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2008 Marzo 352 PERIODICO MENSILE - Anno XXXIV Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo M’illudo, non so: a volte, oh, raramente!, sento invisibili mani passare sulla fronte e liberarmi dolcemente da tristi pensieri: allora non sono solo a sopportare la lunga notte? Turoldo: “Mio Signore” Turoldo: “Tu non sei un dio del male” Anche a te la morte fa male per questo sei amico di ognuno segnato dal male: e ogni male tu vuoi condividere. ... Rouault: Cristo, Passione. 1938 Pasqua 23 marzo Battesimi 30 marzo Prime Comunioni 6 aprile Cresime 13 aprile

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2008 Marzo 352

PERIODICO MENSILE - Anno XXXIVPoste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo

M’illudo, non so: a volte,oh, raramente!, sentoinvisibili mani passare sulla fronte e liberarmi dolcementeda tristi pensieri:allora non sono soloa sopportarela lunga notte?

Turoldo: “Mio Signore”

Turoldo:“Tu non sei un dio del male”

…Anche a te la morte fa maleper questo sei amicodi ognuno segnato dal male:e ogni maletu vuoi condividere....

Rouault: Cristo, Passione. 1938

Pasqua 23 marzo

Battesimi 30 marzo

Prime Comunioni 6 aprile

Cresime 13 aprile

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La ricerca che la Quaresima ci propone del volto di Cristo cioffre lo spunto di riprendere l’esame di un cristiano, di nomeGeorges Rouault, che ha fatto della sua vita e del suo mestiereun ininterrotto viaggio attraverso la miseria della carne umana eallo stesso tempo attraverso la grandezza e lo splendore che inessa si celano, frammenti di un Dio che ama abitare negli abissidell’uomo (ci guida, in questa lettura, il lavoro di B. Dorival:Rouault, Flammarion).

Il suo cammino di uomo e di artista, che incrocia quello dipersonaggi come Raissa e Jacques Maritain, Léon Bloy, CharlesPéguy, che nel cuore del tragico secolo scorso hanno espressouna ribellione al positivismo e al materialismo dominanti ehanno trovato nella conversione al cristianesimo una via per larivolta dello spirito. Il nostro pittore, misurandosi con la miseriaumana scavata nelle periferie tristi delle città, nelle famiglieschiacciate dalla povertà, nei volti mascherati e imbellettati diprostitute e di artisti di circo, riflette la tragedia e la violenza chehanno attraversato il secolo XX e incontra un po’ alla volta ilgrido soffocato e lo sguardo compassionevole del Cristo e delcristiano.

Buoni maestriIl Nostro questa passione cristiana l’ha trovata ed espressa inuna creazione artistica di alto profilo, frutto di un genio innega-bile, ma anche di un lavoro e di un apprendimento instancabili.In epoca moderna, di pittori che hanno toccato temi religiosi elavorato per chiese ce ne sono stati diversi, ma Rouault è unodei pochi che è riuscito a trasmettere nella sua arte l’esperienzacristiana che si misura con le sensibilità dell’uomo e dell’epocamoderna. Nato a Parigi il 27 maggio 1871, in una cantina al 52di rue de la Villette, inizia a tradurre la sua passione per l’arte

Il povero e il volto di CristoGEORGES ROUAULT

1871-1958

Autoritratto con il cappello. 1899

I Poulot. 1905

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entrando in una bottega di un restauratore di vetrate artistiche.Parallelamente si iscrive all’Ecole des Beaux Arts. Allievo diMoreau, Rouault apprende dal suo maestro che il lavoro deveservire per diventare se stessi: ogni allievo deve coltivare il suotemperamento, deve avere la sua immaginazione del colore,deve poter tradurre la sua vita interiore incarnandola in unoggetto che deve possedere la sua “ricchezza necessaria”. Nella“bellezza” dell’oggetto ciascuno esprimerà i misteri insondabilidei mondi nascosti, delle realtà esterne e interiori. Dal suo mae-stro eredita quindi la convinzione che per meritare il titolo di“pittore” non basta copiare la natura, ma si deve mettere nelleproprie opere tutta la propria vita spirituale, che si fa colore emateria, senza i quali una tela rimarrebbe povera e inadeguata.

Dal 1898 entra in contatto con personaggi come Toulouse Lau-trec, Cézanne, Daumier e Forain. A Forain e a Toulouse Lautrecsi ispira soprattutto per il tema della prostituzione, dei tribunali,dei demagoghi, della nullità della gente di mondo opulenta esoddisfatta. Ammira Daumier, esponente del realismo, per la rap-presentazione del vero e il suo impegno sociale; è affascinato daCézanne, per quel modo impressionista di pitturare en plein air,per il colore che si fa luce, per la forza che vengono a riacquista-re il disegno e i volumi degli oggetti.

Grandi amiciL’epoca in cui Rouault si rivolge a Cézanne coincide anche conuna scoperta per lui essenziale: il cristianesimo. E’ profonda-mente influenzato dalla teologia di Jacques Maritain e dairomanzi di Léon Bloy. Quest’ultimo aveva definito Rouault “ilsolo pittore che forse faccia ancora pensare a Rembrandt”. Bloyper la verità non ama la sua pittura, nella quale vede solo “cari-cature atroci e vendicative”, una “bruttezza infernale”, dei“mostri”, degli “schizzi offerti al pubblico come opere finite”.Sconcertato dal “non finito” e dalla ricerca dell’espressionismopreferito alla bellezza, Bloy non si accorge di essere fatto dellastessa pasta dell’artista e della stessa famiglia: famiglia di uomininei quali umanità, fede e arte si uniscono in maniera incande-scente. Affamati di Assoluto, il poeta e il pittore sono entrambi ilcontrario di quei “tiepidi che il Signore vomita”: sono uominiche si ribellano al Male, al Peccato, alla Ricchezza e invocano ilDolore riparatore. Sono violenti, ma violenti per amore; comedice Bloy: “La mia collera è solo l’effervescenza della miapietà”. Sono entrambi intuitivi secondo il concetto bergsonianodel termine, inclini l’uno e l’altro a trovare l’universale passandoattraverso il particolare. Le affinità non mancano tra pittore escrittore, anche se lo scrittore non vedeva queste affinità e il pit-tore aveva bisogno di questa incomprensione per diventare sestesso. Cosciente di aver incontrato in Bloy un uomo autentico,un “cristiano tutto d’un pezzo”, un pellegrino dell’Assoluto,Rouault ha avuto bisogno di questo avversario per affermare lasua arte.

L’amicizia discreta e profonda con Raissa e Jacques Maritain ètestimoniata nelle loro opere. Raissa (I grandi amici) ricorda

Giudici. 1908

Inverno. 1910

I fuggitivi, l’esodo. 1911

Al tabarin. 1905

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come, quando lo conobbero, Rouault dipingesse giudici,ragazze, megere e pagliacci in quadri oscuri e sontuosi, paesaggidi miseria con colori trasparenti, Cristi il cui viso e corpo prodi-giosamente deformati esprimevano il parossismo della Passionedivina e della crudeltà umana. E’ così che egli esprimeva il suoorrore per la nefandezza morale, il suo odio per la mediocritàborghese, il suo veemente bisogno di giustizia, la sua compas-sione verso i poveri e infine la sua fede viva e profonda, quantoil suo bisogno di assoluta verità nell’arte. Questa enorme caricaumana, che cercava le sue vie d’espressione, questa massa spi-rituale lo hanno spinto a cercare un’espressione artistica radicalee vera. In “Arte e scolastica” Jacques delinea il profilo austerodell’amico pittore e la sua indipendenza dalle mode e dai giudizidel tempo. Per quanto vivesse per la sua arte, Rouault non sipreoccupò mai né di riuscire nei confronti del pubblico, né direalizzare tutte le possibilità e le potenzialità della sua arte. Eglinon ha mai violentato i suoi doni. Ha lasciato che la linfasalisse, il frutto maturasse. Si è sempre sentito chiamato e gui-dato da un certo ordine spirituale, il suo ordine interiore, legatoad un equilibrio squisito, a sfumature furtive, che bisogna ritro-vare dal di dentro. Egli ha colto nel reale, e ha espresso per noi– scrive Jacques – un certo splendore che nessuno aveva sco-perto nello stesso modo. Quelle ragazze e quei pagliacci, quellecarni mostruose e miserabili, rappresentate nella preziosa tra-sparenza della più complessa materia, sono la ferita del peccato,la tristezza della natura decaduta, penetrata da uno sguardosenza connivenza e da un’arte che non si piega. Così quest’artepatetica ha un significato profondamente religioso. Perché laqualità di un’opera non dipende dal suo soggetto, ma dal suospirito.

Così Rouault, fedele alla sua anima, al suo Dio, alla sua com-passione del mondo e degli uomini, alla sua arte e alla suacapacità di scavare nella materia e nella carne, doveva diven-tare il più grande pittore religioso del nostro tempo, uno dei piùgrandi pittori di tutti i tempi. Si puo’ cercare, non senza un po’di artificio, di ricostruire la sua vita come l’avventura di unavicenda spirituale e cristiana che va dalla rivolta alla pace.

GIORNI DI COLLERA (1902-1914)

I lustrini del circoI capolavori che nascono a partire dal 1902, generalmente adacquerello, sono ispirati in prevalenza al mondo del circo e dellaprostituzione. Aureolato del prestigio dei ricordi d’infanzia –“Miè sempre piaciuto tanto vedere clown, acrobati, donne dicirco”–, il circo è uno spettacolo scintillante di colori e di movi-mento, una festa degli occhi. Ma è per lui anche un mondo spi-rituale. I clown sono l’antitesi del borghese e la figura sognatadella libertà, del coraggio e della speranza ma, insieme, deldolore e della nostalgia: “Vi trovo belli, con il vostro sguardonostalgico e il sorriso disingannato. …Lui [il clown], anche se èferito, non deve lasciarlo vedere. Gli basta vestire costumi mira-bolanti, un abbigliamento barocco e un riflettore per sentire il

Clown. 1909

Clown. 1925

Ragazza allo specchio. 1906

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cuore in festa e veder nascere un mondo artificiale e affasci-nante”.

Rouault si sente fratello di questa “gente di viaggio”, di questicompagni di elezione: “Siamo nell’ombra di Gesù, dei cani bat-tuti, dei cani fedeli”. I clown del primo periodo, in linea con lealtre opere, sono spesso tragici, dal viso segnato, gli occhi tristi,l’aria patetica. Nei suoi dipinti Rouault non coglie la gaiezzasuperficiale, il movimento scomposto dei pagliacci, quello ele-gante degli acrobati, i colori e l’atmosfera magica. Egli, comepiù volte afferma nei suoi scritti, desidera scavare dietro l’appa-renza, per “non lasciare a nessuno il suo abito con lustrini”.Nell’uomo del circo egli vede il simbolo dell’Uomo, uomo che ilcaso ha rivestito di un abito falsamente ricco, che deve recitareil suo ruolo nel circo del mondo e al quale, anche quando vieneschiaffeggiato, è proibito piangere. In una lettera del 1909scrive: “Ho visto con chiarezza che il pagliaccio ero io, eravamonoi. Siamo tutti dei pagliacci, più o meno: portiamo tutti deilustrini. Ma se ci sorprendono come io ho sorpreso il vecchiopagliaccio, oh, allora chi oserà dire che egli non sarà preso, finnel profondo delle viscere, da un’incommensurabile pietà?”.

Peccatrici umaneIl dolore non è l’unica cosa che tocca in sorte all’uomo. Sulla ter-ra si trova anche il peccato, dell’individuo e della società. Rouaultdipinge con insistenza, specialmente tra il 1903 e il 1907, il temadella prostituzione. Il mondo delle case chiuse riempie i romanzie l’arte dell’epoca (Degas, Forain, Toulouse Lautrec), ma si cer-cherebbe invano la minima rassomiglianza tra queste prostitute equelle di Rouault. Degas le guarda con l’impassibilità di un obiet-tivo fotografico, Forain con ironia, Lautrec con il sarcasmo di ungran signore pieno di disprezzo e di un infermo che gioisce delladecadenza in cui possono cadere le persone sane. La letteraturae la stampa offrono spesso immagini complici, che sono un invi-to alla consumazione.

Niente di simile in Rouault. Quando dipinge una prostituta eglinon si rallegra crudelmente, come fa Lautrec, del vizio che esaltala creatura. Ne soffre e ne piange. Ne piange perché questa don-na è vittima del peccato, è sofferenza e debolezza, abolizione del-lo spirito nella materia, idolo di un male che riempie di disgustoe di orrore, ma anche di pietà, divinità spaventosa, dinnanzi a cuisi trema di un terrore quasi sacro. Ritratte con colori cupi e trattispezzati, le prostitute vengono presentate come donne dal corpodeforme. Non sono belle, sono figure tristi, provate dalla soffe-renza, gravate da una vecchiaia spirituale. Dai loro volti, dai ven-tri gonfi si alza un grido: “Triste lavoro ricevere fra le proprie brac-cia tanti rinnegati o falsi fratelli, accogliere nel proprio grembotante miserie vere o immaginarie, triste mestiere vendere la pro-pria carne”.

