il disturbo borderline

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    Il disturbo borderlineN. Lalli, 1998

    Presente in: N. Lalli,Lisola dei Feaci. Percorsi psicoanalitici nella storia dellapsichiatria, nella clinica, nella letteratura. Nuove Edizione Romane, Roma 1998.

    Il disturbo borderline, che raccoglie un universo patologico ai limiti trapsiconevrosi e psicosi, un concetto indefinibile ed instabile, che presenta quindi lestesse caratteristiche attribuite al borderline.

    A riprova di questa affermazione esistono altri dati non insignificanti.Questo termine nato in ambito psicoanalitico quando si inizi a trattare patologie

    pi gravi delle classiche psiconevrosi; si poi esteso solo successivamente allapsichiatria. Inoltre termine poco usato in una psichiatria oggettivante (come quellamedico-legale o quella psicofarmacologica). E non ultimo un termine mai entrato

    nel linguaggio comune, a differenza di tanti altri termini come schizoide, paranoico,narcisista ecc.Tutto questo ci fa ritenere che il termine borderline sia piuttosto sfuggente, e che

    il suo impiego, utile in una fase iniziale, potrebbe essere considerato, in diagnosicontrotransferale, come indice di una indecisione nel terapeuta.

    Esso continua comunque ad essere usato ormai da oltre 50 anni e un numerocrescente di convegni ne testimonia lattualit e limportanza il che significa che, purcon qualche ambiguit, un termine che deve assolvere a scopi funzionali anche seprobabilmente diversi.

    Sicuramente il pi evidente quello di aver unificato una serie di etichettediagnostiche come carattere impulsivo di Reich, schizofrenia atipica oschizoaffettiva di Kasanin, personalit come S di Deutsch, psicosi latente di

    Federn, schizofrenia pseudonevrotica di Hoch e Polatin, carattere psicotico diFrosch, e personalit abbandonica della scuola francese.

    Un secondo elemento importante che il concetto di borderline implica unnecessario approfondimento della distinzione non solo fra nevrosi e psicosi, ma anchefra psicopatologia e normalit.

    Ed infine la terapia del borderline permette di evidenziare alcune dinamichepsicopatologiche nel loro rivelarsi ed evolversi, dinamiche che, nelle psicosi, sonoinvece gi strutturate e congelate.

    Nonostante, o forse proprio per tutti questi motivi, il concetto di borderline rimaneabbastanza indefinito. Pertanto, vorrei cominciare ad esaminare solo alcune linee ditendenza ampiamente condivise, per cercare di definire meglio questa entit.

    Il primo autore che ha approfondito questa tematica stato Grinker1 che, in unaserie di studi, giunse ad identificare il borderline come entit autonoma con leseguenti caratteristiche basate principalmente su dati comportamentali: ipersensibilitalle critiche, paura o inadeguatezza nei confronti dellintimit, disturbi della identit,bassa autostima con tendenza alla depressione, sospettosit, presenza di rabbia e diemozioni molto intense.

    Lanalisi fattoriale sugger la possibilit di prevedere quattro sottotipi: al limitedella psicosi, con identit diffusa, con comportamento psicopatico, ed infine comestruttura narcisistica.

    Successivamente Kernberg, attuando una sintesi tra psicologia dellIo e teoriadelle relazioni oggettuali, giunse a definire il borderline come una modalit di

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    funzionamento essenzialmente intrapsichica, specifica e stabile nel tempo,caratterizzata da: a) diffusione di identit; b) esame di realt conservato; c)meccanismi difensivi molto primitivi e patologici: come scissione, negazione,identificazione proiettiva.

    Questi tre punti servono non solo per delineare il borderline, ma anche perdifferenziare questi dal nevrotico e dallo psicotico.

    Successivamente Gunderson e coll., continuando il lavoro di Grinker, sono giuntiad una ulteriore definizione e delimitazione del border-line, mettendo a punto unquestionario che sottolinea i seguenti comportamenti: basso rendimento lavorativo,impulsivit, gesti suicidari di tipo manipolativo, buon livello di socializzazione anchese superficiale, tendenza alla depressione e difficolt ad instaurare rapporti diintimit.

