invasione pop - il mese

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n. 202 sett./ott. 2016 Spettacoli Festival Verdi al via. La città festeggia con Verdi Off Fuori città Tra le aule di Alma e i segreti dell’alta pasticceria Salute Perchè è importante lavarsi le mani? Poste Italiane spedizione in abb. postale DL 353/2003 (conv. in L il 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1. DCB Parma - prezzo di copertina €0,50 INVASIONE POP Alla Magnani Rocca una grande mostra nazionale. In esposizione le opere di celebri artisti, da Rotella a Gnoli. D0890916 Inchiesta su “I Consigli dei Cittadini Volontari”

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n. 202sett./ott.

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SpettacoliFestival Verdi al via.

La città festeggia con Verdi Off

Fuori città Tra le aule di Alma e

i segreti dell’alta pasticceria

SalutePerchè è importante

lavarsi le mani?

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INVASIONEPOP

Alla Magnani Rocca una grande mostra nazionale. In esposizione le opere

di celebri artisti, da Rotella a Gnoli.

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Inchiesta su “I Consigli dei Cittadini Volontari”

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3l’editoriale

il mese/ dicembre 2015

e d i t o r i a l e

SOMMARIO

n° 202 settembre/ottobre 2016Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99Edicta p.s.c.r.l. - via Torrente Termina, 3/b - PARMAN° iscrizione al ROC: 9980 - Registrazione ISSN: 1592-6230Tel. 0521.251848 - Fax 0521.907857 - [email protected]

Direttore responsabile Simone Simonazzi - [email protected] director Pietro Spagnulo - [email protected] editoriale Rosaria FrisinaGrafica e impaginazione Davide PesciniRedazione Daniele PaterliniCollaboratori Eleonora Bellomi, Francesca Costi, Federica De Masi, Carlotta Ferrari, Fiorella Guerra, Cristina SgobioCommerciale Lina Carollo

Tiratura 10.000 copieChiuso in tipografia il 20/09/2016

n. 202sett./ott.

2016

SpettacoliFestival Verdi al via.

La città festeggia con Verdi Off

Fuori città Tra le aule di Alma e

i segreti dell’alta pasticceria

SalutePerchè è importante

lavarsi le mani?

Pos

te I

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INVASIONEPOP

Alla Magnani Rocca una grande mostra nazionale. In esposizione le opere

di celebri artisti, da Rotella a Gnoli.

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Inchiesta su “I Consigli dei Cittadini Volontari”

Fino all’11 dicembre, alla Magnani Rocca una grande mostra sulla Pop Art italiana. Dagli Stati Uniti, in esposizione le “Ninfee di Monet”

ParmaReport. I Consigli dei Cittadini Volontari tra luci e ombre

Tema del Mese. “SOS tata”. Cosa offre la città se non si hanno nonni a portata di mano

Fuori città. A Colorno, tra le aule di Alma, alla scoperta dei segreti dell’alta Pasticceria Spettacoli. Al via il Festival Verdi. Parma festeggia il Maestro con Verdi Off

Salute. L’importanza di lavarsi le mani per evitare infezioni

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il mese settembre/ottobre 2016

Come coinvolgere i cittadini?Le soluzioni sono ancora lontane

di SIMONE SIMONAZZI

La nuova amministrazione ha vinto le elezioni con la spe-ranza di poter rivoluzionare il sistema decisionale nelle

scelte del futuro della nostra città. I parmigiani hanno voluto eleggere un cittadino “qualunque”, credendo che questo sareb-be stato il modo migliore per riappropriarsi di un modo condi-viso di prendere le decisioni. “Sottoporremo le decisioni sulla città ai cittadini, chiamandoli a votare con dei referendum onli-ne, mi diceva Pizzarotti nel 2012 – sarà un processo lungo che richiederà la necessità di abituare i parmigiani ad accreditarsi, per poi poter partecipare attivamente”. Da allora ne è passa-to di tempo e queste idee, come quelle di chiedere a metà man-dato l’approvazione sul proprio lavoro, una sorta di conferma ad andare avanti, sono state dimenticate. Quello che faticosa-mente si è riuscito a creare sono stati i Consigli dei Cittadi-ni Volontari - con un po’ di ritardo e non tutti - , un meccani-smo misto tra eletti e sorteggiati che sarebbe dovuto diventare l’organismo di base della democrazia locale. Noi siamo anda-ti a vedere…

I PARMIGIANI

HANNO VOLUTO COME

SINDACO UN CITTADINO

“QUALUNQUE”,

CREDENDO CHE

SAREBBE STATO IL

MODO MIGLIORE PER

CONDIVIDERE LE SCELTE

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a Fondazione Magnani Rocca ospita una grande mostra sulla Pop Art italiana, un movimento che, sull’onda della popolarità di Andy Warhol e di altri celebri ar-tisti pop nel Regno Unito e negli Stati Uniti, operando sulle relazioni tra cultura

popolare e belle arti e rivolgendosi direttamente per la prima volta a un pubblico giovane, anche in Italia risultò di grande attrattiva ed ebbe un ruolo fondamentale nella produzio-ne artistica. La mostra intende quindi fornire una lettura articolata e innovativa delle vicende che por-tarono alla nascita e alla diffusione di una “via italiana” alla Pop Art, pienamente in sintonia con le analoghe esperienze maturate in ambito internazionale e al tempo stesso linguistica-mente autonoma rispetto ai modelli statunitensi ed europei del periodo.Partendo da alcuni antefatti nel secondo dopoguerra e prendendo in esame in particolare gli anni Sessanta – caratterizzati dall’apertura verso nuove possibilità espressive e da gran-de ottimismo ma anche da grandi contrasti sociali e culturali - l’esposizione presenta le opere di quaranta artisti, animati da obiettivi comuni e da un unico sentire estetico.Un momento di straordinario fervore artistico che investì l’intera penisola e che ebbe i suoi centri nevralgici a Milano e Roma, con gli autori riuniti sotto l’etichetta di “Scuola di Piazza del Popolo”, ma che trovò luoghi di diffusione estremamente significativi anche a Torino e in Toscana, per non citare che i centri dove maggiore fu l’incidenza di tale tenden-

za sulla scena artistica. Sono esposti quindi, fra gli altri, i capolavori di Mimmo Rotella ed Enrico Baj, dei romani Mario Schifano, Tano Festa, Renato Mambor, Fabio Mauri e poi Franco Angeli, Mario Ceroli, Gioset-ta Fioroni, Sergio Lombardo, Cesare Tac-chi, Claudio Cintoli, le opere degli artisti operanti a Milano come Valerio Adami, Lu-cio Del Pezzo, Piero Manzoni, Emilio Tadi-L

Fino all’11 dicembre, una grande mostra che

ospita opere provenienti da musei e collezioni

private, da Mimmo Rotella a Domenico Gnoli

INVASIONE POP ALLA V ILLA DEI CAPOLAVORIa cura di Stefano Roffil a . c o p e r t i n a

Un artista pop americano dipingeva la Coca Cola, la confezione del detersivo più diffuso, la diva del momento o un fumetto vendutissimo, come un valore nazionale, un simbolo popolare; per Tano

Festa, Giosetta Fioroni, Roberto Barni e altri italiani, Michelange-lo, Botticelli, Paolo Uccello negli anni Sessanta avevano il mede-simo significato, nel senso che nel nostro Paese il consumo del-le immagini d’arte appartiene al percepito quotidiano, facendone spontanea mitologia. Gli affreschi della Cappella Sistina e le sculture

delle Cappelle medicee di fatto non appartengono solo agli storici dell’arte, ma a una massa indistinta di persone che ogni giorno ne consumano le im-magini, per cui non esiste più un solo Michelange-

lo, ma tanti quanti sono i visitatori che lo osserva-no, ognuno legittimato a far parte del mondo delle immagini allo stesso modo delle star del cinema, le automobili o i cartelli stradali. L’artista riconosce la distanza da sé e dal pubblico di simili monumenti della storia dell’arte, impossibili da superare, e ne amplifica il distacco attraverso l’iscrizione icono-grafica nei fotogrammi della sua pittura armando il proprio procedimento creativo con strumenti di dialogo e di citazione, dietro i quali preme la ci-viltà figurativa che appartiene al nostro patrimo-nio visivo. Un lavoro alla ricerca di un non facile equilibrio fra l’ondata pervasiva del consumismo e la seduttività intrinseca dell’arte italiana classica.

LA COCA COLA COME LA CAPPELLA SISTINA?

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INVASIONE POP ALLA V ILLA DEI CAPOLAVORI

Nella pagina a fianco dall’alto: Antonio Fomez, “Invito al consumo” (1964-65); Domenico Gnoli, “Reggiseno” (1964); Claudio Cintoli, “Mezza bocca per GD” (1965); Giosetta Fioroni, “Da Botticelli” (1965). In questa pagina dall’alto: Cesare Tacchi, “Sul divano a fiori” (1965); Mimmo Rotella, “Come la Gioconda” (1962); Umberto Mariani, “Babette au téléphone” (1968).

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ni, i torinesi Piero Gilardi, Aldo Mondino, Michelangelo Pistoletto, i toscani Rober-to Barni, Adolfo Natalini, Gianni Ruffi, Ro-berto Malquori. Una lettura che si conclude con la presentazione di un altro fenome-no cruciale nell’evoluzione del linguaggio pop in Italia, vale a dire quella declinazione che, a partire dal 1966 e almeno fino ai pri-mi anni Settanta utilizzò le immagini e gli stilemi della cultura di massa per realizzare un’arte esplicitamente politica.Oltre alla presenza di tante opere di assolu-to rilievo, ciò che rende questa mostra un

Il Piper Club è uno dei locali storici dell’Italia del boom economico. Situato a Roma, di fronte al quartiere Coppedè, fu inaugurato il 17 feb-braio 1965. In poco tempo divenne un’icona di una generazione intera e un vero e proprio fenomeno di costume, punto di riferimento per la gioventù degli anni Sessanta e Settanta.Sul fondo del palcoscenico, Claudio Cintoli realizzò il grande pannello murale Giardino per Ursula, con la celebre “Bocca”. Fra i tanti artisti che lì si fecero conoscere, vanno ricordate Ca-terina Caselli e Patty Pravo che passa alla sto-ria del pop proprio come “la ragazza del Piper”. Nel 1965 Mina vi girò un carosello per la Baril-la per la regia di Valerio Zurlini. I giovanissimi Pink Floyd vi si esibirono in due serate, il 18 e il 19 aprile 1968. Il Piper emerse subito come punto focale della bella vita romana, racco-gliendo frequentazioni dal mondo dello spet-tacolo e dell’arte, oltre che da personaggi della scena mondana. La linea artistica si ispirava al mondo del beat inglese, da cui copiò anche l’idea dell’opera beat, ovvero un uso innovativo

di luci stroboscopiche colorate accoppiate ai suoni e allo stile dettato dalla moda della mi-nigonna. Dal numeroso gruppo dei ragazzi che si possono considerare frequentatori ‘storici’ del Piper emergeranno negli anni numerosi personaggi di spicco fra i quali Romina Power, Mia Martini, Loredana Bertè, Renato Zero.Da ricordare fu poi l’evento Grande angolo, Sogni, Stelle organizzato da Mario Schifano alla fine del 1967, che segnò una delle tappe fondamentali della nascita dell’underground italiano.

IL PIPER CLUB. DAL BEAT ALL’UNDERGROUND

I MANIFESTI STRAPPATI DI ROTELLA

Mimmo Rotella è l’artista divenuto celebre per i suoi “décollages”, quadri ottenuti con sovrap-posizioni di manifesti (soprattutto pubblicità di film o spettacoli circensi) strappati dai muri e riportati su tela, sicché le immagini che emer-gono dalle lacerazioni come dalle impronte di carte incollate e di calcinacci assumono inten-sità visionaria. Rotella inventò questa tecnica a Roma nel 1953-54: all’origine c’era la cultura “informale” del gesto casuale, della materia povera. Ma la novità stava nell’assumere a pro-tagonismo le immagini massmediali, la cultura figurativa “ingenua” dei manifesti con i loro divi: batteva alle porte la Pop Art. Tempestiva-mente, il critico francese Pierre Restany arruo-lò l’artista italiano nelle file del Nouveau Rea-lisme, la risposta europea alla nuova tendenza

pop americana. Non a caso, fra le immagini cult proposte da Rotella, c’è quella di Ma-rylin Monroe, la diva il cui mito resiste a oltre cinquanta anni dalla tragica morte. Rotella usa sia il verso sia il recto del mani-festo strappato, ottenendo nel primo caso una leggibilità iconica dei frammenti appli-cati sulla superficie della tela, nel secondo caso il quadro acquista un senso più mate-rico restando visibile solo il colore retro-stante della carta e quello dell’intonaco dei muri. «Io incollo i manifesti, poi li strappo: nascono forme nuove, imprevedibili. Ho abbandonato la pittura da cavalletto per questa protesta. Se avessi la forza di Sanso-ne incollerei piazza di Spagna, con certe sue tinte naturali autunnali, morbide e tenere, sui piazzali al tramonto del Gianicolo».

autentico unicum, irripetibile nel panora-ma espositivo non solo nazionale, è la pos-sibilità di vedere sculture e dipinti pop, ol-tre che negli spazi destinati alle mostre temporanee, anche nei saloni della Villa dei Capolavori, in un sorprendente confronto tra il mondo classico e la cultura popolare degli anni Sessanta. Nel percorso della mostra, il video sul mon-do del Piper Club di Roma, vero tempio del-la musica e del costume giovanile anni Sessanta, completa l’affresco di questo par-ticolare periodo.

