il serrano n.125

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.125 Marzo 2012 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa Incontro al Risorto nostro contemporaneo Per sostenere le vocazioni sacerdotali

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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.125Marzo 2012

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 125ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

I trimestre - marzo 2012 (XXXVI)sommario

In copertina: ffoottoo ddii RRoommaannoo SSiicciilliiaannii

Registrato presso il Tribunale di Palermon. 1/2005 del 14 gennaio 2005

Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneDonato Viti, Presidente del CNISMaria L. Coppola, V. Presidente del C.N.I.S.Vera Pulvirenti, V. Presidente del C.N.I.S.Dino Rocchi, V. Presidente del C.N.I.S.Mauro Tangerini, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:Sergio Borrelli Giorgio BregolinG. Lagomarsino Stella LaudadioA. Montemaggi Viviana NormandoNovello Pederzini Salvatore La SpinaLidia Pistarino Lino SabinoDante Vannini Elsa Vannucci

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 18 Maggio 2012.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-drati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.125Settembre-Dicembre 2011

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Incontro al Risortonostrocontemporaneo

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Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Pasqua, certezza di vita eternadi Vittorio Sozzi

editoriale

® 28 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 35 Lettere al Direttorein dialogo

® 4 XLIX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazionidi Lucia Lanzolla

® 6 L’anno della Fede, un dono da riscopriredi Antonio Rossi

® 8 Cristo per le strade del mondodi Stefania Careddu

® 10 Giornata Nazionale dell’8xmilledi Francesco Baratta

vita della chiesa

® 12 Andrea Riccardi: Buoni cattolici, buoni cittadinidi Mimmo Muolo

le interviste

® 14 Impegno contro l’antipoliticadi Domenico delle Foglie

® 16 E se la virtù fosse anche un piacere?di Olga Calabrese

cultura

® 18 Il Papa: “Prima che colti i sacerdoti debbono essere santi”di Massimo Lanzidei

® 20 Il Ministero di direzione nei Seminaridi Massimo Iorio

® 22 Via Discipulorumdi Stefano Rega

chiesa e vocazioni

® 24 Verso il Congresso nazionaledi Maria Luisa Coppola

vita del serra

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editoriale

Pasqua, certezza di vita eternaA un certo punto del Vangelo, Gesù pone una domanda che resta senza

risposta e che suona inquietante, soprattutto oggi, in tempi di crescente seco-larizzazione: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sullaterra?» (Lc 18,8). Domanda più che mai attuale, dato che il Papa – e con luii Vescovi italiani – proprio sul tema della fede stanno insistendo da qualchetempo, come dimostra il fatto che ci accingiamo a celebrare, su iniziativa diBenedetto XVI, un anno dedicato proprio a questa fondamentale questione.Ma su che cosa si basa la nostra fede? La Pasqua ormai alle porte ci ricor-

da che non su una idea o su una dottrina, per quanto pregevoli, poggiano iduemila anni di vita cristiana che hanno cambiato la faccia della Terra. Essiprendono origine da un Evento, il più bello e sconvolgente che mai sia avve-nuto su questo piccolo pianeta perso tra le stelle: la risurrezione di Gesù, lasua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte, che comporta per tutti gli uomi-ni la possibilità di ripercorrere la sua stessa strada verso la vita eterna, comeprofessiamo ogni volta che recitiamo il Credo.Pasqua è questo Evento che ha rivoluzionato la vita di tutte le generazioni

che dal 33 d.C. in poi si sono avvicendate nel corso dei secoli. Ma laPasqua è l’evento capace di cambiare anche le nostre vite e l’intera nostrasocietà. Non è sufficiente affermare che Cristo è un personaggio del passa-to, autorevole e importante, che però oggi è superato per gli epocali cam-biamenti intervenuti nella vita delle persone e delle società rispetto ai tempi incui è vissuto. La sua risurrezione infatti lo rende contemporaneo di ogni uomo,per sempre, come ha sottolineato un recente convegno organizzato dalComitato per il Progetto culturale. Quindi anche contemporaneo nostro, verouomo e vero Dio, che possiamo incontrare concretamente ogni giornonell’Eucaristia e nella Chiesa, quella Chiesa dalla quale Gesù per sua volon-tà è inseparabile, e anche – secondo la sua parola – nel volto di ogni uomoe ogni donna, a partire dai più bisognosi della nostra fraternità.

Incontrare Cristo, ascoltare la sua Parola, entrare in rapporto diret-to con lui è perciò di fondamentale importanza per coltivare quellafede che oggi è messa in discussione da una cultura fortementeimprontata al relativismo o addirittura al puro nichilismo. La Pasqua cioffre questa grande occasione ed è bene non farsela sfuggire, speciedi fronte a un clima che tende a ridurre la più importante festa cristia-

na a una generica celebrazione della vita che rifiorisce oall’ennesimo appuntamento consumistico condito diuova e gite fuori porta.L’incontro con il Risorto, infatti, così come avvenneil giorno della Risurrezione ai discepoli di Emmaus cipermetterà di comprendere ciò che anche noi nonabbiamo compreso, di scacciare dal cuore la tri-stezza per le delusioni personali e di tornarecon gioia e rinnovato vigore verso gli altri, perannunciare a tutti quella Notizia bella esconvolgente che davvero ha cambiato ilmondo.

di Vittorio Sozzi

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««KKrriissttòòss AAnnèèssttii,, aalliitthhòòss AAnnèèssttii!!»» ““CCrriissttooèè RRiissoorrttoo,, éé RRiissoorrttoo ddaavvvveerroo!!““

Carissimi amici serrani, è questo l’au-gurio pasquale che i nostri fratelli orienta-li si scambiano nel giorno di Pasqua,ricordandosi reciprocamente e gioiosa-mente l’avvenimento più importante dellastoria e il mistero centrale della propriafede.Cristo risorge, è questo l’augurio che

ci scambiamo anche noi, desiderandoche ciò che è avvenuto per Cristo accadaun giorno anche per noi. Dopo la morte ela risurrezione di Gesù, la nostra vita nonpuò più essere come prima, ma develasciarsi sconvolgere per avviarsi verso itempi nuovi del Regno di Dio in terra.L’aria nuova che viene dalla Pasqua

produca una nuova vita, che si concretiz-zi nel dono.Scrive Papa Benedetto XVI: «Non tro-

viamo la vita impadronendoci di essa, madonandola».Solo dalla Risurrezione può venire l’au-

spicato soffio di aria nuova nei rapportiumani, cari amici, per rigenerare concor-dia, là dove spira il vento del rancore edell’odio.Il Redentore del mondo ha voluto sce-

gliere la famiglia come luogo della Suanascita, santificando così quest'istituzionefondamentale di ogni società ed è nellafamiglia che ammiriamo la realizzazionedel progetto divino di fare della stessaun'intima comunità di vita e di amore,chiamata ad essere una piccola chiesadomestica dove devono risplendere levirtù evangeliche e dunque a Voi Serranied alle Vostre Famiglie... BBuuoonnaa PPaassqquuaacon il cordiale e fraterno augurio di unsoffio di aria nuova, di vita nuova dadonare perché tutti i fratelli, il mio prossi-mo, risorga in Cristo !

DDiinnoo VViittiiPresidente Serra Italia

Gli auguridelPresidente

“Le vocazioni, doni della carità del Signore” è il tema delmessaggio di Benedetto XVI per la quarantanovesima giornatamondiale di preghiera, che si terrà il prossimo 29 Aprile e chequi presentiamo in sintesi (per il testo integrale rimandiamo alportale del Serra Italia www.serraclubitalia.it). Il legame tra Dioe l’Umanità è narrato nella Sacra Scrittura. E infatti San Paolo,scrivendo ai Cristiani della città di Efeso, dice che Egli “ci hascelti prima della creazione del mondo per essere santi e imma-colati di fronte a Lui nella carità”. «La Verità profonda dellanostra esistenza – scrive dunque il Papa – è che ogni creatura èfrutto di un pensiero e di un atto di amore di Dio, amore immen-so, fedele ed eterno (cfr Ger 31,3). Questa consapevolezzacambia sostanzialmente, nel profondo, la vita di ogni essereumano». Sant’Agostino, ricorda il Pontefice, nelle Confessioni ciha descritto con grande intensità la sua scoperta dell’amore diDio, di come Dio fosse dentro di sé, vicino, in attesa di essereamato, come un Padre che in silenzio ama e ti guida, ti sostie-ne senza far rumore.Benedetto XVI, inoltre, nel Suo messaggio sottolinea che ogni

vocazione nasce dall’iniziativa di Dio che ne fa dono e salvezza,regalando pace e amore a chi è chiamato a servirlo. Occorre, per-tanto, riannunciare specialmente alle nuove generazioni la bellez-za invitante di questo amore supremo, che accompagna sempre intutti i momenti della vita anche e soprattutto in quelli difficili.Vivere nell’amore di Dio, attraverso l’amore per il prossimo, i

sacramenti, la preghiera – prosegue il messaggio – conduce allagioia. «Infatti, l’amore per Dio, di cui i presbiteri e i religiosi diven-tano immagini visibili – seppure sempre imperfette – è la motiva-zione della risposta alla chiamata di speciale consacrazione al

di Lucia Lanzolla XLIX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

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Signore attraverso l’Ordinazione presbiterale ola professione dei consigli evangelici. Il vigoredella risposta di san Pietro al divino Maestro: «Tulo sai che ti voglio bene» (Gv 21,15), è il segre-to di una esistenza donata e vissuta in pienezza,e per questo ricolma di profonda gioia».L’altra espressione concreta dell’amore,

quello verso il prossimo, soprattutto verso i piùbisognosi e sofferenti, fa del consacrato un «unsuscitatore di comunione tra la gente e un semi-natore di speranza». A tal proposito il SantoCurato d’Ars amava ripetere: “Il prete non èprete per sé, lo è per voi”. Inoltre, il Ponteficesollecita chi già vive nella grazia di Dio a met-tersi in ascolto e prestare più attenzione allenuove generazioni, accogliendo all’internodelle comunità, delle parrocchie, delle asso-ciazioni i segni della chiamata sacerdotale daparte delle nuove “leve” del Signore, perchénon vengano lasciati soli ma assistiti nel loropercorso verso il si al Signore. Elementi fonda-mentali del loro cammino dovranno essere l’a-more alla parola di Dio, la preghiera attenta ecostante e l’Eucarestia, perché in essa risiedel’essenza dell’amore di Dio. Tutto questo per-metterà di comprendere la bellezza di una vitaspesa per il Regno.«Auspico – scrive il Papa – che le Chiese

locali, nelle loro varie componenti, si facciano“luogo” di attento discernimento e di profondaverifica vocazionale, offrendo ai giovani e allegiovani un saggio e vigoroso accompagnamen-to spirituale. In questo modo la comunità cristia-na diventa essa stessa manifestazione dellaCarità di Dio che custodisce in sé ogni chiama-

ta. Tale dinamica, che risponde alle istanze del comandamento nuovo di Gesù, può trovare eloquente e singo-lare attuazione nelle famiglie cristiane, il cui amore è espressione dell’amore di Cristo che ha dato se stesso perla sua Chiesa (cfr Ef 5,32)». Il pensiero di Benedetto XVI va anche alle famiglie, «comunità di vita e di amore» (Gaudium et spes, 48), in

cui «le nuove generazioni possono fare mirabile esperienza di questo amore oblativo. Esse, infatti, non solo sonoil luogo privilegiato della formazione umana e cristiana, ma possono rappresentare «il primo e il miglior semi-nario della vocazione alla vita di consacrazione al Regno di Dio» (Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris con-sortio, 53), facendo riscoprire, proprio all’interno della famiglia, la bellezza e l’importanza del sacerdozio edella vita consacrata». I Pastori e tutti i fedeli laici, conclude il messaggio, «sappiano sempre collaborare affin-ché nella Chiesa si moltiplichino queste «case e scuole di comunione» sul modello della Santa Famiglia diNazareth, riflesso armonico sulla terra della vita della Santissima Trinità».

XLIX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

vita della chiesa

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Il 2012 sarà un anno particolare per la ChiesaCattolica. Soprattutto nella seconda parte verranno,infatti, ad intrecciarsi alcuni eventi di primo piano suiquali il Papa conta molto per il rilancio della missionenel mondo odierno. Innanzitutto verrà celebrato inVaticano il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione (dal7 al 28 ottobre), che suona come un punto di arrivo(e quindi di ripartenza) per le iniziative già messe incampo in questo settore da Benedetto XVI (ricordiamoa tal proposito la costituzione di un PontificioConsiglio per la Promozione della NuovaEvangelizzazione affidato all’arcivescovo RinoFisichella, intervistato da “Il Serrano” nel numero didicembre 2011, e l’avvio delle attività del “Cortile deiGentili” del quale si occupa il cardinale GianfrancoRavasi, presidente del Pontificio Consiglio dellaCultura). Ma forse ancora più importante sarà l’Anno della

Fede che il Papa ha indetto con la Lettera apostolicaPorta fidei dell’11 ottobre 2011. Esso avrà inizio l’11ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’a-pertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e termine-rà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro SignoreGesù Cristo Re dell’Universo.«Quest’anno – ricorda un documento della

Congregazione per la Dottrina della fede – sarà

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Foto Pignata

di Antonio Rossi

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un’occasione propizia perché tutti i fedeli compren-dano più profondamente che il fondamento dellafede cristiana è l’incontro con un avvenimento, conuna Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte econ ciò la direzione decisiva. Fondata sull’incontrocon Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere risco-perta nella sua integrità e in tutto il suo splendore.Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscopri-re, da coltivare e da testimoniare, perché il Signoreconceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e lagioia dell’essere cristiani».Va anche adeguatamente sottolineato che l’inizio

dell’Anno della fede coincide con il ricordo ricono-scente di due grandi eventi che hanno segnato il voltodella Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniver-sario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dalbeato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesi-mo anniversario della promulgazione del Catechismodella Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beatoGiovanni Paolo II (11 ottobre 1992).Dunque si tratta di un evento davvero centrale, così

come centrale è il tema che mette sotto i riflettori. «Ilnocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisidella fede. Se a essa non troviamo una risposta, se la

fede non riprende vitalità, diventando una profondaconvinzione ed una forza reale grazie all’incontro conGesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno ineffica-ci». Sono parole di Benedetto XVI pronunciate in occa-sione del discorso alla Curia vaticana il 22 dicembredel 2011. Il Papa ha menzionato la stagnazione dellevocazioni, il calo dei praticanti e l’invecchiamentodella loro età, che configurano – ha detto – una «stan-chezza dell’essere cristiani in Europa e più in genera-le nel mondo occidentale». Come si deve preparare il Serra Club Italia a que-

sto importante evento? «Le Associazioni e i Movimentiecclesiali – ha ricordato qualche tempo fa il cardina-le William Levada, prefetto della Congregazione perla dottrina della fede – sono invitati a farsi promotoridi specifiche iniziative che, mediante il contributo delproprio carisma e in collaborazione con i Pastori loca-li, si inseriscano nel grande evento dell’Anno dellafede. Le nuove Comunità e i Movimenti ecclesiali, inmodo creativo e generoso, sapranno trovare i modipiù adeguati per offrire la loro testimonianza di fedeal servizio della Chiesa. Tutti i fedeli, chiamati a rav-vivare il dono della fede, cercheranno di comunicarela propria esperienza di fede e di carità dialogandocoi loro fratelli e sorelle, anche delle altre confessionicristiane, con i seguaci di altre religioni, e con coloroche non credono, oppure sono indifferenti. In tal modosi auspica che l’intero popolo cristiano inizi una sortadi missione verso coloro con cui vive e lavora, nellaconsapevolezza di aver «ricevuto un messaggio di sal-vezza da proporre a tutti».

