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G. G. ORSI ELA DIFESA DELLA POESIA ITALIANA by Sonia Vi Ilegas-Zuleta A thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in partial fulfilment of the requirements for the degree of Master of Arts. , Department of Ital i an McGi l'University Montreal o Sonia Vi11egas-Zuleta " .. ft..,. , ' May 1976 1977 .,<

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G. G. ORSI

ELA

DIFESA DELLA POESIA ITALIANA

by

Sonia Vi Ilegas-Zuleta

A thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in partial fulfilment of the requirements for the degree of Master of

Arts. ,

Department of Ital i an McGi l'University Montreal

o Sonia Vi11egas-Zuleta

" .. ft..,. , '

May 1976

1977

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Sonia Villegas-Zuleta

G. G. ORS 1

ELA

DIFESADELLA POESIA ITALIANA

Master of Art s

A8STRACT

The famous literary controversy Orsi-Bouhours is often referred

to as a major step in the development of Italian literature and criti-

ci sm. Nevertheless, the controversy is rarely given its due impo,.-

tance and very few cri tics have dealt at length with it. The purpose

of this thesis is to present a detailed analysis of the writings and

issues discussed in the first stage of the Orsi-Bouhours controver-

sy, which took place specifically among French and Italian critics.

We have only mentioned very briefly the second stage of the contro-

versy, slnce it deviates from the original issue. After a short intro-

ductory chapter 1, chapters 1/, /II, and IV are devoted to the analy-

sis of the writings directly involved in the controversy. In chapter

V, we have tried to draw some conclusions concerning the signifi-

canee of the controversy.

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~ -RESUME

La polémique Orsi-Bouhours est considerée comme un pas

important dans l,évolution des lettres et de la critique littéraire

italiennes. Cependant on ne lui a pas donne l'importance qu'elle

mérite et très peu de critiqUéS se sont interessés à son étude. Le

but de cette thèse est de faire une analyse détaillee des écrits et

. . ' " , des questIons tra.tees au cours de la premlere phase de la polemique

Orsi -Bouhours, à 1 aquell e participèrent, specifiquement, des

critiques frany-ais et italiens. Nous n'avons que brièvement parle -

de la deuxième phase de la pOlémique, car celle-ci s'écarte de la

discussion franco-italienne. Le premier cnap1'tre est une b ..... ève

int ..... oduction, suivie de trois chapftres dedies à l'analyse des ecrits

proprement polemiques. Dans le Cinquième chapttre, nous avons ,

essaye dl degager quelques idees su ..... l'importance historique de

la polemique 01"51 -Bouhours.

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The Autho!'

ACKNOWLEDGEMENTS

The Author wishes to ~xpress her infinite gratitude to her parents

for their moral and flnancial support to achieve her educational goal.

is deeply grateful to Professor A. D'Andrea for hi s constant encouragement and guidance in the course of this study and to the Facultyof Graduate Studies and Research, for having awarded her a 1975 Summer Fellowship.

To a host of friends, who have patiently offered

their help during the completion of this Thesls, the Autho!' owes a great debt of Slratitude.

.:t . lf... -\~-~,--------'-_-_-""_---_"''''''''~''~_~ __ ~~~_~ ________ f-_,~!'I4;t, h-~ ... $'l~':::'"-~"j- .:"1' • :! -',:1

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INTRODUZIONE

E' nota che durante il Sei cento, nel campo delle lettere, g/lita-

liani tendevano ad allontanarsi dal modello aristotelico. Essi

insi stevano soprattutto sull'ingegoo, sull a capacità invent iva

dell' immaginazione, sulla novità, sull a meravigl ia, sullo stupore,

sul gusto, sul senso, sul sentimento: e cioè su tutto cio che ap-

pariva ed era irrazionale, fino alflesagerazione, 0 addirittura,

come è stato ripetuto tante volte, fino alla degenerazione della

spontaneità e della libertà poetica. Durante 10 stesso periodo, in

Francia, invece, si ver ificava il processo inverso. 1 classi ci sti

francesi sostenevano la dipendenza dei belle poetico dalla ragione

e dal buon senso. Insistevano sull'imitazione della realtà, ma di

una realtà ideale. Imitavano '91 i antichi, senza, pero, diventarne

ciechi ammiratori e seguaci. Favot"evol i ail 'Hal i a dei Castelvetro,

delle Scaligero e dei Vida, essi biasimavano li'ltalia dei Marino,

dei marinisti, dei Guarino, dei Bonarelli e petfino dei ~sso.

L'influenza dl questi poeti italiani nella letteratura francese era

stata considerevole nella prima metà dei Seioento. Appunto per

questo, i classicisti francesi, in particolare il Boileau, il Rapin,

il Bouhours e il Mambrun, si opponevano energicamente a questa

biasimevol e predi 'ezione dei loro connaziona'i. Con il Boi 'eau,

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l'italrihismo il1 Francia arriv~ alla sua fine1

e d'allora in poi non si

sentirono dalla Francia che censure corl-o l'ltalia e contro la Sua

letteratura. In nome della ragione e deI buon senso, i clas sici sti,

francesi pretendevano di combatter'e l'affettazione dell a poesi a

italiana. Le critiche francesi ebbero eco in Italia sottanto negli

ultimi anni dei Sei cento e soprattutto al" ini z io dei Settecento,

proprio quando l'Arcadia cerca di restaur-are, insieme all'imitazione

dei model! i cl assic,i, il bu on gusto nella letteratur a ital i ana e di

riportare il bello e l'ingegno poetico entro i limiti della ragione.

Ma l'Arcadia non è soltanto reazione contra il secentismo itali~no,

essa è anche ribelliane contro le conseguenze estreme dei razio-

nalismo francese.

El su questo sfondo che va situata la polemica Orsi-Bouhours,

de" a quale intencHamo, appunto, occuparci. Essa ebbe origine dal

famoso libro dei gesuita Dominique Bouhours, La Marnière de bien

penser dans les ouvrages d'esprit (1687), che conteneva un severo

attacco contro 1 a letteratura ital i ana. Nel 1703 il marchese Giovan , .

Gioseffo Orsi, con la sua opera Considerazioni sORra un famoso libro -franzese intitolato La Manière de bien penser dans les ouvrages

d'esprit. cioè La Maniera di ben pensare ne' componimenti. si

propose di difendere Ja letteratura italiana dalle accuse dei

Bouhours. In ris posta aile Considerazioni, i padri giornalisti di

J Si veda a questo proposito Chandler Beall, La Fortune du Tasse en Fr+ance (Oregon: University of Oregon and Modern Language Asso­ciatron of Amer i ca, 1942), p. 99 •

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Tr~youx pubblicarono quattro articoli nei numeri di febbraio, marzo,.

aprile e maggio 1705 dei Journal pe Trévoux, allo scapa di difendere

il lare confratello, morto un anno prima deI! a pubbJ icazione.del Popera

delllOrsi. Ques ti rispose con Quattro lettere Apologêtiche indirizzate

alla dottissima e chiarissima Dama Franzese Madame Anne La fleure

Daci.er dal marchese Glovan Çèi.oseffo Orsi, in proposito deUe sue • 1

Considerazioni sopra il famosQ Libro Frgnz ese intitolato La Maniere

de bien penser dans les ouvrages d1esprit1cioè La Maniera di ben

pensare ne' componimenti, aile quali ribatterono i giornalisti con un

articolo pubblicatd nel Journal de Trévoux dell'aprile 1706. Su€-

cessivamente l'Orsi pubblicà undici lettere scritte da alcuni suoi

amiei, per dif.errdere le Gonsiderazioni e pel" dare un'ulteriore

risposta aile obiezioni dei giornalisti.

Le undici lettere degli amici dell'Orsi chiudono la prima fase

della po/ernica. Dopo l'articolo dell'aprile dei 1706, non si sentono

altre obiezioni da, parte dei letterati frances;. La polemica fra

francesi ed italiani sembra finita. Essa 51 riaccende, perè, in

Italia con la L,ettera Toccante le Considerazioni sopra La Maniera

di ben pensare, di Francesco Montanl, 2 pubblicata nel 1709. Il

Montani si opponeva radicalmente al metodo dell'autorizzamento

adoperato dalJlOrsi, poiché, a suo avviso·, la poesia derivava

dall'entusi asmo creatore dei poeta e non dal Pimitazione dei

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classici. La lettera dei' Montani ciroolo manoscritta dal 1705 al

1709. Ancora prima della sua pubbl!.cazione, le critiche, che egli ....,. mosse all'Orsi, provocar"ono una serie di scritti da Pé1rte di vari

letterati dei tempo per difendere le Considerazioni. Il dottor Pier ,

Francesco BoUazzoni pUbblico, nel 1707, tre lettere indir'izzate al . 3

Signor Bernardo Trevi sano, per confutare le critiche dei Montani,

3 Pier Francesco Bottazzoni, Tre lettere all'eccellentissimo Signor Trevisano, nobi le veneto alle guai; diede occasione una Scrittura Crit;ca divul atas; col titolo di Lettera Toccanie le Considerazioni .,. (Padova: Giuseppe Corona, 1707. L. A. Muratori afferma che almeno due di queste lettere (e verosimilmente tutte e tre) furono de.ttate dalJlOrsi: "Memori e 'intorna ail a vita dei Signor Marçhese Giovan Guiseppe Orsi, raccolte dal Signor proposto Lodovico Antonio Muratori," pubblicate nel secondo (P. 563) dei iiue volurrli che raccolgono i vari scritti relativj, alla polemica 0 rsi-Bouhours, Considerazioni dei Marchese Giovan Gioseffo Orsi Ij>olognese sopra La Maniera di ben pensare ne' componimenti .• già pubblicata dal Padre Domenico'Bouhours della compagnla d1\Gesù. S'aSSiungono tutte le Scritture, che in ocçasi~ne di <ruesta, letteraria COQtesa uscirono, a favore e contro al d~tto Marchese Orsi. Colla di lut vita e colle sue Rime in fine (Modena: BaNolorneo SOliani, 1735). "primo volume contiene gli scritti della prima fase della contesa, e il secondo volume quel li della seconda fase, Gli scritti relativi alla pOlemic;à, almeno che nonsiadiversamente indicato, saranno citatÎ'da questi due volumi, indicati con il titolo abbreviato di Considerazioni. A. Boeri {Una contesa letter ria franco-il liana nel secolo XVIII Palermo:LO Casto, 1900, p. 65, n. 4 acc~nna ail a questione delle tre lettere, ma agglunge che 1,0 stesso Orsi, negl i 6vyjsj amor:evolj di Giocondo Sif'lcero. aveva detto che l'autore delle tre lettere era il Bottazzoni, quindi il Boeri pensa che non ci sia ragione alcuna per non cre­dergli. G. Toffanin (L1eredità dei Rinasci ento in Arcadia 8010gna: Zahichelli, '1923, p. 124, n. 1 - pensa che l'Orsi ne sia Jlautore e ritiene di trovare conferma di cio in una lettera "dei Baruffaldi indirizzata al dottor Pier Francesco Bottazzoni per affare domestico. F. Foffano (IIUna polemica letteraria nel Settecento," Ricerche letterarie, Livorno: Giusti, 1897, P. 327) si limita ad accennare aile parole dei Muratori e al libro dei Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI (Balogna: Cas a editrice Tommaso d'Aquino, 1.788), 197-209.,

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Nel 170B, apparve a Roma un Rast'Onamento 4

dell1abate Biagio ;

Garofalo, net quale si censurava Il Monfanl tlper aver inteso a

rovescio alcurïi,pas!?l di serittori greci da lui citati, P~I" aver osato

di giudicare Erodoto semplice, artlficioso Anacreonte, improp1"io

• Omero, rozzo Pindar6, per aver in fine parlato della poesia orien .... ,

tale senz1averne sicurl-a notizia~ ,,5 Nel 1709, usd a Milano ~nlEpi s-... ------

!.2.!.s seritta da_ L~zzarQ_Agostina--€tJtta,--Ô--nelïaquale si erlticava

la leggerezza che il Montani aveva mostrato nella sua lettera. , .

NellQ 5tes,:"0 anno, il ferrarese Glrolamo Bar'uffaldi scrisse le

sue Osservazionj critiche,7 nelle quali lrattava di vari punti della'

4 Biagio Garofalo, Ragionamento ln difesa de.llè Consider-azioni sopra il Libro della Maniera di ben pensare Qve si stabiliscono'gli arsoment; di esse Considerazioni e si "diehiarano var; luoshi d'Autori Greci a torto im nali Indirizzato ar SI nor Marchese Gian Gluse' Orsi con una lettera latlna nel medeslmo su elto Roma: F. Gon a, 1708. 1/ litoro della letter-a latina è, il seguente: Octavif Car- 0 h j- ro Considerationibus 1talicis in Librum Gallicum de Modo

gitandi Epistola êdversus Anonymi Accademici obtrectationes'-

5 Foffano, p. 328.

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.7 Girolamo Baruffaldi J Osser-vazioni critiche nelle guai i' esaminando la' Lettera toccante le Consider-az!on; Il'' si traUano varl argomenti Rettoricl Poetici fi altr-i che a e ar èn 0'0 alla Filosona aile belle Lettere &- ad sltre facoltà sclentiflche (Venezi a: G. G. Ertz, 1710. Neilo stesso anno, il Journat de Tr~voux pubbl ico, tradotta in francese, la lettera dei padre Gherar-do'Capassi, indirizzata ai

"gior-nalistf di Tr-évoux per- infor-marll della sviluppo della pofemica: ." ,

Journal de Treyoux ou Memoires pour ,servir l'histoire des Sciences et des beaux Arts (fevrier 1710; rpt. Genève,: Slatkine Reprints, 1968), X, 85-B9., Si tr-ova snche,nel secondo'yolume delle Considerez ionl, PP. 19.3-.1 99.

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Lettera toccante, non dis,cussl ancora dat Garofalo e dal Bo~t~zzon!,

Per elaborare .le sue osservazlonl, il Saruffaldi.si era procurats

la lettera manoscr iHa dei Mdntani. Ma prl'!la -di pub~1 i c;:arle, ebbe

l'li>pportunità di leggere lil lettera stampata, la qu,al'e' differiva molto

dal testo manoscritto. Sembra èhe 1,1 Montani, a.vendo letto gJi scritti

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dei Garofalo e dei Bo~tazzoni, avesse modificato alcune delle,s.ue

osservazidni. Il Baruffë3ldi face la li sta di tutte le modJflçhe introdotte

, " ~ 8" nella lettera stampata e le agg,iunse alle sue Osservazionl. Ne!

1710, fu pubbricato' à Padova un trattato contro la LeÙera tocça~te,

scritto da Gi~seppe ~llalèona. '9: Si trat~'a d( un élial~go fra' ~ue .

mugnai, i quali, dovendo vagliare un sacco di grano, cioè la' letteré;l

d~1 Montani, esaminano i ~gra'~i ch.e nqn' pass~no 'per i I.vaglio. Alla

fine trovano nel sacco di grano "più logllo che frumento," e "10

, 10 . l:itimano percia imTeritevo~e dell'onore pel loro MoLino. Il Questo

scritto chiude la seconda fase della polemicà. Nonostante il fermo , , ,

proposito manifestato dalllOrsi di non contrlbuire -più con· i su~.

scritti a questa gara letteraria, egli scrisse, 'pero, UA dlalogo "

8 Oltre a queste aggiunte, si trovano vari scritti di alcuni amict de' "Orsi e dei Baruffaldi: un'epistola in materia dïpHtura d,el pittor-e bolognese P!etro Cavazzoni ~anotti in difesa di Guido RE!n;; una lettera dei matematico mode ne se Domenico Co .... radl dlAustria che tratta dei l'oUica e della diottri,caj e una traduziooe italiana fatta dalJlabate Domenico Lazzarlni, professore di lettere greche a Padova, di alcuni passi di Sallustio, censurato ingiustamente dal' Montanl. \

\ , ' 9 Giu.seppe AÏJaleona, 'Va liatura tra'Baioné 'e Cianciotte mu nai

deJla Letter~ Toceante le' Consi(;terazioni" .' •• Lucca: Frediani. t710). " _. 1 4 < _ .... ; \ ,

1 0 "~~di.câzione 'll Pr"ef~tione aIl "ec(;élre~;z-'a .de!' Sjgn~r ~t~io:' : Ram:boldo,lÎ ·CObsid~.r,azion.i,:, '1, xvm~: '.' ' , .

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mtitolato Avvi si amorevol i di Giocondo Sincero. 11 nef quale esprimeva

la sua opinione circa la seconda fase della polemica, ed esaminava,

in particolare, la prefazione alla Lettera toccante. Il dialogo non

venne pubblicato subito. SPin~ da alcuni amiei, l'Orsi finalmente

dlede il permesso di pubbl iearlo, ma mor7 prima della sua pub-

blicazione. Il dialogo apparve per la prima volta nelfledizione dei

1735 delle Considerazioni.

La seconda fa se della polemica e le sue ripercussloni nel/a critica

letteraria deI Settecento meriterebbero certamente un ampio e attento

studio. Nel presente saggio ci si arno, pero, occupati sol tanto della

prima fase della polemica, nella quale si esauriscono i motivi iniziali

che avevano spinto l 'Orsi e i suoi amici ad entrare in discussione

con i francesi.

11 IIAvvi si amorevol i di Giocondo Sincero à Il 'Autore dell 'Avvi 50

che precede la Lettera Toccante stesi in risposta al suddetto dal Signor marchese Giovan Gioseffo Orsi," Considerazioni, Il, 475-550. Per quanto riguarda 10 svi luppo cronologico della pol emica, v. Fantuzzi, VI, 197-209; Foffano, pp. 315-332; "Dedicazioni e Prefazione ait 'eccellenza dei Signor Antonio Rambaldo, Il

Considerazioni, l, iii-xix; il libro dei Boeri già citato e quello dei Toffanin.

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IL BOUHOURS CRITICO DELLA POESIA ITALIANA

1. E' note ehe durante la seconda metà dei Seicento i erltici

franees;, e più importanti di tutti il Boileau, assumono un

atteggiamento polemieo verso la letteratura italiana, 1 provocando,

e sia pure con qualche ritardo, la reazione dei critiei italiani.

Ed è anche noto che alla tendenza generalmente razionalistica della

critica francese venne cosl ad opporsi la tendenza irrazionalistica

della critica ital iana. Mentre i frances; insistono sui diritti della

ragione, gJlitaliani difendono i diritti della fantasia:

1 J. G. Robertson (Studies in the Genesis of Romantlc Theory in the Eighteenth Cehtury, London: Cambridge University Press, , 923, p. 6) afferma: "As far as foreign criticlsm is ooncerned, it may be said to begin with the Père Bouhours speaking scornfully of the Italian language, in his Entretiens d'Ariste et dlEugène (1671). Boileau in his Art Poetigue (1674) reflected unklndly, and even

- harshly, on Italy as the home of bad taste, implying that, in this respect, she was hardly less to be reprobated th an Spain. Rapin expressed simi 1 ar sentiments; Bai lIet, and an ever-increasing chorus followed, and in 1687 appeared the most virulent and damning of ail the anti-Italian books, the famous Manière de bien penser d9ns les ouvrages d'esprit. by Bouhours. "

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La difesa dei diritti della fantasia e della libertà poetica contro le conseguenze dell'intellettualismo e dei neo-classicismo francese, forma il fO,':1do della grande polemica Orsi-E3ouhours'2nella quale intervennero un gran numero di critici italiani •••.

Ma la situazione, se si guarda le cose piu da vicino, si presenta

piu complessa e mena facilmente definibile di quanto generalmente si

ritiene. Per i francesi, non si tratta di razionalismo puro. Accanto

alla tendenza razionalistica si avverte spesso la presenza della

tendenza opposta, e il tentativo di raggiungere un certo equilibrio

fra le 9ue tendenze, fra le esigenze razionalistiche e quelle della

fantasia, dell'immaginazione poetica. Cio vale anche per l'Arte

Poetica dei Boileau, che si pue considerare come la formulazione

raz ional i sti camente più spinta dei gusto letterario dei Pepoca. Basta

pensare alla strofa iniziale:

C'est en vain qu'au Parnasse un t~m~raire auteur Pense de l'art des vers atteindre la hauteur: S'il ne sent point du ciel l'innuence secrète, Si son astre en nai ssant ne l'a for~~ poëte, Dans son genie etroit il est toujours captif',

, '" Pour lui Phebus est sourd, et Pegase est retif. (1.1-6)

E vale ancora di più per il Bouhours. 3 Per darnè-û'n esempio mi

2 Benedetto Croce, Storia dell'età barocca in Italla, 4a. ed. (Bari: L.aterza, 1957), p. 229. Si veda anche nello sresso libro PP. 221-228, e dei 10 stesso Croce, Letteratura ital i ana dei Settecento (Bari: Laterza, 1949), PP. 86-87.

3 Dominique Bouhours nacque a Parigi il 15 gennalo 1628 e mort nella stessa città, il 27 maggio 1702. E91i partecipo a due circoli letterari: Ille lundi di Lamoignon" e "le samedi de Sapho." Il primo era organizzato da GuI Haume de Lamoignon (primo presidente dei parlamento di Parigi) e somigliava molto da vicino ad un'accademia letterari a. L'altro circolo, il IIsamedi de Sapho, " era conosciuto

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fermera su uno dei dialoghi degli Entretiens d'Ariste et d'Eugène.

quello intitolato ilLe bel esprit. 114

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\1 Bouhours cerca di dare una definizione dei "bel esprit" e di

stabilirne le caratteristiche essenzial i. La vera belJezza delJlingegnos

cons iste "dans un di s cernement juste & dei i cat ••• Il (p. 115). \1

, bell 'ingegno e sempre guidato dal giudizio (ilLe jugement est comme

le fond de la beaut~ de l'esprit •.•• Il P. 115), dal buon senso, da

quella specie di buon senso che unisce la solidità all';clat:

Car il Y a une espece de bon sens sombre fi morne, qui n'est gueres moins opposé à la beaut~ de l'esprit, que le faux brillant. Le bon sens dont Je par le, est d'une espece toute differente: il est gay, vif, plein de feu, ••• , il vient dlune intell igence droite fi lumineuse, d'une imagination nette & agreable. (P. 115)

. ' Se il bel esprit coincide con l'esprit fort, CIO non toglie che esso

Ilpour avoir beaucoup de force, en ait moins de dei icatesse ll (P. 116),

Oltre alla forza e alla solidità, l'opera d'arte deve avere, infatti,

qualcosa di piacevole e di fiorito:

come un "salon pr~cieux Il ed era organizzato da Madeleine de SCUdéry. Il Bouhours scrisse varie opere di carattere grammaticale e retorico e partecipo a varie polemiche letterarie. Per ulteriori notizie sulla sua vita e sulle sue opere, si consulti il libro di George Doncieux, Un .' sui e homme de lettres au dix-se tième siècle: Le Père Bouhours 1886; rpt. Genève: Slatkine Reprints, 1970).

