giuseppe rensi - introduzione al manuale di epitteto

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._------,----- ------

J  1 1~I)IT1ì~~T()

Nm~LA VEUSIONEDI

ANGELO POLIZIANO

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I el iltfmlllule eli Epitteto,consigliato ora

I:.

 1

l I

li,

I~

~

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  I li~

MANUALE DI EPITTETO

della vita (e l'uso serio li tale volumerto,che a ciò servì per tante generazioni eper tante servi rà nel l'avvenire, .~ preciaa-

niente questo) paiono assumere una forzamaggiore erl avere un'eco più tenace, efli-

cace e profonda, quando ahhiano la vestelatina, anzichè quando abbiano la vesteitaliana, o d'altra lingua moderna, e siapure d'un italiano cosÌ perfetto e seultorio

quale quello del Leopardi. È in latino cheesse ci risuonano più gravi e solenni nelpetto, ci ammoniscono COli maggior vigo-re, ci incitano più severamente a seguirle

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~

'IIEIO'AZIONE

I ***

M a voglio. specificare per quale ragione

111sono. sentito. portato a prQcurare l'edi-~ione, invece che di altri testi precisa-IlIl:11e d'un libretto. stoico, e anzi del li-

1 'I)uQ che contiene ed esprime, distillata4 1 ooncentrata, 1'essenza dello stoicismo.

Ogni sistema di filosofia, e in particola-l'I:ogni sistema di morale, ha una massimaver-ità relativa in certe epoche, una mini.

 

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MANUAl.E DI EPITTETO

è t ale tla o/l'l'ire I'ourlute s}l'eram:e di mi-glioramenti c, quindi, da eccitare e risve-p;liare le attività a ciò dirette; un tipo dimorale individuale quando, presentandola siruaz iouc sociale i caratteri opposti,l'individuo deve concludere che 11011 resta<litro se non far centro nel proprio io,  ~

quindi si restringe c si raccoglie in sè csolo SH quel che ha in sè,fìnisce per poter

farc assegnamento. - Af  esempio, 1'utì-litar-ismo sociale ottimistico d'un Bentham,(l'un Mil], d'uno Spcncer, è proprio. dci

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MANUALE DI EPITTETO

In essi viene a mancare il movente dell'a-ziorie morale, perchè la volontà si muovaIl farIa resta un mistero (e Kant la con-

Icesa (3)), l'atto di volontà che la operauon si spiega. Infatti, aflinchè un'azione 8i

fuccia bisogna volerla, c volerIa è una cosa

sola col trovarlu appagante. Se l'azione

non fosse appagante, non la si vorrebbelIè farebbe, o, meglio, il non essere essaIll'pagante è una cosa. sola col non voler-la,  non farla. VolerIa e farla vuoI dire che

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I IIIIIIpLé. Il me pluist de hattre leurs111111111)8 de cc mot, qui Ieur est si fort à111111f1 ,:o('ur: ct s'il signifie quelque su-

Il uu- p lnisir et cxcesslf conteutemcnt, ilI 111ieulx deu à I'aseistence rlc la vertu

1 1 1 ' t , nulle an ltre assistance. Cette volu-

Il,,, 1'0  r estro plus gaillarde, nerveuse, l'O-

 I~ll',virile, n'en est que plus serieuse-  , I l voluptueuse, et luy debvions donnerI 11111 dn plaisir» (4).I,Il dottrina che vuole fondare l'etica

 '1 II.IONE

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~;. ,

MANUALIl DI IlPITTIlTI)

che nelle sue rasi meno elaborate). Il Iat-

lo che essa assume ai RlalJilire com'è che

M i raggiullga il massimo del piacere (I il

  ero piacere, mostra che in essa è 8el11pn~

presente la Ilistinzione Ira questo, che ril critr-rio dell'azione, e il piacere in gene-

rale, compreso quello sconsiderato, mo-mentaneo, ( impuro » nel senso bentha-

miauo (6), apparente, che, in tale sua ge-ucrnlità, è movente d il utte le aziorri. Mo-

vento di tutli'> lC az ion i è, per (l'lesta tco-

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f i l i ddl'apl'agallle'lIto fclicifico, eroe com-,jI~lliV'f), masaiino possibile nelf'inaieme,1IIIIIIIcarl essere perfetto e completo, non

, IIIOVCIll 1d i tuttc le azioni (quand'an-111'il movente di tutte sia il piacere), c111',d'altro Iato, solo le axion] che hannoflll'l finc pcr movente sono le azioni daII1il.

