giovanipasc n. 25 - piccole ancelle del sacro cuore

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N.25 anno 2009 LA CHIAMATA Uno stralcio dell’intervento fatto sulla figura di San Paolo da d Rettore del Seminario di Assisi. on Nazareno Marconi Nel Battesimo il cristiano è chiamato alla missione. La Chiesa negli Atti degli Apostoli è continuamente sollecitata dall'azione dello Spirito Santo ad una apertura missionaria: l'azione missionaria che si svolge all'inizio a Gerusalemme, ha come destinatari gli Ebrei della città santa e gli appartenenti alla diaspora giudaica (At 2,9-11); poi, in seguito alla persecuzione degli Ellenisti, la missione si estende ai cosiddetti "lontani", i Samaritani e i "timorati di Dio" (At 8), grazie alla vocazione del diacono Filippo; al cap. 9 con la vocazione di san Paolo, si introduce un capitolo nuovo della vita della Chiesa: la missione ai Pagani. Sono protagonisti Paolo (At 9) e Pietro (At 10), entrambi depositari di una chiamata particolare a questo compito. Quindi la conversione di Paolo, nel contesto della narrazione degli Atti, si presenta come una vocazione all'annuncio, alla missione. Nella conversione di Paolo è implicita questa vocazione. Questo stretto legame tra conversione e vocazione si trova descritto già ai versetti conclusivi del testo, dove si dice che Paolo subito fu battezzato e subito si mise a predicare. Se seguitiamo a leggere gli Atti degli Apostoli ci rendiamo conto che di fatto Paolo ha seguito tutto un lungo percorso di vita credente e di formazione ecclesiale prima di diventare un missionario del vangelo, ma qui Luca contrae i tempi per sottolineare che è in forza del battesimo e del nostro incontro col Cristo che si diventa missionari, non perchè si è fatto un corso universitario di teologia. Ecco un primo aspetto che ci interessa: il legame indissolubile tra battesimo e impegno missionario. Nel battesimo siamo abilitati alla missione ed attrezzati per questa missione: l’unzione crismale ci ha resi profeti, capaci di testimonianza e impegnati all'annuncio. È l'incontro personale con Cristo a fondare la missione. Il modo in cui Paolo si convertito è straordinario, miracoloso. L'insistenza del testo sui particolari della visione paolina fanno risaltare l'iniziativa divina della sua conversione: non è frutto di studi, di ragionamenti, di delusioni, di convenienza; è per la volontà libera e imprevedibile di Cristo: l'Apostolo non esita a definirla una "rivelazione" (GaI 1,12). Questo è vero per Paolo, ma è vero anche per ogni battezzato, che scopre e vive in maniera individuale, intima, incomunicabile la sua vocazione. A volte anche in modo drammatico: Paolo si ritrova a terra, cieco. La vocazione lo ha spiazzato e non vede più la direzione da prendere. La conversione di Paolo non si esaurisce nella sua caduta sulla via di Damasco, ma si completa nel cammino che lo porta in città, dove viene accolto dai discepoli di Gesù. è Paolo difenderà la legittimità del suo apostolato non su capacità personali innate o acquisite, non su garanzie umane o raccomandazioni, ma unicamente su questa esperienza di fede, irrepetibile e straordinaria. GaI 1,11-12. io L'incontro straordinario con Gesù risorto sulla via di Damasco dà un orientamento radicalmente nuovo alla vita di Paolo: è quello che chiamiamo conversione. Da persecutore dei cristiani a protagonista della missione. Il primo passo è sempre quello della CONVERSIONE. Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo: non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. G iov A a ni P S

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N.25 anno 2009

LA CHIAMATAUno stralcio dell’intervento fatto sulla

figura di San Paolo da d

Rettore del Seminario di Assisi.

on Nazareno

Marconi

Nel Battesimo il cristiano è chiamatoalla missione.