CCoonncclluussiioonnee

La fede è compagna di vita che permette di per-cepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie cheDio compie per noi. Intenta a cogliere i segni deitempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognunodi noi a diventare segno vivo della presenza delRisorto nel mondo. La fede è un atto personale edinsieme comunitario: è un dono di Dio, che viene vis-suto nella grande comunione della Chiesa e deveessere comunicato al mondo. Ogni iniziativa perl’Anno della fede vuole favorire la gioiosa riscopertae la rinnovata testimonianza della fede. Le indicazio-ni qui offerte hanno lo scopo di invitare tutti i membridella Chiesa ad impegnarsi perché quest’Anno siaoccasione privilegiata per condividere quello che ilcristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore del-l’uomo, Re dell’Universo, «autore e perfezionatoredella fede».

vita della chiesa

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Ma quel Cristo, morto duemila anni fa in Palestina, ha ancora qualcosa da dire almondo di oggi? A quei giovani – cioè – che hanno sempre più bisogno di “maestri” masembrano non interessarsi della Chiesa, a chi soffre perché privato della dignità e di qual-cosa per vivere a pieno la propria umanità, a chi è perseguitato perché crede, a quellecittà che brulicano di persone e di suoni.I colori e i volti dei quadri di Guaguin, Rouault, Dalì, Guttuso, Tavernari, Bacon così

come i titoli degli oltre 100mila libri editi nel secolo scorso e i circa 100 volumi su Gesùche vengono pubblicati ogni anno sono una dimostrazione concreta dell’attualità diCristo, figura nel quale le categorie di storicità e contemporaneità, apparentemente incon-ciliabili, si uniscono indissolubilmente dando senso all’esistenza dell’uomo e alla missionedella Chiesa. “La contemporaneità di Gesù si rivela in modo speciale nell’Eucaristia, incui Egli è presente con la passione, morte e risurrezione: è questo il motivo che rende laChiesa contemporanea di ogni uomo, capace di abbracciare tutti gli uomini e tutte le epo-che perché guidata dallo Spirito Santo al fine di continuare l’opera di Gesù nella storia”,ha sottolineato Benedetto XVI nel messaggio letto in apertura dell’evento internazionale“Gesù nostro contemporaneo”, che si è svolto a Roma dal 9 all’11 febbraio scorsi. Dopoil simposio su “Dio oggi”, tenutosi alla vigilia del Natale del 2009, – per iniziativa delComitato per il Progetto Culturale della Cei - teologi, studiosi di diversa fede e di variediscipline (56 relatori in totale, tra i quali l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola,il Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi, il teolo-go tedesco Klaus Berger, il teologo anglicano e vescovo di Durham Nicholas ThomasWright) si sono confrontati su quanto “accadde a Dio in Palestina” e su quanto tale fattocontinui ad incidere sulla vita dell’uomo contemporaneo.Ribadire “con tutta chiarezza” che “Gesù è salvatore” e che esiste una “forza salvifica

della sua presenza nella storia” è fondamentale, ha affermato il cardinale AngeloBagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Soprattutto a fronte di “una opa-

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vita della chiesa

di Stefania Careddu

Cristoper le stradedel mondo

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cizzazione della figura di Cristo attraverso la sua riduzione a ‘maestro interiore’, a ‘mito’, a ‘cifra di una bontàgenerica’ ma senza fondamento, a ‘fonte di consolazione’ per tamponare l’ansia esistenziale in forme religioseautoreferenziali” e di quella “strana reticenza a dire Gesù” che rischia di trasformare i credenti in “ripetitori stan-chi di un cristianesimo scontato e insipido”. Eppure, ha ammonito il cardinale Bagnasco, “nessuna salvezza èpossibile senza incontrare personalmente Gesù vivo e vero nella sua comunità che è la Chiesa”. Per il presiden-te della Cei, “separare Cristo dalla sua Chiesa è operazione che conduce alla falsificazione sia dell’uno che del-l’altra”. “Cristo senza la Chiesa – ha spiegato – è realtà facilmente manipolabile e presto deformata a secondadei gusti personali, mentre una Chiesa senza Cristo si riduce a struttura solo umana e in quanto tale, struttura dipotere”. Ecco perché, ha chiarito il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il Progetto Culturale,anche se “Gesù rimarrà sempre nostro contemporaneo, perché vive con noi e per noi nell’eterno presente di Dio”,è indispensabile che “la missione ritorni ad essere quella che è stata all’inizio: una scelta di vita che coinvolgel’intera comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri, ciascuno naturalmente secondo le condizioni concrete dellasua esistenza”. A richiederlo è la società odierna e in particolar modo i giovani che, ha ricordato il cantautoreRoberto Vecchioni, “hanno bisogno di maestri che spesso mancano e hanno bisogno di essere portati per manoa scoprire un senso per la vita, al di là delle occupazioni e preoccupazioni quotidiane”. “Se ci sono oggi dellepersone alle quali Gesù può essere veramente contemporaneo, quelli sono i giovani, perché soffrono più deglialtri. Soffrono per le guerre, per la droga, per lo sfruttamento sessuale, per la mancanza di futuro”, ha aggiuntoil teologo, don Armando Matteo, per il quale i ragazzi “sono i nuovi poveri”.Del resto, Gesù, come è emerso nei diversi dibattiti che hanno fatto da corona alle riflessioni frontali, ha

sempre avuto una naturale predisposizione per i poveri e per i sofferenti. E per le donne. “La teologia stascoprendo il femminismo spontaneo di Gesù”, ha detto monsignor Ermenegildo Manicardi, rettore delCollegio Capranica di Roma, mentre monsignor Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano e membro dellaPontificia Accademia di teologia, ha precisato che “non esiste contraddizione tra l’opzione preferenzialeper i poveri e l’universalità dell’amore divino”. In Gesù poi si ritrova anche l’esperienza umanissima del

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dolore, di quello morale prima che di quel-lo fisico, ha osservato l’arcivescovo RinoFisichella, presidente del PontificioConsiglio per la Nuova Evangelizzazio-ne. Fattosi uomo, infatti, il Figlio di Diodeve aver sperimentato “la miscela di rab-bia, tristezza, incredulità” che si avvertequando ci si sente traditi e “si vorrebbeurlare al mondo, ma il grido di doloreviene soffocato”. Una frustrazione chespesso, ha rilevato il presule, “esplode inuna patologia depressiva che miete sem-pre più vittime soprattutto nel mondo gio-vanile” specialmente quando“ il tradimen-to giunge improvviso, inaspettato e fa crol-lare il sentimento che si provava per l’al-tro”. “Davanti al tradimento, però Gesù –ha evidenziato Fisichella – reagisce offren-do un amore ancora più grande”. Se stes-so. Un dono che non si è esaurito duemi-la anni fa, ma si rinnova ogni giorno. “Lacontemporaneità di Gesù – ha concluso ilteologo Piero Coda, preside dell’Istitutouniversitario ‘Sophia’ –– non è un’idea eneppure un’aspirazione. È un fatto, tangi-bile: qualcosa, qualcuno che, nella suasconvolgente e silente alterità, si vede, sitocca, si mangia: l’Eucaristia”.

vita della chiesa

Un Convegno della CEIfa il punto sulla contemporaneità di Gesù

Cristoper le stradedel mondo

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vita della chiesa

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Cari amici serrani, ricordandoci del nostroimpegno a favore della Chiesa e a soste-gno dei nostri amici sacerdoti, ci preparia-mo anche quest’anno, da laici impegnati eda serrani, alla Giornata Nazionaledell’8x1000, che la Conferenza EpiscopaleItaliana ha fissato per domenica 6 maggio.Ricordiamo a noi stessi, nei nostri club, ainostri amici e conoscenti che l’8x1000, daesprimere con una semplice firma sulladenuncia dei redditi o sul cud, è una sceltalibera che ogni anno va riconfermata.La Giornata Nazionale dell’8x1000 è uninvito a partecipare alla missione dellaChiesa, perché ogni singola firma puòcostruire un mondo nuovo, solidale con isacerdoti impegnati nella loro missione, coni poveri vicini e lontani da noi.L’8x1000 non costa nulla. Anche per il tra-mite di noi serrani – per nostra vocazione eservizio in favore delle vocazioni sacerdotali– siamo la voce e il volto laico della Chiesasul nostro territorio, può arrivare questo mes-saggio anche quest’anno a tanti, che maga-ri sono distratti, non praticanti o indifferenti.Domenica 6 maggio – ma anche prima edopo – facciamo scoprire ai nostri amici econoscenti che l’8x1000 contribuisce alleopere parrocchiali e diocesane, dà forza aiprogetti di carità, è uno strumento a favoredelle famiglie in stato di necessità (la caritàdeve essere sempre sentita ed esercitata, par-ticolarmente in questi tempi difficili di crisieconomica); con l’8x1000 la Caritas puòessere più presente ed efficace.L’8x1000 sostiene inoltre i preti anziani eammalati, anche nelle zone più povere e di-sagiate del territorio nazionale e in terra dimissione.L’8x1000 aiuta la Chiesa a rispondere allenecessità pastorali in tutta Italia e a costruirela speranza nei Paesi in via di sviluppo.Per questo, cari amici serrani, vi chiedoanche nel 2012 di promuovere nelle vostreparrocchie un’informazione trasparente sull’u-so dei fondi, facendovi disponibili, vicino alvostro parroco, alla vostra parrocchia, all’in-caricato diocesano per la promozione delsostentamento, presente in ogni diocesi, di-stribuendo e illustrando il materiale con il ren-diconto che informa puntualmente come la

6 MAG

GIO

2012

di Francesco Baratta

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chiesa ha utilizzato i fondi dell’8x1000 dell’anno precedente, sia sul territorio nazionale che infavore della vostra stessa parrocchia.La Cei ha già fatto pervenire ad ogni parroco un Kit con tutto il materiale illustrativo; chiedeteloe parlatene con il vostro parroco.Se il vostro parroco è consenziente, e lo è certamente, è opportuno e molto significativo che illaico serrano rivolga, al termine di ogni celebrazione, un breve appello ai fedeli per sensibiliz-zarli alla firma dell’8x1000 a favore della chiesa cattolica sulla propria denuncia dei redditi osul proprio cud. Con le nostre parole di laici impegnati, l’appello della Chiesa a rinnovare lafirma diventerà credibile, nella misura in cui noi siamo credibili, e prenderà vita e senso.È altresì opportuno promuovere la raccolta dei cud – opportunamente firmati – delle persone cheper ragione di reddito non hanno l’obbligo di presentare la denuncia dei redditi (oltre dieci milio-ni non lo fanno) per consegnarli alle Poste Italiane.Ricordiamoci che la firma sul cud dell’operaio nullatenente vale come quella del facoltoso con-tribuente.Organizziamo un centro di raccolta in ogni parrocchia. È un modo utile e intelligente per essere fedeli sensibili e maturi al servizio della Chiesa e deisacerdoti.Credo di interpretare il benevolo consenso del vostro Vescovo per dirvi grazie per il bene checontribuirete a realizzare, per la Chiesa tutta e per la vostra Chiesa particolare. Il nostro protettore Beato Junipero Serra ci benedirà da “Lassù”.

Da ricordare che l’8x1000 a favore della Chiesa non è in contrasto con il 5x1000 a favoredella Fondazione Beato Junipero Serra, anzi lo rafforza perché la Fondazione-Ramo Onlus èimpegnata a destinare i proventi del 5x1000 a favore di Seminari e Seminaristi.Anche questa opportunità non costa nulla ed è nostro dovere esercitarla.

Per ogni ulteriore delucidazione potete scrivere una mail al seguente indirizzo di posta elettroni-ca [email protected] rendiconto della Chiesa italiana è disponibile tutto l’anno sul sito internet www.8x1000.it.Insieme ad esso è consultabile la dettagliata mappa delle opere realizzate nelle diverse regionie diocesi italiane grazie ai fondi dell’8x1000, ricca di foto e testimonianze concrete.

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vita della chiesa

GIOR

NATA

NAZION

ALE8XMILLE

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le interviste

Ministro Riccardi, gli italiani sono preoccupati per la cattiva congiuntura economica. Ma al di là del tunnel diquesta crisi, si può intravedere già uno spiraglio di luce?È proprio sulla preoccupazione degli italiani che bisogna lavorare: accogliendola e comprendendola, ma anche cir-costanziandola. Perché la paura è nemica del nuovo mentre è di qualcosa di nuovo che c’è un gran bisogno. In qua-lità di ministro per la Cooperazione e l’Integrazione ho l’incarico di occuparmi anche della Famiglia, dellaGioventù, così come di questioni come la droga, che costituiscono un nervo scoperto del nostro vivere comune.Nell’avvicinare questioni ed esigenze così diverse, mi accorgo di come l’incertezza sia divenuta il rumore di fondodella società italiana contemporanea. Se da un lato le conoscenze offerte dalla globalizzazione fanno apparire tuttoa portata di mano, libertà ormai consolidate sembrano suggerire che tutto è possibile. Ma è proprio in questa assen-za di limiti che si annida il panico di chi non sa bene cosa vuole, e la frustrazione di chi si vede calpestare i dirittipiù elementari, come quello a una vita dignitosa. Obiettivamente, la crisi economica che sta attraversando il nostrocome molti altri Paesi, oltre a colpire i più deboli, ha toccato fasce sociali che si credevano immuni, destando scon-certo. A questo legittimo senso di insicurezza si aggiunge poi una notevole dose di insicurezza percepita, che ha pur-troppo a che fare anche con politiche sociali poco inclusive. Il nostro governo, oltre a cercare di tirar fuori l’Italia dallacrisi economica, intende operare per una ripresa della società italiana nel suo insieme, assecondando un rinnova-mento culturale peraltro già in corso. È qui, nella cultura, che vedo sicuramente uno spiraglio di luce.

Spesso si guarda solo all’Italia dei problemi e ai cattivi comportamenti di taluni cittadini. Dove sono finiti i valo-ri che hanno fatto grande questo Paese?Globalizzazione è comunanza di prodotti e tecniche, molto meno di idee e valori. Ma è anche nascita di muri. Ètroppo freddo il vento della globalizzazione e sconfinato il suo ambiente per stare nudi: tutte le identità - etniche,nazionali, religiose - si sono rivestite di panni nuovi, conflittuali e protettivi. Lo abbiamo visto nei Balcani. La nostraidentità italiana è rimasta invece un cantiere aperto, come la politica. Senza tetto. Ripensarla non è semplice, tantoè complessa. Un grande contributo è stato quello del Presidente Napolitano durante le celebrazioni dell’Unità. È unasensibilità da cui partire quando dobbiamo dire ai più giovani chi siamo, trasmettere, educare. Abbiamo l’incertez-za del cantiere in corso nella lunga transizione che vive il nostro Paese. Ma abbiamo qualche punto fermo da cuiripartire. C’è il fatto di essere cristiani, ad esempio. In un mondo spaesato, la presenza dei cristiani è una risorsa.Non sopravvivenza, non corazza di fronte al nuovo. Ma risorsa. L’essere cristiani è parte preziosa di un tesoro dimotivazioni e di vissuto. Il vissuto religioso di tanti di noi, la Chiesa e il cattolicesimo italiano, sono la testimonianzadi una tradizione. È una tradizione che porta convinzioni, certezze, modelli, levigati dalla storia. E poi c’è la nostrastoria, appunto. L’Italia, proprio in questo anno del Centocinquantesimo dell’Unità, ha ripercorso, con uno sforzo cora-le che ha coinvolto le giovani generazioni, le radici storiche del nostro essere insieme italiani.Per il peso della nostrastoria recente, per l’ubriacatura del nazionalismo bellicista e per l’esperienza amara della guerra mondiale, abbia-mo avuto a lungo pudore o timore di dirci con troppo patriottismo italiani. Oggi, di fronte alla globalizzazione cheimpone di ridefinire la nostra identità, di fronte al contatto con gli immigrati, abbiamo ritrovato l’orgoglio civile di ridi-re la nostra identità nazionale. È una consapevolezza importante anche di fronte alle sfide dell’integrazione.

Se dovesse indicare tre virtù civiche per uscire dalla crisi, quale sarebbe la sua raccomandazione ai cittadini?Quando penso alle risorse del nostro Paese, mi tornano in mente le parole che scriveva Aldo Moro guardando allasocietà italiana: “Al di là della politica c’è un residuo immenso che rischiamo ancora di sprecare”. Il nuovo non comin-cia oggi. Ma occorre farsi carico di una sintesi per ritrovare il senso del bene comune. Io, lo dico francamente, sonoun uomo di quel residuo immenso di società. Su questo terreno mi radico e da esso traggo nutrimento quotidiano.Avverto però la necessità di una politica nuova, capace di far sintesi e di decidere. Mi sembra che il grande com-

di Mimmo Muolo

Buoni cattolicibuoni cittadini

Intervista al Ministro per la Cooperazione Internazionalee l’Integrazione, Andrea Riccardi

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pito da realizzare sia mostrare che è possibile coniugare insieme la felicità personale con la giustizia e la solidarie-tà. Dallo spaesamento all’amore del paese. Non è il portato delle ideologie, che subordinavano la felicità alla rea-lizzazione di un paradiso in terra. È un’antica saggezza che viene dal senso del bene comune, dalle radici di unasapienza evangelica, per cui c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Pietro Scoppola, che mi manca tanto, scriveva:“Non c’è nulla di irenico nell’idea di storia comune: in essa i contrasti non sono per nulla posti in ombra ma anziapprofonditi e colti nelle loro diverse ragioni. La storia comune è l’antidoto della mentalità del processo al passato…;nel processo chi giudica è fuori dall’evento; nella storia tutti sono partecipi e in diversa misura corresponsabili”.Saremo capaci di suscitare nel cuore degli italiani la passione per scrivere una storia comune in questo piccolo-gran-de Paese che è il nostro, in un mondo che ne ha bisogno? Le tre virtù civiche che mi sento di raccomandare per usci-re dalla crisi e scrivere questa storia sono fatte di giustizia,solidarietà e senso del bene comune.

