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Gramsci in carcere e il fascismo Canfora Luciano Extrait de la publication

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AculeiC o l l a n a d i r e t t a d a

A l e s s a n d r o B a r b e r o

€ 14,00

Dagli anni della lotta agli anni del carcere, alla persecuzione postuma

del fascismo contro Gramsci.

AculeiUna visione pungente della storia.

Quando il passato torna a trafiggere come una lama.

Volumi pubblicati:

1. FRANCO CARDINI, Cristiani perseguitati e persecutori, pp. 188.2. MATTEO SANFILIPPO,Faccia da Italiano, pp. 148.3. ANDREA NICOLOTTI,I Templari e la Sindone. Storia di un falso, pp. 188.4. OSCAR DI SIMPLICIO,Luxuria. Eros e violenza nel Seicento, pp. 172. 5. SERGIO VALZANIA,Fare la pace. Vincitori e vinti in Europa, pp. 136. 6. GUSTAVO CORNI, Fascismo. Condanne e revisioni, pp. 136.7. LUCIANO CANFORA, Gramsci in carcere e il fascismo, pp. 308.

Volumi di prossima pubblicazione:

8. MARINA MONTESANO, Caccia alle streghe.

Il fascismo sta al centro della riflessione, oltre che della azione politica, di Antonio Gramsci: dagli anni della lotta agli anni del carcere. Questo libro affronta il tema sotto diversi aspetti: lo sforzo di comprensione storica da parte di Gramsci, tanto piú profonda quanto piú svincolata dallo scontro immediato; l’infiltrazione fascista nelle file del Partito comunista; la persecuzione postuma da parte di Mussolini intesa ad annientare la memoria di Gramsci col supporto di stampa anarchica.

Nel corso di questa indagine vengono sottoposti a verifica scenari che sembravano assodati, riconsiderate fonti (come la “famigerata” lettera di Grieco) già ampiamente esplorate, ricostruito il faticoso cammino attraverso cui il Partito comunista italiano ha fatto i conti con la propria storia.

LUCIANO CANFORA è docente di Filologia classica all’Università di Bari. Dirige la rivista «Quaderni di storia» (dal 1975) e numerose collane specialistiche per vari editori. Collabora al «Corriere della Sera». Per la Salerno Editrice ha pubblicato La biblioteca del patriarca. Fozio censurato nella Francia di Mazzarino (1998), Tucidide tra Atene e Roma (2005); ha coordinato i Deipnosofisti di Ateneo e lo Spazio letterario della Grecia antica.

Gramsci in carceree il fascismo

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Il fascismo sta al centro della riflessione, oltre che della azione politica, di Antonio Gramsci: da-gli anni della lotta agli anni del carcere. Questo libro affronta il tema «Gramsci e il fascismo» sotto diversi aspetti: lo sforzo di comprensione storica da parte di Gramsci, tanto più profonda quanto più svincolata dallo scontro immediato; l’infiltra-zione fascista nelle file del Partito comunista; la persecuzione postuma da parte di Mussolini in-tesa ad annientare la memoria di Gramsci col sup-porto di stampa anarchica.

Nel corso di questa indagine vengono sotto-posti a verifica scenari che sembravano assodati, riconsiderate fonti (come la “famigerata” lettera di Grieco) già ampiamente esplorate, ricostruito il faticoso cammino attraverso cui il Partito co-munista italiano ha fatto i conti con la propria storia.

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1a edizione digitale: novembre 2012ISBN 978-88-8402-780-1

1a edizione cartacea: giugno 2012ISBN 978-88-8402-758-0

Tutti i diritti riservati - All rights reservedCopyright © 2012 by Salerno Editrice S.r.l., Roma

Composizione presso Grafica Elettronica, Napoli

Copertina:

Concept and graphic design: Andrea BayerIllustrazioni: Andrea Conforzi

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LIBERTÀ DI ANTONIO GRAMSCI

la libertà è uno dei temi centrali dell’opera di antonio gramsci. soprattutto dell’opera sua di detenuto: il corpus delle lettere e il corpus dei Quaderni. Non solo egli studia la libertà nel concreto e conflittua-le suo dispiegarsi e inverarsi nelle lotte degli uomini, ma egli stesso lotta per la libertà sua: di lui detenuto comunista, vittima della feroce pena detentiva inflittagli dal tribunale speciale fascista. si tratta non soltanto della libertà sua interiore, cioè della ostinata capacità di con-tinuare a pensare, e di combattere pensando pur in quella condizione estrema, ma anche della libertà personale da riconquistare: agendo nei limiti del possibile politicamente e senza mai accettare l’umilian-te pedaggio della domanda di grazia. in un resoconto della cognata Tania schucht a Piero sraffa, del marzo 1933, citata già in prefazione della prima edizione, einaudiana, delle Lettere dal carcere (1947), si legge del pacato e fermissimo rifiuto opposto da gramsci all’ipotesi di un tale umiliante passaggio, definito da lui – nel momento forse piú atroce della sua decadenza fisica (fine ’32, marzo ’33) – come una for-ma di « suicidio ».

ed è sul suicidio come via d’uscita che gramsci riflette in quei mesi, sia nel Quaderno 151 sia nella coeva lettera a Tania del 6 marzo 1933, ricorrendo in entrambi i casi alla nozione, sofferta e autobiogra-fica, di « trasformazione molecolare ». in entrambi i testi essa viene esemplificata con la metafora del « naufrago », spinto, in contrasto con tutti i suoi presupposti mentali, al cannibalismo perché divenuto or-mai, in quella situazione estrema, « un’altra persona ». commenta:

ebbene, come ti ho detto, un simile mutamento – cosí si chiude la lettera – sta avvenendo in me (cannibalismo a parte). il piú grave è che in questi casi la personalità si sdoppia: una parte osserva il processo, l’altra parte lo subisce, ma la parte osservatrice (finché questa parte esiste significa che c’è un auto-controllo e la possibilità di riprendersi) sente la precarietà della propria posi-zione, cioè prevede che giungerà un punto in cui la sua funzione sparirà, cioè non ci sarà piú autocontrollo, ma l’intera personalità sarà inghiottita da un

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gramsci in carcere e il fascismo

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nuovo « individuo » con impulsi, iniziative, modi di pensare diversi da quelli precedenti. ebbene, io mi trovo in questa situazione. Non so cosa potrà ri-manere di me dopo la fine del processo di mutazione che sento in via di svi-luppo.

Questa è forse la riflessione piú profonda sul conflitto tra libertà e natura: nella fattispecie un conflitto che si svolge dentro il corpo e nella mente di un grande pensatore del Novecento, detenuto unica-mente per colpire le sue idee. Pochi giorni prima, il 27 febbraio, scri-ve a Tania: « sento anche un disgregamento delle forze intellettuali in sé e di ciò devi aver avuto tu stessa l’impressione in alcune mie lette-re ». l’io che osserva e l’io che subisce il processo di mutazione sono – in lui – in piena dialettica. Quanto piú vera ci appare questa concre-ta visione della libertà e dei suoi limiti a fronte della olimpica e meta-storica visione crociana secondo cui la libertà, essendo intrinseca nel-la natura di ogni uomo, non può essere né data né tolta (Libertà e giu-stizia, in « la critica », settembre 1943).

antonio gramsci era stato eletto deputato alle elezioni politiche del ’24, stravinte dal listone liberal-fascista propiziato dalla legge acerbo: trionfante non solo grazie al diffuso clima di violenza squa-drista aiutata dall’occhio indulgente di carabinieri e magistrati felloni, ma anche grazie al ripristino del sistema elettorale maggioritario, che favorisce la destra. a partire da quelle elezioni, in pochi mesi, si suc-cedettero gli eventi che scandirono l’instaurazione della dittatura: il delitto matteotti, l’aventino (da cui quasi subito il partito comunista si separò ritenendo piú utile proseguire la battaglia in Parlamento), il 3 gennaio ’25, e poi, via via precipitando, l’oscuro attentato di bolo-gna, le leggi eccezionali, la decadenza dei deputati aventiniani, l’arre-sto dei deputati comunisti. arresto propiziato dalla decisione del re di far includere nel decreto di decadenza anche i deputati comunisti nonostante essi non avessero da tempo piú parte nella fallita secessio-ne aventiniana.

