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Periodico trimestrale del sentiero Francescano della Pace
Anno III - Numero 11DIFFUSIONE GRATUITA
NUMERO SPECIALE
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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 11
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Il Sentiero Francescano
Periodico trimestrale del Sentiero Francescano della Pace
Registrazione Ufficio Periodici n. 52 del 28/10/2010
presso il Tribunale di Perugia - Rivista telematica presente
su www.sentierofrancescano.it - Sede redazione: via della
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SEGRETARIO DI REDAZIONE:
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Anna Rita Vagnarelli, Carmen Nardi, Simone Zerbini,
Marta Zerbini, Diego Galizzi, Silvia Papa, Rita Pannacci,
Silvia Totò, Alberto Tufano, Rosanna Giappichini
HANNO COLLABORATO IN QUESTO NUMERO:
Donato Ragni, Rosita Roncaglia
UFFICIO GRAFICO:
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RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI PERSONALI:
Diego Mecenero
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← In copertina: Papa Francesco lo scorso 4 ottobre al Santuario francescano delle Carceri.
↘ In questa pagina: l’arrivo di Papa Francesco alla Basilica di San Francesco ad Assisi.
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4 ottobre
PapaMetti un
ad Assisi col
di Diego Mecenero *
* autore e giornalista, direttore responsabile della rivista
Gentilissimi lettori,questo che ho il piacere di presentare è unnumero speciale, dedicato interamente allastorica visita di Papa Francesco ad Assisi loscorso 4 ottobre.Da lì, presso Porta San Giacomo, cominciail Sentiero Francescano della Pace e noi era-vamo lì, accreditati come giornalisti, per se-guire e riportarvi quanto sarebbe avvenutoin dettaglio da vicino.Se un Papa viene ad Assisi, lo ricordiamo, èperché lì aleggia l’alone e la presenza delPoverello di cui porta il nome. Lì è il luogo simbolico che per eccellenza cu-stodisce quanto di più profondo San Fran-cesco è per l’Italia e per il mondo. C’era infatti tutto il mondo e c’eravamoanche noi. Abbiamo colto alcuni importantimessaggi da più provenienze: dal Papastesso (parole e atteggiamenti), dalla gentepresente, perfino dalle pietre e dalla natura. Abbiamo raccolto videointerviste tra le per-sone lungo le strade e nelle piazze, ab-biamo accuratamente documentato idiscorsi del Pontefice e delle autorità, siamostati tra le urla gioiose dei giovani a Santa
Maria degli Angeli, tra i bambini e i poveridella Caritas, tra le monache di clausura diSanta Chiara.Con l’occasione, assieme a tutto ciò, pro-poniamo in questo numero anche degliapprofondimenti di tipo storico-artistico-archeologico per meglio contestualizzaregli eventi accaduti in questa memorabilegiornata.Effettivamente, va ammesso, questo Papasta dando un’ulteriore spinta al francesca-nesimo, che pure non ne avrebbe tanto bi-sogno per quanto è apprezzato “di suo”,ma è così, e la cosa ci fa piacere.Con l’occasione abbiamo lasciato al Papaanche una personale comunicazione chelo mette al corrente dell’esistenza del Sen-tiero Francescano della Pace” e delle suepotenzialità... chissà che realmente nongliela consegnino, chissà che realmentenon la legga di persona, chissà che... mah,lasciateci sognare!
In ogni caso, buona lettura!
← In copertina: Papa Francesco lo scorso 4 ottobre al Santuario francescano delle Carceri.
↘ In questa pagina: l’arrivo di Papa Francesco alla Basilica di San Francesco ad Assisi.
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Una giornata
sotto le lucidei riflettori
Una giornata letteralmente sotto i riflettori: damesi si preparava l’evento “Papa Francesco adAssisi”con il risultato di 80.000 pellegrini,30.000 solo di gioventù il pomeriggio pressoSanta Maria degli Angeli.Altro dato sensazionale: più di 1.000 i giorna-listi accreditati presso l’ufficio stampa dei fran-cescani e provenenti da tutto il mondo.Raffiche di foto dal clic sensibile anche agrande distanza in occasione di alcuni momentisignificativi avvolti dal silenzio. Dirette tv allar-gate a tutto il pianeta.Questa l’impressione di chi si fosse trovato alcentro di questo evento: il mondo dentro unabomboniera, ovvero la cittadella di Assisi.
di Diego Mecenero
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Una giornata
fuori dalle lucidei riflettori
Senza smentire l’articolo precedente, questa diAssisi è stata anche un giornata ricchissima difinestre aperte su luoghi e soggetti fuori dal fa-scio di luce dei riflettori.Abbiamo incontrato persone “piccole” ma in-teressanti, dietro e dentro le quali ci è sembratodi intravedere la silenziosa presenza di SanFrancesco, quasi il Santo avesse voluto curio-sare tra la serie dei grandi eventi dello scorso 4ottobre e l’avesse voluto fare “tramite” loro.
di Diego Mecenero
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Abbiamo voluto che le uscite dei numeri de Il Sen-tiero Francescano fossero “ritmate” dalla sapientecadenza del fluire delle stagioni. Quattro quindisono i numeri diffusi nell’arco dell’anno, uno perciascuna delle stagioni, dando così modo di con-notare in tal senso una serie di rubriche e argo-menti che già di per sé sono connotati da una fortevalenza “naturale”:
• le tratte del Sentiero;• luoghi caratteristici lungo il Sentiero;• tradizioni legate al territorio;• fauna e flora lungo il Sentiero;• cronaca inerente la zona;• i valori tipici del francescanesimo;• la voce dei bambini delle scuole;• le interviste agli anziani con i loro ricordi;• le leggende e ricette del territorio;• ...e molto altro.
In questo undicesimo numero:
Metti un 4 ottobre col Papa 3Una giornata sotto le luci dei riflettori 4Una giornata fuori dalle luci dei riflettori 6Le nostre interviste tra la gente di Assisi 10Il Poverello d’Assisi Patrono d’Italia 12Il Francesco di Papa Francesco 14Con Francesco dalla parte degli ultimi 16La lampada di Francesco 18Il saluto del sindaco di Assisi 19
Con il Papa nella cripta del Poverello 20Con 30.000 urla gioiose dei giovani 22A Santa Maria degli Angeli e la Porziuncola 22Il Crocifisso di San Damiano 26A Santa Chiara con le monache 28Il discorso nella Sala della Spoliazione 30L’aspetto fisico di San Francesco 32 Il Cammino Francescano della Marca 34La flora - La fauna - La posta - La ricetta 36
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RivistaStagione
a cura della Redazione
Una
per ogni
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NUMERO SPECIALE
Papa Francescoad Assisi
Estate 2013 - www.sentierofrancescano.it
Dalle 7.45 alle 20.00: un tour de force per Papa Francesco ad Assisi
Giornata intensissima per il Papa ad Assisi,come cercheremo di raccontare da questepagine. In anticipo di quasi 20 minuti sugli
a cura della Redazione
appuntamenti del mattino (in prevalenzacon le autorità), si è accumulato “ritardo”dall’incontro con i poveri e i giovani.
Undici tappe:una giornata
oltre il tempo
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Accreditati come giornalisti in occasione della vi-sita del Papa ad Assisi, non siamo rimasti solonelle zone predisposte ai mass-media, ma ab-biamo scavalcato qualche transenna per stare inmezzo alla gente e raccogliere qualche videoin-tervista che vi proponiamo tramite il nostro Ca-nale Youtube del Sentiero Francescano.
Le nostreinterviste gente
di Alberto Tufano*
tra la
di AssisiVedi sul nostro Canale Youtubele interviste alla gente in piazza
* giornalista freelance per la Rai
↑ Una bambina in costume campano.
