il veneto nella dalmazia montenegrina

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Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 art.1 comma 1 - DCB - Treviso Mensile • Anno XX • N. 130 • 2014 • 15,00 IL VENETO NELLA DALMAZIA MONTENEGRINA

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Numero speciale della rivista "Le Tre Venezie" dedicato al patrimonio architettonico di origine veneta nella Dalmazia montenegrina

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DALMAZIA MONTENEGRINA

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S O M M A R I O

LE TRE VENEZIETestata giornalistica multimediale di cultura, storia, arte e turismo

Registrata al Tribunale di Trevisocon il n. 936 in data 27.9.94Iscritta al R.o.c. al n. 12479 giàRegistro Nazionale della Stampa

Numero 130

EditoreLe Tre Venezie Editoriale S.c.Iscrizione albo cooperative n. A155114

Direttore editoriale e Direttore responsabileTonino Bortoletto

Condinamento generaleValeria BortolettoAndrea Angelini

DirezioneVia Zermanese, 16131100 Trevisotel. e fax +39 0422 404807tel. +39 0422 348142indirizzo e-mail:[email protected]@letrevenezie.net

Le Tre Venezie on-linewww.letrevenezie.comwww.letrevenezie.net

Direttore editoriale edizione on-lineAndrea Angelini

CondirettoreValeria Bortoletto

RedazionePaolo Belvedere Marialuisa BortolettoGiuseppe FrancoMassimiliano Spolaore

Collaboratori scientificiQuirino BortolatoRachele Denon PoggiDaria Garbin Adriano IvancichRenzo De’ VidovichAntonio FaresLucia Nadin

FotoPaolo Belvedere

Questa rivista è stata realizzata con il contributo della Regione Veneto nell’ambito del programma 2013 di attuazione della L:R: 7 aprile 1994, n. 15 con deliberazione n. 103 del 17 dicembre 2013

DALMAZIA MONTENEGRINA

© Le Tre VenezieTutti i diritti riservati.

05 VENEZIA E LE SUE ISOLE DALMATE di Rachele Denon Poggi, Da-ria Garbin, Adriano Ivancich

22 PATRIMONIO VENEZIANO IN DALMAZIA di Renzo De’ Vidovich, Rache-le Denon Poggi, Daria Garbin

88 ALBANIA VENETA di Lucia Nadin

102 DALMATI ILLUSTRI di Quirino Bortolato

46 DALMAZIA MONTENEGRINA di Antonio Fares

60 DALMAZIA MERIDIONALE di Antonio Fares

73 LE BOCCHE di Renzo De’ Vidovich

Sono molti i luoghi carichi di storia che caratte-rizzano il nostro territorio Veneto degni di essere esplorati e studiati nella loro peculiarità. Tuttavia la “Venezianità” non è solo dominante del nostro Ve-neto bensì componente artistica e culturale di zone in parte ancora selvagge come la Dalmazia Monte-negrina con le sue isole magiche, i misteri religiosi di Perasto e del suo Santuario della Madonna del-lo Scalpello, i Leoni di San Marco che qua e là si intravedono sulle mura difensive delle varie città dalmate ad indicare la presenza passata veneziana. Una presenza, quella veneziana, che si intravede nelle piazze, nelle chiese e che in questa versione unicamente multimediale abbiamo voluto presen-tare al fine di una maggiore conoscenza e diffusio-ne. Un prodotto gratuito che può essere facilmente scaricato e fruibile dai nostri partner così come da un più ampio pubblico nazionale ed internazionale, realizzato con il contributo e la collaborazione della Regione Veneto. Un settore quello multimediale in rapida espansione che non vuole sostituire la tradi-zionale pubblicazione cartacea ma incrementarne le potenzialità di diffusione.

Cav. Tonino BortolettoDirettore Responsabile

E D I T O R I A L E

In copertina: Notturno delle mura veneziane di Cattaro e sopra il castello

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Page 3: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Pago

L’isola di Pago è una delle maggiori isole dell’ar-cipelago settentrionale della Dalmazia, è abitata fin dalla preistoria da popolazioni mediterranee.

Nel secondo millennio a. C. sono sostituite dalle tribù illiriche, dei Giapidi e dei Liburni. Nel II secolo a.C. i Romani occupano l’intera Dalmazia e lasciano nell’i-sola numerose tracce della loro presenza. L’isola assu-me, nei secoli, vari nomi quali: Kissa, Kessa (o anche Quessa). Plinio il Giovane la chiama Cissa; Costantino Porfirogenito la nomina Gissa ed infine Chissa. Appe-na in una Patente firmata del re croato Cressimiro IV dell’anno 1070 viene menzionata con il nome attuale.

Vari sono stati i tentativi dei croati di occupare l’i-sola, ma sia gli zaratini che i veneziani si oppongono .

Nell’anno 1000 il doge Pietro Orseolo, nel corso della sua discesa in Dalmazia, allontana dall’isola i pirati narentani e croati e nel 1018 il doge Ottone Orseolo impedisce ai croati di impadronirsi delle saline che co-stituiscono un’importante risorsa economica per la po-polazione. Successivamente Pago viene occupata dai croati, in quanto i Comuni dalmati nel 1074 chiedono al normanno Amico conte di Giovinazzo, di intervenire per combattere l’eresia scismatica croata.

Nel 1117 il doge Ordelafo Faliero, nel corso della repressione di una rivolta scoppiata a Zara, occupa an-che l’isola di Pago e nel 1174 la parte settentrionale dell’isola viene assegnata in feudo a Ruggero Morosini. Nel 1192 gli zaratini riconquistano l’isola e compiono gravi devastazioni e Venezia espelle gli invasori ed uni-sce al feudo dei Morosini anche la parte meridionale

Pago, Lesina, Curzola

Venezia e le sueisole Dalmate

Il fascino veneziano si riflette nei tramonti di queste isole selvagge che con le loro chiese e palazzi raccontano una parte della nostra storia.

RACHELE DENON POGGIDARIA GARBIN

ADRIANO IVANCICH

Sotto, lunotto del portale d’ingresso della Cattedrale.

Nella pagina precedente: la Cattedrale di Pago.

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dell’isola. Gli zaratini continuano nei loro tentativi di riconquistare l’isola finché nel 1202 Pago viene occu-pata dai veneziani con l’appoggio dei Crociati. Qualche anno dopo però Zara saccheggia l’isola con l’appoggio degli ungheresi ed ottiene dai veneziani il ripristino dei sui antichi diritti sull’isola.

Segue un periodo incerto e nel 1311 Zara appog-giata dagli ungheresi, preme sugli abitanti dell’isola che chiedono e ottengono un rettore veneziano. Zara, però, espugna ancora una volta Pago, incendia e rade al suolo Cissa, un importane caposaldo dell’isola. Solo nel 1313 i re ungheresi concedono agli isolani un’am-pia autonomia. Nel 1345 gli abitanti di Pago assaltano a loro volta Zara con l’aiuto di Venezia.

Scoppia una nuova guerra veneziano-ungherese ed i veneziani vengono sconfitti nel 1358; Pago viene nuovamente conquistata dagli zaratini che impongo-no loro gravi condizioni, ma re Ludovico I di Ungheria concede loro piena autonomia e Pago può godere dei diritti comunali alla pari delle altre città dalmate. Alla morte di Ludovico, Zara sopprime le libertà comuna-li. Pago insorge e nomina un governo locale al quale

partecipa anche il vescovo, ma Zara saccheggia nuo-vamente l’isola che si appella al re Sigismondo di Un-gheria, che invia sul posto un proprio rappresentante. Seguono oscure vicende: due delegati del re di Unghe-ria vendono Pago a Zara, ma questa riesce ad impos-sessarsi dell’isola solo dopo aver ricevuto il consenso da Ladislao di Napoli, il quale vantava diritti reali sulla Dalmazia. La vendetta di Zara è atroce, imprigiona e tortura numerosi isolani e distrugge le saline e le col-tivazioni.

Nel 1409 l’isola ritorna sotto la protezione della Se-renissima pur conservando la propria autonomia . Da quel momento la città segue le sorti della Repubblica veneta, fino alla sua fine nel 1797.

L’isola gode di un clima è mediterraneo e la scar-sa vegetazione è costituita in prevalenza da oliveti, sempreverdi, fichi e rosmarino L’aridità del suolo non permette grandi coltivazioni e la pastorizia è una delle principali attività dell’isola, infatti famoso è il formag-gio di Pago (paški sir) mentre nel lato sudorientale dell’isola si trovano ancora importanti impianti per la produzione del sale.

Lesina

Lesina è una delle isole più significative della Dalmazia centrale. È circondata dalle isole di Brazza, Torcola, Lissa e

dall’arcipelago delle Spalmadori. Con i suoi 72 km di lunghezza ed una larghezza massi-ma di 10,5 km è la seconda isola della Dal-mazia centrale. Ha una superficie di circa 300 km2, uno sviluppo costiero di 254,2 km, un’altitudine massima di 628 m (il San Nico-la) e conta 11.500 abitanti (dal censimento del 2001). Grazie ad un clima mite, con 2715 ore di sole all’anno e ad una ricca vegetazio-ne mediterranea di palme, agavi, alloro, ro-

smarino, lavanda e salvia, Lesina è diventata un’ambìta meta turistica.

I centri principali dell’isola sono Lèsina città (Hvar), Gelsa (Jelsa), Cittavecchia (Stari Grad), Verbosca (Vrboska) e San Giorgio (Sućuraj). Dal punto di vista am-ministrativo l’isola appartiene alla regione spalatino-dalmata. La città di Lesina è Sede dell’Arcidiocesi di Lesina, Brazza e Lissa.

L’isola di Lesina ha una storia antica: abi-tata già nel 6000 a.C., tra il 3500 ed il 2500 a.C. diventa un centro d’artigianato e com-mercio, famosa per le sue ceramiche che spiccano per le decorazioni vivaci e gli orna-menti mediterranei. Risalgono a quest’epo-

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Veduta di Pago

Nella pagina seguente:La cattedrale di Santo Stefano, eratta nella città di Lesina tra il 500 e il 700 con l’elegante campanile cinquecentesco.

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Faro di San Giorgio di Lesina situato sulla

punta estrema della parte orientale dell’isola.

ca i ritrovamenti rupestri nella Grotta di Marco e in quella di Grabac, dove è stata rinvenuta la più antica raffigurazione di nave in Europa. La località di “Purkin kuk” è famosa per i megaliti. L’isola sarà abitata pri-ma dagli Illiri poi colonizzata dai greci nel IV secolo a.C.. Saranno i greci dell’isola di Paros che nel 385, nel quarto anno dopo i 98.esimi Giochi olimpici, sul sito dell’odierna Cittavecchia, su invito di Dionigi di Sira-cusa a fondare l’antica Pharos, l’unica colonia ionica

nell’Adriatico. Non è da escludere la presenza di altri insediamenti greci sull’isola, specialmente sul posto dove sorge oggi Lesina città, che potrebbe aver dato luogo all’antica Dimos greco-illirica.

Poco dopo il crollo di Siracusa, l’isola è inclusa nel dominio romano e dal 219 a.C. cambia nome in Pharia. In seguito allo sfascio dell’Impero romano d’Occidente, Lesina fa parte dei possedimenti dell’Impero d’Oriente. In questo periodo accresce la popolazione e si costrui-

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scono numerose ville rustiche sull’agro storico e nelle parti orientali dell’isola. All’arrivo delle popolazioni slave, l’isola appartiene al Ducato di Narenta e cambia significativamente la composizione della popolazione. Segue il periodo del dominio croato di Pietro Cresci-miro IV, poi quello dell’Impero romano d’Oriente, del Regno croato-ungherese. Nel 1331 il comune di Lesina, per mettere fine alle incursioni dei pirati di Almissa, chiede protezione al Leone di San Marco e dal 1420 entra a far parte della Serenissima a tutti gli effetti. Per quattro secoli Lesina sarà il prinicipale porto ve-neziano sulla costa orientale dell’Adriatico, conoscerà il periodo d’oro del proprio sviluppo, diventando uno dei centri della letteratura rinascimentale dalmata e costituirà uno dei quattro cenacoli letterari ai quali si formeranno numerosi intellettuali, poeti, scrittori, te-ologi e storici. Inoltre, fino alla comparsa delle navi a vapore, l’isola vanterà una propria flotta commerciale. In quel periodo sull’isola avranno sede i consolati di Grecia, Panama, Stato della Chiesa e Regno di Napoli.

Nel 1797, al crollo della Serenissima, entra a fa par-te dell’Impero asburgico, nel 1806 viene inglobata nel Regno d’Italia di Napoleone e dal 1814 torna sotto la supremazia austriaca.

Con il disfascimento dell’Impero austro-ungarico l’isola entra a far parte del Regno di Jugoslavia. Tali cambiamenti la condurranno ad una profonda crisi economica per cui l’isola si spopola con le emigrazio-ni verso le terre d’oltremare. Nel 1941 passa allo Stato nazionalista croato, dopo il 1945 farà parte della Jugo-

slavia e pi ancora, nel 1992, dello Stato indipendente di Croazia.

Le genti venete vissero soprattutto nel capoluogo e a Cittavecchia. Una piccola minoranza si stabilì a Gelsa e ancora nel periodo asburgico la popolazione di lingua italiana costituiva la maggioranza nelle città di Lesina e Cittavecchia. Negli anni che seguirono la Grande Guerra, molta gente lasciò Lesina per destina-zioni economicamente più ricche e con una forte iden-tità italiana: Zara, le province giuliane, Fiume oppure la vicina Lagosta, unica tra le isole dalmate assegnata all’Italia dal Trattato di Rapallo. Si stemperano così le tradizione di lingua e cultura italiane soppiantate dai nuovi arrivi soprattutto di slavi dal continente o da al-tre isola. Ma qualche anno fa su Lesina è stata fondata una Comunità Italiana, voluta dai pochi connazionali autoctoni e da chi vanta nella prpria vicenda familiare anche radici italiane.

L’isola ha dato all’Italia nel XIX secolo tre patrioti: Francesco Boglich-Perasti, Felice Baylon e Luigi Ma-chiedo. Nel 1879 combattivo rappresentate degli Ita-liani locali è Giovanni Botteri podestà e deputato di Cittavecchia, amico e collaboratore dell’ultimo pode-stà italiano di Spalato, Antonio Bajamonti.

E poi Demetrio di Faro, leader degli illiri dell’epo-ca romana, il petrarchista dalmata Paolo Paladini che scrive il suo “Canzoniere” nel 1496, Michele Pellegrini, un altro petrarchista, Gian Francesco Biondi (1574 Lèsina - 1644 Aubonne, Berna, Svizzera), autore del primo romanzo italiano e Giovanni Soglian, provvedi-

tore agli studi nel periodo 1940-1943, fucilato nel 1943 a Spalato dai partigiani comunisti. Originario di Citta-vecchia è don Simeone Gliubich, autore del Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia.

Nel centro della piazza principale di Lesina città si trova la tipica vera da pozzo veneziana del 1529, restaurata nel 1780 e nel 1830. Sul lato settentriona-le della piazza domina l’antico Arsenale, splendido esempio d’architettura dell’epoca, attivo già nel 1311 per soddisfare la necessità dei veneziani di disporre di un luogo adatto per la riparazione delle navi in mezzo all’Adriatico. Nel 1600 l’Arsenale conta trenta galere che stazionano a Lesina, la più importante base navale veneziana sull’Adriatico orientale e scalo per tutte le navi in transito per e da Levante. Sulla facciata poste-riore dell’Arsenale, sopra la porta, spicca un leone con lo stemma del castello di Lesina, probabilmente opera di Gian Girolamo Sanmicheli. Nel 1612 Pietro Semite-colo, conte di Lesina fa rialzare di un piano l’Arsenale e lo adatta alla funzione di teatro, creando così una delle prime sale teatrali comunali d’Europa, in uso fino al 1796. Nel 1455 i veneziani avevano iniziato la costruzione del porto per dare ricovero durante l’in-verno alla propria flotta nell’Adriatico orientale. Sul lato nord orientale della piazza si trova la Torre dell’O-rologio, costruita nel 1466 in stile tardo gotico, mentre accanto alla Torre vi è la Loggia civica, con sette ar-cate, costruita nel 1479 sul luogo di un’antica loggia e ricostruita tra il 1540 ed il 1550 da Sanmicheli in stile rinascimentale veneziano. Sarà restaurata ancora una

volta nel 1906 da Simeone Marchi, maestro locale, che trasferisce i due grandi leoni marciani, dal demolito Palazzo del Conte, nel fianco occidentale della loggia. Altri palazzi importanti a Lesina città sono il Palazzo Gazzari (XVI secolo), l’incompiuto Palazzo degli Et-toreo (XV secolo), il Palazzo Paladini (XV secolo), il Palazzo Giaxa (1475) e, tra le numerose chiesette, la Cattedrale di San Stefano, santo protettore della città.

Nel centro dell’isola si possono ammirare i resti di numerose costruzioni illiriche e greche, tra le quali la più significativa è la fortificazione di Tor, risalente al IV – III secolo a.C. realizzata con grandi blocchi di pie-tra. A Civitavecchia, l’antica Pharos greca, una delle più belle costruzioni è senz’altro il sontuoso Palazzo Ettoreo, che il nobile umanista Pietro Ettoreo fa co-struire sui propri disegni tra il 1520 ed il 1596. Sull’iso-la sorgono tantissime chiese, alcune conservano opere di importanti maestri veneziani quali Tintoretto, Vero-nese, Bellini ed altri.

Nella bella stagione su Lesina fiorisce la lavanda che assume rilevanza economica per l’isola accanto alle altre colture agricole mediterranee e alla pesca. Ma lo sviluppo economico odierno poggia principal-mente sul turismo. Importante anche la produzione del vino in parte su un terreno sabbioso che non fu in-teressato dalla filossera nell’800. I vitigni sulla parte meridionale dell’isola sono famosi per la varietà nota col nome di Plavac Mali, col quale si produce un vino rosso, mentre le zone centrali sono celebri per i vini bianchi.

Piazza di Santo Stefano,

affacciata al mare con il monumentale arsenale

veneto terminato nel 1611. Dal 1612 è

stato annesso il più antico teatro comunale

d’Europa.

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Il bastione centrale, uno dei quattro del castello di Lesina, noto anche come

Cittadella, “Fortizza” o Forte spagnolo. Poco

al di sotto della cornice superiore, un leone

marciano scolpito intorno al 1551.

Il campanile di San Marco eretto nel 1550. Sullo sfondo la Chiesa di Santo Stefano.

Leone marciano “in moleca” del 1475 tra due scudi gentilizi, su una vera da pozzo ottagonale a Lesina città.12 13

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Le mura merlate erette nel 1278 e la Cittadella

eretta sui resti di un antico castelliere illirico.

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Uno dei bastioni del sistema difensivo di Curzola.

Curzola

La Storia di quest’isola coincide inizialmente con quella degli antichi illiri che popolano l’intera Dalmazia e i territori continentali fino alla Drina

ed alla Sava. Il primo scritto ritrovato a Curzola è de-nominato Stele di Lumbar da, un frammento di lapide greca del IV sec. a. C. sco perta durante gli scavi del

1887 presso l’antico convento di S. Giovanni a Lumbar-da, nei dintorni della città, che testimonia l’esistenza di un importante insediamento di mercanti greci. Il nome più antico dell’isola è Korkyra Melaina, e poi in latino Korcira Nigra, che i naviga nti le diedero perché appariva di colore scuro per la sua ricca vegetazione boschiva. I primi insediamen-ti Greci risalgono almeno al III sec. a. C. e sono

seguiti da quelli, ben più corposi, dei romani che imposero il loro dominio su tutta la Dalmazia, a prezzo di dure lotte con le tribù ed i principi il-lirici: le guerre illiriche e dalmatiche che ebbero luogo nei due secoli che precedono la venuta di Cristo. Alla fine l’intero popolo illirico, in par-ticolare quello della costa e delle isole, accetta la superiore cultura romana fino a diventarne

un fiero difensore. Curzola entra a far parte del Regno latino di Dalmazia e resta per vari secoli in bilico tra il mondo latino e quello greco, che ha il soppravvento dopo la fine dell’Impero d’Oc-cidente e che protegge l’isola dalle invasioni dei barbari. Dopo il VII d.C.,quando gli avari e gli slavi consolidano la loro pre senza nei territorio continentale dei balcani e di parte della Dalma-

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zia, le popolazioni croate dei narentani iniziano ad insediarsi anche a Curzola ed in alcune isole vicine della Dalmazia che mantengono la loro prevalente natura illirico-romana. Il pericolo isla-mico costituisce un elemento determinante per la nascita del secondo e medievale Regno di Dalma-zia in cui le vari popolazioni slave si integrano con quelle di cultura latina, grazie alla saggia politica della Serenissima di Venezia che favorisce questo processo di aggregazione che da’ ottimi risultati genetici:la popolazione dalmata, per quanto ri-guarda l’aspetto fisico, è considerata tra le più belle del Mediterraneo.

Nell’Isola ancor oggi si celebra con una danza guerriera dell’alleanza delle popolazioni curzola-ne con Venezia che la salvaguardano dall’invasio-ne islamica. Dopo l’anno 1000, Venezia protegge Curzola e le altre isole dalmate dalle scorrerie delle flottiglie saracene, turche ed islamiche e dall’invasione del Regno d’Ungheria che abban-donerà l’intera Dalmazia appena nel 1409 dopo essersi insidiato anche a Curzola senza lasciare però segni duraturi negli usi e costumi isolani. Per ben quattro volte l’Isola di Curzola firmerà quattro distinti Atti di Dedizione a Venezia, per-ché la Serenissima non riuscirà prima del XIV sec. a proteggere l’Isola dagli sconvolgimenti politici del tempo. La più lunga e l’ultima presenza vene-ziana, dal 1420 al 1797, imprime a Curzola, la cul-tura, signorilità ed intraprendenza veneta e segna il carattere della popolazione che in gran parte si conserva ancor oggi. Geograficamente l’isola si estende con il suo asse maggiore da Ovest verso

Est per una lunghezza di 50Km e la sua larghez-za varia tra 5 e 8 Km. La città di Curzola si trova all’estremo est, dirimpetto alla penisola di Sab-bioncello e ad un monte alto quasi 1000 m che la pone al riparo dai venti di levante conferendole un clima mite per tutto l’anno. Una strada percorre in senso longitudinale l’intera isola collegando la città con i centri minori. Tutta l’isola è coperta da una lussureggiante vegetazione, da boschi di pini e pinastri, lecci e mirti, ginepri e corbezzoli. Le spiagge sono numerose, di diversa conformazio-ne e di rara bellezza. L’isola è a misura d’uomo ed in qualunque parte ci si trovi non manca mai un panorama di natura incontaminata. Curzola offre al visitare molti splenditi edifici, frutto di una antica e originale architettura veneta.

Tra questi la piazza antistante la cattedrale che costituiva un tempo il centro della città, posizio-nata nel lato sud della piazza. Risale al XIV secolo ed era originariamente costituita da tre navate con il campanile innestato su quella di sinistra, opera dell’italiano Correr, mentre i dei curzolani Marco Andrich e Marco Milich-Pavlovich aggiun-sero sul fianco sinistro una quarta navata dedicata a san Rocco, con un pregevole altare barocco. La facciata della cattedrale, come tutto il complesso, ri flette stili diversi che vanno da quello pugliese al gotico fiorito e al primo rinascimento. Il campanile risale al XII-XIV secolo per la parte inferiore che è molto semplice ma guadagnando altezza diven-ta sempre pin ricco ed ornato. Fu ultimato nel XV secole e vi lavorarono Marco Andrich, Rateo Brai-covich e Rateo Ivancich. Nella cappella dell’alta-

re settentrionale si vedono tre quadri del pittore vene ziano Carlo Ridolfi, risalenti al l642. Alle spalle dello altare si ammira una grande pala del Tintoretto. Nell’absi de della navata meridionale si trova la più bella icona di Curzola, la Madonna di Badia del XIII secolo e una grande Annunciazione del Tintoretto.Di notevole valore architet tonico il palazzo Ismaelis con il suo armonioso cortile rina-scimentale dove si possono ammirare il pozzo, la sca linata e belle balconate disposte su due piani. Poco lontano troviamo palazzo Arneri con i bei po-tali al piano terreno ed al primo piano.

Nel cortile in stile rinascimentale barocco vi è posta la cisterna con lo stemma di famiglia ed in una nicchia nel muro della facciata si trova il bu-sto del generale veneziano Ugo Foscolo al quale in altro sito è dedicato anche un arco di trionfo. La scalinata che porta al piano superiore conferisce particolare fascino a ,questo cortile. Di notevole pregio le opere conservate nel bel palazzo che ospita il museo cittadino dove si possono ve dere cimeli della storia cittadina. Fra tutti merita ci-tare il calco dello Psefisma di Lumbarda. Una vi-sta ai camminamenti delle mura e dei bastioni ci riporta a tempi molto antichi quando Curzola ri-copriva una posizione di primo piano del sistema difensivo veneziano.Presso l’isola si svolse anche la nota battaglia di Curzola tra genovesi e vene-ziani l’8 settembre 1298 in cui Marco Polo rimase prigioniero dei genovesi.

Nelle vicinanze della cattedrale di San Marco evangelista, si può visitare quella che viene fatta passare per la casa natale di Marco Polo.

Panoramica dell’isola di Curzola dal mare.

Nella pagina seguenteleoni con il libro aperto

caratteristici in tempo di pace.

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La porta centrale fortificata che immette nel centro abitato.

Il Duomo di Curzola.

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Leoni Veneziani

Patrimonio Veneziano in Dalmazia

Città cariche di storia, fascino e mistero al cui interno risuona l’eco del nostro passato che ancora vive

Zara

Idassa, Diadora, Jadra, Jadera, Zadra, Zara oggi Zadar era originariamente un’ isola, poco distan-te dalla costa, alla quale fu ben presto collegata.

Risulta abitata fin dal Neolitico, come testimoniano importanti reperti trovati negli scavi a Puntamica e a Borgo Erizzo alla periferia della città, che sono con-servati nel Museo archeologico, unitamente agli arredi di numerose tombe risalenti all’Età del bronzo e del ferro. Fonti storiche antiche sostengono che la città esistesse fin dal X secolo a.C. e l’Imperatore Costantino Porfirogenito sostiene che Zara era più antica di Roma.

Diventa ben presto la città di riferimento delle po-polazioni illiriche della costa, i Giapidi e soprattutto i

Liburni, famosi navigatori che per primi adottarono il timone sulle navi dette Liburnae che svolsero un ruolo importante nelle battaglie navali del re illirico-dalma-ta Demetrio di Faro e poi in quelle di Giulio Cesare e di Augusto. Con l’integrazione delle popolazioni illiriche nella cultura latina, la romana Jadera entra a far parte del Conventum di Scardona, città alle foci del fiume Tizio, oggi Cherca, poco distante dall’odierna Sebeni-co. I romani lasciano numerosi segni a testimonianza dell’importanza che la città rivestiva, tra i quali i re-sti di un imponente Foro romano, del Campidoglio, di vari monumenti come la Colonna di piazza delle Erbe, detta “infame” perché nel medioevo vi si legavano i malfattori per essere fustigati, e di numerosi capitelli, sarcofaghi, are sacre e basamenti finemente scolpiti.