Beati i poveriI deboli, i piccoli sono i soggetti di molte opere. I poveri diRouault sono i figli di Dio, i fratelli di Cristo. Quando egli Il vecchio clown. 1920

Acrobata. 1913

Esodo. 1920

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mostra, in città o in campagna, dei poveri cristi mentre lavo-rano, delle povere madri schiacciate dalla numerosa prole ol’esodo di poveracci che una disgrazia ha costretto ad emigrare,si esprime sempre con una tenerezza e un rispetto che non alte-rano, anzi, il tragico delle figure rappresentate. Il destino chegrava su di esse non le schiaccia, ma le rende eroiche, quasisacre. Visione tragica della miseria e del peccato dell’uomo. Madalla convinzione appresa da San Paolo, che là dove è abbon-dato il male è sovrabbondata la grazia, Rouault ha tratto le con-clusioni, documentate dalla sua pittura negli anni 1908-1914.

Le sue produzioni a soggetto cristiano sono poco numerose inquesto periodo, ma non meno significative. Queste immaginicristiane non presentano personaggi episodici, non c’è scena néambiente, ci sono solo le figure essenziali, ieratiche, di una mae-stà sovrannaturale. Umane, troppo umane per la loro sofferenzapatetica, esse appartengono ad un mondo altro, in cui tutto èsegno e sacramento e in cui tutto – luce, forma e colore – testi-monia la divinità. Rouault non solo ritrova così il senso delsacro, assopito dal tempo di Rembrandt, ma illumina anche lealtre sue opere di una luce nuova che ne mostra il vero signifi-cato. Il pagliaccio, maschera del dolore, partecipa alla Passionedi Cristo come la prostituta, il cui avvilimento non elimina l’inef-fabile dignità umana; così il povero, ma anche il ricco che, senzasaperlo, si flagella con la frusta del suo denaro e si crocifiggecon i suoi chiodi d’oro. Ogni uomo, in un momento o l’altrodella sua vita, è un riflesso di Gesù, di cui Pascal aveva detto:“Gesù sarà in agonia sino alla fine del mondo. Non bisogna dor-mire durante questo tempo…”.

Rouault veglia. E passa la sua vita ad esprimere questa ago-nia universale e perpetua in un’arte che è insieme arte delpopolo, della specie umana e arte del soggetto, perché in essal’uomo artista esprime tutto se stesso e le emozioni del suocuore.

LA RASSEGNAZIONE STOICA (1914-1930)

Miserere nobisIl periodo 1914-1919, gli anni del primo conflitto mondiale,segnano profondamente l’opera dell’artista il quale riflette, in unciclo di 58 incisioni, sul tema della guerra – il “Miserere” (1914-1927) – che ripropone il confronto perpetuo tra la miseriadell’Uomo e la misericordia di Dio, venuto a salvare questabestia che massacra e distrugge.

Più che mai l’attenzione di Rouault si concentra sul destinodoloroso di Gesù e sulla condizione di peccato in cui versal’umanità, condizione che diviene eclatante proprio in questianni della guerra. Un uomo nudo, sfigurato, inginocchiato,abbandonato, incapace di vedere il Dio che lo vuole salvare esi fa crocifiggere al suo posto.

Dopo questo ciclo della disperazione, Rouault torna a dipin-gere i clowns, nei cui volti si ravvisa la lassitudine di vivere, lamiseria umana, come nel Pierrot dal viso ossuto, la fronteammaccata, la bocca sanguinante, le spalle ricurve, il costumebianco, funebre come un sudario.

Progetto per il “Miserere”. 1920

Cristo in periferia. 1924

Testa di clown. 1930

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Resta con noi, SignoreNegli stessi anni prendono forma quei lavori che introduconoCristo nel mondo, nei contemporanei, un Cristo che promette:“Sarò con voi sino alla fine dei secoli”.

Ed ecco Gesù, accompagnato da due fanciulli, in un sob-borgo sinistro, dove il fumo del camino di una fabbrica rendeancora più cupa la nera notte, fiocamente rischiarata da unaluna livida. I personaggi assumono tratti goffi, le ombre diven-gono quasi sataniche. La tensione è portata all’estremo dall’uti-lizzo contrastante di tonalità calde e fredde, dall’incrociarsi ner-voso di linee orizzontali e verticali, che esaspera la presenza diCristo e dei due bambini.

Con un’asprezza non più contenuta, Rouault denuncia qui loscandalo di un mondo scristianizzato e disumanizzato. QuandoGesù non ha più il suo posto nelle città, l’uomo – spesso ancorabambino – perde il senno e il mondo diviene il teatro delSignore delle Tenebre. In mezzo a tanta desolazione non c’è cheda affidarsi allo stoicismo cristiano.

IN CAMMINO VERSO LA PACE (1930-1948)

Nel biennio 1929/30 ha inizio il processo che condurrà Rouaultda questa collera verso un’accettazione serena dell’uomo e diuna via verso una pace interiore luminosa. E’ in questo periodoche trovano espressione alcuni soggetti nuovi nel repertoriodell’artista: bouquets e paesaggi. Il primo esprime l’amoredell’autore per la bellezza dell’universo, nei confronti del qualesembra avvertire la riconciliazione. I secondi rappresentano losplendore del mondo che, per concretizzarsi, necessita di unapresenza spirituale che trova spazio nella maestosità dei paesag-gi, di cui ne orchestra la magnificenza.

Ritornano anche i temi delle prostitute e dei clowns, mahanno entrambi subìto un’evoluzione verso la serenità. Ladegradazione delle prostitute viene ora sublimata nel viso dellaVeronica, gli occhi tristi del vecchio clown brillano adesso di unaluce nuova nel volto del Pierrot aristocratico.

La tematica religiosa trova realizzazione sia nei paesaggi, dettiappunto biblici e cristiani, che nelle numerose passioni, come quel-la del “Santo Volto”, manifestazione esemplare della relazione Uo-mo-Dio. Gesù ha bisogno dell’amore umano e ne lascia traccia sul-la stoffa con cui la donna ha asciugato il suo sudore, una sorta dicompenso alla pietà umana dimostratagli. Anche questa tematicasubisce un rinnovamento: se nei dipinti dei primi anni apparivanosoprattutto le crocifissioni, Gesù flagellato e oltraggiato, in quellidella maturità compaiono questi paesaggi biblici, felice incontrodel suo interesse per la natura e per la composizione religiosa. Nel-le prime composizioni, che sono una costante meditazione suldramma dell’uomo, Rouault rappresentava il Cristo in croce, per-ché vedeva in lui chi poteva confortare il dolore del sofferente:“Solo Gesù sanguinante ha voluto ascoltarmi”. Ma con l’avanzaredell’età, la coscienza di un mutamento corrisponde ad un abban-dono fiducioso alla fede cristiana: la figura del Cristo non coincidepiù con quella dell’Uomo dei dolori, ma con quella del Salvatore.“La vera natura dell’uomo si trova nel voltafaccia di una conver-sione: volge verso Dio il suo amore. L’impotenza degli uomini gli

Bouquet su fondo blu. 1937

Paesaggio leggendario. 1938

Cristo in croce. 1939

uni di fronte agli altri è cosa profonda, ma nel passaggio a Dio tut-to è trasfigurato”.

L’ULTIMA SINFONIA (1948-1958)

Un giubileo di colori e forme pervade i dipinti in quest’ultimafase del suo operato, dedicata quasi completamente ai paesaggidi carattere religioso. Alcune delle composizioni religiose diRouault fanno pensare all’Antico Testamento, altre al Nuovo. Ipaesaggi in cui si trovano inserite le figure sono essenziali,costruiti sempre con uno schema ripetuto (una strada che tagliain verticale o in orizzontale la composizione, una casa o unachiesa come meta), e con l’elementarietà dei disegni infantili,ma la loro bellezza è la prova, in forme e colori, dell’amore cheegli provava verso tutta la realtà. Il colore di queste ultime com-posizioni è condensato, raggrumato, coagulato sulla tela e sem-bra voler rappresentare tutta la meravigliosa varietà delle tintedel creato.

Si avverte, negli ultimi dipinti, qualcosa di simile ad un ringio-vanimento, a un grande respiro che si libera da queste scenedall’orizzonte incurvato, dai cieli splendenti: sembrano descriver-ci quella Terra Promessa verso la quale il suo animo aveva sem-pre teso, “verso quell’oasi o quel miraggio dove tutto è armoniaagli occhi, al cuore e allo spirito”, come scriveva ormai alle sogliedella vecchiaia. Per questo la morte (1958) non fu per lui una tra-gica e irrimediabile cesura con la vita vissuta, ma la meta delcammino. Quanto più Rouault si avvicinava alla morte, tanto piùsi accostava alla luce, e se i titoli dei suoi ultimi paesaggi religiosierano in qualche modo allusivi alla prossima fine del loro autore(molti di essi si intitolano “Crepuscolo” o “Autunno”), il sole chevi appare non accenna mai a tramontare, come in una giornatasenza fine.

Il genio di RouaultA che giova la fede senza le opere? Quella di Rouault è stata unavita profondamente intessuta dal dialogo con la fede. E ci può farcapire cosa potrebbe essere un artista “cristiano”. Egli ha avuto ilcoraggio di misurare e di mettere alla prova se stesso nella sua ope-ra; nell’umile consapevolezza che l’arte è soprattutto un buon fareartigianale, concreto, fedele; e nello stesso tempo un essere se stes-si con coraggio, con libertà, in atteggiamento anticonformistico e li-bero dai salamelecchi e dalle compiacenze mondane. Per questoha elaborato con amore le sue opere, non vomitandole come fan-no alcuni impressionisti, ma ruminandole e riguardandole inces-santemente in una luce nuova. Ha messo in gioco la sua ricerca difede, il suo essere cristiano, non anzitutto trattando temi religiosi,ma guardando il mondo degli uomini con lo sguardo del vangelo.Questo lo ha portato a rappresentare Dio in maniera nuova e co-raggiosa in quei volti indimenticabili del Cristo.

Viene in mente un altro grande artista che ha costruito uno deimonumenti letterari della poesia universale e della spiritualità me-dievale. Forse questo pittore, che sulle orme di Dante è passatodalla traversata rabbiosa dell’Inferno alla rassegnazione stoica delPurgatorio, alla gioia beata del Paradiso, ha dipinto per noi la “Di-vina Commedia” umana del XX secolo?

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La fuga in Egitto. 1945

Stella vespertina. 1946

Notturno cristiano. 1952

comunità redona 65

Con questo “racconto” si vorrebbe descrivere cosa simuove dentro una comunità cristiana quando questa silascia prendere e trasportare dalla passione per la vita edal desiderio e dalla preoccupazione che ciascun uomoabbia una vita dignitosa. È attraverso alcune informa-zioni che proviamo a dire quali sono i piccoli “gesti”che siamo chiamati a compiere ogni giorno dando spa-zio allo sguardo attento (ma discreto) a chi ci staaccanto per cogliere le fatiche e le speranze e per dareun po’ di conforto e di sostegno nei momenti in cui lavita riserva alcune sofferenze.

Nella nostra comunità parrocchiale da qualche annoabbiamo affrontato il tema dei nuovi bisogni che ancheall’interno del nostro quartiere si manifestano e ci inter-rogano come uomini e come cristiani. L’esperienza dellamalattia e della sofferenza, la presenza di un figlio disa-bile, la povertà e il disagio dei minori rappresentanoalcuni degli spazi nei quali come comunità si è decisodi lasciarci interpellare e stimolare; sono situazioni checi devono incoraggiare a costruire cammini di solida-rietà e di carità fraterna. Accanto all’accoglienza e allasolidarietà che si realizzano quotidianamente tra le per-sone e le famiglie, ci è parso importante porre alcunisegni di carità anche da parte della comunità. Per dareconcretezza a questi “segni” si sono avviati alcuni pro-getti che permettono di accompagnare situazioni con-crete bisognose di aiuto.

Abbiamo scelto di muoverci per progetti perché ognisituazione ha la sua specificità, le sue necessità e anchele sue risorse. Il desiderio è quello di far sentire coluiche soffre capace di affrontare le fatiche perché qual-cuno gli è accanto, lo accoglie, lo ascolta, lo aiuta e losostiene.

La malattiaOgni giorno la vita della nostra comunità parrocchiale èattraversata da esperienze di malattia e sofferenza checoinvolgono tante famiglie anche nel nostro quartiere.Ci sono situazioni di malattie rapide e imprevedibili esituazioni di malattie e sofferenze che durano anni e

Notedella Caritas parrocchiale

I progettidi questi anni

PROGETTO N. 1

Disabilità e disagioL'attività programmata per so-stenere questo progetto richiedetante ore di tempo gratuito dadedicare per le attività a favoredei ragazzi diversamente abili eanche un sostegno economico dientità importante: per sosteneregli atelier e i laboratori pomeri-diani; per i progetti e l'attività diteatro; per organizzare momentidi ritrovo e di festa; per sostenerealcune spese quando vengonoorganizzate gite o brevi vacanze;per sostenere alcuni progetti disollievo in particolare nei mesi incui l'attività scolastica è ridotta ei ragazzi e le loro famiglie hannobisogno di attività e/o percorsiche permettano loro di riempireil tempo con relazioni e gioco.Per sostenere le iniziative a favo-re della disabilità lo scorso annosono stati raccolti euro 5.502,00;le spese sostenute sono state dieuro 4.647,48.