4 D. Bouhours, Les Entreriens d'Ariste et d'Eugène (Paris: S~bastien Marbre-Cramoi sy, 1671); mi servo dei l'edizione modern a , a cura di Ferdinand Brunot (Paris: Librairie Armand Col in, [1962)).

5 Traduco la parola esprit con ingegno, seguendo l'esemplo dei eritie; italian; dei Setteeento.

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Les pieces les plus sçavantes, fi mesme les plus ingenieuses, , ~ , ne sont point estimees dans notre siecle, si elles ne sont touchees dei i catement. Outre ce qu'elles ont de sol ide & de fort, il faut qu'elles ayent je ne sçay quoy d'agreable fi de fleuri, pour plaire aux gens de bon goustj & c'est ce qui fait le caractere des belles choses. (P. 117)

D'altro canto sono necessarie anche la chiarezza e la semplicita':

Au reste il ne suffit pas pour avoir l'esprit beau, de l'avoir solide, penetrant, delicat, ,fertile, justë:,: 4niverselj il faut encore y avoir une certaine clarte que tous les grands genies n'ont pas. Car il Y en a qui sont naturellement obscurs, & quit affectent mesme de l'estre .•.. (P. 120)

E ancora:

Vous voyez bien que cette beauté doit estre simple fi narve, sans fard & sans artifice, pour faire son effet .... (P. ,121 )

Il Bouhours si rende conto che il bel esprit, come è da lui

descritto, è costituito da qualità opposte (11Je vois bien à cette heure,

dit Eugene, pourquoy les veritabl~s beaux esprits sont si rares: des

quaI itez aussi opposées, que la vivacité & le bon sens, la delicatesse

fi la force, sans parler des autres, ne se rencontrent pas toujours

ensemble" p. 123), ma egli ritiene che tutte queste qualità si possono

ritrovare insieme in una mente ben fatta, in un "temperament

heureux" (p. 123). Cio che egli cerca, non è l'una 0 Ilaitra qualità

e nemmeno il prévalere dell'una 0 dell'altra, ma appunto il loro

eqt:li/ibrlo. E rltorna anche qui, verso la fine dei dialogo, il motivo

tradi zlonale dl origine oraziana, che abbiamo Incontrato al principio

dell'Arte Poetica dei Boileau:

••• Il ne suffit pas d'avoir de l'esprit fi de l'imagination pour .. . ' .. exceller dans la poesie; il faut estre ne poete, fi avoir ce naturel , , qui ne depend ni de l'art ni de l'etude, û qui tient quelque chose de "inspiration. (P. 1 JO)

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, 2. La tesi corrente fino a poco tempo fa e stata che il Bouhours

fosse il continuatore dei Boileau.6

Si teneva conto soltanto della

Manière de bien penser dans les ouvrages d'esprit,7 pubblicata .. r'

, . nel 1687, tredici anni dopo la p.ubblicazione dei l'Art Poetique dei

Boi 1 eau. . ,

E CIO, nonostante che verso la fine delflOttocento, il

Doncieux,8 nel suo libro sul Bouhours, tenendo conto degli

Entretiens (1671), avesse accennato brevemente alfa possibilita'

. , opposta, e clOé, che il Boileau avesse derivato delle idee dal

Bouhours. Ouesto accenno rimase, pero, senza seguito, fin quando

9 recentemente un cr iti co, Constant Venosoen, in un saggio dedicato

6 G.L. Moncallero, nel suo libro L'Arcadia 1: La premessa êQti secenti sta e classi ci sta (Firenze: Leo Olschki, 1953), afferma che il Bouhours "teneva come vangelo letterario l'Arte poetica dei Boileau ••• Il (P. 189). Calcaterra, in un breve accenno alla polemica Orsi-Bouhours, ritiene che La Manière de bien penser abbia subito l'influenza diretta dei IIcodi ce cartesiano di Boi leau ll

(Alma Mater StudioC:um, Bologna: Zanichelli, 1948, P. 262). Foffano osserva che il Bouhours lIappartiene come critico a quella scuol a c1assi cheggiante, il cui codi ce letterario è rappresentato dalla poetica dei Boileau" (P. 318).

7 D. Bouhours, La Manière de bien penser dans les ouvrages d'esprit (Paris: Sebastien Marbre-Cramoisy, 1687; rpt. Ann Arbor: Michigan University Microfilms, '970)

8.' '. '. '. l!PubllC en 1674, l'Art Poetl9ue etaIt deJa connu par les redtations que Boi leau en avait faites en plusieurs cercles. Mals il est douteux que Bouhours ait pu beaucoup profiter de ces lectures. , L'acheve d'imprimer de ses Entretiens est du 15 janvier 1671; le , texte de l'Entretien du Bel Esprit etait donc arrete completement dans le courant de 1670, et a cette ~poque \fArt poetique. auquel Bojleau ne commença de travailler qu'en t 669, ne devait pas êtrè avance~1 (G. Doncieux, p, 224, n. 2).

1> 9 C. Venosoen.,t "L'Entretien sur 'Le Bel Esprit' de Bouhours: Source de \fArt Poetique de Boileau, Il Dix-Septième Siècle, 89 (1970), 23-45. 1\ Venosoen, nella nota 5, a P. 24 dei suo saggio, accenna

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le Bel Esprit " come la fonte dei l'Art Po~ti9ue. Sulla base di un

attento confronto dei due test i, il Venosoen mostra come nell 'Art

Poétigue dei Boileau si ritrovino gli elementi essenziali della dottrina

dei Bouhours e come, quindi, sia comune ad entrambi il tentativo di

conciliare il razionalismo con l'irraz;onal;smo: con questa differenza,

tuttavia, che il Bouhours si soffermerebbe più dei Boi leau, sull'impor-

tanza dei l'elemento irraz ional e e mi sterioso, tentando, se non di

definirlo, di isolarlo, Indicandolo come "l'ineffable je ne sais quoi"

10 (P. 40).

a Ile parole dei Doncieux sopra citate, ma sostiene che le IIquelques osservations de Ren~ Radouant, dahs son Introduction aux Entretiehs d'Ariste et d'Eugène (Paris: Edition Brossard, 1920, 254 PP.) sont beaucoup plus suggestives, et indiquaient en quelque sorte la voie à suivre." \1 Venosoen si riferi sce al seguente accenno dei Radouant: "On a crI,! pouvoir nommer ce dialogue "Le bel esprit tl à coté de PArt poetique. C'est faire à Bouhours bien de l'honneur, encore que sur plusieurs points il se rencontre avec Boi leau. Or si cet entretien est imprime à la fin de 1670, "Art poetique n'est commence qu'en 1669 et ne paratt qu'en 1674" (PP. 19-20).

10 E. B. O. Borgerhoff dedi ca un capitolo dei suo Iibro, The Freedom of French Classicism (Princeton: Princeton University Press, 1950, pp. 186-200) alla di scussione della nozione dei Je ne sais quoi dei Bouhours. Il Borgerhoff accenna brevemente ai primi us; delJlespressione e menziona vari critici, i quall hanno accennato al la stessa questione: G. Doncieux di ce che il je ne sai s guai si trovava gi à in Mlle. Gournay nel 1589 e che Marivaux e Montesqûieu avevano anche usato questa espressione (PP. 264-265). rte Jacoubet (liA propos deI je ne sais quoi," Revue d'Histoire Litteraire de la France, 35, 1928, 7 77) sottollnea i punti- di contatto fra il je ne sais quoi" e il no s' di Graci~n. 8.' Croce (Estetica come scienza dell'es ressione lin uistica enerale 10a. ed., Bari: Laterza, 1958, p. 219 ac na alla presenza di que st a nozione nel Bouhours, nel Sarvini e all'uso che ne fece il Feijoo in Spagna. J. Splngarn riassume ra questione nel"introduzione ai suoi Critical Essays of the Seventeenth Century (1908; rpt. Illinois: Interstate Printers and Publishers, 1957), " c-ci.

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La questione si complica se si tien conto che il Boileau non è

soltanto l'autore dell 'Art Poetique, ma anche il traduttore delle

Pseudo-Longino. E' appunto di questa traduz.ione che si occupa un

altro critico recente, Theodore Litman, nel suc libre Le sublime en

France (1660-1714). 11 Il Litman cerca di dimostrare che l'Art

, " , Poetique e il TraLte du Subi ime, benche pubbl 1 cati nello stesso anno,

sono da considerarsl indipendent i l'uno dal JI al tro. La traduz ione dei

, Traite du Sublime indica chiaramente che il razionalismo dei Boileau

è mena rigido e intransigente di quanto si potesse credere alla lettura

delJlArt Poetique. Nella prefazione alla sua tradu7ione, il Boileau,

rifacendosi allo Pseudo-Longlno~ dà una definizione dei sublime,

sottolineandone il carattere straordinario e meraviglioso:

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Il faut donc savoir que par sublime Longin n'entend pas ce que lés orateur(s appellent le style sublime, mais cet extraordinaire et çe merveill'èux qui frappe dans le discours, et qui fait qu'un ouvrage enlève, ravit, transporte. 12

L'insistenza sut Jlirrazionalità dei subi ime è ancora più evidente nella

risposta al Le Clerc, nella X Riflessione critica su Longino:

Vous croyez donc, monsieur, et vous le croyez de bonne foi, qu'il n'y a point de sublime dans ces paroles de la Genèse: "Dieu dit: Que la lumière se fasse, et la lumière se fit." A cela Je pourrais Vpus repondre en general, sans entrer dans une plus grande dï'seussion, que le sublime n'est pas proprement une chose qui se prouve ~t qui se demontre; mai~ c'est un mervei lieux qui sai sit, qui frappe et qui se fait sentir. (P. 398)

11 T. Litman, Le Sublime en France (1660-1714) (Paris: Nlzet, t 97 t ).

12 Nicolas Boileau Despreaux, Oeuvres complètes (Paris: Hachette, 1862), p. 417. Mi servo di questa edi z.ione per tutte le citazloni delle opere dei Boileau.

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Dra, secondo il Lilman, questo marcato irraz ional i smo dei Boi leau,

e in particolare, lé;) sua nozione dei sublime, sono da ricollegare

agli Entretiens dei Bouhours e più specificamente alla nozione dei

Je ne sais guoi, alla quale è dedicato, appunto, une degli Entretiens. 13

Numerosi sono i punti di contatto fra queste due nozioni. Tanto

l'una che l'altra non possono essere definite in maniera soddi sfacenle.

Si tratta di noz ioni che toccano i sentimenti e non l'intelletto; senza

la presenza dei sublime e dei Je ne sais guoi un pensiero non pUO

colpire e commuovere. Si confrontlno, per esempio, i due passi

seguenti degli Ertr~tiens, con cio che dice il Boileau dei sublime

nella prefazione al Traite e ulteriormente nella X Riflessione critica

su Longino:

Il est plus aise de le sentir que de le connoistre ••• sa nature est d'estre incomprehensible et inexplicable. (Entretiens, p. 140)

••• si le Je ne sçay quoi manque, toutes ces belles': 4~afÙez [bonne mine," ,bonne grace, enjouëment, humeur] sont com'me mOf'tes, elles n'ont rien qui frappe, ni qui touche. (Entretiens, p. 141)

13 Il Borgerhoff afferma che, prima dei Bouhours, c'era stato un dis"corso a proposito dei je ne sais quoi, "reportedly delivered to the Academy in its early days by Gombauld, but never published and, so far as i 5 known, never recorded"i ma il dialogo dei Bouhours, è il primo tentativo di anallsi dettagliata di tale nozione (PP. 166-167). Egli dedica inoltre anche un capitolo deI sua IIbro alla nozione deI sublime dei Boileau e la ricollega al je ne sais guoi dei Bouhours: "Within the framework of the complex whic!) we are trying to recover, the sublime might be described as the "agrement inexplicable ll or the IIje ne sais quoi ll considered on a higher plane. Offhand it connotes a more lasting, a deeper, and a solider excellence. "Sublime" Is after ail a more positive term than the other two, and it suggests less directly the limitations of the hum an n\ind and more reverently the aspect of art which partakes of the divine. But ail three terms are relatecl" (PP. 200-201).

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Il faut donc entendre par subi ime, dans Longin, l'extraordinaire, le surprenant, et, comme je l'ai traduit, le merveilleux dans le discours. (Prefazione Traite du Sublime, pp. 417-418)

•.• le ;;ubl ime n'est pas proprement une chose qui se prouve et qui se demontre; mais c'est un mervei lieux qui sai sit, qui frappe et qui se fait sentir. (X Riflessione critica su Longino, p. 39B)

o.ueste analogie portano alla conclusione che il je ne sais quoi,

e più in generale gli Entretiens dei Bouhours, hanno eserdtato

un'influenza considerevole sul Boi leau e sulla traduzione dello

Pseudo-Longino:

La portee des Entretiens est considerable pour la conception du sublime.... Obsed~ par le problème d~ "génie" et de "l'inspiration divine, " Bouhours s'est lance dans une etude du "je ne sais quoi 'l qui a ouvert à la critique une nouvelle façon d'apprécier les oeuvres d'art. Sentir les effets plutôt que raisonner sur les ressorts de l'art, rabaisser la raison el 'placer l'accent sur la sensation reçue, ne pas chercher à comprendre ce qui ne peut s'analyser: voi là ce que Bouhours a su imposer avec ses Entret i ens. 14

Ma, se Jllnfluen7a dei Bouhours sul Boileau è, secondo il Litman,

fuori di ogni dubbio, altrettanto certa è, secondo 10 stesso critico,

l'influenza dei Boi leau e dei Trattato dei subi ime sull a Manière de

bien penser. " Litman sostiene che, in quest'opera, il Bouhours

sv il uppa pi ù a fondo i 1 suo pens i ero e approfond i sce 1 a noz j one de 1

je ne sais guoi degli Entretiens, ricollegandola a quella dei sublime.

La diversità dei punti di vista dei due interlocutori, Eudosso e

Fi lanto, il loro dialogo e le loro stesse esitazioni non si

spiegherebbero senza tener conto della distinzione fra il sublime

14 Lftman, Le Sublime en France, p. 27.

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inerente ai pensieri e quello inerente allo stile, 0 più semplicemente,

fra sublimità vera e propria ed eleganza:

Cette confrontation compl iquçe des goûts nIa pas pu se manifester que grâce à lIapparition soudaine du concept du sublime dans la critique de lIçpoque. (p. 107)

3. Nella Mani~re de bien penser ritroviamo, dunque, ulteriormente

svi luppato, il discorso fatto sedi ci anni pr Ima negl i Entretiens ,

d'Ariste et dlEugene, Caratteristica dei Bouhours è la ricerca

dell'equilibrio nell'arte di ben pensare; il bu on sense dljspirazione

cartesiana viene cos1 trasformato da lui nel "bons sens qui brille. lItS

Nella prefazione alJlopera, egli definisce il suo trattato come "une

Logique sans ~pines, qui nlest ni seche, ni arbitraire, mais une

Rhçtorique courte et facile, qui instruit plus par les exemples que

par res pr~ceptes et qui n'a guère d'autre regle que ce bon sens

vif et brillant. 1I16 Nei qua'ttro dialoghi, di cui è composta l'opera,

il Bouhours espone la sua dottrina dei buon senso, delta finzione e

dell'ornamento poetico, il quale ultimo viene divisa in tre categorie:

il sublime, il piacevole e il delicato. Nel leggere il libro,

assistiamo ad una lotta per la supremazia nel campo delle lettere,

in cui i francesi J che in generale seguono 1 a via indi cata dagli

15 D, Bouhours, Entretiens d'Ariste et d'Eugène, p, 115,

16 D. Bouhours, La Maniè e de bien enser dans les, ouvra es d'esprit (Paris: Libraires Assocl~s, 1771 , P. vi: anche nel seguifo, cito 'sempre da questa edizione.

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Il 17 Q . dt· .. . a ontanano. uestl ue at egglamentl Oppostl sono rappresentatl

dai due interlocutori dei dialoghi. Eudosso, il protagonista e porta­

voce dei Bouhours, è partigiano dei buon gusto e dei buon senso e

percia "rien ne lui platt dans les ouvrages ing~nieux' qui ne soit

raisonnable et naturel" (P. 1). El un fervente ammiratore degli

antichi: "surtout les auteurs du siecle dlAuguste, qui selon lui, est

le siecle du bon sens" (P. 2). A Filanto, all'incontro, piace "tout

ce qui est fleur~out ce qui bri Ile • ••• Les Grecs fi les Romains

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ne valent pas a son gre les Espagnols fi les Italiens. Il admire

entrlautres, Lope de Vegue fi le Tasse; il est si entete de la

Gierusalemme 1 iberata, qulj 1 la pr~fere sans façon à "II iade & à

l'Ençide'' (P. 2). E sebbene alla fine Eudosso abbia la meglio, la

sua dottrina avrà allora assorbito ciO' che di più valido era nel

punto di vist'a dei suo oppositore, Fi lanto. 18

All'inizio dei primo dialogo, Eueosso afferma che la verita"'; la

fedele imitazione della natura e il buon senso costituiscono lIessenza

dei ben pensare. Per esser val ido, un pensiero deve esser vero, e

la verità si trova nella fedele irpitazione della realtà:

17 La Manière de bien penser va situata al tempo della famosa Querelle des Anciens et des Modernes, neJla quaJe i classlci:rt>i francesi, e più di tutti, fi Boileau., sostenevano la supremazia degli scrittori antichl sui moderni: si veda in proposito H. Girlot, La Querelle des Anciens et des Modernes (1914; rpt. Genève: Sï8tkine Reprints, 1968), M. H. Rigault, Histoire de la Querelle des Anciens et des Modernes (Pari 5: Hachette, 1856).

18 L" 106 Itman, p. •

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Les pens~es, reprit Eudoxe, sont les images des choses, comme Jes parofes sont Jes im~ges des pensées; & penser à parler en ~~n~ral, c'est former en sot ~a peinture d'un objet, ou spirituel ou sensibl'e. Or les images & les peintures ne sont veritables qu'autant qu'elles sont ressemblantes: ainsi une pens~e est vraie, lorsqu'el té repr~sente les choses fid~lement; fi elle est fausse, quand elle les fait voir autrement qu'ell es ne sont en elles-mêmes. (PP. 9-10)

Ma questo intransigente razionalismo è dl poca durata. Per bocca di

Fi 1 anto, -i 1 Bouhours introduce la falsita che sembra indispensabi le

ai pensieri ingegnosi. poich~ "le faux en fait souvent toute la grace,

&' en est même comme l'ame'' (P. 10). Una nozione che Eudosso

accetta, anche se egli sostituisce "finzione ll a "falsità," perché

"l'une imite &' perfectionne, en quelque fac;on, la natOr~ l'autre la

gâte fi la détruit entiérement" (P. 10). Egli accetta il favoloso mondo

dei poeti, sempre che ta finzione sia "vraisemblable, &' qu'elle cache

quelque verit~1I (P. 11); e cioè sempre che i poeti non distruggano

Pessenza delle cose vol,endo ornarle e abbel firle. Ma flattenuazione

dei razionalismo non si ferma qui. Quasi tutto il primo dialogo

riguarda Pequilibrio Ira falsità e verità nei pensieri ingegnosÎ,

" Bouhours cerca di conci liare il vero con flequivoco, con la

metafora, con (liperbole e con la finzione. Pel" esempio, le

metafore lasciano intravede're la verità perch~ esse "sont c~mme

ses voiles trasparens, qui laissent voir ce qu'Hé couvrent" (P. 17).

D'altro canto, il vero Pl.!o trôvarsi anche nellljperbole sempre che

se ne eviti l'abuso. L'equivoco puo essere falso solo apparentemente:

La verité y est jointe à la fausset~, El ce qu'il y a de remarquable, le faux conduit au vrai, car du sens propre qui est le faux sens de l'éqUivoque on passe au figur~ qui est le vrai •••• (Po 19)

Cio è vero, pel'o, soltanto di un certo tipo di equivoco che non è

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poi veramel"lte tate. "-

Il vero equivoco e inv~ce condannato:

A parler en général, il n'y a point d'esprit dans l'éqUivoque; ou il Y en a for.t peu. Rien ne coût~ moins, &> ne sé trouve plus facilement. L'ambiguite, en quoi consiste son caractere, est moins un ornement du disc~rs qu'un défaut; fi c'est ce qui la rend insipide.... D'un autre cote, elle n'est pas toujours aisee à entendre: "apparence mysterleuse que fui donne son double sens, fait souvent qu'on ne va pas au veritable, sans quelque peine; & quand ·on y est parv-enu, on a regret à sa peine, on se croit joue •••• (PP. 21-22) :

Tuttavia, il pensiero dei Bouhours a Questo proposito sembra

piuttosto osci liante; e questa osci!, azione fâ pensare che Pequitlbrio

da lui ricercato fra razional ità e irrazionalità non 51 a sempre e dei

tutto raggiunto.

Dopo essersi fermato a lungo sul verosimile, il Bouhours ritorna

sulla nozlone di verità e sulla necessità che alla verità si ~ggiunga

qualcosa che colpisca e sorprenda 10 spirito:

.,., , • •• la verIte est a la pensee ce que les fondamens sont aux

édifices; elle la soutient Es la rend solide. Mais un bâtiment qui ne seroit Que solide, .n'aurait pas de Quoi pl~ire à ceux qui se conncHssent en architecture. Outre la soUdite, on veut de la , ,.. , . grandeur, de l'a9J'ement, fi meme de la dellcatesse dans l,es maisons bien bâties; & c'est aussi ce que je voudrais dans lèS pensees dont nou~ parlons. (p. 79) .

La differenza sta nel determinare in che casa consista ,questa novita ~

che \~olpisce e 'sorprende 10 spir.ito, e <:ioè, se- essa $ia ~arice.carsi

, " nel contenuto (lIc'est assez que les pensees que entrent dans les • r

ouvrages dlesprit ne soient point usees ll ), nello stile (lIque si

l'invention nlen est pas tout-à-fait nouvelle, la maniere dont on les ,

tourne, le soit au moins"), oppuré in Quell'Irrazlonale Je ·ne sai s'

guoi che causa ammirazlone nel lettore (IIOU ,ctue si elles n'ont pas

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, " la grace de la nouveaute, meme dans le tour, elles aient Je ne sais

" quoi en elles memes, qui donne de l'admirat ion fi du plai sir" pp. 77-

78>. Egli non riesce nemmeno ad effettuare la distinzione fra subli-

mità, piacevolezza e delicatezza.

