giornale energia ottobre 2008

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Periodico di informazione del Petrolvilla Group Energia e Ambiente Fonti rinnovabili e impresa: un binomio virtuoso Il Gruppo Petrolvilla a Klimaenergy08 con uno stand e un convegno su temi energetici F onti rinnovabili e opportunità di impresa, Esco tra pubblico e pri- vato, tecnologia e Global Service. Questi alcuni dei temi che saranno af- frontati e dibattuti nel corso del Conve- gno organizzato dal Gruppo Petrolvilla Energia e Ambiente che si terrà il 9 otto- bre a Bolzano nell’ambito di “Klimaener- gy 08”, la manifestazione dedicata al tema della commercializzazione dell’energia da fonte rinnovabile che si svolge nel quar- tiere fieristico del capoluogo altoatesi- no. Oltre all’attualità degli argomenti in programma, un aspetto indubbiamente interessante del meeting organizzato dal Gruppo Petrolvilla è che ampio spazio sarà dedicato alle cosiddette best practice: ad ogni intervento da parte di un esper- to farà infatti seguito la testimonianza di un imprenditore che affronterà il tema dal proprio punto di vista descrivendo un caso concreto. Continua a pag III

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Giornale Energia Ottobre 2008

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AMBIENTE

Periodico di informazione del Petrolvilla Group Energia e Ambiente

Fonti rinnovabili e impresa: un binomio virtuoso

Il Gruppo Petrolvilla a Klimaenergy08con uno stande un convegno su temi energetici

Fonti rinnovabili e opportunità di impresa, Esco tra pubblico e pri-vato, tecnologia e Global Service.

Questi alcuni dei temi che saranno af-frontati e dibattuti nel corso del Conve-gno organizzato dal Gruppo Petrolvilla Energia e Ambiente che si terrà il 9 otto-bre a Bolzano nell’ambito di “Klimaener-gy 08”, la manifestazione dedicata al tema della commercializzazione dell’energia da fonte rinnovabile che si svolge nel quar-tiere fieristico del capoluogo altoatesi-no. Oltre all’attualità degli argomenti in programma, un aspetto indubbiamente interessante del meeting organizzato dal Gruppo Petrolvilla è che ampio spazio sarà dedicato alle cosiddette best practice: ad ogni intervento da parte di un esper-to farà infatti seguito la testimonianza di un imprenditore che affronterà il tema dal proprio punto di vista descrivendo un caso concreto.

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAII

SPECIALE KLImAENERGy08

Redazione: Via Brennero 171/18e-mail: [email protected]

Rivista della Finenergy Spa

Fonti rinnovabili ed internazionalizzazione Prima la Bulgaria, ora il Ghana e la Croazia:

le vele bianca e rossa su sfondo azzurro che campeggiano nel marchio aziendale spin-

gono il Petrolvilla Group Energia e Ambiente sempre più avanti nel processo di internaziona-lizzazione. Siamo in epoca di globalizzazione e di mercati aperti e se si tratta di individuare i siti più idonei per la produzione di energia da fonti rinnovabili la prospettiva si fa globale. Dunque, Europa o Africa non fa differenza. Il primo passo verso l’apertura internazionale del Gruppo Petrolvilla risale a tre anni fa ed è la realizzazione di nove centrali idroelettriche in Bulgaria; più di recente si sono aggiunti al-tri due importanti progetti: la produzione di oli combustibili di origine vegetale in Ghana e la re-alizzazione di campi eolici nell’area dei Balcani. Tre progetti, lo stesso denominatore comune: la produzione di energia attraverso lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili, un dato, questo, che mostra in maniera incontrovertibile l’orien-tamento del Petrolvilla Group verso quel settore di mercato che si estende tra i termini di energia e ambiente. “Il progetto di affiancare al business storico di Petrolvilla, il commercio di prodotti petroliferi, altre attività risale indietro nel tempo,

spiega Sergio Bortolotti Presidente del Petrolvil-la Group, ma ultimamente ha subito una decisa accelerazione e ciò per tutta una serie di fattori, non solo di natura strettamente economica. In-nanzitutto la crisi energetica ha ormai raggiunto proporzioni allarmanti, aggravata soprattutto dalla corsa verso l’alto del prezzo del petrolio: se ciò da una parte ha comportato un aumento del fatturato (più 40% dall’inizio dell’anno ad oggi), dall’altra ha determinato un aumento dei costi e degli oneri finanziari, mentre i margini sono rimasi invariati. Non si può inoltre rimanere insensibili ai segnali di allarme sollevati da più parti a proposito dello stato di salute del nostro pianeta. Non penso, co-me capita a volte di leggere, che si tratti solo di previsioni apocalittiche provenienti da un coro di Cassandre. I mutamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti. A questo riguardo ritengo sia necessario, a cominciare da quanti operano nel settore dell’energia, mettere in agenda provvedi-menti adatti a promuovere un nuovo modello di sviluppo, più attento ai temi dell’ecologia e che gradualmente ci possa affrancare dalla dipendenza dei combustibili fossili e da altre fonti inquinanti. L’obiettivo è quello di consegnare alle nuove gene-razioni un ambiente pulito e vivibile. Da questo punto di vista, conclude Sergio Bortolotti, quella delle fonti rinnovabili è una strada obbligata”. Tornando ai progetti, l’operazione in Bulgaria prevede la realizzazione di nove centrali idroe-lettriche sul fiume Iskar nel comune di Svoghe, nella regione di Sofia. La prima centrale è stata inaugurata lo scorso giugno, mentre la seconda sarà operativa entro l’anno. Le centraline sono tutte del tipo ad acqua fluente e produrranno circa 137 gigawatt all’ora con una potenza installata pari a 24 megawatt. Il progetto ha un costo complessivo di 80 milioni di euro ma, avendo superato i quat-tro esami di due-diligence (ambientale, tecnico, finanziario e legale), può contare su un finanzia-mento di 54 milioni da parte della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. ma la Bulgaria è solo il primo passo. La passione

La centrale idroelettrica di

Lakatnik (Sofia) inaugurata lo scorso giugno

IL GIORNALE DELL’ENERGIA III

Fonti rinnovabili e impresa: un binomio virtuoso

per le fonti rinnovabili infatti ha spinto il Grup-po Petrolvilla ancora più lontano, precisamente in Ghana dove è impegnato in un altro grande progetto: la produzione di oli combustibili di origine vegetale, in particolare dell’olio di palma. Petrolvilla ha acquistato il 25% delle azioni della West Tide Spa, società tutta italiana che control-la altre due società ghanesi: la Bloom LLC e la Wave LLC. Il nome West TIDE significa “marea occidentale” ed è la sigla di Trading Initiatives for Developement and Energy. In base al progetto, la Bloom LLC (in inglese “fioritura”, a significare l’inizio del progetto) deve occuparsi della realiz-zazione e della coltivazione della piantagione di

Klimaenergy08Organizzato da Fiera Bolzano, è

una manifestazione interamen-te dedicata al tema della produzio-ne di energia rinnovabile per usi commerciali e si terrà dall‘8 al 10 ottobre 2008 nel quartiere fieristico del capoluogo altoatesino. Klimae-nergy, l’unica fiera del settore dedicata a questo tema, si rivolge agli amministra-tori pubblici responsabili della produzione e della distribuzione d’energia, alle imprese con un al- to fabbisogno energetico, e ad aziende che generano biomassa. Nei padiglioni della mostra sono esposti prodotti e servizi appartenenti ai settori fotovoltaico, solare termico, geotermia, biomassa, biogas, eolico, idroelettrico, cogenerazione, celle a combustibile, idrogeno, biocarburanti, distribuzione energia, istituzioni di ricerca.