gramsci fu arrestato l’8 novembre 1926. Dopo quindici giorni a Regina coeli, fu mandato a ustica in forza di una del tutto arbitraria condanna a cinque anni di confino. il 20 gennaio ’27 subentrava l’ac-

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i · libertà di antonio gramsci

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cusa, davanti al neonato tribunale speciale per la difesa dello stato (creato ad hoc per il processo contro il partito comunista), di « cospira-zione contro i poteri dello stato, istigazione alla guerra civile, eccita-mento all’odio di classe, propaganda sovversiva ». Tutte accuse fonda-te sul contenuto di alcuni volantini di propaganda sequestrati a dei « corrieri » del Pci arrestati alla stazione di Pisa. Naturalmente la mo-struosità del processo consisteva, a tacer d’altro, nel trasformare in capi d’accusa individuali dei proclami politico-propagandistici, nel trasformare dirigenti politici (di cui le questure faticavano ad accerta-re l’effettiva posizione gerarchica all’interno del partito) in mandanti di specifici reati. il processo era politico e la sentenza, scritta in antici-po, ancorché emanata soltanto il 4 giugno 1928, esclusivamente poli-tica.

era anche, da parte di mussolini, regista in prima persona del pro-cesso monstre e cocciutamente refrattario poi a qualunque proposta di scambio di prigionieri politici con l’uRss nonostante la mediazione vaticana, una forma di ricatto, e anche di chiarimento, sul piano inter-nazionale. al principio del ’24 mussolini aveva preceduto tutte le cancellerie europee riconoscendo l’uRss e stabilendo rapporti di-plomatici con lo stato fino a quel momento al bando delle relazioni internazionali; ma al tempo stesso schiacciava o disperdeva il partito comunista e ne arrestava i leaders per chiarire all’esterno, a Occidente e a Oriente, il carattere puramente “statale” e “di potenza” della cla-morosa iniziativa diplomatica. allo stesso modo, una trentina d’anni piú tardi, alla metà circa del secolo XX, il raïs gamal-abdel Nasser apriva un paese strategico come l’egitto alla collaborazione con l’uRss e contestualmente perseguitava e massacrava il partito comu-nista egiziano.

ma torniamo alla vicenda di gramsci, alla sua lezione di libertà, alla sua lotta per riconquistarla tra crescenti amarezze familiari e po-litiche. le lettere che vanno dal dicembre ’32 al marzo ’33 sono quelle in cui piú acuta si fa in lui la percezione di essere ormai una vittima. Vittima non già semplicemente del tribunale speciale, ma – scrive il 27 febbraio ’33 – di « un organismo molto piú vasto » di condannatori. Di tale condanna era strumento e simbolo, ai suoi occhi, la « crimina-

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gramsci in carcere e il fascismo

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le » (cosí la definisce il 5 dicembre 1932) lettera speditagli nel febbraio ’28 da Ruggero grieco, giuntagli a san Vittore e zeppa di informazio-ni politiche un po’ aberranti e un po’ iattanti. lettera « eccessivamen-te compromettente » (cosí ripetutamente la giudica in un colloquio con Tania nel carcere di Turi nel febbraio ’33), e causa – a suo giudizio – del fallimento della trattativa avviata dall’uRss per la sua liberazio-ne, e comunque dell’aggravamento della pena.

gli aspetti aberranti e le inesattezze grossolane di quella lettera, e delle altre due inviate nello stesso giorno da grieco rispettivamente a Terracini e a scoccimarro, detenuti anch’essi a san Vittore, possono far nascere seri sospetti. se non ci fu manipolazione, ci si trova dinan-zi a una alternativa ancor piú inquietante (vd. infra, cap. v).

che nonostante tutto questo e il progressivo deterioramento del suo fisico, ma non del suo spirito, gramsci abbia proseguito fino alla fine la sua lotta per la libertà è forse l’evento piú rilevante nel Nove-cento intellettuale in italia. lo testimonia la diuturna e ininterrotta scrittura dei Quaderni.

