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Introduzione alla cultura europea Oronzo Labarile

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Oronzo Labarile

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Copyright © MMIXARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 a/b00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–2587–1

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: giugno 2009

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Indice

Prefazione 7 Introduzione 9 Capitolo I Per un’Europa unita 13

Europa fisica e politica 15 Il mito di Europa 17 Il mito di Europa nell’arte 20 Bandiera europea 23 Capitolo II Cultura greca ed ellenica 25

Cultura greca ed ellenica 27 Esempi di arte greca 39 Letteratura 40 Scienze 47 Bibliografia 51 Capitolo III Culture celtiche e romane 55

Popoli, religioni e culture celtiche 57 Esempi di arte celtica 61 Cultura romana 62 Bibliografia 79 Capitolo IV Avvento del cristianesimo 81

Avvento e diffusione del cristianesimo 83 Bibliografia 116 Capitolo V Umanesimo e rinascimento 121

Umanesimo e rinascimento 123

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Indice 6

Bibliografia 150 Capitolo VI Incontro con il nuovo mondo e rivoluzione scientifica 157 Scoperte geografiche 159 Esempi di arte Azteca e Maya 166 Scoperte scientifiche 168 Esempi di scoperte scientifiche 181 Bibliografia 184 Capitolo VII Illuminismo 185

Illuminismo 187 Rivoluzione industriale 196 Rivoluzioni democratiche 202 Bibliografia 211 Capitolo VIII Romanticismo 215

Nazionalismo – colonialismo 223 Bibliografia 230 Capitolo XI Guerre mondiali 233

I guerra mondiale 235 Tra le due guerre 241 Nascita del fascismo e nazismo 255 Totalitarismo stalinista 260 II guerra mondiale 262 Post–colonialismo 266 Bibliografia 270 Capitolo X L’unione europea 275 Bibliografia 295

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Prefazione Che la nostra società presenti oramai un volto multi–etnico è

un dato acquisito. Basta salire su un autobus per ritrovarsi in un crocevia di lingue diverse, nelle scuole italiane il 7% della po-polazione scolastica proviene da famiglie di immigrati1, nelle università gli studenti stranieri sono sempre più numerosi.

Culture e civiltà diverse possono incontrarsi e dialogare, ma per incontrarsi e dialogare è fondamentale conoscersi2. Nasce così l’esigenza di presentare a coloro che provengono da paesi extracomunitari la nostra cultura, quella europea, almeno nelle sue caratteristiche essenziali, per metterli in grado di capire, ap-prezzare e, se possibile, amare un patrimonio che tanto ha dato all’umanità, un patrimonio che ritroviamo ad ogni angolo delle nostre strade e che ha influito su popoli e nazioni. Questo lavoro si prefigge pertanto di offrire pochi elementi, ma significativi per orientarsi all’interno della cultura europea3. Naturalmente può essere utilizzato anche dai nostri studenti, specie da chi non sta compiendo studi umanistici, può essere una buona occasione per riscoprire e ripensare le radici su cui tale patrimonio si fonda e co-me questo sia in grado di orientare la nostra azione futura.

Questo lavoro, dedicato ai vari Omar, Soledad, Omaira, Ne-ekei, Tuyed Phuong, Wacer, Nirvana Devi, Thi My Le e alle decine di studenti stranieri incontrati in questi anni, è rivolto in modo particolare a loro e a tutti quelli che pur trovandosi “sca-

1 In un istituto del centro di Roma, il Leonardo da Vinci, già qualche anno fa, erano stati censiti alunni appartenenti a una cinquantina di gruppi etnici di-versi.

2 L’esigenza di un dialogo interculturale si avverte non solo nei confronti dei paesi extraeuropei, ma anche all’interno della stessa Europa. Proprio per questo il Parlamento europeo ha proclamato il 2008 anno europeo del dialogo interculturale (insieme nella diversità). La dimensione multietnica e multicul-turale, la conoscenza dell’altro e il rispetto della diversità sia all’interno dell’Europa che fuori sono elementi fondamentali per costruire un mondo a misura d’uomo.

3 Naturalmente in un analogo sforzo dobbiamo essere impegnati tutti noi per conoscere ed apprezzare al meglio le culture “altre”.

