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Gli Androidi dipingeranno quadri elettronici? - Libro di Andrea Bonavoglia

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Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

Autore:Andrea Bonavoglia

Copyright c©2002 – Apogeo Srl, Andrea BonavogliaVia Natale Battaglia 12 – 20127 Milano (Italy)Telefono: 02-28970277 (5 linee r.a.)Telefax: 02-26116334Email [email protected]. http://www.apogeonline.com

Responsabile editoria digitale: Alberto MariCopertina: Enrico Marcandalli

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a normadelle convenzioni internazionali. È consentita lariproduzione integrale del testo senza alcuna modificapurché a fini non di lucro, inserendo chiara citazionedegli Autori e dell’Editore. Nomi e marchi citati nel testosono generalmente depositati o registrati dalle rispettivecase produttrici.

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Indice

1 Gli androidi dipingeranno quadri elettro-nici? 11.1 Che cos’è l’intelligenza artificiale? . . . . 21.2 L’Intelligenza Artificiale nella storia . . 91.3 Ci sono intelligenze artificiali tra di noi? 151.4 L’intelligenza artificiale nella fantasia de-

gli esseri umani . . . . . . . . . . . . . . 191.5 L’intelligenza artificiale potrà creare qual-

cosa? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231.6 Alcuni dubbi, forse superflui . . . . . . 281.7 Percorsi bibliografici per saperne di più 31

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Gli androididipingeranno quadrielettronici?

L’intelligenza artificiale in relazione con la creativitàè un argomento talmente vasto da abbracciare inpratica qualunque ambito della conoscenza,dall’informatica alla filosofia, dalla biologia allapsicologia, dalla chimica alla fisica. Prima diaffrontarlo, anche in modo divulgativo, si dovrebbeinoltre presupporre in chi scrive e in chi legge laconoscenza del significato dei termini intelligenza,artificiale e creatività. Dal momento tuttavia chesono parole dal senso in parte controverso,l’impresa finale appare di esito da un lato incerto,dall’altro denso di ampie suggestioni e di spuntiintellettuali.

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2 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

1.1 Che cos’è l’intelligenzaartificiale?

L’Enciclopedia Britannica definisce l’intelligenzacome la capacità di ragionare, attribuire significati,generalizzare, e imparare dalle esperienze passate(“the ability to reason, discover meaning,generalize, or learn from past experience”). Altrimanuali e dizionari, linguistici o specialistici, non sidiscostano molto da questa definizione che appareeffettivamente, a una prima lettura, abbastanzacompleta. Solo in appendice si trova, in alcuni casi,una definizione sociopsicologica: l’intelligenza èanche la capacità di usare strumenti dicomunicazione, oppure di adattarsi all’ambiente.Manca sempre o è sottovalutato il dato creativo, oanche il più generico concetto di “intuizione”; talemancanza si può giustificare, per ora, pensandoche l’intuizione e la creatività possono sembraredoti non strettamente necessarie, mentre è proprioalla stretta necessità che si punta quando si cercauna definizione breve, valida per un dizionario.Che cos’è poi l’intelligenza artificiale? Sempre perla Britannica è: la capacità di un computer digitale,o di un congegno automatico controllato da uncomputer digitale, di svolgere compiticomunemente associati con i più alti processicaratteristici degli umani, come la capacità diragionare, attribuire significati, generalizzare, e

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1.1 Che cos’è l’intelligenza artificiale? 3

imparare dalle esperienze passate. Il termine èanche di frequente applicato a quel ramodell’informatica relativo allo sviluppo di sistemidotati di tali facoltà (“the capacity of a digitalcomputer or computer-controlled robot device toperform tasks commonly associated with the higherintellectual processes characteristic of humans,such as the ability to reason, discover meaning,generalize, or learn from past experience. The termis also frequently applied to that branch ofcomputer science concerned with the developmentof systems endowed with such capabilities.)”

Artificiale, inteso come non-naturale, è ciò cheviene costruito e non nasce spontaneamente; dettodell’intelligenza indica, ormai storicamente, sia laricerca nell’ambito della costruzione di robot eautomi, sia il contesto filosofico e scientifico che lasottende. Non si tratta di qualcosa di astratto,perché la lavatrice di casa, lo scaldabagno, la nostraautomobile, e naturalmente il Personal Computer,oltre a molti altri elettrodomestici, sono di solitodotati di dispositivi “intelligenti”. Un semplicetermostato che esegua meccanicamente una scelta,e possa essere regolato a piacere, è in questosenso “capace di distinguere” tra una temperaturae un’altra, e di eseguire conseguentemente unaspecifica azione: accendere o spegnere undispositivo elettrico ad esempio. Poca cosa rispettoad altri dispositivi ben più complessi, ma la base

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del discorso è quella ed è molto semplice: costruireintelligenza artificiale corrisponde a costruiremeccanismi che siano in grado di scegliere,simulando il comportamento del nostro cervello. Ininformatica, l’istruzione “if . . . then” (“se. . . allora”) è tuttora l’elemento fondamentale diqualunque algoritmo e di qualunque programma.

Lo sviluppo di programmi (software) sempre piùraffinati si affianca allo sviluppo di apparati semprepiù veloci (hardware). Chiunque abbia avuto a chefare col mercato dei prodotti informatici negli ultimi15 anni sa bene quanto le cose siano cambiate, alpunto che oggi gli utenti si trovano normalmenteforniti, a prezzi accessibili, di sistemi avanzati che15 anni fa erano a stento pertinenza di colossaliprocessori in via di sperimentazione.

Per verificare questi cambiamenti e per capirequanto questa ricerca rappresenti l’avanguardia diciò che poi diventerà comune, si possonoesaminare a titolo d’esempio i 16 cd-rom (uno peranno) che il quotidiano “La Repubblica” ha messo incommercio lo scorso anno, contenenti per interotutti gli articoli apparsi sul giornale dal 1985 al2000. Usando come parole chiave di ricerca“intelligenza” e “artificiale”, si ottengono in visionenumerosi pezzi che in questi ultimi anni hannodescritto congressi, invenzioni e lanci di prodottilegati alle nuove tecnologie. Al di là di una disanimapunto per punto, che sarebbe interessantissima ma

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1.1 Che cos’è l’intelligenza artificiale? 5

anche molto lunga, è possibile tracciare una sintesidei contenuti che emergono da questa lettura:

• gli scopi essenziali della ricerca sull’IntelligenzaArtificiale non sono cambiati dal dopoguerra,né tantomeno dal 1985, ad oggi;

• la maggioranza degli studiosi sembraconfermare la “sensazione” che siaimpossibile, per ora se non per sempre,progettare un cervello su basi non biologiche;

• gli sforzi per avvicinarsi a quello scopo sonotalmente produttivi sul piano sia del softwaresia dell’hardware, da giustificare anche uneventuale fallimento finale;

• la riflessione sull’intelligenza e i tentativi diriprodurla sono straordinari strumenti percomprendere meglio, anche a livellopsicologico, i comportamenti umani.