    Come fanno notare acutamente L. Bellodi, M. Battaglia, P. Migone, i dati diKernberg e di Gunderson sono poi confluiti nel DSM III-R che cos definisce ilborderline:

    a) rapporti interpersonali instabili e intensi (derivato da Gunderson);b) impulsivit (derivato sia da Kernberg che da Gunderson);

    c) instabilit dellumore (derivato da Gunderson);d) rabbia intensa e inappropriata (derivato da Gunderson);e) comportamenti fisicamente autolesivi (derivato da Gunderson);f) disturbo di identit (derivato da Kernberg);g) cronici sentimento di vuoto e di noia (descritti da Kernberg in molti dei suoi

    scritti sui borderline, anche se non esplicitati fra i suoi criteri diagnostici);h) difficolt a tollerare la solitudine (derivato da Gunderson).Tra gli autori italiani che si sono occupati di questo disturbo mi sembra rilevante il

    contributo di Callieri.Egli pone una triade fondamentale costituita da:a) la verit del borderline una veritnomade;b) la sua fenomenica la fenomenologia esistenziale dellunico.

    c) il suo discorso un discorso precognitivo, in cui visione e desiderio siimpostano e si combinano in modo disarmonico.

    Questultimo punto viene successivamente ampliato dalle seguenti notazioni.Nel borderline c un arresto psicolinguistico che porta ad una preclusione di

    visioni alternative e comporta due aspetti.Una opacit e approssimazione del linguaggio e la caratteristica che il discorso del

    borderline si svolge sul ben altro, ovverosia la tendenza a spostare continuamenteil centro del problema.

    Questa modalit espressiva secondo me un punto importante e qualificante.Perch se da una parte rivela una caratteristica psicodinamica fondamentale delborderline: (la tendenza a sfuggire lintimit del rapporto), dallaltra apre alproblema della possibile presenza di un disturbo del pensiero, aspetto nonevidenziato dalla maggior parte degli autori.

    Ad eccezione di Searles2 che invece lo sottolinea e descrive, il pensiero delborderline non frammentato, ma rigido nel contenuto tangenziale nella forma;mentre ha difficolt a collegare eventi significativi, spesso concentrato su unsingolo problema di tipo emotivo, che non inceppa il pensiero, ma lo rende spessopoco fluido e ripetitivo, a volte invischiante.

    Questo disturbo del pensiero collegabile strettamente a due dinamichefondamentali del borderline: la scissione come meccanismo difensivo basilare e lapresenza di intense emozioni che, non riuscendo ad integrarsi nella strutturacomplessiva del soggetto, rimangono elementi vaganti e poco controllabili.

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    Credo che a questo punto possediamo un quadro descrittivo del borderlineabbastanza preciso e delineato.

    Si tratta di soggetti con problemi di identit, con difficolt ad instaurare rapportiintimi, con paure abbandoniche, con tendenza agli acting-out, con oscillazionidellumore, crisi di rabbia violente ed immotivate, ed infine con spiccata suscettibilite diffidenza. Caratteristica, questultima, strettamente collegata con un altro trattocaratteriale, mai descritto a quanto mi risulta, e che invece a me sembrafondamentale.

    Il borderline presenta, anche se in maniera non sempre palese, il vissuto di unagrave ingiustizia subita, che, unito ad un senso esasperato ed idealizzato dellagiustizia, lo porta a vivere i comportamenti degli altri come ingiusti, lesivi, a voltefrancamente persecutori. necessario sottolineare che tutti questi tratti patologicisi evidenziano in situazioni di emergenza emotiva o in situazioni ove siano in giocodinamiche affettive. Altrimenti il borderline superficialmente pu apparire come unapersona sufficientemente normale.

    Per meglio esplicitare come e quanto questo vissuto possa essere determinante miriferir non a casi clinici, ma a due esempi tratti dalla letteratura.