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ONET. Quelle Ninfee che anticiparo-no l’Informale” è la mostra che sarà protagonista fino all’11 dicembre

alla Magnani Rocca insieme alla Pop Art ita-liana. Attraverso un ristretto nucleo di opere, l’esposizione indaga l’evoluzione creativa e sti-listica del grande artista impressionista antici-patore di tanta pittura moderna. Il paesaggio di Claude Monet, brano costante dell’intera carriera del pittore, propone alla modernità un diverso modo di osservare la natura. At-traverso il lavoro en plein air, che di fatto por-ta l’atelier direttamente nei luoghi di studio, l’artista persegue la totale immersione fisica quanto mentale nel soggetto, con l’intenzione di catturare non solo le più precise sfumature di luce e movimento, ma anche il variare delle condizioni naturali. Se nella prima parte del suo percorso, pretta-mente impressionista, è l’immagine percetti-va ad essere studiata nei suoi istanti effimeri, nella maturazione degli anni successivi la sua tecnica diventa più elaborata e rende visibile la durata dell’impressione. Non è quindi casuale l’approdo da parte di Monet alla fine dell’Ot-tocento alle famose “serie”, in cui uno stesso soggetto è ripetuto più volte in momenti o condizioni atmosferiche differenti. Lo scopo è quello di fermare il tempo, reo di nascondere il segreto dramma della fugacità delle cose, re-stituendo loro valore poetico. L’inizio di que-sti studi ripetuti è ravvisabile a partire dal 1876

Il celebre quadro impressionista ospite alla Fondazione Magnani

DAGLI STATI UNITI, ARRIVANO “LE NINFEE DI MONET”

“M

Rocca. L’opera è esposta nella sala dedicata al

pittore francese con altri due capolavori

SuiteBarocco - foto Gregory Batardon

FONDAZIONE MAGNANI ROCCAvia Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).Dal 10 settembre all’11 dicembre 2016.Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la bigliet-teria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto lunedì 31 ottobre. Aperto anche 1 novembre e 8 dicembre.Ingresso: € 10,00 valido anche per le raccol-te permanenti e per la Sala dedicata a Monet - € 5,00 per le scuole.

Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 [email protected] www.magnanirocca.it Il martedì ore 15.30, il sabato ore 16 e la do-menica e festivi ore 11.30, 15, 16, 17, visita alla mostra ITALIA POP e alla Sala dedicata a Monet con guida specializzata; è possibile prenotare via mail a [email protected], oppure presentarsi all’ingresso del mu-seo fino a esaurimento posti; costo € 15,00 (ingresso e guida).Ristorante tel. 0521 848135.Mostra e Catalogo A cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi.

Il catalogo Silvana editoriale presenta inter-venti di Antonio Carnevale, Mauro Carrera, Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi, Alberto ZanchettaSPONSORLa mostra è realizzata grazie a: FONDAZIONE CARIPARMA, CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE.Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse.Sponsor tecnici: Angeli Cornici, Aon S.p.A. - Fine Arts & Jewellery Specialty, Butterfly Transport, Fattorie Canossa, Gufram, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

INFORMAZIONI

Claude Monet, Le Bassin des Nympheas (1904)

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Musicologo, compositore e scrittore, Luigi Ma-gnani ha dedicato la sua vita alla cultura in tut-te le sue forme, stringendo rapporti di amicizia con alcuni dei più grandi artisti ed intellettuali italiani del Novecento come Giuseppe Unga-retti, Eugenio Montale e Giorgio Morandi. La Villa dei Capolavori, che è stata la casa del-la famiglia Magnani fino al 1984, ospita oggi la sua prestigiosa collezione che annovera, fra le altre, opere di Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya e, tra i contemporanei, Monet, Renoir, Cézan-ne sino a De Pisis, 50 opere di Morandi, Burri, oltre a sculture quali un’importante Canova e due opere di Lorenzo Bartolini. Nella Villa trovano spazio anche importanti mobili ed oggetti Impero, tra i quali una gran-de coppa in malachite del Thomire, e mobili di Jacob. La collocazione è stata lasciata il più possibile invariata per conservare l’atmosfera di casa vissuta.

nei dipinti dedicati alla stazione di Saint-Lazare a Parigi, scenario che meglio di tutti registra, oltre alla dinamicità del contenuto, anche le trasformazioni del pro-gresso industriale in città. È però con la serie delle Cattedrali di Rou-en, a partire dal 1892, che Monet raggiunge non solo fama, ma an-che significativi risultati per que-ste nuove indagini coloristiche. Conferma del nuovo modo di concepire lo spazio come traccia evanescente è l’approfondimen-to sulle scogliere, in particolare sono le amate rocce della Nor-mandia a rappresentare l’ogget-to di un desiderio avventuroso di mutabilità. L’opera di Monet

Falaises à Pourville, soleil levant, conservata presso la Fondazione Magnani Rocca, appartiene pro-prio a una serie di cinque dipinti su tale tema, eseguiti dall’artista tra gennaio e marzo 1897 e dialoga nella Sala dedicata a Monet con un dipinto del maestro francese di analogo soggetto, Falaise du Pe-tit Ailly à Varengeville, proveniente dalla collezione Tanzi. L’alba, in-dagata dal vero, illumina di rosa le rocce, quinte teatrali vaporose, che creano tagli asimmetrici col mare, in cui l’acqua con i suoi colori costituisce il mezzo per eccellenza riflettente su cui con-centrare gli studi sulla fusione atmosferica. In questa direzione,

la serie che impegnerà il pittore nell’ultimo trentennio della sua vita, ovvero le Ninfee, rappre-senta la summa di una profonda ricerca sulla rifrazione e non solo. Per meglio concentrarsi sul nuovo progetto, si sposta a vivere a Giverny, nell’alta Normandia. Qui costruisce un giardino e uno stagno, e coltiva fiori di vario tipo, comprese le ninfee, piante acquatiche che rimandano alla sua passione per l’arte giappone-se. Come nel dipinto esposto alla Fondazione, Le Bassin des Nym-pheas del 1904, proveniente dal Denver Art Museum, lo stagno e nuovamente l’acqua stimolano inaspettate sensazioni visive, poiché dissolvono forme e ma-teria, di cui le ampie e aggiornate pennellate sono dimostrazione concreta. Le Ninfee, ciclo che racconta l’ultima ossessione di Monet, si collocano a metà tra la pittura di paesaggio e una nuova pittura decorativa con aspetti artificiosi, quasi astratti, che hanno nella co-struzione spaziale la loro novità. I toni cromatici, ora, non espri-mono più solo le metamorfosi della luce e dei riflessi, ma sono mezzi che trascendono la realtà per creare qualcosa di completa-mente inedito, sovratemporale e intangibile. Se prima i pittori Bar-

LA COLLEZIONE PERMANENTE

bisonniers - quali Corot, Rousse-au, Courbet - avevano scelto la foresta di Fontainebleau come rappresentazione dell’energia che promana dalla natura anche senza figure umane, con Monet si arriva alla dissoluzione della realtà nel sogno luminoso dell’ar-te. La luce prende il sopravvento su tutto, abbaglia lo sguardo del pittore e anche la tela sulla quale la forma si dissolve e si vaporizza fuori da ogni gerarchia tra centro e periferia. Siamo alla profezia dell’Informale. Giverny diventa la capitale morale da cui parte una lingua dell’arte che tende a una comunione panica tra l’uomo e la natura, a dissolvere i confini del soggetto e dell’oggetto e creare una emozione capace di stabilire unione e continuità, concordia e dissonanza, ma sempre sotto il segno dell’abbaglio luminoso. Si parte dunque da Monet, certa-mente anticipato da Turner, per approdare quattro decenni dopo a un linguaggio definito Infor-male in Europa e Action painting in America. L’originalità della profezia di Monet, che dissolve la forma della luce delle Ninfee nell’acqua, sta nell’aver scremato il dolore dell’Informale europeo e aver catturato una felicità e un’energia vicina al vitalismo americano.Claude Monet, Falaises à Pourville,soleil levant (1897)

In alto da sinistra: Sala del Tiziano; Antonio Canova, “Tersicore” (1811); Giorgio de Chirico, “Enigma del-la partenza” (1914); Alberto Burri, “Sacco” (1954).

Page 8: INVASIONE POP - IL MESE

l’inchiesta

ensati per assicurare una larga e incidente partecipazione nel-la condivisione di problematiche

di interesse pubblico, i Consigli dei Cittadi-ni Volontari sarebbero dovuti essere istitu-iti nei 13 quartieri storici della città – Par-ma centro, Oltretorrente, Molinetto, Pablo, Golese, San Pancrazio, San Leonardo, Cor-tile San Martino, Lubiana, San Lazzaro, Cit-tadella, Montanara e Vigatto – ma in tre di essi non è stato raggiunto il numero mini-mo di componenti eletti. Si tratta di organismi eletti direttamente dai cittadini, in rappresentanza dei bisogni delle comunità locali, promuovendone la

P

Istituiti per dar spazio alla partecipazione attiva, i Consigli dei Cittadini

Volontari presentano luci e ombre. Tante aspettative, pochi riscontri e,

CCV: LA PAROLA AI QUARTIERI

di CRISTINA SGOBIO

soprattutto, scarso dialogo con l’Amministrazione. Che ne sarà di loro?

il mese settembre/ottobre 2016

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“C’è una grande varietà di persone all’interno del CCV, dunque è difficile dare un imprinting

generale all’organismo – racconta Dino Pennacchietti, coordinatore del CCV Lubiana –. Tra i primi progetti portati avanti c’è stata la mostra-concorso nel quartiere, divisa per settori: fotografia, disegno e ricette. Naturalmente, discutiamo anche dei problemi del nostro territorio, a partire da quello relativo alla sicurezza stradale: ci sono strade come via Sidoli o via Zarotto che sono spesso teatro di incidenti anche mortali. Un altro problema che ci sta a cuore è quello dei

rifiuti, soprattutto a San Prospero. Tante sono state le segnalazioni inviate al Comune, alcune delle quali hanno avuto risposta, altre, invece, no.La nostra principale difficoltà consiste nella carenza di strumenti, soprattutto dal punto di vista burocratico: non è semplice gestire autonomamente un organismo di questo tipo. Penso anche che il CCV non sia stato pubblicizzato e, di conseguenza, non si è verificata un’apertura al pubblico: senza l’adeguata informazione e pubblicità, i cittadini non possono conoscere l’esistenza del CCV e non possono capirne la funzione. C’è molta delusione, cerchi di lavorare, arranchi, ma non sei aiutato e quindi

non riesci ad andare avanti. Eravamo partiti con molti stimoli, poi però l’entusiasmo è scemato. Abbiamo un prossimo dimissionario, molti non si sono mai nemmeno presentati. In queste condizioni diventa difficile lavorare e le speranze di costruire qualcosa diminuiscono”.

QUARTIERE LUBIANA

DINO PENNACCHIETTI: “Eravamo partiti con molti stimoli, poi però l’entusiasmo è scemato”

Page 9: INVASIONE POP - IL MESE

l’inchiestapartecipazione attiva. In carica per un periodo di 5 anni dalla loro costituzione, i CCV esercitano funzioni consultive e di proposta nei confronti del Consiglio e della giunta comunale: un vero e proprio valore aggiunto alla città, alme-no sulla carta. Già, perché pare che, in re-altà, i CCV siano stati un po’ abbandonati a loro stessi, tra faccende burocratiche da sbrigare e problemi di quartiere da risol-vere. Poco dialogo con l’Amministrazione (fatte poche eccezioni) e poco riscontro da parte dei residenti: sembra, infatti, che tali organismi non siano stati adeguatamente pubblicizzati, con conseguente difficoltà da parte di coordinatori e consiglieri di es-sere conosciuti e riconosciuti dalla cittadi-nanza. Un progetto importante e dalle buo-ne prospettive, quello dei CCV, ma la teoria non basta. Spinti dalla passione e dalla vo-glia di mettersi al servizio della città, i con-siglieri di ciascun quartiere hanno - e con-tinuano a farlo - investito tutte le loro forze per far sì che il proprio quartiere di appar-tenenza potesse essere posto sotto l’atten-zione dei diversi assessorati, ognuno in base alle proprie esigenze. E se all’inizio le aspettative erano tante, col passare del tem-po, per molti l’entusiasmo è andato sceman-do, come una barca lasciata a largo. Tra di-missioni e abbandoni, i CCV continuano il loro percorso, portando avanti le istanze dei residenti e battendosi per portare a ter-mine quei progetti utili e interessanti non solo per un quartiere, ma per tutta la città.Un ingranaggio che s’inceppa, quello dei CCV, una macchina che va a singhiozzo e che, se messa a posto, potrebbe rappresen-tare un utile strumento di partecipazione attiva e vitale. A questo, si aggiunge la que-stione fiscale: qualcuno ricorda che si è an-cora in attesa del bilancio partecipativo e, dunque, occorre autofinanziarsi. Eppure, nella funzione dell’essere propositivi, an-che gli strumenti fiscali farebbero la loro parte. Con un budget da usare sul territo-rio, probabilmente i Consigli dei Cittadi-ni Volontari avrebbero maggiore visibili-tà, otterrebbero più autorità e, soprattutto, verrebbero riconosciuti per il loro compi-to, cosa che per molti di essi ancora non ac-cade. Molti, inoltre, lamentano la mancanza di dialogo con l’amministrazione, la man-canza del confronto e, soprattutto, del coin-volgimento nella presa delle decisioni: tas-selli dai quali non si può prescindere se si vuol parlare di “partecipazione”. E dunque, le basi ci sono, alcuni progetti anche. Per-ché non sfruttare nel miglior modo possi-bile uno strumento tanto importante come quello dei CCV?