« ; ius o è, piuttosto, obbiettare I'inammis-I liti  dell'affermazione che se, p. e., il

1111 llic io o il martirio sono affrontati o

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MANUALE DI EPITTETO

solo pcrchè era nppugaute potè essere com-piuta, che non sarebbe stata compiuta senon fosse stata appagante.

Poichè 'non è nemmeno esatto replica-

l'C (9) che l'appagamento è un sentimento

concomitante che accompagna il riuscire,

la effettuazione del proposito, ma che esso

Ai presenta dopo il raggiungimento di ciòche si voleva, e non è già il movente della

volontà, la quale si è m'ossa invece per ilrng:giungimento in sè dell'oggetto, per

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~.i 

l'I\~FAZION~

punto perchè ( .\ lilla dol.trill:l ..J II~ afl'erma• . i ò , stahilire che ciò nun pllÌl C,;SCI'C, rias-

serire clw ogni aziollf' l'l'l' essere eseguita.I(~ve avere 1Il1 uroveuto I( natura le» cioè

1(11('110 dell'a ppagallleul.o, il che equivaleIl d ire che per essere eseguita l'azione, co-

me ci siamo espressi, (1eV'e88e1'evoluta,giacchè movente della volontà non può e,--

~('re, per usure il lillgllag~io ,li Kant, dH'({ nnt urale », « sensibile»; 11011 è afl'ntto

111utologico. Un'osservaz ionc precedcute-

mente fatta giova poi a chiarire come p'O;--

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I 1'/'  •• categoria illfrangibile del pena le-Il lIi Ìu mente IlUII può sottrarsi esat-

I·IIIIIIIII() come non lo può alla Jegge o en-

 '/11'1'111di causa; che va perciò' respinta1.1 t i IHIiuxione tra un'attività etica quali-

1.III llilIcute distinta dallattività utilitaria,

Il ,,11Ir.iolle particolare, con tro tutto :il re-111,II)( pensiero morale, a Kanl: e ai suoi

uuui (come 'il Croce, il quale, nel suo

1111/111 '1' mrrnteucrc ]a distin:r.iollc, l'I.•Idlllllllldo all'aziune dica l'unico moveu-

I pOHsibile, quello dell'« interesse», ac-

iI

I

IIII  /IONI':

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MANUALE DI EPITTETO

ruvvisavano l'aggiulIgihile nel piacere, seh-bene in guisa alqunnto diversa. SecondoAristippo, per il piacere, fine della vita,/ . che non può essere se non il piaceresingolo e del momento, occorre un mezzo

esteriore che lo fornisca. Questo mezzopuò essere piccolo (sebbene si debba pro-curarsi igrandi, quando ]0 si può). Perciòoccorre esser prcnti a ricavar ò il p .acero

.la mezai modesti c mantenersi interior-mente liberi dalla dipendenza dai mezzidel piacere, sopratntto dai grandi, e dallasciarsi trascinare dal bisogno di q.resi i

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11

1111''AZIONE

1l''III1.iolll', snp rat u tto (li ongllle corporea,,  Ili psicologia definisce, e iltono o sta-111d i coscienza che essa produce, (12) è,111111.;ià un mezzo di felicità, ma anzi un

'111uuuento dello spirito e quindi un osta-I  I•• li questa. Ed essi invece ravvisavano111'l\licità incorporata nel buon andamen-I .lc l a vita, eìJpoto: ~[OIJ (13) , nel «ve:111111a'lltli'llm» (14), nel a « hilaritas cor-11111111t laetitia alta atque ex alto ve-Id   h ) ) . (15) Con ciò lo stoicismo vince111111elle ohiez ioni che si fa spesso all'eu-

