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Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it IL FUTURO OGNI GIORNO 1968-2018 5 Criminalità Puglia e Calabria: lo Stato c’è e batte due colpi GIGLIOTTI E PALOMBA A PAG. 9 L’allarme Boom di acquisti di psicofarmaci Il record a Milano MARCER A PAGINA 10 Embraco Lavoratori in salvo Saranno riassunti con le stesse tutele ZAGHI A PAGINA 20 Avvenire 1982 50 anni da rileggere In Spagna torniamo campioni del mondo FOLENA E GIORGI A PAGINA 17 ANNO LI n° 115 1,50 Mercoledì 16 maggio 2018 San Simone Stock sacerdote Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito 4,20 ggi, 16 maggio, è il compleanno di mio padre, Mario, e siccome uno dei più bei regali che ho ricevuto da lui è stato quello di avermi fatto innamorare del calcio voglio regalargli la figurina del suo idolo di gioventù, Omar Sivori. Mi dispiace che quel luglio 2004, l’ultima estate del gran cabezon argentino, tornato in Italia perché sapeva di morire, mio padre non fosse lì con noi alla Locanda di Scapezzano (Senigallia) per dirgli: «Sivori sei stato il più grande... anche di Maradona». Lo feci io, e gli consegnai l’altro dubbio paterno: «Chiedigli se ricorda lo schiaffo che John Charles gli diede in campo per calmarlo ed evitargli l’ennesima espulsione». «Certo che mi ricordo dello schiaffo - rispose secco Omar -. L’unica cosa che mi è sempre dispiaciuta è che io passavo per il cattivo e John per il lord. Ma io picchiavo anche per lui... perché era troppo buono». Anche Omar il terribile però era diventato buono, tranne quando si finiva a parlare dei corrotti che stavano rovinando il gioco. «Maradona tempo fa mi ha detto: "L’unica cosa pulita del calcio è rimasta il pallone". Ha ragione», sospirò. Brindammo felici sotto una luna leopardiana, ma l’ultima sera, prima di abbracciarmi, ha pianto. Gli ricordavo il figlio perduto: «Non è giusto - disse Omar - che un padre sopravviva a un figlio. La vita a volte è un gioco crudele, altro che il calcio». © RIPRODUZIONE RISERVATA O MARIO E SIVORI, DUE PADRI igurine Mondiali Massimiliano Castellani Il fatto. Mentre l’Europa ricorda i vincoli, dalla trattativa fra Di Maio e Salvini emergono le idee di un condono della Bce e di un Cdm parallelo La Ue aspetta Roma e incalza: siate seri La bozza dei «sogni»: via 250 miliardi di debito EDITORIALE EFFETTI DEL NEGOZIATO M5S-LEGA UN PREMIER DIMINUITO MARCO OLIVETTI li ultimi 10 giorni dell’attuale – interminabile – crisi di gover- no, caratterizzati dalle trattati- ve dirette fra la Lega e il Movi- mento 5 stelle, stanno impri- mendo una torsione alle regole consolidate del parlamentarismo italiano, con il rischio di svilire il ruolo delle istituzioni e di produrre una nuova e, per certi versi, inattesa svolta partitocratica. L’attuale fase della crisi, com’è noto, è ini- ziata martedì scorso, quando ormai era da- ta per imminente l’amara designazione da parte del Presidente della Repubblica di un "governo neutrale", che avrebbe dovuto con- sentire alle forze politiche di riflettere, du- rante un periodo di tregua post-elettorale, o di andare al voto già prima o subito dopo l’estate. Anche se con molto ritardo rispetto a quanto sarebbe stato auspicabile, M5s e Lega si sono seduti a un tavolo per negozia- re un programma di governo e designare u- na compagine governativa, compreso il pre- sidente del Consiglio e hanno ovviamente ot- tenuto "luce verde" dal Colle, pur con tem- pi che si sono rivelati assai più lunghi delle 24 ore inizialmente richieste dal leader del- la Lega. La questione della designazione del premier è stata derubricata a tema secon- dario ed è stata posposta alla ricerca di un accordo di programma. Si è enunciato co- me rivoluzionario questo metodo, affer- mando che per la prima volta nella storia re- pubblicana si sarebbe data la priorità ai "pro- blemi dei cittadini" e non alle "poltrone". I leader delle due formazioni politiche pre- miate dal voto del 4 marzo si sono addirit- tura spinti a qualificare come meramente e- secutivo del "contratto di coalizione" il ruo- lo del futuro premier, circa il quale sono cir- colate varie ipotesi, alcune delle quali vera- mente fantasiose. La sensazione tuttavia è che questo modo di procedere – forse giu- stificabile per avviare i negoziati fra i due partiti che aspirano a coalizzarsi – stia stra- volgendo non solo le prassi costituzionali, ma anche lo stesso ruolo costituzionalmen- te previsto per il premier. Ora, la forma di governo parlamentare ita- liana ha certo conosciuto, negli ultimi 70 an- ni (e anche prima, in epoca statutaria) di- versi modelli di premier. In alcuni casi si è af- fermata una premiership all’inglese in cui il presidente del Consiglio era il chiaro e uni- co leader di un partito o di una coalizione (da Cavour a Giolitti, da De Gasperi a Berlu- sconi, da De Mita a Renzi). In altri contesti il premier era invece solo un primus inter pa- res (si pensi ai governi guidati da Moro e da Andreotti, o più recentemente da Prodi o da Gentiloni) o addirittura una figura seconda- ria, esponente di un partito minore (Spado- lini), o mero coordinatore