il rinascimento maturo m00029

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Il Rinascimento maturo (modulo 29 – TESTO*) Leandro Ventura Università di Venezia Maria Giovanna Sarti Università di Roma “La Sapienza” * Nota di Redazione: le immagini citate nel modulo sono contenute in due file pdf aggiuntivi, raggiungibili dai link sottostanti a quello utilizzato per scaricare il testo. Ultima revisione 11 luglio 2006

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Rinascimento

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  • Il Rinascimento maturo

    (modulo 29 TESTO*)

    Leandro Ventura

    Universit di Venezia

    Maria Giovanna Sarti

    Universit di Roma La Sapienza

    * Nota di Redazione: le immagini citate nel modulo sono contenute in due file pdf aggiuntivi, raggiungibili dai link sottostanti a quello utilizzato per scaricare il testo.

    Ultima revisione 11 luglio 2006

  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Presentazione del modulo

    Questo modulo tratta delle figure di artisti che universalmente sono considerati i maestri indiscussi del Rinascimento: Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e Tiziano Vecellio. Questi maestri rappresentano lapice dellevoluzione dellarte rinascimentale; le loro opere mostrano, cio, quelli che sono gli esiti delle sperimentazioni artistiche del XV secolo e contemporaneamente gettano le basi per ulteriori innovazioni e sviluppi nel campo delle arti figurative.

    Per comprendere meglio questi artisti, vengono presentati anche i due centri principali della produzione artistica del primo Cinquecento, ovvero la Roma dei papi e Venezia.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Guida al modulo

    Scopo del modulo

    Scopo generale del modulo la conoscenza dell'opera dei principali maestri del primo Cinquecento nei principali centri artistici italiani, ovvero Roma, Firenze e Venezia.

    Lista degli obiettivi

    UD1 - Leonardo da Vinci

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere l'attivit di Leonardo da Vinci nei suoi vari aspetti artistici e scientifici.

    Sottoobiettivo: conoscere le varie fasi della carriera artistica di Leonardo.

    Sottoobiettivo: individuare i motivi di novit della pittura di Leonardo nel panorama dell'arte fiorentina del secondo Quattrocento.

    Sottoobiettivo: comprendere il rapporto che si crea nel pensiero e nell'arte di Leonardo tra la produzione artistica e la ricerca scientifica.

    Sottoobiettivo: individuare i caratteri principali dei ritratti leonardeschi.

    UD 2 - Michelangelo Buonarroti

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere gli aspetti principali della poliedrica attivit di Michelangelo Buonarroti.

    Sottoobiettivo: conoscere le varie fasi dell'attivit di Michelangelo.

    Sottoobiettivo: conoscere i caratteri della scultura michelangiolesca, dal periodo giovanile, fino alle opere della maturit, con particolare riguardo al non finito.

    Sottoobiettivo: conoscere alcune delle sculture principali di Michelangelo e in particolare la Piet di San Pietro e le tombe medicee.

    Sottoobiettivo: conoscere i caratteri della pittura michelangiolesca, con particolare attenzione alla decorazione della Cappella Sistina.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 3 - Raffaello Sanzio

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere l'attivit artistica di Raffaello Sanzio.

    Sottoobiettivo: conoscere i caratteri generali dell'opera di Raffaello Sanzio.

    Sottoobiettivo: comprendere il significato della scelta dei modelli di riferimento nella formazione dell'artista.

    Sottoobiettivo: conoscere il ruolo svolto da Raffaello nella Roma del secondo decennio del Cinquecento.

    Sottoobiettivo: conoscere i temi principali della decorazione della stanza della Segnatura.

    Sottoobiettivo: conoscere la posizione di Raffaello nei confronti dell'antichit romana.

    UD 4 - Roma, da Giulio II a Clemente VII

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere la produzione artistica della Roma dei papi nei primi tre decenni del Cinquecento.

    Sottoobiettivo: conoscere le linee tematiche fondamentali della committenza di Giulio II, Leone X e Clemente VII.

    Sottoobiettivo: conoscere il cosiddetto stile clementino.

    Sottoobiettivo: comprendere le conseguenze del Sacco di Roma del 1527 sulla produzione artistica.

    UD 5 - Firenze, tra repubblica e principato

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere lo sviluppo artistico a Firenze tra fine Quattrocento e primi decenni del Cinquecento e metterlo in relazione alla situazione politica contemporanea.

    Sottoobiettivo: conoscere la produzione artistica in relazione alla situazione politica a Firenze durante gli anni della repubblica e del ritorno dei Medici.

    Sottoobiettivo: conoscere le opere di Piero di Cosimo e Filippino Lippi.

    Sottoobiettivo: conoscere le opere di fra' Bartolomeo e Andrea del Sarto.

    Sottoobiettivo: conoscere le prime opere di Pontormo e Rosso Fiorentino.

    Sottoobiettivo: conoscere e saper confrontare la Pala Pucci di Pontormo con la Pala di Santa Maria Nuova di Rosso Fiorentino.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 6 - Venezia nel primo Cinquecento

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere la produzione pittorica veneziana nei primi decenni del Cinquecento e il percorso dei pi importanti pittori attivi in citt e in provincia in quegli anni.

    Sottoobiettivo: conoscere la situazione artistica a Venezia nei primi anni del XVI secolo.

    Sottoobiettivo: conoscere la Pala di San Zaccaria di Giovanni Bellini.

    Sottoobiettivo: conoscere la produzione di Giorgione.

    Sottoobiettivo: conoscere l'attivit di Sebastiano Luciani, detto del Piombo, durante la sua permanenza a Venezia.

    Sottoobiettivo: conoscere le opere di Palma il Vecchio e Cima da Conegliano.

    Sottoobiettivo: conoscere le opere di Lorenzo Lotto.

    UD 7 - Tiziano Vecellio

    Obiettivo di questa unit didattica conoscere la vita, il percorso artistico e le opere di Tiziano Vecellio.

    Sottoobiettivo: conoscere le prime opere di Tiziano.

    Sottoobiettivo: conoscere la produzione di pale d'altare di Tiziano.

    Sottoobiettivo: conoscere la produzione di ritratti di Tiziano.

    Sottoobiettivo: conoscere l'attivit di Tiziano al servizio dell'imperatore Carlo V e di papa Paolo III Farnese.

    Sottoobiettivo: conoscere i dipinti mitologici di Tiziano e le sue ultime opere.

    Contenuti del modulo

    Il modulo composto da:

    1. testo delle lezioni; 2. corredo iconografico; 3. schede e voci di approfondimento:

    - Cappella Suardi di Lotto a Bergamo - Drer in Italia - Interpretazioni dellAmor sacro e Amor profano - Invasione francese del 1499 e sue conseguenze in Italia - Medici, Lorenzo de'

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo - pittura murale - Policleto - sfumato - Sistina, cappella - Storie di Giuseppe ebreo - Studi di fisiognomica di Leonardo

    4. un glossario di sussidio allUD 2.6:

    - Glossario - elementi architettonici

    Attivit richieste

    Lettura e studio dei materiali che compongono il modulo, compresa osservazione, analisi e riconoscimento delle opere d'arte riprodotte. Svolgimento degli esercizi di autovalutazione.

    Materiale facoltativo di approfondimento

    Lettura di schede e voci di approfondimento:

    - Lutero, Martino - Neoplatonismo

    Lettura di alcune pagine tratte dai seguenti moduli:

    m00007 [La pittura a Venezia nel Rinascimento II]: 1.1, 4.4, 5.3, 6.6, UD 7 m00015 [La pittura a Venezia nel Rinascimento I]: 2.2 m00026 [Il mondo antico e larte rinascimentale]: 6.5 m00032 [Il Quattrocento: le persistenze tardogotiche e le novit rinascimentali]: 2.6, 4.5, 5.5, 7.5, 7.6 m00078 [Larchitettura del Rinascimento]: 5.2, 5.4 m00230 [L'arte gotica in Italia]: 4.3 m00325 [Storia delle tecniche artistiche]: 1.4, 4.7, 6.3

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Indice delle unit didattiche

    UD 1 - Leonardo da Vinci

    Lunit didattica esamina lopera di Leonardo da Vinci.

    1.1 - Leonardo da Vinci. La sicurezza del genio

    1.2 - Le opere giovanili

    1.3 - Leonardo a Milano

    1.4 - I dipinti milanesi

    1.5 - I ritratti

    1.6 - Tra ricerca scientifica e utopia progettuale

    UD 2 - Michelangelo Buonarroti

    Lunit didattica presenta lattivit di Michelangelo Buonarroti.

    2.1 - Michelangelo. Il dramma del genio

    2.2 - Michelangelo e la classicit

    2.3 - Il non finito

    2.4 - Le sepolture medicee

    2.5 - Michelangelo pittore

    2.6 - La Cappella Sistina

    UD 3 - Raffaello Sanzio

    Lunit didattica segue le vicende della breve e intensa attivit di Raffaello Sanzio.

    3.1 - Raffaello Sanzio. Larmonia della classicit

    3.2 - Raffaello e i suoi modelli

    3.3 - Raffaello e Giulio II

    3.4 - Raffaello e l'antico

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo

    3.5 - I ritratti

    3.6 - Le pale d'altare

    UD 4 - Roma, da Giulio II a Clemente VII

    Lunit didattica presenta il grande fervore artistico sviluppatosi a Roma nei primi decenni del XVI secolo.

    4.1 - Giulio II il grande ricostruttore

    4.2 - Leone X. Lapice della mondanit

    4.3 - Verso la crisi

    4.4 - Il Sacco di Roma

    UD 5 - Firenze, tra repubblica e principato

    L'unit didattica esamina l'arte a Firenze, tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento.

    5.1 - La repubblica fiorentina

    5.2 - Sul crinale del Cinquecento: Piero di Cosimo e Filippino Lippi

    5.3 - La nuova maniera: fra' Bartolomeo e Andrea del Sarto

    5.4 - Il rientro dei Medici

    5.5 - La nuova maniera: la prima attivit di Pontormo e Rosso Fiorentino

    UD 6 - Venezia nel primo Cinquecento

    L'unit didattica analizza la pittura a Venezia nei primi decenni del Cinquecento.

    6.1 - I primi anni del Cinquecento

    6.2 - Giorgione

    6.3 - Gli anni veneziani di Sebastiano Luciani, detto del Piombo

    6.4 - Tra Cima da Conegliano e Palma il Vecchio

    6.5 - Ai margini della pittura veneziana: Lorenzo Lotto

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 7 - Tiziano Vecellio

    L'unit didattica esamina il percorso artistico di Tiziano Vecellio.

    7.1 - Tiziano: la nascita e le prime opere

    7.2 - Le grandi pale d'altare

    7.3 - I ritratti e gli autoritratti

    7.4 - Al servizio dei potenti

    7.5 - Le poesie mitologiche e l'ultimo Tiziano

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 1 - Leonardo da Vinci

    Lunit didattica esamina lopera di Leonardo da Vinci.

