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www.ict4executive.it 8 | 2012 . Andrea Rangone: uscire dalla crisi, quale ruolo per l'innovazione digitale? . Joseph Stiglitz: verso una nuova economia mondiale . Intervista ad Alberto Meomartini, Presidente Assolombarda e Saipem . L'efficienza energetica in Italia BETWEEN TECHNOLOGY & BUSINESS BRIDGING THE GAP Executive

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Andrea Rangone: uscire dalla crisi, quale ruolo per l'innovazione digitale?

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it8 | 2012

.Andrea Rangone:uscire dalla crisi, quale ruoloper l'innovazione digitale?.Joseph Stiglitz: versouna nuova economia mondiale.Intervista ad AlbertoMeomartini, PresidenteAssolombarda e Saipem.L'efficienza energeticain Italia

B E T W E E N T E C H N O L O G Y & B U S I N E S SB R I D G I NG TH E GA P

Executive

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Management In Progress

START-UPPROGRAM

START UP PROGRAM – MILANO FEBBRAIO 2012 – GIUGNO 2012

IL CORSO SI PROPONE DI SUPPORTARE ASPIRANTI IMPRENDITORI (START-UPPER) EIMPRENDITORI NELLA MESSA A PUNTO E NEL POTENZIAMENTO DEL PROPRIO PROGETTO.LE LEZIONI SI BASANO FORTEMENTE SULL’ACTION LEARNING, CHE PREVEDE UN ALTERNARSIDI LEZIONI TEORICHE, ASSIGNEMENT, LAVORO SUI PROGETTI SUPPORTATO DAI DOCENTI. L’ATTIVITÀ DI ACTION LEARNING SI CONCRETIZZA NELLA REALIZZAZIONE DI PROJECT WORK,CHE RIGUARDANO LO SVILUPPO DEI PROGETTI IMPRENDITORIALI PROPOSTI DAIPARTECIPANTI, PRESENTATI E VALUTATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA, OLTRE CHE DAIDOCENTI, DA IMPRENDITORI, VENTURE CAPITALIST E BUSINESS ANGEL.

DIVENTA IMPRENDITORE

Campus Bovisa • MilanoVia Lambruschini 4/C • Building 26/A

www.mip.polimi.it/pegaso/startup

TRASFORMALA TUA IDEA DI BUSINESS

IN UN’AZIENDA

Poster START UP 205x280 23-01-2012 11:16 Pagina 1

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e d i t o r i a l e

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alla ricerca diantidoti strutturali per contrastare la crisi

i momenti di profonda crisi, come l’attuale, stimolano una domanda di fondo: è ancora in grado il capitalismo, nella forma assunta nell’ultimo trentennio, di giustificare la sua esistenza con la capacità di “far diventare più grande la torta” e distribuire “fette più grandi” a molti? oppure è diventato un meccanismo che dirotta “fette più grandi” di una “torta sempre più piccola” verso pochi? È più o meno l’interrogativo che si pone in questo numero il premio nobel Joseph stiglitz, che ritiene che “riuscire a controllare la finanza sia importante, ma non basti per tornare a crescere”, che “se continuiamo a tagliare e salvare senza spendere, ri-durremo la nostra domanda” invece che crescere, che “in europa il problema sia più grande, dato che con la creazione della moneta unica sono state tolte [senza sostituirle] le misure di regolazione [quali] tasso d’interesse e cambio”, che “l’au-sterità peggiorerà la situazione in europa e Usa e la politica dovrebbe concentrarsi (mentre purtroppo non sta andando in questa direzione) su infrastrutture, istru-zione, tecnologia ecc.”. la tecnologia come antidoto alla crisi è il tema dominante della cover story. l’italia deve investire nelle reti di nuova generazione, per mantenersi competitiva. l’italia deve impegnarsi nel processo di trasformare radicalmente l’organizzazione e i servizi della pa attraverso corpose iniezioni di ict: superando le fortissime resistenze di chi teme (a ragione) che una maggiore efficienza e trasparenza e una conseguente minore discrezionalità porterebbero a una (auspicabile) perdita di potere. i vantaggi a regime, estremamente consistenti (andrea rangone stima che potrebbero arrivare a 43 miliardi annui), sarebbero equamente suddivisi fra minori costi per la pa e per le imprese (liberate di obblighi amministrativi spesso superflui o inutili). le imprese dovrebbero ristrutturarsi anch’esse investendo in ict, come una parte - non a caso spesso quelle con i risultati più brillanti - ha fatto in questi anni. Gli ostacoli sono culturali e finanziari: il forte timore da un lato di avventurarsi in terreni sconosciuti, e la scarsa percezione delle potenzialità; l’esi-tazione dall’altro a investire, in una congiuntura dominata dall’incertezza (e dalla conseguente propensione a tenere “fieno in cascina”), dal credit crunch e dalla scarsità degli incentivi pubblici. con una strada possibile, in attesa di tempi miglio-ri: orientare le imprese a intraprendere l’informatizzazione partendo dai progetti a ritorno più rapido e certo. il problema di trovare antidoti strutturali alla crisi è anche al centro dell’intervista di alberto Meomartini, presidente di assolombarda, che lancia un messaggio for-te. per liberare il sistema italia dalle numerosissime incrostazioni che gli tolgono slancio, non solo va riformata profondamente la pa, ma deve essere rimodulato il flusso di contributi attualmente erogati alle imprese ai titoli più vari: azzerandone molti ed evitando di prolungare l’agonia delle imprese morenti. devono fare scuo-la le imprese cresciute, senza incentivi, durante la crisi: che hanno avuto il corag-gio di investire mantenendo però una buona capitalizzazione; che hanno puntato sui nuovi mercati; che hanno una competitività fortemente legata alla qualità del prodotto; che hanno saputo immettere conoscenza, innovazione e tecnologia.

di umberto bertelè

presidenteadvisory board

ict4executive

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Distribuito in esclusiva da:

Achab Srl | Piazza Luigi di Savoia, 2 | 20124 Milano | Italy

www.avira.it - www.achab.it

“L’azienda è sicura, con Avira.”

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cover story

Investire in innovazione digitale per rilanciare l’economia italiana di Andrea Rangone, Politecnico di Milano 6

Le priorità dei CIO italiani nel 2012 di Mariano Corso, Politecnico di Milano 22

Management Academy for ICT Executives di Alessandra Luksch, Politecnico di Milano 30

management

Verso una nuova economia mondiale di Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia 32

La nuova frontiera del Business Process Reengineering è in chiave social di Riccardo Lorusso, Everis Italia 51

interviste

Assolombarda: «Spiragli positivi per le nostre imprese» Umberto Bertelè intervista Alberto Meomartini, Presidente Assolombarda e Saipem 36

La strada dell’innovazione di Anas Pierluigi De Marinis, CIO Anas 58

Efficienza e servizio al cliente, in Media World crescono insieme Stefano Biffi, CFO, Mediamarket Italia 60

osservatorio

L’efficienza energetica in Italia di Vittorio Chiesa, Direttore Energy & Strategy Group, Politecnico di Milano 42

Innovare i sistemi di pagamento per rilanciare l’Eurozona di Carlo Tresoldi, Presidente SIA 49

Cina, un’occasione perduta per l’Italia di Luigi Ferro 52

speciale “business intelligence”

Continua la crescita degli investimenti nella Business Intelligence di Carlo Vercellis, Politecnico di Milano 54

rubrica | ricerche e studi 66

rubrica | nomine 69

AdVISORy BOARd

Umberto BertelèPresidente Advisory Board Giampio Bracchi Politecnico di Milano

Carlo Alberto Carnevale Maffè Università Bocconi

Maurizio dècina Politecnico di Milano

Giuliano Noci Politecnico di Milano

Paolo PasiniSDA Bocconi

Andrea Rangone Politecnico di Milano

Francesco Sacco Università dell’Insubria - SDA Bocconi

Gianluca Spina Dean - MIP Federico Barilli Direttore Confindustria Digitale

Stefano Pileri Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici Enzo BertoliniCIO Ferrero Group

Nunzio Calì Deputy CIO Fiat Group Automobiles e CIO Fiat Group Purchasing

Gianluigi Castelli Executive Vice President ICT ENI

Pierluigi Curcuruto COO Intesa Sanpaolo

Milo Gusmeroli Vicedirettore Generale Banca Popolare di Sondrio

Massimo Milanta Amministratore Delegato UniCredit Global Information Services

Alessandro MusumeciDirettore Centrale Sistemi Informativi Ferrovie dello Stato

Filippo Passerini President, Global Business Services and CIO Procter & Gamble

Mauro Viacava CIO Barilla Holding

Nader SabbaghianAmministratore Delegato BravoSolution Raffaello Balocco Segretario Advisory Board

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Cover story

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InvestIre in InnovazIone dIgItale per rilanciare l’economia italiana

Una seria politica di investimenti in tecnologie digitali può portare un incremento del PIL italiano di circa un punto percentuale, oltre che una significativa riduzione della spesa pubblica e, quindi, del deficit. Un contributo importante, che potrebbe aiutare l’Italia a superare la crisi e a centrare l’obiettivo di rientro dal debito entro il 2013

per scongiurare il rischio di default e allinearci ai paesi europei più virtuosi, il nostro Governo si è im-pegnato con l’europa a seguire una roadmap molto impegnativa, che prevede di arrivare entro il 2013 al pareggio nel rapporto deficit/pil, pari nel 2011 al 3,6%, con un deficit che ammonta a 53 miliardi di euro. l’o-biettivo è ambizioso, se si considerano la modestissi-ma crescita del pil nel 2011 (+0,7%) e le previsioni per il futuro. Secondo le ultime stime della Banca d’italia, rese note a gennaio, si possono ipotizzare due scena-ri: uno prevede l’ormai tristemente noto spread Btp-Bund ai valori attuali (500 p.b.) e tensioni sul credito; l’altro, più ottimistico, una diminuzione dello spread di 200 p.b. (livello dell’estate scorsa) e il rientro del-le tensioni. nel primo scenario la crescita è negativa quest’anno (-1,5%) e nulla nel 2013. nel secondo sce-nario la crescita è ancora negativa nel 2012 (-1,2%), ma nel 2013 torna in positivo, con un +0,8%.

Vede ancora più nero il Fondo monetario interna-zionale: nell’ultimo report sulle economie del pianeta

il pil italiano è visto in calo del 2,2% nel 2012 e dello 0,6% nel 2013.

obiettivo del mio intervento è stimare quale po-trebbe essere, in questo difficile scenario, il ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comu-nicazione (ict), ovvero il contributo concreto che una politica di investimenti nelle tecnologie digitali potrebbe apportare sia dal punto di vista di conte-nimento del debito sovrano, sia dal punto di vista dell’accelerazione della crescita del pil. la School of management del politecnico di milano, che da oltre dieci anni analizza gli impatti dell’ict nelle imprese e nella pubblica amministrazione italiana, ha identifi-cato da tempo cinque priorità per l’agenda politica che hanno l’obiettivo di recuperare il gap che ci se-para dai paesi più avanzati nell’utilizzo delle tecnolo-gie digitali, misurando laddove possibile l’effetto sui due parametri citati, ovvero il rapporto deficit su pil e la crescita del pil.

analizziamo nel dettaglio le cinque priorità.

di andrea rangone

coordinatoreosservatori ict&managementschool of managementpolitecnico di milano

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Cover story | inVeStire in innoVazione diG itale per r ilanciare l’economia ital iana

Corrado passera

ministro dello sviluppo economico

L’innovazione digitale nell’agenda del governo Monti

I ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Istruzione fanno squadra per definire il piano delle azioni da compiere.

Il nuovo governo ha cominciato a prendere in mano il dossier dell’Agenda Digitale italiana e tutto lascia pensare che si concentrerà soprattutto sullo sviluppo dei servizi e-government (a partire dal settore dell’istruzione) e delle infrastrutture banda larga. È quanto risulta se mettiamo in fila le notizie delle ultime settimane. Da gennaio Francesco Profumo, il ministro all’Istruzione, ha preso in gestione i temi relativi ai servizi per un’Italia digitale; nessuna sorpresa invece per l’aspetto delle infrastrutture a banda larga: è in capo al ministero allo Sviluppo Economico e delle Infrastrutture, ovvero a Corrado Passera. Gli uomini dei due ministeri (i ministri, i capi dipartimento e i vari collaboratori), insomma, stanno facendo squadra per redigere la prima agenda digitale italiana. Cioè un piano programmatico delle azioni da compiere - con relativa copertura economica - per favorire lo sviluppo digitale dell’Italia. Ce lo chiede l’Europa, con l’Agenda Digitale Europea 2020. E lo sprone è arrivato, a gennaio, per la prima volta anche da Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). Ha chiesto al governo di mettersi al lavoro, presentando alcune proposte.Tra le righe, Agcom non nasconde l’urgenza dell’iniziativa e sottolinea che l’Italia è uno dei pochi Paesi a non avere ancora un’Agenda Digitale. Certo è che il lavoro da fare sarà tanto, perché il Paese possa soddisfare gli obiettivi indicati dall’Unione Europea (alcuni scadrebbero già nel 2013, altri nel 2015 e infine nel 2020), riguardanti sia la diffusione sia la copertura di servizi e infrastrutture digitali. È scontato che il nuovo governo cercherà per prima cosa di dare continuità a quanto fatto dal precedente. Il quale è stato attivo soprattutto sul fronte dell’e-government: tra l’altro, ha portato online le ricette e i certificati medici, e gli albi pretori. Ha posto inoltre le prime basi di una rivoluzione: estendere i pagamenti elettronici a tutte le pubbliche amministrazioni, anche quelle locali. «Sui pagamenti delle PA c’è molto da fare. La cosa più importante è adesso mettersi al lavoro per non perdere quanto già conquistato dal precedente governo e poi andare avanti», dice Renzo Turatto, Capo Dipartimento Digitalizzazione e Innovazione Tecnologica (svolgeva analogo ruolo nella precedente legislatura). Al momento Profumo si sta occupando soprattutto di scuole, che da quest’anno permettono tutte l’iscrizione via web e sono obbligate a pubblicarvi una propria descrizione dettagliata. Questo secondo aspetto rientra in un obiettivo più generale, che Profumo promette di estendere a tutto il mondo della pubblica istruzione: una maggiore trasparenza nei confronti del cittadino. C’è poi il progetto - per ora limitato alle sole regioni meridionali - di creare data center da cui erogare servizi in Cloud Computing

alle PA centrali e locali. Lo Sviluppo Economico lavora invece per eliminare il Digital Divide entro il 2013 (banda larga ad almeno 2 megabit), in continuità con quanto fatto dalle precedenti legislature. Intende affrontare anche il capitolo rete a banda larghissima (100 megabit), ma quando scriviamo non è ancora chiaro in che modo. La principale incognita è comunque un’altra: come intenda incentivare l’utilizzo di servizi digitali da parte degli italiani. Agcom propone corsi pubblici, programmi tv finanziati dallo Stato, incentivi fiscali alle imprese, norme per rendere più economico e semplice l’uso dei canali digitali (verso pubbliche amministrazioni e imprese) rispetto a quelli tradizionali.

Alessandro Longo

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Cover story | inVeStire in innoVazione diG itale per r ilanciare l’economia ital iana

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serve Un eLettrosHoCK CULtUraLe

in primo luogo il paese ha bisogno di superare il vero digital divide, che è quello culturale, a tutti i livelli: manager, imprenditori, Funzionari pubblici, Giornalisti/editori, economisti politici, istituzioni hanno ancora capito poco il reale potenziale del-le tecnologie digitali per le imprese, le pubbliche amministrazioni, l’economia nel suo complesso e la società.

per contribuire a questo cambiamento culturale, fornitori ed esperti di ict dovrebbero abbandonare il gergo da “iniziati”, fatto di acronimi e “tecno-cratese”. invece di parlare di ict o di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, si do-vrebbe cominciare a parlare, più semplicemente, di tecnologie per l’innovazione e la competitività. Si tratta di rendere in un certo senso più “sexy” le te-matiche tecnologiche, affinchè siano comprensibili anche ai non addetti ai lavori, e portarle al centro del dibattito politico, nei media e nei talk show.

IL rUoLo traInante deLLa pUBBLICa aMMInIstraZIone

in italia la spesa pubblica rappresenta ogni anno più della metà del pil, esattamente il 52 per cento, percentuale fra le più alte al mondo. appare evi-dente, dunque, l’importante ruolo della pa e l’ur-genza di intervenire su questa spesa attraverso un uso sapiente delle tecnologie digitali, con un tri-plice vantaggio: il risparmio della spesa, lo stimolo alla domanda interna del comparto ict e l’effetto di trascinamento sull’intero tessuto economico, soprattutto sulle pmi.

le analisi della School of management del politecnico mostrano che è possibile intervenire subito e, grazie all’adozione di strumenti innova-tivi ma ampiamente disponibili, ottenere risparmi sugli acquisti di beni e servizi da parte della pa, oltre che un aumento della produttività interna e una riduzione della burocrazia, con un risparmio complessivo stimato in oltre 40 miliardi di euro l’anno. in dettaglio, il risparmio sugli acquisti at-traverso l’e-procurement consentirebbe di libera-re 4 miliardi, l’innovazione digitale all’interno di alcuni processi dell’organizzazione pubblica porta un vantaggio stimato di 15 miliardi di euro, mentre l’innovazione dei processi nella relazione tra la pa e il cittadino potrebbe portare un vantaggio di 24 miliardi di euro.

Un’efficace strategia di investimenti in inno-vazione digitale della pa avrebbe anche l’effetto diretto di spingere la domanda interna per il com-parto ict, oltre a un effetto indiretto di stimolare il tessuto economico produttivo italiano: le nostre stime dicono che ogni 100 milioni di euro di in-vestimenti addizionali in ict portano ad un incre-mento del pil dello 0,03-0,05%.

ipotizzando quindi che, nel corso del 2012, la pubblica amministrazione spenda 150 milioni di euro in più in ict (che è appena il 2,5 per cento della spesa attuale, pari a circa 6 miliardi di euro), attraverso un coefficiente moltiplicativo, che va dal 3 al 5, l’impatto sulla crescita del pil è tra lo 0,03 per cento e lo 0,05.

spIngere gLI InvestIMentI In ICtneLLe IMprese e L’IMprendItorIaLItÀ

anche a causa del digital divide culturale già menzionato, le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, investono ancora poco nell’innovazione basata sulle tecnologie digi-tali. Servono dunque azioni concrete per “sprona-re” le aziende a investire di più in ict, ad esempio defiscalizzando gli investimenti e creando fondi per l’innovazione.

È inoltre necessario spingere anche la nascita e lo sviluppo di nuove imprese in ambito digitale, in particolare di quelle fondate dai giovani. per far questo occorre garantire un maggiore afflusso di capitali di rischio a supporto delle Start-Up, attra-verso ad esempio la defiscalizzazione degli inve-stimenti in fondi di Venture capital. da segnalare in questo ambito la buona notizia proveniente dal Fondo di investimento italiano che ha finalmente “deciso” di investire anche in start-up (si veda il box a sinistra).

anche qui abbiamo provato a ragionare in ter-mini quantitativi: ipotizzando che ci siano stru-

stIMe deL ContrIBUto potenZIaLe deLL’ICt a defICIt e pIL

aumento della produttività 4 mld E

investimenti in start-up (+150 mln E/anno) 0,05-0,1%

investimenti ict delle imprese (+150 mln E/anno) 0,03-0,05%

investimenti ict della pa (+150 mln E/anno) 0,03-0,05%

riduzione spesa per gli acquisti 15 mld E

sviluppo reti ngn (1 mld E/anno) 0,13-0,2%

riduzione burocrazia 24 mld E

sviluppo reti lte (1,5 mld E/anno) 0,2-0,3%

D deficit -43 mld E

D pIL 0,44-0,9%

+

+++

+

+

=

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menti che spingano una spesa aggiuntiva delle imprese in ict di 150 milioni di euro (che è pari all’uno per cento di quanto complessivamente tutte le imprese italiane spendono in tecnologie digitali), tramite lo stesso coefficiente moltiplicati-vo di prima, arriviamo ad un impatto sulla crescita del pil compreso fra lo 0,03 e lo 0,05 per cento. ipotizziamo, inoltre, un incremento di 150 milioni di euro negli investimenti in Start Up.

Una letteratura molto copiosa conferma che l’impatto sul pil di questi investimenti agisce con un moltiplicatore fra 5 e 10, che cresce tanto più ci si avvicina al finanziamento di early stage - in fase embrionale dell’impresa -. ecco che si ottiene un incremento del pil fra lo 0,05 e lo 0,1 per cento.

InvestIre In Banda Larga: ngn e Lte

per favorire l’innovazione e la diffusione delle tecnologie digitali il paese ha bisogno di infrastrut-ture capillari e moderne, di reti digitali broadband e ultrabroadband.

È quindi necessario sbloccare lo stallo - a livello di investimenti e regole - che frena la realizzazio-ne delle reti in fibra ottica nGn (next Generation network), che sono le vere autostrade ad elevata percorrenza del futuro.

Buone notizie ci provengono invece dal fronte mobile, dove, essendosi oramai conclusa l’asta per le reti di quarta generazione - lte -, gli operatori

hanno dichiarato investimenti massicci nei prossi-mi anni.

anche in questo caso, abbiamo quantificato i due effetti. per quanto riguarda l’lte, al di là dei 4 miliardi già versati per appropriarsi delle nuove frequenze, la spesa degli operatori telefonici pre-vista nei prossimi 3-4 anni è di circa 1,5 miliardi per anno, con un impatto presumibile sul pil pari a 0,2-0,3 per cento.

per le reti fisse di nuova generazione, se doves-sero partire i progetti, abbiamo ipotizzato un mi-liardo all’anno di investimenti che porterebbero ad un impatto aggiuntivo pari allo 0,12-0,2 per cento.

non dIMentICHIaMoCI deLLa forMaZIone

l’ultima priorità della nostra agenda è quella di investire in formazione, per favorire la pianifica-zione e lo sviluppo delle corrette competenze in ambito digitale e dei profili professionali attrattivi per il mercato.

È fondamentale portare avanti seriamente una politica che orienti i nostri giovani verso percorsi che hanno sbocchi di mercato. È grave che in italia i tassi di disoccupazione giovanile siano così alti e che esistano al contempo sacche di mancanza di professionalità, di competenze specifiche quali ad esempio sviluppatori Java, sviluppatori mobile, esperti di marketing digitale, ecc..

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pIL, defICIt, ICt e governo

mettiamo insieme i differenti contributi sopra analizzati.

partiamo innanzitutto dall’effetto sul deficit: abbiamo visto come l’innovazione digitale nella pubblica amministrazione può portare un benefi-cio potenziale di 43 miliardi di euro. anche se solo una piccola parte di questo beneficio fosse mone-tizzabile, il contributo alla roadmap di rientro del deficit dei prossimi anni sarebbe rilevante.

passando al contributo alla crescita del pil, la somma degli incrementi puntualmente calcolati nel corso dell’articolo è fra lo 0,44 e lo 0,9 per cen-to. considerando le ultime previsioni dell’Fmi che prevedono per l’italia un calo del 2,2% quest’anno, si comprende che anche solo una quota parte di questo delta pil farebbe cambiare almeno in parte il destino della nostra economia.

il nuovo governo monti ha aperto in data 15 dicembre 2011 la consultazione pubblica - indiriz-zata a tutti gli stakeholders istituzionali e privati - relativa al “progetto Strategico agenda digitale italiana: implementare le infrastrutture di rete. ca-ratteristiche e modalità attuative”, che si è chiusa il 15 gennaio 2012.

al momento però non sono ancora state de-

Il Fondo Italiano di Investimento apre alle Start-Up con una tranche di 50 milioni di euro

È di fine gennaio la notizia che il Fondo Italiano di Investimento (FII) ha deciso di allargare la propria sfera di attività andando ad includere tra i potenziali beneficiari dei finanziamenti anche le aziende in fase di Start-up.Il FII è una società di gestione e risparmio istituita dal Ministero dell’Economia per incentivare la crescita e l’internazionalizzazione delle PMI, un mezzo per ridurre il debito e rilanciare la competitività delle imprese in un momento critico per l’economia nazionale e globale.Nella pratica, grazie ad una dotazione di 1,2 miliardi di euro, il FII acquista partecipazioni di minoranza in piccole imprese con significativo potenziale di crescita, così da promuoverne l’ag-gregazione e l’internazionalizzazione e rendendole più affidabili agli occhi dei creditori grazie all’aumento di capitale.Fino ad oggi il fondo, creato nel 2010 e in effettiva attività dal 2011, ha limitato il proprio inter-vento ad aziende con un fatturato compreso tra un minimo di 10 milioni di euro e un massi-mo di 100, escludendo così quelle in fase di Start-Up. Le modifiche che renderanno possibile investire in fondi di Venture Capital - seppur per un importo totale non superiore ai 50 milioni di euro - sono ora in attesa dell’approvazione da parte della Banca Centrale.Secondo quanto rivelato dall’AD Marco Vitale, durante l’anno passato sono stati realizzati diciotto investimenti diretti, nove operazioni in fondi di fondi più due già deliberati ma non an-cora sottoscritti, per un totale di 417 milioni di euro, pari al 38% del capitale iniziale. L’obiettivo è ora quello di impegnare l’intero budget disponibile nel giro di tre anni.Il fondo ha fino ad oggi ricevuto proposte di investimento diretto da parte di 882 aziende italia-ne, di queste 603 sono state scartate, per 147 è in corso un’analisi valutativa e in 13 casi si è già alle fasi finali. Altre 114 sono invece le candidature sospese in attesa di integrazioni.

lineate le azioni concrete che il governo andrà a effettuare.

Speriamo che ci arrivino presto notizie positive su questo fronte.

l’ict sta cambiando il mondo: se non ce ne ren-diamo conto, il rischio è vedere l’italia sempre più distante dall’europa e dagli altri paesi avanzati.

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COSA OFFRE

I candidati che supereranno il processo di valutazione:

• saranno supportati – dal team degli Osservatori – nella messa a punto del progetto imprenditoriale,

con l’obiettivo di accelerarne lo sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi di business;

• avranno la possibilità di frequentare gratuitamente un percorso di alta formazione presso il MIP – la Business

School del Politecnico di Milano – �nalizzato ad accrescere le competenze e l’empowerment del gruppo imprenditoriale;

• saranno supportati del team degli Osservatori nella ricerca dei capitali di rischio necessari.

MISSIONE

Giocare un ruolo sempre più attivo nello stimolare la nascita e lo sviluppo di nuove avventure imprenditoriali basate sull’innovazione: è questo l’obiettivo che gli Osservatori ICT & Management si pongono, nella convinzione che ciò rappresenti un ingre-diente fondamentale per il rilancio della nostra economia.

Per questo motivo nasce il progetto Start-up Boosting che, attraverso il succedersi di una serie di Call for Ideas collegate ai diversi Osservatori, intende identi�care le idee di business e i progetti imprenditoriali più innovativi, che saranno supportati e seguiti nel loro sviluppo dalla School of Management del Politecnico di Milano.

CHI PUÒ PARTECIPARE

Alla Call 4 Ideas possono partecipare:• persone �siche (singole o in gruppo) in

possesso di un’idea di business fortemente innovativa;

• aziende in fase di start-up e con elevato potenziale di crescita;

• imprese anche già avviate che abbiano sviluppato innovative idee di business.

AMBITI DELLE CALL 4 IDEAS

Start-up Boosting

S S E R V A T O R I . N E Tict & management

M O B I L E I N T E R N E T, C O N T E N T & A P P S

C L O U D C O M P U T I N G & I C T A S A S E R V I C E

G I O C O O N L I N E E - C O M M E R C E B 2 C

E N T E R P R I S E 2 . 0 A U G M E N T E D R E A L I T Y

E - G O V E R N M E N T D I G I TA L M A R K E T I N G

S E M A N T I C W E B I N T E R N E T O F T H I N G S

B U S I N E S S I N T E L L I G E N C E A N D A N A L Y T I C S

FAT T U R A Z I O N E E L E T T R O N I C A E D E M AT E R I A L I Z Z A Z I O N E

S O C I A L M E D I A & W E B 2 . 0

I C T I N S A N I T À

D I G I TA L M E D I A & T V

M O B I L E B U S I N E S S & A P P

M O B I L E M A R K E T I N G & S E R V I C E

N F C & M O B I L E PAY M E N T

I C T S E C U R I T Y

N E W S L O T & V I D E O L O T T E R I E

E - P R O C U R E M E N T & E S U P P L Y C H A I N

U N I F I E D C O M M U N I C AT I O N & C O L L A B O R AT I O N

www.osservatori.net

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

• La partecipazione è gratuita.• Per iscriversi compilare il Form di registrazione

sul sito www.startupboosting.comche include una breve descrizione

del progetto imprenditoriale, in cui vengonomessi in evidenza: prodotti/serviziinnovativi erogati, mercato target,

principali concorrenti, fatturatoprevisto e investimenti stimati

(anche solo in modo approssimato).• Ogni mese vengono valutate le proposte pervenute.