Qual è il contributo che i cattolici sono chiamati a dare oggi, anche alla luce del lororuolo nel processo di unificazione del Paese?Mentre in Italia finiva il partito cattolico, si è riproposto il “religioso”: lo spirituale persona-le, la vita ecclesiale, i santuari, le nuove comunità e i movimenti laicali sino al fatto che iproblemi dell’anima, del corpo, della vita, della fede sono diventati temi centrali, stanno acuore alla gente, perché scaldano il cuore. Non per tutti, ma più di quanto si creda. È statosmentito il dogma della cultura occidentale: che più modernità diventa inesorabilmentemeno religione. Per cui le esistenze cristiane dovevano farsi esili e marginali per continua-re ad avere cittadinanza nel nuovo della modernità. Così non è stato. La religione è ridi-venuta protagonista della vita di molti. Non è il passato restaurato, ma una situazione ine-dita. La religione vive dentro la secolarizzazione. Parlarne e scriverne vent’anni fa era unatto di coraggio intellettuale. Oggi tutti se ne accorgono: c’è sete di spiritualità, di senso,di valori fermi. Piaccia o non piaccia. Questa è un’età – dice Charles Taylor nel suoA secular age – di ricerca di autenticità, di mobilitazione per la fede e il sensodella vita. Il mondo della politica ha bisogno di donne e uomini che abbia-no una spiritualità che nutre l’eticità dell’agire, a partire dal proprio agire.I cattolici, in questo senso, possono dare un grande contributo.

All’interno del mondo cattolico, c’è un ruolo specifico che, a suo avvi-so, il Serra Club può esercitare?Il Serra Club, secondo le intenzioni del suo ispiratore, il beato frate fran-cescano Junipero Serra, ha il compito di assistere economicamente e spiritualmente chisi avvia a diventare sacerdote. Penso che questa sia anche un’indicazione di stile, pervivere la propria vocazione di laici, in un mondo che rischia di mettere la fede fra paren-tesi, confinandola nel privato. Testimoniare con il proprio comportamento che ci sonovalori autentici ai quali ispirare l’esistenza e che questi valori non sono il denaro, il suc-cesso, il potere fine a se stesso, ma coinvolgono soprattutto la dimensione spirituale del-l’uomo è un grande servizio reso non solo alla Chiesa, di cui il Serra è parte, ma all’in-tera società. E questo è tanto più importante oggi che non sempre gli adulti brillano,nei confronti delle giovani generazioni, per il loro impegno educativo e per il loro esem-pio concreto.

In definitiva quale augurio di Pasqua si sente di formulare per ilettori de Il Serrano e per tutti gli italiani?Come credente auguro che la luce di Cristo Risorto illumini inmaniera nuova l’esistenza di ognuno, aiutando-ci a superare le stanchezze e i problemi di ognigiorno e soprattutto a vincere la paura. Comeministro di uno Stato laico ma non laicista mipiacerebbe che questa Pasqua segnasse pertutti gli italiani (e quindi anche per gli amicide Il Serrano) il passaggio ad una maggiore econsapevole partecipazione dei cittadini allavita pubblica, secondo i valori autentici dellanostra Carta Costituzionale e della democrazia.Diceva don Bosco che i bravi cattolici sono anchebravi cittadini. Dimostriamolo con i fatti.

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le interviste

Foto Siciliani

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MMoollttoo ssii ddiissccuuttee,, nneell mmoonnddoo ccaattttoolliiccoo,, ssuullllaa ssppeecciiffiicciittààddeellll’’iimmppeeggnnoo ddeeii llaaiiccii ssuull tteerrrreennoo ddeellllaa ppoolliittiiccaa; sedebba trattarsi di un impegno politico tout court, oppu-re se si debba preferire la dimensione pre-politica. Ladistinzione non è di quelle di lana caprina, perché daquella scelta, possono dipendere strategie e opzionialternative.Dopo l’incontro di Todi, promosso dal Forum delle

persone e delle associazioni di ispirazione cattolicanel mondo del lavoro, è nato il governo Monti all’in-terno del quale siedono come ministri tre protagonistidell’incontro umbro (Corrado Passera, LorenzoOrnaghi e Andrea Riccardi), e nel mondo cattolicoassociato ci sono stati alcuni segnali importanti in vistadi una partecipazione più consapevole (vedi l’assem-blea nazionale degli amministratori locali provenientidalle file dell’Azione cattolica). Poiché non sembrano ancora maturi i tempi e le cir-

costanze per una qualche forma di impegno politicodiretto del laicato cattolico, forse sarà bene occupare iltempo che ci separa dalla fine della legislatura e dalleelezioni per il rinnovo del Parlamento, per avviare unastrategia pre-politica adeguata ai nostri tempi difficili.Al primo posto s’impone un forte impegno contro

l’antipolitica, oggettivamente favorita dalla lunga emai esaurita stagione di Mani Pulite, dal crescente di-scredito dei partiti e delle loro classi dirigenti. Il gover-no Monti, a suo modo, è il risultato del fallimento diun sistema bipolare in perenne torsione populista ebelligerante, incapace di trovare un solo punto di con-tatto sul quale costruire un futuro condiviso per l’interacomunità nazionale. L’aver fatto ricorso a un governotecnico non deve però esimere i cattolici dalla ricercadi fondamenta politiche comuni. In passato il collanteè stato la Costituzione repubblicana. Nata dallemacerie di una guerra perduta, ha restituito agli ita-liani la possibilità di tornare a crescere tutti insieme,vincitori e vinti, in un quadro di regole comuni e diobiettivi di crescita condivisi.L’antipolitica, invece, ha favorito il nascere di movi-

menti e partiti che si sono nutriti voracemente dellaframmentazione, del discredito generalizzato, degliegoismi territoriali. Il suo superamento richiede unaforte e determinata implementazione di cultura politicaall’interno del dibattito interno ad associazioni, movi-menti, realtà di base. Significa cioè tornare ad inter-rogarsi, senza riserve mentali e collocazioni precosti-tuite, sul destino della città terrena che ci è stata affi-data. In tal senso, sarebbe quanto mai opportuno chenelle nostre città nascessero, per iniziative dei laici cat-tolici, dei laboratori politici aperti a tutti. Dei luoghi neiquali si torni a rileggere la realtà secondo gli indirizzi

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IMPEGNOCONTRO L’ANTIPOLITICA

della dottrina sociale cristiana, non precludendosialcun campo di riflessione, dall’economia al Welfare,dalla vita delle istituzioni alla legge elettorale; ripar-tendo proprio dal territorio, da quella dimensione dicontiguità che può rendere anche più facile il supera-

mento di certi pregiudizi che ancora accompagnanoil laicato cattolico. È superfluo sottolineare che nonspetta ai vescovi o ai sacerdoti spendersi in prima per-sona. Forse potrà bastare un cordiale incoraggiamen-to, perché energie nuove, soprattutto giovanili, si met-tano in moto. Pensare alla qualità della vita urbana(vedi i recenti disastri fatti dalle nevicate, insiemeall’impreparazione delle amministrazioni) dovrebbe

di Domenico delle Foglie

cultura

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già bastare per una ripresa di iniziativa. Ripartire dauna politica di prossimità può essere una grandeoccasione per i cattolici. Magari ribadendo, in ognioccasione utile, i fondamenti della nostra antropologiadi riferimento che, se privilegia la vita, la famiglia e lalibertà di educazione, nondimeno ha profondamentea cuore la giustizia sociale, la crescita equilibrata chenon lascia indietro i poveri, il benessere diffuso fon-dato sul lavoro e sul merito. Questo ritorno alla politica, attraverso la pre-politi-

ca, fornirebbe anche un aiuto concreto a superare unodei mali del nostro tempo, quell’astensionismo che sista facendo sempre più consistente nel mondo cattoli-co e che indagini segnalano al 48%, ben due punti inpiù di quello medio degli italiani. Riportare i cattolicialle urne per esercitare il proprio diritto di scelta è unobiettivo non trascurabile per i prossimi mesi. Senzadire che l’esercizio del voto è comunque ossigeno perla democrazia. E i cattolici, per la loro vocazione natu-raliter popolare, non possono volere un restringimentodella base elettorale. Pena l’impoverimento della nostrademocrazia, già messa a dura prova dai disonesti, daipopulisti, dagli irresponsabili e dagli incompetenti.

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GGIIUUSSEEPPPPEE SSAAVVAAGGNNOONNEE è convinto che in questi anni d’incertezza, citroviamo di fronte alla possibilità di una prospettiva etica nuova rispetto aquella kantiana: “Una visione in cui il dovere e il piacere sono compenetratinell’intimo di una persona, valorizzando la sua tensione alla felicità. Equindi il dovere è un risvolto del desiderio di essere felice e di esserloseguendo un positivo che orienta la passione verso il bene”. Cosi ha presoil via la nostra conversazione, che ha sullo sfondo l’ultima fatica editorialedel professor Savagnone: ”Educare oggi alle virtù”, edito da Elledici.

Perché secondo lei il dovere è passato di moda, è stato messo in soffittacome un abito vecchio?Il concetto oggi più diffuso a livello etico tra i giovani, ma non solo tra

di loro, è quello di autenticità. L’autenticità è la percezione di quello che sisente di fare per essere sé stessi, il desiderio di seguire le proprieinclinazioni per essere fedeli alla propria identità. Questo senso dell’identitàtravolge in maniera inevitabile tutto quello che è un sistema di regole, siamorali che sociali, di cui oggi si avverte solamente il carattere oppressivo.Non è un caso che oggi si parli molto più del vizio, cercando addirittura dirivalutarlo. Ci sono intere collane, tra cui una promossa da Oxford, checercano di rivalutare i vizi. Essi vengono quindi riesaminati attraverso unaserie di pubblicazioni, cercando di far vedere come in realtà non sianopropriamente negativi. Si sostiene, anzi, che i vizi abbiano un grandepregio. Più comunemente possiamo dire che il concetto di virtù è unconcetto che, riferito alla morale del dovere, è diventato oggetto di scherno,di irrisione. “Tu sei virtuoso” è un’espressione che ormai si usa come adindicare che si è incapaci di vivere veramente la vita. Se c’è qualcosa cheoggi viene veramente apprezzata, è la trasgressione.

Come soluzione lei propone una sorta di educazione alla dimensioneaffettiva, emotiva, relazionale? Qui entra in gioco un concetto che era rimasto sfocato nel corso di

questi due secoli. Da Kant in poi, possiamo dire che nella morale diffusadell’Occidente, il concetto di dovere si sia imposto come categoriafondamentale. È questo che oggi viene in crisi per motivi che nonpossiamo ritenere infondati perché c’è veramente qualcosa di disumanoin quel concetto di morale. Perché è un concetto di morale che escludei sentimenti, l’affettività. La reazione a cui assistiamo oggi, è unareazione estrema e sbagliata a un altro estremo, ovvero una morale cheriduceva tutto a degli imperativi che prescindevano totalmente dallasensibilità. È una morale disumana, che prescinde dal bisogno di felicitàdell’uomo. L’uomo non può vivere una morale come se fosse scisso dallasua felicità. Cosa accadeva di fatto nella morale borghese che si èimposta dopo Kant nella nostra società? Vigeva sostanzialmente unacerta ipocrisia, un certo perbenismo falso, per cui si rispettavano leregole però c’erano mille canali di fuga, mille manifestazioni segrete di

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cultura

E se la virtùfosse anche un piacere?di Olga Calabrese

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queste passioni che alla fine in qualche modo si facevano vive: nei tradimentisotterranei, nei vizi segreti di questa società che non riusciva a trovare unosbocco.

Dunque, professore, lei intravede quasi una mutazione antropologica. Comela descriverebbe?La reazione attuale certo, caratterizzata da questo emotivismo scatenato è

estrema, noi dobbiamo cercare una via che non sia un ritorno a quel modello,che è sbagliato. E non è un caso che si tratta di un modello non cristiano.Quello che si è imposto con Kant non è affatto il modello che traspare dalVangelo e che è stato ripreso nei primi secoli del Cristianesimo e oltretuttoanche nel Medioevo. San Tommaso d’Aquino nella Summa dedica una parteal problema della felicità, perché ancora nel XIII secolo si pensava che lamorale dovesse ruotare attorno alla felicità. Bisogna pensare quindi una moraleche faccia più leva sulle virtù in senso aristotelico. Entra quindi in gioco latradizione aristotelica che valorizzava le passioni e i sentimenti. La virtù è ilgiusto mezzo della passione. E questo significa che la passione è importante.Certo, non va scatenata, ma nemmeno mortificata. La passione dell’ira èdisastrosa se io la lascio scatenare, ma il vizio è anche essere incapaci diarrabbiarsi, incapaci di vivere la propria passione. La passione dell’ira ha unasua funzione, dice San Tommaso, e su questo è perfettamente sulla stessa lineadi Aristotele. C’è un’ira buona, un’ira che bisogna avere, perché se non la siha ci si piega di fronte all’ingiustizia. Gesù ha cacciato i mercanti dal tempioin uno scatto d’ira, ma è stato uno scatto che non era irrazionale, non eracontro l’uomo, contro la verità o contro Dio, anzi sarebbe stato contro l’uomo,contro la verità, contro Dio… se Gesù non si fosse arrabbiato.

Allora, cosa consiglierebbe oggi ad un giovane che non voglia sottrarsi allachiamata alla felicità, ma voglia anche essereautenticamente umano?

Il discorso delle virtù non è tornato, non è statoancora scoperto. Bisognerebbe tradurre questo discorsodella filosofia morale in un ambito pedagogico, perchéci ritroviamo ancora con la vecchia morale, in cuinessuno crede più. A questo discorso del dovere non cicredono più neanche gli educatori. E i figli, che nonsono stupidi, percepiscono che si tratta ormai solo dislogan. Non possiamo accettare solo il crollo di tuttoquesto. Ecco che la virtù può diventare un discorsoimportante a livello educativo.

Ci sono esempi, nella nostra società mediatizzata eglobalizzata, di educazione alle virtù?Nella nostra società è ancora abbastanza raro trovare

esempi di questo tipo. A me non risulta che ci sianoesperienze educative basate su questo tema. Laparticolarità e la novità di questo libro non è la riscopertadella morale aristotelica, sarebbe assurdo visto che èstata riscoperta già negli anni ‘80 del Novecento, ma laproposta di un’applicazione nel campo dell’educazione.Non mi pare sia un discorso diffuso, ed è anche perquesto motivo che oggi si parla di emergenza educativa.