Si vedano queste due citazioni:il 27 marzo 1985, in occasione di un convegno aFirenze sulle neuro-scienze, Franco Pratticoscriveva sul quotidiano “La Repubblica”:

Su un punto in ogni caso tutti sonod’accordo: il cervello non è un calcolatoreelettronico, almeno di quelli attuali. Uncalcolatore, spiegano i relatori, opera in

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6 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

modo sequenziale, compiendo ad altavelocità un’operazione alla volta.L’intelligenza artificiale dovrà inveceoperare in parallelo, conducendo cioè piùoperazioni contemporaneamente e quindiconnettendole o disgiungendole, secondoil tipo di problema da risolvere. Il cervelloopera appunto su moduli, assemblee dimilioni di neuroni, che lavorano inparallelo: ma nessun calcolatoreintelligente potrà mai essere complesso,contraddittorio e intuitivo come quello chela natura ci ha fornito gratis. Anche se siparla di intelligenza artificiale,l’intelligenza, quella vera, rimane unprodotto inafferrabile, che procede ancheattraverso l’errore e la ripetizione. Comenessuna macchina sa fare.

Lo stesso giornalista scriveva il 22 aprile 1988 inmerito a un nuovo programma:

(. . . ) grazie a un dizionario elettronicoincorporato di 360mila parole il sistema èinfatti in grado di individuare gli errori diortografia compiuti battendo un testo alcomputer, segnalare le parole scorrette oprive di significato e suggerire quellegiuste, correggere gli errori digrammatica (è in grado anche di indicare

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1.1 Che cos’è l’intelligenza artificiale? 7

le giuste flessioni dei verbi), e persinosegnalare ripetizioni, cacofonie, frasieccessivamente lunghe (. . . )

Resta ancora valida la prima affermazione, ilcervello non è un calcolatore elettronico, almeno diquelli attuali, ma entrambe le successive citazionidagli articoli di Prattico non potrebbero essereriscritte oggi, essendosi realizzato con sufficienteapprossimazione quanto previsto, grazie allaconcreta applicazione commerciale rispettivamentedelle reti neurali e della video-scrittura. Ciò valesicuramente per altri casi, ma lo sviluppo delsettore consente a fatica di tenere dietro alle novitàche rendono possibile, o normale, quanto sembravaimpossibile o riservato a sistemi inavvicinabili.Lo stato attuale della ricerca sull’IntelligenzaArtificiale, infatti, non misurabile in termini precisi acausa dello sterminato numero di scienziati, dilaboratori e di testi che se ne occupano e nediscutono a livello pratico e teorico, vede in grandesviluppo vari settori tecnologici e formali, tra cuisembrano predominare:

• quello dell’Intelligenza Artificiale classica,seriale e computazionale, vale a dire basato susistemi velocissimi e ad estensione infinita, macomunque in origine improntati sullasemplicità di una struttura lineare (si veda inrete Salvatore Poma all’URL:

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8 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

http://members.tripod.it/pomas/artintro.htm;e per le applicazioni, il corso di Paola Velardi:http://cesare.dsi.uniroma1.it/ intart-/welcome.html);

• quello delle Reti Neurali, teorizzate già neglianni ’40 ma divenute operative 40 anni dopo,che invece si basa su sistemi di comunicazionecollegati in modo stratiforme e istruitisistematicamente, in modo da evolversi colpassare del tempo, modificando e correggendoil loro stesso impianto, nel tentativo disimulare il comportamento non lineare delcervello (si veda in rete Salvatore Pomaall’URL: http://members.tripod.it/pomas-/neural/neural.htm);

• quello dei Robot o Automi, l’unico che prevedal’utilizzo di meccanismi mobili, in grado di fareesperienze, guidati da sistemi direttivi di tipoinformatico; in questo campo, dopo apparentidifficoltà, sono stati di recente raggiuntirisultati sorprendenti, come glianimali-giocattolo prodotti in Giappone (uncatalogo di robot si trova all’URL:http://digilander.iol.it/newtech/ailab.htm);

• quello dei Sistemi Fuzzy, che prevede l’utilizzodi complesse operazioni per evitare la tropponetta distinzione, tipica dei sistemi digitali, tra

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1.2 L’Intelligenza Artificiale nella storia 9

lo zero (0) e l’uno (1), tra il sìe il no, e a talescopo inserisce e implementa, nell’analisi dellesituazioni, numerose variabili incrociate chefiniscono per sfumare (fuzzy in inglese) irisultati; una delle sue applicazioni più valide èl’analisi degli andamenti finanziari in borsa o inscenari simili, ma anche un raffinato settaggionel funzionamento di elettrodomestici econgegni vari (si veda in retehttp://www.borsanalisi.it/less17.shtml eancora Salvatore Poma all’URL: http:/-/members.tripod.it/pomas/fuzzy/fuzzy.htm).Inoltre, il sito RESCOGITANShttp://www.rescogitans.it/index.htm contienenumerosi articoli su questo argomento, inparticolare di Margherita Bologna, relativianche alla sfera biologica e psicologica.

