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Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dipartimento di Archeologia Centro per lo studio delle antichità ravennati e bizantine “Giuseppe Bovini” IDEOLOGIA E CULTURA ARTISTICA TRA ADRIATICO E MEDITERRANEO ORIENTALE (IV-X SECOLO) IL RUOLO DELL’AUTORITÀ ECCLESIASTICA ALLA LUCE DI NUOVI SCAVI E RICERCHE Atti del Convegno Internazionale Bologna-Ravenna, 26-29 Novembre 2007 a cura di Raffaella Farioli Campanati, Clementina Rizzardi, Paola Porta, Andrea Augenti, Isabella Baldini Lippolis Studi e Scavi nuova serie ESTRATTO 19

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Page 1: Elites Ecclesiastiche e Renovatio-Separatum

Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dipartimento di Archeologia

Centro per lo studio delle antichità ravennati e bizantine “Giuseppe Bovini”

IDEOLOGIA E CULTURA ARTISTICA TRA ADRIATICO E MEDITERRANEO ORIENTALE (IV-X SECOLO)

IL RUOLO DELL’AUTORITÀ ECCLESIASTICA ALLA LUCE DI NUOVI SCAVI E RICERCHE

Atti del Convegno Internazionale Bologna-Ravenna, 26-29 Novembre 2007

a cura diRaffaella Farioli Campanati, Clementina Rizzardi,

Paola Porta, Andrea Augenti, Isabella Baldini Lippolis

Studi e Scavinuova serie

ESTRATTO

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Per le abbreviazioni delle riviste si sono seguite le norme dell’Archäologische Bibliographie

© 2009 Ante Quem soc. coop.© 2009 Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna

Ante Quem soc. coop.Via C. Ranzani 13/3, 40127 Bologna - tel. e fax +39 051 4211109www.antequem.it

redazione e impaginazione: Valentina Gabusi, in collaborazione con Sara Tamarri

ISBN 978-88-7849-036-9

Volume realizzato con il contributo di:

Fondazione Flaminia Ravenna

Con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri

Comitato scientifico della Serie “Tarda Antichità e Medioevo”:Raffaella Farioli Campanati, Clementina Rizzardi, Paola Porta, Andrea Augenti, Isabella Baldini Lippolis

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INDICE

Saluto del Presidente del Comitato scientifico-organizzatore del ConvegnoRaffaella Farioli Campanati 9

L’evergetismo ecclesiasticoJean-Pierre Caillet 13

GRECIA E CRETA

Mosaici con iscrizioni vescovili in Grecia (dal IV al VII secolo)Panajota Assimakopoulou-Atzaka, Magda Parcharidou-Anagnostou 25

Creta, scavi della basilica scoperta a Gortyna, località Mitropolis,e la committenza episcopale in età giustinianeaRaffaella Farioli Campanati 45

Le scoperte alla rotonda di Mitropolis a Gortina, CretaMaria Ricciardi 55

Statuaria pagana e cristianesimo a Gortina Isabella Baldini Lippolis 71

Santa Sofia di Salonicco: il problema della prima faseAristotele Mentzos 87

TURCHIA

Nuove ricerche archeologiche a Elaiussa SebasteChiara Morselli, Marco Ricci 99

SIRIA

Gli scavi di Bosra (Siria) e la chiesa dei SS. Sergio, Bacco e Leonzio (Progetto Pilota MAE, Restauri: finanziamento U.E., project 12 Bosra, DGAM)Raffaella Farioli Campanati 113

Gli scavi di Bosra e la chiesa dei SS. Sergio, Bacco e Leonzio (saggi 1995-2005)Rachele Carrino 121

Bosra, complesso di Bahira: Basilica Nord, campagne di scavo 2004 e 2005Giovanna Bucci 133

Arredi liturgici in marmo provenienti dagli scavi di Bosra (Siria)Simonetta Minguzzi 141

CIRENAICA

Le ricerche archeologiche a Cirene. A proposito della Basilica OrientaleRosa Maria Carra Bonacasa, Francesco Scirè 153

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Ideologia e cultura artistica

GIORDANIA

Progetto di restauro, musealizzazione e conservazione del mosaico della Chiesa dei Santi Martiri nel villaggio di Tayyibat al-Imam-Hama (Siria), 442 d.C.†Michele Piccirillo 163

The End of the Roman Temple and the End of the Cathedral Church of JerashBeat Brenk 173

EGITTO

Excavation of the Justinianic Basilica on the Holy Summit (Jabal Mūsā) at Mount SinaiMaria Panayotidi, Sophia Kalopissi-Verti 187

I testi magici in copto tra paganesimo e cristianesimoSergio Pernigotti 191

Insediamenti cristiani non monastici nel Fayyum tra letteratura e archeologia: conoscenze acquisite e questioni apertePaola Buzi 199

ALBANIA

La basilica paleocristiana di Phoinike (Epiro):dagli scavi di Luigi M. Ugolini alle nuove ricercheSandro De Maria, Marco Podini 207

RAVENNA

Massimiano a Ravenna: la cattedra eburnea del Museo Arcivescovile alla luce di nuove ricercheClementina Rizzardi 229

