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MERIEL FULLER

Una dama da salvare

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Her Battle-Scarred Knight

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2011 Meriel Fuller

Traduzione di Elisa Travaglia

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2013

Questo volume è stato stampato nel marzo 2013

presso la Rotolito Lombarda - Milano

I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 868 dello 03/04/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Sefanoc, Wiltshire, Inghilterra, gennaio 1193 Brianna appoggiò la guancia al fianco morbido della mucca e allungò le mani per spremere le mammelle e far uscire il latte tiepido. Nel si-lenzio mattutino della stalla, il liquido schiz-zava rumoroso contro i lati del secchio di le-gno, fumando a contatto con l'aria fredda. Sen-tì che William, il fattore, parlava dolcemente a una mucca all'altro lato della stalla e immaginò che la stesse spostando per iniziare a mungere quella che la seguiva in fila. Era molto più ve-loce di lei, riusciva a mungere due bestie nel tempo in cui lei ne terminava una. Ma quel giorno sua moglie era ammalata e quando Wil-liam aveva bussato alla porta del maniero, sof-fiandosi sulle mani per scaldarle, il respiro che formava nuvole bianche nel buio, Brianna gli aveva offerto il proprio aiuto. Non potevano permettersi di perdere del latte: era una fonte di sostentamento vitale in tempi così difficili. Com'era accaduto in altre proprietà, gran parte dei loro beni era stata confiscata da Re Riccar-

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do per finanziare la sua Crociata in Terra San-ta. La tenuta rendeva poco: c'era denaro appe-na a sufficienza per pagare il fattore e sua mo-glie, che si occupavano della terra e del bestia-me, e la vecchia Alys, che lavorava per la sua famiglia fin da quando lei era una bambina. «Padrona! Mia signora!» Brianna sobbalzò nell'udire l'acuto e tremulo grido, che la scosse bruscamente dal ritmo so-porifero della mungitura. La domestica era sul-la porta, pallida e tremante di paura. «Alys, che cosa c'è?» Brianna, seduta sullo sgabello, si voltò; le sue trecce ramate splen-devano nella luce fioca della stalla. Gli occhi di Alys erano spalancati, la pelle sottile del viso tesa sugli zigomi ossuti. «Sono tornati! Gli uomini del Conte John vi stanno cercando.» Brianna sorrise. «Be', non mi troveranno in casa, giusto, Alys?» Accarezzò il fianco della mucca, togliendo il secchio non ancora pieno. «Questo lo metto nella zangola, William. Al mercato il burro si vende in fretta.» L'uomo si alzò in piedi, sorreggendosi alla schiena di una mucca. «Sì, come desiderate, signora. Ci penserà Martha più tardi, se si sen-tirà meglio. Altrimenti lo farò io.» Inclinò la testa, una massa di capelli brizzolati, indicando il maniero. «Volete che vada a vedere cosa sta succedendo?» Brianna rispose con un cenno negativo e si alzò, tenendo stretto il secchio di latte. «Ma, signora, non avrete certo intenzione di andarci di persona?» farfugliò Alys, vincendo per un attimo il respiro affannoso. «Questa

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volta sono in tanti, armati di fiaccole, hanno circondato il maniero e uno di loro bussa alla porta.» Fu scossa da un brivido. «Sono sgu-sciata fuori passando dal retro della cucina... per venire a cercarvi. E se facessero qualcosa alla nostra casa? E se... le dessero fuoco?» Brianna appoggiò una mano sulla spalla del-la domestica. «Alys, dovete calmarvi. Non fa-rebbero mai una cosa del genere. Sono proprio il maniero e la terra quello che il conte deside-ra, ricordatevelo. E non può averli perché ci sono io a impedirglielo.» «Loro sono più forti di voi, mia signora.» «Ma io sono più intelligente della maggior parte di quelle teste vuote messe insieme.» «Il Conte John non avrà pace finché non a-vrà ottenuto quello che vuole, mia signora.» Brianna si mise una mano sulla fronte, sorri-dendo. «Vi prego, non ricordatemelo, Alys. Lo so bene, ma non ho nessuna intenzione di per-mettere che mi costringano a sposare uno di quei farabutti, come ho già fatto capire chiara-mente al conte in tutte le mie lettere.» Alys si morse il labbro. «Quel conte è il dia-volo in persona, mia signora, e non si fermerà di fronte a nulla pur di consegnare il maniero di Sefanoc, e voi, nelle mani di uno dei suoi uomini.» Gli occhi azzurri di Brianna brillarono nel-l'oscurità della stalla. «Il maniero di Sefanoc non è libero. Appartiene a Hugh.» L'ombra del dubbio attraversò lo sguardo di Alys. «Hugh tornerà presto» la rassicurò Brianna. «E, non appena sarà qui, tutto si risolverà.»