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MANUALE DI F:PITTETO

renità intima. (17) Avere l'animo sempredel tutto pago, sempre in Istato di conten-tezza, inalterahilmente immerso in un'at-mosfera di serenità, senza nessun giorno

triste (« provisum est enim a me, ne quismihi ater dies esset »  18 , questo è evi-dcntemente il contenuto concreto della fe-licità, questa è la stessa felicità, e nessu-no può dire che ncll'identificarla a questosentimento di perpetuo contento e soddi-sfazione e al suo mantenerlo a qualunque

costo iniutcrrottamente presente, essa non

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------- r. . I

 IIEFAZIONE

l'l' 1\ 11011 già 1111 meszu 1)('1 raggiungere Iafl'lieit.à, ma Ìu felicità è in (~SSO riposta,

 ~'''IO è Ia stessa felicità. Così per gli Stoici111 Ielicità stessa è innuediauunente lavirtù. « In virtute posita est vera felici-1118» (21). E' insomma, l'idcutico concetto

1 / cui Spinosa ha dato poi I'espressione~tIldtoria: « Leatitudo non est virtutis prac-IlIiUUl,sed ipsa virtus l) (22).

Vi è, sì, nello stoicismo una venatura dil'urmalismo. Ciò nel SIiO concetto che quel-lo che importa è, non già conseguire le osc desidera bili secondo natura (dalla de-

'

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~IANTlAI.J~ 111 EI'I,\,'I'ETO

)lO la relicitÌt (24). Da dò la conse-

guellzu dlt~ il lelli' ri~il'd.· IIt·H'allilllll, eiOt~

Il..-1l'ali P~~illlllf~1I1Il d,,· .',.~:t a~'''' I11I', 111··1·

lintenaiou« con cui l'aziolle (-:. comp iutu,

an7.iehl, nri risnlt al i di questa (25). Colquale pensiero, è congiunta negli Stoi-

(~i la distiuaioue tra l'azione uraterialmen-le buona, JJJH comp iuta per comuni ru-

I-(iolli utilitarie (x.o:~ 'ìix.ov) , c que llu com -

piuta p'er motivo razionale puro, o, inlinguaggio di Kaiu, per solo rispetto del

dovere (x.O: ' r0p~wf1.o: ) , la quale ultima sol-

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  't Jo:FAZ IC lNE

lo~lo che la libertà dello sp irito dai d ,vi neo I i ( l 1 1 ( ' pnssioni (' del c cise oste-

riori, scco nrlo vuole i] Barth) Ia felicità,l'incrollabile proposito di consegu irlu emauteuorla ad ogui costo, di possedere

I'attcggiaurento felice dello spirito, e pp.r·('iò la risoluzione di far centro unicamentei Il 1111e5Lo,d eliminare e negare col P'CH-

siero ad ogni costo il dolore, chiudere aldolore ogni via alla coscienza, negargli ilcarattere di male. - In sostanza il motivo

stoico fonda mentale è questo: voglio cs-sere felice, felice a qualunque cost o, C hf.

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MANUAI.E 111 EI'ITTETO

versie, gli IIl1i c le altre cioè non ROllO piùsentiti come Iali. :M  a (.fuest s ta to (l 'ani·

mo felicifico, questa sensazione Fcrcllllcdi felicità, stahilrta come fine e heuc som-1110, è anche evidentemente quel contenu-

lo concreto mator.ia le dell'elica, il qualefa quindi sì che la morale stoica sia lou-

tana dall'essere, come quella di Kant, me-raniente formale. Il pensiero stoico, in-somma ha senso pieno solo in quest'ordì-

ne : il supremo bene è la tranquillità del-lo spirito; in ciò sta la felicità. Con essa

è una cosa sola la liberazione dalle passio-

1

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l'It.HFAZIONE

E, in questo SCllSO, la volontà o il sè del-J'uomo può dctcrminnrc non solo le azo-ni, ma i giudizi. (30) Non solo l'uomo agi-

sce come vuole (ossia secondo è connatu-rata la sua volontà), ma conosce anche se-

condo vuole, secondo il tono Iondamen-tale del suo volere. « Voluntas cd intelle-ctus unum et idem sunt ». (31) Vi è quila ripresa rigorosa del concetto socraticodella identità di morale con conoscenza

(retta), concetto giusto se per « conosce-re », s'intende, come direbbe Vico, non il« viderc », ma il « cernere », (32) quella