QUARTIERE PARMA CENTRO

«Tra le problematiche del quartiere, la più importante è sicuramente la sicurezza – racconta la coordinatrice Carlotta Marù –. Le strade sono poco illuminate e c’è poco controllo. Vorremmo che tutto tornasse aperto, come avveniva 20 anni fa quando la gente poteva andare in centro e fare la spesa nei negozi di vicinato e non nei centri commerciali. Ci piacerebbe restituire quello che Parma era e dovrebbe essere: la “Piccola Parigi”, un piccolo mondo antico sereno e tranquillo. Un altro grosso problema è la raccolta differenziata. Il residuo e l’organico attirano i ratti e, nei periodi caldi, si diffonde un odore sgradevole per le strade. Tutto questo è contro producente per il turismo. Quindi, almeno per il centro, vorremmo una raccolta differenziata con l’inserimento di qualche bidone, accompagnata ad un sistema di raccolta come avveniva in precedenza.Per quanto riguarda, invece, i lavori del Ponte Romano, siamo d’accordo sull’intervento per gli scavi archeologici, però senza bloccare una città. Con questi lavori, si chiude Borgo Romagnosi, si tolgono altri posteggi e inoltre quella strada poteva essere una valvola

di sfogo durante le manifestazioni in centro. Noi ci siamo messi in gioco perché amiamo fortemente la nostra città e il nostro quartiere, speravamo di riuscire a fare di più. Ci siamo trovati un po’ come un organismo di facciata e non lo nascondiamo. Tant’è che un sacco di consiglieri si sono dimessi. Da regolamento dovevamo essere un organismo con potere consultivo e propositivo, quindi proporre idee nuove per aiutare la città, gli abitanti e i commercianti, ma soprattutto con potere consultivo. Ci aspettavamo che ci venissero a chiedere cosa ne pensassimo noi, in quanto rappresentati e portavoce dei cittadini, delle varie iniziative. Non ci hanno mai chiesto niente, mai. Siamo un po’ delusi e lo abbiamo fatto presente: ci hanno risposto che come tutte le cose nuove c’è bisogno di tempo per il rodaggio, anche loro dovevano affrontare questa esperienza nuova e quindi dovevano imparare come comportarsi. Io credo che questo progetto sulla carta fosse ottimo, ma non è andata come doveva andare, le cose non sono state gestite in modo opportuno, tant’è che di pratico, tirando le somme, abbiamo fatto poco e niente in un anno».

CARLOTTA MARÙ: “Ci piacerebbe restituire quello che Parma era e dovrebbe

essere: la Piccola Parigi”

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l’inchiesta

«Il nostro rapporto con l’Amministrazione è molto defilato – racconta il

coordinatore Cristiano Provetti –. Questo quartiere è sempre stato usato come una discarica sociale, siamo stati abbandonati, abbiamo problemi di integrazione, di alloggi, abbiamo problemi con le istituzioni. Le camminate di quartiere sono iniziative di singoli cittadini, servono a monitorare il territorio. Si tratta di gruppi di cittadini che fanno segnalazioni in continuazione, anche tramite il CCV. L’Amministrazione ha i cassetti pieni di segnalazioni: in alcuni casi abbiamo ricevuto risposte, in altri no. Ad avere la sensibilità maggiore è stato l’assessorato alla sicurezza, gli

altri hanno mostrato interesse a sprazzi, senza mai portare a termine un dialogo. Noi presentiamo una proposta al mese e ne è stata presa in carico solo una: la mezz’ora libera sulle righe blu per riattivare il commercio. Il problema è che non si può ragionare su una città se non si ha un piano, un punto di arrivo comune. Abbiamo avuto Ubaldi come sindaco e lui, nel bene o nel male, aveva un punto di arrivo e ha perseguito quell’idea fino al suo raggiungimento. Oggi, quest’idea non c’è: c’è una rincorsa a risolvere il problema ma non esiste un’idea di città. Sarà questa la sfida della prossima giunta comunale: il prossimo sindaco dovrà avere un’idea di città e ricostruire il tessuto sociale. Per quanto riguarda i CCV, probabilmente se fossero partiti non a

un anno e mezzo dalla fine del mandato, ma dopo il primo anno, avremmo avuto più tempo per organizzarli. Facciamo fatica, ci confrontiamo tra di noi, ma alla fine sono solo parole sterili: dobbiamo interfacciarci con persone e uffici diversi, non abbiamo un’idea di collettivo».

QUARTIERE PABLO

CRISTIANO PROVETTI: “La sfida del futuro è ricostruire il tessuto sociale di questa città”

«In questi ultimi vent’anni il quartiere è stato spogliato di servizi

indispensabili per il cittadino – racconta Enrico Tedeschi, coordinatore CCV Oltretorrente –. Non si è pensato al conseguente svuotamento dei contenitori attrattivi positivi e senza un rimpiazzo anche le attività di vicinato ne hanno risentito. Ztl e righe blu hanno fatto il resto

QUARTIERE OLTRETORRENTE

ENRICO TEDESCHI: “Quartiere spogliato di servizi. I CCV? Un vero e proprio flop”

e nelle strade principali, come via d’Azeglio, c’è un massacro di corse di autobus.Sul tema della sicurezza e movida, non penso che l’Oltretorrente abbia problemi più grandi di quelli che hanno gli altri quartieri, ha sicuramente una concentrazione molto alta di immigrati, però a mezzo stampa c’è la moda di far sembrare Oltretorrente il “Bronx” e Parma Centro la meraviglia. All’inizio di quest’esperienza, è stato tutto molto zoppicante, l’amministrazione comunale poteva fare molto meglio. Questo è stato l’unico quartiere che ha avuto le elezioni vere, tanto che 4 sono rimasti fuori. Questo per far capire che la partecipazione c’era. Il flop è arrivato dopo, quando non avevamo temi da cui partire per dibattere. Adesso abbiamo anche una sede decente ed accogliente, prima invece stavamo in una stanza dove per sederci su una sedia si doveva fare pari o dispari.Per quanto riguarda il rapporto con

l’Amministrazione, dipende dagli assessorati. Con quello del commercio abbiamo un rapporto più vivo, con altri non c’è proprio rapporto. La cultura dovrebbe avere un minimo di coordinamento in più con i quartieri di Parma Centro e Oltretorrente, dove si svolgono la maggior parte delle manifestazioni. Ritrovarsi con l’assessorato periodicamente, sarebbe importante.Per quanto riguarda i progetti, si parla di investire molto sull’Ospedale Vecchio perché la sua valorizzazione renderebbe il quartiere vivo e sano. La dimostrazione è arrivata quando, tra gli eventi collaterali del Cibus, si è messo in mostra qualcosa di diverso e, così, il problema del degrado in quei giorni si è spostato. Inoltre, vorremmo riuscire a creare una sinergia tra il Lino Ventura e il Cinema D’Azeglio: un cinema che può così diventare la naturale valvola di sfogo culturale, anche dovuta alla vicinanza alla sala, ma che permetterebbe di ridare vita ad entrambi i luoghi».

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l’inchiesta

“Ho scelto di intraprendere questa strada per dare un contributo al quartiere –

racconta Cristian Salzano, coordinatore del CCV Vigatti –: all’inizio è stato un salto nel buio e ci siamo mossi spinti anche dalla passione. Tuttavia, il regolamento era chiaro fin dall’inizio: il compito dei CCV è un compito propositivo che mira ad accogliere le richieste dei residenti e tenta di risolvere i problemi del quartiere. Siamo riusciti a raggiungere alcuni risultati, come la messa in sicurezza di strada Martinella, l’introduzione delle telecamere di sicurezza o il progetto Brico Center che ha permesso la

creazione della biblioteca per bambini a Corcagnano. Restano però alcuni problemi, legati soprattutto alla viabilità. Strada Langhirano, Via Montanara, Strada Martinella sono strade costruite circa 40 anni fa, ma adesso il traffico è aumentato e quindi si richiedono

manutenzione e controlli frequenti. Tuttavia, le proposte sensate sono state tutte accolte e valutate con attenzione dall’amministrazione. Il dialogo non è mancato e sono state accettate anche le critiche. I nostri residenti ci conoscono e questo è un risultato ottenuto anche perché abbiamo deciso di non fermarci nella sede che ci hanno assegnato: era impensabile che i cittadini venissero a trovarci spontaneamente e, dato il problema del frazionamento, l’aggregazione diventa ancora più difficile. Così abbiamo deciso di creare dei rapporti stabili con le associazioni già presenti sul territorio. Questo ha permesso che il CCV fosse non solo riconosciuto, ma divenisse credibile”.

QUARTIERE VIGATTO

CRISTIAN SALZANO: “La viabilità è il problema maggiore del nostro quartiere”

“Golese è un quartiere periferico composto da varie frazioni, per questo

le problematiche sono varie. In particolare, il grande aumento demografico degli ultimi 15 anni ha fatto sì che aumentasse la richiesta di servizi. Ed è proprio questo un gap per il nostro territorio. In primis, figura l’inadeguatezza delle scuole. Inoltre, nella zona di Baganzola e Cervara si registrano problemi legati al traffico e alla mancanza di un adeguato collegamento ciclabile. A questo, si aggiunga che spesso Baganzola è isolato dagli autobus, in particolare nel weekend o in determinati periodi dell’anno. Per non parlare del problema dell’hub di Baganzola: su una strada ad elevato traffico, non c’è alcun marciapiede. Proprio a proposito di questo, abbiamo provato a sollecitare Casa perché incontrasse i cittadini, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Quando ci siamo insediati eravamo inesperti e abbiamo provato ad avere visibilità, anche ricorrendo a comunicati,

QUARTIERE GOLESE

LIVIO LACCHINI: “Un’esperiezna che tende a morire senza supporto dall’Amministrazione”

ma l’assessore non ha mai risposto. Inoltre, abbiamo ideato le biciclettate: un modo per favorire il rapporto tra cittadini e amministrazione. A una di esse ha partecipato la Paci e abbiamo segnalato il degrado del podere Agazzi. Questo è un tema importante per noi residenti, dal momento che abbiamo proposto di convertirlo in scuola primaria e dell’infanzia. A luglio siamo stati invitati a un incontro di presentazione di un progetto di recupero dell’area presentato da Alinovi, senza però essere prima coinvolti. Ecco, ci aspettavamo maggior coinvolgimento nella progettazione del podere, ma non c’è stato. Ora non ci resta altro che seguire almeno la parte attuativa. Ora, ci stiamo attivando per capire quale possa essere l’impatto del progetto area vasta. In particolare, la nostra preoccupazione riguarda l’allungamento della pista dell’aeroporto e la nascita del nuovo centro commerciale nell’area ex Salvarani. Ci attiveremo perché l’amministrazione ci dica di più su questo progetto, e soprattutto come si prevede di limitare i disagi.

Per quanto riguarda, invece, la parte propositiva del consiglio, tengo a sottolineare che non abbiamo ancora uno strumento fiscale e siamo in attesa del bilancio partecipativo, di cui, però, non si parla in maniera chiara. Con i CCV l’amministrazione ha inventato qualcosa di nuovo, ma ci sono dei gap. Anche perché più passerà il tempo, più diminuiremo: perdiamo consiglieri e non abbiamo un adeguato supporto dall’amministrazione, andiamo avanti ma è un’esperienza che tende a morire.

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l’inchiesta

Federico Turilli ha scelto di proporsi per il Consiglio dei Cittadini Volontari del quartiere

Molinetto per potersi rendere utile al quartiere e portare all’attenzione degli organi istituzionali i problemi che quotidianamente affronta chi vive in quella zona della città. Anche per il CCV Molinetto, la comunicazione tra l’amministrazione e il Consiglio resta un punto di primaria importanza, su cui occorre lavorare. Il quartiere è aperto ai residenti una o due volte la settimana, compatibilmente con gli impegni

personali e sono stati distribuiti volantini informativi. Il CCV, infatti, fatica a farsi conoscere e i residenti partecipano poco. Occorre dunque

incrementare l’informazione e la comunicazione. Messa da parte la politica, il CCV si è concentrato sui problemi del quartiere, ma dispiace che non ci sia stata l’attenzione dovuta da parte dell’amministrazione. Dai problemi di sicurezza alla scarsa illuminazione, dal verde ai rifiuti, dal degrado in cui versano alcune aree alla voglia di coinvolgere le associazioni che operano nel quartiere: il CCV Molinetto continua la sua attività, portando alla luce le problematiche di quartiere e proponendo progetti utili per i cittadini.