Dopo l’assassinio di Giulio Nepote, l’ultimo Impera-

tore romano d’Occidente e re di Dalmazia avvenuto nel 480 d.C. nell’odierna Spalato, Zara resiste alle invasio-ni degli Avari e degli slavi del VII sec, grazie al podero-so sistema difensivo, allo spirito combattivo e all’attac-camento della sua popolazione alla civiltà ed alle leggi di Roma. La città non riesce, però, ad impedire che si stanzino nei territori vicini alcune popolazioni slave, ma mantiene la propria identità, le leggi e lo statuto civico perché può contare sull’ appoggio dell’Impero Romano d’Oriente e, successivamente, della Serenissi-ma, quando Venezia sostituisce gradualmente Costan-tinopoli nell’Adriatico orientale.

In Dalmazia non si avverte l’esistenza di un vero e proprio scontro tra veneziani e romani orientali e, in particolare, a Zara si percepisce la Serenissima come la continuatrice della romanità di stirpe italica e l’Im-pero d’Oriente come una romanità di stirpe greca an-che se in Dalmazia si adotterà con riluttanza il termine “bizantino”, promosso dai corolingi desiderosi di attri-buire l’esclusività della grande tradizione latina al loro Sacro Romano Impero, in realtà di stirpe germanica e quindi continentale.

Zara è al centro tra gli scontri che vedono da una parte l’Impero romano d’Oriente e la Serenissima che rappresentano la civiltà mediterranea e, dall’altra par-te, il Regno di Ungheria (che ha assoggettato i Regni di Croazia e di Slavonia) ed il SRI. Ambedue questi stati continentali utilizzano le popolazioni slave stanziate nelle campagne della Dalmazia per colpire le popola-zioni illiriche, romane e venete della città. Gli atti di

pirateria prevalentemente dovuti ad elementi slavi, si moltiplicano anche a Zara che, per poter svolgere tran-quillamente i suoi traffici, è costretta a pagare pesanti tributi ai capi dei villaggi vicini. È ormai storicamente certo che dai tempi remoti dei pirati narentani a quelli più vicini dei pirati uscocchi, la pirateria fu costante-mente protetta dagli stati continentali e combattuta da quelli mediterranei, dai romani orientali e soprat-tutto dai veneziani. Dopo l’anno 1000, lo scontro tra SRI ed Ungheria con Venezia diventa palese. I Franchi costituiscono un Ducato autonomo di Dalmazia con capitale Zara e da Venezia parte, il giorno della Sensa, una flotta che accoglierà gli spontanei atti di dedizio-ne delle città dalmate, Zara compresa, che si era unita all’accorata generale richiesta di protezione.

Colomano, il re di Ungheria che ha conquistato la Slavonia e la Croazia e una parte della Dalmazia, con l’eccezione di alcune città ed isole, nel 1107 non riesce a conquistare Zara, ma dopo aver prestato solenne giu-ramento di rispettare lo statuto e le libertà comunali viene ammesso in città.

Non si contano gli atti di alleanza e le ragioni di di-scordia tra Zara, che si sente una capitale, e Venezia che ha la vocazione di sostituirsi all’Impero romano, nei primi tre secoli del secondo millennio. Zara chie-de ripetutamente l’aiuto di Venezia, ma accetta spes-so pressioni e condizionamenti ungheresi. Nel 1198 Enrico d’Ungheria trasferisce a Zara la sua corte che diventa la capitale di uno dei più importanti regni dell’Europa centro orientale. Le reazioni di Venezia

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RENZO DE‘ VIDOVICHRACHELE DONON POGGI

DARIA GARBIN

Facciata trilobata della chiesa di S. Maria con il

suo Campanile

Bastione di San Demetrio con il

caratteristico leone di San Marco

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non sono certo leggere e culmineranno il 24 novem-bre 1262 con il dirottamento su Zara della IV crociata. La città viene espugnata ed il grande quadro di Andrea Vicentino nella sala del Maggior Consiglio del Palaz-zo Ducale testimonia la drammaticità dello scontro. I Crociati soggiornano in città per tutto l’inverno, rovi-nando e distruggendo ogni cosa e il Papa, indignato per le nefandezze compiute contro popolazioni cristiane in nome della Chiesa, scomunicherà, caso unico, i parte-cipanti della IV crociata.

Dopo l’Atto di Dedizione di Zara a Venezia del 1409 e l’uscita dalla scena dalmata del Regno d’Ungheria, la città diventa definitivamente la “fedelissima di Ve-nezia” ed inizia una sincera e proficua collaborazione della Serenissima con le città dalmate che saranno salvate dall’invasione turco-ottomana attuata via terra anche dopo la grande vittoria cristiana sull’Islam av-venuta a Lepanto nel 1571 che stabilisce l’egemonia cristiana sui mari. In questo periodo Zara diventa la capitale del secondo Regno di Dalmazia, un capolavoro della cultura veneta che riunisce in un’unica nazione dalmata le diverse popolazioni croate, serbe, morlac-che, montenegrine, ecc a quelle di matrice latino-veneta, che trovano - pur nella diversità della lingua - un comune denominatore mediterraneo, occidentale, solare, universale e tollerante.

Dalla collaborazione tra i popoli slavi e quelli di ma-trice latino-veneta, nasceranno opere d’arte di grande spessore ed un benessere diffuso, nonostante l’incom-bere del pericolo ottomano che costituisce, anzi, un

collante formidabile per la nazione dalmata. Con la fine della Repubblica veneta, l’intero Regno di Dalma-zia, dopo la breve appartenenza al Regno d’Italia di Na-poleone, sarà incluso nell’Impero austro-ungarico che svolgerà un’azione antitaliana facendo crollare, una dopo l’altra, le amministrazioni civiche in mano croata con la solo eccezione di Zara. Annessa al Regno d’Italia dopo la prima guerra mondiale subirà nel 1943/44, su istigazione dei partigiani di Tito, 54 bombardamenti aerei alleati che distruggeranno l’85% delle abitazioni costringendo all’esodo 80% della popolazione.

Sono rimasti miracolosamente illesi i numerosi campanili di Zara e si sono potute restaurare le nume-rose chiese che ospitano un gran numero di opere d’ar-te di stile veneziano, che erano state messe al sicuro. Sotto le case distrutte dai bombardamenti sono spesso riemersi resti romani che hanno incrementato il patri-monio archeologico cittadino a cielo aperto.

Tra le opere significate vanno annoverate La Chie-sa di San Donato, considerata un simbolo cittadino, la Porta Terraferma di Michele Sanmichieli con i bastioni fortificati, il palazzo della Guardia e la Loggia civica di Giangirolamo Sanmichieli, la Porta Marina e nume-rose chiese tra le quali il Duomo, la Chiesa della Ma-donna della Salute, quella di San Simeone con l’arca d’argento contenente la salma del Profeta e la Chiesa ed il Convento di San Francesco.

Tra le opere civili più significative ricordiamo il piccolo e grande Arsenale veneto, il Bovo D’Antona, i Cinque Pozzi, le Mura del porto ed un gran numero di

Nella pagina seguente:La chiesa di San Donato

con il vicino campanile veneto.

Sopra: leoni di San Marco

restaurati e pronti per essere ricollocati nei

posti originali.

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La Porta Terraferma, con il leone di San Marco

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Sebenico

Città della Dalmazia settentrionale sorge nell’alto medioevo, quando Scardona viene distrutta dai barbari, molti dei suoi abitanti trovano rifugio

sull’estuario del fiume Tizio, che poi assumerà il nome di Cherca. In latino la località è detta Sibinicum, più tardi prevarrà la variante Sebenicum. Nell’anno 1000 è una delle prime città a chiedere la protezione del Doge di Venezia che nomina rettore della città Giovan-ni Cornaro. Nel 1107 Colomano, Re di Ungheria che si annette la Croazia e la Slavonia, si impossessa anche della piccola Sebenico, che però nel 1116 viene espu-gnata dal Doge Ordelaffo Falier. A fasi alterne la città passa dagli ungheresi ai veneziani. Dal 1155 al 1180 Sebenico è bizantina, ma solo nominalmente in quanto vi spadroneggiano i pirati slavi, che Venezia non riesce a contrastare. Nel 1270 le istituzioni comunali ricevo-no un impulso decisivo dall’equilibrio raggiunto tra i poteri aristocratici e quello dei borghesi e dei popo-lani che approvano uno Statuto sul modello italiano. Quando i conti di Bribir i Subié diventa feudatari di un ampio territorio fra Nona ed Almissa ed esercitano una pesante tirannia molti sebenzani chiedono aiuto a Venezia, unica possibile alleata per conservare la loro libertà comunale e sviluppare i loro traffici commer-ciali. Quando nel 1307 eleggono il conte veneto Alvise Morosini, i Subié non si arrendono e fomentano discor-die fra sebenzani e traurini; nel 1319 il bano Mladino

II Subié assedia la città, ma la flotta veneziana accorre in soccorso e libera gli alleati. L’Atto di Dedizione di Sebenico viene solennemente sottoscritto il 1° marzo 1322 nel Palazzo ducale ed il 15 marzo ha luogo a Se-benico la fastosa cerimonia del giuramento di fedeltà. Venezia difende efficacemente i sebenicensi sia dalle mire delle altre città dalmate che dai pirati ed i seben-zani aiutano Venezia contro i genovesi.

La città continua ad essere minacciata dagli slavi dell’entroterra Venezia prende allora le difese della città il 4 ottobre 1343 si giunge ad una pace con le città vicine favorevole ai sebenzani, patrocinata da Venezia. Negli scontri tra Venezia e l’Ungheria, i sebenzani adot-tano un politica ondivaga e nel 1357 si sottomettono al bano ungherese: in cambio ottengono condizioni assai onorevoli e vantaggiose, con il tacito consenso venezia-no, il 18 febbraio 1358, con la pace di Zara viene forma-lizzata la rinuncia di Venezia ai suoi diritti su Sebenico a favore dell’Ungheria. Nel 1412 i popolani conquistano il potere, espellendo i nobili filo-ungheresi e prometto-no fedeltà a Venezia. Il Senato veneto risponde positi-vamente ed il 30 ottobre 1412 si stipula un nuovo Atto di Dedizione, che i sebenzani hanno sempre rispettato anche quanto nel 1514 alcuni nobili si dichiarano fau-tori della Lega di Cambrai e sono subito espulsi. Non cessano, però, Le lotte contro i bani croati e solo con la pace di Praga del 1437 Sebenico diventa incontesta-bilmente veneziana fino al 1797. Come in tutte le città dalmate anche qui numerosi sono i monumenti, case e fortificazioni in stile veneto. L’imbocco del canale di

La cupola del Duomo dell’Orsini.

La piazza del Duomo.

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San Antonio è dominato dal forte di San Niccolò co-struito del Sanmichieli, le mura, in parte ancora visibi-li con qualche leone sfuggito alla distruzione, salgono dal mare e racchiudono la città in un triangolo.

Il celebre Duomo un vero gioiello dell’architettu-ra tutto in marmo, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità la cui costruzione è iniziata nel 1431 vo-luto non solo dai sebenzani ma anche dai veneziani, è stato realizzato da Giorgio Orsini da Zara che all’epoca lavorava in Dalmazia e a Venezia. Dopo l’Atto di Dedi-zione a San Marco progredisce e si abbellisce. Rinnova le facciate di propri palazzi e le strade assumono uno stile che ricordano le calli veneziane. Grazie a Venezia, Sebenico diventa una delle città più importanti della Dalmazia, riesce a superare le diverse epidemie di pe-ste che funestano le città medievali e a mantenere le proprie libertà comunali difendendosi dalle bellicose incursioni ottomane.

La Serenissima ha un occhio di riguardo per questa città ed invia i più qualificati comandanti e ingegneri militari, che costruiscono poderose fortificazioni mai espugnate, come il forte Sant’Anna. L’stituzione di pre-sidi sanitari contrastano validamente le epidemie e si provvede alla bonifica di numerosi appezzamenti di terreni paludosi del circondario.

L’impronta veneziana è presente in tutta l’area se-benicense. Dopo la caduta di Venezia, Sebenico fino al 1805, insieme a tutto il resto della Dalmazia passa nei domini della Casa d’Austria, con una parentesi che inizia nel 1806 quando Napoleone include l’intero Regno di Dalmazia nel suo Regno d’Italia con capitale Milano, per poi ritornare, dopo il Congresso di Vienna, nel Regno di Dalmazia incluso nel nesso dell’Impero

asburgico.Sotto, palazzo vescovile con reperti romani

provenienti dalla vicina Scardona.

Nella pagina seguente la chiesa di Santa Barbara.

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Traù

Fondata dei greci di Siracusa, Tragurion diventa colonia romana con il nome di Tragurium. As-sume importanza dopo la distruzione della vici-

na Salona, allora capitale dell’Impero e seconda città dopo Roma, avvenuta da parte degli Avari nel VII sec. d.C, perché vi confluisce un gran numero di profughi salonitani che danno un forte impulso alle attività cul-turali, religiose e commerciali. Dopo Odoacre e Teo-dorico, che includono l’intero Regno di Dalmazia nel nascente Regno d’Italia fa parte dell’Impero romano d’Oriente. Dalla fine del IX secolo anche Traù, come gli altri centri costieri della Dalmazia e perfino alcuni im-portanti mercanti di Venezia, e sono costretti a pagare ai pirati narentani un tributo per garantirsi la libera navigazione e la circolazione delle merci.

Dopo la spedizione veneziana in Dalmazia iniziata nell’anno 1000, i traurini accolgono festosamente la flotta veneta venuta a difenderli dai pirati che saranno presto sconfitti. Traù resta formalmente con Costanti-nopoli, ma nel 1064 è costretta con la forza a ricono-scere la supremazia di Pietro Cresimiro, re dei croati sceso in Dalmazia per breve tempo. Nel 1075 si rivol-ge al conte normanno Amico di Giovinazzo per essere liberata dall’oppressione slava. Ma il doge Domenico Salvo interviene con una flotta consistente e costringe alla ritirata sia i normanni che i croati e l’8 febbraio 1076 la città sottoscrive un Atto di Dedizione a Vene-

zia nel quale Traù garantisce che nessun suo cittadino darà aiuto in Dalmazia ai normanni o ad altri stranieri, pena la vita e la confisca dei beni.

Dal 1076 al 1089 Traù fa parte del Regno di Dalma-zia unito, per breve tempo, a quello di Croazia sotto l’e-gida della sovranità bizantina e del protettorato vene-ziano. Nel 1097 Colomano, re d’Ungheria, conquistata l’intera Croazia e si ripropone di isolare Costantinopo-li, accerchiare Venezia ed impadronirsi della Dalma-zia. Traù conferma, in forma iscritta, agli ambasciatori inviati per l’occasione a Venezia l’assoluta fedeltà ed il sostegno militare alla Serenissima. Nel 1107 a Coloma-no è riconosciuta obtorto collo la sovranità anche su Traù, alla quale, sono peraltro riservati alti privilegi e franchigie.

Si apre, quindi un lungo oscuro, incerto e difficile periodo in cui la sovranità della città passa più volte a Venezia, all’Impero d’Oriente e all’Ungheria. Traù subisce l’onta del sacco da parte dei saraceni che ne distruggono le mura e le fortificazioni. Anche i conti croati Subic di Bribir fanno talvolta pesare sulla città un’insopportabile tirannia feudale fino a che, nel 1315 Traù si rivolge nuovamente a Venezia, che le restitu-isce la libertà. Per breve tempo la Serenissima è co-stretta a riconsegnarla al bano di Croazia.

Il popolo di Traù, stanco di subire le più diverse prepotenze feudali, decide di sottoscrivere il 13 aprile 1322 un solenne Atto di Dedizione a Venezia firmato dai suoi delegati «spontaneamente, liberamente e in concordia, per il bene e il salutare stato della città»;

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Veduta panoramica della Città di Traù

Nella pagina seguente la cattedrale di San

Lorenzo a Traù, in tipico stile veneziano

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alla presenza del Consiglio e del Comune di Venezia il doge Giovanni Soranzo concede notevoli privilegi alla città ed assicura il rispetto delle liberà comunali e del-lo statuto civico.

Il 9 luglio 1357, ripetutamente assaltata dagli un-gheresi, Traù è costretta a congedare il conte venezia-no, ma non si arrende al nemico e nomina due podestà neutrali provenienti da altri stati italiani. Con la pace di Zara del 18 febbraio 1358 Venezia cede anche Traù a re Lodovico I, che impone forti limiti all’autonomia comunale e numerosi tributi. Nel 1378 la flotta vene-ziana non riesce a riconquistare la città, presidiata dai genovesi alleati di Lodovico. Sommosse anti-ungheresi si verificano nel 1386 e 1387, ma la Città deve sotto-mettersi nel 1390, sia pure per breve tempo al re di Bosnia Tvrtko I e già nel 1393 il successore Stefano Dabiša la cede a Sigismondo d’Ungheria. Nel 1402 i traurini pagano a Ladislao d’Ungheria pesanti tributi ma riescono a evitare che costruisca un suo castello nel territorio comunale.

La città viene, quindi, conquistata da Sigismondo e deve difendersi dalle prevaricazioni del suo rappre-sentante: il duca bosniaco Hervoje. Dopo la pace del 9 luglio 1409 tra Venezia e Ladislao, Traù resta assog-getta a Sigismondo che resiste agli attacchi veneziani anche in epoca successiva alla dedizione a Venezia di Sebenico avvenuta nel 1412. Infine, Il 22 giugno 1420 il presidio ungherese di Traù, si arrende dopo 16 giorni di assedio, alla flotta veneziana e da quel momento la città rimarrà fedele a Venezia per 377 anni fino al 1797, data funesta che segna la scomparsa della Serenissi-ma. Per la su bellezza dai turisti è nominata, in Dalma-zia, piccola Venezia. Infatti il turismo è certamente la maggior fonte di sostentamento per la città. Il suo cen-tro storico risale al XIII secolo e comprende ben dieci chiese, tra cui la più famosa è quella di San Lorenzo. Tra i monumenti, tutti gioielli in stile veneziano, ricor-diamo la Loggia pubblica, la loggia della Pescheria, il Castello del Carmelengo, il Maschio di san Marco, la Torre dell’Orologio, la Chiesa di San Nicola con l’an-

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Nella pagina precedente: ingresso della Cattedrale di San Lorenzo con il portale del Radovano con il leone considerato una delle più riuscite opere d’arte

sotto:

sede del Municipio

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Page 18: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Spalato

Spalato è la più grande e, con Zara, la più impor-tante città della Dalmazia. Con i suoi 221,456 abi-tanti (2007) è capoluogo della Contea spalatino-

dalmata, sede universitaria e arcivescovile.È nata dal ed intorno al palazzo di Diocleziano nel

momento in cui Giovanni da Ravenna, il primo Arci-vescovo di Spalato, vi trasferisce da Salona l’Arcive-scovado, “ripulisce” il mausoleo imperiale dagli “idoli pagani”, lo consacra all’Assunta, vi colloca le reliquie dei martiri salonitani Doimo ed Anastasio e trasforma il tempio di Giove in Battistero di San Giovanni.

Nel periodo tra il 285 ed il 305, sul posto dell’antico piccolo insediamento dei pescatori greci, Diocleziano costruisce il suo palazzo, opus quadratum simile al castrum accampamento militare romano, alto 18m e spessa 2m, grande 216m (est ed ovest) x 175m (nord) x 181m (sud), rinforzato da vari torrioni quadrati e quattro porte, affiancate da torri a base ottagonale.

Nel VII secolo d.C. gli abitanti della vicina Salona, già colonia greca e popolosa città romana seconda per grandezza nella Roma imperiale, per sfuggire alle incursioni degli Avari e degli Slavi, si rifugiano fra le mura del palazzo, fondando così la città di Spalatum. Forse il nome odierno della nuova città-palazzo deriva proprio dal latino palatium.

Si susseguono i vari domini sulla città. Fa parte dell’Impero romano d’Oriente, all’interno del quale la

città riesce a conservare una certa autonomia. Segue un breve capitolo del Regno Croato, diventato presto Regno Magiaro-Croato, nel contesto del quale la città mantiene l’autonomia comunale, ha pochi anni d’indi-pendenza, quindi fa parte per oltre quattro secoli dei domini della Repubblica di Venezia, che le lascia in eredità numerose vestigia. Dal crollo della Serenissi-ma nel 1797 è all’interno del Regno d’Italia di Napole-one ed, infine, dal 1814 è governata dell’Impero Asbur-gico. L’Impero Ottomano invece non è mai riuscito a conquistarla.

Durante il dominio della Casa di Vienna ed, in parti-colare dal 1848, cresce la diffidenza austriaca verso la componente italiana della popolazione della città vista come pericolo per l’integrità dell’Impero. Per questo motivo il Governo austriaco favorisce il formarsi della coscienza nazionale croata, l’apertura di scuole in lin-gua croata, la chiusura di quelle italiane, il che unito all’affermarsi dei partiti croati porterà alla rapida di-minuzione della componente italiana.

L’influenza latina, dalmatoromana, veneta ed italia-na persiste nei secoli grazie agli scambi commerciali. È forte l’influsso del mondo veneziano che tra l’altro comporterà il graduale passaggio dal dalmatico, dialet-to romanzo neolatino, al veneto divenuto lingua franca del Mediterraneo orientale. Accanto ad un costante aumento della componente croata, la comunità italia-na accresce anche grazie alle immigrazioni dalla peni-sola. Fino al periodo austriaco la situazione linguistica di Spalato è molto complessa e si divide per naziona-

Scorcio sul Peristilio. In primo piano l’arcata

di stile sirano, sullo sfondo

il monumentale Protiro. Sulla sinistra,

la facciata del palazzo gotico-rinascimentale

Grisogono-Cipci.

Nella pagina seguente:la Porta Aurea, l’ingresso

principale al palazzo imperiale situato sulle

mura settentrionali. Da qui partiva la strada per

Salona, seconda città dell’impero Romano.

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lità e per classi sociali. Lingua ufficiale e della cultura è l’italiano, sostituito dal croato appena nel 1912 ed è utilizzato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia, men-tre la piccola borghesia e gli artigiani si esprimono prevalentemente in dialetto veneto. La popolazione croata è sostanzialmente bilingue, utilizzando il ciaca-vo, variante dialettale del croato, nell’ambito familiare e del piccolo commercio, ed il dialetto veneto (o l’ita-liano, a seconda del grado di istruzione) come lingua franca di comunicazione.

A dispetto delle vicende storiche, nella città so-pravvive ancor oggi una piccola ma radicata minoran-za autoctona italiana che dai primi anni novanta si è costituita in Comunità degli Italiani. In città opera una sede della Dante Alighieri, molto attiva in ambito culturale, ed è istituito il Centro di Ricerche Culturali Dalmate tutelato dalla Regione Veneto che nel settem-bre del 2009 inaugurerà il Liceo Informatico Lingui-stico Leo nardo da Vinci, con l’insegnamento anche in lingua italiana. Spalato è sede di un Consolato Italiano molto attivo nella tutela e valorizzazione della cultura e del patrimonio latino, veneto e italiano del territorio.

Il Palazzo di Diocleziano e molti altri monumenti d’epoca romana e successive sono giunti intatti fino ai giorni nostri, come il peristilio, la porta Aurea, il tempio di Kybele e quello di Venere, la Chiesa di San Teodoro, quella di San Martino, numerosi palazzi nobi-liari rinascimentali e palazzi pubblici costruiti in stile veneto. All’interno del Palazzo si trova la Cattedrale con il suo celebre campanile, costruito nel corso di 300

anni ed alto 60 m. Il Duomo, originariamente mausoleo dell’imperatore Diocleziano consacrato in chiesa nel VII secolo, deve il suo nome a San Doimo, protettore della città, che si celebra il 7 maggio. Le gallerie, situa-te sul lato conservato del Palazzo, ospitano numerose manifestazioni culturali, come le Serate di Diocleziano e vari festival di musica classica e sono la fedelissima copia del sovrastante appartamento imperiale, radi-calmente trasformato nel corso dei secoli. Nel pieno centro della città vi sono le terme con la propria fon-te delle acque sulfuree curative utilizzate dallo stesso Diocleziano.

Nella parte settentrionale del palazzo avevano i propri aqquartieramenti il personale e l’esercito, men-tre la parte meridionale era riservata all’Imperatore. Era fornito di acquedotto che portava l’acqua dal fiu-me Giadro, in uso ancor’oggi. Nel palazzo funzionava anche una fabbrica di lana. Nel 480 qui venne assas-sinato l’ultimo Imperatore romano d’Occidente, Giulio Nepote. Il palazzo tardo antico è il più grande e meglio conservato nel mondo, dal 1979 parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco ed è l’unico edificio del suo genere ancora abitato, da ben 1700 anni.

Il periodo d’oro della città inizia nel momento in cui la Serenissima, su spinta dell’ebreo spagnolo converti-to al cristianesimo Daniele Rodriguez, fonda nel 1583 il Lazzaretto, e diventa scalo merci da e per l’Oriente, e tale rimane finché non passa sotto il dominio asburgico agli inizi dell’800.

A Spalato sono legate molte personalità che si sono

distinte nell’arco della storia. Ricordiamo alcuni di loro: Tom-maso Arcidiacono (XIII sec., storico), Marco Marulo (XV sec. poeta ed umanista), arcivesco-vi Marc’Antonio de’Dominis e Stefano Cosmi (fondatore del Seminario – Ginnasio nel quale studieranno anche Niccolò Tom-maseo, Ugo Foscolo, Francesco Carrara, Ivo Sanader), France-sco de’Suppè Demelli (XIX sec., compositore), Francesco Carra-ra (XIX sec., archeologo), Fran-cesco Lanza di Casalanza (XIX sec., medico, filosofo, podestà), Antonio Bajamonti (XIX sec., l’ultimo podestà italiano di Spa-lato), Giorgio Politeo (XIX sec., filosofo e pedagogo), Ercolano Salvi (XIX-XX sec., Senatore del Regno d’Italia), Lino Mau-pas (XIX-XX sec., venerabile), Giuseppe Lallich (XIX-XX sec., pittore), Francesco Rismondo (XIX-XX sec., Md’OVM), Anto-nio Tacconi (XX sec., Senatore del Regno d’Italia) Louis Cuke-la (XX sec., combattente della Grande guerra, pluridecorato da vari stati), Enzo Bettiza (scrit-tore), Ivo Sanader (primo mini-stro dell’odierna Croazia).