1.2 L’Intelligenza Artificialenella storia

Il più prestigioso politecnico del mondo, l’MIT diBoston, ha pubblicato in rete un’ottima storiadell’Intelligenza Artificiale, The History of ArtificialIntelligence (http://web.mit.edu/sts001/www-/Team7/home.html). Bruce G. Buchanan dellaUniversity of Pittsburgh ha anche pubblicato una

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10 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

Brief History of Artificial Intelligence(http://www.aaai.org/Pathfinder/bbhist.html)L’idea o il sogno di possedere o costruire un uomoartificiale fa parte della storia dell’uomo naturale.Nel sito italianohttp://www.delos.fantascienza.com/delos65/Riccardo Valla racconta in sintesi la storia di questomito:

“(. . . ) nelle opere letterarie a noi note, letracce di uomini di metallo sono ancorapiù antiche, e la loro figura si incontra invarie letterature. Probabilmente l’originedell’immagine dell’uomo di metallo ègreca: del resto è noto l’interesse dellaciviltà greca per i meccanismi, gli orologi,le fontane (. . . ) . Già la tradizioneomerica parla dei servitori meccaniciposseduti dal dio Vulcano nella suaofficina, e più tardi, nelle storie degliargonauti, incontriamo il gigante Talos,fatto di rame e dal sangue bollente. (. . . )Qualche idea vicina a quella degli uominidi metallo si ha nelle leggende su Virgilio(il Vergilius Magus medievale, colui chetutto seppe) che possedeva una testa dimetallo parlante o una mosca di metalloda lui usata per spiare luoghi lontani; lostesso si diceva di papa Silvestro. Nellafavolistica araba di quei secoli compare un

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1.2 L’Intelligenza Artificiale nella storia 11

arciere di bronzo in una delle prime storiedelle Mille e una notte, quella del facchinoe delle tre dame di Baghdad. In essa unpellegrino narra di avere fatto naufragiocontro il Monte Magnetico, che strappa ichiodi dal fasciame delle navi, e di averefermato l’uomo di bronzo che stava sullacima del monte e che faceva naufragare ivascelli. A salvarlo dall’inabissamento delmonte era poi giunto un altro uomo dibronzo, che l’aveva portato via con la suabarca. Curiosa anche una storia a noigiunta in un manoscritto buddistadell’Indocina: in esso si parla del re diRoma (probabilmente l’imperatore diBisanzio) i cui maghi riescono ad animareguerrieri di metallo (introducendo unospirito al loro interno) e se ne servonocome di assassini.”

In seguito, limitandoci alla cultura europea,l’inibizione legata al fondamentalismo cristianodurante il Medioevo è stata comunque fortissima:gli uomini non potevano certo ambire a eguagliareDio creando altri esseri senzienti! Fu semmai lastregoneria ad indagare nel mondo fantasioso deimeccanismi e degli automi, con forte inquinamentodi formule chimiche, e i suoi risultati hanno benpoco di scientifico in senso moderno. La figura delGolem, la statua di terracotta (l’argilla da cui

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nacque anche Adamo), che prende vita e diventaschiavo di un rabbino-stregone di Praga, èesemplare e rappresenta di fatto non tanto ciò chesi desidera dalla scienza, ma ciò di cui si ha paura(il mostro creato dal Frankenstein di Mary Shelleyne è la successiva figurazione ottocentesca).

L’imperativo morale-religioso frena per secoli laricerca scientifica, ma l’affermarsi del pensierocopernicano-galileiano e poi dell’Illuminismo, portainfine la cultura europea ad occuparsi del temablasfemo della Ragione umana vista come unicofondamento della conoscenza e della verità. Le ideeche alla base di tutto ci sia l’astrazione matematica(Cartesio) o l’esperienza (Galileo e gli empiristi),hanno in comune il desiderio di una spiegazionerazionale dei fatti del mondo e della vita e quindi, inprospettiva, il desiderio che sia possibile trovareuna spiegazione di tutto, compreso ilfunzionamento della mente umana.

Secondo una concezione largamente condivisa, lacultura illuminista nata nel Settecento rappresentatuttora la base su cui poggia la civiltàdell’Occidente, se non nella totalità dei fatti,perlomeno nella gran parte delle intenzioni. Laprima rivoluzione industriale e la rivoluzionefrancese sono state probabilmente le principaliconseguenze pratiche e politiche di quella idea dicultura, ma anche i tre o quattro decenni cheprecedono la Grande Guerra, l’epoca delle grandi

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1.2 L’Intelligenza Artificiale nella storia 13

invenzioni e del positivismo, appaiono dominati dauna straordinaria energia diretta a consolidare,realizzare e in qualche modo comprovare quellepremesse. Oltre a decine di invenzioni la cuiattualità è sorprendente (si pensi solo al cinema, altelefono, all’automobile e alla radio), per la primavolta vengono ipotizzati alla base delfunzionamento dell’intelligenza umana fenomeniosservabili e misurabili, di natura chimica eelettrica. Non a caso anche la pubblicazione deiprincipali studi di Freud, che sono tra i pilastri dellacultura moderna tanto quanto le invenzioni dellatecnica, risale all’inizio del XX secolo. Se quindi sisuppone che il funzionamento del cervello siaosservabile, analizzabile e quantificabile, si supponeanche in modo esplicito o implicito che prima o poisarà possibile all’uomo di progettarne uno.

Nel secondo dopoguerra vengono realizzate leprime mappe cerebrali. La medicina, la biologia e lapsicologia si avvantaggiano enormemente dallenuove metodologie di indagine, che individuanoaree a diversa specializzazione nel cervello esembrano aprire le porte a una rapida e esaurientedefinizione di tutti i suoi comportamenti. In unampio e complesso evolversi di nuove teorie, si fastrada una definizione nuova di intelligenza, lacapacità di elaborare simboli, e si assiste a unavera e propria esplosione di ottimismo positivista inquesto intricato settore. Gli studi sul linguaggio e

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sulle sue caratteristiche, che hanno radici in deSaussure e in Wittgenstein, risultano in assoluto ipiù fertili nell’ambito umanista. Sarà Heideggerstesso a dichiarare, nel 1965, che la filosofia haesaurito il suo compito storico e che le subentra lacibernetica.

Vista oggi, mezzo secolo dopo, la situazione deglianni ’50 appare forse esageratamente fiduciosa, ene è controprova la straordinaria risonanza cheottiene una singolare proposta del grandematematico inglese Alan Turing. Nel 1950, Turingimmagina che, davanti a un meccanismo dotato diintelligenza artificiale, sia necessario porsi ladomanda: come distinguerlo da un uomo?Nell’ottica del progettista, la domanda è: checaratteristiche deve avere un robot per sembrareumano? Superare il test di Turing per un computerconsiste nel non essere identificato da un essereumano che gli ponga domande di ogni genere perun certo tempo.