QUARTIERE MOLINETTO

FEDERICO TURILLI: “Voglio rendermi utile al mio quartiere e ai miei concittadini”

«Il quartiere è composto da due parti – spiega la coordinatrice

Nadia Buetto –: quella centrale all’interno della città e quella esterna delle frazioni di Mariano, Marano, Porporano, Botteghino, Pilastrello e Malandriano. I maggiori disagi riguardano viabilità e mobilità. Abbiamo perciò provveduto a segnalare i punti critici che ci sono stati indicati dai cittadini e sono già stati posizionati dei dissuasori di velocità e altri sono in programmazione. Inoltre, abbiamo partecipato ai tavoli di redazione del nuovo PUMS (Piano urbano mobilità sostenibile) e grazie ai suggerimenti e alle richieste avanzate in occasione delle assemblee di quartiere abbiamo presentato delle proposte che sono state prese in considerazione, come la possibilità di rendere Strada Bassa De’ Folli a senso unico creando una pista ciclo-pedonale che possa collegare le frazioni di Mariano e Porporano al centro città.I CCV sono organi propositivi che si pongono come obiettivo quello

QUARTIERE CITTADELLA

NADIA BUETTO: “La buona riuscita dei CCV dipende dall’impegno dei cittadini”

di facilitare la partecipazione alla vita di quartiere e rappresentare i bisogni del territorio. Sarebbe un errore paragonarli agli ex Consigli di quartiere, dal momento che i CCV sono organismi di puro volontariato composti da persone che provano a rendersi utili per la propria città. Si tratta di un organo di nuova costituzione, noi siamo i pionieri di questa forma di partecipazione quindi più che di aspettative sarebbe giusto parlare di sfida, stiamo imparando strada facendo. I risultati maggiori sono stati raggiunti grazie alla collaborazione con le associazioni presenti sul territorio: il nostro merito è probabilmente quello di fare da trait d’union tra loro e l’amministrazione.Ora stiamo lavorando a un importante progetto di educazione civica impartita dai bambini agli adulti, in collaborazione con le scuole Don Milani, Pezzani e Bozzani di Porporano. Un progetto che si concluderà verso aprile e che coinvolgerà tutta la città.Contattiamo residenti, associazioni e altre realtà del quartiere e organizziamo assemblee pubbliche. Abbiamo una pagina Facebook, ma le

persone ci contattano maggiormente tramite e-mail o tramite la cassetta per la posta. Gli Assessori interpellati hanno sempre risposto alle nostre richieste e accettato i nostri inviti alle assemblee pubbliche. Inoltre, ci hanno sempre coinvolto nelle questioni che riguardano il nostro quartiere. Credo che la buona riuscita dei CCV dipenda quasi esclusivamente dall’impegno e dalla collaborazione dei cittadini: non può esserci partecipazione senza impegno».

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l’inchiesta

«Tra le varie problematiche, la maggiore riguarda la sicurezza percepita

durante le ore successive al tramonto – racconta Alberto De Lillo –. Mi riferisco alla presenza massiccia e costante di spacciatori e relativi clienti lungo Via Venezia, Via Trento, Via San Leonardo e vie laterali. Durante il nostro mandato siamo riusciti a instaurare un dialogo costruttivo con l’Assessorato alla Sicurezza Urbana e l’area competente il nostro quartiere dell’Arma dei Carabinieri. Ciò ha portato ad alcuni risultati come l’organizzazione di incontri pubblici, la migliore organizzazione dei passaggi serali della volante della Polizia Municipale

e una più diretta comunicazione da parte nostra di possibili segnalazioni. Il dialogo con le altre istituzioni pertinenti la sicurezza invece è molto più difficoltoso. La situazione per le strade purtroppo stenta a migliorare e addirittura sembra che sia peggiorata durante l’estate. Speravamo che il Comune potesse sfruttare la possibilità di conoscere le varie problematiche del quartiere e ricevere consigli da parte della cittadinanza attraverso il CCV.Purtroppo però il Comune si limita a raccogliere e valutare in privato le segnalazioni che gli facciamo pervenire attraverso il suo Ufficio Partecipazione.Da esso poi ci pervengono numerosi aggiornamenti su delibere, modifiche di regolamenti, incontri culturali o inviti a conferenze ma spesso non arrivano

avvisi ben più semplici come quelli sulla modifica della viabilità nelle vie del quartiere. Gli unici due assessorati con cui siamo riusciti a dialogare adeguatamente per ora sono stati quello alla Sicurezza Urbana e quello all’Urbanistica».

QUARTIERE SAN LEONARDO

ALBERTO DE LILLO: “Il Comune si limita a valutare in privato le nostre segnalazioni”

«Le aspettative iniziali rispetto alla creazione dei CCV erano

tante – racconta il coordinatore Rino Basili –, ci aspettavamo più coinvolgimento, maggiore responsabilizzazione, maggiori informazioni, risposte alle nostre istanze. Il Consiglio Montanara ha cercato al meglio di farsi portavoce dei bisogni più impellenti del quartiere,

QUARTIERE MONTANARA

RINO BASILI: “Ci aspettavamo maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione”

aprendosi e dialogando con le altre realtà associative, partecipando alle iniziative ed agli eventi pubblici di interesse per la comunità locale e collaborando attivamente con gli organi competenti nella gestione del territorio. I CCV rappresentano un utile strumento di partecipazione, ma possono essere migliorati. Per quanto riguarda il nostro quartiere, tante sono le problematiche da affrontare e molti i progetti portati avanti. Nel primo caso, penso alla ricostruzione del ponte ciclopedonale della Navetta, che ha un significato storico e di “unione”. Ancora, nella zona sud non esiste un negozio di vicinato che soddisfi le richieste dei tanti anziani che spesso non hanno neanche la possibilità di accedere ad una farmacia. Per non parlare dei mezzi di trasporto pubblici che spesso non sono puntuali. Inoltre, abbiamo visto spuntare dall’oggi al domani la torre del ripetitore di telefonia. A questo si aggiunga che, nella parte nord del quartiere, via Langhirano/Ognibene/Montanara, assistiamo allo spaccio di stupefacenti

nelle ore notturne. E questi sono solo alcuni esempi che potrei fare. Abbiamo cercato di farci conoscere in diversi modi, a partire dal mercato settimanale del quartiere: con un banchetto dimostrativo abbiamo pubblicizzato il nostro ruolo, coinvolgendo numerosi cittadini e distribuendo volantini. Abbiamo anche organizzato un’assemblea pubblica, in collaborazione con la parrocchia Sacre Stimmate di via Sbravati. Tra gli interventi ottenuti, invece, la sistemazione dei giochi rotti nei parchi di Via Torrente Pelpirana e di Via Malvisi, e la sistemazione di P.le 8 marzo. Inoltre, abbiamo ottenuto il via libera dalla Giunta comunale che ha stanziato 135 mila euro per dare seguito al progetto preliminare che riguarda la messa in sicurezza idraulica di fossi e canali e dei sistemi di deflusso delle acque piovane compreso il canalino cinghio.In conclusione, il rapporto con l’Amministrazione è buono, ma servirebbero più risposte puntuali».

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i l Tema del Mese

SOS TATA!

di ROSARIA FRISINA

imanerne fuori, è quasi un incubo. Restare in sospeso, nella speranza di essere ri-pescati, un limbo senza certezze. Stiamo parlando degli asili e di quelle terribili graduatorie chiamate “liste d’attesa”, quegli elenchi degli esclusi dal servizio che

in uno “stato sociale” non dovrebbero neanche esistere. Secondo i dati forniti dal Comune di Parma, a giugno 2016 il numero di nuove domande per i nidi erano 1377 (per la materna 1696), quelle accolte 858 (per la materna 1133 al 19 luglio), quelle in attesa 241 (per la materna 372), per un numero complessivo di 1544 utenti (2664 per la materna). Dati provvisori, a regi-me, a fine anno dopo gli inserimenti, le liste di attesa si riducono, per rinunce, per elimina-zione di domande multiple ma anche per l’adozione di soluzioni autonome diverse da parte delle famiglie. Perché, nel frattempo, le famiglie devono organizzarsi. Ma quali sono le al-ternative per i genitori? Considerando il costo delle rette pubbliche, fra le più alte in regio-ne (il nido arriva a costare 640 euro, più 47 per l’estensione dalle 16 alle 18), se restiamo nel-la fascia massima, fuori dalle agevolazioni ISEE, gli asili privati non costano molto di più

R

Bambini in lista d'attesa negli asili, lavoratori sempre più flessibili,

crisi economica. Come si conciliano oggi famiglia e lavoro? Dai babyparking alle

di quelli pubblici. «Dalla nostra esperien-za, i nonni restano sempre la prima scelta, ma non tutti possono fare affidamento su di loro – spiega Elisa Mazzola, psicologa e socia dell’associazione Mammatrovalavo-ro che opera a Parma per attivare servizi di conciliazione lavoro famiglia-. Poi la bab-ysitter, noi abbiamo un database di perso-ne selezionate, i costi variano dagli 8 ai 10 euro all'ora, ma tendenzialmente per perio-di medio lunghi si cercano altre alternati-ve – continua -. Il mercato del lavoro oggi richiede spesso alle famiglie orari flessibi-

Tagesmutter , o mamma di giorno, viene da un’idea del Nord Europa. È una per-sona formata, offre accoglienza in casa propria (nel rispetto di tutte le norme di sicurezza ed igiene) ad un numero limita-to di bambini. Oltre alla dimensione fami-liare, la parola chiave di questo servizio è la flessibilità. A Parma, il fenomeno si è molto diffuso negli ultimi anni, oggi le Tagesmutter lavorano spesso associate in cooperative. «La nostra cooperativa opera da dieci anni, siamo a Parma, Sala Baganza e Colorno, con dieci Tagesmut-ter – racconta Monica Comelli presidente della Cooperativa “Sei da me” –, abbia-

mo già accolto 583 famiglie, è un servizio richiesto perchè va incontro alle esigenze della famiglia, è attivo in qualsiasi perio-do dell’anno e ci si può iscrivere quando si vuole– aggiunge – il nostro modello è quello trentino che prevede l’accoglien-za massima di 5 bambini». Si va dai 5 ai 6,50 euro all’ora, più ore si fanno più la spesa si ammortizza. «L’utenza ed i biso-gni sono vari, accogliamo chi non trova una risposta nei servizi tradizionali, chi vuole una dimensione piccola, chi ha esigenze di una conciliazione flessibile con il lavoro, anche solo, ad esempio, di coprire la giornata del sabato».

MENOMALE CHE C’È LA TAGESMUTTER!

tagesmutter, ecco cosa offre la città se non si hanno i nonni a portata di mano

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i l Tema del Mese

li, per questo sono nati nuovi servizi, mi ri-ferisco alle tagesmutter, ai babyparking, ai gruppi educativi – aggiunge –, ha preso pie-de in questi anni perfino la Doula, eredita-ta da un modello tedesco, una figura forma-ta per tenere i bambini neonati fino a sei mesi». Se è vero, infatti, che si è registrato

un calo degli iscritti ai servizi per l’infanzia pubblici, è vero che fra le cause principali, oltre alle rette troppo alte, ci sono anche i cambiamenti della società che impongono soluzioni personalizzate per la conciliazio-ne famiglia-lavoro. Già a febbraio, d’altron-de, la vicepresidente della Regione, Elisa-

.

«Secondo dati Istat, in Italia se le im-prenditrici fossero aiutate nell’accu-dimento dei figli e della casa, il PIL crescerebbe del 7%, e sempre le sta-tistiche dicono che: al secondo figlio una donna su due si ritrova a rinun-ciare al lavoro». Chiara Allegri, presi-dente dei giovani imprenditori Cna di Parma, ha di recente acceso i riflettori sulle mamme freelance. Lo ha fatto scrivendo una lettera al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per denuncia-re lo stallo della norma che estende-rebbe anche alle lavoratrici autonome il voucher baby-sitter. «È già in vigore per le lavoratrici subordinate e para-subordinate che possono godere di questo beneficio per un periodo di sei mesi, per le autonome è previsto un periodo invece di tre mesi – spiega Al-legri -. Ma il problema è che, ad oggi, non è stato ancora emanato il Decre-to Attuativo che renderebbe concreta questa possibilità per le autonome». Alla lettera è seguita un’interpellanza urgente della deputata Patrizia Mae-stri, per chiedere lo sblocco dei 2 mln di euro per il “voucher baby sitter”, e la risposta del Ministro, che oltre ad annunciare l'imminente entrata in vigore del decreto ha dichiarato l’in-tenzione di proporre il rifinanziamento della misura per il 2017.

