il cardinale newman. un amico e una guida di felicity o'brien

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Un profilo, sintetico ma eloquente, di un personaggio che ha segnato la storia culturale e religiosa dell’Inghilterra del XIX secolo.

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Felicity O’Brien

Il cardInale newmanUn amico e una guida

con una prefazione del card. Vincent nichols

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Titolo originale dell’opera: A Friend for All Times The Life, Message and Spirituality of Blessed John Henry Newman

© 2014 St Pauls Publishing 187 Battersea Bridge Road London SW11 3AS UK

Traduzione di Bruno Gonella e Maddalena Bixio

© Edizioni San Paolo s.r.l., 2015 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 2009 Cinisello Balsamo (Milano)

ISBN 978-88-215-9443-4

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PREFAZIONE

Nell’omelia pronunciata il 19 settembre 2010 per la

beatificazione di John Henry Newman al Cofton Park

di Birmingham, Benedetto xvi ha ricordato il calore e

l’umanità che caratterizzarono il ministero pastorale

di Newman. Il beato John Henry incarnò «una visione

profondamente umana del ministero sacerdotale nella

devota dedizione alle persone… visitando i malati e i

poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura dei

carcerati».

Il Newman “pastore d’anime” non sempre ha ricevu­

to l’attenzione che merita; né il Newman “uomo di pro­

fonda preghiera”. Due aspetti tra loro intimamente con­

nessi. La sollecitudine pastorale di Newman germinava

dalla sua intensa preghiera e da una incrollabile fiducia

nella divina Provvidenza, spesso anche di fronte a gran­

di sfide e personali afflizioni. La sua amorevole devo­

zione per i santi e per la Vergine Maria, ma soprattutto

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per il Sacro Cuore perennemente pulsante nella santa

Eucaristia, lo modellarono come pastore capace di par­

lare “cuore a cuore”. Una spiritualità semplice e genui­

na, la sua, che fu anche di sostegno a una immensa at­

tività intellettuale.

È quindi motivo di gioia, per me, che questa biogra­

fia realizzata da Felicity O’Brien illustri con partico­

lare accuratezza la dimensione pastorale e intensamen­

te orante della vita e del ministero di Newman. In par­

ticolare mi congratulo per la comparsa di questa

pubblicazione quasi in contemporanea con l’ordina­

zione episcopale del padre Robert Byrne (13 maggio

2014), primo nuovo vescovo oratoriano in Inghilterra

dal lontano 1874. Newman – seppur creato cardinale

nel 1879, all’età di 78 anni, dal papa Leone XIII – non

ricevette mai l’ordinazione episcopale; ciò nonostante

si conferma come luminoso esempio e sincero “confra­

tello” per ogni vescovo, oltre che per ogni ministro

ordinato che nella Chiesa s’impegna a vivere fedelmen­

te la propria missione.

Ma non c’è dubbio che moltissime altre persone po­

tranno ricevere beneficio dalla lettura di questo libro,

agile e accattivante, che ci parla di un uomo che du­

rante tutta la vita ha cercato appassionatamente la

verità e che ne fu coraggioso testimone. Ogni lettore e

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PreFaZIOne

lettrice potrà facilmente trovare nel beato John Henry

Newman “un amico e una guida” nelle proprie neces­

sità.

Card. VinCent niChols

Arcivescovo di Westminster

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CAPITOLO I

Fu un viaggio poco confortevole quello di padre Do-menico Bàrberi1. Aveva voluto occupare il sedile esterno della diligenza – la sistemazione più economica, quella “a cassetta” – per spirito di povertà, e la pioggia caduta in abbondanza lo inzuppò a dovere. Ma quando giunse a Oxford fu accolto da una notizia che lo ricompensò ampiamente di tutto quel disagio. Gli venne riferito che John Henry Newman – a quel tempo uno dei personag-gi più chiacchierati in Inghilterra – chiedeva, dopo anni di riflessione e di preghiera, di essere ammesso nella Chiesa cattolica. Serenamente padre Domenico esclamò: «Dio sia lodato!», e subito proseguì per Littlemore, alla periferia di Oxford.