    1.1 - Leonardo da Vinci. La sicurezza del genio

    1.2 - Le opere giovanili

    1.3 - Leonardo a Milano

    1.4 - I dipinti milanesi

    1.5 - I ritratti

    1.6 - Tra ricerca scientifica e utopia progettuale

    1.1 - Leonardo da Vinci. La sicurezza del genio

    Uno dei caratteri pi significativi dellopera di Leonardo da Vinci (1452-1519) sicuramente la tensione dialettica che si stabilisce tra la sua produzione artistica, la ricerca scientifica e la continua sperimentazione.

    Tra le principali innovazioni portate da Leonardo nella rappresentazione pittorica dello spazio vi lintroduzione della prospettiva aerea (vedi il modulo Il Quattrocento: le persistenze tardogotiche e le novit rinascimentali, 4.5). Grazie all'applicazione del procedimento tecnico dello "sfumato" (vedi la voce sfumato), infatti, la prospettiva di Leonardo tiene conto non solo della riduzione progressiva delle dimensioni delloggetto, ma anche della quantit di vapor dacqua che si frappone tra loggetto e losservatore e che aumenta con la distanza, rendendo sempre pi indistinti i contorni. Tale tecnica si pu gi notare nella giovanile Annunciazione [fig.1], un dipinto in cui lo straordinario paesaggio marino si perde in un chiarore accecante, mentre nel primo piano le erbe e le essenze denunciano gli approfonditi studi botanici del pittore.

    Gi grazie a questo esempio possiamo comprendere latteggiamento di Leonardo nei confronti dellarte (e della pittura in particolare): lo studio empirico e sperimentale della natura trova nelle arti figurative una sua forma di dimostrazione scientifica, cos che il disegno o il dipinto diventano strumenti privilegiati di conoscenza. Attraverso lapprofondimento continuo della ricerca, Leonardo cerca di infondere alle sue figure quella vivezza naturale che i pittori contemporanei non riuscivano ancora a rendere pienamente; Leonardo, attraverso la ricerca delle cause fisiche, tenta inoltre di spiegare i "moti dellanimo", ovvero le emozioni, che trovano espressione nel volto o nei gesti dei suoi personaggi. Tra gli atteggiamenti utilizzati dal pittore va ricordato senzaltro il contrapposto, ovvero la disposizione dei vari settori del corpo nello spazio secondo orientamenti differenti, cos da dare alla figura maggiore vivacit e naturalezza.

    Il rapporto con lesperienza diretta della natura d cos a Leonardo la sicurezza di poter dominare la realt attraverso la pittura, consentendogli di indagare scientificamente e quindi comprendere le cause dei vari fenomeni che appaiono allocchio.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo 1.2 - Le opere giovanili

    I dipinti del primo periodo fiorentino di Leonardo mostrano un costante perfezionamento della capacit di rendere la naturalezza. Questo si nota, per esempio, nella Madonna Benois [fig.1]. La tradizionale iconografia si anima di una forza espressiva nuova: le due figure ruotano figurativamente ed emotivamente intorno al fiore che la Vergine porge al piccolo Ges, attivando una serie di atteggiamenti naturali, come il sorriso della Madre, lo sguardo incuriosito del Bambino o il gioco delle mani di entrambi, che testimoniano uninedita capacit di resa pittorica della realt.

    Il capolavoro di questo periodo lAdorazione dei Magi, commissionata a Leonardo nel 1481 dai monaci del convento di San Donato a Scopeto, presso Firenze [fig.2]. Questopera conferma come lartista a Firenze fosse praticamente escluso dalle commissioni importanti legate all'ambiente mediceo e come lavorasse solo per conventi periferici o per privati, per i quali realizzava piccole opere devozionali.

    La grande tavola, lasciata incompiuta da Leonardo per limprovvisa partenza per Milano (1.3), rappresenta il punto di arrivo di questa prima fase dellattivit del pittore e si pone in rapporto critico con la pittura fiorentina contemporanea, come dimostra il confronto con l'Adorazione dei Magi di Botticelli conservata agli Uffizi [fig.3]. Lemotivit contenuta e raffinata della Madonna Benois si trasforma in un concitato gioco psicologico che rappresenta la meraviglia per la manifestazione di Cristo al mondo: intorno alla Vergine si agita un gruppo di personaggi che mostrano i risultati dei profondi studi di fisiognomica condotti da Leonardo (vedi la scheda studi di fisiognomica di Leonardo), perch le espressioni dei volti e gli atteggiamenti dei corpi sono le manifestazioni esteriori di cause profonde individuate dal pittore nei "moti dellanimo". Nella complessa concezione del dipinto, i ruderi nello sfondo sono allegoria della caduta del paganesimo alla nascita di Cristo, mentre i cavalieri in lotta simboleggiano lumanit ancora alloscuro della rivelazione.

    1.3 - Leonardo a Milano

    Nel 1482 Leonardo abbandona Firenze per trasferirsi a Milano e porsi al servizio di Ludovico Sforza il Moro. La partenza del pittore fu repentina (tanto da lasciare incompiuta lAdorazione dei Magi) forse perch, ormai trentenne, Leonardo non vedeva possibile il suo inserimento nel circuito della committenza medicea, dato che la sua ricerca tesa a rendere le sembianze naturali secondo lesperienza sensibile era distante dallimpostazione culturale della cerchia medicea, legata al Neoplatonismo (vedi la voce Neoplatonismo); la pittura di Leonardo non si conciliava, cio, con la ricerca di una bellezza ideale, superiore e astratta, tipica dei pittori come Botticelli (vedi il modulo Il Quattrocento: le persistenze tardogotiche e le novit rinascimentali, 7.5), pi vicini alla filosofia neoplatonica.

    La partenza di Leonardo fu preceduta da una lunga lettera allo Sforza, nella quale lartista, proponendosi pi come ingegnere militare che come pittore, presentava le sue capacit nei settori di maggiore interesse del signore di Milano: l'arte militare, l'architettura, l'ingegneria idraulica, legate alla gestione del potere e all'organizzazione del territorio, ma anche la scultura e la pittura, necessarie a una politica di magnificenza culturale.

    Giunto a Milano, Leonardo si inser agilmente nella vita di corte, sia per la sua attivit artistica, che veniva messa in pratica anche nella realizzazione di apparati effimeri per feste o cerimonie, sia pi in generale per le sue doti di cortigiano. Uno degli incarichi di maggiore impegno tra i molti assegnati a Leonardo fu la progettazione di un monumento equestre a Francesco Sforza, il fondatore

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo della dinastia. Lopera non fu mai realizzata a causa dellinvasione francese del 1499 (vedi la scheda Invasione francese del 1499 e sue conseguenze in Italia), ma rimane testimonianza del processo ideativo nella straordinaria serie di disegni del 1483-1484 a Windsor [fig.1], nella quale si nota la carica innovativa dellopera leonardesca rispetto alla tradizione dei monumenti equestri quattrocenteschi. I disegni rimasti mostrano uninedita vitalit nella concezione della statua, con un movimento intenso del cavallo che rinvia allo studio diretto della natura.

    1.4 - I dipinti milanesi

    Poco dopo larrivo a Milano Leonardo fu incaricato dalla confraternita dellImmacolata Concezione di dipingere la Vergine delle rocce [fig.1] per un altare della chiesa francescana milanese di San Francesco Grande. La Madonna immersa in uno straordinario paesaggio roccioso ed accompagnata dal Bambino, da san Giovannino e da un angelo che indica allosservatore il piccolo Battista. La descrizione dellambiente, dai pi minuti fili derba fino alle rocce strapiombanti in precario equilibrio, dimostra la grande abilit di Leonardo nella resa della natura. Limmagine presenta diversi motivi simbolici che ruotano intorno ai temi della maternit di Maria (la grotta che ricorda la nativit) e del battesimo di Cristo (il gesto di Maria e langelo che indica Giovanni Battista). Tutto lapparato allegorico poi basato sui testi di san Bonaventura, una delle fonti della devozione francescana.

    La seconda opera fondamentale del periodo milanese lUltima cena (1495-1497), commissionata da Ludovico il Moro per il refettorio del convento milanese di Santa Maria delle Grazie [fig.2]. La vasta opera, realizzata con una tecnica a secco sperimentale (vedi la voce pittura murale), risult subito assai fragile creando gravi problemi di conservazione.

    La struttura prospettica integra perfettamente il grande dipinto nello spazio reale, creando unillusoria prosecuzione del refettorio. Leonardo, inoltre, introduce nella tradizione iconografica della scena almeno due varianti significative: non sceglie listituzione delleucaristia, ma lannuncio del prossimo tradimento di Giuda, e colloca Giuda insieme agli altri apostoli e non in posizione defilata e ben riconoscibile, come di solito. Lannuncio del tradimento attiva unonda emotiva che investe tutti gli apostoli, e lascia Cristo sereno nella sua consapevolezza. Gli apostoli mostrano un'ampia gamma di espressioni che denunciano la sorpresa dubbiosa descritta dai Vangeli, mentre Giuda, il quarto da destra, guarda Cristo con il volto immerso nellombra del peccato.

    1.5 - I ritratti

    Lo studio empirico della natura, delle emozioni (i "moti dellanimo") e delle conseguenti espressioni conduce Leonardo a introdurre nel ritratto un'inedita vivezza naturale, ampiamente riconosciuta dai contemporanei.

    La cosiddetta Dama con lermellino, forse ritratto di Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro [fig.1], un buon esempio delle innovazioni che il pittore introduce nella ritrattistica. La struttura dellimmagine abbandona la rigidit dei ritratti quattrocenteschi: la giovane donna si volge repentinamente verso la sua sinistra come per rispondere con un sorriso accennato a un richiamo. I tenui passaggi del chiaroscuro nel volto e nel collo della dama dimostrano i risultati delle ricerche condotte da Leonardo sullincidenza della luce. La grande naturalezza del ritratto relega in secondo piano i motivi allegorici connessi allermellino, simbolo di virt e purezza.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Altro celeberrimo ritratto leonardesco la cosiddetta Gioconda del Museo del Louvre [fig.2]. Dubbia rimane lidentificazione della donna, anche se Vasari la identific in monna Lisa, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo. Grande fu, comunque, linfluenza che questo dipinto esercit sui pittori contemporanei e, in particolare, sul giovane Raffaello (3.5).

    La donna si affaccia da un parapetto sul quale poggia con disinvoltura un braccio; lo sguardo rivolto allosservatore e il tenue sorriso, segno visibile delle emozioni, rimangono i motivi di maggior fascino del dipinto, insieme allo straordinario paesaggio montuoso nello sfondo. Lindefinita espressione della donna ottenuta grazie alluso dello sfumato (1.1), che attenua i contorni di bocca e occhi e fonde la figura con il paesaggio attraverso graduali passaggi cromatici e luminosi. Il paesaggio ricco di acque in rapporto con la figura non solo per questioni tecniche e stilistiche, ma anche per motivi allegorici, legati al continuo trasformarsi della natura e delluomo simboleggiato dallacqua.

    1.6 - Tra ricerca scientifica e utopia progettuale

    Il vastissimo corpus di disegni e appunti di Leonardo (oltre quattromila fogli) ci fornisce ancora oggi ampia testimonianza degli interessi scientifici e dellattivit di ricerca del maestro. In tutti i taccuini di appunti, ma anche nelle raccolte pi organiche di studi, limmagine diventa uno strumento di approfondimento e dimostrazione scientifica, considerato pi valido addirittura del testo, perch attraverso la vista che l'uomo riesce a conoscere la realt esterna.