Dalla villa romana al monastero medievale: il complesso di San Severo a ClasseAndrea Augenti 245

Un tesoretto di oggetti in argento da Classe (Ravenna)Maria Grazia Maioli 261

Il sito archeologico della Ca’ Bianca e la cristianizzazione delle campagne ravennati Massimiliano David, con la collaborazione di Chiara Casadei Parlanti 269

Committenza e reimpiego nell’architettura ravennate tra Tarda Antichità e Alto MedioevoRita Zanotto Galli 283

AREA ADRIATICA

Élites ecclesiastiche e renovatio: tradizioni tardoantiche nell’arte di VIII e IX secolo in IstriaMiljenko Jurković, Ivan Basić 289

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Il nucleo del complesso vescovile paleocristiano di ZaraNikola Jakšić 303

Tra Aquileia e Spalato: fenomeni dell’architettura cristiana a confrontoFabrizio Bisconti 313

Epigrafia episcopale di Ravenna nei secoli V e VI. Note preliminariCarlo Carletti 333

Influssi della chiesa di Ravenna nel territorio forlivese: edifici di culto e fortificazioniBarbara Vernia 345

Nuove ricerche a Colombarone (PU)Pier Luigi Dall’Aglio, Cristian Tassinari 365

Per una fruizione on line degli apparati musivi alto-adriatici dell’età romana e bizantina: la Banca Dati Mosaico del Cidm di RavennaLinda Kniffitz 377

Iscrizioni di committenza ecclesiastica nell’Alto Adriatico orientaleGiuseppe Cuscito 389

L’iniziativa vescovile nella trasformazione dei paesaggi urbani e rurali in Apulia: i casi di Canusium e di San GiustoGiuliano Volpe 405

Evergetismo ecclesiastico tra medio e alto Adriatico: sculture altomedievali del territorio ferraresePaola Porta 425

La cattedrale di Taranto: nuove ricerche archeologicheCosimo D’Angela 443

Tavole 449

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Indice

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ÉLITES ECCLESIASTICHE E RENOVATIO: TRADIZIONI TARDOANTICHENELL’ARTE DI VIII E IX SECOLO IN ISTRIA

Miljenko Jurković, Ivan Basić

I primi decenni del dominio carolingio in Istria furono caratterizzati da unampio e intenso fervore edilizio legato principalmente alle élites ecclesiastiche epolitiche. I Carolingi, infatti, arrivati in Istria negli anni Ottanta dell’VIII secolo,instaurarono il proprio potere tramite un dux e fondarono la diocesi di Cittanova, ilcui episcopus histriensis fu subordinato al patriarca di Aquileia, a differenza di altreantiche diocesi istriane legate (fino al concilio di Mantova dell’827) al patriarca diGrado1. Da qui i Carolingi ampliarono i loro domini verso sud-est, contrassegnan-done l’appartenenza anche con elementi distintivi esterni, in particolare attraversol’architettura intesa come specificità ideologica.

L’ideologia del nuovo potere appare evidente nella scelta strategica di siti prepo-sti al controllo del territorio. Il dux esercitava il proprio potere a Cittanova che, aprescindere dalle sue preesistenze insediative, fu una città di nuova costituzione,come attesta il suo stesso toponimo Civitas Nova2. Nonostante l’esistenza di nume-rose altre diocesi ubicate sulla penisola, come quelle di Parenzo, Pola e Trieste, pro-prio in questa città fu costruita la cattedrale per il “vescovo istriano”3, un titolo chesottolinea chiaramente le aspirazioni carolinge sull’intero territorio dell’Istria.

Oltre al nuovo centro politico, lungo la strada che collega Trieste a Pola, nei sitistrategici venne potenziata una serie di castra, quali Duecastelli, Gurano e Valle,quest’ultimo ubicato proprio all’incrocio tra tale strada e l’asse viario romano checonduceva a Rovigno. Al consolidamento del potere contribuirono anche i mona-steri di nuova costituzione, come quelli di S. Michele Sotto Terra, sulla direttriceTrieste-Pola, S. Andrea sull’isolotto davanti a Rovigno e S. Maria Alta vicino aValle, lungo la strada che collegava questa località con Rovigno. Quanto tali posi-zioni strategiche furono rilevanti per la difesa del territorio è dimostrato dall’ulti-mo dei conventi sopra citati. Da S. Maria Alta, infatti, si poteva controllare sia lastrada Valle-Rovigno, sia l’intero tratto di costa da Rovigno a Pola, noto già dal VIsecolo con il nome Terra sancti Apollinaris4. Qui vanno aggiunti anche alcuni orato-ri privati ben distribuiti nei possedimenti e ubicati nei punti strategici, per esem-pio S. Tommaso nei pressi di Rovigno, lungo la già menzionata strada per Valle, e

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1 PORTA 1984; CUSCITO 1988-1989; MARUŠIĆ 1994-1995; JURKOVIĆ 1996.2 Verso la fine della tarda antichità il centro di Emonia ricevette il nome di Novigrad-Cittanova

(Neapolis) e probabilmente alla fine dell’VIII secolo ottenne la costituzione di una diocesi propriaintitolata a S. Pelagio. Altresì appare plausibile che l’affinità tra il nome di Emonia e quello del-l’antico centro pannonico di Emona (odierna Lubiana, capitale della Slovenia) sia legata al fattoche, durante il periodo delle migrazioni dei popoli, numerosi abitanti della Pannonia cercasserorifugio nella penisola istriana. Cfr. JURKOVIĆ 1996; CUSCITO 2002. Ancora nel periodo bizanti-no Cittanova fu governata in via eccezionale dal cancelliere (cancellarius Civitatis nove), cfr. LEVAK2007, p. 107.

