31 marzo 1998 apportò notevoli modifiche in
materia di beni culturali. Prevedeva, infatti, uno spostamento della
gestione amministrativa dei beni culturali dallo stato alle regioni.
Al termine del '900 è quindi chiaro che il museo, al pari
dell'istituzione scolastica, è una risorsa per la propulsione della
crescita culturale e morale della società.
In questa innovativa visione del museo assume notevole importanza il
concetto di “esperienza” il quale, attraverso il metodo dell'Educazione
Attiva, rende protagonista il visitatore del suo sviluppo culturale.
L'educazione attiva, successivamente estesa a tutte le strutture museali
sul territorio nazionale, risulta proficua perché promuove forme di
apprendimento concreto e non puramente nozionistico.
Questo metodo d'apprendimento fu anche il tema principale del
40
congresso del 1971 intitolato Museo ed educazione istituito dall'
ICOM.
I tentativi di avvicinare il mondo dell'infanzia a quello dell'arte sono,
al giorno d'oggi, sempre più frequenti. I genitori si dimostrano molto
attenti a questo aspetto ed i musei recettivi hanno attivato attività
rivolte ai bambini.
La diffusione della didattica museale, i laboratori creativi nelle scuole,
l'apertura dei Children's Museums sono fenomeni che stanno
prendendo sempre più piede.
IV.2 DEFINIZIONE DI DIDATTICA MUSEALE
«L’obiettivo che oggi il museo si pone non è dunque più un semplice
recupero o un’inerte conservazione degli oggetti: è invece qualche
cosa di più complesso, un insieme di azioni che partendo dal recupero
e dalla tutela, tende nel suo insieme a un’utilizzazione del materiale
per interventi culturali, sia interventi di trasmissione culturale, sia
interventi di elaborazione critica e, quindi, di produzione culturale».19
Come scritto da Giovanni Pinna nel volume Fondamenti teorici per
un museo di storia naturale il museo è:
«L'istituzione sociale che attraverso le proprie collezioni, che essa
19 G. Pinna, Fondamenti teorici per un museo di storia naturale, 1980.
41
stessa carica di significati simbolici, si propone come oggetto in cui
una comunità trova una ragione di identificazione, di aggregazione e
di progresso culturale».20
Egli indica anche le cinque funzioni base del museo moderno il quale,
oltre alle funzioni storiche (recupero, conservazione e tutela dei beni
culturali) deve accrescere la produzione culturale e trasmettere
cultura.
Quest'ultima indica la divulgazione di contenuti e delle ricerche svolte
dal museo, nel quale è fondamentale il ruolo della didattica come
strumento principale per garantire un'azione culturalmente incisiva
nella società.
Per Didattica Museale intendiamo l'insieme degli strumenti forniti dai
musei per rendere maggiormente fruibili al pubblico la propria
collezione.
La didattica museale, ed in generale quella dell'arte, deve far
conoscere e padroneggiare strumenti, materiali, tecnologie, processi
operativi, riflettere su approcci e modalità ed attiva il sapere in saper
fare e questo in saper essere.
Il museo, come la scuola, è un luogo in cui è possibile fare didattica a
livello istituzionale, ma ad un pubblico nettamente più vario.
Tale compito, seppur molto complesso, rende il museo un'istituzione
decisiva per, come definita da Calvani, una società educante la quale
organizza ed alimenta attività culturali perché ritiene la crescita
culturale dei cittadini una risorsa.
La trasformazione del museo da istituzione statica a dinamica ed
aperta è la maggiore novità del museo contemporaneo, come ricorda
Cecilia De Carli:
«Nella riflessione sul museo che da tempo si sta svolgendo, risalta che
20 G. Pinna, Fondamenti teorici per un museo di storia naturale, 1980.
42
esso si apre ad una molteplicità di relazioni con il mondo esterno per
diventare epicentro di una serie di iniziative culturali a più vasto
raggio, dove si collegano competenze interdisciplinari che la stessa
presenza d'opera d'arte è in grado di attivare".21
L'operatore didattico ideale deve avere conoscenze sia nell'ambito
pedagogico che di Storia dell'Arte. Essendo questi due settori molto
differenti, per la creazione di profili professionali specializzati negli
ultimi anni sono stati istituiti dei corsi nelle accademie e master volti a
preparare proprio per questa professione.
Parla così Paola Zanini della formazione dei componenti del
Dipartimento Educazione:
«Anna Pironti ha una formazione di tipo pedagogica, ma
successivamente si è applicata per quanto riguarda la manualità e non
unicamente alla progettazione di tutte le attività. Se penso alle persone
che lavorano ed hanno lavorato per il Dipartimento, sono laureati in
differenti settori: vi sono architetti, studenti dell'Accademia Albertina,
storici dell'arte e, in misura minore, pedagogisti. Partendo dalla sua
specializzazione, ciascuno di noi cresce ed integra le sue conoscenze
con letture specifiche in una costante formazione, anche perché la
nostra metodologia non è incasellata in linee guida specifiche e
prevede una sperimentazione costante fondata su letture di testi di
pedagogia e di neuroscienza. Ciò è molto importante per il nostro
Dipartimento, in quanto fornisce delle basi scientifiche testate al
nostro lavoro. Fondamentale è poi, chiaramente, la sperimentazione
sul campo».22
21 C. De Carli, Educare attraverso l'arte. Ricerca, formazione, casi di studio,2008.22 Tratto dall'intervista da me realizzata a Paola Zanini.