Non dimentichiamo le mamme freelance

In città se ne contano oltre una decina, basta digitare “babyparking” su google per vedere apparire l’elenco di questi nuovi spazi ludico ricreativi dedicati ai bambini. Non occorre l'iscrizione, si uti-lizza la formula del pagamento a ore, ma alcuni offrono abbonamenti. Il baby par-king differisce da un asilo nido perché fornisce solo un servizio per i genitori che occasionalmente devono assentarsi e non sanno a chi lasciare i loro bambi-ni. Hanno un limite orario. Tutti sono or-ganizzati con un programma di attività e spazi ludici arredati e attrezzati per la socializzazione dei bambini. «Diversi invece sono i gruppi educativi - spiega Carlotta Vecchi titolare dell’asilo nido Il

Castello –, differiscono dai babyparking che hanno funzione ricreativa, il gruppo educativo è un servizio educativo per la prima infanzia, un piccolo asilo - conti-nua . attualmente abbiamo una sezione di 7 bambini, dai 12 ai 36 mesi, l'asilo è aperto dal lunedì al venerdì, con un ora-rio che va dalle 7.30 alle 16 e, per chi ne ha bisogno, fino alle 18 con l’attività del doposcuola –- conclude -. Il costo del nostro servizio è in linea con quello delle tariffe comunali previste per le fasce di Isee alte, quindi 650 euro più 50 euro per il prolungato - e conclude -siamo aper-ti sempre, ci fermiamo solo in agosto, e per le Feste comandate le porte del nido si chiudono lo stretto necessario».

DAI BABYPARKING AI GRUPPI EDUCATIVI

Il progetto “Una casa in più” si pro-pone di offrire spazi di accoglienza, al domicilio delle persone iscritte ad un apposito Albo Comunale, a favore delle famiglie che hanno l’esigenza di conciliare l’accudimento dei figli con impegni lavorativi “non ordinari” (orari disagevoli, forme contrattuali atipiche, turni festivi, ecc.), per qualche ora al giorno, per alcuni giorni della settimana o per periodi limitati di tempo nel corso dell’anno (alcune settimane o nei mesi estivi). Il progetto si rivolge anche ai genitori di bambini residenti nel Comu-ne di Parma esclusi, per mancanza di

posti disponibili, dall’offerta educativa dei Servizi per l’infanzia, ai genitori ap-pena trasferitisi nel Comune di Parma che non possono accedere ai Servizi per l’Infanzia, ai genitori che hanno la necessità di riprendere il lavoro già nei primi mesi di vita del bambino. Il Comune nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio, assicura uno specifico finanziamento, per l’erogazio-ne di contributi di conciliazione, per chi ha figli da 0 a 6 anni. Dall’inizio dell’anno sono state 23 le famiglie che hanno fat-to domanda e avuto accesso al contri-buto integrativo del Comune.

UNA CASA IN PIÙ, 23 FAMIGLIE HANNO AVUTO IL CONTRIBUTO COMUNALE

betta Gualmini, al congresso provinciale delle Acli di Bologna, citando anche Parma fra le città che "anziché aprire nidi li chiu-dono", aveva dichiarato l'intenzione di ri-vedere l'organizzazione degli asili, a partire dagli orari, proprio per andare incontro alle mutate esigenze delle famiglie.

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F u o r i C i t t à

LA DOLCE VITA DI UN PASTICCERE

i sarebbe da girare un film. Visitando la Scuola Internazionale di Cucina di Co-lorno, Alma, viene da pensarlo. La grande scuola di chef, per imparare a cuci-nare ad altissimi livelli è avvolta da un particolare fascino, quello che combina

la rigidità della didattica con la creatività dei talenti. Da Colorno sono usciti grandi nomi

C

A Colorno, nelle aule di Alma. Qui, si insegnano i segreti della cucina

e gli allievi coltivano grandi sogni. Il Maestro Berti: «Attraverso la cultura, ogni

della cucina italiana e le aspettative di chi ne segue i corsi sono sempre accompagna-te dall’energia che anima il desiderio di far-cela. Qui si imparano i segreti, qui si impa-rano le tecniche, qui si imparano le regole dello stare dietro le quinte. Qui si coltiva-no sogni. Da poco, sono iniziate la XXV edizione del Corso Superiore di Pasticceria ed il XXXII Corso Tecniche di Pasticceria che coinvolgono in totale 77 allievi (di cui 48 donne) provenienti da 16 regioni italia-ne. Responsabile del Corso Superiore di Pa-sticceria, Matteo Berti, coordinatore didat-tico di Alma e Maestro Pasticcere, con una lunga esperienza di chef alle spalle.Maestro, quali motivazioni deve avere uno studente che si iscrive ai corsi di ALMA? «Per affrontare un corso di ALMA i requisi-ti fondamentali sono: la determinazione, la

giorno trasmettiamo ai ragazzi la bellezza e la passione per questo mestiere»

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F u o r i C i t t à

costanza e la fame di imparare».Quando un pasticcere si può dire di talento? «La voglia di imparare gioca un ruolo im-portante, quando essa è presente a fianco della costanza, c’è qualità nel prodotto fi-nito».È più importante la tecnica o la creatività? «Sono due facce della stessa medaglia, senza tecnica non si può creare. Alla base però c’è la cultura, intesa come conoscenza profon-

Come confermano gli ultimi dati FIPE - Federazione Italiana Pubblici Eser-cizi (riferiti al 2015), il mercato del set-tore dolciario è in crescita: dal 2010 a oggi, le attività di pasticceria e gelateria sono cresciute del 3%, per un totale di 19.000 locali in Italia, a cui se ne ag-giungono altri 18.850 se si conside-rano quelli che, in un’unica soluzione, uniscono caffetteria, pasticceria e ge-lateria. Complessivamente, gli addetti sono 93.000: forti sono la componen-te femminile (43,2% degli occupati del settore) e quella giovanile (42,9%). C’è però un difetto di professionalità a livello di risorse umane: il 12% degli operatori intervistati da FIPE lamenta un’insufficiente preparazione del per-sonale, mentre l’87% riconosce di aver bisogno di una maggiore preparazione per poter soddisfare al meglio le esi-genze della clientela.

Fipe: il settore dolciario è in crescita, oltre il 40% degli occupati è donna

Andrea Gandolfi31 anni

«Mi serviva un corso professiona-lizzante in pa-sticceria, per completare la mia formazio-ne in ambito culinario. Già lavoro, infatti, in questo settore, ma i dolci rappre-sentavano una lacuna per me. Alma è un’opportunità per ampliare le mie conoscenze come chef, è una scuola di alto livello e le lezioni hanno un taglio formativo molto pratico. Per questo l’ho scelta. Il mio obiettivo è lavorare in un rifugio in montagna, già individuato con alcuni amici, dove poter offrire un menu completo e di qualità, che deve com-prendere anche l’alta pasticceria».

STUDENTI ANCHE DA PARMA, ALCUNE TESTIMONIANZE Alessio Cammarino20 anni

«Mi sono diplomato due anni fa all’Isti-tuto Alberghiero, durante un’esperienza da secondo chef in un Hotel a Cervia mi sono appassionato ai dolci. La pasticce-ria è diversa dalla cucina in generale, ci vogliono una precisione e una professio-nalità particolari, i procedimenti mi affascinano. Ho cercato su internet un corso che fosse adatto alle mie aspetta-tive e ho trovato Alma. Il mio sogno oggi è diventare un Maestro Pa-sticcere, il mio modello è Iginio Massari».

Anddry Julieth Diaz Bravo29 anni

«Ho sempre sognato, fin da piccolina, di diventare pasticcere. Ho seguito studi ed esperienze lavorative non legate alla cucina, ma alla fine la passione ha prevalso. Alma è oggi un’opportunità. Il mio sogno è di aprire una pasticceria a Parma, ma non in stile classico, penso più al modello delle sale da tè e con des-sert al piatto. Voglio arrivare a proporre dolci che combinino i sapori della pa-sticceria italiana alle ricette colombiane, io vengo da quelle terre. La mia anima è divisa tra i sapori della torta negra alle millefoglie con la crema chantilly».

da del prodotto e della storia di un territo-rio. Attraverso questa, ogni giorno trasmet-tiamo ai ragazzi la bellezza e la passione per questo mestiere».Ma rispetto alla cucina, nel campo della pa-sticceria c’è più spazio per la fantasia? «Quando l’ambiente di lavoro è un risto-rante, la creatività è pari, ci si può sbizzar-rire ugualmente. Quando invece si lavo-ra in un laboratorio, ci sono molti obblighi da rispettare, come la deperibilità e la tra-sportabilità e tutti gli aspetti legati alla te-matica HACCP. È un mondo molto rigoroso ma anche appassionante, lo confermano gli ultimi dati FIPE: la pasticceria è un settore in forte crescita, c’è sempre più bisogno di professionisti». (r.f.)

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Cultura.e.Spettacoli

Friedrich Schiller la figura centrale dell’edizione 2016 del Festival Verdi, in pro-gramma a Parma e Busseto dal 1 al 30 ottobre. Fonte inesauribile di soggetti per i compositori italiani, da Verdi, che ne musica ben quattro opere, a Rossini (col

Guglielmo Tell) fino a Donizetti (con Maria Stuarda) o alla Turandot pucciniana (ripresa dalla versione di Schiller della fiaba di Gozzi), il poeta e drammaturgo tedesco sarà il filo conduttore del Festival. Dalle tappe giovanili di Giovanna d’Arco e I masnadieri, sino alla piena maturità di Don Carlo (le tre produzioni in programma quest’anno), passando per Luisa Miller (tratto da Kabale und Liebe) e La forza del destino (una scena del III atto è ripresa dal

È

FESTIVAL VERDIDAL TEATRO ALLA CITTÀ

Dall’1 al 30 ottobre, un mese di opere e spettacoli.

E Parma si anima con un “programma off”: oltre 50 eventi e 100 appuntamenti,

Wallenstein), Verdi torna più volte ad attin-gere alle opere di Schiller, grazie alla media-zione culturale di Andrea Maffei, cui si deve la prima traduzione integrale in italiano e il cui salotto milanese, vero circolo culturale internazionale, frequenta con assiduità. «Con Il trovatore, che affiancherà in una nuova produzione il percorso schilleriano, sono quattro le opere prodotte, di cui tre nuovi allestimenti, realizzati dai nostri la-

dai concerti al cocktail contest, fino a "Va pensiero" in curva nord

Un nuovo allestimento per Don Carlo

A inaugurare il Festival Verdi 2016, l’1 ottobre al Teatro Regio di Parma, Don Carlo (recite il 5, 8, 11 ottobre), che torna dopo diciotto anni in un nuovo allestimento firmato da Cesare Lievi, con le scene

e i costumi di Maurizio Balò e le luci di Andrea Borelli, coprodotto con Fondazione Carlo Felice di Genova, Òpera de Tenerife, Teatro Nacional São Carlo di Lisbona. Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, Daniel Oren dirige l’opera nella versione in 4 atti del 1884, alla guida del cast composto da Michele Pertusi (al debutto nel ruolo di Filippo II), José Bros (Don Carlo), Vladimir

Stoyanov (Rodrigo), Ievghen Orlov (Il Grande Inquisitore), Serena Farnocchia (Elisabetta di Valois), Marianne Cornetti (La Principessa d’Eboli), Simon Lim (Un frate), Lavinia Bini (Tebaldo), Gregory Bonfatti (Il Conte di Lerma, Un Araldo), Marina Bucciarelli (Voce dal cielo).

Giovanna d’Arco al Teatro FarneseSaskia Boddeke e Peter Greenaway firmano il nuovo allestimento di Giovanna d’Arco al Teatro Farnese, con debutto il 2 ottobre (recite il 9, 15, 20), facendo rivivere lo spettacolo del melodramma in uno dei luoghi più suggestivi e unici al mondo e inaugurando il progetto "Maestri al Farnese". In scena nel

Teatro Regio di Parma

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boratori scenotecnici e di sartoria e l’adatta-mento per il Teatro di Busseto di un nostro allestimento – spiega il direttore del Regio Anna Maria Meo -. L’apertura del Festival sarà come di consueto il primo ottobre al Teatro Regio con un nuovo allestimento di Don Carlo affidato alla regia di Cesare Lievi, autorevole frequentatore di Schiller e della drammaturgia tedesca, con le scene di Maurizio Balò e la direzione affidata alla bacchetta di Daniel Oren».Il programma del Festival Verdi 2016, con spettacoli, concerti, incontri, giornate di studi, vive in luoghi storici e amati: il Te-atro Regio di Parma e il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, ai quali da quest’anno e per il prossimo triennio si affianca il Te-atro Farnese. «Un luogo di monumentale bellezza riconquistato all’utilizzo teatrale grazie a una convenzione siglata con il Polo Museale dell’Emilia-Romagna» aggiunge la

Meo. Proprio al Farnese, Peter Greenaway, “pittore di celluloide” come ama definirsi il grande regista britannico, sperimentatore di linguaggi e amante dell’arte italiana (sua la straordinaria installazione per il Cenaco-lo di Leonardo), ha accettato la proposta di mettere in scena Giovanna d’Arco. Il Teatro Farnese sarà anche il luogo delle

contaminazioni di AroundVerdi, il pro-gramma che vedrà la musica verdiana in-contrare l’elettronica, il jazz di Uri Caine, le composizioni di Fabien Lévy, le note poeti-che di Vinicio Capossela, la maestria atto-riale di Ugo Pagliai, le performance teatrali di Lenz, in cinque commissioni del Festival Verdi eseguite in prima assoluta. Anche in

di Silvia Aymonino e le luci di Alessandro Verazzi. Sul podio dell’Orchestra dell’Opera Italiana, Simon Krecic dirige gli Artisti del Concorso Internazionale Voci Verdiane “Città di Busseto”, in collaborazione con la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna. L’opera è realizzata con il Comune di Busseto, il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, il Concorso Internazionale Voci Verdiane “Città di Busseto”.