In realtà il test, ideato da una delle più straordinariementi del XX secolo, è a doppia valenza, psicologicae scientifica. Se l’essere umano che, come previstodal test, dialoga con un altro essere umano e conun robot senza vederli, non riesce a distinguerli,allora il robot funziona ed è intelligente. Proviamo aragionare a rovescio però: che cosa ciconvincerebbe che uno dei due è un robot? E checosa dovremmo chiedergli? Di quali argomenti

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1.3 Ci sono intelligenze artificiali tra di noi? 15

dovremmo dialogare? (Una geniale e creativavariante del test di Turing si trova nel romanzo “DoAndroids Dream of Electric Sheep?” di Philip K.Dick, visualizzata poi nel film “Blade Runner”)Farsi domande di questo genere non è moltodiverso dal chiedersi “Io sono intelligente? Lo sonomolto o poco?” Fin quando l’intelligenza, lasciandoperdere i quozienti inutilmente quantitativi ematematici che propongono i club e le riviste, restamateria di cosìdifficile definizione, non sembrerebbeutile discuterne; ma se cerchiamo di definire cosadobbiamo chiedere a una macchina per capire seragiona come un uomo, ci troviamo coinvolti in unproblema essenziale se non addirittura vitale. Ecapire quel problema, prima ancora che risolverlo,rappresenta un passaggio fondamentale, di naturapiù psicologica che tecnica; per fare un esempiobanale, che cosa potrebbe rispondere un robot alladomanda “cosa ti va di mangiare oggi?”

1.3 Ci sono intelligenzeartificiali tra di noi?

L’aspetto più suggestivo degli sviluppi industrialidell’Intelligenza Artificiale risiede certamente nelsettore degli automi; bisogna tuttavia distingueretra i robot mobili, dotati di un qualche “arto”meccanico come ruote o bracci articolati, e i robot

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del tutto statici. Nel primo tipo rientranoinnanzitutto i sistemi industriali che hannosostituito le catene di montaggio, l’automobiletelecomandata che esplora Marte, e poi le galleriedi lavaggio per automobili e quei curiosiaspirapolvere automatici che puliscono le piscine e igiardini; nel secondo una buona parte deglielettrodomestici di casa. In quest’ultimo settorenon ci sono stati sviluppi clamorosi dagli anni ’60 aoggi, e a ben guardare un frigorifero di allora non èdi fatto molto diverso da uno di oggi, e neppurerispettivamente un ferro da stiro o una lavatrice. Leautomobili invece sono profondamente cambiate,non nel motore ma nella gestione del motore,tant’è vero che gran parte dei meccanismi che untempo erano appunto meccanici, oggi sono gestitida congegni elettronici “intelligenti”.

Ma la più grande novità degli ultimi anni risiede,senza alcun dubbio, nell’avvento di quellospecialissimo elettrodomestico che è il PersonalComputer. Nessuno se lo sarebbe aspettato, comenessuno, neppure tra gli scrittori di fantascienza,aveva immaginato la più grandiosa delle rivoluzionirecenti, quella di Internet. Soltanto 20 anni fa, eraancora normale che esistessero grandi computer“centrali” e piccoli sistemi “periferici” collegati; lastrada da intraprendere sembrava quella di unarete gerarchica, con grandi nodi e piccoli terminali.I fatti hanno invece definito qualcosa di totalmente

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1.3 Ci sono intelligenze artificiali tra di noi? 17

diverso e anarchico. Gran parte della popolazioneoccidentale oggi vive e struttura la propria vita e ilproprio lavoro attraverso i PC, con i quali spesso ilrapporto è amichevole, altrettanto spessoconflittuale, e quasi sempre “individualizzato”. Sitratta in effetti del caso di Intelligenza Artificiale piùquotidiano, più popolare e più importante.L’identificazione, o meglio la fusione tra il software(la mente) e l’hardware (il corpo-cervello) del PC ètotale, al punto che l’utente medio tende arivolgersi al PC come se avesse un’intelligenzaautonoma e tende a considerare certe situazionicome “volute” dal PC e non dai programmi chegirano in quel PC.

L’uso di Internet, d’altra parte, sta modificando nelprofondo i comportamenti sia a livello relazionalesia a livello economico. La rete rappresentaun’esperienza totalmente nuova e, anche se alcunidei suoi presupposti si sono commercializzati emodificati secondo regole determinate più dallapubblicità che dalla ricerca scientifica, il modelloipertestuale del Web viene tuttora analizzato ediscusso come un modello nuovo per la conoscenza.La rete può essere vista come un immensoorganismo composto da milioni di variabili umane etecniche, dentro cui la comunicazione si svolgesecondo schemi non lineari, simili concettualmente,se vogliamo, alle reti neurali. In Internet vengonoanche sistematicamente tentate delle applicazioni

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del test di Turing, attraverso programmi per serverche dialogano con gli utenti e cercano di apparireumani, nonostante i loro argomenti siano compostida tracce di discorso evidentemente precomposte.

In effetti, il test di Turing è stato messoripetutamente in discussione, soprattutto negliultimi due decenni e in particolare da John Searle,che ha ragionato in questo modo: se il calcolatoreche risponde alle domande dispone di unprogramma istruito in modo tale da collegare variideogrammi cinesi ad altri ideogrammi, le suerisposte a domande espresse in cinese potrebberoessere considerate valide, ma il programma inrealtà non comprenderebbe né la domanda nétantomeno la risposta. Searle afferma che un verocervello annette significati ai simboli che usa,mentre un computer può soltanto manipolarli.

Se immaginiamo quindi, in uno sviluppo possibiledella strategia attuata dai server in Internet, unrobot che compone e scrive discorsi attraversodizionari sempre più vasti e frasari sempre piùarticolati, dialogando con esseri umani attraverso laposta o le chat, la possibilità per esso di superare iltest di Turing in un arco di tempo ragionevoleappare molto plausibile e neppure troppo lontana.A quel punto, sarà il test a essere dichiaratoinsufficiente per i suoi scopi, e con esso tutta lateoria che sta alla base del test di Turing? Oppuresi dichiarerà creata un’intelligenza artificiale?

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1.4 L’intelligenza artificiale nella fantasia degli esseriumani 19

Va ricordato che nel 1997 un programma pergiocare a scacchi ha sconfitto il campione delmondo, riuscendo in un’impresa che molti avevanodato per impossibile. Ma appare evidente che quelprogramma, elaborato da un adeguato processoreelettronico, non gioca “meglio” di Kasparov, èsoltanto infinitamente più veloce di lui e riesce avedere le possibili situazioni future del gioco in unnumero di combinazioni tanto grande, che nessuncervello umano potrà mai concepire. La vittoria delcomputer avviene quindi a causa della suamaggiore quantità, e non qualità, di gioco. Lostesso potrebbe dirsi di un programma cheriuscisse a costruire frasi e argomentazioni perdescrivere un oggetto o una situazione, usando intoto le decine di migliaia di vocaboli di una lingua,“meglio” di uno scrittore. Quel programma hascritto quelle frasi perfette, ma in realtà non sa checosa significa ciò che ha scritto.Ma ciò basta a dire che non è intelligente? O bastaa dire che lo è?

