il cielo a garabandal n. 6

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Il Cielo a G arabandal Scoprire e vivere i messaggi di Maria Il Cielo a ilcieloagarabandal.wordpress.com G arabandal ALL´OMBRA DEI PINI..... LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLE APPARIZIONI DI MARIA A GARABANDAL Sesta parte: L´ultimo Messaggio tra i Pini Le profezie di Garabandal On-line Magazine Anno I — Numero 6 — Novembre-Dicembre 2014 Justo A. Lofeudo VIENI SIGNORE GESÚ! LA MANIFESTAZIONE ESCATOLOGICA DI SAN MICHELE François Turner SACERDOTI E GARABANDAL

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Leggi tutte le profezie di Garabandal sulla fine dei tempi

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Page 1: IL CIELO A GARABANDAL N. 6

Il Cielo a

ilcieloagarabandal.wordpress.com

GarabandalScoprire e vivere i messaggi di Maria

Il Cielo a

ilcieloagarabandal.wordpress.com

GarabandalALL´OMBRA DEI PINI.....

LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLE APPARIZIONI DI MARIA A GARABANDALSesta parte: L´ultimo Messaggio tra i Pini

Le profezie di Garabandal

On-line Magazine — Anno I — Numero 6 — Novembre-Dicembre 2014

Justo A. LofeudoVIENI SIGNORE GESÚ!

La manifestaZiOneescatOLOgica disan micHeLe

François TurnersacerdOti egarabandaL

Page 2: IL CIELO A GARABANDAL N. 6

novembre-dicembre 2014

Il Cielo a Garabandal

SOMMARIO

Anno I - Numero 6Novembre-Dicembre 2014

http://ilcieloagarabandal.wordpress.com/email: [email protected]

Hanno collaborato:Rosanna Maria Boccacci, Anna Fusari, Santiago Lanús, Justo A. Lofeudo, Giovanni Lombardi, Tiziano Romito, Alberto Victoriano.

Realizzazione: Anna FusariEdizionE originalEin lingua spagnola

prossiMaMEnTE

Speciale dossier“IL MESSAGGIO DI GARABANDAL E LA SUA DIMENSIONEESCATOLOGICA”

Con una minuziosa cronologia degli avvenimenti piú importanti

6Un giovane sacerdotevede il futuroMiracolo e muoredi felicitáRedazione

28É stato detto“Ormai restanosolo tre Papi”per la fine deitempi Redazione

CUORE DI CRISTO

42Sacerdoti eGarabandalP. François Turner

SAN PIODA PIETRELCINA

34Padre Pio e leapparizionidi GarabandalP. Joseph A. Pelletier

37Padre Pioed il Miracolo

EDITORIALE

3Vieni, Signore Gesú!P. Justo A. Lofeudo

IL MESSAGGIODI MARIA

22L´avvertimento,il Miracolo ed ilCastigoprofetizatiRedazione

ALL´OMBRADEI PINI

18L´ultimo Messaggioricevuto tra iPini di GarabandalCapitolo VI

Anna Fusari

ARCANGELOSAN MICHELE

16La manifestazione escatologica diSan MicheleP. Justo A. Lofeudo

Page 3: IL CIELO A GARABANDAL N. 6

L’ escatologia tratta delle realtá ultime. Peró, quali sono i limiti di tali realtá? Quali sono le realtà ultime?

Generalmente la portata escatologica si restringe ai Novissimi e al Giudizio Universale o Finale, cioé dove finisce la storia, tanto quella della persona durante il suo percorso su questa terra quando co-mincia la realtá del giudizio particolare e del desti-no finale per entrare nell´eternitá, quanto quella dell´umanitá alla fine della storia, la fine del mondo.

Ciò nonostante, alcuni affermano che si dovrebbero prendere in considerazioni anche altre cose e che le profezie incompiute dell´Antico e Nuovo Testamen-to formano parte dell´escatologia. Sono profezie che parlano di un tempo messianico di pace e concor-dia universale, quando “negli ultimi giorni, il monte della casa dell´Eterno si ergerà sulla vetta dei mon-ti” e “delle loro spade fabbricheranno vomeri d´ara-tro e delle loro lance, roncole. Una nazione non le-verà più la spada contro un´altra” (cfr Is 2:2.4) e “il lupo e l´agnello pasceranno assieme… non si farà più danno né guasto su tutto il mio monte santo” (cfr Is 65:25).

Cioé un tempo di vera pace e giustizia, consolidate, un tempo in cui la pace e la giustizia che provengono dalla croce di Cristo impregneranno la Creazione. Si parla di un tempo, non dell´eternitá, e che Dio l’ an-nunció per mezzo dei suoi profeti: “Poiché, ecco, io creo dei nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricor-derá piú delle cose di prima: esse non torneranno piú in mente. Rallegratevi, sì, festeggiate in perpetuo per quanto io sto per creare; poiché, ecco, io creo Geru-salemme per il gaudio, e il suo popolo per la gioia. Ed io festeggerò a motivo di Gerusalemme, e gioirò del mio popolo; quivi non s’udran più voci di pianto né gridi d’angoscia” (Is 65:17-19). “Allora l’equità abi-terà nel deserto, e la giustizia avrà la sua dimora nel frutteto. Il frutto della giustizia sarà la pace, e l’effetto della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre. Il mio popolo abiterà in un dimora di pace, in abitazioni sicure, in quieti luoghi di riposo” (Is 32:16-18).

VIENI, SIGNORE GESÙ!

IL SIGNORE CI RACCOMANDADI ESSERE SEMPRE PRONTI:

VIGILARE E PREGARE.

IN QUESTO TEMPO FINALE DI MARIA, SIAMO SUOI APOSTOLI.

diP. Justo A. Lofeudo, MSE

PAROLE CHIAVE

NOVISSIMIarea della teologia dedicata alle ultime cose, ció a cui l´uomo va incontro al termine della sua vita: morte, giudizio, purgatorio, cielo, inferno.

Ed

ito

rial

e

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4 IL CIELO A GARABANDAL

Per questo San Pietro poté dire: “Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (2Pie 3:13). E San Giovan-ni ci trasmette la sua visione quando nel Libro della Rivelazione, l´Apocalisse, ci dice: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la pri-ma terra erano passati, e il mare non era più”. (Ap 21:1). E questo, per molti studiosi, non si riferisce alla fine della fine ma alla fine dei tempi quando il Signore verrà e farà nuove tutte le cose (Cf Ap 21:5).

Questi versetti, fra tantissimi dello stesso tenore, si prefiggono l´unico proposito di offrire un esempio del tempo messianico profetizzato e non compiuto. La versione piú comune é che queste profezie si riferis-cono al Paradiso Celeste. Tuttavia, alcuni sostengo-no che si tratterebbe di un tempo che non sarebbe meta-storico ma storico, qui sulla terra, e finale nel senso della restaurazione finale, quando Cristo rica-pitola tutto in Lui.

San Ireneo parla della ricapitolazione di tutta la Crea-zione in Cristo. Questo principio teologico, in questo Padre della Chiesa, si basa sull´uomo, che fu crea-to a immagine di Dio. Solo in Cristo —dice Ireneo— c´é quest´immagine di Dio e nell´umanitá tutto deve continuare fino ad ottenerla nella sua perfezione. Per questo, Gesù Cristo é come un nuovo punto di par-tenza della Creazione nella storia. Punto di partenza che ha luogo nella pienezza dei tempi e che deve arrivare alla sua massima espressione proprio nella storia. Per questo la Parola Eterna di Dio assume l´u-manitá in Cristo, il nuovo Adamo, che deve restaura-re il paradiso che era perduto.

La Sacra Scrittura, riferendosi a Gesù Cristo, dice “Perché per mezzo di Lui furono create tutte le cose… tutto fu creato da Lui e per Lui” (Col 1:16). Questo “per Lui” vuol dire che la creazione è al servi-zio del Signore, cioè la Creazione si riconosce e vive sotto l´unica signoria di Cristo. Non c´è bisogno di dire quanto siamo lontani da ciò.

Nella festa solenne di Cristo Re, la preghiera diretta al Padre dice: “Signore onnipotente ed eterno, che hai voluto fondare tutte le cose nel tuo Figlio amatissimo, Re dell´universo, fa che tutta la creazione, liberata dalla schiavitù del peccato, serva alla tua maestà e ti glorifichi senza fine…” La preghiera si basa sulla speranza, avallata dalle Sacre Scritture, che la Crea-zione si vedrà liberata dal potere del male e potrà così servire e lodare Dio, stando sottomessa a Gesù Cristo, Re dell´Universo, prima della sua storica fine.

Bisogna riconoscere che su questo tema del tempo messianico o ciò che verrà alla fine dei tempi, esiste un tabù che rende sterile ogni menzione perché su-bito la si scarta come cosa giudicata e condannata. Mi riferisco al millenarismo. Tuttavia tale presunta convinzione si riferisce alla sua forma politica, volga-re, all’interpretazione letterale del ritorno di Cristo per stabilire un governo sulla terra. Esiste però quello che si chiama millenarismo mitigato che afferma che non lo si può insegnare perché non vi è certezza. E poi ci sono i cosiddetti millenarismo spirituale e allegorico.

Perciò la questione non finisce lì, impedendo ogni speculazione teologica, ma resta aperta. Si inten-de che è un argomento aperto allo studio, non alla fantasia. Perché, altrimenti, come si sostiene o che senso avrebbero tutte quelle profezie se tutto succe-de quando questo mondo finisce? E poi, in che altro modo potrebbero essere interpretate? Solo se la fine dei tempi fosse la stessa cosa che la fine del mondo, ma non è così.

La fine dei tempi non coincide con la fine del mondo, ma ha un significato preciso nel quale alcuni avveni-menti come l´apostasia, la persecuzione ai cristiani, sono segni che già stiamo vivendo.

La fine dei tempi è quella del giudizio alle nazio-ni, dell´Anticristo e dell´abominio della desolazione,

PAROLE CHIAVE

ESCAtOLOgIA

(dal greco éskhatos: ‘ultimo’ e logos: ‘studio’) é l´insieme di credenze religiose sulle realtà ultime. si divide in:• Escatologia generale. Tratta del destino finale

dell´umanità e del destino finale dell´universo.• Escatologia particolare. Tratta dell´essere uma-

no dopo la sua morte (i novissimi).

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IL CIELO A GARABANDAL 5

quella dell´illuminazione di Israele, della grande tri-bolazione e purificazione che porta ad un tempo di assoluta novità, di trasformazione a livello cosmico, cioè sulla terra e in tutta la creazione, dove Cristo è tutto in tutti.

E la storia continua fino al suo scioglimento finale con il Giudizio Universale, quando la Chiesa entrerà nella sua gloria con la Pasqua definitiva. Così si spiega an-che la semplice risposta di quella bambina, Conchita, quando chiarisce a sua madre che dopo i tre Papi che sarebbero succeduti a Giovanni XXIII non sareb-be arrivata la fine del mondo ma la fine dei tempi. La Vergine stessa le aveva detto che la fine dei tempi non era la fine del mondo.

Allora, secondo Garabandal, siamo già in questa fine dei tempi perché il terzo Papa è Benedetto XVI. Ciò indica che entriamo nella tappa finale della perse-cuzione e della purificazione, eventi che per quello che stiamo vedendo non sono assurdità ma realtà.

Saperlo, riconoscere i segni dei tempi è un´esigen-za da non temere se siamo con Dio e, per la stessa ragione, Lui con noi; anzi, proprio per queste stesse ragioni escatologiche dobbiamo convertirci quotidia-namente a Dio e alzare lo sguardo con speranza per-ché Cristo verrà, perché il Suo Regno si stabilirà sulla terra. Regno che possiamo ora solamente intuire e che si manifesterà per mezzo della Presenza nella Eucarestia in un modo che ora è totalmente celato.

Perché se è vero che c´è una Presenza reale, viva, totale, sostanziale di Gesù Cristo nell´Eucarestia, essa non è affatto evidente, solo la fede scopre i veli eucaristici per trovare Dio Onnipotente che ci ama. E se è altrettanto vero che il Regno dei Cieli è già qui perché si trova in quelli che vivono in Cristo e Cristo in loro, tuttavia non si è esteso fino ad abbracciare tutto e tutti. È questa dualità sempre in tensione tra il “già” e il “non ancora”.

Per questo, in un certo senso siamo già dall´Incarna-zione di Dio, nel Figlio, nel finale messianico raggiun-

to con la pienezza dei tempi; ma, allo stesso tempo, non siamo arrivati al compimento definitivo a causa dell´opposizione delle forze del male a cui si unisce la ribelle indipendenza dell´uomo verso Dio.

Questo è il momento storico in cui stiamo entrando nella fine dei tempi, caratterizzato da grandi eventi di ogni tipo e dalla purificazione fino al trionfo del Cuore Immacolato di Maria sul male, esaltata come la Don-na che sconfigge Satana e riscatta i suoi figli dalle morse dell´inferno.

La vittoria era già stata conquistata da Gesù Cristosulla croce, e di questa vittoria fu partecipe —in modo celato agli uomini ma non a Dio— la Madre del Signore. Il suo trionfo in queste sue battaglie finali è, in un certo senso, un nuovo trionfo di Cristo che sarà riconosciuto universalmente come Re e Signo-re, quando Lui sarà tutto in tutti.

Da tutto questo si capisce che non dobbiamo esse-re spettatori passivi mentre si svolge il dramma della nostra salvezza ma attori impegnati che con serietà, ma serenamente seguono un cammino di conver-sione, confidando sempre nella Misericordia di Dio e nella Maternità di Maria e che cooperano attivamente con le loro Eucaristie, penitenze, orazioni, adorazio-ni, riparazioni, dolori a questo trionfo, che è quello della salvezza delle anime.

La Santissima Vergine ci chiama ad essere suoi apostoli, quegli apostoli profetizzati da San Luigi Ma-ria Grignion di Monfort per gli ultimi tempi: figli che seguono la Madre e generosamente si offrono affin-ché quelli che sono lontani da Dio conoscano il Suo Amore e si avvicinino al Salvatore.

E non dimentichiamo anche di recuperare la tensione escatologica perduta, perché essa non è fatta solo dalla fede, ma fondamentalmente dalla speranza.

Acclamiamo al Cielo, con voce rinnovata:

“VIENI, SIGNORE GESÙ!”

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6 IL CIELO A GARABANDAL

I l 29 luglio 1961 giunsero a Garabandal i fratelli Andreu, Ramón Maria e Luis Maria, fra tantissime altre persone, spinti piú dalla

curiositá che dalla speranza di venire a contatto con fatti veramente seri.

Scrive Conchita nel suo diario: “Arrivavano, come tanti, senza credere a niente. E uno di quei giorni in cui Loli e Jacinta ebbero un´apparizione, durante il giorno ai Pini, c´erano lí questi Padri e —guardan-dole in estasi— credettero; ma non solo per questo…”.

I Padri Ramón Maria e Luis Maria domandaro-no se quel pomeriggio era previsto qualcosa: “Sicu-

ramente si —qualcuno rispose loro— verso le sette avverrà un´estasi perché ieri la Vergine, al conge-darsi, disse alle bambine che sarebbe tornata oggi”.

In quell´ultimo sabato del mese di luglio vi erano nel paese circa tre o quattrocento stranieri. Avvici-nandosi l´ora prevista, essi e molti abitanti del pae-se giravano di qua e di lá in modo nervoso, come di chi aspetta qualcosa ma non sa bene cosa né dove. Abbastanza gente già si dirigeva alla “Calleja”.

Improvvisamente arrivò un bambino che disse a uno dei gruppi che stavano aspettando: “Hanno giá ricevuto un avviso”. La notizia si sparse velocemen-

Fra i tanti sacerdoti che arrivarono a Garabandal per studiare gli eventi, vi era un gesuita, Padre Luis Maria Andreu.Era un giovane brillante, professore di Teologia nella Facoltà che la Compagnia di Gesù aveva nella provincia di Burgos. Aveva una reputazione da santo.Padre Andreu si mostrò molto scettico nella sua prima visita, ma dopo aver studiato le bambine in estasi si rese conto che qualcosa di molto serio stava avvenendo in quel luogo.La sua storia, accaduta durante il primo anno delle apparizioni è direttamente collegata con il grande miracolo predetto dalla Santissima Vergine a San Sebastián di Garabandal.

FONTE:

www.virgENdEgarabaNdal.Org

UN GIOVANE SACERDOTEVEDE Il fUTURO MIRACOlO

E MUORE DI fElICITÀ

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IL CIELO A GARABANDAL 7

te. Padre Ramón Maria domandò, molto sorpreso: “E questo, che cos´é?” “Che le bambine —spiegò qualcu-no— ricevono prima tre avvisi e poi, viene”.

Non molto piú tardi arrivarono Loli e Jacintacorrendo verso “il quadro”. L´agitazione che si creò fu impressionante. Come una disordinata valanga tutti si lanciarono verso il punto indicato. Padre Ramón Maria, per non investire nessuno e anche per non es-sere investito, si spostò in un lato per lasciar passare quell´ondata…, dovendosi perció rassegnare a resta-re nella periferia degli spettatori, senza poter seguire da vicino quei fenomeni che tanto avrebbero dovuto importargli. Per riuscire almeno ad afferrare qualcosa, salí su uno dei piccoli muretti di pietre accatastate che fiancheggiavano la Calleja in quel punto; ma con tanta sfortuna poichè le pietre cominciarono a rotolare e ca-dere facendo abbastanza rumore… La gente si giró a guardare, protestando per quel rumore che non lascia-va capire nulla di quello che stavano dicendo le bam-bine in estasi. Il povero Padre si strinse nelle spalle…

In quel momento, sentì che da dietro qualcu-no l´afferrò per le braccia: si girò e vide una specie di gigante – cosí almeno ebbe l’impressione - che lo alzò e cominciò a spingerlo nel mezzo di quel cer-chio compatto di curiosi, verso il punto in cui si tro-vavano le bambine, mentre diceva energicamente a destra e a sinistra: “Largo all´autoritá ecclesiastica”.

Grazie a quell´aiuto provvidenziale, Padre Ramón si trovó inaspettatamente nel punto migliore di osser-vazione, insieme alle veggenti e vicino a suo fratello, che stava prendendo appunti in un quadernetto.

Improvvisamente le due bambine, contemporanea-mente e con assoluta simultaneitá, tornarono in sé e si guardarono candidamente intorno. Don Valentín si avvicinò e chiese loro: “Che, che dice la Madonna?”.