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Estate 2013 - www.sentierofrancescano.it↘ La locandina annunciante l’evento.
↑ Un solista del Coro della Basilica Pontificia.
↗ Il direttore della Rivista assieme ad alcuni del Coro che hanno improvvisato, cantando, un’ode alla nostra testata.
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Il Poverello d’Assisi
patrono d’Italia
Il 18 giugno 1939 Pio XII proclama San France-sco d’Assisi patrono d’Italia, insieme a Santa Ca-terina. Nel 2005 il Parlamento italiano sancisceil 4 ottobre “solennità civile e giornata per lapace, per la fraternità e il dialogo fra le reli-gioni”.Santo tra i più amati dalla fine del Medioevo,“fratello e amico di tutti”, studiato a scuola daibambini, pacifista ed ecologista anti litteram,con il suo carisma mise in pratica i principi delVangelo con purezza e semplicità. “Francescod’Assisi è per me l’uomo della povertà, dellapace, che ama e custodisce il creato” dice PapaBergoglio. Umile e rispettoso amava il prossimosuo come se stesso.Figlio di Pietro Bernardone, ricco mercante distoffe, e di Giovanna, detta Donna Pica, Fran-cesco nasce intono al 1182 ad Assisi. Battezzatocon il nome di Giovanni, il padre lo chiama Fran-cesco da francese, in omaggio a quella terra, dacui trae tanta ricchezza per la famiglia. Nato nelpieno fermento dell’età comunale, cerca la glo-ria con il mestiere delle armi, prima nella guerracontro Perugia e poi nella rivolta del popolocontro i nobili della città d’Assisi. Si arruola perla crociata, ma nel viaggio verso le Puglie una
voce miracolosa lo invita a servire e a ricostruirela Chiesa. Francesco accogliendo la voce del Si-gnore, crede che la “riparazione della Chiesa”sia fisica, restaurare la Chiesetta di San Da-miano, ma durante la Messa nella Porziuncola,ascoltando le parole dal Vangelo di Matteo(10, 9-10): “Non procuratevi oro, né argento,né moneta di rame nelle vostre cinture, né bi-saccia da viaggio, né due tuniche, né sandali,né bastone, perché l’operaio ha diritto al suonutrimento. In qualunque città o villaggio sa-rete entrati, informatevi se vi sia là qualcunodegno di ospitarvi, e abitate da lui finché par-tirete”, Francesco comprende che la voce dal
di Silvia Papa *
* storico dell’arte
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Crocifisso di San Damiano non si riferiva alla co-struzione di edifici sacri, ma bensì al rinnova-mento della Chiesa nei suoi componenti.Depone la veste da eremita, indossa una tunicalegata con una corda ai fianchi, si copre il capocon un cappuccio e usando la nuda pelle comescarpe, inizia la predicazione della buona no-vella. Insieme ad alcuni seguaci si reca a Roma,dove il Papa Innocenzo III, approva oralmentela Regola. Nasce un nuovo Ordine, in cui i frativivono di letizia, di carità, di castità e di povertà,predicano l’amore per tutte le creature e rinne-gano la violenza e la guerra.Tommaso da Celano, primo biografo del Santo,
racconta come Francesco, trovandosi a Folignoinsieme a frate Elia nel 1224, riceve la predi-zione della sua morte, che sarebbe avvenutadue anni più tardi. Innamorato di Cristo, portasul proprio corpo le stimmate della Passione:”O Signore mio Gesù Cristo, prima che iomuoia ti chiedo la grazia di farmi sentire nel-l’anima e nel corpo quel dolore che tu, dolceGesù, sostenesti nell’ora della tua acerbissimapassione”. Nel Cantico delle Creature rivela lasua visione del creato e il suo amore per la po-vertà, la solidarietà e la tolleranza. Sorella mortelo chiama la sera del 3 ottobre 1226 nella chie-setta della Porziuncola.
↖ L’arrivo del Papa ad Assisi e l’accoglienza da parte delle autorità.
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Il Francesco diPapa Francescodi Diego Mecenero
Un Papa di nome Francesco ad Assisi, la citta-dina dell’omonimo Santo. Un Papa che per laprima volta nella storia della Chiesa si chiamaFrancesco e un Papa Francesco che per la primavolta nella sua vita si reca in pellegrinaggio adAssisi. Infine, un Papa che assomiglia a SanFrancesco ancor più nei fatti che nella paroladel nome assunto. E quindi, proprio per que-sto, molto gli assomiglia.È quanto basta per radunare più di 80.000 fe-deli ad Assisi attorno ad una visita pontificiache ha il sapore dell’evento storico. Undici gliappuntamenti di Papa Bergoglio nell’intensagiornata dedicata al Patrono d’Italia: l’abbrac-cio, di primo mattino, ai bambini disabili del-l’istituto Serafico, la sosta di preghiera a SanDamiano, l’incontro nella Sala della Spoliazionein Vescovado, la preghiera davanti alla tombadel Santo, la Santa Messa in piazza San Fran-cesco, il pranzo con i poveri della Caritas, la vi-sita all’Eremo delle Carceri, l’incontro col cleronella Cattedrale di San Rufino, la preghiera da-vanti al Crocifisso di San Damiano nella chiesadi Santa Chiara, l’incontro con i giovani a SantaMaria degli Angeli e la visita al Tugurio di SanFrancesco a Rivotorto.
Due, in particolare, i momenti nei quali loaspettava un maggior afflusso di pellegrini: laSanta Messa alle ore 11.00 nella piazza anti-stante l’ingresso alla Basilica Inferiore e alle ore
17.30 il bagno di folla con i 40.000 giovani chel’hanno atteso fin da prima del sorgere del solea Santa Maria degli Angeli.
A sette mesi di distanza dall’elezione del nuovoPapa, che ogni giorno ha gli occhi del mondointero puntati benevolmente e attentamentesu di sé, forse un po’ tutti avevamo “caricato”la sua venuta ad Assisi come una sorta di“punto della situazione” o di momento cul-mine nel quale capire ancora più in profonditàchi egli sia. Papa Francesco ad Assisi, proprionel luogo legato al Santo di cui ha scelto ilnome, immaginavamo fosse l’occasione di unasorta di “proclama” delle sue intenzioni, dellasua missione, del suo “stile”. E, invece, osereidire, dal Papa abbiamo avuto un altro grandedono: capire meglio, in profondità, chi è inveceSan Francesco d’Assisi.
Questo è quanto è emerso piuttosto forte-mente dall’omelia della Santa Messa celebratanella piazza antistante la Basilica Pontificia, di-nanzi alla grande folla che aveva sfidato lapioggia dell’aurora, comprensiva di più di millegiornalisti accreditati da tutto il mondo.
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“Francesco è spesso associato alla pace - hadetto il Papa - ma pochi vanno in profondità”.Molti, infatti - ha poi affermato - hanno una vi-sione “sdolcinata” della pace e di San France-sco, ma - ha ribadito - “questo San Francesconon esiste”. Applausi scroscianti, quasi la genteavesse da tempo intuito l’inconsistenza di tali“sanfranceschi” surrogati e deludenti e aspet-tasse qualcuno che riportasse la vera immaginedel Santo.Ma il Papa continua e va a scardinare la cosacon più precisione: “non esiste nemmeno ilFrancesco di un’armonia panteistica delle ener-gie del cosmo”. Altro lungo applauso.