1.4 L’intelligenza artificialenella fantasia degli esseriumani

A questo punto, non deve sembrare incongruo, nétantomeno irriverente, accostare a tante

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20 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

scientifiche considerazioni le “fantasie” e le“invenzioni” degli scrittori di fantascienza, chespesso hanno anticipato l’effettiva realizzazione dicongegni futuristici. Molto più spesso di quanto sipotrebbe immaginare, l’effettiva realizzazione dimeravigliosi meccanismi deriva dalle precedentifantasie degli scrittori o degli artisti. Ad esempio,ed è clamoroso, la sfrenata e dotta immaginazionedi Jules Verne descrisse la conquista della Lunaprevedendo chi (gli statunitensi), da dove (dallaFlorida) e come (con una capsula che rientracadendo nell’oceano) l’avrebbe realizzata; maun’inchiesta giornalistica di alcuni anni fa appuròche praticamente tutti gli scienziati che lavoravanonella NASA avevano letto “ De la Terre à la Lune” eche quindi, magari in modo inconscio, quelledescrizioni romanzesche avevano condizionato leloro scelte.

Nella letteratura fantascientifica più recente, dopole meraviglie e gli orrori immaginati da Wells eHuxley, è possibile trovare innumerevoli immaginidi automi, androidi, robot e meccanismi simili.Dalla letteratura sono spesso anche passati alcinema, dando vita a situazioni e personaggi tantorealistici e visibili che, anche qui, non possono nonaver influenzato e non potranno non continuare ainfluenzare, anche visivamente, i ricercatori. Si dàpoi il caso di personaggi poliedrici come Fred Hoyle,Isaac Asimov e Arthur C. Clarke, che hanno unito la

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1.4 L’intelligenza artificiale nella fantasia degli esseriumani 21

capacità narrativa ad altissime doti di scienziato.Altri scrittori, come Philip K. Dick e Frank Herbert,sono stati invece più vicini a una linea creativa eletteraria forse di maggior spessore.

È un dato comunemente ammesso, tanto per gliappassionati quanto per gli studiosi dell’artecinematografica, che due film su tutti, grazie allecreature artificiali che ne sono protagoniste, sianoentrati con la maggior efficacia nell’immaginariocollettivo: Blade Runner, di Ridley Scott, basato sulromanzo di Philip Dick, Do Androids Dream ofElectric Sheep? e 2001: A Space Odyssey, diStanley Kubrick, liberamente ispirato ad un breveracconto di Clarke, The sentinel.

Gli androidi di Dick e Scott sono visivamenteidentici agli uomini e sono composti di carne e diossa ottenute grazie a culture biologiche; vivonosolo quattro anni, per impedire che acquisiscanocoscienza; sono più forti fisicamente degli uomini evengono usati come schiavi; possono essereidentificati come non-umani solo tramite unsofisticato interrogatorio che abbina psicologia eanalisi medica (la versione “aggiornata” del test diTuring cui si accennava in precedenza). Sono difatto molto simili ai Robot di Asimov, che eranostati immaginati tuttavia come succubi di tre leggietiche, le leggi della robotica, che impediscono lorodi danneggiare in alcun modo gli esseri umani(Asimov le ha descritte e enunciate, senza mai

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22 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

chiarire come tecnicamente queste leggi sianoinserite nell’intelligenza del robot). I quattroandroidi ribelli di Blade Runner hanno inveceacquisito coscienza di sè, sono in grado di uccideregli esseri umani e vorrebbero semplicemente viverepiù a lungo.

L’intelligenza artificiale di 2001 è celeberrima, ilcalcolatore HAL 9000, che non ha un aspetto fisicoe neppure una propria mobilità, ma vede con tantiocchi-telecamera dentro la sua astronave e disponedi una conoscenza enciclopedica. Anche HAL siribella all’idea di essere disattivato per avercommesso un errore e per difendersi uccide quattroastronauti su cinque, prima di essere giustiziato dalsopravvissuto.

Sono due strade diverse, che abbiamo già trovatonelle ricerche attuali: il robot umanoide, l’androideinteso come macchina che svolge lavori impossibiliall’uomo, dotato di un’intelligenza finalizzata a queldeterminato lavoro, e la rete neurale, l’intelligenzacomplessa che memorizza e manipola dati, che saparlare, che sa addirittura compiere scelteautonome, ma che non si muove. Anche in StarWars del resto, il petulante droide che sembral’uomo di latta del Mago di Oz e parla migliaia dilingue diverse, e l’altro droide che si presenta comeun barattolo semovente, ma è in grado di svolgerequalunque impresa tecnica, si completanoperfettamente.

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1.5 L’intelligenza artificiale potrà creare qualcosa? 23

Sembra quasi una strada tracciata e sembraconfermare che per ora un dispositivo in grado diessere entrambe le cose non è realizzabile, o forsesarebbe pericoloso. Potrebbe apparire allorarealistico il progetto di un’unione di più sistemi, senon addirittura di moltissimi elementi separati macollaboranti, fino all’incredibile idea di creare agentiintelligenti somiglianti alle formiche.Come scrive Roberto Ferrari:

“. . . la ricerca avanzata lavora su IA delleMenti Distribuite. Si tratta di società diagenti intelligenti programmati perlavorare per un obiettivo ma che nonhanno un piano collettivo: solamentereagiscono a stimoli esterni e sicoordinano tra loro. Il modello di menteche ispira queste ricerche viene daglistudi sugli Insetti sociali (termiti,formiche, api)”.