—La Vergine dice di salire ai Pini noi, i nostri genitori, le guardie, i sacerdoti e le suore; gli altri che restino qui giù”.

Salirono tutti ai Pini e in quel luogo le bambine, con tutta naturalitá, indicarono i posti in cui dovevano mettersi i diversi gruppi.

Prima di arrivare lí, a metá strada verso i Pini, Loli si girò e fece segno con il dito: “Che non vadano oltre”, indicando una specie di sentiero che incrociava la sa-lita. Non fu facile riuscire a farsi obbedire da tutti —circa 500 persone— ma gli agenti della Guardia Civile si incaricarono di eseguire gli ordini.

Cominció l´estasi e gli spettatori piú vicini pote-rono osservare come il viso delle veggenti prendeva

un´espressione di profonda tristezza. La madre di una non poté contenersi: “Stanno piangendo!”.

Poichè non si riusciva a comprendere i dialoghi, il parroco chiamó Mari Carmen (una bambina) per aiu-tarlo; la piccola gli si avvicinó senza nessuna fretta e quando ascoltó cosa volesse il prete, rispose: “Stanno dicendo alla Madonna che non dica loro cose brutte”.

Tutti capirono che quell´apparizione non era una come le altre e si avvertì che la Vergine stava spiegan-do cose molto serie.

A posteriori, per mezzo di dichiarazioni o mezze frasi delle bambine, si venne a sapere che quel giorno la Vergine confidó loro qualche segreto e completó il messaggio che avrebbero dovuto rendere pubblico la notte del 18 ottobre.

Quando le bambine tornarono allo stato normale, tutti corsero verso di loro e si vide che una delle veg-genti aveva ancora delle lacrime: “Perché piangi?”, ma non si ottenne risposta.

SOPRAI fratelli Ramón Maria e Luis Maria Andreu, sacerdoti gesuiti.

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8 IL CIELO A GARABANDAL

Mentre una parte della gente stava parlando con loro, avvenne in quel luogo, ai Pini, la terza visione del giorno. Ora si poterono ascoltare le bambine con molta piú chiarezza.

L´apparizione avvenne con il Bambino, perché esse chiesero quanti anni aveva, e chiesero anche di tocca-re la sua corona, commentando che era piccola…

La Vergine disse alle bambine che era contenta del comportamento tenuto dalla gente, che aveva ubbidi-to senza difficoltà a quello che era stato loro chiesto circa la loro collocazione. Raccomandò ancora una volta di pregare il Rosario. E che per quel motivo po-tevano andare ai Pini.

Tornate presto Jacinta e Loli alla normalitá, si co-minciò lì la preghiera del Rosario. Alla quinta Ave Maria del terzo mistero le bambine si fermano in “… il Signore é con te…”, senza finire di pronunciare quest´ultima parola…

L´estasi fu lunga, di circa un´ora. Le bambine par-larono con la Vergine, le dissero chi era venuto, le chiesero di far vedere loro il suo vestito, ecc.

Uno dei due gesuiti che erano saliti “senza credere”, Padre Ramón Maria Andreu, stava annotando tutto quello che dicevano le bambine.

Ascoltiamolo, dalla conversazione che ci offre l´edi-tore francese del diario di Conchita, G. Du Pilier:

Padre Ramón Maria: Come lei puó immaginare, quando arrivai a Garabandal non pensavo assoluta-mente che lí avvenissero effettivamente dei fenomeni degni di seria attenzione. La prima volta che mi invi-tarono ad andare risposi che avevo molto poco tempo per perderlo in quelle cose. Ed é che, generalmente, sono abbastanza occupato; se accettai fu solo per non offendere l´insistenza dei miei amici e anche perché avevo bisogno di qualche giorno di riposo, dopo i cicli di esercizi che avevo dato tutti di seguito.

—Suo fratello, Padre Luis Maria, credeva giá a tutto quello?

—Assolutamente no! Né lui né io avevamo prove, e credo che nessuna persona intelligente possa accettare questo genere di fenomeni senza una base di prove o ragioni.

—Come avvenne esattamente quello che Conchita scrisse nel suo diario?

—Vede, io salivo quel giorno per la prima volta a Garabandal; e quel giorno fu prodigo di “eventi” che

noi potemmo osservare.

Verso sera ci trovavamo ai Pini. Loli e Jacinta en-trarono in estasi. Non c´era intorno un numero ec-cessivo di curiosi e per quel motivo potei piazzarmi vicinissimo ad esse. Le ascoltavo parlare con la visione perfettamente, con questa voce bassa come in sordina, che caratterizza il parlare in estasi; ma non capivo tutto, solo frasi sciolte.

Dopo otto o dieci minuti, pensai che quello pote-va essere frutto di un caso di ipnosi. Allora cominciai a guardare attentamente tutte le persone che erano lí per scoprire il possibile colpevole dell´ipnosi. C´era in tutti i visi una chiarissima espressione, come di sor-presa-ammirazione, che scartava ogni possibilitá che stessero operando come soggetti ipnotizzatori: sem-bravano piú disposti ad essere trasportati che a pren-dere qualunque iniziativa.

In precedenza avevo giá visto le bambine entrare e uscire dall´estasi, ma sempre tutte e due alla volta, come se avessero una sola anima. Ebbi allora un pen-siero forse illogico ma che mi sembrava interessante: come prova che tutto ció era vero, chiesi dentro di me che una delle bambine tornasse in sé mentre l´altra continuasse a restare in estasi.

In quello stesso istante, Loli, che era la piú vicina, uscí dall’estasi e si giró verso di me, guardandomi con un sorriso!

Come se niente fosse successo, le chiesi: “Non vedi piú la Vergine?” “Nossignore” “E perché?” insistei. “Perché se ne é andata” “Peró guarda Jacinta…”

La bambina guardó e sorrise ampiamente perché era la prima volta che poteva contemplare la compagna in estasi, mentre lei era fuori da quello stato.

—Cosa ti ha detto la Vergine? Le chiesi.

Stava aprendo la bocca per rispondermi quando entró di nuovo nella visione, girando la testa all´in-dietro. Mi avvicinai di piú ad esse, e potei ascoltare Jacinta:

—Loli, perché te ne eri andata?

Questa parlava giá con l´apparizione e le diceva: “Perché ti sei ritirata da me?... Ah! Allora é per questo, perché lui creda?

Mi girai verso mio fratello Luis e gli dissi:

—Sta attento a quello che pensi, perchè qui la tras-missione del pensiero é immediata!

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IL CIELO A GARABANDAL 9

—Ti é successo qualcosa?

—Ma certo! Te lo diró poi.

Tutto ció, certamente, attrasse molto la mia atten-zione, e mi fece pensare che non si trattava di alcuna commedia; al contrario, lí c´era materia degna di es-sere studiata a fondo.

Da questo a credere però c´era ancora un bel passo, che non avviene come niente.

Cosí, in questo 29 luglio 1961, con uno scetticismo iniziale (che abbiamo appena visto) entrarono nella storia di Garabandal due fratelli, sacerdoti, religiosi, che tanta importanza avrebbero avuto nella compren-sione degli eventi.

UNA GIORNATA “STEllATA”Il giorno 8 agosto 1961 é rimasto impresso in modo

speciale nella storia di Garabandal.

All´alba di quel giorno, esattamente alle ore 5.45, partì da Aguilar de Campoo una carovana di varie au-tomobili ed una jeep, che arrivarono a Garabandal la mattina inoltrata. Fra le persone arrivate c´era Padre Luis Maria Andreu con alcuni membri della famiglia Fontaneda.

Don Valentin Marichalar, il parroco, rimase molto contento per l´arrivo di Padre Luis Maria e gli disse: “Lei é venuto molto opportunamente perché proprio oggi devo andare a Torrelavega. Le consegno le chiavi della chiesa e le affido anche la cura della parrocchia durante la mia assenza”. Il padre accettó contento e

scherzò cosí con Rafael Fonta-neda:

—Dai, che adesso sono io il prete di Garabandal.

Era evidente che per lui quello era un onore e un pri-vilegio. Il signor Fontaneda as-sicurò che Padre Luis Maria si mostrava chiaramente interes-

sato a tutto ció che riguardava Garabandal da quella sua prima visita…, anche se non lo faceva apparire; parlava delle visioni in generale…. si vedeva che era un appassionato del tema.

Muovendosi giá da prete, Padre Luis fece suonare le campane del campanile per la messa.

E, malgrado fosse un giorno di lavoro, arrivó ab-bastanza gente: forestieri e gente del paese. Presero la comunione circa venti persone fra cui Conchita, Ja-cinta e Mari Loli.

Il signor Rafael Fontaneda assicurò:

—La messa che celebró il padre fu seguita straordi-nariamente. Emozionó tutti quanti assistettero.

Del fatto non vi era dubbio, per la presenza di ab-bondanti testimonianze. A cosa era dovuto?

Al principio si pensó che fosse dovuto alla presenza delle veggenti. Poi si pensó che quella messa era stata l´ultima celebrata dal padre… e forse egli aveva avuto qualche strano presentimento…

Tutto ció, insieme all´emozione della sera prima e all´aspettativa di ció che sarebbe successo quel gior-no, poteva aver influito realmente nella devozione e nel fervore collettivo di quella celebrazione. La veritá é che la gente, all´uscita di chiesa, parlava del silenzio, della pietá e della fede che unirono il celebrante con i fedeli, in intima comunione, davanti all´altare.

Tutti restarono attenti perché le bambine avevano annunciato l´apparizione per subito dopo pranzo, alle due del pomeriggio.

SINISTRAGarabandal, 8 agosto 1961. P. Luis Maria Andreu celebrando la sua ultima Santa Messa nella parrocchia del paese.

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10 IL CIELO A GARABANDAL

A quell´ora, esse, accompagnate da molta gente, en-trarono in chiesa. C´erano tutte e quattro. Alle 14.11 entrarono in estasi. Sorrisero un po´, Jacinta di piú. La prima cosa che scrisse Padre Luis nel suo quadernetto fu che Mari Cruz si “strinse nelle spalle”. Scriveva con-tinuamente ció che riusciva a capire dei loro dialoghi.

“Il padre — scrive Rafael Fontaneda— si trovava vicino alle bambine e, come aveva fatto in precedenti occasioni, scriveva attentamente tutto quello che esse dicevano o facevano. Peró questa volta il Padre sembra-va stranamente assorto, e i piú vicini a lui vedevano che gli scorrevano delle lacrime silenziose lungo le guance.”

Non solo scriveva Padre Luis; c´erano lí altri due spettatori che facevano lo stesso senza perdere alcun dettaglio: il seminarista Andrés Pardo e l´ illustre do-menicano Padre Antonio Royo Marín.

Da quello che scrisse uno e l´altro sappiamo che Conchita disse alla visione, fra altre cose: “Sai cosa ti dico? Che devi dare una prova; che a… devi dargli una prova… A Lourdes e a Fatima hai dato una prova… Vuoi vedere cosa ti ho portato? (le fa vedere i rosari e le medaglie). Li devi baciare… Cosa ti sembro con i capelli corti?... Torni al pomeriggio?... Ah, che bello!... Quanti anni hai?... Eh? Ne hai tre piú di me? Sei? Ah si! Io, dodici: sei in piú, diciotto. Hai sette anni piú di Mari Cruz”.

Non parlò solo Conchita. Loli chiese al principio perché non veniva l´Angelo… e insistette poi a chie-dere anche lei che desse una prova. Anche Jacinta pre-se parte nella conversazione.

Parlarono dei sacerdoti che erano lí quel giorno.

“Oggi sono venuti due sacerdoti: uno é gesuita e ha detto la messa molto bene… Come si chiama? Qualcosa come Andrés… Il domenicano… a Santander ho visto molti domenicani…”.

Padre Luis scriveva, minuto per minuto, gli avveni-menti di quell’estasi: “Alle 14.19 Loli ha un forte gesto di caduta in avanti. Alle 14.24 Conchita piange. Pochi attimi dopo, Loli cade e Mari Cruz la sorregge, tenen-dola per la schiena. Alle 14.35 cadono tutte e quattro: “Provammo a prenderle; restarono con lo sguardo fisso in alto senza battere ciglio”. Alle 14.40 si raddrizzano e restano in ginocchio. Alle 14.43 camminano all´indietro verso l´altare della Ver-gine del Rosario… Cadono rovesciate davanti ad esso e rovesciate sul pavimento cominciano a pregare il rosario. Alle 14.47 si raddrizzano e continuano il ro-sario in ginocchio. Gli passiamo la mano sugli occhi e non battono ciglio; battono le ciglia qualche volta per conto loro, ma molto poco; si osserva una certa rigiditá nella mandibola… Finiscono la preghiera con un Padre Nostro all´Angelo custode, un Salve Regina alla Madonna del Carmelo e un Credo al Sacro Cuore di Gesú. Verso le tre finisce tutto il trance”.

Ma durante l´estasi avevano ricevuto un appunta-mento per quella sera e sembra che la cosa non sa-rebbe stata di breve durata perché si ascoltó che di-vevano: “Quanto starai? Due ore?... Dove staremo in ginocchio?”.

“MIRACOLO, MIRACOLO, MIRACOLO!”Poco dopo le nove di sera cominció la seconda par-

te di quel giorno indimenticabile. Le bambine si tro-vavano di nuovo in chiesa e davanti all´altare princi-pale caddero in estasi. Respiravano profondamente… poi risero, tranne Conchita; é lei quella che parlò: “Si, come Tu vuoi, come Tu ordini… Per noi é indifferente andare da ogni parte. Come vuoi… ma non abbiamo dato nessuna prova e la gente non crede…”.

Verso le 21.40 si alzarono ed uscirono dalla Chie-sa in marcia estatica. Si soffermarono nei luoghi

dove avevano giá avuto qualche estasi e lí pregarono…

A Garabandal non si erano mai viste delle “stazioni” cosí devote!

Verso la fine del percorso si sentí dire loro: “Quando sará il prossimo giorno in

SINISTRAGarabandal, 8 agosto 1961. Padre Luis Maria Andreu, di fianco alle bambine, con-templa in estasi il Grande Miracolo.

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cui ti vedremo, perché venga la gente? ... la gente dice che tutto questo é una nostra malattia e i ragazzi ci hanno tirato sassi… Bene, se sei contenta di noi, per noi fa lo stesso”.

E quando sembrava che tutto stesse per finire, si lanciarono in una salita verso i Pini, fatto giudicato da tutti i testimoni come impressionante, tanto per l´aspetto delle quattro bambine quanto per la velocitá e la mancanza di gravitá della corsa.

All´arrivare su, Loli disse (parlando con la visione): “Si, qui é dove si fará la cappella… Questo é un buon posto… Ci mettiamo cosí?” e si inginocchiarono.

Cantarono l´inno a San Michele. Diedero poi dei baci nell´aria…

E fu in quel momento quando Padre Luis Maria Andreu… Ma vediamo la testimonianza di Rafael Fontaneda:

“Ai Pini Padre Luis ispezionava le bambine mi-nuziosamente. Sembrava non si volesse perdere nem-meno un dettaglio di quanto stava succedendo.

Improvvisamente osservammo che era colto da un´emozione speciale e, per ben quattro volte, lo sen-timmo dire a voce alta e visibilmente impressionato la parola “MIRACOLO!”.

Non solo gli spettatori poterono osservare l’ estasi di Padre Luis, ma anche le bambine, rapite dal mondo normale dei sensi, poterono osservarlo. e questa fu la prima e unica volta che una persona estranea alleveggenti entró in pieno nel loro campo visivo. “All´uscita del rosario entrammo in estasi tutti e quattro… E cominciammo a camminare verso i Pini; e quando arrivammo lí, P. Luis Maria disse: Miraco-lo, Miracolo! E si fermò guardando verso l´alto. Noi lo vedevamo, mentre nelle nostre estasi non vediamo mai nessuno tranne la Vergine; Padre Luis l´abbiamo visto e la Vergine ci confermò che lui stava contemplando Lei e il Miracolo”.

Non si trattò di un miracolo qualunque, ma del Mi-racolo. Le veggenti, specialmente Conchita, parlarono molte volte di esso. E´qualcosa che dovrá avvenire, un capitolo importantissimo della storia di Garaban-dal che é ancora in sospeso. Quello che ci dice questo episodio di P. Luis Maria Andreu é che lui, la notte del 8 agosto 1961, poté contemplare anticipatamen-te —tramite un favore specialissimo della Vergine— quello che né le veggenti né nessuno ha ancora visto, anche se é stato annunciato per tutti.

Giorni dopo Padre Ramón Maria, che non si trova-va a Garabandal il giorno 8, venne a conoscenza dalle bambine della visione di suo fratello: “Si trovava con loro in ginocchio; gocce di sudore brillavano nella sua fronte; e la Vergine lo guardava… Sembrava come se le stesse dicendo: Fra poco sarai con Me”.

Erano circa le dieci di sera.

Padre Luis tornó in sé e le bambine cominciarono la discesa dicendo in estasi che andavano in chiesa. Padre Royo Marín avvisó i presenti di correre verso la chiesa perché, a detta di lui, le bambine avevano le ali ai piedi.

In effetti, se la salita era stata molto rapida, la disce-sa fu quasi vertiginosa.

Non ci fu da stupirsi che le bambine persero due rosari fra quelli che erano stati affidati loro per farli baciare. Uno di essi era quello del seminarista. Con-chita, che lo portava, se ne rese conto in chiesa; la ascoltarono dire: “Ho perso il rosario, era quello dello studente… Che dispiacere! Mi sgriderá? Eh?... Dov´é caduto?... Lassú? Piú su di dove ti abbiamo visto? Ah!”.

L´altro rosario era di Padre Luis. Non si trattava di un rosario qualunque, era uno di quelli che comincia-vano a usarsi allora, a forma di anello, rifinito con una croce e con dieci piccole sporgenze che servivano per contare le Ave Marie; si metteva nel dito indice e lo si faceva girare con il pollice. All´uscita di chiesa, Loli disse al Padre: “Ho perso il suo rosario, ma la Vergine mi ha detto dov´é rimasto, andiamo a cercarlo”. Julia, la madre della bambina, ascoltó le parole di sua figlia e si oppose: “No, adesso no, che é giá troppo tardi. Aspetta domani e quando si sará fatto giorno, andrai a cercarlo”.