    Il primo un lungo racconto di von Kleist ambientato nel sedicesimo secolo, daltitoloMichel Kohlaas3.Questo allevatore di cavalli della Sassonia cos descritto dallautore

    Questuomo non comune sarebbe potuto passare fino ai trentanni per il modellodel buon cittadino:

    Allevatore di cavalli, sposato con figli, vive unesistenza tranquilla e serena. Ungiorno, come gli era accaduto di fare in passato, egli conduce i suoi cavalli a Dresdaper la fiera e, mentre attraversa le terre del barone Venceslao di Tronka, vienefermato. Gli uomini del barone gli dicono che le leggi sono cambiate: se vuoleproseguire ha bisogno di un lasciapassare e deve inoltre pagare un pedaggio. Kolhaasfa presente che in buona fede e che nulla sa di queste nuove regole: chiede pertantoche per questa volta gli sia lasciata libert di passaggio.

    Il barone non daccordo e con ostentazione pretende che vengano lasciati inostaggio due splenditi cavalli: Kolhaas acconsente e li affida ad un suo garzone peraccudirli. Qualche settimana dopo, di ritorno a casa, apprender che il garzone statomalmenato e cacciato via, ma soprattutto che i due splendidi cavalli sono stati usatidagli uomini del barone per trasportare la biada nei campi. Lira di Kolhaas aumentaulteriormente quando sapr dal Tribunale di Dresda, a cui ha inviato una petizione,che non esiste alcuna disposizione in merito ad un lasciapassare. Egli pertanto sirende conto che si tratta di un arbitrio del barone. Da questo momento Kolhaaspretender giustizia. Chiede che la situazione sia ripristinata, che loffesa vengacancellata. Ed in che modo? Il barone, a proprie spese dovr far di nuovo ingrassare isuoi due cavalli per restituirglieli quindi nelle condizioni iniziali. Questa richiesta molto indicativa: Kolhaas non vuole risarcimenti, pretende che loffesa sia riparata elingiustizia cancellata. Il che fa ritenere che loffesa vissuta come gravementelesiva, tanto da mettere a rischio la sua stessa identit.

    Trascorso per un anno, quando si render conto che non potr ottenere giustiziaperch il barone non solo non ha provveduto a quanto richiesto, ma ha perseveratonel comportamento, Kolhaas vender tutti i suoi averi, armer una ventina di personeed assalter il castello, distruggendolo. Il barone riesce per a fuggire e pertantoKolhaas non potr sentirsi soddisfatto ed costretto a proseguire nella sua vendettainseguendolo per tutta la Germania che sar messa a ferro e fuoco. Cosa vuoleKolhaas? E qui si mostra lintuito geniale dellartista: Kolhaas pretende che il baronericonosca i suoi torti e che soprattutto faccia di muovo ingrassare i due cavalli.

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    Non pretende altro, e non accetta nemmeno atti di giustizia sostitutivi per riparareil torto subito: lingiustizia deve essere cancellata, solo cos loffesa subita cesser diessere vissuta come distruttiva. In questo Kolhaas sembra attuare la teoria hegelianadella giustizia: la giustizia la negazione di una negazione (il diritto).

    Lingiustizia ha turbato lordine del mondo ed ha creato il caos: evidente che ilcaos il riflesso di quanto succede dentro Kolhaas, ma egli lo proietta fuori e chiedeche il cosmos venga reintegrato. Altrimenti permane il caos, che diventer certezzaquando egli si render conto dellimpossibilit di ottenere giustizia. E per otteneregiustizia c una sola via: eliminare il torto attraverso il ristabilimento dellordine,annullando lingiustizia. Non esiste altra possibilit: non c il perdono, lacomprensione o comunque la riparazione attraverso altre modalit come la punizionedel colpevole o la ricompensa dei danni subiti.

    Questa dinamica di estremo interesse. Se da una parte mostra la bassa soglia allafrustrazione, che rende lingiustizia fortemente lesiva per la personalit del soggettoche lha subita, dallaltra indica anche una grave rigidit: non c altra possibilit perriparare il torto, non soldi o restituzione di altri cavalli. Quello di cui Kolhaas habisogno che lingiustizia venga abolita mediante un comportamento opposto a

    quello ritenuto offensivo.Se un vissuto di questo genere legato ad episodi del lontano passato (infanzia) evidente limpossibilit di riparare loffesa subita, e quindi, il persistereinestinguibile del bisogno di giustizia.