Ripenso alle interviste che avevo poc’anzi fattoa qualcuno in piazza, prima della Messa, so-prattutto a qualche giovane: “mi piace SanFrancesco perché era libero, sganciato dallaChiesa incoerente, e perché faceva i fatti, stavacoi poveri invece di andare sempre in chiesa,amava la natura, nella quale c’è Dio”. Nientedi più distorto. Dalle parole di Papa Francescobrilla il vero volto di quel Francesco che è statodefinito lungo la storia un “alter Christus” (unaltro Cristo) e “totus catholicus” (tutto catto-lico), un Santo innamorato pazzo di Gesù Cri-sto e totalmente sottomesso alla Chiesa, dalPapa al più “poverello dei sacerdoti”.Questo il messaggio forte di Papa Bergoglio tra
le pietre assisane nel giorno in cui l’Italia fe-steggia il suo Patrono: il Poverello d’Assisi è un“cristiano” e un portatore sì della pace, “madella pace che viene da Cristo Risorto”. “Altrihanno costruito un falso Francesco”, questa lamonizione.L’hanno costruito in tanti, questo falso France-sco, dai film che lo ritraggono come spensie-rato giovane in leggiadra corsa sui campi digirasoli e papaveri alle più recenti forme di di-storsione della sua immagine che in convegni,libri, siti internet e quant’altro lo propongonocome “facile aggancio” con le più svariate vi-sioni new-age dell’era attuale.
Quanti sanno, invece, che Francesco nella suavita ha più pianto che riso? Quanti sanno chescrisse l’ultima parte del “Cantico delle crea-ture” dopo una notte insonne a causa dellacauterizzazione col fuoco degli occhi tra il via-vai dei topi sul suo corpo? Quanti sanno dellasua radicale scelta di vivere il Vangelo alla let-tera in totale fedeltà alla Chiesa? Quanti no-minano la sua profonda devozione per laCroce e la passione di Cristo? O per la Ma-donna, Madre di Dio? Quanti hanno pienaconsapevolezza che egli amava sì la natura,che chiamava fratello e sorella, ma semplice-mente perché in essa vedeva l’amore Dio.Questo è il Francesco di Papa Francesco.
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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 11
Con Francescoultimidalla parte degli
di Rosita Roncaglia *
Al di là delle parole, questo Papa assomigliamolto al Poverello d’Assisi nei fatti. Il Santostava con gli ultimi e Papa Francesco ha scan-dito il suo passaggio tra le tappe previste ad As-sisi dando uno spazio ai poveri, agli ammalatie ai bisognosi che non risulta davvero solo for-male e di protocollo.Anzi, il contrario: dinanzi a una visita Papaleche di “protocollo” avrebbe dovuto prevedereun solenne pranzo al sacro Convento, dopo la
↑ Il Papa con i bambini dell’Istituto Serafico.
* docente di scuola dell’infanzia
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Santa Messa, assieme a chissà quante e qualiistituzioni e “vip”, Papa Francesco pranza as-sieme a Padre Vittorio Viola alla mensa dellaCaritas, assieme a poveri e a bambini. Di certoper scelta sua, del Papa.Ugualmente, ampio spazio èstato dato all’incontro con idisabili dell’Istituto Serafico. Inquesta occasione il SantoPadre, accantonando buonaparte dei discorsi preparati perl’occasione, ha affermato che“queste piaghe devono essereascoltate!”, paragonando ilpeso delle sofferenze degliastanti alle ferite di Gesù Cri-sto. E ha continuato dicendo: “È interessante:Gesù, quando è Risorto era bellissimo. Nonaveva nel suo corpo dei lividi, le ferite…
niente! Era più bello! Soltanto ha voluto con-servare le piaghe e se le è portate in Cielo. Lepiaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo da-vanti al Padre. Noi curiamo le piaghe di Gesù
qui e Lui, dal Cielo, ci mostrale sue piaghe e dice a tutti noi,a tutti noi: Ti sto aspet-tando!”.Davvero dopo una giornatacome questa appare piùchiara e luminosa la “regolaspezzata” di un nome daPapa scelto fuori dalla rosa diquelli “scelti finora”. Dal con-fronto in cifre statistiche cheproponiamo nella pagina qui
accanto appare evidente come nella gente,soprattutto nei giovani, Papa Bergoglio portiil suo nome francescano nei fatti reali.
Invece dell’aspettatopranzo con le istituzioni
al Sacro Conventoun frugale pasto coni poveri della Caritas.Uno “schiaffo” ai frati?
Non proprio: unacarezza agli ultimi.
↖ Il Papa con Padre Vittorio
Viola e i bambini della Caritas.
La lampadaFrancescodi
di Silvia Papa
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Nella ricorrenza del 4 ottobre, festa di SanFrancesco e Patrono d’Italia, si accende ognianno la lampada di Assisi e la Basilica di-viene il cuore di tutti gli italiani. A turno ogniRegione dona il proprio olio d’oliva per ac-cendere la lampada che illumina per tuttol’anno la cripta, dove si trova il corpo delSanto. Rito antico che si lega ai lumini votiviad olio, la cerimonia si ri-pete dal 1939. Quest'anno2013 spetta all'Umbria do-nare l'olio per accederesimbolicamente quella lucedell’umanesimo france-scano e del suo massaggiodi pace, di fraternità e didialogo.La lampada votiva fu realiz-zata dall’architetto Ugo Tar-chi nel 1937, che con taledescrizione, inviò il disegnoal padre Generale dell’Or-dine: “La lampada votiva,di m. 1,20 di altezza, etutta in bronzo lucido edargento. L’asse centrale,forgiato a croce, s’innalzadal centro della tazza che,nella sua forma semisfericasimboleggia il mondo. In
alto, la turrita corona d’Italia reca, nei quat-tro scudetti, lo stemma di casa Savoia, il Fa-scio Littorio, la Lupa Romana e lo stemmadella città di Assisi. Sull’orlo della coppastaccano contro il fondo luminoso dell’ala-bastro le parole del verso dantesco: Altronon è che di suo lume un raggio. Al di sottodella coppa la frase dedicatoria: I Comuni
d’Italia al Santo. Al di sopra della tazza, trecolombe d’argento sosten-gono col becco una coronadi ulivo, sovrano e univer-sale simbolo di pace”. Il verso dantesco sull’orlodella coppa vuole rammen-tare la figura di Francesco,quale mistico sole che irra-dia ovunque con i suoiraggi, illuminando il mondocon l’esemplarità della suavita evangelica e del suoamore per il prossimo.Perché non accendereanche noi un lumino permoltiplicare il bagliore dellalampada di San Francesco,alla riscoperta dei valori diumiltà, di condivisione e diinterculturalità?
↑ Il momento di accensione della lampada.
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Ci fa piacere riportare le semplici ma sentite pa-role di saluto che il sindaco di Assisi ClaudioRicci ha rivolto al Santo Padre a inizio giornata.Imponente ma discreto il servizio d’ordine perla vista del Papa nella cittadina, con circa80.000 pellegrini, e tutto si è svolto regolar-mente.
Santità,le porgo parole semplici di benvenuto, as-sonanti con la gratitudine della seraficacittà, a cui unisco pensieri di considerazioneper il Vescovo di Assisi.I luoghi di Francesco d'Assisi, che oggi visi-terà, sono un patrimonio per il dialogodell’umanità, ma, da oggi, le pietre vive vi-vranno gesti di nuova luce.Santo Padre, le siamo molto grati perché havoluto cominciare il suo "pellegrinaggio"dall'Istituto Serafico, una chiesa di carità egenerosità condivisa.Questi ragazzi ogni giorno vengono accoltie, soprattutto, abbracciati. Anche le sue pa-role ci abbracciano come l'abbraccio di unpadre per il bene.Questo è un giorno che rimarrà nella me-moria delle persone che oggi, grazie a lei,capiranno meglio la meta e il valore del do-narsi per la dignità.