Un semplice accorgimento, questo, per avere di ogni argomento un’analisi più completa e per evitare che la discussione sia limitata al solo livello teorico. Più in dettaglio il programma prevede in apertura il saluto di Ilaria Vescovi, presidente di Confindustria Trento, e una breve presentazione del convegno da parte di Mauro Marcantoni, presidente Iasa e mo-deratore del dibattito. I lavori entreranno quindi nel vivo con la relazione dell’ing. Alberto Fecchio che affronterà il tema del Global Service e dell’Energy management, e l’intervento di Renzo Bortolotti, a.d. di Energy Service di Petrolvilla, che porterà la sua esperienza di imprenditore e, in particolare, si soffermerà sulla gestione degli impianti calore di strutture di grandi dimensioni come gli enti ospe-

dalieri. Il senatore Massimo Garavaglia prenderà invece in considerazione il tema delle Esco (Energy Service Company) e il rapporto tra pubblico e pri-vato. In questo caso il ruolo del testimone spetterà all’arch. Tito Cattaneo, presidente di Esco2 di milano che in Lombardia ha realizzato diversi interventi di riqualificazione energetica in collaborazione con la pubblica amministrazione. L’ultimo intervento sarà quello dell’ing. Maurizio Fauri, della Facoltà di In-gegneria deIl’Università di Trento, il quale affronterà il tema delle fonti rinnovabili. Di seguito Sergio Bortolotti, presidente del Gruppo Petrolvilla, illustrerà le operazioni sia quelle in cor-so sia quelle concluse nell’ambito di questo settore strategico, portando ad esempio i casi delle centrali idroelettriche in Bulgaria, dei campi eolici in Croazia e degli oli vegetali in Ghana.

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palme, mentre alla seconda, la Wave (dall’inglese “onda”, a ricordare la continuazione del progetto e acronimo di West Africa Vegetable Oil for Energy), che è proprietaria dell’impianto di raffinazione, compete la realizzazione del prodotto. Infine, il Gruppo Petrolvilla attraverso una sua società controllata, la Petrolvilla Croazia, è im-pegnato nell’area dei balcani in un progetto per la realizzazione di cinque campi eolici: per due di questi, con una potenza complessiva di 37 mega-watt, le autorità locali hanno già concesso tutte le autorizzazioni, mentre per gli altri tre, di potenza di 110 megawatt, le procedure sono ormai in di-rittura di arrivo.

IL GIORNALE DELL’ENERGIAIV

Petrolvilla Group Energia e Ambiente è un moderno network imprenditoriale attivo nel settore dell’energia. Dal 1980 può vantare un

costante incremento sia in termini di fatturato che di dipendenti, un trend che si conferma anche per l’anno 2008 con i ricavi che superano i 400 milioni e con un organico di oltre 300 dipendenti. Il core business del gruppo è rappresentato da quattro set-tori strategici. Il primo settore è quello dei prodotti energetici con le aziende Petrolvilla & Bortolotti, Trentino Ener-gia e Petrolvilla Bulgaria. L’ambito operativo di Petrolvilla & Bortolotti comprende il commercio di combustibili derivanti dal petrolio e con undici depositi sul territorio, sei in Trentino Alto Adige e cinque in Veneto, garantisce puntualità e qualità del servizio. Attualmente Petrolvilla & Bortolotti ha ri-volto la propria attenzione anche al mercato degli oli vegetali nel Ghana, acquisendo un’importante partecipazione in WestTide, una società che si oc-cupa della coltivazione (oltre 6.000 ettari di palme), della realizzazione e gestione di due raffinerie per la produzione di Crude Palm Oil.

La società Trentino Energia è attiva nel settore della commercializzazione di gas metano e ener-gia elettrica, per grandi utenze private ed imprese, e nel settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: sono attivi cinque progetti per la realizzazione di altrettanti impianti idroelettrici per una produzione complessiva di 70 GWh all’an-no. Trentino Energia è entrata ultimamente anche nel settore del fotovoltaico garantendo al cliente un servizio completo, cha va dalla progettazione alla realizzazione dell’impianto. La Petrolvilla Bulgaria è impegnata nel paese esteu-ropeo nella realizzazione di nove centrali idroelet-triche nel distretto della capitale Sofia, con una po-tenza installata complessiva di 24.324 KW per una produzione annua di 140 GWh all’anno. La prima centrale, quella di Lakatnik, è entrata in funzione nel giugno del 2008 mentre la seconda sarà inaugurata entro la fine dell’anno. Per rimarcare l’importanza del capitolo delle fon-ti rinnovabili, occorre ricordare che il Gruppo ha in programma di realizzare cinque campi eolici in Croazia attraverso una sua società controllata, la Petrolvilla Croazia. Il secondo settore è quello dei servizi tecnologici per l’energia con Energy Service, azienda in forte espan-sione che vanta una significativa presenza in Trenti-no Alto Adige, Veneto, Lombardia e Friuli e Venezia Giuliia con un oltre tre mila impianti in gestione. In questo caso, la mission è fornire un servizio integrato nell’ambito della gestione impiantistica ed energetica degli edifici civili, ospedalieri ed industriali, perse-guendo con le più evolute tecnologie informatiche obiettivi di comfort dell’utenza, di ottimizzazione delle risorse, di rispetto ambientale. Il terzo settore è quello dei servizi impiantistici, un ambito operativo che comprende sia servizi di progettazione, installazione e manutenzione di im-pianti idraulici, meccanici ed elettrici sia servizi di predisposizione e di ristrutturazione di infrastrutture edilizie complesse. L’impresa che presidia questo settore è Ierclimes e si avvale delle collaborazioni di altre società del gruppo, quali Tesi e Necsi. Infine, il quarto settore comprende i servizi am-bientali e della sicurezza con Sea e Necsi. mission di questo settore è fornire alle aziende e alla pubbli-ca amministrazione un insieme di servizi avanzati nella gestione dell’ambiente e della sicurezza, con particolare attenzione all’attività di consulenza, di progettazione e di formazione.