Padre Luis fu d’accordo con la saggia decisione di Julia; e poco tempo dopo disse alla bambina: “Loli, devo andarmene stasera; quando troverai il rosario, non darlo a nessuno tranne a mio fratello Ramón. Se io non torno, lui tornerá sicuramente”.

Non molte ore dopo, si svelò lo scuro senso profe-tico di quelle parole. il minuscolo rosario fu trovato nel luogo preciso che aveva detto la Vergine; ma il suo propietario non ne avrebbe piú avuto bisogno.

AffERMAZIONI IMPORTANTIAll´uscita di chiesa quelli che avevano partecipato

agli eventi di quel pomeriggio e sera ne parlavano fra

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loro… In uno di quei gruppi parlava Padre Royo Ma-rín: “Non sono infallibile, peró mi sono specializzato in queste questioni e mi sembra che le visione delle bambine siano vere. Ho potuto scorgere quattro segni a favore di ció, che non lasciano nessun dubbio”.

Allora, gli si avvicinó Rafael Fontaneda e gli disse:

“Padre, se la cosa é cosí seria come dice, perché non rimane qui qualche giorno in piú per studiarlo meglio?” e l´altro rispose: “In questo momento non posso rimanere; ma quanto è avvenuto é cosí chiaro che non c´é possibilitá di dubbio”. E dobbiamo tenere presente che Padre Royo Marín era salito a Garaban-dal piú scettico degli altri: la semplicitá infantile non é generalmente una caratteristica dei chierici che sanno di aver studiato e di essersi documentati.

Era giá inoltrata la notte quando la gente della ca-rovana arrivata all´alba cominciò la discesa da Gara-bandal: alcuni a piedi, altri in jeep. A Padre Luis Ma-ria, per deferenza gli lasciarono un posto nella jeep. durante il tragetto, tutti poterono osservare che il Padre traboccava di una felicitá interiore… e lui lo manifestava in mille modi, al tempo stesso che di-chiarava la sua assoluta certezza nella veritá di ció che dicevano le veggenti.

A Cosío dovettero aspettare la gente che scendeva a piedi da Garabandal. Padre Luis non scese dalla jeep; si stava quasi addormentando quando arrivó don Va-lentin Marichalar, il parroco. Allora il Padre, con pie-na luciditá e con tono grave gli disse:

—Don Valentin, quello che dicono le bambine é vero; ma non ripeta in giro quello che le dico adesso… la Chiesa deve usare ogni prudenza in queste faccende.

Continuiamo in questa discesa verso Cosío con il racconto di Rafael Fontaneda:

“A Cosío ci dividemmo nelle diverse macchine che facevano parte della spedizione. Padre Luis lo reclamavano in quella di mio fratello ma lui volle salire in macchina con me, visto che aveva fatto con me il viaggio di

andata. Si accomodó davanti, vicino all´autista; dietro sedevamo mia moglie Carmen, mia figlia Mari Car-men di otto anni ed io.

Lungo il viaggio parlammo di quello che avevamo visto in quel giorno… Padre Luis Maria ci disse che aveva scambiato qualche opinione con Padre Royo Marín e che erano d´accordo su tutto.

Tanto io come mia moglie, e lo stesso José Salceda (l´autista), ci sentivamo impressionati dall´intensa e profonda allegria del Padre, e anche dalla sua si-curezza. Parlava senza fretta e ripeteva molte volte queste frasi: “Che contento sono!... Mi sento pieno di felicitá… Che regalo mi ha fatto la Vergine!... Non posso avere il minimo dubbio sulla veritá di quello che succede alle bambine…”.

A Torrelavega ci incontrammo con la jeep che ci aveva portati da Cosío a Garabandal; era ferma, con gente di Aguilar de Campoo. Il nostro autista si avvi-cinó per vedere se avevano bisogno di qualcosa, e lui insieme con Padre Luis parlarono qualche minuto con i passeggeri.

Al riprendere il cammino, gli dissi al Padre:

“Padre, perché non cerca di dormire un po´?”. Ac-cettó il mio suggerimento e si addormentó per quasi un´ora, fino ad arrivare quasi a Reinosa. Allora si sve-glió e disse: “Che sonno profondo ho fatto! Mi sento stupendamente. Non sono nemmeno stanco”.

Tutti gli altri avevamo molto sonno perché erano le quattro del mattino. Ci fermammo a una fonte per bere e rinfrescarci. Padre Luis chiese poi all´autista se anche lui aveva bevuto e questi gli rispose che si era gettato acqua sugli occhi poichè erano quelli che ne avevano più bisogno …

DESTRASepoltura del Padre Luis María Andreu, nella località di Oña, in provincia di Burgos.

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Di nuovo in cammino, il Padre tornó alle stes-se frasi: “Mi sento veramente pieno di allegria, di felicitá. Che regalo mi ha fatto la Vergine! Che fortuna avere una Madre cosí in cielo!... Non dobbiamo avere nessuna paura della vita soprannaturale… Dobbiamo imparare a parlare alla Vergine come fanno le bambine. Loro ci han-no dato l´esempio!... Non posso avere il minimo dubbio sulla veritá delle loro visioni… Perché la Santissima Vergine avrá scelto noi?... OGGI É IL GIORNO PIÚ FELICE DELLA MIA VITA”.

finí di parlare con quest´ultima frase. Allora io gli chiesi qualcosa e, non ricevendo risposta, gli dissi: “Padre, le succede qualcosa?” “No, niente. Sonno”. E chinó il capo, al tempo stesso che emetteva un leggero raschio. José Salceda si giró verso di lui e, all´osservare i suoi occhi, esclamó: “Il Padre sta mol-to male!”. Rapidamente mia moglie gli prese il polso e gridó: “Ferma, ferma, che non ha polso. Qui c´é un´ospedale: bisogna portarlo lí immediatamente”.

Io pensavo si trattasse solo di mal di mare e, al fer-mare la macchina, aprii la sua porta mentre gli dicevo: “Non si preoccupi Padre, che non é niente; le passe-rá subito con un po´d´aria”. Ma mia moglie insiste-va: “Bisogna portarlo inmediatamente all´ospedale”. “Non dire sciocchezze”. “Ma se é senza conoscenza…!”.

Arrivammo all´ospedale che si trovava a pochi me-tri e l´infermiera che ci aprí ci disse inmediatamente che era morto. Mia moglie rispose che non poteva es-sere vero… che bisognava far qualcosa. Allora l´in-fermiera gli fece una iniezione mentre José Salceda correva a chiamare un medico e un sacerdote. Il me-dico arrivó in dieci minuti per constatare che, effetti-vamente, era deceduto. Inmediatamente dopo arrivó il parroco e gli amministró la Sacra Unzione.

Passati quei primi istanti di sconcerto totale e ner-vosismo, cominciammo a fare qualcosa: chiamai per telefono suo fratello, Padre Ramón, che era a Vallado-lid per tenere esercizi spirituali a una comunitá di reli-giose. Mi misi in comunicazione anche con la localitá di Aguilar di Campoo e, qualche ora dopo, arrivarono i miei fratelli e mio cognato. Fortunatamente, a Reino-sa arrivó anche Padre Royo Marín, per accompagnarci e consolarci e, a metá mattinata arrivó anche Padre Ramón Maria Andreu”.

Possiamo immaginare l´impressione che ebbe quest´ultimo al trovarsi con il cadavere di suo fratello minore di trentasei anni… Come aspettarsi una cosa

Dal diario de Conchita, pagine 46-47:“Il giorno dopo, alle otto o nove di sera, apparve la Vergine molto sorridente, come sempre, e disse a noi quattro: Arriverà adesso P. Luis e vi parlerá. Venne poco dopo e ci chiamó, una per una; ma noi non lo vede-vamo, solo sentivamo la sua voce. Era esattamente come quando parlava sulla terra. E dopo aver parlato un po´, ci disse anche qualche cosa per suo fratello P. Ramón; e ci insegnava parole in francese e a pregare in greco. Ci insegnó anche parole in tedesco e in inglese.E dopo un po´, non sentivamo piú la sua voce, e ci parlava la Vergine. Restó con noi ancora un momento e se ne andó”.

del genere? Non l´aveva mai visto malato, né aveva mai sento che avesse qualche malattia cardiaca e ave-va buone ragioni per crederlo pieno di vitalitá perché faceva spesso dello sport. Ma i disegni di Dio sono im-perscrutabili.

Padre Ramón Maria, dopo aver compiuto pieto-samente i doveri verso suo fratello, raccolse le poche cose che gli appartenevano, fra cui un quadernetto che portava nella tasca della sua tunica: il quaderno numero 3, dove aveva annotato molto dettagliatamen-te gli avvenimenti del giorno prima a Garabandal.

Leggiamo gli appunti che scrisse Padre Ramón in quei momento: “Finiti i funerali di Padre Luis a Oña, e dopo essere rimasto qualche giorno con mia madre (residente a Bilbao), andai a Garabandal il 14 agosto. All´entrare nel paese mi corsero incontro le quattro bambine, perché mi avevano visto salire verso la fine del tragitto.

Mi dissero che quando avevano saputo che Padre Luis era morto piansero di pena… Che la Vergine aveva parlato loro anche della morte di mio fratello e che esse allora Le domandarono dove si trovava, e la Vergine rispose sorridendo; allora Le dissero: “Perché dircelo se lo sappiamo giá?”. Dicevano le bambine: “La Vergine rideva, e quanto!” e facevano dei gesti espres-sivi.

Loli mi consegnó poi il rosario ad anello che aveva ricevuto da mio fratello per farlo baciare alla Vergine e che poi aveva perso: “La Vergine mi disse cosí chia-ramente dove si trovava che lo ritrovai subito, appena sollevate delle pietre”.

Il piacere di questo primo incontro si spense presto per Padre Andreu, come lo racconta all´editore fran-cese del diario di Conchita:

“Era il 14 agosto. Tornavo da seppellire mio fratello

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Luis ed ero appena arrivato a Garabandal. Un ragazzo di Burgos mi si avvicinó per dirmi: “Abbiamo sentito dire dalle bambine durante un estasi: “Ah, bene! Allo-ra parleremo con Padre Luis?”. Ció mi deluse comple-tamente. Volevo andarmene subito da Garabandal”.

Ma, considerato che i suoi accompagnatori non avevano la stessa fretta, Padre Ramón dovette restare: “Andai dove le bambine erano in estasi e mi misi ad ascoltare le loro conversazioni con o sul Padre Luis… Qualche minuto dopo non sapevo piú cosa pensare. Ero veramente stupefatto perché le bambine, al ripe-tere le parole della visione, stavano raccontando la morte di mio fratello e lo svolgimento dei suoi fune-rali con dettagli molto precisi, relativi ai riti speciali della sepoltura di un sacerdote. sapevano anche che in quella di Padre Luis vi erano state alcune eccezio-ni alle regole tradizionali sul modo di sistemare il cadavere; ad esempio, non gli era stata posta la berret-ta in testa, e al posto del calice era stato messo un cro-cefisso tra le sue mani. Le bambine fornirono anche le ragioni di queste variazioni.

Un´altra volte le ascoltai dire che mio fratello era morto senza aver fatto la sua professione, cosa che era vera. Parlarono anche di me e dei miei voti. sa-pevano esattamente la data, il luogo dove li avevo pronunciati e il nome del gesuita che li aveva fatti con me!

Capirete la mia sorpresa, il mio stupore davanti ad un tale numero di dettagli rigorosamente esatti, che le bambine non potevano assolutamente sapere…”.

In effetti, da quella data, non poche volte le bambi-ne sentirono la presenza di Padre Luis nelle loro estasi ed ascoltarono la sua voce, mantenendo un dialogo con lui, anche se non vedevano la sua figura.

Ci sono testimoni che sentirono alle bambine pro-nunziare, piú di una volta, in estasi, parole o frasi in lingue che erano assolutamente sconosciute a loro.

Padre Ramón dichiaró: “É certo che le bambine hanno parlato piú di una volta in lingue straniere. io stesso ho ascoltato una di loro recitare l´ave maria in greco. Sono in possesso di una lettera di Conchita della quale vorrei ripetervi interi diversi paragrafi nei quali mi racconta le cose che imparó in francese, solo per averle sentite, in estasi, da mio fratello”.

Le relazioni del defunto Padre Luis con il fenomeno Garabandal non cessarono in quei giorni di agosto, e ci sono molte testimonianze delle bambine che lo con-fermano.

Forse la piú sorprendente fu quella che Conchi-ta scrisse a Padre Ramón in una lettera del 2 agosto 1964: “Il 18 luglio —festivitá di San Sebastian di Gara-bandal —ho avuto una locuzione durante la quale mi é stato detto che il giorno dopo al Miracolo, suo fratello sará tirato fuori dalla tomba, e il suo corpo risulterà incorrotto”.

Nel 1976 si sparse la notizia che i resti di Padre Luis Maria Andreu erano stati esumati, come quelli di tanti altri gesuiti sepolti a Oña durante il periodo nel quale vi operava la Facoltá Teologica della Compagnia (non vi é piú); che si erano aperte le bare e che “tutti i cada-veri erano decomposti”.

Peró Padre alejandro andreu, fratello del defunto, dichiarò posteriormente che, in effetti a Oña erano stati riesumati tutti i cadaveri e trasportati a Loyola; che erano state aperte tutte le bare eccetto quella di Padre Luis, per ordine del Provinciale dei gesuiti. Perció fecero il trasferimento dei resti di Padre Luis senza sapere lo stato in cui si trovava; gli altri si erano decomposti.

I resti di P. Luis María Andreu riposano attual-mente nel cimitero gesuita del Santuario di San Ignazio di Loyola, nella località di Azpeitia (Guipúzcoa, Spagna), vicino a quelli dei suoi fratelli Ramón (+11.11.2004) e Marcelino (+17.6.1998), testimoni e apostoli delle appa-rizioni di Garabandal.

PrOfeZia deLLa Vergine maria“Il giorno dopo il Miracolo,

il corpo del P. Luis Maria Andreu sarà trovato incorrotto

nel suo sepolcro…”

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P. Luis María Andreu era nato nel seno di una famiglia religiosa il 3 lu-glio 1923 a Bilbao (Spagna). Dei suoi cinque fratelli, tre furono missionari gesuiti: Alejandro in America del Sud, Ramón Maria in California e Marceli-no in China.

Come i suoi fratelli, P. Luis Maria si era presentato come missionario volontario e l´avevano destinato in China con Marcelino. Ma un gesuita amico della famiglia, osservando che la madre degli Andreu sarebbe stata separata da tutti i suoi figli, chiese ed ottenne dal Superiore Gesuita che Luis rimanesse in Europa, perché sua madre avesse almeno un figlio vici-no. Questo permise che P. Luis Maria diventasse uno dei protagonisti degli avvenimenti di Garabandal.

La sua improvvisa morte aveva colpi-to molto sua madre, giacché egli ave-va sempre avuto una salute eccellen-te. Il giorno della sua morte, la madre l´aspettava in casa con le valigie pre-parate, per partire insieme a lui per la Germania. Ma invece dell´arrivo del figlio con il suo solito sorriso, arrivó la notizia della sua defunzione.

Cosí, per consolarla, lui le mandó, per mezzo delle bambine il messaggio seguente: “Tranquillizzati e sii conten-ta, perché sono in Cielo e ti vedo ogni giorno”.

Qualche tempo dopo, sua madre rea-lizzó un progetto che accarezzava da tempo: entrò nel convento della Visi-tazione a San Sebastián (Spagna).

PROMESSE DI SANTITÀP. Marcelino ha un ricordo memorabi-le del giorno in cui P. Luis fece i suoi primi voti, nel 1944.

I due fratelli passeggiavano nei giar-dini di Loyola con la madre, ed arri-varono ad una piccola finestra della cappella della Conversione di San Ignazio, attraverso la quale si puó scorgere l´altare del Santissimo Sa-

cramento. Proprio lí la madre disse loro nuovamente cosa desiderasse di piú da essi ed era la promessa since-ra, fatta al Signore davanti al Santis-simo Sacramento, di dedicare le loro vite a raggiungere la vera santitá.

Allora, P. Luis María, con la mano sul cuore e gli occhi chiusi, si mantenne un momento in silenzio come se stes-se pregando profondamente e P. Mar-celino, che lo guardava, era sicura che suo fratello stesse ripetendo pre-cisamente la promessa chiesta dalla madre di dedicarsi a raggiungere la santità.

Quando P. Marcelino fece i suoi primi voti nel 1946 e si preparava a conti-nuare gli studi, P. Luis Maria ottenne una licenza per stare qualche giorno con lui ed iniziarlo personalmente a una vita di perfetta dedicazione.

Su due cose insistette in modo spe-ciale, così da lasciare la loro impron-ta nella mente di Marcelino. Una era che, anche se avanzare negli studi è importante, più importante ancora è la pratica della virtù e lo sforzo per rag-giungere la santità. L´altra è pregare il Rosario, e come pregarlo bene.

LA SUA ULTIMA LETTERARacconta P. Marcelino che nella sua ultima lettera P. Luis Maria descriveva le sue sofferenze, perché nell´ anno trascorso tutto era andato esatta-mente al contrario di come lui si era aspettato, e diceva di non aver mai

sofferto tanto. Malgrado ciò, durante quell´ultimo anno, le persone intorno a lui non osservarono mai nessun segno delle sue sofferenze perché si mostrava sempre allegro, amichevo-le e disposto tanto ad aiutare come a scherzare.

P. Luis María aveva un´intelligenza eccezionale e venne mandato a stu-diare a Innsbruck, Roma, Ginevra e Parigi. Oltre alla lingua madre —lo spagnolo— parlava tedesco, france-se, italiano, latino, greco e inglese.

Venne ordinato sacerdote a Oña il 30 luglio 1955 dall´Arcivescovo Melen-dro di Anqing (Cina.) Celebró la sua prima messa nella festività di San Ignazio nella cappella di Loyola.

Più tardi, quando ottenne il dottorato in teologia, P. Luis Maria venne nomi-nato professore all´Università di Oña, ed era questo il suo lavoro quando sentí parlare per la prima volta delle apparizioni di Garabandal. Il grande amore che nutriva per la Madonna lo spinse a visitare il paese e ad investi-gare i fatti.

Arrivó lí nel mese di luglio del 1961 ed osservó le estasi delle quattro bambi-ne, scrivendo tutto quello che vedeva ed ascoltava. Ne era rimasto profon-damente impressionato. Una settima-na dopo volle tornare.