La città è collegata oggi con il resto del mondo da un aeropor-to. Dal porto si raggiungono le isole dalmate ed altre principali città come Ragusa, Zara, Fiume, Ancona e Pescara, quest’ultime due gemellate con la città. Dal 2005 Spalato è collegata con la rete autostradale croata. La zona è conosciuta anche per l’ot-tima offerta gastronomica della tipica cucina dalmata, leggera e genuina a base di pesce alla griglia o in brudetto, piovra sotto la campana, ma anche la miti-ca pastizada (carne) dalmata, il prosciutto crudo, l’agnello ed il rinomato e raro formaggio di Brazza, i croccanti crostoli dal-mati, le fritule, la rosada ed il paradisetto, dolci tipici della zona, accompagnati dal prosec-co, nome locale del passito vin santo. Famosi anche la grappa aromatizzata alle erbe, l’olio d’oliva di varie isole ed il mie-le di Solta, che andava spedito, secondo la storia, alla tavola di Napoleone.

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Il campanile della cattedrale è il simbolo

principale della città

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Page 20: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Resti delle mura orientali. Il Decumano immette alla Porta Argentea e divide il palazzo in parte meridionale, legata all’imperatore ed in quella settentrionale riservata agli alloggi dei pretoriani.

Nella pagina seguente: veduta del campanile romanico-gotico di San Doimo.

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DALMAZIA MONTENEGRINA

Page 21: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Le torri nella panoramica della mura.

Ragusa

La città di Ragusa sorge su un’isola con alte scoglie-re rocciose quando la città illirico-greco- romana di Epidauro viene distrutta da un maremoto defi-

nito in termini attuali una “zunami dell’Adriatico”. Vengono costruite delle possenti mura ed un castel-

lo, pervenuti intatti fino ai nostri giorni, perché non sono mai stati espugnati. La storia di Ragusa è simile a quella della Serenissima.

Entra nell’Impero romano d’Oriente e la popolazio-ne è dedita soprattutto alle attività marinare, armato-riali e commerciali grazie alle quali la città acquista sempre maggior importanza. Parallelamente a quanto

avviene per Venezia, Ragusa vede allentare i propri rapporti con Costantinopoli e trova difficoltà nel con-trastare le scorrerie dei pirati narentani, per cui chie-de il supporto di Venezia.

La vita di questa città dipende da un abile equilibrio tra tre potenze che gravitano in quella zona: l’Impero d’Oriente, la Serenissima e l’Impero ottomano. L’abili-tà della diplomazia ragusea, i grandi mezzi finanziari di cui riesce a disporre, una flotta di prim’ordine, una moneta accettata da tutti i paesi del Mediterraneo e l’inespugnabilità delle proprie mura sono elementi che consentono a Ragusa di prosperare per molti se-coli. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente diventa una repubblica indipendente con uno stemma

dove campeggia la scritta Libertas. Il cuore è vicino a Venezia con la quale però è in attrito per ragioni di concorrenza commerciale, le leggi adottate sono quel-le dell’Impero romano d’Oriente considerato in Dalma-zia il continuatore dell’Impero Romano d’Occidente, i mezzi finanziari provengono dai privilegi concessi dall’Impero ottomano che non riuscirà mai a privare la fiera Repubblica ragusea della libertà, dell’autonomia e dell’indipendenza.

Per dividere i possedimenti dalmati di Venezia da quelli della Repubblica di Ragusa, l’Impero ottomano arriverà a costituire una striscia di pochi chilometri che oggi si chiamerebbe “zona cuscinetto”, tra i due confini per evitare i continui contrasti e zuffe tra i

mercanti veneziani e raguesi. Questa striscia esiste ancor’oggi e crea non pochi problemi alla Dalmazia croata: per andare da Spalato a Ragusa è necessario attraversare un tratto di costa larga non più di tredici chilometri che sbocca nel porticciolo di Neum che è passato dall’Impero ottomano alla sovranità dell’at-tuale Bosnia Erzegovina, interrompendo la continuità territoriale della Dalmazia.

E’ noto che, quando si è posto il problema di allun-gare l’ autostrada da Spalato a Ragusa, il Governo cro-ato ha dovuto stanziare una somma cospicua per costi-tuire un ponte tra la terraferma e la vicina penisola di Sabbioncello (Peljsak) suscitando le ire della Bosnia che teme che il ponte ostacoli l’entrate delle navi nel

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suo porto di Neum.

La sottomissione ai turchi dei territori balcanici alle spalle di Ragusa, (gli attuali Bosnia Erzegovina, Mon-tenegro e Serbia), inducono molte popolazioni slave a cercare riparo in Dalmazia e Ragusa concede ad un gruppo numeroso di fuggiaschi di soggiornare e vivere nel bosco di querce (nell’antica lingua slava chiamato Dubrovo), con facoltà di entrare in città solo di giorno per espletare i lavori più umili. Non è chiaro se questa popolazione sia stato denominata Dubroni ed abbia dato il suo nome dal quarceto dove si era sistemata o abbia assunto il nome perché abitava dal querceto. Certo è che il Regno di Jugoslavia, sorto dopo la prima guerra mondiale, modifica il nome di Ragusa in Du-brovnik e tutt’ora vi è un inspiegabile divieto di chia-

mare questa città con il suo millenario nome Con il passare del tempo vengono ammessi in cit-

tà molti dubroni e si celebrano non pochi matrimoni misti, ma la Repubblica di Ragusa inizialmente parla il Dalmatico un lingua illirico-romanza e fa propria la lingua italiana. Appena nel 1500 vi è traccia di un dia-letto slavo-latino come è documentato dalla pubblica-zione a Venezia, sempre molto liberale e comprensiva con la cultura slava, di alcuni libri ragusei scritti in linguaggio dalmattino.

Ritornando ai rapporti Ragusa-Venezia, va ricordato che il 13 gennaio 1232 Ragusa sottoscrive solennemen-te l’Atto di Dedizione alla Serenissima ed un conte ed un arcivescovo veneziani stazionano nella città di San Biagio fino al 1358. Il XV e XVI sono secoli d’oro per Ra-

gusa: funziona una zecca che conia monete di grande prestigio e diffusione a livello internazionale e, dopo la caduta dell’impero romano d’Oriente, pur dovendosi difendere dai turchi si ingrandisce, abbellendo i pa-lazzi che hanno caratteristiche architettoniche molto simili ai palazzi veneziani, ospita molti fuggiaschi da Costantinopoli, che apportano cultura ed esperienza politica e le navi ragusee, con il consenso degli spagno-li, arrivano fino alle Antille e alle Indie. Nel XVII secolo la città è invece colpita da incendi, terremoti, maremo-ti e pestilenze che decimano la popolazione e distrug-gono molte opere d’arte. Alcuni storici sostengono che un terremoto abbia spaccato letteralmente in due la rocca, creando una fenditura che i ragusei avrebbero colmano e utilizzato per allargare la splendido strado-

ne principale ancor’oggi chiamato “stradun”. Regnanti di mezza Europa insieme al Papa ed al

Doge, si adoperano affinché i tesori architettonici non vadano dispersi e per difendere la città dall’invasione delle popolazioni slave confinanti. Ragusa deve difen-dersi anche dagli attacchi dei turchi e Venezia corre in aiuto della città consorella inviando il generale Cor-naro che riesce a difenderla e salvarla. Sembra strano che il destino delle due città più potenti dell’Adriati-co, spesso in concorrenza tra di loro, siano cosi simili: quando inizia la decadenza della Serenissima inizia anche quella della Repubblica di Ragusa e quanto nel 1797 cade definitivamente Venezia inizia anche la fine della Repubblica di San Biagio, decretata poco dopo dai francesi nel 1808.

Ragusa vista dalla strada costiera

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La torre Menze ed uno scorcio delle possenti mura.

Palazzo Sponza nello Stradun.

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Cattaro

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Lo sguardo si perde tra le bocche di Cattaro e il pensiero corre alla venezianità di mura e palazzi

Con questo territorio si è definita per secoli l’o-dierna Dalmazia montenegrina, compresa tra le Bocche di Cattaro e la foce del fiume Boiana,

dalla maggior parte dei geografi considerato il confine più meridionale della regione orientale dell’Adriatico. Fu sempre un’enclave poiché la Repubblica di Ragusa, che si estendeva tra la Narenta e le suddette Bocche, impediva la continuità territoriale della Serenissima. Ciò ovviamente non ha mai costituito un ostacolo per la veneta talassocrazia dato che il mare, non la ter-raferma, univa ogni suo interesse e possesso. Anzi, proprio qui, a Perasto, fu pronunciato l’ultimo atto d’amore verso di lei dal Capitano Giuseppe Viscovich, custode del gonfalone. Inoltre, ricordo di sfuggita che la Repubblica di Ragusa, se fu costantemente rivale commerciale, ebbe sempre lingua veneta ed italiana,

dopo aver usato il dalmatico, locale idioma romanzo. A conferma della persistente influenza culturale, faccio presente che furono proprio i veneziani, nelle Bocche di Cattaro, al cospetto delle alte montagne boscose, a definire il territorio retrostante Monte Negro, in slavo Crna Gora, toponimo ripreso oggi dagli abitanti locali per definire l’ultima entità statale nata nella Balcania.

In questo numero ci vogliamo occupare sia della Al-bania veneta storica, che della costa albanese odierna fino a Corfù. È bene osservare che i territori in oggetto hanno una notevole discontinuità morfologica, legata alla vicinanza delle montagne al mare, nel tratto più settentrionale, ed a pianure alluvionali in lunghi tratti fino a Valona. Mentre nelle Bocche, con le loro valli, le acque entrano profondamente tra le terre creando uno scenario ed un paesaggio geografico quasi unici al

mondo, con grandiosità panoramiche che rimangono a lungo nei cuori dei viandanti, poco fuori, la costa diventa quasi rettilinea, con l’emergenza delle ultime propaggini delle Dinariche che perdurano il contrasto con l’Adriatico senza dar luogo a compenetrazioni; grandi isole ed insenature sono quindi assenti. Anche qui, nel medioevo, i comuni latini dettero vita ad ur-banizzazioni familiari a noi italiani; sullo scoglio della romana Butua, i veneziani costruirono una fortifica-zione ancora oggi sorvegliata da un leone che guarda verso nord. A poca distanza dalle Bocche, Budua ebbe importanza culturale e commerciale, limitata a sud da una falcata spiaggia, davanti lo scoglio di S. Nicco-lò. Continuando verso la costa albanese, incontriamo un’altra gemma della natura e dell’uomo, l’isolotto di S. Stefano, a pochissima distanza dalla terraferma e ad essa saldata con un istmo sabbioso. Completamente cinto da mura, il presidio guarda ancora mare e monti pur nella sua odierna trasformazione in albergo. Pic-cole e pittoresche baie, inadatte agli approdi di grandi navi, si ripetono armoniosamente fino a Spizza, dove secondo alcuni va posto il limite meridionale della Dal-mazia. Unico centro importante è Antivari, toponimo che ci ricorda la sua posizione davanti Bari (ante Ba-rium), fino al termine del XIX secolo legata alla dioce-si pugliese e ad essa oggi unita con regolari servizi di traghetti. Il sito fu individuato idoneo alla costruzione di un porto per grandi navi ed è praticamente la sola città costiera, con strada e ferrovia, di relativo facile accesso all’entroterra. L’antica conurbazione veneta,

Antivari Vecchia, sorge su un’altura poco all’interno, duramente contesa dai Turchi.

Guardando le sommità delle Dinariche, durante i mesi invernali, si nota il contrasto tra le vette innevate e le coste verdeggianti. Se si ha la ventura di andare in auto verso l’interno, risalendo sul crinale, lasciata la verde macchia mediterranea, si entra in un tunnel di nebbia lungo alcuni chilometri oltre il quale c’è un ambiente completamente diverso, gelido, brullo e ne-voso. La galleria appena attraversata, che divide due paesaggi climatici tanto diversi, è il confine geografico tra regione adriatica ed entroterra balcanico.

Continuando ancora più a sud si incontra Dulcigno, località nella quale la popolazione albanese cominciò ad arrivare fuggendo i turchi, cambiandone piuttosto presto l’assetto etnico. Oggi si nota una stratificazione ottomana su quella veneta ancora chiaramente indi-viduabile. Le diverse moschee che si incontrano sono però in buona parte di recentissima costruzione. Qui, forse più che altrove, si vedono tetti di abitazioni con parabole puntate verso l’Italia, finestra sull’Occidente.

Il fiume Boiana, emissario del lago di Scutari, ha avuto il destino di essere considerato sempre un confi-ne; in passato lontano tra veneti e turchi, ed in passato recente tra diversi modi di interpretare il comunismo. Oggi, i barconi-ristoranti, ancorati in prossimità della foce, vogliono indicare una nuova era di pace, riconci-liazione e prosperità portata dal turismo.

Entrando in territorio albanese propriamente det-to, il paesaggio muta quasi improvvisamente e radical-

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ANTONIO FARES

Veduta di Cattaro e del castello Veneziano dalle

bocche.

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mente. Le dorsali delle catene montuose si allontanano dalla costa per dar spazio a pianure alluvionali forma-te da corsi d’acqua che, venendo da lontano, portano grandi quantità di detriti depositati quasi alla rinfusa. Nei secoli passati, i pastori aromeni, popolazione neo-latina della Balcania praticanti la transumanza, aveva-no qui le dimore invernali similmente alla dirimpettaia Puglia che ospitava le greggi abruzzesi.

Il mare, non essendo ostacolato da rilievi, può dise-

gnare ampi golfi importuosi e solitari; l’incerta morfo-logia del territorio ancora oggi tiene le strade lontano dalla costa, impedendo una valorizzazione turistica di spiagge affascinanti. La presenza umana, più che essere segnata dagli snelli campanili veneti registra solo una miriade di paranoici bunker (si dice siano 500.000) costruiti dal regime di Hozha.

Nella baia del Drin sfocia l’omonimo corso d’acqua che, dopo aver guadagnato la via del mare tra sceno-

grafiche gole di impervie montagne, qui sembra volersi riposare della fatica. Il suo golfo, ampio e silenzioso, quasi inaccessibile da terra con strade normali, atten-de muto un futuro migliore dopo i cambiamenti politici degli ultimi decenni. Infatti San Giovanni di Medua, l’o-dierna Shëngjin, apertasi solo recentemente a collega-menti marittimi con Bari, vuol puntare tutte le sue car-te sullo sviluppo turistico. Tra capo Rodoni e capo Pala, si stende un’altra baia ancora più solitaria ed a nord di

Durazzo vi sono delle aree umide intatte, di notevole interesse ambientale. Questa ultima città conserva, nei suoi monumenti e tratti urbanistici, secolari contatti con la nostra penisola, dato che napoletani e venezia-ni si alternarono nel suo possesso. Oggi è il principale porto albanese ed è collegato a Tirana ed Elbasani con una ferrovia costruita dagli italiani, nella prima metà del secolo scorso. Anche a sud di Durazzo, le coste ripe-tono ampi golfi paludosi dell’entroterra pianeggiante.

Veduta del bacino di Perasto, con sulla destra la chiesa veneziana della Madonna dello Scalpello e sulla sinistra l’isola di San Giorgio

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Altri lunghi fiumi, Shkumbin, Seman e Voiussa, prolun-gano le solitarie pianure costiere fino al golfo di Valona, prima capitale della moderna Albania e secondo porto del Paese. La città è stretta tra montagne che tornano a toccare il mare e capo Linguetta, in albanese Kepi i Gjuhezes. In questa località il Canale d’Otranto è largo solo 72 chilometri ed è possibile controllare facilmente l’accesso del mare Adriatico, o Golfo di Venezia come è stato definito per secoli. L’importanza strategica, politi-ca ed economica di tutta la zona è sempre stata note-vole tanto da essere esplicitamente richiesta dall’Italia col Patto di Londra del 1915.

Procedendo verso sud, la geografia del luogo, ric-ca di porti ed insenature, ha la sua perla in Butrinto, somigliante a Venezia in laguna, insularità ed ambien-te circostante. Questo sito archeologico, il massimo dell’Albania, patrimonio mondiale dell’UNESCO, me-rita da solo un viaggio al fine di scoprire gli elementi comuni della civiltà mediterranea. La città illirica co-nobbe stratificazioni greche, romane, bizantine; Vene-zia, finchè le fu possibile, la fortificò e difese dai Turchi con tutte le sue forze, sebbene l’entroterra, facilmen-te accessibile, rese l’impresa assai difficoltosa. Tutto il territorio merita una visita attenta per il fascino di paludi, vicini rilievi, giochi di fiumi e mare, porti anti-chi e veneti che si inseriscono armoniosamente in un

paesaggio ineguagliabile. È bene ricordare che furono proprio le missioni archeologiche italiane, agli inizi del ‘900, a portare in luce l’intero sito, che finalmente sarà raggiunto da una più comoda strada in costruzione che la collegherà a Santi Quaranta, l’albanese Saranda. Ma è a Corfù, che la venezianità torna ad esplodere in tutto il suo splendore, favorita da insularità e tortuosità delle coste; l’sola, strenuamente difesa, grazie ai veneziani non fu mai ottomana. I segni del felice connubio con la popolazione locale sono evidenti ancor oggi nei co-gnomi e nei toponimi di origine italiana. Dopo alterne dominazioni normanne, sveve ed angioine, Venezia la tenne ininterrottamente dal 1386 al 1797. Fu capoluogo delle isole ionie e centro culturale. Il lungo periodo di presenza veneta ha consentito di lasciare una impron-ta indelebile, con pozzi, bifore, calli, campielli, chiese cattoliche nel centro storico sorvegliato da due impo-nenti fortezze, a monte e a mare; il retaggio culturale si perpetua ancora oggi in alcune famiglie che parla-no l’italiano in casa (così mi è stato riferito da diverse testimonianze locali). A Corfù è possibile passeggia-re nei giardini della Spianada, prendere un caffè nel Liston e constatare che la presenza veneziana sopravvi-ve pur nel totale cambiamento di popolazione e periodo storico. Forse la forma vagamente a cuore dell’isola è simbolo di amore eterno per la Serenissima?

Perasto, chiesa della Madonna dello

Scalpello, santuario votivo dei Marittimi. Don

Srecko Majic.

Nelle pagine seguenti:interni della chiesa della Madonna dello Scalpello

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Golfo di Cattaro, isole di San Giorgio e della Madonna dello Scalpello.

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Il Bacio di Perasto al Gonfalone di San Marco

Il 12 maggio 1797 finì ufficialmente la Repubblica di Venezia, sebbene 12.000 volontari dalmati giungessero inu-tilizzati in sua difesa. In quella circostanza il vecchio senatore Pisani apostrofò l’imbelle doge Manin col “Tolè suso el Corno ed andè a Zara”, cioè metti in testa il Corno, simbolo della tua carica, e va in Dalmazia, dove una strenua e dignitosa difesa sarebbe stata possibile. Però in varie località, le popolazioni ex venete continuarono a rimanere fedeli alla Repubblica opponendo per mesi una eroica azione di contrasto, consci di non ricevere aiuti, a differenza del passato, dalla città lagunare.

Significativo fu il caso di Perasto, accanita resistenza alle truppe austriache che prendevano possesso dei nuovi territori cercando contemporaneamente di farsi accettare dai nuovi sudditi. La città, dal 1368 era stata proclamata Fedelissima Gonfaloniera per straordinari meriti in battaglia. Il privilegio, mantenuto ininterrottamente, consi-steva nel conservare, in tempo di pace, il Vessillo di guerra della flotta veneta nella casa del Capitano mentre, in tempo di guerra, quando il gonfalone veniva issato sulla nave ammiraglia del Capitano Generale da Mar dell’armata veneta, i perastini ne erano gli straordinari difensori. Ogni anno, il Consiglio degli Anziani della Comunità sceglieva dodici concittadini fra i più valorosi e prestanti che, armati di sciabola, giuravano di morire piuttosto che permet-tere alla gloriosa bandiera di subire il disonore di cadere in mano nemica.

La mattina del 23 agosto 1797, il popolo di Perasto, stremato fisicamente da mesi di battaglia, persa ogni spe-ranza di ulteriore resistenza, si riunì con i dodici gonfalonieri ed i due alfieri e si recò a casa del Capitano Giuseppe Viscovich, custode del gonfalone. Innalzate le insegne dai due alfieri preceduti dal Luogotenente, il vessillo di S. Marco ebbe per l’ultima volta l’onore delle lame sguainate. Tutti in corteo con passo grave giunsero a piazza S. Nico-lò dove il Capitano staccò le insegne dalle aste e contemporaneamente fu calata dal castello la bandiera veneta con ventuno colpi di cannone dalla fortezza, undici colpi da ciascuna delle due navi militari che difendevano il porto, alle quali si aggiunsero tutti gli altri vascelli mercantili armati che si trovavano sotto le rive cittadine. Il gonfalone e le insegne, messi in un vassoio d’argento, furono trasportati nell’antistante chiesa dal Luogotenente e dai due Giudici. Appena entrati, le porte furono chiuse alle loro spalle ed il gonfalone deposto sull’altare maggiore. Tra le lacrime di uomini duri in battaglia, il Capitano Giuseppe Viscovich pronunciò la seguente orazione:

Veduta del bacino di Perasto.

In sto amaro momento che lacera el nostro cor;in sto ultimo sfogo de amore, de fede al Veneto Serenissimo Dominio,

al gonfalon della Serenissima Republica, ne sia de conforto, o cittadini, che la nostra condotta pasada e de sti ultimi tempi rende più giusto sto atto fatal, ma doveroso per nu.

Saverà de nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà aver a tutta l’Europa, che Perasto ha degnamente sostenuto fino all’ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto atto solenne, e deponendolo bagnà del nostro universal

amarissimo pianto.Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti, coi quali sigilemo la nostra gloriosa

cariera, corsa sotto al Serenissimo Veneto Governo, rivolgemose verso sta insegna che lo rappresenta e su de ela sfoghemo el nostro dolor. Per 377 anni la nostra fede, el nostro valor l’ha sempre custodia per tera e per mar, per

tuto dove ne ha chiamà i so nemici che xe stai pure quelli de la religion.Per 377 anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe stae par Ti, o San Marco; e felicissimi sempre

se avemo reputà Ti con nu, nu con Ti; e sempre con Ti sul mar semo stai illustri e vittoriosi; nessun con Ti ne ha visto scampar; nessun con Ti ne ha visto vinti e paurosi.

E se i tempi presenti, infelicissimi per imprevidenza, per dissension, per arbitri ilegali, per vizi ofendenti la natura e el gius de le genti, non te avesse tolto da l’Italia, per Ti in perpetuo sarave le nostre sostanze, el sangue, la vita

nostra e, piuttosto che vederte vinto e desonorà dai toi, el coragio nostro, la nostra fede se avarave sepelìo soto de Ti.

Ma za che altro no ne resta da far per Ti, el nostro cor sia l’onoratissima tua tomba, e el più puro, el più grande to elogio le nostre lacrime.

Il Capitano Viscovich, s’inginocchiò davanti all’altare, e rivolto al piccolo nipote che gli era accanto, disse:“Inxenocite anca ti; basile, e tienile a mente par tuta la vita”.Il gonfalone, secondo la tradizione, fu nascosto sotto l’altare maggiore. Alla conclusione della cerimonia si riaprirono le porte della chiesa ed i perastini si arresero senza svelare il segreto che permane ancora oggi poiché non è stato mai più trovato malgrado insistenti e sistematiche ricerche, effettuate in tutta la chiesa, anche negli ultimi anni. Il Ti con nu e nu con Ti, pronunciato dal Capitano Viscovich, è stato adottato come motto dalla marina militare italiana.

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Perasto, chiesa di San Marco.

Perasto, il lungomare

Perasto, il museo

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Natura tra alture e il mare

Dalmazia meriDionale

Il fascino misterioso del Santuario dei marinai e non solo

Se si dovesse fornire una definizione sul territorio dalmata, dovremmo affermare che è solamente una catena montuosa. Infatti una parte di essa

è subaerea e l’altra è sprofondata in mare, con le vette trasformate in isole e le valli in canali. I confini sono sempre stati dibattuti, soprattutto a sud; secondo al-cuni geografi essa si completerebbe includendo le Bocche di Cattaro, secondo altri nel vallone di Spizza, secondo i più alla foce del fiume Boiana, emissario del lago di Scutari, che segna l’attuale confine politico tra Albania e Montenegro. La costa di quest’ultimo stato ha, qualsiasi criterio scientifico si voglia considerare, il suo segmento più meridionale, anche se la popolazione locale rifiuta la denominazione di Dalmazia montene-grina temendo rivendicazioni territoriali da parte cro-ata. Qui, a differenza del tratto più settentrionale, le

montagne sono a ridosso del mare senza dar luogo ad arcipelaghi costieri e rare sono le isole, di assai mode-ste dimensioni, ed a distanza ridotta dalla terraferma, come nel caso di Santo Stefano, collegata da un istmo di sabbia, che rende il sito maggiormente ameno. La carenza di una cornice insulare esterna, non signifi-ca che siano assenti paesaggi naturali interessanti, perché forse il più grandioso si trova proprio qui ed è il complesso delle Bocche di Cattaro. E’ bene subito sgombrare il campo da un’erronea tesi, molto diffusa nelle guide turistiche, che le definisce un fiordo per-ché è una morfologia che si riscontra solo nelle regio-ni più fredde del pianeta, dove esistono valli glaciali che, per effetto di bradisismi sono invase dal mare, come ad esempio la costa occidentale norvegese. La sua genesi è ovviamente uguale al resto della regione,

ANTONIO FARES

Le Bocche di Cattaro viste dalle alture sovrastanti.

basti pensare alle analogie con i Canali di Sebenico ed al Mare di Novegradi a nord-est di Zara. La grandio-sità dello spettacolo naturale è data dalle montagne che sorgono imperiose dal mare e creano un contra-sto unico al mondo di acqua e terra, con promontori e golfi che ricamano il paesaggio vario e frastagliato, selvaggio ed antropizzato, montano e marittimo. Le Bocche, per la loro morfologia, hanno sempre rivestito enorme importanza militare, fin dai tempi della regina illirica Teuta, passando per i Romani, i Veneziani, gli Austriaci e fino agli Jugoslavi. I traffici commerciali, pur presenti, hanno sempre trovato ostacolo severo nell’orografia che sbarra gli accessi all’entroterra bal-canico, in aggiunta alla millenaria concorrenza della vicina Repubblica di Ragusa. Basti pensare che la pri-ma strada che ha collegato Cattaro a Cettigne è stata costruita dagli austriaci solo alla fine dell’Ottocento, nello stesso periodo in cui, poco più a sud, l’italiana Compagnia di Antivari, per conto del re Nicola Petrović Njegoš, ha messo in comunicazione il porto di Anti-vari, oggi Bar, all’interno montenegrino. Le Bocche sono un complesso di valli fluviali, come si dice nelle scuole elementari dal profilo a V, invase dal mare. Da un punto di vista morfologico si dividono in tre parti, potendole paragonare ad un 8 con tre cerchi; il Bacino Esterno, che ha le basi militari, oggi in massima parte abbandonate dal piccolo e povero stato montenegrino, ed i centri industriali, con cantieri navali ed attività petrolchimiche concentrate a Castelnuovo di Cattaro (Herceg Novi); il Bacino Mediano, ampio e dalla forma

romboidale, che aveva uno stretto chiuso con robuste catene dagli austriaci; il Bacino Interno, molto più po-polato, dove c’è Cattaro, il centro maggiore che dà il nome al complesso costiero. Le Bocche non hanno un turismo balneare molto sviluppato in quanto le sue ac-que sono piuttosto fredde ed assai profonde. Il turismo qui si è sviluppato grazie all’eredità romana (mosaici interessanti a Risano) e veneziana (le mura e l’intera Città Vecchia di Cattaro, l’aspetto urbanistico dei limi-trofi centri minori, particolarmente di Perasto, che re-sistette accanitamente agli austriaci per tre mesi dopo la caduta della Serenissima Repubblica). Due sono le isole e si trovano entrambe qui; l’isola di S. Giorgio e la Madonna dello Scarpello, “costruita” dai perastini are-nando intorno ad uno scoglio vecchie navi ed affondan-do grossi massi, al solo fine di edificare un santuario, ancora oggi meta di pellegrinaggi. Lo sviluppo costiero delle Bocche è notevole, circa cento chilometri, tanto che per andare dal confine croato a Cattaro si consiglia vivamente di prendere il traghetto Lepetane-Kamenari che accorcia la strada di quasi quaranta chilometri.