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che mettono a dura prova la pazienza di tante famiglieche con coraggio affrontano queste situazioni. Sonomomenti difficili che indeboliscono, che fanno staremale; sono prove faticose che mettono in discussionetutta l’esperienza umana ma che devono essere affron-tate con coraggio. Non possiamo dimenticare che inqueste situazioni le famiglie hanno bisogno di aiuto eche la solidarietà, il sostegno e la vicinanza sono impor-tanti. Certo, spesso sono prove di impotenza perché lamalattia è così avanzata che le cure sono inefficaci e noiche vorremmo sorreggere questi ammalati e questefamiglie ci sentiamo davvero inutili. In realtà è propriodentro questa “sconfitta del trattamento terapeutico”che possiamo sperimentare cosa significa “prendersicura”. Perché la cura alla fine è sguardo, è presenza, ècarezza, è lavare corpi sfigurati e senza più forze mache sentono la vicinanza di chi mette in atto verso diloro un gesto di amore. Questa esperienza la sentiamodavvero importante: l’abbiamo sperimentata tante voltecon i tanti amici e le loro famiglie che abbiamo accom-pagnato. In comunità tante famiglie gestiscono da solela situazione di malattia e di sofferenza impegnandocon grande preziosità e dignità le proprie risorse e ipropri legami; ogni tanto viene fatto alla comunità ilregalo di essere resa partecipe di questo percorsoumano e spirituale. La malattia è anche uno deimomenti in cui è possibile accostare un itinerario difede: ogni mese circa novanta persone ammalate nelnostro quartiere ricevono la visita del sacerdote ealcune di esse chiedono di ricevere la Comunione; cisembra anche importante, in certi casi, sensibilizzare gliammalati e le famiglie a vivere l’esperienza della fedeattraverso i Sacramenti dell’Unzione degli Infermi e delViatico superando la paura o il disagio di “far capire”che si è arrivati alla fine dell’esperienza della vita. Ilcommiato, il saluto, la separazione sono sempre dolo-rosi ma possono essere confortati dalla presenza e dagesti che sono l’espressione di una divina vicinanza etenerezza che non abbandonano l’uomo neanche allafine.

L’handicapIl sostegno alle persone diversamente abili rappresentauna delle attività che da molti anni trova spazio nella no-stra comunità. Sono tante le famiglie che con amore e de-dizione dedicano il loro tempo e tutte le loro energie al-la cura di questi loro figli e allo sforzo di accompagnarlidentro i percorsi e le attività tipiche di tutti i ragazzi: l’in-serimento nella scuola, nei servizi delle istituzioni, nelleattività del quartiere, nei percorsi della nostra società…Ci sono genitori che ci portano testimonianze fatte di fa-tiche e a volte di momenti di comprensibile stanchezza,ma soprattutto ricche di un amore speciale, quello che

PROGETTO N. 2

PovertàCon questo progetto la comunitàsi accosta ai bisogni immediati, divario tipo, dei poveri o delle fa-miglie povere del territorio. LaCaritas custodisce un fondo dacui attingere di volta in volta perle situazioni di emergenza. Que-sta è un'attività utile e preziosache permette di risolvere e soste-nere con uno stile discreto ed effi-cace persone e/o famiglie in diffi-coltà, nella forma di piccoli pre-stiti o di aiuti nel pagamento, peresempio, di bollette (gas, luce erifiuti) o di affitti.

Per sostenere iniziative di que-sto tipo lo scorso anno sono statiraccolti euro 6.836,00 e ne sonostati spesi euro 5.880,00.

comunità redona 67

permette di andare oltre le difficoltà per dare un signifi-cato singolare alla vita dei loro figli. Per dare un suppor-to a queste famiglie e ai loro ragazzi da diversi anni è at-tivo il “Gruppo handy” che tesse un filo tra queste fami-glie e la nostra comunità: è un filo fatto soprattutto diamicizia e di pazienza perché ciascuno di noi impari anon correre e a camminare accanto a loro e con loro. Il“Gruppo handy” è ormai una équipe consolidata che sipone come obiettivo principale quello di essere un segnodi speranza e di dedizione gratuita verso i più deboli. Loscorso anno il Gruppo ha deciso di regolamentarsi attra-verso uno Statuto nel quale vengono descritte le finalitàe l’attività che annualmente viene svolta. Questo “ordi-namento” consolida il lavoro svolto garantendo unacontinuità dell’attività a sostegno dei progetti verso que-sti ragazzi e per garantire momenti di sollievo soprattut-to alle loro famiglie. L’attività riguarda in particolare ilteatro, il laboratorio con attività manuali e ricreative e,dallo scorso anno, l’organizzazione di una serata al mesein compagnia di famiglie del quartiere. L’esperienza delteatro fatta da questi ragazzi è davvero emozionante: iloro corpi segnati dalla difficoltà di muoversi, i loro vol-ti incisi da sguardi spesso immobili, diventano improv-visamente corpi pieni di grazia e volti luminosi che tra-smettono una gioia e una energia straordinaria a noi e ainostri sguardi stanchi e disattenti. Anche l’attività setti-manale di laboratorio è un momento davvero creativo:dipingono, disegnano, sorridono, fanno merenda insie-me: l’espressione della loro felicità e della loro sponta-neità ci aiuta a percepire che le piccole cose che ciascunapersona può fare possono rendere la vita di tutti più ve-ra e più amabile.

L’attività del Gruppo handy si svolge all'’internodell’Oratorio; assieme ad alcuni adulti collaborano sal-tuariamente anche dei giovani e adolescenti checreano con i ragazzi in difficoltà relazioni di amicizia edi fiducia.

La povertàNella nostra società è facile per chi vive in un certobenessere non accorgersi che esistono molte situazionidi povertà che colpiscono persone e famiglie “normali”che si trovano improvvisamente in difficoltà a pagarel’affitto, o garantirsi il cibo e i vestiti, a provvedere allostudio o alle medicine. Alcune volte basta proprio unpiccolo sostegno per rendere più respirabili certimomenti difficili. Queste situazioni, che per la loro deli-catezza sono coordinate dai sacerdoti della parrocchia,richiedono a volte interventi di natura economica persuperare l’emergenza di alcune scadenze oppure perassicurare piccoli prestiti per fronteggiare le spese piùurgenti. In alcuni casi oltre all’intervento economico sirende necessario il collegamento e l’attivazione dei Ser-

PROGETTO N. 3

MinoriIl progetto con i minori si inseri-sce all'interno di un percorsoeducativo rivolto a tutti i ragazzidella comunità, in particolare aquelli che incontrano ostacoli edisagi di varia natura. Si tratta diragazzi del nostro quartiere (ita-liani e non) che hanno bisogno diessere accolti, ascoltati e inseritinella vita quotidiana del quartie-re stesso. La comunità sceglie difarsi attenta alle loro storie, colla-borando con i luoghi fondamen-tali della crescita umana, la scuo-la, la famiglia e le istituzioni. Ilprogetto si concretizza in partico-lare in:– aiuto personalizzato per svol-

gere i compiti scolastici;– aiuto per l'acquisto dei testi

scolastici;– contributo che si dà ad alcuni

ragazzi per partecipare ad atti-vità dell'oratorio (Redonestate,campeggio, campo-scuola, pel-legrinaggio adolescenti);

– contributo per le attività ludico-sportive;

– percorso di alfabetizzazioneper ragazzi stranieri finalizzatoalla scuola, ma anche all'inte-grazione e all'inserimento nelquartiere.Da due anni l'Oratorio offre un

servizio psicologico presso le Pia-ne denominato "Spazio Ascolto":figure diverse di professionisti sirendono disponibili come volon-tari per sostenere il cammino e ilpercorso di crescita dei ragazzi.

Oltre alle diverse forme di con-tributo economico, alcuni casi diminori in difficoltà richiedereb-bero la disponibilità di famiglieper ospitare dei bambini per qual-che ora la settimana (per compiti,merenda, accoglienza…).

Quest'anno sono stati raccoltiper lo specifico fondo minori2.805,00 euro; per coprire le speseeffettive ne sono stati utilizzati2.405,00.

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vizi sociali per garantire a queste famiglie un grado diprotezione e di tutela della dignità umana. Questenecessità vengono di solito affidate, per la parte digestione dei contatti con i Servizi sociali, al gruppo SanVincenzo che si preoccupa di accompagnare e diseguire i singoli casi fino a quando il problema nonviene risolto. Ci sono anche persone che vivono sullastrada e passano in parrocchia ad elemosinare; e il pic-colissimo aiuto periodico diventa per loro prezioso.

L’attenzione ai minoriLa comunità, attraverso l’attività dell’Oratorio, fa ungrosso costante lavoro a favore dei ragazzi, su diversipiani. Ma una attenzione particolare viene rivolta aquei bambini e ragazzi che portano il peso di alcunesituazioni familiari e sociali: la sofferenza per la separa-zione dei genitori; la disgregazione familiare per chiemigra nel nostro quartiere lasciando alle spalle il pro-prio paese, la propria cultura e parte della propria fami-glia; la malattia e/o la morte di un genitore; la presenzadi problemi di mancanza di lavoro dei genitori; oancora, importanti disagi familiari… Sono ragazzi chevivono esperienze difficili, che hanno bisogno di sen-tirsi accolti, aiutati; hanno bisogno di sapere che qual-cuno vigila su di loro ma anche sulle loro famiglie. Cisono tante di queste storie anche nel nostro quartiere eci sono anche tante persone che dedicano loro moltotempo: volontari che seguono il doposcuola e la ricrea-zione dei bambini delle elementari che si troverebberosoli a casa perché entrambi i genitori sono impegnatinel lavoro e non hanno la possibilità di rientrare a casanel momento del pranzo; persone, soprattutto mamme,che ospitano in casa alcuni ragazzi delle elementari edelle medie che hanno bisogno di un sostegno per icompiti; persone che si rendono disponibili per un“affido” temporaneo in attesa che le istituzioni indivi-duino i percorsi o i sostegni legittimi e autorizzati. Nelnostro quartiere sono davvero tanti anche i bambini e leloro famiglie provenienti da altri paesi che hanno biso-gno di essere sostenute, accolte e aiutate ad entrarenella vita del quartiere sia attraverso l’inserimento sco-lastico dei ragazzi, sia per le pratiche burocratico-amministrative da espletare con la Questura, sia attra-verso il mondo dello sport che per sua natura risultaessere particolarmente aggregante e favorisce, attra-verso il gioco, la relazione con i coetanei. La crescita el’educazione dei ragazzi deve essere una delle cose checi sta a cuore e che non può essere affidata esclusiva-mente alle agenzie educative scolastiche. Questo lavorodi rete è garantito dall’attività dell’”Osservatorio diRedona” che è espressione delle agenzie educative delterritorio (Scuola, Oratorio, Società sportive) e con lacollaborazione dei Servizi sociali della Circoscrizione.

PROGETTO N. 4

AngolaQuesto progetto che ha avuto ini-zio lo scorso anno si pone l’obiet-tivo di sostenere un programmarivolto alle donne che devonopartorire poiché le condizionidella nascita sono ancora moltodifficili e in particolare è rivolto asostenere il percorso di cura perle giovani mamme che sono e-marginate dalle loro famiglie edai loro villaggi a causa delleconseguenze di una patologia or-mai sconosciuta da noi: il partoostruito, ossia il malposiziona-mento del bambino al momentodel parto. Queste conseguenzeevolvono in una fistola (facilmen-te evitabile con un parto cesareo)che determina una incontinenzache si può risolvere solo con l'in-tervento chirurgico. In Angolasono presenti due amici della no-stra comunità: Roberta (medicointernista) e Paolo (medico chi-rurgo) che vivono con i quattro fi-gli nella città di Damba doveesercitano la loro attività nell'o-spedale governativo. Sono medi-ci del Cuamm (Medici con l’Afri-ca), una Organizzazione non Go-vernativa (ONG) e stanno lavo-rando per un progetto sostenutoanche dall'Unione Europea per ireparti di maternità, pediatria, ti-siologia e chirurgia.

Il nostro sostegno finanzia:l'acquisto di strumenti chirurgicie l'apparecchio per sterilizzarli;l'acquisto dei fili di sutura e deifarmaci; i costi per la formazionedel personale addetto alla pre-venzione e all'assistenza del de-corso pre e post operatorio; ali-menti: spesso sono mamme gio-vani, povere e isolate, senza fami-gliari che si prendano cura di lo-ro. Inoltre si finanzia anche la co-struzione di una casa (che pro-prio in questi mesi sta per essereterminata) per accogliere le mam-me che, provenendo da villaggimolto lontani, devono raggiun-gere la sede dell’ospedale qual-che settimana prima del parto. Ilprogetto lo scorso anno ha per-messo di raccogliere 9.468.18 eu-ro che sono stati destinati diretta-mente a Paolo e Roberta.

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Il coordinamentoA mantenere l’attenzione a queste esperienze di biso-gno e a fare da regia a questo lavoro di sostegno e dicollegamento tra istituzioni e soprattutto tra i gruppi divolontariato parrocchiale è lo “Sportello Caritas”: sitratta della segreteria operativa della Caritas parroc-chiale ed è composta da alcuni componenti della Cari-tas. La sua funzione è quella di coordinare e di verifi-care gli interventi sui singoli progetti in relazione allesingole situazioni. Quando queste situazioni sono talida rendere necessario l’intervento dei servizi dell’istitu-zione ci si organizza per prendere contatti con i Servizisociali del Comune (attraverso le Assistenti sociali dellaCircoscrizione) oppure con i servizi dell’Asl (in partico-lare il Servizio di Cure Domiciliari). Con queste istitu-zioni si stabilisce una modalità di intervento basatosulla collaborazione e sul rispetto delle rispettive fun-zioni e responsabilità. In alcuni casi si offre anche unsupporto concreto per il disbrigo di pratiche burocrati-che legate generalmente all’attivazione dei percorsi diassistenza. Il gruppo di coordinamento si ritrova almercoledì pomeriggio alle 17 presso la Segreteriadell’Associazione Le Piane: durante l’incontro vengonodiscusse e verificate le scelte prese per risolvere le sin-gole situazioni di bisogno; è il momento in cui si pro-gettano interventi o azioni a favore degli anziani, degliammalati, dei minori, dei ragazzi diversamente abili. E’anche uno spazio di ascolto delle nuove situazioni: chiavesse segnalazioni da fare o bisogni da condividerepuò chiedere di incontrare qualcuno del gruppo oppurepuò presentarsi personalmente. In comunità è statoaperto anche uno “spazio ascolto” rivolto in particolareagli adolescenti e ai giovani per quanto riguarda le que-stioni relative alla scuola, al disagio personale o allavoro, e agli adulti che hanno necessità di capire e diessere aiutati a superare alcuni disagi familiari.