Lo fece l´8 agosto, senza prevedere ciò che gli aveva preparato Nostra Signora in quel giorno decisivo della sua vita.

UN SACERDOTE SANTO

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16 IL CIELO A GARABANDAL

Secondo le Sacre Scritture tre sono gli Arcangeli di cui conosciamo il nome. Due vengono citati in entrambi i Testamenti —Michele e Gabriele— e

l´altro, Raffaele, solo nell´Antico, nel libro di Tobia.

A Garabandal l´Arcangelo é San Michele, il quale, pre-ceduto da un potente tuono –simbolo del suo potere- appare alle bambine nel pomeriggio del 18 giugno 1961. Il suo arrivo prepara quello della Vergine che avverrá due settimane dopo. Ed è sempre lui quello che chiuderá le apparizioni esattamente quattro anni dopo, il 18 giugno 1965, con il messaggio che la Santissima Vergine ci dava per mezzo suo. Garabandal si estendeva cosí in un arco temporale parallelo a quello del Concilio Vaticano II.

San Michele é l´Arcangelo protettore di Israele e del Nuovo Israele, la Chiesa Universale. Perció giá in questo fatto, che appaia in un tempo di grandi cambiamenti nella Chiesa, ci può far capire cose che a prima vista possono sfuggire. Il caso non é compatibile con le realtá divine, quindi bisognerebbe trovare il nesso tra il Concilio—la cui recezione dopo 50 anni non si è ancora completata a causa delle interpretazioni opposte che si fanno dello stesso— ed il fatto che Garabandal si ubichi, diciamo cosí,

nella parentesi temporale che apre e chiude il Santo Ange-lo Protettore della Chiesa.

Se guardiamo più da vicino vediamo che i messaggi di Garabandal si focalizzano sull´Eucarestia, mistero cen-trale della nostra fede, “fonte e culmine di tutta la vita spirituale della Chiesa”. Sappiamo cosa avvenne dopo il Concilio (non per il Concilio in sé bensí per certe eresie che furono giustificate in virtú dello “spirito del Concilio”), quello che il Cardinale Ratzinger definí come “devastazio-ne liturgica”. Devastazione tale da provocare il decadi-mento della fede e il fatto che all´Eucaristia sia concessa sempre meno importanza (come avvertiva la nostra San-tissima Madre nel suo secondo messaggio). Nell´Eucares-tia si racchiude la stessa tensione escatologica di chi é giá presente fra noi ma che speriamo anche che venga nella sua gloria. Per questo, quando nel concludere la consa-crazione delle due speci il sacerdote dice “Mistero della Fede”, i fedeli rispondono nella fede, annunciando e pro-clamando la morte e Resurrezione del Signore “nell´attesa della Tua Venuta” o esclamando “Vieni Signore Gesú!”.

Cioé, il vincolo temporale tra le apparizioni e il Concilio deve in primo luogo riferirsi alla liturgia, particolarmente

Arc

ange

lo S

an M

iche

le La manifestazione escatologicadi San Michelea Garabandal

si sTa sfErrando una loTTa SEnza trEguaTra la donna E il dragonE.

Maria avvErTE i suoi figli,E il ciElo ci viEnE in soccorsopEr MEzzo dEll´arcangElo san MichElE.

diP. Justo A. Lofeudo, MSE

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IL CIELO A GARABANDAL 17

all´Eucarestia e alla fine dei tempi. Nell´ approfondimento di quest´ultima é dove spicca la figura di San Michele Ar-cangelo. Vediamo perché. Non si puó negare, anche se a volte non sembra evidente, che il Cielo viene a ricordarci il sacrificio redentore di Cristo nell´Eucarestia e la sua pre-senza viva, reale, sostanziale.

In maniera significativa anche a Fatima la Vergine ven-ne preceduta dall´apparizione dell´angelo che si mostró come Angelo della Pace e come Angelo del Portogallo. Sempre a Fatima, in modo analogo a Garabandal, appare l´ Eucarestia e, come messaggi fondamentali, la sua ado-razione per intercessione e riparazione. D´altra parte, in tutte e due le apparizioni, in certe occasioni sará l´Angelo ad amministrare la comunione ai bambini. Se consideria-mo che tanto Fatima come Garabandal sono avvertimenti severi davanti alla perdita di fede ed alla perdita di ani-me e che lo stesso Signore si chiese: “Quando il Figlio dell´uomo tornerá sulla terra troverá ancora la fede?” (Lc 18:8), e in Mt 24:15 riprende la profezia di Daniele sull´abominio della desolazione, ovvero quando il sacrificio (eucaristico) quotidiano sará soppresso, vedre-mo che la fine dei tempi, con lo scatenarsi delle maggiori calamitá, sará molto vicina.

Spiegato in forma di equazione sarebbe cosí:

Perdita della fede nella presenza reale dell´Euca-restia e nel sacrificio della Messa = devastazione liturgica = Messe e Comunioni sacrileghe = abomi-nio della desolazione = Fine dei Tempi.

Per questo, dal momento che secondo le Sacre Scrittu-re la manifestazione di San Michele é di indole escatologi-ca, dovremmo comprendere la sua presenza a Garabandal come segno della prossima entrata in quei tempi finali sui quali la Santissima Vergine é venuta non solo ad avvertirci ma a riscattare i suoi figli dagli artigli satanici. Precisamen-te, negli anni ‘60 é cominciata la sfrenata libertà morale e il collasso della fede. Circa San Michele e l’ escatología, nel libro di Daniele, capitolo 12, versetto 1 leggiamo: “E in quel tempo sorgerà Micael, il gran capo, il difensore de’ figliuoli del tuo popolo; e sarà un tempo d’angoscia, quale non se n’ebbe mai da quando esiston nazioni fino a quell’epoca; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saran trovati iscritti nel libro”. Si parla chiaramente del tempo della grande tribolazione. Tem-pi avvolti dal mistero dell´iniquitá e del momento storico in cui avverranno, perché nessuno sa il giorno né l´ora, nemmeno gli angeli del Cielo (Cf Mt 24:36). “E tu, Daniele,

tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà” (Dan 12:4).

Quindi sembra che stiamo anche vivendo il tempo in cui si apre il sigillo, e lo apre l´unico che ha il potere di far-lo: Gesù Cristo. Per questo, adesso possiamo permetterci di collegare questi versetti e gli avvenimenti di Garabandal con il libro della Rivelazone, dove nel capitolo 12 appare di nuovo Michele che combatte contro Satana. É proprio qui dove Giovanni ha la visione della Donna coronata da dodici stelle, vestita di sole e con la luna sotto i suoi pie-di. É il grande segnale del Cielo, segnale che giustamen-te attribuiamo alla Santissima Vergine, che soffre i dolori del parto dei nuovi figli, che sono sedotti e schiavizzati dall´antico Serpente. La lotta é iniziata, é il dramma che corre davanti ai nostri occhi. La Santissima Vergine con-tro Satana, e questo, chiamato anche il Dragone, e i suoi angeli ribelli contro Michele e i suoi angeli. I segnali anti-cipatori dei grandi avvenimenti –la partecipazione di San Michele nelle apparizioni, i messaggi sull´Eucarestia e gli esempi di come riceverla durante le apparizioni, la rive-lazione della Vergine sugli ultimi Papi prima della fine dei tempi, la gran apostasia nella quale non solo é sommerso il mondo ma la stessa Chiesa, i numerosi prelati e sacerdo-ti che vanno lungo il camino della perdizione trascinando con loro molte anime– sono stati dati tutti. Questa lotta non la possiamo combattere da soli, per questo il Cielo viene in nostro aiuto. É la lotta contro la potenza degli spiriti del male. Per questo viene San Michele ad aiutarci. Ma questo aiuto dobbiamo implorarlo. É il momento di rispolverare la preghiera di Papa Leone XIII diretta a San Michele Arcangelo, che scrisse dopo aver avuto una terri-bile visione, precisamente su questi tempi. Preghiera che si recitava dopo la Messa, uso che purtroppo fu accanto-nato dopo il Concilio..

Le bambine videro San Michele come un bambino, an-che se dotato di moltissimo potere. Potrebbe essere una forma simbolica per farci capire che egli é sempre potente ma che la sua figura deve crescere per noi e lo fará nella misura in cui lo invochiamo.

Non dimentichiamo che é il Principe delle Milizie Ce-lesti. É l´Arcangelo delle ultime battaglie.

“ArCAnGElO SAn MiCHElE, DiFEnDiCi nEl GiOrnO DEllA BATTAGliA”.

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18 IL CIELO A GARABANDAL

l´ultimo Messaggio ricevuto tra iPini di Garabandal

Capitolo VI

Il 13 novembre 1965 Conchita ebbe l´ultima apparizione della Vergine con il Bambino ai Pini. La Vergine le disse che non si sarebbero più viste, ma che sarebbe stata con lei e con tutti i suoi figli.Probabilmente quel giorno Conchita non avrà avuto fretta di scendere dai Pini alla fine dell´apparizione, e forse si sarà fermata lí qualche momento, in balia delle sue emozioni, guardando il suo paese, San Sebastián di Garabandal, dall´al-to dei pini. Quel piccolo paese che durante quattro anni indimenticabili sembra-va essere stato il paese della Vergine! Perché Lei l´aveva visitato e percorso per intero, con sorrisi e sguardi amorevoli verso i suoi abitanti; le sue povere case, le tortuose viuzze, i numerosissimi angoli, la piccola ed accogliente chiesa, il cimi-tero che accoglieva tutti per l´ultimo riposo... Come aveva famigliarizzato la Vergine con tutto quello! Era come una madre per la quale nessuna cosa che accade ai suoi figli è priva di importanza. “Si inte-ressava di tutto, ricorderá Conchita piú tardi, persino delle nostre mucche”.Che ragione aveva il Beato Papa paolo VI quando affermó: “È la storia piú bella dell´umanitá dai tempi di Cristo. È stata come una seconda vita della Vergine sulla terra, e non ci sono parole per ringraziare!”Da quell´addio sotto la pioggia ai Pini, ció che lí era avvenuto cominciava a far storia.

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Adattamento diAnna Fusari

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IL CIELO A GARABANDAL 19

I l nuovo episodio che vale la pena far risaltare in modo speciale é il terzo ed ultimo

messaggio della Vergine ai Pini, l´ultima apparizione “pubblica” della Vergine che ebbe luogo il 13 novembre 1965.

Il Padre Pesquera segnala che, qualche giorno prima, con esattez-za il 30 ottobre —ultimo sabato del mese del Rosario— Conchita visse una parentesi di illuminazione ce-leste. Era andata in Chiesa per far visita a Gesú Sacramentato e sentí subito nel suo interno la comuni-cazione della Vergine che non solo la consoló della sua pena di non poter ancora entrare in convento, ma che le diede anche appunta-mento per un nuovo incontro.

Conchita scrisse allora diverse let-tere, una delle quali indirizzata al Padre Gustavo Morelos, il giorno 8 novembre:

“Reverendo e caro P. Morelos, come vede, senza ricevere una sua rispos-ta, le scrivo ancora ed é per dirle che ho avuto una locuzione della Vergine che mi ha detto: Il sabato 13 novembre vieni ai Pini, e lí mi vedrai. Portami molti og-getti religiosi, li baceró tutti affinché tu li possa distribui-re: mio Figlio, per mezzo di essi, fará prodigi…

Preghi moltissimo per me, perché possa entrare molto presto in con-vento e sia buona. In unione di pre-ghiera”.

L´annuncio si avveró. Il racconto di ció che accadde sará meglio lasciar-lo alla stessa Conchita, copiando qui di seguito la lettera nella quale la veggente spiega quell´ ultima appa-rizione, anche se le veggenti con-tinuarono ad avere delle locuzioni interiori frequenti, alle quali tanto

Conchita come le sue compagne danno molta piú importanza, forse perchè le sentono piú intime e al tempo stesso piú personali.

“Il sabato 13 novembre, mi era stato annunziato dalla Vergine in una lo-cuzione ricevuta in chiesa, che l´a-vrei vista ai Pini: un´apparizione speciale per baciare oggetti religiosi e poi distribuirli, visto che hanno una grande importanza.

Io avevo un gran desiderio che arri-vasse quel giorno, per rivedere anco-ra chi aveva seminato in me la felici-tá di Dio: la Vergine con il Bambino Gesú tra le sue braccia.

Stava piovendo, ma a me non im-portava. Salii ai pini e portavo con me molti Rosari che mi avevano appena regalato per distribuirli ed io, come mi aveva detto la Vergine nella locuzione, li portavo lí per farli baciare.

Salendo sola ai Pini dicevo fra me, pentita dei miei difetti, che non sa-rei piú caduta in essi, perché mi sen-tivo imbarazzata a presentarmi da-

vanti alla Madre di Dio senza essere ancora riuscita a corregermi.

Quando arrivai ai Pini cominciai a tirar fuori i Rosari che portavo e in quel momento sentii una voce mol-to dolce, quella della Vergine, che é diversa da tutte, e mi chiamava per nome. Io le risposi:

—Cosa…?.

E in quel momento la vidi con il Bambino Gesú in braccio. Era vestita come sempre e sorridente. Le dissi:

—Sono venuta a portarti i Rosari per farli baciare. E Lei mi rispose:

—Sí lo vedo.

Io avevo una gomma da masticare in bocca ma quando La vidi smisi di masticarla e la ficcai in un dente. Lei si accorse di questo e mi disse:

—Conchita, perché non lasci la tua gomma da masticare e la offri come un sacrificio per la Gloria di Mio Figlio?

Ed io, vergognandomi, ho tirata fuori la gomma e l’ ho gettata al suolo.

Notizie del 13 Novembre 1965

Mentre Conchita, sola ai Pini, riceveva la visita della Vergine, un camion che saliva per il tor-tuoso sentiero che unisce Cosío a Garabandal, precipitó in un burrone restando gravemente distrutto.

Nel camion tornava al paese un gruppo nume-roso di persone che erano partite alla mattina verso il mercato di Puentenansa. Non ci fu nes-sun ferito. Tutti uscirono illesi dallo spettacolare incidente.

Tratto da Sánchez-Ventura y Pascual

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Poi mi disse:

—Ricordi ció che ti dissi il giorno del tuo onomastico, che avresti sofferto molto sulla terra?...Te lo dico ancora. Abbi fiducia in Noi e offri le sofferenze volentieri ai Nostri Cuori, per il bene dei tuoi fratelli, perché cosí sarai piú unita a Noi.

Io le risposi:

—Che indegna mi sento, oh Madre Nostra, di aver ri-cevuto tante grazie da Voi e anche perchè sei venuta oggi per aiutarmi a sopportare la piccola croce che ho adesso. E Lei mi disse:

—Conchita, non vengo solo per te, ma vengo per tutti i miei figli, con il desiderio di avvici-narli ai Nostri Cuori.

E mi chiese:

—Dammeli, perché possa baciare tutto quello che porti. E io le ho dato tutto. Portavo con me una croce e Lei la baciò, dicendo poi:

—Passala per le mani del Bambino Gesú, e io lo feci senza che Lui dicesse niente. Continuai a dire:

—Questa croce la porteró con me al convento, ma Lei non disse niente. Dopo aver baciato tutto, mi disse:

—Mio figlio, per mezzo di questo bacio che Io ho dato qui, fará prodigi. Distribuiscili agli altri….

—Certo, lo faró.

Poi mi chiese di dirLe le domande di grazie che gli altri mi avevano raccomandato. E gliele dissi. Continuó:

—Dimmi Conchita, dimmi cose dei miei figli. Ho tutti sotto il mio Manto.

—È molto piccolo e non ci stiamo tutti.

E Lei sorrise.

—Sai Conchita perché non sono venuta Io il 18 giugno a dare il Messaggio per il mondo…? Perché sentivo pena , ma dovevo dirvelo per il vostro bene e Gloria di Dio se ubbidite. Vi amo molto e desidero la vostra salvezza, per riu-nirci intorno al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Vero Conchita che tu mi risponderai?”

—Se ti vedessi sempre sí, ma altrimenti , non lo so perché sono molto cattiva…

—Tu metticela tutta e Noi ti aiutaremo, come

anche le mie figlie Loli, Jacinta e Mari Cruz. Poi mi disse:

—Sará l´ultima volta che mi vedrai qui, ma saró sempre con te e con tutti i miei figli. Ed aggiunse:

—Conchita, perché non vai spesso a visitare Mio Figlio al Santissimo? Perché ti lasci trascinare dalla pigrizia e non vai a visitarlo mentre Lui vi sta aspettando giorno e notte?.

Come ho giá detto, stava piovendo molto e la Vergine e il Bambino Gesú non si bagnavano. Io, quando li vede-vo non mi accorgevo che pioveva, ma quando smisi di vederli mi accorsi di essere bagnata. Le dissi:

—Ah che felice sono quando vi vedo. Perché non mi porti con te adesso? E mi rispose:

—Ricordati quello che ti dissi il giorno del tuo Santo, che al presentarti davanti a Dio devi mostrargli le tue mani piene di opere fat-te da te in favore dei tuoi fratelli e per Gloria di Dio, e adesso sono vuote.

Poi non disse nient´altro. Terminò il momento felice trascorso con la mia Mamma del Cielo ,la mia miglior Amica, e con il Bambino Gesú. Ho smesso di vederli, ma non di sentirli. In tanti altri momenti hanno seminato nella mia anima pace , gioia e grandi desideri di vincere i miei difetti per riuscire ad amare, con tutte le mie for-ze, i Cuori di Gesú e di Maria che tanto ci amano.

Precedentemente la Vergine mi disse che Gesú non manda il Castigo per punirci ma per ammonirci perché non gli diamo retta e per aiutarci. Dio ci invia l´ Avver-timento per purificarci, per farci vedere il miracolo con il quale ci mostra chiaramente l´amore che ha per noi e perchè ha il desiderio che compiamo il messaggio.

Dobbiamo impegnarci per la Gloria di Dio e la Nostra Benedetta Madre.

Questa é l´apparizione del 13 novembre sabato, a Con-chita González.

Poscritto. Non é nessun segreto”.