La vegetazione di conifere e macchia mediterranea, spunta con fatica dalle aspre rocce calcaree, arram-picandosi fino ad una certa altezza, lasciando nude le sommità montuose che, opponendosi alle masse d’aria umida dell’Adriatico, fanno di questa zona tra le più piovose del Mediterraneo, soprattutto nei mesi inver-nali. Ciò non significa che le Bocche di Cattaro siano prive di fascino in queste stagione. A fine febbraio inizi marzo è piacevole passeggiare in manica di camicia

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Cattaro, torre Campana e le mura.

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sulla costa montenegrina e guardare in alto le vette coperte di neve. Se poi si ha spirito di avventura, si può risalire in auto verso l’interno; ci si accorgerà ad un certo punto che il soleggiato mare si allontana come un miraggio luminoso per inoltrarsi in una galleria di densa nebbia, contrasto termico tra l’adriatica e calda Dalmazia e il montuoso e freddo Montenegro, alla fine

della quale si trova neve e gelo, cambiando radicalmen-te clima e paesaggio. Questa è la dimostrazione pratica di come la geografia non sia un’opinione. La Dalmazia, con le sue isole e canali naturali, calli e campielli, ha numerose ed intime analogie morfologiche con la città di Venezia, che può considerarsi capoluogo di questa Quarta Venezia.

Le fortificazioni di Cattaro, circondate dal mare con in primo piano la porta nord

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Cattaro, le mura a nord.

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Mura difensive veneziane a nord di Cattaro

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Cattaro, leone di San Marco recentemente restaurato dalla Regione Veneto

Cattaro, particolare delle vie del centro.

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Cattaro, vista del golfo. “Te me costi come i muri de Cattaro”

le BoccheAbitate nei secoli da popolazioni diverse hanno

da sempre destato interesse storico e naturalistico

RENZO DE’VIDOVICH

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Si dice ancora oggi a Venezia per indicare un’a-mante troppo pretenziosa “te me costi come i muri de Cattaro”. In realtà, la Serenissima im-

pegnò un patrimonio per costruire la difesa della città dopo il 1420. Anche se, in precedenza, la città dovette penare non poco per mantenere l’appoggio di Venezia, destreggiandosi tra ungheresi e serbi per mantenere la propria latinità.

Ma andiamo per gradi. Nell’antichità le Bocche di Cattaro sono note come Seno (cioè Golfo) rizonico, dal nome della località principale Rizon, l’attuale Ri-sano. Nei secoli che precedono l’avvento di Cristo, vi abitano gli Illiri rizuniti (o rizoniti), e gli ardiei. In se-guito l’intera regione che fa capo a Rizon stringe spon-taneamente alleanza con Roma, che apprezza questa volontaria dedizione assicurando un’ampia autonomia municipale e larghe esenzioni fiscali. Nel punto più in-terno delle Bocche sorge un altro municipio romano autonomo: Acruvium (o Ascrivium). Catarum (o Cha-tarum) l’odierna Cattaro che è protetta da una fortez-za che sovrasta l’intero Golfo.

Con la riforma amministrativa di Diocleziano del 297, l’intero Seno rizonico resta inserito nella Pro-vincia di Dalmazia che nel 395 viene inquadrata nel nesso all’Impero romano d’Occidente. Occupata dagli eruli prima e dagli ostrogoti poi, nel 532 è ripresa da Costantinopoli, che rinforza il castello da loro chia-mato Kàttaros, Dikàtera o Dekàteron. Rizinium viene distrutta nel 639 dagli àvari, ma Acruvium-Catarum resiste e rimane con Costantinopoli, mentre la parte

occidentale delle Bocche, è occupata dalle tribù slave dei Trebuniati. Nella Zuppa del Garbali si insediano invece gli àvari. I saraceni distruggono nell’867 Rosa (Porto Rosa) ma Catarum, dove trovano la salvezza molti profughi, resiste e conserva la propria identità latina e assume il nome italico di Cattaro. Sotto la sovranità dell’Impero romano d’Oriente sviluppa isti-tuzioni comunali che diventano sempre più autonome e instaurano rapporti politico-commerciali con le di-rimpettaie città pugliesi anch’esse parte dell’Impero Romano d’Oriente. Nel 1025 il vescovo cattarino diven-ta addirittura suffraganeo di quello barese, ma, dopo pochi decenni, dipenderà da quello di Antivari.

Intorno al 989 i bulgari saccheggiano Cattaro e la risorta Risano. Alcuni risanesi trovano scampo a Cat-taro, che viene assoggettata per breve tempo al regno serbo, per poi tornare all’Impero. L’esercito imperiale di Costantinopoli viene sconfitto nel 1043 da quello serbo nei pressi della città ed i cattarini sono costret-ti cercare protezione presso il gran zupano dal quale però ben presto ottengono la completa esenzione dal pagamento dei tributi e l’autogoverno comunale. In se-guito danno ospitalità a Giacinta, vedova dello spode-stato re Bodino, e il cui figlio Giorgio, salito al trono il 15 agosto 1115, dona loro l’ampliamento del territorio comunale fino alle Bocche orientali.

Nel 1177 i cattarini soccorrono i ragusei attaccati dal re serbo Nemagna e si alleano con l’Impero roma-no d’Oriente ma, venuto meno il sostegno imperiale, nel 1184 sono costretti ad accettare la supremazia dei

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Cattaro, il porto e veduta della fortezza di

San Giorgio.

Nella pagina seguente:Cattaro, il Duomo visto dall'alto e il porticciolo.

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Nemagna, che garantiscono loro un’ampia autonomia comunale e la libertà di sottoscrivere trattati, di di-chiarare guerre e di professare la religione cattolica. Quindi riconoscono quale sovrano-protettore prima Volco, signore dell’Erzegovina, e poi Stefano, re di Ser-bia, conservando, però un’ampia autonomia politica.

Nel giugno del 1241 corrono un serio pericolo rap-presentato dalle scorrerie della cavalleria mongola. Nel 1250 ottengono dal re serbo Orosio la conferma dei privilegi ottenuti dai precedenti monarchi. Nel 1351 Stefano, oltre alla conferma della libertà comunale, consente un ulteriore ingrandimento del territorio in-torno alla città. L’ultima conferma arriva nel 1356 da Urosio V ma un ampio tratto orientale delle Bocche, con Risano e la futura Castelnuovo, restano sotto l’e-gemonia erzegovese.I rapporti con Venezia vengono rafforzati al IX secolo, quando nella zona si stabilisco-no numerosi sudditi della Serenissima, che ottengono ampie libertà e franchigie. Nel 1201 il nobile veneziano Lorenzo Zane è alla guida del Comune, mentre almeno dal 1282 è presente a Cattaro un console veneziano. La città resta in bilico tra le forze continentali e Venezia e nel 1301 i ragusei, allora sudditi veneti, attaccano sen-za troppa convinzione Cattaro con un esercito di zara-tini, veneziani e croati. In seguito ad un decreto della Serenissima del 1331, che comminava pesanti sanzioni per coloro che intrattenevano rapporti con Cattaro, il 30 aprile 1335 i cattarini firmano con Venezia un trat-tato commerciale che rinsalda i rapporti tra Venezia e la Dalmazia montenegrina. Nel 1361 i ragusei, che

subiscono l’egemonia degli ungheresi, depredano le navi dirette nel porto di Cattaro e assediano la città che resiste grazie all’intervento di Venezia. Segue un periodo oscuro perché i Serbi premono ai confini ed i cattarini, con il consenso veneziano, chiedono pro-tezione a Lodovico, re di Ungheria, il quale riconosce loro gli antichi privilegi.

Alla vicina Perasto è conferito il titolo di città gonfa-loniera della Repubblica veneta e l’Archivio di Stato di Venezia conserva due documenti. Il primo, del 9 agosto 1378, è un atto di procura con il quale il Comune di Cattaro affida ai propri delegati il compito di trattare un accordo con Venezia. Il secondo, del 13 agosto dello stesso anno, è la «dedizione della città di Cattaro al capitano del mare e ai provveditori della signoria di Venezia», che viene denominato ufficialmente “Atto di Dedizione”. I ragusei, temendo l’egemonia veneziana, istigano i cattarini alla rivolta, ma questi, al contrario, aiutano i veneziani a catturare due navi ragusee. Ra-gusa blocca allora l’accesso delle navi alle Bocche di Cattaro; la città chiede aiuto al bano di Bosnia, alleato di Venezia. I ragusei, uniti ai genovesi, assediano la città e la fazione “popolare” di Cattaro mette al bando i nobili filo-veneziani, fa entrare in città i genovesi e rinnova l’atto di fedeltà al re di Ungheria. Nel 1381 Vet-tor Pisani sconfigge i Genovesi e riconquista Cattaro e Perasto, ma la pace di Torino riconsegna le due loca-lità all’Ungheria. Nel 1385 Cattaro, per evitare il sac-cheggio, si sottomette al re di Bosnia Tvarco , il quale riconosce i privilegi e le libertà comunali e ripristina

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Cattaro, vista del golfo.

Nella pagina seguente:Cattaro, scalinata

d'accesso alla fortezza di San Giovanni.

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i traffici commerciali tra Cattaro e Venezia, a danno di Ragusa. I ragusei a loro volta, con l’aiuto dei Balsa, signori serbi della Zenta, assediano Cattaro, che firma la pace ed evita così l’occupazione. Nel 1392, morto Tvarco, il Comune di Cattaro si dichiara indipendente, ma i Balsa occupano la parte orientale delle Bocche e minacciano un nuovo assedio. Il 14 gennaio 1396 gli ambasciatori cattarini si offrono di sottoscrivere un atto di dedizione al Senato veneto, e sottolineano con forza il pericolo di doversi sottomettere o «agli albane-si, o agli slavi, o ai turchi».

Nel 1403 Cattaro, minacciata dai turchi, ottiene l’a-iuto al re ungherese Ladislao ma già nel 1405 la città offre nuovamente la sua dedizione al Doge e al Sena-to veneto. In quel periodo Venezia è impegnata, però nella guerra con Padova e non può accettare l’offerta. Cattaro riprende i rapporti commerciali con Ragusa e si obbliga a pagare un tributo ai Balsa.

Nel 1411 Venezia instaura rapporti diplomatici con il voivoda bosniaco Sandalj Hranic e propone che Cattaro paghi un tributo per evitare l’occupazione. Ma Sandalj assedia la città con l’aiuto di 5000 turchi che catturano in battaglia quattro nobili cattarini. Gli ambasciatori inviati in laguna chiedono che Venezia faccia da me-diatrice per liberarli, ricordando che “i cattarini atten-dono il giorno in cui saranno accolti nei possedimenti dogali con quella stessa avidità con cui gli antichi padri soggiornanti nel Limbo aspettavano l’avvento di Cristo”. Ma, con sommo rammarico, il Senato, per non inimi-carsi Sandalj, declina la richiesta, pur dichiarandosi pronto ad aiutare la città in altre situazioni. Nel 1415 il Senato veneto accetta che un nobile zaratino, cittadino veneto, assuma la carica di conte di Cattaro. Nel frat-tempo si consolidano i rapporti fra cattarini e ragusei, mentre peggiorano quelli fra ragusei e balsidi. Ciò pro-voca un riavvicinamento anche tra Ragusa e Venezia.

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Cattaro, veduta del golfo, in primo piano il campanile della chiesa

della Madonna della Salute.

Nella pagina seguente:Cattaro, la fortezza

di San Giovanni.

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nali e la restituzione di alcuni territori. Il documento si conclude con il giuramento di fedeltà del procura-tore di Cattaro. I bosniaci continueranno a premere più volte per riavere Cattaro, ma Venezia si opporrà sempre, a volte accettando il pagamento di un tributo da parte della città.

Nel XVI secolo Cattaro sarà sottoposta a ripetuti assedi da parte dei Turchi, ma riuscirà a respingerli. Nel 1687 Venezia riuscirà a riconquistare Risano e Ca-stelnuovo e nel Trattato di Vienna del 1699 le sarà ri-conosciute il dominio su tutte le Bocche, ad eccezione di Sutorina e del Garbili, che durerà fino al 1797.

Il giuramento di Perasto “Ti co’ nu, nu co’ Ti ” al Gonfalone di San Marzo al quale partecipano i de-

legati di Cattaro costituirà, un punto di riferimento per tutto il Regno di Dalmazia incardinato nell’Im-pero austro-ungarico e sopravviverà al Regno di Ju-goslavia e alla Federativa popolare socialista jugo-slava di Tito per riaffiorare nella libera Repubblica del Montenegro che guarda all’antica alleanza con Venezia come un elemento costitutivo e fondante dello stato che si differenza con le vicine repubbli-che serba, croata ed albanese, proprio per il fatto che la Dalmazia montenegrina vanta un vincolo di continuità con la cultura marinara, latina, veneta, solare, mediterranea e occidentale che ancor’oggi domina nel piccolo stato adriatico, a dispetto della diversità delle lingue.

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Balsa III attacca nuovamente i possedimenti vene-ziani; il 25 luglio 1419 un ambasciatore cattarino rin-nova al Senato l’offerta di dedizione insieme a quella di unire le armi per sbaragliare i Balsa. Il Senato re-spinge la dedizione ma invita i cattarini a perseverare nelle loro buone intenzioni verso la Signoria ducale e ne accetta l’alleanza militare.

Il 19 agosto 1419 si pone fine al contenzioso tra il Comune di Cattaro e la comunità di Lustizza, già le-gata ai balsidi. Visto il fallimento, nel novembre 1419, di una proposta di tregua semestrale con Balsa III, e considerato l’ascendente dei cattarini sui signori mon-tenegrino-albanesi Giorgio e Alessio Juraš, il Senato dà il via libera all’accoglimento di Cattaro. Il 2 febbra-

io 1420 il Comune nomina un procuratore da inviare in laguna per la conclusione dell’accordo, il Senato ne accoglie le richieste e il 15 marzo dello stesso anno, nel Palazzo ducale, viene firmato l’«Atto di accettazio-ne della città di Cattaro» nel quale si legge la volontà della città di mostrare “singolare e devota reverenza e l’affetto della desiderata fedele obbedienza” verso il Doge e la Signoria ducale. I procuratori Rosso Mari-no e Albano Badoaro accolgono ed accettano la città a nome della Signoria, promettendo di trattare i citta-dini come sudditi fedelissimi e devoti. Vengono quindi stabilite alcune clausole riguardanti i tributi, i dazi ed il compenso dovuto al conte di Cattaro, dopodichè ven-gono riconosciuti gli statuti e gli ordinamenti comu-

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Cattaro, veduta della baia dalla scalinata

d'accesso alla fortezza di San Giovanni.

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Cattaro, resti della fortezza di San Giovanni.

Cattaro, la porta d'ingresso alla fortezza di San Giovanni.

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La cattedrale di san Trifone, con alle spalle le

brulle Alpi Dinariche

Cattaro, la porta principale, Marina.

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Cattaro, porta Sud con ponte levatoio.

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Scutari, Butrinto

alBaniaVeneta

Quella che un tempo era la Dalmazia ora è un territorio ricco di storia veneziana e fascino

Un antico portolano che rappresenti l’Adriatico, tutto punteggiato dai toponimi delle due spon-de, dà l’idea, nell’immediato, di quello che per

secoli la Serenissima Repubblica di Venezia volle con-siderare il proprio golfo: Culfus Venetiarum già alla metà del secolo XII lo definiva il geografo arabo Edri-si. Era, quel golfo, la prima parte di un impero che, partendo da Venezia, si allungava lungo le coste della Dalmazia e dell’Albania, comprendeva le isole dello Io-nio, dell’Egeo, arrivava fino a Costantinopoli e ai più lontani mercati facenti capo al Mar Nero.

Proprio un’antica carta nautica invita nello stesso tempo anche a cogliere una “circolarità” di scambi e di comunicazioni, che serve a precisare un concetto di fondo: fino al secolo XIV gli spostamenti di merci e uo-mini rendevano per così dire naturali certe migrazio-

ni: il mare era spazio da percorrere, da costa a costa, e affacciarsi sul mare significava entrare nel circuito di quella cultura mediterranea che era allora, prima dell’apertura degli oceani, il cuore del mondo. Scrisse al riguardo lo storico Braudel: “Il Mediterraneo è un insieme di vie marittime e terrestri collegate tra loro, e quindi di città che, dalle più modeste alle medie, alle maggiori si tengono tutte per mano”. Anche le città dell’Albania dunque si tenevano per mano con le città della Serenissima, (nonché della Marca Anconitana e delle Puglie): presenze e insediamenti albanesi re-gistrate al di qua dell’Adriatico lo testimoniano lungo tutto il Medio Evo.

Se tuttavia nella storia dello Stato da Mar venezia-no le vicende delle coste della Dalmazia e della Grecia sono state ampiamente conosciute e studiate, altret-

LUCIA NADIN

tanto non si può dire per quelle delle città costiere dell’Albania.

Durazzo fu senz’altro la prima ad essere ogget-to delle mire veneziane: era il principale porto dell’Impero Bizantino, era lo sbocco della famosa Via Egnatia, che fin dall’epoca romana era stata fondamentale arteria di comunicazione e di pas-saggi di merci: nella sua traiettoria essa collegava l’Italia meridionale (Brindisi) a Bisanzio-Costanto-nipoli, attraversando l’Albania centrale e la Mace-donia settentrionale. Non a caso quando i crociati di Roberto il Guiscardo, nel 1081, assaltarono Du-razzo vi trovarono una colonia veneziana già da tempo fiorente. Durazzo era, dunque, snodo di co-municazioni ed emporio di merci importantissimo: punto di transito per l’Oriente, centro di smista-mento di prodotti anche specifici albanesi: grano e granaglie, sale (il famoso sale bianco), legname, pellami. I veneziani concentrarono il loro insedia-mento nel quartiere che dava sul mare e la chiesa di Sant’Andrea, retta da un sacerdote veneziano, ne divenne in qualche modo il punto di riferimento, urbanistico e morale. Ai veneziani spettava anche il compito di difesa del porto e quindi era loro affi-data la custodia di una delle torri principali, quella della parte alta della città.

Durazzo fu anche il primissimo approdo, fin dal lontano Duecento, per vele spinte non da interessi di mercatura, ma da progetti di proselitismo religioso: be-nedettini e francescani proprio da lì iniziarono la loro

penetrazione in terra albanese, diretti, soprattutto, verso il centro-nord.

A quel primo punto di appoggio sulla costa alba-nese seguirono via via altri centri sui quali si estese la presenza veneziana: Butrinto, Bastia, Parga, Spi-naritza, l’isola di Saseno di fronte a Valona, Alessio, Scutari e ciò, dunque, ben prima del tardo Trecento quando molti di essi diventarono vero e proprio domi-nio di Venezia.

Scutari, cui faceva capo un vasto flusso di mercati dell’entroterra dei Balcani, non era propriamente cit-tà marittima, ma tale la rendeva la sua rete fluviale: se la parte più interna del territorio godeva di fiorente agricoltura, la parte più esterna era occupata da un bacino lacustre, ricchissima riserva ittica, formato dal fiume Boiana.

Dal sud al nord, da Butrinto a Scutari, le varie com-pagnie commerciali gestite dai patrizi veneziani mise-ro le basi di una fitta rete di piazze di commercio dove confluivano i prodotti che venivano poi dirottati verso i porti della Dalmazia e Venezia. E, a salvaguardia della navigazione, per la stabilità di quelle piazze come di tutto il Levante mediterraneo, prenderà corpo più tar-di, nel tempo, una forte flotta che, sotto il comando del Capitano del Golfo, proteggerà gli interessi veneziani da quelli di altre potenze.

La realtà di cui sopra, che si protrae nel corso del Medio Evo, conosce un progressivo cambiamento a partire dal secondo Trecento, in rapporto a quell’even-to storico di enormi proporzioni che fu l’espansionismo

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Albania, Durazzo le fortificazioni veneziane e l’ingresso alla città.

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ottomano. La terra albanese proprio per la sua colloca-zione geografica fu da sempre un Paese di confine tra Oriente e Occidente: era dunque destinata a soppor-tare in prima linea gli attacchi dei Turchi in marcia verso l’Europa e ciò spingeva i vari principi e signori albanesi a cercare un appoggio in Venezia, nell’inte-resse di conservare i propri possedimenti. Gli Spata di Arta, i Musachi di Berat, i Topia di Durazzo, e ancora i Balsa, i Dukagjin, gli Arianiti, i signori di Alessio e di Scutari tutti progressivamente andarono chiedendo la protezione di Venezia.

Durazzo “si fa veneziana” nel 1392, Scutari nel 1396. Proprio con la richiesta di formale protezione da

parte delle due città albanesi, nasce, per così dire, la vera “Albania Veneziana”.

All’atto della formale richiesta di protezione le comu-nità albanesi facevano pervenire alla Serenissima copia degli statuti con i quali si erano rette nel tempo, affin-ché i rappresentanti della Repubblica veneziana che vi dovevano essere destinati governassero nel rispetto del-le leggi già esistenti, nonché delle consuetudini locali. Gran parte di quei testi andarono purtroppo perduti, ad eccezione, si vedrà, di quelli relativi a Scutari.

La situazione in Albania diventa drammatica dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1453, perché è appunto l’Albania a dover subire la massima pressione da parte ottomana, in quanto, si è detto, terra di passaggio.

Si scrive allora una pagina fondamentale della sto-ria sua, di Venezia, dell’Europa. Sale alla ribalta la figu-ra di un mitico condottiero: Giorgio Castriota, sopran-

nominato Scanderbeg, il nuovo grande Alessandro, che riesce a fermare l’avanzata turca per più di vent’anni. La sua roccaforte nell’Albania centrale, Kruja, resiste ai molteplici attacchi.

Proprio gli snervanti assedi sostenuti dalle rocca-forti e dai castelli dell’Albania troveranno epica voce, nel Novecento, nelle affascinanti pagine de I tamburi della pioggia del massimo scrittore albanese contem-poraneo Ismail Kadaré.

Su Scanderbeg dunque conta Venezia, a difesa dei propri interessi economici, così come ci conta il Papa-to, che vede in lui il nuovo eroe della cristianità. Pur nelle ambiguità dei vari interessi, l’occidente europeo mette l’Albania al centro della politica, quale vero ba-luardo per la sua stessa salvezza.

L’eccezionale capacità di Scanderbeg di rispondere a quelle attese entra di diritto nell’immaginario, ricol-legando l’eroe albanese ai più grandi uomini d’arme di tutti i tempi; la sua morte, nel 1468, non trova un continuatore della sua statura e segna l’inizio di una progressiva disfatta. I Turchi avanzano verso nord giungendo all’attacco di Scutari: l’assedio del 1474 e la resistenza oppostavi resterà nella storia veneziana come avvenimento che andrà ad alimentare tutta la mitografia successiva, per l’eroismo di veneziani e scu-tarini uniti sotto la guida di Antonio Loredan. Allora i Turchi vengono respinti, ma tre anni dopo, nel 1477, quel miracolo non si ripete a Kruja, che viene definiti-vamente espugnata; e non si ripete nel 1478 di nuovo a Scutari, che pure resiste, ma viene infine ceduta al

Albania, Durazzo: le mura della città di fattezze Veneziane.

A L B A N I A V E N E T AAlbania, Durazzo: la porta Veneziana di ingresso alla città.

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nemico nei successivi accordi del 1479: gli interessi economici veneziani reclamavano la fine di logoranti decenni di guerra.

La perdita di Scutari è spartiacque nella storia del Dominio da Mar di Venezia, perché segnale di una in-versione di percorsi delle vicende di Venezia in Alba-nia, vicende che nel corso di un secolo, passando dalla perdita di Durazzo nel 1501 a quella di Antivari nel 1571, sottrarranno l’Albania come area di proiezione della grandezza veneziana. Ad essa comunque piacerà sempre fare riferimento, continuando tra Sei e Sette-cento a definire “Albania Veneta” quello che sarà in ve-rità un breve tratto di costa corrispondente più o meno all’attuale Montenegro.

Memore dei patti di alleanza che aveva stretto con le varie comunità, lo stato veneziano apriva le porte dell’accoglienza per quanti albanesi non volessero ri-manere sotto il nuovo dominatore: la risposta fu mi-grazione “in massa” delle genti dal nord verso le terre della Serenissima. Gli abitanti invece dell’Albania cen-tro- sud si portarono per lo più nel regno di Napoli o nei possedimenti del papato, dove i nobili ricevevano feudi e appoggi: i Castriota, per esempio, nelle Puglie, i Musachi a Napoli, i Dukagjini nell’Anconitano.

Da Scutari, Drivasto e dintorni fu dall’autunno del 1478 in poi un continuo abbandono delle terre per rag-giungere, via mare soprattutto, le acque della laguna. Parafrasando quello che De Amicis dirà nel secondo Ottocento a proposito di un’Italia in partenza per l’A-merica, si può dire che tutta l’Albania del nord “era in prua”. Imbarcazioni con carichi umani fecero allora la spola tra le due sponde: un esodo tristemente anticipa-tore di altri esodi di più recente memoria.

Forte tra i fuoriusciti era anche la presenza di reli-giosi cattolici: in prevalenza cattolica era infatti l’Alba-nia settentrionale (Drivasto, presso Scutari fu una vera repubblica ecclesiastica), mentre il cristianesimo di rito ortodosso era più diffuso nell’Albania meridionale.

Già trent’anni prima a Venezia, e precisamente nel 1442, era stato concesso alla comunità albanese cat-tolica, ben in anticipo rispetto a ogni altra comunità straniera, di istituire nei pressi di San Severo una pro-pria Scuola, che andava così ad allungare la lista del-le tante Scuole Piccole fiorenti a Venezia accanto alle Scuole Grandi. Con tale termine si definivano associa-zioni che avevano scopi di devozione, di assistenza, di mutuo soccorso, di aiuto economico e che ebbero, è noto, un prezioso ruolo di mantenimento dell’equili-

A L B A N I A V E N E T AAlbania, Durazzo:

fortezza Veneziana con in primo piano i Cannoni

Veneziani.