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Un Data center modUlare

ed efficiente al cuoredi aziende e pa

Significativi riparmi energetici attraverso soluzioni

scalabili e integrate o, in alternativa, con i nuovi modelli

“containerizzati”

la tecnologia è certamente un elemento di rilancio competitivo, soprattutto in un momento che vede la digitalizzazione fra i megatrend dei prossimi anni anche in italia. e secondo fabrizio landini, vice presi-dent di it di schneider electric - nata dall’acquisizio-ne di apc nel 2007, «nella pubblica amministrazione locale, in particolare sarà difficile poter rimandare oltre lo sviluppo di infrastrutture it adeguate per ot-timizzare la gestione e i costi ed offrire efficacemente servizi al cittadino. in questo senso, forti della nostra esperienza e competenza ci proponiamo di essere consulenti e collaboratori di fiducia, aiutando a se-lezionare soluzioni mirate in ambito data center che, con investimenti sostenibili, possano dare risultati significativi e misurabili».

ne sono esempi l’ammodernamento di un siste-ma di condizionamento dei data center inadeguato - storicamente il sistema più energivoro di una sala dati - oppure l’adozione di strumenti di gestione sof-tware per monitorare i consumi e ottenere risultati di risparmio energetico tangibili e molto significati-vi. «tutto questo è possibile anche grazie al nostro ecosistema di partner certificati data center e alle forti e storiche sinergie con vendor strategici leader di mercato, tra i quali cisco, vmWare, emc che ci permettono di realizzare nuovi datacenter di ogni dimensione o efficientare quelli esistenti. modularità, containerizzazione e management dell’infrastruttura sono elementi strategici della nostra offerta sui quali riteniamo si concentrerà anche la domanda».

da un lato prenderà sempre più piede un approc-cio modulare, in particolare per le infrastrutture di medio-grandi dimensioni, che risponda a esigenze di semplicità, agilità, prevedibilità e standardizzazio-ne delle operazioni per ammodernare o creare ex novo un data center: in questo senso la divisione it di schneider electric (a marchio apc), propone solu-zioni scalabili e integrate o in alternativa un model-lo di data center “containerizzato” con strutture di alimentazione e condizionamento realizzate ad hoc per l’ambiente it. d’altro canto nessun data center, per quanto efficiente, potrà dare il massimo delle prestazioni operative ed energetiche senza un ade-guato software di management in grado di garantire in modo semplice, accessibile e dettagliato il controllo totale dell’infrastruttura: e da oggi non solo l’infra-struttura it (dcim) ma anche la facility (dcfm).

«si tratta dell’unica soluzione presente oggi sul mercato, denominata struxureWare, in grado di inte-grare la gestione di it e facility - afferma landini - e riteniamo che questo sia un elemento fondamentale per gli sviluppi futuri del settore; un settore la cui cre-scente complessità può essere affrontata con tran-quillità da aziende ed istituzioni avvalendosi di servizi qualificati nel pre e nel post vendita, con professioni-sti in grado di supportare il cliente nell’intero ciclo di vita del data center e di effettuare analisi qualificate sullo stato di salute del data center grazie al nuovis-simo programma energy step 1 che stiamo lanciando proprio in queste settimane sul mercato italiano».

Fabrizio Landini

Vice President APc

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la Mobility traina l’innovazione

Dalle soluzioni Mobile un valido contributo, in termini di efficacia e pervasività, allo sviluppo di una reale economia digitale

il modo di lavorare sta cambiando e l’esigenza di solu-zioni di mobility è in costante crescita. «grazie alle so-luzioni BlackBerry offerte da rim, gli utenti stanno già trasformando i processi lavorativi, sfruttando la mobi-lità e le nuove tecnologie per svolgere le loro attività, scoprendo nuovi modi di fare meglio le cose in qualsi-asi luogo essi si trovino, a beneficio della loro azienda - afferma alberto acito, managing director research in motion italy -. crediamo che questo cambiamento culturale presenti enormi opportunità per bilanciare in modo efficace i costi e le esigenze di sicurezza delle aziende e della pubblica amministrazione, consenten-do al tempo stesso l’innovazione e la soddisfazione dell’utente finale».

rim è impegnata nel favorire la diffusione di una corretta cultura del digitale in italia con le sue com-petenze e soluzioni che si distinguono per efficienza, sicurezza e flessibilità. «allo stesso tempo - prosegue il manager - riteniamo necessario che si arrivi al più pre-sto alla realizzazione di una agenda digitale, come av-venuto anche in altri paesi europei. oggi, il tema della crescita è diventato prioritario in italia, ed è importante che vengano rimossi rapidamente i vari ostacoli che ral-lentano lo sviluppo di una reale economia digitale. tra questi sottolinerei l’accesso alla banda larga e digital divide, la scarsa propensione all’e-commerce, lo svi-luppo di servizi online nella pubblica amministrazione, oltre alla formazione e sviluppo di competenze».

in questo contesto il mobile può fornire un valido contributo in termini di efficacia, pervasività e innova-

zione, e in questo senso, secondo rim dovrebbe essere una delle aree in cui concentrare le risorse. in generale per rim, il grande obiettivo da raggiungere per uno svi-luppo strutturato e continuativo è certamente quello di avere un’unica strategia nazionale, tra imprese e governo.

«crediamo che i trend di domanda per il 2012 saran-no una maggiore mobilità, unita a sicurezza e flessibili-tà, e nuove soluzioni cloud. e in entrambi i casi abbia-mo le risposte giuste -, afferma acito, che aggiunge -: nel cloud, infatti, rim è un’azienda pioniera, in quanto la piattaforma BlackBerry è da sempre basata sull’uti-lizzo dei servizi “nella nuvola”». Un altro fenomeno da osservare, secondo rim, con molta attenzione è quello del mobile payment e delle tecnologie nfc, collegato alla rapida crescita del mercato degli smartphone. an-che in questo ambito rim ha già effettuato i suoi primi investimenti, equipaggiando i propri device di nuova generazione della tecnologia nfc.

sul versante delle soluzioni più richieste dal mercato, negli ultimi tempi rim ha concentrato molte delle sue risorse nello sviluppo di un’offerta varia e soddisfacen-te sia per il mercato business che consumer.

«ideale per le aziende che vogliono mobilizzare le proprie attività, ad esempio, è la BlackBerry enterprise solution, una piattaforma estremamente flessibile e si-cura per i diversi tipi di attività aziendale, che offre a chi lavora una connessione istantanea con i clienti, i propri colleghi e tutte le informazioni di cui si ha bisogno», sottolinea il manager.

aLberto acito

MAnAging director riM itAly - blAckberry

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SeMplificazione e ottiMizzazione,

le nUove parole chiave per le imprese

Virtualizzazione e Cloud computing saranno quest’anno le due strade più

affollate nel percorso verso il miglioramento della competitività

e lo sviluppo del business

attore globale nel campo dell’ict, fujitsu porta avan-ti – in sinergia con i propri clienti – il principio della “co-innovazione” tramite prodotti, servizi e ricerca congiunta. «credo che il ruolo di un leader nel cam-po dell’ict – afferma federico francini, ad di fujitsu technology solutions italia - sia quello di portare avanti azioni di sensibilizzazione affinché tutti gli addetti ai lavori comprendano il ruolo trainante della tecnolo-gia quando integrata in un disegno complessivo più grande e in una revisione strategica dei processi, sia di aziende che di pa».

i fatti degli ultimi mesi hanno dimostrato – in ma-niera ancora più forte rispetto al passato – come in italia, ma anche in europa, il tema della crescita sia diventato condizione necessaria e irrinunciabile per la sopravvivenza stessa del paese. fujitsu crede ferma-mente che il recupero della competitività nella nostra nazione debba necessariamente passare anche attra-verso una maggiore attenzione verso il tema dell’inno-vazione. «c’è la necessità impellente di mettere in atto delle strategie concrete in grado di innovare i processi in ambito pubblico e privato - afferma il manager -. Un contesto in cui ormai l’adozione della tecnologia è diventata irrinunciabile, unico elemento in grado di ottimizzare i processi e di ridurre la burocrazia statale che troppo spesso fiacca l’impresa privata in italia. ci sono problemi di efficienza che l’it può aiutare a ri-solvere. efficienza che si traduce in risparmio e in un decremento dei costi della macchina statale. creazione di fondi che possono essere reinvestiti in innovazione.

Questa è la filosofia che da anni portiamo avanti con convinzione e che sarà il nostro cavallo di battaglia an-che e soprattutto nel 2012». dal punto di vista delle soluzioni ict, i risultati di una ricerca condotta da idc per conto di fujitsu, mostrano che virtualizzazione e cloud computing saranno le due strade più affollate dalle aziende nel percorso verso il miglioramento del-la competitività e lo sviluppo del business. «Uno dei nostri obiettivi primari – afferma francini - è proprio l’ampliamento massiccio del portfolio dei servizi cloud, che secondo analisi interne genereranno globalmente circa il 30% delle attività di fujitsu entro il 2015. anche la virtualizzazione sarà un importante cavallo di bat-taglia nel corso dell’anno appena iniziato. la richiesta non si fermerà solo ai server, ma riguarderà in misura massiccia anche i desktop. gli investimenti di fujitsu in questo campo sono da sempre ingenti».

gli investimenti in questa direzione sono spinti dal-la necessità di allineare costi e sistemi tecnologici alle proprie esigenze di business, avvalendosi di un siste-ma totalmente flessibile per applicazioni, piattaforme e infrastrutture it. inoltre, il manager evidenzia che le aziende stanno iniziando a chiedere con crescente in-sistenza soluzioni it che permettono di ottenere una “reversibilità” dei costi in funzione delle dinamiche di business. «nell’attuale congiuntura economica due sa-ranno le parole chiave per aziende di qualsiasi dimen-sione: semplificazione e ottimizzazione. crediamo che tutti gli investimenti in ict del 2012 seguiranno queste due direttrici primarie», conclude francini.

Federico Francini

AMMinistrAtore delegAtoFujitsu technology solutions itAliA

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così le tecnologie Digitali camBiano i paraDigMi di riferimento

Le aziende hanno l’esigenza di capitalizzare la complessità attraverso metodologie consulenziali e soluzioni tecnologiche innovative nelle aree della Business Analytics, della Virtualizzazione, del Cloud, del Mobile computing e del Social

le aziende di ogni dimensione affrontano oggi una tremenda pressione sui mercati scoprendosi non sem-pre adeguate - in fatto di strategie e modelli operativi - a rispondere ai nuovi comportamenti assunti da con-sumatori e clienti. Una consapevolezza di tale portata emerge dalla moltitudine di indagini che ibm realizza a livello globale attraverso il dialogo collaborativo con i top executive di tutti i settori d’industria: considerando gli ultimi 7 anni, il numero di interviste con capi azienda, cio, direttori finanziari, del personale e del marketing ha superato le 15mila unità.

«anche noi siamo testimoni e attori del processo di trasformazione indotto dallo sviluppo della tecnologia digitale - afferma nicola ciniero, presidente e ammini-stratore delegato di ibm italia -. Un processo che, nel rendere la società e l’economia sempre più intelligenti e interconnesse, ha cambiato i paradigmi di riferimento. Bene, se guardiamo alle survey più recenti a emerge-re con forza è la preoccupazione legata all’esigenza di capitalizzare la complessità. in parole povere, non ci limita più a interpretare la tecnologia come strumen-to di semplificazione dei processi di business». ciò di cui oggi si ha maggior consapevolezza è che senza la capacità di analisi dei dati, e senza una padronanza de-gli strumenti e dei canali di comunicazione in chiave ‘social’, viene meno la possibilità di interpretare con efficacia la domanda, alimentare la fedeltà al marchio e cogliere quindi le opportunità di business emergenti.

«mettere in luce tali bisogni, alimentando per que-sta via la riflessione a ogni livello decisionale, per noi

significa contribuire alla diffusione della cultura digita-le nel paese», dice il manager. tali esigenze, secondo ibm, si tradurranno, anche in italia, in attenzione per metodologie consulenziali e soluzioni tecnologiche che investono le aree della Business analytics, della virtua-lizzazione, del cloud, del mobile computing e del social. È qui che le aziende tenderanno a concentrarsi mag-giormente sia per affrontare i nuovi scenari sia per ri-spondere ai bisogni di maggiore produttività, risparmio nei costi, creazione di efficienza e, in ultima analisi, di capacità competitiva. «e noi, ovviamente, siamo pron-ti a sostenerle con un’offerta completa e innovativa - evidenzia ciniero -. ritengo anche che a tali logiche non possa sfuggire il settore pubblico il quale, se da un lato è chiamato ad ammodernare una macchina com-plessa ed eterogenea, dall’altro, specie in chiave locale, ha il compito di fornire risposte ai cittadini in aree che vanno dai trasporti all’educazione, dalla sicurezza alla salute fino alla gestione energia e acqua».

Un fatto è certo: senza un’insieme di misure incisive, capaci di andare oltre il rigore finanziario, la strada re-sta per tutti in salita. «le misure da prendere non pos-sono prescindere da una semplice presa di coscienza: il fatto che tra investimenti in ict e crescita del prodotto interno lordo la relazione è virtuosa. ecco il cambio culturale, il vero elemento di discontinuità rispetto al passato di cui c’è bisogno. per questo gli impegni for-mulati dal ministro passera con il progetto “agenda di-gitale italiana” e dal ministro profumo sembrano avviati nella giusta direzione», conclude il manager.

nicoLa ciniero

Presidente e AMMinistrAtore delegAto ibM itAliA

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la gestione dei dati elemento cardine

per la Pa e le imPrese

È sempre più pressante l’esigenza di soluzioni storage che consentano

di gestire con flessibilità ed efficienza una quantità di informazioni

in costante crescita

le iniziative ict messe in campo fino ad oggi dalla pubblica amministrazione hanno permesso di offrire agli utenti servizi moderni, generando al contempo vantaggi dal punto di vista operativo, di trasparenza e di efficienza, grazie alla riduzione dei tempi di esecuzio-ne delle pratiche. «a questo punto - sostiene antonia Figini, country manager di netapp italia - è necessario un ulteriore passo avanti verso un reale cambiamen-to culturale nei confronti dell’ict, che deve diventare parte integrante e base per la realizzazione di servizi

innovativi nella pa». Quale può essere, dunque, il ruolo di un vendor come netapp? «Fornire soluzioni

storage avanzate e infrastrutture virtualizzate - afferma la manager - che permettano alle

amministrazioni pubbliche di gestire cre-scenti quantità di dati in modo efficien-te, evitandone la duplicazione e assicu-rando un servizio pubblico di qualità. da

sempre netapp si impegna nel diffondere la cultura digitale in italia e nel mondo e con-sidera l’innovazione il valore fondante della sua attività». proprio la cultura dell’innova-zione, riconosciuta ufficialmente anche dalla rivista Forbes, che la inserisce tra le aziende più innovative al mondo, permette netapp di essere sempre in prima linea nel rispondere ai

cambiamenti del mercato e di offrire soluzioni per rispondere alle esigenze in continua evoluzione. Quanto alle aspettative per il 2012, l’offerta netapp è destinata a crescere, con particolare attenzione a

soluzioni studiate per garantire ai clienti di tutte le dimensioni la risposta più adatta alle loro esigenze di efficienza e flessibilità, che costituiranno, con la necessità di gestire una quantità sempre maggiore di dati, la spinta agli investimenti it nel corso dell’anno appena iniziato.

l’architettura storage unificata, in grado di fornire ai clienti la flessibilità necessaria ad affrontare in modo semplice i cambiamenti del mercato, resterà un ele-mento cardine dell’offerta netapp. il nuovo sistema operativo data ontap 8.1 cluster mode, invece, offri-rà ai clienti efficienza e prestazioni prima impensabili e trasferibili anche a soluzioni storage di terze parti, grazie all’integrazione con la piattaforma v-series.continuerà inoltre il viaggio di netapp verso il cloud, con l’obiettivo di rendere lo storage l’elemento fon-dante per l’implementazione di ambienti cloud, anche attraverso la collaborazione crescente con i service provider e i principali attori del settore tra cui cisco, citrix, microsoft, sap, vmware. l’obiettivo è dare vita a soluzioni integrate e modulari come Flexpod, realizzata in collaborazione con cisco e già adottata da diverse centinaia di clienti in tutto il mondo.

Un tema caldo per il 2012 saranno infine i Big data, che rappresentano per le aziende non solo una sfida, ma anche, se ben gestiti, un’opportunità per ottenere importanti vantaggi economici. per questo nel portfolio netapp sono già presenti otto diverse soluzioni (data analytics, Hpc, video sorveglianza, video streaming, ecc.) appositamente studiate per questi ambienti.

AntoniA Figini

Country Manager netapp ItalIa

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Cloud, mobile, soCial e innovazione a roi sostenibile

Quattro concetti chiave che dovrebbero entrare nelle agende dei CIO, per poter lavorare in modo collaborativo, comunicando e innovando, senza vincoli di spazio, tempo e costo

nella vision di luca giuratrabocchetta, country ma-nager google enterprise italia, sono quattro i concetti chiave che nel 2012 dovrebbero far parte delle agen-de dei cio: cloud, mobile, social e innovazione a roi sostenibile. «Quattro scenari solo all’apparenza distinti - spiega il manager -, ma in realtà convergenti e in gra-do di far compiere un salto di qualità all’it aziendale, portandolo nel 21mo secolo, nell’era del Web».

per la divisione enterprise di google, in particolare l’obiettivo è andare oltre l’attuale concetto di cloud computing per portare i clienti verso ciò che l’azienda chiama “Web al 100%”: le applicazioni e i dati risiedono centralmente e vengono erogati da un’infrastruttura multi-tenant altamente scalabile, sicura e affidabile con i dispositivi fissi e mobili (pc, notebook, chromebo-ok, tablet, smartphone) che diventano veloci e versatili portali di accesso ai dati. inoltre, non occorre installare gli aggiornamenti per accedere all’ultima versione: «le 175 nuove funzionalità che abbiamo lanciato nel 2011 per la suite google apps for Business sono state tutte aggiornate in automatico all’interno della soluzione del cliente e senza un euro di costo aggiuntivo, rispetto ai 40 euro per utente l’anno per l’acquisizione del servi-zio». le imprese non hanno più bisogno di possedere o gestire server e software client: acquistano le appli-cazioni integrate e le piattaforme di sviluppo da altri e possono impiegare le loro risorse (budget, persone, competenze) per fronteggiare le sfide aziendali.

veniamo al secondo concetto chiave: mobile. oltre il 90% degli utenti google apps for Business ha già

introdotto dispositivi android all’interno dell’organiz-zazione. i motivi? «ad esempio perché i device android aziendali sono amministrabili direttamente dalle goo-gle apps o perché l’ultima versione di android suppor-ta una quantità di potenti funzioni enterprise».

il terzo potentissimo concetto chiave: social. «per noi di google, introdurre la logica social nell’u-

niverso aziendale è l’ultima frontiera della nostra filo-sofia volta a trasferire nel business il meglio del mondo consumer. il business è fatto di relazioni tra le persone: quale veicolo migliore del Web per metterle in contat-to?». l’introduzione di alcune tecniche social all’interno delle google apps è iniziata con l’aggiunta delle discus-sioni in google docs e la prima integrazione di google+ in google apps. google+ è la nuova sfida: nei prossimi mesi assisteremo a continui miglioramenti volti ad ac-crescerne l’utilizzo a supporto del business.

per finire: innovazione a roi sostenibile. «tut-to quanto abbiamo sinora visto, e molto altro, sono potentissimi strumenti di innovazione in azienda. Farlo con una piattaforma che costa 40 euro l’anno a utente, senza costi aggiuntivi, e che permette an-che di sviluppare nuove applicazioni a costi minimi se non nulli vuol dire un roi estremamente favorevole e un payback time spesso inferiore ai 12 mesi. siamo consapevoli che non tutte le aziende siano in grado di adottare subito il modello 100% Web, ma crediamo che cominciare a muoversi in questa direzione possa aiutarle a realizzare miglioramenti significativi in termini di costi, velocità, flessibilità e produttività».

LucA giurAtrAbocchettA

Country Manager google enterprIse ItalIa

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dati di qualità per disegnare Un nUovo

modello di CresCita

La sfida per manager e imprenditori è individuare e sviluppare nuove

modalità di fare business, a partire dall’enorme patrimonio di dati

che è in possesso di ogni azienda, estraendone un quadro completo

e indicazioni utili

diffondere la cultura del dato di qualità, suppor-tando imprenditori e manager a sfruttare questo enorme patrimonio e a farlo diventare un asset. È questo l’impegno di sas, fra i leader mondiali nelle soluzioni software per il supporto decisionale rivol-te a tutte le aree strategiche dell’azienda. «diventa determinante ripensare a modelli di crescita in ter-mini di competitività ed efficienza – afferma marco icardi, amministratore delegato della società - . e, ancor più importante, individuare e sviluppare nuo-ve modalità di fare business ridisegnando processi che prima non erano pensabili. È in questo sforzo di individuazione di aree di innovazione, interne alle aziende per migliorarne i processi oppure esterna-mente per costruire nuovi modelli di business, che sas fa la differenza».

il network costruito da sas con la propria struttu-ra multinazionale, le referenze di successo in nume-rosi progetti, i partner e le università italiane, rap-presentano una base solida non solo per diffondere cultura digitale ma anche per rilanciare competitività e capacità di crescita di tante aziende.

negli ultimi mesi, in particolare, i progetti dei clienti di sas si sono concentrati su alcuni ambiti, fra cui il risk management, sia nelle banche come evo-luzione dei sistemi di monitoraggio sotto stress per l’attuale crisi economica, pensiamo in particolare al liquidity risk, sia nelle assicurazioni per l’introduzio-ne delle disposizioni regolamentari di solvency ii.

altro ambito cruciale resta la relazione con i clienti, che comprende temi molto diversi che vanno dall’a-nalisi e segmentazione, alla gestione delle campa-gne di marketing, dall’ottimizzazione dei canali di contatto, alla brand reputation online. «ma l’area su cui pensiamo sas possa registrare la maggiore crescita – afferma icardi - è quella dell’information management, relativa al trattamento di grandi moli di dati, con l’introduzione di importanti innovazio-ni tecnologiche come l’in-data base processing dei modelli analitici o l’in-memory processing che per-mette l’high performance computing anche su volu-mi finora non gestibili».

le esigenze che spingono le aziende ad investi-re in analytics sono diverse a seconda dei settori. sia che si tratti di un’azienda retail che voglia ot-timizzare l’assortimento di migliaia di articoli, di un ospedale che intenda identificare i programmi tera-peutici che migliorano le condizioni dei pazienti o di una banca che deve prevenire nuove tipologie di frodi, i Big analytics di sas affrontano volumi mas-sivi di dati strutturati e non, estraendone un quadro completo e indicazioni utili per prendere decisioni migliori e consapevoli. «la scalabilità del nostro framework consente di analizzare enormi volumi di dati ad una velocità fino a qualche anno fa impensa-bile – conclude icardi -. l’esecuzione degli analytics inoltre avviene direttamente nei database evitando perdite di tempo e di dati».

MArco icArdi

aMMInIstratore Delegatosas Italy

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Cloud e virtualizzazione per recUperare effiCienza

Un’opportunità per le imprese e per la PA italiana per migliorare i servizi e ottenere rapidamente risparmi, liberando così nuovi fondi e budget per ulteriori investimenti

nel complesso scenario attuale di recessione econo-mica, la pa italiana potrebbe dare slancio guardando ai processi informatici con un approccio innovativo, che punta all’ottimizzazione dei propri data center per arrivare a ottenere rapidamente risparmi concreti ed effettivi che offrano la possibilità di avere nuovi fondi e budget disponibili per ulteriori investimenti. invece prevale la cautela. È l’opinione di alberto Bul-lani, regional manager di vmware italia, che afferma «la virtualizzazione e le varie declinazioni del cloud computing potrebbero in questo senso rappresen-tare la vera chiave di volta. tutto sta nel prendere seriamente in considerazione i vantaggi che le nuove tecnologie possono offrire, rapportandoli alla propria realtà: la virtualizzazione può infatti portare al miglio-ramento del tco, della gestione dei processi, alla ri-duzione dei consumi e dei costi, con il risultato di una maggiore efficienza operativa generale».

il manager evidenzia come molti degli investimenti attuali in ambito it continuino a essere dedicati alla manutenzione, lasciando poche risorse all’innova-zione; per questo i responsabili it sono chiamati ad adottare una strategia più efficace per far fronte alle diverse esigenze.

«per favorire la diffusione di una “cultura digita-le” vmware sta portando avanti un approccio mol-to pragmatico nei confronti della virtualizzazione e soprattutto del cloud, che, da un lato, permette di salvaguardare gli investimenti, dall’altro di evolvere verso l’erogazione dell’it secondo nuovi modelli e

paradigmi. se il sistema globale viene ottimizzato, ne beneficerà indirettamente anche il cittadino, perché avrà modo di assistere a un miglioramento della qua-lità dei servizi». Un approccio pratico e attuabile quin-di può far evolvere e migliorare la gestione dell’ict nella pa, rappresentando in senso lato la possibilità di sviluppo e di crescita per l’intero sistema paese.

secondo vmware, nel 2012 assisteremo a un ul-teriore sviluppo della virtualizzazione, sia in ambito desktop che in ambito data center. «sempre più le aziende clienti richiederanno soluzioni in grado di garantire una maggiore agilità ed efficienza del data center, consentendo di rendere l’ambiente più dinamico, flessibile e al servizio delle ap-plicazioni business critical. Quest’anno assisteremo infatti a una forte richiesta volta a ottimizzare la gestione delle applicazioni business critical più impegnative», afferma il manager.

ci sarà inoltre una crescente domanda di tool di management del data center, che permettono ai responsabili it di garantire da un lato maggiore velocità e flessibilità dell’in- fra-struttura, dall’altro di mantenere un elevato livello di controllo, garantendo quindi, una maggiore sicurezza dei data center aziendali.

a spingere questo trend una sempre maggiore richiesta di ottimizzazione dell’infrastruttura, sia in termini di efficienza che di risparmio economico.

ALberto buLLAni

regIonal ManagerVMware ItalIa

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P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I V I S I TAT E I L S I T O w w w . o s s e r v a t o r i . n e t

LE TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE (ICT) svolgono un ruolo sempre più pervasivo e strategico in qualsiasi organizzazione, diventando una potente leva di innovazione e di miglioramento delle performance. Una corretta conoscenza di queste tecnologie e, soprattutto, del loro impatto sul business può portare una qualsiasi azienda a sfruttarle e�cacemente per ottenere bene�ci signi�cativi e migliorare la sua competitività. Gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano nascono proprio con l’obiettivo di contribuire a questa conoscenza con un insieme ampio e articolato di vicende che analizzano la migliore esperienza italiana, con una forte attenzione agli scenari internazionali.

GLI OSSERVATORI si rivolgono in particolare ai manager e ai decision maker delle aziende utilizzatrici di ICT per fornire loro informazioni sulle opportunità o�erte dalle soluzioni più innovative attraverso ricerche puntuali, studi di caso, benchmark, video degli eventi, atti dei convegni, ecc.

GLI OSSERVATORI si rivolgono anche a tutte le aziende che o�rono soluzioni e servizi ICT (so�ware vendor, hardware vendor, service provider, consulenti, operatori del canale), fornendo fotogra�e approfondite sugli scenari di mercato in Italia, con l’intento di supportarle nella messa a punto di o�erte più e�caci.