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Prefazione 8

raventati’ in un mondo totalmente diverso, sono desiderosi di trovare una mappa per orientarsi e inoltre a chi ritiene non solo opportuno ma indispensabile ripensare alle proprie radici, per costruire un futuro migliore, tollerante, accogliente, rispettoso dei diritti dell’uomo, come la più autentica tradizione europea insegna.

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Introduzione

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Introduzione Come si può notare, già il titolo è emblematico e significati-

vo di quale sia lo scopo e le finalità di questo lavoro. È una in-troduzione. Ci vuol dare quindi una descrizione, una fenomeno-logia di cosa sia l’Europa, i suoi elementi caratterizzanti e co-muni. Non si vuol dimostrare una tesi particolare, quale quella riguardante i fondamenti, che ha animato e continua ad animare le discussioni sull’opportunità di inserire nel preambolo alla Costituzione europea riferimenti alle “radici”, in particolare a quelle religiose, ebraico–cristiane. Ciò non vuol dire che non ci imbatteremo in esse, ma semplicemente che non è oggetto spe-cifico del nostro lavoro. Tuttavia è opportuno dire con chiarezza qual è la nostra posizione. Alla domanda: “quali sono le nostre radici?”, noi rispondiamo con le parole di Giovanni Reale: «In primo luogo, la cultura greca; in secondo luogo, il messaggio cristiano; in terzo luogo, la grande rivoluzione scientifico–tecnica, iniziata nel Seicento e proseguita senza soste con strabi-liante velocità e con effetti del tutto imprevedibili»1. Il primo fondamento è intellettuale, il secondo è morale e spirituale, il terzo scientifico. E, trattando del cristianesimo, va precisato che non si tratta solo di fede religiosa. «Attraverso di essa –. scrive Reale – percorriamo l’evoluzione delle nostre arti, attraverso di essa ci è giunta la nostra concezione della legge romana che tut-to ha fatto per dare forma al mondo occidentale, e le nostre con-cezioni della moralità pubblica e privata, e i nostri comuni mo-delli letterari, nella letteratura della Grecia e di Roma. Il mondo occidentale ha la sua unità, in questa eredità, nel cristianesimo e nelle antiche civiltà della Grecia, di Roma e di Israele, alle qua-li, attraverso duemila anni di cristianesimo, noi riconduciamo la nostra origine»2.

1 G. Reale, Radici culturali e spirituali dell’Europa, Raffaello Cortina,

Milano 2003, p. 3. 2 Ibid., p. 144.

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Introduzione 10

Noi vogliamo conoscere e capire questi elementi identifica-tivi che ci autorizzano a dire: «Questa è Europa», questa Euro-pa «una e plurale» che, all’interno delle differenze, ha la sua «anima comune», anima che ci permette, specie nei momenti più difficili, di evitare nuove barbarie. E questa anima non è po-litica, non è geografica, ma è culturale, ideologica, religiosa 3.

L’allora presidente Ciampi, il 29 ottobre del 20044, nella Sa-la degli Orazi e Curiazi del Campidoglio in Roma così si è e-spresso:

nella prima metà del XX secolo la civiltà dell’Europa fu prossima a distruggersi. L’atto che avete oggi sottoscritto ci allontana definitiva-mente da quell’abisso di tragiche guerre intestine, gli spettri degli anni trenta non torneranno a turbare le menti delle generazioni future. Gli spettri della prima metà del novecento sono davanti agli

occhi di tutti noi: totalitarismi, nazionalismi, guerre, genocidi e campi di sterminio. E a questa prima metà del novecento dedi-