La Chiesa negli Atti degli Apostoli ècontinuamente sollecitata dall'azionedello Spirito Santo ad una aperturamissionaria: l'azione missionaria che sisvolge all'inizio a Gerusalemme, hacome destinatari gli Ebrei della cittàsanta e gli appartenenti alla diasporagiudaica (At 2,9-11); poi, in seguito allapersecuzione degli Ellenisti, la missionesi estende ai cosiddetti "lontani", iSamaritani e i "timorati di Dio" (At 8),grazie alla vocazione del diaconoFilippo; al cap. 9 con la vocazione di sanPaolo, si introduce un capitolo nuovodella vita della Chiesa: la missione aiPagani. Sono protagonisti Paolo (At 9) ePietro (At 10), entrambi depositari diuna chiamata particolare a questocompito.

Quindi la conversione di Paolo, nelcontesto della narrazione degli Atti, sipresenta come una vocaz ioneall'annuncio, alla missione.

Nella conversione di Paolo èimplicita questa vocazione. Questostretto legame tra conversione evocazione si trova descritto già aiversetti conclusivi del testo, dove si diceche Paolo subito fu battezzato e subito simise a predicare.

Se seguitiamo a leggere gli Attidegli Apostoli ci rendiamo conto chedi fatto Paolo ha seguito tutto unlungo percorso di vita credente e diformazione ecclesiale prima didiventare un missionario delvangelo, ma qui Luca contrae i tempiper sottolineare che è in forza delbattesimo e del nostro incontro colCristo che si diventa missionari, nonperchè si è fat to un corsouniversitario di teologia.

Ecco un primo aspetto che ciinteressa: il legame indissolubile trabattesimo e impegno missionario.Nel battesimo siamo abilitati allamissione ed attrezzati per questamissione: l’unzione crismale ci haresi profeti, capaci di testimonianza eimpegnati all'annuncio.

È l'incontro personale con Cristo afondare la missione.

Il modo in cui Paolo sic o nv e r t i t o è s t r a o r d i n a r i o ,miracoloso. L'insistenza del testo suiparticolari della visione paolinafanno risaltare l'iniziativa divina dellasua conversione: non è frutto di studi,di ragionamenti, di delusioni, diconvenienza; è per la volontà libera eimprevedibile di Cristo: l'Apostolo nonesita a definirla una "rivelazione" (GaI1,12).

Questo è vero per Paolo, ma èvero anche per ogni battezzato, chescopre e vive in maniera individuale,

intima, incomunicabile la suavocazione.

A v o l t e a n c h e i n m o d odrammatico: Paolo si ritrova a terra,cieco.

La vocazione lo ha spiazzato enon vede più la direzione daprendere.

La conversione di Paolo non siesaurisce nella sua caduta sulla viadi Damasco, ma si completa nelcammino che lo porta in città, doveviene accolto dai discepoli di Gesù.

è

Paolo difenderà la legittimità del

suo apostolato non su capacità

personali innate o acquisite, non su

garanzie umane o raccomandazioni,

ma unicamente su questa esperienza

di fede, irrepetibile e straordinaria.

GaI 1,11-12.

io

L'incontro straordinario con Gesù

risorto sulla via di Damasco dà un

orientamento radicalmente nuovo alla

vita di Paolo: è quello che chiamiamo

conversione. Da persecutore dei

cristiani a protagonista della missione.

Il primo passo è sempre quello della

CONVERSIONE.

Vi dichiaro dunque,

fratelli, che il vangelo da me

a n n u n z i a to n o n è m o d e l l a to

sull'uomo: non l'ho ricevuto né l'ho

imparato da uomini , ma per

rivelazione di Gesù Cristo.

G iov AaniP S

Giovanni Battista l amico dello Sposo’

Molti di voi sono animatori di

gruppi o catechisti. Riportiamo un

articolo che Amedeo Cencini ha

scritto per voi guardando alla

figura di Giovanni il Battista.

