il microsensore cerca un perché ingegneri-designer la

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GIORNALEDIBRESCIA GIOVEDÌ 17 FEBBRAIO 2011 37 ECONOMIA BRESCIA Non sempre quando si progetta un dispositivo nuovo e tecnologicamente avanzato, si possono prevedere tutte le sue applicazioni. La ricerca imbocca una strada che sembra promet- tente, arriva ad individuare una soluzione che poi - ed è il nostro caso - chiede attenzioni alle aziende per trovare possibili con- crete applicazioni. È la situazione del sensore capaci- tivo per microfluidica realizzato da Marco Demori nel corso del dottorato di ricerca in Ingegneria elettroni- ca sensori e strumen- tazione, sotto la guida del team del Laborato- rio di Sensori e stru- mentazione elettroni- ca dell’Università di Brescia. Il nuovo sen- sore ha dimensioni micrometriche e for- se troverà applicazio- ni in diagnostica me- dica o nel monitorag- gio della qualità degli alimenti. Anche se le possibili prospettive potrebbero essere molte di più. «Il nostro sensore è composto da un microcanale (un diametro del- l’ordine dei millesimi di millime- tro) nel quale vengono iniettati fluidi o miscele di essi - spiega Marco, oggi al terzo anno del cor- so di dottorato -. Il dispositivo è in grado di discriminare e caratte- rizzare i fluidi che lo attraversano sulla base della loro costante die- lettrica, una grandezza fisica che descrive la capacità di un materiale di pola- rizzarsi in presenza di un campo elettrico». Mettere a punto il nuovo sensore non è stato semplice: la di- minuzione dei volu- mi e delle dimensioni, implica una riduzio- ne di scala delle gran- dezze da misurare e ciò comporta dei pro- blemi di sensibilità. «Oltre alla fabbricazio- ne dei microcanali (attività svolta in collaborazione con il Laborato- rio di Fisica tecnica del Dimi-Uni- versità di Brescia) abbiamo dovu- to lavorare sui sensori da accop- piare e sull’elettronica che tra- sforma la grandezza da misurare in un segnale misurabile - conti- nua Marco -. Si tratta di segnali davvero piccoli, con un ordine di grandezza inferiore di mille volte ai disturbi elettromagnetici pre- senti nell’aria. Abbiamo dovuto quindi mettere a punto delle tec- niche sofisticate per discrimina- re il segnale utile dal disturbo di fondo». Il microcanale è stato realizzato in uno strato di polimero siliconi- co, mentre il campo elettrico che induce la polarizzazione del flui- do è generato da elettrodi serigra- fati con inchiostro conduttivo a base di argento, su vetrini da microscopio. Tra gli elettrodi si ottiene il condensatore, che co- stituisce l’elemento sensibile del sistema di misura. La ricerca nel campo della microfluidica ha già permesso la realiz- zazione di sistemi con applicazioni concre- te, ma in futuro si in- travedono nuove prospettive. In campo chimico i vantaggi della tecnica risiedono nella possibili- tà di effettuare analisi su sostan- ze rare o particolarmente tossi- che, utilizzando ridottissime quantità di materiale. Nel caso poi di applicazioni in ambito bio- logico e medico invece, l’esami- nare singole cellule, e non tessuti cellulari, porta ad una maggiore accuratezza nei risultati ottenuti. «Il dispositivo, costruito in proto- tipo - continua Marco -. È innova- tivo per la tecnica di re- alizzazione e impiega tecnologie a basso co- sto. Al momento stia- mo esplorando le sue applicazioni in cam- po alimentare: potreb- be diventare un senso- re che rileva la quanti- tà di zuccheri nelle be- vande, la percentuale di grasso nel latte op- pure quella di acqua nel miele. Ma siamo aperti ad ogni propo- sta applicativa». L’indirizzo per contattare Marco e il gruppo che si occupa dello svi- luppo di dispositivi microfluidici sensorizzati è: marco.demori@ ing.unibs.it. Cristina Ricossa [email protected] D iventa ricercatore e comprati una valigia. La fuga all’estero dei cervelli italiani è tema ricorrente, ma parliamone anco- ra, se non altro per ricordare che 35 ricercatori su 100 ogni anno de- cidono di lasciare lo Stivale per l’estero, dove creano valore ag- giunto. L’Icom, Istituto per la Competiti- vità, ha messo in fila più di un da- to significativo come frutto di una ricerca commissionata dalla Fon- dazione Lilly e dalla Fondazione Cariplo. Sotto esame sono finiti i top twen- ty, ovvero i primi 20 ricercatori ita- liani (all’estero) che in 20 anni - come dimostra lo studio - hanno depositato 155 brevetti. Non solo. Altri 300 brevetti sono stati inseri- ti in elenco perché al loro svilup- po hanno partecipato, in team, al- tri ricercatori italiani (sempre al- l’estero). Il ricavato dal deposito di queste «invenzioni» è stimabi- le in un valore di 3,9 miliardi di eu- ro. Sempre secondo l’Icom, in media il valore di ogni cervello in fuga sfiora i 150 milioni di euro, ma il dato non è esaustivo. Siccome l’eccellenza è contagiosa, i miglio- ri studiosi italiani oltrefrontiera ha dato vita a team eterogenei