GLI OSSERVATORI ICT & MANAGEMENT, con i suoi 80 analisti e ricercatori, hanno svolto nell’ultimo anno più di 40 ricerche, analizzando oltre 3.000 imprese e pubbliche amministrazioni e organizzando circa 100 eventi tra Convegni e Workshop.

W O R K S H O P D I A P P R O F O N D I M E N T OA C O N D I Z I O N I A G E V O L AT E

1 2 0 O R E D I V I D E O O N D E M A N D

O L T R E 1 3 0 R E P O R T

C I R C A 6 5 0 P R E S E N TA Z I O N ID E I R E L AT O R I A I C O N V E G N I

Q U A S I 2 0 0 0 C A S I D I S T U D I O

D I R E T TA W E B D E I C O N V E G N I

SEZIONE PREMIUMper avere accesso alla più ampia

base di conoscenza online sugli impatti di business

delle tecnologie ICT in Italia

www.osservatori.net

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Alcuni esempi di domandea cui gli Osservatori contribuisconoa dare risposta

1. Quali sono le opportunità che le soluzioni

basate sul Cloud computing o�rono

agli operatori del canale ICT?2. Qual è la redditività degli operatori

del Canale ICT?

1. Quali sono le dinamiche di crescita

dell’eCommerce B2c italiano nei principali

comparti merceologici (turismo, elettronica,

libri, assicurazioni, moda, ecc.)?

2. Quali sono le reali potenzialità della

multicanalità per un retailer?

Come possono essere sfruttate al meglio?

1. Quanto sono di�use le soluzioni ICT

erogate in modalità as a Service

(sia a livello infrastrutturale

che applicativo) nelle PMI italiane?

2. Quali sono i fattori che condizionano

la di�usione dei servizi applicativi

e infrastrutturali in modalità

“as a Service”?

1. Come stanno evolvendo i meccanismi di governance e le logiche contrattuali per gestire e�cacemente i nuovi modelli

di o�erta as a Service?2. Quali sono i principali ostacoli della delocalizzazione dei servizi ICT?Quali sono gli impatti sulla governancedella relazione cliente-fornitore?

1. Quali sono i bene�ci di una soluzionedi Fatturazione Elettronica e come si valutano concretamente?

2. Quali sono i principali “fattori criticidi successo” di un progetto di Fatturazione Elettronica?

1. Quali sono i casi di successodi Mobile Payment in Italia

e all’estero?

2. Che spazio c’è in Italiaper i solution Provider?

1. Quali sono i trend di investimento in

iniziative Enterprise 2.0 in relazione alla

dimensione, al settore di appartenenza e

al livello di internazionalizzazione delle

aziende?

2. Quanto sono di�usi blog, wiki,

podcasting e servizi di social networking

nelle aziende? Come si possono utilizzare

all’interno dei processi aziendali?

1. Quanto vale il mercatodelle mobile application in Italia?

2. Quali sono i comportamentidegli utenti che naviganodal telefonino?

1. Quanto è cresciuto il mercato del Mobile

Advertsing negli ultimi anni in Italia?

2. Che risultati si possono concretamente

ottenere con il Mobile Marketing?

M O B I L E M A R K E T I N G

N F C & M O B I L E PAY M E N T

M O B I L E I N T E R N E T, C O N T E N T & A P P S

E N T E R P R I S E 2 . 0

FAT T U R A Z I O N E E L E T T R O N I C A

I C T S T R AT E G I C S O U R C I N G

I C T & P M I

E - C O M M E R C E B 2 C

C A N A L E I C T

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Le priorità dei Cio itaLianinel 2012

Una Survey della School of Management del Politecnico di Milano, che ha coinvolto un panel rilevante di imprese italiane, identifica l’agenda dei Chief Information Officer per quest’anno. Nel complesso, i budget sono allineati a quelli del biennio precedente: in leggera crescita Utility, Banche e Assicurazioni, in calo l’Industria e i Servizi

L’Osservatorio Gestione Strategica dell’iCt, nell’ambito della Management academy for iCt executives, ha realizzato una Ricerca estensiva at-traverso una Survey rivolta ad un panel rilevante di direttori di Sistemi informativi con l’obiettivo di identificare l’agenda dei CiO per il 2012.

alla Survey hanno risposto 173 imprese ben ri-partite in termini settoriali e di cui circa il 30% rap-presentativo di imprese di medie dimensioni ed il restante di quelle di grandi dimensioni. Le risposte ottenute confermano quanto emerso dal confronto con i top CiO che hanno collaborato alla Manage-ment academy per tutto il 2011 e ne allargano la prospettiva fornendo visioni specifiche legate ai diversi settori e classi dimensionali. i rispondenti si sono così distribuiti nelle diverse classi a disposizio-ne: il 37% si è posizionato nel range di budget iCt superiore ai 10 milioni di euro (di cui il 17% sopra i 50 milioni) mentre il 39% appartiene alle classi di

budget inferiori ai cinque milioni di euro (il 24% tra uno e cinque milioni di euro e il 15% inferiore al mi-lione). il rimanente 14% dei rispondenti rientra nella classe compresa tra cinque e dieci milioni di euro. Le aziende rispondenti sono state classificate in quat-tro macro settori: Banche e assicurazioni, Servizi/Media/telco, industria e Utility.

La prima domanda posta è relativa al budget iCt a disposizione ed al suo trend. i dati in posses-so, elaborati nelle ultimissime settimane del 2011, quindi con stime di budget 2012 attendibili e che incorporano l’evoluzione della situazione economi-ca dell’ultimo periodo del 2011, parlano di un 2012 in cui il mercato non cresce attestandosi ai livelli, certo non esaltanti, degli ultimi due anni. in termini di settori cresceranno, sebbene a tassi non elevati, le Utility e le Banche e assicurazioni. Mentre reste-ranno in terreno leggermente negativo l’industria e i Servizi.

di Mariano Corso

school of managementpolitecnico di milano

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in termini dimensionali prevale il segno positivo nella media impresa, in cui si trova anche un con-fortante 17% di imprese che prevede di aumentare il budget iCt a un tasso superiore al 10%, mentre la grande impresa mantiene una spesa stabile o in leggera contrazione.

a seconda di quelle che erano le aspettative, que-sto dato può essere visto come un bicchiere mezzo pieno, poiché non si intravede un tracollo degli inve-stimenti, o mezzo vuoto, poiché non si prospetta un recupero degli investimenti lasciati indietro nell’ulti-mo biennio.

La seconda domanda posta investiga le aree di investimento per il 2012. innanzitutto la Business intelligence e analytics, che vengono considerati da quasi un CiO su due una delle priorità di investimen-to per il 2012. Vengono poi lo sviluppo e il rinnova-mento del data Center, il Cloud Computing, la digi-talizzazione e dematerializzazione dei documenti, i nuovi device mobili, la Unified Communication and Collaboration, le mobile apps, lo sviluppo di canali digitali e social CRM e infine le nuove architetture di information management e storage. dai risultati

si legge una sorta di sforzo di “autofinanziamento” dell’iCt che cerca innanzitutto di recuperare risor-se attraverso una razionalizzazione dei suoi costi interni, e in secondo luogo un contributo alla ridu-zione dei costi dei processi di Business con ritorni misurabili e di breve periodo.

L’ultima domanda posta è in che modo la direzio-ne iCt dovrà cambiare per poter aumentare la pro-pria efficacia. al primo posto, quasi un CiO su due vede il tema dell’investimento sui ruoli e i processi di demand Management, in secondo luogo le compe-tenze per la gestione dell’enterprise architecture, al terzo posto lo sviluppo dei modelli per la governan-ce internazionale dell’iCt.

i CiO cercano quindi di costruire una direzione iCt che pensi ed agisca alla velocità delle esigenze del business, diminuendo i tempi di reazione, e i vincoli e costi di cambiamento, anche con uno snellimento dell’organico ed un più flessibile ricorso al mercato, aumentando la capacità di cogliere e anticipare biso-gni e opportunità di business ma al contempo di go-vernare l’evoluzione dell’architettura per non perdere il controllo dell’evoluzione del sistema informativo.

in Cosa investiranno le iMprese nel 2012?

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2011Business intelligence e analytics

rinnovamento Data Center

Cloud e iCt as a service

Digitalizzazione e dematerializzazione

nuove apps per device mobili (tablet, slate pC, ecc.)

Unified Communication and Collaboration

Mobile apps per il Business

Canali digitali e applicazioni di social network CrM

information Management e storage

altro

42%

34%

30%

30%

24%

23%

22%

18%

18%

18%

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nelle aziende italiane trop-po spesso la cultura dell’in-novazione e del digitale è scarsa: compito del CIO è anche quello di avviare una trasformazione che orienti l’intera organizzazione verso una maggiore confidenza e utilizzo delle tecnologie digitali. È quanto sta facen-do Gianluca Giovannetti, CIO di amadori Group, una delle principali aziende del settore agroalimentare ita-liano, punto di riferimento per i piatti a base di carne. Il Gruppo, fondato a San Vit-tore di Cesena quarant’anni fa, conta sulla collaborazio-

del digital divide deriva da fattori anagrafici». Inoltre, grazie al sostegno della di-visione HR, il 2012 sarà il primo anno in cui all’interno dell’azienda si svolgeranno corsi orientati interamente al tema della cultura digitale. «Ciò significa che, per esem-pio, nel Marketing si affron-terà il tema delle relazioni digitali all’interno del CRM, mentre nell’HR ci si inter-rogherà sulla possibilità di costruire un profilo sociale per tutti i dipendenti, e nelle Vendite emergeranno i temi della cooperazione e nego-ziazione con i nuovi media».

Gianluca Giovannetti DIReTTORe SISTeMI InfORMaTIVI, ORGanIzzazIOne eD aTTuazIOne STRaTeGIa, GRuPPO aMaDORI

Mauro viacava GROuP IT DIReCTOR BaRILLa G. e R. fRaTeLLI

ne di oltre 6.500 lavoratori e ha un fatturato di 1 miliardo di euro.

«all’interno del Gruppo amadori - spiega Giovan-netti - abbiamo avviato numerose iniziative di tra-sformazione che mirano al recupero di efficienza, al fare di più con meno, e allo sviluppo di business. nel farlo si è cercato di introdur-re qualche piccola novità: per esempio, all’interno di ogni singola iniziativa pro-gettuale è stato inserito un tesista proveniente da facol-tà universitarie pertinenti. È innegabile, infatti, che parte

«In linea con la strategia dell’azienda, la Direzione ICT per il 2012 ha poche ma chia-re priorità. avvieremo meno progetti grandi a favore di più progetti medio piccoli, ma il budget resta invariato, anche se l’obiettivo è sempre quel-lo di riuscire a contenere le spese». esordisce così Mauro Viacava, dal 2004 CIO di Ba-

rilla, che con circa 4 miliardi di euro di fatturato è il primo gruppo alimentare italiano, oltre che una delle più impor-tanti multinazionali del Paese.

Gli investimenti si foca-lizzeranno in particolare su tre iniziative. La prima, di rilevanza strategica, riguarda un progetto di unified Com-munication e Collaboration

Formazione e coinvolgimento di giovani laureati per favorire la cultura digitale in azienda

Focus su Unified Communication e Collaboration, supporto all’espansione geografica del Gruppo e tecnologie innovative nei processi di business

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Banca Popolare di Milano è una delle principali banche popolari italiane. focalizza la sua attività sulla clientela retail, sulle piccole e medie imprese e sui prodotti di risparmio gestito. La Ban-ca Popolare di Milano è un gruppo bancario sviluppato su base interregionale e conta più di 47 mila soci.

Secondo Roberto fonso, CIO della banca, nel 2012 ci

rende più complessa ogni trasformazione: quando l’a-zienda cerca di efficientare i processi, incontra infatti spesso una nuova norma che rende l’intervento più difficile».

Buona parte degli in-vestimenti ICT di BPM è destinato all’evoluzione dei sistemi per compliance alla normativa. Sono sempre presenti inoltre progetti di cambiamento interni alla banca in due ambiti prin-cipali: rivolti allo sviluppo del business corrente e dei nuovi prodotti e quelli ri-guardanti l’efficientamento dell’organizzazione e dei processi, tramite il rinnova-mento tecnologico.

Si tratta dunque di bi-lanciare investimenti di lungo periodo, che restano necessari per mantenere aggiornate le architetture,

roberto Fonso DIReTTORe InfORMaTIOn TeCHnOLOGy BanCa POPOLaRe DI MILanO

sarà lo spazio per apportare innovazioni che possano riguardare anche l’imma-gine dell’azienda sia verso l’interno sia verso il cliente. «Se si vogliono cambiare i processi o la complessità dell’infrastruttura - spiega il manager - non si può infatti trascurare l’aspetto visual, anche se nel settore ban-cario, purtroppo, la pres-sione normativa permane e

con interventi visibili e di breve periodo; i cosiddetti quick-win; e di impatto sul Business.

«Per un informatico – continua fonso - il risulta-to ideale sarebbe quello di trovare un intervento che si faccia in breve tempo e che nello stesso tempo sia di grande effetto. Purtrop-po questi risultati si otten-gono piuttosto raramente, e spesso bisogna fare in-vestimenti significativi per avere interventi duraturi che portino benefici negli anni, di cui a volte non è facile dimostrare il ritorno economico».

avviato nel 2010: tutti gli oltre 4mila “colletti bianchi” Barilla nel mondo ora hanno sul loro desktop un sistema innova-tivo, interamente basato su logiche Cloud, per collaborare a distanza, con Webcam e cuffie, integrato con un siste-ma di video comunicazione e telepresence installato l’anno scorso. Ora che la piattafor-ma è completa, il Gruppo è impegnato nello sviluppo e diffusione di servizi e appli-cazioni, come personal Web site, l’e learning e la Barilla TV.

«Si tratta di uno dei proget-ti Cloud più ampi al mondo per capillarità e completezza funzionale – afferma il CIO –, destinato a cambiare il modo di lavorare e collaborare del-le persone e a supportare la seconda delle nostre priorità per il 2012, ovvero l’espansio-ne geografica del Gruppo, in particolare in asia: nei nuovi Paesi potremo così usufruire di tutto il Knowledge Mana-gement già presente».

Terza area di focalizzazio-ne dell’ICT Barilla riguarda

l’adozione di tecnologie inno-vative – in particolare 3D e di simulazione – per innovare i processi, sia interni (dallo svi-luppo prodotto all’ingegneria del packaging) sia verso il consumatore (ad esempio per la valutazione del gradi-mento).

Con l’inizio del 2012 è

stata anche introdotta una novità a livello organizza-tivo: si tratta della nascita di un responsabile ICT per ogni macro regione in cui è presente Barilla (asia, euro-pa e america), creando così una sorta di hub regionale dell’ICT, in modo da rendere ancora più efficace il modello

del vertice mondiale nell’he-adquarter di Parma. Il nuovo ruolo ha tuttavia modificato solo lievemente l’organiz-zazione, adottata otto anni fa, che vede un costante al-lineamento fra ICT e processi aziendali, grazie alla presenza di figure professionali chia-mate Business Process Sup-port, che cooperano giornal-mente e su scala globale con le Linee di Business, garan-tendo non solo efficacia ma anche un clima di soddisfa-zione e collaborazione.

Spazio alle innovazioni “visibili” per rinnovare l’immagine

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La Banca Popolare di Son-drio, con 2.450 dipendenti e 300 filiali, investe in ICT somme ingenti, come tipi-co del comparto. Secondo Milo Gusmeroli, che ricopre anche il ruolo di CIO, «l’o-peratività della Banca, i suoi servizi, la sua differenziazio-ne del resto passano proprio attraverso un contenuto informatico». La crescita de-gli investimenti ICT appare dunque necessaria, almeno per quanto riguarda la parte più strategica e di business.

Le priorità individuate dalla Banca di Sondrio per il 2012 sono tre. La prima riguarda il completamento e la sostituzione di applicativi core, con lo sviluppo di nuo-ve piattaforme integrate nei vari comparti.

Le altre due linee di in-vestimento prioritarie at-tengono a un migliore e più esteso utilizzo dell’informa-zione, sia per supportare la pianificazione strategica e

Milo GusMeroli VICeDIReTTORe GeneRaLe e CIOBanCa POPOLaRe DI SOnDRIO

l’evoluzione del business, sia per migliorare la relazione con il cliente.

«Intendiamo utilizzare il patrimonio più importan-te che la Banca possiede, quello dell’informazione, per fornire elementi che aiutino a prendere decisioni strategiche, attraverso un processo chiaro e un mag-gior presidio dei rischi. Ciò si traduce in una gestione più sana e prudente, con una vi-sione dell’attività che pone il cliente al centro, in un’ottica CRM», afferma il CIO.

Queste informazioni, però, non vivono isolate, ma devono essere gestite e concluse in un’ottica multi-canale, con un utilizzo este-so sia all’interno sia all’e-sterno dell’azienda e con un modello di comunicazione più efficace. «unified Com-munication e multicanalità sono due principi non facili da realizzare: integrare la comunicazione, con i ca-

nali operativi comporta un cambiamento e degli inve-stimenti non secondari», sottolinea Gusmeroli.

Il terzo ramo di interventi su cui si focalizzeranno gli in-vestimenti riguarda la razio-nalizzazione delle architettu-re, sia di carattere applicativo sia infrastrutturale, nell’ot-tica di efficientare l’ICT, che è la macchina di supporto al business, e semplificare i processi. «Sono investimenti mirati alla riduzione dei costi e a un utilizzo più razionale delle risorse che si hanno a disposizione, nell’ottica non di spendere meno ma di spendere meglio. Per que-sto, stiamo realizzando un nuovo sistema di ICT per-formance management che ci consentirà di misurare i ritorni che vengono dall’ICT, nell’ambito di una strategia aziendale complessiva, volta anche, come detto, a gestire al meglio le informazioni e condividerle».

GianluiGi castelli exeCuTIVe VICe PReSIDenT ICT, enI

L’ICT di eni sta attraversan-do un articolato percorso di trasformazione che vedrà l’a-zienda impegnata per i pros-simi due anni e che porterà a ridisegnare completamente le modalità di erogazione dei servizi nel segno della mas-sima efficienza e flessibilità: un nuovo green data center ad altissima efficienza, in via di realizzazione in provincia di Pavia, ospiterà un’infra-struttura virtualizzata su cui poggerà la quasi totalità delle applicazioni. «nel 2012 completeremo i muri e le parti fisiche del data center - spiega Gianluigi Casteli, CIO di eni -. Sarà poi necessario testare tutta l’infrastruttura, i cablaggi e la rete. Il 2013 sarà dedicato allo spegnimento progressivo dei vecchi server e all’avviamento delle appli-cazioni sulla nuova struttura. abbiamo già avviato anche un grande progetto di razio-nalizzazione delle applicazio-ni: alcune verranno eliminate, altre incorporate o sostituite: l’obiettivo è arrivare a circa 400-450 applicazioni rispetto

alle 545 oggi a portafoglio». Il progetto di IT transforma-tion si inserisce nel contesto di un programma di innova-zione dell’ICT e di recupero di efficienza avviato all’inizio del 2007, che ha portato in quattro anni a una riduzione dell’organico da 1045 a 675 persone e a un risparmio di quasi 100 milioni di euro all’anno sulla spesa esterna. «Ora abbiamo stabilizzato sia l’organico sia il budget, che anzi sarà in leggera crescita nel 2012 tenendo conto però che tutte le partite straor-dinarie, come il data center, non rientrano nel budget. In futuro, il recupero di efficien-za pensiamo di ottenerlo con la IT Transformation».

La sfida è l’utilizzo delle informazioni in un’ottica strategica e multicanale, con il cliente al centro. Misurando il ritorno degli investimenti ICT

Un grande progetto di IT transformation, con la costruzione di un innovativo data center ad altissima efficienza

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agostino Ragosa, CIO di Po-ste Italiane dal 2004, è fra gli artefici del profondo pro-cesso di rinnovamento che ha interessato la società, che con 14mila uffici postali e oltre 150mila dipendenti garantisce i propri servizi su

tutto il territorio nazionale. L’infrastruttura logistica e tecnologica di Poste Italiane è la più grande e capillare del Paese e fornisce, oltre ai servizi postali, anche pro-dotti integrati di comuni-cazione, logistici, finanziari,

assicurativi e di telefonia mobile a cittadini, imprese e pubblica amministrazione.

«Da tempo l’Information Technology è una leva stra-tegica di business talmente importante da diventare parte integrante della mis-

aGostino raGosa ReSPOnSaBILe TeCnOLOGIe DeLL’InfORMazIOne POSTe ITaLIane

nel gruppo di lavoro gui-dato da Castelli lavorano 675 persone e il budget gestito nel 2011 è stato di 475 milio-ni di euro, cui si aggiunge la spesa per l’estero, circa 250 milioni di euro. Per rispon-dere in modo più efficace e tempestivo alle esigenze ICT di un’azienda così diversifi-cata come eni, dallo scorso ottobre l’organizzazione è stata rivista per macro processi aziendali (come l’e-splorazione, la produzione, il commerciale…): unità inte-grate verticalmente e libere di adottare il modello opera-tivo più efficace nei confron-ti delle Linee di Business con cui interagiscono.

eni, che è quotata sul-la Borsa di Milano e al new york Stock exchange (nySe), è oggi un’impresa integrata nell’energia, impe-gnata nell’attività di ricerca, produzione, trasporto, tra-sformazione e commercia-lizzazione di petrolio e gas naturale, presente in oltre 70 Paesi con circa 80.000 dipendenti.

guardano più un’unica area dell’azienda», conferma Ci-ceri, «ma sono trasversali: tutte le funzioni aziendali sono impattate e all’interno di ciascuna area vengono richiesti numerosi strumenti per la condivisione del sen-so logico dei processi e della finalità comune».

In quest’ottica la Direzio-ne ICT di laRinascente sta intensificando il coordina-mento con le Line of Busi-ness, al di là dei già esistenti comitati di innovazione. «Ogni iniziativa si focalizza sulla figura del responsa-bile, che di volta in volta coordina e pilota i progetti afferenti e i relativi fornitori esterni».

Il cambiamento in atto all’interno dell’azienda, quindi, sta comportando anche un potenziamento nella Direzione ICT dei ruo-li di coordinamento e delle conoscenze dei processi di Business.

Paolo ciceri DIReTTORe SISTeMI InfORMaTIVI LaRInaSCenTe

recentemente le aree CRM e Digital Strategy. e’ presente poi una piccola struttura di staff, dedicata precipal-mente all’attività di procu-rement.

«La Digital Strategy e il CRM sono nati nel 2012 dall’esigenza di rivedere la relazione con il cliente, che ha forti impatti anche sul marketing e la comunica-zione», spiega Paolo Ciceri, Direttore sistemi informati-vi dell’azienda. «In questo senso, il CRM rappresenta uno strumento prezioso di relazione, insieme ad altri tool che rientrano nella Di-gital Strategy, come il Cu-stomer Portal, un portale di informazioni che nasce come emanazione del CRM e non del sito istituzionale già esistente. Stiamo intro-ducendo in questa ottica anche strumenti di mobilità interna, per seguire il cliente nel punto vendita».

«Tutti i cambiamenti attualmente in atto non ri-

Una Digital Strategy per migliorare la relazione con il cliente

Importanti investimenti per le piattaforme strategiche e a supporto di nuovi servizi, con ricadute positive sull’intero Sistema Paese

laRinascente è una storica catena di department store con 20 milioni di visitatori e oltre 400 milioni di vendite. Dal 2005 ha avviato una pro-fonda ristrutturazione dei suoi 11 negozi presenti nelle principali città italiane, all’in-segna del design e dell’avan-guardia, con l’obiettivo di dare al cliente una sempre più ampia offerta merceolo-gica e una migliore shopping experience.

L’organizzazione ICT è caratterizzata da un utilizzo intenso dell’outsourcing, che permette una gestione semplice e dinamica delle attività, con un focus in-terno sulla Governance e il Demand Management in quattro aree principali: sistemi di vendita e nego-zi; acquisti e supply chain; sistemi amministrativi e personale, business intelli-gence a cui si sono aggiunte

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sion dell’azienda stessa - afferma Ragosa -. Per il 2012, gli investimenti ICT previsti seguono due diret-trici di sviluppo principali. La prima è mirata a garantire la continuità evolutiva delle piattaforme tecnologiche strategiche, quali, solo per citare degli esempi, la piat-taforma di CRM/eDWH, che rappresenta una delle più grandi base clienti a li-vello mondiale». Con oltre

42 milioni di clienti unici censiti, la piattaforma per-mette, in ogni ufficio posta-le presente sul territorio, di riconoscere il cliente che si presenta allo sportello e di fornirgli i servizi più ade-guati.

un altro esempio è la piattaforma integrata di de-livery di servizi allo sportello, la Service Delivery Platform, che in stretta integrazione con la piattaforma di CRM permette di erogare servizi postali (es. posta ordinaria, raccomandata, pacchi ecc.), bancari (es. conti correnti, pagamenti, carte ecc.), assi-

curativi (es. previdenza inte-grativa, protezione, investi-mento e risparmio ecc.) e di telefonia (prodotti e servizi Postemobile).

La seconda direttrice di sviluppo dell’IT per l’anno in corso intende indirizzare le nuove necessità/oppor-tunità di business, come per esempio favorire lo sviluppo delle comunicazioni elet-troniche per i cittadini e le pubbliche amministrazioni o investire nei servizi tecnolo-gici necessari per supporta-re adeguatamente le attività della neo costituita Banca del Mezzogiorno, il nuovo

Gloria Gazzano guida la dire-zione ICT di Snam, il princi-pale operatore italiano nelle attività regolate del gas. La Società è quotata alla Borsa di Milano e il titolo è inclu-so nell’indice fTSe MIB e in quello europeo del settore utility Stoxx 600 utilities.

nel recepire i principi del Terzo Pacchetto energia ue, Snam ha realizzato di recen-te un importante progetto

sviluppo dei rispettivi busi-ness: Snam Rete Gas per il trasporto e dispacciamento del gas naturale, Gnl Ita-lia per la rigassificazione, Stogit per lo stoccaggio e Italgas per la distribuzione cittadina.

Lo scorso anno ha visto la funzione ICT fortemente im-pegnata nell’avvio e sviluppo di importanti progetti inseri-ti in un quadro complessivo di cambiamenti normativi e societari che impattano for-temente sul business dell’a-zienda.

«nell’area infrastrutturale - spiega Gloria Gazzano - è stato intrapreso un percorso di consolidamento dei data center che vedrà nel pros-simo biennio la raziona-lizzazione delle location attuali con l’introduzio-ne di logiche di virtua-lizzazione, di green data

di riorganizzazione che ha portato, tra l’altro, al confe-rimento del ramo trasporto, dispacciamento e misura del gas naturale a una nuova società che ha preso il nome di Snam Rete Gas. Snam, in qualità di Corporate, eser-cita un ruolo di indirizzo strategico, direzione, coor-dinamento e controllo sulle quattro società operative focalizzate sulla gestione e

center e lo sfruttamento di private cloud per gli ambienti di sviluppo e test».

anche l’area applicativa è stata riorganizzata e aggior-nata, in linea con le esigenze di adeguamento normativo di settore. a questo si ag-giungono i progetti relativi alla gestione documentale che, partendo dall’area am-ministrativa, investirà poi anche le aree procurement e operations. Questi piani hanno implicato un forte impatto organizzativo, in un contesto caratterizzato

da sempre da un profilo di sourcing di forte esterna-lizzazione. «La funzione ICT ha visto da un lato un deci-so incremento dell’organico per far fronte al nuovo peri-metro societario e dall’altro la strutturazione dell’unità per la società del Traspor-to», specifica la manager. In particolare, il presidio appli-cativo sarà organizzato per filoni di business rinforzan-do le competenze di Project Management e sfruttando le solide conoscenze inter-ne dei processi di business per consolidare i ruoli di De-mand Management, analisi e Modellazione. un’atten-zione particolare sarà man-tenuta alla comunicazione

interna nei confronti delle Line of Business, per garantire costante visibilità delle azioni in-

traprese.

Gloria Gazzano ReSPOnSaBILe ICT, SnaM

Esigenze di Compliance e la riorganizzazione societaria spingono l’innovazione dell’ICT

soggetto del mondo del credito nato per fornire un fattivo supporto al tessuto delle piccole e medie impre-se localizzate sul territorio.