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cultura

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Tre seminari regionali italiani (il “Pio XI” di Assisi perl’Umbria, il “San Pio X” di Catanzaro per la Calabriae il Campano Interregionale di Napoli) compionoquest’anno il proprio centenario di fondazione. Perquesto il Papa ha ricevuto il 26 gennaio scorso i semi-naristi e i loro educatori e docenti in una udienza spe-ciale in cui ha toccato diversi temi molto interessantianche per i Serrani. I Seminari regionali, ha detto,infatti, sono una «efficace palestra di comunione», luo-ghi in cui si sperimenta una dimensione territoriale piùampia di quella diocesana, e in cui è possibile rice-vere una formazione al sacerdozio a tutto tondo,«attenta all’attuale contesto culturale». Benedetto XVI ha sottolineato come l’esperienza

dei seminari regionali si presenti «ancora assai oppor-tuna e valida». Grazie al collegamento con facoltà edistituti teologici, ha proseguito papa Ratzinger, questaesperienza «consente di avere accesso a percorsi distudio di livello elevato, favorendo una preparazioneadeguata al complesso scenario culturale e socialenel quale viviamo. Inoltre, il carattere interdiocesano sirivela una efficace “palestra” di comunione, che si svi-luppa nell’incontro con sensibilità diverse da armoniz-zare nell’unico servizio alla Chiesa di Cristo». In que-sto senso, ha spiegato, «i Seminari regionali fornisco-no un incisivo e concreto contributo al cammino dicomunione delle diocesi, favorendo la conoscenza, lacapacità di collaborazione e l’arricchimento di espe-

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Il Papa:«Prima che coltii sacerdotidevono esseresanti»

L’importanza della formazione in Seminario

chiesa e vocazioni

di Massimo Lanzidei

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rienze ecclesiali tra i futuri presbiteri, tra i formatori etra gli stessi pastori delle Chiese particolari. La dimen-sione regionale si pone inoltre come valida mediazio-ne tra le linee della Chiesa universale e le esigenzedelle realtà locali, evitando il rischio del particolari-smo».Il Papa ha anche rimarcato come «il contesto cultu-

rale di oggi» esiga «una solida preparazione filosofi-co-teologica dei futuri presbiteri». E ha fatto anchealcuni esempi, in riferimento alle tre regioni dalle qualiprovenivano i suoi ospiti. Regioni, ha ricordato infatti,«ricche di grandi patrimoni spirituali e culturali», cheperò «vivono non poche difficoltà sociali». «Pensiamo,ad esempio, all’Umbria, patria di san Francesco e disan Benedetto. Impregnata di spiritualità, l’Umbria èmeta continua di pellegrinaggi. Al tempo stesso, que-sta piccola regione soffre come e più di altre la sfa-vorevole congiuntura economica». In Campania e inCalabria, invece, «la vitalità della Chiesa locale, ali-mentata da un senso religioso ancora vivo grazie asolide tradizioni e devozioni, deve tradursi in una rin-novata evangelizzazione. In quelle terre - ha anchefatto notare Benedetto XVI - la testimonianza dellecomunità ecclesiali deve fare i conti con forti emer-genze sociali e culturali, come la mancanza di lavo-ro, soprattutto per i giovani, o il fenomeno della cri-minalità organizzata».Per questo il Papa ha raccomandato una formazio-

ne a 360 gradi. In sostanza «non si tratta soltanto diimparare le cose evidentemente utili, ma di conosceree comprendere la struttura interna della fede nella suatotalità, che non è un sommario di tesi, ma è un orga-nismo, una visione organica, così che essa diventirisposta alle domande degli uomini, i quali cambiano,dal punto di vista esteriore, di generazione in genera-zione, e tuttavia restano in fondo gli stessi». Inoltre, hasottolineato, «lo studio della teologia deve avere sem-pre un legame intenso con la vita di preghiera. Èimportante che il seminarista comprenda bene che,mentre si applica a questo oggetto, è in realtà un“Soggetto” che lo interpella, quel Signore che gli hafatto sentire la sua voce invitandolo a spendere la vitaa servizio di Dio e dei fratelli». In altre parole, occorre che il futuro sacerdote metta

«in giusto equilibrio cuore e intelletto, ragione e senti-mento, corpo e anima, e che sia umanamente “inte-gro”». La meta finale deve essere la santità. BenedettoXVI ha concluso infatti citando un discorso di GiovanniXXIII. «Prima ancora che sacerdoti colti, eloquenti,aggiornati, si vogliono sacerdoti santi e santificatori».Monito ancora più attuale, oggi, che della santità ilmondo tende a dimenticarsi.

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chiesa e vocazioni

Foto Pignata

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chiesa e vocazioni

Il Ministero di direzionenei Seminari

La “bontà” dei sacerdoti di domani dipenderà molto dalla “qualità” degli educatori di oggi. E ilSeminario si conferma il luogo adeguato e imprescindibile per una formazione sacerdotale

adeguata alle sfide dei tempi, soprattutto in un mondo culturalmente globalizzato. Sonoqueste le conclusioni a cui si è giunti al termine della seconda Settimana di studio per

formatori di seminari organizzata nello scorso mese di febbraio dal Centro diFormazione Sacerdotale della Pontificia Università della Santa Croce e incentra-ta su “Il Ministero di direzione nei Seminari”. All’incontro hanno preso partecirca settanta educatori di Seminari di tutto il mondo, uomini di Curia, Vescoviincaricati delle vocazioni e professori universitari con esperienza nella for-mazione sacerdotale.

DDiisscceerrnniimmeennttoo vvooccaazziioonnaallee ee sseelleezziioonnee ddeeii ccaannddiiddaattii

La relazione sul “Discernimento d’idoneità agli ordini” è stataaffidata al Segretario della Congregazione per il Clero, SER.Mons. Celso Morga, che ha spiegato come un freno alle defe-zioni che si registrano nel sacerdozio possa senz’altro giungereda una migliore riflessione sulle condizioni dei candidati, chetiene conto “della mobilità culturale, delle aspettative sociali oeconomiche, dei condizionamenti familiari e dei conflitti che pos-sano provenire da una pastorale ideologizzata”. Bisogna poi discernere adeguatamente tutti quei “fattori inter-

ni” che hanno a che fare con “la rigidità di personalità, la man-canza di salute fisica o psichica, gli inganni intellettuali o amoro-si, le conversioni drastiche, l’egocentrismo, la frammentazionenella formazione religiosa, la mancanza di dominio di sé…”. Condati alla mano, il prelato ha infine costatato come in tutta la Chiesa,dagli anni ’80, si verifichi “un sostenuto aumento del numero deisacerdoti” e un’attenzione privilegiata “alla maggiore qualità della loroselezione”, tant’è che in pratica sono ordinati sacerdoti “solo un terzodei seminaristi”. Mons. Agostino Superbo, Arcivescovo di Potenza e Vice Presidente della

Conferenza Episcopale Italiana, ha illustrato i criteri per la selezione dei candidatial sacerdozio, che devono integrare i requisiti istituzionali (disponibilità a una dona-

zione totale al Vangelo, qualità umane e intellettuali per un servizio disinteressato versogli altri, personalità aperta) con il bene del giovane stesso, “che deve essere lui il prota-

gonista della sua propria biografia”. Nel discernimento vocazionale resta perciò imprescindi-bile tenere in considerazione “le famiglie e le comunità cristiane di provenienza del candidato, in un

abituale dialogo con le stesse” e rispettare sia la “tappa propedeutica”, che prepara al Seminario, quanto l’usoprudente “di una pausa formativa” che aiuti a “superare difficoltà e maturare criteri”.

di Massimo Iorio

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IIddeennttiikkiitt ddeell rreettttoorree ee ddeell ffoorrmmaattoorree

“Uomo di Dio, completo e ben preparato, con volontà di dedicazione piena, con un indubbio amore a Cristoe alla Chiesa, trasparente, più padre che pedagogo, paziente e benigno, retto di spirito” sono invece le carat-teristiche che deve possedere un Rettore di Seminario per rispondere adeguatamente alla sua funzione, cosìcome le ha tratteggiate Mons. Paolo Rabitti, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, attingendo dalla sua esperien-za. Il rettore deve anche mantenere una “interazione completa con il Vescovo, il rispetto per il presbiterio, l’a-more esigente e paterno per gli educatori” ed essere “attivo nella formazione permanente”.A offrire l’identikit del formatore del Seminario è stato l’Arcivescovo di Tacna e Moquegua, in Perù, Mons.

Marco Antonio Cortez Lara, che ha parlato di “un uomo fermo nella fede, con una forte identità sacerdotale,con una personalità matura, sicuro della propria vocazione, aperto ai contatti umani, colto, prudente e saggio”.In una sola parola, “integro”, in modo da essere “credibile per i giovani” e capace di attrarli “più per la testi-monianza di una vita gioiosa e autentica che per la disciplina o gli insegnamenti teorici”.I formatori devono essere quindi in grado di “lavorare con passione e verità” nei diversi aspetti della

pastorale, in contatto con le necessità reali dei fedeli, e trasformare così il Seminario in un luogo di incon-tro “di tutto il presbiterio diocesano (giovani e anziani), aperto a tutti i carismi della Chiesa”.

LL’’aammbbiieennttee ddeell SSeemmiinnaarriioo

Il Seminario “non è un luogo di passaggio ma un tempo per prepararsi al sacerdozio, capace di legare facil-mente la ‘vita in comune’ con la carità pastorale e la fraternità sacerdotale future”. Pertanto il suo regolamentodeve essere “immutabile, accettato e condiviso ma non opprimente, perché i valori educativi non si impon-gono ma convincono”, come ha illustrato dal canto suo il Vescovo ausiliare di Milano, Mons. MauroDelpini.Molto dell’attività del Seminario e dei suoi formatori dipende anche dal flusso di rela-

zioni esterne e comunicazione interna a tutti i livelli decisionali, come ha spiegatoil prof. José María La Porte, decano della Facoltà di comunicazione isti-tuzionale, segnalando al tempo stesso l’importanza di gene-rare fiducia ed evitare il funzionalismo. “La lealtà, l’efficacia e la gioia” sono il risultato delle

capacità di ascolto, del lavoro in squadra, del valore datoalle cose piccole e ordinarie e della disposizione adaffrontare i problemi come una opportunità e non come unfastidio. La verità nelle relazioni interpersonali, invece “èciò che renderà ogni parola ed ogni fatto veicolo di fra-ternità in una vita comune caratterizzata da fatti di carità enon una mera scuola di ipocrisia rivestita da diplomazia”.Un occhio di riguardo va dato anche alle strutture che

accolgono i seminaristi, come ha spiegato il prof. FernandoPuig: “l’ambiente esterno della casa deve favorire l’eserciziodelle virtù umane che sono proprie del ministero sacerdota-le”, principalmente attraverso “un distacco dai beni tempo-rali” e la capacità “di averne cura, valorizzarli e metterli alservizio degli altri”.La prospettiva della Curia romana è stata invece pre-

sentata dal Cardinale Grocholewski, Prefetto dellaCongregazione per l’Educazione Cattolica, a cui è stataaffidata l’apertura dei lavori, e dal Segretario del PontificioConsiglio per i Testi Legislativi, Mons. Juan Ignacio Arrieta,che ha parlato dell’autorità come servizio ecclesiale, sotto-lineando nelle qualità dei pastori “la fedeltà, la prudenza ela bontà”.

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Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro,Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto,in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davantia loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissi-me: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderlecosì bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discor-revano con Gesù.

Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù:«Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tretende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano statipresi dallo spavento.

Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra euscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio pre-diletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno,non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non rac-contare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopoche il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti.

(Mc 9,2-9)

Per riflettereQuesta undicesima icona ci porta con gli apo-

stoli Pietro, Giacomo e Giovanni, sul monte Tabor, perincontrare ed ammirare il Cristo trasfigurato che appa-re ai nostri occhi in tutto lo splendore della sua divini-tà. E l’orizzonte gioioso,.che aiuta a motivare tutto ilcammino precedente.

Gesù alla vigilia della sua passione e morte senteil bisogno di rafforzare la fede dei suoi apostoli e didare loro certezza circa la sua divinità. E come sevolesse riassicurali dinanzi al mistero del suo dolore,del suo apparente fallimento. E la conferma che perarrivare a questa gloria divina, bisogna passare per lavia della croce. Tutto ciò allora può veramente soste-

Concludiamo in questo numero la pubblicazione, a cura di mons. Stefano Rega, Rettore del Seminariodi Aversa, di un “itinerario vocazionale” per l’uomo attraverso la meditazione di alcune icone bibliche.

Nel ringraziare mons. Rega per la collaborazione, rinviamo per le restanti icone al portale serrano

1111aa IICCOONNAA:: IILL TTAABBOORR

nere e incoraggiare il cammino precedente. Ciò cheda forza, coraggio e gioia ai seguaci di Cristo didonare tutta la loro vita nell’essere buoni samaritani,nell’essere pane spezzato per il fratelli, è la certezzache al termine del cammino non c’è il nulla, l’illusioneo la semplice filantropia, ma l’incontro con il Cristo glo-rioso e trasfigurato. E questo incontro è la meta finale.

Allora ogni uomo che sceglie di mettersi allasequela di Cristo volge il suo sguardo in basso perincontrare i poveri e i sofferenti, ma, per sopportare ildolore e il sacrificio, volge il suo sguardo in alto dovepuò già gustare in anticipo l’incontro con il Signoreglorioso.

Questa tappa dell’itinerario vocazionale diventadunque il momento della ripresa delle energie spiritualinel faticoso esercizio della carità pastorale e dellaforte tensione verso il Regno di Dio.

Il dolore, il sacrificio, la rinuncia a cui ogni disce-polo è chiamato diventa cosi solo un momento dell’in-tero cammino della vita umana e non la tragica fine diun esistenza senza senso e valore. La meta finale dellavita dell’uomo è la gloria, la vita eterna, la resurrezio-ne. Nessun uomo è condannato a morte, nessun uomoè stato creato per terminare la sua vita nel dolore.

Ma creati a immagine e somiglianza di Dio,

Via Discipulorum

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o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credofiniti, con te sono ancora.

Se Dio sopprimesse i peccatoti! Allontanatevi dame, uomini sanguinari. Essi parlano contro dite coninganno: contro di te insorgono con frode. Non odio,forse, Signore, quelli che ti odiano e non detesto i tuoinemici? Li detesto con odio implacabile come se fos-sero miei nemici. Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro unavia di menzogna e guidami sulla via della vita.

(Salmo 138)

siamo proiettati verso l’eternità, verso la luce che nonfinisce e verso la gioia che non si esaurisce.

Così può avere un senso il dolore e il sacrificiose letti nell’ottica del Tabor, se colti come una piccolagoccia nell’oceano del bene, dell’amore e del bello.

“Mentre scendevano dal monte, ordinò loro dinon raccontare a nessuno ciò che avevano visto, senon dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato daimorti” (Mc 9,9).

L’esperienza della donazione di sè, dell’espro-priasi per far posto agli altri, della compassione che faassumere su di sè il dolore degli altri, nell’ottica dellatrasfigurazione, va custodita nel cuore, nell’intimità piùprofonda dove solo Dio può arrivare, dove solo Diopuò sapere. Le parole umane non possono esprimeree nessun orecchio umano può comprendere.

Solo il silenzio può commentare in modo elo-quente l’esperienza del dono di sè, e solo un cuoregrande nella generósità e nella gratitudine, può con-tenere.

Per pregareSignore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando

seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i mieipensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo.Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è anco-ra sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. Allespalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tuamano. Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta,e io non la comprendo.

Dove andate lontano dal tuo spirito, dove fuggi-re dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, sescendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’auro-ra per abitare all’estremità del mare, anche là miguida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico:«Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia lanotte» , nemmeno le tenebre per te sono oscure, e lanotte è chiara come il giorno; per te le tenebre sonocome luce.

Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tes-suto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi haifatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tumi conosci fino infondo.

Non ti erano nascoste le mie ossa quando veni-vo firmato nel segreto, intessuto nelle profondità dellaterra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tuttoera scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati,quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondiper me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero,

Che dire di me? Mi chiamo Massimo Condidorio nato a Napoli. Dopoun’esperienza lavorativa nel settore calzaturiero, nel 2000 ho iniziatoun nuovo lavoro: Public relation, “portagente” nelle discotechecampane. La mia famiglia è cristiana cattolica non praticante. Il 7ottobre del 2007 mi è capitato un grave incidente stradale che mi haprocurato ferite, non solo nel corpo. Vivendo una sofferenza profonda,partecipai per caso ad un pellegrinaggio che poi si rivelò un momentodi grande spiritualità, in cui finalmente potei “togliere il tappo alcuore”. Dentro di me si accese il fuoco dell’Amore. Fidanzato da treanni, non compreso questo mio cambiamento, dopo 6 mesi ritornaisingle. Non sentii più il bisogno di lavorare nei locali. Provai arifidanzarmi con un’altra ragazza, ma con scarsi risultati, perché miaccorgevo che il mio amore era aperto a tutti allo stesso livello. NelDicembre del 2007 conobbi il parroco Don Raffaele Grimaldi e con luiho iniziato un’esperienza missionaria in Burundi. Nell’attesa di unnuovo lavoro, mi fu proposta da Don Raffaele, un’esperienza divolontariato al centro Caritas impegnando le ore del mattino con ibambini delle famiglie disagiate. Dopo aver lasciato la mia ultimaragazza, ho sentito il bisogno di mettermi all’obbedienza e lasciarmiguidare in questo nuovo cammino di fede. Il Signore non mi ha fattomancare la sua provvidenza; nel Giugno del 2009 un amico mipropose la gestione di un negozio, precisamente un “trestore”(telefonia mobile) che è stata la mia attività fino a qualche mese fa.Frequento assiduamente la Parrocchia di San Nicola di Bari, aGiugliano, sforzandomi sempre più per abbandonarmi alla volontà diDio perché solo in Lui ho trovato grazia. L’impegno in parrocchia nelgruppo liturgico e l’Eucarestia giornaliera hanno rafforzato il miorapporto con Cristo fino ad assaporare la dolcezza della Sua chiamata.Questa è stata la motivazione che mi ha spinto ad entrare nelSeminario Vescovile di Aversa per valutare insieme con i superioriquale percorso seguire per essere discepolo del Signore; io sento diessere “matita nelle Sue mani”. Il rapporto con gli altri lo vivo conmolta tranquillità, cercando sempre di testimoniare la fede conl’esempio nella vita quotidiana. La grande libertà che sento nel cuoremi porta a non dipendere dalla famiglia, ma ad avere sempre prontala valigia per partire.