1.5 L’intelligenza artificialepotrà creare qualcosa?

Si è già sottolineato come le innovazioni scientifichee tecniche dell’Ottocento abbiano condottol’Occidente alla situazione attuale, che rappresentaun trionfo del moderno capitalismo e delpositivismo, oltre che del pensiero economico di

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Keynes. Tuttavia, questa trasformazione hacomportato, da un punto di vista circoscritto alladimensione intellettuale, anche due effetti d’incertavalutazione: la progressiva emarginazione dellasfera artistica dal contesto produttivo e la semprepiù marcata separazione tra la ricerca scientifica equella filosofica. In particolare, è sempre più rarotrovare filosofi che siano anche scienziati, ovverotesti filosofici che contemplino la ricerca scientificapiù avanzata, mentre è purtroppo più facileimbattersi in testi di scienziati che si avventuranonei campi pericolosi delle spiegazioni ultime, con ilpalese intento di semplificare, o costringere aimargini, le implicazioni filosofiche di una teoriascientifica.

Se è divenuto problematico il rapporto tra le giàconiugate Scienza e Filosofia, quello tra Scienza eArte appare, nel secolo appena concluso, quasinullo, perlomeno a livello teorico. Sul piano praticol’artista, com’è sua natura, ha spesso utilizzato osfruttato le nuove tecnologie (tant’è vero cheesistono e prosperano una computer art e una artecibernetica, basate sull’uso di strumenti informatici,ma non su congegni di intelligenza artificiale),mentre lo scienziato difficilmente pone l’approccioestetico come parte integrante delle sue ricerche.

In un crescendo scientifico e tecnologico che hafondamenta solidamente piantate nel terreno delnuovo materialismo occidentale, si è finito per

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1.5 L’intelligenza artificiale potrà creare qualcosa? 25

considerare “forti” quelle discipline che hanno basiscientifiche (chimica, fisica, biologia, ...), e “deboli”quelle che non le avrebbero (psicologia, filosofia,sociologia, ...). Ma alcuni settori, in ambitispecialistici, hanno segnato una direzione diversa;ad esempio, le affermazioni economiche delDisegno Industriale, che dal Bauhaus in poi hannointrodotto una prospettiva estetica nella produzioneseriale, i collegamenti logici e necessari tra mondofinanziario e sociologia del lavoro, e il successoplanetario di Internet, che ha costretto gli umanistiad occuparsi di computer e ad utilizzare glistrumenti informatici per la diffusione della cultura.Su queste basi, e su altre numerose, si potrebbedeterminare un’inversione di tendenza, tanto piùauspicabile quanto più ardua in un contesto ormaitroppo spesso irrigidito su posizioni meramentefunzionaliste.

Gli eredi di Turing si sono domandati seun’intelligenza artificiale può essere creativa? Unrobot può, o potrà, scrivere poesie? Può o potràdipingere quadri? Tecnicamente non ci sonoproblemi, scrivere e dipingere sono operazionipossibili, ma . . . esiste una regola secondo cuiqualcosa di scritto può diventare Poesia e qualcosadi dipinto diventare Arte? Certamente no.

La sensazione è che questo aspetto,deliberatamente o inconsapevolmente, sia ignoratodagli esperti cibernetici, se si esclude il settore dei

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giochi dove tuttavia la fantasia scatenata deiprogettisti utilizza l’informatica per produrreinvenzioni, ma non cerca inversamente di rendereautonomo il programma. Secondo l’otticafunzionalista l’aspetto estetico o creativo, in quantonon definibile e non misurabile, non rientra nelladefinizione di Intelligenza. Giusta o sbagliata chesia, quest’ultima considerazione appare diffusa eaccolta in modo assiomatico nell’ambiente deiricercatori, che probabilmente cercano di ignorarequei casi di “idioti geniali” e di “artisti deficienti” dicui la Storia e la quotidianità sono comunque piene.

Ma in realtà l’argomento non si può considerarechiuso cosìfacilmente. Nella versione popolare, unadistinzione netta tra uomo e macchina risiedeproprio nella presenza nell’essere umano disentimenti e opinioni; i robot e i computer invecesono freddi, non provano nulla. È questa una stradasu cui lavorare? Nella progettazione di un cervelloartificiale, si dovrà inserire la sfera dei sentimenti edelle opinioni? Sicuramente no, se lo scopo è diottenere un congegno utile: nessuno scienziatooccupato in questo settore perderebbe del tempoper progettare una macchina che, a un certo punto,si faccia soffocare dalle passioni e commetta errori.

Ma non sarebbe proprio nel commettere un erroreche la macchina dimostrerebbe di essere divenutasimile ad un uomo? Clarke e Kubrick trasformaronoHAL9000 in un essere cosciente, e ribelle, proprio

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1.5 L’intelligenza artificiale potrà creare qualcosa? 27

per aver commesso un errore.

Domande come questa risultano purtroppo inutiliallo stato attuale della ricerca. La dimensioneestetica, che si apparenta a quella emotiva,presenta aspetti simili. Un computer può capirel’arte? O addirittura potrebbe crearla? La domandanon è assurda, soprattutto se si guarda a quelle fasidella Storia dell’Arte in cui alcuni artisti si sonocimentati o in un metodico realismo o in unallucinato e caotico astrattismo. In entrambi i casi,infatti, è possibile rintracciare una sorta dimeccanicismo nella scelta estetica, condizionata(ad esempio nel neo-classicismo e nel vedutismo)da regole abbastanza precise, oppure (ad esempionel dadaismo, nel surrealismo enell’action-painting) da una estrema casualità. Mail nesso tra arte e psiche, tra arte e ragione, apparedi stretta pertinenza umana; come si chiedevaDick, potrà mai sognare un robot?

Un computer dotato di dispositivi esterni in grado dimanipolare oggetti (ne sono già stati progettatimoltissimi, il più celebre è il robot Aaron chedipinge professionalmente e espone in gallerie,sulla base di un programma creato dallostatunitense Harold Cohen; se ne possono ottenerenotizie, e software gratuito, al sitohttp://www.kurzweilcyberart.com), può essereprogrammato per essere altrettanto realista eregolare, quanto casuale (random in inglese) come

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28 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

un essere umano. Un programma che consenta adun robot di dipingere come Canaletto porterebbe arisultati sorprendenti, per non dire di un sistemache randomizzi i colpi di pennello ed esegua unquadro alla Pollock. Di fronte al fatto compiuto, unaluminosa veduta di Londra dipinta grazie alprogramma A o una tela allucinata di mille macchiedipinta grazie al programma B, dovremo chiederci:“Ma allora, perché questa non è Arte?”Per formulare un test adeguato bisogneràaggiornare in chiave artistica quello di Turing!