43
IV.2 IL CASO DELLA TATE MODERN
Ai fini di migliorare il sistema educativo museale italiano può essere
costruttivo fare riferimento alle attività dei musei inglesi ed in
particolare della Tata Modern.
Il paragone è sicuramente sconfortante, basti pensare che il British
Museum ha inaugurato la sua sezione didattica nel 1756 e che tutti i
musei dei Regno Unito hanno un' efficiente organizzazione didattica e
dispongono di strutture idonee e personale specializzato.
La Tate Modern è un museo che fa parte del complesso Tate del
Regno Unito, che comprende anche la Tate Britain, Tate Liverpool e
Tate St. Ives.
Si trova a Londra nel quartiere Bankside ,in una ex centrale elettrica.
La sua estesa collezione di arte moderna è esposta al terzo e quinto
piano e comprende opere di artisti quali Picasso, Mondrian, Boccioni,
Klee e molti altri. Il secondo ed il quarto piano sono dedicate alle
mostre temporanee.
Aperta nel 2000, presentava una disposizione inusuale era infatti
suddivisa in quattro sezioni: paesaggio, natura morta, nudo e pittura
storica.
Nel maggio 2006 la disposizione è stata modifica, creando un
percorso che favorisce approfondimenti sulle differenti correnti
artistiche del XX secolo.
Partendo dalla collezione, l'Education Department organizza un ampio
programma di attività rivolto in modo particolare agli studenti, ma vi
sono attività per la totalità del pubblico ed in particolare per visitatori
44
portatori di handicap.
Il museo adotta una politica family friendly, vi sono numerosi spazi e
comfort per le famiglie in visita con bambini di tutte le età.
VISITE IN AUTONOMIA
Le brochure informative e le mappe del museo sono scritte con un
linguaggio semplice ed adatto anche ai bambini e sono scaricabili dal
sito oppure disponibili in biglietteria. I bambini al di sotto dei 12 anni
entrano gratuitamente a tutte le mostre.
Si possono noleggiare, inoltre, guide multimediali denominate Family
Multimedia Guide.
Queste guide comprendono i contenuti di oltre 50 opere d'arte che
svelano i segreti che si celano dietro di esse con giochi ed attività
volte a coinvolgere l'intera famiglia.
Le visite possono essere anche programmate fuori dall'orario di
apertura del museo e addirittura il museo concede la possibilità, per le
visite prima dell'apertura, di far colazione e ,per le visite dopo la
chiusura di cenare, nella struttura.
Con una preparazione preliminare, si possono realizzare visite guidate
in cui le guide sono gli studenti.
AUDIO-GUIDE E PERCORSI SONORI
In biglietteria sono presenti cuffie e lettori MP3 contenenti
registrazioni per percorsi ordinari e percorsi studiati appositamente per
i bambini con arrangiamenti musicali, tra cui rumori notturni o il ciclo
di vita di una scultura, elaborati da artisti contemporanei.
Le audio-guide sono tradotte in diverse lingue.
45
SCUOLE ED INSEGANTI
Come indicato sul sito della Tate Modern le attività dedicate alle classi
sono volte all'incoraggiamento a relazionarsi con i differenti stili
artistici esposti, promuovendo una maggiore fruibilità del museo ed
una maggiore sicurezza nell'interpretazione personale dell'arte.
Il programma per le scuole è accompagnato da schede progettuali
nella quale sono indicati obbiettivi, metodi, strumenti, tempi e
modalità.
Durante le attività gli studenti possono annotare schizzi e pensieri su
di un quaderno, vi sono momenti di discussione e di laboratorio
seguiti da operatori didattici specializzati.
ATTIVITA' INTERATTIVE
Al terzo piano è presente una barra da disegno digitale che proietta il
disegno realizzato facendolo diventare parte della collezione.
Il disegno del visitatore, inoltre, è visibile sul sito del museo.
CONVERSAZIONI E DISCUSSIONI
La Tate organizza frequentemente incontri con specialisti quali artisti,
storici d'arte e critici di fama internazionale.
Ad una conversazione più formale sui temi specifici dell'arte
contemporanea, seguono discussioni più informali aperti agli
interventi del pubblico.
46
WORKSHOP E SEMINARI
Perlopiù convegni realizzati per studenti universitari, forniscono
l'opportunità di confronto e riflessione con specialisti sulle nuove
ricerche artistiche e approfondire le tematiche affrontate nelle mostre
temporanee.
Hanno una durata variabile, possono durare mezza giornata o durare
due, tre giorni.
I workshop sono veri e propri corsi di Storia dell'Arte che vertono
sugli aspetti politici, filosofici e tecnologici della produzione artistica
attuale.
FILM, MUSICA E SPETTACOLI
Il museo dispone di ampi spazi di cui molti destinati a sale conferenze,
ma anche un cinema ed un auditorium.
Vi è un ricco cartellone di proiezioni video e film a carattere artistico,
concerti e spettacoli teatrali.
Ciò rende il museo uno dei principali soggetti della vita culturale di
Londra.
LABORATORI ED ATTIVITA'
I week end durante le vacanze scolastiche, il museo organizza
performance ed attività per le famiglie totalmente gratuite.