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«Ma...» La voce della fantesca si incrinò. «Alys, vi proibisco di guardarmi così! Hugh tornerà. È evidente che un imprevisto ha pro-lungato il suo viaggio.» «I Somerville sono tornati e anche i De La-cey» le ricordò Alys. «E tutti ricordano di avere visto Hugh men-tre aspettava di imbarcarsi sulla costa france-se» replicò Brianna, strappando un filo che le pendeva dalla cintura. «Mio fratello tornerà presto. Forza, Alys, aiutateci a finire di mungere.» I primi raggi del sole illuminavano l'orizzon-te a est quando Brianna emerse dal tepore della stalla, tirandosi il cappuccio del mantello di la-na sui capelli rosso fuoco. Si incamminò leg-gera sul terreno coperto di sassi, diretta verso casa. Le facevano male le mani per la fatica di avere munto così tante mucche; piegò le dita, cercando di alleviare la rigidità dei muscoli. Alys era rimasta a preparare il burro: il viso pallido e sfinito della moglie del fattore aveva lasciato intuire che quel giorno non sarebbe stata nelle condizioni di fare nulla. Invece di tornare a casa per la via più breve, attraverso il bosco, Brianna decise di oltrepas-sare i campi pianeggianti verso nord, nella spe-ranza che il terreno aperto le permettesse di scorgere gli uomini del Conte John, nel caso in cui avessero deciso di indugiare. Era passato un po' di tempo da quando Alys aveva dato l'allarme ed era probabile che fossero tornati al castello del conte nella vicina Merleberge, per rompere il digiuno. Mentre sgusciava veloce

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tra l'erba gelata, pregò che, essendo affamati, si fossero stancati di aspettare. Uomini come quelli, privi di disciplina e di resistenza, non sarebbero potuti rimanere a lungo senza qual-cosa da mettere sotto i denti. Abbassandosi per passare attraverso una sie-pe di biancospino che divideva in due parti il campo, si morse il labbro. Malgrado il sorriso sicuro e fiducioso che aveva sfoderato davanti ad Alys e al fattore, si chiedeva per quanto tempo sarebbe riuscita a far fronte al potente fratello minore del re. Quanto ne sarebbe pas-sato prima che Hugh tornasse dalle Crociate? La paura iniziò a farsi spazio dentro di lei. Brianna la inghiottì con forza prima che riu-scisse a guadagnare terreno. Avrebbe resistito per tutto il tempo necessario, si disse severa-mente. Doveva proteggere e difendere il ma-niero di Sefanoc in nome di suo fratello. Istin-tivamente, portò le mani alla grossa cintura al-lacciata all'altezza dei fianchi armoniosi, per controllare il coltello custodito da un fodero, il pugnale che l'avrebbe protetta. Il sottile strato di ghiaccio che copriva le pozze d'acqua stagnante rimaste qua e là nel campo si ruppe e i suoi piedi sprofondarono nel fango freddo. Brianna sentì l'acqua filtrare tra la spessa suola di cuoio e la tomaia degli stivali robusti. Il fiume, il cui corso era segna-to da un salice dai rami di un arancione bril-lante, illuminati dalla luce del sole che sorge-va, era straripato anche quell'inverno, come tutti gli anni. L'erba destinata al bestiame scar-seggiava e il fattore aveva dovuto intaccare le sue preziose scorte di fieno per compensarne