3 Nella lettera inviata tra il 776 e il 780 dal papa Adriano I a Carlo Magno, Maurizio è menzio-nato come episcopus histriensis. Con ogni probabilità, dunque, il duomo di Cittanova fu concepi-to come una cattedrale curtense. Cfr. note 1 e 2.

4 BENUSSI 1897, pp. 47, 196.

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S. Quirino vicino a Juršići (Fig.1).

Le élites della società carolin-gia furono inviate in Istria alfine di creare le premesse neces-sarie per l’instaurazione di unnuovo assetto politico. La baseideologica del nuovo poteretrovò espressione nelle forme,nella morfologia e nella tipolo-gia architettonica. Per la costru-zione dei principali monumenti,infatti, dai territori dell’imperocarolingio furono direttamenteimportati modelli insoliti per illocale patrimonio tardoantico. Sitratta di una trasposizione avve-nuta in due modi: mediantecommesse nei vari centri del-l’impero e attraverso l’assunzio-ne di una ben precisa tipologiaarchitettonica che manifestasseesplicitamente la propria appar-tenenza. Non vi è alcun dubbioche le novità fossero portatedagli stessi centri da cui talicommittenti, esponenti del piùalto strato sociale, erano statiinviati.

Entrambe le modalità concui avvenne questo trasferimen-to di modelli sono chiaramenteriflesse nell’edificazione e nel-l’arredamento della cattedraledi Cittanova, il cui aspettoattuale è il risultato di una seriedi ristrutturazione susseguitesifino al XVIII secolo5. Il monu-mento cela un nucleo altome-dievale, riconoscibile dallapianta con coro allungato chericorda le chiese delle aree cen-trali dell’impero. La cripta èuna sorta di proclama ideologi-

co (considerando che è quasi identica a quella aquileiese) e fu costruita a cavallo traVIII e IX secolo, secondo il concetto architettonico primario, per accogliere le spo-glie mortali di S. Pelagio (Fig. 2). Tale cripta, la cui pianta coincide con quella delpresbiterio sovrastante, è una sala su quattro colonne con volta a crociera e costolo-ni trasversali. La sua forma ha inevitabilmente condizionato il presbiterio, che si

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5 PARENTIN 1974, p. 193; MATEJČIĆ 2006, p. 22.

1. Cartadell’Istria attornoall’anno 800 conindicati le straderomane, le diocesitardoantiche(Parenzo, Pola,Trieste), le chiese dinuova costruzione(S. Tomà pressoRovigno, S.Quirino nei pressidi Juršići), imonasteri (S.Maria Alta pressoValle, S. Andreavicino a Rovigno,S. Michele SottoTerra) e gli inse-diamenti (Valle,Gurano,Duecastelli) (daMatijašić 1988;integrata da M.Jurković, I. Basić)

2. Pianta e sezio-ne della criptadella cattedrale diCittanova (daMatejčić 2001a,p. 321)

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trova in posizione sopraelevatarispetto al piano pavimentale,nonchè la stessa organizzazionedello spazio della chiesa6.L’interno dell’aula presentavaarredi sfarzosi, come ad esempio iplutei di eccezionale pregio lavo-rati a traforo nel presbiterio.Sebbene non si riesca ancora aricostruire l’aspetto del cancellopresbiteriale, si può tuttavia con-statare che l’arredo liturgico dellacattedrale è opera di almeno duebotteghe lapicide. Si distinguequella più espressiva che, in baseall’elemento più distintivo, è notacome opera del “Maestro dei capi-telli di Valle”7. Si tratta di unabottega che, stando alle nostreconoscenze attuali, distribuiva ipropri manufatti al convento di S.Maria Alta presso Valle, alla chie-sa parrocchiale di Valle, alla chie-sa di S. Tommaso presso Rovigno,nonché alle chiese di Duecastelli,di Gurano e di Siana. Una parteminore dell’arredo mostra unafattura davvero eccelsa. Gli sche-mi delle composizioni dei cipres-si sotto le arcate, delle rosetteannodate, il tratto scultoreo rego-lare e profondo sono tutte caratte-ristiche di una bottega lapicida diqualità elevata. Da un’analisi comparativa preliminare emergono analogie con la scul-tura romana8. Non si esclude che l’azione politica della conquista dell’Istria sottin-tendesse, tra l’altro, anche l’invio di maestri lapicidi, ipotesi plausibile se si prendein considerazione che papa Adriano conosceva molto bene la figura e le vicende delvescovo Maurizio.