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campo delle arti figurative: si pensi, a puro titolo di esempio, alle splendide sculture lignee di varie chiese del Trevigiano, solo recentemente riconosciute opere di Paolo Campsa, originario di Scutari. Oppure si pensi alla parrocchiale di Moniego ristrutturata nel primo Cinquecento da Alvise Grecolco, già custode del con-vento dei Francescani a Scutari.

Il gruppo di vedove scutarine e drivastine che furo-no accolte a Venezia, tra il 1478 e 1479, divenne presto emblematico di correttezza e serietà di costumi: così che nel tempo si trasferirà addirittura nell’immagina-rio collettivo veneziano come esempio raro di pudici-zia femminile e troverà voce nelle pagine di scrittori e nelle immagini di incisori e pittori. Lo rievocheranno, quell’esempio, nel secolo successivo, letterati quali Giovan Battista Cipelli, accademico Egnazio, e ancora due secoli dopo incisori quali Giovanni Palazzi.

La diaspora albanese interessò tutte le aree della Serenissima in forme capillari ed è capitolo di cono-scenza tuttora aperto. Mentre in altre zone d’Italia, del sud soprattutto, l’emigrazione ha dato vita a “isole” mantenutesi tali nei secoli (si pensi agli arbereshe di Calabria, Basilicata, Sicilia), in terra veneta è avve-nuta una osmosi, una integrazione rapida nel giro di pochi decenni. Ciò proprio a seguito della politica di accoglienza decisa dalle autorità veneziane: un caso del tutto di eccezione nella politica del tempo.

Nei decenni successivi da parte degli immigrati al-banesi, ovviamente nei loro interpreti di spicco cultu-rale, si volle tenere viva la memoria dei tanti decenni

di lotte sostenute contro il Turco, sia come tributo di affetto verso la patria di origine, sia per giustificare ri-vendicazioni e privilegi da ottenere nelle terre dell’e-silio.

Già all’indomani della pace tra Venezia e Impero Ot-tomano, nel 1503, la comunità albanese a Venezia prov-vedeva a trascrivere, dall’originale presso il Consiglio di Dieci, il testo degli Statuti della città di Scutari: lo con-serva un piccolo codice, riportato alla luce da chi scrive dal fondo Cicogna della Biblioteca Correr di Venezia, che è oggi testimonianza preziosissima, perché l’unico che conservi nella sua interezza il testo statutario di una antica città albanese (pochi sono i capitoli soprav-vissuti degli statuti di Durazzo). Esso permette di ri-costruire il volto “cittadino” dell’ Albania medioevale: ci restituisce la civilissima vita di un comune del nord, di Scutari appunto, le sue strutture di governo e la sua costituzione, i rapporti tra entroterra agricolo e artigia-nato urbano, i suoi principi di diritto pubblico, di diritto civile, di diritto penale. E in particolare a proposito di quest’ultimo, proprio i ritrovati Statuti permettono di recuperare l’immagine di una Albania terra di città di contro a quello che prevalse nel tempo quale terra di campi, anzi di monti, retta da vari kanun. Basti ricor-dare, per esempio, che a Scutari non si prevedeva in caso di omicidio o ferimento nessuna vendetta in sen-so materiale, che veniva invece circoscritta all’ambito pecuniario. Basti ancora ricordare la posizione della donna, quale è tutelata negli Statuti: libera di fare te-stamento, di testimoniare, protetta in caso di violenza

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Anfiteatro di Durazzobrio sociale e politico della Repubblica. Trasferita poi presso la chiesa di San Maurizio, la Scuola degli Alba-nesi fu abbellita all’interno da un ciclo pittorico sulle storie di vita di Maria Vergine, opera di Vittore Carpac-cio, risalente ai primissimi anni del Cinquecento. La committenza a Carpaccio, il pittore “di storie” allora più accreditato, rinvia a una élite culturale albanese che poteva trovare sicuri appoggi in quel patriziato ve-neziano che aveva messo radici nei secoli precedenti sull’altra sponda dell’Adriatico e che anche tramite l’Albania aveva costruito la propria fortuna economi-ca: così i tanti Contarini, Venier, Zorzi, Priuli, Querini, Gradenigo, Giustinian. Ben numerose erano a Venezia le famiglie nobiliari che avevano stretti legami con l’Al-bania, dove avevano messo radici, fin dal Medio Evo si è visto, tra carichi di carovane dall’entroterra, approdi di viaggi di andata e ritorno di merci nelle galee, inve-stimenti terrieri a ridosso delle coste. I legami furono anche familiari, in taluni casi, perché non mancarono le unioni matrimoniali: ad esempio (tra i tanti possibi-li) quelle tra un Loredan e una Arianiti o tra un Angeli e una Magno.

Gli albanesi erano dunque valutati come fedeli sudditi fin dal primissimo Quattrocento e le vicende della seconda metà del secolo vieppiù dovevano raf-forzare quei vincoli: le lotte congiunte di forze vene-ziane e scutarine contro i Turchi saranno visualizzate sulla facciata della Scuola degli Albanesi ancora cin-quant’anni dopo la perdita di Scutari, quando ormai il processo di integrazione di quanti si erano trasferiti a

Venezia era da tempo compiuto, interessando la secon-da e terza generazione di emigrati.

Ancor oggi chi si rechi in prossimità di San Mau-rizio potrà vedere la suggestiva facciata della Scuola, con rilievi eseguiti nel 1531-32 a spese della comunità albanese: la rocca di Scutari sullo sfondo, il sultano minaccioso in primo piano, le insegne dei capitani dei due assedi, Antonio Loredan e Antonio da Lezze, e una scritta scolpita che ricorda appunto sia la lotta comu-ne veneto-scutarina sia la riconoscenza degli Albanesi verso la Repubblica, loro seconda patria.

Interessantissima la politica di accoglienza di Ve-nezia verso quanti avevano lasciato le proprie terre, rifiutando di divenire sudditi turchi.

Fu data una pensione a vita alle vedove di combat-tenti, protetti e aiutati i loro figli, elargite doti alle figlie una volta in età da marito. Agli uomini furono assegnati posti in rapporto alle competenze pregresse in tutte le terre della Serenissima. All’élite dei fuoriu-sciti di Scutari e Drivasto furono concesse proprietà in Friuli; mentre i contadini furono inviati, sempre in Friuli, soprattutto nelle zone più povere di confine. Per i tanti religiosi furono individuate sistemazioni in città e in tutta la terraferma; nel Mestrino, nel Trevigiano e nel Padovano trovarono specifici beneficî vari mem-bri della famiglia Angeli, che aveva avuto all’epoca di Scanderbeg un prezioso tramite tra Venezia e Albania nella persona di Paolo Angeli, arcivescovo di Durazzo. A proposito degli Angeli e di certe presenze albanesi nell’entroterra veneziano, ancora da approfondire è il

Albania, Durazzo: la fortezza Veneziana nel

centro della città.

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ne è emblematica testimonianza.La figura dell’eroe albanese sarà sempre funzionale

ai diversi progetti di nuove crociate che vari papi nel tempo coltiveranno, diventando il simbolico Athleta Christi, il Defensor Christianitatis. Vieppiù dopo la fatidica battaglia di Lepanto del 1571. E Venezia, in particolare, nell’eterna lotta contro il Turco (contras-segnata comunque da lunghi periodi di pace funzionali ai reciproci interessi commerciali), opportunamente oscurando gli aspetti di scontro, esalterà anch’essa, sempre, l’antica alleanza con Scanderbeg.

Non a caso in tutti i momenti in cui si farà dramma-tica quella lotta, Venezia riandrà volentieri a rievocare i tempi eroici in cui l’Albania aveva svolto la funzione di barriera antiottomana; i tempi in cui, per esempio, veneziani e scutarini insieme avevano dato scacco agli assedi di foltissimi eserciti capeggiati dallo stesso Sul-tano e ancor prima i tempi in cui Scanderbeg aveva combattuto anche nell’interesse della Serenissima.

Venezia collocava dunque l’Albania entro il suo oriz-zonte autocelebrativo e ne faceva opportuna citazione in fasi di critico rapporto con altre forze politiche im-pegnate contro gli Ottomani. Se ne servirà addirittura per tattiche diplomatiche: come quando, all’inizio del Seicento, in anni di duro scontro con il Papato che la chiamava all’ennesimo progetto di crociata, deciderà

di porre sull’imbarcazione di massima rappresentanza, il famosissimo Bucintoro, proprio una gigantesca sta-tua dell’eroe albanese.

E la statua di Scanderbeg continuò a troneggiare sulla “nave” dogale dal 1606 al 1720 (quando per la vetustà dell’imbarcazione fu necessario farne una nuo-va), ricordando in ogni cerimonia pubblica e ad ogni autorità straniera che giungesse in Laguna, proprio colui che era stato il “gigante” protettore, con Vene-zia, dell’Adriatico contro il Turco. Nel proprio orizzon-te mitografico, dunque, Venezia riservò ampio spazio all’Albania. Così nel Bucintoro, appunto. Così nel Pa-lazzo Ducale, dove nel secondo Cinquecento, per il sof-fitto della Sala del Maggior Consiglio, affidava a Paolo Veronese la celebrazione delle glorie di storia patria: e la difesa di Scutari del 1474 con Antonio Loredan vi doveva, non a caso, campeggiare.

Tra Seicento e Settecento i rapporti commerciali tra Venezia e l’Albania diventata turca si mantennero stretti. Dal 1621 a Venezia si apriva “ufficialmente” il Fondaco dei Turchi, quale loro centro di dimora e di commercio stabili. Intensissimi restarono nel tempo soprattutto i legami con Scutari, dove i rappresentanti della dinastia dei Bushatli locali furono particolarmen-te amici dei veneziani. Proprio le ragioni di mercatura facevano guardare con specifico interesse agli albanesi

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anche verbale. Davvero abissale la distanza tra diritto cittadino e diritto delle montagne.

A Venezia nel corso del Cinquecento la presenza al-banese si registra, oltre che nell’area, prevalente, del tessile in numerose attività lavorative: per esempio in quelle dei tagliapietra, dei fabbri, dei fabbricatori di armi, dei marangoni, dei cesellatori, dei produttori di maschere. Di certo si esportarono a Venezia competen-ze artigianali già sperimentate nelle terre di origine. Si pensi a Scutari, grande crocevia di comunicazioni e commerci -si è detto- tra l’entroterra dei Balcani e il mare. Gli Statuti della città albanese fotografano una comunità trecentesca in cui brulicavano le attività di sigillatori, pesatori, calzolai, falegnami, fabbri, dazieri, medici. Competenze pregresse dunque trovano spazio a Venezia per innervarsi nei rispettivi rami lavorativi; la forza lavoro albanese si amalgama con quella vene-ziana e di altre nazionalità: ciò avviene naturalmente in una città crogiuolo di genti, di lingue, di culture.

Ben si comprende l’orgoglio della comunità scutari-na esule a Venezia nel riproporre l’immagine di quella che era stata, ancora nell’autunno del Medio Evo, la loro civilissima convivenza, travolta poi dagli eventi della storia. Lo ricorderà in quel principio di secolo, all’indomani della pace col Turco del 1503, il sacerdote scutarino Marino Barlezio, che si farà storico della pro-

pria terra, scrivendo le vicende dell’assedio di Scutari: il De obsidione Scodrensi del 1504, vera e propria esal-tazione della lotta congiunta di veneziani e albanesi. Barlezio non mancherà di farsi interprete della deso-lante amarezza dell’intero popolo albanese, disperso e umiliato; è incredibile, dirà, pensare quale era stata nei secoli la grande Scutari e a quale miseria di servitù la storia l’avesse condotta.

Negli stessi anni un altro esule scutarino, Marino Becichemo, diventava una delle voci di spicco della cultura umanistica veneziana, scelto addirittura come precettore del figlio da parte di Girolamo Donà, che di quella cultura era tra i massimi rappresentanti.

Tra il 1508 e il 1510, ancora Marino Barlezio conse-gnerà alla memoria dei posteri la ricostruzione della vita e delle gesta dell’ eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg con la Historia de vita et gestis Scander-begi Epirotarum Principis, che diventerà presto un vero best seller nel panorama storiografico europeo e tale si manterrà nei secoli successivi. D’altronde, tra Seicento e Settecento, ogni qual volta si farà dramma-tico lo scontro tra Impero Ottomano e Stati di Europa, puntualmente le gesta di Scanderbeg saranno riprese e riproposte nelle vesti letterarie e artistiche le più di-verse: persino in poemi, in drammi teatrali, in opere per musica: lo Scanderbeg musicato da Antonio Vivaldi

Albania, Scutari: suggestiva immagine del castello

Veneziano.

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sudditi della casa ottomana, tanto più quanto più si an-dava profilando la concorrenza sulla costa albanese di altre potenze: l’Austria, la Francia, addirittura l’Olan-da, mentre in Adriatico saliva, pericolosa, la forza dei dulcignoti, bravi navigatori e commercianti, che diri-gevano temutissime azioni piratesche. La pace di Pas-sarovitz del 1718 segnava la fine del Dominio da Mar di Venezia: nel nuovo Bucintoro, che si andrà costruen-do proprio negli anni successivi e sarà inaugurato nel 1728, la statua di Scanderbeg, difensore dell’Adriatico, che aveva troneggiato nel precedente durante la sua durata più che centenaria, perde il suo valore simboli-co e sbiadisce in una più generica statua di Marte.

Dei circa cento anni di dominio effettivo in Albania, seguiti ai precedenti secolari rapporti lungo tutto il Me-dio Evo, ben poche basi conservava Venezia: Butrinto, in primis, che veneziana resterà, sostanzialmente, fino al trattato di Campoformido: luogo di ricche e vaste pe-schiere, antica postazione strategica di fronte a Corfù.

Se con la fine dello Stato da Mar scemava anche il ricordo della vera “Albania veneziana”, non venivano persi però nella tradizione e nella vita quotidiana le tracce degli antichi legami.

Questi restavano innanzi tutto nella toponomastica, che ancora oggi sopravvive, di tante calli “degli Alba-nesi”, luoghi di Venezia in cui essi si erano aggregati; restavano nella pratica corrente di certi settori dell’ar-tigianato, dove, ancora nell’Ottocento, a San Giacomo

dall’Orio per esempio e a San Zaccaria, vi erano punti di lavorazione e smercio della rinomata lana scutari-na, utilizzata in particolare nel confezionamento di materassi e di berretti. E non a caso la stessa figura dell’eroe albanese Scanderbeg, ormai divenuta leg-gendaria, veniva riassunta nel Lombardo Veneto in lotta di liberazione dagli Austriaci, nel fatidico 1848, quale emblema di un nuovo condottiero capace di far-si promotore della unificazione italiana.

Nel Novecento una nuova stagione di studi e ricer-che riporterà alla ribalta l’Albania, e quindi anche l’an-tica presenza veneziana, testimoniata, tra l’altro, dai vari leoni di San Marco, che da nord a sud, scolpiti sui pozzi di Scutari o su sculture erratiche ad Argirocastro o a Vunò, avevano resistito nei secoli.

E le missioni archeologiche italiane degli anni venti e trenta recupereranno lo splendido sito della romana Buthrotum, di quella Butrinto che era rimasta veneziana, si è visto, fino alla fine della Serenissima.

La trama dunque non occasionale di relazioni di storia e di vita, che si è qui sommariamente tracciata, tra Venezia e Albania si ripropone oggi quale sfida di conoscenza, di interesse reciproco. Si impone altresì come richiamo a quell’etica dello scambio materiale e culturale che sostanziò il cosmopolitismo con cui Ve-nezia costruì nel tempo il rispetto del diverso.

Un richiamo che può essere sorprendente guida an-che nelle diversità del nostro presente.

Albania, Scutari: interno del castello

Veneziano di Rozafa.

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Albania, Butrinto: in questa pagina veduta del castello Veneziano.

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sus), grazie al console del Regno di Sardegna, il patrizio genovese Girolamo Luxardo (Santa Margherita Ligure, 1784-Zara 1865), che nel 1821 aprì l’omonima distil-leria, ottenendo otto anni dopo il privilegio imperiale (da cui il nome della Privilegiata Fabbrica Maraschino Excelsior). in breve tempo il maraschino di Zara, grazie all’intraprendenza dei produttori, fu il primo prodotto dalmata ad essere esportato oltreoceano.

A Zara passò inoltre la sua giovinezza Ottavio Misso-ni, atleta e stilista: nato nel 1921 a Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik) da padre di origine giuliana, Vittorio Mis-soni e da madre dalmata, Teresa de’ Vidovich, di anti-ca e nobile famiglia di Sebenico, si trasferì a sei anni a Zara, dove rimase fino al 1941, dividendo il suo tempo tra lo studio e l’atletica leggera.

Iniziò l’attività agonistica con la società Ginnastica, Zara dedicandosi alla specialità dei 400 metri piani, per poi passare negli anni successivi ai 400 metri ostaco-li. Nel 1937 vestì per la prima volta la maglia azzurra. Eliminato in batteria ai Campionati europei nel 1938, l’anno successivo divenne campione mondiale studen-tesco a Vienna.

Dopo il secondo conflitto mondiale partecipò ai Gio-chi olimpici di Londra 1948 e agli Europei di Bruxelles.

In carriera ha conquistato sette titoli nazionali, di cui uno nei 400 m piani (1939), tre nei 400 m ostacoli (1941, 1947, 1948) e tre nella staffetta 4×400 m (1950, 1951, 1952).

Ma Zara non è solo la città del maraschino o di Ot-tavio Missoni.

Vi nacque Silvio Ballarin (1901-1969), matematico e geodeta, socio dell’Accademia dei Lincei, nel periodo 1952-53, su incarico della Commissione Geodetica Ita-liana, si occupò della realizzazione della Carta gravime-trica d’Italia, organizzando un apposito ufficio presso l’Istituto di geodesia e topografia di Pisa.

In precedenza vi era nato Simone Stratico (1733-1824), matematico, fisico e esperto di nautica. A Pado-va sostituì Giovanni Poleni (1685-1761) nella cattedra di Matematiche e Navigazione. In tale veste, studiò approfonditamente il regime acqueo della Repubblica Veneta, collaborando a vari interventi di idraulica sul territorio veneto, quali la bonifica delle valli del verone-se e la regolazione del Brenta e del Bacchiglione. Cadu-ta la Repubblica, nel 1801 venne chiamato ad insegnare Nautica presso l’Università di Pavia, e durante il Regno d’Italia fu nominato Ispettore generale dei Ponti e delle Strade, e fra le altre cariche fu Presidente dell’Acca-demia delle Belle Lettere e dell’Istituto Lombardo di Scienze di Milano. Ricevette vari riconoscimenti (fu eletto Senatore nel 1809) e decorazioni internaziona-li, fra i quali il titolo di Cavaliere della Legion d’Onore, della Corona di Ferro, della Croce di San Leopoldo e il titolo di Professore Emerito delle università di Padova e Pavia.

Di Zara era pure originario Georg Ludwig Ritter von Trapp (1880-1947), un ufficiale austro-ungarico: la saga della Famiglia Trapp è stata raccontata nell’au-tobiografia romanzata La famiglia Trapp e nel musical The Sound of Music, poi realizzato anche in versione

La Fossa, il porticciolo antistante i bastioni veneti

D A L M A T I I L L U S T R I

Dalmati illustri

Nelle mie letture e ricerche mi hanno sempre colpito l’effervescenza e la varietà culturale di quel territorio che fa perno su Trieste e che

comprende la parte del Friuli vicina al confine, l’Istria e la Dalmazia.

Infatti, in queste plaghe non c’è paese o città che non offra un nome di un personaggio famoso, che ha onorato con la sua vita e la sua opera il luogo natale.

Le prove che si possono portare sono numerose, e gli ambiti di azione culturale sono molto vari: vanno dal campo letterario, a quello musicale e a quello artistico (nel senso più lato del termine), e non mancano insi-gni esempi di assoluta originalità in ambito scientifico nell’età moderna e contemporanea.

Proprio fino ad ieri, si può dire.Infatti in quella zona periadriatica, che si estende all’incirca da Zara fino a

Dubrovnik, hanno visto la luce o si sono formati uo-mini e donne ingegnosi che hanno segnato con la loro vita e la loro opera la cultura locale, veneta, europea e mondiale, e si rincorrono luoghi in cui arte, letteratura, scienza, sport, ecc. si alternano da secoli come esempi di varia “umanità”.

Terra di poeti, sportivi, imperatori, scienziati…

Descritta dai poeti come una “barca di pietra”, per la sua collocazione geografica su una penisola urbana in mezzo alle acque del mare Adriatico, la città di Zara (Zadar) fonde valori passati e presenti nella creazione di una varietà di attrazioni turistiche e storiche.

Zara è famosa nel mondo per il maraschino, un liquo-re dolce e incolore ricavato dall’amarena (Prunus cera-

QUIRINO BORTOLATO

Sotto, Zara, le rive.

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mente considerato il suo erede, e Chrismann, il quale unì le caratteristiche dell’organo italiano di Nachini con un nuovo e particolare tipo d’organo austriaco.

La sua produzione organaria si estese per circa un quarantennio e totalizzò 350-370 strumenti.

Il Nacchini apportò diverse innovazioni, come la semplificazione del sistema meccanico di trasmissione, e a lui si deve l’invenzione del tiratutti a manovella, una manopola che serve a inserire contemporaneamente tutti i registri, e l’adozione della cosiddetta accorda-tura del «sesto di comma regolare», ossia con diminu-zione delle quinte di 1/6 di comma sintonico, sistema che sarebbe stato ideato dal fisico-matematico veneto Giordano Riccati e sperimentato da Nacchini nel 1750 sull’organo op. 159 di S. Maria dei Battuti (o S. Croce dell’Ospedale) a Treviso.

Celeberrimo è nella Storia di Venezia il patriota Nic-colò Tommaseo (1802-1874), di Sebenico (Šibenik), linguista e scrittore, al cui nome sono legati il Dizio-nario della Lingua Italiana, in otto volumi, completato solo dopo la sua morte, il Dizionario dei Sinonimi e il romanzo Fede e bellezza.

Imprigionato dagli austriaci per la sua fede patriot-tica, fu liberato il 17 marzo 1848, insieme con Daniele Manin, durante l’insurrezione di Venezia. Alla succes-siva proclamazione della Repubblica di San Marco, ot-tenne il maggior numero di voti dopo Manin e assunse importanti cariche nel nuovo stato. Dopo l’entrata de-gli austriaci vincitori in Venezia, fu esiliato a Corfù nel 1849.

Fausto Veranzio (Sebenico, 1551-Venezia, 1617) è stato un umanista, filosofo e storico dalmata, vescovo, che, vissuto sotto la Repubblica di Venezia, si è segna-lato anche come lessicografo e inventore. Nominato cancelliere per l’Ungheria e la Transilvania, Veranzio si trasferì presso la corte dell’imperatore Rodolfo II a Pra-ga, dove entrò in contatto con Giovanni Keplero e Tycho Brahe, e frequentò un ambiente straordinariamente interessato alle novità scientifiche. Dopo la prematura morte della moglie, si fece sacerdote e, nel 1594, diven-ne Vescovo di Csanàd. Dal 1609 visse a Venezia, presso la confraternita di San Paolo, dove si impegnò nello studio delle Scienze: qui morì nel 1617, e fu seppellito sull’isola di Provicchio (Prvić), di fronte a Sebenico, per sua espressa volontà.

Giorgio Sisgoreo (Juraj Šižgorić), originario di Sebe-nico, visse fra il 1440 ed il 1509, e fu un poeta e umani-sta, vissuto sotto la Repubblica di Venezia. Laureatosi in giurisprudenza presso l’Università di Padova, divenne canonico e fu nominato vicario del vescovo di Sebenico. Affascinato dalla cultura e dalle tradizioni popolari, ne inserì canti e costumi del proprio paese nel suo inedito De situ Illyriae et civitate Sebenici e scrisse, sempre in latino, Elegiarum et carminum libri tres, la sua opera più importante, pubblicata a Venezia nel 1477, nella quale troviamo informazioni sulla sua vita, su Sebenico e sulla vita culturale dalmata.

Proseguendo verso sud, si incontra Spalato (Split)Il nome più famoso ci proviene dall’antichità classica.Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, nato Diocle (244-

Uno scorcio della riva di Sebenico.

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cinematografica. Infatti, sposata in seconde nozze la cantante e scrit-

trice viennese Maria Augusta Kutschera (1905-1987), trovò in lei la matriarca dei celebri Trapp Family Sin-gers: la sua storia e quella della fuga della sua famiglia dall’Austria dopo l’Anschluss (1938), hanno ispirato il libro , il musical ed il film musicale Tutti insieme appas-sionatamente di Robert Wise (1965).

Probabilmente nel villaggio di Bulić, nel territorio parrocchiale di Velim, allora diocesi di Scardona (Skra-din), nel retroterra dalmata tra Zara e Sebenico, da Giorgio (Juraj) e da Dorotea (Doroteja) nacque Pietro Nachini (Petar Nakić, noto anche con sotto i cognomi di Nacchini, Nachich, Nachik, Nakik e Nanchini), che fu un organaro italiano, se non il primo, sicuramente il più grande in senso cronologico nel Settecento veneto.

Le sue date di nascita e di morte sono rispettivamen-te 1694 e 1769, a Conegliano, nel Veneto.

Discendente di una famiglia di umili origini, trascor-se la prima giovinezza come pastore: a tal proposito si narra una leggenda secondo la quale, durante le lun-ghe ore del pascolo, si dilettava nel costruire strumenti musicali. Dal 1711 fu a Sebenico, dove entrò nell’ordi-ne francescano dei Minori Osservanti di San Lorenzo. Nel 1713, probabilmente spinto dal padre, prese i voti assumendo il nome di Paolo. Contemporaneamente nella città dalmata, dal 1712 al 1715, studiò filosofia. Fu successivamente a Venezia, dove intraprese gli studi di teologia. Nella città lagunare studiò anche organaria sotto Giovanni Battista Piaggia.

Grazie alla sua attività e maestria nella lavorazione riuscì a diventare nella sua epoca il principale costrut-tore d’organi a Venezia, in Istria e in Dalmazia e nei ter-ritori circostanti.

Il Nacchini fu quindi il fondatore della cosiddetta scuola organaria veneta del Settecento, la quale trovò successivamente in Callido il maggior esponente. Egli abbandonò nella pratica organaria l’empirismo usuale fino a quel momento e decise di applicare a tale arte le leggi della matematica, dell’acustica e della meccanica, scienze che aveva avuto modo di apprendere durante i suoi anni di studio giovanili. Inoltre nella scuola del Nachini venne stilizzato l’organo barocco gasparinia-no (ossia della scuola di Eugenio Gasparini), modello precedentemente in voga in terra veneta, e vennero contemporaneamente recuperati i canoni dell’organo rinascimentale classico.

La ‘scuola nacchiniana’ ricopre un ruolo rilevante nella storia generale dell’ars organaria.