Siamo certi che i suoi insegnamenti, nellestrade del francescanesimo, ricolmeranno divita la vita e di speranza la speranza co-struita con la semplicità.L'accompagneremo durante la giornata everremo a salutarla alla conclusione quandoAssisi non sarà più la stessa perché lei leavrà donato nuove parole con le quali lacittà dovrà parlare all'umanità.
Buona giornata, Santità, e grazie.
di Rosita Roncaglia
↘ Il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, poco prima della S. Messa.
Il saluto del
sindacodi Assisi
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Con il Papa nella
cripta del Poverello
San Francesco morì la sera del 3 ottobre 1226alla Porziuncola.Il suo corpo è tumulato sotto l’altare della Ba-silica Inferiore di Assisi e lì lo scorso 4 ottobrePapa Francesco ha posto un mazzo di fiori sul-l'altare prima di inginocchiarsi in preghiera.Fu Fra Elia a deporre il corpo del Santo sottol’altare maggiore in un sarcofago di pietra,chiuso da una gabbia di ferro e ricoperto da la-stre di travertino con colate di calcestruzzo perpaura che venisse trafugato.Riscoperta la salma solo nel 1818, dopo attenteanalisi e esami, Pio VII dichiarò certa l’identitàdel corpo di San Francesco, decretandone l’as-soluta inamovibilità dal luogo originario, ordi-nando anche l’allestimento di una criptadecorosa e pienamente agibile.
La cripta, realizzata in stile neoclassico dall’ar-chitetto romanico Pasquale Belli, venne tra il1926 e il 1932 dall’architetto Ugo Tarchi, tra-sformata in stile neo-romanico per avvicinarlaa quel sentimento di semplicità, vessillo delfrancescanesimo. A metà della navata centrale della Basilica, at-traverso due rampe di scale si accede alla criptadel Santo. Nel luogo, volutamente spoglio, lasalma di Francesco, racchiusa da quattro muri,è inserita in una cassa bronza, deposta in unsarcofago di pietra. Agli angoli, in nicchie, sonotumulati i resti di quattro suoi compagni: Ru-fino, Leone, Masseo e Angelo. All’incrocio dellescale di accesso, si trova la tomba della beataJacopa de Settesoli.A illuminare la tomba di Francesco è stata
di Silvia Papa
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posta una lampada votiva, realizzata nel 1939dall’architetto Ugo Tarchi, il cui olio di alimen-tazione, a rotazione ogni anno, è donato dalleRegioni italiane, in occasione della festività del4 ottobre. Nel 1978, su disposizione di Paolo VI, si proce-dette ad una nuova ricognizione del corpo diSan Francesco, che permise un migliore inter-vento conservativo delle spoglie, le quali ven-nero sistemate in una scatola di plexiglass ereinserite nell’originale urna di pietra.Giusto un Santo che passa alla storia come il“Poverello” di Assisi poteva avere per tombauna semplice pietra sigillata da arrugginito me-
tallo al posto di cristalli e marmi pregiati. D’altraparte, poco prima di inginocchiarsi nella criptaPapa Francesco, parlando nella Sala della Spo-liazione presso il Vescovado aveva detto che“questa è una buona occasione per fare un in-vito alla Chiesa a spogliarsi”.E, continuando, aveva spiegato: “Ma di checosa deve spogliarsi la Chiesa? Deve spogliarsioggi di un pericolo gravissimo, che minacciaogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo dellamondanità. Il cristiano non può convivere conlo spirito del mondo. La mondanità che ci portaalla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E que-sto è un idolo, non è Dio”.
↘ Papa Francesco dinanzi alla tomba del Santo.
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Con 30.000giovani
di Rosita Roncaglia
urla gioiose dei
All’incontro con i giovani, nel tardo pomerig-gio, a Santa Maria degli Angeli, sono venuteparole “forti”, che incoraggiano a seguirel’esempio del giovane Francesco che seguì lasua “vocazione” con coraggio e radicalità. Iltutto tra le grida e i canti gioiosi di circa 30-000giovani giunti da tutta l’Umbria, ma non solo.Oggi, nell’epoca della “cultura del provvisorio”nessuno è più capace di fare scelte forti comefece il Santo di Assisi: sembra che niente sia de-finitivo. Ci si sposa e si dichiara candidamenteche durerà “finché ci si ama”. Ma “Gesù -tuona il Papa davanti alla folla dei ragazzi - nonci ha salvato provvisoriamente, ci ha salvato de-finitivamente!”.Non mancano le uscite che strappano una ri-sata: “una donna - racconta il Papa - mi dicevache suo figlio ha trent’anni e ancora non sisposa…”. La sua risposta? “Signora, non glistiri più le camicie!”. O le accuse dirette a certiprogrammi televisivi che insegnano ai ragazziche l’amore dura solo finché dura, poi una vada una parte e l’altro dall’altra, dimenticandoche col matrimonio si diviene “una sola carnee una sola vita”. Oggi la società “privilegia pur-troppo più i diritti dell’individuo che quelli dellafamiglia”.Idem per i sacerdoti: il Papa riferisce di un gio-vane che gli disse un giorno che voleva fare il
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prete, ma solo per dieci anni. Non si deve averpaura, invece, di fare “passi definitivi”. I cri-stiani devono essere come San Francesco ser-vitori del Vangelo: “se non riesco ad essereservitore del Vangelo la mia vita non valeniente”.Così risponde il Papa alle domande che glipongono alcuni giovani, ma poi è lui a farneun paio a loro: “Voi giovani volete rassegnarvidi fronte al male?” “No!” gridano i ragazzi.“Dio è più grande del male, ci credete o no?”“Sì” rispondono. Ma Papa Francesco vuole unsì più forte: “Si!!!” con un boato esplodono igiovani.Non manca una davvero particolare espres-sione che il Papa attribuisce a San Francesco:“Egli disse una volta ai suoi frati: predicatesempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche
con …le parole!”. Ma come? Non è con le pa-role che si “predica”? No, si predica conl’esempio, con i fatti, innanzitutto con quelli.Parlo ora personalmente e ricordo lo sguardodi Papa Francesco mentre mi passava vicinis-simo dopo l’incontro, sulla papamobile. Tenevopremuto il dito sulla macchina fotografica perritrarlo il più volte possibile in quel fortunatopassaggio. Ma poi ho smesso. Ho staccato l’occhio dall’obiettivo e l’ho guar-dato in faccia con i miei stessi occhi: mi è rima-sto dentro quel suo sguardo proteso come unPadre su ciascuno, attentissimo, accesissimo,nonostante il leggero rossore di una febbre chegirava voce l’avesse preso. Eppure era lì, eranientemeno che il Papa, ma appariva davverocome il “servitore dei Vangelo”, lì a disposi-zione di tutti.
↖ I giovani in festa per il Papa a Santa Maria degli Angeli.
