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GLI ATTREZZI DA FALEGNAME ANDATI PERDUTI NEL TEMPO

&ANTICHE MODERNECose Belle

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Di Federico Crovara Pesciaesperto di attrezzistica manuale presso Istituto Nazionale Superiore per il Restauro del Mobile - Genova

Restauro

Molte volte all’interno di cantine o soprai banchi dei rigattieri o presso i merca-tini d’antiquariato, così come anche col-locati sulle pareti di alcuni laboratoriormai dismessi, si possono notare moltiattrezzi manuali impolverati e da lì

sorge una domanda: a cosa servivanoesattamente? Ovviamente, avendol’utensileria elettrica soppiantato e sosti-tuito gli attrezzi manuali, molti nonvengono più fabbricati. Inoltre certe la-vorazioni svolte attraverso questi non si

eseguono più, in quanto i materiali com-positi come truciolati e laminati hannosostituito il legno allo stato naturale. Poi-ché un buon restauratore del mobile nonpuò farne a meno di utilizzarli, deveesattamente sapere come fare.

PIALLETTO A DENTI Esso è sempre molto ridotto nelledimensioni e serve per creare solchio righe sulla “carcassa” del mobile,ottenuta in genere con legno po-vero come pioppo o pino, per esserepoi ricoperta con la lastronatura o,in epoche successive, con la più sot-tili impiallacciatura, previa distribu-zione della colla. Chiaramente lesuperfici di incollaggio divenivanopiù ruvide e più estese grazie a tali“righe” che favoriscono anche lafuoriuscita delle bolle d’aria e della-colla in eccedenza. Ecco la funzionedi tale pialletto, detto anche “da im-piallacciatore”, riconoscibile dal“passo”, ovvero la cosiddetta incli-nazione della lama che anziché es-sere abbattuta di 45°, come nellenormali pialle, è posizionata tra i70° e i 90°, oltre che per il filo dellalama dentellato.

Articolo tratto da Cose Belle Antiche e Moderne n. 27pubblicato il mese di gennaio 2012

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SPONDERUOLAUn altro inusuale utensile facenteparte dei pialletti è la cosiddetta“sponderuola”, lunga circa 20 – 25centimetri e stretta circa 1,5 – 2 cen-timetri. Presenta una lama largaquanto la sua suola quindi differentedai normali pialletti che invece ri-sultano molto più larghi e possie-dono la lama lievemente ridottarispetto alla loro larghezza. La spon-deruola crea solchi o scanalature cheappaiono come veri e propri scalini.

SPONDERUOLA MODANATRICE Dal precedente utensile deriva la“sponderuola modanatrice” che pre-senta le stesse misure, ma con unadifferente forma della suola che, an-ziché essere piatta, è concava o con-vessa. Questa se passata su unoscalino di legno lo scolpisce unifor-memente conferendogli una formacontraria. A esempio, la sponde-ruola concava arrotonda uno spi-golo vivo rendendolo convesso, ilcosiddetto “quarto d’uovo”. Alcunimobilieri e tutti i corniciai ne posse-devano di varia forma, combina-zione e dimensione, per poterrealizzare quei bordi sagomati che

apparentemente sembrano scolpitimentre invece si ottenevano comedescritto. Oggi giorno le frese ro-

tanti sagomate svolgono lo stessocompito nella realizzazione delleforme.

INCORSATOIO Dall’unione di una sponderuola e diuna battuta regolabile di appoggio,nasce “l’incorsatoio” che, se munitodi un solo dente, si impiega percreare lungo i bordi l’incastro cavodetto “mortasa”, se munito di duedenti si impiega per ottenere l’inca-stro detto “tenone”. Tenone e mor-tasa costituiscono i cosiddetti“maschio e femmina”, ossia le dueparti di un incastro.

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PINZA ALLICCIATRICE Sempre menzionando gli attrezzimanuali, magari mimetizzata tra te-naglie, martelli e pinze arrugginiteaccatastate in un deposito, si puòscorgere la rarissima e poco cono-sciuta “pinza allicciatrice” o “strada-seghe” ideata per agire direttamentesui denti dei segacci sia piccoli cheanche molto grandi con il fine distorcerli alternativamente uno a si-

nistra e uno a destra. Lo scopo, iericome oggi in caso di tagli mecca-nici, è di fasre in modo che il taglioottenuto dai denti così divaricati siaalmeno 1,5 volte più largo dellospessore della lama. In caso contra-rio, durante la procedura del taglio,la lama rimarrebbe stritolata tra idue estremi del solco scavato senzapotervi scorrere ne in avanti ne in-dietro.

MARTELLINACome ultimo e raro utensile che al-cuni vecchi artigiani ricorderanno èla cosiddetta “martellina” o “martelloda impiallacciatore”. Il suo aspetto larende simile al classico martello;presenta lo stesso manico in legno ela testa metallica munita di dueestremi dei quali uno normalissimoa forma di battente e l’altro a formadi spatola. Quest’ultimo risulta es-senziale durante l’applicazione dellalastronatura o, in epoche successive,

delle impiallacciatura, mediante l’usodella colla animale “a caldo”. Lamartellina veniva lasciata a scaldaresul fuoco, per poi passarla sulla la-stronatura o sull’impiallacciatura dallato a forma di spatola, quasi comefosse un ferro da stiro. Con la stessa,usata all’altro estremo, si conficca-vano piccoli chiodi che venivanoasportati il giorno successivo.

COLTELLO A PETTO Un ulteriore insolito utensile è il co-siddetto “coltello a petto” o “a duemanici”, che assomiglia ad una mez-zaluna da cucina, da cui differisceper quanto concerne il tagliente che,anzichè trovarsi all’esterno dellalama, compare all’interno. Viene im-piegato sempre impugnandolo conentrambe le mani e trascinandoloverso di sé “a petto”. Esso servivaper molteplici seguenti mansioni: ilboscaiolo scortecciava il troncoquasi come pelare una patata; il fale-gname asportava gli spigoli dei travirendendoli da quadrati a ottagonalie infine quasi tondi poiché essendocosì grandi non potevano essere tor-niti; anche il seggiolaio e il bottaiocreavano nelle assi dritte scavi con-

cavi come l’interno delle assicelle co-stituenti una botte o come i piccolibraccioli mossi di una sedia; si pote-vano inoltre realizzare anche le parti

convesse come le zone esterne dellebotti o le gambe ricurve delle sedie“a sciabola” difficili da realizzare conle normali pialle.