«Gli investimenti in infra-strutture tecnologiche ne-cessari per la realizzazione dei progetti previsti hanno, in una situazione di con-giuntura sfavorevole come quella attuale, un benefico effetto anticiclico sull’eco-nomia reale e consentono quindi alla nostra azienda di perseguire anche un im-portante obiettivo a livello sociale e di Sistema Paese», sottolinea il CIO.

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Il 2011 è stato l’anno della liberalizzazione postale in Italia: ora le aziende hanno la possibilità di scegliere a

- primo operatore privato del mercato postale nazio-nale con sede centrale a Milano, circa 2.000 addetti e una rete di oltre 248 filiali dirette e indirette distribui-te sul territorio nazionale.

TnT Post punta molto sull’innovazione e sta ora cogliendo i frutti di una strategia per l’allineamento tra ICT e Business avviata negli ultimi anni in Italia. una ricetta, come spiega il CIO Massimo Bollati, «non

MassiMo bollati IT, faCILITy & SeCuRITy DIReCTOR, TnT POST

chi affidarsi. una sfida che non ha colto impreparata TnT Post Italia, dal 1998 - anno della sua costituzione

certo magica, ma che sta funzionando bene». I con-cetti-pilastro sono quattro. Il primo è che l’ICT riporti di-rettamente al vertice dell’a-zienda; il secondo prevede un CeO che abbia una forte sensibilità informatica, in modo tale da capire i temi tecnologici e confrontarsi costruttivamente con il CIO in termini di Business; il ter-zo pilastro richiede una casa madre, come quella olande-se di TnT Post (Post nL),

ICT allineata al Business in quattro mosse. Con coraggio e continuità

ermenegildo zegna, noto brand made in Italy del fashion maschile nato nel 1910, è oggi un Gruppo con più di 7.000 dipendenti e 550 negozi monomarca, che distribuisce i suoi prodotti in oltre sessanta mercati mon-diali e ottiene all’estero circa l’80% del suo fatturato.

Da tempo zegna ha messo in atto una strategia mirata a stringere una part-nership forte fra le Linee di Business e la Direzione ICT, poiché, come spiega Donatella Paschina, CIO del Gruppo «la co-responsabilità nell’innovazione è fonda-mentale e negli ultimi anni la

consapevolezza dell’utilizzo della leva informatica è note-volmente aumentata».

In linea con questo ap-proccio, fra le priorità ICT del 2012 c’è la Business In-telligence, dal momento che in azienda è forte l’esigenza di strumenti che aiutino a comprendere i fenomeni e a reagire rapidamente. «I dati sono a disposizione, vanno resi accessibili ed analiz-zabili - afferma Donatella Paschina -. È necessario adottare metodologie quan-titative per l’interpretazione dei fenomeni di Business: gli strumenti sono disponibili sul mercato delle soluzioni da

diversi anni e sono sempre più facili da utilizzare, ma non fanno ancora parte del patrimonio comune delle conoscenze aziendali. La cor-retta attenzione a leggere il passato attraverso gli usuali strumenti di reportistica, vie-ne superata dalla esigenza di prevedere e pianificare. e questa è una bella sfida, an-che perché nelle aziende che hanno la consapevolezza del valore dell’ICT per il Business, i manager sono clienti interni sempre più demanding».

un secondo aspetto im-portantissimo per la ICT in azienda riguarda la capacità di rispondere alle aspetta-

Donatella Paschina CHIef InfORMaTIOn OffICeR eRMeneGILDO zeGna GROuP

Favorire l’utilizzo avanzato della Business Intelligence e coinvolgere i giovani con strumenti di comunicazione social

tive dei colleghi più giovani, introducendo strumenti di cooperazione interna che permettano modelli lavo-rativi e di comunicazione analoghi a quelli adottati in rete. «favorire l’integrazio-ne di colleghi appartenenti a nazionalità diverse e resi-

denti in diverse nazioni è un obiettivo a cui l’IT moderna può fortemente contribuire», spiega Paschina. Il Gruppo ha già sviluppato un sistema di comunicazione collaborazio-ne interno che ha raggiunto i 2.600 utilizzatori con picchi giornalieri di 1.500 accessi.

che creda nell’innovazione e nel Paese Italia, garantendo quindi continuità di investi-mento.

Infine, il quarto pilastro è rappresentato dal coraggio di cambiare: «per TnT Post - afferma Bollati - questo si declina nell’avere a bordo le persone giuste e motivate, ossia nel disporre di una ICT snella, che non vive nella pro-pria zona di comfort senza evolvere, e formata non solo dal punto di vista tecnico, ma anche manageriale. Da noi anche a un esperto di archi-tettura è richiesta sensibilità di business e capacità mana-geriali».

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ManageMent AcAdemy for IcT execuTIves

Giunto alla quarta edizione, il progetto culturale affianca i manager dell’ICT nel processo di trasformazione delle competenze e del ruolo in atto nel comparto, lavorando a stretto contatto con i CIO delle maggiori aziende in Italia. Obiettivo ultimo è lo sviluppo di una visione manageriale sui temi di maggior rilevanza, per una gestione strategica delle tecnologie digitali

La Management academy for ICt executives nasce nel 2008 come progetto culturale promosso dal Mip e dalla School of Management del Politecnico di Mi-lano, in collaborazione con Cefriel. La academy ha da sempre inteso rispondere al profondo processo di trasformazione delle competenze e del ruolo in atto nel comparto ICt, per lo sviluppo competitivo del business e dei processi di innovazione, affian-cando gli ICt executives nel processo di formazione e crescita professionale per rafforzare le loro cono-scenze manageriali e metterli in grado, nel dialogare con il proprio Business, di usare gli strumenti di va-lutazione più appropriati e convincenti.

Lavorando a stretto contatto con i più rappre-sentativi CIo delle maggiori aziende in Italia, la Management academy for ICt executives intende inoltre costituire un punto di riferimento culturale continuativo per le figure manageriali in ambito ICt. Per perseguire questi obiettivi, l’academy si avvale di un advisory Board che comprende 30 tra CIo e

top executives di alcune tra le più grandi impre-se italiane, e riceve il patrocinio delle associazioni assinform, aused e ClubtI, nonché il sostegno di alcuni dei principali player del mercato dell’offerta.

attualmente alla sua quarta edizione, ha svilup-pato complessivamente oltre 800 ore di formazio-ne, 26 Workshop riservati, 6 report e 4 Convegni aperti, in stretta interazione con oltre 1000 ICt executives.

Per il 2012 la Management academy for ICt exe-cutives rinnova il proprio sforzo di contribuire allo sviluppo di una visione manageriale sui temi di mag-gior rilevanza per una gestione strategica dell’ICt, promuovendo occasioni di riflessione e confronto tra i decisori della domanda e dell’offerta di nuove tecnologie. Il programma culturale si articola in tre filoni principali di attività:

• un ciclo di Workshop ad invito, con frequenza mensile. Gli incontri affrontano temi di parti-

di alessandra luksCh

school of manaGementpolitecnico di milano

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Cover story | ManageMent aCadeMy for ICt exeCutIveS

colare rilevanza e attualità nel panorama delle tecnologie digitali e delle loro applicazioni di business, attraverso un format innovativo for-temente basato sulla relazione e la condivisio-ne di esperienze tra gli ict executives invitati, i rappresentanti dei partner e prestigiosi ospiti tra i top executives delle principali aziende ita-liane e internazionali; nel 2011 più di 160 parte-cipanti di oltre 120 imprese hanno discusso temi tra cui ict supply management, l’ict di fronte alle esigenze di compliance, misurare il valore dell’ict in azienda, prospettive delle mobile app Business; nel 2012 si discuterà di multica-nalità e customer digital experience, Big data e analytics, new data center, cloud computing e governance dell’ict, technology enabled Bu-siness models, internet of things e smart en-terprise, ict, innovazione e competitività nel settore fashion-Retail;

• un insieme di percorsi di formazione avanzata, con moduli specificatamente progettati per ict manager ad alto potenziale (sia nelle aziende utenti di tecnologia sia nelle imprese dell’of-ferta di soluzioni), con l’obiettivo di accrescer-ne le competenze manageriali e la conoscenza degli impatti sul business delle tecnologie ict, favorendo un punto di incontro e lo sviluppo di una community. la formula consente infatti il confronto tra i manager partecipanti attraverso discussioni, testimonianze, lavori di gruppo e lo scambio di esperienze e l’arricchimento di rela-zioni; nel 2011 oltre 240 allievi appartenenti a più di 150 imprese, ripartite per il 70% lato domanda e 30% lato offerta;

• una serie di Ricerche condotte in esclusiva con focus sui principali trend nella governance e nell’organizzazione dell’ict, avvalendosi delle attività di Ricerca svolte da oltre 10 anni dagli osservatori ict & management della school of management del politecnico di milano. in pri-mis, l’osservatorio nuove competenze per gli ict executives che si pone l’obiettivo di analiz-zare e interpretare l’evoluzione dei profili di ruo-lo e di competenze delle figure manageriali chia-ve all’interno delle direzioni ict delle imprese e delle pubbliche amministrazioni (l’osservatorio annovera ad oggi Ricerche sulla figura del chief information officer, dell’ict demand manager e dell’ict supply manager). l’ultimo ciclo di Ricer-

ca si è focalizzato, con una survey con oltre 170 cio rispondenti, sui trend e le priorità nell’agen-da 2012 per i cio, approfondendo le principali priorità di investimento e le sfide per l’innova-zione organizzativa.

La Management academy for ICt executives promuove un’intensa attività di comunicazione volta a contribuire alla diffusione della sensibilità e della conoscenza ICt nel contesto italiano, at-traverso alcune attività tra cui la realizzazione di un Convegno annuale aperto di presentazione dei risultati e la stesura e diffusione di un report con-tenente le principali tappe del programma culturale con spazio ai risultati emersi e alle testimonianze dei CIo intervenuti e dei rappresentanti dei Partner; l’academy svolge inoltre costante attività di rela-zione con la stampa.

tutte le attività dell’academy sono impostate in una logica “wiki” per valorizzare i contributi forniti dai diversi “attori” coinvolti: i membri dell’advisory Board e i tanti CIo e top Manager delle principali aziende e Pubbliche amministrazioni italiane che partecipano alle ricerche, ai Workshop e alla do-cenza; i partner dell’iniziativa, rappresentanti di alcune delle associazioni e dei principali player del mercato dell’offerta, che contribuiscono attivamen-te alle discussioni; infine, i docenti e i ricercatori che conducono le ricerche, gestiscono i corsi e guidano gli incontri, integrando i molteplici ed eterogenei apporti. Coerentemente con lo spirito dell’academy, che è quello di rappresentare la “casa” di tutti i principali protagonisti della community ICt italiana, dove incontrarsi, riconoscersi, confrontarsi e cresce-re professionalmente, in una logica precompetitiva.

Per maggiori informazioni: alessandra Luksch [email protected]

Lo spirito dell’Academy è quello di rappresentare la “casa” di tutti i principali protagonisti della community ICT italiana, dove incontrarsi, riconoscersi, confrontarsi e crescere professionalmente, in una logica precompetitiva

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management

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Verso una nuova economia mondiale

Riuscire a controllare la finanza è importante, ma non basta per tornare a crescere. E se i governi continuano a fare tagli e salvataggi senza politiche di investimento che puntino su istruzione, infrastrutture e tecnologia, la domanda si ridurrà ulteriormente negli Usa come in Europa. Il premio Nobel per l’economia analizza le ragioni della crisi del sistema economico attuale

Le manifestazioni di protesta del movimento oc-cupy Wall street sorprendono solo per il fatto che ci sia voluto tutto questo tempo per arrivarci. Que-ste persone, così come gli Indignados in spagna, hanno ragione nel sostenere che c’è qualcosa di sbagliato nella nostra economia. Vorrei in particola-re evidenziare due concetti di questi movimenti che mi trovano pienamente d’accordo.

In primo luogo, l’economia di mercato non sta funzionando come dovrebbe, ovvero secondo la regola classica dell’incontro tra domanda e offerta. sia negli usa che in europa le nostre risorse - so-prattutto umane - sono sotto utilizzate, mentre ci sono bisogni non soddisfatti: c’è povertà e scarsità di investimenti, sia in occidente che nei Paesi in via di sviluppo e nei mercati emergenti. È chiaro che i mercati finanziari non sono riusciti a trasformare i nostri risparmi in modo che possano essere di utilità sociale. Questa mancanza a livello macroeconomi-

co ha causato problemi anche a livello micro: basta pensare ai 7 milioni di americani che hanno perso la casa per la crisi dei mutui. succede quindi, in ame-rica, che le persone vengono buttate fuori di casa per difficoltà finanziarie e che a centinaia di migliaia vivono per la strada. È evidente che il mercato non sta funzionando come dovrebbe.

un secondo tema rilevante è che il sistema è ini-quo e le persone pensano che non ci sia più giusti-zia. Gli americani non pensano più - usando le pa-role di un famoso discorso di abramo Lincoln - che il governo sia “del popolo, fatto dal popolo e per il popolo”, ma che, invece, sia “guidato dall’1%, fatto dall’1% e per l’1%”. In effetti, in america l’1% della popolazione controlla il 45% della ricchezza totale. La teoria della produttività marginale, che spiega l’i-neguaglianza da un punto di vista economico, segue una regola semplice: “coloro che contribuiscono di più alla società dovrebbero avere di più”.

Invece, quello che è successo è che durante la

di JOSePH StIgLItZ

Premio Nobel Per l’ecoNomia

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grande recessione chi lavorava nella finanza ha rice-vuto milioni di dollari di incentivi e bonus. Per cosa? Per aver dato via al crollo dell’economia mondiale? c’è qualcosa di sbagliato, e le persone oggi lo hanno capito. riconoscono anche che il sistema delle im-poste è scorretto, così come la struttura del potere economico. Il “movimento del 99%” (altro nome che identifica occupy Wall street) è simile a quel-lo nato a seattle negli anni ‘90 e, come allora, sta portando alla luce importanti elementi cui il mondo dovrebbe far attenzione. come conseguenza dei fatti di seattle, il modo di gestire le forze della glo-balizzazione cambiò.

oggi, invece, di quale agenda abbiamo bisogno per la ripresa economica e la crescita?

Percorrendo la storia, la memoria va subito alla crisi del ‘29. anche allora certamente si trattò di una crisi finanziaria, ma fu anche l’effetto di una crisi reale, causata cioè da problemi strutturali: il calo drastico dei prezzi dei prodotti agro-alimentari in un Paese in cui il 51% della forza lavoro era occu-pata nell’agricoltura. In un clima di questo genere i problemi finanziari e monetari si moltiplicarono.

un noto studioso della Grande depres-sione, Ben shalom Bernanke (Presidente del comitato dei Go-vernatori della Federal reserve negli stati uniti) notò il grave errore della Banca centrale nel ridurre l’offerta di moneta negli anni Venti, cosa che ha permesso alla Fed di poter stampare denaro. con quale risultato? Purtroppo, quello della recessione. In altre parole, negli anni Venti la depressione fu in realtà causata da una crisi dell’economia reale, connessa alla transizione dell’economia dall’agricoltura al settore manifattu-riero. Gli stati uniti, congiuntamente con molti altri Paesi, applicarono restrizioni sul settore bancario e per i quattro decenni successivi non ci fu crisi economica.

nel periodo di reagan e della Thatcher que-ste restrizioni vennero tolte e, come sappiamo,

negli ultimi trent’anni ab-

biamo assistito al proliferare delle crisi

economiche. Tornando alla de-

pressione, fu solo la spe-sa massiccia sostenuta

per affrontare la seconda guerra mondiale a stimo-

lare l’economica americana. Questa spesa risolse anche il

problema strutturale, agevo-lando la transizione del mer-

cato del lavoro dall’agricoltura al manifatturiero, dal rurale all’urbano, creando nuovi posti di lavoro. dopo la guerra, in america tutti i soldati venne-ro formati per poter tornare al lavoro. In questo modo, il governo da un lato stimolò l’economia e dall’altro spostò la forza lavoro dall’agricoltura al manifatturiero, con il risultato di un periodo di crescita fenomenale. Il rapporto fra debito e PIL salì molto, ciononostante dopo la guerra il Paese

Chi è Joseph Stiglitz

Uno dei più dinamici economisti della sua generazione, Stiglitz ha ricevuto il Nobel per l’Economia nel 2001. Ex Chief Economist alla Banca Mondiale, è attualmente Professore alla Columbia University. Inizia la sua carriera politica nel Council of Economic Advisors del Presidente Clinton (1993-1995), che poi presiede dal 1995 al 1997.Nel 2002 ha pubblicato “Globalization and Its Discontents”, dove analizza gli errori delle istituzioni economiche internazionali – e in particolare del Fondo Monetario Internazionale – nella gestione delle crisi finanziarie che si sono susseguite negli anni novanta. Nel 2009 è stato nominato presidente della Commissione ONU di esperti sulla riforma del sistema monetario e finanziario internazionale, giocando un ruolo chiave al fianco di Banca Mondiale e FMI per creare un ordine economico globale sostenibile. Di recente è stato una voce autorevole sulla crisi europea del debito ed è attualmente Presidente dell’International Economic Association. Le sue riflessioni sono raccolte nella

sua più recente pubblicazione, Freefall.

Stiglitz è nato a Gary, Indiana, nel 1943.

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investì, realizzando in strade, ponti e infrastruttu-re. L’analogia tra la Grande depressione e quella di oggi è quindi chiara: in europa e america è in atto una transizione dal manifatturiero al terziario. In più, l’europa ha anche un sistema monetario molto rigido che rende l’adattamento molto difficile.

Il risultato è che il recupero è più lento di quanto ci si aspettasse. dopo aver messo mano alla rego-lamentazione finanziaria, molti hanno pensato che tutto sarebbe tornato alla normalità, ma questa previsione si è rivelata sbagliata. Le numerose case sul mercato americano non si riescono a vendere neppure a prezzi bassi: nessuno è disposto a com-prarle, quindi la ripresa non c’è, perchè - va ricor-dato - prima della crisi il 40% degli investimenti era nell’immobiliare. Le aziende hanno capitali ma non investono.

È chiaro che l’economia era malata ancora prima che i prezzi salissero: si trattava di una bolla, nella quale il tasso di risparmio era pari a zero e dove la grande maggioranza delle persone non riusciva a accumulare risparmi. solo i ricchi risparmiavano il 15-20% dei loro introiti, mentre i salari scendevano e le banche incoraggiavano a fare debiti: oggi mol-te famiglie americane guadagnano meno di ciò che guadagnavano nel 1998.

due altri importanti fattori oltre a quello della di-seguaglianza, hanno causato la crisi: la transizione del lavoro dall’america verso l’asia e la dipendenza dal petrolio. dopo la guerra in Iraq, i prezzi del pe-trolio sono aumentati e gli usa e l’unione europea hanno pagato un prezzo molto alto per rifornirsi.

anche la crisi asiatica del 1996 è stata gestita male, con il Fondo monetario Internazionale che insieme agli stati uniti impose misure di austerità che portarono ad un prevedibile effetto di aumento di disoccupazione e abbassamento del reddito. In Indonesia per uscire dalla crisi scelsero una politica di tagli e risparmi: ma risparmiando si abbassa la domanda e si è di nuovo punto e a capo.

che cosa possiamo imparare da ciò?riorganizzare, riuscire a controllare la finanza è

importante, ma non basta per tornare a crescere. Gli stati uniti non riusciranno a recuperare veloce-mente se continuiamo a tagliare le spese e salvare

banche e imprese senza spendere, ridurremmo la nostra domanda. In europa il problema è più gran-de, dato che con la creazione della moneta sono state tolte le misure di regolazione, ovvero tasso d’interesse e cambio. È tali misure non sono state sostituite con un altro meccanismo, quindi il go-verno centrale ha maggiori responsabilità.

dieci anni fa negli usa esisteva un surplus, che oggi non esiste più. La notizia positiva è che se è possibile che il surplus si riduca così velocemente, si potrà anche tornare a crescere altrettanto rapi-damente. sintetizzando, i quattro elementi che ci hanno portato a questa crisi sono quindi:

• un taglio d’imposte a livelli insostenibili dal par-te del governo;

• due guerre che sono costate miliardi di dollari;• accordi miliardari con “big-pharma”;• la recessione.

Il miglior modo per gestire un disavanzo, in usa come in europa, è quello di tornare a far girare l’e-conomia. Il solo utilizzo di politiche monetarie non funzionerà, anche perchè in un mondo globalizzato i capitali non sono neanche diretti verso occidente ma verso i paesi emergenti.

L’austerità peggiorerà la situazione in europa e negli usa: la politica dovrebbe concentrarsi su infra-strutture, istruzione, tecnologia ecc., purtroppo in questo momento non sta andando in questa dire-zione. Prendiamo l’esempio dell’Islanda, che oggi ha l’8% di disoccupazione con una politica fiscale tutta nuova; ha ristrutturato il proprio debito e sistemato il tasso di cambio, senza misure di austerità.

Estratto dall’intervento di Joseph Stiglitz in occa-sione del World Business Forum 2011. Il World Business Forum riunisce annualmente i maggiori esperti mondiali di management e i lea-der del nostro tempo per riflettere sui temi strategici per il futuro del business. La nona edizione italiana si terrà il 6 e 7 novembre 2012 a Milano: Nouriel Roubini e Parag Khanna tra gli speaker più attesi. Tutti i dettagli su www.wbfmilano.com

È chiaro che l’economia americana era malata ancora prima che i prezzi delle case salissero: si trattava di una bolla nella quale la grande maggioranza delle persone non riusciva ad accumulare risparmi, i salari scendevano e le banche incoraggiavano a fare debiti. Oggi molte famiglie americane guadagnano meno che nel 1998

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INTERVISTA

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AssolombArdA: «spirAgli positivi per le nostre imprese»

In una situazione congiunturale che resta difficile, il Presidente della più grande associazione imprenditoriale territoriale italiana prevede un ruolo ancora importanteper il sistema manifatturiero lombardo e per i servizi ad esso connessi. Positive le prime iniziative del nuovo governo, ma servono azioni incisive per svecchiare il sistema

Da oltre due anni Alberto Meomartini è al verti-ce della più grande associazione imprenditoriale territoriale italiana e dallo scorso maggio è anche Presidente di Saipem, azienda con un’elevata vo-cazione internazionale e tra le prime per capitaliz-zazione in Italia. A Meomartini abbiamo chiesto di illustrare, dal suo punto di osservazione, come vede la situazione congiunturale del Paese.

Alberto Meomartini: per comprendere a fondo la situazione congiunturale corrente delle nostre impre-se è utile ripercorrere l’andamento dell’ultimo perio-do, così come rilevato dalla nostra indagine mensile sul settore manifatturiero milanese.

A inizio 2011 l’indice del clima di fiducia del mani-fatturiero milanese si era riportato sui livelli espansivi del ciclo precedente la Grande Crisi, ossia su livelli in linea con la prima metà del 2007. tuttavia, nel corso del 2011 il clima di fiducia si è via via contratto, arri-

vando ad annullare il recupero messo a segno tra il 2009 e il 2010, tanto che a fine 2011 l’indicatore è crollato sui valori più bassi da metà 2009.

l’attività produttiva, quindi, è oggi sensibilmente rallentata: soffriamo di una forte contrazione sia degli ordini sul mercato interno - in flessione dalla primavera 2011 - sia della domanda estera, che ha mostrato una maggiore tenuta iniziale, cominciando a indebolirsi nel corso dell’estate.

A questi fattori, vanno aggiunti la grave incertez-za che la violenta crisi finanziaria in atto continua a generare e i rischi di peggioramento legati all’impatto della crisi del debito europeo sui consumi delle fami-glie e sull’economia reale.

tuttavia, il quadro, seppur appaia al momento compromesso, mostra per ora alcuni spiragli posi-tivi. primo, le scorte di prodotti finiti nei magazzini oggi non sono eccessivamente elevate, e quindi non acuiscono il calo produttivo corrente e prospettico,

di uMbERTo bERTElè

School of MAnAgeMent PolItecnIco DI MIlAno

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INTERVISTA | AssolombArdA: «sp irAGli posit iv i per le nostre imprese»

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al contrario di quanto fu sperimentato a cavallo del 2008-2009 allo scoppio della Grande Crisi. secondo, anche grazie alla situazione delle scorte, le aspet-tative di produzione a breve termine hanno ceduto molto meno di quanto l’andamento della domanda avrebbe fatto presumere, quindi per il momento le nostre imprese continuano a vedere un orizzonte a breve non eccessivamente cupo.

sul fronte del mercato del credito bancario, inoltre, è evidente che siamo in una situazione in cui il denaro è una risorsa scarsa e quindi più costosa. Anche qua-lora le banche applicassero spread contenuti al mo-mento degli impieghi, ad esempio per i finanziamenti alle aziende, il costo del denaro resterebbe comun-que elevato perché non potrebbe mediamente essere inferiore al differenziale btp-bund. la situazione è fortemente influenzata dall’andamento dell’econo-mia mondiale e dalla situazione italiana ed è difficile prevedere un inversione di tendenza senza riforme

Intervista a

Alberto meomArtini

PreSIDente ASSoloMbArDA e SAIPeM

Chi è Alberto Meomartini

Alberto Meomartini è Presidente di Assolombarda dal giugno 2009. Presidente Saipem SpA dal maggio 2011.

Nato a Milano, laureato in economia e commercio all’Università Bocconi, Alberto Meomartini negli anni ‘70 ha cominciato la sua carriera alla Snam, poi all’Istituto di Ricerche della Regione Lombardia (I.Re.R.) a Milano, come Direttore di Ricerca. Dal 1979 al 1980 è stato assistente del Ministro delle Finanze prof. Reviglio. Dal 1983 al 1990 è stato Direttore Relazioni Esterne dell’Eni e Assistente del Presidente dell’Eni.Dal 1990 fino al 1999 ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato della Snam SpA e poi fino al 2006 quella di Presidente di Italgas SpA.Dal 2005 al 2010 è stato Presidente di Snam Rete Gas SpA.

È stato membro di molti Consigli di Amministrazione di Società del Gruppo Eni, tra cui Union Fenosa Gas (Madrid).

In Confindustria, Meomartini è membro del Consiglio Direttivo e della Giunta, Presidente della Commissione Università, componente del Comitato Tecnico confederale “Education” e componente del Comitato Tecnico confederale “EXPO 2015”.

Meomartini è poi Vicepresidente del MIP, la business school del Politecnico di Milano, Presidente della Città dei Mestieri di Milano e della Lombardia, Presidente del Nucleo di Valutazione dell’Università LUISS Guido Carli di Roma, Presidente dell’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente (IEFE) dell’Università Bocconi e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione AMSA. Inoltre, fa parte dei Consigli di Amministrazione del Gruppo Il Sole 24 Ore, delll’Università Bocconi di Milano, della Fondazione Eni Enrico Mattei e del Museo Poldi Pezzoli.

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strutturali che ridiano credibilità al sistema italiano. e anche qualora venissero varate, i risultati non si avrebbero nell’immediato: mi aspetto altri mesi di credito costoso e difficile da ottenere. È proprio a se-guito dei problemi di liquidità sul mercato del credito e dell’aumento considerevole di spread e spese ban-carie che Assolombarda ha sollecitato a Confindustria un’azione forte sugli istituti di credito e sulle istitu-zioni, per arrivare a valutazioni condivise e individuare percorsi comuni per affrontare la situazione.

va anche detto che nella recente legge “salva ita-lia” del Governo monti sono stati inseriti, tra l’altro, due importanti provvedimenti: il potenziamento del Fondo di garanzia per le pmi, con l’obiettivo di rad-doppiare gli attuali livelli di operatività passando dai circa nove miliardi di finanziamenti garantiti nel 2011 ad almeno venti miliardi, e la possibilità di rafforza-mento patrimoniale dei Confidi 107, il cui capitale è ora aperto a partecipazioni di enti diversi dalle pmi come per esempio le Camera di Commercio, le regio-ni o le grandi imprese non finanziarie. Ad essi si ag-giungono ACe e deducibilità irAp che, pur in misura contenuta, vanno in direzione opportuna.

ora ci attendiamo possibilità di ambienti più com-petitivi come esito del decreto liberalizzazioni.

il sistemA delle imprese e i problemi strutturAli dA superAre

umberto bertelè: Vi è per il nostro Paese il grave problema congiunturale discusso finora, destina-to ad avere un pesante impatto strutturale sull’e-conomia in assenza di un ritorno a condizioni di finanziamento (dello Stato e in connessione delle imprese) più normali: ritorno fortemente condi-zionato, oltre che dal nostro impegno, dall’evolu-zione del contesto comunitario e mondiale.Vi è allo stesso tempo, esaltato dalla crisi ma pre-esistente, un insieme di problemi strutturali - or-mai endemici - su cui saremmo dovuti intervenire da tempo, ma su cui le resistenze al cambiamento sono state e continuano a essere molto forti.

