i frutti di medjugorje se nel povero volto di cristo · il volto di cristo di valentino longhi...

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I FRUTTI DI MEDJUGORJE D ecisamente si presenta come la più piccola comu- nità di Medjugorje. Infatti «Sollievo di Yahweh» è composta soltanto da tre donne, un uomo e un bambino. Per la precisione due consacrate – Ada Marchelle, 44 anni, e Stefania Maritan, 40 – e due sposi: Daniele Tamiazzo, 24 anni, con la moglie Roberta Conselvan, 27, più il loro figlioletto Amos, 2 anni, nato proprio nel «villaggio delle apparizioni». I quattro adulti hanno deciso di avviare la loro esperienza comuni- taria alla mezzanotte del 31 dicem- bre 2008, dopo avere passato la se- rata vegliando sulla collina delle apparizioni, nella meditazione di un messaggio della Regina della pace alla veggente Mirjana Dragicevic. Si tratta di un testo del 28 gennaio 1987 che tra l’altro afferma: «Non guardate con disprezzo il povero che vi supplica per una crosta di pane. Non cacciatelo dalla vostra La comunità «Sollievo di Yahweh», un recente seme di carità e di generosità sbocciato dall’iniziativa di quattro padovani. Al servizio dei più emarginati nei dintorni di Medjugorje. 48 SE NEL POVERO SI VEDE IL VOLTO DI CRISTO di Valentino Longhi 0090.comunita05.qxd:Layout 1 2-09-2011 11:38 Pagina 48

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  • I FRUTTI DI MEDJUGORJE

    Decisamente si presentacome la più piccola comu-nità di Medjugorje. Infatti«Sollievo di Yahweh» è compostasoltanto da tre donne, un uomo eun bambino. Per la precisione dueconsacrate – Ada Marchelle, 44anni, e Stefania Maritan, 40 – e duesposi: Daniele Tamiazzo, 24 anni,con la moglie Roberta Conselvan,27, più il loro figlioletto Amos, 2anni, nato proprio nel «villaggiodelle apparizioni».

    I quattro adulti hanno deciso diavviare la loro esperienza comuni-taria alla mezzanotte del 31 dicem-bre 2008, dopo avere passato la se-rata vegliando sulla collina delleapparizioni, nella meditazione di unmessaggio della Regina della pacealla veggente Mirjana Dragicevic. Sitrat ta di un testo del 28 gennaio1987 che tra l’altro afferma: «Nonguardate con disprezzo il poveroche vi supplica per una crosta dipane. Non cacciatelo dalla vostra

    La comunità «Sollievodi Yahweh», un recenteseme di carità e digenerosità sbocciatodall’iniziativa di quattropadovani. Al serviziodei più emarginati neidintorni di Medjugorje.

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    SE NEL POVERO SI VEDEIL VOLTO DI CRISTO di Valentino Longhi

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    mensa piena. Aiutatelo. E anche Dioaiuterà voi».

    La “chiamata” era stata favoritadal fatto che i quattro in quei giorniavevano incontrato, ai piedi del Pod-brdo, una famiglia con due bambinipiccoli che frugavano in un casso -netto delle immondizie in cerca de-gli avanzi di cibo gettato da un vicinoalbergo. Così si sentirono interpellatiper realizzare qualcosa di utile.

    «La nostra missione», raccontano,«è assistere il fratello povero, che èla vera presenza di Gesù. Oggi Cri-sto si trova negli indesiderati, nei di-soccupati, negli affamati, nei mal-vestiti e nei senzatetto. Sono con -siderati inutili dallo Stato e dalla so-cietà, e così nessuno ha un briciolodi tempo per loro. Tocca a noi cri-stiani, a noi e a voi, trovarli e aiutarli.

    Gesù ci dice che ogni volta che ac-cogliamo il povero, in realtà acco-gliamo lui».

    «Sollievo di Yahweh» non è sol-tanto la più minuscola comunità diMedjugorje; lo è forse del mondo.

    Ma vivendo di Provvidenza è riuscitaad aiutare in pochissimi anni più diquattromila persone, dotandosi diun magazzino per alimenti e vestia-rio di 250 metri quadrati, costruitograzie all’aiuto di una coppia de-vota di Medjugorje. Il 31 dicembre2010 è stata invece inaugurata lamensa per i poveri, benedetta dapadre Felice, che da un trentennioorganizza aiuti umanitari in BosniaErzegovina e in altri Paesi dell’ex Ju-goslavia. Non manca un orto, accu-ratamente coltivato e ricco dei pro-dotti della terra.

    Insieme con i bambini ricoverati in unastruttura di accoglienza a Mostar.Nella pagina a fianco, l’attuale sede dellacomunità «Sollievo di Yahweh».

    I fondatori della comunità «Sollievo di Yahweh». Da sinistra: Ada Marchelle,Daniele Tamiazzo e la moglie RobertaConselvan (che ha in braccio il lorofiglioletto Amos), Stefania Maritan.

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  • Totale fiducia nella ProvvidenzaProvengono dal Padovano i «fratelliin Cristo» che hanno risposto allachiamata della Madonna. Ada, Ste-fania, Daniele e Roberta hanno de-ciso di rispondere all’invito della Ver-gine in modo totale, offrendo cioècompletamente la loro vita al servi-zio del povero, vera presenza diGesù. La “madre” della comunità,ovvero colei che dall’inizio e in ognimomento del cammino ha soste-nuto e sostiene tutti con amore efede, è Ada. Nel completo, fiduciosoabbandono alla Provvidenza di Dio,in atteggiamento docile di frontealla volontà del Signore, nella pre-ghiera e nella carità. La comunità èriconosciuta in Italia e in Bosnia Er-zegovina come organizzazioneumanitaria.