Tra i più importanti servizi forniti dal museo per la prima infanzia vi è
il programma gratuito Open studio il quale offre l'opportunità ai
bambini al di sotto dei 5 anni l'opportunità di entrare in contatto con
47
elementi delle opere esposte.
SERVIZIO AGGIUNTIVI
Il museo offre gratuitamente del materiale di cancelleria per il
passatempo di tutti i visitatori e delle brochure informative pre e post
visita, scaricabili online o presenti in biglietteria.
I diversi ristoranti del museo offrono menù adatti anche ai bambini.
TATE KIDS
Il sito del museo presenta una sezione interamente dedicata ai bambini
ed è considerato tra i migliori siti d'arte rivolto ai visitatori più piccoli.
Sfortunatamente è solo in inglese, mentre il sito della TATE ha più
traduzioni.
Il sito è ricco di attività, nella sezione my gallery è possibile inviare i
propri disegni che verranno selezionati e pubblicati sul sito in alto a
destra, scrivere commenti e valutare i disegni altrui, pubblicare i
disegni creati con i giochi del sito, creare una propria galleria.
48
La sezione games è ricca di giochi educativi quali, ad esempio, Art
detective, gioco volto a scoprire i misteri nascosti dietro le opere del
museo, Coboom, attraverso il personaggio di Picasso il giocatore
visita Parigi e scopre le fasi del Cubismo e Airbrush, che attraverso la
webcam da l'impressione al giocatore di dipingere con l'intero corpo.
Inoltre, i giochi sono in tre livelli differenti per i bambini di tutte le
età.
Esiste una sezione videos realizzata unicamente con approfondimenti
video adatti ai bambini, perlopiù sono creati mediante disegni animati.
49
La sezione Tate create il bambino può trovare attività da realizzare a
casa quali realizzazione di maschere, disegni guida, attività creative da
realizzare a casa. Nell'inserto multimediale inspire me sono presenti
consigli volti ad ispirare, appunto, l'utente con tecniche innovative.
Selezionando what's on si apre una schermata con le nuomerose
attività e gli eventi dedicate alle famiglie. E' indicato il periodo, una
breve introduzione, le modalità per partecipare e l'eventuale costo.
Le attività gratuite sono messe in particolare evidenza.
50
Adult zone presenta le misure di sicurezza adottate per l'iscrizione al
portale e la pubblicazione di immagine da parte di minori.
La parte dedica agli insegnanti li invita a scaricare i laboratori dal sito
per proporli in classe al fine di stimolare l'attività creativa.
51
CAPITOLO V
IL CASTELLO DI RIVOLI
Egregio esempio di didattica museale italiana, il Castello di Rivoli è
una possente struttura risalente al XI secolo.
In seguito alla Seconda Guerra Mondiale il Castello venne lasciato in
uno stato di abbandono che perdurò fino al 1979, anno in cui i cantieri
per la ristrutturazione furono riaperti ed affidati ad Andrea Bruno.
Paola Zanini parla così del progetto del giovane architetto:
«Andrea Bruno ha trasformato quello che ormai era un rudere
riadattandolo a museo. Pur avendo numerosi vincoli, con il suo
progetto visionario è riuscito a ridonare vita sia alla parte di castello
settecentesco che alla struttura seicentesca. E' riuscito a far convivere
due strutture di epoche diverse senza opprimerle anzi,
armonizzandole».23
Nel 1984 venne inaugurato il museo con la mostra Overture,
divenendo così il primo museo italiano di Arte Contemporanea.
Lo spazio espositivo è di circa 7000 metri quadrati ed è interamente
accessibile ai disabili.
La collezione permanente illustra lo sviluppo dell'arte italiana e
straniera dagli anni '50 ad oggi e si arricchisce costantemente da
nuove acquisizioni, donazioni e prestiti proprio per garantirne la sua
23 Tratto dall'intervista da me realizzata a Paola Zanini.
52
aderenza alla contemporaneità.
Alighiero Boetti, Gilbert & George, Nan Goldin, Edward Ruscha,
Maurizio Cattellan sono solo alcuni dei più celebri artisti esposti nelle
sale espositive che sono disposte in senso cronologico.
Le opere della collezione sono esposte a rotazione, per lo più in stanze
monografiche, nell'intento di offrire una panoramica sull'identità del
museo.
Nel 2002 il Museo riceve le raccolte RAI Spira, si inaugura così la
sezione Museo della Pubblicità.
Il nuovo dipartimento ha la finalità di presentare sia il fenomeno
pubblicità con particolare riferimento ai linguaggi artistico-espressivo
ed alle loro influenze al contesto sociale e dei costumi, sia la cultura
legata al mondo dell'impresa e delle strategie di comunicazione.
La collezione raccoglie oltre 2000 manifesti e bozzetti originali, dagli
anni '30 agli anni '80 che rappresentano una preziosa testimonianza
artistica culturale della produzione italiana. Oltre ai celebri caroselli
divenuti testimonianza del costume italiano, il materiale audiovisivo
della collezione comprende spot per il cinema e la televisione tra cui
la raccolta completa dei film pubblicitari premiati ai festival
internazionali di Cannes e Venezia dal 1954. La mediateca gestita
attraverso un software avanzato creato dalla RAI raccoglie e rende
fluibile il meglio della creazione pubblicitaria italiana ed
internazionale. Ad oggi il museo della Pubblicità ha raccolto circa
30000 campagne tra spot televisivi, pubblicità stampa e affissioni che
rappresentano il periodo dai primi anni '50 sino ai giorni nostri.