Altri modi di sostenere queste iniziativeI progetti e le iniziative descritte vengono sostenuti dapersone che partecipano alla vita comunitaria e dedi-cano parte del loro tempo. Altre persone, non potendodedicare la loro presenza in termini di tempo, sosten-gono questi cammini e questi progetti attraverso unasottoscrizione economica: mensilmente (l’ultima dome-nica del mese alla fine della Messa) viene offerta la pos-sibilità di aderire con un contributo economico per unodei progetti proposti ogni anno in occasione della Gior-nata della Carità che per noi coincide con la quintadomenica di Quaresima; in questa Giornata vengonopresentati alla comunità i progetti che si vogliono soste-nere per tutto l’anno. Anche questo è un segno di soli-darietà sociale e cristiana molto tangibile ed efficace.

PROGETTO N. 5

AfricaAnche quest’anno, avvalendocidella collaborazione con il Cesvi,continuiamo con questo progettoche si occupa del grave problemadell’Aids in Africa. Il progettoche sosteniamo in Zimbabweporta il nome di Takunda che è ilprimo bambino sano nato da ma-dre sieropositiva, grazie ad unaterapia retrovirale. L’obiettivoche si pone è quello di estenderea più madri sieropositive questaterapia e permettere di formularei controlli sanitari necessari permonitorare sia l’andamento dellamalattia, sia gli effetti della tera-pia (controlli periodici). Vengonosottoposti ai controlli anche ibambini nati da donne sieroposi-tive, e nel caso di infezione, ancheper loro è previsto un program-ma di cura.

Negli ultimi anni il Cesvi ha ot-tenuto risultati importanti inZimbabwe: attraverso incontri diinformazione, di educazione esensibilizzazione sul tema del-l'Aids e sulle possibili prevenzio-ni; attraverso la formazione dipersonale sanitario qualificato;soprattutto attraverso l’azione dicura mirata su moltissime mam-me e su moltissimi bambini chestanno traendo notevoli beneficidalla terapia antiretrovirale.Nell’anno trascorso la nostra co-munità ha contribuito a questoprogetto con l'adesione mensiledi euro 4.930,00 che sono stati de-voluti al Cesvi. L’adesione a que-sto progetto permette, oltre che asostenere una forma così grave dibisogno, di tenere viva la sensibi-lità della comunità parrocchialeverso un problema sociale cosìacuto e ancora molto diffuso.

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Alcuni interventi richiedono infatti alcune spese chealtrimenti non sarebbe possibile sostenere e che sonoinvece indispensabili per alcune situazioni nelle qualioltre alla presenza fisica dei volontari è necessario l’uti-lizzo di altre risorse. La Caritas ha quindi una sua cassae una sua gestione economica che all’interno del bilan-cio parrocchiale ha un rilievo significativo.

Tra i progetti di attenzione e di solidarietà ci sonoanche quelli che non riguardano solo il nostro quartiere:ci è sembrato importante avere uno sguardo “più lungo”verso coloro che non conosciamo ma ai quali ci sentiamolegati come soci in umanità. Proprio per questo, in questianni, si sono concretizzati due progetti per i paesidell’Africa. Un progetto è stato condiviso con una orga-nizzazioni umanitaria, il Cesvi, che da anni opera anchenei paesi dell’Africa; è un progetto che seguiamo daquattro anni ed è volto a sostenere la lotta contro l’Aidsattraverso il sostegno con terapie adeguate rivolte adonne sieropositive e ai loro bambini che necessitano dicure subito dopo il parto. L’attività finanziata riguardaanche percorsi di formazione e di sensibilizzazione cul-turale nei villaggi interessati da questo flagello cheancora oggi colpisce una alta percentuale della popola-zione africana.

Un altro progetto è quello chiamato “ProgettoAngola” che è iniziato lo scorso anno. In Angola si sonostabiliti due giovani medici (marito e moglie) dellanostra comunità che, assieme al Cuamm (Organizza-zione non Governativa), stanno lavorando all’internodell’ospedale per garantire l’assistenza medica e gliinterventi chirurgici alla popolazione. Durante la loroesperienza lavorativa si sono resi conto che uno deiproblemi più rilevanti riguarda le difficili condizionidella nascita in particolare per le partorienti affette damalposizionamento del bambino al momento del parto.Il sostegno economico iniziato lo scorso anno e che pro-segue anche per questo anno è servito – e continuerà aservire – per finanziare l’acquisto di strumentario chi-rurgico per eseguire interventi di parto cesareo sal-vando il bambino e la madre, per sostenere i costi delladegenza ospedaliera e per interventi di formazione e dieducazione del personale addetto alla prevenzione eall’assistenza del decorso pre e post operatorio e percostruire una casa nella quale accogliere prima delparto queste mamme provenienti da villaggi lontani.

Anche quest’anno la Giornata della Carità sarà unmomento nel quale saremo sollecitati verso l’attenzionealla solidarietà e alla fraternità: verrà dato spazio allapresentazione delle attività intraprese con i fondi rac-colti sui singoli progetti; verranno inoltre segnalati iprogetti che avranno continuità nel prossimo anno everrà presentato un progetto nuovo che apriremo conuna parrocchia in Bolivia.

PROGETTO N. 6 NUOVO

BoliviaQuest’anno, in occasione dellaGiornata della Carità, viene pro-posto un nuovo progetto per so-stenere una iniziativa nella par-rocchia di Condebamba, in Boli-via. Uno degli amici della nostraparrocchia, don Sergio Gambero-ni, è partito da qualche anno perprestare la sua opera pastoralepresso questa comunità. Da alcu-ni dei suoi racconti emerge cheuna delle attività che in quella co-munità si sta sostenendo riguar-da in particolare i ragazzi: dopola scuola vengono riuniti e per lo-ro viene intrapresa un’attività disostegno scolastico. Vi accedonocirca duecento bambini tutti igiorni che vengono assistiti nellosvolgimento dei compiti da variassistenti (alcuni stipendiati, altrivolontari; alcuni locali e altri stra-nieri). Ci sembra di vederli men-tre raggiungono il centro parroc-chiale e ci sembra che quei ragaz-zi siano un po' come i nostri chenei pomeriggi fanno attività disostegno scolastico. Proprio perquesto ci sentiamo di proporrequesto progetto nuovo: perchésentiamo il desiderio di proteg-gere la vita e di custodire la cre-scita non solo dei nostri ragazzima anche quella di bambini e ra-gazzi che per noi non hanno unvolto preciso ma che sappiamoessere nei nostri cuori. Presso laparrocchia di Condebamba in Bo-livia questi ragazzi fanno anchemerenda: per molti di loro questocibo rappresenta l'unico pastodella giornata.

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E’ l’organismo parrocchiale che ha il compito di tenere viva la dimen-sione comunitaria della carità e di vigilare sulle forme di povertà cheassumono continuamente volti nuovi. In particolare le finalità dellaCaritas sono: sensibilizzare la comunità parrocchiale alla testimo-nianza della carità; conoscere le forme di povertà presenti sul territo-rio; studiare e proporre forme di coinvolgimento e di risposta difronte ai bisogni e alle povertà evidenziate; favorire stili di vitaimprontati sull’accoglienza e sull’ospitalità; collegare e coordinare igruppi, le associazioni e le iniziative di carità proposte nella parroc-chia. La Caritas è costituita dai presbiteri e da circa 20 persone che siradunano il terzo martedì di ogni mese, dopo cena, presso la CasaParrocchiale.

E' presente nel nostro quartiere dal 1947. Il gruppo, composto da per-sone laiche e sostenute dalla presenza di un assistente spirituale, cercadi essere presente nelle diverse situazioni di povertà del quartiere.Ogni socio, in base alla propria personalità, capacità e attitudine, sce-glie di dedicarsi ad un servizio specifico. Il gruppo si incontra ognimercoledì mattina, dalle 9.15 alle 10.30, presso “Le Piane”. Gli ambitiin cui offre il suo servizio sono: minori e famiglie; visite alle case diriposo; gruppo di lavoro; visite agli anziani e ammalati in collabora-zione con altri gruppi.

A Redona nasce come gruppo parrocchiale nel 1960 per opera di per-sone che avevano partecipato a dei pellegrinaggi a Lourdes. Il grupposi riunisce il 1° ed il 3° lunedì di ogni mese, alle ore 20.45, presso ilSalone S. Lorenzo, in via Leone XIII, 14. Dopo una breve preghiera,segue un momento di formazione promosso dal sacerdote che accom-pagna il gruppo per motivare spiritualmente l'attività di volontariatoe per una condivisione della pastorale parrocchiale, in collegamentocon gli altri gruppi caritativi. Si prosegue poi con la parte più opera-tiva che riguarda in particolare l'organizzazione delle attività: pelle-grinaggio diocesano a Lourdes; collaborazione all'organizzazione dipellegrinaggi parrocchiali per anziani; organizzazione della Giornatadell'ammalato; visite agli ammalati sia in casa sia nelle strutture diricovero; organizzazione del rosario e della Messa dell'11 febbraio;condivisione di alcune attività con altri gruppi (in particolare con ilGruppo handy).

Interviene per malati in fase terminale. Le richieste di assistenza passa-no attraverso la segnalazione al gruppo per vie diverse: presso la CasaParrocchiale, presso la Segreteria delle Piane, attraverso i gruppi carita-tivi, attraverso la collaborazione e lo scambio con il distretto sanitario. Siinterviene sul singolo caso organizzando l'intervento mirato (tempi, chifa, che cosa) coinvolgendo anche i famigliari. Si attiva il volontariato se-guendo lo stile proprio del gruppo, integrandosi anche con le risorseche hanno a disposizione le istituzioni. Nei rapporti con il Servizio As-sistenza Domiciliare dell’ASL, si segue la linea di privilegiare le cure incasa rispetto alla ospedalizzazione in generale.

CARITAS PARROCCHIALE

I Gruppi caritativi della ParrocchiaCaritas

San Vincenzo

Unitalsi

Gruppoassistenzaammalati

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Quando aveva alle spalle il supportodella “ideologia”, che declinava in ter-mini storico-operativi una cultura dibase (religiosa compresa), la politicapoteva tenersi – in teoria – più allalarga da questa invadenza e non averbisogno d’una scesa in campo politicadella Chiesa: poteva invece acconten-tarsi della sua opera di “madre e mae-stra”, di vita e di sapienza religiosa.Oggi invece, a causa del processo dideideologizzazione e di pragmatismofunzionalistico che ha subìto (a destracome a sinistra), la politica si scoprenuda e completamente demotivata in sestessa. Perciò si vede costretta a recu-perare da fonti esterne l’ispirazione disenso che, pur non essendo più dentrodi essa, si può tradurre nella società erealizzare solo grazie ad essa.

Alla spiegazione culturale della para-dossale compresenza di minoranza-rilevanza si aggiunge però – almeno inItalia – una motivazione meno nobile, eperò viva e astutamente praticata. Nelconcedere rilievo alle posizioni dellaChiesa nella società c’è una buonadose di strumentalismo. Infatti unaminoranza, però pur sempre corposa,come quella dei Cattolici, può rivelarsidecisiva perché in Italia, in una compe-tizione bipolare che si gioca spesso sulfilo del voto, può diventare ago dellabilancia del consenso.

Sulla base di tutti questi fattori pos-siamo dire che ci sia in Italia il rischio diun clericalismo? Sui singoli punti tal-volta sì, ma sulla lunga distanza noicrediamo – con Gauchet – che l’inquie-tudine morale e – aggiungiamo – ilsenso della supergelosa autonomiamorale dell’individuo postmoderno nonespongano a pericoli di invasione cleri-cale sistematica.

Talvolta piuttosto si può pensare checi si avvii ad una convivenza tra clerica-lismo e secolarizzazione, nel quale ledue concezioni cercano di strumentaliz-zarsi a vicenda: la società secolarizzatamutuando dalla Chiesa alcune certezzeconfortanti (soprattutto nella pratica diuna relazionalità privata o comunitaria,a raggio corto); la Chiesa cercando

È da tempo passata nella avvertenzapastorale comune la convinzione che iCristiani nella nostra società italiana – enon solo – siano una minoranza. Di que-sto dato ormai tiene conto qualsiasi se-rio progetto pastorale. Eppure – con-traddittoriamente –, anche in alte sediecclesiali si pretende che in politica i Cri-stiani agiscano come fossero una mag-gioranza e attuino leggi di grande ten-sione cristiana, che sono in controten-denza con l’avanzato grado di secolariz-zazione del nostro costume. E però aquesta pretesa di rilevanza politica dellaChiesa le sedi politiche sono sensibili, inragione di vari motivi, più o meno nobili.