Egli definisce la sublimità di un pensiero come lice qui emporte

fi ce qui ravit, pourvu que la pens~e convienne au sujet: car •..

rien n'~st moins raisonnable que d'avoir des pens~es subi imes dans

un petit sujet qui n'en demande que des médiocres" (P. 81); e tratta

indistintamente della sublimit'; intrinseca e di quella estrinseca,

cio~ della raffinatezza dell'espressione. 19 Quando passa alla

definizione dei pensieri piacevoli, la piacevoletza rimpiazza la

subi imità, ma l'effetto di novità rimane 10 s tesso:

Célles de la seconde espece sont les plus agr~ables qui surprennent fi q.ui frappent quelque fois autant que les nobles &' les sublimes; mais qui font par (lagr~ment ce que font les autres par la noblesse fi par la sublimit~. (p. 136)

Ad un cérto PUrlto, 10 stesso Fi lanto tende a confondere i pensieri

5ublimi-con i piacevoli, perche tanto gli uni che gli altri hanno il

fine di dilettare. Ma Eudosso fa la distinzione:

Elles plaisent, parce qu'elles ont du grand qui charme "oujours l'esprit; au lieu que celles-ci ne plaisent que parce qu'elles sont agreables. (P. 137)

Tuttavja la distinzione è fallita, perche egli pretende discernere

"charmer" dall'essere "agréable", ricorrendo al je ne sais quoi:

19 L' Itman, pp. 107-113.

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Ce qu'i 1 y a de charmant en elles, est comme en certaines peintures quelque chose de doux, de tendre fi de graci eux; , " qui ne consiste pas dans ce que nous appelions plaisant; mais dans je ne sais quelle grace qu'on ne saurait d~finjr en géneral, fi dont il y a de plus d'une sorte, (p, 137)

Ancora più difficile è distinguere e definire la delicatezza:

, •• quand vous me demandez ce que c'est qu'une pensee délicate, Je ne sais où prendre des termes pour m'expliquer".. Tâchons donc de nous former quelqu'idee de la delicatesse ingenieuse, & surtout ne nous contentons pas de dire qu'une pensee dei i cate est la plus fine production, fi comme la fleur de l'espr it: car ce n'est rien dire; fi dans un sujet si diffici le on ne se tire pas d'affaire avec un synonyme ou avec une métaphore. (PP. 165-166) 20

La soluzione consiste nel ricorrere ancora una volta al sollto je ne

sais guoi:

, , D'ou l'on peut conclure que la delicatesse ajoute je ne sais quoi

au sublime fi à l'agréable, fi que les pensees qU'fne sont que nobles ou jol ies, ressemblent en quelque façon à ces Herol"nes ou à ces Bergeres de Roman, qui n'ont sur le vi sage, ni masque, ni crêpe; , ~ , toute leur beaute saute aux yeux des qu'elles se presentent. Je ne sais si vous m'entendez; je ne m'entends presque pas moi-même; fi je crains à tous momens de me perdre dat;'ls mes reflexions, (pp. 167-168)21

Il Bouhours si rende conto che la delicatezza, la piacevolezza e

la sublimità, come vengono descritte da lui, sono soggette al pericolo

20 Per la questione dei "delicato fl nel Bouhours si veda: Ooncieux, pp. 221-251; Borgerhoff pp. 192-199; Robertson, pp. 10-11; G. Maugain, "Un chap'ttre de l 'histoire des relations intellectuelles de la France et de l'Italie: Llftalie dans quelques pUblications de jésuites français," Anneles de l'Universite de Grenoble, 22 (1910), 381-438, ln particolare, pp. 402-419; Gi Ilot, pp. 426-428; Rigault, PP. 113-121 ;.0, Nisard Histoire de la littérature française, Sa ad. (Paris: Firmin -Didot, 1974), IV, 55-56.

21 Sulla difficoltà deI Bouhours dl distinguere il sublime e il placevole dal delicato, sr veda Litman, pp. 113-116.

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dei l' affettazione. Pel'" eVitBr-e-\uesto perlcolo egli ricorre alla

naturalezza. Eudosso intènde pel'" naturale IIquelque chose qui n'est

point recherche ni tire de loin, que la nature du sujet presente, &-

qui natt pour ainsi dire du sujet même Il (P. 231). E pel'" dire

qualcosa di più, quai casa che non sia dei tutto tautologico, egli è

costretto a ricorrere ancora una volta al je ne sais guol:

J1entends je ne sai s quelle beaute simple sans fard fi sans artifice, telle qu'un Ancien depeint la vraie eloquence. (P. 231)

Ma, accanto a questo elemento indeflnibile che dovrebbe, e non

puo, servire a definire e a distinguere tutti quegli elementi che

fanno fare equilibrio alla razionalità, quest'ultima riaffel"'ma i suoi

diritti a più riprese, e in particolare, neilluitimo dialogo. Non

basta, infatti, che "les pensees qui entrent dans les ouvrages

. ' .' d'esprit ayent un fonds de verIte proportIonne au sujet qu'on traite,

ni qulell es soient nobles sans enflure, agreables sans affeterie,

dei i cates sans raffinement: il faut encore qulelles soient nettes,

claires & intelligibles" (p. 362). La chiarezza, continua Eudosso,

è una .virtù essenziale dei penslerl, "car enfin, la pensee n'étant

qu'une Image que Ilesprit forme en lui-m8me, elle doit representer

clairement les choses, & rien n'y est plus contraire que "obscurite" ,

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(p. 362). L'oscurità dei pensieri dl pende esclusivamente dalla IImauvaise

disposition des esprits" (P. 49). L'oscillazione fra esigenze della

razionalità ed esigenze dell'Irrazionale e la dlfficoltà, ad essa con-

nessa, di definire alcune nozioni fondamentali (come sono, appunto, le

nozioni deI sublime, dei placevole e deI dellcato) rendono precario,

come 51 è già accennato, l'equilibrio a cui il Bouhours aspira e tolgono

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ogni perspi cuità aile noz.ioni di "buon senso" e di "buon gusto, Il 22

ln cui tutto l'edlflclo lntellettuale della Manière de bien penser

dovrebbe riassumersi.

4. Movendo dalle premesse teoriche che abbiamo cercato brevemente

di spiegare e di discutere, Il Bouhours intende di dare una nuova

valutazlone delle opere maggiori della letteratura antica e moderna,

presenlando nei quattro dialoghi della Manière de bien penser lice

qu'i 1 Y a de plus exquis dans les Auteurs anciens éd modernes; ce

qu'i 1 Y a même de vicieux en beau dans les meilleurs Ecrivains; de

sorte qu'i Is peuvent servir, si j'ose 1 e dire, non seulement à pol ir

l'esprit, mais à le former lf (P. vI. Dunque, nemmeno 1 grandi poeti

• antlchl e moderni si sottraggono alla censura dei Bouhours. Ma le

vere vittime sono i poeti it.alian! e gli spagnoli, ed anzi soprattutto

gl' ital iani, e più di tutt j, il Tasso.

. ... La sua avversione per gf1lta/iani risale almeno al 1671, e c,oe,

alla pubblicazione degli Entretiens d'Ariste et d'Eugène. Nel dialogo

"La langue fran<taise, Il il Bouhours contrappone la IIngua francese

alla lingua italiana, sottolineando accanitamente fa superiorltà e "

bellezza della prima. L'ltaliano è una Ilngua piena dl dlminutlvi e

d.l espressionf fiorite, che Incorre frequentemente nel rldlcolo e nel

22 Per il "buon gusto," v. pp. 402-404; sul "buon senso, Il p. 399 e Ir:! generale II primo dialogo dell'opera. Per quanto rlguarda Il legame stretto che esiste fra le due no~loni, v. pp. 423 e 426.

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burlesco (P. 30). Il gusto per le metafore e per le elaborate

aflegorie rendè la Ilngua raffinata e stravagante:

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La langue Italienne est une coquette toujours paree fi toujours fardee, qui ne cherche qu'à plaire, û qui ne se plaist qu'à la bagatelle. (P. 45)

E ancora:

" -Si j'osais vous dire ma pensee la-dessus, repondit Eugene, je vous dirois quljl n'y a peut-estre rien de plus oppose au langage de Cesar; f.:I de Ciceron, que celuy qu'on parle maintenant à Rome, û que comme les italiens sont un peu differents de ces illustres Romains, qui etoient autrefois les maistres du monde, l'Italien n'a pas trop de convenance avec cette fameuse langue Romaine, qui étoit la langue de l'Empire sous le regne des premiers Cesars. La langue qu'on parle presentement en Italie est d'autant moins semblable à celle de l'ancienne Rome, qu'elle en est une corruption plus sensible; û si elle luy ressembl e en quelque chose, ce n'est pas tant, comme une fille ressemble à sa mere, que comme les singes ressemblent à l'homme, sans avoir rien de ses qualitez ni de sa nature. ü?P. 45-46)

D'altro'canto, Il Bouhours non parla che dei meriti della lingua

francese, sottol ineandone costantemente la sempl i dtà, l'ingenuità

e allo stesso tempo la bellezza e la grande7za:

Mais ce qu'il y a de plus merveilleux en nStre langue, ajoûta-t-il, c'est qu'étant si noble &' si majestueuse, eile ne laisse pas d'estre la plus simple fi la plus narve langue du monde. (p. 32)

Infine, francesi hanno ereditato la loro lingua dlrettamente dal

latini;

La langue Franc;olse est une prude; mais une prude agreable, qui toute sage El toute modeste qu'elle est, n'a rien de rude ni de farouche. C'est une fille qui a beaucoup de traits de sa mere, je veux dire de la langue Latine. Je n'entends pas par la langue Latine, la langue qu'on parlolt au temps de Neron, û sous les autres Empereurs qui le suivirent: J'entends celle qu'on parloit au temps d'Auguste, dans le siecle de la belle Latinite: El je dis que nôtre langue dans la perfection où elle est, a beaucoup de rapport avec 1 a

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langue Latine de ce temps-là'. (P. 45)

La superiorità dei francesi di fronte agli italiani non si riflette

soltanto nella 1 ingua, ma anche nef fi ;nge9no, Nel dialogo ilLe bel

esprit, Il il Bouhours considera il belflingegno e il buon senso qualità )

proprie dei frances;:

Je ne sçay mesme si les beaux esprits Espagnols & Italiens sont de la nature des nôtres: ils en ont bien quelques qualitez û quelques traits; mais je doute un peu qu'ils leur ressemblent tout à fait, 51 qu'ils ayent precisément le caractere que vous avez établi. Car enfin ce caractere est si propre à nostre nation, qu'i 1 est presque impossible de le trouver hors de la France: soit que cela vienne en partie de la temperature du cl imat, soit que nostre humeur y contribuë quelque chose; soit enfin que ce soi t l'étoi Ile de la nation Françoi se, d'avoir presentement ce beau tour d'esprit, que les autres n'ont pas. (P. 132)

Nella Manière de bien penser, il Bouhours confronta la letteratura

italiana con la letteratura latina deI secolo di Augusto, per mettere in

rilievo la mancanza di naturalezza e di bu on senso nella prima. Il

contrasto fra le due è personiflcato nei due interlocutori, Filanto

e Eudosso, e già nelta descrizione deI personaggio di Filanto, il

Bouhours attribuisce implicitamente agli itallani e agli spagnoli II

gusto per la letteratura florita e priva di buon senso. Man mana che

il discorso pro\ede, osserviamo un crescendo di condanne che

ev'minano nef 'terzo dialogo, il quale è dedlcato alJlesemplicazione

dei "vizi letterari." Secondo il critlco francese, i poeti itallani

eccedono nel sublime, nel delicato e nel piacevole. Per quanto

riguarda la sublimità, l'ingegno francese differisce dall'ingegno

itallano, perché ai poeti francesl piace soltanto la vera nobilltà:

, , . Je pardonne, dis-je, toutes ces pensees a un homme de dela les

monts; mals je ne sais si je les pa~donnerois à un François; car notre

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esprit est d'une autre trempe que celui des Italiens, & nous n'aimons aujourd'hui que la veritable grandeur. (P. 289)

Ancor meno benevolo con i poet! Italian; si mostre ; 1 8ouhours

quando illustra Ilaffettazione nei pensieri piacevoli e delicati. Egli

osserva che i pensieri fioriti abbondano nelle opere italiane e che

sono proprio gllitaliani a diffondere, con i lorD scritti, questo

cattivo gusto:

Après tout, ce sont proprement les Italiens qui abondent en ?ensees fleuries, û qui prodiguent les agremens dans ce qu'ils ecrivent. (p, 306)

Essi sono anche, insieme agli spagnoli, famosi per l'abuso della

raffinatezza; e il Bouhours ricorda a questo proposito un discorso

di Vincenzo Gramigna, Della distillazione dei cervello. Tuttavia, la ,

condanna della poesia italiana non è incondizionata. In moiti casi il

Bouhours dà una valutazione positiva dell a Gerusalemme 1 iberata.

Egli riconosce lIingegno poetico dei Tasso:

Je tombe d'accord, dit Eudoxe, que quand le Tasse pense bien, il pense mieux qu'un autre, Es que ses heros ont des sentiments fort releves. (P. 48)

Ma egli riprende i motivi antitasslani e, in genere, antitallanl dei

Boileau e dei Rapin; addirittura adopera, facendolo suo, il famoso

d 1 8 '1 23 IIi III l' d T passo e 01 eau, ne qua e s contrappone e c mquant . u asse

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23 Satire IX:

Tous les jours à la cours un sot de quallte Peut juger de travers avec impunite; .. , , , A Malherbe, a Racan preferer Theophlle, Et le clinquant du Tasse à tout l'or de Virgile. (173-176)

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, a tout /lor de Virgi le":

Je me réjouis, dit Eudoxe,que vous quittiez enfin vos fâusses idees, fi que vous ne soyez plus capable de preferer les pointes de Séneque au bon sens de Ciceron, fi le cl inquant du Tasse à Por de Virgi le. (p. 416)

AI l'iniz io dei primo dialogo, il Bouhours si sofferma sull a

descrizione della morte di Argante, ejn particolare sul verso

"minacciava morendo e non languia" (XIX. 26). 24 Secondo lui, questo

verso non rispetta la verosimiglianza, perché è impossibile che la

forza fisica dei guerriero saracino, nonostante tutta la ferocia, non

venga mena al momento della sua morte:

Les héros, reprit Eudoxe, ont de la cons tance en mourant; mai s la fermeté de leur ame n'empêche p s que leur corps ne s'affaiblisse: ils n'ont de ce côte-là nul privile9: cependant le linon languia" qui va ,au corps, e~empte Argant de 1 a oi commune, fi détruit' 'homme en elevant le heros. (pp. 14-15)

Si penserebbe che Eudosso dovesse asci arsi convincere dall a difesa

che Filanto avanza di questo verso: , Le Tasse veut dire, ce me semble, qu'à voir Argant irrite contre

Tancrede, f:I le menayant sur le point de mourir, on n'eût pas dit qulj 1 se mouroit; que sa fierté f:I sa colera effaçoient, en quelque sorte, sa langueur, fi le falsolent parottre vigoureux. (P. 15)

Eudosso, invece, si trincera dietro quello che egli ritiene essere

il significato letterale dei verso:

24 Per le citazioni della Gerusalemme liberata, mi servo della seguente edizione: Torquato tasso, Gerusalemme liberata. a cura di Lanfranco Caretti, 2 volt. (Bari: Laterza, 1967).

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C'est dommage, repl iqua Eudoxe, que le Tasse ne se solt pas mieux explique. Pour moi, je m'attache à ce que dit un auteur; û je ne sais pas lui faire dire ce qu'il ne dit point. (P. 15)

cioè, ln altre parole, egli rlfiuta d'Interpretare il verso in sense

figurato. Dra, è curioso che il Bouhours sembri contentarsi dl una

tale condanna, se si tien conto dell'oscillazlone che abbiamo già

rilevato in lui a proposito deI "fa150 poetico. Il Infatti, poco dOpo,

nel tentativo di conciliare la metafora, l'iperbole e l'equlvoco con

la verità, Eudosso ricorre proprio al sense figurato:

Toutes ces raisons décréditent fort les pures équivoques parmi les personnes de bon sens. Je di 5 les pures équivoques; car toutes les figures qui renferment un double sens, ont chacune en leur espece des beaut~s û des graces quI les font valoir, quoiqu'elles tiennent quelque chose de J'équivoque. (P. 22)

Nel dialogo ilLe bel esprit, Il II Bouhours esprime la sua oplnlone

rigua~do all'imitazione degll antichl. Nella Manière de bien penser,

partendo da un princlplo analogo, Il Bouhours accusa il Tasso di

esser "un voleur qu'on peut convaincre de larcin ••• Il (P. 102),

perché egl i ha fmitato gli antichl senza superarll e, dunque, ha

sempllcemente copiato il penslero altrui:

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',-••• ce grand poëte, dont l'imagination est si abondante, El le

genie si heureux, ressemble un peu à ces gens riches de leurs fonds, qui ne laissent pas de s'eccomoder du bien altrui. (P. 101)

Filanto, cercando di difendere il Tasso, dlce che la sfortuna dei

modernl lIeit de nl~tre pas venus les premiers, fi tout leur crime

souvent, c'est de penser comme, les anciens, sans les avoir lus"

(P. 101). Ma Eudosso agglunge che in alcun; casl si tratta di ver! e

proprl pl agi:

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J'en demeure d'accord avec vous, reP5lrtit Eudoxe; mais convenez aussi avec moi qu'i 1 y a des pensees qu'on peut croire sans scrupule avoir été dérobées aux anciens. (p. 101)

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Il Bouhours esamina, per esempio, versi in cui il Tasso descrive

le rovine della città di Cartagine:

Giace l'alta Cartago: ~ pena segni de flalte sue ruine il lido serba. Muoiono le città, muoiono i regni, copre i fasti e le pompe arena ed erba, e l'uom dresser mortal par che si sdegni ..•• (XV. 20)

Secondo il Bouhours, il verso Ile l 'uom d'esser mortal par che si

sdegnl" derivaJda un passo di una lettera dl Sulpicio a Cicerone:

"Hem! nos homunculi, indignamur, si quis nostrûm interiit, quorum

vita brevior esse debet, cùm uno loco tot oppidorum cadavera

projecta jaceant. 1125 Inoltre, "51 le Tasse n'a pas tout pris de

Sulpice, il pourroit bien avoir emprunte quelque chose de Lucain,

en appliquant à Carthage ce que Lucain dit de Troye: Toute la ville

est couverte de brossai Iles: les ruines mêmes n'en paroissent pas"

(p. 103). Questo passo di Lucano sembra molto vi cino ai due versl:

•...•..••.•..••. a pena i segni de l'alte sue ruine il lido serba.

copre i fastl e le pompe arena ed erba (XV. 20)

Come per Infliggere un'ulteriore umiliazione verso la poesia dei

Tasso, il Bouhours la confronta con "arte di Virgilio, il quale

25 Servio Rufo Sulpicio, famoso giureconsulto romano, scrisse una lettera di condoglianze a Cicerone per la morte della fl91ia Tullia (Ad fam., 4,5).

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lia mieux pensé que les autres, en disant qu'j 1 ne restoit de Troye

Que la place où elle avoit ete: Et cam pos ubi Troja fuit. C'est aller

plus loin que Lucain, qui fait mention de ses ruines, û que je ne

sais quel autre poete qui parle de ses cendres ll (P. 104). Anche se

il Tasso, prendendo 10 spunto da Virgilio, ha poi proceduto oltre per

conto suo, là dove descrive la scomparsa dei palazzo di Armida per

opera della magia (II ••• né più il palagio appar, ne pur le sue /

vestlgia, ne dir puossi: 'Egli qui fue'" XVI. 69), Eudosso ribadisce

la sua preferenza per Virgilio senza ulteriori argomenti:

Faites valoir le Tasse tant qu'il vous plaira, dit Eudoxe, je m'en tiens pour moi à Virgile, f.J je vous déclare que je ne veux pas avoir plus d'esprit que lui. Ce n'est pas que Je méprise le poëme du Tasse: il a de grandes beautés, fi du sublime enplusieurs endroits; mais c'est que j'estime plus IIEneide qui n'a rien dans les pensees que de noble û de regulier. (p. 106)

L'affettazione, nella Gerusalemme liberata, si riscontra

soprattutto nei personaggi di Armida, di Rinaldo e di Tancredi.

Armida è II personagglo più affettato ed artificiale. Eudosso

paragona Jladdio di Didone a Enea con quello di Armida a Rinaldo.

Il passo virgi liano è giudicato come la più tenera e violenta espres-

sione d'amore di ogni letteratura. Invece, l'addio di Armida riesce

affettato per l'uso di sentenze ingegnose che guastano le emozioni.

Dopo aver esaminato tutto l'episodio, Eudosso conclude che il Tass~

"qui est un si beau genie, tient un peu du caractere des femmes

coquettes, qui mettent du fard, quelque belles qu'elles soient, sans

prendre garde que l'artifice g~te en elles la nature & qu'elles

plairoient davantage si elles avoient moins envie de plaire" (PP. 251-

252). Il personaggio di TancredLè il maggiore bersaglio delle

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critiche dei Bouhours. Filanto sostiene che è difficile oltrepassare

1 limiti dei delicato. Eudosso si dispone a dimostrargli il contrario

con degli esempi, tratti dall'episodio dei duello fra Tancredi e

Clarinda. Egli critlca in particolare i lamentl dl Tancredi pel' la

morte di Clorinda. Ritiene che la stile adoperato dal Tasso non si

convenga al momento di dolore e di angoscia rappresentato

nell'episodio. Le sentenze ingegnose e le frivolez.ze non vanna ,

d'accordo con le lacrime, perche "i1 n'est pas question de pointes

quand on est saisi de douleur '1 (p. 317). Queste osservazioni si

riferiscono ail a seguente strofa:

o sasso amato ed onorato tanto, che dentro hai le mie fiamme e fuari H pianta:

non di morte sei tu, ma di vivaci ceneri albergo, ove è riposta Amore .... (XII. 96-97)

Eudosso crilica anche l'usa dell 'apostrofe e di antitesi nei vers; che

esprimono sentimenti di angoscia e di dolore, come nel casi seguenti:

Ahi! man timida e lenta, or che nan osi tu che sai tutte dei ferir le vie, tu, minis tra di morte empla ed infame, di questa vi a rea troncar la stame?

Dunque io vivra tra memorandi essempi mi sel'o mostro d'infelice amore: misera mostro, a cul sol pena è degna de l'immensa impietà la vila indegna. (XII. 75-76)

Più efficace è la descrizione, senza artlfici retorlci, della sorpresa

dl Tancredi quando si rende conta che egli aveva ucci sa Clorinda:

La vide, la conobbej e reste> senza e voce e moto. Ahl vista! ahi conoscenza! (XII. 67)

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Per quanta riguarda gli altri poeti italtani censurati net corso

della Manière de bien penser, la ijfi'itiea è mena severa, ma essa '

punta sugli slessi difetti: "affettazlone e la mancanza dl buon senso.