Grande attesa per Il Trovatore Il Trovatore debutta al Teatro Regio di Parma il 21 ottobre (recite il 23, 27, 30) nel nuovo allestimento di Elisabetta Courir, con le scene di Marco Rossi, i costumi di Marta Del Fabbro,

secentesco teatro ligneo: Vittoria Yeo (Giovanna), Luciano Ganci (Carlo VII), Vittorio Vitelli (Giacomo) debuttano nel titolo, insieme a Gabriele Mangione (Delil), Luciano Leoni (Talbot), guidati da Ramon Tebar, per la prima volta al Festival Verdi, alla testa dell’orchestra "I Virtuosi Italiani".

Il debutto de I masnadieri a BussetoTerzo titolo in cartellone, I masnadieri debutta a Busseto il 7 ottobre (recite il 10, 14, 16, 21, 23, 28, 29), nell’allestimento creato da Leo Muscato per il Teatro Regio di Parma e adattato per il Teatro Giuseppe Verdi, con le scene di Federica Parolini, i costumi

Sarà il Teatro Farnese il palcoscenico di Around Verdi, che accompagna ogni anno il cartellone principale del Festival lavorando sulle contami-nazioni musicali. Si parte con Vinicio Capossela il 6 ottobre per scoprire cosa accade quando so-norità fragorose, ritmi mediterranei, pantomime circensi e atmosfere crepuscolari si fondono con le melodie immortali del Maestro e le storie sen-za tempo dei protagonisti delle sue opere. Schiller Gala, il 13 ottobre, in prima assoluta, sarà una rilet-tura musicale dell’opera schilleriana in un percor-so che abbraccia due secoli di storia della musica, dalle visioni di Schubert, Schumann, Liszt e Ri-chard Strauss a quelle contemporanee di Claudio Ambrosini, Nicola Bernardini, Vittorio Montalti e Fabiel Lévy. Trae ispirazione dalla grande scena del Finale centrale di Don Carlo, Autodafé, la nuo-va produzione di Lenz Fondazione, commissione del Festival Verdi in prima assoluta. L’installazio-ne site specific e performance presso l’area del Pa-lazzo della Pilotta accompagnata da un’installa-zione sonora rielabora in modo nuovo e inedito la scena della cerimonia pubblica dell’inquisizio-

ne spagnola (dal 14 al 23 ottobre; installazione so-nora dal 15 al 30 ottobre). Un dialogo mancato, una stima che diventa adorazione, un odio che arriva al disprezzo. Ugo Pagliai dà voce, il 18 ottobre, alle paure e ai rimorsi di Franz Kafka in Lettera a mio padre. Sulle musiche di Leóš Janáček interpreta-te dal Quartetto Prometeo, con i violini di Giulio Rovighi e Aldo Campagnari, la viola di Massimo Piva e il violoncello di Francesco Dillon, le dure parole rivolte dallo scrittore ceco al genitore e af-fidate a una lettera mai consegnata, prendono vita nella voce di uno dei protagonisti da oltre 30 anni della vita teatrale italiana, nell’intreccio tra musi-ca e parola che dà corpo alle complesse dinamiche di un conflitto irrisolto tra padre e figlio. Verdi e le sonorità jazz si incontrano il 29 ottobre al Teatro Farnese in Family ties, che vedrà il debutto di Uri Caine. Nel suo pensiero, che considera la musica tutta come un unicum senza fratture, né frontie-re, dialogano Beethoven e rock, Bach e black mu-sic, Schumann e folk, Wagner e Gershwin. Tutto il programma di Around Verdi su festivalverdi.it

AROUNDVERDI, DA CAPOSSELA ALLA PRIMA ASSOLUTA DI URI CAINE

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Daniel Oren

Vinicio Capossela

Uri Caine

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quaeta edizione, il Festival darà spazio ai giovani.«La ricerca di giovani talenti è tra gli obietti-vi primi del Festival – spiega la Meo -. Cuore di questo vivaio è il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, dove si rinnova la collaborazio-ne con la Scuola dell’Opera del Teatro Co-munale di Bologna e con il Concorso Inter-nazionale Voci Verdiane per l’allestimento de I masnadieri, nel fortunato allestimento di Leo Muscato ripreso per l’occasione e di-

retto da Simon Krecic. Numerose audizioni svolte in questi mesi hanno permesso inol-tre di conoscere giovani artisti che avran-no nel corso di Festival Verdi un debutto prestigioso: lavoreranno con importanti direttori e registi e, come cover, al fianco di grandi cantanti, i quali li terranno a bat-tesimo nei recital di mezzogiorno al Teatro Farnese».Giovani in palcoscenico e giovani in pla-tea: con VerdiYoung il Festival prosegue la programmazione di spettacoli, laboratori e attività educational dedicando grande at-tenzione all’incontro con il pubblico delle famiglie, delle scuole, dell’università, così

molare la voglia di fare Festival in città nel nome di Verdi, coinvolgendo persone e luo-ghi che sono solo apparentemente lontani dall’opera e dalla musica – conclude la Meo -. Ringraziamo l’Associazione “Parma, io ci sto!” che ha scelto di dedicare il suo primo progetto culturale al Festival Verdi. Parma e Busseto rappresentano il cuore pulsante del-

del quarto centenario dalla morte, con i Ballabili di Otello e il Preludio e i Ballabili di Macbeth, la Sinfonia n. 5 in do diesis minore di Gustav Mahler.

Daniele Callegari sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio I Quattro pezzi sacri e il Quartetto d’archi in mi minore nella versione per orchestra d’archi di Yuli Turovsky, compongono il programma del concerto, interamente dedicato a Verdi, che, il 26 ottobre al Teatro Regio, vedrà Daniele Callegari sul podio della

le luci di Giuseppe Ruggiero. Massimo Zanetti sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini dirige il cast composto da George Petean (Il Conte di Luna), Dinara Alieva (Leonora), Enkelejda Shkosa (Azucena), Murat Karahan (Manrico), Carlo Cigni (Ferrando), Carlotta Vichi (Ines), Cristiano Olivieri (Ruiz).

L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da James ConlonPer la prima volta al Festival Verdi, James Conlon dirige, il 22 ottobre al Teatro Regio, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai accostando all’omaggio a Shakespeare nell’anno

Venerdì 30 settembre alle ore 22.30 il Festival Verdi 2016 celebra il Monumento a Verdi in una spettacola-re installazione di video mapping sulle maestose pare-ti del Palazzo della Pilotta in Piazzale della Pace a cura di Karmachina. #22.2.22, ideato e prodotto da Giovanni Sparano in collaborazione con Barezzi Festival X edi-zione e l’Associazione culturale È-motivi, lascia scor-rere, sulle più celebri arie verdiane rielaborate elettro-nicamente, immagini che rievocano storicamente ed emotivamente la genesi e la distruzione del grandioso monumento dedicato al Maestro nel pri-mo centenario della nascita, realizzato dall’architetto Lamberto Cusani e dallo scultore paler-mitano Ettore Ximenes di cui oggi resta solo l’ara centrale, ricollocata proprio accanto alle pa-reti del Palazzo della Pilotta.

ANTEPRIMA: UN VIDEO MAPPING PER FAR RIVIVERE IL MONUMENTO A VERDI

Il 10 ottobre, 203° compleanno del Maestro, la giornata si aprirà alle ore 11.30 al Monu-mento a Verdi in Piazzale della Pace a Parma per la Cerimonia con cui la Città lo festeg-gia affettuosamente. Parteciperanno le isti-tuzioni cittadine, il Coro del Teatro Regio di Parma e la Corale Giuseppe Verdi di Parma, dirette dal Maestro Martino Faggiani, che intoneranno il Va’, pensiero. Alla cerimonia si uniranno anche le voci degli studenti del-le scuole che aderiranno al progetto Festeggia Verdi a modo tuo!

Buon compleanno Maestro!

come dell’associazionismo culturale e musi-cale, dove profonde sono le radici della pas-sione di queste terre per la musica e l’opera.E poi, Verdi Off, la rassegna di appuntamen-ti collaterali al Festival Verdi che il Teatro Regio di Parma realizza con il Comune di Parma e con il sostegno dell’Associazione “Parma, io ci sto!”. «Verdi Off nasce per sti-

I masnadieri

Teatro Giuseppe Verdi, Busseto

James Conlon

Daniele Callegari

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la musica verdiana e ci auguria-mo che le iniziative di Verdi Off che coinvolgono la città possa-no già a partire dalle prossime edizioni allargarsi alle terre del Maestro».L’intento di Verdi Off è rendere la musica verdiana accessibile a tutti. Il programma prevede ol-tre 50 eventi e 100 appuntamen-ti (per la quasi totalità aperti al pubblico a ingresso libero), che coinvolgono, opera, musica, tea-tro, cinema, arte, fotografia, ga-stronomia. Concerti nelle case, film, passeggiate in carrozza alla scoperta della città, mostre, tra-monti, notti e albe verdiane, in-cursioni spettacolari nei parchi cittadini, art contest. Grande coinvolgimento delle attività commerciali con "Ver-di Off Viral": in 300 spazi della città, vetrine, gadgets creativi e

opere d’arte dedicate a Giuseppe Verdi, incontri e performance musicali. realizzati dall’Associa-zione culturale 360° Creativity Events in collaborazione con Ascom. Fra le altre iniziative: il "Verdi Cocktail Contest", che coinvolgerà i barman di pub e locali della città nella creazio-ne di un cocktail verdiano che il pubblico voterà online e sui social media; "Balconi verdi", Verdi Off invita ad addobbare i propri balconi, terrazzi, finestre lasciandosi ispirare dalla mu-sica verdiana e dallo spirito del Festival. Perfino: “Va pensie-ro” in curva nord, cantato allo stadio insieme a Parma Calcio 1913 (8 ottobre allo Stadio Tar-dini alle 16.30); un silent party al Workout Pasubio (14 ottobre, 22.00); una Radio dedicata al Festival Verdi a cura del dj set Alessio Bertallot (ogni lunedì, mercoledì e venerdì alle 21 su bertallot.com); "Verdi Off crea-tive gadget" per una serie di sou-

venir che giocano in chiave iro-nica con la figura del Maestro ed in esclusiva, per gli store “Offi-cina”, anche una limited etidion

Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.

Il ritorno di Gregory KundeNell'edizione 2015, Gregory Kunde e il pianoforte di Beatrice Benzi hanno regalato al Teatro Regio una vibrante notte di musica indimenticabile per il pubblico. Un anno dopo, il loro incontro torna arricchito dalla sinuosità della voce del soprano Vittoria Yeo (28 ottobre, al Teatro Regio) in un recital di arie e duetti verdiani.

di Verdi T-shirt abbinate alle maison più prestigiose. Imman-cabile, infine, il "Verdi Menu": ristoranti, trattorie, pizzerie del centro storico della città pro-porranno un menù dedicato al Festival Verdi, con piatti ispira-ti al Maestro e alla sua cultura e passione per il cibo.

InfoTel. 0521 [email protected] www.festivalverdi.it

Mezzogiorno in musica al Teatro FarneseSaranno affidati a giovani talenti affiancati da grandi artisti gli appuntamenti di Mezzogiorno in musica al Farnese, presentati in anteprima domenica 2 ottobre al Ridotto del Teatro Regio, quindi al Teatro Farnese nei fine settimana di ottobre (8, 9, 15, 16, 22, 23, 29, 30) e realizzati in collaborazione con il Polo Museale Regionale di Parma e la Galleria Nazionale di Parma. Arie verdiane e celebri pagine d’opera accompagnate al pianoforte animeranno i fine settimana del Festival Verdi, nello spazio unico del Teatro Farnese, con la possibilità di godere, al termine del concerto, di un aperitivo light-lunch.

Da un elegante teatrino, i burattini di Patrizio Dall’Argine e Veronica Am-brosini raccontano l’infanzia del Maestro e la sua passione per la musica ai bambini da 3 a 8 anni e alle loro famiglie con "Il piccolo Verdi", commissio-ne del Festival Verdi in prima assoluta a cura del Teatro Medico Ipnotico, in programma al ridotto del Teatro Regio il 14 ottobre per le scuole e il 15 otto-bre per le famiglie: musica e animazione evocheranno, sulle note del piano-forte di Enrico Padovani, i segreti delle terre verdiane, avvolgendo i picco-li spettatori come le suggestive e fascinose nebbie della Bassa, mescolando sogno e realtà.Tra brividi e risate, melodie verdiane e giochi, "Verdi di paura!" proporrà ai bambini da 6 a 10 anni un viaggio alla scoperta delle notti più “horror” dell’o-pera lirica al Ridotto del Teatro Regio, il 28 ottobre per le scuole, il 29 otto-bre per le famiglie. Una commissione del Festival Verdi in prima assoluta per uno spettacolo liberamente ispi-rato a "Notti horror all’opera!" (edi-zioni Curci): tra brividi e risate, me-lodie verdiane e giochi, un viaggio alla scoperta dell’orrido campo di Un ballo in maschera, del parco di Win-dsor tra folletti e spiritelli, a Mantova per l’ultima notte di Gilda, per scopri-re con Rigoletto e Sparafucile, Ulrica, Falstaff e gli altri protagonisti delle opere verdiane, le notti più “horror” dell’opera lirica!