Proprio quest’ultimo commissionò gli arredi del battistero della cattedrale, oggiandato perso. Tale battistero (Fig. 3), tipologicamente legato ai modelli paleocri-stiani dell’alto Adriatico, apre il noto dibattito tra la possibilità si tratti di un’e-ventuale preesistenza da un lato e un’imitazione di modelli più antichi dall’altro9.Il ciborio fu commissionato ad una bottega lapicida di Cividale che scolpì gli arre-di liturgici dei più importanti centri ecclesiastici distribuiti lungo i confini sudorientali dello stato carolingio di VIII secolo10.

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6 MATEJČIĆ 2006, pp. 21-23, 56 ss.7 JURKOVIĆ 2002, pp. 349-360.8 JURKOVIĆ 2006, p. 16.9 Si tratta della pianta riportata da J. B. Seroux d’Agincourt, ma disegnata da L. Dufourny, che in

seguito fu ripresa da CAPRIN 1905, p. 55, da PARENTIN 1974, pp. 220-221 e da quest’ultimoanche da CUSCITO 1984, fig. 1 e da MARUŠIĆ 1988-1989, p. 13.

10 JURKOVIĆ 1995, pp. 141-149.

3. Pianta e sezionedel battistero diCittanova di L.Dufourny pubblicate nel librodi J. B. Serouxd’Agincourt(Caprin 1905, p. 55)

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Sul ciborio (Fig. 4) il vescovo Maurizio fece incidere il proprio nome con la dicitu-ra baptisterio digno marmore [erectum?] Mauricius episcop(us) …11. Anche dal punto divista lessicale l’epigrafe si lega a Cividale, poiché alcune espressioni qui utilizzatericorrono, pur con una variante diversa, anche sul ciborio di Callisto12. Una di queste,per esempio, è tigmen che significa ciborio. Si menziona, inoltre, un ciborio marmoreo,proprio come a Cividale, sebbene nel caso di Cittanova sia stato usato il calcare13.

La decorazione del ciborio segue i canoni soliti ed è suddivisa in tre registrisovrapposti. In quello superiore corre l’epigrafe, in quello mediano è raffigurata unaserie di dentelli che delimitano i campi centrali degli archetti del ciborio, sui qualivi sono raffigurazioni zoomorfe e vegetali. Vediamo affrontati l’unicorno e il leone,due cervi con corna ramificate, due gigli incrociati affiancati da uccelli, foglie diacanto stilizzate, due pavoni speculari. Il limite inferiore del nastro di borduraarcuato reca sul lato esterno una fila di astragali e su quello interno un listello confori. La parte centrale del nastro è decorato da diversi motivi: vi si alternano il vitic-cio geometrico che chiude i cerchi delle rosette elicee, l’intreccio vimineo a duepunte che racchiude foglie e grappoli d’uva, il semplice intreccio vimineo con“occhi” semisferici e l’intreccio vimineo monosolcato costituito da quattro nastri.

Il ciborio di Cittanova, che sotto il profilo figurativo è considerato una delle ulti-me realizzazioni della “rinascenza liutprandea”, presenta forme e decorazioni comu-ni ad una serie di manufatti di questo genere prodotti a partire dall’VIII secolo. Dal

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11 L’epigrafe fu interpretata da numerosi studiosi a partire da G. Merlato, P. Kandler, G. Cappelletti,G.R. Carli, CAPRIN 1905, pp. 56-57, BABUDRI 1910, p. 345 ss., PARENTIN 1974, pp. 224-228fino a G. Cuscito. Poiché quest’ultimo ha effettuato un’analisi comparativa di tutte le interpreta-zioni dell’iscrizione (CUSCITO 1984, pp. 123-125 e nota 38), rinvio a questa pubblicazione.

12 CUSCITO 1984, pp. 126-127.13 JURKOVIĆ 1995, p. 142.

4. Archi del cibo-rio di Cittanova,Lapidario diCittanova (foto Ž.Bačić)

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punto di vista della composizione esso è più affine al ciborio di Callisto a Cividale14,nonché agli esemplari di Aquileia15, di Sedegliano16, di Zuglio e da S. Martino diTurrida. L’attività della bottega lapicida in questione si può riconoscere anche inaltri arredi liturgici, per esempio nel gruppo di bassorilievi attribuiti all’oratorio diS. Maria in Valle a Cividale, le cui datazioni variano notevolmente17. In tal modo alciborio del vescovo Maurizio di Cittanova viene assegnata la sua collocazione nel-l’ambito del processo evolutivo della scultura della fine dell’VIII secolo e, al con-tempo, confermata l’appartenenza delle botteghe che lo realizzarono ad un rilevan-te centro creativo. Il ciborio, dunque, a differenza della restante scultura dellacattedrale di Cittanova, si qualifica come una commissione d’élite.

Il vescovo del ciborio, Maurizio, si identifica con il Maurizio episcopus histriensis,citato nell’epistola che papa Adriano inviò a Carlo Magno nel 776-78018, chieden-dogli di salvare il vescovo istriano dai Greci infuriati che lo avevano accusato divoler consegnare il territorio della penisola al potere carolingio.