A Santa MariaAngelidegli
di Silvia Papa
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Santa Maria degli Angeli venne innalzataper volere di Papa Pio V nel 1569, per ac-cogliere i pellegrini che giungevano ad As-sisi per visitare la Porziuncola, su disegnodi Galeazzo Alessi. Sobria come l’idealefrancescano, racchiude al suo interno lacappella della Porziuncola. Restaurata eaperta al pubblico nel 1840, a seguito deidanni subiti dal terremoto del 1832, la Ba-silica presenta una pianta a croce latina,con tre navate in stile neoclassico, dove ledue navate laterali ospitano 5 cappelle cia-scuna. La più celebre è quella del Transito,un vano in pietra, nel quale Francesco tra-scorse gli ultimi giorni della sua vita. Aogni anniversario della sua morte viene in-fatti celebrata nel Transito una solennecommemorazione. All’interno vi sono di-versi affreschi di Giovanni di Pietro, allievodi Perugino, che ritraggono santi e beatifrancescani. Il grande abside semicircolareaccoglie un coro ligneo del 1600, anche ilpulpito è in legno e intagliato con decora-zioni barocche, che raffigurano episodi del
Perdono di Assisi. L’altare maggiore è or-nato con sette formelle bronzee, che ri-traggono Gesù tra santi francescani,mentre gli amboni ai lati del presbiterio ri-portano le scene della vita di San France-sco. Al di sotto dell’altare maggiore ècollocata la cripta, al cui interno si trovanoalcuni resti architettonici, che si pensa fos-sero appartenuti alle abitazioni dei fratidella Porziuncola. Dodici lunette con affre-schi di santi francescani e di episodi di vitadi Francesco, realizzati da Girolamo Mar-telli, circondano la sagrestia coperta da unavolta a padiglione. Un piccolo spiazzo collega la Basilica alCortile delle Rose. il Roseto è un luogo di-venuto famoso per un avvenimento checoinvolse Francesco, quando una notte,preso da dubbi e da rimorsi, si rotolò nudonel roseto spinoso. Secondo la tradizione ilroseto a contatto con il suo corpo persetutte le spine, dando origine a una speciedi rose, rosa canina assisiensis, che fioriscesolo alla Porziuncola.
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abside, la Porziuncola è chiusa da un palad’altare, realizzata da Ilario da Viterbo nel1393. L’arco del portale d’ingresso riporta leparole pronunciate da Gesù, quando France-sco gli chiese l’indulgenza per coloro che,dopo il pentimento e la confessione, si fos-sero recati in visita alla Chiesetta: la tua richie-sta Francesco accolgo. Altre iscrizioni sonoriportate, una sulla soglia Hic locus sanctusest (Questo luogo è santo) e un'altra alla basedell'altare dell'affresco: Haec est porta vitaeaeternae (Questa è la porta della vita eterna).L’affresco sulla facciata, raffigurante il mo-mento della richiesta del perdono, è statoeseguito da Friedrich Overbeck nella primametà dell’800, mentre sulla parete esternadell’abside è collocata una Crocefissione at-tribuita al Perugino. La struttura è trecentescacon il tetto coperto da marmi bianchi e rosa,il pavimento, originale, è in coccio pesto. L’in-terno conserva intatta la primitiva e austerasemplicità francescana.
La
Porziuncola
Una piccola cappella appartata nella zonadella Portiuncola, è la vera casa di san Fran-cesco d’Assisi. All’interno della Basilica diSanta Maria degli Angeli, Papa Bergoglio havisitato la Porziuncola in occasione del suoviaggio il 4 ottobre. Perla in uno scrigno,nella cappella il Poverello comprese la sua vo-cazione, vinse la tentazione e accolse sorellamorte. Edificata, secondo la tradizione, adopera di eremiti provenienti dalla Palestina,la Porziuncola fu restaurata da Francescodopo aver udito in preghiera, di fronte alCrocifisso di San Damiano, una voce dirgli:“Và e ripara la mia Chiesa”. La chiesetta di-venne così uno dei luoghi prediletti delSanto, da qui inviò i primi frati ad annunciarela pace e in questo luogo Chiara abbracciòsorella povertà. Il 2 agosto 1216 nell’edificoconsacrato alla presenza di 7 Vescovi umbri,si proclamò il PERDONO D’ASSISI, l’indul-genza plenaria. Formata da un unico am-biente di 28 metri quadrati, con una piccola
↘ I frati di Santa Maria in attesa dell’ingresso del Papa.
Famoso in tutto il mondo, il Crocifisso di SanDamiano è un icona ricca di allegorie conprofondi e importanti significati religiosi. Inoccasione dell’anniversario del 4 ottobre adAssisi, Papa Francesco, visitando la Basilica diSanta Chiara, si è soffermato nella preghierasilenziosa davanti al Crocifisso di San Da-miano.
Dipinto su tela, venne incollato su di unlegno di noce. L’autore dell’opera è anonimo,ma si presume che il lavoro venne eseguitotra il 1000 e il 1050, attualmente il Crocifissodi trova nella Chiesa di Santa Chiara ad As-sisi. Fu portato lì intorno alla metà del 1200,dopo l’abbandono del Convento di San Da-miano da parte delle Clarisse. La tradizioneci racconta che San Francesco, solito pregarenel Convento di San Damiano, davanti allacroce udì la voce di Dio che lo intimava adandare a riparare la sua casa in rovina.L’episodio narrato anche da Giotto nel ciclopittorico della Basilica di Assisi, raffigura ilSanto in ginocchio di fronte al Crocifisso al-l’interno della chiesetta diroccata. L’ambien-tazione architettonica risulta fedele e realealla Chiesa di San Damiano (si veda l’abside,le capriate e l’intarsio marmoreo), mentre ilCrocifisso è una rappresentazione simbolicadell’originale, pur rispettando il canone an-tico del Christus triumphans (trionfo sullamorte).
L’icona di san Damiano è un’opera di note-vole interesse iconologico, dove prevale l’in-vito all’adorazione del Divino. Gesù è ritrattoferito, ma forte, è dritto con le braccia spa-lancate e gli occhi aperti è il Christus trium-phans, il Cristo vincitore della morte, e la suaaureola preannuncia l’immagine del croceglorificata. Sopra la testa è posta la scritta in latino conle abbreviazioni IHS NAZARE REX IUDEORU(Gesù nazareno re dei giudei). L’autore lo rap-presenta con un orecchio scoperto per dirciche Gesù ascolta sempre le nostre preghiere.Inoltre sulle spalle ha 6 ciocche di capelli, treper lato, che rimandano ai sei giorni dellacreazione.In alto ci sono gli angeli adoranti che, con igesti delle loro mani, invitano l’osservatore apartecipare alla meraviglia dell’evento, e inbasso i defunti che lo guardano, quale fonte
Crocifisso diSan Damiano
di Silvia Papa
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di vita eterna.Attorno alla croce vi sono i testimoni dellaCrocifissione. Maria di Nazareth e San Gio-vanni, a destra, indicati anche dalle iscrizioniai loro piedi, che con familiarità si guardanoe si sorreggono, come disse loro Gesù:“Donna, ecco il tuo figlio. Poi al discepolo:ecco la tua madre” (Gv 19, 26-27). Nell’altro lato sinistro vi sono Maria Madda-lena con Maria di Cleofa, le donne che perprime appresero della Resurrezione di Cristoe il Centurione che, secondo il Vangelo diMarco, esclamò “Questo è veramente il Figliodi Dio”.Più in basso sono raffigurati Longino e Stefa-nato, il primo fu il soldato romano che per-forò il costato di Gesù con la lancia e ilsecondo, il soldato che gli diede da berel’aceto.In cima alla croce Gesù, con la corona sullatesta e le vesti bianche, sale verso il cielo ac-colto dagli angeli. Sulla lunetta della croce lamano di Dio con l’indice e il medio protesi,alludono ai due doni che fece agli uomini: ilFiglio morto e risorto e lo Spirito Santo.Infine, la cornice è decorata con foglie diacanto. La leggenda narra che il cardo,quando perde le spine, rinasce acanto, oggil’acanto è divenuto infatti il simbolo della Re-surrezione. All’interno della cornice si vedonodelle decorazioni bianche, in cui si trovano icirri di vite, che rappresentano un invito adunirsi a Dio e alla Chiesa.
Il Crocifisso di San Damiano, inno alla pace,all’amore e all’unità della Chiesa, legato allachiamata ricevuta da Francesco, che operòper l’armonia e la riconciliazione, riporta al-l’incontro con Cristo, quale rinascita e sal-vezza per l’uomo.