di un esecutivo di transizione (Leone, Goria, Amato II). E non sono neppure mancati casi di premiership nate deboli e cresciute prepotentemente du- rante la vita dell’esecutivo, sotto la pressio- ne di circostanze eccezionali (si pensi ad A- mato I e a Dini). La Costituzione consente questi diversi assetti. Quello che tuttavia ri- chiede è che il presidente del Consiglio sia qualcosa di più dell’esecutore di un pro- gramma interamente definito da altri, e ma- gari sorvegliato strettamente da due dioscu- ri nei panni di ministri o di vice-premier. La prassi costituzionale, la quale richiede (sin dai tempi dello Statuto albertino) che sia dap- prima designato un presidente del Consiglio incaricato e che poi questi diriga i negoziati con i partiti che intendono formare il gover- no, corrisponde in effetti a un ruolo diffe- renziato del premier: e ciò sia in sede di for- mazione del governo, in base all’articolo 92 (il premier è nominato dal Presidente della Repubblica e gli propone una lista di mini- stri) sia durante la vita di esso, dato che l’art. 95 gli attribuisce il compito di dirigere la po- litica generale del governo – di cui è respon- sabile – e di mantenere l’unità di indirizzo politico ed amministrativo dell’esecutivo. G Il sito HuffPost svela una ver- sione su cui lunedì ci sarebbe stata la frenata. Previste mi- sure "hard", come un «comi- tato di conciliazione» dove ri- solvere i "conflitti" di governo, una via d’uscita dall’euro e l’abolizione delle sanzioni al- la Russia. Poi una nota con- giunta M5s-Lega precisa: è un testo «vecchio, non è in di- scussione la moneta unica». Dombrovskis: «Italia man- tenga la rotta». I due leader si rivedono e denunciano l’at- tacco degli «eurocrati». Di Maio: oggi forse chiudiamo. LETTERA DEI VESCOVI: REALISMO E PRUDENZA Migranti, Chiesa «oltre la paura per accogliere» ERALDO AFFINATI Papa Francesco sta svolgendo in questi anni, oltre alla sua funzione spe- cifica di massima autorità religiosa della Chiesa cattolica, un ruolo di supplenza etica: la lettera che i vescovi italiani, nella solennità di Pen- tecoste, rivolgeranno alle comunità accoglienti, intitolata "Uscire dal- la paura", lo dimostra appieno. Questo testo, a 25 anni dal documen- to "Ero forestiero e mi avete ospitato", riassume la storia più recente del fenomeno migratorio gettando le basi per un rinnovamento an- tropologico di portata storica... A PAGINA 3. MOTTA, SCAVO E SPAGNOLO ALLE PAGINE 4 E 5 Secondo gli attivisti grillini, che saranno chiamati a e- sprimersi on line, il Movi- mento si è piegato fin troppo all’alleato di Berlusconi. Men- tre i leghisti storici, nel Nord Est, vedono nel M5s solo as- sistenzialismo e statalismo. Nell’enclave si sono celebrati i funerali dei palestinesi ucci- si lunedì lungo il confine. I fe- riti sono più di 2.700 e gli o- spedali sono al collasso. Scon- tri anche in Cisgiordania, do- ve però la protesta resta con- tenuta. L’Onu ha parlato di u- na «tragedia ingiustificabile». Le cancellerie europee han- no chiesto a Israele modera- zione nella reazione. E molti Paesi, a cominciare dalla Tur- chia, hanno iniziato una «guerra degli ambasciatori». continua a pagina 2 PRIMOPIANO PAGINE 6, 7 E 8 MAZZA E RE A PAGINA 8 EID, MOLINARI E ZOJA A PAGINA 12 M5s e Lega Ma le «basi» dei partiti non vogliono le nozze Israele. Anche una neonata. Scontro diplomatico A Gaza 62 morti Rabbia, dolore e protesta Onu Destinazione Sinodo/6 Coraggiosi, sognatori e vivi: i giovani secondo Francesco GIUSEPPINA DEL CORE Lo sguardo di Francesco sui giovani, come del resto nei confronti di ogni realtà, è sem- pre uno sguardo positivo che rifugge da qualunque tentativo di giudizio categoriz- zante, perché fondato sul desiderio e sulla possibilità di fidarsi di loro, puntando al cuore più che ai comportamenti esteriori. La conoscenza nasce dall’incontro... A PAGINA 3 Documento «Cor orans» Autonomia e media Si cambia la clausura per valorizzarla GIANNI CARDINALE La Chiesa «vuole mostrare, ancora una vol- ta, il “grande apprezzamento" che ha per la vita contemplativa femminile». Allo stesso tempo però desidera che alla storica “auto- nomia” giuridica che ciascun monastero di clausura storicamente gode, corrisponda una «reale autonomia di vita». E per i mo- nasteri «senza più una vita dignitosa»... BADARACCHI A PAGINA 19 Nelle diocesi Superare l’omofobia Veglie e preghiere guidate dai vescovi LUCIANO MOIA «Il Crocifisso risorto che libera dal peccato e dalla morte, ha fatto dell’accoglienza e del riconoscimento dell’altro il paradigma e il segno dell’irruzione del regno di Dio nel mondo». È un passaggio della preghiera proposta dall’arcivescovo di Palermo, Cor- rado Lorefice, in occasione della Giornata per il superamento dell’omofobia... A PAGINA 18 Spiritualità Le vie della felicità secondo san Bonaventura: parla il filosofo Todisco GIULIANO A PAGINA 23 Musica Kit Downes: il jazz, con l’organo da chiesa, si “ascolta a colori” PEDRINELLI A PAGINA 26 Calcio Le “seconde squadre”, prima riforma nella nuova era azzurra del ct Mancini CASTELLANI E SCACCHI A PAGINA 27 L’altro siamo anche noi I NOSTRI TEMI