1.6 Alcuni dubbi, forsesuperflui

L’Enciclopedia Britannica conclude la voce “ArtificialIntelligence” in questo modo: La sfida che guida laricerca sull’Intelligenza Artificiale, consiste nelcapire come le capacità del computer debbanoessere organizzate al fine di riprodurre i vari campidell’attività mentale compresi sotto il termine di“pensare”. La ricerca sull’Intelligenza Artificiale si èpertanto focalizzata sulla comprensione deimeccanismi coinvolti nei compiti mentali dell’uomo,e sulla progettazione di un software che realizzicomportamenti simili, a partire da casirelativamente semplici per giungereprogressivamente a livelli di maggiore complessità.

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1.6 Alcuni dubbi, forse superflui 29

(“The challenge driving AI research is to understandhow computers’ capabilities must be organized inorder to reproduce the many kinds of mentalactivity that are comprised by the term thinking. AIresearch has thus focused on understanding themechanisms involved in human mental tasks andon designing software that performs similarly,starting with relatively simple ones and continuallyprogressing to levels of greater complexity”).

Ma davvero “pensare” consiste solo nel ragionare?Che cos’è la coscienza? Semplicemente il modo diragionare su se stessi? L’intelligenza si identificacon la ragione?

Forse sarebbe ora di cominciare a chiedersi comemai la parola “artificiale” contenga l’etimo “arte”(ciò vale per molte lingue, tra cui inglese, francesee italiano, e anche per il tedesco, dove “kuenstlich”,artificiale, deriva egualmente da “kunst”, arte); ecome mai per i Greci antichi arte e tecnica fosserosinonimi; e ancora, come mai Immanuel Kant aidue testi fondamentali sulla Ragion Pura e sullaRagion Pratica, aggiunse quello sul Giudizio, checomprende l’estetica; e, infine, come mai a nessunlinguista oggi venga in mente di introdurre, nellacomplessa definizione di ciò che è l’intelligenza,anche una magica parola: “creatività”, vale a direla capacità di creare parole, figure, oggetti, checontengano una molteplicità di significati, da quellipiù semplici a quelli più articolati, e che sappiano

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30 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

suscitare in chi li ascolta, li vede o li utilizza,sentimenti diversi, di piacere o di dolore, di gioia odi malinconia, di dolcezza o di disperazione . . .Se tale riflessione fosse posta come condizionenella ricerca di cui finora si è parlato, forse sipotrebbe comprendere meglio come appaiadavvero lontana, oggi, la possibilità di ricreareattraverso sistemi informatici, elettrici e meccanici,le condizioni della coscienza intesa non comeautoriflessione di se stessi, ma come giudizio di sé.La ricerca porta e porterà comunque, comeripetutamente detto, a risultati di grande utilitàpratica e tecnica, ma i risultati possibili, nel futuro,sono deducibili meglio dalla letteratura fantasticache dall’ambiente scientifico, vincolato a criteriovviamente legati al diritto e all’etica. Si pensi inparticolare al mondo futuro immaginato da WilliamGibson, in cui straordinari strumenti informaticisono applicati su supporti biologici preesistenti,come quelli di un essere umano ovviamente, maanche di un mammifero evoluto, determinando lanascita di esseri coscienti superiori all’homosapiens.Detto in altri termini, probabilmente lo sbarramentoche finirà per crearsi tra la concreta ricercascientifica sull’Intelligenza Artificiale e la creazionedi ibridi tra biologia ed elettronica è di tipo etico e,in quanto etico, politico e in quanto politico, nonscientifico. Le scelte che dovranno essere prese, e

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1.7 Percorsi bibliografici per saperne di più 31

la stessa definizione di Intelligenza Artificiale,saranno forse legate ad argomenti nuovi, che giàoggi sembra di intravedere, ad esempio nel campodella clonazione e delle manipolazioni genetiche. Lapecora Dolly, clone di una pecora normale, vienepercepita dalla pubblica opinione come “artificiale”,anche se è del tutto naturale come organismo;l’innesto su Dolly di un dispositivo informatico, adesempio un chip di espansione della memoria nelcervello, potrebbe essere accettato molto meglio, alivello etico, dell’equivalente operazione sullapecora “normale”. La strada della sperimentazionein questo campo è aperta e vastissima e potrebbe,tra non molto, diventare la strada maestra di unaricerca avveniristica, radicale, forse pericolosa,forse definitiva.

1.7 Percorsi bibliografici persaperne di più

Leggere e seguire temi, ipotesi, sistemi, ricerche,storie e aggiornamenti su tutto quanto ha affinitàcon l’Intelligenza Artificiale, può rappresentare unbanco di prova non indifferente tanto per unostudioso, quanto per un semplice curioso dotato dimedia cultura, come l’autore di questo articolo.Tracciare dei percorsi potrebbe rivelarsi un sistemadi riferimento soggettivo, ma l’intenzione è di aprire

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32 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

spiragli che consentano diramazioni esconfinamenti. Oltre ai siti e ai testi citatinell’articolo,

• http://lgxserver.uniba.it/lei/ai/homeai.htmSWIF per l’Intelligenza Artificilae

• http://digilander.iol.it/newtech/ailab.htmSito non ufficiale del gruppo it.comp.ia

si possono individuare numerosi punti di partenza edi approfondimento, con particolare riferimento alWEB.Due indirizzi notevoli per la storia dell’IntelligenzaArtificiale

• http://web.mit.edu/sts001/www/Team7-/home.html

The History of Artificial Intelligence. Thiswonderful piece of enlightenment has beenbrought to you by Edu Morales and CrystalHarris

• http://www.aaai.org/Pathfinder/bbhist.htmlBRIEF HISTORY OF ARTIFICIALINTELLIGENCE, Bruce G. Buchanan Universityof Pittsburgh

Sull’Intelligenza Artificiale negli ultimi due annisono stati pubblicati in Italia, tra gli altri, i seguentitesti (ordinati per anno e per titolo):

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1.7 Percorsi bibliografici per saperne di più 33

• Come si costruisce una mente, AleksanderIgor; Einaudi, 2001

• I computer di Star Trek, Gresh Lois; WeinbergRobert A.; Longanesi, 2001

• Intelligenza artificiale, Nilsson Nils J.; Apogeo,2001

• Intelligenza artificiale. Manuale per le scienzeumane, Carocci, 2001

• Simulazioni. La realtà rifatta nel computer,Parisi Domenico; Il Mulino, 2001

• AI-IA ’99. Atti del 6° Congressodell’Associazione italiana per l’intelligenzaartificiale, Pitagora, 2000