    Il ruolo privilegiato della visione, nello sviluppo di una conoscenza empirica del mondo sensibile (l'unica possibile, secondo Leonardo), porta con s come conseguenza che attraverso l'occhio si pu giungere alla conoscenza della natura. Lo studio analitico della natura era s finalizzato a fornire materiali per la realizzazione dei dipinti, ma la ricerca portava Leonardo anche a proporre soluzioni tecniche innovative e, spesso, irrealizzabili per la tecnologia quattro-cinquecentesca [fig.1].

    Per questo motivo la fama di Leonardo come genio universale legata in buona parte alla sua attivit di inventore e progettista di macchine sorprendenti: un'attivit molto appariscente ai nostri occhi, anche se minoritaria rispetto alla grande quantit di studi condotti dallartista in ogni campo del sapere scientifico, dalla fisica alla meccanica, dallottica allanatomia, dalla biologia alla botanica [fig.2].

    La ricerca e la capacit progettuale conducono l'artista anche a confrontarsi con problemi di urbanistica e architettura, proponendo soluzioni per chiese a pianta centrale [fig.3] o ipotesi di utopiche e modernissime citt su pi livelli destinati a diversi usi e tipi di traffico (veicolare, pedonale, etc.).

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 2 - Michelangelo Buonarroti

    Lunit didattica presenta lattivit di Michelangelo Buonarroti.

    2.1 - Michelangelo. Il dramma del genio

    2.2 - Michelangelo e la classicit

    2.3 - Il non finito

    2.4 - Le sepolture medicee

    2.5 - Michelangelo pittore

    2.6 - La Cappella Sistina

    2.1 - Michelangelo. Il dramma del genio

    Michelangelo Buonarroti (1475-1564) uno dei pi grandi artisti del Rinascimento e forse colui che, pi di ogni altro, incarn l'ideale umanistico dell'artista universale. La sua formazione oscilla tra la tradizione fiorentina, dalla quale apprende la serena monumentalit di Giotto (vedi il modulo L'arte gotica in Italia, 4.3) o di Masaccio (vedi il modulo Il Quattrocento: le persistenze tardogotiche e le novit rinascimentali, 2.6), e la conoscenza della scultura antica (vedi 2.2). Vicino all'ambiente culturale di Lorenzo il Magnifico, Michelangelo sviluppa la consapevolezza della necessit di imitare l'antico, una posizione presto abbandonata a favore di una ricerca tesa al confronto con i grandi maestri del passato, fino al loro superamento.

    Tema centrale di riferimento dell'opera di Michelangelo sar sempre il corpo umano in movimento, spesso rappresentato in pose complesse ed estreme, come nella giovanile Centauromachia [fig. 1], e tradotto in pittura ma principalmente nella scultura. Quest'ultima fu la tecnica privilegiata dell'artista, perch pi simile all'atto di Dio che plasm le sue creature. Gi questo aspetto consente di comprendere come l'ansia di conoscenza, che Leonardo assegnava al fare artistico, in Michelangelo lasciasse il posto a una ricerca di bellezza tutta spirituale e ideale, dovuta sia alla sua profonda e tormentata religiosit, sia alla sua formazione intellettuale e filosofica.

    Cresciuto nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, l'artista fu infatti profondamente segnato dalla filosofia neoplatonica (vedi la voce Medici, Lorenzo de). La bellezza fisica, che sar scopo finale della sua concezione estetica, risente infatti della concezione neoplatonica secondo cui la bellezza esteriore riflesso di quella dell'anima. Ma il corpo anche materia che imprigiona l'anima e da questa visione discende nell'opera di Michelangelo sia quella singolare, immane fatica che le sue figure sembrano compiere per mantenere le posizioni che l'artista assegna loro, sia anche il "non finito" (vedi 2.3), inteso come visualizzazione del contrasto drammatico tra l'idea dell'artista che cerca di emergere dalla materia bruta e la materia stessa.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo 2.2 - Michelangelo e la classicit

    La formazione di Michelangelo si concentr in gran parte sullo studio e sullimitazione delle sculture antiche, raggiungendo livelli di assoluta eccellenza, grazie alla possibilit di visitare il giardino di San Marco a Firenze, dove era collocata la raccolta antiquaria dei Medici.

    Il Bacco ebbro del 1496 [fig.1] la prima scultura a tutto tondo che ci sia pervenuta. In essa si nota chiaramente il ruolo che ebbe il modello antico nel periodo giovanile di Michelangelo. La bellezza ideale della scultura, ispirata a moduli proporzionali derivati dal Canone di Policleto (vedi la voce Policleto), coincide con una finitura accurata della superficie del marmo. Questa vicinanza ai modelli antichi era ben chiara ai contemporanei, tanto che il Bacco fu acquistato dal banchiere Jacopo Galli che lo sistem tra i reperti della sua collezione antiquaria.

    La stessa cura per la pietra e per la ricerca di perfezione formale si ritrova nella celebre Piet commissionata dal cardinale francese Jean Bilhres nel 1498 e terminata l'anno successivo, oggi nella Basilica Vaticana [fig.2]. La resa del panneggio, per il gusto pittorico del chiaroscuro, rievoca la pittura di Leonardo, ma i giochi di ombra e luce servono a Michelangelo anche per far risaltare a contrasto il corpo levigato, anatomicamente perfetto, del Cristo morto.

    L'opera che chiude questa fase iniziale dell'attivit di Michelangelo scultore il David, commissionato dall'Opera del Duomo di Firenze nel 1501 ma poi collocato davanti a Palazzo Vecchio nel 1504, come simbolo della libert repubblicana fiorentina [fig.3]. La grande statua rappresenta l'eroe biblico colto nel momento di massima concentrazione che precede il lancio della pietra fatale per Golia. L'impostazione della figura di derivazione classica, ma nei contemporanei era presente la convinzione che questa scultura fosse la prova dell'avvenuto superamento del modello antico da parte degli artisti moderni.

    2.3 - Il non finito

    Nellopera di Michelangelo spesso visibile una scarsa finitura del marmo. Talvolta questa condizione fu determinata da cause contingenti, come nel caso della tomba di papa Giulio II, la cui complessa evoluzione formale port alla realizzazione di un certo numero di sculture (come la straordinaria serie dei Prigioni) che non vennero mai completate, perch era nel frattempo mutata la volont degli esecutori testamentari del pontefice.

    Il progetto originario per Giulio II era grandioso: una struttura architettonica ricca di statue allegoriche e rilievi con la figura del pontefice alla sommit [fig.1]. Il papa, inoltre, aveva scelto per il suo monumento funebre la nuova basilica di San Pietro e, per la precisione, aveva pensato di innalzare la sua tomba direttamente sopra la tomba di Pietro, una scelta ovviamente simbolica che rilanciava con forza lidea della successione dei papi dallapostolo. Dopo molti anni di rinvii, la sepoltura fu realizzata in forme molto pi semplici in San Pietro in Vincoli a Roma (1545).

    Nei Prigioni destinati a questa grande e sfortunata impresa possiamo trovare vari gradi di finitura del marmo. Alcuni, come il Prigione che si desta [fig.2] si presentano solo allo stato di abbozzo, mentre altri, come il Prigione ribelle [fig.3], sono completi o, almeno, Michelangelo li ha lasciati in uno stato di finitura ritenuto soddisfacente per la qualit estetica e di contenuto dellopera. Dallosservazione di queste statue possiamo comprendere pienamente lidea che Michelangelo aveva della scultura, come arte che si realizzava "per via di levare" (vedi il modulo Storia delle tecniche artistiche, 6.3). Lartista riteneva cio che la figura nella sua perfezione ideale si trovasse

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo gi entro il blocco di marmo e che lo scultore avesse semplicemente il compito di togliere via il materiale superfluo. In questa concezione si nota una forte influenza del pensiero neoplatonico: se si paragona la statua finita allidea dellartista che imprigionata dalla materia, da cui deve liberarsi, si pu istituire un parallelo con lardua lotta tra lanima che aspira al divino e il corpo materiale che la tiene prigioniera.

    2.4 - Le sepolture medicee

    Su incarico di Leone X e del cardinale Giulio de' Medici, tra il 1520 e il 1534 Michelangelo fu impegnato a Firenze nella realizzazione di due importanti interventi nell'area della chiesa "medicea" di San Lorenzo, ovvero la Biblioteca Laurenziana, costruita per conservare la biblioteca della famiglia, e la Sagrestia Nuova destinata ad accogliere le tombe dei Medici.

    Il progetto originario prevedeva che la sacrestia Nuova accogliesse le sepolture di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano, nonch di Lorenzo duca di Urbino e di Giuliano duca di Nemours, ma solo queste ultime due furono realizzate [figg.1, 2].

    La struttura tradizionale della cappella funeraria gentilizia viene completamente rinnovata da Michelangelo con l'adozione di un'architettura monumentale e nettamente contrastata, in cui i vari elementi portanti assumono un rilievo e una visibilit del tutto nuovi. L'artista inserisce le tombe dei principi entro nicchie ricavate quasi a forza nella possente architettura. Le statue dei principi non sono giacenti, come di tradizione, ma sedute su una sedia gestatoria (cio la sedia mobile sulla quale il papa veniva trasportato in circostanze solenni) all'antica, in armatura come se fossero imperatori antichi: si tratta di ritratti ideali che assumono un senso ideologico come affermazione simbolica del potere mediceo sulla citt.

    L'allegoria funebre si sostanzia invece di un pi tradizionale riferimento al tempo che passa inesorabilmente. Le statue sdraiate sopra i sepolcri sono infatti personificazioni delle quattro parti del giorno: il Giorno [fig.3] e la Notte sulla tomba di Giuliano [fig.1], il Crepuscolo e l'Aurora sulla tomba di Lorenzo [fig.2]. Le poderose figure che ruotano su se stesse visualizzano lo scorrere del tempo e costituiscono alcuni dei pi straordinari brani di non finito michelangiolesco.

    2.5 - Michelangelo pittore

    Nel 1504 si colloca il pi antico dipinto (vedi il modulo Storia delle tecniche artistiche, 4.7) a noi noto di Michelangelo, la Sacra famiglia, meglio nota come Tondo Doni per essere stata realizzata per le nozze tra il ricco mercante fiorentino Agnolo Doni e Maddalena Strozzi [fig.1]. Il primo piano del dipinto prepotentemente occupato dalle tre figure principali, ovvero Maria, il Bambino e san Giuseppe, colti in un complesso gioco di flessioni e torsioni. Un muro separa lo sfondo dallo spazio privilegiato della sacra famiglia. Solo il piccolo san Giovanni Battista, il precursore di Cristo, si volge verso l'osservatore, attratto dal Bambino. Pi in fondo il paesaggio trascurato a tutto vantaggio di una serie di figure maschili nude, simbolo del mondo ancora ignaro della rivelazione divina.