Per chi volesse ammirare il Crocifisso, si puòvisitare la Basilica di Santa Chiara nei seguentiorari: tutti i giorni, eccetto la domenica, dalleore 6.30 alle 12 e dalle ore 14.00 alle 19.00.
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Un nodo...misterioso?
a cura della Redazione
Ci fa piacere sottoporre all’attenzione il nododella veste del Crocifisso di San Damiano.
Si potrebbe dire che il fatto sia una nostra cer-vellotica congettura. Ma, pennello alla mano,un nodo così richiede una buona dose di“progettualità” intenzionale. Noi l’idea di un “perché” di un triplice nodocon due capi così ce l’abbiamo, d’altra parteè o non è un “mistero” un Dio trino con duenature, umana e divina?
Sono stati pubblicati libri su libri che descri-vono ogni minimo dettaglio di questo dipinto,ma nessuno ha mai fatto notare che questonodo è “illogico”, certamente illustrabile, ma“impossibile”, in linea con gli effetti delle ce-lebri scale di Escher.Se si parte a percorrere la cinta da qualunquedei due capi pendenti ci si ritrova ad ammet-tere che quanto si scopre non è ...possibile.
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Santa Chiaramonache
di Silvia Papa
con le
CON LE CLARISSE
di clausura
A
Suggestione ed emozione nella Basilica di SantaChiara ha suscitato l’omaggio di Papa France-sco, nella sua ultima visita da Assisi del 4 otto-bre, di tre rose bianche deposte sulla tombadella monaca clarissa. Erede dello Spirito fran-cescano, Chiara condusse ad Assisi una vitaumile, ma ricca di opere di carità e di pietà,amante della povertà abbandonò, come Fran-cesco, i beni terreni per dedicarsi agli ultimi.La Basilica, in onore della discepola del Pove-rello, venne realizzata tra il 1257 e il 1265 dal-l’architetto Filippo da Campello in stile gotico.L‘edificio caratterizzato da tre grossi contraffortipoligonali a forma di ampi archi rampanti, pre-senta una facciata tripartita di filari in pietrarosa e bianca con un rosone centrale. L‘interno,strutturato in una navata a quattro campate,presenta transetto e abside poligonale. Sopral‘altare maggiore, chiuso da 12 colonnine poli-gonali, opera di uno scalpellino umbro del XVsecolo, campeggia la croce sagomata, realiz-zata dal pittore Benvenuto da Foligno nel 1255con ai piedi del Cristo, San Francesco e SantaChiara adoranti. Nel lato destro del transetto,dietro l'altare, è collocata una grande tavola del
1283 di Benvenuto da Foligno, in cui emergela figura di Chiara, circondata da otto scenedella sua vita. Nel lato destro della navata siaprono la Cappella del Crocifisso, dove si con-serva il Crocifisso di San Damiano, che parlò aFrancesco, invitandolo a “risistemare laChiesa” e la Cappella del Sacramento, risalentientrambe alla preesistente Chiesa di San Gior-gio, nella quale fu sepolto San Francesco,prima di essere traslato nel 1230 nella Basilicadi Assisi. Reliquie ben conservate, appartenentiai due Santi, sono visibili all’interno della Basi-lica, come un saio di Francesco o la tonaca e ilcordone di Santa Chiara. Scendendo dellescale si accede alla Cripta, realizzata nella se-conda metà dell'Ottocento e recentemente re-staurata in forme neogotiche. Qui sonocustodite le spoglie mortali di Santa Chiara, ri-trovate il 23 settembre 1850.
↘ Una clarissa di Santa Chiara ad Assisi.
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LE PAROLE DEL PAPA
↑ Il Papa dinanzi al Crocifisso di San Damiano.
Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità come quelladella Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose della vita, essere persone che sanno capirei problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore per le persone. Lavostra umanità. E la vostra umanità viene per questa strada, l’Incarnazione del Verbo, lastrada di Gesù Cristo. E qual è il segno di una suora così umana? La gioia, la gioia, quandoc’è gioia! A me dà tristezza quando trovo suore che non sono gioiose. Forse sorridono,mah, con il sorriso di un’assistente di volo. Ma non con il sorriso della gioia, di quella cheviene da dentro. Sempre con Gesù Cristo.
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discorso del PapaSpoliazione
a cura di Sauro Zerbini
nella saladella
Il
Particolarmente attese e significative le paroledi Papa Francesco nella Sala della Spoliazionedel Vescovado di Assisi, luogo legato alla me-moria storica del giovane Francesco che ricon-segna le vesti al padre ietro di Bernardone.Il messaggio principale, rivolto a tutti, non soloal clero, è stato quello di essere spogliati daogni mondanità e fare sul serio, come ha fattoil giovane Francesco. Ci fa piacere riportare inmaniera integrale il discorso, buona lettura.
Ha detto il mio fratello Vescovo che è la primavolta, in 800 anni, che un Papa viene qui. Inquesti giorni, sui giornali, sui mezzi di comuni-cazione, si facevano fantasie. “Il Papa andrà aspogliare la Chiesa, lì!”. “Di che cosa spoglieràla Chiesa?”. “Spoglierà gli abiti dei Vescovi, deiCardinali; spoglierà se stesso”. Questa è unabuona occasione per fare un invito alla Chiesaa spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti! Tutti! Dalprimo battezzato, tutti siamo Chiesa, e tutti
↓ Il momento della spoliazione affrescato da Giotto (Basilica superiore).
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dobbiamo andare per la strada di Gesù, cheha percorso una strada di spogliazione, Luistesso. È diventato servo, servitore; ha volutoessere umiliato fino alla Croce. E se noi vo-gliamo essere cristiani, non c’è un’altra strada.Ma non possiamo fare un Cristianesimo un po’più umano – dicono – senza croce, senzaGesù, senza spogliazione? In questo modo di-venteremo cristiani di pasticceria, come belletorte, come belle cose dolci! Bellissimo, manon cristiani davvero! Qualcuno dirà: “Ma diche cosa deve spogliarsi la Chiesa?”. Devespogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, cheminaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pe-ricolo della mondanità. Il cristiano non puòconvivere con lo spirito del mondo. La monda-nità che ci porta alla vanità, alla prepotenza,all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. Èun idolo! E l’idolatria è il peccato più forte!
Quando nei media si parla della Chiesa, cre-dono che la Chiesa siano i preti, le suore, i Ve-scovi, i Cardinali e il Papa. Ma la Chiesa siamotutti noi, come ho detto. E tutti noi dobbiamospogliarci di questa mondanità: lo spirito con-trario allo spirito delle beatitudini, lo spiritocontrario allo spirito di Gesù. La mondanità cifa male. È tanto triste trovare un cristianomondano, sicuro - secondo lui - di quella sicu-rezza che gli dà la fede e sicuro della sicurezzache gli dà il mondo. Non si può lavorare nelledue parti. La Chiesa - tutti noi - deve spogliarsidella mondanità, che la porta alla vanità, al-l’orgoglio, che è l’idolatria.
Gesù stesso ci diceva: “Non si può servire adue padroni: o servi Dio o servi il denaro” (cfrMt 6,24). Nel denaro c’era tutto questo spiritomondano; denaro, vanità, orgoglio, quellastrada... noi non possiamo... è triste cancellarecon una mano quello che scriviamo con l’altra.Il Vangelo è il Vangelo! Dio è unico! E Gesù siè fatto servitore per noi e lo spirito del mondonon c’entra qui. Oggi sono qui con voi. Tantidi voi sono stati spogliati da questo mondo sel-
vaggio, che non dà lavoro, che non aiuta; a cuinon importa se ci sono bambini che muoionodi fame nel mondo; non importa se tante fa-miglie non hanno da mangiare, non hanno ladignità di portare pane a casa; non importache tanta gente debba fuggire dalla schiavitù,dalla fame e fuggire cercando la libertà. Conquanto dolore, tante volte, vediamo che tro-vano la morte, come è successo ieri a Lampe-dusa: oggi è un giorno di pianto! Queste cosele fa lo spirito del mondo. È proprio ridicolo cheun cristiano - un cristiano vero - che un prete,che una suora, che un Vescovo, che un cardi-nale, che un Papa vogliano andare sulla stradadi questa mondanità, che è un atteggiamentoomicida. La mondanità spirituale uccide! Uc-cide l’anima! Uccide le persone! Uccide laChiesa!