1 Padre Domenico Bàrberi (1792-1849), missionario italiano appartenente alla congregazione religiosa dei passionisti, operò in Inghilterra dal 1841 fino all’anno della sua morte. Nel 1963 fu beatificato da papa Paolo VI, che lo definì «un grande maestro di ascetismo, infaticabile predicatore, apostolo ed esperto apologeta».

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È lo stesso Bàrberi a descrivere la scena del suo in-contro con Newman: «Mi ero seduto accanto al fuoco per asciugarmi. La porta si aprì e quale sorpresa fu per me vedere ai miei piedi John Henry Newman che mi supplicava di ascoltare la sua confessione e di accoglier-lo in seno alla Chiesa cattolica! E lì, presso il fuoco, incominciò la sua confessione generale con straordinaria umiltà e devozione». Ma essendo già sera avanzata quel-la confessione venne ripresa e completata il giorno se-guente, quando Newman e altri suoi due compagni fe-cero la loro professione di fede come cattolici. Era il 9 ottobre 1845. Per Newman si concludeva un lungo cam-mino in una direzione; nell’altra direzione era il momen-to dell’inizio.

Questo libro descrive tale cammino e raccoglie gli insegnamenti preziosi che Newman ci ha lasciato. Come si vedrà, il suo percorso dedicato alla ricerca della veri-tà religiosa fu segnato da tre gravi malattie, ognuna ac-compagnata da una profonda esperienza spirituale e da un nuovo sviluppo.

Quando Benedetto xVi venne nel Regno Unito, dal 16 al 19 settembre 2010, il momento culminante della sua visita fu la beatificazione di Newman. In quell’occasio-ne il papa mise in particolare risalto la forte convinzione

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del nuovo beato, secondo cui ogni persona riceve da Dio una specifica missione da compiere in questa vita.

Alla vigilia della cerimonia di beatificazione, il 18 settembre all’Hyde Park, papa Benedetto richiamò tre particolari ammaestramenti di Newman. Il primo, che l’impegno fondamentale della sua vita fu «la lotta contro la tendenza crescente a considerare la religione come un fatto puramente privato, una questione di opinione per-sonale». In secondo luogo, che «la passione per la veri-tà, per l’onestà intellettuale e per la conversione genuina comportano un grande prezzo»; e ricordando che Hyde Park è vicino a Tyburn, la località delle esecuzioni ca-pitali dove molte persone avevano perduto la vita a cau-sa della loro fede, papa Benedetto soggiunse: «Nella nostra epoca il prezzo da pagare per la fedeltà al Vange-lo non è tanto quello di essere impiccati, affogati o squartati, ma spesso implica l’essere additati come irri-levanti, ridicolizzati o fatti segno di ironia». E infine: «Se noi abbiamo accolto la verità di Cristo e abbiamo impegnato la nostra vita per lui, non vi può essere sepa-razione tra ciò che crediamo e il modo in cui viviamo». Sono lezioni capaci di smuoverci e che richiedono di essere praticate, in misura più o meno grande, nella vita di ogni giorno.

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Ai tempi di Newman il mondo era, sotto molti aspet-ti, assai differente dal nostro. Cinquantatré anni della sua vita li trascorse sotto il regno della regina Vittoria, sali-ta al trono nel 1837. Tra i suoi contemporanei troviamo Charles Dickens, che nei suoi romanzi raffigurò vivida-mente le condizioni sociali di quell’epoca.

I bambini continuavano a essere impiegati come spaz-zacamini, minatori o lavoranti nelle fabbriche. Un’istru-zione elementare per tutti i fanciulli inglesi diventò pos-sibile solo dopo il Forster’s Education Act del 1870, quan-do Newman aveva già 69 anni, per cui non stupisce che egli, prima e dopo la sua conversione al cattolicesimo, si sia ampiamente dedicato all’istruzione dei ragazzi poveri.

Nel 1848 si ebbero movimenti rivoluzionari in varie nazioni europee. Gli anni 1854-1856 videro il conflitto di Crimea, durante il quale emerse la figura quasi leggen-daria di Florence Nightingale, per la sua attività di infer-miera di guerra. Nel 1848 Marx ed Engels pubblicarono il loro Manifesto comunista. Nel 1859 Charles Darwin diede alla luce L’origine delle specie (On the Origin of

Species: by Means of Natural Selection). La guerra civi-le americana ebbe luogo negli anni 1861-1865.