Petrolvilla Group Tutte le forme dell’energia

La «Torretta»sede della

Petrolvilla a Trento

SPECIALE KLImAENERGy08

IL GIORNALE DELL’ENERGIA V

Il fotovoltaico non cessa di sorprendere. E la 23a conferenza solare tenutasi nei gior-ni scorsi a Valencia ha confermato la cre-

scita rivoluzionaria in atto e contemporanea-mente le nuvole che si profilano all’orizzonte. Cominciamo con un dato, quello della Spagna, che a fronte dei 595 mW cumulativi alla fine del 2007, quest’anno registra un vero boom che do-vrebbe portarla a superare i 1.500 mW, con una crescita annuale che la pone vicina ai valori della Germania. Il motivo è semplice. Alla fine di settembre cesse-rà la validità delle attuali tariffe, molto generose in particolare per gli impianti a terra che rappre-sentano larga parte dell’installato nella penisola iberica. Le proposte governative che stanno cir-colando prevedono una riduzione degli incentivi del 30-35%. Le industrie del comparto, attivissime, con una occupazione che ha ormai raggiunto le 26.000 unità, stanno facendo pressioni per ottenere una discesa più graduale per evitare crisi produttive. Questo provvedimento si affianca, del resto, a quel-lo del governo tedesco che prevede riduzioni del ri-conoscimento tariffario del 25% nel giro di tre anni. Ovviamente questi interventi scontano una forte riduzione dei prezzi dei sistemi solari sul medio pe-riodo, grazie anche al fatto che tra il 2009 e il 2011 i colli di bottiglia della produzione di silicio e wa-fer dovrebbero essere progressivamente superati. In questo clima di grande entusiasmo si colloca l’ultima valutazione delle installazioni fotovoltai-che al 2020 da parte dell’Epia, l’associazione euro-pea dei produttori solari. Secondo queste stime, molto superiori rispetto anche a quelle del recente passato, il solare dovrebbe arrivare a soddisfare il 12% della domanda europea di elettricità. Alla base di questo ottimistico scenario vi è la considerazione che la discesa dei prezzi consen-tirà di garantire nei paesi del sud Europa, subito dopo il 2010, la produzione di elettricità a valo-ri inferiori rispetto al costo della bolletta e che quindi il mercato si autoalimenterà anche in pre-senza di una drastica riduzione degli incentivi. Sempre a Valencia il Kyoto Club ha presentato le sue valutazioni sulla crescita del mercato italiano. Anche da noi si dovrebbe vedere una crescita rapi-dissima, con installazioni che potrebbero raggiun-gere i 1.500 mW già nel 2010 (vedi grafico). Queste stime tengono conto di quattro fattori. Da un lato le richieste per diversi GW di studi

di connessione per centrali multi-megawatt de-notano una forte disponibilità ad investire, pur ipotizzando un alto tasso di mortalità dei pro-getti. In secondo luogo, la riduzione dei costi dei moduli che si accentuerà nel corso dei prossimi due anni. Quindi, la revisione delle tariffe al raggiungimento del tetto dei 1.200 mW che provocherà una accelera-zione delle installazioni. Infine, il taglio degli incen-tivi in Germania e Spagna che renderà particolar-mente interessanti gli investimenti nel nostro paese. Insomma, uno scenario che deve essere governato con una contemporanea accelerazione degli inve-stimenti in corso per creare un’industria italiana del fotovoltaico in modo da essere in grado, sul medio periodo, di soddisfare il mercato anche con incentivi decisamente inferiori.

qualEnergia

Dove va il fotovoltaico europeoSpagna da record: superati i 1500 MW

Il solare, una fonte energetica sempre più diffusa

IL GIORNALE DELL’ENERGIAVI

Lo sviluppo dell’eolico francese vittima della lobby nucleare

SPAZIO ENERGIA

molti parlamentari francesi soprattutto dello schieramento di maggioranza hanno dichiarato guerra all’eolico. Ma

neanche troppo nascosta pare agire la potente lobby del nucleare. Alcuni esponenti politici e parlamentari francesi, soprattutto della maggioranza, hanno intrapreso una campagna feroce contro l’energia eolica. Qualcuno è convinto che dietro ci sia la lobby del nucleare. Un ar-ticolo pubblicato su Le monde lo scorso 1° settembre, firmato da due esponenti politica verde d’Oltralpe segnala la portata delle minacce all’energia dal vento ad un anno dal lancio dal Grenelle Environnement,

un programma che, voluto anche Nicolas Sarkozy, intende definire i grandi orientamenti della politi-ca del Governo in materia di ecologia e di sviluppo sostenibile nei prossimi 5 anni.Il pericolo è identificato nel tentativo di bloccare la fragile crescita della tecnologia sul territorio, nono-stante che a fine 2007 un sondaggio avesse indicato che il 90% dei francesi era favorevole allo sviluppo dell’eolico. ma gli ultimi mesi hanno dato registrato un escala-tion di posizioni anti-eoliche. Lo scorso 17 marzo, oltre settanta senatori hanno depositato un progetto di legge che prevede l’obbligatorietà di referendum locali per l’installazione delle turbine. Il 24 aprile, un deputato del partito conservatore UmP (Union pour un mouvement Populaire) ha presentato una proposta di legge simile. A giugno si riunisce un comitato di orientamento strategico che raggruppa le associazioni che si op-pongono all’eolico, presieduto da Valéry Giscard d’Estaing, che addirittura denuncia una lobby ger-mano-danese dell’industria eolica. Nel comitato c’è anche il presidente onorario dell’EDF, la compagnia elettrica di Francia.Passa poco tempo e si viene a scoprire che il Governo ha l’intenzione di sottoporre le centrali eoliche alla procedura di autorizzazione tipica delle infrastrut-ture più dannose per l’ambiente. ma va detto che gli impianti eolici prima di essere costruiti devono già ottenere un permesso concesso dopo una valutazio-ne ambientale e paesaggistica.A mettere il piede sull’acceleratore anche l’Istituto montaigne che accusa l’eolico di essere troppo co-stoso. Questo club del pensiero liberale francese è finanziato da diverse multinazionali, tra cui Areva, leader nel nucleare e le cui azioni sono per il 90% proprietà dello Stato. Pochi sono i dubbi sulla presenza di una potente lobby pro-nucleare che trama contro l’energia eoli-ca e neanche così nell’ombra. A tal proposito viene citato nell’articolo lo scienziato Hubert Reeves che afferma: “ogni turbina eolica garantisce un po’ me-no gas serra nell’atmosfera o un po’ meno di rifiuti nucleari da gestire per le generazioni future”. E poi un appello di Reeves che in sintesi chiede ai politici eletti il rispetto della propria dignità e del proprio onere per “resistere alla pressione degli interessi di brevi periodo”.E pensare che la Francia, nel quadro della Presidenza europea, dovrà preparare la conferenza di Copena-ghen del 2009 per la fase post Kyoto.