Alcune ragioni, per così dire, piùnobili – che non sappiamo quanto sianoavvertite dalla mentalità comune ita-liana – sono state recentemente decli-nate da Marcel Gauchet (Un mondodisincantato?, trad. ital., Dedalo). Eglisostiene che, da una parte, ciò avvienea prezzo di una banalizzazione delleconvinzioni religiose, che giocano unruolo di competizione sul terreno delloscontro politico solo nella misura in cuisi giochino sullo stesso piano delle altrecomponenti della società. Ma il rilievodella Chiesa dipende anche dal suoessere un sistema di senso completo eautosufficiente, di fronte ad uno Statocostitutivamente neutro, privo di convin-zioni di fondo, dove l’esercizio delpotere esclude il riferimento alle giustifi-cazioni ultime e alle ragioni supreme.

Cristianiin minoranza e rilevanza politica della Chiesa

comunità redona 73

37° Sinododella Chiesadi Bergamo

La nostra Chiesa di Bergamoha cercato con uno sforzolodevole di raccogliere alcunicammini che in questi anniha compiuto per far fronte aicambiamenti che hanno scon-volto i modi di vivere e dipensare di tutti noi. Il lavoroè stato raccolto in 11 capitoliche occupano 350 pagine.Non sarà facile farli conoscerenelle nostre parrocchie. Noiproviamo a riprendere alcunitemi. L’obiettivo non è diriassumere i testi sinodali: laloro lettura è insostituibile.Cercheremo invece di sottoli-neare alcuni passaggi per noisignificativi e di ridirli e direinterpretarli alla luce dialcune nostre valutazioni chetraducono il cammino chestiamo cercando di compierein comunità. Ci sembra lamaniera più utile per provaread assimilare le indicazioniche vengono date e di realiz-zare il nostro sentirci Chiesa.

appoggio alle sue idee in personalitàsecolarizzate, estranee all’integralitàdel suo mondo, e perciò più consone arilevare il valore laico delle sue stesseposizioni.

Da qui nasce il rilievo attuale che perla Chiesa – soprattutto per la Chiesa ge-rarchica – assume la figura dell’ateo de-voto. Egli serve a denunciare la man-canza di compiutezza ideologico-cultu-rale del disegno politico, mostrando co-me l’esigenza di senso si levi da fuori enon solo dai recinti d’una concezioneconfessionale. Ma l’ateo devoto agiscesolo su determinati punti dell’agenda po-litica; è strumentale a certe battaglie enon organico ad un disegno politico glo-bale, che spesso neppure ha o non con-divide. Ma egli può però venire ad assu-mere un credito eccessivo e indebitoche può spendere anche in altre direzio-ni, meno condivise. Ad esempio, un ateodevoto può servire magari ad una batta-glia di restituzione del sacro, ma diventaesemplare anche per altri aspetti menoedificanti della sua personalità. La suatipologia, anche se richiama la necessitàdel senso, si inserisce quindi a pieno ti-tolo nella logica di destrutturazione dellapolitica e sembra prescindere dal lavoriodi gradualità che la politica deve eserci-tare verso tutti, anche secondo la rifles-sione cristiana, per non rompere la con-cordia civile e la pace sociale.

Per noi resta perciò più idonea erispondente alla concezione alta dellapolitica non la cattura di questo o queltestimonial esterno, ma lo sforzo co-mune di delineazione di un disegnocomplessivo (e in esso la presenza ditestimonianze esemplari più compiute),nel quale magari certe parti del depo-sito della dottrina della Chiesa possonoessere temporaneamente sacrificatenel nome di un insieme “possibile” ededucante. Mantenendo viva la nobiltàdella politica architettonica, che sapràrecuperare gradualmente l’interezza(purtroppo mai pienamente compiuta)della progettazione, secondo i criteridella concordia e della pace sociale,che è la forma di amore più alta possi-bile della città di tutti.

37° Sinododella Chiesadi Bergamo

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OSSERVAZIONI

Il primo capitolo dei testi ufficiali del Sinodo, che apre eorienta tutti gli altri capitoli, offre già nel titolo la chiavedi interpretazione di tutto il lavoro sinodale: “Un mondoche cambia” è la chiave di lettura per comprendere e deli-neare il nuovo “volto della parrocchia”. Il nuovo modo difar pastorale e di costruire le nostre comunità parroc-chiali uscirà da un confronto del vangelo con la condi-zione storica in profonda trasformazione che stiamo vi-vendo. Questo perché il vangelo non può essere ascolta-to, accolto e testimoniato se non a partire dalla situazio-ne in cui l’uomo sta costruendo la sua umanità: se non apartire dalla sua “cultura”, nella quale egli trova la suaidentità e pone le sue domande. D’altra parte, la testi-monianza che al vangelo danno le comunità cristiane èun modo di interpretare e di fecondare la storia e la cul-tura degli uomini di queste società. Il cambiamento epo-cale al quale stiamo partecipando impegna quindi le no-stre parrocchie in profondi cambiamenti che non posso-no avvenire se non in un dialogo coraggioso con le ca-ratteristiche della nuova cultura. Certo, questa consape-volezza, che ha tante conseguenze pratiche nel modo diessere e di fare Chiesa, non è sempre assunta in manieraesplicita e coerente nei testi, così come non lo è stata neidibattiti del Sinodo. E’ importante però che sia afferma-ta. La scheda infatti, subito nel secondo paragrafo, “Laparrocchia ieri e oggi”, mette a tema il cambiamentoprofondo avvenuto nella parrocchia, e cioè il passaggiodal cattolicesimo parrocchiale legato alla “cristianità” ecodificata dal Concilio di Trento al modello di “comu-nità” legato alle condizioni nuove, “moderne”, della so-cietà e prefigurato dal Concilio Vaticano II.

Del complesso trapasso culturale che stiamo vivendo,il Sinodo indica la componente antropologica di fondocon questa frase incisiva: “Il criterio della verità non vienepiù ricondotto alla forza dell’autorità e della conformità allatradizione, ma al criterio dell’autenticità e dell’esperienza le-gata al proprio sentire”. In queste società secolarizzate,pluralistiche e democratiche, nessuna istituzione puòpretendere, a partire dalla sua autorità, di offrire un co-dice globale di senso. Il soggetto individuale è costrettoal suo giudizio; non può affidarsi a pratiche o certezzescontate; deve affidarsi alla sua esperienza e al senso cheegli dà alla sua vita e a ciò che fa. Ne consegue che laparrocchia non ha più quella forza del passato di porsicome l’istituzione autorevole e totalizzante della vitacristiana della gente. Essa è invitata a diventare una co-

SCHEMA

La parrocchia costituisce la prima forma di comu-nità ecclesiale, la realizzazione concreta dellaChiesa, il popolo che Dio ha convocato con lasua Parola. La parrocchia è la Chiesa stessa chevive in mezzo alle case degli uomini di cui condi-vide le più significative esperienze umane.

La storia testimonia con modalità diverse questavicinanza della Chiesa alle vicende degli uomini:la comunità cristiana, sorta agli inizi nella città in-torno al vescovo e al suo presbiterio, si è via viaradicata nel territorio attraverso le parrocchie. IlConcilio di Trento le ha dato una identità ben de-finita e solida: la parrocchia è stata per secoli, sipuò dire fino ai nostri giorni, il cuore della vita so-ciale e della formazione cristiana per l’intero po-polo bergamasco.

Oggi, questa forte tradizione parrocchiale è statamessa in crisi dai grandi cambiamenti avvenutinella nostra epoca. A partire dal Concilio Vatica-no II, un compito urgente spetta alla parrocchia:darsi “un volto conciliare” attraverso una riformadelle sue pratiche pastorali per essere capace didire ancora agli uomini smarriti del nostro tempoil vangelo di Gesù.

Dato che l’uomo è al centro di questa svolta cul-turale, la via dell’“umano” sembra essere quellaprivilegiata per un rinnovamento della pastorale.Questo comporta di elaborare un discorso cristia-no capace di mettersi in ascolto e di interpretarele domande dell’uomo di oggi. Le nostre parroc-chie offrono ancora delle preziose opportunità:molte persone si rivolgono alla parrocchia neimomenti fondamentali dell’esistenza alla ricercadi un significato e di un senso per la vita.

Il nuovo “volto” della parrocchia passa attraversoalcuni atteggiamenti pastorali: uno stile più comu-nitario e accogliente, un accompagnamento piùattento ai cammini delle persone, una vicinanzaparticolare ai poveri e alle “nuove” povertà, unapresenza più aperta e cordiale alle realtà del ter-ritorio e della società. In ogni opera deve traspa-rire dalla parrocchia una testimonianza di serviziocome segno della grazia che il Signore dona agliuomini.

Un nuovo modello pastorale viene espresso an-che dai modi di organizzazione della vita della co-munità, dalle forme di partecipazione, dalla ge-stione dei beni e delle strutture. La parrocchia de-ve imparare a darsi un piano pastorale che hanell’anno liturgico il suo asse portante. I soggettiecclesiali dovranno sperimentare nuove forme divita comunitaria che chiede ai laici di esercitareuna ministerialità più responsabile, a cui dovran-no essere preparati, e ai sacerdoti un serviziocompetente di guida e di discernimento pastorale.

LA PARROCCHIA E IL SUO VOLTO IN UN MONDO CHE CAMBIA

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italiana e diocesana, ha portato anche nellenostre parrocchie l’idea di dare coerenza a unprogetto che coinvolge tutto il sistema comuni-cativo e testimoniale della parrocchia. Un po’più concretamente questo ha voluto dire trasfor-mare la parrocchia in una comunità educatriceed accompagnatrice dei cammini di fede dellepersone, dando corpo a un cammino comunita-rio che ha al centro la Pasqua e ha come riferi-mento costante la celebrazione settimanale dellaPasqua nell’assemblea eucaristica del giorno delSignore. Per rendere efficace tale cammino laparrocchia ha dovuto organizzare con una certasistematicità la predicazione e la catechesi, lastrutturazione degli itinerari sacramentali comequelli dell’iniziazione o dei giovani sposi, e tuttauna serie di attività formative per rendereragione dell’esperienza cristiana di fronte allenuove situazioni dell’oggi interpretando anchecriticamente una cultura difficile e confusa cheocculta spesso le dimensioni profonde dell’espe-rienza umana. Questo modo di lavorare hanecessariamente messo in primo piano i laici;non solo nel senso un po’ riduttivo che parecchilaici “danno una mano” nelle attività della par-rocchia, ma nel senso che la parrocchia è anzi-tutto la comunità dei fedeli laici; e il contenutopiù profondo della comunità è la santità o lavita cristiana delle persone; e, quindi, la qualitàdi fede che ha l’esperienza secolare quotidianadei fedeli. Un altro aspetto, conseguente a que-sta nuova fisionomia della pastorale, è stato ilnuovo modo di stare nella società, nel riconosci-mento che la parrocchia fa di essere una dellecomponenti della società e di non poter testimo-niare il suo messaggio senza mettersi in dialogocon tutti e senza mostrare, sul suo territorio, lacura per l’uomo, considerato come singolo neisuoi bisogni e nei suoi desideri, ma anche comepartecipe di una dimensione sociale. La pre-senza delle comunità parrocchiali negli ambitieducativi, assistenziali, culturali e aggregativi èuna dimostrazione della nuova vitalità che leparrocchie possono trarre anche dalle nuovecondizioni civili e sociali.

L’efficacia di tale progetto e la forza delle sin-gole iniziative sono legate alla coerenza diun’impostazione complessiva, a un quadro inter-pretativo che sorregga tutte le attività. In realtàtale quadro è ancora molto incerto. Il Sinodo, cheha detto molte cose interessanti, per una serie diragioni – non ultima la paura che si ha ad abban-donare i modi tradizionali di fare – non è peròriuscito o non ha voluto scegliere una linea preci-sa e dettare i passi e le condizioni che potrebberofar partire una vera riforma del “volto” dellaparrocchia.

munità di fedeli capaci con la loro testimonian-za di offrire un senso “interessante” alla ricercae alle domande di senso che gli uomini si pon-gono a partire dalla loro condizione storica eculturale. Questo significa anche, probabilmen-te, che la proposta del vangelo andrà fatta sem-pre meno come l’offerta di “una religione”, macome un modo significativo e sensato di essereuomini e di prendersi cura della propria uma-nità.

Questa esigenza di incontrare le domandeprofonde dell’uomo e la sua ricerca di sensopuò essere favorita nelle nostre parrocchie dallascito prezioso della tradizione che porta anco-ra molte persone a venire alla Chiesa in occasio-ne delle tappe significative della vita. In questimomenti dell’esistenza “si mettono in gioco il sen-so della vita e il valore dei legami fondamentali…questi passaggi costituiscono luoghi fondamentalidell’esperienza umana, nei quali ognuno può perce-pire più direttamente che la vita appella alla fede, al-la dedizione e alla speranza; in questi luoghi il van-gelo può trovare efficace accoglienza”. Purché – vaprecisato – si sappia riconoscere tali valori neicanoni della soggettività secondo i quali vengo-no oggi declinati; e purché si approntino nellecomunità cristiane cammini e linguaggi in gra-do di accompagnare la ricerca personale. Comesi intuisce, per dare un nuovo volto alla pasto-rale della parrocchia non basta qualche aggior-namento o novità liturgica e catechistica; più inprofondità si tratta di una linea, di criteri e at-teggiamenti di fondo che riguardano tutta laproposta cristiana che deve essere svolta conuna attenzione antropologica esplicita per daredi nuovo “forma storica e culturale alla testimo-nianza cristiana”. E questo comporta un ripensa-mento e una riformulazione delle parole e deigesti cristiani, legati a un nuovo modo di starenel mondo.