Giovanni Battista, l'amico dellosposo"Non sono io il Cristo, ma io sono

stato mandato innanzi a lui. Chi

possiede la sposa è lo sposo; ma

l'amico dello sposo, che è presente e

l'ascolta, esulta di gioia alla voce

dello sposo. Ora questa mia gioia è

compiuta. Egli deve crescere

e io invece diminuire"

“Non sono io il Cristo." Non sono degno neanche di

portargli I sandali".

(Gv 3,26-30).

Giovanni Battista, l'animatore pereccellenza della fede!Forse qualcuno troveràdemodé la sua immagineaustera e la sua simpatiaper il deserto, il suo stiledi vita estremo e radicale,la veemenza con cuirimprovera e svergognaipocriti e benpensanti,tutte caratteristichedifficilmente riproducibilioggi nella vita e nelservizio dell'animatoregiovanile. Eppure il suo mododi vivere la fede e animare quellaaltrui è esemplare, soprattuttoperché in lui non c'è alcuna fratturatra vita e fede, tra l'uomo e ilcredente. È questo che dà efficaciaal suo agire, ed è ben espresso daquella immagine in cui Giovanni sidefinisce "l'amico dello sposo".È il punto d'arrivo della sua identità,cui sembra giungere per gradi,lungo un cammino in cui ognia n i m a t o r e g i o v a n i l e p u òriconoscere il suo percorsocredente.

Strano a dirsi, ma all'inizio di questocammino di autoidentificazione diGiovanni Battista c'è un'autonegazione, che sorprende chi lo ascolta e losegue.La gente stimava Giovanni, al puntoche "tutti si domandavano se non fosselui il Cristo" (Lc 3,15); sarebbe bastato

un suo assenso e tutti lo avrebberoseguito come il Messia. Ma Giovanniresiste alla tentazione di farsiacclamare per quel che non è, sa che lasua identità abita altrove, gli viene daun Altro, non dall'audience, dal favoreambiguo e ballerino della gente, cheegli non esita a deludere pur di nonvenir meno alla verità. Non è lui ilMessia, anzi.

"

Giovanni, per affermarsi, continua aprocedere per .sot t razioni oautosottrazioni, negandosi in una p p a r e n t e a t t e g g i a m e n t oautosvalutativo.

In realtà ci insegna una leggepsicologica impor tant iss ima:l'identità deriva dalla relazione, equella di Giovanni - come quella diogni credente - deriva dalla relazionecon Colui che il cuore attende e che èal centro della vita."Non sono degno", allora, è

affermazione paradossale dipositività: sta a dire lagrandezza del punto diriferimento dell'identitàcredente, che non sono leproprie doti e successi,conquiste e realizzazioni(sarebbe troppo poco!); n o nè il proprio io, insomma,ma Dio. Il cui splendore siriverbera poi sull'uomo,r e n d e n d o l o a m a b i l e ,p r e z i o s o , b e l l o

. come Dio, e così ricco dip o s i t i v i t à d a s a p e rriconoscere con libertà ilp r o p r i o n u l l a s e n z asentirsene schiacciato.

E’ come se il Creatoredivenisse lo specchio nel quale lacreatura ritrova la propria immagine,quel che è e quanto è chiamata adessere. Qui infatti comincia ilpercorso in positivo dell'identità diGiovanni. E qui, in questa relazione,anche l'Animatore Giovanile ritrovail senso della propria splendidainutilità in mezzo ai giovani:diminuire perché l'Altro cresca,diminuire perché gli altri crescano.Anche la sua identità si costruisce persottrazioni.

N

L amico dello Sposo

“Io sono stato mandato.

davanti a lui

"

Anche questo è singolare: l'uomo

tende a essere il protagonista della

sua autorealizzazione, l'artefice della

propria positività, come fosse tutto

merito suo. E invece c'è una passività

radicale nella nostra vita, che non

significa inerzia e apatia, ma al

contrario indica un Altro che mi ha

amato e chiamato dandomi un

compito ben oltre le mie forze e per il

quale lui stesso mi ha reso capace,

ponendomi " , a

preparare la sua via". Solo da una

forte relazione deriva una forte

identità, e il coraggio di compiere una

missione pur impossibile.