3 Ricordiamo qualche testo di approfondimento: F. Cardini, Le radici cri-stiane dell’Europa, Il Cerchio, Rimini 2002; B. Croce, Storia d’Europa, La-terza, Bari 1948; C. Dawson, La nascita dell’Europa, tr. it. a cura di C. Pave-se, Il Saggiatore, Milano 1969; J. Ratzinger, Europa, suoi fondamenti oggi e domani, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2004; G. Reale, op. cit.; P. ROSSI, L’identità europea, il Mulino, Bologna 2007; J.A. Jáuregui, Europa, tema e variazioni, trad. it. a cura di S. Sichel, Il Saggiatore, Milano 2002; E. Morin, Pensare l’Europa, tr. it. a cura di R. Bertolazzi, Feltrinelli, Milano 1988; M. Introvigne, Il dramma dell’Europa senza Cristo. Il relativismo europeo nello scontro della civiltà, Sugarco, Milano 2006; B. Mondin (a cura), Filosofia e cultura nell’Europa di domani, Città Nuova, Roma 1993; L. Canfora (a cura), Idee di Europa, Dedalo, Bari 1997; L. Paoletti (a cura), L’identità in conflitto dell’Europa. Cristianesimo, laicità laicismo, il Mulino, Bologna 2005; J.H. Weiler, Un’Europa cristiana. Un saggio esplorativo, a cura di M. Zanichelli, BUR, Milano 2003; A. Iodice, Alle radici dell’ Europa unita, Guida, Napoli 2002.

4 Il 29 ottobre del 2004 si sono conclusi i lavori della conferenza intergo-vernativa con la firma da parte dei rappresentanti dei governi degli stati mem-bri del «Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa», chiamato anche Costituzione europea. L’entrata in vigore è naturalmente subordinata alla rati-fica di tutti gli stati membri, conformemente alle rispettive norme costituzio-nali. Francia Belgio e Olanda nel 2005 hanno votato «no» alla ratifica della Costituzione. Oggi è tutto da deliberare.

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Introduzione

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cheremo una parte del lavoro, proprio affinché sia per tutti fonte di insegnamento e presa di coscienza che certe ideologie e av-venimenti non abbiano mai più a ripetersi, che la storia sia ve-ramente maestra di vita.

La cultura europea è coscienza umanista e universale, è cul-tura dell’uomo per l’uomo, che trova la propria vitalità nel pen-siero greco, cristiano, nelle istituzioni romane, nell’umanesimo e nel rinascimento e in alcuni elementi dell’illuminismo5, nella cultura contemporanea, fondata sulla democrazia e la libertà. Non basta un mercato comune e una moneta unica, serve un ter-reno comune di valori su cui poter perseguire e fondare l’unità politica. Solo con questo riconoscimento si potrà arrivare ad una Costituzione europea. E questo terreno comune di valori noi cercheremo di scoprire.

Concluderei questa breve presentazione ricordando che nel 2007 è stato celebrato il cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma (1957–2007). Per questa occasione è stata allestita al Quirinale una mostra dal titolo «capolavori dell’arte europea»6. Il presidente Napolitano, nel momento della inaugurazione, ci-tando Braudel, ha ricordato : «ogni forma artistica, in Europa, supera i limiti della patria originaria»7. E Godart8, nel presenta-re sempre la mostra, ha scritto: «i valori del patrimonio europeo di conoscenze sono espressione delle varie culture che costitui-scono una ricchezza e un dato insopprimibile dell’Europa in quanto una e plurale». Infatti, ha unito la cultura greca, impor-tata nella Magna Grecia e in tutto il Mediterraneo; nel medioevo ha unito la fede cristiana, seguendo due movimenti, Benedetto nell’Europa centrale e occidentale, Cirillo e Metodio verso la

5 Non discutiamo qui di cosa abbia rappresentato l’illuminismo per l’Eu-

ropa, nel bene per alcuni, nel male per altri. Lo vedremo nel capitolo ad esso dedicato. Qui naturalmente parliamo di vitalità, non di fondamento.

6 Le mostre realizzate al Quirinale sono visibili sul sito www.quirinale.it/palazzo/ arte-cultura/mostre/2007-europa.

7 Poi vedremo come anche il concetto di patria, che qui viene dato come scontato, non lo è assolutamente, come anche quello di nazione, e stato.