Una parte delle resistenze proviene ovviamente dalle imprese, e sarebbe strano il contrario dato il loro peso nella società: le liberalizzazioni sono in generale viste come fumo negli occhi dai compar-ti ove si vorrebbero introdurre; la logica di cerca-re di salvare anche le imprese agonizzanti, sinora seguita da quello che curiosamente si chiama Mi-nistero dello sviluppo economico, non mi sembra sia combattuta con sufficiente vigore; la guerra al lavoro nero e all’evasione fiscale, propugnata

Le azioni di Assolombarda per sostenere le imprese

Assolombarda lavora per rendere il legame tra banche e imprese sempre più stretto, rendendo sempre più proficuo, trasparente e flu-ido il rapporto; focalizzandosi sui servizi e adattandoli alle esigenze delle imprese. Un esempio concreto è il servizio di consulenza alle imprese, che è stato potenziato con l’analisi della loro struttura finanziaria tramite un’applicazione software realizzata al proprio interno: dal 2009 a oggi sono stati organizzati oltre 500 appunta-menti.

Numerose le iniziative per sostenere le imprese in crisi.È stato creato il Pool Rilancio Aziendale (PRA), un pool interdisci-plinare di esperti di Assolombarda in grado di seguire le imprese sotto molteplici aspetti collegati a momenti di difficoltà aziendale. Attraverso ACF spa - la società fondata da Assolombarda, Came-ra di Commercio e Confidi Milano con l’obiettivo di facilitare il rapporto fra banca e impresa -, sono stati creati modelli di pre audit e audit, condivisi con il Tribunale di Milano e con alcuni dei principali Istituti di Credito operanti su piazza Milano, che consentono comuni valutazioni delle criticità aziendali e la conse-guente identificazione delle più opportune soluzioni sono gli aiuti di Assolombarda alle aziende associate. Inoltre, insieme a ACF e mutuando l’esperienza maturata con il PRA, è attiva una collabo-razione con la Rete di Aiuto Imprese in Difficoltà (RAID) della Regione Lombardia.È stata anche attivata l’iniziativa “Insieme nella crisi” offrendo alle aziende associate una consulenza finanziaria gratuita da parte di ACF.

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con convinzione da una parte delle imprese, è sordamente combattuta da altre che - vivendo ai margini - vedono messa a rischio la loro stes-sa sopravvivenza; così come mi sembra che non ci sia entusiasmo (per usare un eufemismo) nei riguardi di una rimodulazione del grande flusso di contributi che vengono attualmente eroga-ti alle imprese ai titoli più vari, che mantenga in vita quelli spiegabili in una logica di zero-based budget e che usi gli altri a favore di una riduzione dell’imposizione fiscale e previdenziale estesa a tutte le imprese. Qual è la posizione di Assolombarda su questi punti?

AM: Quello che abbiamo chiesto al governo con forza è che vadano eliminate tutte le incrostazioni:

anche perché è in continua crescita - e i candidati ai vertici di Confindustria dovranno tenerne conto - il numero di imprenditori convinto di tale necessità.

È necessaria una rivisitazione dei flussi di incentivi, molti dei quali da azzerare: per liberare risorse, ma allo stesso tempo per liberare le imprese dai vinco-li – talora vere e proprie costrizioni – connessi con l’erogazione degli incentivi stessi.

Così come ritengo che strumenti quali la cassa in-tegrazione, per cui il nostro sistema paga più soldi di quelli che riceve, non debbano essere utilizzati - con una sorta di accanimento terapeutico - per allungare l’agonia delle imprese morenti.

le imprese che crescono, e ce sono numerose che sono cresciute in questa fase di grande difficoltà,

«È necessaria una rivisitazione dei flussi di incentivi, molti dei quali da azzerare: le imprese che crescono, e sono numerose quelle che sono cresciute in questa fase di grande difficoltà, non hanno bisogno di incentivi. Hanno invece bisogno di un rapporto corretto con le banche e con il fisco»

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INTERVISTA | AssolombArdA: «sp irAGli posit iv i per le nostre imprese»

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non hanno bisogno di incentivi. Hanno bisogno di un corretto rapporto con le banche, e per questo Asso-lombarda sta facendo molto: attraverso il potenzia-mento dei fondi di garanzia; attraverso la spinta a una maggiore trasparenza delle imprese a fronte di una maggiore quantità di danaro erogato.

Hanno bisogno di un corretto rapporto con il fi-sco: anche attraverso la possibilità, intelligentemente introdotta dalla manovra governativa, di deduzioni a fronte di comportamenti virtuosi.

Hanno bisogno di scegliere le persone giuste e conseguentemente di disporre dei tempi per una cor-retta valutazione. l’italia dispone già in misura ade-guata, a tale proposito, di strumenti di flessibilità in entrata (quali la legge sull’apprendistato oggetto di una sperimentazione congiunta Assolombarda-poli-tecnico) e sono molti i lavoratori in apprendistato che si trasformano in lavoratori a pieno titolo. Una mag-giore flessibilità in uscita agevolerebbe ovviamente gli ingressi, ma ritengo che quella sull’articolo 18 sia una falsa battaglia (vista anche l’esiguità del numero di reintegri in azienda).

ub: Qual è lo stato di salute delle imprese ope-ranti sul nostro territorio, a oltre tre anni dall’i-nizio della crisi? Perché vedo segnali incoraggianti, come il forte aumento dell’export nel 2011, ma anche crepe: quali le difficoltà nei poli siderurgici di terni e Piombino, con la possibile fuoruscita delle multi-nazionali proprietarie degli impianti; la fuoruscita di Alcoa; la delocalizzazione, dal nostro paese alla Serbia, degli stabilimenti omsa.

AM: Assolombarda ha svolto una ricerca sulle im-prese – numerose - che hanno dimostrato di saper cavalcare la crisi. la mia convinzione, nonostante

«Il nostro sistema manifatturiero non è assolutamente in declino. La situazione di gran lunga più positiva è quella delle imprese che esportano, grazie anche alla loro capacità, spesso non visibile dalle statistiche, di riposizionarsi sui mercati nuovi»

Le opportunità dell’ICT

Assolombarda è consapevole che le infrastrutture di comunica-zione sono il veicolo necessario per consentire l’ulteriore sviluppo dei servizi e delle opportunità legate all’ICT e che per questo sono necessari nuovi investimenti per potenziare e sviluppare le reti, sia fisse che mobili, per eliminare il deficit infrastrutturale presen-te ancora in oltre 6 mila località del Paese.

«Una moderna infrastruttura di telecomunicazioni è decisiva per rilanciare l’economia del Paese – ha affermato Meomartini - , poiché i benefici di questi investimenti hanno ricadute importanti per la competitività delle imprese, l’ammodernamento e l’effi-cienza della P.A e la qualità della vita dei cittadini. Ci attendiamo quindi un impegno serio e non sporadico, e siamo disponibili a collaborare per rendere in tempi rapidi questi obiettivi una realtà a disposizione delle imprese e della collettività».

Già nel 2010 un rapporto del Centro Studi Confindustria ha evidenziato come uno dei motivi per cui l’Italia è cresciuta poco negli ultimi 15 anni è anche l’aver usato meno il motore dell’ICT rispetto ad altri paesi con simile livello di sviluppo. Infatti, se nei 10 anni prima della crisi (1997-2007) il capitale ICT fosse cresciuto in Italia allo stesso ritmo del Regno Unito, il PIL italiano sarebbe aumentato nel periodo di circa 3 punti percen-tuali aggiuntivi.Se le imprese puntassero con decisione su una maggiore digitaliz-zazione dei loro modelli di business, ciò costituirebbe un impor-tante volano per rilanciare lo sviluppo, oltre che aumentare la competitività e la redditività.

Assolombarda da molti anni aiuta le imprese a trovare risposta alle loro esigenze di innovazione anche basata sull’ICT, mettendo a disposizione servizi e strumenti.In particolare, si pone come mediatore di fiducia per le imprese con l’obiettivo di supportarle nei processi di trasferimento tecno-logico, lavorando con la partnership di Fondazione Politecnico per offrire un servizio a valore aggiunto per le nostre imprese.«L’impegno è far sì che le aziende possano meglio percepire come questi investimenti consentano un salto quantitativo e qualitativo sia dal punto di vista organizzativo che produttivo in un’ottica di innovazione a tutto tondo», conclude Meomartini.

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INTERVISTA | AssolombArdA: «sp irAGli posit iv i per le nostre imprese»

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Assolombarda

Assolombarda è l’associazione delle imprese industriali e del terziario dell’area milanese. È una delle più antiche organizzazioni imprenditoriali d’Italia e, per dimensioni, la più rappresentativa nel sistema Confindustria. Luogo privilegiato di aggregazione, espressione e tutela degli interessi imprenditoriali, conta cir-ca 6.000 imprese associate. La sua base è costituita da imprese nazionali e internazionali, piccole medie e grandi, produttrici di beni e servizi in tutti i settori merceologici, per un totale di più di 300.000 addetti sul territorio provinciale e altre centinaia di migliaia nel resto del Paese.Scopo di Assolombarda è lo sviluppo dell’industria e dell’impren-ditorialità sul territorio. Essa, quindi:• svolgeun’azioneditutelaerappresentanzadegliinteressidelle

imprese nei confronti delle Istituzioni, della Pubblica Ammi-nistrazione, del mondo politico e sindacale e della società in generale;

• fornisceaipropriassociatiunserviziodiinformazioneeassistenza su tutti gli aspetti strategici e gestionali della vita aziendale;

• favoriscelacollaborazionetraleaziendeassociate.

Saipem

Saipem SPA è una compagnia multinazionale del Gruppo Eni attiva come contractor nell’industria oil & gas, in particolare in aree remote e acque profonde, con una capitalizzazione superiore a 15 miliardi di euro. È leader nella fornitura di servizi di ingegneria, di procurement, di project management e di costruzione, con distintive capacità di progettazione ed esecuzione di contratti offshore e onshore, anche ad alto contenuto tecnologico quali la valorizzazione del gas naturale e degli oli pesanti, con un orientamento particolare verso progetti complessi e impegnativi dal punto di vista tecnologico. Ha significative presenze locali in aree strategiche ed emergenti quali l’Africa Occidentale e Continentale, l’ex Unione Sovietica, l’Asia Centrale, il Medio Oriente e il Sud Est Asiatico. Oltre al forte contenuto europeo, la maggior parte della sua base di risorse umane proviene da paesi in via di sviluppo, per un totale di oltre 40.000 dipendenti di più di 110 nazionalità diverse.

l’aggravamento della situazione negli ultimi mesi (di-scusso in precedenza), è che il nostro sistema ma-nifatturiero non sia assolutamente in declino e che possa giocare un ruolo importante nel futuro: insie-me con il sistema dei servizi, che nella nostra città è ad esso prevalentemente collegato. la situazione di gran lunga più positiva è quella delle imprese che esportano, grazie anche alla loro capacità (spesso non visibile dalle statistiche) di riposizionarsi sui mer-cati nuovi.

vanno bene le imprese la cui competitività non dipende dal costo, ma dalla qualità del prodotto: im-mettere conoscenza, innovazione, tecnologia è fon-damentale per noi più che per altri.

vanno bene le imprese che hanno saputo guardare avanti, che hanno avuto il coraggio di investire nel periodo della crisi (spesso nei settori tradizionali), che lo hanno fatto con prudenza mantenendo un buon livello di capitalizzazione, che sono cresciute puntan-do sui mercati esteri in crescita o sulle acquisizioni (spesso precedute da sperimentazioni e accordi).

va bene, nonostante la crescita del prezzo dell’e-nergia, chi produce acciaio speciale. va bene chi ha la capacità di saper differenziare prodotti apparen-temente obsoleti combinando creatività artistica e utilizzo dei materiali innovativi.

per quanto concerne la delocalizzazione, non credo sia destinata a perdurare nel tempo. scommetterei anzi su un effetto pendolo, sul futuro ritorno di at-tività emigrate: a fronte di incrementi dei costi nei paesi di approdo o di verifiche sul campo non in linea con le aspettative.

nel frattempo, soprattutto nell’ambito della green economy, sono nate imprese nuove.

«Non credo che la delocalizzazione sia destinata a perdurare nel tempo. Scommetterei anzi su un effetto pendolo, sul futuro ritorno di attività emigrate»

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OsservatOriO

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L’efficienza energetica in itaLia

Uno studio condotto dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano valuta le opportunità di riduzione dei consumi degli edifici, che nel nostro Paese assorbono il 36% dell’energia totale, stimando la convenienza delle principali alternative tecnologiche disponibili. Ma il quadro normativo italiano è ancora incerto

in questo articolo si intende presentare una sin-tesi dei principali risultati di uno studio condotto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano sul tema dell’efficienza energetica (il rapporto è di-sponibile sul sito www.energystrategy.it).

il rapporto affronta il tema dell’efficienza ener-getica concentrandosi sugli edifici - sia residenziali che non residenziali (uffici, scuole ed università, ospedali, alberghi e ristoranti, edifici della Grande Distribuzione Organizzata ed edifici industriali) - cui spetta la maggioranza “relativa” (36%) del totale dei consumi energetici nel nostro Paese.

il ruolo degli edifici ed il motivo dell’attenzione a questi è chiaro se si esaminano il Piano e la boz-za di Direttiva Europea sull’efficienza energetica presentata dalla Commissione Europea nel mese di Giugno 2011, che definiscono con chiarezza l’in-tenzione delle istituzioni comunitarie di attribuire agli interventi di efficienza energetica negli edifici, tanto residenziali quanto non residenziali, un ruo-

lo fondamentale nel raggiungere gli obiettivi del “Pacchetto 20-20-20”.

L’assettO nOrmativO

il primo Piano d’azione per l’Efficienza Energetica (PaEE) italiano è stato emanato nel 2007 e traguar-dava un risparmio energetico di circa 10,8 mln tep (tonnellate equivalenti di petrolio) rispetto alle stime tendenziali (fatte considerando la media dei consumi 2000-2005) al 2016. nel Luglio 2011 il Governo ita-liano ha presentato alla Commissione Europea un nuovo PaEE, con un obiettivo di risparmio al 2020 di circa 16 mln tep.

L’impegno preso a livello nazionale sembra essere chiaro e pur tuttavia - come spesso accade con gli interventi normativi nel nostro Paese - è nella tradu-zione degli obiettivi in strumenti concreti di verifica (ossia di certificazione dei consumi energetici), obbli-go e incentivazione delle soluzioni di efficienza ener-

di vittOriO Chiesa

direttore energy & Strategy grouppolitecnico di Milano

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OsservatOriO | L’Eff iC iEnza EnErGEtiCa in itaL ia

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getica che il processo rischia di “incepparsi”. Solo nel 2009, con la approvazione delle Linee Guida nazio-nali per la certificazione energetica degli edifici, viene approvata una forma univoca a livello nazionale per l’attestazione di Certificazione Energetica (aCE), che però già a partire dal 1° Gennaio 2007 era, in teoria, obbligatoria per gli edifici di nuova costruzione; la certificazione obbligatoria è ancora limitata ai consu-mi per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria, mentre per la climatizzazione estiva è prevista solamente una valutazione “qualita-tiva” dell’involucro; non è prevista una qualificazione a livello nazionale che individui le caratteristiche dei professionisti che possono rilasciare l’aCE, ed anzi è ancora ammessa – in deroga a quanto previsto in ambito europeo – a livello generale la possibilità di autocertificazione dell’appartenenza a classe a mino-re efficienza.

La situazione si complica ulteriormente, come purtroppo spesso accade in italia, se dal livello na-zionale si passa ad analizzare quello che accade a li-vello regionale. Sono solo quattro le regioni italiane (Emilia-romagna, Liguria, Lombardia e Piemonte), cui si devono aggiungere la Provincia autonoma di trento e quella di Bolzano, a prevedere obblighi specifici per la prestazione energetica degli edifici.

Sul tema degli incentivi va rilevato che le soluzioni di efficienza energetica sono incentivate essenzial-mente attraverso due meccanismi: i titoli di Effi-cienza Energetica, che introducono un meccanismo di mercato per rendere “liquidi” e “monetizzabili” gli effetti di risparmio energetico resi possibili dall’a-dozione di determinate soluzioni tecnologiche; le agevolazioni fiscali, che invece riducono l’impatto dell’investimento iniziale, permettendone, anche se

solo in parte, un recupero ai fini fiscali, nella misura del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e nella misura del 36% previste per gli interventi di ristrutturazione edilizia.

il meccanismo italiano dei titoli di Efficienza Ener-getica (“tEE” anche detti Certificati Bianchi) è sta-ta la prima esperienza al mondo di applicazione di strumenti incentivanti e di creazione di un apposito mercato di scambio titoli per la promozione dell’ef-ficienza energetica negli usi finali. La remunerazione economica garantita (100 E/tep sino al 2008 e poco meno di 94 E/tep nel 2011) - finanziata da un prelievo sulle tariffe dell’energia elettrica e del gas naturale, nell’ordine rispettivamente di 2,5 E e 3,5 E all’anno per una famiglia media - ha avuto però un effetto doppiamente negativo: innanzitutto non sono i sog-getti obbligati per legge (ovvero i grandi distributori di energia elettrica e gas) i principali “generatori” di tEE, che per oltre l’83% dei casi sono invece immessi sul mercato dalle ESCo (si veda più avanti per la de-finizione); inoltre, circa il 66% dei risparmi certificati finora è stato ottenuto grazie ad interventi “piccoli” come la sostituzione delle lampade a incandescenza, l’installazione di erogatori a basso flusso e rompiget-to aerati per i rubinetti.

non è quindi certo grazie a questo meccanismo che si garantisce l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, che evidentemente richiede in-terventi più “strutturali”. il meccanismo è in fase di revisione in questi mesi e a partire dal 2012 dovrebbe riconoscere benefici maggiori a fronte di interventi di carattere più strutturale e a vita utile più lunga.

L’incertezza pesa anche sui meccanismi di detrazio-ne fiscale (55% e 36%) che, nonostante abbiano eser-citato (soprattutto il primo) sino ad ora un evidente

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OsservatOriO | L’Eff iC iEnza EnErGEtiCa in itaL ia

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ruolo propulsivo degli interventi di efficientamento energetico, risentono del medesimo problema di “incentivare” primariamente interventi relativamente “piccoli” e con tempi di rientro modesti. al momento la misura della detrazione del 55% è stata prorogata solo per il 2012: nel caso di proroga oltre tale data è probabile una consistente rimodulazione delle aliquo-te per alcune tipologie di interventi e l’introduzione di tetti di spesa specifici.

Le teCnOLOgie per L’effiCienza energetiCa

il rapporto analizza le tecnologie impiantistiche (sistemi di illuminazione, elettrodomestici, tecnolo-gie efficienti per la produzione di energia termica e sistemi di building automation), nonché le soluzioni strutturali dell’edificio (sostanzialmente chiusure tra-sparenti e strutture opache, oltre alle soluzioni per la progettazione energeticamente efficiente degli edifici). Per ogni tipologia di soluzione di efficienza energetica e per le diverse categorie di edifici (edifici residenziali e non residenziali, tra cui, in particolare, uffici, scuole ed università, ospedali, alberghi e risto-ranti, edifici della GDO ed edifici industriali) si sono identificate e descritte le principali alternative tecno-logiche disponibili a livello commerciale.

Per ognuna di esse è stata quindi analizzata la con-venienza economica, sia nel caso di adozione della tecnologia di efficienza energetica in edifici esistenti, sia nel caso di nuove realizzazioni. il calcolo è effet-tuato sia in assenza di incentivi, sia considerando l’impatto dei sistemi di incentivazione applicabili caso a caso. Così facendo, l’analisi permette di simulare due momenti decisionali differenti, ma ugualmente importanti per la diffusione delle soluzioni di effi-cienza energetica in building residenziali e non, ossia

il caso in cui si vuole capire se conviene intervenire per migliorare le prestazioni energetiche di un edificio esistente, e quello in cui si desidera capire se orien-tarsi, in sede di progettazione, verso una soluzione tradizionale, ma meno costosa, piuttosto che una tecnologia altamente efficiente, ma che normalmen-te comporta un investimento maggiore.

Le soluzioni tecnologiche e strutturali possono es-sere distinte in tre categorie:

(i) le tecnologie per cui la convenienza “assoluta” (ovvero senza alcuna incentivazione) si ha già oggi in qualsiasi contesto di adozione. fra queste spiccano le tecnologie per l’illuminazione, e le soluzioni per il fab-bisogno termico degli edifici: le caldaie a condensa-zione, le pompe di calore, i sistemi di isolamento delle coperture e del suolo e le caldaie a biomassa eviden-temente “premiate” dal rendimento energetico che è più elevato per le fonti termiche rispetto a quelle elet-triche. Per tutte queste tecnologie, anche in assenza di forme di incentivazione, sussiste una convenienza “assoluta” nell’effettuare l’investimento;

(ii) le tecnologie che risultano convenienti soltanto se adottate congiuntamente alla realizzazione di un nuovo edificio. rientrano in questa categoria le solu-zioni di building automation, gli elettrodomestici del freddo e le chiusure vetrate;

(iii) le tecnologie per cui, indipendentemente dal contesto di riferimento, non vi è la convenienza “assoluta” dell’investimento. in questa categoria ri-entrano le restanti tecnologie di generazione ener-getica da fonti rinnovabili e le soluzioni di efficienza energetica relative agli elettrodomestici del lavaggio. Per completezza vanno inserite in questa categoria (anche se riferite ovviamente solo agli edifici esisten-ti) le soluzioni per l’efficienza energetica relative all’a-dozione del cappotto e isolamento delle pareti, che

Font

e: P

olite

cnic

o di

Mila

no

figura 1 - La COnvenienza deLLe sOLuziOni nei nuOvi edifiCi residenziaLi

175% 150% 125% 100% 75% 50% 25% 0% -25% -50% -75% -100% -125% -150%

grado di convenienza nell’adozione di

soluzioni di efficienza (segno negativo

indica convenienza) e ammontare di risparmio

ottenuto negli edifici residenziali di nuova

realizzazione (2006-2010)

risparmio elettrico

convenienza “assoluta” investimento

risparmio termico

nuovo (tWh)

Building automation0,08 tWhel

+ 0,52 tWhth

elettrodomestici del lavaggio

0,11 tWh elettrodomestici del freddo0,11 tWh

chiusure vetrate0,22 tWh

caldaia a condensazione1,30 tWh

pompa di calore0,67 tWh

illuminazione0,49 tWh

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OsservatOriO | L’Eff iC iEnza EnErGEtiCa in itaL ia

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Font

e: P

olite

cnic

o di

Mila

nofigura 2 - La COnvenienza deLLe sOLuziOni negLi edifiCi residenziaLi reaLizzati prima deL 2006

175%200%225%250%275%300%325%350%375%400% 150% 125% 100% 75% 50% 25% 0% -25% -50% -75% -100% -125% -150%

risparmio elettrico

elettrodomestici del lavaggio0,08 tWh

elettrodomestici del freddo0,25 tWh

chiusure vetrate1,94 tWh

Building automation0,02 tWhel

+ 0,13 tWhth

caldaia a condensazione1,94 tWh

illuminazione4,26 tWh

pareti4,32 tWh

coperture/suolo8,82 tWh

pompa di calore1,00 tWh Convenienza

“assoluta” investimento

esistente (tWh)

risparmio termico

sono prossime alla soglia di convenienza assoluta, ed anzi proprio per questo, aiutate da un sistema di incentivazione quale quello della detrazione del 55%, rappresentano le tecnologie di questa categoria ad aver dato sino ad ora il maggior contributo in termini di riduzione dei consumi.

gLi sviLuppi futuri

Sulla base delle analisi condotte si può stimare un potenziale teorico derivante dall’adozione di soluzioni di efficientamento energetico in italia da qui al 2016 (senza tener conto di quanto già è stato fatto sino al 2011) pari complessivamente a circa 44 mln tep. Un valore, quindi, ben più elevato (circa 3 volte tanto) dei circa 16 mln tep che l’italia si è posta come obiettivo nel Piano d’azione per l’Efficienza Energetica (PaEE) che è stato approvato nel 2011. Se si guarda alle stime di penetrazione effettiva ottenibile, il quadro muta come segue. Per quanto riguarda i consumi elettrici la riduzione che si ritiene possa essere ragionevolmente acquisita da qui al 2016 attraverso l’adozione di solu-zioni di efficientamento energetico è pari a 21,6 tWh, ossia solo poco più del 14% del potenziale teorico; il risparmio energetico invece imputabile ad azioni di efficientamento dei consumi termici, sul medesimo orizzonte e con le medesime ipotesi del precedente, può essere ragionevolmente stimato in 118 tWh ter-mici, circa il 18% del potenziale teorico.

L’impatto dell’adozione delle tecnologie per l’effi-cienza energetica entro il 2016 sarà, secondo le stime elaborate nel rapporto, ragionevolmente superiore (13,7 mln tep) rispetto ai 10,8 mln tep che era sta-bilito inizialmente nel PaEE approvato nel 2007. Se si proietta, poi, il risparmio acquisibile entro il 2016 sull’orizzonte al 2020 si ottiene un valore pari a 21,5

mln tEP, oltre il 30% in più rispetto al valore soglia definito nel PaEE 2011.

appare quindi possibile fare dell’italia un Paese all’avanguardia per l’efficienza energetica negli edifi-ci. a tal fine un ruolo centrale sarà giocato dalle ESCo (o anche secondo la “traduzione” italiana SSE - Socie-tà di Servizi Energetici) ossia i soggetti deputati alla promozione dell’efficienza energetica negli usi finali, riconosciute come tali a livello europeo dalla Diret-tiva Europea 2006/32/CE e a livello italiano dal suo recepimento con il Decreto Legislativo n. 115 del 30 Maggio 2008. Quest’ultimo, in particolare, fornisce una precisa definizione di ESCO come “persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici e/o altre mi-sure di miglioramento dell’efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell’utente e, ciò facendo, ac-cetta un certo margine di rischio finanziario. il paga-mento dei servizi forniti si basa (totalmente o parzial-mente) sul miglioramento dell’efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento stabiliti”.

a Settembre 2011, erano oltre 1.900 le imprese “ac-creditate” come ESCo presso l’autorità per l’E¬nergia Elettrica e il Gas (aEEG). L’analisi condotta sui princi-pali operatori del mercato ha messo in luce un volu-me d’affari generato nel corso del 2010 (ultimo anno per cui si dispongono di dati di consuntivo) pari a ol-tre 3,5 mld E, in costante crescita negli ultimi anni e con una previsione a finire per il 2011 di raggiungere i 4,2 mld E.

Sono segnali incoraggianti ma è chiaro che vi sia ancora molto da fare. Senza un efficace e capillare “tessuto” di ESCo è più difficile raggiungere gli obiet-tivi di efficientamento energetico che ci si è dati e soprattutto impensabile esplicare il ben maggiore potenziale di risparmio di cui il nostro Paese dispone.

grado di convenienza nell’adozione di

soluzioni di efficienza (segno negativo

indica convenienza) e ammontare di risparmio

ottenuto negli edifici residenziali realizzati

prima del 2006

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PROSSIMIEVENTI

LA SCHOOL OF MANAGEMENTLa School of Management del Politecnico di Milano, con oltre 240 docenti, e circa 80 fra dottorandi e collaboratori alla ricerca, dal 2003 accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nei campi del management, dell’economia e dell’industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. Fanno parte della Scuola il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, le Lauree e il PhD Program di Ingegneria Gestionale e il MIP, la business school del Politecnico di Milano.La School of Management ha ricevuto nel 2007 l’accreditamento EQUIS.

GLI OSSERVATORI ICT & MANAGEMENTGli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano(www.osservatori.net) vogliono o�rire una fotogra�a accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, �liere, mercati, ecc.