Voci dai Seminari

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nella vita e nelle attività d’ogni giorno, spesso inosservatio addirittura incompresi, sconosciuti ai grandi della terrama guardati con amore dal Padre, sono gli operaiinstancabili che lavorano nella vigna del Signore, sonogli artefici umili e grandi – certo per la potenza dellagrazia di Dio – della crescita del Regno di Dio nellastoria».Il Presidente eletto, avv. Antonio Ciacci, ha così

commentato: ”Diventa fondamentalecogliere il significato educativo delpartenariato con Dio: la con-sapevolezza che Dio è conognuno di noi induce a ripensareogni azione umana in prospettivasalvifica ed a far crescere la consapevolezza cheogni uomo ha il volto del creatore e, dunque, è unfratello in Cristo”. Questo cambia tutto: individui,società, strutture. Il congresso di quest’anno, quindi,porta alla riflessione profonda su quanto siaconcretamente importante, ogni giorno, in ognicontesto, per ogni comportamento, avere Dio comepartner per educarci alla vita. Per un movimento comeil nostro, che ha a cuore la creazione di un contestoculturale, sociale, economico, che favorisca chi intendededicarsi interamente in modo speciale al Signoreattraverso la Vocazione al sacerdozio o alla vitaconsacrata e che tende a sostenere quanti sono incammino verso quella scelta o l’hanno già fatta emagari sono provati dalla loro solitudine; per il nostromovimento, appunto, è molto opportuno che si rifletta,dunque, sul senso vero e concreto dell’amicizia di Dioche consente di educare (e-ducere, trarre fuori, farcrescere) alla vita, alla forza vitale che riconduce alloSpirito tutte le creature.”È, dunque, il tema del Congresso una domanda

il serrano n. 12524

““UUnn PPaarrttnneerr ccoommee DDiioo eedduuccaa aallllaavviittaa?? NNee ddiissccuuttee iill SSeerrrraa……”” è il tema del

Congresso nazionale che si svolgerà dal15 al 17 giugno a Bari, nella suggestiva

cornice dell’Hotel “Parco di Principi”, aconclusione del biennio 2010/2012 del Presidentenazionale Avv. Donato Viti.Nel corso dell’ultimo CNIS, che si è svolto a Roma

dal 14 al 17 febbraio u.s., è stata dettagliatamentemotivata dal Presidente Viti e dai suoi vice presidenti checollaboreranno, ciascuno per i propri ambiti, alla buonariuscita dell’evento, la scelta del tema in oggetto. Qualesignificato cogliere e quali obiettivi si intendonoperseguire per leggere in modo ampio ed approfonditoi tanti perché della sfida contemporanea? Consapevolidel difficile momento storico, nel quale il relativismoantropologico investe la società civile, determinando undiffuso malessere, una sfiducia nel futuro causatasenz’altro dalla crisi economica nazionale ed europea,ma che ha radici ben più profonde, un disagio dellerelazioni interpersonali condizionate sempre più dafenomeni di individualismo crescente, diventa unimperativo morale, direi irrinunciabile, interrogarsi sulruolo del laicato adulto nei confronti delle sceltefondamentali della vita. Quale misura segna il discriminetra chi ha scelto di vivere con Lui o senza di Lui nellaquotidianità delle azioni dettate dal Vangelo, che è labuona notizia della promessa della salvezza eterna?Noi serrani, da laici, abbiamo intrapreso una missionedifficile quanto delicata nell’adempiere al servizio dellamadre Chiesa, ma quante sfide, quante tentazioniminano il nostro vivere! Alla mia riflessione si sovrapponeun’immagine: quella di Christifideles laici 17, dove silegge che «agli occhi illuminatidalla fede si spalanca uno scenariomeraviglioso: quello di tantissimifedeli laici, uomini e donne, che proprio

vita del serra

di Maria Luisa Coppola

Versoil Congresso nazionale

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Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, ed ilprof. Giuseppe Savagnone che illustrerà i temi dellasfida educativa, dibattuti in seguito da altri governatoridei distretti. Nel pomeriggio, il ventaglio delle possibiliscelte individuali, si aprirà al valore della cultura, su cuioffriranno i loro preziosi contributi il prof. AntonioIncampo, ordinario di filosofia dell’Università di Bari edil prof. Lucio Romano, medico e presidente dell’Ass.“Scienza e vita”: “Scienza e religione non sono incontrasto, ma hanno bisogno una dell’altra percompletarsi nella mente di un uomo che pensaseriamente” (Planks). S. Em. il Card. ZenonGrocholewski, dopo la sua lectiomagistralis, chiuderà i lavori delCongresso. Durante la cena di gala, avverrà ilpassaggio di consegne tra il Presidente uscente DonatoViti ed il Presidente del prossimo biennio Antonio Ciacci:un cambio già annunciato, che ci si augura proficuonell’impegno di rinnovamento avviato da Viti, che nonpotrà non essere foriero di altrettante novità per attestareil nostro sodalizio tra i movimenti cattolici di ampiorespiro e di grande progettualità, al passo con i tempi.

Il Serra Italia fruisce di un modernoportale dell’informazione, collegatocon i siti più prestigiosi dell’editoriacattolica, che va promosso ulteriormente, al fine direndere capillare l’informazione delle nostre attività edel nostro progetto culturale, fruibile ed immediatocanale di trasmissione di pensiero e di avvenimenti. Loha più volte affermato il Santo padre Benedetto XVI, nelcorso delle settimane della comunicazione sociale, cheil web, se ben usato, diviene uno strumento validissimodi evangelizzazione e di cultura religiosa: “Moltibenefici derivano da questa nuova cultura dellacomunicazione: le famiglie possono restare in contattoanche se divise da enormi distanze, gli studenti e iricercatori hanno un accesso più facile e immediato aidocumenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche epossono, pertanto, lavorare in équipe da luoghidiversi; inoltre la natura interattiva dei nuovi mediafacilita forme più dinamiche di apprendimento e dicomunicazione, che contribuiscono al progressosociale.” La domenica mattina, con i pullman messi adisposizione dalla Segreteria Congressuale, icongressisti saranno accompagnati nella Basilica di S.Nicola di Bari per assistere alla S. Messa celebrata da

ineludibile, densa di tanti perché da sciogliere, sullaquale il Presidente Viti ha invitato al confronto diversioperatori di ambiti sociali, al fine di tratteggiareampiamente una visione chiara della condizioneumana e della sua lacerante humanitas, e di lanciareun messaggio di speranza, rivolto in particolare allenuove generazioni.Ed è proprio in tale ottica che il presidente Viti, già

nel Cnis di ottobre tenutosi a Genova, aveva fissatocome progetto del Congresso di Bari l’aiuto concretoad un seminarista dell’Ucraina che l’ArcivescovoMetropolita di Leopoli ha indicato nella persona delseminarista Andrii Zyma nato il 13.10.1992 aChorostkiv ed iscritto al 1° anno di Filosofia, checonosceremo in occasione dello stesso Congresso.Il nostro consulente episcopale, S. Em. il Card. Josè

Sarajva Martins, introdurrà i lavori con la sua relazionesul tema congressuale; in seguito il giornalista MimmoMuolo intervisterà il direttore dell’Avvenire MarcoTarquinio e lo scrittore Marcello Veneziani sul tema “ConDio o senza Dio, cambia la società civile?” Il confrontodialettico successivo sarà animato da alcuni governatori.Il sabato mattina, si alterneranno al tavolo dei relatori S.Ecc. il Vescovo Savio Hon Tai Fai, segretario della

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Il Presidente del CNIS Dino Viti (a sinistra) con l’avv. Antonio Ciacci, Presidente Eletto del CNIS

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S. Em il Card. Zenon Grocholewski,ripresa dalla RAI emandata in onda sui canali nazionali; al rientro inalbergo, la premiazione del concorso scolasticonazionale. Non mancheranno, nelle sere di venerdì edi sabato, momenti di intrattenimento con i linguaggiuniversali dell’arte teatrale e musicale. Ad impreziosirela cornice del congresso, saranno allestite dueparticolarissime e suggestive mostre: l’una dell’artistaGiovanna Carotenuto, che dà forma alle materie prime

con sapiente creatività, l’altra fotografica dell’ing.Difonzo. I giorni del Congresso costituiranno per tuttinoi Serrani un’occasione importante per confrontarcisulla qualità del nostro apostolato, ma anche (esoprattutto) un forte momento di condivisione dellaBellezza della nostra missione, fondata sul valoreinalienabile dell’amicizia. Per altro sull’evento, sirimanda alla puntuale informazione del nostro portalewww.serraclubitalia.com

Venerdi 15 giugno ore 16,00: apertura del congresso con i saluti delle autorità locali e serrane: Arcivescovo di BariMons. Cacucci, Sindaco di Bari - Presidente di Serra International Tomas Wong edel CNIS Donato Viti - Relazione introduttiva del Card. Saraiva; a seguire tavolarotonda con Marco Tarquinio, Marcello Veneziani e 5 Governatori del Serra, mode-ratore Mimmo Muolo - dopo l'intervento-testimonianza di Suor Gemma Carone, poe-tessa e suora del Cottolengo di Torino. La sera, spettacolo del gruppo teatrale “Labanda degli onesti” con la commedia “Il dott. Caos”.

Sabato 16 giugno mattina: dibattito con S. Ecc. Savio Hon Tai Fai (Segretario della Congregazione Dottrinadella Fede) a seguire tavola rotonda del prof. Giuseppe Savagnone con 5Governatori di Serra Italia; pomeriggio: inverventi del prof. Antonio Incampo(Ordinario Filosofia del Diritto all’Università di Bari) dott. Lucio Romano (Presidentenazionale di Scienza e Vita) e relazione conclusiva di S. Em. il Cardinale ZenonGrockolewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Seminari,Università.La sera, cena di gala con premiazioni e passaggio di consegne fra Dino Viti eAntonio Ciacci.

Domenica 17 giugno mattina: Santa Messa nella Basilica di S. Nicola di Bari (collegamento televisivo e radio); altermine della S. Messa ritorno in albergo per le premiazioni del concorso scolasticonazionale.

Per gli accompagnatori sono previste escursioni turistiche anche ai Sassi di Matera e alle Grotte di Castellana.

Il programmadel Congresso Nazionale di Bari

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incorporazione di 54 club funzionanti ma senza la“Charter” per non avere pagato al Serra International laquota dovuta per regolamento per via delle ristrettezzeeconomiche del Paese. Pur decidendo di non esaudirela richiesta, ma poiché lo stesso problema si presentaanche in altre parti del mondo, in particolare in Africae in Asia, l’argomento sarà sottoposto alla prossimaAssemblea internazionale.Il Presidente della Fondazione Internazionale ha

elencato le iniziative prese a sostegno dei Consacratibisognosi di aiuto ed è stata presentata l’agenda dellaprossima Convention che si svolgerà a Providence(USA) dal 21 al 23 giugno 2012. Per i Trustee gli impe-gni sono anticipati al 20 e termineranno il 24 giugnoNel 2013 ricorrono 300 anni dalla morte del Beato

Junipero; in un primo momento era stato proposto lo svol-gimento della Convention a Maiorca, sua isola natale,ma purtroppo le strutture ed i costi non consentono talesoluzione; di conseguenza è stato deciso di effettuare laConvention a Barcellona in data da definire. Per i serra-ni che desiderano visitare la vicina Maiorca si proporràun pellegrinaggio organizzato. Ogni membro del Board ha presentato una serie di ini-

ziative per aiutare i Consacrati e i seminaristi in modo chesi trasferiscano le esperienze consolidate tra i vari clubs.Nel corso della riunione è intervenuto S. Emin. il

Cardinale Francis Gorge, nuovo Consulente episcopa-le di Serra International che ha espresso apprezzamen-to dell’attività svolta dal Serra riconoscendo al movi-mento il sostegno che viene dato ai Consacrati, nonsolo a parole ma anche con attività concrete.

Il Board di Serra International si è riunito lo scorsogennaio a Chicago con la partecipazione dei dueTrustee italiani Dante Vannini e Romano Pellicciarini.La prima comunicazione ha riguardato il Presidente

eletto per l’anno sociale 2012/2013 Stephen Bleasche per motivi personali ha rinunziato alla nomina. LaCommissione nomine che si era riunita per la nuovacomposizione del Board per il 2013 non ha potutoaffrontare il caso che avrebbe richiesto come consuetu-dine una lunga preparazioneLa sostituzione, nella fase temporale attuale, non è

prevista dallo statuto e neppure una prorogatio per ilPresidente in carica (Thomas Wong); pertanto è statointerpellato il Past Presidente in carica Tomi Asenuga(Nigeria) che ha accettato l’incarico.Il caso ha fatto sorgere la necessità di far modifica-

re alla Convention di Providence, a giugno, il periododel mandato dei membri del Board da uno a due anni;e l’opportunità di svolgere, quindi, le Convention concadenza biennale.È stata modificata quella parte del Regolamento che

ora prevede che ogni Consiglio nazionale possa averesolo le proprie deleghe di rappresentanza alleConvention e non quelle di altri Consigli.È stato rilevato che nel mondo esistono settanta dif-

ferenti “Logo”; in proposito saranno attivate delle ini-ziative per unificare il simbolo serrano.Nel corso della riunione è stato deciso di procedere

alla unificazione degli uffici di Serra International edell’USAC a Chicago per ridurre le spese.Da parte del Brasile è stata avanzata richiesta di

Il Board di Serra Internationalsi è riunito a Chicago

di Dante Vannini

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

GGeennoovvaa PPeeggllii 336644Lunedì 6 Febbraio, il Serra Club di Genova Pegli 364 ha orga-

nizzato nella propria sede in Via Martiri della Libertà un incontrosullo spinoso e complesso tema “Il Dolore degli Innocenti” guidatoda P. Vittorio Casalino O.F.M.

P. Vittorio è da circa tre anni Cappellano dell’Ospedale SanMartino e quindi in costante contatto con la sofferenza dei malati,che visita quotidianamente nei reparti del Nosocomio.

Per la sua riflessione su questo difficilissimo argomento hapreso come riferimento, per analogia, l’intervista a Benedetto XVI il22 aprile 2011- Venerdì Santo, trasmessa nel programma di RaiUno: “A sua immagine. Domande su Gesù. ” In tale occasione unabambina giapponese di sette anni di nome Elena, sopravvissuta alterremoto in Giappone, e una mamma il cui figlio è in stato vegeta-tivo dal giorno di Pasqua 2009 chiedono al Papa il perché di tantasofferenza in persone innocenti, soprattutto nei bambini.

Nella Bibbia, ha detto P. Vittorio, si possono trovare le rispostea tutte le problematiche umane e in particolare nel libro di Giobbe,un Libro Sapienziale che tenta di rispondere a questo difficile que-sito. Dio ha creato un mondo armonioso, ma l’uomo e la donna conil peccato hanno distrutto l’armonia, con tutte le conseguenze chene sono derivate. È significativa la frase che Giobbe pronuncia dopoche terribili disgrazie si sono abbattute sulla sua famiglia (Gb 1, 20-22). Malgrado il grande dolore, si prostra e dice “… Il Signore hadato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”

Il Libro di Giobbe, ha affermato il relatore, si può applicare“all’uomo innocente” di fronte al mistero di Dio. Giobbe è un uomogiusto, timorato di Dio, che ha sempre compiuto il bene. Secondola mentalità antica, la malattia e le disgrazie erano il risultato di unostato di peccato, come si evince anche dal Vangelo di Giovanni neldialogo tra Gesù e il cieco nato (Gv 9, 1-3). È qui interessante larisposta di Gesù: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è cosìperché si manifestassero in lui le opere di Dio.”

I libri Sapienziali, ha spiegato P. Vittorio, non raccontano fattirealmente accaduti. Giobbe, pertanto, potrebbe essere un perso-naggio protagonista di una vicenda drammatica frequente a queitempi, che cerca di dare una risposta alla domanda “perché la sof-ferenza innocente?” È un interrogativo universale che gli uomini sipongono da sempre. Il Libro di Giobbe risale al periodo della depor-tazione degli Ebrei a Babilonia e quindi esprime la sofferenza di unpopolo oppresso, situazione che si ripete spesso nella storia. Iltema centrale è la giustizia di Dio: “Perché permette che gli inno-centi soffrano?” Siamo al cospetto di un Dio che tace, che non vienein soccorso del popolo sofferente e non viene a condannare chi fasoffrire.