Agli albori dell’epoca carolingia l’immagine della Cittanova altomedievale èquella di una sfarzosa e ordinata sede politica ed ecclesiastica. La politica del-l’impero scelse Cittanova come punto di partenza della sua espansione verso sud-est e, come protagonisti di tali eventi, i rappresentanti dell’élite politica ed eccle-siastica di alto rango19.

Negli anni Ottanta dell’VIII secolo, oltre al vescovo Maurizio e al duxIohannes, menzionato in un documento dell’804 (Placito di Risano), anche altriesponenti dell’élite rimasti sconosciuti investirono nell’intensa attività edilizia acavallo tra il VIII e il IX secolo. In quasi in tutte località, scelte in base ai moti-vi strategici, furono costruite chiese, la cui tipologia è riferibile agli edifici diculto diffusi nel territorio dell’Impero carolingio. Così nei castra di Valle e diDuecastelli furono erette due chiese.

Si tratta innanzi tutto del tipo di chiese a navata singola dotata di tre absidisemicircolari, caratteristico delle aree alpine dell’impero carolingio. Un esempiodi tale tipologia fu proprio la chiesa parrocchiale di Valle (Fig. 5), in quanto laricostruzione del suo aspetto originale presenta forti somiglianze con le chiesedell’Italia settentrionale e della Svizzera meridionale come ad es.: Mistail, S.Salvatore a Sirmione, Müstair, Chur, Disentis ecc.20.

Il presbiterio triabsidato inse-rito nel muro posteriore dirittodella chiesa rappresenta la solu-zione tipologica più frequente sulterritorio istriano (S. Stefano aPeroj, S. Andrea nel complessodel duomo di Parenzo, S. Gervasonei pressi di Valle, S. Sofia aDuecastelli) (Fig. 6)21. La presen-

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14 ZULIANI 1982, p. 332.15 TAGLIAFERRI 1981, pp. 79-80, n. 19, Tav. VIII.16 TAGLIAFERRI 1981, pp. 320-322, nrr. 486-487, tav. CLXVIII.17 C. Gaberscek, ad esempio, li ritiene opere della “rinascenza liutprandea” (GABERSCEK 1977),

mentre A. Tagliaferri li colloca all’inizio del IX secolo (TAGLIAFERRI 1981, pp. 246-248, nrr.366-367, Tav. CXIII).

18 Vedi la trascrizione e la traduzione della lettera in CUSCITO 1984, p. 128; ID. 1988-1989, p. 68.19 JURKOVIĆ 1996, p. 15.20 MATEJČIĆ 1996, pp. 133-139.21 MARUŠIĆ 1971, pp. 7-90.

5. Chiesa parrocchiale di Valle (da I.Matejčić)

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za di questo modello in Istria è talmente ricorrente da rappresentare una caratteri-stica locale. Tutti gli esempi analoghi sono ubicati nell’Italia settentrionale e nellaSvizzera meridionale, rispettivamente sotto la giurisdizione dei patriarchi diAquileia e di Milano.

Ancora più a sud, a Gurano, fu costruito un insediamento e nei suoi pressiun’ampia basilica trinavata con tre absidi iscritte (Fig. 7). Dalle più recenti indagi-ni archeologiche è emerso che l’abitato fu fondato ex nihilo durante l’occupazionecarolingia dell’Istria22 e, come tale, va annoverato nel contesto europeo tra i rari e

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22 TERRIER-JURKOVIĆ-MATEJČIĆ 2004a, pp. 107-108, 110-112; IID. 2005a; IID. 2005b.

6. Pianta dellachiesa di S. Sofiaa Duecastelli (daJurković 2001c,p. 314)

7. Pianta dellabasilica diGurano (M.Berti, I. Plan, D.Burnard 2003)

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più significativi esempi altomedievali di urbanizzazione e organizzazione dello spa-zio. Il sito di Gurano ricopre inoltre una particolare rilevanza, sia per lo studio dellacronologia, che della tipologia dell’architettura di quel periodo23.

Per questi motivi non è casuale il rinvenimento di una tomba privilegiata che,all’interno della basilica trinavata di Gurano, occupa quasi l’intera navata setten-trionale, elemento questo di particolare rilevanza poiché tale sepoltura è coeva allacostruzione della chiesa24. L’attigua acquasantiera potrebbe indicare lo svolgimentosulla tomba di riti legati al defunto di rango particolarmente elevato, probabil-mente una persona di fiducia o un parente dell’esponente franco dux Iohannes25. Lastessa ubicazione della chiesa, ubicata in prossimità dell’entrata dell’insediamentomedievale, attesta che si tratta di un luogo di culto privato (di proposito collocatoin una posizione dominante rispetto all’abitato), di una munificenza di un dignita-rio locale detentore di possedimenti e diritti nel territorio di Gurano all’epoca dellanuova amministrazione franca.