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l MANUAI.E ])1 EI'I'I'Tln'O

re, non mediaute le prediche che Iacciaiuo

su ciò, ma mediante il nostro modo diagire rispetto a quegli oggetti t 35). Io;da ciò deriva a ppunto l'alt ro priuci-

pio stoico rlell'unità delle virtù, secondo

ilquale o ~i pOSi'ei gollo tuttcle virtù o

nessuna. Poichè la virtù deriva da lilla cer-

ta conoscenza, ° 111,0110 {li scorgere le cose

ed il mondo, elle costituisce Ia natura d'un

uomo. In chi possiede n na tale natura, le

azioni virtuose nelle più diverse circo-stanze (cioè le diverse virtù) scatnriscouo

da essa spoutaneumentc. Chi non la pos-

siede nOI1 produce .invece nessuna azione

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:

l'IIEF'\;':IIJNf:

messo in luce dalla dottr.ina. POSf;<1 penEar·

p i capace di [arsi obbedire da tutte le vo-lout à Per volere moralmente hisogna al-IIH'HO prima voler volere. Senza, almeno

'Iucsto desiderio o volontà di avere la vo-

lontà morale, senza questo punto di par-1 .117:11, (lllC$t·Olato rli fallo, non acquiaihi-le, che deve r-ssore presupposto che Re

11011 c siste 1I01l Eoi può procacciare, la vitaruo rnle non è possibile e Il e8611l <1 rlottr in:

i~ capace di crcarla. (37) Qui è il limitedella libertà, Ciò era presente al pensiero

~reeo meglio che a lJualehe direzione delpensiero ruoderno. E perciò l'etica greca

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~IAN(lALE 111 EI'ITl'ETO

sioni, perchè COli ciò contraddice al suo

stesso essere, sia che vi ceda, perchè COli

ciò si procura quel turbamento di spiritoche consegue necessariamente all'abbando-

narsi alle passioni. Dna certa armonia spi-

rituale connaturata è indispensabile pre-supposto al conseguimento della felicità.Eudemonia deriva da ~rt. [ I W' i (39) .

.:f-**

La felicità cousisteute nella virtù, im-mediatamente identificata a questa. Tale

(non ostante le attenuazionl introdottevi,con l'ammissione della « preferibilità» di

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1'1t1';FAZIOIllE

dominante il pcusicro : «il linc dolla vita(\ la felicità; se nou si raggiunge questofillc la vita è vana e perduta n. Lo si p'OI1-

) :ain circost anzo esterno, come erano quelle(klJa Grecia dopo la conquista macedone.

  esse, ogni, anche piccolo, mezzo ester-110 pcr un'esistenza relativamcute felice,è seomparso, La vit a politica libera, nellaquale .il cittadino sente di contare qualche

cosa c di potere con In sua attività diri-

gere al bene la cosa pubhlica, è travoltaed infranta dal dorninatoro che si è 1m-posto con lc armi, ed è scomparso quindi

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~lAr\UAr.E DJ El'lTTETU

.inaudita: il cittadino è esposto, senz a po-ter trovare giustiz ia o riparo, ad esserespogliato dei beni, percosso, cacciato inesilio, torturato, ucciso. Se dà uno, sguar-do al di là dei confini della sua patria, ve-

de fluttuare, agitarsi, montare enormi for-ze politiche nuove, che gli fanno presen-tire ulteriori c anche più profondi SCOll-

voljriurcnti , gli tolgol1o ol-\niscnso di sjcu-rczza fu tura, gli danno I'im pressione che

manchi assohrtament o quella normale sta-hilità delle cose che sola rende possibiledi lavorare pel giO'rno di poi, di attenderea piani per l'avvenire, con la speranza di

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~nE AZION ;

giustizia, laeoerciz

ioue e la corruzione, eli incie lare come Iuse di superiore svilup-po del l'uurunità t[llt'sla ealastrofe J'()~lli