    Qual è il significato del nome chesi è scelto la comunità? «Sollievo diYahweh» vuole indicare il sollievoche Dio (Yahweh in aramaico, lalingua correntemente parlata in Pa-lestina ai tempi di Gesù) dà a ogniuomo mediante la preghiera. E at-traverso la generosità di tutte quellepersone che, diventate uno stru-mento divino, con piccoli gesti dicarità dedicano parte del lorotempo o anche tutta la vita al fra-tello bisognoso. La comunità simette al servizio del povero graziealla realizzazione e alla gestione deiprogetti di due associazioni onlus:«Sollievo di Yahweh - La Luce» e«Sollievo di Yahweh - La Lanterna».

    Così i protagonisti di questa stra-ordinaria vicenda umana e spiri-tuale, fatta di accoglienza e di co-raggio, raccontano come è sorta la

    loro esperienza. «Durante un pel-legrinaggio nel villaggio di Medju-gorje, in Bosnia Erzegovina, dopoesserci immersi in situazioni di po-vertà e di miseria umana, nel no-stro cuore è nato un desiderio pro-fondo di voler dedicare la nostravita servendo e donandosi ai fratellibisognosi. Da qui è nata l'idea dicostruire una realtà che potesse of-frire alle persone e alle famiglieeconomicamente disagiate cibo ebeni primari, o presso la nostra salaaccoglienza o distribuendo diret-tamente tali beni. Siamo servi diDio e di Maria in questa grandemissione umanitaria di aiuto versoil nostro prossimo. Impossibile ri-manere in dif fe renti alla povertà,alla sofferenza che i nostri occhihanno potuto vedere. Abbiamoquindi aperto il nostro cuore, ab-biamo ascoltato e risposto allachiamata del nostro Padre e cisiamo trasferiti in questa terra:Medjugorje. Dove la presenza diMaria, la nostra dolce Mamma, èviva. Chi viene in questa terra èper accendere, sempre di più, nelsuo cuore, la sete di Maria e delDio vivente».

    Quattro ambiti di aiutoIl piccolo gruppo iniziale è desti-nato a crescere, per merito di tutti

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    Agli inizi della presenza a Medjugorjela “casa“ è stata una semplice tendada campeggio. E d’inverno è stataricoperta anche dalla neve.

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    i fratelli e le sorelle che decidono dilavorare nella vigna del Signore. Lecase della comunità sono cinque.La Casa madre si trova a Frapiero diAgna, in provincia di Padova. «Lanostra missione», dicono, «è di aiu-tare materialmente e spiritualmentetutte le persone bisognose della Bo-snia Erzegovina». Come? Attraver -so quattro realizzazioni, tutte al-l’insegna della costante preghieracomunitaria:1. La consegna a domicilio nellecase dei più bisognosi di pacchi fa-miglia (di solito generi alimentari alunga conservazione). I membridella comunità sono sempre vestitidi bianco, maglietta e pantaloni,per farsi riconoscere facilmente dailoro assistiti e vincere così la loroabituale diffidenza. Nelle case, poi,modeste ma dignitose, si pregasempre insieme.2. La gestione di un magazzinodella Caritas per la raccolta e distri-buzione di generi di prima necessità(alimenti, prodotti per l’igiene, me-dicinali, capi di abbigliamento, co-perte, pannoloni).3. La gestione di una mensa popo-lare.4. La creazione e la gestione di variambulatori medici: pediatrico, dimicrochirurgia, dentistico, di medi-cina generale. Per garantire ai po-

    veri di poter usufruire dei servizidella sanità come tutti (sono già ar-rivati i permessi per la costruzione).Attualmente la comunità, nel suocomplesso, assiste più di tremila-cinquecento persone, fra le qualitrecento bambini e settanta porta-

    tori di handicap. Questo l’invito cheviene rivolto a tutti dai membridella comunità: «Apri il tuo cuore,affinché ti guidi ad aiutare tutte lepersone sofferenti, povere, sole. Perfar tornare sul loro volto il sorriso ela voglia di vivere». �

    Nella discarica di rifiuti di Capljina, auna decina di chilometri da Medjugorje,vivono otto famiglie che ogni settimanaricevono aiuti da «Sollievo di Yahweh».

    Uno dei luoghi nei quali la comunità si reca costantemente a portare aiuto è la di-scarica di rifiuti alla periferia del vicino paese di Capljina. Otto famiglie cattoliche– una trentina di persone, con diversi bambini – vivono in alcune baracche in con-dizioni di totale indigenza e nell’assenza dei più elementari diritti umani. Si cucinacon il fuoco della legna, a lume di candela, utilizzando l’acqua della vicina Neretva.E quando il fiume si ingrossa lo spiazzo viene sommerso e le “abitazioni” devonoessere abbandonate.Pacchi di generi alimentari, ma anche qualche giocattolo che viene accolto con sor-risi straordinari dai piccoli del campo, sono il modo con cui i ragazzi di «Sollievo diYahweh» cercano di restituire dignità di uomini a questi sfortunati. L’unica formadi lavoro che hanno, infatti, è quella di separare dai rifiuti metalli e plastiche riciclabili,che vengono poi vendute ad aziende croate.L’obiettivo dei volontari è di poter donare alle otto famiglie alcuni camper neiquali sia possibile vivere in maniera più decorosa, spostando gli automezzi quandoil fiume tracima. E l’impegno immediato è di offrire lezioni di alfabetizzazione aibambini, aiutando i servizi sociali del luogo per un inserimento scolastico.

    La dignità di uomini anche nella discarica

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