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Quot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i tQuot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i t

IL FUTUROOGNI GIORNO

1968-20185

CriminalitàPuglia e Calabria:lo Stato c’èe batte due colpi

GIGLIOTTI E PALOMBA A PAG. 9

L’allarmeBoom di acquistidi psicofarmaciIl record a Milano

MARCER A PAGINA 10

EmbracoLavoratori in salvoSaranno riassunticon le stesse tutele

ZAGHI A PAGINA 20

Avvenire 198250 anni da rileggereIn Spagna torniamocampioni del mondo

FOLENA E GIORGI A PAGINA 17

ANNO LI n° 1151,50 €

Mercoledì 16 maggio2018

San Simone Stocksacerdote

Opportunità di acquistoin edicola:Avvenire+ Luoghi dell’Infinito4,20 €

ggi, 16 maggio, è il compleannodi mio padre, Mario, e siccomeuno dei più bei regali che ho

ricevuto da lui è stato quello di avermifatto innamorare del calcio voglioregalargli la figurina del suo idolo digioventù, Omar Sivori. Mi dispiace chequel luglio 2004, l’ultima estate del grancabezon argentino, tornato in Italiaperché sapeva di morire, mio padre nonfosse lì con noi alla Locanda diScapezzano (Senigallia) per dirgli:«Sivori sei stato il più grande... anche diMaradona». Lo feci io, e gli consegnail’altro dubbio paterno: «Chiedigli sericorda lo schiaffo che John Charles glidiede in campo per calmarlo edevitargli l’ennesima espulsione». «Certoche mi ricordo dello schiaffo - rispose

secco Omar -. L’unica cosa che mi èsempre dispiaciuta è che io passavo peril cattivo e John per il lord. Ma iopicchiavo anche per lui... perché eratroppo buono». Anche Omar il terribileperò era diventato buono, trannequando si finiva a parlare dei corrottiche stavano rovinando il gioco.«Maradona tempo fa mi ha detto:"L’unica cosa pulita del calcio è rimastail pallone". Ha ragione», sospirò.Brindammo felici sotto una lunaleopardiana, ma l’ultima sera, prima diabbracciarmi, ha pianto. Gli ricordavoil figlio perduto: «Non è giusto - disseOmar - che un padre sopravviva a unfiglio. La vita a volte è un gioco crudele,altro che il calcio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

OMARIO E SIVORI, DUE PADRI

igurine MondialiMassimiliano Castellani

Il fatto. Mentre l’Europa ricorda i vincoli, dalla trattativa fra Di Maio eSalvini emergono le idee di un condono della Bce e di un Cdm parallelo

La Ue aspetta Romae incalza: siate seriLa bozza dei «sogni»: via 250 miliardi di debito

E D I T O R I A L E

EFFETTI DEL NEGOZIATO M5S-LEGA

UN PREMIERDIMINUITO

MARCO OLIVETTI

li ultimi 10 giorni dell’attuale –interminabile – crisi di gover-no, caratterizzati dalle trattati-ve dirette fra la Lega e il Movi-mento 5 stelle, stanno impri-