che, a loro volta, hanno generato brevetti, ricchezza, più valore ai prodotti e, quindi, lavoro. Perché i ricercatori se ne vanno? Domanda retorica che implica due risposte: oltre frontiera i ricer- catori non sono trattati «a pesci in faccia» (ci si passi l’iperbole, ma un po’ di arrabbiatura è giustifica- ta dopo la lettura di questi dati), guadagnano bene, sono respon- sabilizzati, gestiscono i budget e, in particolare, hanno a disposizio- ne strutture adeguate a compiere al meglio il loro lavoro, cioè giun- gere ad un risultato scientifica- mente apprezzabile. Il valore a cui si fa riferimento è solo quello iniziale, cioè la vendi- ta del brevetto. La Fondazione, in- fatti, ha calcolato il rendimento di un particolare brevetto. L’esem- pio preso ad esame è quello di un farmaco anticancerogeno messo a punto da un ricercatore italia- no, ovviamente all’estero, e intro- dotto recentemente sul mercato. La commercializzazione del pro- dotto ha generato un fatturato an- nuo quantificabile in poco meno di due miliardi di euro. Altra domanda. Quanti sono i ri- cercatori in Italia? Ebbene sono circa 70mila, numero più basso ri- spetto agli altri principali Paesi del G7 (in Francia sono 155mila, nel Regno Unito 147mila, in Ger- mania 240mila, negli USA 1.150.00, in Canada 90mila e in Giappone 640mila). Eppure i no- stri ricercatori - anche quelli che restano in Italia - dimostrano sempre un indice di produttività individuale eccellente. Hanno quindi imparato a fare di necessi- tà virtù. L’Italia spende per la ricerca l’1,3% del Pil. Ad avere il «bracci- no corto» non è solo la parte pub- blica, ma anche quella privata. Sul totale dei nostri investimenti in R&S il 42% è privato, contro il 64% della media Ocse che denota la possibilità di liberare maggiori risorse pubbliche per la ricerca di base. Infine, l’investimento per abitan- te in ricerca e sviluppo in Italia è mediamente di 250 euro contro i 654 euro dei tedeschi. Per l’inno- vazione l’industria tedesca nel 2011 investirà di suo 60 miliardi di euro. Il divario - come si può notare - è enorme. La spesa per la ricerca e l’innovazione incide sulla capaci- tà di un sistema Paese di compete- re nel sistema globale. Questo la Germania, che prendiamo a riferi- mento, lo sa bene e la crescita del Pil di Berlino lo dimostra abbon- dantemente. MarcoDemori. Ilsuo sensore hamicrocanali dell’ordine dei millesimi dimillimetro Il microsensore cerca un perché... La storia del «sensore capacitivo per microfluidica» ideato da Marco Demori Fa rilevazioni in molti ambiti. Se qualche azienda ha un’idea si faccia avanti l’analisi Cervelli in fuga: così l’Italia perde il valore aggiunto dell’innovazione di Claudio Venturelli BANCA-INNOVAZIONE Una Banca Nazionale dell’Innovazio- ne dedicata agli startup e a imprese ad alto contenuto tecnologico. Di questo si è discusso il 2 febbraio alla Camera dei Deputati, nell’ambito del Convegno «Per rifare l’Italia, la grande sfida dell’innovazione». Ospi- te d’eccezione, il Premio Nobel per l’economia Edmund Phelps. Nel suo intervento ha chiarito che lo svilup- po tecnologico è uno dei fattori cardi- ne per il successo delle imprese del futuro e diventa quindi cruciale la presenza di banche in grado di finan- ziare i progetti innovativi. INTERNAZIONALIZZAZIONE Il 3 marzo a Milano, palazzo Affari ai Giureconsulti, è organizzato un semi- nario di chiusura del progetto della Promos, «Chimica, energia e innova- zione». Saranno presenti alcuni ricer- catori del Massachusset Institute of Technology (MIT) e dei Laboratori di Berkeley. Per maggiori informazioni sull’evento [email protected]. it. L’Università di Washington, inve- ce, organizza a marzo, nella sua sede di Roma, diversi workshop incentra- ti sulla microstrumentazione dedica- ta all’ottimizzazione di processo e al- le future opportunità di questa tecno- logia. Per info: www.cpac.washin- gton.edu/Activities/Meetings/Satel- lite/2011/info.html. PMI,DALLAREGIONE Tenete d’occhio la Gazzetta Ufficia- le: sono alle porte nuovi finanzia- menti per le imprese lombarde che collaborano tra loro, nell’ambito di ricerca, sviluppo e innovazione. La Regione Lombardia sta per pubblica- re il bando indirizzato alle Pmi per lo sviluppo di prodotti innovativi in questi settori: biotecnologie alimen- tari e non, nuovi materiali, moda, de- sign, tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’intervento pubblico potrà coprire al massimo l’80% delle spese ammesse. DENTRO INGEGNERIA Storie di innovazione, di ricercatori e gli appuntamenti per far conoscere alle aziende l’attività della facoltà L’IDEA Marco Demori ha realizzato l’idea nel Laboratorio di Sensori e strumentazione elettronica di Ingegneria PERFARE COSA? Il sensore è in grado di riconoscere i fluidi in base ad una serie di proprietà «elettriche» DIECASTING DAY Ingegneria ospita la 5ª edizione del seminario sulla pressocolata L’organizzazione è del Csmt L’AGENDA