    Fin da questa prima tavola Michelangelo mostra quelli che saranno i motivi delle sue opere pittoriche pi impegnative. Le pose complesse, rese con virtuosismo, testimoniano la ricerca michelangiolesca di bellezza ideale del corpo umano in movimento. Il moto bloccato tipico delle

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo sculture dell'artista si ripresenta cos anche nella pittura, con una caratteristica ricerca di plasticit che accentua il rilievo delle figure. Tutto ci poi accompagnato da alcuni elementi che rinviano alla tradizione fiorentina, come il brillante colore smaltato che assume toni cangianti nei giochi di ombre e lascia emergere l'elemento lineare del disegno di contorno. Si tratta, come sembra chiaro, di motivi del tutto differenti da quanto troviamo nella pittura di Leonardo, pi attenta alla fusione tra figure e sfondo, alla naturalezza delle pose e delle espressioni e allo studio del paesaggio. Sono tuttavia i motivi stilistici che attireranno di pi i pittori contemporanei, fornendo spunti di meditazione per il prossimo sviluppo della pittura manierista.

    2.6 - La Cappella Sistina

    Nel 1508 papa Giulio II affid a Michelangelo l'incarico di decorare ad affresco la volta della Cappella Sistina (vedi la voce Sistina, cappella). L'imponente impresa impegn l'artista fino al 1512. Michelangelo illustr la storia delle origini dell'umanit come viene narrata nel libro della Genesi, per ricollegarsi tematicamente alle vicende di Mos e di Cristo, gi presenti sulle pareti affrescate per Sisto IV da alcuni pittori fiorentini, tra i quali Perugino e Botticelli, tra il 1481 e il 1482.

    La superficie della volta [fig.1] fu divisa in settori con finte strutture architettoniche dipinte in prospettiva. Lungo l'asse centrale si susseguono nove grandi riquadri con altrettante storie, dalla Creazione fino ai primi eventi successivi al Diluvio Universale. Ai lati dei riquadri sono coppie di ignudi che sorreggono medaglioni con storie bibliche, mentre nei settori triangolari tra i pennacchi si vedono grandi figure di profeti e sibille che preannunciarono la venuta di Cristo. Nei pennacchi e nelle lunette, infine, i vari personaggi appartengono all'albero genealogico di Jesse degli antenati di Cristo (consulta anche il glossario - Elementi architettonici).

    Tutta la struttura figurativa mostra quindi un complesso sistema di rinvii allegorici alle storie delle pareti e in particolare alle scene della vita di Cristo, in cui si compie l'opera redentrice di Dio. Dal punto di vista tecnico e stilistico, poi, va riconosciuta a Michelangelo la capacit di cimentarsi con straordinario successo in una tecnica per lui inedita come l'affresco (vedi il modulo Storia delle tecniche artistiche, 1.4). Come si vede nella Sibilla libica [fig.2], per esempio, nella volta della Sistina l'artista dispiega su vasta scala quelli che sono i caratteri gi consolidati della sua pittura: monumentalit e tridimensionalit accentuate, movimenti e pose complesse, colori brillanti e cangianti che Michelangelo usa anche per far risaltare le sue immagini all'interno della vasta e poco illuminata cappella.

    Verso la fine del suo pontificato, Clemente VII commission a Michelangelo la realizzazione del Giudizio Universale [fig.3], completato nel 1541, sotto Paolo III. Il grande affresco rappresenta l'epilogo della storia dell'umanit e chiude le vicende decorative della cappella.

    La composizione a fasce sovrapposte tradizionale ma Ges, alzando il braccio in un gesto imperioso, d avvio a un lento moto circolare che vede i dannati, a destra, scendere con terrore verso la bocca dell'Inferno, mentre a sinistra i beati salgono verso il cielo. Cristo attorniato dalla madre e da una moltitudine di santi che, tenendo presente la controversia religiosa che opponeva la Chiesa di Roma alle Chiese protestanti, diventano altrettanti intercessori verso l'umanit. I colori brillanti della volta lasciano spazio a toni pi crudi che ben si adattano all'epilogo non pi narrativo, ma apocalittico e drammatico dell'intero ciclo decorativo della cappella.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 3 - Raffaello Sanzio

    Lunit didattica segue le vicende della breve e intensa attivit di Raffaello Sanzio.

    3.1 - Raffaello Sanzio. Larmonia della classicit

    3.2 - Raffaello e i suoi modelli

    3.3 - Raffaello e Giulio II

    3.4 - Raffaello e l'antico

    3.5 - I ritratti

    3.6 - Le pale d'altare

    3.1 - Raffaello Sanzio. Larmonia della classicit

    Tipico dellarte di Raffaello fu il continuo processo di studio e assimilazione di grandi modelli, con il fine dichiarato di elaborare un linguaggio artistico personale, improntato a un classicismo armonico e senza drammi. La ricerca di una classica armonia figurativa e la capacit di rielaborare le pi disparate istanze figurative e culturali port il pittore a creare autentici capolavori e a diventare un modello di riferimento costante, in quanto punto di arrivo del classicismo pittorico rinascimentale.

    I suoi legami con i circoli artistici e culturali pi importanti dei primi decenni del XVI secolo mostrano quanto vaste fossero le sue conoscenze e i suoi interessi. Dalla citt natale, Urbino, e dalla sua corte, luogo cardine dellelaborazione di una forma del vivere cortigiano, si avvicin a Perugino (vedi il modulo Il Quattrocento: le persistenze tardogotiche e le novit rinascimentali, 7.6), dal quale apprese una pittura dolce e sentimentale, per passare poi a Firenze nel 1504, dove vide allopera Leonardo e Michelangelo, e infine a Roma, dove si pot confrontare con il grande modello antico.

    Raffaello attravers tutte queste esperienze mostrando sempre eccellenti doti di assimilazione e rielaborazione personale dei modelli. Ci si nota gi nel primo capolavoro noto dellartista, ovvero lo Sposalizio della Vergine dipinto nel 1504 per la chiesa di San Francesco a Citt di Castello e oggi a Brera [fig.1].

    Il modello diretto la pala del medesimo soggetto realizzata da Perugino per il Duomo di Perugia nel 1503-1504 e oggi a Caen [fig.2], ed proprio nel confronto tra queste due immagini che si possono apprezzare le caratteristiche della pittura di Raffaello, pi attenta a un ordine armonico superiore basato su leggi geometriche ispirate a Piero della Francesca(vedi il modulo Il Quattrocento: le persistenze tardogotiche e le novit rinascimentali, 5.5), ma anche a una maggiore naturalezza delle figure che si allontanano dagli stereotipi perugineschi.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo 3.2 - Raffaello e i suoi modelli

    Le opere del soggiorno fiorentino mostrano con chiarezza i legami tra Raffaello e i grandi maestri. Probabilmente il ruolo pi importante fu giocato da Leonardo da Vinci, i cui studi fisiognomici costituirono sempre un riferimento per il giovane pittore. Cos, per esempio, nella Madonna del prato del 1506 [fig.1] la composizione geometrica del gruppo richiama ancora l'ambiente urbinate, ma l'intensit del rapporto emotivo tra le varie figure di ascendenza leonardesca.

    Il riferimento a Leonardo si articola e si arricchisce nel Trasporto di Cristo realizzato nel 1507 su commissione di Atalanta Baglioni per San Francesco al Prato a Perugia [fig.2]. Se ancora una volta lo studio fisiognomico rinvia all'insegnamento leonardesco, le pose complesse delle figure richiamano l'opera di Michelangelo, ripresa in maniera diretta nel gruppo delle Marie a destra. Ma a questi due grandi modelli si accosta lo studio dell'arte antica, dichiarato sia nel giovane portatore al centro della scena, sia nell'anziano barbuto pi a sinistra, che sembra riecheggiare il gruppo ellenistico del Laocoonte, scoperto a Roma nel 1506.

    La ripresa di modelli illustri viene sempre sottoposta da Raffaello a un processo di rielaborazione che costituisce il carattere pi evidente della sua pittura ed il nucleo della sua evoluzione stilistica. Il punto di arrivo di questa prima fase la Madonna del baldacchino, dipinta nel 1507-1508 [fig.3] e lasciata parzialmente incompiuta. La struttura architettonica, monumentale e innovativa, ospita la Vergine con il Bambino al centro, su un trono, attorniata dai santi tra i quali si instaura con estrema naturalezza un discorso fatto di espressioni e sguardi, che rende pi umane le figure sacre. Questi caratteri di novit trasformarono quest'opera in un punto di riferimento per la pittura fiorentina.

    3.3 - Raffaello e Giulio II

    Tra le grandi iniziative artistiche avviate da Giulio II (vedi 4.1) si deve annoverare la decorazione delle stanze del nuovo appartamento papale, di cui vennero dapprima incaricati vari artisti, tra i quali Pietro Perugino. Nel 1508 per, forse su indicazione di Bramante, il papa assegn il lavoro a Raffaello.

    Il pittore, ormai unico responsabile dell'impresa, inizi l'opera con la stanza della Segnatura, destinata a ospitare la biblioteca privata di Giulio II [fig.1]. Gli affreschi di questa stanza rappresentano l'ideale e armonico confronto tra cultura antica e dottrina cristiana, entro una struttura che richiama la tradizionale suddivisione del sapere: le quattro pareti sono infatti dedicate alle discipline delle quattro facolt delle universit medievali, il Diritto, la Filosofia, la Poesia (che sostituisce la Medicina) e la Teologia. Il percorso simbolico rappresenta il Vero (razionale e soprannaturale), il Bene (la giustizia, le virt) e il Bello (la poesia), e si completa nelle immagini della volta, in un ideale itinerario di perfezionamento spirituale che va dal peccato originale, attraverso l'esercizio della giustizia e delle virt, il sapere filosofico, le arti, la teologia, fino alla conoscenza del sommo bene.

    I due affreschi pi noti della stanza sono anche i pi emblematici dell'intero ciclo, sviluppato nelle quattro stanze dell'appartamento che comprende, oltre quella della Segnatura, le stanze di Eliodoro (1511-1513), dell'Incendio di Borgo (1514-1517), eseguita in gran parte dalla bottega, e infine di Costantino, terminata dagli allievi dopo la morte del maestro (1520-1524). Nella Scuola di Atene [fig.2] viene rappresentata allegoricamente la verit razionale della filosofia antica: in un vasto edificio sono riuniti intorno a Platone e Aristotele i pi grandi sapienti dell'antichit.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo La Disputa del Sacramento [fig.3] rinvia a sua volta alla verit rivelata e alla conoscenza della teologia. Le figure sono disposte a formare un grande emiciclo che ricorda l'abside di una chiesa: in alto la Trinit con angeli, santi e martiri che simboleggiano la Chiesa trionfante; in basso altri santi e membri delle gerarchie ecclesiastiche si dispongono intorno a un altare con un ostensorio eucaristico, allegoria della Chiesa militante e della presenza tangibile di Cristo in terra.