Anche il Guar ino, il Sannazzaro e infine il Petrarea hanno cereato

ne; 101"0 versi di elaborare ulteriormente spunti tratti da fonti

antichei ma essi, secondo il 8ouhours, non sono riusciti ad altro,

che a cadere ne! l'affettato:

On s'expose quelquefois à passer le but, dit Philanthe, quand on veut aller plus loin que les autres. Vous avez raison, dit Eudoxe, û les modernes tombent d'ordinaire dans ce défaut dès qu'ils veulent reneh~rir sur tes anciens. (P. 335)

Bione fa pi angere gli Amori sul sepolcro dl Ado,re, Pindaro si

contenta di fare piangere le M use su quello di Achille. Partendo da

questl esempi, if Sanna2zaro ha osato rinchiudere gll Amori nel

sepolcro di Massimilla, mentre il Guarino ha seppellito le Muse con

un amico defunto, aggiungendo che esse Piangere~ero la sua morte

se esse stes se non fossero già morte: liA ,,:otre av~, n'est-ee-pas-Ià

raffiner? Il (p. 336). Perfino, la stesso Petrarca cade nell'affettato

quando fa partire d.al monda i;lmore e cortesla, dopa la morte di Laura.

Poeti come if Marino, il Bonarelli a il Pratl, famosi secentistl,

eccedono nel delic.ato, ma la raffinatezza stravagante della 101"0

poesia non provoca grande sorpresa negli ambienti tettèrari dei tempo:

Je ne parle pas, dit-Je, du Marin, qui fait professron Qe s'égayer & de' s'amuser par-tout. Je parle du Prince de la Poesie Italienne, & Je soutiens que le Tasse est en mille endroits plus agr~able qU1iJ ne faut. (P. 307)

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Come dlce il Maugain,26 a proposito dei Boi leau e dei Rapin, la

preoccupazione dei critici francesl è essenzlalmente di 9uarire la

-Francia dalla sua cieca prelidezione per la letteratura e la lin9.ua

ital i ana.

26 G. Maugain, Boi leau et IIIta1ie (Paris: Champion, 1912), p. 45.

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III

LA RISPOSTA AL BOUHOURS:

POETICA E POESIA

NELLE CONSIDERAZIONI DELL' ORSI

" 1. In risposta agli attacchl della Manière de bien penser contro la

letteratura italiana, il marchese Giovan Giuseppe Orsl 1 pubblico nel 1

1703 le Considerazionj sopea un famoso Libro Franzese Intito!ato

La Manière de bien penser Dans les Ouvrages d'esprit. cloè La

Maniera di ben pensare ne' componimenti. divise ln selte dialoghi,

1 Il marchese Glovan Giuseppe Orsi nacque a Bologna il 19 glugno 1652 e mor) nella sua casa dl villa, due mlglla lontana da Modene, il 20 settembre 1733. Egli ist itui a casa sua una specle di accademia, nella quale si dlscuteva due volte alla settimana le questic;mi che rr guardavano la 1 Tngua italiana, la poetica e l'eloquenza. Nel 1686, fece un viagglo in Francia e eonobbe moiti letterati francesi e specialmente que" i che rappresentavano allora il teatro francese. AI suo ritorno dall a Francia, fu invltato dal duca Rlnaldo d'Este, in grado dl cavai lere, alla corte dl Roma. Finalmente, nel 171~, dopo un breve soggiorno a Modena e due a Bologna, l'Orsl decise dl ritornare a Modena e rlmanerci flno alla sua morte. Nel campo delle lettere, egli è conosciuto per le sue Considerazioni e per gli altrl suol scritti in occasione dellapolemica. Per ulterlorl notlzle cirea la vlta e le opere delJlOrsi, sr veda "Memorle intorno alla vita dei Signor Marchese Glovan Giuseppe Orsi, raeeolte dal Signor proposto Lodovlco Antonio Muratori,111 Conslderazionl, Il, 553-573 e Fantuzzi, VI, 197-209 •

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Ne' guali s'agitano alcune o'ul'Stioni Rettoriche, e Poetiche, e 51

difendono mol ti Passi di Poetf e di Prosatori Ital iani condannati

36

dall 'Autor Franzese (Bologna: Costantino Pisàrri, 17031. L 'opera

fu pubblicata anonima. 1/ nome delJlOrsi si trova soltanto nel

frontespizio deI l'edi 2 ione deI 1735. 2 El curioso che l'opera deI

Bouhours, pubblicata nel 1687, non destasse una risposta formale

e diretta da parte dei letterati ital iani prima dei 1703. Lo st&sso

Orsi, nella dediea del/lopera a Madame Dacier, 3 aceenna al fatto

2 Nella dediea delle Considerazioni a Madame Dacier, "Orsi spiega la sua intenzione di lasciare l'opera anonima: "Per sottrarmi a rimproveri, che puo aspettare in Italia a la mia animosità, permet­tetemi, ch' io 1 asei di pubbl i care a piè di questo fogl iQ il mio nome" (P. 124). Egli dirà più tardi, nella quarta lettera a Madame Dacier, scritta in rispmsta al quarto articolo dei giornalisti di Trevoux, che solo i più intimi amici sapevano che egl i era l'autore delle Considerazioni: "cosl saria stato, se non accadeva, che il Sig. Dott. Ludovi co Antonio Muratori (uno appunto di loro) carteggi ando con Mr. de Soivin, non 91i avesse motlvato, che qui si rispondeva alla Maniera di ben pensare, sehza pero esprimer da Chi. ArrivO' non 50 come, <3uesta notizia a' P_P. Giornellsti [redattori dei", Journal de Trevoux); e perchè credettero essi Aulore dl tale Scrittura 10 stesso Muratori, e per tale il pubbl 1 carono nelle loro letterarie Novelle; egll, non so, se per iscolpar se stesso, 0 per onorar me contra la mla intenzione, s'indusse a palesare a plù d'uno, che mia era quest' Opera" (P. 539). Nel numero di giugno 1703 dei Journal de Trevoux, ctè soltanto un accenno aIle Considerazioni, come opera scritta dall' Orsl: "Le Marquis 0rsl ne veut pas ceder à M. Muratori en 7ele pour la patrie. "va faire imprimer une Apologie des beaux esprits d'Italie contre la Manière de bien penser du P. B. "(p. 291). Si veda a questo proposito Boeri, p. 33, n. 4.

3 Madame Anne Lefebre Dacier, nota traduttrlce ed editrice di opere classi che, prima di accettare la dedi ca dei!' Orsl, dovette essere assicurata che le Considera7ioni non contenevano nessun10ffesa contra il defurito 8ouhours, morto un ànno prima della pubblicazione dl quest' opera. Una tettera deI Muratori, Indirizzata al blbliotecario parlgino Boivin, fu sufflciente a tranqullllzzare la dama fràncese: si veda L. A. Muratori, Epistoiarlo, a cura di Matteo Campori (Modena: Tjpi délia Società modenese, 1901-1922), Il, 606. M. Campor; raccoJse, nel quattordld voluml deI!' Epistolario, le lettere dei Mur;:ttorl at suol

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che i letterati hali an! avevano trascurato 1 a dlfesa della Joro

Jetteratura. Nonostante la sua insufficien7:a e la sua Inferiorlta'

rlspetto agll altrl, egli è stato (lunlco ad avere l'audacia di

accingersi a tale impresa;

Ho io solo a distinzion degli altri avuto il capriccio, e l'agio d'impiegar qualche Mese della mia villeggiatura in simi le applicazione. Diciamolo più liberamente: ho io solo avuta une tale audacia, e la confesso; anzi pretendo convertir' una tale audacia ln merlto presso di Voi ••.. (P. 124)

Tuttavia, egli non fu il primo ad averne l'idea. 4 InfBlttf già nel

1694, Pi er Iacopo Martello, in una 1 ettera indiri zzata al Muratori,

domandavël a quest'ultimo ,di avere "un poco di compassione all'onore

delle Muse Ital i ane" e la incoraggiava al Jlimpresà:

Per Dio habbiate, Vol che il potete, un poco di compassione an 'onore delle Musa Itall ane, e intraprendete una volta il ri spondere all'Arte di ben pensare. la l'ho letta ln parte, e tuttavia stc> scorrendola e mi pare plù abbondante di sofi sml che dl ragloni, e se vi havessi presente, vorrei dar mana a questo giustissimo Assunto. 1 Francesi con la baldan2'a dl haver un Re grande s'lnoltrano alla temerita' di vantar gran Poeti, e stimano che la Fortuna, che 1 i rende vitteriosi ne Il 'arme, Il deva ancora far

amI CI, Mi servo anche dl questa raccolta per citare le lettere, indirlzzate da questl alllOrsl e allo Zeno.

4 G. Maugain (Et!;:!de §ur "évolution intellectuelle de "Italie de 1657 ~ 1750 environ, Paris: Hachette, 1909, pp. 253-255) dà un resoconto dei priml tentativi da parte degl i· italian' di rispondere agH attacchi fr-ancesi: Laurent Panciatichi spingeva Il Magalotti, nel 1671, a difendere fa IIngua e la fetteratura italiana contro te accuse francesl; nel 1688, il Menzini scrlsse la sua Arte Poetlca, per rlspondere alla condanna dei 8olleau; il Fontaninl scrisse un'apologla dei Tasso Intitolata "L'Amlnta" di T<>r9uato Tasso dlfeso e '!lustrato da Giusto Fontgnlnl (Roma, 170' ); nel 1700, il Muratori pUbblicda Mllano La vite di A,M. Ma99l, nella quale dlfendeva il poeta mi fanese dalle accuse dei Bouhours. SI veda ln proposlto, Robertson, p. 12.

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trionfar su gl'ingegni, il che se 'Ii dia quanto a Poeti 5pagnoli, ma non già quanto a g!'ltaliani a torto lacerati e sprezzatl. 5

E, in realtà, il Muratori aveva l'intento di scrivere una tale

risposta e II sua intento, come si rlleva dalle lettere scambiate

fra 911 arcadi, era noto ai suoi ami ci, e in particolare ail' Orsi. 6

Questi, fin dal 1697, 10 spingeva a mettere in atto il suo progetto.

L'Orsi, insieme al Marlello, cercava di ricavare notizie e

osservazioni dai trattati di critica francesi che potessero essere

uti 1 i per la difesa dell a letteratura ital iana:

Nella lettura dei P. re Rapin e delle tragedie di Capistron facci amo II D, r Martell i (Pier Jacopo] ed 10 al cune osservazioni dell'orgoglio della Nazion Francese nel biasimar le opere italiane che forse potriano un giorno servir al dl lei intento. 7

5 Lettere di Pier Jaco 0 Martello a Ludovico Antonio Muratori a cura di H. Noce (Modena: Aedes Muratorlana, 1955, p. 13. 50ltanto nel 1718, il Martello pubbllco il dlalogo " vero parlgino ltallano.l dedicato ad IIAlarco Erinnidio Pestore Arcade, Il e cioe" al marchese Orsi, Nella dedica, Il Martello esalta 1 a figura deI!' Or si come "capo della letteratura italiana" e Ioda i suoi dialoghl, con i quall sveva "ben vendicata la villana ingiuria fatta da quello sprezzante Franzese alla poesia nostra Italiana" (P. J. Martello, Scritti crilicl e satirici, a cura di H. Noce, Sari: Laterza, 1963, P. 319), Llatteggiamento dei Martello in quest'opera si poo avviclnare a quelle dei!' Orsi e degli altri che intervennero nella pOlemlca: a questo proposlto si veda 8. Croce, La letteratura itallena dei Settecento, Pp. 76-92, in parti colare, p. 66; Toffanin, pp. 247-266, ln parttcol are, pp. 248-250. \~

6 A. Andreoli (IIDi alcune relazioni intellettuali deI Muratori ventenne, Il Convivium, 1950, p, 645) accenna all'intlma amiclzia fra l' Orsl e il Muratori: "In certi casi pare che sia il. Muratori Il plù vecchio ed esperto ed autorevole dei due, come quando conforta e conslglla all'amlco spesso afflltto da salute cagionevolej non dico poi dello scamblo dl gtudlzl, ed aiuti nelle loro poetlche fatiche, 0 dotte, dove Il Orst prende quasi Jlatteggtamento dei discepolo dl fronte al maestro: ma sempre une affettuosa e noblle famtltarltà tra loro. Il

7 At:1dreoli, p. 647.

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ln una lettera dei mese di marzo dei 1700, l' Orsi, scrivendo al

Muratori, ritorna sull 'argomento, riferendosi speciflcamente

all'opera che il Muratori stava componendo:

Essendo qui capitato il Sr. Abb. e Alessandro Guidi l'abbiamo goduto due sere in compagnla de' Sig. ri Malisardi [Gregorio, medico dell'Orsi], Manfredi [Eustachio1, Martelli [Fier JacopO) e Bernardoni [Pietro] e sempre si è fatta onorata Commemorazlone della Persona e virtù di V. S. Ecc. ma. Singolarmente ha mostrato genio d'intendersi con lei sopra cert' Opera che il S. r Bernardoni suppone voler ella intitolare Il genlo della poesia toscana. ... Se in tale Opera havesse V. S. Ecc.ma in animo di opporsl all'alterigla Francese, e particolarmente aile censure date a Poeti Italiani da i Padri Bour [sic J e Rapin, puo la mia debolez.za somministrarle qualche osservazione, che purgata dal dl lei superior giudi zio renderebbesi forse opportuna. 8

Ma l'ides iniziale dei Muratori,

J i~:~~~ " dt~,,~~dere al l 'opera dei Bouhours,

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si trasformo ln un'impresa di ben altra ampiezza, e cioe~ nel

trattato della Perfetta poesla italiana. 9 ln una lettera dei 15 lugl io

1701, il Muratori dava notizia dei suo nuovo progetto al suo amico

Apostolo Zeno:

Sto ora lavorando a quel mie disegno, di cui altra volta vi feci motto ln materla di lettere amene, volendo ancor fare questa pazzia e poi tutto volgermi al mlo mestiere. Vorrei mostrare il buon gusto

8 Andreoll, p. 647. V. Lugli (1111 Muratori e la 'placida battaglia' contro Bouhours, Il Mi scellanea dl studi muratoriani, Modena: Aedes Muratorlana, 1951, pp. 135-14 d accenna a quest'opera dei Muratori: IIAnzi a tale battaglia il Modenese penso prima di altri, IdeO' une scritto su Il enlo e la difesa della oesia italiana che pol (come il Bertonl e Il Fubini han dlmostrato si allargd" altuandosl nella Perfetta Poesla" (P. 135). "saggio dei Lugll si trova anche nel IIbro Tre mezzl secoli (Venezla: Neri Pozza, 1955), pp. 127-135.

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della Poesia Italiana e forse giungero ad intitolar la fatlea con un superbo nome, cioè La Riforma della Poesia Italiana, 0 altro simile, non avendo solo per mira" fodare e il difendere, ma ezl ando il correggere i difetti de' nostri per profitto de' giovani e de' posteri. Con tal congiuntura esamino il Parnaso Fran2'ese, e restituiro forse, ma senza impertinenza, le impertinenze dette di noi altrl. Dopo la teor i ca vorrel stampare 1 a prat i ca, non già ponendo mie cose, come han fatto i Vicentini, ma sceglicndo le cose migliori tanto de' nostri vecchi, quanto de' moderni, cioè per esempio 12 sonetti e 4 canzoni in cirea deI Petrarca, alcunl di Angelo da Cast. 0 [sie] , dei Tansillo, Guidiceioni [sic] , dei Chiabrera, dei Maggi, dei Fllicaja [VicenzQJ, dei Manfredi, due canzoni, le migliori, dei Guidi, e simili cose, afflnchè i giovani travlno unito" meglio. (Epistolario, Il, 516)

.. E ancora, verso la fine della stessa lettera, sottolinea l'originalita ....

della sua opera:

SI io eseguissi bene il mie disegno, mi lusingo assai che egli non dovesse riuseire di poco vantaggio a chi studia lettere umane. Nè ho persona frai nostri, che m'abbia fatta la strada. L'opera dei sig. Crescimbeni è diversa dalla mia; anzi io VOl supporre, e non cop~are, quanto han prima di me lavorato gli altri. Eceovi le 10 mie visioni, intorno aile quali ho glà faticato non poco. (II, 517)

Fu, inveee, fi Orsi che si assunse il compito di rispondere

dlrettamente al Bouhours. Le 'due opere, quel la dei Muratori e

quell a dei l' Orsi, sono state el aborate contemporaneamente. Questo

fatto si ri leva da una lettera dei Martello al Muratori, seritta nel

1703:

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lOin una lettera dei 20 novembre 1700, il Muratori comunieava ail' Orsl la sua preoccupazlone che Il Crescimbeni avesse messo ln atto, almeno ln parte, j, suo meditato di segno: "Almeno aspetto i Fasti. e l'opera dei sig. Crescimbenl. Mi spiacerebbe, che questo Butore avesse çecupato in parte il di segno da me, anni sono, eonc::eputo, e che un giorno ml rlserbo di comunicar personalménte aV. S. IIlustrlssima" (Epistolario, Il, 478). CI sono altrl accenni alla questione sempre nel secondo volume dell'Epistolario, pp. 392 e 483.

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41

Hà ~ic] par 1 ato col Signor Marchese Orsi dei Vostro Libro, e per verità me ne hà [;;icJ'detto molto bene. 10 gli ho toccati alcuni de' vostri Scrupoli al quali El passa sopra con moita facilltà, come ci passo ancor io. Ride e.s.H pol deI potitico riflesso di diferi rne 1 a Stampa, adducendo in esempio ta di sinvoltura de' Franzesi nel criticarsi a vicenda non solo in cio che riguarda le Lettere, ma con tal occasione si toccano anche ln cio che riguarda j Costumi, la Nascita, ed altro dl plù Gelosia. 10 non hO' veduto ancor detto Libro perchè l' innacessibi le Marchese Orsi hà quattro Sere della Settimana occupate in Congressi Cavallereschi, e dl Revision dei suo Libro, tutte aile quali non sljnterviene, se non da Chiamati. 11

" Muratori segu1 da vicino 10 sviluppo delle Considerazioni.

L'Ors; si faceva correggere da lui il testo della sua opera a man

a mano che la scriveva. Infatti, numerose sono le osservazioni e

le correzioni suggerite dal Muratori al suo amico Orsi nelle lettere

familiari. Basterebbe citare un brano della lettera inviata alPOrsi

il 2 maggio 1703:

il'

Rimetto indietro il fine dei Oialogo, fatto senza facezie, ma con sveltez za e franchezza, Il che mi è ancora piaciuto assai. Tutto mi par ben fatto, e si è toccato Il dubbio senza digerlrlo, liche non importava, passando al punto, cioè alla poca, anzi niuna conformità fra i versi deI Tasso e dello Spagnuolo. Non ho adunque nulla da opporrej e per conto della Lingua, si pua sotamente osservare, che due volte vi si truova preteso, che non è pure una delle migliore (sic] parole della Toscana: vedere se revalersi in vece di valersi, e d'usare sia in tutto da prendersi. Eplstolario, Il, 627)

Seguono altre considerazloni della stesso tlpo, frequenti anche in

altre lèttere. D'altro canto, anche il trattato Della Perfeita poesia

itallana venlva esaminato e commentato dal l'Orsl. NelJa lettera sopra

citata, il Muratori scrlve:

t t Lettere di Pier Jacopo Martel19. p. 35.

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42

Mi serviranno sommamente le osservazioni dottissime di cui mi favorisee, quando avro il mio scartafaccio per applicarle ..•. Faro bene i conti sul! a differenza fra l'evidenza e l'energia, che V. S. III. ma mi suggerisce, perchè ho qualche peura che Quintiliano vi s'opponga, parendomi ch'Qgli nomini energia il parti col arl zzare medesimo. Di grazia quando tornerà il mio a goder le grazie sue, mi continu; con la stessa libertà e carità 1 suoi prudentissimi consigli. (Epistolario, Il, 627-628)

Non c'è dunque motivo di sorprendersi, se si trovano dei le

somiglianze fra le Conslderaz;oni e la Perfetta poesia italiana, in

parti col are per quanto rlguarda la difesa dei Tasso dall e accuse dei

Bouhours. Le idee dei Muratori e delPOrsi sono molto vicine ed è,

quindi, diffi ci le ri scontrare un'influenza specifi ca deI l'une sul l'altro.

Lo scambio dl osservaz ioni fra i due si svolge nell lambito di un

fondamentale consenso.

2. Le Considerazloni presentano una struttura più complessa di

quella della Manière de bien penser. 1 dialogisti. come l'Orsl li

chiama -e cioè gJlinterlocutorl dei sette dialoghl- hanno nomi

simbol ici. Alcune lettere dell'Epistolarlo mostrano la cura

delJlOrsi nella scelta di quattro noml significativi per i quattro

interlocutori dei sette dialoghl. "Muratori 1 ln una lettera

all'Orsi dei 20 novembre 1700, suggeriva una prima lista di nomi

grec! simbollci:

Vengo al nomi deslderati, alcuni de' qualt notera qui appresso, rlserbandomi pero Il trasmetterne degll altrl, quando V. S. illustrissima con tutta franchezza mi scriva di non esserne soddlsfatto. (Epistolario. Il, 478)

Eèco la lista dei noml suggeriti dal Muratori:

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Apatofilo.... Che ama Pessere disappBssionato.

FilQlete •... Amico della verita',

Eriste ••••. Eristico Arnica di contradlzione. [sic) Filonico .. ,.

Logolemone. Che fa digressioni in ragionando.

Eupi sto .. , .. Che faci Imente si persuade.

Epimelide .. , Accurato,

Diereunete .. Ereunete •...

Filopis ta ..• Fi lopesisto . Fi lopente ...

Peuteteo ...

Anichneute,

Ortodico ..• Eugnomoni co

Che cerca le cose,

Che ama d'interrogar per sapere. Desideroso d'imparare. Curioso.

Che interroga.

Investigatore.

Che intende e giudica rettamente le cose.