(qualEnergia)

Studio sul cambiamento climatico nel TiroloL’associazione ambientalista austriaca GLOBAL 2000 ha recente-mente presentato lo studio “Il cambiamento climatico in Austria - un approccio regionale”, condotto da ricercatori e ricercatrici dell’Università di Agraria del Land del Tirolo. La ricerca evidenzia che in tale regione le conseguenze dei cambiamenti climatici saran-no particolarmente marcate. Il territorio alpino reagisce in modo molto sensibile ai cambiamenti climatici e può perciò essere consi-derato un efficace “sistema di allarme precoce”. GLOBAL 2000 chie-de pertanto l’adozione di misure come l’adeguamento delle norme edilizie tenendo conto dell’aumento del fabbisogno di condiziona-mento, una ridistribuzione degli incentivi per l’edilizia residenziale dalla costruzione di nuovi edifici al risanamento termico di edifici esistenti, la totale eliminazione di incentivi all’edilizia residenziale senza standard energetici e la promozione di progetti innovativi e della relativa ricerca e sviluppo di soluzioni per la riduzione del fabbisogno di riscaldamento e condizionamento. Inoltre GLOBAL 2000 chiede una legge complessiva per la protezione del clima a li-vello costituzionale sul piano nazionale. Anche per i Länder federali Stiria e Vienna esistono studi sulle conseguenze del cambiamento climatico a livello regionale, mentre per gli altri Länder austriaci devono ancora essere svolti (fonti: Alpmedia e Global 2000)

IL GIORNALE DELL’ENERGIA VII

L’UE lancia un pacchetto di azioni volte a mi-gliorare le prestazioni ambientali ed energe-tiche di prodotti e tecnologie e a stimolare

la loro penetrazione nel mercato. Il documento contiene una serie di azioni volontarie e obbligato-rie a supporto di una politica coerente, non solo in ambito europeo, per la definizione di prodotti eco-compatibili e per la corretta informazione verso i consumatori attraverso una etichettatura “evoluta”, tale da incentivarne l’acquisto sia negli appalti pub-blici che attraverso incentivi fiscali. La proposta contiene una serie di misure per il per-seguimento del macro obiettivo di riduzione del consumo di energia, a tutela sia dell’ambiente che dei consumatori stessi. Il piano d’azione si concentra in particolare su tre aree specifiche:

Una nuova politica di prodotto Riguarderà non solo i prodotti che consumano energia, già regolamentati dalla Direttiva Ecode-sign o EuP (Energy using Products) che stabilisce requisiti minimi obbligatori, ma anche i prodotti che non consumano energia durante il loro uso ma che hanno un impatto indiretto sul consumo energetico (energy-related products). Un sistema di etichettatura obbligatoria espliciterà i parametri rilevanti a livello ambientale per una più ampia gamma di prodotti, inclusi gli “energy-using” e gli “energy-related”. La CE propone inoltre che solo i prodotti che si at-tengono a certi livelli di prestazioni energetiche e ambientali possano usufruire di incentivi e possano rientrare negli appalti pubblici, sia a livello nazionale che europeo. La forma dell’incentivo sarà a discre-zione dei paesi membri. Ecolabelling volontario: lo schema europeo dell’Eco-label sarà esteso ad una più ampia gamma di prodotti e servizi, tra cui bevande e prodotti alimentari, sarà meno costoso e verrà snellito nella procedura, in questo modo incoraggiando le aziende produttrici a innovare i loro prodotti in tale direzione. Sarà infine creato un Forum per rivenditori, produt-tori e organizzazioni di consumatori per promuo-vere migliori performance ambientali e l’acquisto di prodotti verdi, e per fornire una corretta informa-zione agli utenti.

La promozione di una produzione più snellaAl fine di snellire la produzione, tra le varie azioni, sarà messo a punto uno schema di verifica ambienta-le tecnologica che favorisca l’eco-innovazione e sarà rivisto lo schema EmAS in modo da renderlo più

Unione Europea, regole per prodotti e tecnologie più verdi

accessibile economicamente e da incoraggiarne la dif-fusione anche presso le piccole e medie imprese.

Produzione e consumo sostenibili a livello internazionalePer favorire la diffusione di prodotti ecocompatibili a livello mondiale, il pacchetto di azioni prevede la promozione e condivisione di buone pratiche a li-vello internazionale e il rafforzamento, anche oltre la sfera d’azione europea, del commercio di prodotti e servizi sostenibili.

IL GIORNALE DELL’ENERGIAVIII

SPAZIO ENERGIA

Veneto: incentivi agli enti locali che attivano il bike sharing

Con deliberazione della Giunta Regionale lo scorso 8 agosto la Regione Veneto ha stanziato cinquecento mila euro per i co-

muni che attiveranno il cosiddetto “bike sharing”, il servizio che mette a disposizione dei cittadini biciclette pubbliche in condivisione. Una soluzio-ne di mobilità sostenibile che, se adottata su larga scala, garantirebbe interessanti risultati in termini di miglioramento della qualità dell’aria, deconge-stionamento del traffico, riduzione delle emissioni e del rumore in città. “La somma”, ha sottolineato l’assessore alle politiche della mobilità Renato Chisso, promotore dell’inizia-tiva, “verrà utilizzata dalle amministrazioni comu-nali interessate per l’acquisto delle biciclette e delle relative attrezzature (rastrelliere e così via) necessarie

per la dotazione del servizio di noleggio, da dislo-care in punti considerati cruciali e strategici all’in-terno dell’area urbana, come stazioni ferroviarie, parcheggi scambiatori, piste ciclabili. Lo scopo è di favorire una mobilità intelligente nei centri urbani, contribuendo nel contempo la riduzione dell’inqui-namento da polveri sottili”. Il contributo assegnato ad ogni Comune non potrà essere superiore al 75% del costo effettivo del pro-getto, fino ad un massimo di 70 mila euro. Le domande dovranno pervenire entro il 31 ottobre 2008 alla Direzione mobilità della Regione Veneto. Saranno finanziati progetti accompagnati da una proposta di campagna promozionale volta a diffon-dere l’iniziativa presso i cittadini. L’attività relativa alla campagna di sensibilizzazione dell’utenza nelle aree urbane - i cui oneri non dovran-no superare il 5% del totale del progetto presentato - sarà gestita a discrezione di ogni Comune, purché abbia come obiettivo una funzione educativa, infor-mativa e divulgativa. Sarà data preferenza ai progetti presentati da Co-muni capoluogo che non abbiano ancora attivato il servizio di bike sharing e, successivamente, a quelli proposti da Comuni non capoluogo associati o sin-goli. In caso di ulteriori disponibilità, saranno finan-ziate le iniziative volte a incrementare o migliorare il servizio di bike sharing già esistente.