Il Concilio aveva aperto la strada per questanuova avventura del cristianesimo in epocamoderna e, in qualche modo, ne aveva indicatole direzioni: per dare un nuovo volto alla Chiesae per ringiovanire la sua missione di annunciareil vangelo (La Chiesa); le comunità cristianeerano invitate a entrare in un rinnovato ascoltodella Parola di Dio da decifrare nella storia cheha al centro la vicenda umana di Gesù (LaParola di Dio); a ricostruire le assemblee cri-stiane attorno all’eucaristia ridiventata capacedi proporre e di orientare i cammini di fede (Laliturgia); a mettersi in ascolto e in dialogo con legrandi questioni che gli uomini del nostrotempo si trovano ad affrontare (La Chiesa nelmondo contemporaneo). Uno sforzo che durada più di quarant’anni, sostenuto dalla Chiesa

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L’attuale crisi di Governo, pur inqualche modo prevedibile inconsiderazione dell’assai esi-gua maggioranza goduta dalcentro-sinistra al Senato (fruttoanche di una contestata leggeelettorale), appare però – per lecircostanze in cui è maturata –lo specchio fedele della più ge-nerale situazione del quadropolitico del nostro Paese. Lacausa scatenante della crisi èstata la vicenda giudiziaria lega-ta alla moglie di Mastella, nonpriva forse di qualche eccessoprocedurale da parte dei magi-strati, ma sconcertante per lareazione del Ministro stesso edell’intero sistema partitico.

La vera causa della crisi anoi, però, pare un’altra e si com-prende se si osserva la quantomeno sospetta vicinanza tem-porale della caduta del Governorispetto alla – di pochissimoprecedente – sentenza con cuila Corte Costituzionale ha di-chiarato ammissibili i referen-dum abrogativi proposti sull’at-tuale legge elettorale. Da tem-po, il sistema politico era in fi-brillazione per l’incombere diquesti referendum che, per co-

me sono congegnati, determi-nerebbero (qualora conseguis-sero il loro obiettivo) l’attribuzio-ne dei premi di maggioranza alpartito (e non più alla coalizio-ne) che ottiene più voti. Talemodifica è voluta dai promotoridei referendum per sospingereil sistema politico verso unacompetizione bipartitica, e nonpiù bipolare, con un intento cioèdi semplificazione e di compat-tazione delle due coalizioni, ap-parse troppo condizionate dallapresenza di piccole compagini.L’iniziativa referendaria ha de-terminato un prevedibile nervo-sismo nei partiti piccoli delledue coalizioni, preoccupati dellaloro sopravvivenza e della pos-sibile perdita (o indebolimento)del potere di “ricatto” sugli allea-ti. Segni di questo nervosismoerano già chiaramente emersi:si pensi, a titolo d’esempio, alladiscutibile uscita, di qualchetempo fa, del Presidente dellaCamera, ma già Segretario diRifondazione Comunista, Berti-notti, che bollava i referendumabrogativi, istituto previsto dallaCostituzione, come una cattivapagina di democrazia. A tran-

quillizzare i partiti minori in ap-poggio al Governo Prodi noncontribuiva poi certo la (intem-pestiva ma forse, anche neitempi, voluta) uscita del Segre-tario del Partito DemocraticoVeltroni che annunciava che, inogni caso, il PD si sarebbe pre-sentato da solo alle elezioni, di-chiarando implicitamente esau-rite le ragioni della alleanza cheancora sosteneva il Governo.La sentenza di ammissibilità delreferendum rendeva di colpo at-tuali le paure dei partiti minori efungeva da detonatore di unasituazione peraltro già altamen-te critica per via dei margini esi-gui di maggioranza e della ete-rogeneità delle forze della coali-zione di centro-sinistra. La ca-duta del Governo, infatti, ren-dendo probabile l’eventualità(divenuta poi certezza, vista l’in-disponibilità di una nuova mag-gioranza) di elezioni anticipate,allontana di un anno almeno ilfantasma dei referendum.

Non interessa però fare qui lacronaca della crisi di Governo,anche perché nel momento incui scriviamo gli eventi sono an-cora fluidi. Ci sembrava inveceimportante sottolinearne la pro-babile e forse inconfessabilecausa, l’incombere dei referen-dum elettorali. Il Presidente delConsiglio dei Ministri, Prodi,sceglieva – presentandosi inParlamento – di andare incon-tro alla sfiducia nel tentativo, deltutto apprezzabile ma vano, difar emergere nel dibattito parla-mentare le ragioni più autenti-che (e meno nobili…) della finedel suo Governo. Quello di Pro-di è stato un contributo alla tra-sparenza e leggibilità di scelte efatti politici e dunque alla rico-struzione del fondamentale cir-cuito democratico della respon-sabilità politica: non è un casoche il sistema partitico – e so-prattutto la destra – vi abbia in-vece voluto vedere un atto diostinazione, quasi che la crisi diun Governo dovesse riguardaresolo le istituzioni ed i comporta-menti, spesso opachi, degli at-

L’attuale crisi di Governo specchio della situazione politica del Paese

1. Ipotesi sulla “vera” ragione della crisi di Governo

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tori partitici. Grazie al senso del-le istituzioni e della legalità co-stituzionale di Prodi, i cittadinipossono oggi sapere quali votihanno determinato la cadutadel Governo, visto che la deci-sione sulla fiducia avviene ascrutinio palese, per appello no-minale.

La conseguenza che si puòtrarre da questa vicenda è che ilsistema partitico ha, ancora unavolta, reagito, producendo unacrisi, per una questione o preoc-cupazione in qualche modo adessa interna e cioè per l’ansia disopravvivenza di alcuni partiti.Gli scogli programmatici, taloraassai consistenti, erano infattistati sempre superati dal Gover-no, ma Prodi nulla ha potuto al-lorquando è subentrata unaprospettiva, indotta dall’esternoe cioè con la proposta di un re-ferendum, di sconvolgimento in-terno al sistema di potere deipartiti. Le posizioni sono im-provvisamente divenute incon-ciliabili. Con questo, non si in-tende assolutamente dire che lalegge elettorale sia una questio-ne di rilevanza solo interna al si-stema partitico. Essa anzi, poi-ché fornisce il meccanismo ditrasformazione dei voti in seggi,è una legge, seppur formalmen-te non di rango costituzionale,decisiva nel delineare il disegnoe l’equilibrio stesso delle istitu-zioni. Proprio per questa suaimportanza, la legislazione elet-torale dovrebbe essere posta alriparo dalle vicende contingentidel Governo o di una sola partepolitica, come si conviene per lascrittura delle regole del gioco.Ciò che si vuole sostenere èche il Governo è caduto sullariforma della legge elettoraleperché questo tema è affrontatodai partiti sotto la lente defor-mante della loro immediata sor-te e sopravvivenza. Detto soloper inciso, questa stessa otticadeformante è ciò che avrebbereso particolarmente ambiguo iltentativo di modificare la leggeelettorale troppo a ridosso tem-porale delle elezioni. Non stupi-

sce allora che essa sia diventa-ta la principale causa di rottura.

Il sistema elettorale infatti ta-glia trasversalmente la spacca-tura destra-sinistra ed immettenel quadro politico un criterio di-verso di divisione e polarizzazio-ne, quello tra partiti grandi e par-titi piccoli. In questa chiave, sipuò comprendere il tentativooperato da Veltroni di avviare undialogo con Berlusconi, leaderindiscutibile del partito maggiori-tario nel centro-destra, sulla leg-ge elettorale, per sospingereverso un modello, astrattamentedi comune interesse, penaliz-zante verso i partiti minori delledue coalizioni. Sennonché il ten-tativo di Veltroni di “staccare”Berlusconi dai suoi alleati è par-so intempestivo, divenendo ulte-riore fattore di indebolimento delGoverno Prodi, e comunque in-genuo nell’attribuire una “paten-te” di affidabilità e disinteresse alleader di Forza Italia, la cui unica

logica (e coerenza) è seguire lastrategia che più lo avvicina alpotere, da dove difendere i suoiinteressi economici. Si tratta, infondo, dello stesso errore com-messo da D’Alema con la Com-missione bicamerale del 1996. Ilrisultato è che l’unico a rimanere“staccato” è stato Veltroni, cheha “azzoppato” Prodi, e Berlu-sconi ora ricompatta il suo docilegregge e, di fronte alla prospetti-va credibile di tornare presto alpotere, della legge elettorale giu-sta in sé non sembra più partico-larmente preoccupato. Com’eraprevedibile, cioè, in Berlusconidel tutto prevalente si rivela es-sere il bisogno di tornare al pote-re e lo strumento che può soddi-sfarlo più rapidamente è il votoanticipato, sicché il desiderio direlativizzare il peso dei suoi al-leati, cooperando al disegno diuna legge elettorale più maggio-ritaria, passa decisamente in se-condo piano.

2. La riprova dell’invincibile introversione del sistema partitico

Quanto accaduto ci appare laconferma di una più generale epreoccupante tendenza del no-stro sistema partitico, che de-scriveremo in termini di “intro-versione”, e cioè di chiusura suse stesso e sulle condizioni del-la propria riproduzione e so-pravvivenza. Il sistema partiticotende cioè a leggere le vicendedel Paese sotto la lente defor-mante delle (piccole o grandi)questioni interne di potere,usando i fatti, anziché propo-nendosi di governarli secondoun progetto politico.

Quali altri elementi attestanodi questo pericoloso ripiega-mento su se stesso del sistemapartitico? Anzitutto ci pare evi-dente come, in questi anni, laclasse politica abbia giocato adalimentare le divisioni sociali,anziché cercare – come do-vrebbe essere la f inalitàdell’azione politica – la pace so-

ciale. E ciò solo per ragioni diconsenso. Non si spiega altri-menti perché un sistema partiti-co paralizzato, quasi su tutto,da un livello di conflittualità ele-vatissimo, periodicamente “but-ti”, quasi distrattamente, sul tap-peto i temi in sé più dirimenti ecomplessi, quali, ad esempio, lequestioni della bioetica odell’aborto. In tempi, come que-sto, di grave carenza della risor-sa pacificante della fiducia, taliproposte fanno solo il gioco dichi vuole dividere, polarizzare,acuire i contrasti. In effetti, maia queste proposte segue un di-battito che sia rispettoso dellacomplessità e non semplice-mente sloganistico e, se mai, daqualche parte, si fosse svilup-pato un serio confronto, sembranon esservi alcun interesse adarne pubblico conto. Peraltrotale polarizzazione è diventata,più o meno involontariamente,

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una delle residue risorse di au-to-legittimazione del sistemapartitico: alla sinistra risulta per-fino comoda ed assolutoria lapresenza ingombrante di Berlu-sconi e, viceversa, a quest’ulti-mo mancherebbe il terreno sot-to i piedi se, d’un tratto, sparis-sero i comunisti.

L’introversione del sistemapartitico si riflette negativamen-te anche sull’educazione dei cit-tadini. Partiti in perenne ed af-fannosa ricerca di legittimazio-ne e di un consenso diventatosempre più precario ed inaffer-rabile, non hanno la capacità ola forza di mettere nell’agendapolitica scelte che comportino ilsacrificio di interessi ancheegoistici della cittadinanza. Equando coraggiosamente siprovano a farlo, sfidando privi-legi corporativi (vedi la vicendadelle licenze dei taxi), chi si tro-va all’opposizione ha facile gio-co nel cavalcare le rivendicazio-ni categoriali, assumendo inte-ressatamante il linguaggio deidiritti. In questo modo, si finiscecon l’accreditare l’idea che tuttele rivendicazioni possano esse-re soddisfatte e tutti i privilegimantenuti: basta mandare alpotere chi è oggi all’opposizio-ne; e così si affievolisce (o eva-pora) la cultura civica dei doverie delle responsabilità. Si spiegacosì perché, ad esempio, in Ita-lia la serissima crisi ambientale,conseguente al surriscalda-mento del pianeta, sia rimastaai margini del dibattito politico,per entrarvi solo con la questio-ne clamorosa – ma certo par-ziale – dei rifiuti di Napoli, chemeglio si presta ad essere usa-ta a fini di polemica partitica im-mediata. Allo stesso modo, il re-cente aumento delle tariffedell’energia e dell’acqua vienepresentato sotto l’angolatura,certo presente ma – di nuovo –parziale, del crescente costodella vita, mentre manca un rife-rimento, a valenza anche edu-cativa ed informativa, che colle-ghi questi aumenti alla crisi am-bientale, con conseguente rare-

fazione di risorse vitali e neces-sità di conversione degli stili diconsumo.

Il sistema partitico, complessi-vamente considerato, pare nonavere la autorevolezza e la cre-dibilità necessarie per avviareproposte politiche che siano an-che di educazione del senso ci-vico. La stessa questione deicosti della politica viene spessofurbamente banalizzata comeforma di qualunquismo (nellavariante del “grillismo”), mentrese ne trascura la (per lo più sim-bolica ma) importante dimensio-ne di occasione di testimonian-za da parte del sistema politicodi una sobrietà ormai urgente.Se lo status di chi sta dentro lestanze del potere diverge troppodalla condizione del cittadino, lademocrazia va in sofferenza ematura un senso di rancore ver-so le istituzioni che apre la porta– come la storia insegna – allepeggiori dittature.