Molti sono stati gli allievi di Nacchini: fra gli italia-ni sono noti Francesco Dacci (o Dazij) (1712-1784) senior, (“il principal [...] alievo” cui il maestro affidò la direzione del laboratorio già nel 1751), Francesco (Antonio) Dacci junior, Nicolò Moscatelli, Francesco Comelli, Gaetano Callido (il suo erede nell’arte orga-naria); fra gli stranieri si citano lo sloveno Franz Xaver Križman (Chrisman o Crismani) e i meno noti Luka Terzić, Ivan Kaćić e Mihovil Kargotić.

Nacchini costruì circa 500 organi. Tra i suoi allievi si ricordano Francesco Dacci, Gaetano Callido, general-

Panoramica vicino Zara.

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Il suo maggiore contributo scientifico, il De resolu-tione et compositione mathematica, uscì postumo nel 1630, e la sua opera è stata descritta da Pierre Hérigone nel suo Cursus mathematicus (1634).

Tuttavia il nome raguseo più famoso nel mondo scientifico è quello di Ruggiero Giuseppe Boscovich (Rućer Josip Bošković).

Paradossalmente, nel XVII sec. una lenta decadenza si ripercosse sulla vita culturale ragusea, anche se la figura di maggior spicco della città, Ruggero Boscovich, visse proprio nel Settecento.

Nato il 18 maggio 1711 e morto a Milano il 13 feb-braio 1787, figlio di Nicola e di Paola Bettera, di ricca famiglia italiana bergamasca da tempo residente nella città dalmata, il Boscovich è stato un padre gesuita, astronomo, matematico, fisico, filosofo, diplomatico e poeta italiano. Pur nato nella Repubblica di Ragusa, studiò, operò e visse in Italia (a eccezione di un sog-giorno in Francia di 10 anni), e scrisse in italiano molti dei suoi scritti. Nel 1759 fu in Francia e in Inghilterra, dove fu nominato membro della Royal Society. Nel 1763

fu nominato professore di matematica all’Università di Pavia e, contemporaneamente fu tra i fondatori dell’os-servatorio astronomico di Brera, che diresse per qual-che anno. Nel 1773 si trasferì a Parigi a causa dell’aboli-zione dell’Ordine dei Gesuiti. Rientrò in Italia nel 1782, dove pubblicò la sua Opera pertinentia ad opticam et astronomiam (1785) in 5 volumi. Dal 1782 fece parte, come socio fondatore, dell’Accademia dei XL che, con la denominazione di Società Italiana, includeva per l’appunto i quaranta migliori scienziati dell’epoca.

Si è occupato soprattutto di fisica matematica. Il Boscovich fu il primo a fornire una procedura per il cal-colo dell’orbita di un pianeta sulla base di tre diverse osservazioni della sua posizione e diede anche una pro-cedura per determinare l’equatore di un pianeta. Nel suo studio della forma della Terra usò l’idea di rende-re minima la somma dei valori assoluti degli scarti (o deviazioni): un’idea innovativa, carica di conseguenze teoriche e pratiche: nel Settecento raguseo affondano le radici della scienza contemporanea.

Panoramica dai bastioni difensivi di Ragusa.

311), è stato un imperatore romano che governò dal 20 novembre 284 al 1º maggio 305 col nome imperiale di Cesare Gaio Aurelio Valerio Diocleziano Augusto Iovio.

Nato in una famiglia di umili origini della provincia romana della Dalmazia, Diocle scalò i ranghi dell’e-sercito romano fino a diventare comandante di caval-leria sotto l’imperatore Marco Aurelio Caro (282-283). Dopo la morte di questi e di suo figlio Numeriano nella campagna contro i Sasanidi, Diocle fu proclamato im-peratore (fu in questa occasione che mutò il proprio nome in Diocleziano), come scelta alternativa al figlio maggiore di Caro, Marco Aurelio Carino, che era stato nominato imperatore dal padre prima della campagna

e che allora si trovava in Occidente. I due contendenti si scontrarono nella battaglia del fiume Margus (oggi Morava), nei pressi di Viminacium, in cui Carino perse il regno e la vita (285).

Inoltre celebre poeta Ugo Foscolo (Zante o Zacinto, 1778-Londra, 1827), uno dei principali letterati del ne-oclassicismo e del preromanticismo, visse la sua giovi-nezza dal 1785 al 1788 nella città dalmata di Spalato, dove il padre era medico, e compì i primi studi presso il seminario arcivescovile.

Silva Košćina, in arte Sylva Koscina (Zagabria, 1933-Roma, 1994), attrice croata, è nata da genitori dalmati, oriundi di Spalato e Traù. La sua fu una vita passata

fra il mondo della scienza ed il mondo dello spettaco-lo: infatti, mentre seguiva i corsi per la laurea in fisica all’Università degli Studi di Napoli, iniziò la sua carrie-ra cinematografica all’età di 22 anni al fianco di Totò in Siamo uomini o caporali? (1955) di Camillo Mastrocin-que. Il primo ruolo importante arrivò con Il ferroviere (1955), con la regia di Pietro Germi.

Verso il Montenegro: Ragusa di Dalmazia (Ragusi, Dubrovnik), crocevia fra Oriente ed Occidente

Molto ricca e varia dal punto di vista culturale è Ra-gusa: i ragusei attivi nel mondo lo testimoniano in mon-

do ampio e multidisciplinare.Franco Sacchetti (Ragusa di Dalmazia, 1332-San Mi-

niato, 1400) è stato un poeta e scrittore italiano.Figlio di un mercante fiorentino, fu egli stesso un

mercante nella Firenze del XIV secolo. È oggi ricordato soprattutto per la sua raccolta Il

Trecentonovelle, opera che contiene, così come è stata conservata, 228 novelle, alcune delle quali incomplete. In esse, secondo il modello del Boccaccio, raccoglie tut-te le novelle dalle antiche alle moderne, oltre ad alcune nelle quali egli stesso figura come protagonista.

Benedetto Cotrugli (Benedikt Kotruljević, in latino Benedictus de Cotrullis), figlio di Giacomo e Nicoletta

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Panoramica dai bastioni difensivi di Ragusa.

Nella pagina precedente: una delle due porte che immette nello Stradun.

D A L M A T I I L L U S T R ID A L M A T I I L L U S T R I

Illich, nato a Ragusa nel 1416 e morto a L’Aquila nel 1469, è stato diplomatico, umanista ed economista.

Mercante di formazione, studiò con attenzione le metodiche di contabilizzazione utilizzate fino a quel tempo, componendo sul tema la sua opera più nota, il libro Della Mercatura e del Mercante Perfetto, stampa-to per la prima volta a Venezia nel 1573, che ebbe una seconda edizione nel 1602.

È quindi un anticipatore dell’opera universalmen-te nota del matematico fra Luca Pacioli (1445-1517), l’ “inventore” della partita doppia e primo accreditato interprete di quello che chiama “modo di Vinegia”, la

partita doppia con il dare e avere su pagine contrappo-ste, appunto.

Bonino de Boninis (Dobrić Dobrićević, citato anche come Bonino Bonini o Bonino de Bonini, in latino Bo-ninus de Boninis), nato nell’isola di Lagosta nel 1454 e morto a Treviso nel 1528, fu un editore e tipografo dalmata, uno dei precursori della stampa in Europa. fattosi prete verso il 1499, in tale veste ricevette vari benefici per interessamento del governo veneziano. Nel 1515 è canonico a Treviso. Le ultime notizie si trovano a Treviso, in un carteggio del giugno 1528 che si riferisce alla sua eredità, il che ne lascia intuire mese ed anno

di morte.Durante i suoi frequenti viaggi, Bonino de Boninis

non dimenticò la sua isola natale, alla quale fece dono di un quadro della Madonna, dipinta da Francesco di Vittore Bissolo, nel quale figura anche il suo ritratto e la dedica “Virgini Matri Boninus de Boninis decanus Tar-visinus aere suo ff MDXVI”.

Elio Lampridio Cerva (Ilija Crijević, in latino Aelius Lampridius Cervinus), nato a Ragusa nel 1463 e morto nel 1520, fu poeta, umanista e lessicografo.

Ricevuta un’ottima educazione famigliare, grazie allo zio ambasciatore della Curia di Papa Sisto IV, ap-prodò a Roma all’età di 13 anni, ed approfondì gli studi classici. L’adolescente ebbe così modo di entrare nel

circolo poetico di Giulio Pomponio Leto (1428-1498) e, grazie alle sue prime composizioni, venne cinto della corona di alloro in Campidoglio. Si dedicò allo studio della drammaturgia antica e fece studi sulle comme-die di Plauto. Nel 1480, all’età di 17 anni, ultimò il suo Lexicon, un dizionario enciclopedico in lingua latina di 429 pagine.

Nicolò Sagri fu un astronomo, matematico e lettera-to dalmata, originario di Ragusa e morto a Manfredonia nel 1573. Il suo nome venne tradotto in croato come Nikola Sagri, ma anche Nikola Sagroević. L’opera per la quale il Sagri è rimasto nella storia dell’astronomia e della navigazione fu Ragionamenti sopra le varietà de i flussi et riflussi del mare Oceano occidentale. Fatti da

110 111I L VENETO NELLA

DALMAZIA MONTENEGRINA

IL VENETO NELLA

DALMAZIA MONTENEGRINA

Page 57: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

:Portale della chiesa di San Francesco nello Stradun.

Andrea di Noblisia, Pedotto Biscaino, et Vicenzo Sabici Nocchiero, et Ambrosio di Goze, Ragusei; Raccolti da Ni-colo Sagri, et in un Dialogo dall’istesso ridotti, Diviso in due parti, ad utilità di ciascuno Navigante, stampato a Venezia presso Domenico e Giovanni Battista Guerra fra-telli nel 1574, pubblicato postumo per opera del fratello Giovanni Maria

Stefano Gradi (1613-Roma, 1683) è stato uno scien-ziato, filosofo e poeta dalmata, il cui nome fu tradotto in Stjepan Gradić. Nominato nel 1653 ambasciatore della Repubblica di Ragusa in Vaticano, nel 1661 fu prescelto come custode della Biblioteca Vaticana. Il 14 gennaio 1682 il papa Innocenzo XI lo nominò prefetto della Bi-blioteca Vaticana, a coronamento di una vita spesa per il sapere.

Un nome prestigioso in ambito scientifico è quello di Marino Ghetaldi, in latino Marinus Ghetaldus, in croato Marin Getaldić, nato e morto a Ragusa di Dalmazia (2 ottobre 1568-11 aprile 1626), è stato un matematico e scienziato dalmata.

Nel 1597, avendo ereditato una considerevole somma da un ricco gentiluomo londinese, intraprese un viaggio durato sei anni per l’Europa, assieme all’amico etnologo Marino Gozze. Trasferitosi a Roma, seguì le lezioni del padre gesuita Cristoforo Clavio (1537-1612). Poi pro-seguì per Anversa, in Belgio, dove fu allievo di Michel Coignet (1549-1623). Divenne uno scienziato di grande fama: nonostante la sua giovane età e nonostante non fosse laureato, gli fu anche offerta la cattedra di ma-tematica all’Università di Lovanio, allora una delle più prestigiose al mondo, ma Ghetaldi declinò e proseguì il viaggio per Parigi Ghetaldi, dove fu amico del mate-matico francese François Viète (1540-1603), del quale proseguì la paziente ricostruzione delle opere perdute di Apollonio.

In seguito visse anche due anni in Inghilterra, ma di tale soggiorno non sono noti i dettagli. Durante il suo soggiorno a Padova, Ghetaldi fu amico di Paolo Sarpi ed incontrò Galileo (1564-1642), con cui corrispose rego-larmente.

Nel corso della sua vita Marino Ghetaldi si dedicò principalmente alla matematica ed alla fisica.

Ghetaldi fu precursore di Cartesio nello studio della geometria analitica. Infatti, del periodo trascorso viag-giando per l’Europa diede un vivido resoconto nell’opu-scolo Variorum problematum collectio, pubblicato nel 1607: “Viaggiammo insieme ne la Germania sud e nord, due anni ci fermammo in Inghilterra, nessun angolo di Francia ci rimase ignoto, attraversammo tutta l’Italia”. L’opuscolo è importante perché offre la soluzione di 42 problemi geometrici, dai metodi risolutivi dei quali si intuisce che Ghetaldi stava applicando l’algebra alla geometria: la formalizzazione della geometria analitica introdotta da Descartes seguì pochi anni più tardi (1637, nel saggio intitolato Geometria).

Ghetaldi fu soprattutto famoso per i suoi studi nel campo dell’ottica geometrica, alla quale dedicò sette opere: i suoi contributi in questo campo furono citati dal fisico olandese Christiaan Huygens e da Edmond Halley in Inghilterra.

Negli ultimi suoi anni Ghetaldi costruì a Ragusa lo specchio parabolico (diametro 66 cm), conservato oggi al National Maritime Museum di Londra.

INTERVENTI PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO VENETO NEL MEDITERRANEO (L.R. N. 2/2007 ARTICOLO 31 E L.R. N. 1/2008 ARTICOLO 25)

PROGETTI ANNO 2009

INTERVENTI BENEFICIARI

Restauro della Chiesa Annunziata, Corfù (Grecia)

Ambasciata d’Italia in Atene - Comune di Corfù

Sulle onde della Serenissima 2 Marco Polo System Geie

PROGETTI ANNO 2010

INTERVENTI BENEFICIARI

Ricerca storica: “I cannoni della S e r e n i s s i m a . C a t a l o g a z i o n e , studio e pubblicazione delle artiglierie di produzione veneziana conservate nel Mediterraneo Orientale”

Università Cà Foscari di Venezia

Realizzazione di un documentario in DVD “Sulle Antiche Rotte della Serenissima: l’Albania Veneta”

Luigi Gandi

Ricerca storica “La presenza dei Veneziani nella Cipro ottomana: aspetti della vita materiale e sociale durante il XVIII secolo, attraverso gli oggetti della vita quotidiana”

Università di Cipro

Sulle Onde della Serenissima III Marco Polo System Geie

PROGETTI ANNO 2007

INTERVENTI BENEFICIARI

Tra Candia e Cipro: per un’indagine storico architettonica sulle due più grandi isole di Venezia

Marco Polo System Geie

PROGETTI ANNO 2008

INTERVENTI BENEFICIARI

Tra Candia e Cipro: per un’indagine storico/architettonica sulle due più grandi isole di Venezia (seconda parte)

Marco Polo System Geie

Sulle onde della Serenissima: realizzazione di una Collana editoriale denominata “Patrimonio veneto nel mediterraneo”, effettuazione di una ricerca storica per l’identificazione del patrimonio veneziano nel bacino del Mediterraneo e traduzione e p u b b l i c a z i o n e d e l v o l u m e “Famagosta”

Marco Polo System Geie

Documenti d’arte veneto-bizantina nell’isola di Creta Istituto veneto di Scienze lettere arti

Page 58: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

PROGETTI ANNO 1994

INTERVENTI BENEFICIARI

PROGETTI ANNO 1995

INTERVENTI BENEFICIARI

a) Ricerca archivistico - fotografica delle opere di epoca veneta a Isola, Pin-guente, Albona, Grisignana, S. Lorenzo;b) Ricerca storico - araldica “Stemmi dei podestà veneti e delle famiglie nota-bili di Capodistria”;c) Ricerca per la stampa di un Dizio-nario fraseologico del dialetto veneto - istriano di Capodistria.

Sostegno all’asilo italiano di Albona

Corso di lingua italiana a Visignano

Collaborazione artistico culturale con l’Isti-tuto musicale “S. Cecilia” di Portogruaro

Restauro del Palazzo Corner di Grisignana

Restauro della Torre dell’orologio del Comune di Cherso

Restauro del Fondaco Veneto di Pin-guente risalente al 1534

Restauro di Palazzo Morteani a Grisignana

Pubblicazione e diffusione di opere va-rie di autori in lingua italiana (Osvaldo Ramons, Ligio Zanini, Lucifero Martini, Nelida Milani, Mario Apollonio)

Promozione e diffusione di 2 numeri della rivista “Histria Terra - Supplemen-to agli Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria”

Corsi di lingua italiana a Zara e Spalato

Acquisto di attrezzature per un impianto di traduzione simultanea

Sostegno alle attività didattiche e cultu-rali della Scuola elementare italiana di Buie e di alcune Comunità degli Italiani (Laurana, Lussinpiccolo e Dignano)

Restauro della Torre merlata a Lussingrande

Restauro del Palazzo Battiala - Lazzarini ad Albona

Restauro della Casa Smareglia a Pola

Diffusione nel Veneto della rivista di cul-tura istriana “Jurina I Franina”

Gemellaggio tra il Comune di Zané e quello di Pago (Croazia)

Gemellaggio tra il Comune di Thiene e quello di Lussino (Croazia)

Gemellaggio tra la Regione Veneto e la Regione Istriana

Ricerca storico – araldica “Stemmi di potestà veneti e delle famiglie notabili di Capodistria” (seconda fase)

Ricerca archivistico – fotografica sulle opere storico-architettonico-urba-nistiche di epoca veneta delle cittadine istriane (seconda fase)

Ricerca sui Codici Morosini

Realizzazione della pubblicazione “La

Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

Comunità degli Italiani di Albona (Croazia)

Comune di Valdobbiadene (Treviso)

Comunità degli Italiani di Verteneglio (Croazia)

Comune di Grisignana (Croazia)

Comune di Cherso (Croazia)

Comune di Pinguente (Croazia)

Comune di Grisignana (Croazia)

Casa editrice EDIT di Fiume (Croazia)

Società Istriana di Archeologia e Storia Patria di Trieste

Associazione Libero Comune di Zara in Esilio di Torreglia (Padova)

Comunità degli Italiani di Fiume (Croazia)

Unione Italiana di Fiume (Croazia)

Comune di Lussino (Croazia)

Comune di Albona (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

Casa editrice Libar od Grozda di Pola (Croazia)

Comune di Zané (Vicenza)

Comune di Thiene (Vicenza)

Regione Istriana (Croazia)

Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

Società Dalmata di Storia Patria di Venezia

INTERVENTI FINANZIATI DALLA REGIONE VENETO NELL’AMBITO DELLA L.R.N. 15/1994

PROGETTI ANNO 1996

INTERVENTI BENEFICIARI

cultura Istriana nella civiltà europea – Un contributo storico” di Francesco Semi

Publicazione degli atti del Convegno sull’illuminista istriano Gian Rinaldo Carli

Pubblicazione e diffusione del volume “Città di Carta / Papirnati Grad” a cura di Aljosa Puzar

Realizzazione di corsi di lingua italiana a Visignano

Acquisizione di materiali didattici per la Scuola Media Superiore Italiana di Fiume

Assegnazione di 5 borse di studio a stu-denti e neolaureati dell’Istria, del Quarne-ro e della Dalmazia per l’approfondimen-to dei propri studi sulla cultura italiana

Premi di studio per lavori letterari e di ricerca sui rapporti tra l’Istria, la Dalma-zia, il Quarnero e il Veneto

Restauro della cinta muraria del comune di San Lorenzo del Pasenatico; collocazio-ne del leone di San Marco e restauro della facciata del palazzo comunale di Montona

Diffusione nel Veneto delle riviste istria-ne “Panorama” e “La Battana”

Promozione e diffusione della ricerca “Istria: dialetti e preistoria” a cura di Lauro De Carli

Realizzazione di quattro iniziative edito-riali, tra cui la “Storia dell’Istria a fumetti”

Monitoraggio di beni cimiteriali nell’I-stria slovena

Studio e catalogazione del patrimonio veneto ad Albona

Pubblicazione e diffusione del volume che raccoglie gli Atti di cinque convegni riguardanti il tema “Etnie a confronto”

Trascrizione delle “Memorie sacre e profane dell’Istria”, prezioso manoscrit-to del dottor Prospero Petronio del 1680

Sostegno alle attività didattiche e cultu-rali della Comunità Italiana di Draga di Moschiena

Completamento dell’impianto di traduzione simultanea presso la sede della Comunità

Recupero conservativo di un fondo di volumi antichi della Biblioteca Universi-taria di Pola

Tournée teatrale in Dalmazia della Com-pagnia del Dramma Italiano del Teatro “Ivan de Zajc” di Fiume

Realizzazione della mostra e del relativo catalogo sui Castelli dell’Istria

Restauro della facciata della scuola elementare italiana di Buie

Restauro dell’organo Callido del 1791 si-to nella chiesa di S. Servolo di Buie

Pubblicazione e diffusione di 2 nuovi numeri della rivista “Histria Terra - Supplemento agli Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria”

Acquisizione di pubblicazioni per loro diffusione presso l’Università di Pola e presso scuole e Comunità della mino-ranza italiana

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato di Venezia

Società Storica del Litorale di Capodistria (Slovenia)

Casa Editrice EDIT di Fiume (Croazia)

Comunità degli Italiani di Visignano (Croazia)

Unione Italiana di Fiume (Croazia)

Associazione Libero Comune di Zara in Esilio di Torreglia (Padova)

Unione Italiana di Fiume (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

Casa Editrice EDIT di Fiume (Croazia)

Fameia Capodistriana di Trieste

Circolo di cultura istro-veneta “Istria” di Trieste

I.R.C.I. - Istituto Regionale per la Cultura Istriana di Trieste

Comunità degli Italiani “Giuseppe Martinuzzi” di Albona (Croazia)

Associazione Culturale Alcione di Marghera (Venezia)

Società Italiana di Ricerca di Capodistria (Slovenia)

Comunità degli Italiani di Draga di Moschiena (Croazia)

Comunità degli Italiani di Fiume (Croazia)

Biblioteca Universitaria di Pola (Croazia)

Unione Italiana di Fiume (Croazia)

Società Italiana di Ricerca di Capodistria (Slovenia)

Scuola elementare italiana di Buie (Croazia)

Città di Buie (Croazia)

Società Istriana di Archeologia e Storia Patria di Trieste

Unione Italiana di Fiume (Croazia)

PROGETTI ANNO 1997

INTERVENTI BENEFICIARI

Gemellaggio con Regione Istriana: incontri culturali tra scuole dell’Istria e del Veneto

Gemellaggio tra il Comune di Motta di Livenza e quello di Cherso (Croazia)

Gemellaggio tra il Comune di Carbonera e quello di Pago (Croazia)

INTERVENTI

Ricerca storico – araldica sugli stemmi dei potestà veneti e famiglie nobili di Capodistria” (terza fase)

Ricerca archivistico - fotografica sulle opere storico - architettonico - urbanistiche di epoca veneta nelle cittadine istriane (terza fase)

Pubblicazione degli atti di due Convegni su “L’area altoadriatica dal riformismo veneziano all’età napoleonica”.

Pubblicazione degli atti del Convegno “Sistemi di potere e poteri delle istituzioni”

Congresso internazionale di studi sulla storia del litorale adriatico dal titolo “L’Istria e la Dalmazia nel XIX secolo” e stampa atti

Pubblicazione del libro “La migrazione giuliano dalmata nel Veneto - Conseguenze sociali ed economiche”

Completamento e pubblicazione della ricerca “Rocche e castelli in Istria dal Medioevo alla caduta della Repubblica Veneta”

Ripubblicazione dell’opera “La Dalmazia nell’Arte Italiana - Venti Secoli di Civiltà” di A. Dudan

Realizzazione di corsi di lingua italiana e acquisto di libri per la biblioteca

Realizzazione di corsi di lingua italiana e acquisto di libri

Realizzazione di corsi di lingua italiana

Collaborazione con l’Istituto Musicale S. Cecilia di Portogruaro per la realizzazione di incontri, concerti e corsi di perfezionamento musicale per gli allievi

Restauro del torchio settecentesco situato nella frazione di Neresine

Restauro di una tela di Antonio Zanchi e di una tela di Marco Ricci

Pubblicazione di un volume di componimenti poetici in dialetto zaratino di Raffaele Cecconi dal titolo “D… come Dalmata”

Pubblicazione del volume “La fanciulla con la stella d’oro - Fiabe Istriane”

Pubblicazione del libro “Il patito di S. Marco”

Pubblicazione del libro “La casa natale nel paese perduto”

Pubblicazione del libro “Racconti Spalatini” di A. Maria Tiberi

Pubblicazione del catalogo e atlante “Piante e fiori dell’Istria” di Claudio Pericin

Realizzazione di cassette e CD per la trasmissione radiofonica “Piccole storie istriane”

Realizzazione di cassette e CD per la trasmissione radiofonica “Poeti, scrittori e artisti della Comunità italiana in Istria”

Realizzazione di due pubblicazioni: “Città di Carta/Papirnati Grad” e “Martin Muma”

Regione Istriana (Croazia)

Comune di Motta di Livenza (Treviso)

Comune di Carbonera (Treviso)

BENEFICIARI

Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

Centro Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa di Vicenza

Società Storica del Litorale di Capodistria (Slovenia)

Dipartimento di Storia dell’Università di Padova

Associazione Venezia Giulia e Dalmazia Comitato di Venezia

Associazione Culturale Alcione di Marghera - Venezia

Società Dalmata di Storia Patriadi Venezia

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Spalato (Croazia)

Comunità degli Italiani di Visignano (Croazia)

Comunità degli Italiani di Verteneglio (Croazia)

Comune di Lussino (Croazia)

Museo Civico della Città di Rovigno (Croazia)

Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone di Venezia

Università Popolare di Spinea - Venezia

Associazione Culturale “Il Club di Venezia”

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato di Treviso

Casa editrice EDIT di Fiume (Croazia)

Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

Radio Koper Capodistria (Slovenia)

Radio Koper Capodistria (Slovenia)

Casa editrice EDIT di Fiume (Croazia)

PROGETTI ANNO 1998

Gemellaggio tra il Comune di Arcugnano e quello di Dignano (Croazia)

INTERVENTI

Acquisto materiale per il completamento dell’impianto di traduzione simultanea

Realizzazione di corsi di lingua italiana

Realizzazione dello spettacolo teatrale “Un bel dì vedremo, ovvero la storia della Butterfly di Puccini” del fiorentino Ruggero Rimini

Restauro delle strutture interne del Duomo di Pinguente

Ricostruzione della vera da pozzo della Piazza Grande di Veglia

Restauro delle pitture murali nella chiesa di S. Rocco a Sovignacco

Restauro di tre dipinti di scuola veneta del Museo Civico della Città di Rovigno

Restauro della sala del Consiglio Cittadino del palazzo pretorio di Rovigno e del suo affresco cinquecentesco

INTERVENTI

Traduzione dal tedesco e pubblicazione de “Il Dalmatico”

Acquisto di dotazioni tecniche per l’ufficio della sede della locale Comunità degli Italiani

Acquisto di dotazioni tecniche per l’ufficio e ristrutturazione dell’impianto elettrico

Restauro dell’entrata principale del Castello Morosini-Grimani

Acquisto di arredi espositivi per il Fondo della Famiglia Viskovic

Realizzazione di un programma di collaborazione culturale con le città di Capodistria e Pola

Organizzazione di un concorso riservato agli alunni della scuola dell’obbligo dal titolo: “Gli elementi architettonici di esterni ed interni conservati ancora oggi nella tua città”.