mendo una torsione alle regole consolidatedel parlamentarismo italiano, con il rischiodi svilire il ruolo delle istituzioni e di produrreuna nuova e, per certi versi, inattesa svoltapartitocratica.L’attuale fase della crisi, com’è noto, è ini-ziata martedì scorso, quando ormai era da-ta per imminente l’amara designazione daparte del Presidente della Repubblica di un"governo neutrale", che avrebbe dovuto con-sentire alle forze politiche di riflettere, du-rante un periodo di tregua post-elettorale, odi andare al voto già prima o subito dopol’estate. Anche se con molto ritardo rispettoa quanto sarebbe stato auspicabile, M5s eLega si sono seduti a un tavolo per negozia-re un programma di governo e designare u-na compagine governativa, compreso il pre-sidente del Consiglio e hanno ovviamente ot-tenuto "luce verde" dal Colle, pur con tem-pi che si sono rivelati assai più lunghi delle24 ore inizialmente richieste dal leader del-la Lega. La questione della designazione delpremier è stata derubricata a tema secon-dario ed è stata posposta alla ricerca di unaccordo di programma. Si è enunciato co-me rivoluzionario questo metodo, affer-mando che per la prima volta nella storia re-pubblicana si sarebbe data la priorità ai "pro-blemi dei cittadini" e non alle "poltrone". Ileader delle due formazioni politiche pre-miate dal voto del 4 marzo si sono addirit-tura spinti a qualificare come meramente e-secutivo del "contratto di coalizione" il ruo-lo del futuro premier, circa il quale sono cir-colate varie ipotesi, alcune delle quali vera-mente fantasiose. La sensazione tuttavia èche questo modo di procedere – forse giu-stificabile per avviare i negoziati fra i duepartiti che aspirano a coalizzarsi – stia stra-volgendo non solo le prassi costituzionali,ma anche lo stesso ruolo costituzionalmen-te previsto per il premier.Ora, la forma di governo parlamentare ita-liana ha certo conosciuto, negli ultimi 70 an-ni (e anche prima, in epoca statutaria) di-versi modelli di premier. In alcuni casi si è af-fermata una premiership all’inglese in cui ilpresidente del Consiglio era il chiaro e uni-co leader di un partito o di una coalizione(da Cavour a Giolitti, da De Gasperi a Berlu-sconi, da De Mita a Renzi). In altri contesti ilpremier era invece solo un primus inter pa-res (si pensi ai governi guidati da Moro e daAndreotti, o più recentemente da Prodi o daGentiloni) o addirittura una figura seconda-ria, esponente di un partito minore (Spado-lini), o mero coordinatore di un esecutivo ditransizione (Leone, Goria, Amato II). E nonsono neppure mancati casi di premiershipnate deboli e cresciute prepotentemente du-rante la vita dell’esecutivo, sotto la pressio-ne di circostanze eccezionali (si pensi ad A-mato I e a Dini). La Costituzione consentequesti diversi assetti. Quello che tuttavia ri-chiede è che il presidente del Consiglio siaqualcosa di più dell’esecutore di un pro-gramma interamente definito da altri, e ma-gari sorvegliato strettamente da due dioscu-ri nei panni di ministri o di vice-premier. Laprassi costituzionale, la quale richiede (sindai tempi dello Statuto albertino) che sia dap-prima designato un presidente del Consiglioincaricato e che poi questi diriga i negoziaticon i partiti che intendono formare il gover-no, corrisponde in effetti a un ruolo diffe-renziato del premier: e ciò sia in sede di for-mazione del governo, in base all’articolo 92(il premier è nominato dal Presidente dellaRepubblica e gli propone una lista di mini-stri) sia durante la vita di esso, dato che l’art.95 gli attribuisce il compito di dirigere la po-litica generale del governo – di cui è respon-sabile – e di mantenere l’unità di indirizzopolitico ed amministrativo dell’esecutivo.

GIl sito HuffPost svela una ver-sione su cui lunedì ci sarebbestata la frenata. Previste mi-sure "hard", come un «comi-tato di conciliazione» dove ri-solvere i "conflitti" di governo,una via d’uscita dall’euro el’abolizione delle sanzioni al-la Russia. Poi una nota con-giunta M5s-Lega precisa: è untesto «vecchio, non è in di-scussione la moneta unica».Dombrovskis: «Italia man-tenga la rotta». I due leader sirivedono e denunciano l’at-tacco degli «eurocrati». DiMaio: oggi forse chiudiamo.

LETTERA DEI VESCOVI: REALISMO E PRUDENZA

Migranti, Chiesa«oltre la pauraper accogliere»

ERALDO AFFINATI

Papa Francesco sta svolgendo in questi anni, oltre alla sua funzione spe-cifica di massima autorità religiosa della Chiesa cattolica, un ruolo disupplenza etica: la lettera che i vescovi italiani, nella solennità di Pen-tecoste, rivolgeranno alle comunità accoglienti, intitolata "Uscire dal-la paura", lo dimostra appieno. Questo testo, a 25 anni dal documen-to "Ero forestiero e mi avete ospitato", riassume la storia più recentedel fenomeno migratorio gettando le basi per un rinnovamento an-tropologico di portata storica...

A PAGINA 3. MOTTA, SCAVO E SPAGNOLO ALLE PAGINE 4 E 5

Secondo gli attivisti grillini,che saranno chiamati a e-sprimersi on line, il Movi-mento si è piegato fin troppoall’alleato di Berlusconi. Men-tre i leghisti storici, nel NordEst, vedono nel M5s solo as-sistenzialismo e statalismo.

Nell’enclave si sono celebratii funerali dei palestinesi ucci-si lunedì lungo il confine. I fe-riti sono più di 2.700 e gli o-spedali sono al collasso. Scon-tri anche in Cisgiordania, do-ve però la protesta resta con-tenuta. L’Onu ha parlato di u-na «tragedia ingiustificabile».Le cancellerie europee han-no chiesto a Israele modera-zione nella reazione. E moltiPaesi, a cominciare dalla Tur-chia, hanno iniziato una«guerra degli ambasciatori».

continua a pagina 2

PRIMOPIANO PAGINE 6, 7 E 8MAZZA E RE A PAGINA 8

EID, MOLINARI E ZOJA A PAGINA 12

M5s e Lega

Ma le «basi»dei partitinon voglionole nozze

Israele. Anche una neonata. Scontro diplomatico

A Gaza 62 mortiRabbia, doloree protesta Onu

Destinazione Sinodo/6Coraggiosi, sognatorie vivi: i giovanisecondo Francesco

GIUSEPPINA DEL CORE

Lo sguardo di Francesco sui giovani, comedel resto nei confronti di ogni realtà, è sem-pre uno sguardo positivo che rifugge daqualunque tentativo di giudizio categoriz-zante, perché fondato sul desiderio e sullapossibilità di fidarsi di loro, puntando alcuore più che ai comportamenti esteriori.La conoscenza nasce dall’incontro...