Gli Osservatori sono ormai molteplici e a�rontano in particolare tutte le tematiche più innovative nell’ambito delle ICT: B2b – eProcurement e eSupply Chain, Business Intelligence, Canale ICT, Cloud & ICT as a Service, eCommerce B2c, eGovernment, Enterprise 2.0, eProcurement nella PA, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Gestione Strategica dell’ICT, Gioco Online, HR Innovation Practice, ICT & Business Innovation nel Fashion-Retail, ICT & Commercialisti, ICT & PMI, ICT Accessibile e Disabilità, ICT in Sanità, ICT nel Real Estate, ICT nelle Utility, ICT Strategic Sourcing, Information Security Management, Intelligent Transportation Systems, Internet of �ings, Intranet Banche, Mobile & Wireless Business, Mobile Banking, Mobile Internet, Content & Apps, Mobile Marketing & Service, Multicanalità, New Media & New Internet, New Slot & VLT, New Tablet & Business Application, NFC & Mobile Payment, RFId, Social Network, Uni�ed Communication & Collaboration.

P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I V I S I TAT E I L S I T O w w w . o s s e r v a t o r i . n e t

OSSERVATORIO E-GOVERNMENT

Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011Durante il Convegno verranno presentati i risultati della nuova Ricerca che si è proposta di contribuire a mettere

in evidenza alcuni degli aspetti sui quali dovrebbe focalizzare l’attenzione la Pubblica Amministrazione Locale, che si trova a decidere su cosa e come migliorare la modalità di erogazione dei propri servizi all’utenza attraverso l’utilizzo dei canali innovativi. L’attività di Ricerca per un campione selezionato di servizi (i pagamenti alla PAL, i certi�cati anagra�ci e i servizi di sportello unico) ha indagato: i modelli organizzativi e tecnologici ad oggi implementati; i canali di o�erta usufruibili e la loro e�cacia relativa; il sistema dei bisogni e le caratteristiche dell’utente �nale (cittadino, impresa, intermediario), nonché i possibili modelli di comunicazione della PAL. I risultati saranno accompagnati dall’illustrazione di signi�cative esperienze relative a progetti di innovazione negli Enti Locali e discussi in una Tavola Rotonda cui parteciperanno quali�cati rappresentanti delle Istituzioni attive in questo ambito, ed alcuni Enti pubblici italiani con esperienze di eGovernment particolarmente signi�cative.

1 5 M A R Z O 2 0 1 2

Politecnico di MilanoAula RogersCampus LeonardoVia Ampére 2, Milano

OSSERVATORIO INTERNET OF THINGS

Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011Durante il Convegno verranno presentati i risultati della prima edizione della Ricerca che si è posta i seguenti obiettivi:

identi�care i principali ambiti di applicazione dell’Internet of �ings; individuare i progetti più interessanti avviati in Italia e strutturare un confronto con lo scenario internazionale; misurare il livello di di�usione in Italia dei progetti di Internet of �ings nei principali ambiti di applicazione e de�nire il valore dell'adozione di questo tipo di soluzioni; contribuire alla divulgazione delle soluzioni tecnologiche e dei relativi standard in grado di supportare l’Internet of �ings; analizzare la struttura del processo decisionale, per chiarire quali condizioni in�uenzino l'adozione di tali soluzioni; comprendere le implicazioni sociali dell’Internet of �ings (es. privacy); porre le basi per l’avvio di progetti pilota. La Ricerca a�ronta a 360° le applicazioni dell’Internet of �ings e presenta approfondimenti verticali su alcuni ambiti applicativi speci�ci: Smart City, Smart Metering & Smart Grid, Smart Home & Smart Building, Smart Transportation & Fleet Management. I risultati della Ricerca saranno discussi con i principali player di questo mercato (Telco, Service & Technology Provider, Utilities, ecc.).

7 M A R Z O 2 0 1 2

Politecnico di MilanoAula RogersCampus LeonardoVia Ampére 2, Milano

OSSERVATORIO NFC & MOBILE PAYMENT

Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011Durante il Convegno verranno presentati i risultati della nuova Ricerca che si è posta i seguenti obiettivi: monitorare ed

analizzare le evoluzioni più rilevanti dello scenario applicativo nazionale ed internazionale, anche attraverso una quanti�cazione del Mobile Payment in Italia; studiare i Business Model del Mobile Proximity Payment con l'obiettivo di confrontare i diversi modelli di �liera (collaborativi e player centrici), comprendere i ruoli dei di�erenti player coinvolti e disegnare i modelli di business che potrebbero adattarsi meglio al contesto italiano; analizzare il valore per gli esercenti derivante dall’utilizzo del Mobile Payment (sia Remote sia Proximity), valutando puntualmente gli impatti delle applicazioni di Mobile Payment su alcuni esercenti mediante modelli quantitativi che stimino gli impatti (ad esempio riduzione dei costi per la gestione del contante e ottimizzazione delle code); analizzare più in profondità le caratteristiche della domanda di servizi di Mobile Remote Payment, cercando di comprendere quali caratteristiche dei servizi potrebbero spingere l’utilizzo o bloccarne l’adozione; consolidare e promuovere lo sviluppo di progetti pilota come aree di test, al �ne di comprendere il punto di vista degli esercenti e degli utenti e sperimentare logiche di �liera. I risultati della Ricerca saranno discussi con i principali player di questo mercato (Telco, Banche, Service & Technology Provider, Esercenti, ecc.).

9 F E B B R A I O 2 0 1 2

Politecnico di MilanoAula Carlo De CarliCampus BovisaVia Durando 10, Milano

OSSERVATORIO GIOCO ONLINE

Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011Durante il Convegno, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, dall’Amministrazione Autonoma

dei Monopoli di Stato (AAMS) e da Sogei in collaborazione con i principali attori della �liera, verranno presentati i risultati della nuova Ricerca, che ha avuto come obiettivi quelli di: misurare il mercato nelle sue diverse articolazioni (raccolta, fatturato, prelievo �scale, diverse tipologie di gioco, ecc.); censire e analizzare l’o�erta online (sistemi di deposito e prelievo, servizi di customer care, strumenti di interazione, ecc.); comprendere le strategie dei principali operatori e, più in generale, dei diversi attori della �liera; studiare l’approccio e il comportamento dei consumatori nei confronti dei giochi online; valutare alcuni indicatori chiave del settore (versato medio per conto di gioco, numero di conti medi per utente, conti di gioco registrati per i quali sia stato �rmato il contratto, ecc.); tratteggiare i principali trend in atto e i possibili scenari evolutivi. Seguirà una Tavola Rotonda a cui prenderanno parte i principali player del settore per commentare i risultati emersi dalla Ricerca.

2 8 F E B B R A I O 2 0 1 2

Politecnico di MilanoAula Carlo De CarliCampus BovisaVia Durando 10, Milano

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Le nuOve minAcce PROvenienti dAL cYbeRsPAziO

cOnfeRence

AReA eXPO

Lunch buffet

Expo Conference dedicata alle Frodi Cibernetiche

4 e 5 Aprile 2012Roma - Aurelia Convention Centre & Expo

Partecipazione gratuita • www.tecnaeditrice.com

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Page 49: ICT4 n8

osservatorio

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Innovare I sistemi di pagamento per rIlancIare l’eurozona

La soluzione alla crisi dell’euro passa anche attraverso l’adozione e la diffusione di strumenti di pagamento standard e moderni. Economisti e istituzioni a confronto al SIA EXPO 2011

l’innovazione e l’armonizzazione degli strumenti di pagamento sono oggi passaggi necessari per garan-tire un futuro prospero all’europa e all’euro. la via è stata tracciata con l’introduzione della Sepa, la Single euro payments area, dove circa 330 milioni di cittadi-ni possono eseguire e ricevere pagamenti nello stes-so modo. Ma i nodi da sciogliere restano ancora molti e appare necessario accelerare il passo, per ridurre i costi e le inefficienze dei processi di pagamento.

Il tema è stato al centro dell’International payments Summit organizzato da SIa, società specializzata nelle aree dei pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali, alla presenza di personalità di primo piano nel panorama europeo, come l’eco-nomista Giacomo vaciago, Daniela russo (Direttore Generale Bce) e Jean-Yves Muylle (Head of unit DG Internal Market & Services, european commission).

uno dei problemi emersi con forza è la necessità di fissare la data finale della Sepa, ovvero il termine ultimo per l’adozione dei nuovi strumenti di paga-mento standardizzati - bonifici e addebiti diretti - che dovranno subentrare a quelli in uso a livello nazionale, con l’obiettivo di migliorare i servizi e tutelare il con-sumatore. «l’europa può fronteggiare l’attuale fase di instabilità che sta caratterizzando i mercati finan-ziari e riaffermare il processo di integrazione anche attraverso la definitiva realizzazione dell’area unica dei pagamenti in euro – ha affermato carlo Tresol-di, presidente SIa -. la commissione ue deve fissare una end-date precisa così potremo accrescere la cer-

tezza e la fiducia dei mercati finanziari e contribuire ad aiutare l’europa a superare la crisi».

Secondo la “Sepa Survey 2011”, l’indagine realizzata da Bce e commissione europea su oltre 350 imprese, il 22% delle corporate dell’eurozona già utilizza il Sepa credit Transfer (ScT) per più della metà dei propri pa-gamenti e nel prossimo biennio tale percentuale si stima possa salire al 57%. una conferma arriva anche dalla ricerca del ceTIF – università cattolica in colla-borazione con capgemini Italia e SIa da cui emerge che il bonifico Sepa è lo strumento di pagamento con la maggior crescita: in Italia nel 2010 i volumi sono aumentati del 977% raggiungendo gli 11.8 milioni.

Grandi opportunità per l’europa vengono anche dai pagamenti elettronici di nuova generazione, in parti-colare quelli online e tramite cellulare. Tra le novità più interessanti della cosiddetta “e-Sepa”, l’ulteriore evoluzione della Sepa, il progetto MyBank, un nuo-vo servizio pan-europeo per fare acquisti in rete in modo semplice e sicuro (avvio previsto nel 2012) che consente di effettuare pagamenti direttamente tra-mite i portali di Internet Banking dei propri istituti di credito, utilizzando il conto corrente ma senza dover comunicare i propri dati. anche i pagamenti di piccoli importi tramite carte contactless e smartphone sono destinati a diffondersi a breve: sono già numerose le sperimentazioni in atto, Italia compresa. lo sviluppo di tali sistemi potrà certamente dare un importante contributo alla riduzione dei pagamenti cash, a favore di una maggiore trasparenza.

carlo tresoldi

presidente sia

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CORSI BREVI ICT & MANAGEMENT

2012

• ICT PRIVACY 21 Febbraio

• CONTRATTI PER L'ACQUISTO DI SERVIZI INFORMATICI 12-13-14 Marzo

• STRATEGIA E GOVERNANCE DELL'ICT 29-30 Marzo

• ICT COMPLIANCE 17 Aprile

• ORGANIZZAZIONE E PROCESSI DELL'ICT 19-20 Aprile

• NEW MEDIA & NEW INTERNET 14-15 Maggio

• BUSINESS INTELLIGENCE 21-22 Maggio

• ICT STRATEGIC SOURCING 24-25 Maggio

• CHANGE MANAGEMENT EGESTIONE DELLA CONOSCENZA 11-12 Giugno

• KNOWLEDGE & COMMUNITY MANAGEMENT 13 Giugno

• TECHNOLOGY-ENABLED BUSINESS MODELS 20-21 Giugno

• FATTURAZIONE ELETTRONICA ECONSERVAZIONE SOSTITUTIVA 25-26 Giugno

• MODELLI E STRUMENTI DELL'ENTERPRISE 2.0 12-13 Luglio

• NUOVE ARCHITETTURE ICT: L'ADAPTIVE ENTERPRISE 20-21 Settembre

• L'INFORMATION SECURITY NELL'ERA DEL MOBILE E DEL CLOUD 27-28 Settembre

• DIGITALIZZAZIONE DEI PROCESSI DI FILIERA: L'EXTENDED ENTERPRISE 11-12 Ottobre

• ICT DIGITAL FORENSICS 22-23 Ottobre

• INNOVARE IL BUSINESS CON LE SOLUZIONI WIRELESS: LA MOBILE ENTERPRISE 8-9 Novembre

• CANALI DIGITALI E NUOVI PARADIGMI DI MARKETING 29-30 Novembre

L’Information and Communication Technology (ICT) svolge un ruolo sempre più pervasivo in qualsiasiorganizzazione (impresa e Pubblica Amministrazione): da infrastruttura di base, indispensabile a garantire ilcorretto ed efficiente funzionamento dei processi, sta sempre più diventando una leva di innovazionestrategica, potenziale fonte di differenziali competitivi.Non sempre, però, quest’accresciuta rilevanza si traduce in una pari crescita di competenze e consapevolezzada parte di coloro che, all’interno delle imprese utilizzatrici di ICT o all’interno delle imprese fornitrici disoluzioni e servizi professionali, sono chiamati a comprendere criticamente queste tecnologie, per garantirnel’effettivo allineamento al business.

Per far fronte a quest’esigenza di formazione e crescita professionale, il MIP, in collaborazione con Cefriel,propone una serie di corsi brevi che si basano su una didattica attiva e partecipativa, dando ampio spazioall’interazione in aula, alla discussione su casi aziendali (best practices in particolare) e a qualificatetestimonianze (attingendo ai numerosi Osservatori ICT & Management della School of Management delPolitecnico di Milano - www.osservatori.net). Ogni corso prevede interventi da parte di CIO particolarmentesignificativi nel panorama italiano e internazionale.

Per informazioni:www.mip.polimi.it/ict

In collaborazione con

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management

La nuova frontiera deL Business Process reengineering è in chiave social

Oggi la domanda non è più se gli strumenti 2.0 possono essere adottati dalle organizzazioni aziendali, ma come e con quali obiettivi

anche in italia, le iniziative “social” in ambito azien-dale si stiano moltiplicando. Spesso si tratta di pro-getti che hanno carattere sperimentale, ma è altret-tanto vero che, molte volte, gli esperimenti si sono trasformati in iniziative permanenti. tuttavia, è purtroppo frequente che tali iniziative ri-mangano di carattere estemporaneo: isolate, verti-cali, non inserite in una strategia aziendale organica che metta a fattor comune le competenze (e i punti di vista) delle diverse strutture interne all’azienda. Solo una logica integrata, ovvero a “rete”, però, con-sente una vera “rivoluzione 2.0” in grado di aprire nuove prospettive nell’eterna ricerca di efficienza ed efficacia delle organizzazioni aziendali, anche nell’ottica della relazione con clienti, partner e for-nitori.d’altra parte, che il paradigma social sia la sfida con la quale confrontarsi è ampiamente dimostrato dagli innumerevoli studi che (in modo abbastanza univoco e sorprendente) illustrano quanto la rela-zione e la collaborazione tramite piattaforme social sia rilevante e attraente per una fascia molto ampia di persone, trasversalmente all’età, all’estrazione sociale e alla collocazione geografica.La domanda, quindi, non è più se gli strumenti so-cial possono essere adottati dalle organizzazioni aziendali ma - piuttosto - come e con quali obiettivi. difficile affrontare il tema in poche righe, tuttavia, è utile considerare che l’approccio 2.0 nella definizio-ne dei processi aziendali altro non è che un nuovo

modo di fare BPr (Business Process reenginering). certo la differenza è che, in questo caso (più com-plicato), si tratta di concentrarsi sull’ottimizzazione dei processi di collaborazione tra persone piuttosto che integrare sistemi, costruire interfacce o auto-matizzare procedure, ma è anche evidente che dopo gli innumerevoli progetti “it-oriented” (in cui ogni azienda ha investito a più riprese) non è più possi-bile pensare di ottenerne ancora vantaggi decisivi (e tantomeno differenziali) nel rendere efficienti i propri processi core.

La revisione dei processi in chiave social, invece, ol-tre ad avere l’innegabile vantaggio di poter riunire sotto un’unica visione le iniziative 2.0 già probabil-mente avviate dalle varie strutture aziendali, con-sente, finalmente, di considerare le organizzazioni per quello che sono: gruppi di persone che condivi-dono la necessità di raggiungere un comune obiet-tivo. il vero vantaggio sta nel fatto che, per generare valore, ai componenti di un’organizzazione viene ri-chiesto di utilizzare lo skill più congeniale e naturale: la socialità. ci sono rischi: i decisori potrebbero non amare (e quindi favorire o approvare) la nascita di fatto di una organizzazione parallela a quella gerarchica, dotata di strumenti potenti di comunicazione, tipicamen-te molto più snelli ed efficaci di quelli tradizionali. Questo è il vero ostacolo allo sviluppo del BPM in chiave social.

riccardo lorusso

direttore mercati telco & media everis italia

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OsservatOriO

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CINA, un’occasione perdutaper l’ITALIA

Sono poche le aziende italiane che hanno saputo fin qui cogliere le opportunità dell’immenso mercato del Paese del Dragone. Coraggio e determinazione sono mancati a Fiat, al settore vinicolo, che oggi esporta meno del Cile, a quello del caffè, che non ha tentato di contrastare o almeno imitare il successo di Starbucks, e al turismo, dove abbiamo perso importanti posizioni. Le difficoltà, tuttavia, non mancano

l’incubo di prato, i falsi, i bassi costi. per molto tempo la cina è stata per le imprese italiane solo un nemico da combattere. una percezione che sta lasciando il posto all’altra faccia della medaglia, quella dell’opportunità.

anche perché nel frattempo la cina ha fatto ve-dere che oltre all’export può offrire un ricco mer-cato interno che sta facendo sentire il suo peso in comparti come quello del lusso. Vale la pena quindi di capire se e come è il caso di andare sul mercato cinese come ha cercato di fare il convegno organiz-zato a Milano “cina compra italia” organizzato da nuovo Mondo international, società specializzata nella collaborazione con le imprese per approcciare il mercato cinese.

se si guarda ai numeri la risposta è semplice. la cina da 25 anni cresce ininterrottamente con una tasso annuo medio di crescita del pil intorno all’8%. l’economia è cresciuta in termini reali di oltre 17 volte in trent’anni e a disposizione ci sono oltre

3mila miliardi di dollari di riserve. inoltre, è dotata di una massa critica formidabile, con oltre un miliardo di abitanti e città come shangai che ne contano circa 18-19 milioni.

l’export è ancora molto forte e realizza un sur-plus pari a 14.53 miliardi di dollari, ma il presidente Hu Jintao ha precisato che “la cina non è delibe-ratamente alla ricerca del surplus commerciale” e punta a un riequilibrio dei rapporti con i paesi stranieri. alle parole devono seguire i fatti, ma è vero che già oggi il 25% del fatturato totale del lus-so in europa è preda di compratori con gli occhi a mandorla. Frutto di un milione di nuclei famiglia-ri ad alto reddito (oltre un milione di dollari) che quest’anno cresceranno di 750.000 unità.

un mercato immenso, che per l’italia vale 7,8 miliardi di euro di fatturato, ma che rappresenta al momento un’occasione perduta come ha sottoline-ato roldano de Bastiani, sales manager di nuovo Mondo international.

di Luigi FerrO

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OsservatOriO | cina, un’occasione perduta per l’ ital ia

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continua formazione del personale e se la filiale è piccola il problema è evidente».

spesso l’erp utilizzato in azienda non è adatto per il paese degli ideogrammi. «oltre il 70% dei nostri clienti possedeva sistemi legacy che non potevano utilizzare software cinese». per risolvere il problema di solito la filiale si prende in carico tutta l’operazio-ne, ma i dipendenti sono pochi e il general manager, senza particolari competenze it, non può occuparsi di tutto. «così del sistema informativo si fa un utiliz-zo tipicamente italiano che riguarda gli adempimenti fiscali e non viene sfruttato come leva competitiva». excel rimane molto in voga per lo scambio di dati con l’headquarter, mentre con il passare del tempo si verifica un aumento dei dati extrasistema a causa del turn over e della mancanza di controllo.

coraggio e determinazione sono mancati a Fiat, al settore vinicolo che oggi esporta meno del cile, al caffè che non ha tentato di contrastare o almeno imitare il successo di starbucks che ha aperto 60 lo-cali solo a shangai e al turismo dove abbiamo perso importanti posizioni.

il sistema però non è esente a qualche preoc-cupazione. il mercato immobiliare agita i sonni del vertice cinese che è dovuto intervenire per evitare lo scoppio della bolla. i debiti delle amministrazioni locali sono ingenti e, come ha ricordato Giuliano noci, prorettore del polo territoriale cinese del poli-tecnico di Milano dalle colonne del sole 24 ore, “la crescita economica ha rallentato per la terza volta consecutiva in tre trimestri - passando dal +9,5% del pil a +9,4% fino ad arrivare al valore attuale intorno al 9,1 per cento. il surplus commerciale e le esportazioni sono diminuiti a causa della crisi eco-nomica dell’europa, principale area di destinazione dei prodotti cinesi”. l’economia appare “obesa”. troppo forte è il peso degli investimenti infrastrut-turali riveste rispetto al pil (circa il 50%) e troppo debole è, secondo noci, la componente dei consu-mi domestici (35% del pil).

definite luci e ombre dello scenario economico, la cina rimane comunque un paese fortemente ap-petibile per le imprese italiane. antonio carta, di cdm technoconsulting che da tempo lavora con aziende della penisola sottolinea come dal punto di vista tecnologico uno dei problemi riguarda l’u-tilizzo degli ideogrammi per i quali sono necessari software particolari. «in cina - racconta - poche persone parlano inglese e per questo i costi per le imprese sono maggiori».

poi ci sono i filtri a internet. per questo è ne-cessario scegliere il provider adatto che utilizza Hong Kong come base oppure ricorrere alla Vpn. per quanto riguarda la contabilità, basata sul pa-trimonio e non sul reddito, bisogna produrre molta documentazione, le fatture devono essere rilascia-te su moduli prefincati ma non ci sono particolari complicazioni. ci sono anche questioni organizza-tive. il nanismo italiano si vede anche lì. il nume-ro medio dei dipendenti della filiale di una società giapponese è di 100 dipendenti, quella americana 80, Germania 65, Francia 40 e italia 20. il proble-ma è che in cina, osserva carta, «fra i quadri esiste un forte turno over. la permanenza in azienda è spesso inferiore all’anno, c’è bisogno quindi di una

La difficile gestione delle risorse umane

Il fai date in Cina non è consigliato. È il primo avvertimento di Emanuela Gastaldi di Prem1er, società specializzata nelle human resources, che parte dalla demografia per parlare di diritto del lavoro. Sorprende l’uditorio spiegando che «La manodopera disponibile è inferiore alla richiesta del mercato anche a causa della legge sul figlio unico». Le proiezioni indicano che nel 2025 ci saranno 68 milioni di giovani in meno sul mercato. «Inoltre la migrazione dalle campagne verso la città si sta contraendo». La consapevolezza dei propri diritti aumenta e i giovani non apprezzano il sistema di cittadinanza che regola la vita nei centri urbani. Chiedono più diritti e qua e là filtrano notizie su scioperi come quella del villaggio di Wukang nel ricco Guandong dove 20mila abitanti sono stati assediati dall’esercito per cinque giorni. I riflessi sugli stipendi sono evidenti. Il salario medio mensile per un operaio è passato da 92 a 332 euro al mese e per il prossimo anno nel Guandong si stima una ulteriore crescita del 18-20%. La crescita dei salari serve a spingere il mercato interno dove gli impiegati guadagnano oggi 900-1000 euro mensili. Sul fronte del personale, per lavorare in Cina è meglio puntare su giovani che oltre all’inglese possiedano una formazione internazionale. E magari abbiano anche la predisposizione a cimentarsi con il cinese. «I lavoratori sono molto tutelati da una normativa simile a quella italiana». Il periodo di prova va da uno a sei mesi ed è necessario avere un partner locale per gestire i rapporti dal punto di vista del diritto del lavoro. Le sanzioni infatti sono pesanti. Il costo del lavoro si aggira sul 150% del salario netto e il licenziamento è ammesso in caso di violazioni e la procedura collettiva prevede un preavviso e il versamento di una mensilità. Il sindacato non è però molto agguerrito.

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Speciale “buSineSS intelligence”

A dispetto della congiuntura sfavorevole, gli investi-menti in sistemi di business intelligence nel corso del biennio 2009-2010 e del primo semestre 2011 sono cresciuti in modo significativo, con incrementi medi che superano il 7%. È quanto emerge dal Rapporto di ricerca 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Mila-no, recentemente pubblicato su www.osservatori.net, che si fonda su una solida base empirica costituita da più di 90 imprese intervistate, che hanno permesso di identificare alcune best practice e le principali tenden-ze evolutive in atto.

Dalla ricerca emerge che anche per il futuro le pro-spettive di sviluppo si presentano favorevoli, con una previsione di crescita superiore all’8% per il prossimo triennio. Gli investimenti in sistemi di BI continuano a risultare superiori alla media degli investimenti com-plessivi in ICT. Le applicazioni di business intelligence rafforzano il proprio ruolo strategico e rappresentano una priorità per i CIO, per il contributo che offrono

al miglioramento dei processi decisionali, all’ottimiz-zazione delle prestazioni, all’incremento dei ricavi, alla riduzione dei costi.

Il vantaggio principale conseguito dai sistemi di BI riguarda la maggiore efficacia delle decisioni, seguito dalla rapidità di reazione. Tra i benefici di natura orga-nizzativa, figurano la visione univoca delle informazio-ni e la maggiore condivisione della conoscenza.

Le barriere che ostacolano l’adozione di sistemi di BI, invece, sono prevalentemente di natura organiz-zativa e culturale. Da un lato, la mancanza di com-mitment dei C-level, la mancanza di visione strategi-ca che concepisca i progetti di BI come attività che riguardano l’impresa nel suo complesso, la carenza di comunicazione e collaborazione. Dall’altro, le resi-stenze culturali al cambiamento e la carenza di skills adeguate per poter impiegare gli strumenti di BI, e se-gnatamente gli Advanced Analytics, ovvero la capacità dei knowledge worker di ricercare informazioni e di tradurle in azioni efficaci.

COnTInuA LA CRESCITA DeGLI INVESTIMENTI neLLA BuSINESS INTEllIgENCE

Le applicazioni di BI rafforzano il proprio ruolo strategico e rappresentano oggi una priorità per i CIO italiani, per il contributo che offrono al miglioramento dei processi decisionali, all’ottimizzazione delle prestazioni, all’incremento dei ricavi e alla riduzione dei costi. Il Rapporto di ricerca 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano evidenzia i principali trend in corso

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Speciale “buSineSS intelligence”

I NuoVI SCENARI

Si sta rapidamente affermando un nuovo ambien-te competitivo sotto la spinta convergente di cin-que forze principali: la potenza metodologica degli Advanced Analytics per ricavare predizioni e svolgere ottimizzazioni; la diffusione dei social network con il loro enorme potenziale informativo; la crescita di collezioni di big data contenenti exabyte di dati, in prevalenza non strutturati; la disponibilità a basso costo di tecnologie cloud capaci, tra l’altro, di gestire big data su scala distribuita; la diffusione capillare di device mobili in grado di accedere ad applicazioni BI in remoto.

Le imprese sono quindi chiamate a raccogliere questa sfida e a inventare nuovi modi di competere e di svolgere le proprie attività, ponendo al centro le relazioni con i clienti e lasciandosi guidare dall’analisi della ingente mole di informazioni. Il tradizionale concetto di warehouse aziendale isolato e autosufficiente risulta ormai obsole-to. Assistiamo all’integrazione di più sistemi informativi, che includono content e knowledge management, data warehouse, data mart e architetture per la gestione di big data non strutturati, destinati a trasformarsi in un data warehouse virtuale a supporto delle analisi di BI e degli advanced analytics.