La lettera é ammirevole dall´inizio alla fine: il detta-glio, tanto ingenuo come infantile della gomma da masticare; l´affermazione della Signora che non vieneper le bambine ma per l´umanitá, rispondendo sem-pre con un sorriso e senza dare troppa importanza ai problema personali delle veggenti (circostanza a favo-re della soprannaturalitá dei fatti che documentiamo),

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concretamente in questo caso del suo desiderio di portare la croce baciata dal Bambino al convento (un tema che allora era la sua croce e preoccupazione) con una frase per mezzo della quale Conchita cercava abil-mente di carpire qualche parola alla Vergine al riguar-do; l´espressione della veggente, nel vedere l´interesse della Vergine per i suoi figli che ha sotto il Suo Manto, frase che ispira un commento infantile di Conchita che fa sorridere la Signora; l´affettuosa spiegazione della Madre che si scusa di averci dato il messaggio del 18 giugno per mezzo dell´ Arcangelo San Michele come intermediario, spiegazione che rivela tutto l´a-more e la delicatezza con la quale tratta i suoi figli; il timore di Conchita di “non rispondere alle grazie che riceve” se non ha la grazia di continuare a vederla, perché si considera cattiva; la promessa della Signora di stare accanto a tutti i suoi figli; l´affermazione che Gesú ci sta aspettando giorno e notte nel Tabernacolo; e la rivelazione importantissima che questa é l´ulti-ma apparizione per Conchita a Garabandal, frase che rivela che la Vergine continuerá il contatto con lei ma fuori di tutto quello che, fino ad allora, era stato lo scenario di una manifestazione cosí eccezionale.

La Vergine non ha voluto “portarsi via” Conchita per-ché é con le mani vuote di buone azioni: questo è un ammonimento che tutti dobbiamo meditare e augu-riamoci che il Cielo ci conceda la grazia di riempire le

nostre mani e di restare sulla terra fino a riunire i me-riti che ci permettano di lasciare questo mondo con la soddisfazione e la gioia di aver fatto il nostro dovere. “La madre e miglior Amica di Conchita”, come questa la chiama, la lasció piena di pace, gioia e santi desideri di perfezione.

Per incoraggiarci nella nostra lotta giornaliera pensia-mo che se Conchita, dopo aver visto la Vergine tante volte, ha paura di cadere nelle sue imperfezioni nel momento in cui venisse a mancare la continuitá delle Sue visioni e della Sua assistenza, come non giustifi-care questo timore in noi che non abbiamo avuto la grazia di vivere come lei la realtá del mondo sopran-naturale?

Ma la Vergine l´ha ripetuto molte volte: viene per tutta l´umanitá, per tutti i suoi figli e ci protegge tutti sotto il Suo Manto; “ci ama tutti molto e desidera la nostra salvezza”.

L´avvertimento viene inviato da Dio affinché nessuno dubiti del Miracolo e questo sia visto dal maggior nu-mero di persone; il miracolo sará l´ultimo sforzo per convertire i peccatori ed evitare cosí, per quanto sia possibile, il castigo del cielo.

Leggiamo tante volte questa lettera di Conchita per poter trarre da essa i sorprendente frutti spirituali che racchiude .

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L´Avvertimento, il Miracolo e il Castigo profetizzati

L´AVVERTIMENTODurante un´apparizione del 1 gennaio 1965,

anteriore quindi al secondo Messaggio pubblico della Vergine (ottobre 1965), mentre Conchita era da sola ai Pini, la Vergine Maria le parló dell´AV-VERTIMENTO che verrá.

In una lettera della veggente, datata 2 giugno 1965 si legge: “Mi ha detto la Vergine il primo gennaio che prima del Miracolo ci sará un avver-timento affinché il mondo si corregga. E questo av-vertimento é come un castigo. Fa paura, per buoni e cattivi. Ai buoni servirá per avvicinarli di piú a Dio. Ai cattivi per avvisarli che arriva la fine dei tempi. E che sono gli ultimi avvertimenti. É mol-to lungo, non si puó raccontare per lettera. Ormai

Adattato da testi di P. José Ramón García de la Riva, P. Eusebio García de Pesquera e Rafael Jardón

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affinchÉ ci convErTiaMo,E la vErginE ha dETTo chE siaMo giÁ nEgli ulTiMi avvErTiMEnTi,

priMa dEl casTigo annunziaTo nEllE nOttI DELLE grIDa a garaBandal E dinTorni si vEdrÁ un grandE Miracolo,

il MaggiorE chE gEsÚ aBBia faTTo pEr il Mondo.

pErÓ il Miracolo non arrivErÁ sEnza un´avvErTEnza dal ciElo; priMa dEl Miracolo ci sarÁ un avvErTiMEnTo.

Ecco la sEQuEnza dEgli EvEnTi profETizzaTi a garaBandal dalla sanTissiMa vErginE: avvErTiMEnTo-Miracolo-casTigo.

nessuno potrá evitare che succeda. É sicuro. Non so il giorno né la data”.

In date posteriori, tanto Conchita come Mari Loli e Jacinta hanno svelato quello che possono dire sul futuro, offrendo cosí un´immagine piú completa sulla sequenza degli avvenimenti futuri.

Il 14 settembre 1965, durante un´intervista conchita dichiarò le seguenti affermazioni:

➢ L´Avvertimento é qualcosa che viene diret-tamente da Dio e potrá vedersi in tutto il mondo, in qualunque posto uno si trovi.

➢ Sará come una rivelazione dei nostri pec-cati, e sará visto e sperimentato tanto dai credenti come da quelli che non credono e da persone di tutte

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le religioni.

➢ É come una purificazione per prepararsi al Miracolo. Sará anche una specie di catastrofe. Ci fará pensare alla morte, infatti preferiremmo esse-re morti invece di sperimentare la vicenda dell´Av-vertimento.

Nel 1968 Conchita segnala: “L´Avvertimento é qualcosa di soprannaturale che la scienza non potrá spiegare. Si potrá vedere e sentire”. “Sará la correzione della coscienza del mondo”.

Ci si potrebbe chiedere se le persone che non conoscono Cristo potranno comprendere un evento simile. In questo caso: “Quelli che non co-noscono Cristo crederanno che é un Avvertimento di Dio”.

In un´altra intervista del 1973 concessa alla rivista “Garabandal”, alla domanda su “che cosa succederá il giorno dell´ Avvertimento” Conchi-ta spiegó: “La cosa piú importante di quel giorno sará che tutte le persone del mondo vedranno un segno, una grazia o un castigo nell´interno di sé stesse, cioé un Avvertimento. Si sentiranno comple-tamente soli in quel momento, indipendentemente da dove si trovino, soli con la propria coscienza e davanti a Dio. Vedranno allora tutti i loro peccati e quello che i loro peccati hanno provocato”.

Secondo la veggente tutti lo sentiremo allo stesso tempo ma non allo stesso modo: “Tutti lo sentiremo in modo distinto perché dipenderá dalla coscienza di ognuno. L´Avvertimento sará mol-to personale, per questo tutti reagiremo in modo diverso. La cosa piú importante sará riconoscere i nostri propri peccati e le loro funeste conseguen-ze. Tu avrai una visione dell´Avvertimento diver-sa dalla mia perché i tuoi peccati son diversi dai miei”.

L´Avvertimento non provocherá danni fisici ma “Sará solo per far vedere le conseguenze dei nostri peccati. Sará anche come una purificazione prima del Miracolo, per vedere se con l´Avverti-mento e il Miracolo ci convertiremo”.

In quella intervista Conchita affermó di non sapere in che data sarebbe successo.

Nel luglio 1975 mari Loli, l´unica veggente che sapeva la data dell´Avvertimento affermó che non poteva rivelarlo e, anche se la Vergine non le aveva proibito di parlarne, la veggente disse: “… siccome l´Avvertimento e il Miracolo avverranno nello stesso anno –vale a dire in un periodo di do-dici mesi- credo personalmente che sia meglio non dire niente”. La data le fu rivelata dalla Santissima Vergine durante un´apparizione.

L´Avvertimento avrá una durata di “solo qual-che minuto” e durante quell´intervallo di tempo tutto rimarrà fermo. Affermó poi di aver pau-ra come tutti, e che l´Avvertimento le avrebbe mostrato i suoi difetti e le sue colpe.

Nel 1977, a proposito della relazione tra l´Avvertimento e la fine dei tempi, conchita

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disse: “La Vergine ci disse che l´Avvertimento e il Miracolo saranno gli ultimi avvertimenti o eventi pubblici che ci dará Dio. Perció credo che dopo ci troveremo vicini alla fine dei tempi”.

Nella stessa data, mari Loli dichiaró di non aver mai parlato con Conchita sulla data dell´Avverti-mento (della quale Mari Loli era a conoscenza) e di quella del Miracolo.

Nel mese di settembre 1978, mari Loli disse: “Tutti lo proveranno, in qualunque luogo siano e qualunque sia il loro stato o la conoscenza che ab-biano di Dio… Sará un´esperienza personale e in-teriore. Sembrerá che il mondo si sia fermato… ma nessuno se ne accorgerá perche tutti saranno com-pletamente assorti in se stessi vivendo la propria esperienza”. Sentiremo l´Avvertimento “come un sentimento interno di pena e dolore per aver offeso Dio. Dio ci aiuterá a vedere chiaramente il danno che Gli provochiamo e tutte le nostre cattive azioni. Dio ci aiuterá a sentire questo dolore interiore per-ché molte volte quando facciamo qualcosa di male ci limitiamo a chiederGli perdono con le labbra, ma adesso, grazie all´Avvertimento, Dio ci aiuterá a sentire fisicamente questo profondo dolore”.

Nel 1979 Jacinta descrive la “grande tribola-zione” causata dal Comunismo prima dell´Av-vertimento: “era un´invasione, cioé, qualcosa che mi sembró come un´invasione; qualcosa di molto brutto in cui il comunismo aveva un ruolo molto importante, ma non ricordo piú che paesi o regioni erano coinvolte. La Santissima Vergine insistette perché pregassimo. Questi gravi eventi succederan-no prima dell´Avvertimento, che verrá quando la

situazione si troverá nel suo momento peggiore”.

La situazione del mondo che precederebbe l´ Avvertimento venne spiegata anche da mari Loli nel 1982: “Sembrerá che i comunisti si siano impa-droniti del mondo intero e sará molto difficile prati-care la religione, ai sacerdoti dire messa o al popolo aprire le porte delle chiese”. La situazione non sará diversa nemmeno per il Santo Padre: “…il Papa non potrá neanche stare in Roma apertamente, mi capisce? Perseguiteranno anche lui e dovrá nascon-dersi come tutti gli altri”.

Mari Loli disse che, proprio come lo vide allo-ra, l´Avvertimento “era piú che altro un enorme silenzio, come una sensazione di vuoto. Tutto era molto silenzioso”.

IN BREVE

L´AVVERTIMENTOarriverá dopo un´espansione comunista nel mondo. la pratica della religione sará apertamente ostacolizzata.

sará prEcEduTo da un fenomeno ce-leste, come lo scontro di due astri e poi lo percepiremo come una rivelazione della nostra coscienza, conosceremo lo stato della nostra anima davanti a dio.

Tutti lo vivranno in qualunque luogo siano. nessuno avrá dubbi sul fatto che viene direttamente da dio.

per qualche minuto il mondo restará paralizzato e nessun motore o macchina funzionerá. ci sará un enorme silenzio.

Alla fine, saremo pervasi da uno stato di felicitá al sapere quanto ci ama dio.

Quando questo avverrá il Miracolo sará vicino (entro un anno).

MARIA SIMMA, Sonntag (Austria)

“garabandal é un paese di montagna della spagna dove la nostra Madre é apparsa a delle bambine negli anni 60. da lí proviene la seguente avvertenza che, a grandi linee, é questa:arriverá un momento in cui ogni persona della terra vedrá la condizione della propria anima; molti moriranno di spa-vento al vederla. É la stessa cosa che accade ad ognu-no di noi durante il momento della morte, ma in quella occasione accadrà a tutti nello stesso tempo. verrá a giudicare i vivi e i morti”.

(“Fateci uscire da qui!”, nicky Eltz, 2002)

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IL MIRACOLOLa Santissima Vergine non parló mai a Jacinta

del Miracolo. Dice che ogni volta che interrogava Nostra Signora su questo, Lei rispondeva sempli-cemente: “Tutti crederanno”.

A mari Loli la Vergine disse che il Miracolo succederá “entro un anno dall´Avvertimento”.

Conchita, la veggente principale degli even-ti di Garabandal, é stata quella che ha fornito la maggior quantitá di informazioni sul Miracolo. Torniamo di nuovo alla prima intervista che la ra-gazza concesse sul Miracolo:

➢ (La Vergine) Mi disse che Dio avrebbe fatto un grande Miracolo e che non ci sarebbe stato nes-sun dubbio sul fatto che sará un Miracolo. Arriverá direttamente da Dio, senza alcun intervento uma-no. Verrá un giorno e la Vergine mi disse il giorno, mese e anno, per questo so la data esatta.

➢ Arriverá presto, ma non posso rivelarlo fino a otto giorni prima della data.

➢ Non mi é concesso dire esattamente quello che succederá. Quello che sí può rivelare é che la Vergine disse che tutti quelli che sarebbero stati presenti lí a Garabandal, quel giorno, lo vedranno. I malati che saranno lí guariranno, qualunque sia il male che patiscano o la religione che professino. Ma dovranno essere lí.

➢ La Vergine disse che tutti quelli che sareb-bero stati presenti crederanno. Vedranno che viene direttamente da Dio. Tutti i peccatori che saranno presenti si convertiranno. In piú, da quel momen-to resterá impresso un segnale permanente ai Pini che tutti potranno vedere e toccare, ma non sentire. Non posso spiegarlo.

➢ Il giorno del Miracolo ci sará un segno straordinario (non fatto dall´uomo)… e questo segno durerá fino alla fine dei secoli.

➢ (Il segno) Sará come il fumo, che si puó toc-care senza palparlo.

Nel febbrario del 1974 Conchita disse che il

Miracolo sarebbe coinciso con un grande even-to all’interno della Chiesa: “Sí, so di che evento si tratta. É un fatto singolare nella Chiesa che succede in poche occasioni e che non é mai successo nella mia vita. Non é niente di nuovo né di straordinario, semplicemente é qualcosa di raro, come la defini-zione di un dogma, qualcosa che riguarderà tutta la Chiesa. Succederá lo stesso giorno del Miracolo, ma non in conseguenza di questo bensí come una coincidenza”.

Conchita disse i possibili mesi, i giorni e l´ora in cui possiamo vedere il Miracolo.

IN BREVE

IL MIRACOLOdopo l´ avvertimento viene un grande Mira-colo. succederá a garabandal. sará annun-ciato otto giorni prima da conchita per ordine della vergine. viene direttamente da dio. sará un giovedí tra i mesi di marzo e maggio, tra i giorni 8 e 16, alle ore 20.30 e coinciderá con un grande evento della chiesa.

i peccatori si convertiranno e i malati che in quel giorno arriveranno a garabandal gua-riranno. sará il Miracolo più grande che dio abbia mai fatto dopo l´Eucarestia.

il papa lo vedrá da qualunque posto sia. ri-marrá un segno permanente ai pini e sará un segno visible dell´amore di dio. sará come un ultimo grande aiuto prima della purifi-cazione universale, giacché se con questo il mondo non cambia dio permetterá una grande tribolazione: il castigo.

la vergine stessa chiese a dio di poter venire a garabandal come un ultimo rimedio per evitare o attenuare il castigo.

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IL SEGNALELa Vergine disse che dopo il Miracolo rimarrá

un segno permanente ai Pini come prova dell’ immenso Amore di Dio per l´umanitá. Si potrá vedere, fotografare, filmare, ma la sua sostanza sará sconosciuta perché é opera di Dio.

Il fatto trascendentale é che questo segno, pro-prio come quello che guidó al popolo giudeo per il deserto, indica che anche i cristiani della fine dei tempi avranno l´aiuto divino fino alla fine del mondo. Uno degli eventi piú straordinari sará l´unione delle Chiese, cosí disse la Vergine a Ga-rabandal.

Dopo la grande purificazione si compiranno le profezie della predicazione universale del Vangelo e la conversione del popolo ebraico. Una grande pace regnerá per un po’ di tempo su tutta la terra. La Chiesa e il mondo cambieranno tanto rispetto a come sono adesso che non lo possiamo neanche immaginare. Sará il preludio dei tempi escatologici.

IL CASTIGOPurtroppo, se gli uomini non si convertono, ci

sará un Castigo per l´umanitá, come é stato rive-lato nel primo Messaggio di Garabandal, castigo come non vi é mai stato nella storia.

Racconta conchita in uno dei suoi scritti: “Il castigo é condizionato all´ubbidienza ai Messaggi della Vergine, e al Miracolo. In caso che succeda, io so di cosa si tratta perché ho visto il castigo; posso assicurare che se viene é peggio che se fossimo av-volti dal fuoco; peggio che se avessimo fuoco sopra e sotto. Non so quanto tempo passerá, dopo il Mira-colo perché Dio lo mandi”.

Il proposito del castigo profetizzato a Gara-bandal é quello di ristabilire il cammino retto per l´umanitá. Per alcuni sará una strada senza usci-ta verso la condanna eterna; per altri, un invito a tornare a Dio.

É importante rendersi conto che la Santissima Vergine a Garabandal non venne a predire un castigo, ma a darci i mezzi per evitarlo: “Non vo-

glio la vostra condanna”, disse nel suo Mes-saggio. Ma se rifiutiamo di obbedire alla chiamata di Dio alla conversione, se manteniamo la nostra volontá di rifiuto, finirá la misericordia e la collera di Dio cadrá su di noi… e ció sará il Castigo an-nunziato.

Il castigo fu visto dalle bambine in estasi du-rante le cossiddette “Notti delle grida” che ebbero luogo a Garabandal il 19 e 20 giugno 1962 (cfr “Il Cielo a Garabandal” numero 4).

Come risultato di ció che videro quella prima notte, le bambine lanciarono dei gridi impressio-nanti che spaventarono tutto il paese che assisteva a una certa distanza dall´estasi.

Durante la notte seguente, le bambine indica-rono che tutti dovevano rimanere lontani da loro in modo da non vederle, anche se esse erano nel recinto del Quadrato. Tra quello che si riuscí ad ascoltare quella notte vi fu questo: “Oh! Permette-te che i bambini piccoli muoiano prima che questo

MADONNA DI AKItAa Suor Agnes Sasagawa (giappone)

“se gli uomini non si pentono e non migliorano, il padre manderá un terribile castigo a tutta l´uma-nitá. sará un castigo piú grave che il diluvio, come non ve ne é mai stato un altro; cadrá fuoco dal cielo ed annienterá una gran parte dell´umanitá, tanto cattivi come buoni; non risparmierà nè fedeli né sacerdoti. i sopravvissuti si troveranno cosí desolati che invidieranno i morti.

l´unica arma che ci resterá allora sará il rosario. con il rosario pregate per il papa, i vescovi e i sa-cerdoti.