A PAGINA 3

Documento «Cor orans»Autonomia e mediaSi cambia la clausuraper valorizzarla

GIANNI CARDINALE

La Chiesa «vuole mostrare, ancora una vol-ta, il “grande apprezzamento" che ha per lavita contemplativa femminile». Allo stessotempo però desidera che alla storica “auto-nomia” giuridica che ciascun monastero diclausura storicamente gode, corrispondauna «reale autonomia di vita». E per i mo-nasteri «senza più una vita dignitosa»...

BADARACCHI A PAGINA 19

Nelle diocesiSuperare l’omofobiaVeglie e preghiereguidate dai vescovi

LUCIANO MOIA

«Il Crocifisso risorto che libera dal peccatoe dalla morte, ha fatto dell’accoglienza edel riconoscimento dell’altro il paradigmae il segno dell’irruzione del regno di Dio nelmondo». È un passaggio della preghieraproposta dall’arcivescovo di Palermo, Cor-rado Lorefice, in occasione della Giornataper il superamento dell’omofobia...

A PAGINA 18

SpiritualitàLe vie della felicitàsecondo san Bonaventura:parla il filosofo Todisco

GIULIANO A PAGINA 23

MusicaKit Downes: il jazz,con l’organo da chiesa,si “ascolta a colori”

PEDRINELLI A PAGINA 26

CalcioLe “seconde squadre”,prima riforma nella nuova era azzurra del ct Mancini

CASTELLANI E SCACCHI A PAGINA 27

L’altro siamo anche noi

I NOSTRI TEMI

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
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o sguardo di Francesco sui giovani, come delresto nei confronti di ogni realtà, è sempre unosguardo positivo che rifugge da qualunquetentativo di giudizio categorizzante, perchéfondato sul desiderio e sulla possibilità di fidarsi

di loro, puntando al cuore più che ai comportamentiesteriori. La conoscenza nasce innanzitutto dall’incontro esi tratta sempre di un incontro umano e umanizzante.Da esperto nella «cultura dell’incontro» egli comunica aigiovani un messaggio chiave che sollecita a creare ponti,a tessere relazioni, a chiedere all’altro con delicatezzadisponibilità e apertura a dialogare, a entrare in sintoniae in confidenza reciproca. E lui i giovani li conosce con ilcuore, trovando con immediatezza una consonanzareciproca, aprendosi all’altro con confidenza («Vi faròuna confidenza...», «Voglio parlarvi da persona apersona...»), stimolando la capacità di porsidomande e, nello stesso tempo, tentando dirispondere a esse con semplicità, con unlinguaggio diretto e chiaro. Ci chiediamo: come li conosce? Con qualicoordinate concettuali egli legge e interpreta lacondizione giovanile? La sua conoscenza non sipuò ricondurre a una mera rassegna di analisisociologiche, che seppure necessarie tuttaviapotrebbero indurre alla creazione di stereotipi ovisioni pregiudiziali con cui si corre il rischio diincasellare i comportamenti dei giovani,perdendo di vista l’essenziale e cadendo vittimedella semplificazione di una realtà che sipresenta sempre complessa e articolata. Non sitratta evidentemente di una conoscenza dicarattere puramente scientifico, purpresupponendola, né di una conoscenza basatasu standard preconfezionati. La sua attenzione èorientata da una profonda – e soprattutto«esperienziale» – conoscenza delle generazionigiovanili che promana dall’ascolto, un ascoltosincero e rispettoso, non giudicante eaccogliente. E ciò è dovuto principalmente auna naturale sintonia, malgrado la sua età, con leproblematiche e i bisogni dei giovani, oltre che da una suaparticolare sensibilità alla loro richiesta di aiuto e divicinanza. Papa Francesco non ha assolutamente lapretesa di interpretare, né di analizzare, quasi almicroscopio, la complessa situazione giovanile, ma – comeha affermato in diverse circostanze – preferisce sentire conil battito del loro cuore e il ritmo della loro mente. Il suoaccostarsi al mondo dei giovani si fonda su unatteggiamento veramente empatico che gli consente dientrare in dialogo, «mettendosi accanto» con unaprossimità tale da essere percepita chiaramente dai giovaniche avvicina. Ed è proprio su tale prossimità che egli, fin daquando era incaricato della formazione dei giovani gesuitiin Argentina, ha puntato in un’ottica formativa, nellaconvinzione che l’essere vicino alle persone povere formail cuore del sacerdote.Per comprendere afondo la realtà – è questala sua convinzione –occorre muoversi dallaposizione centrale dicalma e di pace verso learee periferiche, senzacadere nella tentazionedi «addomesticare lefrontiere» portandoleverso di noi per verniciarle un po’ e addomesticarle. (...)Cosa chiede papa Francesco ai giovani? Le direzionidell’educare, le proposte e gli appelli che rivolge ai giovanisono molteplici, tuttavia si possono sintetizzare in alcunielementi essenziali, che trovano il loro significato piùprofondo nel contesto del dialogo in cui prende forma unarelazione educativa di crescita reciproca. E ciò è possibilesoprattutto attraverso l’accompagnamento personale deiprocessi di crescita, fondato sull’arte di ascoltare cheintroduce gradualmente le persone alla pienaappropriazione del mistero. Parafrasando alcune delleespressioni tipiche presenti nei discorsi rivolti ai giovani,