    3.4 - Raffaello e lantico

    La villa romana di Agostino Chigi alla Lungara, progettata dall'architetto senese Baldassarre Peruzzi (1481-1536), uno degli esempi pi interessanti di residenza allantica di primo Cinquecento (vedi il modulo Larchitettura del Rinascimento, 5.4). Raffaello vi realizz nel 1511 il celebre affresco rappresentante il Trionfo di Galatea [fig.1]. Si tratta di uno dei pi compiuti casi di rievocazione dell'antico nell'arte rinascimentale: il soggetto tratto dalle Imagines del retore greco Filostrato, mentre l'immagine costituisce un repertorio di motivi desunti da modelli antichi, come sarcofagi o sculture, e testimonia l'interesse di Raffaello per il colore delle pitture romane (il rosso del manto, per esempio).

    Ma un caso di pi ampia e organica ripresa della pittura antica lo possiamo trovare nelle logge del palazzo Vaticano [fig.2]. Qui Raffaello, coadiuvato dalla sua vasta e specializzata bottega, mette in scena una vera e propria rievocazione del sistema decorativo romano a grottesche (vedi il modulo Il mondo antico e larte rinascimentale, 6.5), non solo riprendendo i caratteristici motivi fantasiosi, ma recuperando anche la tecnica "compendiaria" romana e integrando l'affresco con lo stucco, la cui tecnica venne riscoperta e riportata alla ribalta proprio per le decorazioni ispirate all'antichit.

    Nel 1519 Leone X assegna a Raffaello un incarico prestigioso e di assoluta importanza nel contesto della politica di immagine del papato improntata alla renovatio imperii, incarico che forse il pi significativo episodio del rapporto tra Raffaello e l'antichit: una pianta della Roma imperiale, basata sul rilievo degli edifici sopravvissuti al naturale degrado e alle spoliazioni che ancora si verificavano in quegli anni. Prima di avviare il lavoro, Raffaello invi una lettera a Leone X in cui, con l'aiuto del letterato amico Baldesar Castiglione (1478-1529), tracci le linee metodologiche del lavoro, esortando il pontefice a proteggere le vestigia dell'antichit per tramandarle alle generazioni future. La conoscenza dell'arte antica, ormai, non pi solo fondamento del confronto con i grandi maestri ma, secondo un punto di vista molto moderno, diventa strumento necessario a sviluppare l'esigenza di tutelare le opere del passato.

    3.5 - I ritratti

    Raffaello eccelse anche come ritrattista. Tra i primi ritratti sono quelli dei coniugi Agnolo Doni e Maddalena Strozzi Doni [figg.1-2], vicini tanto ai realistici ritratti scolpiti a Firenze nel corso del Quattrocento quanto alla tipologia leonardesca della Gioconda (1.5) ma senza la stessa capacit di penetrazione psicologica.

    Ma Raffaello evolve in questa direzione, come dimostra il ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de Medici (il futuro papa Clemente VII, a sinistra) e Luigi de Rossi [fig.3]. Il gioco degli sguardi dei protagonisti di questo magnifico ritratto di gruppo dichiara la politica nepotistica del papa evidenziando le relazioni tra i personaggi. La cura estrema dei dettagli lussuosi (i preziosi tessuti, il

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo codice miniato, il campanello doro) contribuisce alla definizione psicologica dei personaggi, grazie allindicazione di qualit come lamore per i prodotti artistici raffinati e lussuosi che distingueva effettivamente Leone X.

    3.6 - Le pale d'altare

    Nel periodo romano Raffaello raggiunge una crescente umanizzazione dei personaggi sacri nelle pale d'altare, per lo pi grazie alle sue esperienze leonardesche. Nella Sacra conversazione, dipinta nel 1513-1514 per la chiesa benedettina di San Sisto a Piacenza [fig.1], ogni elemento di riferimento al mondo naturale scompare e rimangono solo le tende aperte a segnare il limite tra il luogo dell'apparizione miracolosa della Vergine e lo spazio reale dei fedeli. I santi creano un legame tra queste due sfere e San Sisto richiama addirittura l'attenzione di Maria verso l'esterno del dipinto: si crea cos un rapporto umanissimo che avvicina emotivamente il devoto osservatore all'immagine.

    Lultima grande opera di Raffaello la Trasfigurazione, commissionata nel 1518 per San Pietro in Montorio a Roma [fig.2] e terminata da Giulio Romano dopo la morte del maestro (1520). Il dipinto rappresenta il miracolo del monte Tabor (Matteo, 17, 1-18), quando Cristo apparve a Pietro, Giovanni e Giacomo in un alone di luce tra Mos ed Elia, mentre ai piedi del monte un indemoniato attendeva la guarigione dagli apostoli. La composizione presenta una nuova complessit che trover i suoi naturali sviluppi nella pittura del Manierismo. L'immagine si articola infatti in due zone giustapposte ma unificate dalla composizione prospettica: quella superiore dominata dall'apparizione di Cristo e quella inferiore con l'indemoniato, due zone distinte non solo per i contenuti ma anche per la qualit delle fonti luminose.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 4 - Roma, da Giulio II a Clemente VII

    Lunit didattica presenta il grande fervore artistico sviluppatosi a Roma nei primi decenni del XVI secolo.

    4.1 - Giulio II il grande ricostruttore

    4.2 - Leone X. Lapice della mondanit

    4.3 - Verso la crisi

    4.4 - Il Sacco di Roma

    4.1 - Giulio II il grande ricostruttore

    Durante i primi anni del suo pontificato, Giulio II Della Rovere (1503-1512) fu impegnato in lunghe campagne militari per riconquistare al controllo della Chiesa i territori della Romagna, ma si dedic anche a un'assidua attivit diplomatica internazionale per contrastare il potere crescente di Venezia, prima, e della Francia poi.

    La sua politica, tesa integralmente alla riaffermazione del potere e del prestigio della Chiesa e del pontefice, si attu in campo artistico e culturale sulla base dell'idea umanistica di renovatio imperii (la restaurazione ideale del potere imperiale romano). Tale impostazione trova un terreno favorevole nel fervore culturale che interessa Roma nei primi decenni del XVI secolo. Infatti l'Umanesimo maturo, sull'orlo della profonda crisi culturale e spirituale del Cinquecento, realizza a Roma alcune delle sue sintesi pi felici. La citt dei papi, inoltre, come culla della cultura umanistica per le sue memorie ideali e per le sue vestigia reali, doveva paragonarsi con la citt antica, in una contesa di emulazione e superamento di cui i papi erano i principali artefici, perch successori di Pietro e, idealmente, degli imperatori romani.

    L'attivit di committenza artistica di Giulio II si inser nel contesto di questa pi ampia politica culturale e, grazie alla scelta felice degli artisti pi adatti ai suoi scopi (soprattutto Bramante, Raffaello e Michelangelo), ottenne rilevanti risultati. Mentre Raffaello e Michelangelo furono incaricati di decorare le stanze dell'appartamento del pontefice e la volta della Cappella Sistina (vedi 2.6 e 3.3), Bramante fu incaricato di ampliare il palazzo del Vaticano (vedi il modulo Larchitettura del Rinascimento, 5.2), unendolo con due ali di fabbricato alla villa estiva costruita da papa Innocenzo VIII (1484-1492) sulla collina del Belvedere, creando un grandioso cortile ispirato a modelli antichi [fig.1].

    Ma l'impresa pi eclatante del pontificato di Giulio II fu sicuramente la ricostruzione della basilica di San Pietro (vedi il modulo Larchitettura del Rinascimento, 5.2), che fu affidata allo stesso Bramante nel 1506. La grande chiesa paleocristiana, simbolo della cristianit e dell'autorit del pontefice, dato che vi si trovava la tomba di Pietro, fu demolita per realizzare una nuova, vasta chiesa a croce greca con una cupola centrale: un edificio che risentiva, nella struttura, del modello delle antiche strutture termali romane [fig.2].

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo 4.2 - Leone X. L'apice della mondanit

    Il cardinale Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, fu eletto papa nel 1513 con il nome di Leone X. La sua elezione fu celebrata dai letterati come l'inizio di un'era di pace e di unit della Chiesa. Leone X, prudente nella condotta, aveva esperienza diplomatica e, per tradizione familiare, era un colto amante delle arti e della musica. La sua corte svilupp caratteri di grande fasto e mondanit, tanto da diventare il principale bersaglio delle invettive di Martin Lutero (vedi la voce Lutero, Martino), ma anche uno dei pi significativi contesti di produzione artistica del pieno Rinascimento.

    Il prestigio della curia pontificia e del pontefice stesso si basa ora sul fasto mondano e sulla celebrazione personale, per cui la produzione artistica e culturale diventano strumenti fondamentali. L'imponente mole di interventi promossa dal papa porta Roma all'ultima fase del suo splendore, prima della crisi religiosa e politica che culminer nello scisma luterano, prima, e nel sacco del 1527, poi. La Roma di Leone X sembra cos realizzare il sogno umanistico, riportando in vita lo splendore della Roma antica, creando le condizioni per l'affermazione di una nuova et dell'oro.

    Principale artefice di questa fase splendida della cultura romana Raffaello, che viene nominato maestro della fabbrica di San Pietro dal 1514 e "prefetto delle antichit" dal 1515. L'artista, operando ancora nella quieta e distaccata fiducia umanistica nel mondo antico, realizza sotto Leone X alcuni dei pi interessanti tentativi di celebrazione cortigiana e di rievocazione del mondo antico di tutto il Rinascimento. Per esempio, nella terza stanza dell'appartamento papale, decorata tra il 1514 e il 1517 con l'ampio intervento dei collaboratori, tutte le immagini rinviano alle vicende di Leone I, Leone III e Leone IV, riprese con l'intento di celebrare Leone X. Nell'Incendio di Borgo, l'affresco che d il nome all'ambiente, si vede cos Leone IV che spegne miracolosamente un incendio scoppiato nel rione di Borgo [fig.1], con l'allusione al compito di pacificatore di Leone X. La scena concitata ricca di riferimenti all'arte antica e coinvolge lo spettatore dal punto di vista scenografico ed emotivo.

    4.3 - Verso la crisi

    La morte improvvisa di Raffaello (1520) port alla ribalta artistica romana i suoi migliori collaboratori, a partire da Giulio Romano (circa 1499-1546) che eredit la poliedrica bottega e i numerosi lavori che Raffaello stava conducendo in quel periodo. Dopo il breve e austero pontificato di Adriano VI (1522-1523), l'elezione al soglio pontificio di Giuliano de' Medici con il nome di Clemente VII (1523-1534) fece tornare l'entusiasmo per la ripresa delle iniziative culturali e artistiche. Roma divent la meta di numerosi giovani artisti, principalmente fiorentini, desiderosi di trovare fortuna in citt. Michelangelo era a Firenze in quegli anni e cos attorno ai collaboratori di Raffaello si and formando un gruppo piuttosto omogeneo di artisti, caratterizzati da un'attenzione per il modello antico, ormai divenuto una sorta di moda, e soprattutto per uno stile prezioso e raffinato che stato definito "stile clementino".