Di queste circa 8000 sono state schedate e gestite da un software, nella
selezione sono comprese circa 3000 carosello con i personaggi che
hanno contribuito a creare l'immaginario collettivo dell'Italia del boom
economico.
53
Nel campo delle affissioni è disponibile la serie completa delle
campagne Benetton United Colors, firmate per la maggior parte da
Oliviero Toscani e tutte le campagne riguardanti i XX Giochi Olimpici
Invernali svoltasi a Torino nel 2006.
Il museo ha la missione storica e culturale di promuovere la ricerca e
l'accessibilità dell'arte contemporanea, stimolando il pubblico e
favorendo la crescita sociale e culturale del territorio in cui opera.
E' indicato sul sito del Castello: «Il Museo lavora al servizio dei
cittadini, degli studenti, degli studiosi e degli operatori di settore come
luogo di confronto e crescita della creatività, della conoscenza e delle
competenze nell’ambito della storia dell’arte contemporanea».24
Il museo è una struttura aperta ed attenta ai movimenti internazionali
in un dialogo costante tra la storia e l'attualità ed in aggiunta favorisce
la diffusione dei giovani artisti italiani ed internazionali attraverso la
propria programmazione culturale ed espositiva, in parte incentrata
sulla promozione della collezione permanente ed in parte sulla
pianificazione di prestigiose mostre temporanee.
Vi è, ovviamente, la possibilità di pianificare delle visite guidate con
personale specializzato rivolte a gruppi scolastici e le altre categorie di
visitatori. Le visite guidate si adattano al visitatore, creando percorsi
adeguati sia ai bambini della Scuola dell'infanzia che agli universitari
senza tralasciare la categoria degli insegnati, i quali possono
partecipare a visite precognitive e a corsi di aggiornamento al fine di
scoprire la struttura.
La collezione e le mostre sono espressione dell'identità del museo,
identità che esige un continuo aggiornamento parallelo allo sviluppo
delle tendenze artistiche contemporanee internazionali.
24 www.castellodirivoli.org/museo
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L'identità museale, inoltre, tiene conto della specificità dell'edificio
nel quale ha sede, instaurando dialoghi tra esposizioni ed il luogo che
hanno portato alla nascita di opere d'arte create specificamente per il
Castello.
Tra gli elementi distintivi del museo vi è certamente l'attenzione nei
confronti dei differenti linguaggi artistici contemporanei, il museo
infatti ospita rappresentazioni teatrali e concerti, rassegne di film e
video d'artista.
Ciò riflette perfettamente la funzione del museo contemporaneo che
non può unicamente conservare ed esporre, ma «deve rappresentare un
luogo di incontro e confronto anche al di fuori delle proprie mura».25
Grazie alla biblioteca specializzata e al centro multimediale il Castello
opera anche come luogo di ricerca sul territorio del torinese ed
italiano. Attraverso la pubblicazione di cataloghi e pubblicazioni in
cooperazione con altre istituzioni museali promuove, quindi, lo
sviluppo della cultura artistica.
Tutte queste attività sono realizzate grazie al supporto dato dalla
Regione Piemonte, Fondazione CRT, Città di Torino ed Unicredit.
V.1 IL DIPARTIMENTO EDUCAZIONE
«Educare all’arte contemporanea con l’arte contemporanea»26
25 www.castellodirivoli.org/museo.26 A. Pironti, Educare all’arte contemporanea con l’arte contemporanea, 1996.
55
Sin dal 1984 il museo ha destinato grande impegno nei riguardi
dell'ambito didattico ed educativo, inizialmente con l'istituzione
scolastica e successivamente allargando i suoi eventi ad un pubblico
più vasto.
Ciò è stato reso possibile dalla responsabile del Dipartimento
Educazione del museo nonché luminare nell'ambito della Didattica
Museale, Anna Pironti.
Anna Pironti e i suoi collaboratori, circa 24, organizzano una
moltitudine di attività che includono laboratori, proiezioni, visite
guidate, corsi di aggiornamento per insegnati al fine di «Educare
all'arte con l'arte, utilizzando il museo come testo ed avviando una
serie di pratiche in cui le opere d'arte diventano oggetto d'indagine e
studio».27
Paola Zanini, referente per le attività del museo, parla così della
ideatrice del Dipartimento Educazione:
«Quando sono arrivata al Castello per far parte del servizio delle visite
guidate, sono rimasta profondamente affascinata dal lavoro di Anna
Pironti. All'epoca il Dipartimento Educazione era solo un servizio di
Ufficio Scuola, in linea con gli altri musei d'Italia, e si occupava
unicamente delle visite, dell'accoglienza e in parte minima della
relazione con le scuole. Fortunatamente al Castello era presente Anna
che avuto questa grande intuizione di immaginare che questo luogo
potesse diventare fruibile ai più e non unicamente a chi era già dentro
le vicende dell'Arte Contemporanea. La sua mission era quella di
rendere il museo accessibile alla maggior parte delle persone e
sopratutto agli abitanti di Rivoli. I progetti didattici del museo, infatti,
27 A. Pironti, Educare all’arte contemporanea con l’arte contemporanea, 1996.
56
nascevano inizialmente dal territorio, proprio per fornire alla città la
patente per non essere più una città di periferia della cintura torinese.