8 Louis Godart, consigliere per la Conservazione del patrimonio Artistico della presidenza della Repubblica italiana.

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Introduzione 12

parte orientale. Nel Rinascimento è la “repubblica delle lettere” ad unire (riscoprendo greci e latini). E sempre Godart nel suo intervento, citando Gemerek, ha affermato:

il quadro naturale della comunità (che costituiva la Repubblica delle lettere) è l’Europa: lo spirito comune è alimentato da un sistema di comunicazione che consente una rapida circolazione delle idee e degli scritti malgrado le debolezze tecnologiche del tempo. I legami intellet-tuali e culturali sono rafforzati dai viaggi che diffondono il sapere in tutta Europa e avvicinano le persone su scala continentale. Sotto la penna dei cittadini della “repubblica delle lettere” appare sempre più spesso l’espressione “noi, Europei”. E per noi l’unità europea, al di là dello scetticismo che alcu-

ni dimostrano di avere in questo momento, non è un sogno, ma una realtà che tutti possiamo e dobbiamo costruire.

Come articoleremo il nostro lavoro? Procederemo in modo diacronico, analizzando le varie culture e civiltà che hanno in-fluito, unificato e fatto da collante a quella che noi chiamiamo Europa, fino agli avvenimenti e culture dell’ultimo secolo.

Naturalmente non abbiamo la pretesa di esporre 2500 anni di storia, popoli e culture diverse, desideriamo semplicemente of-frire una serie di input per stimolare la curiosità intellettuale dei lettori, specialmente degli studenti extracomunitari9, orientando-li verso ulteriori, personali, approfondimenti

Per ogni argomento viene presentata una breve rassegna bi-bliografica per coloro che vogliono indagarlo ulteriormente.

9 Ricordiamo ancora una volta che nell’anno scolastico 2008-2009 il 7%

della popolazione scolastica non è italiana.

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Introduzione

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Per un’Europa unita

«La comunità europea è l’esempio di un’unione di stati nazionali che non è né un impero né una federazione,

ma una realtà diversa e forse una novità assoluta»

(Michael Walzer, Sulla tolleranza)

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Introduzione 14

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Per un’Europa unita

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Europa fisica e politica In senso geologico e geografico l’Europa è una penisola, po-

sta al centro dell’emisfero continentale e forma il continente an-tico, insieme all’Africa e all’Asia. È quindi parte integrante dell’Eurasia. Si è formata grazie a movimenti della terra iniziati 600 milioni di anni fa, mentre le montagne più alte risalgono a 70 milioni d’anni fa.

La sua superficie è di 10.500.000 Km2 (solo l’Australia è più piccola), la popolazione è di circa 800.000.000, ponendosi al terzo posto dopo Asia e Africa. È un ottavo della popolazione mondiale1. Punti estremi sono a nord il Nordkinn (Lapponia), a ovest il Capo de la Roca (Portogallo), a sud la punta di Tarifa, sullo stretto di Gibilterra (Spagna); centro geometrico, anche se contestato, è Varsavia.

È considerato un continente per motivi culturali. La sua sto-ria e la sua cultura hanno influenzato tutto il mondo, essendo in posizione centrale per le comunicazioni e le migrazioni; il clima mite ha fatto sì che fosse densamente abitata. Il mare le fa da confine: a nord con il mar Glaciale Artico, ad Ovest con l’Ocea-no atlantico, a sud con il Mediterraneo, il mar Nero e il Cauca-so, a est con il mar Caspio, la catena degli Urali e il fiume Aral. I fiumi più importanti sono il Reno e il Danubio, il più lungo è il Volga.

Clima e morfologia sono molto vari. I venti provengono dall’Oceano Atlantico, in inverno arriva aria fredda dalla Sibe-ria, in estate aria calda dalle isole Azzorre. Il clima è vario: arti-co (inverni molto freddi), oceanico (inverni miti ed estati fre-sche), continentale temperato, continentale freddo, arido (estati molto calde, inverni freddi, scarse le piogge), mediterraneo (in-verni miti e piovosi, estati calde e senza pioggia).

Fanno parte dell’Unione europea l’Austria, il Belgio, la Bulgaria, Cipro, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, la Fran-

1 L’Unione europea occupa una superficie di circa quattro milioni di chi-lometri quadrati, con una popolazione di circa 457 milioni di abitanti.