Giobbe riceve la visita di amici molto cari che restano settegiorni e sette notti con lui senza parlare perché troppo grande è ildolore. Giobbe stesso rompe il silenzio con un lamento (Gb 3, 1-3).Gli amici, anziché incoraggiarlo, lo condannano (secondo la mentali-

Il dolore degli innocentità del tempo), chiusi nei loro limitati ragionamenti umani. Giobbesfida Dio e il Signore gli risponde parlando delle bellezze dell’univer-so ma anche del male, delle forze caotiche che attentano all’armo-nia del creato. Il dolore rientra nel mistero insondabile di Dio. Il librodi Giobbe non risponde all’interrogativo sulla sofferenza degli inno-centi, perché non esistono risposte razionali a tale quesito. Bisognaprobabilmente capire, come dice Papa Benedetto XVI alla bambinagiapponese, che “dietro la sofferenza vi è un progetto buono, un pro-getto di amore. Dio ci ama.” La nostra mente limitata è incapace dicomprendere questo mistero.

Nell’ultimo capitolo Giobbe esprime fiducia nel Creatore e dice“…Chi è colui che senza aver scienza può oscurare il tuo consiglio?… Io t’interrogherò e tu istruiscimi. Io ti conoscevo per sentito dire,ma ora i miei occhi ti vedono.” Malgrado tutte le traversie e la duralotta che ha dovuto sostenere tra il credere e l’avere sfiducia, haproseguito P. Vittorio, Giobbe scopre Dio: “Perciò mi ricredo e neprovo pentimento su polvere e cenere.”

Per entrare nel mistero della sofferenza, bisogna entrare nelmistero di Cristo che si è addossato le nostre colpe. Lui che erasenza peccato, innocente, si è caricato di tutte le nostre debolezzee si è offerto per noi, facendo sue le sofferenze degli innocenti.

P. Vittorio ha concluso sottolineando come sia grande il miste-ro dell’offerta delle nostre sofferenze con Cristo. Ha citato il branodel Vangelo di Luca: “Il figlio della vedova di Nain (7, 11-15)” doveGesù compassionevole partecipa profondamente alla sofferenzadella donna vedova privata anche dell’unico figlio. È morto, ma Gesùglielo restituisce vivo.

Gesù si è fatto uno di noi per condividere la sofferenza degliinnocenti, affinché gli innocenti possano trovare in Lui la forzanecessaria per sopportare il dolore.

Il relatore ha quindi parlato della propria esperienza accanto aimalati leucemici trapiantati, in gran parte giovani, che soffrono per-ché consapevoli della fragilità della loro vita, tuttavia animati da unagrande speranza di guarigione e in essa trovano la forza di lottaree la pace. È un’esperienza molto commovente ed edificante. IlSignore non fa mancare ai sofferenti la forza di accogliere questodifficile momento della loro vita e solleva anche i familiari, che liassistono con grande amore e dedizione, ha ribadito P. Casalino. Èun amore grande, “ scintilla di quell’amore infinito che Dio ha pertutti gli uomini e particolarmente per coloro che sono toccati dallasofferenza.”

Come ha detto il Papa alla piccola Elena, in merito al problemadella sofferenza di tante persone, di per sé inspiegabile, non vi sonorisposte, ma “sappiamo che Gesù ha sofferto come voi, innocente,che il Dio vero che si mostra in Gesù, sta dalla vostra parte, e siatesicuri che questo vi aiuterà… Sappiate “Dio mi ama.””

Lidia Pistarino

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

GGeennoovvaa NNeerrvvii 447766Anche quest’anno il Serra di Nervi ha iniziato, il 20 gennaio, il suo ciclo di incontri mensili con la gradita visita del Governatore del Distretto

70 (che raggruppa i 15 club di Liguria, Lombardia e Canton Ticino). La serata è stata arricchita dalla presenza di alcuni giovani, tra cui duesposi, che ci auguriamo possano diventare nuovi soci. I nuovi amici sono stati incoraggiati, dai soci presenti, a tornare nei prossimi incontrie ad assicurare al nostro Club, se lo desiderano, il loro personale contributo, in termini di preghiera e di proposte di rinnovamento.

Il nuovo Governatore, dott. Emanuele Costa, nel rivolgere il suo saluto ai presenti, ha subito sottolineato che scopo della visita è soprat-tutto quello di conoscere, attraverso un ascolto attento delle singole persone, la realtà del Club di Nervi. Dopo aver ripreso un passaggiodell’omelia del nostro cappellano, don Carlo Migliori, che aveva evocato la compagine dei Dodici Apostoli di Gesù come prima esperienza diSeminario nella storia della Chiesa, il Governatore si è soffermato sui serrani potenziali, intendendo per tali tutti quei cattolici, che magarivivono accanto a noi, che sono serrani nel cuore, nel senso che sono vicini ai sacerdoti e ai consacrati.

Successivamente, il dott. Costa ha accennato alle principali linee guida del suo programma di lavoro, delineato nel momento in cui, nel-l’ottobre scorso, ha accettato di guidare il Distretto 70. In sintesi, i temi prioritari sono stati individuati nel rinnovamento (individuale, e delClub nel suo insieme) e nella formazione. Affinchè il Club sia in grado di consolidare il suo stato di salute e di rinnovarsi, attirando nuovisoci, è necessario che ciascuno di noi si senta chiamato in prima persona a riscoprire la vocazione del Serra nel contesto attuale, così dif-ficile ma così stimolante.

Facendo sua una recente esortazione del Vescovo di Albenga, mons. Mario Oliveri, il Governatore ha affermato che a ciascuno dinoi si “chiede di più”, nel senso che il nostro traguardo dev’essere quello di diventare pietre vive e scelte, posate sulla pietra ango-lare e scelta che è Gesù. In altri termini, ci viene chiesto di diventare cristiani perfetti. È questa la premessa per essere un buon ser-rano, e ciò configura un cammino lungo, cioè l’impegno continuativo di amare Cristo. E, in quanto serrani, lo dobbiamo amare nellapersona dei suoi sacerdoti.

Nella seconda parte del suo intervento il dott. Costa si è interrogato sul tipo di servizio del Governatore. Sappiamo che è una figura diorigine nordamericana, ma il suo non è un incarico onorifico. Possiamo se mai considerarlo una sorta di cerniera e di ponte tra i vari clubdi un distretto, e tra gli stessi e le strutture organizzative nazionali (C.N.I.S. in primis) e internazionali (Serra International). Il Governatoresi propone di diventare la colonna sopra la quale poggiano i vari club del Distretto, che dal loro leader ricevono sostegno e incoraggiamen-to, pur operando secondo criteri di autonomia organizzativa e di indipendenza.

Dopo aver elencato alcune iniziative programmate, per il 2012, a cura del C.N.I.S. (incontri di spiritualità, convegni e corsi formativi,concorso scolastico nazionale su temi vocazionali), e dopo aver richiamato la visione che del Serra aveva il Card. Siri, il Governatore ha

rimarcato che essenza del nostro Sodalizio non è quella di chiedere, ma di ascoltare, e di offrire aiuto ai sacer-doti.

Infine, il dott. Costa, nell’intento di mettere meglio a fuoco la figura del serrano, ha fornito una serie di pun-tualizzazioni: sulla preghiera (non siamo gruppi di preghiera, in quanto la preghiera non è la nostra sola attività,pur avendo grande rilievo nella vita dei club); sul Seminario (non siamo un gruppo di amici del Seminario, puressendo molto vicini all’impegno dei seminaristi); sui rapporti con la gerarchia (non siamo alle dipendenze delVescovo o del cappellano, pur essendo al servizio della Chiesa, in spirito di rispetto e obbedienza totale (e, quin-di, al servizio dei suoi pastori).

In conclusione, se il seme lo getta Dio, il trattamento del terreno spetta a noi… Siamo un gruppo di laiciche desiderano usare la …zappa per favorire la crescita feconda di quel Seme. Siamo cioè consapevoli dellanostra vocazione di laici cristiani, che si dedicano al servizio delle vocazioni sacerdotali. Ci sentiamo impegnati,pertanto, a testimoniare quotidianamente la nostra adesione al Vangelo e a promuovere, nell’attuale societàsecolarizzata, una cultura favorevole al sacerdozio.

Sergio Borrelli

Apprezzamento e stima

Nella tristezza della scomparsa di una serrana di spessore, come la Dott.sa Anna Maria Ceri, ho l’onore di porre allaVostra attenzione un breve profilo della stessa, per dotare il ricordo della sua figura di maggiore concretezza.

La giovane oculista Anna Maria, innamoratasi del genovese Dott. Vincenzo Zuccarino, si trasferiva dalla natia Prato aGenova per seguire il marito – funzionario della Società Italia Navigazione – ed evitare così difficoltà all’unione della fami-glia. Da persona intelligente e pronta quale era, Anna Maria si inseriva nell’ambiente genovese, superando le presumibilidifferenze con il contesto sociale toscano.

Serrana da tantissimi anni, Essa ha sempre profuso energie nel sostenere le vocazioni al sacerdozio, impegnandosi inmolteplici forme nel contesto del club 476 di Genova-Nervi, ed offrendo la propria disponibilità secondo le necessità delmomento.

In tale ottica meglio si comprende l’impegno profuso da Anna Maria nello svolgere le funzioni di Presidente del Club perben cinque mandati, svolti tra la fine del novecento ed il primo decennio di questo secolo.

Quale componente del Consiglio Direttivo per parecchi anni ha offerto la propria abitazione per le assemblee consilia-ri, risolvendo così i problemi logistici dei partecipanti e trovando magistralmente soluzioni al sorgere di problematiche.

La sua scomparsa ci lascia orfani della sua vivace intelligenza, della sua sincerità, concretezza e disponibilità.Guido Lagomarsino

Ricordo di Anna Maria Ceri Zuccarino

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LLaattiinnaa 442200Il Serra club di Latina ha vissuto un significativo momento di formazione e di ascolto sul tema: “Un Partner come Dio educa alla vita?

Ne discute il Serra”. È intervenuto Monsignor Vittorio Formenti Officiale della Segreteria di Stato Vaticana e Responsabile dell’UfficioStatistico della S. Sede, il quale ha illustrato il tema che costituirà il tema del XIII Congresso Nazionale del Serra italiano che si terrà a Barinel mese di giugno p.v. .. “È bello essere qui con voi… mi sembra di essere in piena Trasfigurazione” afferma in apertura Mons. Formenti.E aggiunge “ Sono entrato nel Serra tramite la compianta Vincenzina Pastore, anima e illustre sostenitrice del nostro Movimento; quellaprima esperienza mi ha profondamente toccato: vedere dei laici impegnati in un percorso di Fede e di sostegno alle Vocazioni Sacerdotali.È affascinante constatare la vitalità della Chiesa per cui seccato un ramo un virgulto spunta.” Quindi Mons. Formenti espone all’attento udi-torio, una mappa sul numero dei Sacerdoti nel mondo: “ Dopo il Concilio Vaticano II, negli anni ‘66/67, la Chiesa ha subito una contrazionedei Sacerdoti nel mondo: il loro numero da 445mila unità è sceso a 405mila”. I centri più palpitanti di crescita non si registrano nel vec-chio mondo cristiano, ma in Asia, in cui i cattolici sono una minoranza ma con un clero meraviglioso. In Africa il numero dei sacerdoti è cre-sciuto tantissimo con un clero giovane e ricco di promesse, ma con un numero di formatori insufficiente. Anche in America Latina si regi-stra un quadro soddisfacente di vocazioni sacerdotali. A Guadalajara (Messico) il numero dei seminaristi si attesta sulle 580 unità! Di segui-to mons. Formenti attraverso tre episodi accaduti a lui, ha offerto ai Serrani tre testimonianze sull’esistenza di Dio. 1°) Il viaggio a Pragaavvenuto negli anni ’60, durante l’oppressione comunista. “La nostra guida, una signora attempata, alla mia richiesta di voler visitare laChiesa di Santa Maria contenente una preziosa statuetta di Gesù Bambino nel XVII secolo, fu presa da un indicibile terrore, per cui le chie-si: per Praga ci sarà una speranza domani? Rispose: nel mondo nulla dura, solo Dio dura per sempre.” Qualche anno dopo la primavera diPraga avvenne senza colpo ferire. 2°) Il viaggio in Cina. Un professore universitario, guida turistica, condusse il gruppo a visitare un Tempiobuddista e una Pagoda confuciana. Formenti osservò: i templi sono frequentati, ma non dai credenti, qui tutto è folclore, per la Cina ci potràessere un futuro solo con la religione cattolica. L’ateo rispose: “ È la sola religione capace di dare speranza”. 3°) Umberto Scapagnini – unamico di Berlusconi –, un giorno provò l’esperienza dolorosa del tumore. Con l’aggravarsi della malattia, entrò in coma. Al risveglio dellapre-morte parlò di un tunnel attraversato durante il coma: ricordava una gran luce, una grande pace, il volto di Padre Pio, e quello di duevegliardi (che risulteranno essere i suoi bisnonni). Scapagnini dopo quella esperienza scoprì la pienezza dell’amore di Dio e nel libro “ Il cielopuò attendere” (edito dalla Marietti) parlò della Fede che guarisce l’anima e il corpo e della straordinaria freschezza simile a una sorgentezampillante che fu l’incontro con Padre Pio da Pietrelcina.

Stella Laudadio

Vocazioni e futuro del cristianesimo

Martedì 15 febbraio dopo una lunga malattia, ha reso l’anima a Dio la Sig.ra Carla Sammito alla veneranda età di anni 89. Nella Cappelladell’ ICOT si sono svolti i funerali, officiati da don Libardo Rocha Camargo cappellano dello stesso Istituto e del Serra. La Sig.ra Sammitoiniziò a frequentare il Serra quale ospite (allora alle donne era preclusa l’iscrizione al club) alla fine degli anni settanta del secolo scorso esi iscrisse al nostro movimento quando una modifica statutaria, consentì l’iscrizione anche alle donne. La Sig.ra Carla Sammito è stata pre-sidente del Club negli anni 1990 – 92 e a ricordo della sua presidenza volle donare al Club un magnifico labaro. Il past president Rosa AnnaCassoni, ha ricordato la serrana Carla Sammito con queste parole: “Cara Carla spetta a me, su incarico del presidente Antonio Foniciello,il tuo fraterno amico Antonio, assente perché influenzato, porgerti l’ultimo saluto a nome del Club di Latina al quale tu, generosa sempre econ tutti, hai dato tanto. Tu sei passata su questa terra attuando il precetto evangelico dell’amore, inteso come caritas ossia donare sestessi per i propri fratelli. Tutti coloro che hanno avuto il dono di conoscerti, e noi serrani in particolare, hanno sperimentato la tua dispo-nibilità a “DARE”. La tua vita professionale è stata interamente dedicata ai malati, ad aiutarli nel momento del dolore e dello sconforto. Comeserrana hai donato gran parte del tuo poco tempo libero alla crescita spirituale del club. Tu sei stata tra le prime donne ad essere elettaPresidente di un Club del Serra International. Anche il labaro che oggi è accanto a te è un tuo dono; esso ci è sempre stato prezioso e daoggi lo è ancora di più in quanto ricorda a tutti noi la tu generosità, il tuo sorriso, il tuo amore per il movimento serrano. Anche i soci chenon hanno avuto il dono di conoscerti, ti conosceranno tramite esso. Cara Carla resterai sempre nei nostri cuori e il tuo ricordo ci aiuteràa rendere il Serra di Latina sempre più degno della sua missione. Ti abbracciamo e ti ringraziamo tutti”.

S.L.

Ricordo di Carla Sammito

Il Club di Pontremoli - Lunigiana in collaborazione con la BibliotecaNazionale “Serra” ha organizzato la presentazione del libro “TERRADELLA MIA ANIMA” di Padre Vigilio Bianchi ofm.

La conferenza ha avuto due momenti distinti; nella prima partePadre Emmanuel Noel Muscat, Rettore del Seminario di Gerusalemme,ha parlato della Terra Santa facendo un escursus dalla visita di SanFrancesco fino a giorni nostri; nella seconda parte S. Ecc. Mons.Cetoloni ha presentato il libro nel suo contenuto.