Realizzazione di 200 cd e audiocassette per la trasmissione radiofonica “Conte e filastrocche di una volta”

Pubblicazione dell’opera “L’altra sponda adriatica: Istria, Dalmazia e Trieste 1918-1998: storia di una tragedia ignorata”

Continuazione del gemellaggio con Pago (iniziato nel 1999)

Realizzazione di corsi di lingua italiana e di attività culturali varie

Restauro di sette dipinti della Pinacoteca Istriana

Realizzazione di una serie di incontri bilaterali tra scuole della Regione Veneto e della Regione Istriana

Realizzazione dell’inventario ed acquisto di arredi e attrezzature per la biblioteca e sala di lettura da allestire nella nuova sede della Comunità

INTERVENTI

Realizzazione della ricerca“Niccolò Tommaseo nei periodici dalmati, istriani e triestini dell’Ottocento e Novecento”.

Ricerca italo-croata “L’influsso della lingua veneziana sui dialetti della Dalmazia, con particolare riguardo per il dialetto della città di Spalato”

Comune di Arcugnano (Vicenza)

BENEFICIARI

Comunità degli Italiani di Fiume (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Compagnia teatrale del Dramma Italiano di Fiume (Croazia)

Parrocchia di Pinguente (Croazia)

Città di Veglia (Croazia)

Città di Pinguente (Croazia)

Museo Civico della Città di Rovigno (Croazia)Città di Rovigno (Croazia)

BENEFICIARI

Società Dalmata di Storia patria di Venezia

Comunità degli italiani di Rovigno (Croazia)

Scuola Media Superiore italiana di Rovigno (Croazia)

Comunità degli Italiani di Sanvincenti (Croazia)

Museo Civico di Perasto (Cattaro - Montenegro)Accademia dei Concordi di Rovigo

Casa Editrice EDIT (redazione Arcobaleno) di Fiume (Croazia)

Radio Koper Capodistria (Slovenia)

Francesco Piazza

Comune di Carbonera (Treviso)

Società “Dante Alighieri” di Zara (Croazia)

Museo Civico di Rovigno (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

Comunità degli Italiani di Umago (Croazia)

BENEFICIARI

Dipartimento di lingua e letteratura italiana della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Zara. (Croazia)

Società “Dante Alighieri” di Spalato (Croazia)

PROGETTI ANNO 2000

PROGETTI ANNO 2001

PROGETTI ANNO 1999

Page 59: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Studio sui portali e porte dell’ambito storico del Comune di Isola

Colloquio internazionale sul tema “Viabilità e rotte marittime nell’area veneto-istriana e dalmata in età moderna e contemporanea: l’eredità di Venezia”.

Organizzazione del convegno “Santuari, devozioni, e pellegrinaggi in area alto adriatica (sec. XIV-XVIII)”

Pubblicazione e diffusione di due numeri della rivista “Histria Terra” (n. 5 e 6)

Realizzazione della mostra a Venezia“I tesori della Croazia” e stampa del catalogo in lingua italiana e croata

Acquisto di libri in lingua italiana

Corsi di lingua italiana

Acquisto di armadi espositivi per il museo scolastico e realizzazione di un catalogo fotografico dei vecchi mezzi didattici dellaboratorio di scienze dell’Istituto.

Ricerca e pubblicazione “Caterina del Buso – Capodistria attraverso i soprannomi” di Lauro De Carli

Organizzazione di un corso di linguaitaliana da tenersi a Neresine

Restauro delle tombe Manzin e Manetti del Cimitero monumentale di Zara

Prosecuzione del restauro delle mura orientali del Castello Morosini-Grimani

Restauro di quattro tele della Pinacoteca istriana

Restauro di alcune statue lignee di Valle

Restauro del campanile della chiesa di S. Martino e S. Stefano di Momiano

Restauro di un tratto delle antiche mura occidentali di Veglia

Realizzazione della guida in italiano “Vieni in Istria”, come frutto di una collaborazione tra scuole istriane.

Realizzazione a Zara della mostra retro-spettiva e catalogo del pittore zaratino F. Salghetti Drioli

Pubblicazione del libro “Un girotondo di lecca lecca”

Realizzazione del libro “Leggende veneto-giuliane”

INTERVENTI

Cinque borse di studio a favore di studenti universitari e neolaureati residenti in Istria, Dalmazia e Quarnero.

Restauro di due dipinti della Pinacoteca del Museo Civico di Rovigno

Lavori di risanamento del tetto di Palazzo Spinotti-Morteani a Grisignana

Restauro delle parti della chiesa di Rozzo danneggiate da infiltrazioni di acqua piovana.

Restauro del Trittico ligneo di Paolo Campsa situato nella chiesa della Madonna delle Porte di Montona

Rifacimento degli infissi della torre detta “Fortezza” di Cherso

Restauro filologico dell’organo Callido del duomo di Santo Stefano di Montona

Corsi di lingua italiana.

Organizzazione del concorso: “Scegli un personaggio meritevole del passato che ha segnato la storia della tua città”.

Pubblicazione degli Atti del simposio “La battaglia di Lepanto e l’Istria”

Associazione Culturale e di Ricerca ”Mediterraneum” di Isola (Slovenia)

Dipartimento di Studi Storici e Politici dell’Università di Padova

Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa – Onlus di Vicenza

Società Istriana di Archeologia e Storia patria di Trieste

Associazione Venetian Heritage Onlus di Venezia

Biblioteca civica dell’Università Popolare Aperta di Umago (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Ginnasio “Gian Rinaldo Carli” di Capodistria (Slovenia)

Centro culturale “Gian Rinaldo Carli” di Trieste

Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo(Croazia)

Madrinato dalmatico per la conservazione del Cimitero monumentale di Zara (Padova)

Comune di Sanvincenti (Croazia)

Museo Civico di Rovigno (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

Comunità degli Italiani di Momiano(Croazia)

Città di Veglia (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

“Galleria delle arti” del Museo Popolare di Zara (Croazia)

Casa Editrice EDIT di Fiume (Croazia)

Associazione Culturale “Alcione” di Marghera - Venezia

BENEFICIARI

Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in esilio di Torreglia (Padova)

Museo Civico di Rovigno (Croazia)

Comune di Grisignana (Croazia)

Ufficio Parrocchiale San Bartolomeo del Comune di Rozzo (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

Comunità degli Italiani di Cherso (Croazia)

Comune di Montona (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Casa Editrice EDIT (redazione Arcobaleno) di Fiume (Croazia)

Comunità degli Italiani “G. Tartini” di Pirano (Slovenia)

Pubblicazione dello studio storico “Bassorilievi araldici ed epigrafi di Capodistria”

Pubblicazione di una monografia sugli affreschi della Chiesa di San Barnabà a Visinada.

Pubblicazione del vocabolario del dialetto di Gallesano d’Istria.

INTERVENTI

Restauro del dipinto settecentesco raffigurante il Castello di Momiano

Restauro di sei sculture in legno policromo della Pinacoteca del Museo

Pubblicazione degli atti del convegno scientifico: “I confini militari di Venezia e dell’Austria nell’età moderna. Genesi, struttura ed aspetti militari della difesa territoriale dalle Alpi all’Adriatico”

Realizzazione di un ampio lavoro di ricerca nel campo dei beni librari ed artistici di origine veneta in Istria e Dalmazia.

Realizzazione del programma annuale di lavoro della Società

Progetto pluriennale denominato: “Affermazione della lingua e diffusione della cultura italiana”

Restauro conservativo della chiesa parrocchiale “Beata Vergine Maria” del Comune di Cerreto

Restauro e risanamento delle mura cittadine di Montona

Restauro dell’altare ligneo policromo di ambito artistico veneto, situato nell’abside della Chiesa di S. Anna a Capodistria

Restauro della chiesetta di S. Giuseppe a Lussinpiccolo

Corsi di lingua italiana

Corsi di lingua italiana

Corsi di dialetto rovignese e altre iniziative nell’ambito del più vasto progetto “Tutela e rivitalizzazione del dialetto rovignese”

Realizzazione del Museo della Batana rovignese

Acquisto di attrezzature per consentire la prosecuzione dei corsi di lingua italiana

Recupero e salvaguardia di usi, costumi e tradizioni del passato della zona di Umago

Restauro del Leone di Draguccio, situato sulla parete del muro di cinta lato sud-ovest della piazza principale del paese di Draguccio

Stage formativo a favore di due giovani istriani neolaureati in discipline artistiche

Pubblicazione del libro “La poesia dialettale dalmata”

Ricerca scientifica “le rappresentazioni teatrali a Spalato verso la fine del Governo della Serenissima”

Recupero di un fondo librario della Biblioteca Civica di Parenzo

Restauro della Cisterna della Piazza del borgo medievale di Visinada

Comitato Tricolore per gli Italiani nel mondo - delegazione Veneto

Fameia Capodistriana di Trieste

Regione Istriana (Croazia)

Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (Croazia)

BENEFICIARI

Città di Buie (Croazia)

Museo Civico di Rovigno (Croazia)

Comunità degli Italiani “G. Tartini” di Pirano (Slovenia)

Accademia dei Concordi di Rovigo

Società “Dante Alighieri” di Zara (Croazia)

ALIDA – Associazione Libera Italiani dell’Adriatico di Buie (Croazia)

Comune di Cerreto (Croazia)

Comune di Montona (Croazia)

Convento francescano di Kamnik (Slovenia)

Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo (Croazia)

Comunità degli Italiani di Abbazia (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Città di Rovigno (Croazia)

Città di Rovigno (Croazia)

Centro di perfezionamento lingue estere e traduzioni “Mediterraneo” di Fiume (Croazia)

Associazione per la cultura e divertimento “Gaia” di Umago (Croazia)

ALIDA – Associazione Libera Italiani dell’Adriatico di Buie (Croazia)

Regione Istriana (Croazia)

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Venezia

Società “Dante Alighieri” di Spalato (Croazia)

Museo Civico di Parenzo (Croazia)

Comunità degli Italiani di Visinada (Croazia)

Progetto “Le radici della memoria”

PROGETTI ANNO 2002

PROGETTI ANNO 2003

INTERVENTI

Pubblicazione del “Libro d’oro della comunità di Spalato” (volume II) sorta di codice diplomatico contenente documenti ufficiali dal 1600 al 1778 (quasi tutti in italiano)

Traduzione in lingua croata e pubblicazione dell’opera “Storia di Venezia”, pubblicata dalla casa editrice UTET, Torino, in tre volumi

Ricerche storiche “Gli Italiani sotto le armi della Serenissima nella difesa della Dalmazia contro gli “Ottomani” e “Gli Italiani Carlo e Francesca Lanza, fondatori del primo museo archeologico a Spalato”

Pubblicazione di un bollettino della Comunità e corsi di lingua italiana

Ricerca “Il dialetto fiumano, identità da conservare”

Acquisto di arredi per la scuola dell’infanzia della sezione periferica di Gallesano

Pubblicazioni varie e acquisto attrezzature d’ufficio

Acquisto attrezzature d’ufficio e mobilio indispensabile per la sede della neocostituita Comunità

Acquisto attrezzature informatiche

Redazione, stampa e distribuzione del periodico dell’Associazione

Intervento straordinario per l’acquisto di materiale per la sede della Comunità

Intervento straordinario per l’acquisto di materiali e mobilio per il ripristino della sede della Comunità

Intervento straordinario per la realizzazione di una scuola materna di lingua italiana a Zara

Restauo delle stanze della chiesa parrocchiale di Valle dedicata alla Visitazione della Beata Vergine Maria, per adibirle a museo.

Restauro del dipinto su tela di Girolamo da Santacroce raffigurante “Madonna con Bambino e le Sante Maddalena, Apollonia, Lucia e Caterina”, situato nell’abside della chiesa di S.Anna Capodistria

Restauro della piazza del borgo medievale di Visinada (il campanile, la loggia, ecc.)

Acquisto di nuove attrezzature per il restauro dei documenti storici

Prosecuzione restauro di Palazzo Spinotti - Morteani a Grisignana (seconda fase)

Recupero della Riserva naturale del Pantan, complesso rinascimentale dei mulini fortificati

Ristrutturazione e risanamento della cinta muraria e della torre cittadina

Recupero del fondo librario della “Biblioteca civica di Parenzo” (seconda fase)

Restauro della loggia cittadina

Restauro delle stanze di Palazzo Bembo, adibite a sede delle Comunità e acquisto di attrezzature varie

Realizzazione dello spettacolo “Vaccaria” di Angelo Beolco, detto Ruzzante, per le platee di Dalmazia e delle capitali di Croazia e Slovenia

Ricerca e pubblicazione di ricette e tradizioni della cucina veneta risalenti all’anno 1000

Progetto integrato di valorizzazione delle vestigia della Repubblica Serenissima nelle città di Cittanova e Umago (Croazia), in collaborazione con i Comuni di Rosolina e Porto Tolle e promozione turistica coordinata

BENEFICIARI

Knjizevni Krug Spalato (Croazia)

Dipartimento di storia della Facoltà di filosofia di Pola

Comunità degli Italiani di Spalato (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Fiume

Scuola dell’infanzia Peter Pan Dignano (Croazia)

Società Dante Alighieri di Spalato (Croazia)

Comunità degli Italiani di Cattaro (Montenegro)

Comunità degli Italiani di Verteneglio(Croazia)

Associazione Libera Italiani dell’Adriatico - A.L.I.D.A. di Pola (Croazia)

Comunità degli Italiani di Spalato (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Valle (Croazia)

Convento Francescano di Kamnik (Slovenia)

Comunità degli Italiani di Visinada (Croazia)

Archivio di Stato di Pisino (Croazia)

Comune di Grisignana (Croazia)

Associazione Croatia nostra di Zagabria (Croazia)

Città di Cittanova (Croazia)

Museo civico di Parenzo (Croazia)

Comune di Portole (Croazia)

Comunità degli Italiani di Valle (Croazia)

Compagnia del Dramma Italiano di Fiume (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Consorzio per lo Sviluppo del Polesine (Rovigo)

Ricerca per il recupero delle tradizioni e delle usanze relative al matrimonio istriano

Pubblicazione del libro “Gli affreschi del Maestro Alberto a Valle d’Istria”

INTERVENTI

Ricerca e pubblicazione delle “Scintille” edite da Tommaseo a Venezia nel 1841 e delle “Scintille Istrice” rivolte alla Dalmazia

Realizzazione e pubblicazione di due numeri (n. 7 e n. 8) della rivista “Histria Terra”, supplemento agli “Atti e Memorie”

Corsi di lingua italiana

Conferenze educative per i soci

Ricerca storica “La vittoria veneta contro i Turchi nel 1715 nella fortezza di Sign, sulla frontiera veneto-turca, nel retroterra spalatino”

Acquisto di materiale didattico multimediale per l’archivio informatico della cultura veneta in Istria

Attività della compagnia teatrale e del coro sorti in seno al settore cultura della comunità

Realizzazione della quarta edizione di “Arena International”, laboratori musicali per il perfezionamento degli allievi di Croazia, Slovenia e Italia

Restauro conservativo delle pareti del nartece, del portale romanico e della porta del battistero della cattedrale di S. Lorenzo a Traù

Progetto “L’arsenale di Zara, promozione e recupero della memoria”

Completamento dei lavori di ristrutturazione della Torre del Capitano di Zara

Restauro conservativo dei rilievi di alcuni leoni di San Marco in pietra, conservati nel lapidario del museo

Rifacimento della pavimentazione della piazza di San Servolo a Buie

Restauro di quattro tombe in grave stato di degrado

Restauro del dipinto collocato nella chiesa della Madonna di Fatima di Albona “L’albero di Jesse” di Antonio Moreschi

Continuazione del restauro e risanamento delle mura cittadine medievali di Montona (seconda fase)

Restauro di reperti sacrali, paramenti sacri e tessuti, argenteria, statue lignee, libri del periodo veneziano ed altro materiale da esporre nel futuro museo ecclesiastico della chiesa parrocchiale di Valle Caterina”

Restauro dell’altare ligneo opera della bottega dell’artista veneziano Paolo Campsa, sito nella chiesa della Madonna della salute di Medolino

Restauro delle mura di cinta cittadine

Pubblicazione della Dogale di Nicolò Sagredo del 29 novembre 1675

Realizzazione del libro “Arti e mestieri in Istria - Spigolature storiche”

Realizzazione di un corso di dialetto rovignese in preparazione del concorso per ragazzi in età scolare “Favalando e la ruvignosa”

Redazione e stampa della monografia “la pietra d’Istria” da parte degli alunni della scuola

Museo della città di Pisino (Croazia)

Errata corrige d.o.o. di Parenzo (Croazia)

BENEFICIARI

Centro interuniversitario di Studi Veneti di Venezia

Società istriana di Archeologia e Storia patria di Trieste

Comunità degli Italiani di Abbazia (Croazia)

Società Dante Alighieri di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Spalato (Croazia)

Associazione Libera Italiani dell’Adriatico - A.L.I.D.A. di Pola (Croazia)

Comunità degli italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Pola (Croazia)

Associazione Venetian Heritage ONLUS

Marco Polo System g.e.i.e. Venezia

Associazione di artisti accademici HADLU di Zara (Croazia)

Museo popolare di Zara

Comune di Buie (Croazia)

Madrinato dalmatico per la conservazione del cimitero italiano di Zara (Padova)

Museo popolare di Albona (Croazia)

Comune di Montona (Croazia)

Comunità degli Italiani di Valle (Croazia)

Regione Istriana - Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Sovrintendenza per i Beni culturali di Pola (Croazia)

Città di Veglia (Croazia)

Fameia Capodistriana (Slovenia)

Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato provinciale di Venezia

Scuola media superiore italiana di Rovigno (Croazia)

Scuola elementare italiana di Buie (Croazia)

PROGETTI ANNO 2004

PROGETTI ANNO 2005

Page 60: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Il merletto di Burano in Montenegro: iniziativa di sviluppo di attività culturali

Associazione Veneziani nel Mondo

Sostegno alle attività ordinarie della Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo

Comunità degli Italiani Lussinpiccolo

Corsi di lingua italiana e di cultura storica letteraria veneta e nazionale da tenersi nelle città di Veglia, Zara, Spalato, Lesina, Ragusa e Cattaro

Centro di Ricerche Culturali Dalmate - Spalato

Campo scuola per ragazzi veneti e bocchesi (montenegrini) per lo studio delle venezianità della Dalmazia , la manutenz ione della fortezza veneziana di Cattaro e la visita guidata a beni archeologici di origine veneziana in Montenegro

Associazione Culturale Bepin Segato

Attività didattica ed organizzazione di manifestazioni da parte del Liceo linguistico informatico Leonardo Da Vinci di Spalato

Centro di Ricerche Culturali Dalmate - Spalato

Interventi a favore delle biblioteche delle Comunità Italiane in Dalmazia di Zara, Spalato e Cattaro

C e n t r o d i D o c u m e n t a z i o n e Multimediale della Cultura Giuliana Istriana e Dalmata

Soggiorno di italiano per bambini della scuola elementare

Comunità degli Italiani di Montenegro

10 corsi di lingua italiana gratuiti Comunità degli Italiani di Montenegro

Attività culturali varie Comunità degli Italiani di Zara

“Arie Nuove” del 1741: pubblicazione di partiture ed arie

Archivio di stato di Pisino

Pubblicazione: Il teatro di Spalato verso la fine del governo veneto in Dalmazia

Società Dante Alighieri

Pubblicazione del libro “Venezia e Lesina (Hvar): tracce culturali nei secoli”

Comunità degli Italiani di Lesina “G.F. Biondi”

Digitalizzazione dei documenti più significativi dell’archivio della fabbrica di maraschino “Francesco Drioli” di Zara e pubblicazione degli stessi su web

LIBERARTE - Associazione di Promozione Sociale

Ricerca e pubblicazione: Isole e iso-lotti istriani

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato di Venezia

S T O R I A E L E G G E N D A D E L L’ A L F I E R E S P I R I D I O N E LASCARICH - Romanzo storico di Lucio Toth

Società Dalmata di Storia Patria

“Ori e argenti dei tesori delle cattedrali dalmate”, film documentario

C e n t r o d i D o c u m e n t a z i o n e Multimediale della Cultura Giuliana Istriana e Dalmata

Realizzazione di una trasmissione in italiano intitolata “Italia, il paese dei miei antenati” su radio Cattaro

C o m u n i t à d e g l i I t a l i a n i d i Montenegro

Digitalizzazione dei volumi del fondo archivistico “Atti del Provveditore straordinario di Cattaro e Albania con la Soprintendenza di Castel-Nuovo” e pubblicazione su web

“ N O TA R ” - C e n t r o p e r l a preservazione e la presentazione del patrimonio documentario della città di Cattaro

Periodico d’informazione culturale “ALIDA NOTIZIE”

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’Adriatico

Trascrizione e pubblicazione del manoscritto del “Vocabolario Italiano-Dignanese” di Giovanni Andrea dalla Zonca (I fase: restauro manoscritto, digitalizzazione e inizio trascrizione)

Città di Dignano

Laboratorio musicale “Arena International”

Comunità degli Italiani di Pola

STORIA E VALORI: UN PONTE D’IDENTITÀ. Realizzazione di un gemellaggio per avviare e consolidare le relazioni culturali e commerciali con il Comune di Lesina (Croazia) e la comunità salese e veneta ivi presente, mediante valorizzazione delle vestigi

Comune di Santa Maria di Sala

PROGETTO DUECASTELLI - Una città veneta abbandonata dell’Istria medievale. Interventi di valorizzazione e musealizzazione

Comune di Canfanaro

Restauro dei leoni marciani dell’epoca del dominio veneziano di Cattaro

Comunità degli Italiani di Montenegro

Ristrutturazione e ricostruzione di una parte delle mura di cinta del Castello di Tibole, costruito sotto la Repubblica Serenissima di Venezia nel 1600

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’Adriatico

Recupero e valorizzazione della Torre di S. Martino

Città di Buie

Ristrutturazione delle costruzioni mezzanine e del tetto alla scuola di Draguccio, Comune di Cerreto (Croazia)

Comune di Cerreto

Progetto per la protezione dei corpi santi a Dignano (Croazia)

Città di Dignano

Restauro del Lapidario di Fianona in Istria (II parte)

Comune di Chersano

Restauro dei libri del ‘500 - Fondo della biblioteca civica di Parenzo

Museo del Territorio Parentino

Restauro del corpus centrale del castello di Petrapilosa (fase II)

Città di Pinguente

Restauro dell’organo della Chiesa di San Giovanni Battista in Santa Domenica (Castellier)

Comunità degli Italiani di Santa Domenica

Restauro della Chiesa di San Giovanni Battista in Santa Domenica (Castellier) del XVI-XVII secolo

Comune di Castellier di Santa Domenica

Restauro in fasi della Chiesa parrocchiale di S. Stefano a Montona

Comune di Montona

Restauro di quattro sculture lignee della chiesa di S. Giorgio a Fianona, in Istria

Regione Istriana - Assessorato alla cultura

Restauro della facciata del Castello-Palazzo comunale

Comune di Montona

Opere di restauro degli affreschi del maestro Dominico d’Udine nella volta della Chiesa di S. Maria a Gallignana

Comune di Gallignana

Restauro del campanile di Albona Città di Albona

Recupero e restauro delle mura del castello Morosini-Grimani in Sanvincenti

Comune di Sanvincenti

Ricostruzione, conservazione e tutela della cortina occidentale della fortezza veneziana del XVII secolo

Museo Storico dell’Istria

Realizzazione della Mostra “Tesori del Montenegro: gli ex-voto di Perasto e delle Bocche di Cattaro testimonianza d’arte e di fede”, presso la Biblioteca Marciana di Venezia, ottobre 2010 - gennaio 2011

Ambasciata del Montenegro presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta

Progetto per gli alunni delle scuole del Veneto consistente in un’escursione culturale di studio nei luoghi storici dell’istria, da realizzarsi con l’attivazione di un treno a vapore da Pinguente

Realizzazione dello studio didattico - ricerca “Venezia e Venezia in Istria”

Realizzazione della monografia “La batana rovignese”

Pubblicazione del libro “Neresine, storia e tradizioni - una comunità tra due culture”

Realizzazione del progetto “il patrimonio culturale e la nuova sezione della lingua e letteratura italiana nella biblioteca del liceo I di Spalato”

Pubblicazione del libro “I furbi e gli sciocchi (L’Istria che ride)” di Giacomo Scotti

Ristampa della monografia della Comunità degli Italiani di Fiume “Italiani a Fiume” (1996)

Scambio culturale - gemellaggio tra i Comuni di Sanvincenti (Croazia) e Polesella (RO)

Progetto di seminari e workshop di formazione imprenditoriale e professionale rivolti alle Comunità degli Italiani dell’Istria e della Dalmazia

Contributo straordinario per la realizzazione delle molteplici attività culturali del neo-istituto Centro

Sostegno alle spese sostenute per la realizzazione di alcuni concerti a Roma e nel Veneto

INTERVENTI

Lavoro di ricognizione, schedatura di fondi archivistici d’età veneziana presenti in istituti privati

Acquisto di una libreria per la biblioteca

Corsi di lingua italiana

Corsi di lingua italiana

Corsi di lingua italiana

Corsi di lingua italiana

Realizzazione e pubblicazione del perio-dico di informazione della Comunità

Corsi di lingua italiana

Restauro del dipinto “Sant’Antonio da Padova con Gesù Bambino”, della chiesa conventuale di Sant’Anna di Capodistria

Restauro dell’organo della chiesa parroc-chiale di S. Nicolò a Pisino

Prosecuzione dei restauri della cinta muraria cittadina (seconda fase)

Riparazione del parapetto esterno delle mura di cinta della Torre del Capitano di Zara

Restauro dell’altare ligneo principale della chiesa di San Filippo Neri a Spalato

Continuazione del restauro della cinta muraria del XIII secolo di Montona (terza fase)

Risanamento del soffitto dipinto della chiesa parrocchiale di S. Stefano di Montona

Completamento dei lavori di risanamento della facciata e degli infissi del Palazzo Spinotti-Morteani a Grisignana (terza fase)

Restauro del Castello Contarini a Piemonte d’Istria

Completamento del recupero conservativo dell’antico torchio di Neresine (seconda fase)

Associazione Libera Italiani dell’Adriatico - A.L.I.D.A. di Pola (Croazia)

Ginnasio Gian Rinaldo Carli di Capodistria (Slovenia)

Città di Rovigno (Croazia)

Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato provinciale di Treviso

Prva gimnazija - Liceo I di Spalato (Croazia)

EDIT Fiume (Croazia)

Comunità degli Italiani di Fiume (Croazia)

Comune di Polesella (Rovigo)

Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Rovigo

Centro di Ricerche Culturali dalmate di Spalato (Croazia)

Società artistico culturale “Lino Mariani” di Pola (Croazia)

BENEFICIARI

Società Dalmata di Storia Patria di Roma

Comunità degli Italiani di Verteneglio (Croazia)

Comunità degli Italiani di Spalato (Croazia)

Comunità degli Italiani di Abbazia (Croazia)