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la mancanza. Per un istante, lei si fermò e scrutò il campo che aveva appena percorso, stimando i danni causati dall'ultima inondazio-ne e calcolando quanta erba fosse rimasta per le sue mucche da latte. «Buongiorno, Brianna.» Il cuore le balzò in gola dallo spavento. Quella voce, cupa e pericolosa, la attraversò come una scossa, e Brianna provò un fremito di paura. Titubante, alzò lo sguardo verso l'uo-mo a cavallo che sembrava apparso dal nulla. E, dietro di lui, altri due cavalieri, le cui sovra-cotte portavano i colori del Conte John. «Lord Fulke.» Piegò la testa in una breve re-verenza rivolta all'uomo più anziano che per primo le aveva rivolto la parola. Stava cercan-do una posizione comoda sulla sella e la sua tunica color camoscio si tendeva sul corpo e-videnziando il ventre rotondo e mostrando, at-traverso gli spacchi sui lati, le cosce grassocce costrette in un paio di brache marroni di lana. I suoi capelli grigio scuro erano grossi e spor-chi, una stuoia unta che gli copriva la testa. «Ma che meravigliosa sorpresa!» esclamò Lord Fulke in un sarcastico falsetto. Fece a-vanzare il cavallo con un colpetto, in modo che lo stivale, nella staffa, arrivasse all'altezza del suo seno. Gli altri due soldati, uno con uno sguardo minaccioso, l'altro con un viso da ra-gazzino, condussero i cavalli dietro di lei, bloccandole ogni possibile via di fuga. Era cir-condata. Brianna sentì una stretta al petto, ma non si sarebbe fatta prendere dal panico, no, non po-teva. Non potevano farle del male, non avreb-

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bero mai osato! Erano stati mandati per impor-tunarla, per convincerla ad accettare il ridicolo piano del Conte John. Speravano di sfinirla con le loro continue intimidazioni, ma non ci sarebbero riusciti. «Lasciatemi passare, Lord Fulke.» Brianna si sforzò di mantenere un tono di voce pacato. «Non avete niente da guadagnarci.» Lord Fulke grugnì, mostrando i denti marci, alcuni rigati di nero, altri coperti da una sgra-devole patina gialla. «Al contrario, mia cara si-gnora, abbiamo tutto da guadagnarci. Se sol-tanto voi vi decideste ad acconsentire all'unio-ne con Hubert di Winterbourne, sarebbe tutto più semplice per voi.» «Come ho già detto» dichiarò Brianna, rad-drizzando il capo, «Sefanoc non è libero.» Con le braccia incrociate per dissimulare il movi-mento, strinse l'impugnatura del coltello. La pesante figura di Lord Fulke atterrò con un tonfo davanti a lei. Da vicino, era alto quasi come lei, robusto e tarchiato. Quando parlava, il suo alito disgustoso la raggiungeva in nause-anti folate. «Forse non capite a fondo la que-stione, mia signora» continuò lui pacatamente. «Vostro fratello è morto, non ritornerà dalle Crociate. Tutti i nostri uomini sono già a ca-sa.» Inclinò la testa. «E il maniero di Sefanoc ha bisogno di un signore che se ne occupi.» «Dovrete passare sul mio corpo.» Brianna sputò le parole con un sibilo penetrante. «Non avete il diritto di farlo, sapete che godo della protezione di Re Riccardo...» «Ma Re Riccardo non è qui, giusto?» «Tornerà, proprio come mio fratello! E ades-

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so lasciatemi passare!» Con un movimento ra-pido e agile, tirò fuori il coltello dal fodero puntandolo dritto al petto di Lord Fulke. L'uomo rimase paralizzato dallo stupore, mentre i due soldati che erano dietro di lei si avvicinavano. Uno l'afferrò bruscamente per le spalle e l'altro gettò il coltello, dandole un col-po secco e doloroso sul polso. Lord Fulke si schiarì la voce e, impacciato, si sistemò la cintura sui fianchi pasciuti. «Ho l'impressione che siate stata troppo a lungo senza un uomo che si occupi di voi.» Si bagnò le labbra con uno strano ghigno, mentre il suo sguardo percorreva licenzioso il corpo minuto di Brianna, l'ovale perfetto del suo viso. «La vostra condotta ostinata è disdicevole. Un comportamento del genere non può essere tol-lerato in una signora: sembra proprio che do-vremo darvi una lezione. Rinsavirete presto, cara ragazza. Ci penseremo noi a fare in modo che sia così.» Il Conte Giseux di St. Loup, colpendo con gli speroni i fianchi muscolosi del suo stallone, lo spronava lungo la stretta mulattiera in salita, piegandosi in avanti per favorire la scalata che conduceva al crinale. Il suo usbergo a cotta di maglia rifletteva la fioca luce del sole del mat-tino, parzialmente oscurato da bioccoli di nu-vole bianche. In cima alla scarpata, Giseux fermò il caval-lo, lasciò le redini e si tolse l'elmo di ferro a forma di cono, scoprendo un viso magro, ab-bronzato, occhi grigi contornati da un'ombra blu di sfinitezza. Frugando nella bisaccia di