Anche l'Animatore Giovaniletrova qui la sua forza: nellacoscienza grata di essere mandato,certezza più forte di ogni paura oincapacità, di ogni rifiuto efallimento .

Per ribadire la propria identitàrelazionale Giovanni giunge alpunto di definirsi come voce, "voceche grida nel deserto",che annunciaColui che deve venire e lo riconoscepresente. "Gr ida" perché èappassionato, non perché è mattoe fuori di sé; "grida nel deserto",ovvero anche quando sembra chenessuno lo ascolti e il suo annunciopare senza frutti; continua a gridare

perché la sua identità e positività nonsono legate ai risultati delle sueprestazioni, né agli applausi e consensialtrui.

Per questo Giovanni ha il coraggiodella verità, sa rimproverare e attrarre,tutti lo capiscono e si sentono da luiprovocati e messi in crisi.

Quando anche l 'An imatoreGiovanile ha tale coraggio, il gruppogiovanile finisce di essere la congregadei cuori solitari o del mutuo soccorso, einizia a porsi dinanzi alla Parola dellavita, o a ritrovare quella unità che nascedal Corpo spezzato. Solo da una identitàforte, infatti, viene un messaggio forte.

Ma ecco l'immagine che indica ilcompimento del processo di definizionedell'io del profeta e dice la natura dellarelazione e dell'affetto che lo lega aGesù.

Giovanni non è solo il profeta o ilprecursore, né l'asceta arrabbiato easociale, o mezzo depresso e mezzostrano, è l'amico dello sposo, e nel mo

mento della massima gioia, quandolo sposo è con la sposa.

Giovanni gode di ciò, dell'amoredel Padre per l'umanità finalmentereso visibile nella carne del Figlio;non gode per sé, nemmeno chiede aGesù di divenire suo discepolo (neavrebbe avuto diritto!), anzi, nonsolo non trattiene nessuno dei suoipresso di sé, ma li spinge a seguire ilMessia-sposo; e la sua gioia ècompleta quanto più lo sposo èriconosciuto come tale, mentre lui,l'amico, non è più scambiato con ilMessia, ma è visto per quello che è:l'inviato, la voce, l'amico., il martireinfine.

Quando infatti il favore balleri-no della gente si muterà in odiomortale, a causa proprio di unaballerina in carriera, allora sicompirà in pieno la sua identità e ilsuo annuncio risuonerà forte e persempre.Senza "martirio" non c'è alcunaidentità forte, né animazionegiovanile, né vocazione cristiana!

"Voce di uno che grida

nel deserto."

"L'amico dello sposo”

-

Ho avuto la possibilità di leggere qualcosa della vitadel Beato Carlo Liviero e questa è la mia riflessione.Quello che maggiormente mi ha colpito è stato il suocarattere e il modo con cui agiva di fronte alledifficoltà.Ho visto in lui un uomo pieno di zelo, la sua grandezzacredo sia- l’ardore delle sue convinzioni- l’instancabile energia- il salvare più vite possibile a qualunque costo- il cogliere con immediatezza i problemi sociali

che combattè con tenacia- le espressioni irriguardose nei suoi confronti.

Egli ridette slancio alla chiesa...ammonì ilclero...chiamò a raccolta... organizzò... ancorauna volta sono convinta che non sono le paroleche contano ma l'esempio;

- espresse costantemente giudizi e mise parienergia anche nel combattere la massoneria.

Da quello scontro è nata una cultura piùmoderna e più aperta...

Per lui la beneficenza è stata: assistere gliorfani, rafforzare la salute dei bambini, educarela gioventù e istruire i fanciulli.

Il Beato Carlo Liviero visto dai giovani

Il cammino di rinnovamento delle Piccole Ancelle, raggiunge anche i giovani ai quali abbiamo consegnatomateriale che permettesse loro di conoscere la persona del beato Carlo Liviero. Pubblichiamo alcuni loropensieri.