Prendendo la parola Padre Noel ha testimoniato di quanto l’attivitàsvolta in Terra Santa dai Frati Francescani, dalla visita di S. Francesco epoi dall’anno 1323 come custodi del S. Sepolcro, sia improntata alla comu-nione ed alla fratellanza con le diverse etnie presenti sul territorio e dicome nonostante la popolazione di fede cattolica sia molto bassa, circa

Terra della mia anima

PPoonnttrreemmoollii 882277

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DDiissttrreettttoo 7733Il prof. Giuseppe Savagnone in occasione dell’apertura dell’anno sociale del Distretto 73 (Puglia e di Basilicata) ha incontrato in Potenza

il Consiglio Direttivo ed i soci serrani del distretto. Dopo i saluti espressi dal Presidente del Serra di Potenza, Beniamino Calvello, dalGovernatore Savino Murro e dal Presidente del CNIS Donato Viti, si è svolto il programmato incontro-dibattito sul tema “Maestri di uma-nità alla corte di Cristo”.

Il prof. Savagnone ha inizialmente tracciato una sintesi del percorso e dei metodi che di norma si seguono per la formazione e losviluppo educativo dei giovani, con particolari osservazioni e spunti riferiti alle problematiche che si presentano in questo periodo dicrisi, quando è tangibile l’evidente disagio di cui soffrono gli educatori. Secondo il suo pensiero, per trovare un sentiero affidabile su cuicamminare, bisogna cambiare il proprio atteggiamento riguardo all’emergenza educativa e prendere coscienza che questa difficoltàriguarda gli educatori, siano essi insegnanti, genitori o sacerdoti e non i giovani. Riferendosi alla filosofia kantiana dell’imperativo cate-gorico, ha fatto rilevare come può verificarsi che l’uomo giusto non sia in realtà felice, perché deve rinunciare alla sua felicità per effet-tuare una scelta di vita basata su regole rigide che frenano i desideri, che soffocano le sue ansie e che spesso reprimono anche le sueaspirazioni. In questo contesto è stato affrontato dal relatore l’aspetto moralistico del dovere, dell’obbligo dell’obbedienza nell’imperati-vo kantiano in contrasto con la filosofia aristotelica che, invece, sostiene che la virtù è un’inclinazione che si acquisisce facendo spon-taneamente il bene. Il prof. Savagnone si è dichiarato favorevole alla seconda tesi, contrapponendo al concetto del dovere per obbe-dienza, l’innovativo insegnamento del Vangelo secondo cui Gesù, carico di amore per l’umanità, è venuto a proporre un modello diversodi vita, si è volontariamente immolato per liberare l’uomo dal peccato. Per questo amore il dovere non è più imposto ma è divenuto unrisvolto dell’amore stesso ed una sua conseguenza naturale. Scompare, quindi, la necessità dell’obbedienza che costringe al dovere, madiviene preponderante l’esaltazione della virtù, quale seconda natura che ci inclina ad operare il bene spontaneamente, senza la neces-sità di sopprimere i propri sentimenti ma, al contrario, vivere la quotidianità con testimonianza positiva. Quindi, ha sostenuto il relato-re, in questa emergenza educativa i nuovi maestri debbono indurre il ragazzo a riflettere, debbono convincerlo su ciò che è il bene, deb-bono operare per eliminare la sua insicurezza. Occorre che il nuovo insegnamento susciti la coscienza non solo del dovere, ma soprat-tutto la convinzione consapevole della virtù. Occorre oggi che il ragazzo comprenda come il suo costoso abbigliamento, autorevolmen-te griffato e purtroppo comunemente adottato, gli serva solo per mascherare la sua insicurezza. Infatti egli ha necessità di omologar-si agli altri, di unirsi alla massa del branco solo per una certa disinvolta ed inconscia incapacità di vivere in prima persona la propriavita. Il nuovo educatore, ha proseguito il prof. Savagnone, dovrebbe modernamente operare per addestrare i giovani al senso critico,che proprio in questa emergenza è carente. Dovrebbe condurli ed accompagnarli alla riflessione ma, per essere in grado di fare que-sto, dovremmo noi stessi per primi, che ci consideriamo educatori, vivere una vita personale etica, spirituale, cristiana. Infatti se iragazzi dovessero fare riferimento al cristianesimo che noi spesso apaticamente pratichiamo, non potrebbero trovarvi alcuno slancioimitativo, né impulso. Quando noi stessi tutti, educatori, genitori, religiosi siamo avvezzi ad agire, mossi da una ragione che calcola, enon sappiamo più farlo adeguatamente se l’azione contrasta con i nostri non sempre leciti interessi della vita reale, non possiamo nean-che comunicare credibilmente ed efficacemente veri valori ai nostri giovani. Se amiamo i nostri ragazzi e se l’amore è anche ascolto,secondo il prof. Savagnone, noi dobbiamo imparare ad ascoltare i nostri giovani, non reprimerli nella loro personalità, ma aiutarli per-ché in loro possano crescere e svilupparsi passioni buone.

Il prof. Savagnone, a conclusione del dibattito, a cui hanno preso parte con positive e valide osservazioni molti degli intervenuti, ha messoin evidenza anche la necessità e forse l’esigenza di ridefinire i traguardi, le finalità e gli scopi del Serra Club, alla luce delle argomentazioniche hanno formato oggetto dell’incontro odierno. Secondo tali asserzioni il movimento serrano dovrà attrezzarsi modernamente se vorràveramente svolgere una funzione efficace e decisiva nella società, perché potrebbe oggi non essere più sufficiente il semplice intento di crea-re dei sacerdoti senza una preventiva e valida preparazione. Per questo si renderà necessario, come certamente farebbe un abile contadi-no, rassodare il terreno, renderlo fertile ed in concreto realizzare e favorire quelle condizioni per cui dei giovani possano trovare motivazionivalide, piacevoli ed anche convenienti per intraprendere con entusiasmo la strada del sacerdozio. La stessa sarà in tal modo percorsa perintero e con convinzione. Un fertile terreno, ben predisposto con l’aiuto della preghiera e con il sostegno dell’azione, certamente potrà esse-re determinante a che i giovani rispondano, quando chiamati, e seguano la loro vocazione in una profonda coscienza.

Chi può sapere oggi se, adottando queste nuove forme di collaborazione, di dialogo e di insegnamento, saremo capaci di trasmetterealle nuove generazioni solidi principi etici e prospettive profonde di significato.

Lino Sabino

Maestri di umanità

l’1,5%, la presenza della Custodia rappresenti un ponte per riavvicinare levarie fedi, cristiane e non cristiane. Padre Noel ha proseguito spiegandoche i rapporti con le altre religioni presenti sono improntati al reciprocorispetto anche se in passato non sono mancati momenti di attrito culmi-nati nel 2002 con l’assedio della Basilica di Betlemme. Padre Noel ha spie-gato che in tale occasione i Francescani hanno dato una grande prova delleintenzioni di essere messaggeri di pace, rimanendo nella Basilica non soloper difendere il luogo, ma soprattutto per difendere la dignità umana e pro-prio per tali ragioni ha espresso l’importanza e la necessità del sostegnodi tutti i credenti verso la Custodia.

Ha preso quindi la parola S. Ecc. Mons. Cetoloni che ha presenta-to la figura e la vita di Padre Vigilio Bianchi, nato ad Arlia di Fivizzano,evangelizzatore in Bolivia e ultima presenza francescana presso ilConvento di Villafranca in Lunigiana. S. Ecc. Cetoloni ha letto alcunibrani del volumetto scritto da Padre Virgilio un anno dopo un viaggio neiLuoghi Santi da lui definiti “Terra della mia anima” riuscendo a trasmet-tere alla platea quanto da sempre questa Terra sia intrisa di spirituali-tà e quanto sia struggente il desiderio di tornare in quei luoghi così lon-tani ma così dentro ciascuno di noi.

E.M.

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VViitteerrbboo 443333Da tanti anni ormai Viterbo ha il grande privilegio di ospitare l’Istituto Teologico “S. Pietro” aggregato al Pontificio Ateneo “S. Anselmo”

di Roma. Questo Istituto ha un corpo docente stabile di altissimo livello ed in esso vengono giornalmente a lezione i Seminaristi della Diocesi,gli studenti dell’Ordine Francescano, i Passionisti ed i novizi di ogni altro Ordine, i quali tutti tendono ad ottenere il baccalaureato in filoso-fia ed in teologia. L’Istituto è tenuto dai Padri Giuseppini molti dei quali fanno parte del corpo docente, mentre altri hanno la cura della chie-sa “Leonardo Murialdo” e dell’annesso Oratorio, un complesso religioso dalle più fervide azioni a favore dei giovani e le loro famiglie.

Il Serra Club di Viterbo non si è fatto sfuggire l’occasione di invitare per tempo, mettendolo in programma per il 17 dicembre 2011, ilPadre Generale dell’Ordine dei Giuseppini, P. Mario Aldegani del quale si era saputo che sarebbe venuto a Viterbo dopo un giro nei vari Istitutidell’America. Nella sua intensa conferenza dal titolo “Le missioni giuseppine nel mondo”, P. Aldegani ha fatto un nutrito excursus delle atti-vità missionarie ad iniziare dall’Amazzonia Ecuadoriana, prima frontiera giuseppina sorta nel 1922, per passare a quelle odierne dell’Africae dell’Asia. Con palese gioia il Padre Generale ci ha poi informati che il Papa Benedetto XVI ha recentemente nominato P. Celmio Lazzari,della Congregazione Murialdina, Vescovo del Vicariato Apostolico di Napo, in Ecuador. È un onore per i Giuseppini che un loro confratelloabbia avuto un incarico così importante quale è seminare l’annuncio di speranza del Vangelo in quelle povere terre del Centro America spes-so preda di sette pseudo religiose, che rastrellano ragazzi di strada per farne dei guerriglieri o trascinarli in fatti squallidi.

Da quando Leonardo Murialdo, l’educatore dei giovani poveri ed apostolo degli operai, è stato proclamato santo dal Papa Paolo VI, il 3Maggio 1970, la Congregazione Giuseppina si è ancor più estesa dall’Italia a tutte le nazioni del mondo, specialmente dove i problemi dellagioventù sono gravissimi ed i bisogni della gente umile sono infiniti. L’ardore instancabile dei suoi sacerdoti dinamici, solidi, intuitivi, mettein funzione scuole per artigiani (“Artigianelli” furono chiamati i primi ragazzi educati nelle iniziali scuole murialdine), colonie agricole, casefamiglie, uffici cattolici di collocamento per giovani operai, oratori ecc. Come patrono di tutto questo immane lavoro fu scelta la figura lumi-nosa di S. Giuseppe artigiano. Quando il Murialdo divenne Rettore del Collegio degli “Artigianelli”, egli volle fare il suo ingresso ufficiale il gior-no 12 Maggio 1867 festa del Patrocinio di S. Giuseppe.

A noi Serrani viterbesi resta l’impegno di pregare perche l’Istituto Teologico Giuseppino sia sempre popolato da studenti generosi cheun giorno partiranno carichi di amor di Dio e sensibilità sociale per le sconfinate strade del mondo.

Elsa Soletta Vannucci

Le missioni giuseppine nel mondo

TTaarraannttoo 448800Si è parlato di vocazioni nell'incontro del Serra Club di Taranto, un tema assolutamente pertinente alla storia dei serrani, che hanno nel

loro statuto l'impegno a sostenere ed aiutare coloro che sono chiamati alla vocazione sacerdotale. Due i relatori d'eccezione della serata, ilvaticanista di Avvenire Mimmo Muolo, responsabile del progetto culturale della CEI per la Puglia, e don Giacomo Salomone, architetto, inse-gnante, oggi presbitero e vice-parroco nella parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù.

Una serata resa particolarmente importante dalla presenza dello staff nazionale del Serra, con il suo Presidente nazionale avv. Dino Viti,accompagnato dal segretario Emanuele Pilato e dal tesoriere Giuseppe Savino. Luigi Romandini, che guida il club di Taranto, ha colto nelsegno chiamando a parlare di vocazioni un sacerdote giunto alla consacrazione in età adulta ed un giornalista che, con il suo romanzo"Messaggio in bottiglia", ha voluto parlare “dell’amore, linfa della Chiesa e riflesso terreno dell’amore di Dio”.

In questo quadro di grande interesse si sono inserite due splendide voci narranti, che hanno letto qualche brano del romanzo: MarinaLuzzi e Aldo Salamino, che hanno creato spazi di attenzione diversa, evidenziando le riflessioni di Muolo sulla vocazione al matrimonio che iltesto prefigura.

Un 'Messaggio', quello del noto giornalista di Avvenire, che si inserisce nella costante ricerca che ciascuno compie sul proprio divenire,in una fase storica in cui risultano precari sia il contesto economico che quello affettivo. "Noi adulti giochiamo a fare i giovani, spesso persfuggire alle nostre responsabilità - ha detto Muolo - ma il giovanilismo non ha nulla a che vedere con l'attenzione nei confronti degli under30, che restano emarginati dal contesto economico e sono deresponsabilizzati anche a livello sociale". Il tema è affrontato all'interno di unastoria comune, due giovani si scoprono, si trovano e... si ritrovano dopo dieci anni di silenzio, di ricerca, di attesa inconsapevole. Una storiache si svolge su piani paralleli fra un passato che segna ed un presente che sembra un valzer sulle sabbie mobili”.

L'io narrante del 'Messaggio in bottiglia' cerca di capire il suo futuro, e attraverso le parole di un sacerdote capisce che il problema è ciò chedeve fare con se stesso, con la sua vita, con la sua vocazione smarrita. Perché tutta la vita, sia quella di chi è prete che quella di chi è laico, èsempre una vocazione. E se è vocazione, c’è Qualcuno che chiama e che attende una risposta. Se si risponde “allora il buio non è più assoluto”.

Don Giacomo Salomone ha raccontato la sua storia di vita. "Ogni vocazione è dono di Dio e come tale esso va accettato, riconosciuto evissuto. Riconoscere la propria vocazione non è facile - dice don Giacomo - a volte occorre molto tempo, come è capitato a me, dipende dalcontesto e dalle persone". Cresciuto in una famiglia cristiana, educato alla fede nella comunità parrocchiale dei Padri Minimi. Dopo la laureasono arrivati lo studio professionale e l’insegnamento. Ma una sorta di insoddisfazione di fondo, la ricerca di una realizzazione piena, lo hannoportato a “mollare tutto” per andare a Massa Lubrense ad approfondire la teologia ed il carisma di San Francesco di Paola. "Quando Dio havoluto il mio sacerdozio me lo ha manifestato"; nel 2011, a 57 anni, il Don Giacomo è diventato presbitero.

Il presidente nazionale Donato Viti ha sottolineato che il serrano deve testimoniare di essere un cristiano autentico e portare la sua for-mazione nella società, sentendo la consapevolezza di avere in Dio un Partner unico e straordinario, capace di sostenerci nella nostra capa-cità di vivere il Vangelo ogni giorno. Gabriella Ressa

Un tesoro da scoprire e valorizzare

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Un campanello d’allarme

BBoollooggnnaa 448811La perdita della Signora Anna Maria Falavigna lascia un incalcolabile vuoto per il Serra di Bologna e per l’intero Serra italiano.Del Serra. di Bologna è stata la co-fondatrice, insiene al marito Dott. Alberto. Falavigna che, con l’aiuto di Mons Mario Sassatelli, ne è

stato il fondatore; grande è il rimpianto perché poche persone sono state come lei dotate di così eccezionali virtù umane e cristianeLa sua vita e la sua opera possono essere concentrate in quattro parole onnicomprensive: fu donna felice, fedele, feconda, fortunata• felice: felice di esistere, di essere sposa e madre; di essere cristiana e serrana; felice di trasmettere ottimismo e gioia; di potersi

rendere utile a tutti e per tutto. Felice di circondare i Sacerdoti del suo amore e del suo incoraggiamento.• fedele: fedele al suo impegno umano, cristiano e serrano, senza cedimenti e paure, senza lasciarsi scoraggiare.• feconda: ricca di figli, di nipoti e di pronipoti; ricca di amici e di persone da lei “conquistate” alla fede e al servizio della Chiesa, ricca

di amici Seminaristi e Sacerdoti ai quali sapeva infondere le certezze per scegliere e vivere l’ideale Sacerdotale, .• fortunata: perché sorretta da un marito col quale poteva condividere tutto e al quale era solidamente legata con un amore grande,

ampiamente contraccambiato.La coppia Carlo Alberto-Anna Maria è apparsa così alla comunità diocesana e serrana, come un fulgido esempio di unione e di collabo-

razione non solo familiare, ma anche e soprattutto civile ed ecclesiale. Anna Maria resta viva nel cuore di tutti quei Sacerdoti e laici chel’hanno conosciuta perché in essi non si spegnerà l’eco di una ricchezza ampiamente ed affettuosamente donata. A lei, al marito e agli amici“storici” che “hanno fatto” il Serra dì Bologna, giunga il grazie sentito di tutta la comunità serrana di Bologna.