Lapa Francesco stasvolgendo inquesti anni, oltrealla sua funzionespecifica di

massima autorità religiosadella Chiesa cattolica, unruolo di supplenza etica a luiriconosciuto persino dai noncredenti: la lettera che ivescovi italiani, nellasolennità di Pentecoste,rivolgeranno alle comunitàaccoglienti, intitolata "Usciredalla paura", lo dimostraappieno. Questo testo, aventicinque anni daldocumento "Ero forestiero emi avete ospitato", riassumela storia più recente delfenomeno migratoriogettando le basi per unrinnovamento antropologicodi portata storica.Nel 1993 gli immigrati regolariin Italia non raggiungevano ilmilione: erano una piccolaavanguardiarispetto a quelliche sarebberovenuti dopo.Oggi sonoquintuplicati,popolano lescuole,accudiscono glianziani,contribuiscono apagare le nostrepensioni,contrastano ladenatalità,tuttavia mentre nell’ultimotriennio gli stranieri nonaumentano, gli italiani chepartono in cerca di lavoro simoltiplicano. Ben cinquemilioni di nostri connazionalivivono all’estero: lo stessonumero di quelli che arrivanodai Paesi poveri. È questa ladimensione speciale, a voltesottaciuta, del discorso chestiamo facendo. L’altro siamoanche noi, dipende solo dallaposizione, geografica espirituale, in cui scegliamo dimetterci: o chiusi dentro ilcastello incantato, spesso dalvolto digitale, a protezione diidentità prosciugate dallamancanza di vere relazioni,oppure aperti allo scambioumano, pronti a esporci, ametterci in gioco, a scoprirciper ciò che davvero siamo.Vincere la paura possiedequindi un doppio registro:esteriore, nei confronti dellapersona da incontrare – puòessere il nigeriano che cichiede l’elemosina di fronte alsupermercato, il compagno diclasse di nostro figlio, lacollega di lavoro – e interiore,riguardo ai fantasmi che ciassillano: nodi non sciolti,timori, indifferenze,ignoranze, pregiudizi, velleità,egoismi, individualismi.Si tratta, è bene ribadirlo, diun lavoro culturale, non

naturale. L’istinto umano èdiffidente. Bisognailluminarlo e guidarlo: in qualialtri luoghi ciò si può fare senon nella scuola e in famiglia?Ecco perché, come la letteradella Conferenza episcopaleben spiega, siamo di fronte auna sfida educativa dinotevoli proporzioni. Ma senon ci sono valori diriferimento forti, perlomenocivili, siamo destinati alfallimento esistenziale.Eppure, soprattutto gliadolescenti, quanta necessitàavrebbero di adulti in grado diincarnare il limite da nonsuperare, modelli di personeche hanno deciso dipercorrere una strada, magarila più difficile, e lo fanno con«l’audacia, il realismo, laresponsabilità, l’intelligenza,la creatività e la prudenza»che i vescovi auspicano! Faimpressione l’assenza di una

visione d’insiemedella nostrapolitica, tuttacentrata suobiettivi pratici,economici, legatiai sussidi, alleassistenze, alletasse, insommaalla lista dellaspesa. Cosefondamentali, èovvio, ma ilgovernonazionale non si

può ridurreall’amministrazione di unagrande azienda. In tal senso la«convivialità delle differenze»che la nuova societàmultietnica lascia intravederee a cui ci spinge il testo dellaCei, rappresenta l’unicapossibilità che abbiamo peruscire dall’atrofia deiprogrammi tecnici. Taleimpegno militante chiama incausa l’intera cittadinanzaitaliana. Senza distinzionisociali.Ma esiste poi, in questalettera, un altro aspettoancora più importante per lecomunità ecclesiali, oltre alsenso teologico: se ilcristianesimo dimentica cheognuno di noi, non solo ibattezzati, è fatto a immaginee somiglianza del Creatore,nell’annuncio giovanneodella parola di Dio che èdiventata uomo, smarrisce lasua stessa essenza. QuandoGesù sfama la folla nonchiede né controllal’appartenenza alla fede,porta semmai a compimentoil memorabile augurio diIsaia (55, 1): «O voi tuttiassetati venite all’acqua, /chi non ha denaro vengaugualmente; / comprate emangiate senza denaro / e,senza spesa, vino e latte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pdi Giuseppina Del Core

Migranti: l’umano e lungo sguardo della Chiesa

L’ALTRO SIAMOANCHE NOI

3Mercoledì16 Maggio 2018 I D E E@ Alle 18 al via la diretta streaming della presentazione del

libro dedicato ai 50 anni di Avvenire / Seguiteci sul sito

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difficoltà attuali in ordine a tali obiettivi, che inducono igiovani ad avere paura di progettare a lungo termine, ilPapa sollecita: «Non lasciatevi rubare il desiderio dicostruire nella vostra vita cose grandi e solide! È questo chevi porta avanti. Non accontentatevi di piccole mete!». (...) 4.Ricostruire una nuova fiducia nella vita. Ai giovani diTorino ricorda le parole del beato Pier Giorgio Frassati, ungiovane come loro: «Vivere, non vivacchiare! Vivere!». E liincoraggia a «fare cose costruttive, anche se piccole, mache ci riuniscano, ci uniscano tra noi, con i nostri ideali:questo è il migliore antidoto contro questa sfiducia nellavita, contro questa cultura che ci offre soltanto il piacere:passarsela bene, avere i soldi e non pensare ad altre cose».(...) 5. Trasformare la difficoltà in un’opportunità. Comeun vero educatore papa Francesco sa stimolare nei giovanila capacità di trasformare le difficoltà in opportunità, «la