Google, o meglio Google.org, brac-cio filantropico del colosso della rete americano, ha stanziato 10

milioni di dollari a favore della ricerca in geotermia allo scopo di perfezionare, e rendere più accessibili economicamente, le tecnologie che utilizzano il calore conte-nuto nelle viscere della Terra. In particola-re, i fondi saranno destinati all’Enhanced Geothermal Systems o EGS, un processo innovativo il cui potenziale supera di di-versi ordini di grandezza quello del geo-termico tradizionale. Il progetto rientra nella più ampia iniziativa di Google.org nota come “RE<C”, ovvero “Energia rin-novabile più economica del carbone”. L’approccio tradizionale si basa sull’inter-

cettazione di sacche di vapore o di acqua calda naturali. L’EGS, invece, replica que-ste condizioni e le amplifica. Il sistema è costituito da un pozzo che viene scavato per qualche chilometro nella crosta ter-restre. L’acqua iniettata nel pozzo va a fratturare la roccia creando migliaia di passaggi che consentono il flusso dell’ac-qua che così si riscalda. Una volta torna-ti in superficie il vapore e l’acqua calda vengono utilizzati per produrre elettri-cità mediante una turbina tradizionale. L’acqua viene poi reintrodotta e il ciclo si può ripetere indefinitamente. Il sistema è stato concepito per essere re-alizzato in contesti geologici come quelli riscontrati in California o Islanda, ma in

realtà è replicabile quasi ovunque nella geosfera terrestre. Il fondo stanziato sarà destinato: allo svi-luppo di tecnologie innovative per abbat-tere significativamente i costi e migliorare le performance dell’EGS; allo sviluppo di nuovi approcci per ridurre i costi di re-alizzazione dei pozzi per raggiungere la roccia profonda (attualmente il maggior limite per l’impiego dell’EGS su larga scala); a migliorare la comprensione della distribuzione della risorsa geotermica e ad aggiornare la mappatura geotermica del Nord America. In Europa la tecnolo-gia è in adozione in Francia (a Soultz) e in Germania.

Fonte: Google.org

Parigi è stata una delle prime capitali

ad introdurre il bike sharing

Google investe nella geotermia ad alto potenziale

IL GIORNALE DELL’ENERGIA IX

Prezzo del petrolio alle stelle? Puntiamo all’efficienza energetica

Sperare che il petrolio torni ad essere econo-mico? Non è realistico ed è contro i nostri interessi. Hamish mc Rae spiega perchè in un

editoriale sull’Independent. Nelle ultime settimane il prezzo del petrolio ha ri-cominciato a scendere facendo tirare un sospiro di sollievo a molti. ma è un’illusione pensare di poter tornare all’epoca del petrolio a buon mercato - scrive Hamish mc Rae, noto editorialista economico dell’In-dependent - che, inoltre, ritiene che solo questo non accadrà, ma che non è nemmeno auspicabile. I 100 dollari al barile, visti in questi giorni come una cifra che da sollievo dal caro greggio, solo un anno e mezzo fa erano visti come una soglia passata la quale ci sarebbero state conseguenze tremende per l’econo-mia mondiale. In questi 18 mesi il prezzo del barile ha superato di gran lunga questa cifra, raggiungen-do livelli molto più alti (in termini sia assoluti che relativi) dei peggiori momenti degli anni ’70 e dei primi anni ’80, ma - fa notare mae – le conseguenze economiche sono state molto meno gravi di quello che ci si aspettava o di quanto è successo negli an-ni ’70 e ’80: non si è fermata la crescita negli Stati Uniti ed è continuata in Cina e in India, solo l’area dell’Euro ha avuto un rallentamento nel secondo quarto del 2008. Il mondo, insomma, non è finito, ma si è adattato a vivere con il petrolio a 100 dollari al barile. Per farlo - spiega l’editorialista dell’Independent - come negli anni ’70 e ‘80 si è economizzato dove il petrolio era indispensabile e sostituito con altre fonti dove era possibile. Se allo shock petrolifero degli anni ’70 – ’80, che aveva cause totalmente diverse da quello odierno, è poi seguito un periodo di abbondanza e di greggio a prezzi stracciati, non possiamo atten-derci che la situazione si ripeti in futuro.Il destino del petrolio, secondo Rae, è di restare caro data la finitezza delle risorse petrolifere e la crescita della domanda e, anche se si avverassero le stime più ottimistiche, come quella di Charles Dumas al Lombard Street Research che parla di un prezzo del barile tra i 50 e i 70 dollari entro i prossimi due anni, il greggio non tornerà mai (parlando di valori reali) ai livelli degli anni ’90. Difficilmente dunque i sostituti del petrolio riscoper-ti in questo periodo di prezzi alti verranno rimessi nell’armadio. Ai prezzi attuali, ma anche leggermente più bassi, le tecnologie che una volta erano non eco-nomiche sono diventate competitive. Biocarburanti, gassificazione del carbone, eolico e solare, che con l’ingresso nel mercato della Cina ha prezzi sempre

più bassi - scrive l’editorialista - continueranno ad essere interessanti. E poi c’è la questione della sicurezza energetica, riportata all’attenzione bruscamente, prima dalle guerre per il petrolio in medio Oriente e nelle ulti-me settimane dalle tensioni politiche con la Russia. L’indipendenza energetica è una necessità di cui si è sempre coscienti e non è un caso che sia Barrack

Obama che Gordon Brown ne abbiano fatto recen-temente un loro cavallo da battaglia. L’opinionista inglese ritiene che la lezione appresa dal caro petrolio in questo anno non va dimentica-ta: “lo sforzo per migliorare l’efficienza energetica è assolutamente al centro di ogni business al mon-do”, scrive Rae. E continua: “maggiore è l’efficienza energetica di un paese minore sarà la domanda di combustibile marginale (quello cioè con il prezzo più sensibile alla domanda), cioè il petrolio.” Per cui, conclude, inutile sperare in un ritorno all’epoca delle vacche grasse del greggio: “non è né realistico né nei nostri interessi”.

qualenergia

IL GIORNALE DELL’ENERGIAX

Il cassonetto per “rifiutare” in modo consapevole

Un tempo se qualche cosa, un vecchio gio-cattolo, un vestito dimesso, un mobile, non serviva più ma non si aveva l’animo di pri-

varsene una volta per tutte c’era sempre la possibi-lità di depositarlo in soffitta oppure in cantina. ma adesso che le case hanno spazi sempre più ristretti e si vive in un’epoca di consumismo esasperato, capita di sbarazzarsi di oggetti non perché siano inutiliz-zabili ma più semplicemente perché hanno stufato.