    Tra i pi interessanti esponenti di questa corrente si possono citare Rosso Fiorentino (1495-1540) e il parmense Francesco Mazzola, detto Parmigianino (1503-1540). Nelle loro opere sono chiari i segni di un virtuosismo tecnico spesso sostanziato dai modelli michelangiolesco o raffaellesco, sempre rielaborati in maniera del tutto personale. Questo il caso della Madonna con i Santi Giovanni Battista e Girolamo, dipinta da Parmigianino tra il 1525 e il 1527 per la chiesa romana di San Salvatore in Lauro [fig.1], dove la forte spinta verticale libera e innovativa, al punto da creare un vero e proprio paradosso compositivo.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Nell'elegante Cristo morto di Rosso Fiorentino [fig.2], invece, l'allegoria religiosa rinvia sia alla passione che al mistero dell'eucaristia, e l'impostazione stilistica fa riferimento alle opere di Michelangelo (gli "ignudi" della volta della cappella Sistina, vedi 2.6), interpretate con un senso estetico estremamente raffinato.

    Contemporaneamente il veneziano Sebastiano Luciani, detto Sebastiano del Piombo (circa 1485-1547), sviluppava una pittura austera e solenne, profondamente religiosa, in cui sono chiari e documentati gli apporti dell'insegnamento di Michelangelo. Opera dell'artista la Resurrezione di Lazzaro che, pur non appartenendo cronologicamente all'et clementina, fu commissionata da Giulio de' Medici quando era ancora cardinale per la cattedrale di Narbonne [fig.3]. La composizione rinnova la struttura tradizionale della pala d'altare quattrocentesca, utilizzando una scena narrativa basata su alcuni disegni preparatori di Michelangelo.

    4.4 - Il Sacco di Roma

    Il profondo dissidio sorto tra l'imperatore Carlo V d'Asburgo e papa Clemente VII, per la politica filo-francese di quest'ultimo, fu la causa principale della decisione di mettere a sacco la citt di Roma. L'episodio, oltre a chiarire definitivamente il ruolo ormai predominante dell'impero di Carlo V e della Spagna in Europa, fu determinante per le sorti dell'arte non solo italiana, ma anche europea. L'ingresso dei lanzichenecchi a Roma nel maggio del 1527, e il saccheggio che ne segu, causarono una stasi nella produzione artistica e la conseguente partenza dalla citt di un gran numero di artisti che giocarono un ruolo fondamentale nella diffusione della grande maniera romana di primo Cinquecento.

    Giulio Romano era gi partito per la corte dei Gonzaga a Mantova (1524), mentre dopo il Sacco Perin del Vaga, altro allievo di Raffaello, si trasfer a Genova e Rosso Fiorentino alla corte di Francesco I re di Francia a Fontainebleau. Solo Sebastiano del Piombo rimase a Roma, interpretando la profonda crisi morale e religiosa che aveva investito Roma e la curia pontificia dopo il Sacco, con una pittura carica di austerit e di un forte senso di piet. Nel Cristo portacroce del Prado, del 1530 [fig.1], anticipa alcuni dei caratteri propri della pittura devozionale del secondo Cinquecento, grazie al suo stile severo che non lascia spazio a virtuosismi o a dettagli decorativi. Il raffinato "stile clementino" era ormai un ricordo e Roma si preparava ad accogliere gli ultimi drammatici capolavori di Michelangelo, come il Giudizio Universale della cappella Sistina (2.6).

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 5 - Firenze, tra repubblica e principato

    L'unit didattica esamina l'arte a Firenze, tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento.

    5.1 - La repubblica fiorentina

    5.2 - Sul crinale del Cinquecento: Piero di Cosimo e Filippino Lippi

    5.3 - La nuova maniera: fra' Bartolomeo e Andrea del Sarto

    5.4 - Il rientro dei Medici

    5.5 - La nuova maniera: la prima attivit di Pontormo e Rosso Fiorentino

    5.1 - La repubblica fiorentina

    Quando nel 1492 mor Lorenzo il Magnifico, il vuoto politico lasciato dalla sua scomparsa fu solo in parte colmato dalla breve esperienza della repubblica savonaroliana. Nata nel 1494 in seguito alle difficolt generate alla discesa in Italia di Carlo VIII, essa era stata acclamata sull'onda dell'entusiasmo e del fervore religioso procurato dalle prediche del frate domenicano Gerolamo Savonarola; ma si era conclusa drammaticamente nel 1498 con il rogo che lo vide ardere in piazza della Signoria.

    Un clima di intensa spiritualit caratterizz questi anni, e la produzione artistica contemporanea ne fu di conseguenza profondamente influenzata, in forme anche molto distanti tra loro. Se, nella parabola conclusiva della sua attivit, Sandro Botticelli proponeva una dolorosa meditazione sul destino umano nell'intenso Compianto di Cristo del Museo Poldi Pezzoli di Milano [fig. 1], mostrando una drammatica sensibilit e tutta l'inquietudine del momento, altri protagonisti della scena fiorentina, come Piero di Cosimo o Filippino Lippi (5.2), sembrano consapevoli di come in definitiva una stagione, quella del Magnifico, era definitivamente tramontata, cedendo il posto a una nuova.

    Nel 1502 Pier Soderini venne nominato confaloniere della Repubblica. Lo sforzo di pacificazione intrapreso nel sedare le fazioni cittadine favor un momento di grande fervore culturale. A Firenze convergono Leonardo, Michelangelo e Raffaello: il momento in cui le esperienze dei grandi maestri generano un nuovo linguaggio artistico.

    5.2 - Sul crinale del Cinquecento: Piero di Cosimo e Filippino Lippi

    Testimone di una nuova epoca fu Piero di Cosimo (1461-1521), allievo di Cosimo Rosselli e artefice di una pittura di grande originalit. Continuamente alla ricerca di un difficile equilibrio tra fantasia compositiva e attenzione naturalistica, visibile in particolare nella stesura dei paesaggi che fanno da delicato sfondo alle scene principali, Piero dimostra di meditare sulla pittura fiamminga, nota a Firenze anche attraverso numerose opere inviate dalle Fiandre, come ad esempio il celebre trittico Portinari di Hugo van der Goes (visita il museo virtuale alla voce van der Goes, Hugo, trittico Portinari) giunto in citt nel 1483. soprattutto negli anni Novanta che il pittore mette a punto il suo linguaggio, personalissimo, lavorando principalmente per una committenza privata.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Le cosiddette Storie dell'umanit primitiva furono realizzate intorno al 1505 probabilmente su richiesta di Francesco Del Pugliese per decorare la propria residenza fiorentina. Nei tre pannelli, ovvero la Caccia primitiva [fig. 1] e il Ritorno dalla caccia, conservati al Metropolitan Museum di New York, e l'Incendio della foresta [fig. 2] dell'Ashmolean Museum di Oxford, sono raffigurati momenti di un'umanit allo stato primordiale, precedenti la scoperta del fuoco e, dunque, della civilt.

    Li caratterizza una sfrenata passionalit, laddove bestia e uomo non si distinguono, e un gusto del primitivismo e del fantastico che corre come un filo rosso nell'opera del pittore, a segnare il passaggio verso il Cinquecento.

    Reduce dal soggiorno romano che lo aveva visto lavorare nella cappella di Olivero Carafa in Santa Maria sopra Minerva (1488-1493), Filippino Lippi (1457-1504), cresciuto nella bottega del padre Filippo e in quella di Botticelli, si faceva interprete a Firenze di nuove tendenze.

    Tra il 1495 e il 1503 portava a termine l'impresa della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella con gli affreschi dedicati alle Storie dei santi Filippo e Giacomo, un incarico assunto con Filippo Strozzi gi dal 1487. Come si pu vedere in maniera esemplare nell'episodio di San Filippo che caccia il demonio dall'idolo di Marte [fig. 3], le azioni, a volte convulse, dei personaggi sono poste contro uno sfondo costituito da scenari fantastici e complesse architetture, dense di citazioni antiche e modellate secondo una classicit completamente rivisitata: una bizzarria compositiva che anche indice di una volont di trasgressione dettata dall'incertezza del momento.

    5.3 - La nuova maniera: fra' Bartolomeo e Andrea del Sarto

    L'esperienza leonardesca, il clima politico pi rilassato, la presenza di Raffaello sono alla base del linguaggio di Bartolomeo della Porta (1472-1517), detto anche fra' Bartolomeo. Le sue opere costituiscono la risposta alternativa alla ricerca formale che muove gli artisti fiorentini a questa data. Alla trasgressione e al fantastico egli contrappone un ricercato effetto di equilibrio tra maest e grazia. Questo molto chiaro nel Dio Padre tra le sante Maria Maddalena e Caterina da Siena [fig. 1], realizzato nel 1509. In esso, un'arcaica ed essenziale composizione piramidale la struttura entro la quale si manifesta un'intima ma solenne spiritualit nell'atteggiamento dei personaggi, accanto a un inedito accento naturalistico nel paesaggio che si apre sullo sfondo, quasi giorgionesco, forse memore di un suo viaggio a Venezia nel 1508.

    Alla morte di fra' Bartolomeo, nel 1517, Andrea del Sarto (1486-1530) era gi un pittore nel pieno della sua maturit artistica. Dotato di una straordinaria vena disegnativa, si era formato all'interno della tradizione fiorentina. Lo dimostrano le Storie di san Filippo Benizzi, realizzate tra il 1509 e il 1510 nel chiostrino dei Voti della Santissima Annunziata. Gli episodi si collocano su sfondi paesaggistici di sapore nordico, e sono ancora profondamente imbevuti della cultura artistica di fine Quattrocento. Al contrario, quando nel 1514 torn a dipingere sulle pareti dello stesso ambiente la Nativit di Maria [fig. 2], la monumentalit d'impianto, un posato classicismo delle figure, i richiami all'antico (si veda la decorazione del camino) denunciano un cambiamento della sua arte, in direzione di Raffaello e, nell'uso attento dello sfumato, di Leonardo.

    Vertice indiscusso di una tale ricerca la Madonna delle arpie [fig. 3], cos detta per la presenza di due creature mostruose, erroneamente identificate come arpie, sugli spigoli del piedistallo sul quale posta la Vergine che, con il figlio, si erge tra i santi Francesco e Giovanni Evangelista. Commissionata nel maggio del 1515 dalle suore del terz'ordine francescano del monastero

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo fiorentino di San Francesco de' Macci per l'altar maggiore della chiesa annessa al convento, oggi conservata agli Uffizi, e costituisce una delle opere pi famose del primo Cinquecento fiorentino, fondamentale punto di riferimento per l'evoluzione del "manierismo".

    5.4 - Il rientro dei Medici

    Fin dal 1510 il pontefice Giulio II aveva promosso una rete di alleanze per cacciare i Francesi dalla penisola. Solo nel 1512 ci fu possibile. La Repubblica fiorentina ebbe vita brevissima e il primo settembre di quell'anno il gonfaloniere Piero Soderini fu costretto alla fuga. Quello stesso giorno i Medici rientrarono definitivamente a Firenze per ristabilirvi il proprio governo. Il segno tangibile della potenza raggiunta fu l'elezione del figlio di Lorenzo il Magnifico, il cardinale Giovanni de' Medici, al soglio pontificio l'11 marzo 1513 con il nome di Leone X.