parete in un orizzonte», un orizzonte che apre ilfuturo: «Davanti a una esperienza negativa – emolti, molti di quelli che siamo qui abbiamoavuto esperienze negative – c’è sempre lapossibilità di aprire un orizzonte, di aprirlo conla forza di Gesù». (...) 6. Prendere la vita nelleproprie mani e decidere responsabilmente.Papa Francesco chiede ai giovani di recuperarela capacità di prendere in mano la propria vita edi fare delle scelte che siano libere eresponsabili. Egli afferma che «Dio chiama ascelte definitive, ha un progetto su ciascuno:scoprirlo, rispondere alla propria vocazione ècamminare verso la realizzazione felice di sestessi». (...) 7. Avere il coraggio di andarecontrocorrente. Papa Francesco chiede aigiovani di andare controcorrente,contrapponendosi alla culturadell’individualismo, in cui «l’aspirazioneall’autonomia individuale è spinta fino al puntoda mettere sempre tutto in discussione e daspezzare con relativa facilità scelte importanti elungamente ponderate». (...) 8. Essereprotagonisti del cambiamento della società. Il

Pontefice insiste molto sulla capacità di sentirsiprotagonisti del cambiamento della società, perché «nonsiamo venuti al mondo per "vegetare", per passarcelacomodamente, per fare della vita un divano che ciaddormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa,per lasciare un’impronta. (...) È molto triste passare nellavita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo lacomodità, confondendo felicità con consumare, allora ilprezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo lalibertà». (...) 9. Essere costruttori di un’umanità nuova.Papa Francesco nei suoi discorsi e incontri con i giovanisottolinea spesso la necessità di essere costruttori diun’umanità nuova, uscendo da se stessi per far fiorire laciviltà dell’amore. Li invita a servire gli altri sull’esempio diGesù e a trovare il coraggio di essere protagonistipromuovendo tre tipi di cultura: la cultura dell’incontro,

della solidarietà e dellacostruzione di pontiumani: «Il Signore virinnova l’invito adiventare protagonistinel servizio; vuole fare divoi una rispostaconcreta ai bisogni e allesofferenze dell’umanità;vuole che siate un segnodel suo amore

misericordioso per il nostro tempo!». (...) 10. Divenirecittadini responsabili. Uno dei traguardi fondamentalidell’educazione verso cui il Papa orienta i giovani è quellodi divenire, o meglio formarsi, ossia configurarsi come«cittadini responsabili in seno a un popolo, non comemassa trascinata dalle forze dominanti. (...) Ciò richiede uncostante processo nel quale ogni nuova generazione sivede coinvolta. È un lavoro lento e arduo che esige divolersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare unacultura dell’incontro in una plurima armonia».

Preside della Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium, Roma© RIPRODUZIONE RISERVATA

vorrei far emergere alcuni tratti di un percorso educativo epastorale che potrebbero costituire una pista perl’elaborazione di una proposta formativa.1. Diventare artigiani di futuro. Ai giovani scoraggiatiperché la società non sa regalare loro un futuro papaFrancesco chiede di divenire essi stessi artigiani del futuro,di rendersi protagonisti del loro cammino, proprio perchéal di là del bisogno immediato di lavoro e di realizzazionepersonale essi sono assetati di verità, ricercatori di bellezza,appassionati della vita. (...) 2. Essere capaci di sognare. Èuna capacità che deve contraddistinguere i giovani:«Nell’obiettività della vita deve entrare la capacità disognare. E un giovane che non è capace di sognare èrecintato in se stesso, è chiuso in se stesso». (...) 3. Mettersiin gioco puntando su grandi ideali. Consapevole delle

utto ebbe inizio con il movimento"Slow food". Carlo Petrini detto Car-

lin, negli anni 70 frequenta Sociologia aTrento, lo stesso posto dove Renato Cur-cio aveva deciso di provare a cambiare ilPaese e il mondo con la lotta armata. Pe-trini, invece, nato nella cittadina di Braprovincia di Cuneo, una delle capitali pie-montesi dell’enogastronomia, figlio diun’ortolana e di un ferroviere, mentre leBrigate Rosse seminano terrore, decideche il mondo, lui, lo cambierà in un altromodo. Nel 1986 la sua idea viene alla lu-ce, proprio a Bra. In risposta al dilagaredella cultura alimentare del fast food ojunk food (cibo spazzatura) fonda un mo-vimento il cui scopo è quello di promuo-vere il diritto al piacere del cibo gustato