VERDIYOUNG, LE PROPOSTE PER I PICCOLI

Fuori programmaArtisti del Coro da 35 anni. Singole voci che insieme si fanno perso-naggio, raccontano sentimenti universali e parlano al cuore: la Coo-perativa Artisti del Coro di Parma festeggia in musica i suoi 35 anni di attività, con un concerto a ingresso libero (sino a esaurimento po-sti) il 17 ottobre al Ridotto del Teatro Regio. Fuoco di gioia, il concer-to lirico benefico realizzato dal Gruppo Appassionati Verdiani - Club dei 27, riunirà sul palcoscenico del Teatro Regio (25 ottobre) alcuni tra i maggiori interpreti del repertorio verdiano che renderanno omaggio al Maestro interpretando alcune delle sue pagine più celebri.

Gregory Kunde

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Sulle note di Traiettorie

iparte la rassegna inter-nazionale di musica mo-derna e contemporanea

«Traiettorie», ideata e diretta da Martino Traversa e organizzata da Fondazione Prometeo. Dopo l’edizione dello scorso anno, che ha festeggiato i venticinque anni di vita, la XXVI edizione en-tra ora nel pieno della maturità con un cartellone che propone: 13 concerti nell’arco di due mesi (dal 23 settembre al 23 novem-bre 2016), di cui 5 per ensemble, 1 per elettronica, 2 per pianofor-

Rte solo e 5 cameristici; una settan-tina di brani in programma di cui la metà di autori nati dopo il 1950; 16 prime assolute di cui 13 com-missioni di «Traiettorie». Inoltre, si conferma il rapporto con i tre luoghi della città legati da anni alla rassegna: Casa della Musica, Auditorium Paganini e Teatro Farnese. Una rapida occhiata al cartello-ne di questa XXVI edizione non può far sfuggire gli aspetti prin-cipali che la caratterizzano, a co-minciare dalle due serate affida-

te ad Ensemble Prometeo diretto da Marco Angius, che la apro-no e la chiudono sotto l’insegna di nuove creazioni contempora-nee, se solo si pensa che offriran-no tre prime assolute e che il bra-no più antico che verrà eseguito è del 1983. Particolarissimi anche i due con-certi per pianoforte: quello di Pierre-Laurent Aimard il 19 ot-tobre offrirà l’integrale dei «Vin-gt regards sur l'Enfant-Jésus» di Messiaen; quello di Francesco Prode il 19 novembre porterà a Parma un singolare progetto di rilettura raveliana (dato in prima assoluta a Roma l’1 giugno scor-so): i cinque pezzi di «Miroirs» al-ternati ad altrettanti brani a loro ispirati scritti da compositori contemporanei (Solbiati, Traver-sa, Colombo Taccani, Panfili e Montalti). Anche questa edizione vede il debutto di un nuovo grup-po a Traiettorie: il norvegese Ci-kada Ensemble (8 novembre), con un programma singolare ba-sato su tre brani (di cui uno in pri-ma esecuzione assoluta) di com-positori scandinavi e due prime assolute di compositori italiani. Sono ritorni, segno di rapporti

affezionati e saldi, quelli di En-semble Recherche (3 novembre) e il reggiano Icarus Ensemble (13 novembre) che torna a «Traietto-rie» dopo undici anni con un pro-gramma tutto italiano. Ben quattro i concerti in duo: violoncello e pianoforte con Francesco Dillon ed Emanue-le Torquati (2 ottobre), violino e pianoforte con Francesco D’Ora-zio e Giampaolo Nuti (12 ottobre), clarinetto e pianoforte con Sele-ne Framarin e Alfonso Alberti (22 ottobre) e infine voce e violi-no con Marisol Montalvo e Hae-Sun Kang (5 novembre). Alle estremità concettuali del cartellone si pongono invece la serata di musica acusmatica del 29 settembre in collaborazione con CREATE – Center for Rese-arch in Electronic Art Techno-logy, UCSB, e con Curtis Roads all’informatica musicale, e quel-la dei giovani talenti del Conser-vatorio di Parigi (8 ottobre) che affiancano il Sette-Ottocento di Mozart e Schumann al Novecen-to di Kurtág e Marco Stroppa. Info: tel. 0521 708899 - 348 [email protected]

La storica rassegna musicale parmigiana propone 13 concerti. Tre i palchi

che la ospitano: Casa della Musica, Auditorium Paganini, Teatro Farnese

In alto a destra: Ensemble Prometeo; a sinistra: Marco Angius, direttore dell'Ensemble Prometeo; Pierre-LaurentAimard;

Francesco D’Orazio e Giampaolo Nuti.

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L’associazione ha incontrato in un anno 2500 studenti delle scuole mettendo in campo

diverse attività di sensibilizzazione

Donare è cultura anche a Parma

rosegue l’impegno dei volontari di AVIS Comunale Parma nelle scuole di ogni ordine e grado del-

la città, con progetti sempre innovativi. Le attività proposte agli alunni prevedono obiettivi a medio e lungo termine: forma-tivi e finalizzati alla costruzione del citta-dino solidale nel Primo Ciclo d’Istruzione, più specifici di sensibilizzazione al dono e al volontariato nel Secondo Ciclo. Promuovere sani stili di vita, farsi porta-trice di valori come solidarietà e altruismo e diventare un importante strumento di integrazione fra le risorse della scuola e quelle del territorio, sono le finalità che AVIS si prefigge per la promozione di una cittadinanza attiva e responsabile. “Dona-re è Cultura”, è stato infatti il tema centrale dell’80^ Assemblea Nazionale AVIS, che si è svolta nel mese di maggio a Mantova. AVIS Comunale Parma, perfettamente in linea con questi principi, nell’anno scola-stico 2015/16 ha incontrato circa 2500 stu-denti in sinergia ed unità di intenti con AVIS Provinciale e con le AVIS di Base che operano sul territorio, dando vita a nume-rosi percorsi.Fra quelli più importanti ricordiamo “Soli?No! Solidali?Si” per la Scuola Pri-maria e “Insieme si può: la forza della

Solidarietà” per la scuola Secondaria di Primo Grado, creati entrambi dai volon-tari dell’Area Scuola di AVIS Comunale Parma e basati, il primo su attività preva-lentemente ludiche ed il secondo su filmati e conversazioni di gruppo, per far com-prendere il valore dell’altruismo e della collaborazione in ogni contesto, compreso quello scolastico. Nella scuola Secondaria di Secondo grado, una nota di merito va attribuita agli stu-denti del Liceo Artistico Paolo Toschi, i quali dopo aver aderito al nostro progetto, hanno prodotto 40 opere di tipo grafico finalizzate a diffondere il messaggio del dono. Con i disegni è stata realizzata una mostra all’interno della Sala Convegni di AVIS Provinciale: i più significativi sono stati utilizzati per il libretto della 70^ As-semblea Annuale e gli autori premiati alla presenza delle Autorità. Le attività di AVIS Comunale in ambito scolastico si sono sviluppate anche sul versante sportivo durante il CSI Day. Fra le prospettive per il futuro anno scolastico ci sono i nuovi strumenti creati da AVIS a livello Nazionale, come il progetto “I Por-tabandiera della Solidarietà”, ma anche i percorsi in continuo sviluppo, collegati e legati alla nostra realtà locale.

P

Il servizio di navetta disponibile per i visitatori del Labirinto della Masone riprende, con nuovi orari, la sua attività dopo la pausa esti-va. Anche AVIS aderisce a questa ini-ziativa culturale e accetta l’invito degli organizzatori per offrire an-che ai donatori e ai loro famigliari questa opportunità del trasporto gratuito per visitare questa gran-de opera. Da sabato 17 settembre quindi e per tutti i sabati fino al 17 dicembre, sarà dispo-nibile un servizio di navetta da Parma per i visitatori (turisti e non) del Labirinto della Masone. Il servizio è incluso nel prezzo del biglietto singolo del Labirinto e osserverà i se-guenti orari:- Partenza dal Parma Point, strada Garibaldi 18 ore 10,

fermata intermedia Stazione FS (punto di ritrovo nel sottopassag-gio alla fermata dell’autobus n.1) ore 10.05, arrivo al Labirinto della Masone ore 10.30.- Partenza dal Labirinto della Ma-sone ore 15.30, fermata interme-dia Stazione FS ore 15.50, arrivo al Parma Point ore 16.00.Ogni sabato sarà inoltre disponi-bile un servizio di navetta dal La-birinto della Masone alla Rocca

Sanvitale di Fontanellato e ritorno. Ogni corsa è gratuita e ha un massimo di 25 posti, quindi suggeriamo di prenotare la corsa telefonando o mandando una e-mail.

E-mail: [email protected]. +39 366 2135606

www.labirintodifrancomariaricci.it

Servizio navetta gratuito per il “Labirinto della Masone”

Donazioni in aumento nel periodo estivo, AVIS ringrazia tutti i donatoriL’estate 2016 è stata decisamen-te in controtendenza per quanto riguarda le donazioni di sangue. I dati di AVIS nella provincia di Parma parlano chiaro: dal 1° al 24 agosto ci sono state 80 donazioni in più rispetto allo scorso anno, e dal 25 al 31 agosto sono state registrate ben 216 donazioni in più rispetto al 2015. Dopo il tragico evento del terremoto in centro Ita-lia sono stati tantissimi i donatori accorsi a donare il proprio sangue e molti sono stati anche i nuovi aspiranti donatori che hanno volu-to aderire facendo le analisi.Il ringraziamento più grande di AVIS va pertanto a tutte le persone che hanno dato il loro contributo e la speranza, per gli aspiranti donatori, è che il loro gesto possa concretizzarsi e rimanere un obiettivo costante.

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Farmaci contraffatti, con la salute non si deve rischiareSi stanno sempre più diffondendo i farmaci contraffatti. Anaboliz-zanti, integratori, farmaci contro l’impotenza, acquistati su siti in-ternet stranieri o al di fuori dei canali farmaceutici, ciò comporta rischi elevati: se la composizione è ignota, non si sa cosa si ingerisce!

Organizzazione Mondiale della Sanità definisce come contraffatto quel farmaco la cui etichettatura è

stata deliberatamente e fraudolentemente preparata con informazioni ingannevoli cir-ca il contenuto o l’origine del prodotto. Sono farmaci che non curano, perché privi del principio attivo o contenenti dosi sba-gliate; realizzati con sostanze scadute, con-taminate, in alcuni casi tossiche; prodotti in condizioni igieniche non sicure, da aziende non autorizzate.Per le sue caratteristiche un farmaco con-traffatto costituisce sempre un grave rischio per la salute.Purtroppo, la presenza sul mercato di que-sti prodotti è in crescita: 1 farmaco su 10 nel mondo è contraffatto, mentre in Italia le me-dicine falsificate oscillano tra il 2 e il 4% del mercato (fonte: Sif – Società italiana di farmaco-logia e Sitax – Società italiana di tossicologia). Il fenomeno della produzione e vendita di tali prodotti nei Paesi industrializzati riguarda

soprattutto anabolizzanti, integratori ali-mentari, prodotti contro l’impotenza e anti-depressivi. I farmaci contraffatti sono venduti soprat-tutto on line su siti illegali, ma anche in eser-cizi non autorizzati, per esempio in palestre, in centri estetici, o anche da soggetti che si spacciano per esperti.Con l’obiettivo di far conoscere i rischi per

la salute se si acquistano farmaci in Centri o siti internet non autorizzati, le due Aziende sanitarie – AUSL e Azienda Ospedaliero-Universitaria – insieme a Federconsumatori della provincia di Parma e con il patrocinio dell’Ordine dei Farmacisti, hanno lanciato una campagna di comunicazione ad hoc, dal titolo “Con i farmaci contraffatti rischi la tua salute”, che proseguirà fino all’autunno.

L’

n troppi si spaccia-no per esperti. Ma la somministrazione di

farmaci non è propriamente un settore dove il fai da te premia. La diffusione di farmaci falsi sta creando seri problemi ed espone le persone ad inutili rischi e com-plicazioni, dagli esiti non sconta-ti. Siti internet, che garantiscono l’anonimato all’acquirente, ma non certamente il contenuto del venduto, personaggi cosiddetti

esperti, che diffondono con la stessa metodologia dello spaccio, farmaci descritti come portento-si e risolutori, sono tutti fattori che ne facilitano la diffusione. Attenzione però, le scorciatoie sono pericolose: non si tratta solo di qualità del principio at-tivo, ma anche di composizione e di effetti della combinazione delle varie molecole che com-pongono il farmaco, che devono destare attenzione.