Questo il messaggio alla base di RCA, che sta per “rifiuto con affetto” e che si colloca a metà strada tra l’impe-gno ecologista, la sperimentazione artistica e l’analisi sociologica. In sin-tesi RCA, un’ini-ziativa nata dalla arguta immagina-zione di tre giova-ni donne, Roberta

Bruzzechesse, maddalena Vantaggi e maria Zan-chi, non è un nuovo servizio di raccolta rifiuti né di riciclaggio ma semplicemente di riaffezione. RCA permette di sottrarre alla discarica oggetti ancora utilizzabili rimettendoli a nuovo a disposizione dei cittadini. Al centro del progetto un cassonetto del-la spazzatura che è stato ripensato e trasformato in luogo di scambio tra oggetti che riacquistano utilità e persone che vi si riaffezionano. Le pareti trasparenti lo privano della sua funzione di vile ricettacolo e ne fanno una vera e propria vetrina e un luogo di interscambio: l’azione del “buttar via” e quella del “rovistare” si trasformano in un “lascia e prendi”. Lo scopo è di sensibilizzare il cittadino intorno al problema dei rifiuti e in particolare dello spreco. Chi una volta nella vita non ha detto “mi dispiace buttarlo via.”? Ciò significa che molte volte si gettano oggetti anco-ra utilizzabili. RCA vuole agire sulla coscienza della singola persona stimolandola ad interrogarsi sul pro-prio rapporto con l’oggetto e sull’azione quotidiana del “gettare nella spazzatura”. L’obiettivo è quindi quello di evidenziare l’importanza di un “rifiutare” in maniera critica e consapevole.

SPAZIO ENERGIA

Il cassonetto trasparente di

“Rifiuto con affetto”

IL GIORNALE DELL’ENERGIA XI

Lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost nella regione artica sta permettendo agli enormi depositi di gas metano sottostanti

di liberarsi nell’atmosfera, replicando una dina-mica che già in passato aveva causato drammati-ci cambiamenti del clima. Le prime risultanze di una ricerca condotta nell’Articomilioni di tonnellate di metano - un gas 20 volte più dannoso dell’anidride carbonica per il suo con-tributo all’effetto serra - si apprestano ad ‘esplodere’ nell’atmosfera, rischiando di provocare una catastrofe

ecologica. L’allarme è stato lanciato dall’Independent, il primo a parlare con gli scienziati che hanno rac-colto le prove che lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost nella regione artica sta permettendo agli enormi depositi di gas metano sottostanti di liberarsi nell’atmosfera, replicando una dinamica che già in passato aveva causato drammatici cambiamenti del clima. Secondo il quotidiano britannico, un’equipe di scienziati che ha navigato lungo l’intera costa set-tentrionale della Russia ha rilevato concentrazioni estremamente alte (a volte 100 volte superiori ai li-velli normali) di metano in diverse aree di parecchie migliaia di chilometri quadrati della Siberia.Negli ultimi giorni, inoltre, i ricercatori hanno visto il mare ribollire a causa del gas che è riuscito a attra-versare lo strato sottomarino di permafrost, ora in fase di scioglimento. “In precedenza, avevamo docu-mentato livelli elevati di metano già sciolto nell’acqua. Ieri, per la prima volta, abbiamo trovato un punto in

cui l’emissione di metano era così intensa che il gas non aveva il tempo di sciogliersi nell’acqua e giungeva in superficie sotto forma di bolle”, ha scritto qualche giorno fa in un’email Orjan Gustafsson, uno degli studiosi della spedizione scientifica a bordo della nave russa ‘Jacob Smirnitskyi’. Quanto registrato da-gli studiosi sarebbe l’inizio di un ciclo devastante: la fuoruscita di metano accelererebbe esponenzialmente il surriscaldamento globale provocando a sua volta lo scioglimento di altro permafrost e di conseguenza liberando nell’atmosfera altro metano ancora: con il

risultato di innescare un meccanismo inarrestabile. I risultati preliminari raccolti dagli studiosi a bordo della ‘Jacob Smirnitskyi’ verranno pubblicati dalla American Geophysical Union dopo essere stati elabo-rati e studiati da Igor Semiletov dell’Accademia delle scienze russa. È dal 1994 che Semiletov controlla i livelli di metano che fuoriescono dal permafrost: ma mentre negli anni Novanta non aveva mai rilevato livelli elevati del gas, a partire dal 2003 ha trovato di-verse “sorgenti”. Negli ultimi decenni la temperatura delle zone artiche è salita di circa 4 gradi centigradi, facendo diminuire in maniera notevole l’estensione delle aree coperte da ghiacci anche durante l’esta-te. Secondo gli scienziati la perdita della coltre di ghiaccio rappresenta un’ulteriore spinta per un sur-riscaldamento globale sempre più rapido, dato che l’oceano assorbe più calore di quanto invece viene riflesso dalla superficie ghiacciata.

(La nuova ecologia)

Meno ghiacci e più effetto serra Dal metano “bombe” climatiche

Un suggestivo tramontoal Polo Nord

IL GIORNALE DELL’ENERGIAXII

SPAZIO LIBRI

Il futuro è nelle rinnovabili, ma prima un mix di fonti

che ricava dalle centrali nucleari circa un terzo del suo fabbisogno energetico, e che per lo smaltimento delle scorie prevede la costruzione di un deposito geologico all’interno di rocce granitiche. Anche in Italia possono essere individuati siti idonei allo stoccaggio di scorie radioattive, basti pensare agli strati argillosi, alternati a salgemma, che si trovano in diverse regioni italiane, anche se si deve tener conto in modo particolare del fattore sismicità.Il problema principale è far comprendere a politici e opinione pubblica che non si può continuare esclusi-vamente contestando e manifestando contro; le energie pulite non sono dietro l’angolo, dopo il petrolio non ci sarà subito e soltanto “il sole”, ma ci sarà una fase di passaggio che vedrà l’uso di un mixer di fonti, come già in tanti paesi europei ed extraeuropei. L’Italia non può chiamarsi fuori, deve percorrere tutte le strade possibili, dall’acqua al vento, dal nucleare al geotermi-co, dalle biomasse al sole.Sarà compito dei politici e della comunità scientifica far nascere nel cittadino la consapevolezza della necessità di certe scelte, senza dimenticare che la fonte energetica primaria è il “risparmio”.