43

Politeteo .. Che molto dimanda per sapere, (Epi stolar iD, Il, 479)

A ben considerare questa lista, i nomi suggeriti si possono distin-

guere in tre gruppi: il gruppo che indica colui che deve esporre le

idee dell' Orsi, Apatofilo, Filalete, Ortodico, Eugnomonico e forse

anche Epimelide; pel'" quanto riguarda colui che deve sostenere le

idee dei Bouhours, c'è un solo nome, Eupisto, colui che si persuade

facilmente; e infine il gruppo che comprende tutti gli altrl nomi pel'"

indicare un terzo inter locutore, il quale ovvi amente avrebbe dovuto

avere quai ità opposte a quelle di Eupi sto. Si potrebbe avere

qualche dubbio circa il nome di Logolemone, colui che fa digressionl

ragionando. Ma, da una lettera di diversi anni dopo, posteriore alla

pubblicazione delle Considerazioni, risulta che l' 01"'$1 affido ad

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44

Eristico, non solo il compito di contraddire, ma anche quello di fare

d , l' 12 Igress onl. Cio sembra indicare che la lista proposta dal

Muratori rispondeva a esigenze precise dell'Orsi da questi

comunicate alflamico; e cioè, che l'Orsi aveva già verso la fine

deI 1700 un'idea abbastanza chiara deI piano deI l'opera. Cio è

confermato 1) dalla frase deI Muratori che segue la lista,' 3 2} dal

fatto che tre noml, uno per ciascun gruppo, furono scelti appunto da

questa lista (Filalete, Eupisto ed Eristico), 3) dal fatto che, una

settimana dopo, il Muratori forniva all'Orsi un altro nome che

potesse Indicare il tipo giocoso, faceto, amante di burlare:

Eccole poi alquanti nom; as sai forestieri, che potrebbono espr imere il giocoso, faceto, amante di bur lare, Epsiofilo, Compsenio, Ipocompso, Geliaste. V'ha pure Lamiro, ma pue prendersi in sini stra parte; e poi ha un non so che di Maestro di Cappella, rassomigl iandosi ad Alamire. Olca liberamente se ho da cercarne altri differenti. (Epistolario, Il, 483)

12 Si tratta della prima lettera a Madame Dacier, scritta il 17 g;ugno 1705, in ri sposta al primo dei quattro artl col i dei giornal isti , . . di Trevoux. In essa l'Ors" splegando a questa dama la funzlone assegnata a ciascuno degl! Interlocutori dei dlaloghl, dice a proposito di Eristico: "Eristico è da me finto Uomo contenz.ioso, e pereid garrulo, e pereid Incl inato a contraddir quasi sempre, a sottillzzar più dei bisogno, e a diffondersi oltre misura. Cio mi ha dato eomodo d'intromettere ne' miei Oialoghi alcune Digressioni, ed alcune Quistioncelle, che in loro non avrebbero avuto opportuno luogo, se non mediante l'introduzlone di un Personaggio di tal'indole fl

(Considerazioni, " 461). Per quanto riguarda le lettere a Madame Daeier, v. più oltre, II quarto capitolo.

13 "Ma qui sono tantl filf, che~otranno servire per la tela meditata da V. S. illustrissima. Vogli 1 Cielo, chljo possa venlre a gustare dalla sua bocca l'idea' di qu a da Lei medltata fatlea" (Epistolario, Il, 479): il che signifiea che il Muratori aveva ricevuto delle indicazioni dall'Orsi per lettera, ma non era 5icur9 dr aver ben afferrato l'Idea de" 'opera, al quale scopo sarebbe 5ta1'o preferibile poterne discutere a voce con l'Orsi.

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AIl' Orsi piacque il nome di Geliaste, anche se non sembra che egli

ne fosse completamente soddisfatto. Cio si ri leva da due lettere dei

Muratori precedenti di poco alla pubblicazione delle Considerazioni,

una dei mese di maggio e l'altra dei mese di giugno 1703, nelle

quali egli ritornava sull'argomento dei nomi. 14 Si trattava

soprattutto di decidere fra Geliaste e Gelaste. LIOrsi preferl

quest'ultimo. Il piano delJlopera (gi;i definito, come abbiamo visto,

fin dal 1700) è chiaro. AI centro è Filalete, che ha ovviamente il

compito pi~ importante, quello per cui è stata scritta l'opera, e

cioè di esprimere le idee dell' Orsi: la verità che sta in mezzo fra

i due estremi. Infatti, da una parte e dalJlaltra di Filalete si

collocano due personaggi antitetici, Eupisto ed Eristico. Ai tre

si aggiunge Gelaste per ovvie ragioni di varietà e vivacita~

Fra i letterati dei Settecento, e in particalare fra i suai amiei,

furono molto Iodate l'urbanità e la modestia con le quali "Orsi

rispo$e al Bauhours, anche se egl i confutava vivacemente la

dottrina dei critlco francese e difendeva con zelo la letteratura

15 italiana. Nella prefazione aile Considerazioni, "Orsi spiega

14 Si veda anche Epi stolario, Il, 629 e 631.

15 Il Manfredi osserva a questo proposito, nella lettera indirizzata al" Orsi nel 1706: "II che avete fatto in tal guisa, che non mena maravigliosa, e singolare si è dimostrata la modestia dei vostro stlle, che Jlacutezza dei vostro ingegno; mercecchè sel" ivendo Voi pel" difesa nostra contro di un Accusatore appassionato, ed avendo largo campo di ritorcere contra la Nazione di lui quegli schermi, ch'egll aveva faUi della nostra, ve ne siete pertanto astenuto in guisa, che il vostro Libro non pua m~no chiamarsl un'Elogio della 'Nazion Franzese che una Difesa della Italiana" (Considerazloni,.l, 682-683). Pel" quanto rlguarda la lettera deI Manfredi, v. Il quarto capitolo, PP. 141-145.

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il doppio scopo della sua opera. Da una parte, egll si propone di

"disaminare il Sistemadella Maniera di benpensare" (P. 126),

cercando di sottolineare le discordanze della dottrina dei Bouhours

dalla precettistica degli antichi e dei moderni maestri:

Pi ù tosto adunque che Contradditore dei Letterato, che ha scritta la Maniera di ben pensare, piacemi comparir semplice relatore delle Contraddiz.ioni, che han per mio avviso le sue colle DoUr ine degli Antich i, e de 1 moderni Maestri. (p. 127)

A questo scopo sono dedicati i primi cinque dialoghi delle

Cons-iderazioni. D'altra parte, l'Ors; vuol difendere il Tasso e gli

altr; poeti italian; severamente attaccati dal Bouhours; e questa

difesa occupa i dialoghl sesto e settimo. 16

16 Jean Barbier d'Ancour pUbblico, nel 1671, la sua opera Sentiments de Cleantes con 10 scopo dl criticare gli Entretiens dei Bouhours. Contro La Manière de bien penser, il d'A,ncour scrisse un altro trattato polemico intitolato Sentiments de Clearque. L 'Orsi era preoccupato che quest'ultima opera e un'apologla della Manière de bien penser, sCritta dallo stesso Bouhours, rassomigliassero molto da vicino aile sue Considerazioni. Nella prefaz ione l'Ors; spiega: "Son dunque pochi Mesi, che ho saputo, correre ln Francia due Libri concernenti la Maniera di ben pensare •••. Questa nuova cognizione mi mosse a sospendere la Stampa fino allor preparata per questo Volume: nè volli lasciarci pOl" mano, se prima non venivano in m!o potere, e non erano da me attf!ntarnente lettl e l'uno e l'altro de' nominati due L ibri. Apprendeva io pel" veftisimi le 0

che IIOppositore (cioè, Barbier diAncour) avesse toccat~'alcuna, la quale troPPe si conformasse colle mie Considera7.ioni, 0 che dall'altro canto nlavesse l'Apologista (cioè, Bouhours) proootta alcuna valevole ad infievolirle, e forse anche ad abbatterle. Ora flnalmente pel" 10 benigno mezzo dei Regio Soltobibl iotecario M. di Solvin, pregatone dal Sig. Proposto Dott. Lodovieo Muratori, Bibl iotecario dei Serenissimo di Modena, mi son giuntl di Parigi que' due, che son pieciol i Libretti: ed Il 101"0 arrlvo ln mia mano mi ha 1 iberato a un tratto dalla eoneeputa apprensione" (PP. 125-126). Si veda in proposito flEpistolario. Il, 627 e 632.

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3. Nei primi cinque dialoghi delle Considerazioni, li Orsl riesamina,

dunque, i princ1"pi della verosimigl ianza e dell'ingegnosità poetica e

le nozioni dei sublime, dei fjJacevole e dei delicato. Il Bouhours,

come si è detto, ricercava il punta di equi 1 ibrio fra il razionall smo

d'ispirazione cartesiana e la delicatezza. Nel caso dell' Orsi, non

è tanto di" equilibrio che si tratta, quanto di un ardente tentativo di

difendere l'ingegnosità poetica. L' Orsi si oppone aile stravaganze

e al cattivo gusto dei 5ec;entismo, e percià r lfluta di difendere la

. d 1 M' d" • 17 poesla e arlno e el SUOI seguaci. Egli vorrebbe che "l'opere

di lui andassero in totale dimenticanza; non tÇlnto in pena dei danno,

che possan l alcune di lol"o recare a' costumi; quanto in pena di quello,

che tutte .han recato al l'Italiana Poesia, la quale pel" l'esemplo di lui

pati a quel tempo notabile relassazione nella sua propria gravità,

e nella sua nativa pUl"ezza" (p, 345). Nonostante cio, sarebbe 5tato

da augurarsr che egti avesse scritto licol proprio ingegno, ma col

giudizio d'un altro ll (P. 347). Dunque, l'opera de'" Orsi, come

osserva il Sinni, ben impostava cosl la difesa di l'un tipo di poesie

immaginosa e moderatamente ingegnosa, che sfuggiva insi eme •

ail 'esuberanza stravagante deI secentismo e alla secca aridità della

17 L' Orsi era membro delJlArcadia. 51 veda in proposlto:. 1. Carini, L'Arcadia (Roma: Cuggiani, 1891); M. Fubini, Q.§!. Muratori al Sarettl (Sari: Laterza, t 954); W. Sinni, L'Arcadla e il Metastasio (Firenze: La nuova ltaUa, 1966); 8. Croce, ~ letteratura italiena dei Se tecentoj Moncelleroj C. Calcaterra, Il barocco in Arcadia Balogna: ,Zanichelli, 1950).

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48

concezione razional istlca francese cartesiana e bolleauiana. II 18

Nel corso delle Conslderaz.ioni, tutti i ragionamenti sono rivolt! a

metter in rilievo il distacco della poesia <talla verltà di fatto, e

c!oè dalla prosa. E' questa la principale differenza tra i letterati

frencesi e gl'italiani: l'insistenza sulla dlstinzione della poesia

dalla prosa, distlnzione trascurata dal Bouhours, e in genere, dalla

crit i ca francese dei Sei cento. Verso 1 a fine delle Considerazioni,

l' Or si afferma: ~ ,

L'Arte dei pensare, e dell'esprimersi ha per instituto e per obbllgo il distinguere, e 11 separéJ,re cost dall'un lato i modi appartenenti al genere Poetico, ed a tutte le sue spezie; come dall'altro i modi della Prosa, e di tutte le forme, sieno proprie 19 della Segreteria, sieno proprie d'ognl altr'uso Oratorio. (P. 381)

ln questa parte teorica, l' Orsi non svolge una nuova poetica. La

difesa dell'ingegnosità e delle caratteristiche tipiche della poesla

è condotta alla luce delle trattazioni di poetlca dei Cinquecento.

Egi i riprende il fi 10 della pr~cetti stica aristotelica e s~gue molto da

vlclno le interpretazioni dei RC?bertell i, dei Castelvetro, dei

Lombardl, dei Plccolomini, e dei Beni, e anche quelle più tarde deI

Peregrino, dei Tesauro e dei Pallavicino.

18 E. Cecchi û N. Sapegno, Storia della letteratura italiana, VI (Milano: Garzantl, 1968), 356. "testo ha IInazlonalistica, " invece dl "razlonalistlca": 51 tratta ovviamente di un errore dl stampa.

19 La dlstlnzione della poesla della prosa è in polemica con fi , ra2'ionallsmo francese: v. la lettera scrltte da E. M anfredl, ail' Orsi nel 1706, discussa più oltre, nel. quarto capltolo, pp. 142-145.

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Il Bouhours aveva considerato i pensierl Ingegnosl come

risultanti dalla cosldetta "seconda operazione dell'intelletto, ,,20

e cioè da 1 giudi z.io:

Il ne s'agit proprement que des jugements ingenieux <:lui se rapportent à la seconde opération et qui s'appellent Pensees en matière d'ouvrages d'esprit. (P. iv)

49

Nel secondo dialogo delle Considerazioni, Eristico osserva che il

Bouhours intende "per Penslero ° per Sentenza una sempl 1 c~

Proposizlone, nè voler l'Autore medeslmo, che sotto Il genere

delle Sentenze, 0 de' pensieri 51 comprendano gl i argomenti, come

quelle che appartengono alla terza Operazione dell'Intelletto"

(P. 37). Egil sottol inea la di scordanza fra 1 a defini zione dei

Bouhours e quella di Aristotele:

Egli è vero, che nella Partlcella 44 dellalPoetica secondo la divisione dei Magglo, dice: esser la Sentenza quella, che afferma, ù che nega; ., che è Il 5010 uffizio delle Proposlzioni, e non eccede la seconda Operazione dell'Intelletto. Ma poi nella Partlcella 97 espllca, che non rreno è ufflzlo della Sentenza Il dfmostrare, II discloglie-re gll argomentl, ed Il mouver gll affettl: e cio appartlene {come ben vedete) alla ter-za Operazione delfllntel-letto. (p. 37) ...

Eristico spiega che Aristotele ha Inteso considerare II pensiero

in.gegnoso come parte tanto della ~econda operaz.lone dei l' intelletto

quanto della terza, e aggiunge che ciO' era "pasto in chiara dal

Robortello" (P. 37).' -,\I.~ri teorlci, corne Bernardo Segni e il

Mazzoni, parténdo sempre da Arl3~ie,e. dlstlnguono due funzlonl

20 La prima operazlone dell'Intelletto corrisponde alJljntellezione,

e c;ioè all'idea, la seconda al. guidizio e la terza al razionclnlo: v. Moncallero, p. 90.

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nel penslero, e cio~ quella dl esporre (seconda operazione) e que Il a

di provare (terza operazione). Infine, Erlstico rlcorre al giudlzio

di Paolo Beni, il quale, avendo "comentata 1 a Poet i ca dopo il

Robortello, Il Maggio, il Lombardo, il Vettor i, Il Castelvetro, e il

Piccolomini, ha ponderati i pareri di tutti, ed ha perfezionata

l'Opera colla squisitezza dei suo" (P. 38), Il Beni sostlene che

"aile Sentenze dei Poeta, non men che a quelle dei l' Oratore 1\.

competa, come aloI" germano uffizlo, il far fede con gll argomenti,

ed il confutare, oltre il muovere, deg li affett i Il (p, 38), Pel"

chiarire il punto, Eristico ricorre alJlesempio di cui si era servito

-,

Aristotele, linon lice odio Immortale in mortal petto" (Retorica, Il.21),

La prima parte di questo pensiero ingegnoso (linon lice odio immortale ll )

è un sempl ice giudlzio, ed appartiene qulndl alla seconda operazlone

dell 'intel letto, Ma quando 51 aggiunge la seconda parte (IIln mortal

petto") il pensiero dlventa ingegnoso, grazle alla sua for7a

ent imemat i ca:

All'incontro l 'aggiunta dl quelle due sole parole: ln mortal petto: coll'lnchludere una ragione. e colJladdurre la brevità della vlta umana, come motlvo dei non dover'essere immortale Jlumar)o sdegno, opera Incontanente, che ta Sentenza dlvenga Entlmematlca, divenga razioclnamento, e divenga (dlca chi vuole) terza Operazlone de Il IJntelletto, (P. 40)

, Cercando ancora di deflnire 1 pensieri ingegnosi e dl di stlnguerli

dai semplici giudizi, Eristico afferma çhe quando si 'ratta dl

"Sentenze pred samente Ingegn05e, " la mater 1 a, doè r 1 con~enuto.

contribulsce meno della forma a farle dlventare tall, A questo

proposlto, gll serve bene un gludh!io dl Matteo Peregrlno,\ "II quale

5tlma non reggersi quelle [le sentenze ingegnose] dalla qualttà della

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Materla, e dell'obbietto signlficato; ma da quella dell'artlfizio, e

dell a forma, co,! cui sono portate. Il (P. 45) Mentre il Bouhours,

continua Eri st! co, ha inteso dire Il contrario affermando:

~ .. . Les pensees ou la nature entre, dit Eudoxe, ne sauroient

manquer d'être naturelles quelque Ingénieuses qu'elles soient. (P. 239) 4'

Eristico sostiene, invece, che "In nlun caso si puo più facllmente

51

mancare di naturalezza, che nel trattar cose, ov'entri la natura, e

che cio tanto è plù perlcoloso, quanto più si cerca di dedurre da

questa Materia Pensierl Ingegnosi" (Po 46). E' proprio quando si

tenta "d1ingegnosamente descrlvere, 0 splegare alcuno effetto

naturale," che si corre più 1/ rischio, pel" evitare l'aridltà, di

cadere nell'affettato, 0 "ln quel falso evidente, che è distruttivo

dei verlsimile" (P. 46). Filalete intervlene per mettere ln chiaro

la principale dlfferenza fra la "Sentenza in genere" e la "Senten7a

Ingegnosa." Nella prima, la materia, che "sommamente 51 conforma

, con la l'''agione'' (p. 46), assume una maggior importenza. Mentre

nella seconda, "opera con part/colare Industria, e con dlstlnta

eccellenza Illngegno nostro" (P. 46).

Nel deflnlre cià che è t/plco dei penslerl insegnosl, è necessarlo

tener conto delle quattro casloni, dalle quaI! essl dlpendono. La

casione materlale si rlferisce al contenuto: "ognl materla

appartenente alla Rettorlca pue dare caglone dt Pensierl Ingegnosl"

(P. 45). La caslone efflcent! è 1 f(nsesno umeno, nef quale i pensferl

InsesnosJ hanno la 101"'0 origine. La caslone finale è Il dlletto, ma

51 tretta dl un dUetto promosso "dalla Novltà motrice dl lTlarevlglla,

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52

e perfezionato dallo scoprlmento intero dl una Intèlllgibil Bellezza"

(P. 48). Eristico rlpete qui Il punta dl vista dl Matteo Peregrino,

il quale "In questa part icol are dottrina è Il più accurato DI scepolo

dei sommo Maestro Aristotele" (P. 48): Il magglor diletto dell'umano

Ingegno è nel "facilemente imparare alcuna Novità ll (P. 51). La

cagione formale è la p iù importante dl tutte nei pensierl ingegnosl,

perche déS essa proviene IItutte la forza di quella novltà, di quelle

maraviglie, e in una paroi a, di quel diletto, che è il fine de'

Penslerl Ingegnosi" (p. 52). Essa rappresenta il legamento delle

~ che Eristlco definisce mezzo termine. Non si tratta, pero,

"d'un Mezzo termine, quale da un Lolco s'investigasse, ma bens!

d'uno Investlgato dal Dlcltore fuor della sfera dei triviale, e dei

comune, indi dall 'Udltore con soave industria facT Imente compreso"

(P. 52). Partendo dalla definizlone dei mezzo termine, il Peregrino,

secondo, Erlstico, ha dato la mlgllore deflnlzione dei penslero

ingegnoso, definendolo come lIun felice ritrovamento dei mezzo, per

legare un detto con acconcezza mlrablle ll (P. 53). Tanto Il Bouhours

che l' Orsl ammettono che 1\ dlletto è la qualità essenziale dei

penslerl Ingegnosl, e che la novlta è la forza motricedell'lngesnosità,

ma l'Orsl dà grande Tmportanza allo stlle, cToè ail a forma, che egll

cpnsidera fonte dlJngegno$ltà e dl fantasl a poetlca, mentre Il

Bouhours lnsi ste dl plù sul contenuto e sulla razlonalltà.

L'Orsl esamlna ln che consista la veroslmJgllanza dal punta dl

vista arlstotelico. Egil lntende per verostmlle quello che sembra

vel"o, ma ln realtà non 10 è. Nel cercare dl definire la natura deI

.veroslmtle, E::rlstlco rlcorre ad un pa~so della Poetlca, dove

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53

Aristotele "ammonlsce " Poeta ad eleggere Il Verislmile, non

solamente più tosto che II Vero, ma plù tosto che il Posslblle,

quando 0 Il Vero 0 " Posslbile non sla Crediblle" (p. 84). Eristico

51 rifà ai giudi z i dei Mazzoni, dei Buonamici, deI Piccolomini, dello

Scaligero e anche dl Quintiliano per mettere in evidenza la

differenl'a fra il verosimlle e il vero. Tale dlfferenza risulta anche

chiaramente dal commentl arlstotellci dei Beni, dei Vettori e dei

Roberte Il i:

Quel Vero in somma, che sladatta alla Sclenza nelle materie speculative, 0 alla Storla nelle narrative, vuole Aristotele, che sla dal Poeta posposto al Verlslmile, 0 al Credibile, il quai s'adatta al l'opinione dei Vulgo: e cosl vogliono seco generalmente tutti gl i Scrittori Poetici. Nè importa, che questo Credlbile abbla debole appoggio sopra fama talora Incerta, oscura, e leggera, purchè sia atto a dllettare; slccome a questo fine si allontanano ancora gli Scultori, e 1 Pltto,..! appostamente .dal Vero, e purchè Il di lettare ridondi poi in utilltà morale dei (lascoltante. (P. 96)

Eristico elabora una più sotti le dlstinzione fra 1/ veroslmlle e Il "

posslbi le, cercando di rendere ancora plù grande 1 a dlstanza fra "

vero e il veroslmile. Egil rtcorre aile definlzloni di possibllltà e

di credlbillt~, fornlte dal Castelvetro:

La prima è quella potenza nell'azlone che non ha Imposslbilltà di venire al flatto. La seconda è quella convenevolelza nel l'azlone, per la quale pua credersi, che sla condotta aillatto. (P. 86)

Una volta stabllita la dlfferenza dei verosimile dal vero, Erlstlco

applica il concetto della verosimiglianza ai pensleri in generale. ,'/1

Egil definisce il lIverosimlle della Sentenza" come "un1esagerare, e •

un'amplfficare" 0 rettorrcamente, 0 poetlcamente le cose oltre " Vero:

ed è ln somma un'allontanarsl dal Vero nelflatto med~slmo, che col

Ver1 s1mile sI rassomlglla" (p. 93). Egil agglunge che anche se

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54

",II trascorrer molto di là dal Vero con esagerazloni, e ampliflcazioni

è megllo conceduto al Poeta; non è per tanto, che non si 'convenga ln

parte all'.Oratore, e che il togliere all'eloquenzl) la facoltà di

amplificare non fosse un'impoverirla deI sua forse più riguardevole

capitale" (P. 95). Ma per limitare II suo dlscorso al I1Verosimile

della Senten~a Poetlca, Il egll conclude la sua argomentazlone

citando II Pail avicino, il quale deflnl sce 1 l "Veroslmlle dell a

Sentenza" come "un rassomlgl 1 ar rappresentando gll oggettl ail a

Fantasia, come se fossero dlplnti davanti gll occhi, e vestirlo di

tal forme, etai favella, quai si conviene a parlatore, che il Vulgo

estima rapito da furor sovrumano: ed è questo un tal Verislmlle,

ch'appartiene spezlalmente alla Sentenza Poetlca, oltre a quello

degli argomenti probablll, che slmilmente compete agit Oratori"

(P. 95). Fi/a/ete Interviene per dlstinguere più chiaramente 1 due

tipi dl veroslmigllanza. L'uno si avvicina di plù al vero ed è

adoperato dagli oratorl. L'altro ha origine nelle figure retorlche,

tendendo "ad occupar dolcemente la Fantasia, 'e pero quantunque

ostentl semblanza dl Vero, non convlene col Vero, e nè pur col

Posslblle" (p. 97). Questa veroslmlgllan.za è rlservata al poetl.