    Sempre per rimanere nel campo del letterario vorrei brevemente riferirvi quanto J.J. Rosseau4 dice a proposito di un episodio di ingiustizia patita. Egli viveva, orfanoormai di madre, allet di circa otto anni, presso i fratelli Lambercier che avevanouna specie di collegio. I rapporti con la signorina Lambercier erano caratterizzati daun affetto morboso che gi evidenziava laspetto masochistico del Rousseau. Ungiorno la domestica aveva messo ad asciugare i pettini della signorina Lambercier sulfrontone del camino della stanza dove il giovane Rousseau stava studiando. Quandola proprietaria ritorn a riprenderli ne trov uno con tutta la fila di denti spezzati. Di

    chi la colpa? Nessuno era entrato nella stanza: levidenza condannava Rousseau che,accusato, si difese disperatamente. Sub la pena, ma non accett di confessarequalcosa che non aveva commesso.

    Non si riusc a strapparmi la confessione che si esigeva. Avrei preferito la morte, e viero deciso... Alla fine uscii da quella prova crudele a pezzi, ma trionfante. Sono passaticinquantanni da quella avventura... e dichiaro, in cospetto del cielo, che ero innocente,che non avevo spezzato n toccato il pettine. Immagini il lettore un carattere timido ededucato che non concepisce neppure lingiustizia e che, per la prima volta, ne subisce unacos terribile e precisamente dalle persone che egli ama e rispetta di pi: checapovolgimento di idee! Quale sovvertimento nel suo cuore e nel suo cervello, in tutto ilsuo piccolo essere intelligente e morale... Ebbe termine cos la serenit della mia vitainfantile.

    Fin qui Rousseau. evidente che in questo caso troviamo la descrizione di unpreciso episodio, mentre in genere nella clinica ci troviamo di fronte non solo adepisodi poco dettagliati e precisi, ma soprattutto ad una serie di ingiustizie, pi che aduna singola.

    Il ricordo autobiografico di Rousseau, a differenza del racconto di von Kleist,sottolinea un aspetto importante: il trauma dellingiustizia legato al fatto non soloche inatteso, ma soprattutto che proviene da persone delle quali ci si fida ed allequali si fortemente ed emotivamente legati.

    Fatta questa precisazione, vorrei evitare una facile obiezione: che il vissutodellingiustizia non patognomonico del borderline, ma attraversa gran parte della

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    psicopatologia e che anzi pu essere il crinale che divide il mondo della persecuzioneda quello della colpa. Sono daccordo ed infatti non importante evidenziarelingiustizia subita, ma esaminare quali sono le modalit difensive utilizzate dalsoggetto borderline. Se facciamo riferimento a Rousseau possiamo dire che nella vitadi questo autore (sia dai racconti dei conoscenti, che dalle sue Confessioni) sievidenziano alcune caratteristiche tipiche del borderline.

    Un dato molto evidente la scissione tra la sfera razionale e quella affettiva: noto a tutti che uno dei pi noti pedagoghi, lautore del famosoEmilio lo stesso cheabbandoner in orfanotrofio i suoi cinque figli.

    Non meno palese la sua suscettibilit ed ipersensibilit alla critica che lo porter,negli ultimi anni della sua vita, a sviluppare un vero delirio persecutorio.

    Era dipendente e distruttivo nei rapporti interpersonali: basti ricordare con qualeindifferenza tratt quando la ritrov povera e sola, Madame de Warens, quella stessapersona che laveva accolto ed accudito e che egli usava chiamare mamma. Senzadubbio possiamo ritrovare in Rousseau altri caratteri tipici del borderline: rabbiaintensa ed inappropriata, instabilit dellumore, relativa conservazione del rapportocon la realt (salvo negli ultimi anni).