Quando Francesco, qui, ha fatto quel gesto dispogliarsi era un ragazzo giovane, non avevaforza per questo. È stata la forza di Dio che loha spinto a fare questo, la forza di Dio che vo-leva ricordarci quello che Gesù ci diceva sullospirito del mondo, quello che Gesù ha pregatoal Padre, perché il Padre ci salvasse dallo spiritodel mondo.
Oggi, qui, chiediamo la grazia per tutti i cri-stiani. Che il Signore dia a tutti noi il coraggiodi spogliarci, ma non di 20 lire, spogliarci dellospirito del mondo, che è la lebbra, è il cancrodella società! È il cancro della rivelazione diDio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù!Chiedo al Signore che, a tutti noi, dia questagrazia di spogliarci. Grazie!
↘ Papa Francesco nella Sala della Spoliazione.
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aspetto fisicoSan Francesco
di Silvia Papa
di
L’
Nel corso dei secoli, pittori e artisti, guidati dallaloro sensibilità e immaginazione hanno rappresen-tato San Francesco. Immagini codificate nella nostra mente si leganoall’aspetto del Santo, ma quali erano le vere sem-bianze tra le raffigurazioni del Poverello d’Assisi?Cerco di rispondere a questo quesito attraverso lepreziose righe lasciateci nella Vita Prima da Tom-maso da Celano, il biografo del Santo che più ditutti si è soffermato sulla sua descrizione fisica.Tommaso incontrò Francesco di persona in quantoentrò nell'Ordine all’età di 15 nel 1215, vivente an-cora il Santo. Anche in concomitanza di alcuni Capitoli, comequello del 1217 e quello del 1221, Tommaso potéincontrare Francesco. Possiamo quindi ritenere plausibile che egli nel lan-ciarsi a descrivere l’aspetto fisico del suo “perso-naggio” abbia attinto alla sua stessa memoria edesperienza.
Al capitolo 29 della Vita Prima, il Celano così de-scrive quindi l’aspetto del Santo:
“Statura mediocris parvitati vicinior, caput medio-cre ac rotundum, facies utcumque oblonga et pro-tensa, frons plana et parva, mediocres oculi, nigriet simplices, fusci capilli, supercilia recta, nasus ae-qualis, subtilis et rectus, aures erectae sed parvae,tempora plana, lingua placabilis, ignea et acuta,vox vehemens, dulcis, clara atque sonora, dentesconiuncti, aequales et albi, modica labia atque sub-
tilia, barba nigra, pilis non plene respersa, collumsubtile, humeri recti, brevia brachia, tenues manus,digiti longi, ungues producti, crura subtilia, parvulipedes, tenuis cutis, caro paucissima, aspera vestis,somnus brevissimus, manus largissima”.
↑ Il Francesco dello Speco di Subiaco.
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Dalla traduzione possiamo evincere questi ele-menti:• statura piuttosto bassa• costituzione molto magra• testa rotonda e proporzionata• viso ovale• fronte piana e piccola• occhi neri di media grandezza• capelli scuri• sopracciglia diritte• naso proporzionato, sottile e rettilineo• orecchie dritte ma piccole• voce chiara e sonora• denti allineati e bianchi• labbra sottili• barba nera e rada• collo sottile• spalle dritte• braccia non robuste• mani scarne• dita lunghe• unghie allungate• gambe esili• pelle delicata
Oltre alla descrizione di Tommaso da Celano, perricostruire l’aspetto di Francesco possiamo basarcisu due affreschi, uno presente allo Speco di Su-biaco e l'altro nella Basilica inferiore di Assisi.
L’affresco allo Speco è stato eseguito durante unsoggiorno di San Francesco e l’autore era proba-bilmente un fedele del Santo. Ci sono alcuni ele-menti che ritroviamo anche nella descrizione diTommaso da Celano, come il viso allungato, il nasosottile e diritto e le sopracciglia rette. Solo alcunicolori differiscono: quello degli occhi che per Tom-maso è nero, nell’affresco è castano, come per icapelli e la barba.
L’affresco nella Basilica inferiore è di Cimabue e silega alla tradizione orale di allora circa la descri-zione del Santo. Qui il Santo è scalzo, indossa unsaio e tiene in mano un libro. I tratti del volto sonoirregolari, la barba è di colore castano scuro, comeil colore dei capelli che sono rappresentati con latonsura. Sulle mani e sui piedi si vedono i segnidelle stimmate. Anche l’affresco di Cimabue nonè inconciliabile con la descrizione di Tommaso eanche qui la principale incompatibilità è solo suicolori, il che costituisce un aspetto minore.
Sebbene non sia possibile conoscere le reali sem-bianze di San Francesco, poiché solo la Vita Primadi Tommaso da Celano presenta tale descrizione,e nemmeno le raffigurazioni ci aiutano a capirecon esattezza i tratti del Santo, indelebili riman-gono invece la parola, il fascino e la purezza deisuoi gesti.
↖ Il Francesco di Cimabue ad Assisi.
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Cammino FrancescanoIl
BREVE CRONACA DELLA SECONDA EDIZIONE
di Silvia Papa
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della
Dal 1 all’8 settembre si è svolto il secondo Cam-mino Francescano della Marca da Assisi adAscoli Piceno. Avevo avuto il grande piacere diintervistare nel giugno scorso i promotori delCammino, il dott. Andrea Maria Antonini eMaurizio Serafini, che mi avevano preannun-ciato, dato l’enorme successo riscosso, la se-conda edizione 2013. Ripartito da Assisi il 1settembre, il Cammino Francescano dellaMarca, promosso dalla Provincia di Ascoli Pi-ceno, ha percorso 8 tappe, attraversando 2 Re-gioni, 4 Provincie e 16 Comuni, toccandoluoghi di grande pregio artistico e naturalistico.Lungo il sentiero che unisce l’Umbria e le Mar-che, percorso dai pellegrini già dai tempi me-dievali, un elevato numero di partecipanti,mossi da motivi devozionali e culturali, hannocamminato sulle vie seguite da San Francescodurante i suoi spostamenti. La seconda edizione è stata ricca di iscrizioni in-ternazionali con pellegrini arrivati da tutta Eu-ropa, desiderosi di conoscere da vicino la storia,le tradizioni e la spiritualità francescana. Moltesono state inoltre le iniziative messe a diposi-zione dei viaggiatori, i quali hanno potuto sco-prire, visitare e apprezzare centri storici, borghimontani, musei, abazie, resti romani, accantoalle numerosissime meraviglie paesaggistiche efaunistiche offerte dall’Appennino centrale, dal
↘ Un momento della camminata.