I cattolici avevano sofferto molto per le leggi penali nei loro confronti a seguito della Riforma anglicana. Ma anche dopo l’Atto di emancipazione del 1829 (Roman

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Catholic Relief Act) e il ripristino della gerarchia catto-lica in Inghilterra e nel Galles, pesanti pregiudizi e so-spetti continuarono a serpeggiare.

Moltissime persone erano attratte da John H. Newman per varie ragioni. Il suo ricco bagaglio culturale e la pas-sione per la ricerca della verità religiosa ne avevano fat-to una figura di riferimento per gli studiosi e gli ambien-ti culturali. La sua eredità intellettuale è predominante nella copiosa letteratura che lo riguarda; ma non meno rilevante fu il suo “fascino popolare”. Lo dimostrano le migliaia di lettere che gli giungevano da persone di ogni categoria, le quali, avendo ascoltato la sua predicazione o letto i suoi scritti, ritenevano che egli potesse ben com-prendere i loro problemi, le sofferenze, le inquietudini. Era una persona pratica, con i piedi per terra, nonostante lo si vedesse quasi “planare” angelicamente sul pulpito e pronunciare i suoi sermoni con toni “argentini”. La sua finezza non si limitava alle parole. Ce ne offre un esem-pio quanto riportò il Leicester Post (20 agosto 1890) do-po la sua morte: «Gli abitanti poveri di Rednal lo apprez-zavano non tanto per le sue gentili parole, ma per il suo generoso operare. Ogni inverno egli forniva loro suffi-ciente carbone per aiutarli ad affrontare le giornate e le notti più fredde; e quando la stagione si presentava più severa del solito raddoppiava la fornitura».

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Newman era molto affezionato alla propria famiglia e possedeva il dono di farsi degli amici. Volentieri sot-tolineava il fatto che Cristo avesse scelto di nascere da una madre umana allo scopo di «onorare tutte quelle relazioni terrene e i legami che sono per noi naturali; e anche per insegnarci che, pur avendo egli dato inizio a una nuova creazione, non vuole che rinneghiamo la vec-chia creazione, per lo meno fin tanto che non è pecca-minosa. Perciò è nostro dovere amare e onorare i nostri genitori, nutrire affetto per i fratelli, le sorelle, gli amici, i mariti, le mogli, tanto più che questo già era un dovere dell’uomo prima che nostro Signore venisse sulla terra. Mentre cerchiamo di essere migliori cristiani, più con-vinti e zelanti servitori di Cristo, dobbiamo diventare sempre più desiderosi del bene di chi ci vive accanto… richiamando alla mente come il nostro Signore ha ama-to sua Madre. […] Inoltre dobbiamo amare non solo quelli che ci amano, ma quelli che ci odiano e ci insul-tano, così da imitare Lui, che non soltanto amò sua ma-dre, ma anche sopportò Giuda, il traditore che lo baciò, e sulla croce pregò per i suoi assassini»2.

Figlio e fratello amorevole, si premurò in ogni modo di soccorrere anche finanziariamente la sua famiglia,

2 Meditations and Devotions, London, Burns & Oates, 1964, pp. 221-222 (tr. it. Meditazioni e preghiere, cur. Giovanni Velocci, Milano, Jaca Book, 2002).

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dopo che il padre aveva patito una bancarotta, e si fece carico delle spese universitarie per il fratello Frank. In seguito, dopo la morte del padre, non lasciò mancare la sua assistenza concreta alla madre e alle sorelle in occa-sione del loro trasferimento a Brighton, curando perso-nalmente molti dettagli della sistemazione abitativa. Le sue lettere ai familiari testimoniano il suo affetto per loro.

John Henry nacque a Londra il 21 febbraio 1801; fu battezzato il 9 aprile nella chiesa di St. Benet Fink. Dove un tempo sorgevano la chiesa di St. Benet e la sua casa natale adesso c’è il London Stock Exchange (la Borsa londinese). I suoi genitori erano membri del-la Established Church (la Chiesa anglicana). Sua ma-dre, Jemima Fourdrinier, proveniva da una famiglia ugonotta (protestanti francesi); suo padre, John New-man, banchiere nella City di Londra, era originario del Cambridgeshire.