L´azione del diavolo si infiltrerá nella Chiesa,a tal punto da far sì che i cardinali si oppongano ai cardi-nali, i vescovi contro i vescovi.

i sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e combattuti dai loro stessi compagni; le chiese e gli altari saranno saccheggiati, la chiesa si riempirá di quelli che accettano compromessi, e il demonio spingerá molti sacerdoti e religiosi ad abbandonare il servizio del signore…”

13.X.1973

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succeda; date abbastanza tempo perché la gente si possa confessare prima che succeda… Aspetta! As-petta!... Che si confessino tutti!... Ah!....Ah!.....” La gente che assistette a distanza cominció a chiedere scusa e perdono pubblicamente.

Fra il pubblico poco distante, quella notte a Garabandal si trovava il Padre Larrazábal, arri-vato lí per aiutare durante la festivitá del Corpus Christi. Durante l´estasi, il sacerdote pregava con voce alta molto emozionato, e tutti lo seguivano nella preghiera. Quando si fermava un momen-to, le bambine che erano in estasi, nel modo piú angoscioso, tornavano a piangere e gridare, cal-mandosi di nuovo quando il sacerdote riprendeva a pregare con la gente.

La madre di Jacinta, una delle quattro bambine veggenti, ricorda che le sentiva piangere con delle grida e un orrore tale che volle correre verso la figlia per vedere cosa stava succedendo, ma non glielo permisero.

L´impressionante apparizione finí verso le due del mattino. Al tornare allo stato normale, le bam-bine dissero che restavano lí a pregare per il resto della notte. Tutti rimasero a pregare con loro fino alle sei del mattino. Allora, il sacerdote si diresse verso la chiesa e tutto il paese lo seguí e si confes-só.

Qualche giorno dopo le bambine scrissero qualche riga su quello che avevano visto: “La Ver-gine ci ha detto di non aspettare il Castigo, che arri-verá anche se non lo si aspetta; perché il mondo non é cambiato e con questo l´ha detto giá due volte e noi non la ascoltiamo, perché il mondo è peggio-rato, invece di cambiare molto non é cambiato per niente. Preparatevi, confessatevi che il Castigo arri-verá presto, e il mondo continua sempre ad essere lo stesso. Questo dico: che il mondo continua ad essere quello di sempre. Che pena che non cambi! Presto arriverá il Castigo, molto grande, se non cambia”.

Maximina, zia e madrina di Conchita, ricorda le dichiarazioni della bambina durante quei giorni:

“Mi disse che soffriremo in un determinato mo-mento un orribile disastro in tutte le parti del mon-do. Da questo non si sarebbe salvato nessuno or-

mai. I buoni per avvicinarli di piú a Dio. I cattivi perché si correggano. Dice che é preferibile morire che soffrire anche solo cinque minuti quello che ac-cadrà. Dice che é orribile, che é chiaramente cosa del Cielo. Si soffrirà in tutte le parti del mondo. La Vergine disse anche che, quando soffriremo questo castigo, non dobbiamo essere dispiaciuti per i nostri dolori e pene ma dobbiamo offrire tutto per amore a Suo Figlio per come l´abbiamo offeso, perché non possiamo immaginarci quanto é offeso il Signore.

Che grande orrore deve essere, se solo potessi raccontarlo come Conchita, se non sapessi del Cas-tigo, che maggior castigo di questo!”.

Ricordando anni dopo quello che scrissero, mari Loli aggiunse alcuni dettagli: “Quello era orribile da vedersi. Noi eravamo totalmente spa-ventate… e non trovo parole per spiegarlo… Vede-vamo fiumi che si convertivano in sangue… fuoco che cadeva dal cielo… E anche qualcosa di molto peggio che non posso rivelare”.

Comunque, la Vergine disse a Conchita che il Castigo non é una guerra, ma qualcosa di nuovo che viene da Dio.

IN BREVE

IL CASTIGOLa finalitá del Castigo é quella di ristabili-re il cammino retto per l´umanitá.

verrá all´improvviso e sará come se ca-desse fuoco dal cielo.

Eliminerá una buona parte dell´umanitá, tanto i buoni come i cattivi.

Quelli che sopravviveranno saranno tal-mente desolati che invidieranno i morti.

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28 IL CIELO A GARABANDAL

É stato detto

“ormai restano solotre papi”

per la fine dei tempi

ALL´INIZIO DEL MESE DI GIUGNO DELL´ANNO 1963, TUTTI ASPETTAVANO CON ANSIA QUELLO CHE SAREBBE SUCCESSO NELLA CAMERA PAPALE DEL VATICANO.

LÍ LOTTAVA NELLA SUA ULTIMA AGONIA COLUI CHE AVEVA CATTURATO, MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO, L´AMMIRAZIONE QUASI GENERALE, L´AFFETTODI MOLTISSIME PERSONE.

INESORABILMENTE, L´ULTIMO CREPUSCOLO SCENDEVA SU PAPA GIOVANNI XXIII, MENTRE IL MONDO, PROFONDAMENTE COMMOSSO, SEGUIVA IL SUO DOLOROSO SPEGNERSI.

IL 3 GIUGNO SI SPARSE LA NOTIZIA CHE, ALLA FINE, LA FIAMMA SI ERA SPENTA DEFINITIVAMENTE. IL PAPA ERA MORTO!

LE UMILI CAMPANE DELLA PARROCCHIA DI SAN SEBASTIÁN DI GARABANDAL SCANDIRONO A MORTE PER LUI, COME QUELLE DI MOLTISSIME ALTRE CHIESE.

Ma soTTo il suono dEllE caMpanE di garaBandal, c´Era Qualcosa chEnon si poTEva TrovarE in nEssun alTro luogo…

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La povera cucina della vedova Aniceta González e di sua figlia Conchita é nel silenzio quel pome-riggio, anche se esse lavorano. Le pratiche donne di paese non sanno cosa sia l´ozio o i divertimenti.

—Ascolti! (negli anni 60 si usava dare del lei ai genitori) Suonano le campane!- esclama improvisamente la figlia.

—Sará per il Papa- dice la madre.—Sicuramente… Perché non ne

restano altri che tre!Aniceta alza sorpresa la testa:—Cosa stai dicendo?—Quello che ha sentito. Che ri-

mangono solo tre Papi.—E da dove l´hai tirato fuori?—Non l´ho tirato fuori io; me l´ha

detto la Vergine.É possibile che la Vergine le ab-

bia parlato di questo in qualche occasione; ma grazie agli scritti di Francisco Clapes Maymó, sappia-mo che fu all´alba del 20 dicembre 1962 quando si ascoltó per la pri-ma volta il sorprendente annuncio di Conchita.

Aniceta reagisce usando la logica:—Allora vuoi dire che arriva giá

la fine del mondo?—La Vergine non mi ha detto fine

del mondo, ma “fine dei tempi”.—Non é la stessa cosa?—Non lo so.In quei giorni si trovava nel paese

Paquina, la moglie del dottor Ortiz. Il mattino che si sarebbe celebrata nella parrocchia una messa per il defunto Papa, le campane comin-ciarono a suonare molto presto.

La signora Paquina, Maximina, un´altra donna e Conchita, dopo aver pregato il Rosario nella Calleja si dirigono verso la Chiesa, parlan-

do lungo il cammino della notizia di quel giorno…

—Forse con la morte del Papa finisce anche il Concilio perché…

—Un altro Papa verrá e il Concilio continuerá -risponde Conchita.

—Beh, non c´é dubbio che verrá un altro Papa; ma riguardo al Con-cilio… Forse il Papa che verrá non la pensa come Giovanni XXIII.

—Un altro Papa verrá e il Concilio continuerá.

—Ne sembri molto sicura; ma per me non é cosí chiaro, potrebbe succedere diversamente.

—Vi dico e vi ripeto che un altro Papa verrá e il Concilio continuerá; e vi dico anche che ormai rimangono solo tre Papi.

La signora Ortiz tornó súbito in sè dalla sorpresa e rispose a Con-chita:

—Beh, lo dici per la profezia di San Malachia…

—San Malachia? A me la Ver-gine disse: “Dopo questo Papa (Giovanni XXIII) ne restano ormai solo tre; e poi, la fine dei tempi”.

—Vuoi dire che la fine del mon-do arriva giá?

—A me la Vergine disse “fine dei tempi”.

—Non é lo stesso?—Non lo so.La vicenda é rigorosamente sto-

rica e non si puó credere che le parole di Conchita siano una sem-plice chiacchiera o una trovata per l´occasione, perché essa stessa l´ha ripetuto piú tardi con serietá e con le stesse parole.

Tornate a casa, Aniceta interrogó sua figlia da sola:

—Come sai che solamente ri-

mangono tre Papi?”—Dalla Santissima Vergine. Vera-

mente mi disse che ci sarebbero ancora stati quattro Papi ma che Lei non te-neva conto di uno di loro.

—Ma perché non lo contava?—Lei non me lo disse, mi disse solo

che uno non lo contava. Mi disse in-vece che avrebbe governato la Chiesa per pochissimo tempo.

Alla domanda se era questo il motivo per cui non lo contava, Conchita rispose:

—Non lo so.—E cosa viene dopo?—Lei non me lo disse.In questo modo rimane chia-

ro che la Vergine disse che dopo Giovanni XXIII ci sarebbero sta-ti quattro Papa ma che uno di essi non lo contava. I quattro Papi dopo Giovanni XXIII sono: Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Pao-lo II e Benedetto XVI. Quello che la Vergine non conta é il Papa che avrebbe regnato poco tempo, Gio-vanni Paolo I, il cui papato duró solo 33 giorni.

Una volta, l´eminente profes-sore dell´ Universitá Pontificia di Comillas (Spagna), Padre Lucio Rodrigo, in occasione di una vi-sita che gli fecero Conchita e sua madre, chiese alla giovane se aveva veramente detto questo; Conchita le rispose:

—Si padre, é vero. Me lo disse la Vergine, che dopo Giovanni XXIII ri-manevano solo tre Papi e questo (c´era giá Paolo VI) é il primo dei tre.

Nell´ottobre 1966, Conchita en-trava come interna nel collegio che le Suore Concezioniste Missionarie dell´Insegnamento avevano a Bur-gos; il primo di novembre, festivitá di Tutti i Santi, Conchita parlava confidenzialmente con la direttrice

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del centro, la Madre Nieves Gar-cía, e tra altre cose le disse queste parole che la religiosa scrisse poi con cura:

—-“Io dissi un giorno alla Vergi-ne: La fine del mondo sará durante questi eventi? Ed Ella mi disse: “No, la fine dei tempi”. I Papi, dopo Paolo VI, non saranno piú di due (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI); e poi arriva la fine dei tempi”.

Secondo le parole di Conchita, e anche secondo la profezia di San Malachia, dopo Benedetto XVI ci troveremmo giá in pieno nella “fine dei tempi”. Logico chiedersi se dopo la sua rinuncia o dopo la sua morte.

La fine dei tempi non viene defi-nita con una data precisa ma é evi-dente che stiamo giá entrando in questa fase. Oltre ai messaggi della Vergine Maria dati a Garabandal prima e ad Akita dopo —per men-zionare solo alcune tra le principali apparizioni— vi sono segni chiari come il decadimento morale in cui é sommerso il mondo, la rinascita del Islam spietato, violento; vi é la stessa rinuncia di Papa Benedet-to, fatto insolito nella storia della Chiesa con un solo precedente del secolo XIII; e infine, osserviamo come nel recente Sinodo sulla fa-miglia si é messo tra i temi a discu-tere quello che giá é dottrina certa e che non dovrebbe essere posto in discussione.

Abbiamo allora Benedetto XVI che da una parte é l´ultimo Papa secondo la profezia di Garabandal e che rinuncia a governare la Chie-sa senza smettere di essere Papa, visto che conserva questo titolo anche se come emerito; dall´altra, é anche l´ultimo della profezia di San Malachia prima della perse-cuzione finale e viene definito da

questo con l´insegna Gloria Oli-vae (cfr. seguente articolo). Tutto questo, complessivamente, contri-buisce a far sí che Benedetto XVI acquisti importanza malgrado il suo allontanamento. Inoltre, la scelta del suo nome ha anche qual-cosa a che vedere con questi tempi. Effettivamente, si collega anche a San Benedetto.

Per cominciare, si osserva che il Papa Celestino V (l´unico Papa che nell´anno 1294 rinunció al pa-pato, prima dell´attuale Papa eme-rito) apparteneva all´ordine dei benedettini e lo stesso Benedetto XVI ha sempre professato un gran affetto ed inclinazione verso l´ordi-ne e il suo fondatore, fino ad arri-vare a scegliere il nome del patriar-ca dei monaci d´Occidente dopo la sua elezione come Pontefice.

Nei suoi anni di seminario, Jo-seph Ratzinger visitava regolar-mente il monastero benedettino tedesco di Scheyern, nella Baviera. Vivendo giá a Roma, andava spes-so al monastero delle suore bene-dettine di Rosano (vicino a Firen-ze), per godere di qualche giorno di riposo e di raccoglimento spiritua-le. Ed ogni anno, in occasione della festivitá del Corpus Christi andava al monastero per partecipare alla liturgia e presiedere personalmente alla processione del Corpus Domi-ni.

Con queste parole Benedet-to XVI spiega l´origine della sua devozione a San Benedetto: “(…) La progressiva espansione dell´Ordi-ne Benedettino fondato da lui (San Benedetto da Norcia) ha contribui-to enormemente alla diffusione del Cristianesimo in tutto il continen-te. Per questo San Benedetto é molto venerato in Germania e, particolar-mente in Baviera, la mia terra na-tale. E´ un punto di riferimento fon-

damentale per l´unitá dell´ Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltá”.

In secondo luogo, Benedetto XVI viene collegato alla fine dei tempi anche da una profezia ri-cevuta da Santa Hildegarda di Bingen, suora benedettina. Questa profezia dice essenzialmente che i figli di San Benedetto saranno di grande aiuto alla Chiesa negli ul-timi tempi, o alla fine dei tempi che la Vergine disse a Conchita. Benedetto XVI ha spesso mostra-to una predilezione per la figura di Santa Hildegarda, proclamandola “dottore della Chiesa” nel 2012, un titolo attribuito ai santi che hanno specialmente “illuminato” la dottri-na cattolica.

Con Benedetto XVI entriamo pienamente nella fine dei tempi come ci indica la parte finale della profezia di San Malachia che, dopo Benedetto, cita a Petrus Romanus come ultimo Papa della Chiesa nella grande tribolazione.

Il grande Castigo purifichereb-be la terra dagli “operatori di ini-quitá” (Is 13,9), chiudendo la fine dei tempi e aprendo le porte alla Seconda Venuta di Cristo per ins-taurare il suo Regno di Amore, Giustizia e Pace.

La rivelazione di Garabandal ci avverte cosí del grave momento nel quale ci troviamo, la fine dei tempi, e si allinea con la profezia di San Malachia per dirci con chia-rezza che il Signore é alle porte e ci chiama (Ap 3:20) ad essere apostoli della Conversione.

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LA PROFEziA sui papiDi SAN MALAchia

Questa profezia, oggi famosa, venne alla luce ne-gli ultimi anni del secolo Xvi, concretamente nel 1595. il belga Arnold di Wion, monaco benedet-tino, pubblicó quell´anno un´opera di gran valore sotto il titolo di “Lignum Vitae” (albero della vita), una specie di biografia generale dei grandi monaci del suo ordine che acquistarono la dignitá episco-pale, tra cui San Malachia. il libro fu dedicato a chi regnava allora in spagna: filippo ii.

nella sua opera, l´autore incluse una serie di cen-toundici brevi frasi o motti in latino, che secondo lui provengono da san Malachia, un santo irlande-se del secolo Xii, che fu arcivescovo di armagh, ir-landa (1094-1148).

san Malachia aveva ricevuto il dono della profezia. Si racconta che nel 1140, alla fine di un pellegri-naggio a roma, città in cui scopre una grande corruzione, ricevette dal cielo una lista di 111 brevi

frasi o motti in latino, che descrivevano in modo allegorico i 111 papai che avrebbero governato la chiesa cattolica, da celestino ii (1143-1144) —contemporáneo di san Malachia— a un cosiddetto pietro romano, che sarebbe stato il numero 112. nella lista sono inclusi anche gli antipapa.

Tuttavia, per quanto ne sappiamo, questa profezia non si divulgó nel secolo Xii, bensí, per la prima vol-ta, nel 1595 nell´opera di arnold di Wyon. Quest´ul-timo presenta la profezia con queste parole su san Malachia:

“Scrisse diversi opuscoli. Fino ad oggi non mi é sta-to possibile vederne alcuno, eccetto una profezia cheriguarda isovraniPontefici. Giacchéémoltobreve, e per quello che so non é ancora stata stam-pata, visto anche che a molti piacerebbe conoscer-la, copio qui di seguito il suo contenuto”.

si crede che il manoscritto originale del belga sia stato custodito durante quattro secoli nell´Archivio Segreto del Vaticano. il testo stupisce per la sin-golare precisione profetica dei suoi motti in latino lungo gli 871 anni in vigore. ricordiamo le ultime:

• il papa numero 106, “Pastor Angelicus” iden-tificato con Pio XII, che aveva nel suo scudo un angelo e viene considerato il piú angélico di tutti i papi.

• il numero 107, “Pastor et Nauta” (pastore e na-vigatore), si riferisce a giovanni XXiii, sopran-nominato anche “Buon pastore”. fu patriarca di venezia, la cittá sull´acqua.

• il numero 108, “Flos Florum” (fiore dei fiori), paolo vi, che ha nel suo scudo di armi il giglio, il “fiore dei fiori”.

• il numero 109, “De Mediate Luna” (della Mez-za luna), giovanni paolo i, che fu eletto duran-te una mezza luna e si spense nella seguente mezza luna.