Marca
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monte Subasio ai Sibillini. Desidero poi sottoli-neare la sapiente accoglienza e ospitalità of-ferte dalle strutture ricettive, mirate anche allaconoscenza dei sapori e dei folclori locali. Promuovere e valorizzare il sentiero, che col-lega Assisi e Ascoli Piceno, sotto l’egida deiSanti Francesco ed Emidio, quale momento diriflessione, di fede, di fratellanza e di scopertadi se stessi, sono i temi portanti del Cammino,sottolineano gli organizzatori. Scopo e obiet-tivo del pellegrinaggio sono inoltre quelli dipoter realizzare un percorso attrezzato e se-gnalato, in modo tale da essere usufruibile inogni periodo dell’anno, proprio per l’impor-
tanza storica, artistica, spirituale e ambientaleche il sentiero riviste nel nostro Paese e al-l’estero.Ringraziando sentitamente i responsabili delCammino, in primis l’Assessore Antonini peraverci ospitato in un tappa del Cammino equanti hanno lavorato per la felice riuscita del-l’iniziativa, vi invito a consultare il sito: www.festivaldellappennino.it e a contattareper ogni informazione il seguente indirizzomail: [email protected]
Noi ci vediamo il prossimo anno lungo le stradedel Cammino!
↖ Un momento della camminata.
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Se in Umbria non mancano agriturismi, al-berghi, associazioni, cooperative e localitàche hanno scelto di chiamarsi col nome delcorbezzolo, ciò è evidentemente segno chela presenza di tale vegetale in zona nonmanca davvero.Stiamo parlando del corbezzolo (Arbutusunedo), una sorta di ciliegia gigante, conpolpa gialla e carnosa, dalla superficie gra-nulosa ricoperta di tubercoli rigidi.I frutti maturano in autunno, ma l'annosuccessivo a quello della fioritura che dàloro origine, tanto che la pianta si trovaquindi a ospitare contemporaneamentefiori e frutti maturi. Per questo motivo èspesso usata a scopo ornamentale, special-mente a recinzione delle abitazioni, datoche può raggiungere il metro e mezzo di al-tezza, o anche più.Dal nome greco della pianta (kòmaros)viene il nome del Monte Conero, nella re-gione marchigiana nostra confinante.I frutti, ticchi di nettare, sono commestibilie per il loro buon sapore si usano per pre-parare marmellate (vedi pagina 39) e moltiliquori. Dalla loro fermentazione si ottieneanche un vino caratteristico, detto per l’ap-punto "vino di Corbezzolo".L’impiego di questi frutti è da tempo notoanche nella fitoterapia, grazie alle virtù
astringenti e, soprattutto, disinfettanti dellevie urinarie.Giovanni Pascoli dedicò al corbezzolo unapoesia:
O verde albero italico, il tuo maggioè nella bruma: s'anche tutto muora,
tu il giovanile gonfalon selvaggiospieghi alla bora.
(da Ode al corbezzolo)
il corbezzolo è considerato il simbolo del-l’Unità d’Italia, perché in autunno presentasullo stesso ramo foglie verdi, fiori bianchie frutti rossi, come la bandiera italiana.
il
corbezzolodi Rosita Roncaglia
la floradel Sentiero
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getali acquatici, che nel Chiascio sono pre-senti in abbondanza e in svariate specie.La loro grandezza media in questo fiume siaggira sui 200-300 g, ma non sono rari gliesemplari che superano il chilogrammo.Molti sono i pescatori nella nostra zona, so-prattutto nella zona di Bastia e la zona diValfabbrica. Per catturare gli esemplari piùgrossi può occorrere loro anche una mez-z’ora di “combattimento” in corrente.Alcuni pescatori ammirano talmente la spe-cie che sistematicamente, dopo la cattura,rilasciano i pesci presi in acqua.
il
barbodi Donato Ragni
la faunadel Sentiero
Se c’è un corso d’acqua che può ritenersiperfetto per i cosiddetti barbi, pesci d’acquadolce della famiglia delle Cyprinidae, questoè proprio il fiume umbro Chiascio, lungo evicino al quale è per alcuni brevi tratti il Sen-tiero Francescano della Pace.Durante i mesi invernali questa specie va inletargo e ai primi tepori della primavera siassiste improvvisamente, da un giorno al-l’altro, alla sua “mossa”. D’estate proliferae nel Chiascio è certamente la specie piùdiffusa.Lungo le sponde non molto alte e coperteda una fitta vegetazione (robinie, pioppi, sa-lici bianchi e brevi canneti) che costituisceun paesaggio di grande fascino, il barbo,caratterizzato dai 4 “barbigli” posti nel lab-bro superiore, si può nascondere al di sottodei salti d'acqua, che è capace di risalire conagili guizzi, nei tratti maggiormente rocciosie presso i pontili.D’estate perlustra ampiamente tutto lo spa-zio a sua disposizione. Nelle ore notturne ibranchi si affannano nella ricerca del cibo eanche di giorno preferiscono la penombraal sole.Si nutre soprattutto di larve, vermi, insetti,piccoli crostacei e molluschi che trova per lopiù sul fondo. Pur essendo prevalentementecarnivoro, all'occasione si nutre anche di ve-
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ricetta:marmellata corbezzoli
Gentile redazione,sono una guida turistica ufficiale per l’Um-bria, sto preparando un tour per il prossimoanno e mi sono imbattuta nelle vostre rivi-ste. Sono molto carine e interessanti, so-prattutto per quelle descrizioni del SentieroFrancescano che non si trovano così facil-mente. Le ho scaricate, ma trovo difficoltàcon la n. 4 e la n. 9.Sareste così gentili da inviarmele a questomio indirizzo email o dirmi come posso re-cuperarle sempre in forma digitale?Grazie per la cortese attenzione.
Monia M.
Gentilissima Monia,le ho appena spedito via email il numero 4e 9 della nostra Rivista. Credo non sia riu-scita a scaricare questi numeri perché parti-colarmente più pesanti rispetto agli altri.Questa sua email, ringraziandola per l’ap-prezzamento che dato da una guida cigiunge significativo, mi dà modo di dire duecose abbastanza importanti.La prima è che stiamo preparando una pub-blicazione che raggrupperà tutti i soli arti-coli descrittivi delle tappe del SentieroFrancescano, proprio quelli cui lei fa riferi-
posta
lettoriLa
dei
risponde Diego Mecenero
mento e ne creeremo un libro digitale sca-ricabile a parte. Vi terremo aggiornati sullacosa.La seconda cosa che vorrei dire riguarda unaspetto tecnico della rivista, prettamente in-formatico: la rivista è sfogliabile tramite tec-nologia Flash che è fruibile solo da PC e daMAC e non da tablet e smartphone. Perquesti ultimi abbiamo predisposto un link inalto, ad apertura pagina, che reindirizza alnoto sito di Isuu, il quale ci fa il servizio direndere i numeri sfogliabili a chiunque.Ci siamo però resi conto che i tempi cam-biano e vediamo dai dati statistici nelle nu-merose visite alla nostra Rivista che semprepiù utenti usano tablet e smartphone.Tra non molto quindi lasceremo la tecnolo-gia Flash e adotteremo quella che, amenoper i prossimi anni futuri, detterà legge,chiamata html5.
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a cura di Rosamaria Valsecchi
ricetta:marmellata corbezzoli
La
la
Ingredienti
• 1 kg di corbezzoli• 700 g di zucchero• succo di mezzo limone• grappa• 1 bicchiere d’acqua
Preparazione
Lavare i corbezzoli e metterli in una casseruola.Aggiungere un bicchiere d’acqua e portarepiano piano ad ebollizione. Continuare a me-
scolare con un mestolo di legno, schiacciandoi frutti alla parete della casseruola per almeno15 minuti.Passare tutto al passaverdura con i fori più pic-coli e aggiungere lo zucchero e il limone. Por-tare ad ebollizione e mescolando asportare laschiuma che si forma in superficie. Continuarecosì a fiamma bassa per 15 minuti.Assaggiare e, a cottura ultimata, trasferire invasetti di vetro sterilizzati e asciutti. Versarepoca grappa sulla superficie di ciascun vasetto,chiudere ermeticamente e lasciar raffreddare.
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