Abbandonò toni spigolosi e usò espressioninuove. Per lui più che i partiti erano importanti leidee e quindi la capacità di agire a livelli piùprofondi di quello politico per far maturare unasocietà più giusta e cristiana.

Non importa se chi abbiamo di fronte ci maltratta onon capisce, non ascolta i nostri pensieri, i nostriconsigli, ma importa avere un'energia instancabile,portare avanti ciò in cui crediamo e farlo pur sapendoche non verrà accettato. Bisogna avere una menteaperta e saper vedere il buono in tutto, perchè è piùbuono ciò che non ci piace, perchè insegna acrescere, a fare meglio.Dobbiamo esprimere costantemente giudizi (chenon significa giudicare.....chi giudica verràgiudicato!), che non vuol dire solo dire la nostra maanche essere sinceri con l'altro, onesti pur sapendoche la verità fa male ed anche questo aiuta.Combattere con tenacia e non stare zitti di fronte a

ciò che crediamo non siagiusto...significherebbecontribuire adallargare il male.

Posso benissimoanche sbagliarmisu molte cose equindi correggetemi odite la vostra ...

V oalentina -Pesar

Dio si pu incontrare anche nelle discotecheò

E' stato un successo dipartecipazioni il primo grandeevento di musica rock cristianaintitolato “Amplificatori di fede”. LaPastorale giovanile di Città diCastello è riuscita a portare lapropria testimonianza all'interno diuno dei luoghi più frequentati daigiovani: la discoteca.

È stato proprio lì che la bandcristiana “One way” si è esibitadavanti a una folla di circa 1000giovani ed è stata in grado di legarela musica rock con un messaggiocristiano forte e diretto a tutti queicuori assetati di vero sballo e divera gioia.

Evangelizzazione in strada,preghiera, musica e momenti dicondivisione sono stati gli elementiche hanno caratterizzato lagiornata del 10 gennaio 2009,giornata che si è aperta con lapresenza di Mons. DomenicoSegalini (vescovo di Palestrina)che alle ore 15,00 ha aperto ledanze con una catechesi e hainvitato i giovani a “

” perché Gesù stesso è unsognatore.

I ragazzi, provenientianche dalle diocesi

di Rovigo, Cremo-na, Montenero

di Bisaccia eVerona, oltreche natural-

mente daquelle

umbre,si sono poi

riversatinelle piazze

dellecittà dell'alta

Valle del Tevereinvitando per il Live

worship degli “One way”.

Alle ore 19,00 con un momento dipreghiera e con la cena si sonoriprese le forze per saltare, cantare ealzare le mani nella preghiera di lodedella serata.

La band “One way”, infatti,completa di un coro di 50 elementi edi 12 musicisti ha portato in scena unr e p e r to r i o d i c a n z o n i ro c kaccompagnate dalla lettura dellaParola che ha trasformatola discoteca

in un luogo di preghiera tale dacoinvolgere con canti e salti la folladi persone venute a vedere ilconcerto.

Mons. Segalini ha preso parolaa metà concerto invitando di nuovoi giovani a sognare e a non fermarsidavanti agli ostacoli e ai problemiche affrontano gli adolescenti oggi.

Le numerose mani alzate e letante testimonianze raccolte a fineserata dalla band hanno resoquesto evento una successo e unatestimonianza grande: Dio puòstare anche in discoteca e si lasciatrovare anche da chi pensa che ècosì lontano; Dio è musica, chiama canta.

Lo sballo è “lento”, il Vangelo èRock.

non smettere disognare

Marco Bonatti - Città di Castello

In dialogo con i laici Pasc

Domenica 1 febbraio ad Arezzo

Abbiamo avuto un incontro con Patrizia e CarloMeozzi, laici pasc, che con la loro testimonianza hannodato una bella carica a noi giovani. Ci hanno trasmessola forza di credere profondamente in chi ci sta guidando.Non importa cosa ci stia accadendo ma importa affidarsitotalmente alla volontà di Dio; un incontro che mi haconfermato ancora una volta che le difficoltà, soloinsieme si superano e solo se da entrambe le parti ce n'èla volontà. Un rapporto di coppia si supera se crediamofermamente nell'altro, in chi ci sta accanto e se iniziamoa cambiare noi stessi, il nostro cuore perchè l'altro nonpuò essere cambiato ma accettato per quello che è, con isuoi pregi e difetti.