Di questa logica di chiusura oripiegamento su se stesso delsistema partitico è emblema evittima anche il concetto di stabi-lità del Paese. La stabilità, neldibattito pubblico, è declinatacome governabilità e cioè comepossibilità della maggioranza diessere autosufficiente per i 5anni di durata (massima) dellalegislatura. Una stabilità così in-tesa produce ed invoca semplifi-cazione della complessità delleopinioni sociali e politiche, sinoa voler sospendere il pluralismo,confidando nelle virtù magichedel leader di risolvere in sé tuttele divergenze. Senza dire cheun governo “cattivo” stabile fapiù danni di uno instabile. Inve-ce, la stabilità, vista dalla diver-sa angolatura dei rapporti socia-li, può nascere solo da uno stiledi mediazione e di condivisione:solo allora la decisione produceeffetti duraturi. Se una decisioneè imposta al di fuori del dialogo,a stretta maggioranza, chi la su-bisce, quando – a sua volta –sarà al potere, la rovescerà equella che sembrava stabilità sirivelerà essere una situazione di

conflitto e di incertezza continui.In nome della stabilità e del de-cisionismo autoreferenziale deiGoverni, questo Paese cono-sce, ad esempio, quasi ad ognicambio di legislatura e di mag-gioranza, una riforma del siste-ma scolastico, mandando in af-fanno la comunità scolasticastessa, come se la società civilee soprattutto i suoi gangli vitali ecomplessi potessero avere itempi di assestamento coinci-denti con la legislatura. La stabi-lità cessa insomma di essereuna condizione sociale, favoritadalla coesione, e diventa unaprerogativa ambita dal sistemapartitico per se stesso. Nell’oriz-zonte dei 5 anni di legislatura,tutto, perfino la Costituzione,può essere piegato alla gover-nabilità, con la conseguenza tra-gica dello smarrimento di ognipunto – davvero stabile – di rife-rimento. Altra ben nota vittimadell’introversione è il sistemanazionale delle comunicazioni esoprattutto della televisione, incui il solo pluralismo che riescead esprimersi sembra esserequello mortificante della lottizza-zione dei canali o quello – altret-tanto misero – delle voci interneal sistema partitico. È umiliante,di fronte ai problemi che abitanola scena politica, ascoltare la tri-ste litania di sempre meno con-vincenti dichiarazioni dei porta-voce dei partiti, quasi che il plu-ralismo possa esaurirsi in unaserie di slogan recitati con gli oc-chi fissi sulla telecamera, daconsumati attori, senza mai dia-lettica e senza uscire dal recintodel potere.

Infine, ma il discorso potreb-be proseguire, l’ormai famososputo al Senato di un esponen-te “moderato” del “moderato”partito di Mastella, è l’immaginepiù sconsolante e la punta piùbassa del degrado raggiuntodalle istituzioni, dell’arroganzadi un potere che non si sentequasi più osservato e giudicatosecondo parametri di responsa-bilità, e dunque scatena anche ipiù bassi e volgari istinti.

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In questo quadro desolante,le grandi questioni politiche nonvengono mai seriamente portatenel dibattito pubblico. E, d’altraparte, l’opinione pubblica non siappassiona alle questioni inter-ne al sistema partitico che av-verte lontane ed irrimediabil-mente inutili. Le distanze tra isti-tuzioni e cittadini si allargano.Alla mancanza di uno spaziopubblico partecipato e dibattuto,corrisponde fedelmente nellasocietà l’assenza della speran-za ed il prevalere di un orizzonteche si accorcia progressivamen-te. Proprio mentre si avrebbe unbisogno vitale di politica autore-vole che sappia riportare al cen-tro delle decisioni pubbliche lasorte delle generazioni future edell’ambiente, evaporano nelPaese la prospettiva stessa delnoi, infiacchita da un individuali-smo che nell’altro vede solo uncompetitore, e quella del doma-ni, sovrastata dalla preoccupa-zione, dall’ansia della precarietàdell’oggi. Tra i giovani e gli ado-lescenti la prospettiva del sogno

e della speranza lascia il posto aquella del piacere, da consuma-re oggi, ed anche la residua am-bizione si rivolge all’effimero, ecioè all’apparire – almeno unavolta – in televisione, in una sor-ta di esibizionismo fine a stesso,a costo anche dell’auto-distru-zione. A ben vedere, la crisistessa demografica e quella del-la famiglia legittima non sonoche riflessi dell’assenza di unospazio pubblico credibile chefaccia avvertire all’individuo laprospettiva di far parte della co-struzione di un domani miglioree la presenza solidale di una co-munità attenta e premurosa ver-so i suoi figli. Fatalmente, le isti-tuzioni cessano, come invecedovrebbero, di raffigurare ed in-carnare il legame sociale, perassumere, agli occhi di individuisolitari e disperati, il volto ostiledi un potere annoverato tra lecause dei propri problemi. Diffu-sa diventa l’opinione, in sé as-surda, di poter fare a meno dellapolitica e perfino di poter trarrevantaggio dalla sua mancanza.

mente quello migliore, se nonfosse che, anziché semplice-mente rispecchiare, rischia talo-ra di produrre artificiosamenteframmentazione partitica in chiricerca una rendita da usare. Sicreano partiti senza radicamen-to, sfruttando la visibilità di unleader o aspirante tale. Ed allo-ra dei filtri appaiono utili, sia per“scremare” identità strumentali,sia per provare a riportare entro“contenitori” più ampi la dialetti-ca dei diversi. È chiaro infattiche qualsiasi partito è in sé di-somogeneo, poiché è riduzionead unità imperfetta di diversi emediazione di istanze. Ognipartito ospita in sé pluralismo equesto non è un dato patologi-co. L’identità stessa nasce infat-ti dal confronto e dalla relazionedei diversi; se ci si sottrae aquesto confronto, alla ricerca diun’omogeneità più pura, si im-mette nel sistema un moto chefacilmente e continuamenteproduce divisioni anche laddo-ve sembrava esserci unità. Ladivisione è infatti un modo rapi-do ma illusorio per fuggire alproblema dei contrasti. La sini-stra DS, che legittimamente hascelto di non aderire al partitodemocratico in nome dell’iden-tità, ha, per esempio, ben pre-sto conosciuto al suo internodissensi tra chi è più moderatoe chi è più a sinistra della sini-stra; e lo stesso “compagno”Bertinotti ha dovuto conoscerel’onta di essere fischiato (anchelui alla “Sapienza”!) da chi nonlo ritiene sufficientemente di si-nistra o lo addita come traditore,e così via, fino a isolare il trotzky-smo, ed ancora oltre… Le diver-se anime presenti nella societànon si perdono se si aggreganoin formazioni intermedie, per-ché questo apre alla mediazio-ne che è necessaria alla sintesi.È vero che il partito non può es-sere sintesi totale, essendo perdefinizione parte, e tuttavia dauna posizione parziale deve,pena altrimenti il rifiuto del me-todo democratico, aspirare allamediazione, assumendola già

3. Gravità della crisi e risposte della classe politica

Potrà sembrare che il quadrosia stato dipinto con tinte ecces-sivamente fosche. Noi ritenia-mo però che l’attuale crisi politi-ca non possa essere risolta so-lo con l’ennesima riforma eletto-rale, soprattutto se fatta conl’occhio già rivolto alle sue rica-dute immediate in termini di di-stribuzione dei seggi. La crisi ri-flette un complessivo degradodel tessuto civile e l’abbandonodello spazio pubblico. Non sinega che alcuni aggiustamentiistituzionali potrebbero giovare,inducendo cambiamenti anchedi costume negli attori partitici:nessuna riforma sarà però riso-lutiva se non si riapre lo spaziopubblico, se non si riattivano laresponsabilità politica e la par-tecipazione civica.

Un cambiamento della legge

elettorale, ad esempio, potreb-be essere anche auspicabile seservisse a ridurre la frammenta-zione interessata delle forzepartitiche. Non si vuol dire chela rappresentanza del quadropartitico debba essere drastica-mente ridimensionata laddoveesprima identità vitali, ancorchéminoritarie nel Paese. Il proble-ma è che c’è seriamente da du-bitare che molti degli attuali par-titi esprimano identità vissutenel Paese ed intercettino unadomanda di rappresentanza epartecipazione inevasa. Che“popolo” c’è dietro Dini? E dietroMastella, Rotondi o altro anco-ra? Che differenze possiamocogliere tra questi raggruppa-menti ed altri ancora? Il sistemaelettorale proporzionale, astrat-tamente considerato, è certa-

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al proprio interno come stile didecisione.

D’altra parte, una riforma chemiri alla riaggregazione del si-stema partitico non può com-piersi solo con un cambio di leg-ge elettorale, posto che – comeè dimostrato in Italia dalle vicen-de del sistema maggioritario –la frammentazione, occultatanel giorno delle elezioni, riemer-ge il giorno dopo, favorita dallelassiste disposizioni degli insin-dacabili regolamenti parlamen-tari.

La necessaria riforma dellapolitica passa piuttosto attraver-so una complessiva e comples-sa estroversione del sistemapartitico, e cioè con una mano-vra articolata che riesca a riapri-re lo spazio pubblico, riducendol’opacità ed i privilegi del potere.Non si può negare che il siste-ma partitico, talora magari soloopportunisticamente, abbia fiu-tato questo desiderio, diffusoma inarticolato, di cambiamentoed abbia avviato anche progettidi autoriforma apparentementecoraggiosi. E tuttavia – a benvedere – alcuni fra essi sonosolo operazioni di marketing po-litico. Pensiamo all’uscita diBerlusconi che, un giorno, dalpredellino di un’auto in piazzaSan Babila, ha improvvisamen-te annunciato, tra lo stupore ge-nerale, la nascita di un nuovopartito, il Popolo delle Libertà,cogliendo di sorpresa anchequelli a lui più vicini. Il dibattitopolitico ha iniziato a interrogarsisu questa novità: vi sono state,anche tra gli alleati di centro-de-stra, reazioni molto dure. TraBerlusconi da una parte e Fini eCasini dall’altra era calato ungelo polare ed i toni assunti la-sciavano presagire una rotturanon sanabile. Poi, d’un tratto,consumatasi la crisi di Governoe avvicinatasi la prospettiva dinuove elezioni politiche, il con-trasto s’è in un primo tempo af-flosciato. Di fronte alla scelta diVeltroni, di buon impatto comu-nicativo, di “andare da soli”(condita con la ormai immanca-

bile e stucchevole citazioneamericaneggiante: we can!),Berlusconi ha rilanciato la suaidea di una lista unitaria, trovan-do a questo punto Fini inspiega-bilmente d’accordo ed anzi qua-si entusiasta, e Casini spiazzatoed incerto! Per non parlare dichi, come Dini, pratica da tempola tattica della “spoletta”, per-correndo disinvoltamente glischieramenti da destra a sini-stra e ritorno, stranamente sem-pre nella direzione del potere.

Di tutto questo, evidentemen-te, l’elettorato non può che es-sere solo spettatore, chiamato areagire individualmente, comesi conviene con le tecniche son-daggistiche, ma passivamente.Vi è, a destra, ma anche a sini-stra, un nervosismo schizofreni-co, un farsi e disfarsi repentinodi alleanze (ma la classe politi-ca resta sempre la stessa!), cheappare tutto interno ai “dirigenti”dei partiti, sulla pelle di (altri) di-rigenti ed attivisti, anche lorocondannati a ratificare a poste-riori o (in pochi, invero) a usciresconsolati. Una parte, quella fi-deisticamente votata all’obbe-dienza cieca al capo, non hadifficoltà a seguire Berlusconi intutte le sue evoluzioni e piroet-te, senza troppo interrogarsi.L’altra parte – se solo ci ragionaun po’ – non può che trarne laconseguenza di un teatrino in-comprensibile, di un gioco dipotere, di una democrazia ma-lata. Quando e a chi Berlusconirisponderà della sua idea di fon-dare un nuovo partito, di quella– immediatamente successiva– di congelarla per poi di nuovoriprenderla? Dove sono le milio-nate di firme dei gazebo, pre-sunta fonte dell’idea di Berlu-sconi di far nascere un partitounitario della destra? Quando ea chi Fini, e forse anche Casini,spiegherà perché Berlusconi,prima apertamente contestatoper le velleità “imperialistiche”,torna ora ad essere un leader diGoverno affidabile? La rispostaa questa domanda – si immagi-na – sarà: le elezioni, sempre

più stanco e svuotato rito in cuisi risolve una democrazia mala-ta. Le elezioni – si sa – hanno laforza di sanare tutto, anche lecontraddizioni e le responsabi-lità giudiziarie.

E tuttavia, chi ritiene riducibilela democrazia all’elezione delcapo ignora o – chissà? – fingedi ignorare che anche la sele-zione della classe politica di-venta impossibile e vuota semanca uno spazio pubblico vi-tale ed indipendente, capace diformare il popolo al discerni-mento ed al giudizio. Ci si chie-de dove sia questo spazio pub-blico. Gli intellettuali autonomimancano, divisi tra i prezzolati equelli critici ma, per questo, e-sclusi e, nello spazio pubblicolottizzato dai partiti, muti. Le al-tre agenzie educative – entrocui potremmo collocare anchela Chiesa –, anziché preoccu-parsi della urgente missione diformare al discernimento critico,non resistono alla tentazione digiocare di sponda con questa oquella parte del sistema partiti-co alla ricerca strumentale dipiccoli o grandi vantaggi.