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cia, la Germania, la Grecia, l’Irlanda, l’Italia, la Lettonia, la Li-tuania, il Lussemburgo, Malta, i Paesi Bassi, la Polonia, il Por-togallo, il Regno Unito, la Repubblica Ceca, la Romania, la Slovacchia, la Slovenia, la Spagna, la Svezia, l’Ungheria. Sono paesi candidati la Croazia, l’ex Repubblica iugoslava di Mace-donia, la Turchia. Gli altri paesi presenti sono l’Albania, An-dorra, l’Armenia, l’Azerbaigian, la Bielorussia, la Bosnia–Erzegovina, la Georgia, l’Islanda, il Liechtenstein, la Moldavia, Monaco, il Montenegro, la Norvegia, la Russia, San Marino, la Serbia, lo Stato della Città del Vaticano, l’Ucraina.

Figura 2: Europa politica

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Per un’Europa unita

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Il mito di Europa Europa è una principessa fenicia, figlia del re di Sidone, A-

genore e di Telefassa. Viene sedotta da Zeus, dio sempre in cer-ca di avventure che se ne innamora, colpito nel vederla mentre raccoglie fiori insieme alle ninfe.

Per avvicinarla senza farsi scoprire dalla moglie studia uno stratagemma. Incarica Ermes di spingere il bestiame fino alla riva del mare, dove Europa era solita andare. Zeus si confonde tra la mandria prendendo le sembianze di un toro molto bello, bianco, con il petto robusto, due piccole corna come gemme e una striscia nera in mezzo. Non fa paura, non è minaccioso. Colpita dalla sua bellezza, Europa gioca con lui, gli mette fiori in bocca, gli appende ghirlande tra le corna. Distratta la princi-pessa con il profumo dei fiori, all’improvviso, con lei in groppa, si spinge verso il mare e, cavalcando le onde del mare, arrivano a Creta. Qui Zeus si trasforma in aquila.

In seguito, conosciuta la sua identità, si innamora di Zeus e dalla loro unione nascono Minosse, re di Creta, Sarpedonte, re della Licia e Radamante, giudice degli inferi. Europa, poi, sposa il re dei cretesi Asterione che, naturalmente, adotta i tre figli avuti da Zeus. Questi regala loro Tolo, un gigante di bronzo che fa da guardiano affinché nessuno possa uscire o entrare in Cre-ta. Alcuni hanno visto in questa mitologia un elemento simboli-co, cioè che l’identità arcaica di Europa è posta nella tecnica.

Morto Asterione, Minosse diventa re di Creta, dando il nome alla più antica civiltà greca, quella minoica, appunto (così detta in onore di Minosse e di sua madre).

Il padre di Europa, non rivedendo la figlia, invia i suoi fratelli Fenice, Cilice e Cadmo in giro a cercarla. Fenice diventa il capo-stipite dei fenici, Cilice si instaura a nord di Cipro, divenendo ca-postipite dei Cilici, Cadmo arriva in Grecia, prima nell’isola di Samotracia, dove si sposa con Armonia, in seguito fonda Tebe. Va anche a Creta ma non trova la sorella, in compenso se ne ri-torna portando con sé le lettere dell’alfabeto (per questo viene at-tribuita la paternità dell’invenzione dell’alfabeto ai fenici).

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Dall’unione di Europa e Zeus, dall’unione cioè dell’umano e del divino, nasce Minosse il quale viene ricordato per aver chie-sto a Dedalo, cui si attribuisce l’invenzione della scultura, l’uso della vela e i primi automi, statue che si muovevano da sole, la costruzione del Labirinto di Cnosso, per rinchiudere per sempre il Minotauro, frutto dell’amore di Pasifae, moglie di Minosse e di un toro bianco.

Minosse, con l’aiuto di Dedalo, diventa quindi simbolo delle invenzioni tecniche. L’Europa si presenta così come luogo di nascita della tecnologia.

Secondo il poeta Mosco, Europa sogna, grazie all’intervento di Afrodite, due terre di cui una si chiama Asia, mentre l’altra non ha nome. Le dà così il suo nome: Europa.

I greci chiamarono Europa il continente a nord di Creta. Spostare Europa dalla Fenicia a Creta è importante perché Creta è considerato il luogo di origine della civiltà europea. Serve per-tanto ad unire la Fenicia, Creta e la Grecia. Inoltre il ratto è una allegoria del distacco della civiltà greca da quella orientale.