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cuoio, prese una fiasca, tolse il tappo di sughe-ro e bevve un lungo sorso. L'acqua fresca e dolciastra gli scese nella gola come una pozio-ne di forza, spazzando via i segni di stanchez-za e ridandogli vigore. Si asciugò la bocca sull'imbottitura di pelle della muffola in maglia di ferro e ripose la fia-sca; poi rivolse lo sguardo alla dolce campa-gna sotto di lui e, senza rendersene conto, ini-ziò a toccarsi la coscia, premendo con forza il punto che gli provocava un fastidioso dolore. Da quell'osservatorio privilegiato, riusciva a vedere il castello di Merleberge emergere dalla nebbia del fiume come fluttuando nell'aria, un castello di cui il Conte John si era impossessa-to mentre suo fratello maggiore, il Re Riccar-do, era lontano per le Crociate. La valle scen-deva in dolci pennellate di verde, i crinali scomparivano all'orizzonte, sfumando nell'az-zurro del cielo. Anche la frastagliata nudità dei decidui alberi d'inverno, lo scompigliato bian-cospino, la quercia maestosa, aiutava ad accre-scere la bellezza del paesaggio invernale. Il suo sguardo non era abituato a un tale spetta-colo e la sua mente si ritrasse, turbata. Quella meraviglia lo rendeva inquieto, irritabile, dopo tutti gli anni di guerra delle Crociate: giornate selvagge, trascorse a marciare senza pausa sul-la sabbia infuocata, conducendo i propri uomi-ni attraverso valli rocciose e inospitali, bra-mando incessantemente un po' d'acqua. Ma stranamente, mentre tutti i suoi soldati erano rincuorati dall'essere tornati a casa, lui sarebbe voluto tornare laggiù, in quelle condizioni squallide, a opporre la forza del corpo e della

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mente agli elementi, nello sforzo velato di mantenersi vivo, lontano da pensieri più bui e più profondi. Desiderava ardentemente la luce violenta di Gerusalemme, ne aveva bisogno, l'aveva conquistata. Ma le Crociate erano finite, l'accordo tra Re Riccardo e Saladino era stato firmato. Entram-be le parti, Cristiani e Saraceni, avevano vinto. Nel suo cuore, però, la vittoria appariva vuota, inutile, dopo che così tante vite erano state sa-crificate per ottenerla. Le vite dei suoi uomini durante una delle ultime incursioni ad Arsuf. E la vita di... Strinse più forte le redini, cercando di mantenere l'equilibrio mentre sentiva quella rabbia ormai familiare, quel senso di colpa che tormentava i suoi giorni e le sue notti, crescere dentro di lui... No, non ci doveva pensare in quel momento. Presto avrebbe scovato il tradi-tore che li aveva ingannati e avrebbe vendicato la morte dei suoi soldati... e quella di lei. Ma prima doveva mantenere la promessa fatta a un cavaliere cha aveva combattuto con lui. Spera-va solo di non impiegarci troppo. «Allora, acconsentirete?» Con inaudita vio-lenza, Lord Fulke tirò la testa di Brianna fuori dall'acqua, ancora una volta. Le dita grassocce aggrovigliate tra i suoi capelli bagnati, goccio-lanti, torcevano le ciocche come corde, stratto-nandole brutalmente. Brianna reprimeva con tutte le sue forze il bisogno di gridare di dolore, stringendo i denti con determinazione: non gli avrebbe concesso la soddisfazione di vederla soffrire. Il suo bre-ve matrimonio con Walter le aveva insegnato