Nel trattare della veroslmiglianza, le divergenze tra "

Bouhours e Il Orsl sorgono evldentemente da una differenza di

prospettlva. Nella Manière de bien penser, il Bouhours esamln~

Il veroslmlle (che egll chlama flnzlone) ln funzlone dei vero,

deflnendolo come dà che sembra falso a prima vista, mentre ln

realtà non 10 è. Le figure retorlche conferlscono al penslerl

unlarla di f81~Hè che, pero, conduce al vero. Pel" Il Orsl, Invece,

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55

le figure retori che trasmettono ai pensleri un'apparente ver1tà, ma

quel pensieri sono in realtà falsi. Egli afferma che in poesia è

mero aecfdente che "slJncontr ino insleme il Credibi le col Possibi le,

e col Vero: la dove in Filosofia, ° in Loiea è, 0 dovrebbe essere

necessario ll (p. 84). Nonostante queste divergenze, tanto il

Bouhours che l'Orsi riconoscono che il vero puo soltanto dlventara

ingegnoso tramite la meraviglia. Il vero per se stesso,osserva

"Orsi, non si trova nel pensieri ingegnosi, e pel" "abllitarlo a

divenir Ingegnoso, è forza abllitarlo a divenir Mirabile. Altramente

comparirebbe Vero bens1, ma vano: e vano appunto è Il Vero vulgatc?,

non rieondito, non Iscelto, non pellegrlno: delle quali cose si è pur

mostrato bu on conoscitore anche ln più d'un Luogo Chi ha seritta la

Maniera di ben pensare" (p. 106-107). Infatti, il Bouhours, ail a

" " fine dei primo dialogo, afferma ehe "les pensees a force d'etre

vraies, sont quelquefois triviales; ••• c'est-à-dire, qu10utre la

verlté qui contente toujours l'esprit, Il faut quelque chose qui 1 e

frappe fi qui le surprenne" (P. 77). 21

1 Fifalete distingue due tipi dl pensler' Ingegnosl, Una categoria

corrlsponde ai pensierl nef quall fi verosh;nfle conferlto dalle figure

retorl che pNi"vale sulla novJtà:

Ma perchè quivf la Novltà è dependente dalla Verlsimlgl1anza, e perchè l'accorda slmetrl~ slmbollca è quella, che si cattlva la maraviglia: perdo essendo qulvl la Verisimlglianza primarla caglon deI DUetto; ne segue, a mlo Intendere, che debitamente in tal sorta

2' V. 1/ secondo capltolo, pp, 20-21,

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56

di Pensieri sia predominante il Verislmlle, e che debitamente dia loro la dinominazione. (P. Ill)

L'altra categoria comprende i pensl erl ingegnosi il cui diletto

proviene dal paradosso e dall 'inoplnato:

Nelllaitra classe degfllnoplnatl, ove il Vero è, ma non pare: perchè qui 1 a Novltà non depende, se non da se stessa (essendo appunto 10 stesso Il Nuovo e Jllnopinato) e perchè quel, ch'eccita maraviglla, non è il Vero, ma la Novita' dei Verp; percio~ essendo qui la Novltà dirittamente, ed unlcamente caglon dei Diletto, ne segue (credlio) che in questi Pensieri Il Nuovo sia predominante, e che debitamente dia loro la dinominazione. (P. 111)

Secondo "Orsi, il Bouhours non ha tenuto conto della vera novità,

perché invece d'intenderla come cio che si oppone alflaspettativa , ,

comune, l'Interpreta come cio che si "contrappone al Vecchio"

(P. 113). In questa maniera, continua fi Ors;, questa sartibbe

pluttosto ll una Novità rispettiva, che assoluta: perche riuscirà

Novità solamente a chi non ha mal prù Intesa una tal Sentenza, e non ,

già a chi prima Pavesse Intésa 0 pensata" (pp. 113-114). La vera

novità per "Orsi è quella che 51 basa sul paradosso ed è capace dl

caratterizzare una proprla categoria dl pensieri.

Partendo da que ste considerazioni, JI Orsl resplnge la dlvisione

che II Bouhours fa dei penslerl ingegnosl in pensierl subllml,

22 ' piacevol i e deHcati, perch~, in essa,questl 'ha tenuto conto della . materla. mentre per l' Orsl quello che conta è la forma, cioè 10 sUie;

dl modo che 1 pensierl Insegnosl, secondo lui, non possono essere

22 V. Il secondo capltol'o, pp. 21-22.

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57

ingegnosi grazie alla sublimita~ alla pTacevole2'za oppure alla

delleatezza, ma soltanto in virt~ dei vel"'osimlle 0 della novita~ La

divislone dei pensieri ingegnosi in subllmi, piacevoli e in delicati

pu~ esser se mai intesa soltanto ,"ome un'ulteriore classificazione,

un modo per raggruppare i pensleri ingegnosi che allude più 0 mena

espli citamente ai tre generi di stlle noti nella tradi zione letterar i a,

e cioè al rgenere sublime 0 elevato, al genere mezz ana e al genere

dei leato 0 tenue.

Per quanto riguarda la subllmità, Eristico sostlene che essa

è una qualità estrinseca al pensiero ingegnoso, mentre la novità 0

il verosimile costituiscono le sue qualit~ intrinseche:

E' la materia de' Concetti cosa estrlnseca rispetto all'artifizio de' Concetti medesimi, che è l 'oggetto dei nostro presente studio; siccome estrinseca ella è rispetto ail 'Artefice: il che con evldenza maggiore d'ogni altro Rettorico fu dimostrato dal Patrizio nel terzo de' suoT Dialoghi, intitolato il "folomei. E se cio et vero, tanto più vero sarà ne'Concetti Ingegnosl, quanta che pel'" appunto la lol"'o vlrtù non 51 regge dalla materla medeslma, ma dalJlartiflzlo, col quale vien maneggiata, giusta l'osservazione, che ne suggeri Il Peregrino, fin quando investighiammo con la sua scorta la loro Caglon Formale. (p. 123)

Dopo aver esaminato alcunl esempi dl sublimità cltati dal Bouhours

nella Manière de bien penser e dalla Pseudo-Longlno nel suo

Tranato dei Sublime, Filalete conclude che "in une dei due divisatl

artlfizi susslste Jlintrinseca forma de' Pensieri lngegnos; predominanti

o nel Verlslmile, 0 nel Nuovo; là dove poi la materla d~ lol"'o

accldentalmente la qualltà di Grandi, e gll rende capaci di servire

alla Maniera sublime" (P. 151). Il discusso passo della Genesi

viene qui interpretato in maniera diversa. II Boi 'eau e il Bouhours

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58

riconoscevano in essO un esemplo di subi imità intrinseca. Fi 1 atete

afferma, invece, che la sublimità deI contenuto è una condli:lone

accidentale deI pensiero, mentre quello che conta è la locuzione,

e cioè la brevità deJflespressione che imita la velocità deI momento

della creazione:

Vero ~ non meno, che nel Detto dl Mos~: (tale ancora quale Il porta Longino) Che si facda la Luce, e fu fatta: Che si faccia la Terra, e fu fatta: non si contlene, come dice il Franzese, n~ splendida magnifi cenza dl parole, nè ornamento dl Tropi" nè condlzlone alcuna di pellegrina Sentenza. Ma non puo gla negarsi che quella sugosa brevità d'espresslone non sia notabile per l'estrema sua proprietà, e per la sua attitudine ad adeguar la cosa, che esprime; mentre la velocità, colla quate si spedisce quel Senso, imita in quatche modo (se pur si pue) dire) la velocità non Imltabile dell'Onnipotenza nella Creazlone. (pp. 168-169)

1 dialoglsti esaminano le cinque fontl dei sublime indicate dallo

Pseudo-Longino: la prima lIè una certa Virtù naturale deI Dicltore,

onde scaturisce Jlabbondanza, e 1 a Nobi Ità de' Pensieri: e questa

la chi ama il celebre Traduttor Franzese un certo elevamento di

spirito, ed una nativa disposlzione a pensar felicemente;11 la

seconda "è l'affetto veemente che concita gll anlml, e che di cesi

.. Entusiastico, e questo in sentlmento dei nomato Franzese altro non e

che il PateUco;" la terza IIconsiste ne/le Figure: la quarta nella

frase: e la quinta nella composi zlon deI periodo" (P. 146). Nella

loro analisi, i dialogisti cercano dl mostrare che le figure retortche,

e soprattutto IIlperbole, servono ad esprlmere le passionl e 911

affetH e che esse si convengono al sublime. Queste premesse teoriche

servono 8 difendere t passl dei Tasso, accusatl di eccesso dl

l'''affinatezza.

Passando al ptacevole 0 dilettevole, Eristlco avanza " dubblo

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che questa qualità sia comune a tutti i pensleri ingegnosi e non possa

costituire la earatteristica specifiea di un gruppo di essi:

Tanto è appresso me il dir Pensieri Dilettevoli, quanta il dir Pensieri Ingegnosi: poichè tutte le classi di questi sono comunemente determinate dalla loro Cagion finale all'eccittamento dei DileUo. Questa verità fu dibattuta, e concordata fra noi nel secondo giorno di questa Vi Il eggiatura .... Se dunque non si vuol dl struggere clo~ che al/ara fu fermamente stabilito; non 50 veder, come posslamo ammettere una spezi e di stinta di Pensleri Dilettevol i fra gl '1ngegnosl: da che essendo tutti Dilettevoli, il dirne alcuni più Dilettevoll fra loro, non sarebbe che un significare al cuni di lorD piÙ Ingegnosl fra gl'Ingegnosi. (P. 175)

Infatti, continua Eristico, il dilettevole non nasce già IIdalla qual1tà

pi acevole dell'oggetto, ma dall a squlsitezza dei rappresentar 10 11

(P. 177), né si pue:> pensare che Il Bouhours abbia voluto includer'e

nella categoria dei piacevole soltanto i motti di spirito; anche se la

sua esempl ificazione si basa soprattutto su dj qU,esti, sta di fatto che

egli Insiste che il piacevole si estende a "des pensees qui entrent

dans les ouvrages d'esprit, & qui sont d'ordinaire serieuses,- &- dont

l'enjouement ne va pas à faire rire" (P. 164).' Né si puo rlcorrere

alla qualltà della bellezza per distinguere i pensieri dilettevoll dagli

altrl perché la bellezza, cos1 come Il dilettevole, è qual/tà comune a

tutti i pensieri ingegnosi. La soluzione di compromesso escogitata / ... . ....

da Filalete e che, pur essendo vero che Il dllettevole e comune a tutti

1 pensierl in~egnosi, esso si conviene in particolare al genere

mezzano:

Ben dlceste convenir IIOrnato, 0 sia il Dilettevole con differente proporzlone a clascuno de'tre Stlli: imperctocchè plù abbondante­mente, e più proprtamente si adatta 'questa condlzione allo Stll mezzanoj onde questo suol chiamarsi Stlle 0 rnato, e Florldo, quantunque da'flOrnamento non abbia la sua proprla quJddltà, 0

susslstenza. (P .• 174)

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Ornato e di lettevole sono presi qui come sinonimi, ma il pensiero

de" 1 Orsl, COSI come ~ esposto da Fi lalete, sembra che consista

60

nel riconoscere l' ornamento come comune a tutti i pensieri lngegnosi,

benchè particolarmente importante, in quanto causa dei dlletto, nel

caso di quelli dilettevoll. Il Bouhours avrebbe fatto meglio "se

avess-e dato il nome d'Ornati. anzi che di Dilettevoli, 0 di Belli,

a quel Pensieri, chlei pose nel genere di mez;to fra i Subllml, e

i Dilicati" (P. 190). Né il dilettevole, né l'ornato -causa di esso-

riescono a cogliere, dunque, il carattere specifico dei genere

mezzano, "la sua propria quiddità" (Po 174), anche se come

caratteri stiche della forma e non dei contenuto (quai i dovrebbero,

invece, es sere per cogliere quella guiddità) siano ritenuti più

c0nvenienti al genere mezzano.

Per quanto riguarda i pensleri delicati, Eristico mette ln rilievo

l'imbarazzo deI Bouhours nel cercare di deflnire la nozlone dl

deI! catezza:

Or qui dopo essersl lusingato PAutor della Maniera dl ben pensare, d'aver con tantl suoi sforz.i in questi tre sentlmenti dell'Odorato, dei Gusto, e de'!'Udito poste in chiaro evidentemente, quel che sla Di Ii,tatezza; par, che si raffreddi, e confessi che quando la considera nelPordlne puramente de' Pensierl, non si asslcl,Jra trovar termini adeguati per esprimerla, non si promette di farsi abbastanza intendere, nè si flda dljntender'egli se stesso, e quasi smarrito Il sua 50llto coraggio, direste, che stesse per perdersi in questo abi sso di specul~azloni 0 (P. 194) ,

Egil fa not~re anche la dlfflcoltà dei Bouhours nel cercare dl

distinguere il piacevole dal dellcato:

Pare alcuna volta sentlr'lI vostro Autor~, che 1J'13ello cloè, il placevole sla il Suggetto, al quale aderlsca, e aggtungasl fi Drllcato • .,

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Pare altrove intender'Egli il contrario, e stabilirne la Ollicatezza per SU!jmetto, al quale il 8ello s'appoggl, mentre da essa dinomlna, e in eslsa fonda un'ordine separato dl Sentenze. (P. 198) 23

• '1

JI 'filo del;discorso sulla delicatezza, nella Manière de bien penser,

appare molto confuso. Da una parte, il Bouhours qualche volta

definisce la delicatezza come qualcosa IIveramente tenue, e priva di

vigore ll (p. 200). Oall'altra, egli considera la delicatezza

compatibi le con la forza e tende addirittura a confondere il pensiero

forte con il pensiero delleato:

La Dilicatezza de' Pensieri vuol'egll, che per analogia a quella. spiegata a suo modo nelle cose senslbill, conferlsca 101"0 questo precisamente di proprio. che sia ristretto il loro senso in poche parole, che sieno mlsterios!, e concisl. ch'in loro si compr.enda più di quel, che si le9ge. e che in somma più lascino da pensare di quel che dlcano. OimandateglJ all'incontro, che cosa sia ne' Pensleri la forza; vi risponderà, esser Pensleri fo ti uel che racchiudon 9ran $enso in poche parole. PP. 200-201

Filalete agglunge che la brevltà dell'espressione eorl"isponde al

laconlsmo, daJ quale derlva une sUie Il fol" te , vigoroso, veemente e

magnlfleo. 1l (P. 201) Quel gran slgnifieato cOntenuto ln poche parole

acqulsta, secondo tutti i grandi maestrt della retorie~, una forza

straordlnaria ehe eolpisce vigorosamente il lettore. EgH eoncJude

ehe "aftrettanto fuor di proposito sla il chlamar Oillcata une

tal'Impetuosa, e cot1citata ·eloquenza, quanto sarebbe " chiamar

Di li cati 1 tur.~lnit e 1 fulmini, a' quall una taJleloquenza tu

- 23 Eristrco si rlfertsce al· seguente passo della Manière de bIen penser: "il faut que je vous parle d'une troi.tème espece de pensees, qui, avec- de l'agrément, ont de la délicatesse, ou p.lutSt <:tont tout Pagrement, toute ta beauté, tout fe prix vIent de ce qu'elles sont dellcatestl (P. 164).

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62

saggiamente paragonata" (P. 201). Inoltre, il Souhours appllca ai

pensieri delicati due altre qualltà dei paradossl: il "suspenlplt Q il

mlstero. Per quanto riguarda [Juest'ultlmo, Filalete sostlene che

nel pensieri dei i cati si pua trovare un certo mlstero, ma non come

l'intende il 8ouhours. Egil s'accorda piuttosto con la definizlone

che ne fornisce Saint-Evremont, " quale dice che "tutto il Misterioso

dei Di li cato consiste nel penetrare, quai si a' la mal agevolezza

d'esprimersl con quella felicità, che a primo Incontro è parut!:) cosa

cotanto naturale, e comune" (P. 212). Nei pensieri delicati, la

contraddizione "Ieggermente è toccata" e "senza ostentamento viene

insinuata aIIlAscoltatore," quindl il paradosso si manifiesta "in modo

sl moderato, che quasi per Paradoso non sia conosciuto": e in questo,

fippunto, consiste "la vera cagione della sua dilicatezz~" (PP. 216-

217). Dunque, per i dialogisti, Il delicato signlflca qualeosa di

tenue, dl soave, di molle, e su questa opinione s'aecord.ano tanto

vocabolarl francesl e italJani quanta la definlzlone data dei delieato

dagll antlchf. Infine, Peceesso della dellcatena non è il raffinamento,

come dice il Bouhours, ma tale eecesso viene, Infatti, "nomrnato

Eslle da Quiptiliano; Squallido, e Digiuno da Plutarco, e da Aulo

GelUo; Esangue, e Arido dall'Autore ed Erennio. e dal Falereo;

e Secco finalmente dello ScaligeroH (P. 218). A questl termlnJ ben

corrlspondono ln Italiano tIquer languido, e quel fiacco, nel quale

disse seherzevolm~nte, ma veracemente Gelaste, che Jncorron9 I!,-!

femmJne nell'affettar soverehia Dtlicatezza" (Pt 21 e), Mentre Il

rafflnamento è pl.uttosto f'~ccesso nella rlcerca avida dei nuovo. La

conclusione su questo punta è lascl~ta ad Eristico ~he, anél/l.z.zando

la n02Jone di dellcatezza nella Manière de bien penser, non,rlscontra

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63

che discordanze con quello che 1 veri maestrl Bvevano inteso con

ta le noz ione.

l: 4. Da alcuni accenni (per esempio nel dlalogo sesto, p. 227) sembra

che JI Ors; vogl ia insinuare che il Bouhours è Inferiore al Rapin e

al Boileau. Anche se il Rapin ha condannato il Tasso, ~glT Pha

fatto in maniera discreta e quindl "più della stesso Autor della

Maniera di ben pensare. meri ta Rapin d'essere da noi onorato per

10 sua migi iar giu~iz.io, e- per la sua maggior letteralura" (P. 230).

ln quant~ al Boileau e alla sua famosa fras e sul "cll~quant du Tasse", . cotltenuta nella IX' SatÎ~'a", Eri stico sostlene che è necessario

di stinguere il Boileau seri<> dei l'Art Poétique dal Boileau satlrl ce e

giocoso:

Vedete, 0 Euplste, fin dove vi siete 1 asciato condurre dal calore della Disputa~ flno al ,preporre all'autorità di Boi leau nell'Arte Poeti ca' IIautorità di 1ul medeslmo nelle sue Satire. Cio vuol dire preporre al suo parlar da scherzo il suo parlar da senno; se pur 1 as~ia egl i mai di gentilmente lScherzal"e. (p. 233)

fi

Gelaste afferma che la crltlca dei Boileau è dl carattere giecoso e , .

non deve, dunque, prendersi sul serie:

Ed appunto non .un serio giudlzio, .. ma u~a I5cherzevole IIcenza -poetica, fl,J quell"" ch'eg'lI use contra il Tasso: e tale la chiama Baillet ne' suoi Gludi.zLde'. Saplenti sopra tutti 1 Poetl. (P. 237)

Il Bouhours'hti crlttbate alcunl seritteri latini tcome Ovidio,

T~cito, Quintiliano, Seneca', Ll,lcano) e non ha nemmeno -apprezzato Il merlto di alcuni dei suol connazionali (come

. ' ,!

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64

, ) 24 Voiture, Menage, eCCe • Ert 5ti co osserva chQ se egll Jlnon

conosee, 0 non vuol conoscere tl,Jttl 1 buonl Franzesl, credete vol,

que conoscerà, 0 vorràconoscerel buonlltallanl?" (P. 11). Il

Bouhours 51 è soffermato su un numero Ifmltato dl autorf Italianl,

trascurando. i grandi poeti toscanl oppure passandovl sopra

I"'apidamente, come appuhto fa con il Petrarca: . Fra'nostri Poetl par quasi, ch'egl1 nO~PPla es sere stato al

Mondo Il Petrarca, nè dopo lui tantl valent'I~inl, chè hon segulte l'orme sue venerabllt. Tra tantl 5 on pur nottsslmf Il Bembo. fi Casa, 1I~, Il MoIZ" Il Tansf 110, Agnofo dl Costanzo. per:' tacer d'altri inflniti. (P. 32" "

Egil ha umtliato il Tasso e ha cereato di mettere in rfdicolo la sua

poesia, facendo pas sare "pel" buffonerie Je più leggiadre r e più

maravlgllose tenerezze dei suo Poema" (P. 22). D'altro canto, eglT

si ferma su alcuni versl deI Marino e di qualehe eltro poete de",?

stesso tlpo, senz.a farne une cri,ttca severa. Ad esempio, Il Pret1

e JlAchllllni, seguacl dei Marino, ~engono tratta'tl relativament~ bene

dal Bouhours, e Gelaste osser.va che questf poetl ha~no avuto,' ln

genere, una gran fortuna pressa 1 francesl. Pel" quanta rlguarda 11

passo dei Prat! che descrfve le rovlne della cltti dl. ~oma, Fllanto

sosttene ehe esso lIest admirable, fi digne de toute la grandeur.:

Romaine" (p. 104). Ëudos5o è della 5tesse opfnlone; secondo fui,

si traUa dl un penslero insegnoso, 'nobHe, é se si vuole, anche

Magnifleo. Gelaste os'serva che, 1 due interlocutorl "16 cGlmano dl

.\.