Nell’estate del 1947 le Lettere dal carcere (allora appena 218), da poco pubblicate presso einaudi, ottennero il Premio Viareggio che tutti fino all’ultimo davano per certo che dovesse toccare a moravia, per La Romana. ma l’importante riconoscimento fu sciupato dalla preci-pitosa diffusione della notizia, anticipata su « l’unità » di genova il 15 agosto.

in quel medesimo torno di tempo benedetto croce recensí nei « Quaderni della critica » (iii 1947, 8) le Lettere dal carcere. ed è rimasta celebre la sua potremmo dire appropriazione dell’autore rivelato da quelle lettere: « come uomo di pensiero egli fu dei nostri ». cosa in-tendesse con tali parole è giusto chiedersi. la risposta prenderebbe molto spazio perché comporterebbe di affrontare una delle questioni centrali della cultura italiana del Novecento, e cioè l’implicazione profonda dell’opera di gramsci, quale fu rivelata dai Quaderni, con le due correnti dominanti del neoidealismo italiano impersonate ri-spettivamente da croce e da gentile, nonché i limiti di tale implica-zione e l’innesto che gramsci tentò di quelle filosofie nell’orizzonte mentale e pratico del comunismo. ci terremo invece alla spiegazione

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i · libertà di antonio gramsci

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che ne dà lo stesso croce: ammirevole perché fondata sulla sola lettu-ra delle lettere e non ancora dei Quaderni. in quelle lettere croce ri-scontra « apertura verso la verità da qualsiasi parte gli giungesse, scru-polo di esattezza e di equanimità, gentilezza e affettuosità del suo sentire », e soggiunge: « noialtri, nel leggerlo, ci confortiamo di quel senso della fraternità umana che, se sovente si smarrisce nei contrasti politici, è dato serbare nella poesia e nell’opera del pensiero, sempre che l’anima si purghi e di salire al cielo si faccia degna, come accadeva al gramsci ». e sfida gli intellettuali comunisti suoi antagonisti nella quotidiana battaglia delle idee « a adoprarsi a portare, se potevano, la dottrina comunistica a quell’altezza ».

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INDICE

i. Libertà di Antonio Gramsci 7

ii. « Attesa di un capo » e crisi della democrazia parla- mentare 12

iii. Gramsci e il buon uso dei Quaderni 16

iV. Gramsci in carcere e il fascismo 23

V. La “strana lettera” di Ruggero Grieco ad Antonio Gramsci 44

Vi. « Appello ai fratelli in camicia nera » versus « Assem- blea Costituente » 60

Vii. « Per evitare intromissione di chicchessia »: linee per una storia del testo delle Lettere dal carcere 78

Viii. « Si fa una fotografia e ciò è causato da una lettera » 101

iX. Mussolini usa bordighiani e anarchici per scredita- re Gramsci 123

X. « Là Gramsci ha sputacchiato Grieco per gelosia »: Ezio Taddei provocatore perfetto 131

Xi. Taddei da Mussolini, a Donini, a Ingrao 150

Xii. « Una vita che assume le note del dramma »: Gramsci, il partito, le lettere 164

Xiii. L’ultima lettera 171

Note 177

Appendice

i. gramsci sul fascismo dai Quaderni 195

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indice

304

ii. gramsci sul fascismo prima del carcere 203

iii. Testimonianza di gustavo Trombetti sul regime carcera- rio a Turi 218

iV. interrogatorio di antonio gramsci: gramsci nega un suo ruolo direttivo nel Pci 220

V. Quattro lettere (grieco a scoccimarro, Terracini, gram- sci; Terracini a grieco) 222

Vi. i due appelli 229

Vii. ezio Taddei (antologia) 255

Viii. « l’unità del popolo » su ezio Taddei 271

Addendum 279

iX. Testimonianza di Raffaele mattioli sul salvataggio dei Quaderni 287

X. una valutazione retrospettiva di umberto Terracini 290

indici

indice dei nomi 295

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