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perlomeno quello. Puntando le ginocchia con-tro l'abbeveratoio di legno ricoperto di argilla che serviva a raccogliere l'acqua per il bestia-me, si teneva stretta al bordo con le dita rosse, escoriate, cercando di infondersi coraggio in vista della carica successiva. I suoi grandi oc-chi azzurri, evidenziati dalle ciglia scure ba-gnate, erano infuocati di rabbia. «Co... come osate farmi questo?» riuscì a balbettare con le labbra violacee dal freddo. «Il re lo verrà a sapere!» «Ma nessuno sa dove sia, mia signora» le ri-cordò Fulke. «E, finché non lo sapremo, pos-siamo fare quello che vogliamo.» Il cuore di Brianna precipitò quando le im-merse la testa nell'acqua, un'altra volta. Dopo averla trascinata in un angolo del campo, vici-no all'abbeveratoio, avevano rotto il ghiaccio in superficie. L'acqua gelata aveva reso insen-sibile la sua pelle al primo contatto e le aveva infilzato schegge di ghiaccio nelle orecchie, negli occhi e nel naso. Brianna trattenne il respiro più a lungo pos-sibile, poi fece uscire l'aria dai polmoni lenta-mente, sperando, pregando che la tirassero fuori prima che... prima che l'aria finisse. La disperazione l'assalì, una sferzata di panico. Era proprio sicura che non l'avrebbero uccisa? Il dubbio si insinuò in lei, sibilante, insidioso, costringendola a riconoscere la propria vulne-rabilità. Quando sentì il torace iniziare a bru-ciare, cedette per un attimo. Poi lo strattone violento di Fulke la fece riemergere un'altra volta e lei ansimò, respirò avidamente, riem-piendo i polmoni di aria fredda.

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«C'è un modo più semplice, mia cara» com-mentò Lord Fulke mellifluo, gettando uno sguardo sprezzante e iniettato di sangue sul suo viso gocciolante, sulle sue trecce fradice. «Dovete acconsentire a questo matrimonio.» «Mai» giurò lei. «Dovrete uccidermi, pri-ma.» Incrociò le braccia più forte che poteva, stringendole nel tentativo di fermare quell'in-cessante brivido. Rivoli d'acqua le scorrevano sul collo, sotto il colletto del mantello, bagnan-do la stoffa ruvida del vestito. Lord Fulke increspò le grosse labbra in una specie di sorriso. «Speriamo di non doverci ar-rivare.» Il velo di minaccia nella sua voce era inequivocabile. La paura le scorreva nelle vene, lanciando scariche direttamente al cuore. Allora l'avreb-bero uccisa! Aveva bisogno di tempo, tempo per pensare, tempo per organizzare qualcosa! Ma, a giudicare dallo sguardo minaccioso ne-gli occhi di Fulke, il tempo era proprio quello che le mancava. Chiuse gli occhi e finse di svenire, accasciandosi a terra contro il bordo dell'abbeveratoio, mentre con le mani nascoste dietro la schiena frugava nel fango per trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che avrebbe potuto aiutarla. Una pietra! La strinse subito nel pal-mo della mano, graffiandosi le dita. Sperò che fosse sufficiente. Fulke imprecava, il suo sguardo scorreva ri-sentito sulla figura ricurva. «Ne ha avuto abbastanza per ora, non crede-te, mio signore?» osservò uno dei due soldati. «Non farti ingannare da questa sfacciata, Stephen. È una donna sveglia.»

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La scia dell'alito insalubre di Fulke, piegato su Brianna, le penetrava nelle narici. Stringen-do forte la pietra, la sollevò per colpirlo in te-sta con tutta la forza che aveva in corpo. Ma non fu abbastanza. La pietra scivolosa le sfug-gì dalle dita. «Ma che... Razza di...!» ruggì Fulke, toc-candosi il taglio sulla fronte. «Questa me la pagate!» Prima che Brianna potesse anticipare il movimento successivo, l'uomo le sferrò un colpo sulla guancia e il suo esile corpo crollò a terra privo di sensi, senza più bisogno di fin-zioni. «Ce l'abbiamo in pugno» mormorò, par-lando tra sé e sé. «Ce l'abbiamo in pugno.» Si alzò in piedi, esultante per la vittoria e con un'espressione compiaciuta dipinta sul volto, e guardò i due seguaci più giovani, convinto di incrociare i loro sguardi soddisfatti. Ma i soldati erano girati di spalle, con lo sguardo rivolto verso la strada, a bocca aperta. Stavano fissando qualcosa, qualcuno. Uno dei due uomini fece un passo indietro, inciampan-do nell'abbeveratoio. Vicino alla rada siepe di biancospino, un e-norme destriero nero sorvolava il terreno palu-doso, sbuffando impaziente, sfrenato, impen-nando la testa lucente in un agitato tintinnio di morso e briglie, avvicinandosi ai tre uomini e alla donna distesa a terra. Schizzi d'acqua si sollevarono al passaggio degli zoccoli pesanti del cavallo: gocce in libertà che formavano ar-chi brillanti nella fioca luce del sole. Fulke sbottò in una risata nervosa, poi si ba-gnò le labbra. Una tunica nera di lana copriva l'usbergo in