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GIORNALE DIBRESCIA GIOVEDÌ 17 FEBBRAIO 2011 37ECONOMIA

BRESCIA Se otteniamo con facilità la linea per ilnostro telefono cellulare, lo dobbiamo in parte allaFacoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia. IlGruppo reti di telecomunicazione del Dipartimen-to di Ingegneria dell’Informazione del nostro Ate-neo (i docenti Luca Salgarelli e Francesco Gringoli)ha infatti collaborato con Alcatel-Lucent Italia (lea-der nel settore delle comunicazioni) per lanciare sulmercato il 9500MPR (Microwave Packet Radio), unapparato di trasporto per reti mo-bili cellulari «che si adatta a qua-lunque tipo di rete - affermaGianluca Boiocchi di Alcatel-Lu-cent- e assiste l’operatore telefoni-co nella progettazione della pro-pria rete di trasporto, garantendo-ne la flessibilità essenziale perogni futura evoluzione».Per raggiungere questo risultato«sono stati sviluppati modelli e unsimulatore di rete necessario pereseguire tutte le prove di messa apunto del 9500MPR - racconta Lu-ca Salgarelli -. È in questo conte-sto è stata avviata una collabora-zione che dura dal 2005».Unarete ditelecomunicazioni èun insiemedi dispo-sitivi e collegamenti che consentono trasmissione ericezione di dati provenienti da terminali, comecomputer, palmari e cellulari, per la comunicazionetra utentisituati in locazioni geograficamentedistin-te. La diffusione sempre crescente della telefoniamobile ha fatto esplodere i volumi di traffico e nonsolo della comunicazione «voce».Sta soprattutto crescendo esponenzialmente il traf-

fico di dati (accesso a internet e applicazioni multi-mediali) dovuti all’affermarsi sul mercato deglismartphone.«È una trasformazione senza precedenti - continuaBoiocchi -, che trova corrispondenza nella semprepiù elevata velocità di trasmissione delle reti». Unalarga parte di traffico si muove nell’etere utilizzandoponti radio, e proprio nei laboratori di Ricerca e Svi-luppo diAlcatel-Lucent diVimercate «è stato conce-