con lentezza, restituendo all’alimenta-zione un significato culturale, di promo-zione del buono, del pulito, del giusto.Sembra una simpatica idea destinata acoinvolgere un gruppo di amici gourmet,anche un po’ edonisti. In realtà Carlin Pe-trini si scopre leader di un movimento fi-losofico. Quella weltanschauung, quellasua concezione e modo di vedere il mon-do, esplode e diventa internazionale. Il ri-scatto di chi vuole andare più piano e con-temporaneamente difendere dei valori (ilbuono, il pulito, il giusto sono una triadescolpita nella roccia del manifesto slowfood) supera i confini nazionali, corre inlungo e in largo per il pianeta, fonda neicinque continenti presidi di difesa e salva-guardia delle biodiversità, di piccole pro-duzioni enogastronomiche minacciate

dall’agricoltura industriale. La filosofia slowfood che ha il suo momento più alto ed e-mozionante nei giorni di Terra Madre, u-na manifestazione di portata planetariache si svolge ogni due anni e tornerà a To-rino alla fine del prossimo mese di set-tembre, germina nuove idee. Quella visio-ne del mondo contamina altri pezzi di u-manità. Oggi, per esempio, esiste un mo-vimento slow medicine che raccoglie pa-zienti, medici, professionisti che si im-pegnano alla costruzione di un model-lo di medicina basato su sobrietà, ri-spetto, giustizia, ascolto. Esiste un mo-vimento slow city, composto da 195 cittàin trenta Paesi del mondo che desidera-no far riscoprire il fascino senza tempodella tradizione e della memoria dei ter-ritori. Esiste perfino slow web, associa-

zione che promuove l’uso responsabiledegli strumenti informatici e digitali.E lo sport? In realtà lo sport parrebbe un po’distante da questo concetto: tutto sem-brerebbe fondarsi sulla prestazione, sullavelocità. Perfino il motto olimpico è Citius!Altius! Fortius! che in latino significa "Piùveloce! Più in alto! Più forte!". Invece, a gransorpresa, nel 2011 in Inghilterra la filoso-fia slow si arricchisce di una componentesportiva. Nasce nel Regno Unito, la patriadel football, la disciplina del "calcio cam-minato". Questa disciplina si fonda su unpaio di regole ferree: se il passo veloce de-gli atleti si trasforma in corsa, l’arbitro fi-schia il fallo, così come succede quando lapalla viaggia a un’altezza superiore al me-tro e mezzo. I protagonisti? Uomini e don-ne Over 50 (esistono anche con squadre

miste) che non vogliono arrendersi al sa-no spirito agonistico che si genera intornoa una palla e vogliono prendersi cura di sée del proprio stile di vita. Domenica, in In-ghilterra, si sono disputate le prime parti-te fra squadre nazionali della storia di que-sto sport: in campo Inghilterra e Italia.Non è andata benissimo per i nostri az-zurri sconfitti 2-0 nella categoria Over50e 3-0 in quella Over60, ma resta la sod-disfazione di essere stati i primi. Ora ilmovimento azzurro vuole crescere. Leattuali 15 squadre daranno vita, a set-tembre, al primo campionato naziona-le, ma se in campo si cammina... con leidee si corre e l’obiettivo è già all’Euro-peo 2019 e al Mondiale 2020.Malignamente si potrebbe pensare che,dopo 60 anni, non andremo in Russia ai

prossimi Mondiali anche perché qualchecampione di serie A strapagato, ma dailombi un po’ molli, ha praticato qualchevolta una sorta di calcio camminato a no-stra insaputa. Tuttavia, nel caso del WalkingFootball, quello originale, l’anelito è vir-tuoso: nessuna sciatteria, solo voglia di starmeglio, di sentirsi attivi e di scoprire il pae-saggio urbano visto che spesso le palestredove si gioca sono a cielo aperto, nei par-chi cittadini a costo zero. Insomma: ai no-stri idoli chiediamo senz’altro di correre dipiù, ma anche di imparare dall’entusia-smo e dalla passione di chi, al contrario,camminando, corre spedito verso un mo-do di intendere lo sport come cultura delmovimento, investimento sulla passione,sulle relazioni e sul benessere.

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senzarete

di Mauro Berruto

C'è un calcio camminato, ed è cosa buona, pulita e giusta

di Eraldo Affinati

Raccoglie i sei interventi della XGiornata pedagogica del Centrostudi per la scuola cattolica (14ottobre 2017) il volume appenaedito da Edb «L’educazionesecondo papa Francesco» (138pagine, 14 euro), a cura deldirettore dell’Ufficio Cei per

l’educazione, la scuola e l’università ErnestoDiaco, dal quale sono tratti questi stralci daltesto di suor Giuseppina Del Core su «Alcuneinterpellanze educative e pastorali». Laprefazione del volume è di monsignor NunzioGalantino, segretario generale della Cei.

LETTURE

Educare gli adulti di domanicon il cuore di Bergoglio

DESTINAZIONE SINODO/6COSA CI INSEGNA LA «PEDAGOGIA DI FRANCESCO»

60,8%I giovani che si dicono «cristiani»(dati: Rapporto Giovani 2018)

40,6%I giovani per i quali la religione èmolto o abbastanza importante

Ben 5 milioni dinostri connazionalivivono all'estero:lo stesso numero

di quelli chearrivano daiPaesi poveri

Sognatori, vivi, coraggiosiI giovani secondo il Papa

Il Papa con una studentessa durante una veglia dei giovani in San Pietro

Dieci proposte formative per le nuovegenerazioni ispirate agli insegnamenti delSanto Padre e al suo stile nelle relazionidirette con la gioventù di tutto il mondo

Un percorso educativo fondato sulla fiducia

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