24 v. Contlderaz!onJ, l, 9 ... 16 •

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, ;t; .4. ,

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65

eccelss IDde:, èosa che ln favor dl lui solo fra tentt ScrUtorl

Itallani, si ved~ pratlcata nella Maniera dl beio PIO,are. e cosa,

che non han potuto merltare nè Il Petrarca. nè altrl de' plù solennl

Maestri Il (P. 348). In quanto a"'AchIlHnf, Eudosso fa una leggera

condanna dei passo che descrlve la fortuna dei padre Françols­

Xavier, "cui crocffl sso, ceduto nel mare. fu rltrovato da un

granchio marino:

La belle imaglnatton, dit Eudoxe, que parmi les ardeurs de l'amour dIvIn dont le Saint étolt embrase, le soleil ne pOt être que dans l'écrevisse, sans parler de ce port de salut qui ne peut atre englouti! Sont-ce là, à votre avis, des équIvoques & des métaphores dans les regles? La pensée n'est peut-Stre pas 51 bonne en françols, repliqua Philanthej mals quoi que vous en disiez, elle est excellente en italien. (P. 41)

Erlstico aggiunge che se Il Bouhours si è mostrato tanto benevolo

con questl due marlnlstl, egll ha anche dato un mfserlcordloso perdono

a Carlo Ma9gf, conslderato in Italfa, come 1o stesso Euplsto osserva,

11 tlprtnclpal rlstoratore della Po.tlca Regolarl\à" con Il "Iodevole

, <,

fJne dl r.lmetter la P~esla Itellane neUa sua prtstlna dlgnltà. Il (P. 349)25

Il Bouhour s tnsomma mostre una Icàr sa conoscenza dell a t et-

teratlJra Itallana e soprat1utto. della poesla dei Tasso. Egil Incor~e

: ~5 Nel t.rzo,dtalogo della M,nlère de bien een,,~. Il Bouhours cita t versl dt una canzone dei Màggl ln rode dt Luigi XIV, consAderan­st0la !s.agerata: nJe fal. après tout bon gr~ a~x bea'4x est>rfts , , etra~ge"8 de dtre des ,cl:loses &,lM peu excessIves,. en parlant djf-..notre

, Incompa.aplè Monarq.ue; Qlest, signe ql,.l'Ils en,.ont une hauta Id.e, fi Je 1. . '- " pardonne ,à un Poete Itallen,moderne, qu'a fait 'e.Pan,gyrlque de

l-ouls-Le,,;,Grand, d'avoir dit que jes Provlnces_ent .... ere. & l.es Citadelles I")prenables n'ont poOt, au RoI qu'une r,flexlon dt son esprit & un ,clair de ses armes" (P.' 288).

.'

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66

frequentemente ln sbagll. AlllJnlz.lo dei primo dtalogo, attrlbul sce

ell'Arlosto un passo dei Bernl, e5enza,far ceso se 1 versl cltatt st

trovano "nell'Orlando Innamorato, che rtformo " Sernl, 0 nel

Furioso delJlArlsto: nè quel che più importa, s'è accorto delle

differenza tanto grande, e tanto palpablle fra Jlun, l'altro de' due

Poet!" (P. 18). P!ù tardl, elPlnlz.io dei secondo dlalogo, egll

,.. accenna al verso, "e morto anco mlnaccla ll (XIX. 102.), attrtbuendo

queste parole dette da Argenfe ad un altro saraclno. InoUre,

parlahdo dl Sveno "del re de' Dant unlco flgllo" (VIII. 102), dlce

che è un saracino:

Questa frequenza dl sbaglt conferma, 0 Euplsto. Il ~ospetto glà da me conceputo, che " vostro Autore parll sovente col solo fondamento deg" altrul rapportl, senza leggere 1 Llbrl, 0 senza leggerlt con quella attenzlone, che rlcerca il blsogno dlfntenderll, non che" ftne dl crlttcarll. (P. 245) 26 .

Pessando al/a c;Hfesa dei passT dl poetl hallenl speclficamente

dlscuss' e crltlcatl deI Bouhours, l'Orsl si rlfè et dlscorso teorlco

svolto nel prlml cinque draloghl, lnslstendo soprattutto sulle noz.lonl

26 l 'sospettl de' J'Orsl potrebbero avere bu on fondamento. Il 90yhours cita, Infattl, 1 passl dei Tasso, 'set:"za Indlcare, esattamente f( luogo dei poema dove ~ssi sr trovano, ·mentr.-e cf~non acc,de net caso dt opere, classl che. Inoltre, cl sono oyyl error.! dl, ortografla,

.come per esemplo ne' passo seguente dove ylent' st~ per venne e chio chez per cio che: '.. ,

p : 1

cro che lT vIent da l'Indlql,.le maremme. Habbltl, e cblo chez Persla. accogl1e 'f ••• (P. 99)

..' ... , A pagina 92 ~e-II. Manier. ge l?'.n ee~.,c. '.1 lesse IIHebbero 1 plu , fel1c. atlor' vlttorla" Inveee dl "Ofe. che 'ch. al fosse- a lui vittoria" (IV. 15) .

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67

dl veroslmlgllanza e dl novltà. Ma ancora plù tlplca è la sua

Inslstenza sull'autorlzzamento. e cloè, sulla cltazlone dl precedentl

classlcl per leglttlmal"e 1 versl Itallanl censuratl. E ln qualche caso

eglt rlcorre al Petrarca e a Dante pel" cercare ln essl delle

Immaglnl autorlzzantl, A proposlto dei verso dei Tasso tanto

dlscusso dal Bouhours, "mlnacclava morendo e non langule" (XIX.

26), 27 Erlstlco sostlene che Il verbo "Iangulre" si pua rlferlre non

solo al corpo ma anche all1anlma e si serve dl esempl dei Petrarca

e di Dante per autentlcare l'lmmaglne adoperata ln questo stesso

senso (rlferlta all'anlm8) dal Tasso:

che memorla de l'oprs anco non langue (Petrarca), 28

~ 29 qua glu dove l'affetto nostro langue (Dante),

Il non laogulce dl Argente morlbondo slgnlflce che "non Isblgottlvasl,

non dave' segno dl verun tlmorè, e non languiva ln somma Il corag910

dl JUill (P. 246),

Sqstenendo 11 prlnclplo dell'Imltazlone degll antlchl, JI Orsl

non pua accettace lIaccu8a dl plaglo mossa dal Bouhours al Tasso. 30

.27V • Il secondo capitole, pp. 28-29.

29 . F. Petrarca, Rime e Trlonfl, CXXVlli. 46

29· Dante Alighieri, La DlylDa ~ommedlaJ Peradlso, XVI, 3.

30 V. Il secondo capltolo' "0 31 , , pp. '".~- , •

-,

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68

Erlstlco sostlene che "chi accende " fuoco all'altrul cammlno, non

è Invlolatore dei fuoco" (P. 258), perflno la traduzlone da una IIngua

all'altra rlchlede une rlelaborazione tale che non 51 pue) parlare dl

furto letterarlo. Il processo Imltatlvo assomlglia al lavoro delle

apI. Esse prendono la sostanZa dal florl, non soltanto come allmento

101"'0, ma pel'" produrre anche una sostanza nuova, e cioè, Il mlele. 31

L'insegno dei poeta è capace dl trasformare la fonte classlca ln

qua/cosa dl nuovo. Nel versl Imltatl, anche dovlè facile, Intravedere

f ~

la fonte classlc8, e necessarlo 1"'1 conoscere " merlto dei poeta che Il

ha resl proprl con" suo Ingegno. "8ouhours accusa Il Tasso dl

aver coplsto Il seguente passo dallo storlco Quinto Curzlo:

............... dlfesa è qui l'esser de /larme Ignudo.

Sol contra il ferro tf nobll ferro adopra, e sdegna ne gll Inerml esser feroce. (XIX. 31.:.32)

" fatto èche Jlattegglamento dl Rlneldc;> è un "sentlmento proprio

d'Uomlnl generosi, dl non volere combattere, se non contra chi è ln

Istato dl dlfendersr" ed è "cosl usJtato, e cosl comune presso a

chlunque vuol descriver l Uominl dl tal natura, quanto ê Jlacqua deite

Flumana" (P. 264). g' dunque dlscutfbtle che il Tasso ebbla Imltato

qui Quinto Curzlo; in ognl casa quel che "dl peJlegrJno, e dIJngegno_o

ëont~ensl nel cHato Passo, e quello preclsamente, che, non si pua mal

dire tolto da QuInto Curz la, cloè II senso artfffclosfssfmo dèl .prlmo

31 SI confrontJno 1 gludlzl dell'Orsl e dei Bouhours a proposlto d';l prlnelplo deJI'lmltaztone degll antlcht: sona Identlel, v. pel'" " Souhoure, Entretfen,. p. '19. . ,

, ,

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- - - --- -- ---- --".-

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69

Verso Il (p, 264), Questo verso introduce un paradoso che viene poi

spiegato negll altri due:

1 due succedenti sono, eglt è vero, conforml al Detto dl Curzio Intorno a r non clmentarsJ con gente JmbeJ le; ma non s ervono quel due Versi, che 8 splegare, 0 a sclogllere Il Paradosso rlstretto nel primo. Appunto è Paradosso, come a prima glunta ripugnante al Credlblle, quelflasserir meglio dlfes 0 colul, che è disarmato, dl colui, che d'arml è guernlto, (P. 264)

Il Bouhours critica anche Jlaffettazione di cert! pas si trattl da

alcuni eplsodl dl amore della Gerusalemme Itberata. Egil rlprende

II fllo della crltlca dei Rapin, Il quale aveva accusato Il Tasso di

dare "in bagattelle ne' luoghl plù ornatT, e plù amenl dei suo Poema ll

(p, 230), Eristlco sostrene che " "bagattellare" corrisponde al

termine francese bgdiner e rlleggendo le Riflessionl critiche dei

Rapin, egll osserva che questl considera Il "carattere Amoroso"

un "carattere Badin." Qulndl -conclude Erlsti co- "i 1 Badiner dei

Tasso, " secondo Il Rapin, dovr-à rlguardare "911 amorl da lui

Intr'odotti negll Epfsodl della sua Gerusalemme Llberata" (P. 231).

"tornando al Bouhours, questl considera effettata la strofa ln

cut st descrlve l'Indlscreta curlosrtè dl Amore:

, Pur guardla esser non pue chlln tutto celf belti degna ch lappala e che'slammlrlj nétu JI consenti, Amor, ma la riveff dlun gf"Ovlnetto a 1 cupldf desiri, Amor, chlor deco, or Argo, ora ne vell dl benda gll occhl, ora ce gll aprl e alrl, tu per mille custodle entro a 1 più cesti verginel elberghf 11 guerdo aftruf portastl. (Ir. 1-5)

L'effettazlone non rlslede nella prima parte delle strofa, nella quale c

Il Tasso ammlra la bellezza pura dl· Sofronl8, me l'affettazlone "est

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70

dans l'Amor tantôt aveugle & tantSt Argus, qui se couvre tantbt les

yeux d'un bandeau & qui tantôt les ouvre, les tourne & les jette de

tous d)tés" (P. 298). Gelaste ri leva l'errore d'interpretazlone dei

Bouhours e ne conclude che la sua condanna è quindi ingiusta:

Nella traduzlone fa egli [II Bouhour!!il essere Amore quegll, che or 51 benda 9 Il occhi, e ch'or gll apre, e glra; ma nel" Originale [ctoè, nel poema ltallano] sono gti AmantJ, cui or son chiusi, or son'aperti gll occhi da Amore. (P. 270)

D'altro canto, Erlstico osserva che Infinite sono le stravaganze che

51 "ravvlsano pur troppo nelle azionl degll Amantl j e pero Infinite

se ne attrlbuiscono, e se ne attribuiranno sempre mai alla favolosa

persona d'Amore" (p. 271). Plutarco considera Amore un enl9ma, a

causa della sua complessltà,dl modo che tutti 1 pensleri nel quali esso

lnterviene sono lnevltabllmente enigmatlci. Tuttavl a, queste

complicazloni npn devono essere conslderate come affettazloni,

"quai le chiama nèl nostro Eplco la Maniera dl ben pensare; sono

anzl, come ben discerne l'egreglo Fflosofo Bernardin Tomltano,

effettt vert, e reali, che tutto dl sperlmentano pur troppo 1 mlserl

fnnamoratf" (P. 272).

Nel caso dei personagglo dl Armida, 32 il carattere artiflciale e

flattegglamento adulatorlo della maga glustiflcano ciO' che potrebbe

sembrare rafft'natezza, affettazlone. Il 90uhours cita un passo

~dalJleplsodlo dove Rinaldo abbandona Armida, e 10 paragona ad un

passo dl Virgilio per meltere ln rtllevo 11affettazione della maga:

" 32 V. 1 L seconda capltolo, p. 31.

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71

Forsennata gridava: -0 tu che porte parte teco dl me, parte ne lassl, o prendi l'una 0 rendr l'altra, 0 morte dà Insteme ad ambe •••• (XVI. 40)

Filalete ris ponde che "moiti degll affeW plù teneri, e plù pateticl

dl Didone nel suo sclamar contro ad Enea sono trasferiti da

Torguato in bocca di Armida, non senza accrescimento dl leggiadrla"

(P. 275). Aggiunge che se 1 a maga rlesce più raffinata dei

personaggio virgiliano dl Didone, questo si deve soltanto al

carattere e al l'atteggl amento di Armida:

Che se ln qualche Passo, ove è uscito da tale imltazlone, si truova pure al cuna cosa, che sembri alquanto più studlata; crederel, che ln cio meritasse plù tosto Iode il Tasso, per aver dlstlntamente accomodato Il suo raglonare al carattere di ArmIda, assai differente da quel di Didone. Non nlego, che ambedue sleno egualmente appasslonate, e so bene, che Armida resto colta anch'el la ln quell a amorosa rete, in cui intendea dl cogIter solamente Rinaldo; contuttoctà serba ell a sempre il suo tal ento lusinghi ero, e sempre ha ln mente II Poeta, quai sia l'uflzio a lei assegnato di sturbare colle sue incantaglont, e colle amorose sue trame Jlimpresa dl Terra Santa. (PP. 275-276)

Il Bouhours cita una strofa da" 'episodlo che descrive, 11

sogglorno dl Rrnaldo nel palazzo dl Armida, e che, secondo lui,

è affettata e priva dl bu on sem~o:

Deh 1 pol che sdegnl me, com'eglt è vago mlrar tu almen potessl il proprio volto; ché Il guardo tuo, ch'altrove non è pago, gioirebbe felice ln sé r:-ivolto. Non pue} specchio rltrar 51 dolce imago, né in 'picciol vetro è.un paradlso accolto: specchlo t'è degno il cielo, e ne le stelle puoi riguardar le tue semblanze belle. - (XVI. 22)

Nella sua condanna, egl1 divide la strofa a meti, conslderando

separatamente i prim' quattro e 911 ultlml quattro versl. Per

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72

glustific;are l'immagine dei primi quattro versl, Erlstlco fa notare

che quell1augurar j'Rinaldo ad Armida, ch'Ella potesse giugnere

a rlmlrar se stessa, quaslchè 501 la propria beIJezza fosse

degno oggetto degll occhl suoi, è Pensiero dei Petrarca nella

prima delle tre incomparabili Canzoni sopra gli Occhi" (P. 313).

Per quanto riguarda la seconda parte della strofa, Fllalete

osserva che non èche Rlnaldo invitl Armida a specchiarsl nel

cielo; l'innamorato guerriero vuole soltanto obbligarfa a volgere

10 sguardo verso di lui, a specchiarsi nel suol occhi, e "1 suol

argomentl per persuaderla sono il mostrarle, che il Cristallo a

cio non è Idoneo, e che a cio Idoneo solamente sarebbe Il Cielo,

se Il Cielo potesse a lei servlre dl specchio" (P. 314). Ne il

Tasso ha voluto dire, negli ultiml due versi, come Il 8ouhours

sembra rltenere, che le stelle possono servire da specchlo al

vi so di Armida. Fllalete sostiene che il poeta, alludendo aile

stelle, si è riferito alla loro luce, IIcolla quale puo solamente

aver degno paragg~o quella degli Qcchl di lei. L'assomlgliar gll

occhl amati aile Stelle è Il più usato Concetto degli Amanti, ed

è ben'una di queUe adulazloni che loro sono permesse" (P. 315).

Il Tasso ha conferfto alla passione di Tancredi una

dlmenslone plù umana, e nel la sua difesa, l'Orsl cerca di

penetrara le emozionl dei guerrlero innamorato. EgU mette ln

rlltevo 10 stato d'anlmo e Il dolore dl Tancredl per aver ucclso

Clorlnda ed esamlna 1 versl ln funzlone dei suo dÇ)lt:>re. Il

Bouhours rltlene che le sentenze Ingegnose tolgano naturalezza

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) 73

ad un~~sp ... essione dl dolore.33

Erlstlco rltle'- Invece che la

natur~/ezza non sia part~ delJlingegno poetlco. AI contrario, il

poeta sfrutta II proprio Ingegno per abbellire e ornare la natura.

Slccome la materia amorosa è ingegnosa per se stessa," agi i

lnnamoratl è permesso un parlare plù squisito. Il Bouhours accusa

dl rafflnatezza le esclamazioni di Tancredl per la morte dl Clorlnda;

egli ritlene plù naturale il verso che descrlve l'attonito guerrlero

quando 51 rende conto di averla ucciso. Eristlco ri sponde che

l'attegglamento di Tancredl è un naturale etfello di Amore, il quale

rende gfllnnamorati attonitl in un primo momento e pol permette

loro dl sfogare la loro passlone, esprlmendola "con esqulsltez~a , ,

d'ingegno ll e "con coltura di frasl" (P. 299). AI Bouhours sembra

aff~ttato il passo che descrive il deslderlo di Tancredl che i restl

deI proprio corpo vengano divoratl da quella fiera che egli sospetta

avr-ebbe dlvorato " cadavere di Clorlnda (P. 305):

onorata per me tomba e felr ce, ovunque sia, s'esser con lor ml lice. (XII. 79)

---Gelaste Spleg8 che la frenesia dl Tancredl consiste nel desiderio dl

uccldersl; dlsperato comlè per aver ucclso fa donna arnata. El , ,I! dunque, naturale che eglt vogUa aver comune sepoftura con Clorlnda.

FlIalete agglunge che titi desfderlo dl Taneredl non è Intento plù ad ,

una gulsa dl sepoltura, che ad un'altra. Suo fine è solamente, che

s'unfsca Il proprio al Cadavero dl Clorlnda" (P. 307). Eglt rlcorre

33 V. JI secondo capltolo, pp. 31-32. 1

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ad esempl clesslcl lat1nl e itallani per mostrare la valld1tà dei

sentimento dei guerrlero cri stlano.

Le antltesl non sono delle affettazlonl, come vorrebbe Il

Bouhours, ma rappresentano pluttosto dei paradossi, nel quali si

pua ritrovare ancore quai che tracela di verltà. Nella strofa che

74

descrlve 1 lamenti di Tancredl sulla tomba dl Clorlnda, l'immaglne

"che dentro hal le mie flamme e fuorl Il mlo planto" (XII. 96-97), 34

non provoca nessuna contraddlzione. Tancredi ha due motlvl per

onorare e amare "quel sasso. Il Dentro la tomba glace Il corpo di

Clorinda e fuori, Il sasso è bagnato dalle lacrime sparse per la sua

morte. IIQulndl è, che amata, onorata e cara è per lui quella Tomba,

ove cose a Lui 51 care 5erbansi, e dentro, e fuorl: le quall raglonl

non poteva egll esprimere senza i due adoperati Avverbl" (P. 298).

Nelle ottave che contengono l'apostrofe dl Tancredi alla sua

mano e al suoi occhi, è da rilevare 11 vario modo ln cui l' Orsl- si

serve dell'autorlzzaffiW1to:

............... Aht 1 man timlda e fenta, or chEf.non osl, tu che sai tutte dei ferir le vie, tu, minlstra dl morte empla ed Infame, dl questa vlta rea troncar 10 starne?

Pass'a pur questo petto, e ferl scempi , co 11 ferro tua crudel fa' dei mlo corej ma forse, usata a' fatt! atroc' ed empl, stlml pietà dar morte a~ mlo dolore. (XII. 75-76) ......... -.....

34 V. fi sec~do caplto10, p. 32.

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...... , ....... . Oh dl par con la man luel spletate: essa le piaghe fe', vol le mlrate. (XII. 82)

Esamlnando la' prima ottava, Gelaste sosttene 'che le parole dl

Tancredi esprimono un sentimento naturale che 51 convlene

all'angoscia deI guerriero per aver ucciso Clorlnda:

Ma in quale stravaganla, in quaI bagattella Inciampa mal questo sgrldar dl Tancredl la propia mano? Anzl che di ptù proprio, e che di plù naturale puo darsl d'una tal querelo, dopo aver commesso la1stessa mano unfatto sl atroce, e pel" lui sl funesto, come l'uçcisione della sua amala Clorlnda? Se Muzlo Scevola gastigà col fuoco la sua mano, perchè a lei fallt " colpo contra a Porfennaj ha ben raglone Tancredi dl gastigare colle sole parole la propria, rea d'un fa Il 0 troppo più grave, e troppo plù doloraso pel" lui. (p. 301)

75

Euplsto risponde che forse ql.lello che ha dflto fastidlo al Bouhours

è Puso troppo trequente dell'apostrofe, la quale, infatti, vlene

ripresa negl; ultimi due versl sopra citati. Ouesto argomento

viane ribattuto da Fllalete, If quale glustJfica· l'usa. frequente

dell1apostrofe, dicendo che "il gran Virgilio nell'ultimo lamehto

di Didone non fa rl5parmio d'Apo5trofl" (P. 302). Erlstfco

aggjunge che non "51 troverà par ,modo dl dire, alcun Lamento,

o alcun Dlscors 0 dl Persona appass;onata seh;r;a Apostrofi a cQ,se

prive dt se.nsoll (p. 302). Ë quests .affermazione pua essere

autentlcata non soltanto da esempl tr-ottl dai classlci, ma anche ,

'ricorrendo al trattatl dl retorlca. Egtl cit,:", Infattl, a questo

35 ,?unto' Il La~y, il quale ... 1 li ene 'che Ille Figure steno t Caretteri

35 Bernard Lamy fu un prete fràncese dei l'Oratoire, nato, verso' , la fine di glugno '1645 e ce~ebre autor-e dl opere ..r-stortche e; , . s<;:lehtfflche, 1re le quafl merlt-a speclale menzlone: Dt""'''''t de parler (P~rts, 1670). \ , . , i

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delle Passlonl, per cul 51 dlverslflca Il parlare appaslonato dal

parlar nsturale," e "attribulsce all'apostrofe la funz.lc1ne di

"manifestar quel 1 fJnquietudl,ne, con cui l 'Uomo' affannato si volge

ora al Cielo, ?ra alla Terra, ora aile case sensi~ive, ed ora aile ,

76

Insensate" (P. 303). Riferendosl all'ottava 76, Filalete rfc9rre a

. dei versi "atini cit~tI da ~cipione Gentifi nelle sue ~notazionl alla

ItGerusaJemrne ll ; egli spIega il passo della GerusaJemme, dlcendo

che una mana abituàta ad uccidere pua ora complere un'azione

pietosa, e cloè, il suIcidlo. L'anâlogia fra 1 due passl consiste , . ..lei "chiamar pietoso un secondo Ornicldio" (P. 304). Egil agglunge . . che il Bouhour's non pua censurare questo pas$o di eccesso dl

, " ... dellcatezza perche la sua qual.ta rlsiede nella forza, la quale, come

si è dimostrato nel qulnt,o dJaiogo del11opera, non si oonvlene con 1 el

d 1" 36 e ,catezza.