pitoil9500MPR,ilprimopontera-dio digitale a pacchetto del mon-do - dice Gianluca Boiocchi - spe-cificamente progettato per com-binare in modo ottimale il tradi-zionale traffico degli utenti foniae quello, emergente, dei dati».Grazie al simulatore di rete «ma-de in Brescia» sono state testateparticolariconfigurazioni e le tec-nologie migliori anche per le retidi futura generazione.Secondo le aspettative di Alcatel-Lucent, il 9500MPR sarà anche ingrado di supportare applicazioniad alta capacità e lunga distanza.La collaborazione tra l’azienda e

il nostro Ateneo, ha poi permesso a studenti e dotto-randi di frequentare i laboratori di Alcatel-Lucentperlunghi stage. Ciò haconsentitoai giovaniricerca-tori di vivere l’esperienza di uncontesto multinazio-nale difficile da "immaginare" dall’esterno o dal-l’università. L’azienda, invece, haavuto modo dico-noscere potenziali candidati per eventuali inseri-menti lavorativi, che si sono già concretizzati perdue ex stagisti. c. r.

Una linea più veloce per il telefoninoDa Ingegneria la collaborazione con la Alcatel-Lucent

BRESCIA L’innovazione è nella loro sto-ria:un prodotto adalto contenuto tecno-logico li ha fatti uscire, solo quattro annifa, dall’anonimato e ora stanno facendoun nuovo passo avanti in questa direzio-ne. Hotech, azienda di Castel Mella spe-cializzata in termoarredi con una fortevalenza estetica (www.hotech.it), ha ac-colto nella sua scuderia di de-signerseistudentessedel Cor-so di Disegno industriale del-la Facoltà di Ingegneria bre-sciana.Le sei giovani designer-inge-gnere, sono entrate in contat-to con Hotech grazie a «A&DProject - Artisti e Designer in-terpretano le forme del vive-re», un progetto interdiscipli-narepensatoe fortementevo-luto da Dario Polatti (Univer-sità Cattolica) nell’ambito diBrescia Casa Design.A&D Project ha coinvolto gli studenti de-gli atenei e di due accademie cittadine,che hanno messo a disposizione delleaziende espositrici le loro competenzeper ridisegnareoggetti delle loro collezio-ni: il Dipartimento di Disegno Industria-ledellaFacoltàdi Ingegneria perrealizza-re i prototipi, l’Accademia Santa Giulia,grafica e comunicazione dei prototipi,l’Accademia Laba si è occupata di sceno-grafia e decorazione dell’area espositivael’Università Cattolica, Labo-ratorio organizzazione even-ti moda, ha curato l’organiz-zazione dell’evento.«Quando abbiamo conosciu-to le sei ingegnere-designerabbiamo capito che poteva-no diventare una nuovarisor-sa per l’azienda - dice Mauri-zio Casassa, con il fratello Mi-chele alla guida di Hotech -.Le ragazze hanno subito col-to le potenzialità della nostratecnologia e la filosofia deiprodotti Hotech». Al puntoche l’azienda ha deciso di inserire nellaproduzione otto nuovi caloriferi proget-tati da loro. In pratica ne è nata una sortadi linea per intero disegnata da loro.«Per noi è un sogno - dicono le ragazze -.Le nostre idee, solitamente, diventanoprototipi in scala, valutati dai docenti del

Laboratorio di Disegno industriale. Lacosa ha un’indiscutibile valenza, che pe-rò resta scollata dalla realtà industriale.Orainvece abbiamo un vero committen-te e un primo rapporto professionale».Con le studentesse, Hotech ha stipulatoun contratto di collaborazione. «Riceve-ranno delle royalties sulla vendita dei lo-

ro modelli - aggiunge Miche-le Casassa -. E stiamo già pen-sandoanuove linee sulle qua-li lavorare insieme».Anche per l’Università di Bre-sciatutto ciò ha un forte signi-ficato: «Il successo dei nostristudenti è un grande traguar-do raggiunto - dicono ValerioVilla, docente di Disegno in-dustriale e Diego Paderno,punto di riferimento dei ra-gazzi nel Laboratorio -. Orafacciamo volentieri un passoindietro,orgogliosidiaver for-