John Henry, primo di sei figli, godette di un’infanzia felice assieme ai fratelli e alle sorelle che lo seguirono: Charles, Harriett, Francis, Jemima e Mary. Egli ricorda che nella loro casa si leggeva frequentemente la Bibbia; sua nonna, in particolare, gli instillò quel grande amore per le Scritture che egli coltiverà lungo tutta la sua vita.

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Era dotato di una vivacissima immaginazione: «So-levo desiderare che i racconti delle Mille e una notte fossero veri: il mondo della mia fantasia era pieno di influssi ignoti, di potenze magiche e talismani… Pensa-vo che la vita potesse essere un sogno, o io un angelo e tutto questo mondo un inganno, mentre gli angeli miei compagni, con gioioso stratagemma, si nascondevano a me e m’ingannavano con le apparenze di un mondo materiale»3.

All’età di sette anni fu accolto in una scuola-convitto di Ealing, dove cominciò a rivelare la sua brillante in-telligenza. Il direttore dell’istituto, dr. George Nicholas, disse che mai un allievo aveva progredito così veloce-mente come il ragazzo Newman. A margine dei suo im-pegni di studio egli divenne il leader di un club di ragaz-zi, pubblicò alcune riviste, scrisse un dramma comico e un’opera di genere burlesque. Si divertiva con gli aqui-loni, amava fare camminate, cavalcare, nuotare e andare in barca. Era appassionato di musica e apprese a suona-re il volino.

I libri ebbero un ruolo fondamentale nella sua vita e nel suo pensiero; alcuni erano tutt’altro che favorevoli

3 Apologia pro vita sua, cur. Fortunato Morrone, trad. Enrico ten Kortenaar, Milano, Paoline, 2001, p. 134.

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alla religione. A quattordici anni lesse i Trattati contro

l’Antico Testamento (1794) di Tom Paine, provando gu-sto per le critiche che vi erano espresse4. Fu anche in-fluenzato da alcune letture del filosofo ateo David Hu-me, oltre che da un certo numero di poesie francesi contro l’immortalità dell’anima.

Nel 1816, col fallimento della banca del padre a cau-sa dell’inflazione che fece seguito alle guerre napoleo-niche, la famiglia Newman dovette affrontare seri pro-blemi economici. La dimora londinese non poté più essere mantenuta e i Newman si trasferirono ad Alton, nello Hampshire. Il padre John assunse la direzione di una distilleria; John Henry poté completare i suoi studi a Ealing, dove peraltro fu costretto a passare tutta l’esta-te insieme al fratello, proprio mentre la famiglia traslo-cava ad Alton.

Durante quell’estate si ammalò: fu la prima di tre gravi infermità che si accompagnarono ad altrettante profonde esperienze religiose. Durante il periodo della malattia, da agosto a dicembre 1816, un giovane pasto-

4 Thomas Paine (1737-1809), nato a Thetford, contea di Norfolk, nel 1774 si recò in America a sostenere i coloni nella lotta per l’indipendenza. Tornato in Inghilterra nel 1787, pubblicò la prima parte dell’opera I diritti dell’uomo nel 1791; la seconda parte l’anno seguente. Sostenitore della Rivoluzione francese, rappresentò Calais nella Convenzione nazionale francese (1792). Ridicolizzava come superstiziose le credenze e le istituzioni cristiane.

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re evangelico, Walter Mayers, che insegnava nella scuo-la, gli parlò della bontà e clemenza di Dio, oltre a pas-sargli alcuni libri che ebbero un profondo effetto su di lui. In seguito Newman annoterà: «Subii l’influenza di un credo definito, e accettai nella mia mente alcune im-pressioni del dogma che, per la misericordia di Dio, non si sono mai più cancellate od oscurate»5.

Un libro del predicatore calvinista William Romaine (1714-1795) gli trasmise la certezza che la sua conver-sione era destinata a durare per sempre e che lui era stato «prescelto per la gloria eterna». Una convinzione che rimase radicata nel suo animo per circa sei anni, e tuttavia, per quanto poteva ricordare, non lo indusse mai a trascurare il dovere di piacere a Dio. A suo dire quell’esperienza lo confermò nella «sfiducia verso la realtà dei fenomeni materiali, facendomi riposare nel pensiero di due soli esseri assoluti e luminosamente evi-denti in se stessi, me stesso e il mio Creatore»6. Egli non si dava pensiero delle implicanze della dottrina della predestinazione, cioè che alcuni sarebbero predestinati a non salvarsi; li considerava semplicemente dei «di-menticati», mentre a lui era stata riservata una grande

5 Apologia, cit., p. 136.6 Apologia, cit., p. 137.

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misericordia. In seguito, tuttavia, giudicherà la dottrina della predestinazione come «detestabile».