Mons. Novello Pederzini

Ricordo di Anna Maria Falavigna

Io amo il Serra. Ho molti debiti con il Serra che mi ha aperto molti orizzonti, mi ha messo a contatto con numerosi sacerdoti, religiosie vescovi. Mi ha fatto conoscere serrani e serrane con cui ho condiviso non solo forti amicizie ma cultura, idee e cammini spirituali. È suf-ficiente che chiuda gli occhi perché, come in un film, scorrano figure di uomini e di donne splendidi nella loro dedizione verso i consacrati,anche nel silenzio e nell’ascolto empatico verso di essi (non solo nell’aiuto economico).

Se i vescovi comprendessero appieno il dono che i nostri padri fondatori, mossi dallo Spirito Santo, hanno fatto alla Chiesa sono sicuroche solleciterebbero i governatori a fondare nelle diocesi nuovi club, stimolerebbero i club che arrancano, che perdono pezzi preziosi.

L’ultima mia affermazione mi fa soffrire; mi piange il cuore aver sentito, all’ultimo Cnis tenuto a Genova, che dal 2006 al 2011 c’è statauna emorragia di soci del 20%. È un campanello di allarme che già da parecchio tempo sta suonando ma che molti di noi non hanno intesonella sua gravità.

L’invecchiamento, in tutti i sensi, purtroppo porta a queste conseguenze:1) Le malattie, la stanchezza (il peso degli anni) tendono a far calare l’entusiasmo, non a spegnerlo del tutto. Obbligano a percorrerespazi più ristretti.

2) La reiterazione delle cariche (a causa anche dell’altra variabile, il numero esiguo dei soci…mi sono trovato, per esempio, una voltaa parlare ad un club con 6 serrani anziani; lo stesso club ha poi chiuso) porta alla ripetitività delle idee e dei progetti. I nostri rego-lamenti sono invece “vestiti” confezionati per tutti i soci, nell’alternanza dei servizi.

3) Ci si chiude nel club perché si sta bene, si vive bene nell’amicizia serrana. Manca però la visibilità all’esterno – come si diceva sopra– aspetto importante e determinante per una inversione di marcia.

4) Tra le cause dell’invecchiamento metterei anche una variabile – a volte l’ho constato di persona – che chiamo “i capi carismatici”,ossia i soci che hanno fatto la storia del club, che in buona fede non hanno “lasciato” crescere gli altri o hanno assunto cariche incontinuazione perché agli altri soci andava bene anche così. Ogni socio, invece, con i propri carismi e risorse, può invece contribuirea rendere nuovi, vivaci ed elastici i servizi.

5) Una domanda: c’è una scelta ponderata ed oculata dei nuovi soci? Il padrino continua a seguire per parecchio tempo il nuovo entrato?

L’inversione di rotta (c’è ancora tempo?) si potrà attuare percorrendo questi sentieri (o altri che lascio alla fantasia dei serrani):1) La preghiera ardente non solo per le vocazioni ma per i nuovi soci che verranno. Se consacriamo il nostro Serra alla Vergine e fac-ciamo la nostra parte certamente i nostri club non moriranno, anzi fioriranno.

2) Attivarsi per fare entrare ogni anno 3-4 soci dai 35 ai 50 anni, leaders nei loro ambienti e nella loro professione. Promotori di altriingressi. So che non è facile scovare questi futuri serrani ma esistono dei club che hanno attuato felicemente ciò.

3) Un club che non viaggia sui 35/40 elementi non può possedere un bacino sufficiente da cui attingere per rinnovare il consiglio diret-tivo. Così si scopre che i serrani diventano presidenti di club senza aver fatto l’indispensabile “gavetta”. Tutti i gangli del Serra vannoinfatti sperimentati e conosciuti (vedi regolamenti). Si procede per gradi, non per salti.

4) Tentare di rilanciare o rifondare i club in sofferenza prima che si estinguano fisiologicamente. Il Serra – a livello nazionale e locale –ha le persone adatte per fare questo. Ma ci vuole anche la buona volontà di quelli che sono rimasti a rimboccarsi le maniche ( e even-tualmente fare “mea culpa” degli errori commessi).

In conclusione: spero di aver fatto riflettere i miei amici serrani, anche seminato un po’ d’inquietudine nei loro cuori.

Giorgio Bregolin

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il serrano n. 12534

dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

GGrroosssseettoo 448833Nel consueto incontro del nostro Club, mercoledi 29 febbraio abbiamo avuto il piacere di ospitare don Enzo

Capitani, Cappellano del Carcere di Grosseto e responsabile del CEIS.Don Enzo ha ripercorso, e ci ha fatto ripercorrere, 30 anni della nostra vita diocesana e 30 anni del suo sacer-

dozio, partendo proprio da un covegno del Serra Club durante il quale gli venne proposto questo incarico legato alCEIS.

Egli ci ha spiegato come, all’inizio, il suo maggior desiderio fosse quello di completare gli studi teologici a Roma.In seguito ha compreso, attraverso quello che lui chiama un “capovolgimento della vocazione”, come l’interesse mag-giore fosse concentrato sulle persone e non sui libri. È rimasta la voglia di studiare, ma l’interesse maggiore si èspostato verso le persone.

Il rapimento dell’on. Aldo Moro è stato un evento che ha fortemente inciso sulla sua vita: all’inizio non riusciva acapire come fosse possibile che un evento della storia nazionale si legasse alla sua storia personale. Ma in seguitoha compreso. Nell’anno del suo sacerdozio (1978) venne invitato da un gruppo di Roma a celebrare la Messa e lìvenne avvicinato da una donna che gli chiese di ‘pregare per suo fratello che era un brigatista’. La donna rimase mera-vigliata dall’atteggiamento di ascolto e di non giudizio né di meraviglia del giovane prete. Da quel momento don Enzoha cambiato il suo modo di vivere il sacerdozio e, forse, ha scoperto come il suo progetto venisse in fondo a coinci-dere con quello che era il progetto di Dio per lui. Infatti da lì iniziò il suo ‘viaggio’ nelle carceri fino al 1995 quandoMons. Angelo Scola, Vescovo di Grosseto, lo nominò Cappellano delle Carceri.

Ma ancora prima, il suo apostolato nelle carceri si unisce ad un’ altra grandiosa attività che è quella del suppor-to ai tossicodipendenti. Don Enzo inizia questa attività negli anni ottanta in cui nascevano le prime comunità tera-peutiche. Se si fosse fermato alla cura del disagio, sarebbe diventato solo un tecnico, mentre egli vedeva nelle variefasi del programma di cura e recupero un rinnovarsi continuo della vita, nei rapporti con le persone e nel territorio.Quando nasce a Grosseto la prima accoglienza ai tossicodipendenti, nel 1987, vede don Enzo in prima linea dare ilsuo fondamentale contributo in spazi ancora freddi, male organizzati e non certamente ancora idonei all’accoglienzae al recupero di questi disagi. Ma don Enzo non ha perduto nè il suo iniziale entusiasmo, nè l’interesse fondamenta-le per la persona bisognosa nella quale rivede e reincontra sempre Gesù.

Un augurio a tutti i nostri giovani seminaristi, affinchè possano trovare la loro giusta collocazione e la loro stra-da per l’amore di Dio e per l’amore degli uomini.

A. MontemaggiCap

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Nell’ottica di una collaborazione con i responsabili delle Diocesi della Calabria, al fine di ottenere sinergieche possano consentirci di interloquire con le realtà sociali del comprensorio mi sono adoperato per interveni-re presso i Vescovi della Calabria per la costituzione di club

A seguito di ciò, lo scorso 7 febbraio, su invito dell’Arcivescovo di Reggio Calabria. Mons.Vittorio Mondello,ho relazionato alla Conferenza Episcopale Calabra. Erano presenti i Vescovi delle 12 Diocesi ed Arcidiocesi oltre

i Vicari ed i Vescovi benemeriti.Introdotto dall’Arcivescovo di Reggio Calabria, che presiedeva la Conferenza, ho illustrato le caratteristiche del nostro Movimento, la

funzione dei club, e rappresentata la modesta incidenza dei club, n. 2 attivi, su n.12 Diocesi. È stata chiesta la collaborazione di tutti iVescovi per condividere gli obiettivi, volti a costituire un club per ogni Diocesi.

La relazione è stata seguita con interesse ed alla fine molti sono stati gli interventi volti a conoscere le modalità per la costituzione diun club.

Da tale incontro ho avuto la conferma che i Vescovi della Calabria, così come quelli della Sicilia, conoscono il Serra club e manifestanodisponibilità a collaborare con i laici del Serra.

In Calabria c’è il terreno per poterci inserire nel comprensorio. È compito nostro assecondare le comprensibili posizioni di prudenza deinostri interlocutori con la condivisione dei Rettori, indispensabili per definire l’iter operativo.

Salvatore La Spina

Il Serra invitato alla C.E.C.

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Lettere al DirettoreCrisi di vocazioni... serrane?

Egregio Direttore, siamo ‘in crisi di vocazioni serrane’. Non è una novità, e in tempi di crisi totale, difficile fare eccezione.Il problema, anzi l’assillo del proselitismo era già presente e pressante quando entrai nel Serra quindici anni fa,tanto da costituire per me, da Presidente e poi da Governatore, una vera e propria frustrazione da fallimento. Eppure, a mesembrava giusto puntare molto sul protagonismo di ogni serrano, convinto che il serranesimo - ossia il cristianesimo – non èsemplice adesione mentale o emotiva ad una teoria, ma visione esistenziale totalizzante, un ‘innamoramento’ che non finiscemai, così come ci insegna il Vangelo e la nostra Chiesa Cattolica.Dio, che ci ha creati senza di noi, non vuole salvarci senza di noi, senza cioè che il Suo Amore sia ricambiato, in totale, con-vinta e attiva comunione collaborativa con Lui. Convinzione che dovrebbe bastare a spronarci ogni giorno a “pensare” e con-seguentemente a “fare”, realizzando così, secondo le nostre modeste capacità, la Sua volontà, comprese le finalità serrane.IInnvveeccee,, hhoo ttrroovvaattoo nneeii CClluubb ssiittuuaazziioonnii ppiiùù oo mmeennoo ffoorrmmaallii ee aaccccoommooddaannttii,, cciiooèè ssooccii cchhee nnoorrmmaallmmeennttee ccoonnffiiddaannoo ee ssii aaffffiiddaannoottuuttttii aall lloorroo PPrreessiiddeennttee ddii ttuurrnnoo,, iill qquuaallee rriissuullttaa ppiiùù oo mmeennoo bbrraavvoo nneellllaa mmiissuurraa iinn ccuuii iinnddoovviinnaa aa ppeennssaarree,, oorrggaanniizzzzaarree ee rreeaalliizz--zzaarree cciiòò cchhee llii ppuuòò ssooddddiissffaarree.. SSooccii ssppeettttaattoorrii ee ffrruuiittoorrii,, aannzziicchhéé sseerrrraannii pprroottaaggoonniissttii ee pprroodduuttttoorrii ddii iinniizziiaattiivvee ppeerrssoonnaallii.. CCrreeddoocchhee llaa ssccaarrssaa aattttrraazziioonnee ddeell SSeerrrraa ddeerriivvii aanncchhee ddaa qquueessttaa vviissiibbiilliittàà rriidduuttttiivvaa ee aammbbiigguuaa rriissppeettttoo aaggllii ssccooppii ddiicchhiiaarraattii,, uunn sseerrrraa--nneessiimmoo ffoorrmmaallmmeennttee ttrrooppppoo iinncceennttrraattoo ssuull ssoolloo PPrreessiiddeennttee ddii CClluubb.. IIll qquuaallee –– iinnvveeccee -- ddoovvrreebbbbee ccoonntteenneerrssii ccoonn llee iinniizziiaattiivvee ppeerr--ssoonnaallii ppeerr ddeeddiiccaarrssii ddii ppiiùù aa sspprroonnaarree,, pprroommuuoovveerree ee qquuiinnddii aaccccoogglliieerree,, aaggeevvoollaarree ee rreeaalliizzzzaarree –– ccooaaddiiuuvvaattoo ddaall DDiirreettttiivvoo -- lleeiiddeeee ee llee iinniizziiaattiivvee ddii ooggnnii ssoocciioo,, bbrraavvoo ssoolloo ssee rriieessccee aa rreennddeerree ooggnnuunnoo pprroottaaggoonniissttaa.. IIll CCrriissttiiaanneessiimmoo ccoonnssiiddeerraa ooggnnii uuoommooccoommee ““ppeerrssoonnaa”” nnoonn ppeerrcchhéé ffaa nnuummeerroo:: DDiioo ccii cchhiiaammaa ppeerr ““nnoommee””!!Il Serra Club dovrebbe guardare sempre ad ogni singolo “serrano”- se intende perseguire efficacemente i suoi scopi. Il Papa– nostro primo e costante riferimento – contro la ‘crisi religiosa’ che va scristianizzando l’Europa e l’Occidente, lancia “un annodi Fede”. Ecco: cos’altro escogitare noi, di meglio che cercare di confermarci – ognuno - nella fede? Sappiamo che un bri-ciolino come un sesamino di “fede vera” può... tutto. Che l’invito del Santo Padre trovi dunque ogni serrano pronto ad acco-glierlo con entusiasmo: lanciamoci in un anno di fede’! Una fede ravvivata sicuramente sortirà il desiderio e la voglia di riatti-varci in tanti modi e occasioni, anche nel nostro Serra Club.Pochi grandi Santi, senza teorie né strategie né mezzi massmediatici ma con la sola forza incontenibile della loro fede, hannoconvertito da soli interi continenti. Fra Junipero Serra passava tra villaggi di primitivi che non comprendevano una sua sola paro-la eppure capivano istintivamente di trovarsi di fronte un uomo di Dio, e ne rimanevano conquistati. E lì, battezzato il primoche si faceva avanti e piantati tre pali per appendervi una campana, subito fioriva una Missione.È la Fede che salva e che rende santi, e la santità irradia bontà, sapienza, pace e gioia di vivere, tanto da attirare gli altri, per-ché ovunque si ammira un “sant’uomo”. Una cura ricostituente di fede fa sempre bene, se poi l’invito viene dal Papa, è un ordine.E chissà che da serrani veri“uomini-di-fede” non riusciamo a far rifiorire un po’ anche i nostri Serra Club.Gradirei sapere se Lei condivide o meglio se ha altre soluzioni.

Romano Bergamaschi

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

Caro Bergamaschi, ho letto con interesse la sua lettera e la pubblico volentieri, anche per suscitare – in linea con le intenzio-ni programmatiche di questa rubrica – un dibattito tra i Serrani. Personalmente sono un Serrano di così breve militanza (nem-meno due anni) da non conoscere bene la situazione della nostra Associazione. Certo, sento anch’io parlare da qualche tempodi crisi di vocazioni serrane, ma ho l’impressione che questa crisi sia parte di quella più vasta di vocazioni tout court. L’uomocontemporaneo non intende più vivere la propria esistenza come risposta a una chiamata e quindi come assunzione di impeg-no permanente. Si preferiscono gli episodi, i momenti, le esperienze e le sensazioni. Oggi qui, domani là. Questo è il verodramma. Tuttavia, come cristiani, non dobbiamo deporre la speranza e mi sembra che lei abbia toccato i tasti giusti.Innanzitutto la fede. Concordo che l’Anno della fede, indetto dal Papa, sia un’occasione da non sprecare anche all’interno delSerra. E per quanto mi riguarda, come direttore de “Il Serrano”, farò la mia parte, a cominciare proprio da questo numero. Insecondo luogo la santità. La fede deve spingerci ad una vita coerentemente conseguente. Non si può predicare bene e raz-zolare male. Facciamo dunque dei nostri Club luoghi in cui si vive in un clima di santità. E perché questo sia possibile, la terzaparola d’ordine è comunità. Giustamente un club non è solo del suo presidente, ma di tutti i soci. Per questo concordo con Leiche – senza nulla togliere ai regolamenti – una vita più comunitaria, una maggiore condivisione e corresponsabilità, potrebbedare più slancio all’azione associativa. Anche perché dove sono in molti a pensare, possono nascere idee nuove, capaci ditradurre il Vangelo in forme e iniziative accattivanti anche per chi è lontano o vive una fede tiepida.

in dialogo

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