Non nascondo di aver pensato che mi sarebbepiaciuto avere dei genitori come loro, penso che Marcoabbia ricevuto un grande dono e spero ne faccia tesoro.

Valentina- Pesaro

Durante l'incontro tra i giovani Pasc del Veneto edue rappresentanti del gruppo di laici, Luisa e Monica,vicine alle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, ho provatouna sensazione di appartenenza ad un'unica famiglia,quella appunto delle PASC. Il senso di appartenenzadiventa più di una sensazione nel momento in cui hai lacapacità di leggere i segni della presenza del beato CarloLiviero fin dalla nascita dei due gruppi.Ho apprezzato in particolare Monica che ha raccontatole sue esperienze di missione in Kenya, pressol'orfanotrofio di Embu. Mi ha ricordato l'amoreevangelico del buon samaritano, lo stesso che hacaratterizzato la vita di Carlo Liviero e che ne caratterizzail carisma delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore

Alberto- Albignasego

Nella nostra Famiglia Religiosa ci sono, ormai daalcuni anni, due gruppi di laici: i giovani PASC e i “laici ereligiose insieme”, gruppi che camminano con le PiccoleAncelle del Sacro Cuore conoscendo la spiritualità, ilcarisma e facendo anche esperienze nelle nostre missioni inAlbania e Kenya. In particolare quest'anno 2008-2009condividiamo insieme, laici, giovani e suore il cammino dirinnovamento con la conoscenza più approfondita del nostrofondatore il Beato Carlo Liviero. Quest'anno ci siamoincontrati già due volte con alcuni laici: a Pesaro l'11-12ottobre con Raffaella, Massimo e Emma; e ultimamente aMonselice con Monica e Luisa e ad Arezzo con Carlo ePatrizia.

Ecco alcune testimonianze degli ultimi due incontri

avvenuti nel mese di gennaio.

È proprio vero che ilSignore interviene nellanostra vita quandomeno ce l'aspettiamo,ma esattamente nelmomento in cui più neabbiamo bisogno. Èquello che è successonella vita di Carlo ePatrizia Meozzi delgruppo dei Pasc Laici,che ci hanno raccontatola loro esperienza.

Sposi giovanissimi,solo dopo diversi annihanno scoperto che lavera famiglia è quellache poggia le basi in Dio,l 'unico che aiuta asuperare le incertezze, ledifficoltà e le amarezzeche via via si presentano.

Genitori di tre figli,Carlo e Patrizia sono riusciti a vivere la loro vita comecoppia e come famiglia soltanto quando si sono fidaticiecamente del Signore, vivendo così in modo piùsereno e completo la loro esistenza di uomo e didonna. Ed è proprio questo senso di pace chetraspariva dai loro volti distesi e sorridenti.

Come capire la volontà del Padre? Mettendosi inascolto e mostrandosi fiduciosi che la via che ciindicherà è la migliore per noi, anche se al momentonon comprendiamo. Questo è il messaggio che Carloe Patrizia hanno voluto comunicare a noi giovani, avolte smarriti o perplessi come lo erano loro allanostra età. Ma una via d'uscita dall'insoddisfazioneesiste e il Signore si è servito di questa coppiasemplice ma esemplare per indicarcela.

Lorenza - Arezzo

...Nel consueto mio Messaggio quaresimale, vorrei soffermarmi quest'anno a riflettere inparticolare sul valore e sul senso del digiuno.. .. Il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nellasua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo ilsuo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?" (3,17).Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va insoccorso del fratello sofferente (cfr Enc. Deus caritas est, 15). Scegliendo liberamente di privarci diqualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci èestraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e di attenzione verso ifratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la praticadel digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera el'elemosina.