Vi è un’altra tipologia architettonica legata al territorio dell’Italia settentriona-le. Si tratta delle chiese con planimetria del tipo a croce con tre absidi sporgenti, tracui quella centrale è di dimensioni sensibilmente maggiori. Tra le chiese di questotipo la più completa è proprio S. Tommaso nei pressi di Rovigno (Fig. 8)26. La suaforma presenta strette analogie con le chiese di un’ampia zona circostante datateproprio nella seconda metà dell’VIII o all’inizio del IX secolo: S. Pietro a Quarazzevicino a Bolzano, S. Maria in Sylvis a Sesto al Reghena, la prima fase di S. Salvatorea Brescia27. Dall’altro canto, S. Tommaso è paragonabile a S. Clemente a Pola,anch’esso datato al periodo paleocristiano. Tutti gli indizi, a parte il fatto che ladatazione di S. Clemente dovrà essere rivista per una serie di ragioni, portano allaconclusione che la chiesa di S. Tommaso sia legata alla tradizione tardoantica.

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23 Il punto dello stato delle ricerche, con tutti i rimandi bibliografici, si trova in JURKOVIĆ-TERRIER-MARIĆ 2008.

24 TERRIER-JURKOVIĆ-MATEJČIĆ 2004b; IID. 2005c.25 La nostra opinione viene riportata da LEVAK 2007, p. 112.26 MATEJČIĆ 1997, pp. 11-16.27 MATEJČIĆ 1997, p. 14.

8. S. Tomà pressoRovigno (piantada Matejčić1997, Tav. XIII)

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Il nesso tra tutte le chiese sin qui elencate è l’arredo liturgico prodotto da un’u-nica bottega. In base all’opera più rappresentativa, costituita dall’arredo della chie-sa abbaziale di S. Maria Alta, il maestro lapicida è stato definito, come abbiamo giàdetto, “Maestro dei capitelli di Valle” il cui opus è ben noto28. I capitelli, seppur aprima vista possano sembrare brutti, sgraziati e poco raffinati, in realtà sono manu-fatti pregiati, manifestazione di un forte espressionismo (Fig. 9 e Tav. 18).

La chiesa di S. Maria Alta è una basilica trinavata con absidi semicircolari all’in-tero e poligonali all’esterno, una tipologia vicina ai modelli del periodo giustinia-neo. La forma delle aperture, per esempio le porte, sono già munite di arco di sca-rico “a fungo”, elemento considerato un’ulteriore reminiscenza dei modellitardoantichi29. Proporzioni e dimensioni della chiesa sono strettamente affini aquelle della basilica di Parenzo. I capitelli del colonnato sono elaborati partendo dadue modelli tardoantichi: il capitello corinzio con foglie lisce, che il maestro lapi-cida avrebbe potuto vedere nella cattedrale paleocristiana a Pola, e il capitello acesto di origine giustinianea visibile nell’Eufrasiana di Parenzo30.

Il secondo tipo di capitelli svela un influsso molto diretto, probabilmente medi-tato nello spirito della renovatio carolingia, delle soluzioni tipiche del periodo diGiustiniano. Come abbiamo visto si tratta di capitelli a cesto decorati da motivi adintrecci viminei in bassorilievo derivanti direttamente dai prestigiosi modelli delvicino complesso della basilica Eufrasiana di Parenzo della metà del VI secolo. Intal modo la plastica giustinianea si rivela una delle maggiori fonti di ispirazione peril corpus scultoreo altomedievale, che permette di seguire nel tempo, quasi passo perpasso, il processo della trasformazione espressiva delle opere in pietra31.

Appare evidente il nesso tra la scultura di Valle e l’arredo liturgico della chiesa diS. Sofia a Duecastelli32. Quasi certamente lo stesso maestro scolpì anche l’apparato

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28 JURKOVIĆ 2002; JURKOVIĆ-CAILLET 2007, pp. 88-89, cat. nr. 1.6.5; JURKOVIĆ-MARIĆ-BASIĆ2007.

29 MOHOROVIČIĆ 1957, pp. 492-493. Numerosi esempi vengono riportati da GUNJAČA 1984. Cfr.ancora MARAKOVIĆ-MARIĆ 2007, p. 15.

30 JURKOVIĆ 2001a, p. 10 ss.31 JURKOVIĆ 1997. Cfr. ancora ID. 1996, pp. 16-17.32 JURKOVIĆ 2002; ID. 1999, p. 1006, fig. 3.

9. Capitelli dellachiesa di S. MariaAlta presso Valle(foto Z. Alajbeg)

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liturgico dell’imponente basilica di Gurano presso Dignano33, ove riconosciamo la sua“firma” su un altro elemento interno alla chiesa, ovvero sull’ambone, in cui si cogliequesta continuità tipologica tardoantica-altomedievale. Tale continuità, individuabi-le nella decorazione del campo principale del manufatto, è presente anche su analoghiamboni a Pola, a Zara e in altri siti34. Tra gli esemplari della tarda antichità il più notoè quello dell’Eufrasiana35, che costituisce un compromesso tipologico tra il tipo raven-nate (articolazione in cassettoni con raffigurazioni zoomorfe) e quello “greco”36. Èplausibile che proprio l’ambone di Parenzo fosse uno dei modelli a cui si è ispirato loscalpellino per produrre l’esemplare di Gurano. Il tentativo di suddividere il parapet-to in cassettoni, quale componente della tradizione tardoantica, è riconoscibile anchesu altri manufatti del genere del periodo carolingio come quello di Zara. Appare evi-dente che l’autore dell’ambone di Gurano, “Maestro dei capitelli di Valle”, si ispiròagli esemplari imperiali di Parenzo.