Attualmente, il Castello è conosciuto a livello internazionale anche e
per il Dipartimento Educazione, questo è il motivo per cui la città
deve molto al museo e alle volontà politiche che allora lo hanno
determinato. Tornando al momento del mio arrivo al museo, posso
dire che la mia formazione di operatore museale è stata affidata
totalmente ad Anna Pironti che già realizzava numerosi progetti fuori
dal museo, all'interno non vi erano spazi preposti all'epoca. La
direzione dell'epoca, più di trenta anni fa, aveva l'idea che la
formazione la fornisse la scuola e la famiglia e che la funzione
museale è unicamente quella di esporre e conservare.
La didattica era un discorso assolutamente innovativo e per Anna non
era importante solo far entrare in contatto diretto le persone con le
opere, ma di far vivere loro un'esperienza reale attraverso quelle che
allora erano le prime attività di laboratorio».28
V.2 I LABORATORI, LE ATTIVITÀ E GLI INCONTI
Fase preliminare dei laboratori del Castello è l'ideazione, così mi ha
descritto Paola Zanini la nascita e la costituzione dei loro laboratori:
«Non abbiamo delle tempistiche prestabilite, questo fa parte dell'idea
della non metodologia di Anna, i tempi quindi variano in base alla
mole di lavoro e dipende anche molto dagli elementi che entrano in
28 Tratto dall'intervista da me realizzata a Paola Zanini.
57
gioco. Inizialmente ci documentiamo per arricchire la nostra
conoscenza di quello che è poi l'argomento che si va ad affrontare.
Per la pianificazione di attività interne al museo non prescindiamo mai
da quella che è la collezione permanente e le mostre temporanee
tenendo sempre presente la dimora che il museo abita ed i suoi spazi.
Successivamente vi è una fase di progettazione e di pensiero che è
sempre relegata a noi del Dipartimento e poi c'è una condivisione con
il gruppo di lavoro con il quale si iniziano anche a realizzare delle
sperimentazioni dell'attività.
La parte finale, quella della stesura dei testi, è una parte a cui ci
dedichiamo personalmente. Per la stesura non ci interessiamo troppo
della parte scientifica, ma ci basiamo sull'evento, sulla manifestazione
a cui ci viene richiesto di dedicarci.
In tutte queste differenti attività prevedono un primo momento di
visione dell'opera, in cui il visitatore percepisce i dati oggettivi
(materiali, tecniche, dimensione, supporti, soggetti) e tramite essi
riflette sul perché l'artista ha scelto quella particolare tecnica,
soggetto, supporto o dimensione al fine di stimolare l'osservazione,
porsi domande, elaborare quesiti; assumere un atteggiamento che,
attraverso il dubbio e la ricerca delle ragioni altre o dell'altro, crea
connessioni logiche con altre forme di saperi e conoscenze».29
Questa tecnica di osservazione è utile a non soffermarsi al giudizio
estetico, ma rende il fruitore attivo nei confronti dell'oggetto artistico
perché ne percepisce lo spirito.
Secondo passo dell'attività è l'approfondire la conoscenza attraverso
l'esperienza concreta, pratica che converte i precedenti stimoli in un
oggetto artistico.
È evidente che l'oggetto artistico non vuole riprodurre le opere
29 Tratto dall'intervista da me realizzata a Paola Zanini.
58
esaminate, ma deve essere frutto di un'esperienza personale e pratica
con l'opera.
Le attività ed i laboratori affrontano il rapporto tra l'opera d'arte ed il
reale, in particolar modo analizzando il tema della luce, dello spazio,
della natura e prendono spunti di riflessione dalle mostre temporanee
allestite nel museo.
Molte delle attività sono gratuite, quelle a pagamento hanno costi
bassi: mediamente di sei euro per l'intera giornata.
Esempi di recenti laboratori ed attività organizzati dal museo sono:
SUMMER SCHOOL CULTURA ACCESSIBILE
Abitare i sensi, esperienza sulla percezione
Per Arteinsieme cultura e culture senza barriere Biennale organizzata
dal Museo Tattile Statale Omero, il Dipartimento Educazione propone
una esperienza di visita e laboratorio a partire dagli spunti multi
sensoriali presenti nelle opere della collezione del museo. Tale
percorso è dedicato in particolare a nono vendenti e ipovedenti, in
collaborazione con l'Uici di Torino.
«Il corpo, sottile membrana che ci separa e ci mette in contatto con ciò
che ci circonda, funziona come una meravigliosa cassa di risonanza
accogliendo tutti gli stimoli provenienti dall'esterno e li traduce in
esperienza. I sensi, naturale tramite tra il corpo e l'ambiente,
costituiscono il primo, fondamentale nesso di conoscenza e
consapevolezza. In laboratorio, attraverso l'utilizzo di materiali con
particolari qualità tattili, olfattive e sonore, si stimola il sistema della
percezione, si attivano sinestesie, si mettono in relazione diverse
59
sensibilità».30
SUMMER SCHOOL OFF A SANREMO
Appuntamenti serali organizzati dal Dipartimento Educazione a
Sanremo, nel quartiere della Pigna. Tali attività sono volti a migliorare
il quartiere, notoriamente malfamato.