Altre due opere influenzarono in modo particolare Newman negli anni giovanili: La forza della verità di Thomas Scott, e la Storia della Chiesa di Joseph Mil-ner7. Di Scott egli ammirava «l’audacia del suo distacco dal mondo e la sua vigorosa indipendenza di spirito; egli seguiva la verità dovunque lo conducesse», una defini-zione che può ben applicarsi allo stesso Newman. Da Scott egli apprese un profondo amore per la dottrina sulla Trinità, oltre ad assumere due espressioni che lo influenzarono in modo tutto particolare: «la santità piut-tosto che la pace» e «la crescita è la sola espressione di vita»8.

Riguardo all’opera di Milner, Newman riferisce: «Ri-masi addirittura innamorato dei lunghi estratti di sant’Agostino, sant’Ambrogio e degli altri Padri che vi trovai. Li considerai come l’espressione della religione dei primi cristiani»9. Più tardi, nel 1828, riprenderà la lettura dei Padri della Chiesa in senso cronologico, e ciò

7 Thomas Scott (1747-1821) fu rettore dell’Aston Sandfort, Buckinghamshire, dal 1801. I suoi commenti settimanali sulla Bibbia, pubblicati dal 1788 al 1792, avevano avuto ampia diffusione. Joseph Milner (1744-1797) era un teologo evan-gelico.

8 Apologia, cit., pp. 138-139.9 Apologia, cit., p. 140.

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avrà una rilevante influenza sul suo progressivo orien-tamento verso la Chiesa cattolica romana. Nel frattempo, però, mentre leggeva Milner ebbe anche tra le mani il libro sulle Profezie (Dissertation on the Prophecies) di Thomas Newton10, da cui trasse la convinzione che il papa di Roma fosse davvero l’Anticristo predetto da Daniele, da san Paolo e da san Giovanni. Un’idea che, come egli stesso confesserà, continuò a contagiare la sua immaginazione fin verso il 1843, benché da tempo l’avesse “cancellata” dalla sua mente e dal suo giudizio.

Mentre avanzava nel suo cammino di conversione, John Henry sentì anche di dover prendere le distanze dai diletti mondani, che facilmente avrebbero potuto disto-glierlo dal suo orientamento religioso. Già dal 1816 an-dava maturando la convinzione che la strada su cui sen-tiva di dover indirizzare la sua vita gli avrebbe richiesto il celibato. Era un’idea inizialmente oscillante, ma che dopo il 1929 si stabilizzò definitivamente, con l’effetto anche di consolidare il suo «senso di separazione dal mondo visibile»11.

Il 14 dicembre1816, accompagnato dal padre, da Alton si recò a Oxford, dove fu ammesso al Trinity College;

10 Thomas Newton fu vescovo di Bristol dal 1761 al 1782.11 Apologia, cit., p. 141.

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non potendo però prendervi residenza fino al successivo mese di giugno, fece ritorno in famiglia. In quel tempo d’attesa trasse notevole vantaggio per la sua vita spiritua-le dalla lettura dei Pensieri privati (Private Thoughts), un libro del vescovo Beveridge, sentendosi anche invo-gliato a cimentarsi nella stesura di propri sermoni, imi-tando lo stile di quell’autore. Molti anni dopo Newman dirà che nessun altro libro gli fu caro come quello12.

12 William Beveridge (1637-1708), vescovo di St. Asaph, nel Galles, dal 1704 alla morte.

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INDICE

Prefazione pag. 5

Capitolo I » 9

Capitolo II » 22

Capitolo III » 35

Capitolo IV » 48

Capitolo V » 61

Capitolo VI » 74

Capitolo VII » 84

Capitolo VIII » 95

Capitolo IX. Newman, un amico e una guida » 109

Ringraziamenti » 131

Sigle bibliografiche ricorrenti » 131

Selezione bibliografica essenziale

in lingua italiana » 133

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