«unv iveuzu ( ' . 1 ica e civile. -. Ponete, dun-

(Jlle, Tuomo ('01 suo pensiero che la l'cl i-

(;itù è l'ullico fine che dia 1111 senso alla

vit a, in lilla sill'attn situuz ionc, in cui lapenIi ta della patria e dei beni, le percos-se, I(~o i-tnrc, .la morte, l'esilio, ogni im-

pcusatu cutuulisnru polit ico e sociale, glisono imminenti. Ed egl i sarà nccessuria-mente sospinto ad afferrursi (in un certo

senso, p'er disperazione) all'idea che lafelicità è raggiungibile solo se egli la ri-ponga soltanto in sè stesso, e che a questosuo sè non appartengono, questo SIlO sè

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~1 N(I I.F, m ''l'I'I'TETO

IlcJla inucr-css ihi le agli aHacdli degli evr-n-

ti nroudani, sottralla alla 1 ,Ua di qur-st i

event i 0 _ - nella   gionc, IIl'lIa Ilpuru- so-

vrnua » --c quindi Iihera il ogni 1~ l8-

sione oci agitazione suscitata da tali. even-

ti. E che cosa vi sta?V i sta iI pensare e

l'operare raxionaluiente senza curarsi d'al-

tro, il senso di piena soddisfazione di sèper tale comportamento, la serena e sicuraletizia per questa indipendenza da ognicosa e nuche l'orgoglio pel' la propria su-

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 JlEFAZIONE

porior.itù (  I'avvert irucuto delf'ununiraeìo-

no che questa poteva destare. Gli Stoicigreci (come i Cinici, come Socrate) sen-tivano di stare sulla scena d'Atene, cioèdel mondo. SOCI'ate,bevendo la cicuta da-vanti ai suoi discepoli, aveva certo la sen-

sazione, sia pure 110n esplicita, di herladava nti al mondo, di essere ammirando

spettacolo l'Cl' questo. Diogene dinanzi arlAlessandro sentiva di essere osservato e1I0tO come Alessandro. La sfida stoica al

dolore, al l'esilio, alla povertà, alla mor-te, era probabilmente facilitata da que-

sto sapere che l'eroismo di tale attitudine

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~IANI AJ.E DI F.I'I'I ITI'O

el' le ( 'OSI mondane f' la p rop riu superio-rità > L1 di esse. NOli ('IISÌ bello e soddief'a-

l'l'lite, l'orse, se t un o ('iù viene assoluta-

ruent e e da oguuno ignorato, se tale 110-

stra attitudine e tale motivo di essa non

possiamo nemmeno rappresentare e farcapire ad una sola persona. - Ora, que-sta « visi·bilità» del loro comportamento,l'elemento gloriosamente spettacolare chequesto conteneva, era certo' un incentivoche Iacifitavu agli Stoici antichi la lorofermezza. Lo vediamo evidentemente IIC-

gli Stoici di Tacito, nei quali è palese il

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l'IlF.FAZIONF.

il picua haltn ,lell'arLilrio llel detentorcdcl potere, del IIUUVO l'apo dello Statofprilll'eps) _(,-~3) c della sua fazione, senza

che nessun riparo di legge gli si offrisse; èpcr qnesto che lo stoicismo (insieme, per

opera di Luerezio, ('011 Fcpicureismo, ilquale, sul l'liuto in questione, del farea meno il più possibile delle cose esterneJlP.  la felicità, presenta un'affinità uellu

tendenza, se non nella conclusione, con lo

stoicismo (44) fu la filosofia che si svi-iuppò in modo più vivace e originale nelmondo romano. Tacito, nell'indole e per-

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~lANUALE nt F.PI'I'TE'I'U

si dettero alla cu ru tldl'ullimo, cOIII·l'O laquale non era vi forza di 111':\1111 ide : e pro-strata ogni cnsu , ri musr: in piedi lo sturl iodella sapiénz«, dl~ l 'n precipuu cu ru ai

migliori, e sosteuno gli ani mi ull'rruu i, ri-

traeudoli da lle tenebre della servitù aitenipli sereni di cui parla il poeta ... Nei

giorni più dolorosi per flagelli di tiranni-

de e paxienz a di schiavi, si ritraggono tuttiin sè stessi, meditano mestamente la mor-

le, e uutriscono -nell'animo la forza peraffrontarla con dign itù » (4G).