• il numero 110, “De Labore Solis” (del lavoro del sole), giovanni paolo ii. le opere di questo

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Papa giustificano il motto: il suo Pontificato du-rato 26 anni é stato il piú lungo dopo quelli di san pietro e di pio iX. É stato il papa che piú ha viaggiato —ha visitato 129 paesi— cercando di portare come sole di giustizia a cristo, con la luce del vangelo ai cinque continenti. parla-va molte lingue: italiano, francese, tedesco, in-glese, spagnolo, portoghese, ucraniano, russo, croato, esperanto, greco antico, latino e polac-co, la sua lingua madre. fermó l´espansione del Comunismo. Beatificó 1.340 persone e ca-nonizzó 483 santi, quantitá maggiori che quelle raggiunte dai suoi predecessori negli ultimi cin-que secoli.

santa faustina Kowalska ricevette una rivela-zione mentre pregava per la polonia, il signore le disse: “HO AMATO LA POLONIA IN UN MODO SPECIALE E SE UBBIDISCE ALLA MIA VOLONTÁ, LA FARò CRESCERE IN POTERE E SANTITÁ. DA ESSA USCIRÁ UNA SCINTILLA CHE PREPARERÁ IL MONDO PER LA MIA ULTIMA VENUTA” (diario, p. 1732).

• il numero 111, “De Gloria Olivae” (della glo-

SINISTRAIl Patriarca di Venezia, futuro Papa Giovanni XXIII. Come Patriarca di Venezia era solito navigare per i canali della cittá in incognito e fermarsi a par-lare con la gente, ascoltando i loro problemi.

gIOVANNI PAOLO II, ELEMENtO StRAtEgICO PER FRENARE L´ESPANSIONE COMUNIStA

nato nell’ottobre del 1917 con la rivoluzione russa, il sistema comunista sovietico si era brutalmente diffuso nel 1945 in nome della “vittoria sul nazismo”. lungi dal disgregarsi alla morte di stalin nel 1953, aveva tramutato in “guerra fredda” lo scontro tra Est ed ovest, divenuti due blocchi non riconci-liabili.

fino a metá degli anni 70, l´unione sovietica (urss) porta-va un´immagine positiva nel mondo e la sua influenza non aveva smesso di estendersi ai quattro angoli del pianeta. È a quell’epoca che il Cremlino ingloba nella sua zona d’influen-za la somalia (1969), l’Etiopia (1974), la cambogia (1975), il vietnam (1975), il Mozambico (1975), l’angola (1975), il laos (1975), l’afghanistan (1978). sulla cartina del mondo la “macchia rossa” si estende a dismisura, mentre i partiti comunisti occidentali si avvicinano al potere in portogallo, spagna, italia e francia.

Ma nell’ottobre 1978 a roma il conclave elegge a capo della Chiesa cattolica il cardinale Karol Wojtyła, arcivescovo di cracovia, numero due della chiesa polacca. Quando giovanni paolo ii, appena eletto, lancia il famoso grido: «non aBBiaTE paura!», tutte le comunità cristiane nell’est dell’Europa sono percorse da una sorta di brivido.

nel giugno 1979, quando il papa compie il suo viaggio trionfale nel paese natale, decine di milioni di polacchi riacquistano fiducia nel proprio destino. E i loro vicini cechi, slovacchi, ungheresi, ucraini e lituani, come possono non essere affascinati da quel papa che osa affermare che il comunismo non è che una parentesi della storia e che la divisione in due dell’Europa non è che transitoria?

comincia la “rivoluzione sociale” della polonia, oppressa nel 1981 dal generale Jaruzelski. giovanni paolo ii chiede inces-santemente il dialogo tra stato, chiesa e popolo. l´immagine e il prestigio dell´urss si sono molto deteriorati e, in uno sforzo di rinnovazione, nel 1985 é eletto come presidente Mikhail gorbachov che apre tre piste: la perestroika (rifor-mare a fondo le strutture del paese); la glasnost (maggiore trasparenza comunicativa); e il nuovo pensiero che propone di guardare al futuro del mondo non più come a uno scontro mortale tra Est e ovest.

Questa boccata d´aria fresca nel comunismo soviético arri-verá a far cadere il muro di Berlino nel 1989. due mesi dopo la caduta, Mikhail gorbaciov dichiarerá: «nulla di quanto è avvenuto nell’Europa dell’Est sarebbe potuto accadere senza questo Papa».

il primo dicembre 1989, il mondo é testimone dell´incontro tra giovanni paolo ii e il leader russo che dará le dimissioni entro due anni dalla sua elezione

adattato da Bernard Lecomte per L´Osservatore romano (7.XI.2014)

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ria dell´olivo), Benedetto Xvi. l´olivo general-mente indica la pace. lo stesso Benedetto Xvi lo ha spiegato indicando che la scelta del suo nome é stata influenzata dal lavoro del Papa Benedetto Xv che guidó la chiesa attraverso un periodo tormentato durante il primo conflitto mondiale. d´altra parte l´ordine benedettino riceve il tradizionale soprannome di “olivetano” e il suo motto é “pax”. Benedetto Xvi scelse il suo nome papale riferendosi specificamente a san Benedetto da norcia.

nonostante, il riferimento piú evidente al mot-to proviene dal fatto che il cardinale ratzinger fu durante molti anni Prefetto del Santo Uffizio, l´organismo incaricato di conservare la purez-za della fede cattolica, avendo come scudo un ramo d´olivo, una croce e una spada. la spada rappresenta l´arma da prendere con chi attac-ca la fede (“estirpate il male da dentro voi stes-si”, 1cor, 5, 9-13); il ramo d´olivo sarebbe la riconciliazione che si offre a quelli che tornano.

Benedetto Xvi nacque un sabato di gloria (il sabato dopo la settimana santa con il quale si commemora la resurrezione di gesú cristo: si apre la “gloria” = resurrezione del signore). la settimana santa comincia la domenica delle palme (dell´olivo).

• dopo il numero 111 viene questo motto: In pro-secutione extrema S.r.E sedebit Petrus Roma-nus, qui pascet oves in multis tribulationibus: quibus transactis civitas septicollis diruetur, et Iudex tremedus iudicabit populum suum. Fi-nis. (durante l´ultima persecuzione della san-ta romana chiesa regnerá pietro il romano che pascerá il suo gregge tra molte tribolazio-ni; dopo questo, la cittá delle sette colline sará distrutta e il giudice tremendo giudicherá il suo popolo. fine.)

la profezia, con tono apertamente apocalittico, svela in modo sorprendente come questi detti o motti descrivono i rispettivi papi.

l´unico testo canonico che la chiesa cattolica di-chiara ufficialmente ispirato da Dio sulla fine del mondo é l´apocalisse di san giovanni. Tuttavia, alcuni santi cattolici come san Malachia hanno affermato di aver ricevuto visioni profetiche dopo questo scritto. la chiesa cattolica non si é pronun-ciata sulla veridicitá di queste profezie.

SOPRAIncontro tra il Papa Giovanni Paolo II e l´allora Prefetto del Santo Ufficio, il Cardinale tedesco Joseph Ratzinger.

DESTRAScudo d´armi del Santo Ufficio, istituzione creata nel 1542 a Roma per frenare la minaccia del protestantesimo e riformata nel 1965 dal Papa Paolo VI che la denominó Congregazione per la Dottrina della Fede

L´IMPORtANZA DELLA PROFEZIASecondo San Malachia, dopo giovanni XXiii devo-no esserci ancora quattro papi prima della grande persecuzione durante la quale pietro romano guiderá la chiesa.

Secondo le parole della Santissima Vergine a Con-chita, da giovanni XXIII in poi ci sarebbero stati tre Papiepoiverrebbelafinedeitempima–aggiun-geva- unodiessinoncontavaperchéilsuopontifi-cato sarebbe stato molto breve.

perció, se si conta, sarebbero quattro i papi prima della fine dei tempi e il quarto é Benedetto XVI. Stupisce allora che dopo di lui, identificado secon-do Malachia come De gloria Olivae, viene la per-secuzione finale e questo é un segno inoppugnabile della fine dei tempi.

l´incognita che rimane da svelare é se il “dopo” Benedetto si riferisce alla sua rinuncia o alla sua morte. E, lógicamente, chi sará questo misterioso Pietro il Romano che, in tutta la lunga serie di papi (l´attuale papa francesco sarebbe il numero 266) sarebbe l´unico a portare il nome del primo.

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Padre Pioe leapparizionidi Garabandal

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Ho frequentato il Primo Seminario Internazio-nale dell´ Esercito Blu di Fatima nel mese di luglio del 1968 e mi stupii nell’ ascoltare che

un gruppo di assistenti dicevano che Padre Pio non era favorevole a Garabandal.

Prima di lasciare il Seminario, ebbi modo di parlare con Joey Lomangino che mi assicuró che Padre Pio credeva nelle apparizioni avvenute sulla montagna cantabrica dal 1961 al 1965.

Certamente Joey aveva le sue buone ragioni per dire tale affermazione. Per Joey tutto cominció nel 1963 quando decise di fare un viaggio in Europa insieme ad un amico. Voleva conoscere Padre Pio, mentre il suo amico era interessato a Garabandal. Cosí decisero di passare una settimana in ognuno dei due posti.

Questo soggiorno a San Giovanni Rotondo cambió la

vita di Joey. Quindici anni prima di quella visita Joey aveva perso la vista e il senso dell´ olfatto per un inci-dente. Lí, per intercessione di Padre Pio, riacquistó il senso dell´ olfatto.

Quando la settimana a San Giovanni Rotondo giunse a termine, Joey si sentiva cosí felice che non voleva partire. Non solo era stato curato da un male fisico, ma anche la sua anima era stata spiritualmente rinfrescata in un modo tale che non se lo sarebbe mai immagi-nato. Non voleva sprecare la perla preziosa che ave-va trovato lí per qualcosa che lui credeva senza senso, come Garabandal.

Ma l´amico di Joey insisteva perché egli rispettasse il loro accordo sulla visita a Garabandal. Alla fine, lo sottoposero al giudizio di Padre Pio:

—É vero che la Vergine sta apparendo in Spagna a quat-

DA VIVO, PADRE PIO ERA OGGETTO DI MOLTE CONTROVERSIE.LO FURONO ANCHE LE SUE OPINIONI SU GARABANDAL.

ALCUNE PERSONE AFFERMANO CHE IL SANTO DIFENDEVA LE APPARIZIONI.

ALTRE DICONO DI NO.

MA QUAL´ É LA VERITÁ?

diP. JosePh A. Pelletier, AA

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IL CIELO A GARABANDAL 35

tro bambine? –gli chiesero.

—Sí, rispose il frate.

—Crede che dovremmo andare a Garabandal? –insistet-tero. Di nuovo, la stessa risposta:

—Sí.

Cosí Joey e il suo amico andarono a Garabandal. Era la prima volta che Joey vi andava. Lí scoprí che Conchita nutriva un profondo affetto per Padre Pio.

IL MIO VIAGGIO A GARABANDALIl mio primo viaggio a Garabandal fu nel 1968.

La madre di Conchita mi raccontó che lei e sua figlia andarono a trovare Padre Pio nel febbraio del 1966, du-rante un viaggio che avevano organizzato a Roma du-rante il quale Conchita ebbe un coloquio con il Cardi-nale Ottaviani, prefetto del Santo Uffizio e con il Papa Paolo VI.

Aniceta, sua madre, insisteva nel dire che Padre Pio era stato molto simpatico con loro e mi fece anche vedere in che modo il Santo aveva dato un colpetto affettuoso a Conchita a un lato del collo, sotto l´orecchio.

Conchita disse a Joey Lomangino che durante la sua visita al cappuccino, portava con sè un crocifisso baciato da Nostra Signora durante una delle apparizioni a Ga-rabandal. Raccontò che Padre Pio prese il crocifisso e la mano di lei e li mantenne nella sua propia mano.

Joey, che é stato a Garabandal circa venti volte allog-giando in casa di Conchita, la conosce bene e mi disse che Padre Pio é l´unico mistico dei nostri giorni che lei ha sempre accettato, senza esitazioni,come autentico.

UNA LETTERA IMPORTANTEMentre sto scrivendo questo articolo, ho davanti a me una fotocopia della lettera originale in italiano inviata dal padre Bernardino Cennamo, OFM, amico di Pa-dre Pio, a un signore di cui non faccio il nome perché non é importante. Questa carta, scritta il 4 luglio 1969 é stata tradotta con il permesso del propietario e fatta circolare a tal punto che mi sento libero di copiarla:

“Mentre viveva, lo stesso Padre Pio garantiva l´au-tenticitá delle apparizioni della Vergine. Conobbe Conchita a San Giovanni Rotondo. Anche duran-te i suoi ultimi giorni di vita, egli parlava di questo ai suoi fratelli di vita religiosa e lasció un messaggio personale per il personaggio principale delle appari-zioni. Questo messaggio, che era stato confidato a un suo fratello religioso, il padre Pellegrino, fu mandato a Conchita a Lourdes nell’ ottobre dell´ anno scorso (1968), in mia presenza”.

Il padre Pellegrino fu uno dei francescani che si prese-ro cura personalmente di Padre Pio durante i suoi ul-timi giorni. Si trovava nella camera di Padre Pio nella notte in cui morí, all´ alba del 23 settembre 1968.

Ho parlato con un signore canadese che si trovava a San Giovanni Rotondo quando morí Padre Pio e mi disse che il frate fu esposto nella Chiesa verso le otto del mattino in cui morí. Fu esposto in un sarcofago aperto. La gente voleva toccare il suo volto e ció creó tanti problemi che, circa alle ore 20 dello stesso gior-no, gli coprirono il volto con un semplice velo bianco. Restó cosí circa quattro ore. Il giorno dopo, chiusero il sarcofago con una copertura di vetro.

É perció molto significativo il fatto che questo velo bianco che copriva il volto del defunto Padre Pio ve-

nisse consegnato a Conchita. Questo dimostra che le persone vicine al Pa-dre sapevano del legame del Santo con Conchita, giacché decisero che lei fosse la persona alla quale il Padre avrebbe voluto consegnare quest´ og-getto.

SINISTRAJoey con Padre Pio a San Giovanni Rotondo (1963) .

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LA CENSURA SU PADRE PÍOPer avere una prospettiva adeguata sui pronunciamen-ti fatti da alcuni organi della Chiesa, é opportuno sa-pere che il Santo Uffizio emanó ben cinque decreti contro Padre Pio tra il 31 marzo 1923 e il 22 maggio 1931.

In maniera deliberata e maliziosa si misero in circola-zione delle chiacchere sul fatto che non vi era niente di soprannaturale nelle stimmate di Padre Pio o nel pro-fumo che emanava da esse. Si diceva che tutto questo fosse prodotto in modo artificiale. Un vescovo avrebbe osservato, sotto il letto di Padre Pio, delle bottiglie di acido nitrico con le quali il frate si sarebbe provoca-to le stimmate, e delle bottiglie di acqua di Colonia per mezzo delle quali le avrebbe profumate. Una investigazione realizzata dai vescovi cappuccini di-mostró la falsitá di tali affermazioni la cui pista portó fino all´Arcivescovo di Manfredonia che fu deposto sotto accusa di immoralitá e condotta scandalosa.

Il 13 luglio 1933, il Papa Pio XI annulló i decreti contro padre Pio emessi dal Santo Uffizio. Ma nel frattempo, durante un periodo di dieci anni, a Padre Pio non fu permesso di ricevere nessuna visita. Non poteva dire Messa in pubblico e nemmeno scrivere a quelli che chiedevano il suo consiglio e la direzione spirituale.

Quando Padre Pio venne a sapere del primo decreto emesso contro di lui dal Santo Uffizio, pianse davanti ad un giovane che gli era molto devoto, il quale cer-có di consolarlo. Padre Pio gli disse: “Devi capire che non piango per me, perché cosí avró meno lavoro e piú merito. Piango per tutte quelle anime che saranno private della mia testimonianza da quelli che avrebbe-ro dovuto difenderla”.

Padre Pio era umile e ubbidiente e si sottomise all´au-toritá senza criticare nessuno. Ma questa umiltá non lo rendeva cieco verso l´autenticitá e utilitá della sua missione e al danno fatto alle anime dalla proibizio-ne che pesava su di lui. Da questo possiamo ricavare una tremenda lezione per tutti noi: semplicemente i sentieri di Dio non sono i nostri. Egli permette che le autoritá della Chiesa prendano decisioni sbagliate e dannose. Durante dieci anni l´oscuritá e il silenzio vennero imposte ad un uomo del cui carisma aveva cosí tanto bisogno la Chiesa!

PERSONALMENTE, CREDEVAMalgrado Padre Pio personalmente credesse in Gara-bandal e non avesse timore di esprimere le sue idee privatamente con i suoi fratelli religiosi ed amici, era cauto sul prendere una posizione pubblica al riguardo.

Sapeva che la gente lo credeva una specie di profeta, e che molte persone avevano una fede implicita in lui. Per questo non considerava opportuno parlare pubbli-camente su Garabandal. Questo spiega perché i suoi superiori decisero che Padre Pio non doveva essere citato a favore di Garabandal. Il frate credeva perso-nalmente in queste apparizioni. Ma pensava che non fosse adeguato dichiararlo pubblicamente.

La causa di Padre Pio finì nel 2002 con la sua cano-nizzazione dalla mano di un altro grande santo, Karol Wojtila, quel giovane sacerdote che Padre Pio “vede-va” come futuro Papa quando lo conobbe a San Gio-vanni Rotondo.

San Pio da Pietrelcina é stato un segno di contrad-dizione, contraddistinto dal segno della croce, come tutte le autentiche opere di Dio.

SOTTO23. IX. 1968. Alla sinistra il corpo di Padre Pio esposto nella Chiesa-santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, poche ore dopo la sua morte, senza velo.

Alla destra, si puó osservare il sottile velo blanco che copriva il suo volto, posto dai frati cappuccini. Quel giorno, e il gior-no dopo, sfila-rono davanti al sarcofago piú di centomila persone, per dare l´ultimo saluto e tocca-re il Santo.

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SOPRAPadre Pellegrino Funicelli e San Pío da Pietrelcina. P. Pellegrino fu nominato assistente personale di Padre Pio durante gli ultimi tre anni di vita del Santo, per il turno di notte, un compito che lo stesso P. Pellegrino definí con queste parole: “dava le vertigini”.