nito agli studenti gli strumenti necessariperché possano camminare con le lorogambe. È un merito anche della Hotech:non è usuale che un’azienda abbia que-sto coraggio. La speranza è che questocoraggio venga premiato».Hotechnonè nuovaaesperienze innova-tive.Nel 2007l’azienda, in virtùdi un bre-vetto, siè convertita da costruttrice di ca-loriferi tradizionali a produttrice di untermoarredo nuovo: un calorifero dello

spessore di pochi millimetri,che utilizza volumi d’acqua25-30 volte inferiori a quellidi un radiatore tradizionaledi pari efficacia.«Abbiamo svincolato l’esteti-ca dalla funzione - continuaMichele Casassa - e dato spa-zio al design. Oggi realizzia-mo prodotti di alta gammaesportati in tutto il mondo,che sicollocano ai massimi li-velli del mercato.Il nostro fat-turato cresce al ritmo del 35%all’anno». Gli otto nuovi mo-

delli Hotech, progettati da Ilaria Cottali,Chiara Velardi, Federica Sandrini e MaraGiardini, Federica Montresor e GiulianaMormone sono esposti a Brescia CasaDesign.

Cristina Ricossainnovazione @ giornaledibrescia.it

BRESCIA Non sempre quando siprogetta un dispositivo nuovo etecnologicamente avanzato, sipossono prevedere tutte le sueapplicazioni. La ricerca imboccauna strada che sembra promet-tente, arriva ad individuare unasoluzione che poi - ed è il nostrocaso - chiede attenzioni alleaziende per trovare possibili con-crete applicazioni.Èla situazione delsensore capaci-tivo per microfluidica realizzatoda Marco Demori nel corso deldottorato di ricerca inIngegneria elettroni-ca sensori e strumen-tazione, sotto la guidadelteamdel Laborato-rio di Sensori e stru-mentazioneelettroni-ca dell’Università diBrescia. Il nuovo sen-sore ha dimensionimicrometriche e for-se troverà applicazio-ni in diagnostica me-dica o nel monitorag-gio della qualità deglialimenti. Anche se le possibiliprospettive potrebbero esseremolte di più.«Il nostro sensore è composto daunmicrocanale (undiametrodel-l’ordine dei millesimi di millime-tro) nel quale vengono iniettatifluidi o miscele di essi - spiegaMarco, oggi al terzo anno del cor-so di dottorato -. Il dispositivo èingrado di discriminare e caratte-rizzare i fluidi che lo attraversanosulla base della loro costante die-lettrica, una grandezza fisica chedescrive la capacità diun materiale di pola-rizzarsi in presenza diun campo elettrico».Mettere a punto ilnuovo sensore non èstato semplice: la di-minuzione dei volu-mi e delle dimensioni,implica una riduzio-ne di scala delle gran-dezze da misurare eciò comporta dei pro-blemi di sensibilità.«Oltreallafabbricazio-ne dei microcanali (attività svoltaincollaborazionecon il Laborato-riodi Fisica tecnica del Dimi-Uni-versità di Brescia) abbiamo dovu-to lavorare sui sensori da accop-piare e sull’elettronica che tra-sforma la grandezza da misurarein un segnale misurabile - conti-

nua Marco -. Si tratta di segnalidavvero piccoli, con un ordine digrandezza inferiore di mille volteai disturbi elettromagnetici pre-senti nell’aria. Abbiamo dovutoquindi mettere a punto delle tec-niche sofisticate per discrimina-re il segnale utile dal disturbo difondo».Il microcanale è stato realizzatoinuno strato di polimero siliconi-co, mentre il campo elettrico cheinduce la polarizzazione del flui-do è generato da elettrodi serigra-

fati con inchiostroconduttivo a base diargento, su vetrini damicroscopio. Tra glielettrodi si ottiene ilcondensatore, che co-stituisce l’elementosensibile del sistemadi misura.La ricerca nel campodella microfluidica hagiàpermesso la realiz-zazione di sistemi conapplicazioni concre-te, ma in futuro si in-