• Le applicazioni dell’intelligenza artificiale negliintermediari finanziari. Le opportunità per iltrading, la gestione del risparmio, il datawarehouse Bancaria Editrice-Edibank, 2000

• Macchine come noi. La scommessadell’intelligenza artificiale, Castelfranchi Yurij;Stock Oliviero; Laterza, 2000

• La mente nuova dell’imperatore, PenroseRoger; Rizzoli, 2000

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34 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

• Sistemi cognitivi complessi. Intelligenzaartificiale e modelli di organizzazione dellaconoscenza, Tonfoni Graziella; CUEN, 2000

• Le tecnologie dell’intelligenza. Il futuro delpensiero nell’era informatica, Lévy Pierre ;Ombre Corte, 2000

Al sito http://www-lia.deis.unibo.it/Courses/AI/vengono consigliati sull’argomento IntelligenzaArtificiale i seguenti testi:

• E. Rich, K. Knight: Intelligenza Artificiale,McGraw Hill, Seconda Edizione 1992.

• S. J. Russel, P. Norvig: Intelligenza Artificiale:Un approccio moderno, Prentice HallInternational, UTET Libreria, 1998.

• E. Charniak, D. McDermott, Introduzioneall’Intelligenza Artificiale, Masson, 1988.

• M.Ginsberg: Essentials of ArtificialIntelligence, Morgan Kaufman,1993.

• P. H. Winston: Artificial Intelligence: ThirdEdition, Addison-Wesley, 1992.

Al sito http://www.esu.pd.it/orientamento/testo-/ict_creativa.htm sono indicati in bibliografia suvirtualità, cibernetica e tecnologia:

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1.7 Percorsi bibliografici per saperne di più 35

• Heidegger M. (1989). Filosofia e cibernetica.Pisa, ETS Editrice. (tit.orig. Zur Frage nachder Bestimmung der Sache des Denkens )

• Husserl E. (1961). La crisi delle scienzeeuropee e la fenomenologia trascendentale.Milano, Il Saggiatore. (tit. orig. Die Krisis dereuropaeischen Wissenschaften und dietranszendentale Phaenomenologie, 1934).

• Negroponte N. (1995). Essere digitali. Milano,Sperling & Kupfer (tit. orig. Being Digital,1995).

• Norman D. (1990). La caffettiera delmasochista. Firenze, Giunti. (Tit. orig. ThePsychology of everyday Things).

• Rheingold H. (1993). La realtà virtuale.Bologna, Baskerville. (ed. orig. Virtual Reality,1992. New York : Touchstone Books).

• Turkle S. (1997). La vita sullo schermo.Milano, Apogeo (titolo orig. Life on the screen,1996).

• Weick K. E. (1990). Technology as Equivoque.Sensemaking in New Technologies. In P. S.Godman, L. S. Sproull and Associates.Technology and Organisations. San Francisco,Jossey - Bass Publ. Weiser M. (1991). I

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36 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

calcolatori del XXI secolo. Le Scienze, 279; pp.46 - 56.

Al sito http://www.delos.fantascienza.com sonosegnalati con particolare riguardo a psicologia,filosofia e linguistica:

• Arecchi, t. e Parecchi, I simboli e la realtà.Temi e metodi della scienza, Jaca Book, Milano1990

• Bernstein, J., Uomini e macchine intelligenti,Adelphi, Milano 1990

• Cook, V., Newson, M., Grammatica universale.Introduzione a Chomsky, Il Mulino, Bologna1996

• Dennett, D. C., Coscienza. Che cosa è, Rizzoli,Milano 1993

• Dennett, D. C., La mente e le menti, Sansoni,Firenze 1997

• Di Francesco, M., Introduzione alla filosofiadella mente, Nuova Italia Scientifica, Firenze1996

• Fodor, J., Concetti. Dove sbaglia la scienzacognitiva, McGraw-Hill Italia, Milano 1999

• Frixione, M., Logica, significato e intelligenzaartificiale, Franco Angeli, Milano 1994

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1.7 Percorsi bibliografici per saperne di più 37

• Johnson-Laird, P. N, Modelli mentali, Il Mulino,Bologna 1989

• Johnson-Laird, P. N., La mente e il computer.Introduzione alla scienza cognitiva, Il Mulino,Bologna 1990

• Lolli, G. (a cura di), Mente e macchine, “LeScienze quaderni”, n. 66, giugno 1992

• Parisi, D., Mente. I nuovi modelli della VitaArtificiale, Il Mulino, Bologna 1999

• Pessa, E., Intelligenza artificiale. Teorie esistemi, Bollati Boringhieri, Torino 1992

• Picardi, E., Le teorie del significato, Laterza,Roma-Bari 1999

• Pratt, V., Macchine pensanti. L’evoluzionedell’intelligenza artificiale, Il Mulino, Bologna1990

• Rolston, D. W., Sistemi esperti. Teoria esviluppo, McGraw-Hill Italia, Milano 1991

• Rossi, Arcangelo, Il fantasma dell’intelligenza.Alla ricerca della mente artificiale, Cuen,Napoli 1998

• Searle, J., Mente, cervello, intelligenza,Bompiani, Milano 1999

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38 Gli androidi dipingeranno quadri elettronici?

• Searle, J., Menti cervelli e programmi,Clup-Clued, Milano

• Searle, J., La mente è un programma?, in “LeScienze quaderni”, n. 66, giugno 1992

• Silvi Antonini, S., Vita artificiale. Dal Golemagli automi cellulari, Apogeo, Milano 1995

• Smolensky, P., Connessionismo tra simboli eneuroni, Marietti, Milano 1992

• Somenzi V., Cordeschi, R. (a cura di) , Lafilosofia degli automi, Boringhieri, Torino 1986(2° ed. 1994)

• Sternberg, R.J., Teorie dell’intelligenza,Bompiani, Milano 1982

• Tabossi, P., Intelligenza naturale e intelligenzaartificiale introduzione alla scienza cognitiva, IlMulino, Bologna 1994

• Tagliasco, V., Dizionario degli esseri umanifantastici e artificiali, Mondadori, Milano 1999

• Turing, A. M., Macchine calcolatrici eintelligenza, in Somenzi e Cordeschi 1986)

• Vallar, G. (a cura di), I misteri della mente. “LeScienze quaderni”, n. 101, aprile 1998