«L’iniziativa di comunicazione – ha dichiarato Elena Saccenti, direttore generale AUSL di Par-ma - è nata da un incontro con Federconsumatori di Parma, dove è stata condivisa la oppur-tunità e la necessità di dare la giusta informazione ai cittadini sull’utilizzo corretto dei farmaci e, soprattutto, sul loro acquisto in luoghi sicuri e autorizzati».«La collaborazione con l’Azienda USL – ha aggiunto Fabrizio Ghi-

In Italia le medicine falsificate

hanno una quota di

mercato che va dal 2 al 4%

I

SONO LORO LE FIGURE DI RIFERIMENTO SUI FARMACI

MEDICO EFARMACISTA

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S a l u t e & B e n e s s e r e

dini, presidente di Federconsu-matori di Parma - si conretizza nell’impegno di contrastare il ricorso a farmaci contraffatti e all’acquisto on line su siti non au-torizzati”.«Internet e ogni informazione on line – ha continuato Massimo Fabi, direttore generale Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma - sono utili laddove mi-rati ad accrescere la competenza dei cittadini, ma bisogna fare

sempre molta attenzione. Le in-formazioni vanno ricercate nei luoghi accreditati. Riferimenti competenti e sicuri sono i medici di famiglia, i medici specialisti e i farmacisti». «Il farmaco ha un valore etico, non è un bene di consumo, è im-portante richiamare l’attenzione dei cittadini sul loro corretto uso» ha concluso Andrea Mele-gari presidente dell’ordine dei Farmacisti di Parma.

AUSL E AZIENDA OSPEDALIERO - UNIVERSITARIA,

INSIEME A FEDERCONSUMATORI

HANNO AVVIATO UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE

SUL RISCHIO NELL’USO DI

FARMACI DI DUBBIA PROVENIENZA

Poche attenzioni sono sufficienti per non rischia-re di utilizzare farmaci falsificati. Ecco come comportarsi:- Se pensi di aver bisogno di un farmaco, parlane con il tuo medico o con il tuo farmacista.- Acquista i farmaci solo nelle farmacie, nelle parafarmacie (per i farmaci da banco o di automedicazione) e nei punti vendita autorizzati. In questo mdo hai la garanzia di acqui-stare un farmaco sicuro ed efficace.

E ricordaI farmaci non sono caramelle!Segui tempi e modi di somministrazione indicati dal medi-coo dal farmacista. Se noti la comparsa di qualche disturbo insolito dopo aver iniziato la terapia, o dopo alcuni giorni dalla sua interru-zione, parlane con loro o contatta l’Azienda USL di Parma all’indirizzo e-mail: [email protected] oppure chiamando al numero 0521.393285

La campagna informativaLa campagna informativa sui rischi dell’assunzione di far-maci contraffatti si sta svolgendo attraverso più strumenti.Un depliant a due ante e una locandina è stato stampato e distribuito negli spazi pubblici sanitari. La campagna si svolge anche utilizzando i social network, in particolare la pagina Facebook dell’Ausl, e i siti internet dell’Ausl e dell’A-zienda Ospedaliero - Universitaria. Uno spot video di 30 secondi con la testimonianza di un consumatore, un medico di famiglia e un farmacista è sta-to mandato in onda su Tv Parma e Teletaro, oltre che sui monitor presenti nelle sedi Ausl. Lo si può vedere anche sul canale Youtube dell’Ausl. Su Radio Parma è stato dif-fuso un comunicato-spot di 30 secondi, mentre una pun-tata dello spazio infomrativo Ausl nella trasmissioni “Non ci sto più dentro” è stato dedicato al tema. Pubbliredazionali sono comparsi inoltre sulle più importanti testate cittadine.

Come fare per evitare i farmaci contraffatti

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S a l u t e & B e n e s s e r e

Lavarsi le mani fa bene alla salute e fa evitare le infenzioniA lavarsi le mani si impara da piccoli, la mamma e la maestra lo dicono di conti-nuo, fino a che diventa un’abitudine da ri-petere nel corso della giornata, magari in modo un po’ sbrigativo. In realtà, lavarsi le mani è un gesto molto importante per la salute di tutti a tal punto che l’OMS – Or-ganizzazione Mondiale della Sanità – ha istituito la giornata mondiale dell’igiene delle mani, che si celebra ogni 5 maggio.

e mani sono un ricettacolo di ger-mi: alcuni sono innocui, altri no, come i virus e i batteri responsa-

bili di diverse malattie, (influenza, raffred-dore, ma anche epatite A, ecc.). Entrare in contatto con questi germi pato-geni (cioè in grado di causare una malattia) è facile. Infatti, oltre che nell’aria, si possono trovare sulle superfici di telefoni, maniglie, tavoli, tastiere del computer, giocattoli, da qui possono essere trasmessi al naso, alla bocca o agli occhi, semplicemente attraver-so le nostre mani. È per questo motivo che lavarsi spesso e bene le mani è il modo più semplice ed ef-ficace per prevenire la diffusione delle in-fezioni.Basta un minuto e servono solo acqua (me-glio se tiepida) e sapone (meglio se liquido). In mancanza di acqua, va bene il gel igieniz-zante. Acqua e sapone, alcuni sfregamenti e le mani sono pulite. Gesti semplici che, se ripetuti nel corso della giornata, sono mol-to importanti per la salute di tutti. Ecco il perché. Le occasioni sono tante: prima di mangia-re, di prendere o somministrare farmaci; e ancora: dopo aver starnutito o tossito, dopo aver toccato animali, dopo essere stati fuori casa, in luoghi pubblici e affollati… Un’attenzione particolare all’igiene delle mani va posta nei luoghi di cura, (ospedali, ambulatori, case della salute). Lavarsi le mani è un dovere per chi presta attività sanitaria, poiché è un diritto dell’as-sistito ricevere la prestazione da mani puli-te e dunque sicure. La campagna di sensibilizzazione del 2016,

impostata a livello mondiale dall’OMS e ri-presa a livello locale dalle due aziende sani-tarie del territorio, cioè l’AUSL e l’Ospeda-liero-Universitaria, si è rivolta soprattutto agli utenti ed agli operatori degli ospedali, degli ambulatori e delle strutture sanitarie. L’obiettivo è quello di far prendere coscien-za dell’importanza di assumere comporta-menti corretti, nel rispetto di tutte le per-sone che gravitano e operano negli spazi

L

sanitari, non solo i pazienti.Tra le iniziative adottate c’è quella di ren-dere disponibili nei luoghi pubblici della sanità locandine esplicative che illustrano come lavarsi le mani in modo corretto; inoltre sono stati posizionati dispenser di gel igienizzante a disposizione di tutti, Un’attenzione particolare è rivolta anche ai più piccoli, con la specifica campagna “Bat-timani a chi si lava le mani”.

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S a l u t e & B e n e s s e r e

VALE LA PENA RICORDARLO SPESSO:

L’IGIENE DELLE MANI È UNA GARANZIA DI SALUTE. OGNI ANNO SI ATTIVA

UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE,

RIVOLTA QUEST’ANNO AI FRUITORI DELLE

STRUTTURE SANITARIE

COME LAVARSI LE MANIPrima di tutto, occorre togliere anelli, braccia-letti e orologi. Il lavaggio con la sola acqua non è sufficiente, occorre usare il sapone (meglio quello liquido della saponetta, perché non è esposto all’aria) e preferibilmente acqua calda. Per lavarsi le mani in modo corretto, basta un minuto.Occorre riempire il palmo della mano con il pro-dotto e distribuirlo sulla superficie di entram-be le mani. Strofinare palmo contro palmo, poi palmo sopra dorso e intrecciare le dita tra loro. Frizionare le dita contro il palmo della mano op-posta, pulire i pollici, la punta delle dita e sotto le unghie. Risciacquare abbondantemente e asciugarsi possibilmente con carta usa e getta o con un asciugamano personale pulito o con un disposi-tivo ad aria calda.È bene non toccare rubinetti o maniglie con le mani appena lavate. Per chiudere il rubinetto si può usare una salviettina pulita, meglio se mo-nouso. In assenza di acqua, si può usare il gel igienizzante a base alcolica da frizionare sulle mani asciutte.

QUANDO LAVARSI LE MANILavare frequentemente le mani è importante, soprattutto quando si trascorre molto tempo fuori casa, in luoghi pubblici, spesso poco igie-nici. Alcune situazioni richiedono particolare atten-zione. Ad esempio, è bene lavarsi le mani prima di mangiare o maneggiare alimenti, sommini-strare farmaci, medicare o toccare una ferita, applicare o rimuovere le lenti a contatto, ecc.; e dopo aver tossito, starnutito o soffiato il naso, essere stati a contatto con persone ammalate e con animali, aver usato il bagno, aver cambiato un pannolino, aver toccato cibo crudo, aver ma-neggiato spazzatura o soldi, aver usato un mez-zo di trasporto (bus, treno, taxi, auto), essere stati in luoghi pubblici molto affollati.

E NEI LUOGHI DI CURA?Sono stati identificati i momenti chiave dell’as-sistenza, che vanno preceduti o seguiti dal la-vaggio delle mani: prima di toccare il pazien-te; prima di svolgere una qualsiasi manovra o procedura asettica (ad esempio un cambio o la manipolazione di un catetere o altri dispositivi medici); dopo il contatto o l’esposizione ad un liquido biologico (es. sangue, urina, ecc.) del pa-ziente anche se si sono usati i guanti monouso; dopo aver toccato il paziente e ciò che lo circon-da come i tavolini, comodini, letti.

SAVE LIVES: CLEAN YOUR HANDS

La giornata mondiale dedicata all’igiene delle mani è il 5 maggio. Dal 2009 l’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove campagne di comunicazio-ne e iniziative specifiche per sensibilizzare la popo-lazione sul tema. Save lives: clean your hands è il motto.Nel 2016 si è portata l’attenzione sull’igiene nelle pratiche mediche e sanitarie. Tutti i materiali si pos-sono trovare nella sezione Clean Care is Safer Care, nel menu programmes del sito www.who.int

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S a l u t e & B e n e s s e r e

Trauma cranico, la prevenzione inizia anche dalle scuole

L’impegno del Centro Cardinal Ferrari per informare i giovani sui rischi legati a comportamenti scorretti

gni anno in Italia 70.000 persone di-ventano disabili a

seguito di trauma cranico dopo un incidente stradale in auto, moto, bicicletta o a piedi. I 210.000 incidenti che si verifi-cano ogni anno (1 ogni 4 minu-ti) causano anche 7.000 decessi (20 ogni giorno) e 240.000 feri-ti (1 ogni 3 minuti e mezzo). Da alcuni anni il Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato, centro

O

residue. Insomma, un aiuto per raggiungere la miglior qualità di vita possibile», conclude la specialista. Per far toccare con mano ai ragazzi quali sono gli esiti di tipo motorio del trauma cranico e come la persona può reagire, negli ultimi incontri è stata prevista la partecipazione di un ex paziente in carrozzina, che ha risposto alle tante curio-sità dei ragazzi. I più grandi, del-le scuole superiori, sono stati anche accompagnati in reparto per conoscere i diversi gradi di disabilità, mentre i ragazzi delle medie hanno sperimentato un giro in pista protetta in carroz-zina.

soprattutto astenersi dall’as-sunzione di alcol o sostanze, perchè possono generare stato di confusione e ridotta capacità di fronteggiare l’imprevisto. «Il nostro obiettivo princi-pale è fare comprendere quali possono essere le situazioni a rischio di trauma cranico, in quanto spesso non si tratta di condizioni estreme ma quoti-diane. Comportamenti idonei, ad esempio, per una corretta

se successo. In realtà, la ripresa è caratterizzata dai numerosi deficit di ordine fisico, men-tale e comportamentale, che conducono a riduzione dell’in-dipendenza, perdita di amici, isolamento, maggiori difficoltà a trovare lavoro e progressivo ritiro sociale. «Durante le espe-rienze abbiamo raccontato ai ragazzi come si svolge il nostro lavoro quotidiano di riabilita-tori, che ha lo scopo di facili-tare il recupero di una persona con danno cerebrale, sostenen-dola nell’adattamento alla nuo-va condizione, per vivere in modo autonomo e produttivo, imparando a gestire le abilità

Dall’alto: incontro con i ragazzi delle superiori al Centro Cardinal Ferrari; la neurologa Donatella Saviola; l’educazione stradale sulla pista del Centro, utilizzata per i pazienti e per attività educative con le scuole.

di livello nazionale nella riabi-litazione dei traumi cranici, è impegnato in iniziative di pre-venzione nelle scuole seconda-rie di primo e secondo grado. «Il rischio elevato ci spinge a sensibilizzare soprattutto i ra-gazzi e gli adolescenti sui com-portamenti corretti, in vista della guida dell’autovettura o di un ciclomotore, ma anche in generale nella consapevolezza dei rischi», spiega la neurologa Donatella Saviola, responsabi-le del Day Hospital del Centro Cardinal Ferrari. Per mantenere prontezza di riflessi alla guida è necessario

gestione del rischio dovreb-bero essere mantenuti anche durante la pratica sportiva, con sistemi di protezione – spiega la neurologa Donatella Saviola –. Per questo stimoliamo sin dall’inizio un coinvolgimento attivo dei ragazzi, chiedendo loro di raccontarci se hanno avuto esperienze di amici che sono incorsi in un trauma cra-nico». Durante gli incontri in particolare viene raccontata la verità sull’uscita dal coma, che il più delle volte non è quel-la trasmessa dai film, in cui il protagonista ritorna integro in poco tempo come se nulla fos-

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il mese aprile/maggio 2016

H o m e & D e s i g n

IL PRESTITO SICURO E ASSICURATO