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cotta di maglia del cavaliere. Aveva uno scudo nero con una decorazione a rete d'argento in ri-lievo. Nessun elemento rivelava la sua identità, nessuno stemma di famiglia dorato sullo scu-do, nessun ricamo sulla tunica. Un brillante el-mo d'acciaio gli copriva il volto. Maneggiando abilmente le redini, lo sconosciuto cavaliere fece fermare l'animale davanti agli uomini, po-sizionati in uno schieramento colpevole davan-ti a Brianna, cercando di nascondere con i cor-pi massicci il raccapricciante risultato della lo-ro intimidazione. L'aria calda che usciva dalle grosse narici del cavallo creava un'atmosfera spettrale, il vapore sembrava provenire diretta-mente dal profondo dell'inferno. «Cosa diavolo sta succedendo qui?» Dalle fessure dell'elmo, la voce del cavaliere uscì smorzata, cupa. L'uomo scese da cavallo con un movimento agile ed elegante, tenendo la mano sull'impugnatura della spada, e si av-vicinò a Fulke. «Niente che vi riguardi, questo è certo, mio signore.» Fulke si inchinò con deferenza, al-lungando le mani verso di lui, come se avesse voluto mostrargli che non era stato fatto del male a nessuno. Si faceva sempre più piccolo al cospetto dell'altezza schiacciante dello stra-niero e iniziò a indietreggiare, finché si accor-se che il corpo rannicchiato di Brianna giaceva dietro i suoi piedi, impedendogli di indietreg-giare ulteriormente. «È solo che questa donna ignorante si rifiuta di fare quello che le viene ordinato. Aveva bisogno di una lezione.» «Se è così, sembra che l'abbia avuta» osser-vò lo straniero prudentemente, lasciando cade-

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re lo sguardo sul corpo di Brianna, stesa a ter-ra, appoggiata all'abbeveratoio. Dall'aspetto, la donna sembrava ancora priva di sensi. Il suo viso era pallido, cadaverico, e un livido blua-stro le copriva la guancia. Fulke ebbe la decenza di apparire imbaraz-zato. «Bene, sarà meglio ripartire.» Indirizzò un cenno esplicito ai due soldati, strofinandosi le mani con modi nervosi. «C'è tanto da fare, tanto.» Fece una pausa, fissando incuriosito la tunica sobria e disadorna del cavaliere, cercan-do di distinguere la fisionomia dell'uomo at-traverso le fessure minacciose dell'elmo. «E... ehm... siete di queste parti?» «No. Sto cercando una persona.» «Forse posso aiutarvi.» Fulke si sfregò di nuovo le mani. Sentiva il bisogno di fare am-menda e di distrarre lo straniero dalla donna priva di sensi dietro di lui. «Chi state cercan-do?» «Brianna di Sefanoc. Lady Brianna. Mi han-no detto che vive da queste parti.» Il colore abbandonò il volto di Fulke, che si portò una mano al mento, imbarazzato. Era l'unica cosa che poteva fare per riuscire a non guardare in direzione della ragazza. Pregò ar-dentemente che i suoi soldati tenessero la boc-ca chiusa. Se certe persone fossero venute a conoscenza del loro comportamento, di come avevano trattato una donna di nobili natali, sa-rebbero stati puniti severamente. Il suo nome sarebbe stato affiancato a quello del Conte John, suo signore e padrone, che sarebbe stato estremamente contrariato da quella cattiva pro-paganda, soprattutto in quel momento. Erano