    Grazie alla nuova condizione politica, la citt conobbe decenni di grande fervore artistico. Da un punto di vista architettonico il punto focale degli interventi medicei fu la chiesa di San Lorenzo, con il concorso per la facciata promosso da Leone X, la costruzione della Sagrestia Nuova quale mausoleo familiare, e l'edificazione della Biblioteca Laurenziana. Ma i signori di Firenze si fecero committenti anche di grandi imprese pittoriche.

    Leone X, con il tramite del cugino Ottaviano de' Medici, aveva promosso lavori di rinnovamento della villa medicea di Poggio a Caiano. Furono impegnati i migliori artisti per mettere in opera il programma iconologico messo a punto da Paolo Giovio, teso alla celebrazione della casata dei Medici attraverso una serie di episodi tratti dalla storia romana e dalla mitologia. Alla decorazione delle pareti del grande salone centrale si succedettero Andrea del Sarto, Franciabigio e Pontormo.

    A quest'ultimo spett realizzare la lunetta ad affresco raffigurante Vertumno e Pomona [fig. 1], sovrastata da un'iscrizione tratta dalle Georgiche di Virgilio relativa alla nascita dell'et dell'oro. Il soggetto del dipinto dunque la rinascita della natura in primavera, e simboleggia il rinnovamento della dinastia medicea all'interno della nuova "et dell'oro" instaurata da Leone X.

    Dopo il sacco di Roma (1527) una breve parentesi repubblicana port, nel 1531, all'elezione a duca di Firenze di Alessandro de' Medici per concessione dell'imperatore Carlo V: assassinato nel 1537, gli succedette il diciottenne Cosimo. Il suo ducato fu davvero considerato una nuova "et dell'oro", e almeno in questo modo fu celebrato dai numerosi artisti attivi presso la sua corte.

    5.5 - La nuova maniera: la prima attivit di Pontormo e Rosso Fiorentino

    Dopo una prima formazione nelle botteghe di Leonardo e di Piero di Cosimo, Jacopo Carucci, detto Pontormo (1494-1557), era passato in quella di Andrea del Sarto (vedi 5.1), e con lui aveva collaborato alla decorazione del chiostrino dei Voti alla Santissima Annunziata, realizzando tra il 1514 e il 1516 la Visitazione [fig. 1]. L'esecuzione di questo affresco, dove la monumentalit delle figure e della struttura architettonica denuncia la forte influenza dell'arte di Michelangelo e Raffaello, seguiva di poco l'intervento sulle stesse pareti del piccolo ambiente di un pittore coetaneo, detto Rosso Fiorentino (1494-1540). Egli infatti tra il 1513 e il 1514 portava a termine

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo l'affresco con l'Assunzione della Vergine, dove sono gi chiare le sue straordinarie novit coloristiche.

    Tra il 1517 e il 1518 tre pale comparvero sugli altari di altrettante chiese fiorentine, segnando un momento di grandissima importanza all'interno di un processo artistico che trover compimento negli anni immediatamente successivi. Alla Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto del 1517 (vedi 5.3), Pontormo e Rosso risposero nel 1518 rispettivamente con la cosiddetta Pala Pucci [fig. 2], dal nome del committente Francesco Pucci, ancora oggi in San Michele Visdomini, e con la Madonna e santi [fig. 3], detta anche Pala di Santa Maria Nuova dal luogo di collocazione precedente al suo ingresso agli Uffizi, dove oggi conservata. La replica al posato classicismo di Andrea del Sarto per Pontormo l'occasione di sperimentare novit espressive entro la tradizionale struttura piramidale; per Rosso costituisce invece la spinta a innovare e stravolgere completamente uno schema, eliminando all'interno del gruppo qualsiasi ordine gerarchico e costringendo i personaggi in uno spazio angusto.

    Il secondo decennio del secolo si chiudeva con un'altra importante commissione per Pontormo. Nel 1515, in vista delle nozze del figlio Pierfrancesco, Salvi Borgherini aveva commissionato a diversi artisti la realizzazione di alcuni pannelli raffiguranti storie della vita di Giuseppe (vedi la scheda Storie di Giuseppe ebreo). Ad Andrea del Sarto spett eseguirne due, mentre il contributo di Pontormo previde l'elaborazione di tre pannelli, conclusi nel 1519 con il dipinto gi "manieristico" di Giuseppe in Egitto.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 6 - Venezia nel primo Cinquecento

    L'unit didattica analizza la pittura a Venezia nei primi decenni del Cinquecento.

    6.1 - I primi anni del Cinquecento

    6.2 - Giorgione

    6.3 - Gli anni veneziani di Sebastiano Luciani, detto del Piombo

    6.4 - Tra Cima da Conegliano e Palma il Vecchio

    6.5 - Ai margini della pittura veneziana: Lorenzo Lotto

    6.1 - I primi anni del Cinquecento

    All'aprirsi del nuovo secolo Giovanni Bellini stava ormai conquistando il ruolo di autorit indiscussa della pittura veneziana: pittore e ritrattista ufficiale, lavorava in palazzo Ducale e la produzione della sua bottega dettava il gusto in laguna. Ci vero naturalmente per i piccoli quadretti di devozione privata, per i teleri di storia, per la ritrattistica e per le pale d'altare.

    Il modello sperimentato con la Pala di san Giobbe (vedi il modulo La pittura a Venezia nel Rinascimento I, 2.2) si afferm nel 1505, quando Bellini firm la grande Pala di san Zaccaria [fig. 1] (vedi il modulo La pittura a Venezia nel Rinascimento II, 1.1). Sul trono, in posizione sopraelevata, si erge la Madonna con il Bambino. Ai lati, in perfetta simmetria, si dispongono a sinistra i santi Pietro (con le chiavi e il libro chiuso) e Caterina (con un frammento della ruota, strumento del martirio, e la palma), mentre a destra sono santa Lucia (che porta i segni del martirio, gli occhi e la palma) e san Girolamo, con gli abiti cardinalizi, intento nella lettura del libro. I personaggi si collocano all'interno di uno spazio pensato come una cappella che si apre al di l del muro su cui la pala effettivamente si trova. Infatti, la struttura decorativa e architettonica dipinta riprende quella reale della cornice che inquadra la tavola (si vedano specialmente le paraste decorate a grottesche). Quando Vittore Carpaccio, nel 1510, realizzer la Presentazione al tempio [fig. 2] per l'altare Sanudo in San Giobbe, non potr fare a meno di questo modello.

    Nonostante a Venezia si potesse lavorare su modelli cos solidi, questi primi anni del secolo coincisero anche con un momento di sperimentazione formale. Resta ancora da chiarire la reale portata del passaggio di Leonardo in citt nel marzo del 1500. Tuttavia, le novit stavano entrando nell'arte lagunare, ad opera non tanto dei grandi maestri, quanto dei giovani pittori che si stavano affacciando sulla scena.

    6.2 - Giorgione

    Le notizie documentarie relative a Giorgione sono scarse, e ci ha costituito un problema per la messa a punto di un catalogo delle sue opere. Svolse la sua prima attivit nella citt natale, Castelfranco Veneto. Qui realizz nel 1502 una pala, la Madonna e santi, commissionata dal condottiero Tuzio Costanzo per la sua cappella nel Duomo e, contemporaneamente, un fregio a monocromo di carattere astrologico che si estende sulla parete est del salone dell'antica casa Marta.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Unica fonte attendibile, perch di poco pi tarda, per affrontare il problema del catalogo costituita dal taccuino marciano di Marcantonio Michiel, che a partire dal 1525 vi annot brevi descrizioni relative ai quadri veduti nelle raccolte private veneziane. Dalla lettura di queste carte si ha notizia di alcuni dipinti che si dicono di Giorgione: i cosiddetti Tre filosofi, la Venere, la Tempesta.

    Probabilmente appena giunto a Venezia realizzava i Tre Filosofi [fig. 1] oggi a Vienna. Tre personaggi sono rappresentati in un paesaggio: due sono in piedi, e uno, seduto a terra, guarda verso un punto imprecisato. Il pi anziano abbigliato come un sacerdote ebreo, e mostra una carta astrologica. Il secondo, in piedi, di media et, vestito all'orientale, mentre il terzo pi giovane impegnato in calcoli geometrici. Alle loro tre et corrisponde la successione dei tempi e delle religioni; l'ultimo personaggio sembra dunque simbolo del cristianesimo (o della sua decadenza).

    Nel 1506 Giorgione era certamente a Venezia. A quella data l'iscrizione posta dietro la Laura (vedi il modulo La pittura a Venezia nel Rinascimento II, 4.4) lo dice "collega" del pittore Vincenzo Catena. Tra il 1507 e il 1508 sono registrati pagamenti per un telero in Palazzo Ducale di cui non si ha poi altra notizia, mentre nel 1508 documentata la sua presenza al Fondaco dei Tedeschi. Nel 1507 eseguiva la Venere [fig. 2] sulla quale qualche anno dopo intervenne Tiziano.

    Sono anche gli anni della Tempesta [fig. 3] oggi presso le Gallerie dell'Accademia, cos densa di significato da offrirsi a ogni tipo di interpretazione, nessuna provabile. Come una meteora, la vita di Giorgione termin con la peste, scoppiata a Venezia nel 1510.

    6.3 - Gli anni veneziani di Sebastiano Luciani, detto del Piombo

    Sebastiano Luciani nacque intorno alla met degli anni Ottanta del Quattrocento a Venezia, dove si form forse presso la bottega di Giovanni Bellini, e comunque all'insegna della sua arte. Tuttavia gi le prime opere note di Sebastiano mostrano un pittore in piena sperimentazione formale.

    Lo dimostra molto bene il grande telero incompiuto di Kingston Lacy con il Giudizio di Salomone [fig. 1], eseguito per il patrizio Andrea Loredan, forse intorno al 1506-1507. evidente una ricerca di monumentalit, sia nelle figure che si dispongono in maniera simmetrica ma non statica attorno ai gradini su cui sta, nella posizione pi alta, il sapiente re, sia soprattutto nello scenario architettonico, costruito con rigore antiquariale.

    Erano molti i riferimenti per un giovane pittore a questa data, a Venezia. Intanto, c'erano le prime opere di Tiziano; di qualche significato dovette anche essere la comparsa nel 1506 della Festa del Rosario di Albrecht Drer nella chiesa di San Bartolomeo (vedi la scheda Drer in Italia); ed era inoltre attivo in citt Palma il Vecchio. Eppure anche il linguaggio di Bellini era in trasformazione, e gli esiti di sfumato raggiunti da Sebastiano nelle sue prime opere, imputati ora all'influenza di Giorgione (6.2), ora a quella di fra' Bartolomeo (di passaggio in citt nel 1508), sono presenti nella pittura del maestro. Basti soltanto mettere a confronto la Pala di San Zaccaria (6.1) di Bellini con la prima opera pubblica di Sebastiano, le ante eseguite tra il 1508 e il 1509 per l'organo della chiesa di San Bartolomeo di Rialto, sede religiosa dei mercanti tedeschi attivi a Venezia [figg. 2-3].