Riccardo Varvelli Le energie del FUTURO

ETAS, Milano, 2008, pagg. 191, € 16,50

Varvelli, l’autore di Petrolio e dopo? dove so-steneva la tesi che all’era del petrolio sarebbe succeduta l’era del gas naturale, soddisfa l’in-

teresse del lettore con questo ultimo volume in cui si chiede che cosa avverrà nel “dopo del dopo”. La prima riflessione dell’autore è che l’avvento dell’era delle fonti rinnovabili non è imminente. Di particolare interesse è l’analisi dei dati di alcune tesi “catastrofiste” che l’autore confuta proprio perché tali dati sono poco scientifici: basti pensare che la validità di un dato viene compro-vata attraverso lo studio di serie storiche, ma non sono a disposizioni serie storiche dell’uso degli idrocarburi; il loro uso è infatti “giovane” e non permette analisi su lunghi periodi. Quindi sia i catastrofisti che i non catastrostifisti non hanno la possibilità di fare osser-vazioni scientificamente valide. Diverso, infatti, è fare previsioni basate su ipotesi scientificamente valide dal fare “profezie” basate sul “si dice” o “si pensa”. Particolare interesse riveste il capitolo dedicato al nu-cleare, in cui il lettore trova oltre ad informazioni chiare sulla tecnologia delle centrali, un ampio dibattito sui rischi; vengono esaminati i rischi inerenti agli impianti stessi, le metodologie di costruzione di ultima genera-zione che riescono a minimizzare tali rischi e le pra-tiche di smaltimento più sicure e utilizzate nei diversi paesi europei. Viene descritto il caso della Svezia, paese

Efficienza energetica, istruzioni per l’usoLe pubbliche amministrazioni oggi, non possono rivestire solo un ruolo regola-tore ma devono farsi promotrici di pro-cessi di sviluppo rispettosi delle risorse e dell’equilibrio ambientale. Le politiche ambientali sono oggetto esplicito anche del DPEF 200-2011 a testimonianza della centralità dei problemi inerenti la sostenibilità e il cambiamento climatico. Questo manuale è stato messo a punto, quale contributo del Formez-Centro di Formazione Studi e del Coordinamento Italiano Agende 21 Locali all’obiettivo di accrescere le conoscenze e le compe-tenze della Pubblica Amministrazione in tema di governabilità ambientale. Nessuno più mette in discussione l’at-tuale cambiamento climatico e pochi dubitano che ci sia un legame causa-

effetto tra le attività antropiche, in par-ticolare l’uso delle fonti energetiche fos-sili, e tale cambiamento. I dati statistici e le osservazioni dirette condotte negli ultimi anni sembrano purtroppo dar ragione alle ipotesi più pessimistiche. L’impegno individuale volto a scelte che minimizzino i consumi, deve es-sere accompagnato ma meglio ancora, preceduto da scelte corrette a livello am-ministrativo locale perché le politiche ambientali non sono solo un “affare di stato” ma riguardano proprio i comuni. È, infatti, a livello locale che si possono tenere sotto controllo alcuni processi come i tagli sulla bolletta elettrica. Nel testo è citato il caso del comune di Pa-dova che ha ottenuto un risparmio di un milione e mezzo di €, intervenendo

sulle fonti di approvvigionamento, sui contratti di fornitura, sulla qualità degli impianti e delle strutture sui sistemi di gestione e manutenzione proprio come previsto dal Piano Energetico Comu-nale redatto dal Prof maurizio Fauri. Questo testo rappresenta uno strumento pratico per la realizzazione e gestione del “piano energetico comunale” descrive infatti, le metodologie per razionalizzare e rendere efficace ed efficiente, a livello locale, l’uso dell’energia.

Energia e Clima, Beni ComuniManuale pratico di efficienza e

risparmio nel settore energetico per gli enti locali

Guerini e Associati, Milano 2008, pagg. 175, € 9,00

IL GIORNALE DELL’ENERGIA XIII

Introduzione

Uno dei più interessanti criteri di ra-zionalizzazione dell’impiego delle ri-sorse energetiche risiede nei recuperi termici, ovvero nello sfruttamento del contenuto di calore/freddo di fluidi che, per diverse ragioni, ven-gono espulsi dall’ambiente occupato all’esterno. In generale la necessità di espellere di liquidi o gas deriva dalla necessità di eliminare elementi contaminanti o indesiderati, quali aria viziata, umidi-tà, polveri, fumi, gas combusti… È il caso dei sistemi di ricambio forzato dell’aria ambiente, di captazione di atmosfere inquinate, di espulsione di prodotti della combustione, ma anche

di scarico di acque calde di processo o sanitarie.I fluidi espulsi, nella gran parte dei casi acqua o aria, vengono reintegrati da quantità corrispondenti prelevate dall’ambiente esterno, a condizioni termiche diverse da quelle di utilizzo. Il ripristino delle volute condizioni termiche richiede quindi la sommi-nistrazione di calore (o freddo), che finisce inevitabilmente per pesare sul bilancio energetico del sistema, spesso in misura significativa.I casi più comuni sono legati al ricam-bio di aria ambiente, viziata da affol-lamento o da lavorazioni particolari, ma anche di acque da rinnovare per ragioni di ordine sanitario o tecnolo-gico. Si può quindi notare che l’ambito

di applicazione si estende dal settore civile a quello produttivo, evidenzian-do situazioni di potenziale criticità energetica che interessano una molte-plicità di fabbricati e di attività.La citata criticità è tanto maggiore quanto più il livello termico del fluido espulso differisce da quello della fonte di ripristino; per esempio, l’espulsione di aria viziata da un ambiente, comun-que inevitabile per ragioni di salubrità, rappresenta un onere energetico ben maggiore in presenza di condizioni climatiche rigide, anziché miti; è in-fatti evidente che l’aria espulsa dovrà essere rimpiazzata inevitabilmente e ultimamente con aria esterna, e che la stessa introdurrà un corrispondente fabbisogno termico.

Modalità di recupero energeticoIl criterio di razionalizzazione energetica più im-mediato e ragionevole consiste nell’”incrociare” le portate espulsa e di rinnovo, in modo da consen-tire il trasferimento di una quota dell’energia dalla prima alla seconda, tramite l’interposizione di una serie di superfici che consentano lo scambio, pre-venendo però il contatto diretto e la conseguente contaminazione tra le correnti. Il recupero descritto può avvenire tanto in regime invernale (recupero di calore), che estivo (recupero di freddo), inclusa la possibilità di una quota signi-ficativa di recupero latente, ovvero di umidità (che, all’interno del recuperatore, migra dall’espulsione al rinnovo in inverno, viceversa in estate).Non manca una condizione intermedia di poten-ziale criticità: nelle mezze stagioni, come noto, può infatti accadere che un recupero da un ambiente in sovratemperatura risulti nocivo, pregiudicando la possibilità di un raffreddamento gratuito con aria esterna fresca (free cooling); in questi casi l’inibi-zione del recupero – per esempio per by-pass del recuperatore – è comunque risolutiva.

Criteri di ottimizzazioneOpportuni accorgimenti - quali l’organizzazione dei flussi in controcorrente (fig. 1) anziché in equi-

corrente, l’adozione di superfici estese ed oppor-tunamente corrugate, l’induzione di un’adeguata turbolenza, ecc. – consentono di spingere le effi-cienze di recupero a percentuali molto elevate, in particolare nello scambio termico tra liquidi. È però evidente che l’ottenimento di ulteriori incrementi di efficienza diviene via via più oneroso, perdendo progressivamente interesse tecnico-economico.La composizione di un sistema di recupero termi-

Recuperare per risparmiareBreve excursus su possibilità e tecnologie di recupero energetico

Figura 1

IL GIORNALE DELL’ENERGIAXIV

SPAZIO ENERGIA

Figura 2

co statico – così come descritto – con un recupero attivo – basato cioè su un ciclo termodinamico in-verso, ovvero su una pompa di calore – consente di spingere il recupero termico ben oltre (fig. 2), fino a restituire al fluido di rinnovo la totalità del contenuto termico posseduto dalla corrente espul-sa rispetto a quella esterna: questo provvedimento risulta in generale di notevole interesse energetico, finchè gli scarti di temperatura tra i fluidi sono re-lativamente contenuti.Va poi notato che il fluido di rinnovo, oltre al con-tenuto termico sottratto a quello espulso, si appro-pria anche di quello legato alla eventuale conden-sazione di umidità, oltre che della quota di energia elettrica introdotta nel sistema per l’attivazione

della pompa di calore. Simili soluzioni vengono da anni impiegate con successo nella ventilazione civile ed in particolare in ambienti umidi, quali gli impianti natatori.