Se solo sulla base di questi esemplari cerchiamo di individuare i luoghi in cuioperò il “Maestro dei capitelli di Valle” salta agli occhi che, in tutti i casi, si trattadelle chiese distribuite nei principali centri carolingi dell’Istria: S. Maria Alta pres-so Valle, Duecastelli, Valle e Gurano37. A questi siti vanno aggiunte anche la cat-tedrale di Cittanova (dove, accanto alle opere di altri lapicidi, compaiono anchequelle della bottega in cui fu attivo il “Maestro dei capitelli di Valle”), S. Tommasovicino a Rovigno e Siana alle porte di Pola (Fig. 10)38. Tuttavia, a questo puntovanno ribaditi alcuni fatti. Innanzitutto, Cittanova fu sede del dux e del vescovoistriani e, dunque, il caposaldo carolingio più importante in Istria. I castra diDuecastelli, di Valle e di Gurano, come anche Siana, si trovano sulla verticale dispo-

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33 JURKOVIĆ 2002; JURKOVIĆ-MARIĆ-BASIĆ 2007, p. 11 ss.34 Cfr. JAKŠIĆ 2001, pp. 38-39; PETRICIOLI 1996, pp. 209-214. Cfr. ancora PETRICIOLI 1988-1989,

pp. 25-26.35 CHEVALIER 1995, pp. 126-133.36 CHEVALIER 1999, p. 111. Cfr. ancora CHEVALIER-FLÈCHE-MOURGUES 1993, pp. 155, 160, Tav.

III.37 JURKOVIĆ 2002, p. 359.38 JURKOVIĆ 2002, p. 356.

10. Alcuni esempidell’opus del“Maestro deicapitelli diValle”:Cittanova,Duecastelli,Valle, Gurano(foto: Z. Alajbeg)

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sta lungo il tracciato della strada romana che divide la penisola istriana nella fasciacostiera bizantina e nella zona interna. L’abbazia di S. Maria Alta nei pressi di Valle,nonché l’omonimo insediamento e la chiesa di S. Tommaso vicino a Rovigno, sonoubicati lungo la linea che divide orizzontalmente l’Istria e controlla le vitali vie dicomunicazione sulla terraferma e sul mare.

Tutte le chiese appena elencate appartengono alla prima fase edilizia seguitaall’occupazione carolingia dell’Istria. Pressoché la totalità di questi luoghi di cultosi rifanno ai modelli della parte centrale dell’impero carolingio, sconosciuti in loco.Così la cattedrale di Cittanova con il coro allungato è vicina alle chiese dei grandicentri dell’impero, mentre la cripta imita il modello aquileiese39. La parrocchiale diValle, invece, rientra nella categoria delle chiese a navata singola con tre absidi, unatipologia questa che trova una maggiore concentrazione di esempi nell’Italia set-tentrionale e nella Svizzera meridionale40. S. Sofia a Duecastelli appartiene alla stes-sa tipologia, ma nel suo caso le absidi sono iscritte nel muro di fondo diritto41. Labasilica di Gurano, poi, non è null’altro che la versione monumentale trinavata diquest’ultima tipologia42. S. Tommaso presso Rovigno fa parte delle chiese monona-vate con tre absidi disposte lungo il transetto, anch’essa vicina ai modelli dell’Italiasettentrionale e della Svizzera43.

Appare evidente quindi che il “Maestro dei capitelli di Valle” scolpì arredi litur-gici (o forse si limitò a scolpirne qualche elemento come a Cittanova) per una seriedi chiese dotate di caratteristiche tipologiche nuove per l’Istria, lavorando dunquesu modelli importati. Nell’ambito di tali luoghi di culto, solo la chiesa di S. MariaAlta presso Valle appartiene ad un tipo classico noto nella penisola istriana da tantotempo. Si tratta della basilica con tre absidi poligonali. Solo in questa chiesa, l’uni-ca facente parte della tipologia architettonica tradizionale, il “Maestro dei capitellidi Valle” produsse anche la scultura architettonica. Entrambi i tipi di capitelli diquesta chiesa si rifanno ai locali modelli tardoantichi e a quelli paleobizantini44.