A sinistra, la novità pareva,ed è in effetti, più incoraggiantee solida, e cioè la nascita delPartito Democratico. La mag-giore solidità nasce dall’applica-zione di regole improntateall’apertura (le primarie per laselezione degli organi dirigentimonocratici), non prive però dicontraddittorie chiusure (tra tut-te, clamorosa la mancanza delvoto di preferenza!) e dalla ge-stazione lunga, sofferta e com-plessa (almeno rispetto a quan-to accaduto in piazza san Babi-la a Milano!). Inoltre, il PD è unpartito nuovo, con una sua stra-tegia unitaria, mentre a destra ilPartito del Popolo delle Libertàmantiene – almeno ad oggi, si-no alla prossima piroetta – unanatura ibrida, più vicina a quelladel cartello elettorale. E tuttaviaanche nel Partito Democratico èper ora prevalsa una linea conti-nuista (che poteva contare sulvolto rassicurante e bonario di

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Veltroni) e l’ingombro del pesan-te (ma non radicato) apparatodei vecchi partiti rimane ben vi-sibile. Non si può però negare lanovità, che potrebbe abortire inuna gattopardesca riproduzionedi apparati ora unificati (la “fu-sione a freddo” di DS e Marghe-rita), ma che potrebbe anche di-venire gradualmente più corag-giosa. Il rischio della torsione in-

volutiva del PD è purtroppo rea-le, perché a mano a mano chenel nuovo partito si riproduce ilvecchio, ciò finisce con l’allonta-nare energie fresche, nauseateed insofferenti di queste persi-stenze di logiche d’apparato.L’entusiasmo della fondazione èuna risorsa facilmente esauribileed i dirigenti del PD dovrebberoaverne molta cura...

tro? E, dunque, tolti dalla politi-ca, cosa potrebbero fare? Quan-te volte hanno già cambiato ideao schieramento? Già, perchécambiare idea è certo lecito e ta-lora auspicabile, ma non si puòpretendere di essere personag-gio pubblico credibile allorquan-do si recitano parti sempre cam-bianti…

Dovrebbe poi esserci unasorta di patto tra le agenzie edu-cative ed informative, nazionali,locali e indipendenti, volto acontribuire a ricreare un tessutocivile. Tale patto dovrebbe con-sistere, da un lato, nell’impegnoad arricchire il discernimento ela trasparenza dei processi poli-tici, supplendo nel Paese allacarenza di dibattito pubblico;dall’altro, nell’intento di spingereil sistema partitico alla respon-sabilità verso la società. Il citta-dino dovrebbe cioè trovare –ben al di là dell’asfittico dibattitotelevisivo – nella rete delle for-mazioni sociali e delle solida-rietà comunitarie sistemi espertia cui attingere o, meglio, con cuiavviare un confronto al fine ditrarre indicazioni circa la sceltapolitica. Ciò comporta però, daparte delle agenzie educative,la rinuncia a giochi di spondastrumentali, con cui il sistemapartitico compra, con facile mo-neta, la benevolenza e la sua le-gittimazione. Anche la Chiesadovrebbe guardarsi da questorischio, in cui sembra non di ra-do cadere. Infine, in questo qua-dro, la ricostruzione del tessutocivile esigerebbe un’attenzionedel tutto privilegiata per la scuo-la e per il lavoro: essi sono i vet-tori rispettivamente della educa-zione alla cittadinanza e dellapartecipazione alla vita sociale.La scuola, in specie quella pub-blica, è una risorsa fondamenta-le di coesione sociale e di co-struzione della società. La pre-tesa di una scuola non educan-te è prefigurazione di una so-cietà senza bussola; la pretesadi una scuola non pluralistica èprefigurazione di una societàsenza unità.

4. La via lunga della riapertura dello spazio pubblico

Si ha, in generale, la sensazio-ne che la dimensione del poteresia difficilmente emendabile.Essa attira infatti anche le per-sone professionalmente frustra-te, quando non prive di qualsia-si professionalità, in cerca di unriscatto e di una visibilità perso-nali. Queste persone sono di-sponibili a servire il dominus dioggi, pronti a ricevere renditedomani. Un falso problema (eduna falsa soluzione!) è quello –diventato di moda – generazio-nale, l’idea cioè di far largo aigiovani. Anche tra i giovani leprospettive della visibilità e delpotere possono facilmente rap-presentare un incentivo ad en-trare in politica, in spirito di“rampantismo” più che di servi-zio, prima ancora di costruirsiuna solida formazione ed unacredibilità personale professio-nale. Per uscire da queste sec-che, servirebbero piuttosto re-gole rigide di alternanza, tem-poraneità e incompatibilità dellecariche, che “spazzerebbero”via la falsa questione anagrafi-ca; ma anche la riduzione deiprivilegi ad esse connesse, per-ché si restituisca all’impegnopolitico la logica del servizio.

Di fronte al quadro a dir pocoproblematico che si è descritto,le soluzioni non sono immedia-te, né facili da trovare. Ci sonoriforme istituzionali che possonoservire e regole di partito oppor-tune. Le une e le altre ad esem-pio potrebbero rafforzarsi a vi-cenda nella direzione della tem-

poraneità ed incompatibilità del-le cariche. Ma ci sono anchecambiamenti che sono richiestiai cittadini. Proviamo ad indicareatteggiamenti, più che soluzioni,che potrebbero aiutare. Anzitut-to, occorre che le persone dibuona volontà, quelle che cre-dono alla politica come servizioal bene comune, non si stufinodi abitare i partiti, di sostenerne igermogli – assai contrastati – diapertura, di promuoverne l’estro-versione verso la società. Puòanche dispiacere, ma la formapartito appare indispensabile al-la democrazia contemporanea,sicché il ripudio indiscriminato o,peggio, la tentazione (e saràmolto diffusa!) della astensionenon fanno che accrescere il po-tere oligarchico dei partiti mede-simi. Occorre piuttosto affinarel’intelligenza per cogliere inprofondità, anche dalle biografiepersonali, la credibilità ed il di-sinteresse della classe politica epremiare, laddove emergano,sforzi di riconnessione dei partitial territorio ed alla vitalità deirapporti sociali. I partiti sonopresenti sul territorio o ci si ac-corge di loro solo nel momentoelettorale? Le candidature chepresentano emergono da proce-dure aperte e partecipate o sonocooptazioni dall’alto? I candidatihanno una loro storia credibile,coerente, o sono avventurieriprivi di riconosciute competen-ze? Hanno un radicamento terri-toriale o piovono dall’alto? Aparte la “politica”, hanno fatto al-

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Senza il loro stuporenoi non sapremmoperché bisogna far festa.

Noi siamo capaci di rendere bello il mondo.

Carnevalescherzo e sogno

Anche da noi per alcu-ni anni il Carnevale èandato in crisi. Era or-mai ripetizione stancae rassegnata di un ritoche non aveva piùl’anima. I ragazzi – etutto il lavoro fatto conloro dall’Oratorio –hanno ridato un sensoa questa festa. Legan-dola a tutto il resto, so-no riusciti a far passardentro a gesti ormaimorti alcuni dei lorodesideri e dei loro so-gni. E’ rianimazionepatetica di un cadavereo è l’attesa fragile, in-certa, di qualcosa chesta prendendo vita?

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Se ci prepariamo, una magìa ci può raggiungere.

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Occorre affrontare la bestiache c’è in noi e attorno a noi,combattere tutte le forze e lesituazioni che impedisconola nostra umanità, le nostreviolenze e le nostre paure…

… e incoraggiare la nostragiusta ambizione di poterfare qualcosa di grande, lafiducia che si può dare allenostre capacità e ai nostribuoni desideri.

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Trasformare i sogni in realtàvuol dire fare di ciò che aCarnevale viene immagina-to e recitato qualcosa cheveste di nuovo i nostri corpi,rianima le nostre città e i no-stri modi di vivere. Se riu-sciamo per tutto l’anno aconservare tra noi un po’dello stupore dei bambini, ea combattere un po’ dei dia-voli che intristiscono la vitadi tante persone, e a mante-nere la voglia di rendere piùbella la nostra città e di fareinsieme qualcosa di gran-de… può darsi che alcuni diquei sogni che ci fanno – dinascosto – sorridere alla vitadiventino realtà.

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martedì

mercoledì

giovedì

venerdì

sabato

Arte e preghiera. Si apre in Chiesa minore, alle ore21 di martedì, uno spazio di contemplazione. Aiu-tati da un allestimento artistico e da musica, lanostra anima viene allenata a un silenzio e a unosguardo che ci preparano ad accogliere i misteridella Pasqua di nostro Signore. Lo spazio resterà poidisponibile durante tutta la settimana.

Alle 20.45, in Chiesa maggiore, si celebra comunita-riamente il sacramento della confessione e dellariconciliazione. Una riflessione e una preghieracomunitarie preparano la confessione personaledavanti ai diversi confessori presenti. Questo sacra-mento è un momento significativo di tutto l’itinera-rio quaresimale e della Pasqua. Durante il “Triduopasquale” sono possibili le confessioni individuali.

Alle 21 si celebra il rito solenne della Cena delSignore: della lavanda dei piedi e dell’eucaristia. Lacomunione con il pane e con il vino vede la parteci-pazione delle famiglie dei bambini della PrimaComunione. Durante la notte è possibile vegliare inchiesa davanti all’eucaristia, nel ricordo dell’agoniadi Gesù nell’orto degli ulivi.

Alle 21 solenne celebrazione della Passione delSignore. Al centro c’è la lettura del vangelo dellaPassione e la venerazione della Croce. Alla fine dellaliturgia, una processione silenziosa ci porta in Ora-torio per il bacio al Cristo morto.

Alle 21 celebrazione della Resurrezione del Signore.Nella notte si accende la luce del Risorto. Si riper-corre, nei libri delle Scritture, la storia santa che cul-mina nella Pasqua di Cristo. Si celebrano i sacra-menti pasquali del battesimo e dell’eucaristia, grazieai quali nascono i discepoli e il mistero della Chiesa.

Per i bambini e i ragazzi. La do-menica delle Palme i bambinipiccoli (0-6 anni) si trovano alle10 in Chiesa minore. Le matti-ne del Triduo i ragazzi si trova-no alle 9.30 per la preghiera e i giochi. Domenica di Pasqua,ore 10, Messa comunitaria.

Settimana Santaalcuni appuntamenti

Feste e Ricordi

Periodico mensile - Anno XXXIV- Poste Italiane Spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo - N. 352 - Marzo 2008 - Autorizz. trib. di Berga-mo, N. 8 dell'8-6-1974 - Direzione: don Sergio Colombo (responsabile), Franco Pizzolato - Redazione: Roberto Alfieri, Marta Antoniolli, Arturo Bonomi, don Lino Casati, Anna Cassani, don Sergio Colombo, Stefano Fojadelli, don Tino Galizzi, Francesca Gelmini, Sandro Lorenzi, don Patrizio Moioli, Andreina Paris, Serena Paris, Filippo Pizzolato, Franco Pizzolato, Stefania Ravasio, Claudio Salvetti. Pro-prietà: Parrocchia di S. Lorenzo Martire - Quartiere di Redona (Bg) - sede: via Leone XIII, 15 - Bergamo - Tel. 035/341545 - Fotocomposizione e stampa: ditta Quadrifolio (Azzano S. Paolo - Bergamo)

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FRANCOVERGA(di anni 81)† 30-1-2008

GIOVANNAVISCARDI(di anni 80)† 13-2-2008

ALESSANDRAARMICIROTA(di anni 78)† 7-2-2008

OTTORINOZANCHI(di anni 84)† 5-2-2008

LUIGIASSOLARI† 12-3-1998S. Messaalle ore 8del 13-3-2008

PALAZZOMARIA† 5-4-1995S. Messaalle ore 18.30del 5-4-2008

MARIOZANDA† 18-3-1980S. Messaalle ore 10.00del 24-3-2008

FLAVIOCALDERA† 1-4-1995S. Messaalle ore 8del 31-3-2008

ELENABRASI† 4-4-1983S. Messaalle ore 18.30del 4-4-2008

EMILIOBERTULESSI† 12-3-2007S. Messaalle ore 18.30del 12-3-2008

PANTALEONEGREGIS† 15-3-1993S. Messaalle ore 18.30del 14-3-2008

GIUSEPPERIGHETTI† 26-2-1991S. Messaalle ore 18.30dell’1-3-2008

ANGELOBONFANTI† 23-3-2001S. Messaalle ore 18.30del 9-4-2008

VANILIASALVI† 31-3-2007S. Messaalle ore 18.30del 31-3-2008

EMILIOCERUTI† 7-4-2002S. Messaalle ore 18.30del 7-4-2008

TERESARAVASIOCERUTI† 29-3-1997S. Messaalle ore 18.30del 29-3-2008

PIETROSALVI† 6-4-1990S. Messaalle ore 18.30del 10-4-2008

CARLOUBOLDI† 10-4-2004S. Messaalle ore 18.30del 10-4-2008

DAVIDECONSONNI† 2-4-2003S. Messaalle ore 18.30del 2-4-2008

ALCESTECRUCIANI† 4-4-1971S. Messaalle ore 18.30del 4-4-2008

Defunti

Anniversari

BattesimiMatteo Pennonedi Francescoe Alessandra Riggio

Leonardo Salernodi Robertoe Monica Nicoli

Samuele Dalpràdi Francescoe Elena Bargiacchi

Francesco Ravasiodi Michelee Laura Rota

Rouault: Discepoli