Ciò spiega anchr- perché gli Stoici, se

11011 in teoria, ce rto in praticn, e in con-

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l'III·:FAZIONE

'llt;con;e eh/) (~.qRisi courport.avuno in gui-

'tll tla fa r rit cuere uurcu la l'reel·.deuII,,;olltlb.iolH  ddlu Stuto », e in couseguen-Z II Hi rill'HtiHe iut erumente da ogni uu iv itù

l 'u tili, · ;  (4B) ._. osp riure in 1II0ÙO jlrufou-

damenlc toccaute e caudi.do Iu delusionecht: arrecauo ad una coscienza l'ella e sen-

sihi le le speranze politiche nelle epoche

di irreparabile disfacimento. (49).Perciò, cireuaicismo, epicureismo e stoi-

cismo sono tre tappe del medesimo cam-mino determinate dalla situazione este-

riore descritta e dal progressivo peggiora-re di essa, Godere delle cose, ma senza

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:, . . . .MANUALE DI F.PITTF.TO

o in quulsius] modo occupar~ene e non

resta che .IH~IIRa l'I ' a oostrurre e conserva-

re I'urmouia d.,1 p-roprin inte l'110, I'uomo

pas~a .li lIec t'R~ilù dalla prim« posiz ione,

nireuair-a, aUn R('(:oJJl1a, epicurcu, l' da I(UP-

sta allat

erzu, quel'la della totale disl'f'ra-7 .iO IlC nel 1JI01Hloesterno, la stoica.

La quale si penetra ancor meglio, se Iasi guarda al la luce del huddismo, che è co-me I'iutensificaz ioue c Tupprofoudiruento

del movente spirituale che in quella vienealla luce. Anche per il buddismo le coseesterne non SOIlO / ; ( ? ' ilp .iv . « M iei sono

i figli, mio è il possesso; e preoccu-

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l'RF.FAZIONF.

tra quel senso (li felicità nascente dall'ah·handono di tutto, proprio dello stoicismoestremo ; vivacemente rappresentato, ades., nel racconto che narra come imonaci,udendo uno di loro, il figlio di Kaligodha,

prima dimorante uclln reggia, i1 quale,mentre stava nel h08CO o ai piedi d'un al-bero, esclamava spesso « o felicità  o fe-Iicità  n, rifcrirono la cosa al Buddha; equesti interrogò sulla ragione di quell'e.

sclamaz iouc il monaco, che disse così :« Precedentemente, quando To vivevo nelmondo e no'lla reggia, l'interno e l'esterno

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l'REFAZIONE

la pacc intcrioro, o la scrcnità ; costui la

fclicità assoluta, sicura, perfetta l'ha inp\l~110'.

Ma (la ciò conseguo nuche che non si

qnò escludere che, sullo stoicismo, come

8111 huddismo (56) e sul cinismo, in-comba il pericolo che il sè da manteneread ogni costo in istato di tranquillità e

d'llppa~mnellto, diventi un punto ancorapiù intimo', interno, retrostante che non

l'attività razionale-morale; che anche vir-tù e vizio, diventino un ({esterno » rispetto

a questo punto più intimo' dell io e quin-

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 ilEFAZIONE

et molestat quam tua immortificata affe-cl io cordis? Qualldocllmque homo aliqui·dinordinate appctit, statirn in se inquiotusfilo» (60).

,* •• : f . > : .

Ora, non vi fu forse epoca storica chepiù della nostra somigli, per l'una o Tal-tra ragione, a quella della Grecia dopoAlessandro, ·0' a quella di alcuni periodi

delf'impero romano. Epoca, anche que-l'la, come quelle, di disfacimento politico,c l i corrutcla enorme, di sfrenatezza incoer-

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MANUALI, DI F.PITTF.TO

rlie potes, cuiusres

tam hcnc positae

Iundatacque sint , ut nihil .illi procedenterempore timcndum sit? LaLRlIt humanaac fluunt, ncquc \IIJa pars vitae nostrun

tam ohnoxia aut tenera est quam quae

maxirne p.Iacet : ideoque felioissimis op-tanda mors est, qu ia in tanta iuconstantiaturbaque rerum nih il nisi quod praere-

riit certum cst » (61). Queste parole diSencca so110'  ~jdiveJlute di attualità nel

tempo nostro, nel quale, più che in altri,un numero stermina lo dipersone non puòa meno di sentirsi spuntare nell'animo lo

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