Associazione Libera Italiani dell’Adriatico - A.L.I.D.A. di Buie (Croazia)

Comunità degli Italiani di Gambozzi (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Convento Francescano di S. Anna a Kamnik (Slovenia)

Comune di Pisino (Croazia)

Città di Cittanova (Croazia)

Associazione degli artisti accademici (HADLU) di Zara (Croazia)

Oratorio S. Filippo Neri di Spalato (Croazia)

Comune di Montona (Croazia)

Comune di Montona (Croazia)

Comune di Grisignana (Croazia)

Comune di Grisignana (Croazia)

Comune di Lussinpiccolo (Croazia)

Comune di Cerreto (Croazia)

Diocesi di Parenzo-Pola-Parrocchia di Promontore (Croazia)

Associazione Libera Italiani dell’Adriatico di Pola (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Comunità degli Italiani di Zara (Croazia)

Istituto di Studi Storici Postali di Prato

Comunità degli Italiani di Spalato (Croazia)

Consorzio per lo Sviluppo del Polesine (Rovigo)

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato Provinciale di Venezia

Società artistico culturale “Lino Mariani” di Pola (Croazia)

Casa Editrice Errata corrige di Fiume (Croazia)

Università Popolare di Pisino - Museo della città di Pisino (Croazia)

Comune di Mussolente (Vicenza)

BENEFICIARI

Centro Studi Veneto Jacques Maritain

Università degli Studi di Padova Dipartimento di Italianistica

Università degli Studi di Padova Dipartimento di Storia delle Arti visive e della Musica

Società Dalmata di Storia Patria di Roma

Comune di Verteneglio

Società di Studi storici e geografici di Pirano

Virtuale Stato Libero di Fiume

Associazione Libera Italiani dell’Adriatico - A.L.I.D.A. di BuieAssociazione Libera Italiani dell’Adriatico - A.L.I.D.A. di BuieComunità degli Italiani di Gambozzi

Comunità degli Italiani di Zara

Comunità degli Italiani di Zara

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Lavori di sistemazione muraria della chiesa di S. Rocco del paese di Draguccio e acquisto di una campana

Restauro della chiesa di S. Lorenzo di Promontore di Pola

Restauro della chiesetta di San Teodoro di Pinguente con acquisto di una campana

Lavoro di documentazione fotografica del restauro dei leoni marciani del lapidario del Museo Popolare di Zara

Pubblicazione di un libro di ricette venete

Progetto “PSID - La Posta tra la Serenissima, l’Istria e la Dalmazia”

Trasmissione radiofonica bisettimanale di Radio Spalato in lingua Italiana

Progetto integrato “La promozione dei beni culturali di origine veneta in Comuni dell’Istria e del Polesine per ampliarne la conoscienza e la visitazione”

Pubblicazione della ricerca dedicata a “Vittore e Benedetto Carpaccio in Istria”

Concerto per il 152.esimo anniversario della nascita del compositore istriano Antonio Smareglia

Pubblicazione di una monografia dedicata al pittore rinascimentale Bernardo Parentino (Parenzo 1437 - Vicenza 1531)

Mostra sugli altari lignei delle chiese dell’Istria centrale (XVI - XIX secolo)

Gemellaggio con la città istriana di Umago

INTERVENTI

Progetto di ricerca “Venezia e il controllo del territorio” - Per la catalogazione, il recupero e la valorizzazione dei beni culturali “minori” in Istria e DalmaziaProgetto di ricerca “Recupero e valorizzazione del patrimonio letterario manoscritto e a stampa in Veneto e in Italiano delle biblioteche zaratine. Inventario, catalogazione, descri-zione, diffusione a stampa e on line degli schedari approntati e pubblicazione di alcuni dei più significativi testimoni”Progetto “Liturgia in figura e culto dei santi. Manoscritti miniati e carte d’archivio di area alto adriatica tra XII e XV secolo: un corpus informatico e un progetto di mostra”

Fondo Provveditore di Clissa – Providur Klisa, 1662-1797, consistente in 13 buste, conservato presso l’Archivio di Stato di SpalatoProgetto “Verteneglio ed il suo territorio in epoca veneziana (XIII-XVIII sec.)”Pubblicazione degli atti della tavola rotonda “Pirano-Venezia 1283-2003” dedicata al 720.mo anniversario della dedizione di Pirano alla SerenissimaCorsi di dialetto fiumano-veneto e di lingua italianaCorsi di lingua italiana da tenersi nei comuni di Cerreto, Cepic, Susnjevica, Chersano e ZagabriaSostegno alla redazione, stampa e distribuzione del bollettino mensile “ALIDA Informa”Corso di lingua italianaSostegno al periodico di informazione trimestrale della Comunità “La cicala zaratina”Corsi di lingua italianaUfficio stampa di corrispondenza con la stampa internazionale, con quella italiana della Penisola (quali ad esempio La Voce del Popolo, TV Capodistria e radio locali. Intervento in Comune di Zara)Apertura e gestione della sede della Comunità Italiana di Lesina intitolata a Gian Francesco BiondiAcquisto materiali informatici e libri per la Casa veneta di Cattaro

PROGETTI ANNO 2006 PROGETTI ANNO 2007

Acquisto attrezzature per le due sezioni prescolari in lingua italiana della Scuola dell’infanzia di DignanoRestauro del ponte medievale all’entrata del centro storico di Parenzo, eretto probabilmente tra il XV-XVI secoloRestauro interno del campanile situato nella piazza di S. Servolo a BuieRestauro del tratto ancora incompiuto della cinta muraria di Veglia (l’ultimo quarto del versante orientale).Restauro della “Cisterna maggiore” (risalente al 1788/89) situata nella Città vecchia di PinguenteRestauro del campanile della Chiesa parrocchiale di San Ulrico risalente al XVII secolo, situata nel paese di NovaccoRestauro del dipinto ad olio su tela di Pietro Mera (1574-1644) raffigurante San Diego d’Alcalà guarisce il cieco (datato 1629) situato nella chiesa di S. Anna a CapodistriaContinuazione del progetto di risanamento della cinta muraria cittadina, risalente al XIII secolo (tratto meridionale delle mura)Restauro dell’organo collocato sopra l’entrata principale della chiesa di S. Martino a S. Lorenzo. Si tratta di un organo probabilmente costruito intorno alla metà del Settecento da Petar NakiçRestauro dell’altare ligneo di S. Giorgio nella chiesa di S. Lorenzo a Promontore di PolaContinuazione della realizzazione del progetto di restauro e risanamento delle mura cittadine medievali di Montona (IV tranche)Ricollocazione sul Forte San Nicolò del Leone Marciano a suo tempo rimosso, ma conservato negli scantinati del Comune di SebenicoRipristino della targa con testo identico a quello sulla lapide rimossa e andata perduta, per ricordare la nascita di Nicolò Tommaseo da apporre sulla casa natale del grande scrittore DalmataRicostruzione di alcuni costumi e personaggi della tradizione culturale istriana, per l’estensione dell’esposizione del museoProgetto di pubblicazione della ricerca denominata “Omaggio a Giannantonio Paladini”Realizzazione di una pubblicazione intitolata “Tra Cherso e Lussino – Ricordi, Immagini, Sensazioni nella antica città di Ossero”Progetto “Stella Splendens”. Nell’ambito dei legami esistenti tra Arbe, San Marino e Venezia realizzazione di un lavoro di ricerca storica sulla vita colta e cortese nelle città medievali e musicologica sulla figura del compositore istriano Andrea AnticoLavoro di ricerca sul campo finalizzata alla catalogazione delle cisterne risalenti all’epoca del dominio veneziano, situate nel centro storico di Parenzo, con relativa pubblicazione di una monografia e allestimento di una mostra che illustri le varie fasi del progetto attraverso l’esposizione del materiale fotografico e illustrativo prodottoProgetto “La Compagnia de’cantori” di Francesco SpongiaRicerca sull’Arcivescovo, letterato e scienziato Marcantonio De Dominis. Intervento nel Comune di ArbeRicerca per la mostra sul teatro Verdi di Zara e sua pubblicazioneLavoro di ricerca su altre 15 chiesette dei dintorni di Dignano con sua relativa pubblicazioneProgetto editoriale “Il Veneto nella cultura Istro-Dalmata”Realizzazione del Convegno “La presenza di Venezia nelle Bocche di Cattaro e nel Montenegro”Progetto “Lingua italiana, Veneto e Venezia in Montenegro”Progetto “Venezia nei secoli in Istria-Fiume-Dalmazia”

Scuole dell’infanzia “Petar Pan” di Dignano

Comune di Parenzo

Comune di Buie

Comune di Veglia

Comune di Pinguente

Comune di Cerreto

Convento Francescano di S. Anna a Capodistria

Comune di Cittanova

Comune di S. Lorenzo

Parrocchia di Promontore - Pola

Comune di Montona

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Museo Etnografico dell’Istria di Pisino

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato Provinciale di VeneziaAssociazione dei Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in esilio di TorregliaIl Convito Musicale di Farra di Soligo

Università Popolare di Parenzo - Museo Civico di Parenzo

Centro Europeo per la Cultura di Rovigno

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Centro Ricerche Culturali Dalmate

Scuola Elementare di Dignano

Le Tre Venezie Editoriale

Associazione Nazionale Dalmata di Roma

Associazione Veneziani nel mondo

Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati Italiani in Jugoslavia

INTERVENTI Progetto editoriale “Venezia, Cattaro e il Montenegro”Acquisto n. 1000 copie del DVD relativo agli interventi realizzati dalla Regione del Veneto in Istria e Dalmazia ai sensi della L.R. n. 15/1994Acquisto n. 500 copie del volume “Storia e vita di Ragusa”1) Trasferimento della sede della Comunità presso il Museo marittimo; 2) organizzazione di dieci corsi di lingua italiana; 3) trasmissione in lingua italiana presso Radio Kotor; 4) progetto “Biblioteca Veneta”, eccRealizzazione del Convegno “Presenze della cultura popolare veneta in Istria, Quarnero e DalmaziaProgetto di ricerca SIDA 2 – Serenissima Istria Dalmazia ArchiviProgetto di ricerca sulle condizioni economiche e politiche della fine del ‘700 in Istria, dal titolo “La fine della Serenissima e la tragedia di Isola: l’assassino dell’ultimo podestà, Nicolò Pizzamano”

Gli scritti capodistriani di Pier Paolo Vergerio

Atti di dedizione delle città della Dalmazia, dell’Istria e di Trieste alla Serenissima Repubblica di VeneziaPubblicazione di Histria Terra (n.9 e n. 10) Supplemento degli atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia PatriaAttività culturaliInterventi a favore delle biblioteche delle comunità italiane in Dalmazia di Zara, Spalato e CattaroLa Venezia di cartaCorsi di Lingua ItalianaIl restauro del crocifisso ligneo della chiesa di Santa Maria a CittanovaProgetto di restauro della cinta muraria di CittanovaRecupero - Restauro - Conservazione chiesa parrocchiale di San Michele Borutto - IstriaRestauro dell’arco dei Balbi RovignoRestauro del lapidario di FianonaRestauro del campanile della chiesa di MontonaRestauro di palazzo Bettica (II fase e ristrutturazione facciata)Lavori di consolidamento di parte della cinta muraria del nucleo medievale di San LorenzoRistrutturazione-Restauro della torre veneziana (sec. XIII-XIV) sede del museo civico di UmagoRecupero stemmi delle famiglie dignanesiProgetto Duecastelli: una città veneta abbandonata dell’Istria medioevaleRestauro di parti della piazza del borgo medioevale di Visinada, ristrutturazione del campanile di Visinada (XVI secolo)La poesia dialettale istriana

La storia dell’architettura militare veneziana attraverso le realizzazioni in Istria e Dalmazia

www.venetia et histria.eu”: incontro e scambio di esperienze tra giovani studenti istriani ed italiani, quale occasione per recuperare, attraverso la partecipazione congiunta a laboratori dialettali, un comune retaggio storico tra popolazioni

Laboratorio di Canti Rovignesi (Bitinade)

Gli ori veneti di Cattaro. Pubblicazione delle riproduzioni fotografiche dei tesori aurei esistenti nella Dalmazia Montenegrina

Bollettino periodico “ALIDA notizie”

La promozione dei Beni Architettonici nell’Alto Adriatico: le comuni radici della Venezianità

Produzione CD audio di musica popolare Italiana in Istria

BENEFICIARI Le Tre Venezie Editoriale

Associazione Cielo Terra Mare

Editrice Santi Quaranta di Ferruccio Mazzariol

Comunità degli Italiani del Montenegro

Fondazione Giorgio Cini onlus - Collana di Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete

Società Dalmata di Storia Patria di Roma

Comunità degli Italiani “Pasquale Besenghi degli Ughi” - Associazione culturale e sportiva

Deputazione di Storia Patria per la Venezia GiuliaCentro Ricerche Culturali Dalmate

Società Istriana di Archeologia e Storia Patria

Comunità degli italiani di ZaraC.D.M. Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana istriana e dalmata - delegazione per il Veneto

Ginnasio Gian Rinaldo CarliSocietà “Dante Alighieri” di Pola

Regione Istriana, Assessorato all’educazione, la cultura e lo sportComune di CittanovaParrocchia di San Michele di Borutto

Comune di RovignoComune di Chersano

Comune di MontonaComune di Dignano

Comune di San Lorenzo

Museo civico di Umago

Comunità degli italiani di DignanoComune di Canfanaro

Comunità degli italiani di Visinada

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato Provinciale di VeneziaMarco Polo System geie

Scuola Media Superiore Italiana “Leonardo da Vinci”

Università Popolare Aperta della Città di RovignoCentro Ricerche Culturali Dalmate

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’AdriaticoConsorzio per lo sviluppo del Polesine

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’Adriatico

PROGETTI ANNO 2008

Page 61: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Il merletto di Burano in Montenegro: iniziativa di sviluppo di attività culturali

Associazione Veneziani nel Mondo

Sostegno alle attività ordinarie della Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo

Comunità degli Italiani Lussinpiccolo

Corsi di lingua italiana e di cultura storica letteraria veneta e nazionale da tenersi nelle città di Veglia, Zara, Spalato, Lesina, Ragusa e Cattaro

Centro di Ricerche Culturali Dalmate - Spalato

Campo scuola per ragazzi veneti e bocchesi (montenegrini) per lo studio delle venezianità della Dalmazia , la manutenz ione della fortezza veneziana di Cattaro e la visita guidata a beni archeologici di origine veneziana in Montenegro

Associazione Culturale Bepin Segato

Attività didattica ed organizzazione di manifestazioni da parte del Liceo linguistico informatico Leonardo Da Vinci di Spalato

Centro di Ricerche Culturali Dalmate - Spalato

Interventi a favore delle biblioteche delle Comunità Italiane in Dalmazia di Zara, Spalato e Cattaro

C e n t r o d i D o c u m e n t a z i o n e Multimediale della Cultura Giuliana Istriana e Dalmata

Soggiorno di italiano per bambini della scuola elementare

Comunità degli Italiani di Montenegro

10 corsi di lingua italiana gratuiti Comunità degli Italiani di Montenegro

Attività culturali varie Comunità degli Italiani di Zara

“Arie Nuove” del 1741: pubblicazione di partiture ed arie

Archivio di stato di Pisino

Pubblicazione: Il teatro di Spalato verso la fine del governo veneto in Dalmazia

Società Dante Alighieri

Pubblicazione del libro “Venezia e Lesina (Hvar): tracce culturali nei secoli”

Comunità degli Italiani di Lesina “G.F. Biondi”

Digitalizzazione dei documenti più significativi dell’archivio della fabbrica di maraschino “Francesco Drioli” di Zara e pubblicazione degli stessi su web

LIBERARTE - Associazione di Promozione Sociale

Ricerca e pubblicazione: Isole e iso-lotti istriani

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato di Venezia

S T O R I A E L E G G E N D A D E L L’ A L F I E R E S P I R I D I O N E LASCARICH - Romanzo storico di Lucio Toth

Società Dalmata di Storia Patria

“Ori e argenti dei tesori delle cattedrali dalmate”, film documentario

C e n t r o d i D o c u m e n t a z i o n e Multimediale della Cultura Giuliana Istriana e Dalmata

Realizzazione di una trasmissione in italiano intitolata “Italia, il paese dei miei antenati” su radio Cattaro

C o m u n i t à d e g l i I t a l i a n i d i Montenegro

Digitalizzazione dei volumi del fondo archivistico “Atti del Provveditore straordinario di Cattaro e Albania con la Soprintendenza di Castel-Nuovo” e pubblicazione su web

“ N O TA R ” - C e n t r o p e r l a preservazione e la presentazione del patrimonio documentario della città di Cattaro

Periodico d’informazione culturale “ALIDA NOTIZIE”

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’Adriatico

Trascrizione e pubblicazione del manoscritto del “Vocabolario Italiano-Dignanese” di Giovanni Andrea dalla Zonca (I fase: restauro manoscritto, digitalizzazione e inizio trascrizione)

Città di Dignano

Laboratorio musicale “Arena International”

Comunità degli Italiani di Pola

STORIA E VALORI: UN PONTE D’IDENTITÀ. Realizzazione di un gemellaggio per avviare e consolidare le relazioni culturali e commerciali con il Comune di Lesina (Croazia) e la comunità salese e veneta ivi presente, mediante valorizzazione delle vestigi

Comune di Santa Maria di Sala

PROGETTO DUECASTELLI - Una città veneta abbandonata dell’Istria medievale. Interventi di valorizzazione e musealizzazione

Comune di Canfanaro

Restauro dei leoni marciani dell’epoca del dominio veneziano di Cattaro

Comunità degli Italiani di Montenegro

Ristrutturazione e ricostruzione di una parte delle mura di cinta del Castello di Tibole, costruito sotto la Repubblica Serenissima di Venezia nel 1600

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’Adriatico

Recupero e valorizzazione della Torre di S. Martino

Città di Buie

Ristrutturazione delle costruzioni mezzanine e del tetto alla scuola di Draguccio, Comune di Cerreto (Croazia)

Comune di Cerreto

Progetto per la protezione dei corpi santi a Dignano (Croazia)

Città di Dignano

Restauro del Lapidario di Fianona in Istria (II parte)

Comune di Chersano

Restauro dei libri del ‘500 - Fondo della biblioteca civica di Parenzo

Museo del Territorio Parentino

Restauro del corpus centrale del castello di Petrapilosa (fase II)

Città di Pinguente

Restauro dell’organo della Chiesa di San Giovanni Battista in Santa Domenica (Castellier)

Comunità degli Italiani di Santa Domenica

Restauro della Chiesa di San Giovanni Battista in Santa Domenica (Castellier) del XVI-XVII secolo

Comune di Castellier di Santa Domenica

Restauro in fasi della Chiesa parrocchiale di S. Stefano a Montona

Comune di Montona

Restauro di quattro sculture lignee della chiesa di S. Giorgio a Fianona, in Istria

Regione Istriana - Assessorato alla cultura

Restauro della facciata del Castello-Palazzo comunale

Comune di Montona

Opere di restauro degli affreschi del maestro Dominico d’Udine nella volta della Chiesa di S. Maria a Gallignana

Comune di Gallignana

Restauro del campanile di Albona Città di Albona

Recupero e restauro delle mura del castello Morosini-Grimani in Sanvincenti

Comune di Sanvincenti

Ricostruzione, conservazione e tutela della cortina occidentale della fortezza veneziana del XVII secolo

Museo Storico dell’Istria

Realizzazione della Mostra “Tesori del Montenegro: gli ex-voto di Perasto e delle Bocche di Cattaro testimonianza d’arte e di fede”, presso la Biblioteca Marciana di Venezia, ottobre 2010 - gennaio 2011

Ambasciata del Montenegro presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta

INTERVENTI

Sostegno alla redazione del periodico “Alida Notizie”

La Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone in Venezia

Interventi a favore delle biblioteche delle comunità italiane in Dalmazia di Zara, Spalato e Cattaro e del Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spalato

Attività didattica del neo istituito Liceo Leonardo Da Vinci di Spalato

Gruppo di studio per la contestazione di falsi storici letterari e politici inerenti la storia e la cultura veneta della Dalmazia e pubblicati in libri e soprattutto siti internet (Wikipedia e altri)

Restauro della chiesa di S. Maria Maddalena ad Albona

Lavori di ricerca e di restauro del Castello “Rota” di Momiano

Restauro di Palazzo Portarol (“Castelletto”) a Dignano

Progetto DUECASTELLI – Una città veneta abbandonata nell’Istria medievale. Interventi di valorizzazione e musealizzazione

Progetto di restauro della facciata del Castello - Palazzo comunale

Gemellaggio con la città di Umago (Istria) - Intensificazione

Scambio culturale – gemellaggio Sanvincenti - Polesella

Continuazione del risanamento della torre del campanile all’interno del nucleo medioevale di San Lorenzo

Ricerca storica “Demolizione dei Leoni veneti in Dalmazia”

Corsi di lingua italiana

Corso di lingua italiana per alunni dalla prima all’ottava classe elementare e adulti, gruppo principianti, medio e avanzati. Richiesta materiale didattico e tecnico

Sostegno alle attività ordinarie della Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo

Soggiorno di italiano per bambini della scuola elementare

Dieci corsi di lingua italiana gratuiti

Realizzazione di una trasmissione in italiano intitolata “Italia, il paese dei miei antenati” su Radio Cattaro

Attività varie da organizzare all’interno della Comunità e nelle scuole croate

Restauro del leone marciano del Bastione della Cittadella a Zara

Catalogazione e messa in rete dei registri dei Vicedomini di Pirano (sec. XIV e XV)

Dieci corsi di lingua italiana gratuiti

PSID 2 – Posta della Serenissima in Istria e Dalmazia 2

I fondi archivistici veneziani all’archivio del museo della Città di Perasto

Restauro della pala dell’altare della chiesa francescana si S. Nicola a Perzagna

BENEFICIARI

A.L.I.D.A. - Associazione Libera Italiani dell’Adriatico

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato di Venezia

C.D.M. Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana istriana e dalmata - delegazione per il Veneto

Centro di ricerche culturali dalmate - Spalato

Centro di ricerche culturali dalmate - Spalato

Città di Albona

Città di Buie

Città di Dignano

Comune di Canfanaro

Comune di Montona

Comune di Mussolente

Comune di Polesella

Comune di San Lorenzo

Comunità degli Italiani di Spalato “Don F. Carrara”

Comunità degli Italiani di Spalato “Don F. Carrara”

Comunità degli italiani di Abbazia

Comunità degli italiani di Lussinpiccolo

Comunità degli Italiani di Montenegro

Comunità degli Italiani di Montenegro

Comunità degli Italiani di Montenegro

Comunità degli italiani di Zara

Comunità degli italiani di Zara

Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia

Fondazione scientifico culturale Maria e Eugenio Dario Rustia Traine

Istituto di Studi Storici Postali ONLUS

Notar - Centro per la preservazione e la presentazione del patrimonio documentario della città di Cattaro

Parrocchia di S. Trifone

Parola di nonno: non ci sono altre parole per dirlo

Realizzazione documentario storico sui rapporti tra Perasto (Montenegro) e la Repubblica Veneta e divulgazione nelle scuole e TV locali della Regione Veneto

Imprenditoria e società nella Dalmazia della seconda metà del Settecento

SIDA 3

Ristrutturazione della sede legale della società Dante Alighieri di Zara e realizzazione di conferenze e mostre

Progetto di scavo archeologico sottomarino e di studio del relitto di nave veneziana di Calamotta (Ragusa-Croazia)

Realizzazione della “Mostra Grande Venezia”

Realizzazione della mostra “Storia marittima delle Bocche di Cattaro (Montenegro) durante il periodo del dominio veneto dal 1420-1797”

Acquisto n. 1000 copie del DVD “Ritorno a casa” e n. 1000 copie del DVD “Il Vento dell’Adriatico” per distribuzione presso le scuole del Veneto

Acquisto n. 1000 copie del DVD “Interventi per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di origine veneta in Istria e Dalmazia”

Realizzazione della rivista “Venezia, Cattaro, il Montenegro e il Mediterraneo”

Prima fase del progetto “Itinerarium di Marin Sanuto sul percorso da Duino ad Albona”

Realizzazione di 1.800 copie del volume “Da Venezia a Cattaro – navigando sottocosta, in cartolina”

INTERVENTI

PROGETTI ANNO 2009Scuola elementare italiana “Galileo Galilei”

Serenissima Accademia Veneta

Società Dalmata di Storia Patria - Roma

Società Dalmata di Storia Patria - Roma

Società “Dante Alighieri” di Zara

Università Ca Foscari di Venezia

Federculture Servizi S.r.l (Roma)

Marco Polo System G.E.I.E.

VeniceFilm Production S.r.l.

Associazione Cielo Terra Mare (Pordenone)

Le Tre Venezie Editoriale Scarl (Treviso)

Associazione artistico culturale Terzomillennio (Padova)

Associazione Filatelica Numismatica scaligera Verona

BENEFICIARI

PROGETTI ANNO 2010

Polifonie viventi in area Istriano-Dalmata: recupero, documentazione, conservazione e valorizzazione delle espressioni identitarie nei repertori praticati dai cori delle Comunità Italiane

Fondazione Giorgio Cini ONLUS

Ricerca: “Marc’Antonio De Dominis e la Dalmazia”

Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia

Ricerca: COGNOMI DI CAPODISTRIA - Origine, storia ed evoluzione di alcuni cognomi capodistriani e dell’Istria - Autore: Marino Bonifacio

Società di studi storici e geografici-Pirano

Ricerca: MARE - Le Relazioni dei Rettori dello Stato da Mar

Società Dalmata di Storia Patria

Ricerche e pubblicazione volumi: HISTRIA TERRA - Supplemento agli Atti e Memorie della Società Istriana Archeologia e Storia Patria n° 11 e n° 12

Società Istriana di Archeologia e Storia Patria

Ricerca: Le visite pastorali del vescovo Francesco Zeno nella Diocesi di Capodistria (1660-1680). Trascrizione commentata degli atti visitali

Società umanistica di storia, arte e cultura Histria

Seconda parte del progetto triennale: Verteneglio e il suo territorio in epoca Veneziana.

Comune di Verteneglio

La valorizzazione della lingua e cultura italiana per la popolazione di Cherso attraverso i corsi di lingua e letteratura italiana nella sede della Comunità degli Italiani della stessa città

Comunità degli Italiani di Cherso

Page 62: Il Veneto nella Dalmazia montenegrina

Colli Euganei

Galileo Galilei

Da 21 anni in viaggioLuoghi, natura, storia e arte: sono i tesori nascosti

di un territorio tutto da scoprire.Dal 1994 la rivista “Le Tre Venezie” guida il lettore con percorsi

monografici in un suggestivo itinerario turistico e culturale.Uno stimolante viaggio, ricco di immagini e testi, per “leggere”

il passato e il presente della storia,le cui radici affondano nella dolce bellezza del paesaggio

e nel comune patrimonio di tradizioni e cultura.

www.letrevenezie.com

EDIZIONE in formato digitale su:

EMILIO SALGARI