La cornice storica di un siffatto linguaggio figurativo nell’Istria fu determinatadalla conquista franca (avvenuta attorno al 788) e dal rapido mutamento dell’ordi-namento politico ed economico. La testimonianza più esaustiva di tale cambiamen-to è rappresentata dalle pagine del Placito di Risano45. Non lontano da Cividale,importante centro regionale longobardo e avamposto del giovane stato carolingionell’inquieto periodo successivo, l’unica tra le città istriane ad emergere sullo sce-nario storico della fine dell’VIII secolo fu Cittanova. Quest’ultima era consideratagaranzia di stabilità – ovviamente dalla prospettiva carolingia – nel territorio istria-no, potenzialmente molto disunito. Basti pensare che nei piani a lungo termine deinuovi dominatori, le città episcopali di antica urbanità diffuse lungo la costa istria-na occidentale, pregne di tradizioni bizantine, non potevano rappresentare una soli-da base per il nuovo assetto, soprattutto in relazione alla sempre più forte presenzaslava nell’entroterra. Tuttavia, tali città non rimasero del tutto immuni al contattocon i Franchi poiché, dopo il concilio di Mantova dell’827, il nuovo potere franco ela giurisdizione ecclesiastica aquielese chiesero rilevanti modifiche architettonichedello spazio sacrale per adeguarlo alla nuova liturgia. Così in quel periodo nellachiesa settentrionale del complesso della cattedrale di Parenzo venne costruito il

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39 In merito alla chiesa e alla cripta vedi MATEJČIĆ 2001a, pp. 344-345.40 MATEJČIĆ 1996, pp. 133-139.41 MARUŠIĆ 1971.42 MARUŠIĆ 1963, pp. 121-149.43 MATEJČIĆ 1997, pp. 30-36.44 JURKOVIĆ 2004; JURKOVIĆ-CAILLET 2007, pp. 65-85, cat. nrr. 1.3.1-1.3.14.45 Cfr. PETRANOVIĆ-MARGETIĆ 1983-1984.

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nuovo presbiterio con tre absidi iscritte nel muro di fondo46. In linea di principio,tale processo si diffuse in tutta la penisola istriana in egual misura soprattutto dopoil concilio di Mantova. Prima di questo importante evento ecclesiastico l’unicaénclave carolingia in Istria fu Cittanova, assoggetta al patriarca di Aquileia e inse-rita nel vecchio sistema tardoantico-bizantino delle diocesi istriane47. Primadell’827 l’influenza carolingia nell’Istria si diffondeva in modo indiretto attraversola rete dei conventi distribuiti nei punti strategici: S. Maria Alta presso Valle48, S.Andrea sull’omonimo isolotto di fronte a Rovigno49 o S. Michele Sotto Terra.Queste abbazie, assieme ai castelli (Duecastelli, Valle, Gurano e presumibilmenteanche Dignano) e alle chiese extra urbane, formavano una verticale sempre più chia-ramente delineata che divideva la penisola in due50. Dalle recenti indagini archeo-logiche emerge sempre di più la rilevanza delle chiese rurali, che non sempre inquesta fase sono anche chiese conventuali51. Per questi luoghi di culto la soluzionetipologica preferita fu proprio quella del presbiterio triabsidato iscritto nel muro difondo dell’edificio, sia che si tratti di costruzioni a una o più navate. Nel caso dellechiese a navata singola, nettamente più frequenti, si può parlare di una particolaretipologia regionale istriana52 nella quale trova espressione l’influenza carolingia sul-l’architettura sacrale della penisola. Nell’ambito della scultura tale influsso è piùinnovativo, più creativo, seppure anche questo settore attinga alle soluzioni del pas-sato, appunto quelle legate alla tradizione tardoantica, continuando a muoversi nel-l’ambito ideologico della Renovatio imperii.

Nella sua forma più pura, l’idea della Renovatio sul suolo istriano si può individua-re nell’epigrafe dedicatoria del vescovo Handegis di Pola (Fig. 11 e Tav. 19). Si trattadi un’iscrizione, datata 857 e incisa su un frammento che poteva far parte dell’archi-trave, che cita: reg(en)te Lodowico imp(eratore) avg(usto) in Italia. La composizione sobriae pulita di questo bassorilievo eredita palesemente i modelli tardoantichi, scostando-si dal ricorrente gusto di quel periodo legato all’horror vacui imperante nella sculturaad intreccio vimineo53. Il vescovo polesano Handegis testimonia, già con il suo nomegermanico, il mutato rapporto di forze nella penisola, proprio nel momento in cuil’influsso carolingio era divenuto onnipresente penetrando nelle città vescovili dellitorale anche attraverso forme artistiche veicolate dalle stesse maestranze titolari ditali competenze. Inizia così la fase matura dell’arte preromanica (carolingia) in Istria.

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46 MATEJČIĆ 2001b. Cfr. ancora JURKOVIĆ 2001, p. 10 ss.47 Cfr. JURKOVIĆ 1996, pp. 15-17.48 JURKOVIĆ 2001b.49 MATEJČIĆ 2001c.50 JURKOVIĆ 1996, p. 10.51 Il fenomeno è stato analizzato al XIV convegno intitolato “Chiese rurali e la creazione del pae-

saggio medievale” organizzato dal Centro Internazionale di Ricerca per la Tarda Antichità eMedioevo, Motovun, 7-10 giugno 2007.

52 MARUŠIĆ 1977-1978. Cfr. ancora JURKOVIĆ 1996, p. 14.53 MARAKOVIĆ-JURKOVIĆ 2007, p. 360.

11. Architrave delvescovo Handegis,cattedrale di Pola(foto Z. Alajbeg)

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