travedono nuove prospettive. Incampo chimico i vantaggi dellatecnica risiedono nella possibili-tà di effettuare analisi su sostan-ze rare o particolarmente tossi-che, utilizzando ridottissimequantità di materiale. Nel casopoi di applicazioni in ambito bio-logico e medico invece, l’esami-nare singole cellule, e non tessuticellulari, porta ad una maggioreaccuratezza nei risultati ottenuti.«Il dispositivo, costruito in proto-tipo- continua Marco -. È innova-

tivoperlatecnicadire-alizzazione e impiegatecnologie a basso co-sto. Al momento stia-mo esplorando le sueapplicazioni in cam-poalimentare:potreb-bediventareunsenso-re che rileva la quanti-tàdi zuccheri nelle be-vande, la percentualedi grasso nel latte op-pure quella di acquanel miele. Ma siamoaperti ad ogni propo-

sta applicativa».L’indirizzo per contattare Marcoeil gruppo che si occupadello svi-luppo di dispositivi microfluidicisensorizzati è: [email protected].

Cristina Ricossainnovazione@ giornaledibrescia.it

Diventa ricercatore ecomprati una valigia.La fuga all’estero deicervelli italiani è tema

ricorrente, ma parliamone anco-ra, se non altro per ricordare che35ricercatorisu100ogniannode-cidono di lasciare lo Stivale perl’estero, dove creano valore ag-giunto.L’Icom, Istituto per la Competiti-vità, ha messo in fila più di un da-tosignificativocome fruttodiunaricercacommissionatadallaFon-dazione Lilly e dalla FondazioneCariplo.Sottoesamesonofiniti i toptwen-ty,ovveroiprimi20ricercatori ita-liani (all’estero) che in 20 anni -come dimostra lo studio - hannodepositato155 brevetti.Nonsolo.Altri 300 brevetti sono stati inseri-ti in elenco perché al loro svilup-pohannopartecipato, inteam,al-tri ricercatori italiani (sempre al-l’estero). Il ricavato dal depositodi queste «invenzioni» è stimabi-leinunvaloredi3,9miliardidieu-ro.Sempresecondol’Icom, inmediail valore di ogni cervello in fugasfiora i 150 milioni di euro, ma ildato non è esaustivo. Siccomel’eccellenzaècontagiosa, imiglio-ri studiosi italiani oltrefrontieraha dato vita a team eterogeneiche, a loro volta, hanno generatobrevetti, ricchezza, più valore aiprodotti e, quindi, lavoro.Perché i ricercatori se ne vanno?Domanda retorica che implicaduerisposte:oltrefrontierairicer-catorinon sono trattati «a pesci infaccia» (ci si passi l’iperbole, maunpo’diarrabbiaturaègiustifica-ta dopo la lettura di questi dati),guadagnano bene, sono respon-sabilizzati, gestiscono i budget e,inparticolare,hannoadisposizio-ne strutture adeguate a compiereal meglio il loro lavoro, cioè giun-gere ad un risultato scientifica-mente apprezzabile.Il valore a cui si fa riferimento è

solo quello iniziale, cioè la vendi-tadelbrevetto.LaFondazione,in-fatti,hacalcolatoilrendimento diun particolare brevetto. L’esem-pio preso ad esame è quello di unfarmaco anticancerogeno messoa punto da un ricercatore italia-no,ovviamenteall’estero,eintro-dotto recentemente sul mercato.La commercializzazione del pro-dottohageneratounfatturatoan-nuo quantificabile in poco menodi due miliardi di euro.Altra domanda. Quanti sono i ri-cercatori in Italia? Ebbene sonocirca70mila,numeropiùbassori-spetto agli altri principali Paesidel G7 (in Francia sono 155mila,nel Regno Unito 147mila, in Ger-mania 240mila, negli USA1.150.00, in Canada 90mila e inGiappone 640mila). Eppure i no-stri ricercatori - anche quelli cherestano in Italia - dimostranosempre un indice di produttivitàindividuale eccellente. Hannoquindi imparato a fare di necessi-tà virtù.L’Italia spende per la ricercal’1,3% del Pil. Ad avere il «bracci-no corto» non è solo la parte pub-blica, ma anche quella privata.Sul totale dei nostri investimentiin R&S il 42% è privato, contro il64% della media Ocse che denotala possibilità di liberare maggioririsorse pubbliche per la ricerca dibase.Infine, l’investimento per abitan-te in ricerca e sviluppo in Italia èmediamente di 250 euro contro i654 euro dei tedeschi. Per l’inno-vazione l’industria tedesca nel2011 investirà di suo 60 miliardidi euro.Il divario - come si può notare - èenorme. La spesa per la ricerca el’innovazioneincidesullacapaci-tàdiunsistemaPaesedicompete-re nel sistema globale. Questo laGermania,cheprendiamoariferi-mento, lo sa bene e la crescita delPil di Berlino lo dimostra abbon-dantemente.