Carlo VercellisSchool of Management, Politecnico di Milano

La Business Intelligence va sul MobileL’adozione di dispositivi mobili evoluti come smartphone e tablet in ambito aziendale è in continua crescita. Il mercato è stato a lungo dominato dai sistemi RIM Blackberry che offrivano tuttavia un limitato supporto alle applicazioni di business intelligence; queste si riducevano spesso alla consultazione di report PDF che imponevano ai decision maker limitazioni di formato, scarsa interattività e bassa qualità di visualizzazione.Negli ultimi anni, con il miglioramento della qualità dei display, l’introduzione della tecnologia touch e l’incremento della potenza di calcolo disponibile, le applicazioni di mobile business intelligence hanno iniziato a destare l’interesse delle imprese e della maggior parte dei vendor. Secondo quanto evidenziato dal Rapporto di ricerca 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, recentemente pubblicato su www.osservatori.net, l’impiego delle funzionalità di BI su dispostivi mobili può essere declinato secondo tre diverse modalità: • Web-based reporting: l’utente accede a

report statici, o con limitata interattività,

attraverso il browser del dispositivo mobile;

• WebApp reports: i report, le dashbord e gli altri strumenti di analisi sono sviluppati appositamente per i browser dei dispositivi mobili e le loro interfacce touch;

• BI Apps: l’utente utilizza strumenti nativi sulla piattaforma mobile in uso. Le applicazioni sono quindi ottimizzate per lo specifico sistema-device e consentono di condurre analisi personalizzate ed interattive.

L’ampia diffusione di dispositivi tablet sul mercato ha dato origine allo sviluppo di nuovi strumenti di analisi che sfruttano appieno le capacità di calcolo e la qualità dei display, rendendo cosi possibile la consultazione di dashboard e report interattivi anche in mobilità. Il successo degli applicativi di mobile business intelligence può inoltre favorire il paradigma di self-service BI, consentendo all’utente mobile di creare analisi custom che possono essere di grande ausilio nel corso dei processi decisionali.

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Speciale “buSineSS intelligence”

per ulteriori informazioni. . .

Il Gruppo Baglioni, con sede a San Pietro Mosezzo (NO), è leader nelle “Pressure solutions” ovvero nella produzione di serbatoi in acciaio al carbonio, di se-paratori aria-olio e di filtri. Il Gruppo ha una dimen-sione internazionale; comprende infatti 4 aziende in Italia (AirCom, CSC, Comei, Coinox), Siap in Francia, Morganton in USA e 2 in Cina (AirCom e Eure). La Direzione Generale ed il Direttore del Personale ave-vano manifestato l’esigenza di poter analizzare i dati del Personale, sia a livello di azienda o di plant o di reparto, sia a livello di singolo dipendente, ma in futu-ro anche di operatore interinale. Per queste esigenze, Query Spa, software house specializzata in soluzioni gestionali e di analisi dati, ha sviluppato un progetto che sfrutta la peculiarità dei prodotti di Business Intelligen-ce, ovvero la capacità di elaborare grossi volumi di dati in tempi brevissimi e la possibilità di effettuare analisi multidimensionali. L’applicazione di Human Resources è andata così ad aggiungersi alle altre applicazioni pree-sistenti, sviluppate con lo stesso motore associativo di BI, per l’analisi commerciale, per la logistica e per l’area amministrazione e finanza.

Il progetto si basa sull’acquisizione congiunta dei dati delle Paghe dalla società di Consulenza del Lavoro che prepara i cedolini stipendio e delle Rilevazioni presenze. È stato impostato un automatismo che consente di importare ad ogni inizio mese tutti i dati del personale (dettagliati per singolo dipendente) definendo una ge-rarchia che, partendo dal singolo dipendente, passa al Centro di Costo di appartenenza, all’Ubicazione, al Plant e all’Azienda.

Al fine di garantire il corretto livello di riservatezza dei dati trattati, sono stati inseriti profili di accesso diversi-ficati che consentono, tramite l’utilizzo di password, di assegnare livelli di autorizzazione differenti.

L’applicazione consente l’analisi a 2 livelli: a livello aggregato per i vari stadi della gerarchia sopra definita oppure a livello individuale per singolo dipendente. Nu-merosi i report sviluppati, tra cui:• analisi anagrafiche: età, sesso, scolarizzazione, livello

d’istruzione;• analisi per tipo di contratto: determinato, indetermi-

nato, part-time;• analisi del Turnover: assunzioni, dimissioni;• analisi Ore Totali, divise in lavorate, non lavorate, stra-

ordinari; • confronto con le Ore Teoriche lavorabili;• assenteismo con le causali di assenza;• conteggio teste per area di appartenza: CDC, Ubica-

zione, Plant;• confronto dei dati del singolo dipendente con i valoro

medi dell’azienda.«Da quando ho a disposizione quest’applicazione,

da luglio 2011 - dice Luca Caccia, Direttore del Per-sonale e Controller del Gruppo Baglioni - posso ana-lizzare i dati del Personale delle aziende del Gruppo ed individuare eventuali criticità, a livello personale oppure a livello di reparto produttivo. Questo aiuta l’azienda nella definizione di nuovi modelli organiz-zativi e di politiche retributive che rendano Baglioni un’azienda appetibile per l’attività svolta e per un’at-tenta gestione delle risorse umane».

La Business inteLLiGenCe si estenDe aLL’anaLisi Dei Dati DeL PeRsonaLe

l’eSperienza del gruppo baglioni, che utilizza la Soluzione di bi di query come Strumento di planning & control delle riSorSe umane

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Speciale “buSineSS intelligence”

per ulteriori informazioni. . .

Nata a Monza nel 1922, oggi SAPIO è un Gruppo che opera sul mercato italiano e internazionale nel settore dei gas tecnici e medicinali offrendo prodotti, servizi e tecnologie a tutti i settori merceologici, in ambito industriale con la società dedicata SAPIO, oltre che al mondo della sanità pubblica e privata, con SAPIO LIFE.

La partnership tra BOARD e SAPIO ha una storia lunga e consolidata nel tempo. Le necessità iniziali (1996) del Gruppo erano legate alla gestione delle informazioni dei processi di vendita, ma nel corso degli anni la sinergia tra BOARD e SAPIO ha portato alla realizzazione di numerosi progetti con impatti su diversi processi aziendali: Amministrazione, Controllo di Gestione, Supply Chain, Direzione Commerciale e Direzione Aziendale. Di particolare rilievo tecnico e applicativo è la soluzione sviluppata per il Modello di controllo e di Contabilità Analitica: a partire da dati alimentati dal Ciclo Attivo e Passivo e dai Saldi Conta-bili viene elaborato un Conto Economico dettagliato sulle varie dimensioni aziendali.

«Le soluzioni BOARD si confermano nel tempo strategiche per il Gruppo SAPIO. Con una unica piat-taforma applicativa snella, veloce e poco onerosa siamo in grado di gestire al meglio i bisogni delle di-verse funzioni aziendali, rendendo possibile il rilascio in tempi veloci di nuovi servizi e funzionalità legate ad un ampio spettro di tematiche e con logiche anche complesse di gestione collaborativa, consolidamento dati e simulazione, garantendo comunque una facilità d’uso ed una efficacia nei risultati ai nostri utenti», commenta Stefano Ferrari, CIO del Gruppo SAPIO.

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un’unica piattaforma applicativa Snella, veloce e poco oneroSa conSente al gruppo, attivo nel Settore dei gaS tecnici e medicinali, di geStire al meglio i biSogni di buSineSS intelligence delle diverSe funzioni aziendali

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BOARD International è un software vendor interna-zionale leader nelle soluzioni software per Business Intel-ligence e Corporate Performance Management.Dalla sua fondazione nel 1994, BOARD International ha aiutato più di 2500 organizzazioni in tutto il mondo a migliorare l’efficienza e l’efficacia dei loro processi decisionali, unificando BI e CPM in un unico prodotto integrato: BOARD. BOARD garantisce una visione d’insieme delle informazioni aziendali, dalla formula-zione strategica all’esecuzione operativa, offrendo una soluzione d’avanguardia per il supporto e la gestione dei processi di misurazione, pianificazione e controllo delle performance.• ReportingeAnalisideiDati• Budgeting,Planning,Forecasting• ABCeAnalisidiProfittabilità• ScorecardingeDashboarding• StrategyManagement• ConsolidamentoCivilisticoeGestionale

GraziealsuoapprocciosenzaprogrammazioneBOARDha permesso ad aziende di ogni dimensione quali Arma-ni,Bauli,Bata,Conad,CreditoValtellineseeGranarolodi costruire applicazioni di BI e CPM ad una frazione del costo e dei tempi associato alle soluzioni tradizionali. GruppointernazionaleconheadquarteraLugano,Svizzera,BOARDInternationalhasedidiretteinItalia,Germania,Inghilterra,Spagna,StatiUniti,Australia,Giappone,India,Medio-OrienteeSingaporeeunnet-workmondialedidistributoriepartnercertificati.

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INTERVISTA

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La strada deLL’innovazione di anas

Numerosi i progetti avviati di recente dalla società. Per la progettazione e costruzione, un sistema per lo scambio dei documenti di commessa con i fornitori. Per la gestione della rete stradale, il collegamento alla centrale operativa di tutti i sistemi su strada e telecamere installate su veicoli. Per gli acquisti, un portale fornitori e un sistema di Cost management

in anas dal 2006, Pierluigi de Marinis - ingegnere con una lunga esperienza nella gestione dell’iCT - è artefice dell’innovazione del sistema informativo e dei processi aziendali della società, interessati in questi anni da un percorso di profondo rinnovamento che ha preso le mosse nel 2007 con l’implementazione di un sistema SaP integrato. il gestionale, che copre le principali aree di at-tività dell’azienda, rappresenta il cuore del nuovo sistema informativo ed è ormai a regime. in anas esistono poi differenti sistemi sviluppati ad hoc a supporto delle at-tività di progettazione, costruzione e esercizio della rete stradale, alcuni ancora in via di implementazione e desti-nati a rendere più efficienti ed efficaci i processi di lavoro.

«Per la progettazione e le costruzioni - racconta il Cio - abbiamo sviluppato un sistema di gestione documen-tale (chiamato PdM: Project document Management) accessibile a tutti i nostri fornitori e appaltatori: tutti i disegni e gli elaborati tecnici e gestionali di commessa verranno scambiati attraverso questo sistema, tenendo così traccia degli scambi tra l’azienda e l’esterno, con la

possibilità di inviare comunicazioni relative ai documen-ti». nell’attività di costruzione, inoltre, il sistema PdM consente di scambiare i dati del progetto esecutivo e costruttivo fino al completamento del progetto stesso.

Un altro sistema innovativo è il Road Management Tool (RMT), che supporta l’attività di esercizio della rete stradale ed è in fase di installazione all’interno delle 20 sale operative dell’anas dislocate sul territorio nazionale. Spiega de Marinis: «il sistema permetterà di far conver-gere tutti i segnali digitali che provengono dal campo prima nella sala operativa compartimentale e poi, con un’architettura a più livelli, nella sala operativa nazionale. i segnali provengono dai diversi dispositivi presenti su strada, quali i pannelli a messaggio variabile, le telecame-re, i sensori di traffico, le colonnine SoS, le stazioni me-teo, i sistemi di comando e controllo in galleria, i sistemi di illuminazione, i semafori, ecc».

Giunti alla sala operativa, i segnali sono armonizzati e presentati all’operatore con una visualizzazione grafica su un tabellone sinottico che evidenzia le informazioni

PIERluIgI DE MARINIS CIO

AnAs

di MANuElA gIANNI

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INTERVISTA | La STRada deLL’ innovazione di anaS

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più rilevanti ai fini della gestione, come per esempio si-tuazioni di forte traffico o un malfunzionamento degli impianti di galleria. «il sistema ci permette di tenere sotto controllo tutti gli aspetti relativi al nostro business nelle sue diverse sfaccettature in un’unica visuale, che oltre che sinottica è geografica: ci appoggiamo per questo a Google enterprise, sulla base della nostra cartografia specifica relativa alla rete stradale», specifica il Cio.

Per estendere ulteriormente il controllo sul territorio, anas ha anche installato su oltre 1000 veicoli della flotta aziendale (auto, camion, mezzi speciali, ecc) un sistema di geolocalizzazione GPS e una telecamera - estraibile per permettere di fare anche riprese a mano - collegati ad un computer di bordo. dalla sede è possibile visualizzare in tempo reale la posizione sul territorio di tutti i veicoli. Se la copertura della rete cellulare lo permette, i video registrati dalle telecamere possono essere trasmessi in tempo reale. in caso contrario i filmati vengono memoriz-zati e possono essere trasmessi in un secondo momento, quando il mezzo rientra alla base.

«Questo sistema è estremamente utile: ci permette non solo di sorvegliare le strade, ma anche di documen-tare un incidente, monitorare il traffico, lo stato delle strutture stradali, dello sfalcio dell’erba a lato delle strade e via dicendo, ottimizzando gli interventi sulle infrastrut-ture. Stiamo anche dotando tutti i nostri sorveglianti di un palmare che permette di raccogliere questo tipo di informazioni e comunicarle alle sedi; stiamo quindi le-gando strettamente il lavoro che viene fatto su strada ai nostri sistemi informativi, due mondi che erano fino ad oggi rimasti scollegati». il motore è sempre il gestionale SaP, che tiene traccia dei costi di gestione relativi sia al personale che alle risorse (come cartelli, sale da spargere sulla strada, servizi di pulizia e di manutenzione ecc.) e che permette ad anas di avere a disposizione il dettaglio dei costi per ogni tratto stradale.

Un altro progetto innovativo che ha visto impegnato de Marinis è un nuovo sistema di pedaggiamento free flow da implementare su alcune autostrade e Raccordi autostradali in gestione diretta anas.

Tramite sofisticati apparati tecnologici, il nuovo siste-ma sarà in grado di leggere la targa, identificare la ti-pologia del veicolo e la tariffa ad essa associata al suo passaggio; il cliente creerà quindi un conto targa asso-ciato al veicolo per poter poi effettuare il pagamento. «C’è una legge del 2010, ma siamo in attesa di un decre-to attuativo del governo per tradurre questo progetto in realtà e installare i primi portali di passaggio», conclude de Marinis.

La gestione degli acquisti di Anas

Anas sta portando avanti da alcuni anni un percorso di rinnovamento nella gestione degli acquisti, secondo un’impostazione strategica di razionalizzazione ed efficientamento della spesa. Tale percorso – oltre a rispettare le normative che regolano gli acquisti di organismi di diritto pubblico – vede l’ampio utilizzo di tecnologie abilitanti specifiche per i processi di approvvigionamento. Se inizialmente – a partire dal 2006 – il supporto tecnologico riguardava essenzialmente le gare (gestite online sia sopra sia sotto soglia comunitaria, con il coinvolgimento di oltre 4000 fornitori), oggi è l’intero ciclo di acquisto ad essere gestito telematicamente, in integrazione con i sistemi ERP aziendali. Non più “solo procurement” dunque, ma vero e proprio “cost management”, attraverso una piattaforma tecnologica – sviluppata da BravoSolution – che, oltre a strutturare e snellire i processi di acquisto aziendali, raccoglie e mette in relazione tra loro informazioni sugli acquisti spesso disponibili in azienda ma disperse, e dunque “invisibili”. La valutazione dei fornitori - solo per fare un esempio - diventa, grazie a questa tecnologia, un processo strutturato e trasparente, tramite il quale i referenti aziendali coinvolti (i clienti interni) possono esprimersi in relazione a specifiche prestazioni. E sapere nel dettaglio quanto e come si sta spendendo, e quanto questa spesa si “scosta” dal budget stimato diventa, con le funzionalità di Analisi della Spesa, un’operazione praticamente immediata.Tracciabilità, condivisione di processi e informazioni, velocità, coordinamento, visibilità sulla spesa, razionalizzazione: se i “driver” che stanno guidando il rinnovamento di Anas sul fronte acquisti possono sintetizzarsi così, la tecnologia si qualifica, senza dubbio, come “motore” del cambiamento.

L’azienda

Con 6.584 dipendenti, l’Anas è il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale. È una società per azioni il cui socio unico è il Ministero dell’Economia ed è sottoposta al controllo ed alla vigilanza tecnica ed operativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Anas ha una presenza capillare sul territorio nazionale garantita e coordinata da un’articolata struttura di unità periferiche. Il patrimonio stradale dello Stato affidato ad Anas è costituito da oltre 30mila Km di strade ed autostrade di interesse nazionale. Grazie al notevole bagaglio di esperienza accumulato in 80 anni di operatività ed alle conoscenze del proprio personale dirigenziale e tecnico, l’Anas ha recentemente ampliato la gamma di servizi offerti, potendo svolgere attività di supporto agli enti pubblici e offrirsi come elemento catalizzatore in Italia e all’estero nei servizi di progettazione, costruzione e manutenzione stradale.

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INTERVISTA

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EfficiEnza e sErvizio al cliente, in MEdia world crEscono insieme

Invece di tagliare voci di costo, il retailer ha scelto la via dell’innovazione dei processi in essere, con il duplice obiettivo del risparmio e del servizio al cliente. Numerosi gli esempi, fra cui la gestione delle carte di credito, lo scambio dei documenti con i fornitori e la relazione con il cliente nel punto vendita. Intervista a Stefano Biffi, CFO

classe 1965 e una laurea alla Bocconi, stefano Biffi è dal 2009 chief Financial Officer e membro del consi-glio di amministrazione di mediamarket italia, incarico che ha assunto dopo aver ricoperto lo stesso ruolo per nove anni in ikea. la sua responsabilità si estende ad amministrazione, gestione fiscale, finanza, controllo di gestione, internal audit, reporting e it, in corresponsa-bilità con il ciO. Biffi si occupa anche dei pagamenti e del back office dei 110 negozi della catena di elettronica di consumo. in questi anni di lavoro in mediamarket, il manager ha avviato e gestito diverse iniziative innova-tive che hanno contribuito alla costante crescita del retailer, che in controtendenza con l’andamento gene-rale del settore ha continuato negli ultimi anni a regi-strare risultati positivi e ad aprire nuovi punti vendita.

Dottor Biffi, quali sono a suo avviso le sfide più rilevanti che un CFO si trova ad affrontare in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo?

credo che il vero valore aggiunto di una persona che ricopre il mio ruolo sia cercare di facilitare il bu-siness. i cFO vivono di regole fiscali e civilistiche, e l’atteggiamento giusto è quello di trovare, all’interno di leggi e normative, la possibilità di fare delle cose in-novative. naturalmente tutti quanti lavoriamo per la crescita dell’azienda, ed il mio è uno dei ruoli che può dare un contributo importante. in questi anni abbiamo registrato sempre risultati positivi, malgrado il mercato dell’elettronica di consumo sia in contrazione: tra le multinazionali con bilanci approvati siamo gli unici con questi risultati. ciò non toglie che anche noi risentiamo della situazione economica-finanziaria del Paese, che spinge tutte le aziende ad avere politiche aggressive sui prezzi e conseguentemente sui margini. serve il giusto bilanciamento tra l’aspetto commerciale e la ri-cerca di efficienze nel conto economico, con l’obiettivo ultimo di avere un eBit positivo. in momenti di crisi la cosa più semplice è tagliare i costi, dopo un’analisi in dettaglio del conto economico. noi invece stiamo cer-

STEfANo BIffI

ChieF FinanCial OFFiCerMeDiaMarket italia

di mANuElA gIANNI

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INTERVISTA | eFF ic ienza e serviz iO al cl iente, in media wOrld crescOnO ins ieme

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cando di fare qualcosa di diverso: migliorare l’efficien-za dei processi in essere, riducendo i costi ma fornendo al contempo un miglior servizio al cliente.

Qual è, dal suo punto di vista di CFO, il ruolo che le tecnologie possono giocare?

la tecnologia è fondamentale in tutti gli ambiti di applicazione. credo che il prerequisito più importante per realtà grandi come la nostra sia quello di avere informazioni attendibili e in tempo reale, ovvero ciò che sta sotto il cappello della Business intelligence. alla base di tutto quello che facciamo c’è un datawa-rehouse che contiene tutte le informazioni rilevanti: solo così possiamo per esempio gestire al meglio gli stock e i riordini.

Questo è un aspetto che può fare la differenza. Un altro esempio è l’automazione del processo di ri-cevimento merci, che ora prevede la lettura con lo scanner della bolla o del documento di trasporto, ren-dendo subito disponibili le informazioni.

in linea con l’obiettivo di rendere più efficienti i processi migliorando il servizio al cliente, quali sono le principali iniziative che l’hanno impegna-ta in questi anni di lavoro in Mediamarket?

abbiamo iniziato nel 2008 a mettere in discussione la struttura organizzativa dell’azienda, analizzando tut-to quello che facciamo e come lo facciamo.

non è sempre facile, ma ci sono delle grandi oppor-tunità da cogliere se c’è la voglia di trovare soluzioni in-novative. ad esempio, abbiamo scelto di gestire inter-namente il servizio di pagamento con le carte di credito nei punti vendita, che in precedenza era affidato a una banca: dato che il flusso delle transazioni era condivi-so con altri retailer, in momenti di grande afflusso di clienti si venivano a creare colli di bottiglia. la scelta di essere autonomi su questo ci ha premiati, portando un

doppio vantaggio, sul conto economico e sul servizio al cliente: abbiamo impen-nato il livello di servizio passando da circa il 98% di transazioni andate a buon fine al 99,99%, con un risparmio del 25% all’anno in commissioni.

in questo mo-mento stiamo rivedendo tutti i processi dei negozi, an-che a livello centrale. È un lavoro duro ma di qualità.

Quali altre innovazioni ave-te introdotto nel punto vendita?

abbiamo introdotto l’u-tilizzo di un catalogo elet-tronico, che oltre a permettere di stampare i cartellini di prezzo in modo automatico, aiuta la ricerca di informazioni sui prodotti.

Grazie a questo sistema e alla copertura wi-Fi che abbiamo completato in tutti i negozi, stiamo dotando di un palmare alcuni dei nostri addetti, che possono così fornire ai clienti nel punto vendita informazioni sui prodotti in tempo reale, come le caratteristiche tecniche o gli accessori, senza che quindi siano più costretti ad allontanarsi per consultare i terminali che si trovavano in negozio, dando vita a una nuova shopping experience. stiamo così modificando la re-lazione fra il visitatore, potenziale cliente, e l’addetto alla vendita.

al momento stiamo testando le innovazioni nel ne-

«Due anni fa abbiamo avviato la centralizzazione della contabilità del ciclo passivo, un prerequisito dell’EDI che ha anche portato un saving importante. Attualmente, circa il 50% dei documenti scambiati con i nostri 350 fornitori - in prevalenza fatture - è in formato elettronico. Stiamo dando un forte impulso a tutto il settore»

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gozio di Parma, che rappresenta la nostra culla dell’in-novazione tecnologica.

abbiamo anche avviato il progetto dei totem nei punti vendita, che servono a dare maggiore autonomia ai nostri clienti nel cercare informazioni sul prodotto, nel sapere quanti punti ha sulla propria carta, essere informato delle promozioni in corso e quant’altro. cer-chiamo di rendere il negozio maggiormente interattivo. abbiamo anche studiato una serie di soluzioni tecno-logiche che prevedono l’utilizzo di schermi posizionati all’ingresso dei negozi con le promozioni in atto, che possono essere aggiornati in tempo reale: sono più ap-pealing a livello visivo e annullano il costo della stampa dei volantini cartacei.

avete avviato da un paio di anni un importante progetto eDi di integrazione di filiera. Qual è la si-tuazione attuale?

Quando sono arrivato in azienda, tre anni fa, la con-tabilità del ciclo passivo era distribuita sui punti vendita, con una funzione centrale. Questo permetteva sicura-mente di essere più vicini al business, ma comportava una dispersione di energie e di risorse, e soprattutto non permetteva l’implementazione dell’edi in azienda. due anni fa – dopo avere condotto diverse analisi e aver implementato una serie di attività che prima non erano previste – abbiamo avviato la centralizzazione della con-tabilità, un prerequisito dell’edi che ha anche portato un saving importante: abbiamo aggiunto 18 risorse in

centrale, ma ne abbiamo risparmiate 174 – rialloncando-le nei punti vendita laddove ce n’era più bisogno – con una riduzione dell’impatto economico di quel processo del 30%.

attualmente, circa il 50% dei documenti transati – in prevalenza fatture – è in formato elettronico. stiamo dando un impulso forte a tutto il settore: si tratta di circa l’80% dei documenti totali transati. abbiamo un piano di roll out di tre fornitori al mese. abbiamo fret-ta, ma non è la fretta che ci guida.

la scelta è stata quella di gestire l’intero ciclo dell’ordine, non solo le fatture, pur a fronte di uno sforzo maggiore, che ha visto il coinvolgimento di tutte le aree dell’azienda. infatti, se il vantaggio si ha all’interno della contabilità, lo sforzo è di tutti: si tratta di un progetto che riguarda l’intera azienda, con un commitment che deve arrivare dal consiglio di ammini-strazione e non solo dall’ufficio finanziario. noi abbia-mo cercato di coinvolgere tutti i dipendenti, spiegando i motivi e cercando di trasferirne i vantaggi: devo dire che abbiamo avuto un buon riscontro. Per i contabili, in particolare, si è trattato di una vera e propria rivo-luzione: si è passati da un lavoro operativo - come la registrazione delle fatture - ad attività più qualificanti, come l’analisi, il controllo e la verifica. anche la funzio-ne commerciale alla fine ha risposto bene, anche se per loro il nuovo processo ha comportato maggiori attività da svolgere.

Quali sono gli impatti del progetto eDi?abbiamo migliorato tantissimo la qualità del do-

cumento e delle informazioni, riducendo del 40% le contestazioni, liberando quindi ore lavorate con un conseguente beneficio economico.

la mutata modalità collaborativa è stata accolta in maniera differente dai fornitori, che sono 350, per la maggior parte multinazionali. talvolta per loro si è reso necessario apportare dei cambiamenti sul sistema, piuttosto che nel modo di lavorare.

Queste iniziative sono guidate dalla casa madre o vi muovete in autonomia?

Facciamo parte di un gruppo, quindi non operiamo in autonomia, ma spesso siamo molto più veloci della casa madre, e infatti veniamo scelti come pilota per testare i progetti. È il caso dell’ecommerce, che in italia è già attivo da 12 anni.

Mediamarket

Mediamarket S.p.A. appartiene al gruppo tedesco Metro e opera in Italia attraverso i marchi Media World, Saturn, Media World Compra On Line e Saturn Online Shop. Con un fatturato 2010 pari a 2.514 milioni di euro e un organico di oltre 7.500 collaboratori, rappresenta la prima realtà del settore in Italia.Media World è presente con 93 punti vendita collocati prevalente-mente nei maggiori centri commerciali. Saturn, invece, si posiziona all’interno dei centri urbani e oggi è presente con 17 punti vendita, collocati nelle principali città italiane.Mediaworld.it, lanciato nel 1999, è ad oggi il primo sito e-commerce di beni di elettronica B2C in termini di accessi e fatturato. Saturn Online Shop (www.saturnonlineshop.it) è attivo da maggio 2011.

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Aperto da una sessione plenaria con l’intervento di noti esponenti del settore ICT, il forum è proseguito con oltre 40 workshop in cui Agomir ed i suoi partner si sono alternati per presentare applicazioni, innovazioni, tendenze e casi di successo, anche grazie al contributo di testimonianze di aziende clienti.Un’occasione importante di networking e aggregazione per tutte le professionalità del settore oltre che un appuntamento di condivisione e confronto sui temi informatici attuali e futuri. Numerosi i temi approfonditi, tra cui: software gestionali, sistemi hardware integrati, virtualizzazione e server consolidation, web marketing, SEO/SEM, business intelligence, asset management, backup e disaster recovery, sicurezza perimetrale, CAD/CAM, efficienza energetica e molto altro.

Soddisfatto Mario Goretti, amministratore delegato di Agomir S.p.A.: “Abbiamo rispettato le attese: l’idea è quella di rafforzare il valore dell’informatica a supporto dell’evoluzione delle imprese e, più in generale, di fare cultura. L’evento ha rappresentato l’occasione ideale per dare dimostrazione pratica di come l'investimento in soluzioni hardware e software possa essere davvero una leva efficace per la crescita del business aziendale e non un mero costo. Ancora oggi, in alcuni casi, si pretendono soluzioni hardware e software veloci, a costi bassi. Fortunatamente, però, alcune aziende hanno capito il valore aggiunto che l’ICT è in grado di dare ai loro processi. Hanno appreso il forte legame esistente tra tecnologie informatiche e risultati economici, specie in un momento di ristrutturazione del mercato come quello che stiamo vivendo”.