    Possiamo definire Rousseau un borderline?S e no! Sicuramente per le caratteristiche psicopatologiche e caratteriali; no concertezza perch non ha mai chiesto un aiuto e quindi impossibile esaminare ladinamica relazionale che ci fornisce un criterio diagnostico sicuro.

    E con questo ritorniamo al borderline: nellanalisi di questi pazienti ritroviamospesso il vissuto di una grave ingiustizia subita nellinfanzia.

    Non sempre c il ricordo di un episodio ben preciso. Spesso questo vissutoemerge indirettamente: come tendenza a sentirsi traditi, come netta tendenza allasospettosit che, unita ad una spiccata aggressivit nei rapporti interpersonali,testimonia linconscia necessit di punire laltro.

    Ma il dato pi importante come il borderline elabora questo trauma di base: ed proprio la modalit elaborativa che connota il borderline rispetto ad altre

    psicopatologie.Questa elaborazione avviene con tre dinamiche basilari: a) la scissione, b) la

    maschera, c) la tendenza a far impazzire laltro.

    La prima una dinamica intrapsichica e serve a sopportare il trauma; la terza una dinamica relazionale espressione della tendenza a vendicarsi del torto subito; laseconda rappresenta una sorta di cerniera tra le due.

    La scissione

    La scissione una dinamica profondamente diversa dalla rimozione: laffetto rabbia,non rimosso, ma coperto e gestito.

    Non c trasformazione della rabbia in bramosia, ma laffetto cosciente anche senon pu essere sempre agito continuamente, pena la perdita delloggetto: questospiega come la rabbia pu esplodere per situazioni contestuali oppure pifrequentemente deve essere represso.

    La maschera

    La gestione delle dinamiche interne spiega la presenza della maschera. Maschera chegenera poi la pi immediata delle sensazioni nei confronti del borderline: quella dellainautenticit.

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    La maschera rappresenta la modalit comportamentale che copre la parte scissadel S, parte scissa che contiene gli aspetti ostili e distruttivi. Inoltre la mascheraspiega un altro aspetto del borderline: quello di avere, almeno sul piano sociale, uncorretto esame della realt e spesso una corretta gestione della stessa, il che non vuoldire avere un sano rapporto con la realt soprattutto nellambito di relazioniaffettivamente significative.

    Un problema importante comprendere quando e come si forma la maschera.Ad un certo momento del suo sviluppo il bambino comincia a rendersi conto non

    solo dellesistenza del mondo interiore dellaltro, cio che laltro ha affetti, emozionicome le sue, ma anche che questo mondo dellaltro pu influire, influenzare ilproprio.

    A questo punto fondamentale che il bambino riesca a sentire che ccorrispondenza tra quanto egli riesce a percepire del mondo interno dellaltro equanto questi manifesta visibilmente attraverso la mimica, il comportamento, illinguaggio.

    Soltanto una corrispondenza pu fornire al bambino unulteriore fiducia non solonella sua capacit di intuire-percepire, ma anche nellaltro, in un altro che cos

    come si mostra.Ma se sperimenta una indecifrabilit dellaltro, o peggio ancora una incongruenzatra gli stati interni e le espressioni esterne, si sentir disorientato, confuso. Non pucapire se e perch laltro nasconda una realt interna che egli comunque avverte epercepisce al di l del comportamento e della mimica. Inoltre a questo punto egli nonpu pi nemmeno fare affidamento sulle sue sensazioni. Pu sentire che laltro ostile, eppure lo sguardo sorridente; che laltro assente, eppure materialmentevicino. A questo punto non pu discernere se i propri sentimenti, spesso intrisi diostilit proprio per lambiguit dellaltro, siano esatti o meno. Deve dar retta a quelloche vede oppure a quello che sente?

    In questo dilemma il bambino pu pensare allaltro come portatore di unamaschera: una sorta di mimica stereotipata per nacondere il mondo interno.

    Di fronte a questa situazione, soprattutto se ripetuta nel tempo, il bambino tende adifendersi con una modalit imitativa (anche io posso avere una maschera), oppurepu attuare una formazione difensiva primaria ed autonoma (non posso far capirecosa sento. Quindi debbo assumere una maschera).