Numerosi sono i punti in comune del progetto di San Salvario e quello
della Pigna a Sanremo. Il progetto della Pigna è volto per recuperare
la dimensione reale della città che non è unicamente il centro con i
negozi.
Il dipartimento educazione collabora con Pigna Mon Amour,
associazione di promozione sociale apartitica e priva di scopo di lucro
nata nel 2007 ed operante nel quartiere.
Giuseppe Ferrea, presidente dell'associazione, con l'aiuto di personale
comunale si occupa personalmente della pulizia degli spazi comuni
del quartiere al fine di renderlo fruibile ai turisti, ma anche agli stessi
cittadini.
I cittadini di Sanremo, infatti, fino a qualche anno fa ritenevano il
quartiere pericoloso al punto tale da non andarci neppure a
passeggiare.
I soci, tutti residenti nel quartiere, dal 2007 promuovono numerose
attività al fine di rendere il quartiere centro della vita culturale della
città.
Il Dipartimento collabora da circa tre anni con l'associazione, dopo un
primo incontro al Salone del libro di Torino.
Gli incontri sono numerosi: ci sono appuntamenti tutti i venerdì sera
estivi indicati per le famiglie, corsi di aggiornamento e formazione
30 www.castellodirivoli.org
60
rivolti ad insegnati ed operatori, eventi per i cittadini con il partneriato
con il Comune di Sanremo.
L'idea è quindi quella di un progetto generale, con incontri che
partono dalla città per poi spostarsi sulla Pigna.
Sabato 28 Agosto 2015, ad esempio, il Dipartimento e l'Associazione
hanno organizzato una notte bianca: l'intera città era in festa e i
numerosi eventi erano sparsi in tutti i quartieri.
Inoltre, nello stesso fine settimana, si sono occupati della riapertura di
una piccola chiesa e hanno organizzato un cena in bianco.
Tale cena, che nasce per il quartiere San Salvario, è solitamente
organizzata il 21 dicembre in occasione del prolungamento delle
giornate dovuto al solstizio d'inverno.
La scelta del colore bianco deriva dall'idea della luce «e delle sue tante
accezioni metaforiche e simboliche, correlate all'essenza del bianco.
Luce come conoscenza, come fare luce, pensiero luminoso, come
uscire dalle tenebre, dall'oscurantismo. Bianco è inteso come sintesi
della sostanza acromatica, convenzione che racchiude un'infinita
gamma di toni, ma che come essenza stessa della luce, dunque in
sintonia con il solstizio d'inverno».31
Tale tema è riportato negli abiti indossati, nel cibo che si consuma
convivialmente e nelle decorazioni distribuite in tutto il quartiere.
Gli incontri del 2015 hanno per tema l'arte ed il cibo, in occasione
dell'Expo. Il cibo è forma, colore e materia e la rappresentazione di
esso ha uno spazio importante nell'arte di ogni tempo.
L'alimentazione, inoltre, è occasione di scambio, condivisione e mette
in relazione le differenti culture del quartiere.
31 A. Pironti e P. Zanini, Tappeto volante. L'arte contemporanea nella valorizzazione del contesto sociale, 2010.
61
IL MUSEO PALESTRA DELL'ACCESSIBILITÀ
Giornata di formazione
Nel 2010 iniziò un Tavolo di confronto CulturAccessibile, su
iniziativa della Consulta per le Persone in Difficoltà Onlus di Torino e
del Dipartimento Educazione del Castello. Tale gruppo di lavoro,
unico nel suo genere in Italia, perché radicato nel territorio piemontese
ma aperto al confronto nazionale, che ha aggregato numerosi
professionisti museali, cultural advisor, docenti universitari e
rappresentanti delle istituzioni di riferimento per i disabili.
Il Tavolo ha redatto il Manifesto della Cultura Accessibile. La giornata
di formazione è l'occasione per confrontarsi con alcune best practice
realizzate dai componenti del gruppo in campo museale per riflettere
sulla questione dell'accessibilità, laddove il museo è terreno fertile per
sperimentazioni da costruire attraverso le sinergie tra professionalità.
Con il coinvolgimento diretto delle persone disabili sin dalla fase
progettuale la sessione teorica è pensata per favorire l'incontro e lo
scambio di esperienze tra rappresentanti istituzionali, professionisti
museali, associazioni, educatori, in una relazione diretta ed attiva con
l'opera d'arte: un chiaro segnale per attestare ulteriormente il diritto di
cittadinanza di tutti nei luoghi della cultura. Relazione con l'opera di
cui tratteranno i due workshop che presentano diverse possibilità di
avvicinamento all'arte contemporanea per le persone con disabilità
sensoriali.
Nel progetto più ampio di accessibilità alle persone con handicap, il
Dipartimento ha realizzato una riflessione più specifica rivolta alle
persone sorde. Tale progetto, iniziato nel 2007, ha generato una
collaborazione con l' Istituto dei Sordi di Torino dal quale è nata una
62
pubblicazione. In questa pubblicazione sono introdotti 14 nuovi segni
del linguaggio artistico quali: arte cinetica, arte povera, astrattismo,
avanguardia, cubismo, dripping, futurismo, happening, installazione,
land art, mobile, pop art, ready-made, texture.