    All'interno di nicchie in penombra risaltano le figure dei santi: Ludovico da Tolosa [fig. 2], a ricordo di Alvise Ricci, vicario della chiesa in quegli anni; Bartolomeo, in riferimento alla titolazione della chiesa [fig. 3]; Sebastiano, tradizionale protettore in tempo di peste [fig. 3]; Sinibaldo, patrono della citt di Norimberga, di cui faceva parte la maggioranza della comunit tedesca di Venezia.

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo La pala con San Giovanni Crisostomo tra le sante Caterina, Maddalena e Lucia, e i santi Giovanni Evangelista, Giovanni Battista e Teodoro [fig. 4] fu eseguita per l'altare maggiore della chiesa di San Giovanni Crisostomo tra il 1510 e il 1511 (vedi il modulo La pittura a Venezia nel Rinascimento II, 5.3). Caratterizzata da un'inedita impostazione laterale, funzionale per raffigurare il santo nell'atto di scrivere, fu l'ultima opera pubblica veneziana di Sebastiano. Subito dopo, nel 1511 e al seguito del ricco banchiere Agostino Chigi, and a Roma, dove trascorse il resto della sua vita.

    6.4 - Tra Cima da Conegliano e Palma il Vecchio

    Nel corso del secondo decennio del Cinquecento alcuni dei protagonisti degli anni precedenti scomparvero: morto Giorgione nel 1510, partito Sebastiano nel 1511, la scena era dominata dall'ormai celebre Tiziano che, alla morte di Bellini (1516), assunse la carica di pittore ufficiale della Serenissima. Altri pittori intanto si affacciavano sulla scena artistica veneziana.

    All'inizio del Cinquecento, Giambattista Cima da Conegliano (1459 circa-1518) era saldamente attivo tra citt e provincia, al lavoro per le Scuole locali e per committenti privati.

    Tra il 1509 e il 1510 realizzava l'Adorazione dei pastori con le sante Caterina, Elena, Tobiolo e l'arcangelo Raffaele [fig. 1] per la chiesa veneziana dei Carmini su commissione del mercante Giovanni Calvo, per l'altare della propria famiglia e a ricordo della moglie Caterina, defunta nel 1508, alla quale fa riferimento la santa eponima. Calvo stesso si fece rappresentare in veste di pastore, in atto di adorare il Bambino, sotto lo sguardo vigile di Elena, con la croce, e di Raffaele, medicina di Dio.

    Il bergamasco Jacopo Negretti, detto Palma il Vecchio (circa 1480-1528), dal 1510 risulta documentato a Venezia, dove trascorse praticamente tutta la vita. Il suo stile, tranquillo e gradevole, e una sintonia con gli schemi e le tipologie cari alla tradizione veneziana e belliniana ne fecero uno degli artisti pi richiesti del momento nell'ambito delle committenze private. Vasta infatti la sua produzione di ritratti, specialmente femminili, e di dipinti religiosi destinati alla devozione privata. Tuttavia anche chiese e scuole si avvalsero della sua attivit.

    Il suo capolavoro, il Polittico di santa Barbara, fu commissionato dalla Scuola dei Bombardieri, di cui la santa patrona, ed eseguito, probabilmente tra il 1523 e il 1524, per l'altare della scuola nella chiesa di Santa Maria Formosa. Qui, come si vede nello scomparto centrale [fig. 2], il pittore dimostra di essere in linea con la produzione pittorica contemporanea, specialmente tizianesca.

    6.5 - Ai margini della pittura veneziana: Lorenzo Lotto

    Lorenzo Lotto (circa 1480-1557) fu veneziano di nascita, ma mai di adozione. Nei primi anni della sua attivit, fino al 1506, infatti documentato a Treviso, al servizio del vescovo Bernardo de' Rossi che gli commission il ritratto suo e della sorella Giovanna con le relative coperte allegoriche e alcuni quadri di devozione privata. Come si desume da questa sua prima produzione, Lotto dovette formarsi nel pieno della tradizione belliniana, assumendone finanche schemi compositivi. Ci si nota in particolare nella Pala di Santa Cristina [fig. 1], realizzata tra il 1505 e il 1506 per la chiesa parrocchiale di Santa Cristina a Quinto, presso Treviso, dove ancora oggi si trova (si confronti con la pala di San Zaccaria, in 6.1).

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Nonostante una tale sintonia con l'arte dominante, Lotto decise di prendere la strada per le Marche, dando inizio a un girovagare tra Roma, le Marche e Bergamo, che solo in poche occasioni, e per pochi anni, lo vedr tornare a Venezia. Il suo esordio in terra marchigiana fu il Polittico di Recanati [fig. 2]. Firmato e datato 1508, fu eseguito per la chiesa cittadina di San Domenico. Negli scomparti di cui si compone si attua la celebrazione dell'ordine e l'esaltazione del governo cittadino, attraverso una calibrata scelta dei personaggi da rappresentare, che si dispongono contro un fondale architettonico concepito come uno spazio unitario.

    Due pagamenti del 1509 attestano la presenza di Lotto a Roma, tra le maestranze attive alle Stanze Vaticane. Rimane ancora difficile stabilire in che modo e dove il pittore intervenne. Certo che ben presto dovette lasciare la citt dei papi, ancora alla volta delle Marche. Per la confraternita del Buon Ges in San Floriano a Jesi nel 1512 Lotto esegue la Deposizione [fig. 3], dove dimostra di aver assimilato alcune tipologie raffaellesche, rifiutando per l'interpretazione classicheggiante ed estetizzante che le caratterizza.

    Nel 1513 Lotto si trasfer a Bergamo dove rimase fino al 1525, portando a termine tre pale d'altare, la decorazione dell'oratorio Suardi (vedi la scheda Cappella Suardi di Lotto a Bergamo), ritratti e dipinti destinati a privati, e settanta, tra disegni e cartoni, tutti perduti, per le tarsie a soggetto veterotestamentario del coro ligneo della chiesa di Santa Maria Maggiore a Bergamo realizzate da Francesco Capoferri (per un approfondimento su Lorenzo Lotto vedi il modulo La pittura a Venezia nel Rinascimento II, UD7).

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo UD 7 - Tiziano Vecellio

    L'unit didattica esamina il percorso artistico di Tiziano Vecellio.

    7.1 - Tiziano: la nascita e le prime opere

    7.2 - Le grandi pale d'altare

    7.3 - I ritratti e gli autoritratti

    7.4 - Al servizio dei potenti

    7.5 - Le poesie mitologiche e l'ultimo Tiziano

    7.1 - Tiziano: la nascita e le prime opere

    Tiziano Vecellio nacque a Pieve di Cadore tra il 1480 e il 1485. Una delle sue prime opere, Jacopo Pesaro presentato a san Pietro da papa Alessandro VI [fig. 1], celebra la vittoria di Santa Maura del 30 agosto 1502. Le flotte papali, comandate da Jacopo Pesaro, nobile veneziano e vescovo di Pafo, unite a quelle della Serenissima, avevano sconfitto in quella localit i Turchi. Eseguita tra il 1503 e il 1506, la paletta conservata ad Anversa ci offre direttamente le informazioni stilistiche sul giovane pittore: Tiziano guarda a Gentile Bellini per la figura un po' arcaica del papa, a Giovanni Bellini per quella pi aggiornata di san Pietro, alla pittura nordica, gi filtrata dal talento personale, per l'entusiasmante ritratto di Jacopo.

    Tra il 1508 e il 1509 Tiziano fu attivo al Fondaco dei Tedeschi. Il suo affresco (conservato in parte a Venezia nella Galleria Franchetti) venne integralmente riprodotto nelle incisioni settecentesche di Anton Maria Zanetti. Rappresenta un'allegoria di Venezia come Giuditta/Giustizia che calpesta la testa di Oloferne, pronta a difendere la citt dalle insidie dell'imperatore Massimiliano, cui rimanda il soldato tedesco posto in primo piano, che proprio in quegli anni si schierava con la lega di Cambrai contro la Serenissima.

    Dopo aver eseguito la Pala di san Marco per la chiesa di Santo Spirito in Isola (oggi in Santa Maria della Salute), un'opera votiva di grande equilibrio compositivo e contenutistico, il pittore cadorino realizz nel 1511 tre affreschi per la Scuola del Santo a Padova, tra cui il Miracolo del neonato [fig. 2], dove gli episodi miracolosi rimandano alle finalit politiche della committenza ed ostentano un pittore ormai gi solidissimo, capace di gestire le storie con assoluta sicurezza.Tre anni dopo Tiziano inizi a dipingere il celebre Amor sacro e profano [fig. 3] (vedi la scheda Interpretazioni dellAmor sacro e Amor profano), traducendo in immagine, in occasione delle nozze fra Niccol Aurelio e Laura Bagarotto, una splendida allegoria di persuasione amorosa, dimostrando tutto il suo virtuosismo pittorico.

    7.2 - Le grandi pale d'altare

    Il 19 maggio 1518 venne collocata sull'altar maggiore della chiesa veneziana di Santa Maria Gloriosa dei Frari la pala dell'Assunta [fig. 1]. Capolavoro supremo di Tiziano, commissionato nel 1516, essa rappresenta, seguendo le indicazioni dottrinarie francescane, l'ascesa di Maria

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  • ICoN Italian Culture on the Net L. Ventura, M.G. Sarti Il Rinascimento maturo Immacolata verso il Padreterno, che sta per incoronarla Regina del Cielo. Il pittore mette da parte i tradizionali riferimenti iconografici, si concentra sullo straordinario evento, utilizza il formato verticale per dar vita all'azione, esalta l'intensit dei colori per ottenere il pi alto effetto visivo (vedi anche il modulo La pittura a Venezia nel Rinascimento II, 6.6).

    Subito dopo, nel 1519 e nella stessa chiesa, Jacopo Pesaro commissiona a Tiziano per l'altare della sua famiglia, dedicato all'Immacolata Concezione, una grande pala, detta Pala Pesaro [fig. 2], compiuta in sette anni. Jacopo, ritratto sulla sinistra, rivolge lo sguardo a san Pietro, a Maria e al Cristo bambino. Sulla destra una straordinaria galleria di ritratti degli altri componenti della famiglia Pesaro, accompagnati da san Francesco e sant'Antonio. Lo spazio organizzato con una perizia assoluta; Tiziano considera attentamente la collocazione laterale del dipinto e attraverso il rigore compositivo ottimizza il punto di vista dello spettatore.

    Nulla ci rimane purtroppo della grandiosa pala con l'Uccisione di san Pietro Martire, dipinta da Tiziano per la chiesa veneziana dei Santi Giovanni e Paolo tra il 1528 e il 1530. Ma la copia che la riproduce basta a dimostrare che anche in questo caso il pittore cre un'opera rivoluzionaria, utilizzando la forza espressiva del dramma in atto.

    7.3 - I ritratti e gli autoritratti

    Intorno al 1508-1509 Tiziano ritrae il cosiddetto Ariosto [fig. 1], dimostrando immediatamente di non avere rivali in questo genere. La posizione del ritrattato misura in profondit lo spazio, il suo sguardo penetra l'osservatore, la sua veste esalta l'abilit tecnica dell'artista. I volti dei contemporanei si mettono in fila per avere l'onore di essere resi immortali dal pennello del maestro che, ad esempio, raggiunge vertici formidabili nel Ritrat