Casi significativiUn caso particolare è costituito dal recupero di calore da prodotti della combustione, che, anche a valle di generatori di calore efficienti, possono presentare contenuti termici residui rilevanti; qusti possono essere sfruttabili tramite sistemi di recupe-ro, che, raffreddando i fumi al di sotto del punto di rugiada, possono aggredirne il patrimonio energe-tico sensibile e latente. In questi casi l’aggressività che i fumi assumono in regime umido costringe in genere ad esecuzioni delle superfici di scambio chimicamente resistenti ed alla neutralizzazione delle condense; la formazione di condensa diverrà allora un evento non più da evitare, bensì da cerca-re con la massima determinazione, in primo luogo abbassando per quanto possibile le temperature del fluido in ingresso al recuperatore.Altro caso particolare è dato da particolari pro-cessi in cui un fluido deve raggiungere, anche per tempi circoscritti, livelli di temperatura ridotti (per esempio per favorire la condensazione di vapori, come negli essiccatori), o elevati (per esempio per consentire processi di disinfezione, piuttosto che di termodemolizione): in questi casi un sensibile incremento di efficienza può essere raggiunto con l’introduzione di cicli rigenerativi (fig. 3), che ope-rano recuperi termici interni al sistema.

Difficoltà n° 1: la distanzaLe considerazioni ed esemplificazioni svolte indica-no una molteplicità di situazioni in cui è possibile incrementare significativamente l’efficienza energe-tica dei sistemi, operando opportuni scambi termici tra correnti fluide. La realtà è però ricca di insidie e difficoltà, che spesso rendono i processi di recupero complessi, quando non anche antieconomici.Una prima difficoltà è rappresentata dalla distanza che spesso separa le sezioni di transito dei fluidi tra cui attuare lo scambio termico. In questi casi l’”incrocio” tra le correnti fluide corrispondenti può avvenire comunque per mezzo di un fluido intermedio (fig. 4) - generalmente un liquido in circolazione forzata - non senza una certa caduta di efficienza. In questi casi il recupero attivo diviene particolar-mente difficoltoso, se non impraticabile, specie se dislivelli consistenti possono pregiudicare il corret-to ritorno del lubrificante lungo le linee del fluido frigorigeno, mettendo a rischio il corretto funzio-namento delle unità di compressione.

Difficoltà n° 2: la presenza di impuritàUn aspetto cruciale che spesso complica il recupe-ro energetico è legato alla presenza di impurità nel

IL GIORNALE DELL’ENERGIA XV

fluido espulso, quali polveri, particolati o fluidi di processo. Queste sostanze convogliate dal flusso espulso possono aggredire le superfici di scam-bio (corrosione, erosione) o depositarsi su di esse, compromettendo il recupero termico, quando non ostruendo il passaggio. È il caso di cappe di aspirazione in fase gassosa da processi di combustione, cottura, saldatura, taglio o abrasione, piuttosto che di scarico di acque lu-ride da processi di tintoria o lavaggio: il recupero può essere salvaguardato nel primo caso da sepa-razione inerziale (ciclonica), da filtrazione (statica o elettrostatica) o da pulizia pneumatica impulsiva, come avviene p. es. a valle di caldaie a biomassa o di lavorazioni del legno; nel secondo caso le misure adottate variano dall’impiego di superfici partico-larmente lisce (per prevenire l’aggrappaggio delle impurità) o mantenute in moto rotatorio (con lo stesso scopo, come nel caso di acque da bagni di tintura), o, infine, con serpentini periodicamente lavati da flussi di corpuscoli abrasivi convogliati da circolazione fluida forzata in circuito chiuso (come avviene per recuperi da scarichi di docce civili).

Difficoltà n° 3: la discontinuità di processoSpesso però le difficoltà sono legate alla disconti-nuità o irregolarità del processo da cui recuperare il contenuto termico; si pensi agli scarichi da docce appena citati, piuttosto che a trattamenti termici in cicli “batch” (discontinui), che prevedono una portata di scarico molto variabile, se non a carat-tere impulsivo.In questi casi il sovradimensionamento delle super-fici di scambio può essere evitato solo per mezzo di accumuli del liquido termovettore, che permetta-no di distribuire nel tempo il processo di recupe-ro termico: è comunque chiaro che sia il sovradi-mensionamento delle superfici di scambio, che la polmonazione delle portate in gioco comportano accorgimenti di impatto economico tutt’altro che trascurabile.

La “regola d’oro”Il grado di sofisticazione e di prestazione dei sistemi di recupero deve comunque essere sempre giustifi-cato dall’entità delle energie in gioco e, in definitiva, dal risparmio assicurato. In questo senso risulta sempre premiante rivolgere la propria attenzione verso situazioni caratterizzate da uno intensivo e flussi energetici rilevanti. A titolo esemplificativo, è evidente che le redditi-vità economiche che possono derivare da recuperi termici applicati a degenze ospedaliere (esercizio continuo) di grandi dimensioni, sono fatalmente maggiori di quelle provenienti da analoghi recupe-ri operati su piccole sale circoscrizionali (utilizzo tipicamente saltuario); analogamente interventi eseguiti su processi industriali in ciclo continuo (8.000 ore/anno) presentano interesse inevitabil-

mente maggiore che se operati su processi stagionali e circoscritti ad un solo turno giornaliero.

ConclusioniLa breve carrellata svolta sui processi di recupero, volutamente stringata ed inevitabilmente poco esaustiva, ha lo scopo di illustrare la molteplicità di circostanze e la varietà di soluzioni tecnologi-che messe a disposizione dal mercato per operare forme diverse di recupero energetico, da cui pos-sono derivare considerevoli benefici ambientali ed economici. L’esperienza insegna poi che ogni situazione costi-tuisce un caso a sé, per cui è spesso possibile in-dividuare componenti e soluzioni impiantistiche che permettano di raggiungere target energetico, economico ed ambientale di tutto rilievo, suscet-tibile di ottimizzazioni ed affinamenti di notevole importanza.

Ing. Lorenzo StraussT.E.S.I. Engineering srl

Figura 3

Figura 4