    Comunque con due mecanismi diversi arriva a strutturare una sua maschera pernascondere i suoi stati affettivi che spesso, proprio a causa di questa dinamica, sonointrisi di ostilit.

    La tendenza a far impazzire laltro.

    Con il crescere, compare una nuova dinamica: la tendenza a far impazzire laltro.Questa dinamica assolve due funzioni: da una parte vendicarsi per i torti subitiprecedentemente, dallaltra liberarsi di proprie dimensioni negative.

    Le modalit di far impazzire laltro5 sono numerose, ma ne vorrei sottolineare duein particolare.

    a) La prima evidenziare e criticare aspetti negativi dellaltro: cosa che alborderline riesce facilmente perch intuisce, attraverso se stesso, dimensioni negativepi o meno rimosse e di cui laltro poco consapevole. Evidenziare questi aspettiserve soprattutto a poter continuamente criticare: si mostra cos un aspettofondamentale del borderline quello di essere ipercritico in maniera impietosa.

    b) La seconda la tendenza a negare lidentit dellaltro: cio a non vedere, o atrasformare nel contrario, quelle che possono essere caratteristiche positive o

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    comunque importanti dellaltro.Fin quando riesce a gestire la scissione, la maschera e lattacco allaltro, il

    borderline si comporta come un normotico, ovverosia come un individuocomplessivamente ben adattato alla vita sociale, anche se profondamente disturbatosul piano affettivo.

    Per normotico si deve intendere quella persona che, da chi la conoscesuperficialmente, viene definita persona normale ed a volte anche simpatica; diparere diverso sono invece le persone che intrattengono con lei, rapporti significativied emotivamente importanti.

    Solo quando non riesce pi a gestire queste dinamiche, il borderline tende achiedere aiuto: richiesta di aiuto che pu avere i caratteri dellurgenza e delladrammaticit, perch egli intuisce il rischio di una rottura molto grave.

    A volte invece il borderline pu esprimere una richiesta di aiuto attraversorazionalizzazioni (fare un lavoro per conoscersi meglio; salvare una relazione che stafrantumandosi ecc.). Ma il terapeuta attento intuisce che dietro questo domande pi omeno neutrali c ben altro: attraverso lincrinatura della maschera, deve deciderecosa il borderline. Egli pu evidenziare lo sguardo cinico dello psicopatico, quello

    onnipotente del maniacale, quello annichilito del depresso, quello anaffettivo delloschizoide, o quello sardonico del paranoico.Se questa intuizione rimane vaga ed indistinta lo psicoterapeuta si angoscia perch

    teme di ritrovarsi improvvisamente una volta frantumati si completamente lamaschera ed i meccanismi difensivi utili di fronte ad una struttura psicopatologicaben pi grave.

    Per questo ritengo che la diagnosi di borderline sia fondamentalmente unadiagnosi controtransferale: il terapeuta di fronte al rischio di una rotturapsicopatologica preferisce mantenersi sul generico, sul vago. un pazienteborderline! Come dire: stiamo a vedere, potrebbe rivelarsi un nevrotico o anche unopsicotico grave.

    evidente che questa diagnosi pu essere utile nei primi incontri e dovr ben

    presto trasformarsi in una pi precisa. E, quanto pi esatta sar la diagnosi, tanto piefficace sar la terapia.

    Perch la capacit diagnostica esprime la possibilit del terapeuta di andare oltre lamaschera, per affrontare quel nucleo psicopatologico che la maschera tende anascondere.

    1 Le citazioni dei vari autori riportate sul disturbo borderline sono tratte da: L.Bellodi M.Battaglia P.Migone,Disturbo borderline, in Trattato di psichiatria, Masson,Milano 1994.2 Searles H. F. (1986),Il paziente borderline, Boringhieri, Torino 1988.3 Kleist (von) H. (1826),Michel Kolhaas, in Opere complete, Sansoni, Firenze 1959.4 Rousseau J.-J. (1782),Le confessioni, Einaudi, Torino 1955.5

    Searles H. F. (1986), op. cit.