... La Quaresima sia valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanaretutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l'anima aprendola all'amore di Dioe del prossimo. Penso in particolare ad un maggior impegno nella preghiera, nella lectio divina,nel ricorso al Sacramento della Riconciliazione e nell'attiva partecipazione all'Eucaristia,soprattutto alla Santa Messa domenicale. Con questa interiore disposizione entriamo nel climapenitenziale della Quaresima. Ci accompagni la Beata Vergine Maria, Causa nostrae laetitiae, eci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo semprepiù "tabernacolo vivente di Dio". Con questo augurio, mentre assicuro la mia preghiera perchèogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra un proficuo itinerario quaresimale, imparto dicuore a tutti la Benedizione Apostolica.

BENEDICTUS PP. XVI

MESSAGGIO DEL SANTO PAD RE PER LA QUARESIMA 2009

Sosteniamo la rinascita dell� Albania

nella missione di Lusnhje

Esortati e incoraggiati dalle parole di Benedetto XVI, ci auguriamo una buona Quaresima.

Missione di LUSHNJE

nella Diocesi dell’Albania del Sud

Il distretto di Lushnje comprende 16 comuni e 100

villaggi, con 150.000 abitanti di tradizione musulmana e

ortodossa.

distribuiti in 8 piccole comunità che hanno

il loro centro nella cittadina di Lushnje.

Nella diocesi dell’Albania del Sud

le Chiese cattoliche costruite sono solo cinque.

Chi volesse contribuire alla costruzione

della Chiesa dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo

può inviare offerte tramite CCP n. 14987069

intestato a: Congregazione

Piccole Ancelle del Sacro Cuore

Via della Pineta Sacchetti, 157

00168 ROMA

I cattolici sono circa 500

Tipiacenavigare? Visita ancheilnostro SitoInternet?

www.piccoleancelledelsacrocuore.net

Per informazioni: sr Annarita: 3803988377 - e-mail [email protected] Daniela 3343088036 - e-mail [email protected] Michela 3336455071 - e-mail [email protected]

Chi e il pellegrino?Colui che cerca, accettando l'incalcolabile rischio di trovare

veramente. Perché trovare significa non essere più quello di

prima. E' cambiare. E' morire. Per rinascere ” .

Qual è il significato e la meta delpellegrinaggio?

E un invito a fare memoria del nostro "punto di partenza"

nell’esperienza della fede e della sequela, rinnovando

l’atteggiamento interiore del saper "uscire" da noi stessi per

metterci in cammino, sulla scia di Paolo, per vivere Cristo

come lo ha compreso,

vissuto e annunciato il grande Apostolo.

Pellegrinaggio

a Roma

�Sui passi di

S. Paolo�

1-3 maggio 2009

"Un giovane era innamorato di una stella. Stava in riva al mare, tendeva

le braccia e adorava la stella, la sognava e le rivolgeva i suoi pensieri. Ma

sapeva o credeva di sapere che le stelle non possono essere abbracciate

dall' uomo. Credeva che fosse il suo destino quello di amare senza

speranze un astro e su questo pensiero costruì un poema di rinunce e

sofferenze che dovevano purificarlo e renderlo migliore. Tutti i suoi

sogni erano però rivolti alla stella. Una volta trovandosi di nuovo su uno

scoglio in riva al mare notturno stava a guardare la stella ardendo

d'amore: e nel momento di maggiore desiderio fece un balzo e si lanciò

nel vuoto verso la stella. Ma nel momento stesso del balzo un pensiero

gli attraversò la mente: no, è impossibile! Così cadde sulla spiaggia.

Non sapeva amare. Se nel momento del balzo avesse avuto l'energia di

credere fermamente sarebbe volato in alto a congiungersi con la sua

stella. L'amore non deve implorare e nemmeno pretendere, l'amore

deve avere la forza di diventare certezza dentro di sé. Allora non è più

trascinato ma trascina. “

(Herman Hesse dal libro “Demian")

Il giovane innamorato della stella ...