«L'arricchimento linguistico nella lingua dei segni italiana, dimostra
come le idee, molte delle quali nate dall'arte siano alla base
dell'innovazione e del progresso, spingano ovunque socialmente».32
WEEK-END D'ARTE
Questi week-end sono occasioni per incontrare l'arte contemporanea in
modo divertente e coinvolgente in compagnia di tutta la famiglia. Si
tengono una volta al mese e l'appuntamento prevede la visita al museo
ed un workshop in relazione alla Collezione e alle mostre in corso. La
struttura è da sempre baby-friendly: si può entrare con passeggini e
carrozzine, fotografare, sfogliare libri per adulti e bambini al
bookshop che dispone di un settore dedicato alla letteratura per
l'infanzia.
IL GRANDE TEATRO DI CORTE
Percorso storico ideato per le scuole in cui le sale del Castello si
trasformano in un teatro per intrattenere e divertire la corte. Accostarsi
al ricco repertorio iconografico delle sfarzose sale del castello per
compiere un viaggio nella storia, immergersi nella vita a corte e capire
come sia mutata la percezione dello spazio dal Settecento ad oggi. Le
decorazioni, gli stucchi, gli affreschi delle sale offrono lo spunto per
32 C.Seia, Un nuovo capitolo di una storia felice, pubblicazione del Dipartimento Educazione, 2009.
63
un confronto sui materiali e realizzare uno scrigno magico di
ispirazione barocca.
DI CHE MUSICA 6?
A cura dell'Istituto Musicale Città di Rivoli è un progetto dedicato alle
Scuole Secondarie di II Grado e prevede incontri interdisciplinari tra
arte e musica attraverso workshop , seminari e prove aperte con
musicisti, compositori e danzatori del Balletto di Torino. I musicisti
che vi partecipano sono gli stessi che realizzano i concerti organizzati
dall'Istituto Musicale.
L'obbiettivo ultimo è quello di avvicinare i giovani ai linguaggi
musicali della contemporaneità attraverso l'incontro diretto con i
soggetti che ne fanno parte.
Gli incontri sono sempre seguiti dal percorso guidato al Museo,
indispensabile per approfondire il tema discusso.
La musica proposta è varia e di differenti stili, tale da offrire un vasto
panorama della musica moderna e contemporanea.
Ad esempio, il 6 febbraio 2015 si è svolto un incontro con il musicista
Maurizio Ben Omar che ha reinterpretato le canzoni dei Beatles con
stumenti classici, sopratutto percussioni.
Il 20 marzo 2015, invece, in occasione dei 100 anni dalla strage degli
Armeni i musicisti hanno recuperato ed adattato per quartetto d'archi
le musiche del folkore armeno. Inoltre erano presenti degli strumenti
tipici armeni quali duduk e la kamantcha.
ARTE, MASS MEDIA, SOCIETÀ
Numerose sono le conferenze, ad esempio, Arte, Mass Media e
64
Società tenutosi il 18 novembre 2014.
L'appuntamento, penultimo in un ciclo di eventi volti a festeggiare il
traguardo dei 30 anni di attività del museo, proponeva un'intera
giornata dedicata ai media in occasione della Giornata dell'Accademia
di Belle Arti di Torino.
Il museo collabora da sempre con le prestigiose istituzioni
accademiche torinesi e, in questa occasione, grazie al lavoro
congiunto dell'Accademia Albertina, dell'Università degli Studi di
Torino e del Dipartimento Educazione. Tale convegno, gratuito e
libero a tutti, è stato aperto da Lorenzo Alfieri con una riflessione su
temi centrali dello studio della comunicazione di massa con Ugu
Bolli, docente di semiotica.
V.3 IL TAPPETO VOLANTE
Oltre a collaborare con le istituzioni museali, il Dipartimento ha creato
una fitta rete con le associazioni del territorio di Rivoli e con il
Comune di Torino.
Esempio del rapporto tra museo e Comune di Torino è il progetto Sul
tappeto volante, che si svolge dal 1996 nel quartiere di San Salvario.
Situato una zona nevralgica di Torino il quartiere è rappresentativo di
una situazione sociale molto complessa: i palazzi storici abitati dalla
borghesia circondati da palazzi che danno alloggio ad una crescente
comunità di immigrati.
La scuola dell'Infanzia Municipale Bay contava, nel 1996, il 70%
65
degli iscritti di provenienza extraeuropea. Le insegnati, riscontrando
difficoltà comunicative, si sono rivolte al Dipartimento Educazione
per dare avvio ad una sperimentazione interculturale originata dalla
conoscenza diretta dell'arte contemporanea avviando una strategia
educativa innovativa.
L'innovativo progetto ha come finalità quella di educare al rispetto
delle differenze e per favorire la difficoltà comunicativa.
I problemi comunicativi, secondo uno studio realizzato dall'equipe del
progetto, interessano tre livelli:
- rapporto tra bambini di origine straniera ed italiani, in quanto la
percezione di essere differenti provocava nei bambini reazioni intense
legate alla nazionalità e all'etnia;
- comunicazione tra bambini immigrati, educatori e famiglie;
- comunicazione tra adulti.