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tempi difficili, tutto il paese era turbato dalla notizia che Re Riccardo era stato fatto prigio-niero mentre tornava dalle Crociate. Solamente il Conte John, il fratello minore del re, si sfre-gava le mani compiaciuto: se Riccardo non fosse più tornato, lui sarebbe sicuramente di-ventato Re d'Inghilterra. Fulke aggrottò le sopracciglia, fingendo di concentrarsi. «No, credo di non averla mai sentita nominare» mentì con aria indifferente, prudente. «Non è un nome familiare.» Si dires-se furtivo verso i cavalli. «Vi auguro buona fortuna per la vostra impresa, signore. E una buona giornata.» Balzò a cavallo, sollevando il braccio in segno di saluto, e spronò l'animale affinché partisse al galoppo. Zolle di terra ge-lata si sollevarono al suo passaggio sulla scia dei due soldati. La ragazza sembrava più morta che viva, pensò Giseux avvicinandosi al punto in cui giaceva esanime. Chino su di lei, si tolse le muffole di cotta di maglia e le appoggiò in mo-do esperto due dita sul collo per accertarsi che fosse ancora viva. Il suo viso era così bianco, privo di ogni colore, e le labbra erano di un blu così cadaverico che si sarebbe potuto tranquil-lamente pensare che fosse morta. Tuttavia, no-tò con sollievo che il battito era forte. Si tolse l'elmo, slegò lo scudo fissato al petto con una cinghia di cuoio logora e li appoggiò a terra. Subito dopo si tirò indietro il cappuccio della cotta di maglia che gli proteggeva la testa. I fi-li metallici intrecciati caddero liberi come ser-penti sulla sua nuca. Le ciocche di capelli biondo scuro si liberarono dalla reclusione.

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La ragazza era distesa di schiena, sdraiata sul fango ricoperto di ghiaccio, con un braccio lungo il corpo e l'altro verso l'esterno, con la piccola mano bianca stretta a pugno. I suoi ca-pelli, di un raro color ambra reso più scuro dall'acqua, erano sparpagliati lungo il corpo come onde sulla sabbia. Una contadina, a giu-dicare dai vestiti, pensò. L'abito di lana grezza era rammendato in svariati punti con toppe ri-tagliate sommariamente e cadeva come un sacco sul suo corpo, arrotolandosi all'altezza della vita. Gli stivali di cuoio grinzoso, rigati e incrostati di fango, spuntavano da sotto l'orlo della gonna, mostrando le logore suole lucide. Aveva interrotto una discussione familiare, non c'erano dubbi, un conflitto tra serva e pa-drone. La ragazza aprì gli occhi.

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MERIEL FULLER Una dama da salvare

ERICA RIDLEY I misteri di Blackberry Manor

INGHILTERRA, 1193 - Un'inaspettata complicità lega fin dal primo momento Brianna e il Conte di St. Loup. Ma basterà a sconfiggere la solitudine dei loro cuori?

INGHILTERRA, 1813 - Ospite del cupo Gavin Lioncroft nel suo tetro maniero, Evangeline si innamora di lui anche se tutti lo credono uno spietato assassino. E lotta per salvarlo.

Lo scandaloso segreto di Lisette HELEN DICKSON

INGHILTERRA, 1816 - Quando Lisette torna a Londra, il pri-mo uomo che incontra è lo stesso che le ha salvato la vita in India, Ross Montague. E l'attrazione che vibra tra loro...

Il bacio del capitano JENNIFER BRAY-WEBER

CARAIBI, 1727 - In cambio di un passaggio sul vascello del capitano Drake, Gilly accetta di cantare per lui. Ma il peri-coloso pirata, vittima del suo fascino, non rispetta i patti...

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BRONWYN SCOTT Lezioni di seduzione

CAROL TOWNEND I segreti della principessa

INGHILTERRA, 1832 - Una sfida attende Merrick St. Ma-gnus: deve rendere Alixe la fanciulla più ammirata della Stagione. Ma se fallisce, sarà costretto a sposarla!

COSTANTINOPOLI, 1081 - Cosa nasconde la Principessa Theodora? Possibile che il suo segreto sia così terribile da non poterlo rivelare nemmeno al marito, il Duca Nikolaos?

Lo scrigno proibito ROBYN DEHART

INGHILTERRA, 1887 - Fielding è un cacciatore di tesori. Non aspira certo a salvare donzelle in pericolo e nemmeno a sposarsi. Eppure è quello che gli tocca fare con Esme!

Il ribelle scozzese MARGUERITE KAYE

SCOZIA, 1748 - Alasdhair torna in Scozia determinato a ri-vendicare per sé la donna che ama. E ad Ailsa basta guar-darlo per capire che è impossibile resistere al suo fascino.

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