Come ogni mito, anche la storia di Europa serve ad interpre-tare il mondo, per alcuni rappresenta un’invasione di Creta da parte di stirpi elleniche, per altri il collegamento tra l’Europa e la divinità, per altri ancora la fusione tra cielo, terra e mare, continenti e popoli.

Il mito, secondo alcuni studiosi, si compone di tre elementi strutturali: il toro, la donna e l’acqua.

Il toro è l’autorità, il potere, il rapporto tra l’essere umano e la natura. Il mare è il movimento, è l’acqua come fonte di vita. Richiama l’itinerario della storia del nostro continente, il rap-porto tra i popoli, l’idea del Mediterraneo come elemento ag-gregante e interculturale. La femminilità è la fanciulla rapita e ingannata dal toro, ma che alla fine domina il suo seduttore di-vino e lo stesso mare che attraversano.

Naturalmente varie sono le possibili letture del mito2. Ne in-dichiamo alcune:

2 Un interessante volume su questo argomento è quello di L. Passerini, Il mito di Europa. Radici antiche per nuovi simboli, Giunti, Firenze 2002.

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antico costume del matrimonio con ratto; passaggio dal matriarcato al patriarcato; fenomeno migratorio, con il passaggio del dominio sul

Mediterraneo dal mondo orientale a quello greco e diffu-sione della scrittura;

emancipazione femminile e nuova definizione dei ruoli (è la lettura femminista: Europa non è vittima ma è consen-ziente ed è lei alla fine a trionfare);

dimensione sacra e rituale. Il mito di Europa lo troviamo rappresentato da un punto di

vista artistico lungo tutto l’arco della storia, dall’antica Grecia all’arte contemporanea, come possiamo vedere dalla piccola parte di documentazione allegata.

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Il mito di Europa nell’arte

Scodella greca a figure rosse Attica 370 a.C.(Kunsthistorisches Museum, Vienna)

Vaso greco a figure rosse

340 a.C. – Paestum (P.Getty Museum)

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Metopa – tempio di Salinunte

Affresco romano – casa dell’amor fatale – Pompei I sec. d.C.(Museo naz.le Napoli)

Mosaico romano – villa di S.Marco di Stabia –I sec. d.C. (castello di Chantilly)

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Guido Reni, il ratto di Europa – 1632 (national Gallery of Canada Ottawa)

H.Matisse, il ratto di Europa – 1929 (national Gallery of Australia, Camberra)

J.B. Marie Pierre, il ratto di Europa – 1750 (Museum of art, Dallas)

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Bandiera europea La bandiera dell’Europa presenta un fondo azzurro su cui

spiccano dodici stelle poste in cerchio. Il Consiglio d’Europa la adotta l’8 dicembre del 1955, la Comunità europea il 26 maggio del 1986. Viene ripresa dall’Unione europea, stabilita con il Trattato di Maastricht nel 1992. Il numero di stelle sulla bandie-ra non è legato, come è invece per la bandiera americana, al numero degli stati membri dell’UE. La bandiera viene disegnata dal cattolico francese A. Heitz, il quale riprende un’immagine mariana, quella dell’Apocalisse: «nel cielo apparve poi un se-gno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle».

Con la legge del 5 febbraio 1998, e il suo regolamento (Dpr n. 121 del 7 aprile 2000), si delibera che la bandiera italiana e quella europea vengano esposte insieme all’esterno degli edifici pubblici, dei seggi elettorali e delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all’estero.

Parlamento italiano

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L’inno europeo

Sempre nel 1986 viene adottato anche l’inno europeo. Que-sto viene ripreso dalla nona sinfonia di Beethoven, l’inno alla gioia. A H. von Karajan viene affidata la realizzazione di tre versioni strumentali per piano solo, fiati e orchestra sinfonica.

INNO ALLA GIOIA dalla Nona Sinfonia di Ludvig van Beethoven

Canta, questo è l’inno alla gioia, canta insieme a noi!

Apri al tuo cuore la speranza che non muore mai! Vieni tra la gente che chiede un prato verde dove c’è

un fratello nuovo che cerca il fiore della libertà! Vieni tra la gente che crede in un domani di bontà

e vuole cantare su questa terra la fraternità!