Gli obbiettivi erano molteplici:
- ricercare e sperimentare inedite modalità comunicative e relazioni
mediate dai linguaggi artistici contemporanei;
- favorire la comunicazione non verbale;
- creare migliori condizioni per esprimere il nuovo tessuto sociale del
quartiere, utilizzando le metodologie didattiche connesse alle pratiche
artistiche contemporanee e alla metafora del tappeto volante;
- promuovere significativi rapporti sociali.
Agli insegnati e agli educatori coinvolti nel progetto sono stati
riservati corsi di aggiornamento, attività al museo, seminari di
formazione, convegni, incontri di verifica.
Nei primi tre anni del progetto, il tappeto è stato il fil rouge delle
attività, al termine di ogni anno scolastico è stata allestita una mostra
66
con le opere dei bambini e sono state organizzate feste multietniche
aperte a tutto il quartiere.
Il progetto è durato sino al 1999, anno in cui comincia a definirsi un
più ampio e organico impianto progettuale denominato Sul tappeto
volante.
Finalità di questo rinnovato progetto sono stimolare la capacità di
collaborazione tra le scuola di San Salvario, fondata sulla co-
progettazione e sull'analisi dell'ambito sociale.
Le attività più recenti comprendono interventi di riqualificazione degli
spazi pubblici, laboratori al museo e a scuola, produzione di
spettacoli, mostre, feste in piazza, collaborazioni con artisti per
realizzare happening.
Paola Zanini parla così di questo vasto progetto che continua tutt'ora:
«L'esperienza di cui potrei parlare di qui ad una settimana è quella del
Tappeto Volante, ne siamo molto fiere perché il cambiamento in San
Salvario non è stato sensibile, ma decisivo.
E' chiaro che noi non possiamo prenderci tutto il merito della
trasformazione del quartiere, il lavoro che però è stato fatto all'interno
della Scuola Materna Bay durante l'anno scolastico e poi alla fine
veniva portato in Largo Saluzzo, al Parco del Valentino ed altri ambiti
esterni alla scuola ha fatto sì che l'esperienza non era soltanto dei
bambini, ma si allargava alle famiglie e alla comunità. Tutti erano
invitati e coinvolti.
Abbiamo avviato questo progetto su richiesta di alcune insegnati – tra
cui Franca Saracco - che avevano seguito un corso di formazione
presso il museo. Le insegnati ci hanno chiesto di andare nella loro
scuola in cui, banalmente, avevano problemi di comunicazione con gli
allievi stranieri e le loro famiglie. Il quartiere, inoltre, rischiava di
67
diventare un ghetto: quando siamo arrivate i cittadini italiani si erano
organizzati in ronde contro gli stranieri.
I bambini e le loro famiglie, non parlando l'italiano ed avendo una
cultura differente, non riuscivano a far fare le stesse esperienze che
facevano gli altri nuclei famigliari legati alla Scuola.
All'inzio del progetto Anna Pironti ha individuato l'oggetto Tappeto
come qualcosa di suggestivo ed evocativo molto presente in tutte le
culture che diventava per noi lo spazio dell'esperienza totalizzante.
Tale oggeto ha dato modo anche ai bimbi di condividere l'utilizzo che
ne fanno a casa, ad esempio "io lo uso per giocare mio papà ci
prega ...". Era un momento di convivdisione dove i bambini capivano
di non doversi vergognare delle proprie tradizioni, solo perchè il
bambino di fianco ne aveva di differenti.
Successivamente il progetto si è allargato alle scuole elementari,
medie e superirori che abitano quel territorio ampliando il progetto ad
una intera comunità.
Tra le numerose attività realizzate nella scuola e nel quartiere in
generale, vi è il progetto realizzato con MurArte.
Dopo aver capito l'estrema importanza di lasciare un segno tangibile
del processo di trasformazione, abbiamo deciso di realizzare un wall
painting all'esterno della scuola Bay prendendo isprazione dal wall
drawing 915 di Sol Lewitt.
Prima di decorare la scula abbiamo portato i bimbi a visitare la
cappella di Sol Lewit a La Morra. I bambini sono rimasti folgorati da
questa esplosione di colore puro.
La scuola, circondata da case storiche, è una struttura in cemento
armato ed il muro esterno era sempre più deturpato da insulti rivolti
agli stranieri.
Alla realizzazione del murales hanno partecipato anche dei writer, con
68
cui le famiglie si sono sfidate amichevolmente per vedere chi
decorava meglio la scuola.
Dall'inzio del progetto i genitori si sono costituiti in associazione,
hanno pubblicato libri di ricette, hanno creato un comitato di
solidarietà per aiuto ed informazione reciproca.
Nel corso degli anni questa iniziativa si allargata ulteriormente, il
quartiere è diventato anche la culla dell'evento artistico Paratissima.
Ci sono ancora molte persone che si occupano degli immigrati adulti
che arrivano sia perchè possano essere integrati ed assisititi.
Abbiamo un pizzico d'orgoglio per aver dato l'input in un momento
storico che rischiava di portarci indietro a civiltà poco civili e
democratiche. Sono state fondamentali le persone: la dirigente, le
insegnati che hanno dato una grande spinta sopratutto nella relazione
con i genitori».33
33 Tratto dall'intervista da me realizzata a Paola Zanini.
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