Una delle profezie di Nostra Signora a Gara-bandal, che riguarda il Miracolo, che si ve-drà sulla collina ai Pini, é stata che il Santo

Padre e Padre Pio lo avrebbero visto da qualunque luogo si trovassero. Quando Padre Pio morí, nel 1968, Conchita rimase perplessa, e si chiese per-ché la profezia apparentemente non si era com-piuta. Un mese piú tardi fu tranquillizzata, riceven-do inoltre un prezioso regalo.

Il 16 ottobre 1968 Conchita ricevette un telegrama da Lourdes, proveniente da una signora romana che conosceva. Il telegrama le chiedeva di diriger-si a Lourdes per ricevere una lettera di Padre Pio, indirizzata a lei.

Il Padre Alfred Combe e Bernard L´Huillier (france-si) si trovavano in quel momento a Garabandal e decisero di accompagnare Conchita e sua madre a Lourdes. Partirono quella stessa sera.

A Lourdes si interrogarono i rappresentanti italia-ni di Padre Pio, tra i quali anche il Padre Bernar-dino Cennamo, OFM. Il Padre Cennamo non era realmente di San Giovanni Rotondo, apparteneva ad un altro monastero. Ciò nonostante, Padre Cen-namo era conosciutissimo da Padre Pio e da Padre Pellegrino; quest´ultimo si prese cura di Padre Pio durante i suoi ultimi anni di vita e trascrisse la nota per Conchita dettata dal santo frate.

Il Padre Cennamo disse a Conchita che lui perso-nalmente non aveva creduto nelle apparizioni di Garabandal (e ricordiamo che nel 1965 si trovava

a Garabandal nel giorno del secondo Messaggio, documentato anche da una foto apparsa su “Il Cie-lo a Garabandal” n. 5 nella quale lo si puó osser-vare chiaramente dietro a Conchita. Era lo stesso giorno in cui Padre Pio fu visto a Garabandal.) fino a quando Padre Pio gli chiese di dare alla giovane il velo che avrebbe coperto il suo volto dopo la sua morte. Il velo e la lettera furono consegnati a Conchita, che chiese a Padre Cennamo: «Perché la Vergine mi disse che Padre Pio avrebbe visto il Mi-racolo se é morto?». Il frate le rispose:

«Egli vide il Miracolo prima di morire. Me lo disse lui stesso.»Quando tornó a casa Conchita decise di scrivere raccontando il fatto ad un amico di Madrid. Tor-niamo di nuovo all´intervista da lei concessa alla rivista NEEDLES nel 1975:

“... Avevo il velo davanti ai miei occhi mentre scri-vevo quando, improvisamente, tutta la stanza si riempí di una fragranza. Avevo sentito parlare dei profumi di Padre Pio ma non gli avevo mai dato im-portanza. La stanza intera odorava di un profumo cosí forte che cominciai a piangere. Era la prima volta che sperimentavo questo. Successe dopo la sua morte”.

PADRE PIO E IL MIRACOLO

FONTE: www.Ourlady.ca

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SACERDOTI EGARABANDAL

di P. François Turner, O.P.

Cuor

e di

Cri

sto

l´eminente teologo francese p. françois Turner (1915-1995) é stato uno dei teologi preferiti di papa Benedetto Xvi per l´importante analisi rea-lizzata sulle apparizioni di garabandal.

con il professore Jacques serre, dell´universitá della sorbona a parigi, arrivó alla conclusione che garabandal é un´opera prodigiosa di dio, una manifestazione indiscutibile della sua onni-potenza.

padre Turner nacque a parigi da genitori america-ni residenti in francia. fu battezzato ed educato nella chiesa Episcopale. all´etá di 14 anni perse la fede fino a quando ascoltó un sermone di un sacerdote cattolico sui fondamenti della dottrina cattolica nella sua totalitá. un sermone profondo che lo portó a pensare che se c´era una vera religione, questa era la cattolica.

“Dallamia finestra osservavo la crescita di ungruppo di alberi mi chiedevo qual´era la causa della crescita, la causa che muove tutti i processi fisiciechimici…C´eraqualcunochelofaceva?Se era cosí, allora poteva ascoltare le mie pre-ghiere e suppliche.

Fu la preghiera del credente che cerca la Veritá. Chiesi a quella Persona se veramente mi ascol-tava. E quella Persona mi ascoltó: fui invaso da una pace profonda e tutto il mio essere sentiva la Sua Presenza. Dio si manifestó a me!

Cominciai la mia formazione religiosa cattolica

e, un anno dopo, mentre camminavo per una strada vicino alla mia casa a Parigi sentii la pre-senza di nostro Signore gesú Cristo che mi disse con tutta chiarezza:

—VIENI, SEGUIMI.Queste parole le ascoltai dentro di me. Le ascol-tai perfettamente, molto di piú che con l´udito e la chiamata era chiara.non dissi niente a nessuno eccetto ad un sa-cerdote gesuita. Per me quella fu una chiamata chiara al sacerdozio”.

con questi sentimenti, Turner completó in due anni la sua laurea in fisica a Harvard fino ad es-sere chiamato dall´ esercito durante la seconda guerra Mondiale.

finita la guerra, entró nell´ordine domenicano, e fu ordinato sacerdote nel 1946.

“Ebbi diverse destinazioni: la missione dell´ Irak, cappellano dei gruppi giovanili, gruppi di stu-dio bíblico e guida spirituale per gli immigranti spagnoli. nel 1966 mi trovavo a trascorrere al-cuni giorni nel seminario di tarragona (Spagna) e, mentre facevo colazione con un gruppo di maestri, vidi un foglietto sulle apparizioni di ga-rabandal che attrasse subito la mia attenzione.

Ció mi avrebbe portato a vivere la storia piú bella della mia vita”.

fonTE: www.mensagemdegarabandal.com

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Secondo Conchita, Nostra Signora insisteva in modo speciale nella “devozione

al Santissimo Sacramento e la preghiera per i sacerdoti”. C´é una correlazione intrinseca tra l´Eucarestia, il sacerdozio e i messaggi di Garabandal.

Il Concilio insegna che la fun-zione essenziale del sacerdote é il ministero eucaristico (decreto Presbyterorum Ordinis, p. 2 y 5).

La Vergine benedetta parlava spesso dei sacerdoti alle veggen-ti. Diceva loro che se si sareb-bero incontrate con un angelo e un sacerdote, avrebbero dovuto salutare prima e con attenzione speciale il sacerdote, perché egli consacra, mentre l´angelo no.

I sacerdoti sono anche respon-sabili dell´istruzione, e per questo motivo la Vergine disse alle bambine di chiedere ai sa-cerdoti il significato della pa-rola “sacrificio”, che esse non capivano bene. Questo sugge-risce che la Vergine potrebbe aver insinuato che i buoni sa-cerdoti sono sacrificati, con-sacrati, “consumati” ,avreb-be detto il Parroco di Ars San Giovanni Battista Vianney. Per questo motivo é comprensibi-le che la Vergine parlasse cosí spesso di loro e incitasse le bambine a pregare frequente-mente per loro. Ella mostrava una premura speciale per i sa-cerdoti, soprattutto nel secon-do Messaggio, perché se essi non danno buon esempio o non si mostrano bravi maestri, parte dei fedeli possono lasciarsi ten-tare dal “cammino della perdi-zione”. il compito dei sacerdoti

é quello di aiutarci a diventare santi, ognuno secondo il pro-prio stato e la propria vocazio-ne. La premura della Vergine, e del Signore che la inviò sulla terra , é totalmente positiva. Il 29 luglio 1963 Nostro Signore disse a Conchita: “Possano i sacerdoti farmi conoscere da quelli che non Mi co-noscono, e farMi amare da quelli che Mi conoscono e non Mi amano!”

Il secondo Messaggio racco-manda a tutti di pregare per i sacerdoti, vescovi e cardinali.

E´ ben noto che la Vergine donó alle veggenti la facoltá di riconoscere i sacerdoti anche se vestivano in civile o con l´uni-forme militare; questo ci ricor-da che i sacerdoti sono segnati dall’unzione (ordinariamente invisible) impressa dal sacra-mento dell´ Ordine, come in-segna la teología cattolica.

Possiamo capire allora perché le veggenti trattassero i sacer-doti con un riguardo speciale e pensavano a volte che questi venivano trattati ingiustamente , o interrogati senza discrezio-ne. Le bambine chiedevano alla Vergine ogni tipo di chia-rimenti e istruzioni al riguar-do, e questo le preoccupava piú che qualsiasi altro tema che non fosse la propria voca-zione. Conchita alla fine chiese alla Vergine se tutti i sacerdo-ti fossero buoni e restó molto sorpresa quando ricevette una risposta negativa.

Mari Loli pregava con frequen-za per loro, specialmente per quelli che rimpiangevano la

vita laica. Una volta chiese alla Vergine una croce da soppor-tare per i sacerdoti. Da dove le arrivavano questi sentimen-ti? A un sacerdote rispose: “La Vergine benedetta mi disse di fare sacrifici per i sacerdoti, per-ché se ci sono molti sacerdoti santi ci saranno molte piú ani-me incamminate verso Cristo e l´amore di Dio. Mi disse di pre-gare specialmente per quelli che vogliono abbandonare il sacer-dozio, perché continuino alme-no a celebrare la Messa, giacché sono sacerdoti per sempre”. Ci troviamo di nuovo davanti al segno impresso dall´ Ordine sacro.

Il primo confidente di Conchi-ta per quanto riguarda il mira-colo dell´Ostia fu un sacerdote pio ed ascetico il cui nome fu annotato nel suo diario: P. José Ramón García de la Riva. Un altro sacerdote con odor di san-titá fu il P. Luis María Andreu, che vide la Vergine a Garaban-dal; solamente lui e Padre Pio videro il Grande Miracolo in anticipo.

Durante le apparizioni, la gen-te del paese era solita contare i sacerdoti presenti e osservare l´abito dei frati. I loro visitato-ri preferiti erano i sacerdoti. Molti arrivavano dai paesi vici-ni. All´inizio, Pepe Diez (il mu-ratore del paese) arrivó a con-tarne cinquanta. Discutevano calorosamente sui fatti e non erano soliti essere concordi nella loro interpretazione.

Le bambine erano sensibili nel modo in cui essi dicevano la Messa ed apprezzavano par-

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Quello che piú vuole la Vergine benedetta dal sacerdote é la sua santificazione.

che compia con i suoi voti per amore a dio e guidi verso lui molte anime attraverso l´esempio e la preghiera, giacché al giorno d´oggi é difficile per vari motivi .

Che il sacerdote si sacrifichi per amore delle anime in Cristo!

che si separi periodicamente in silenzio ad ascoltare dio che gli parla continuamente.

che i sacerdoti pensino molto alla passione di gesú per unirsi di piú a cristo-sacerdote e invitino cosí le anime alla penitenza ed al sacrificio, per rendere loro piú sopportabile la

croce che ci manda gesú.

che parlino di Maria, colei che piú sicuramente ci porterá a cristo, e che parlino anche del para-diso e riescano a convincere la gente che esso esiste, e che esiste anche l´inferno.

Questo é quello che credo che si aspetti il cielo dai sacerdoti.

Conchita

A Burgos Conchita scrisse: “Preghiamo per i sacer-doti, che sono il sale della terra e sono molto amati da Cristo. Conchita Gonzalez, 15 novembre 1967.”

Un anno dopo, nell´ottobre del 1968, un teologo chiese a Conchita se credeva ancora che “molti sacerdoti andassero per il cammino della perdi-zione”. Rispose di sì e che a loro direbbe: “Imitate Cristo nell´Eucarestia”. Questo é teológicamente eccellente, perché gesú nell´Ostia é perfettamen-te consacrato a dio ed é interamente consumato dagli uomini.

Tra tutte le cose che disse la Vergine, Jacinta ri-corda piú vivamente le Sue parole sui sacerdoti: “Credo che fu quello che piú mi colpí e mi lasció nell´anima una stima e venerazione verso i sacer-doti che non posso esprimere.”

Il 21 novembre 1968, un gruppo di visitatori si congedava da Mari Loli. Le dissero che andavano a pregare per lei ai Pini. La bambina protestó rispondendo: “Pregate per i sacerdoti!”

Nel mese di dicembre dello stesso anno, Conchi-ta, anestetizzata per un´operazione di appendici-te, fu sentita mormorare: “Dobbiamo pregare per i sacerdoti… preghiamo per i sacerdoti… Dobbiamo pregare per i sacerdoti!”. Si vedeva che era la sua maggior preoccupazione.

Nell´autunno del 1969, come risposta a una do-manda che le avevano mandato, Conchita rispose che Nostra Signora aveva chiesto alle veggenti che pregassero per i sacerdoti… perché i fedeli avreb-bero seguito l´esempio che essi davano.

Nel 1970 Mari Loli scrisse ad un autore di libri su Garabandal: “Chiederó alla Vergine Santissima che lei sia un sacerdote santo.”

Le visite frequenti della Vergine a Conchita, i nu-merosi ritiri di questa, la sua vita di preghiera, la sua profonda intuizione e forse un dono carisma-tico speciale la resero capace di emettere risposte penetranti e piene di saggezza. Quando il signor Walter Kushion, insieme ad un gruppo di visitato-

ticolarmente il modo in cui la celebravano i fratelli Andreu.

Dopo il periodo delle apparizioni era evidente che le bambine avessero imparato bene la lezio-ne sui sacerdoti. A Burgos nel 1966/67 Conchita parló spesso di essi e pregava perché ci fossero molti sacerdoti santi.

A Garabandal, durante un momento di riposo, il 29 luglio 1967,Conchita delineò un vademecum per un sacerdote di Melun (località prossima a Parigi, Francia), elencando ciò che considerava un modello per i sacerdoti dei nostri giorni. Non si trattava di una rivelazione divina, ma del frut-to delle sue riflessioni sul sacerdozio. Eccolo qui:

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ri irlandesi, le chiese, il 13 settembre 1970, perché tanti sacerdoti si allontanavano dalla Chiesa, ella rispose: “perché non amano la Vergine benedetta. Chi ama fedelmente Maria amerá fedelmente Suo Figlio e la Chiesa che Lui ama” (Ef. 5:25). Conchi-ta crede che tutti siamo responsabili: “Preghiamo per i sacerdoti. Abbiamo la colpa che molti di loro vadano per il cammino della perdizione perché non preghiamo abbastanza per loro, perché non ci sacrifichiamo per loro e anche perché dovremmo dare esempio ai sacerdoti consacrati alla Vergine, incoraggiandoli perché si alzino e proseguano il loro cammino” (7 de agosto de 1971).

Le orazioni per i sacerdoti si propagarono per tutto il paese. La madre di Mari Loli non fece pas-sare un solo giorno senza pregare per loro anche mentre mungeva le vacche o portava a pascolare gli animali. Per la sua orazione sacerdotale (cap. 17 Vangelo di San Giovanni) Gesú chiede al Pa-dre di consacrare i suoi discepoli a un sacerdozio ministeriale: “Consacrali nella Veritá. La tua parola é Veritá. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch´io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch´essi consacrati nella Veritá.”

In questo modo gli apostoli erano pienamente conformati a Gesú, sacerdote e vittima del nuovo culto della Nuova Alleanza “nella Veritá”, cioé, in conformitá con la rivelazione divina annunciata da Gesú, per opera dello “Spirito della Veritá, che vi guiderá verso la Veritá completa.”

Questa consacrazione degli apostoli al sacerdozio ministeriale riceve il suo complemento alla fine del Vangelo: “Come il Padre ha mandato me, cosí io mando voi.” Dicendo questo, soffió e dis-se loro: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi per-donerete i peccati, gli saranno perdonati; a chi li riterrete, gli saranno ritenuti.”

Questi sacerdoti ministeriali avranno dei succes-sori che riceveranno da Dio un carisma per mez-zo dell´imposizione delle mani dal Collegio degli Anziani.

“Che lo studio, la predicazione e l´istruzione siano la tua constante preoccupazione” scrive San Paolo a Timoteo. “Non disprezzare il dono che hai dentro,

che ti fu dato per profezia nell´imposizione delle mani dei presbiteri… Continua con queste cose per-ché cosí salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. (I Tim. 4:13-16.)

I sacerdoti sono “ministri di Gesú Cristo tra i gen-tili, incaricati di un ministero sacro nel Vangelo di Dio, per far sì che l´oblazione dei gentili sia accet-tata, santificata dallo Spirito Santo” (Rom 15:16). Questo versetto indica l´oggetto, la finalitá del ministero nella Nuova Alleanza.

Cosí insegna il Concilio: “Dio… voleva… consa-crare sacerdoti che avrebbero condiviso il sacer-dozio di Cristo in un modo speciale… Nella cele-brazione della Messa, offrono sacramentalmente il sacrificio di Cristo.” (Presb. Ordinis, p. 3)

Questo sacerdozio ministeriale si distingue in es-senza e non solo in grado, dal sacerdozio comune dei fedeli (Lumen Gentium, p. 10).

PREgHIERA PER LA SANtItÁDEI SACERDOtI

di Benedetto XVI

signore gesù cristo, eterno sommo sacerdote,Ti sei offerto al padre sull’altare della crocee, attraverso l’effusione dello spirito santo,hai reso partecipe il tuo popoloal Tuo sacrificio di redenzione.

ascolta la nostra preghiera per la santificazionedeinostrisacerdoti.

concedi che tutti coloro che sono ordinati al sacerdozio ministeriale, si conformino sempre più a Te, Maestro divino.

fa che predichino il vangelo con cuore puroe coscienza limpida. fa che siano pastori secondoil Tuo proprio cuore e siano determinati nel servizio a Te e alla Tua chiesa,e che sappiano essere modelli radiosidi una vita santa, semplice e gioiosa.

per intercessione delle preghiere della santa vergine Maria, Tua e nostra madre,conduci i sacerdoti e le greggi loro affidatenella pienezza della vita Eternadove Tu, unico dio, vivi e regni con il padre e lo spirito santo nei secoli dei secoli. amen.

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Sancta Maria, Mater Dei,

ora pro nobis peccatoribus,

nunc et in ora mortis nostrae.

Ave Maria, gratia plena,

Dominus tecum

benedicta tu in mulieribus

et benedictus fructus ventris tui, Iesus.

Anno I - Numero 1Anno I - N. 6

Novembre-Dicembre 2014

Il Cielo a Garabandal

ilcieloagarabandal.wordpress.com

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“IL MESSAGGIO DI GARABANDAL ELA SUA DIMENSIONE ESCATOLOGICA”