IMPRESE & RICERCA

Foto di gruppo per le ingegneri-designer, docenti e i titolari della Hotech

Marco Demori. Il suo sensore ha microcanali dell’ordine dei millesimi di millimetro

Il microsensore cerca un perché...La storia del «sensore capacitivo per microfluidica» ideato da Marco DemoriFa rilevazioni in molti ambiti. Se qualche azienda ha un’idea si faccia avanti

l’analisi

Cervelli in fuga: così l’Italia perdeil valore aggiunto dell’innovazionedi Claudio Venturelli

BANCA-INNOVAZIONE

UnaBanca Nazionaledell’Innovazio-ne dedicata agli startup e a impresead alto contenuto tecnologico. Diquesto si è discusso il 2 febbraio allaCamera dei Deputati, nell’ambitodel Convegno «Per rifare l’Italia, lagrandesfida dell’innovazione». Ospi-te d’eccezione, il Premio Nobel perl’economia Edmund Phelps. Nel suointervento ha chiarito che lo svilup-potecnologico èuno dei fattori cardi-ne per il successo delle imprese delfuturo e diventa quindi cruciale lapresenzadi banche in grado di finan-ziare i progetti innovativi.

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il 3 marzo a Milano, palazzo Affari aiGiureconsulti,èorganizzatounsemi-nario di chiusura del progetto dellaPromos, «Chimica, energia e innova-zione».Sarannopresentialcuni ricer-catori del Massachusset Institute ofTechnology (MIT) e dei Laboratori diBerkeley. Per maggiori informazionisull’[email protected]. L’Università di Washington, inve-ce, organizza a marzo, nella sua sededi Roma, diversi workshop incentra-tisullamicrostrumentazione dedica-ta all’ottimizzazione di processo e al-lefutureopportunitàdiquesta tecno-logia. Per info: www.cpac.washin-gton.edu/Activities/Meetings/Satel-lite/2011/info.html.

PMI,DALLA REGIONE

Tenete d’occhio la Gazzetta Ufficia-le: sono alle porte nuovi finanzia-menti per le imprese lombarde checollaborano tra loro, nell’ambito diricerca, sviluppo e innovazione. LaRegioneLombardia sta per pubblica-re il bando indirizzato alle Pmi per losviluppo di prodotti innovativi inquesti settori: biotecnologie alimen-tari enon, nuovi materiali, moda, de-sign, tecnologie dell’informazione edella comunicazione. L’interventopubblico potrà coprire al massimol’80% delle spese ammesse.

DENTRO INGEGNERIA

Storie di innovazione, di ricercatorie gli appuntamenti per far conoscerealle aziende l’attività della facoltà

LE UNIVERSITÀIl progetto ha

coinvolto la facoltàdi Ingegneriae la Cattolica,

oltre alleaccademie Laba

e Santa Giulia

L’AZIENDAHotech è uno dei

nomi nuovidell’industria

bresciana: realizzacaloriferi con

un innovativosistema produttivo

L’IDEAMarco Demori ha

realizzato l’ideanel Laboratorio di

Sensori estrumentazione

elettronicadi Ingegneria

PER FARE COSA?Il sensoreè in grado

di riconoscerei fluidi in basead una seriedi proprietà«elettriche»

Ingegneri-designerLa sfida femminiledella HotechL’azienda di Castel Mella ingaggia sei neolaureate per una nuova linea di caloriferi

DIECASTING DAY

Ingegneria ospita la 5ª edizionedel seminario sulla pressocolataL’organizzazione è del Csmt

Luca Salgarelli e Francesco Gringoli

L’AGENDA