SemplicementeGrazie!

www.ictforum.it

Corso Promessi Sposi, 72 - 23900 Lecco - Tel. +39 0341 25 94 11 - Fax +39 0341 25 03 40 - www.agomir.com - [email protected]

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publiredazionale

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Si è formalmente conclusa la prima fase di proget-to che aveva lo scopo di favorire la semplificazione delle procedure commerciali, amministrative e ope-rative che regolano le relazioni tra i diversi attori della filiera Eldom (elettrodomestici ed elettronica di consumo), dematerializzando l’intero ciclo d’or-dine standardizzando le modalità di trasmissione dei dati in formato elettronico (EDI): Anagrafiche di prodotto e Listini, Ordine e Conferma Ordine, Bolla di Consegna, Fatture.

Il raggiungimento di tale obiettivo ha permesso alle nostre aziende di ridurre drasticamente gli errori, con un conseguente abbattimento dei costi amministrati-vi e un aumento dell’efficienza dell’intera filiera.

Nel solo 2011 è stato superato il milione di docu-menti transati.

Oggi Ediel affronta il passo successivo: svilup-pare progetti sempre basati sullo scambio di flussi informativi, atti a sviluppare la collaborazione fra le aziende che aderiscono al consorzio.

Il primo è la Piattaforma di Logistica Collabora-tiva che, sviluppata in collaborazione con il partner tecnologico TESI S.p.A., permette di migliorare l’ef-ficienza dei processi distributivi lungo la filiera El-dom, coinvolgendo e integrando anche i maggiori operatori logistici nazionali. La piattaforma web centralizzata consente di mettere in comunicazione e di integrare i diversi attori della filiera (Fornitori,

Retail e Logistici) secondo una logica “molti a molti”, scambiando e condividendo in tempo reale informa-zioni e documenti.

La razionalizzazione del processo di “Booking”, con una vera e propria condivisione della gestione delle agende di consegna in un unico strumento operati-vo offre vantaggi molteplici ed equamente distribuiti fra tutti gli attori della filiera. Basti pensare che, fino ad oggi, le prenotazioni delle consegne avvenivano tramite canali tradizionali destrutturati quali telefo-no, mail, fax, ecc., senza alcuna possibilità di fornire informazioni aggiuntive. Invece adesso, tramite la piattaforma, oltre che a prenotare “on line” le con-segne, il destinatario, al momento dell’accettazione della prenotazione, ha anche la possibilità di prendere visione dei dettagli di ogni singola consegna (codice articolo, descrizione, quantità in consegna, pesi, volu-mi, ecc.). Tali informazioni consentono al destinatario di organizzare al meglio sia le risorse che le attività per il ricevimento della merce, evitando, in tal modo, onerose incomprensioni con l’operatore logistico.

Crediamo che una diffusione rapida e capillare della piattaforma sia un beneficio per tutti. Pensia-mo infatti alla velocizzazione del processo, alla sua certificazione, alla trasparenza informativa che si genera; ma anche alla riduzione dei costi di tran-sazione grazie alla semplificazione, all’eliminazione degli inutili supporti cartacei e all’azzeramento degli errori impliciti nella gestione manuale e duplicata.

LogistiCa CoLLaBorativa, uN Nuovo strumeNtoaL servizio deLL’effiCieNza di fiLiera

la piattaforma web centralizzata consente di mettere in comunicazione e di integrare i diversi attori della filiera (fornitori, retail e logistici) secondo una logica “molti a molti”, scambiando e condividendo in tempo reale informazioni e documenti

per ulteriori informazioni. . .

www.edieL. it

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rubrica | r icerche e studi

La seconda edizione dell’E-ricsson Networked Society City Index (www.ericsson.com), redatto insieme ad Arthur D. Little - società di consulenza direzionale - classifica 25 tra le maggiori città del mondo in base alla loro capacità di sfruttare l’ICT per generare benefici sociali, economici e ambien-tali. Nell’elenco non figura nessuna città italiana.

Ad esempio la prima clas-sificata, Seul, sta utilizzan-do le potenzialità dell’ICT per trarre notevoli benefici ambientali attraverso la re-alizzazione di progetti high tech, e la seconda, Singa-pore, sta trainando in modo deciso l’innovazione nel set-tore dell’e-health ed è all’a-vanguardia nella gestione del traffico.

Patrik Regardh dell’E-ricsson Networked Society Lab ha sottolineato che «Le città che si sono posizionate

nella parte alta della clas-sifica sono quelle che più delle altre sono in grado di attrarre idee nuove, capitali ed eccellenze. Questo com-porta un progresso costante in termini economici, sociali e ambientali».

Il tema dell’impatto ambientale - dovuto per esempio all’incremento di emissioni di CO2 – e del supporto che le tecnologie riescono a dare in tal senso è poi particolarmente delica-to vista la stretta relazione con l’aumento dei consumi e di conseguenza con la crescita del PIL pro capite. Il Networked Society City Index ha mostrato come l’ICT possa essere utilizzato per annullare la corrispon-denza diretta tra la crescita del PIL e le emissioni di CO2: infatti, una città con un PIL elevato può sfruttare l’ICT per ridurre i consumi, ad esempio introducendo for-

le citta’ che sfruttano meglio l’ict a scopi sociali, economici e ambientali

Seul, Singapore e Stoccolma sono le più virtuose, mentre non compare nessuna città italiana nella classifica delle prime 25Uno studio di Ericsson e Arthur D. Little

La cLassifica deLLe città più virtuose

a cura di paoLa capoferro ronchetta

me di pendolarismo smart, mentre un Paese o una città in via di sviluppo può sce-gliere modalità di crescita più sostenibili, privilegiando per lo stesso tipo di servizi la dimensione virtuale anzi-ché fisica.

Il nuovo studio mette in luce inoltre i benefici che l’ICT ha generato in altri am-biti come la sanità, l’istruzio-ne, l’economia e l’efficienza in generale, così come le interazioni dei cittadini con l’ICT stessa.

«Nel momento in cui i bi-sogni fondamentali dell’uo-mo vengono soddisfatti, l’attenzione si sposta per esempio verso uno stile di vita più equilibrato, una sce-na culturale ricca, la qualità dei trasporti, agevolazioni nelle transazioni, salute e appagamento in termini di livello di istruzione e pulizia dell’ambiente urbano,» ha dichiarato Erik Almqvist, Di-

rector Arthur D. Little «L’ICT ha il potenziale di migliorare la qualità della vita in molti di questi settori e la con-nettività stessa, disponibile sempre e ovunque, è con-siderata sempre più spesso un diritto fondamentale per il cittadino».

La ricerca ha quindi mo-strato come numerose città dell’area BRIC (Brasile, Rus-sia, India, Cina), come ad esempio San Paolo e Delhi, abbiano avviato iniziative in ambito ICT per superare ra-pidamente il proprio divario socio-economico. San Pao-lo, in particolare, ha ricevuto numerosi riconoscimenti na-zionali e internazionali per il suo programma che prevede la massimizzazione dell’in-clusione sociale attraverso il digitale. Iniziative di questo tipo dimostrano la crescen-te consapevolezza della necessità di promuovere l’alfabetizzazione digitale e il suo ruolo strategico nello sviluppo di un Paese.

A Delhi sono in corso diversi progetti che fanno leva sull’ICT per migliorare la qualità della vita dei cit-tadini. Come ad esempio Eko, iniziativa che consente di effettuare transazioni fi-nanziarie di importi limitati attraverso dispositivi mobili o in punti vendita seleziona-ti. Eko serve oltre 1,3 milioni di clienti e ha processato transazioni per un totale di 500 milioni di dollari tra pagamenti e micro deposi-ti. In una città come Delhi, i cittadini possono così bene-ficiare dell’accesso a servizi finanziari di base e utilizzarli nell’ambito di proprie attivi-tà imprenditoriali e per rice-vere il pagamento del lavoro svolto.

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rubrica | RICERChE E STuDI

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Partiamo dai dati positivi. Il 94% delle imprese italiane sopra i 10 addetti ha un ac-cesso Internet e il 76% è la percentuale di aziende che utilizzano la Rete per rela-zionarsi a vari livelli con la Pubblica Amministrazione. La connessione a banda larga è molto diffusa (88%), anche se con velocità non strabilianti (il 73% va a meno a di 10 Mbit/s).In compenso, solo il 63% del-le aziende (sempre sopra i 10 dipendenti) dispone di un sito Web. Poche quelle che acqui-stano online (27%) e ancor meno quelle che vendono via Internet (5,4%).

È un bilancio contraddito-rio quello che arriva dalla rile-vazione Istat sull’uso dell’ICT nelle imprese. Se da un lato Internet e il Web sono un dato di fatto nelle aziende, dall’al-tro si assiste ancora a una certa inerzia nell’utilizzo a tutti i livelli delle nuove tecnologie.

Per esempio, è un segnale importante il fatto che il 65% delle imprese abbia fatto uso di servizi offerti sul Web dalla Pubblica Amministrazione: il 39% ha inviato alla PA moduli compilati online (contributi dei dipendenti, reddito d’impresa, IVA, documenti doganali).

Eppure, meno del 15% adotta la fatturazione elet-tronica in un formato che ne consenta il trattamento auto-matico dei dati.

Altro esempio è l’e-com-merce. Il commercio elettroni-co è di casa in 3 imprese su 10. Ma, come abbiamo accenna-to, il 5,4% vende online i pro-pri prodotti e i volumi in gioco

sono veramente ridotti (il 5% del fatturato totale).

Permane purtroppo il gros-so divario fra piccole e grandi imprese. Secondo l’Istat, il gap nell’uso delle nuove tec-nologie è nell’ordine del 30% per attività quali l’utilizzo del 3G per l’accesso a Internet, l’invio online alla PA di moduli compilati, la conclusione via Internet di intere procedure amministrative, l’ecommerce, l’utilizzo di software di col-laboration. Ma il sito come viene usato? Il servizio offerto più frequentemente riguarda il catalogo o il listino prezzi (33%). Il 13,5% dà al visitato-re la possibilità di effettuare ordine online e solo il 6,1% permette di tracciare via In-ternet l’ordine. Permane an-cora in molti casi il concetto di sito vetrina, Nell’indagine 2011, l’Istat ha anche raccolto informazioni sull’adozione di pratiche di risparmio energe-tico, che riguardano l’uso di tecnologie che consumano meno risorse (carta, energia) o finalizzate a sostituire gli spostamenti (videonferenze, Internet). In genere, si assiste a un’elevata sensibilità delle imprese verso le tematiche di Green ICT: il 47% ha dichiarato di aver adottato iniziative pe ridurre il consumo energetico dei dispositivi ICT o pratiche che permettono di ridurre i consumi di energia nei pro-cessi aziendali. Le imprese più virtuose sono ovviamente le grandi, ma anche le aziende con meno di 50 dipendenti hanno nel 45% dei casi adot-tato iniziative Green.

Il Belpaese è primo nella clas-sifica mondiale dell’utilizzo dei social network e blog, se-guito dal Brasile e dagli Stati uniti, con rispettivamente l’85% e il 79% di appassio-nati. E non si parla solo di numero di visite ma anche di tempo passato sui social media: all’incirca un terzo di tutto il tempo trascorso onli-ne, contro un quarto degli americani.

A metterlo nero su bian-co è Nielsen (http://www.nielsen.com) - la società che fornisce informazioni di marketing e rileva i dati sui consumi e sull’utilizzo dei media - nel report “Sta-te of the Media: The Social Media Report” che esplora i cambiamenti in atto nel panorama dei social media, le modalità di interazione dei consumatori con i nuo-

vi modi di comunicare e le piattaforme digitali che ne trainano l’utilizzo. Lo studio ha posto l’attenzione anche sul potere che oggi hanno i social media nell’influenzare il comportamento dei consu-matori. Si tratta prevalente-mente di dati relativi al mer-cato uSA, ma ci sono anche alcuni interessanti dati sugli altri Paesi, tra cui l’Italia.

Ovviamente la piatta-forma che risulta essere maggiormente utilizzata è Facebook, che in Italia conta ben 21 milioni di utenti. A pre-diligere il sito di Zuckerberg sono i giovani tra i 18 e i 34 anni e anche la “quota rosa” del web, che rappresenta il target complessivamente più attivo sui social network. Gli uomini invece preferiscono LinkedIn e Wikia.

Il report mette però in evi-

La Pubblica Amministrazione italiana ha bisogno di infor-mazioni “intelligenti” e sta concentrando gli investimen-ti per i prossimi 5 anni sulla Business Intelligence.

L’applicazione degli stru-menti di BI nella PA - in ter-mini di livello di cultura, valore metodologico e valorizzazio-ne del patrimonio informati-vo pubblico - è stata messa sotto la lente d’ingrandimen-to nel rapporto realizzato da Nomisma – società di studi che esercita la funzione di osservatorio locale, nazionale e internazionale sui fenomeni economici – con il contributo di Iconsulting e DigitPa.

La premessa dello studio è che, contrariamente a quan-to si pensa, in questi anni è stato fatto uno sforzo di am-modernamento tecnologico significativo, influenzato pro-

babilmente anche dai bassi livelli di partenza: le ammini-strazioni sono state dotate negli ultimi dieci anni di una struttura informatica di asso-luto rilievo – a fronte di un in-vestimento medio annuale di due miliardi di euro – e hanno acquisito le risorse umane e professionali necessarie alla sua gestione.

Il vero punto di snodo per il futuro sarà rappresentato da come riusciranno a gestire e utilizzare l’enorme mole di dati di cui oggi dispongono. Complessivamente, infatti si parla di mettere a sistema circa 1.400 basi di dati pub-bliche che contengono circa mezzo milione di gigabyte, con un costo correlato di manutenzione e razionaliz-zazione non indifferente: si prevede che nei prossimi 5 anni saranno investiti non

web e imprese, un rapporto ancora difficile

Solo il 62,6% delle aziende sopra i 10 addetti dispone di un sito. I dati Istat

l’italia prima al mondo nell’utiliZZo dei social media il report di nielsen

In Italia dilaga la moda dei blog e dei social network: nel mese di giugno 2011 a visitarli è stato ben l’86% degli internauti nostrani

la pubblica amministraZione italiana ha bisogno di business intelligence

Uno studio Nomisma sostiene che il salto da fare è nell’intelligence attraverso cui rendere i dati pubblici fruibili e intellegibili

denza una tendenza chiara: i social network continuano a crescere ma non hanno schiacciato i blog. Facebook resta il numero uno assolu-to ben distaccato (anche in America) da Twitter, ma Blog-ger e Tumblr - un social media emergente che ha triplicato la sua audience nell’ultimo anno in uSA - tengono bene.

È poi interessante sottoli-neare come la consultazione dei social network avvenga sempre più spesso in mobilità: è circa il 40% degli utenti ad accedervi dal telefono cellula-re, sia in Italia che negli Stati uniti, e sono soprattutto gli over 55 a trainare il loro svilup-po da Mobile. Questo anda-mento trova riscontro anche nel fatto che le applicazioni di social networking sono la terza categoria di App più sca-ricata, dopo giochi e meteo.

meno di 250-300 milioni di euro. Secondo il rapporto, le principali banche dati (centrali o locali, centralizzate o fede-rate) su cui si stanno con-centrando le azioni a favore di una maggiore disponibilità e di una migliore interopera-bilità sono quelle riferite alle anagrafi della popolazione, alle basi territoriali, al catasto e alla fiscalità.

È quindi inevitabile che la Business Intelligence acquisti un ruolo preponderante tra le priorità future delle PA, te-nendo sempre ben presente che oltre alle risorse finan-ziarie – il mercato potenziale di prodotti e servizi di BI può essere stimato in non meno di 300-350 milioni di euro – sarà necessario disegnare una vera e propria strategia e una logica di mercato aperta nei dati, nei formati e nella leggibilità delle informazioni.

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I l DATABASE

• Oltre 120.000 contatti profilati

I R ISULTATI

Nel corso dell’ultimo anno le attività di promozioneper i nostri clienti hanno ottenuto mediamentei seguenti risultati:

• Tasso medio di apertura 18%

56%

End-user

44%

Offertae canale ICT

La segmentazione dei contatti End-user:

FUNZIONE

ICT, Sistemi Informativi | 32%

Commerciale,

Business Development | 14%

Marketing, Comunicazione | 12%

Amministrazione, Finanza,

Controllo | 10%

Ricerca e Sviluppo, Design | 6%

Acquisti | 5%

Logistica Supply Chain | 5%

Produzione, Operations | 3%

Risorse umane,

Organizzazione | 2%

Altro | 11%

DIMENSIONE IMPRESE (n. addetti)

< 50 | 59%

Da 51 a 250 | 17%

> 250 | 24%

IDEAZIONE E PROGETTAZIONE DI CAMPAGNE DI DIRECT EMAIL MARKETING SU UN TARGETSELEZIONATO DI ICT E BUSINESS DECISION MAKER

DEM

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www.ict4executive.it | 6 9 |

rubrica | nomine

Franco MarianelliaMMinistratore Delegato, grotto

Francesco iovaneaMMinistratore Delegato, snaM rete gas

Gas ha annunciato a fine anno l’ingresso in azienda di Franco Marianelli con il ruolo di Amministratore Delegato di Grotto S.p.A.. L’azienda disegna, produce e distribuisce collezioni di abbigliamento, calzature ed accessori con il marchio Gas per uomo donna e bambino

e ha il denim come suo core business. Nata nei primi anni ’70 dalla passione e creativi-tà di Claudio Grotto, attuale presidente, a Chiuppano (Vicenza), l’azienda è deter-minata a rafforzare ulterior-mente la propria presenza all’estero (56 Paesi e 3.000 punti vendita), in particola-

Il Consiglio di Amministra-zione di Snam Trasporto – la società controllata da Snam S.p.A. cui è stato conferito il ramo d’azienda trasporto, di-spacciamento, telecontrollo e misura del gas – ha nominato con decorrenza 1° gennaio 2012 Francesco Iovane Ammi-nistratore Delegato.Sempre dal 1° gennaio 2012, Snam Trasporto ha assunto la denominazione “Snam Rete Gas”, tenuto conto della no-torietà del marchio identifica-tivo del principale operatore nazionale del trasporto del gas, sia nell’ambito specifico

di business sia nel mercato in genere.Laureato in ingegneria mec-canica presso l’Università di Napoli, Iovane nel 1974 con-segue il Master in Tecnologie Avanzate presso la Sogesta di Urbino. Inizia la sua carriera in Snam S.p.A. nel 1975 presso la Di-rezione Tecnica Trasporto Metano, per poi assumere nel 1984 la posizione di Respon-sabile Zona Sicilia. Dal 1989 al 1999 opera presso la Direzio-ne Approvvigionamenti prima come Responsabile Appalti e successivamente come Di-

rettore Approvvigionamenti. In seguito assume posizioni di crescente responsabilità: Direttore Costruzioni e Pre-sidente dei Comitati di Co-struzioni Transitgas di Zurigo e Tag di Vienna, Amministra-tore Delegato di Mariconsult e consigliere di amministra-zione di Transitgas, Direttore Gestione Rete, Responsabile del Progetto Riduzioni Costi di Snam Rete Gas. Nel marzo 2006 assume la posizione di Direttore Opera-tions e dall’8 maggio 2006 è nominato Direttore Generale Operations di Snam Rete Gas.

Pietro Beccari, 43 anni, a partire da febbraio è il nuovo Amministratore Delegato di Fendi, la nota casa di moda romana. Lo ha annunciato in un comunicato Lvmh, la mul-tinazionale francese del lusso che ne gestisce il marchio.

Beccari, originario di Par-ma, lascia Louis Vuitton, che aveva raggiunto nel 2006 come Senior Vice president del settore marketing, e suc-cede a Michael Burke, che a sua volta è stato nominato

Pietro BeccariaMMinistratore Delegato, FenDi

re in Europa e nel Far East. Franco Marianelli porta 15 anni di esperienza nel settore moda, dove ha ricoperto vari incarichi manageriali. Nato a Pontedera nel 1963, laureato in Economia all’Università di Pisa, è approdato in poco tempo al livello dirigenziale nel Gruppo Guess, partendo come CFO - dal 2005 al 2008 - per passare da ruoli nelle Operations, fino a diventare Direttore Generale e Am-ministratore Delegato delle società italiane del Gruppo stesso. I vari passaggi della vita professionale hanno contribuito quindi a costru-ire, strato dopo strato, una forte professionalità che lo supporterà nel perseguire nel nuovo ruolo l’obiettivo di rafforzare il peso internazio-nale del brand, completarne l’offerta in un’ottica lifestyle e valorizzare le potenzialità espresse da Gas nel segmen-to femminile.

Amministratore Delegato di Bulgari.

Ha cominciato la sua car-riera nel Marketing di Bencki-ser in Italia, multinazionale le-ader nel mondo per i prodotti per la pulizia della casa, per poi andare in Parmalat negli Stati Uniti. È stato quindi Vice presidente per i prodotti capillari dell’azienda chimica tedesca Henkel in Germania prima di raggiungere Louis Vuitton e contribuire alla per-formance della maison.

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rubrica | NOMINE

ICT4EXECUTIVEè una testata di ICT and Strategy S.r.l.

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progETTo grafICo

Stefano Mandato

ImpagInazIonE

ADM Studio Sas - Cologno Monzese (MI)

sTampa

Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa - Cinisello Balsamo (MI)

pEr InformazIonI sUglI abbonamEnTI: tel. 02.36.57.88.69 - [email protected]

FeDerico Francini aMMinistratore Delegato Fujitsu technology solutions italia

Federico Francini è il nuovo Amministratore Delegato di Fujitsu Technology Solutions Italia. Francini, 48 anni, lau-reato in ingegneria elettro-nica presso l’Università di Bologna, avrà il compito di guidare il processo di trasfor-mazione della società, accele-rare la crescita del business della filiale italiana di Fujitsu, consolidare la posizione nel mercato IT e rafforzare le re-lazioni con i clienti e i partner.

Grazie alla ventenna-le esperienza maturata in primarie società dell’Infor-mation Technology, porta in Fujitsu una approfondita conoscenza del mercato italiano e delle specifiche problematiche dei clienti nei

settori chiave per lo sviluppo del business: dalle teleco-municazioni al settore delle banche e delle assicurazioni, dai grandi gruppi industriali alla GDO.

Prima di entrare in Fujitsu, Francini ha ricoperto ruoli di management di crescente responsabilità in Oracle Italia. Con la carica di Sales Senior Director è stato a capo dei mercati Telco, Media e Utili-ties, dei Key Accounts cross industry e del team dedicato all’Identity Management and Security Solutions. È stato inoltre chairman dell’Oracle Italia CMU (Comms, Media and Utilities) Board e mem-bro dell’Oracle Italy Country Management Team dal 2009.

steFano venturiManaging Director, hP italia

HP ha nominato Stefano Venturi nuovo Managing Director di HP in Italia, a partire dal 6 dicembre 2011.

Venturi è responsabile di guidare le attività di HP in Italia e di indirizzarne la crescita in questo mercato,

riportando direttamente a Yves de Talhouët, Senior Vice President e Managing Director per HP Europa, Medio Oriente e Africa.

Prima di entrare in HP, Venturi è stato responsabile per il Public Sector di Cisco, dopo averne guidato le ope-razioni in Italia. Entrato nel settore come esperto R&D in Olivetti S.p.a., nel corso della sua carriera ha svol-to inoltre ruoli manageriali presso Sun Soft e Wyse Technology Inc.

Venturi è stato inoltre nominato Vice Presidente di Assolombarda Terziario Innovativo nel 2008 ed è stato Vice Presidente di American Chamber in Italia, fino al 2011.

enrico toMMaso cucchiani consigliere Delegato Di intesa san Paolo

Enrico Tommaso Cucchiani è il successore di Corrado Passera - attuale ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Tra-sporti del governo Monti - come nuovo Consigliere Delegato di Banca Intesa Sanpaolo. La nomina del manager di scuola Bocco-ni, ex presidente di Allianz Italia, è stata ufficializzata dal Consiglio di gestione dell’istituto torinese a fine novembre. Milanese classe 1950, fa il suo ingresso in Intesa Sanpaolo dopo 15 anni di Allianz, un passato anche in McKinsey e in Guc-ci. In Allianz ha fatto parte del comitato di gestione ed è stato il responsabile dei mercati assicurativi in Italia, Spagna, Portogallo,

Turchia, Grecia e Sud Ame-rica. Nel colosso bavarese arriva all’inizio del 2006 dopo aver scalato dal 1996 il vertice del Lloyd Adriati-co. Agli inizi della carriera (1979-1985), in McKinsey, si è occupato soprattutto di istituti di credito, prima in Italia, e poi a New York, lavorando come consulente anche di Merrill Lynch e di Chase Manhattan Bank. Dal 2007 è stato nel con-siglio di amministrazione di Unicredit. L’esperienza di Cucchiani include anche la costituzione di una società di Venture Capital - SRPM, tra il 1992 e il 1996 - e la carica di direttore generale di Gucci Group tra 1985 e il 1992. È Cavaliere del La-voro e fa parte, tra l’altro,

del consiglio di amministra-zione di Pirelli e della Scala, è consigliere vitalizio della fondazione dell’Università Bocconi (l’Istituto Javotte

Bocconi), membro dell’Advi-sory Council della Stanford University, e Presidente della MIB School of Mana-gement di Trieste.

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OBIETTIVI

• Fornire una visione ampia e strategica del ruolo delle tecnologie ICT nelle imprese e del loroimpatto sul business

• Accrescere le competenze manageriali relative alla governance e alla gestione orientata al business delle ICT

• Fornire un’ampia e critica panoramica sulleprincipali tecnologie e soluzioni applicative, conparticolare riferimento agli scenari tecnologiciemergenti

• Comprendere le molteplici opportunità diinnovazione del business che possono derivare dallenuove tecnologie

TARGET

• Manager ad elevato potenziale che operano nelleDirezioni ICT di imprese di ogni settore (inclusa la Pubblica Amministrazione)

• Manager con responsabilità gestionali in progetti di innovazione basati sulle tecnologie digitali

• Consulenti operanti in progetti di innovazione delbusiness basati sull’applicazione di tecnologie ICT

• Manager e professional di aziende operanti nei diversisegmenti dell’offerta di servizi e soluzioni ICT

CORSO EXECUTIVE IN GESTIONE STRATEGICA

DELL’ICTMARZO 2012–DICEMBRE 2012

MODULI FORMATIVI

ICT Management• Strategia e Governance dell’ICT• Organizzazione e processi dell’ICT• ICT Strategic Sourcing• Technology-enabled business models

ICT driven Business Innovation• Modelli e strumenti dell’Enterprise 2.0• Nuove Architetture ICT: l’Adaptive Enterprise• Digitalizzazione dei processi di filiera:

l’Extended Enterprise• Innovare il Business con le soluzioni Wireless:

la Mobile Enterprise• Canali digitali e nuovi paradigmi di Marketing

ElectiveI partecipanti potranno completare la propriaformazione attraverso la frequenza di due corsi elettivi(ciascuno della durata di due-tre giorni), da selezionarenell’ambito dei corsi del programma di GeneralManagement del MIP.

EmpowermentArea trasversale alle precedenti, ha l’obiettivo di favorirelo sviluppo delle capacità personali di apprendimento,innovazione e leadership. Oltre ad un corso interamentededicato a questi temi (Elective), l’area comprende lapartecipazione a tavole rotonde con CIO delle principaliimprese italiane, colloqui individuali con i professional etestimonianze dal mondo manageriale.

Il corso, lanciato da MIP, in collaborazione con Cefriel, si propone di accompagnare gli Executive dell’ICT nelnecessario percorso di allargamento e sviluppo delle proprie competenze, rendendoli decisori più consapevoli deipotenziali impatti delle nuove tecnologie sul business e dando loro strumenti e modelli di riferimento per dialogarepiù efficacemente con i manager del business.Lo stretto legame fra il Corso ed il mondo professionale è testimoniato anche dalla presenza di un Advisory Board,nel quale confluiscono i contributi di oltre 20 Top CIO delle principali imprese Italiane e Pubblica Amministrazione.

Per informazioni:www.mip.polimi.it/pegaso/ict

In collaborazione con

pagina Mip pegaso ICT 10-10-2011 13:20 Pagina 1

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Milano

Leadership in azione

Nouriel Roubini • Parag Khanna • Philip Kotler

B.J. Fogg • Rosabeth Moss Kanter • Trish Gorman

Claudio Fernández-Aráoz • Andy Cohen

6-7Novembre2012Milano

Per informazioni e iscrizioni

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