Nel dlfendere Ilfmmaglne, "e se I·a vlta / non esoe, ,sdegno (!f '

tienla al petto unita" .(XII. 62), ~rl:;tico osse~va che la crltic::a,del

Bouhours non pue rlferfr,si al fatto che' la vlta esca per le férUe dei

due'guerr-lerl, Clorinda e 'Taricredl, perche quest1iml'T'lagine 51 trove

filoche ln farnosi poeti antlchl come Ttbullo, Ovldfo, S1110 ,Italtco e

~ll"glllo. D'aUro canto, se la critica 'punta su'Plmmagine che la vlta

venga tenuta u~lta. al petto dalla 'sdegno (P. 308), la deflnfz.iqne

deillira, farnlta dal medl00 francese de ·Ià- Chambre, '_ adeguata a , .... , 1

, gh,,Istlflcal"e il passo:

'36 : V. sopra, pp. 61 -62.

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Udite come

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Ne1 suc verso,' il asso ~ volut .dire che l'ira f4 51 che l'anima

si rltiri in se stess , ~Ioè che 1 mantenga unita al pe\to. La

gravltà deI I~ ferite a sembrare T credt e Clorinda deboll verso

la fine dei duel lOf ma' 10 sdegno d~1" combattlmento conferisce loro . "

un élpparente e momentaneo vlgore. Fllalete cpnclude che , ' 0

quest1ultima rlflesslone- dl Eristlco çost,itui see,la vera dlfesa dei

passo, ~Oi~hé TI, T~ssoJ. "narrando in q~el, .U09~, e 'parlando per

proprla bocca~ parla app~'tô da: Poet a,' eloi seg~ito ,Jn quella

descrlzione p\.;) Jlappangnza. che la l"~âltà dell'eff~t1o,' e plù Il •

Verlslmile,.' che Il Vero" (P. 309).' ,~ .

Qu&sta insistenza sut veroslmfle st" avverte encbe,quando . ..... ,.. '.

l'Orsi ~erc:a' di dlfençlere 1 plrssl dei' Guarloo,' dei Sennezzaro e - , Q c

" ..," ' 37' dei l?etrBr.ca.~rlttèatl.dBI Bouhours. Questl poeti, l'entendo.dl

, l,

. " perfezioner:-e la fonte c1as~lca, sar'ebbero, secondo Il Bouhour~, 'p

~ -<: • (,

Incors' neUa' rafflnatezz8. Il Gu~rlno_ seppellrsce le<fM~s~ con un

amlco defuntQ e 'agglunge q,e esse p1angerebbero per la sua morte, • ~ '\- ,,~ ,. . ' • p ..

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sa ess'e stess~ non fos5er~ -gla morote. Il Sannezzaro rlnchlude • • \) w • • .' ,

glt AmorJ nel sepoicro:dl Masslmllle; rnentre II Pe~r,ar'ce considera - .' .. ,'~ ..... -

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--, • 0' \:.. ~7 V. II 8èco~do capltolo, P. 33.

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che amore e cprtesla sono P81"titl dal monda alla morte dl l".aura.

Se queste Immagini fossero esagerate, ossèrva Fllalete, Il loro

eccesso dlpendere,?be dal loro carattere Inveroslmlle ,0 Incredlbile," , '

ma non gfà dalla loro rafflnatezza. Gel'sste ed Erlstico a .... tentlcano 1

qu~sti passl con esempl presl da Llsia e Demade. ' Il -primo

seppe"lsce la Itbertà,greca con 1 combattentl dt Salamlna, ment~e

11 secondo rlnchiude li coraggjo dei tebahl nel petto dl Epamlnonda.-,

Fillaletè sosttene che, nonastante che eto non sta vero, .l'per vero

tuttavia () a'Imen per pl"obabrte ~la~c4!ltto" (P. 331). El 'ne,ces.erlo, . '

dunque, tens,. oonto della fantasIa, per poter Immaglnare la vlrtù , '

tebana e la. IIbertà greca ~epo~t'e, Insteme al guerrler1, ed è appunto

ln quests Immaglne è::he~ rfslede l'fnsesno,lsà dei due esempl antleht.

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LA POLEMICA CON 1 GIORNALISTI DI,:'T"REVOUX

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1. E' nota che le C8n,ldera:r:1oo' d.II'Oral furono aceolt.

fav~r.evolm.ont. dal letteratl ltallanJ, J qualt manifestarono la loro

approvazlone e ammtrazlone per "a~tore e ia sua ope,..a, 'negll scrlul ~ .

• • pubbltcatl ln occaslone delh! polem1ca. e tn lettere famillari Indlrlzzate

, "

all'Orslo- ad ,'trl. 1 ln FrancIa, Hunfca rlsposta aile Cgn.lderazloo' . , . v~nne ~al redattorl .del JoyCO" de Tréyoyx oy M'molre. Dgur .ervlr·

l'blstolre ge, Science. et de. beayx bct., Era que,to un glornale . ' ~ ., ~ . dl carettere sClentlfJco-letterar'o, pubbllcato a Tr,evou>c da', 1701 'al

1782 a cura dei J'adrl gesultl. 2 Il glorna'e ,eveva per 'èomplto dl

" . "

BaBta accenn.re aile und'el ,.itè,..e .c~iue a'I'O,...1 da èmlcl leUerati per appogglal"e le .u~ Cgb.,der'l.loo' 'e agglungere altre rlfle •• lonl aU' dlfe.a d,I TalB' e dl altrl poeU Itallanl censuratl dal Bouhour. e dal glornolt.tl. cU Trevoux •. DI queste letter. feremo ampla menzlone plù oltr,e ln questo capltolo, pp. '32-145. Boerl cUe un brano dl una lettera dl Apostolo Zeno al Muratorh "Ho letto con sommo mlo gueto l'opera dei nostro .Ignor Marche.e Or.l. Nori pue) ••• ere .crltta nè plù dottament. nè plù gentllmente e tuttochè 'Jlabble ' rll.Ua • Iodate, non ml .az.lo dl legg.rla e dl loderla" (p, 47, n. 2'.

2 P.r ample Informezlonl· sulla fonda~'tone·d.1 giornal. e .ull'Influenza che e •• rcltd neWambfto I.Uer-lÎrtô •• cfentÎflco dei . Sen.c.nto france.e ,d ttallano, .I,veda C. Somme~vo~.I, "E •• al hle,torlqu •• ur le. Memolr •• ~ •. Tr.voux," T,bIt MlSbodr9ur. d.. , iCroux (1864-1865; rpt. _Gen.ve: Slatk'n •. R.prlntl, 1'96g, pp. 7-32.

u "opera crUlce e lett.rerle d., Jawcoo, cil Irtvowx .1 consultl •• Maugelh "Un ehap'hr. 1e. l1hlftolr.. d •• relation. Int.H.etu.II ••••• , Il Aon.',. de "Yolver.'!, de qr'Dobl,. Pp. 419-43~. '

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mantenere Informato Il pubbllco sulle opere leuerarl$ e sclentlflche

che venlvano pUbpllcate ln Francia, ln Itàlla è ln Spagna. ,1

giornalistl dl Trevoux Pubbllc~rono quattro artlcbll ne} mesl '!' 3 ' .

feb~ralo~ marzo, aprlle e magglo dei 1705, dedl carl aile

4 dlscusslone delle Conslderazloni dell'Orsl, sostenendo ancora 1

alcune delle accuse mosse dal Bouhours e agglungendo anche delle 1

nuove ossel"vaztonl.

3 "Article X,(II: Conslderaz.lonl Sopra un famoso Llbro Franzese Intltola .. to La ManIère de bIen penser dao, les Oyvrases d'e'prlti .. ç'est-a-dlre Consl4eratlons sur ~n fameux livre François Intitule L" M"nlèce de bIen penser, DIvisees en Sept Dialogues, où l'on agite

,. .. lit ,

quelques questIons de RhetorIque et de Poesle et ou l'on d,fend plusieurs passages de Poe.tes et d'Orateurs italiens que l'Auteur François a condamnes," Jou a e Tr' 0 x ou M' 0 e vII" "Ist re des Sciences et de be ux A t eve.Ter 1705; rpt. Genève: Sialklne Reprints, 1968, V, 71-80. .}'Art!ele XXXVII:- Suite de flExtralt Du t.lvre de Mr. Orsl sur la manlere de ble" penser, " Jouet" de Trevoux (mar.s 1705; rpt. Genève:, Slatklne Reprints, 1968, V, 114-122. "Artlcle XLIX: Suites des Dialogues de MI". Je Marquis Orcy," JOurr.,,1 de Tr,voux (avril t7~; rpt. Genève: Slatkfne Reprints. 196è~ V, 154-,1 58. "Artlcle L~XIV: Suite Ou Livre de Monsieur le Marqul s Orsl, " Journal de Trevoux (mal 1705; rpt. Genève: Slatklne Reprints, 1968), V, 211-215. F»er qu.nto rlguorda " Joyrnel de Trevoyx, clto .empre do queete edlzlone.

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4 Nel suo liEs sai historique If If Sommervogel cita d,lia prefazlone al fasclcolo dl gennafo 1701 dei Journal dm Treyoux. nella quale sI. tnformava. Il pubbllco delle Int~nzlonl dei redaltorl e delle regole dei glornale: "Ces nouveaux Memoires doivent contenir- de. extraits .de tous les livres de sclènee 'ImprImez en France, en Esrsegne, en italie, en Allemag~e, et dans les royaume. du Nord, J en Angleterre.... Invitation etait ensuIte faite aux auteurs de

A . donner eux memes les comptes rendus de leurs ouvragesi cer personne, ordinaIrement parlent, n'est c~p,!lbf~ de, faire mieux l'extrait d'un livre que celui qui l'a compose; et d'allieups un auteur pourrolt crelndre quelquefol s ,qu'un autre fol sant l'extrait de son livre, ne le fit pas parler et pet)ser aus.1 bien qu'II crolrolt avoir .. falt ..... ~ On promet de les y Ins.rer tels qu'Ils les enverront; apres cependant qu'on les aura comparez avec les ouvrage. mgmes, pour s'a.lurer que ces extraits sont fldellel" (PP. 10-10. Il Sommervogel fa notar;~ che queata regola f~ dl poce durate, perche

',', nella prefezlone al faselcolo dl,.gennalo 1712, ,1 leggeva: "Nuite con.lderatlon ne nqu8 fere Inserer dans nos MemoIres des extraJts~ : 1

1

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81 ,

GII artlcoll dei Journal de Trevoux non pa&sarono Inavvertltl

ln Ita1la. L'Orsl, a mana a mano che gH a1"'tlcoll vênlvano

pubbUcatl,. scrlese quattro leUere a. Madame Dacie"., nelle qual,I . ,

r'ispondev8 aile oblezlonl dei glorhslfstl dl Trevoux. In'esse, e911

discute e dlfende passo pel" pa~so le .. crtttche da esst mosse aile sue

Conslderazlonl, rlbadendo quelle che aveva detto e agglungendo

qualche volta nuovl ~rgomentl: Le lettere furono pUbbllcate'

8epa~atamente nel corso delflanno 1705; pol furono p~bb"èete ln

volùme Insleme al1e'undlcl lettere scrUte dal1suol amlcl per dlfendere

S " le Con'lderozlonf.." Nella prefazlone al volu""e, flOrsl spl.ga che,

mentre scrJveva le quattrç' leitere a Madame Dacier, egll aveva

anche cartegglato con alcunl del.8uol. amld. letteratr anche 101"0,

13er dlscutere le crftlct:le m08àe dal g'ornalf8lÎ dl Trévoux aile sue

Con.ld,r,zloQf. Come. rllultato, egll avev.a rlcevuto alcune dotte

dl.serta~lonl, I.e qU,ail 911 erano lembra'e approprlate a chlarlr~

alcune deite que.tlon! sollevate da! g'ornallstl francesl e 8veva

chlelto al suol amlcl fi perme.so dl pubblfcarle. e:ssl avevano

accettato, ma avevan,o voluto prima rlvederle eyrlpullrle, Nel

fratterylpo, Il ~oyrnal de Tréyoux pubbllcd, nel me-se dl marzo de' ri

1706, un artfcolo che conteneva le o •• ervazlonl deI glornalfltl al/e - '

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quatt~o lettere dell'Orsl a Madame Oacl al". 6 L.a stamp~ dei volume

subl quIndl un ulterlore ritardo, perché gU amlcl dell'Orsf vollero

anche agglungere altre conslderaz.lonl per rlspondere aile' ulterlorl

obiezlonr der gtorn811stl francest.

2. In un primo tempo, 1 gforna/lstf :df Trévoux Inter'1Qevano dare

soltanto JI rl~s8UMto dei sette dlaloghl delle ConslderazlonJ. Ma e8s1

dectsero pol, come affer':l1ano alla ffne dei primo artfcofo, dl prendere

le dffese de' aouhours, mort~ nel 1702 e anch'egll col~aborat.ore dei

gtornale, e rtspondere ad aléune delle osservazlont dell'Orsl: .

,.' , . Nous avons cru que flan verrolt avec plafslr un Jong extrait du , ,

livre de Mr. le Marquis Orsl ecrit dans une langue fi Imprime dans 'urJ'pars ,tranger; çI'atlleurs fllnter.t que nous devons prendre à la memoire de "Aute~r qu't,1 attaque, ne n~u8 ,a, pas permrs de ~apporter les ObJectlons de ,fEcrlvaln Italien sans y repondre, ce quI nous obJlge à partëger en trol s cet extrait. (V, BO)

E alla fine, dei quarto arttcolo agglungono:

EnfIn l'OUvrage ae.,olt parfait at l'Auteur Italten avolt donne un , -- , peu piUS d'esprit El moins de almpllclte a celui des quatre qui d,fend le P. B. car en v'rh' 11 fait souvent 'pttte, El c'est ce qui nous a pou •• ez à r,pondre comme U "eut dG faire. (V, 215)

Il.Sommervogel, nel suo "Essal historique, ,,7 accenna.

6" , "Ârtlcle XL: Prima Lettera Indl'rlzzeta alla Dottls.lma e 1

Chlart.slma El C., c'est-à-dlre, Premlere Lettr. addre.s'e à t'rëstr _pocte ... El te', IIIe.Jstre Dame Anne le F,'vre d'Acler, par le Marqul. Oral a ,1 'occa.ron de son LIvre )ntltul$, Conalderatlon •• ur. le man'.re de bIen pen.er, " J2urnal ste Ir'Y9"'~ (avrJl 1706; rpt. Genave: Slatklne Aeprlnts, 196ê), VI, 1S,3-1!6. . ""

7 -V. aopra,-p. 79, n. 2.

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1t'~tte~18mento neutrale che 1 glo~nallstl sI proponevano dl

assumere nel r-ecenslre le opere altrui. Essi cercavano e\.lltare,

pel" quanto pO$slblle, dl giudlcarle e se non potévano fare a meno

83

dl esprlmere un gludizlo facevano ln modo dl temperere le crlt1che

con fe lodl. Essi volevano cos) evltare che 1 lol"o scrfttl suscltassero

delle polemiche:

, Dans tous ces avertlssements on voit parfaltement fa pensee quI

,preoccupait s~rt,out Jes redacteur-s: éviter autant que posslbl e tou'tes provocatIons a des quer'efl es de plume. Dans ce but Il savaient ., pretendu s'lnterdlr la critIque. Mals faire l'extrait d'un livre sans le juger, le juger sans le louer ou le blamer, c'est marcher sur l,In terraIn glissant, où des chutes étaient Inevitables (p. 13)'

.

PIÙ lfir~I" nel fasclcolo' dl gennslo 1712, i glornallstl affrontano la t,

questlof'!e e tentano d,1 çhfarlre fi 101"0 attegglamento:

••• nous ne pouvons nous dispenser de mêler de la critique dans nos' extrafts, agir autrement, 'ce serolt manquer à no~ devoJrs , les plus essent'lels, ce serolt trahI!;' les Lecteurs qur nous prennent, P9ur guides dans la connolssance des IIvr.es, que de se 1i!lsser ' s~dufl"'e par des tftres lmposana, que de le""r cacher Jes eccueJ,Is ou Ils donneront Infailliblement.

, '.. \ " j "ReduIts Indlspensablement a Insinuer les defauts des livres dont nous parlons nous mettons nStre application 8 temperer une crItique

"néce8salre', par tout ce quI la peut rendr:-,e oIns sensible aux auteurs, nous joIgnons si souvent les louan es aux reproches, qlle , ., r 'nos el9g8s les plus slnceres en sont devenus suspects. Malgre tous n08 menagemena, la dellcatess. des auteut"s l'emporte-sur nStre , ~

maderation, ceux qulon' ne love pas, s.ns mes re se plaignent, s'Irritent, .quelques-uns eclatent.' Que faIre' Il faut contenter le PUblic, rendre nStre ouvrage Instructif, 'et laisser crIer les Auteurs mécontens. 8 .

E rUornano encore eulla .t •• sa questlone n 1 1aaclcolo dl g'ennalo

't734:

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. ,$ ~9wr:n" r' Ir:'V2WS (JanvIer '17f2; 'rp. ~en~ve: Slatk,In~:" Reprints, 19&8 t XII, 7-8. .' 1 -, '

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Le devoir d'un Journallste se "borne a rendre un compte fide1e des livres cfont il est charge de faire l'analyse. s~rr lui faut emprunter le secours de la critique, 1a politesse, la probite et la Religion lui prescrivent des règles dont JI ne doit pas Jamais se , departir. Affecter les airs et le ton censeur ou de juge, c'est usurper un droit qui n!appartlent qu'au public, arbitre souverain de la réputation des Auteurs et du mérrte de leurs ouvrages. 9

ln realtà, nella dlscusslone dei ~ C~nslderazioni! 1 glornallstl

mantengono un tono cortese e non rtsparmlano occaslone per lodare

l'Orsl. Egil è Jndlcato come rthomme de belles Lettres" e- "bel

esprIt Italien," e le Conslderazloni sono deflnlte come "un LIvre , ' ,

ou l'esprit fi la polltes$e br~lIent egalement, fi quI ma-rque une

connaissance trè-s profonde des-'Langue~ Itat'Ienne, FrançoIse fi ~ , ~ ~ ~ .

Latine, JoInte a des reflexlons judl cleuses sur les· Al:Iteurs Anciens

& Modernes" (V, 71). AggJungono che se 1 poetl Itallanl censuratl

-da 1 Bouhour.s avessero pensato ln manIera cos1 glusta e raglonevole

come l'Orsl,. non sarebbe stato necesBsrlo dlfender". La zelo dei

marchese nel dJfendere 1 poetl Itallanl si glustlflca ln nome dell'amor

dl petri a:

, , " ~ " Cet homme de belles Lettres 8 ete pousv à ecrlre par la gloire

de sa Nation.. Il n'a pas pu voIr les Auteurs de son pals maltraitez dans la Manière de bien penser, sans prendre leur cause en m.tn: Ainsi tovt son Ouvrage ne tend pas directement Clu'à la JustIfIcation

, des" Auteur Carc] ltaHens & à "examen de /a ManIère de bIen genser. (V, 71)

El evld~nte la crltlce Impllclta ln questa g,lustfflcezlone, che tende ..,

ovvlamente a IImltara, la portate e Il valore deI le C9D.lder'lfonf

dell'Orsl.

, -g- JO!J~" de TôtVOYX (JanvIer '1734; ~P" ~en'v~: Sfatk'rne R,prlnts, 1968),: XIV, 8.

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85

Nelle lettere a Madame Dacier, anche l'Orsl, a sua volta,

presenta le sue rlsposte ln modo estremamente cortese, lôdando

la serietà e Jlautorità dei glornallsti:

10 rlguardo (è verlsslmo) come bagattelle le ciance d~' miel Dialoghi; non glà pero per ragion della materla loro, che è l'Arte de' Pensierl Ingegnosl, ma pel"" raglon della maniera debol1sslma, ed Inettissima, con cui l'ho manegglata. Nè glà chlamo 10 bagattelle la tale materla, rlspetto a me, che anzl m'augur"erel dl potere ben penetrarne fi fondo, e dT saperne aggiustatamente trattare: solamente 10 la chlamo tale rispetto a Loro, come a que"', che ln Istudl di gran lunga pfù gravi, e plù utlH sono degnamente occupat 1. 1 0

Anché se l'Orsl sottomettè tutte le sue specufazlonl Intorno alla

teoria deilleloquenza liaI rlverito 9iudJzlo de' P.P. GIORNALISTI, 1111

egll rlfluta, pero, dl mostrare la stessa sottornfsslone per quanto

rlguarda 1 poeU cen~uratl dal Bouhours ! dal glornallstJ. Egil pueS'

soltanto sstenersl deI contrastare le lori, oblez.lonl. Pero, questo

non è "un pedere 1 dlrlttl' delle buone Cause de' medeslml Autorl, e

nè tampoco 1 'dfrlttl, che hanno 1 Letteratl dt tutte le Naz.lonl dl /

applaudir 101"0, e dl dlfenderll: anzt 'nè pur Intendo prlvar me i u 1

stesso dei dl~ttto, che ho d'applaudlre, a'mèno internemente, li chi , 1 0 12

101"0 applaud,è, e 1 loro componlmentl dlfende." Nelle .Iettere a ,

Madame Dacier-, l 'Orsl d~nque non pretende ne di scusars,1 dl quanto

d ' ,

, 10 Clto dalla prefazlone de 1.1' Or si 'alla sua pubbltcaztone delle lettere a Madame Dacier e delle lettere scrltt«fdal suol amict, Coostder,;lonl t 1. 401-402.

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11 IIPrefazlone," ,Çoos'deca!fsml, I~ 403.

1~' Upr~fazfone, .. Con.lderazlonJ, ,l, 403.

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86

ha scrlUo nelle Conslderazlonl né dl entrare in polemica con 1

glornalistl. Egil vuole 50ltanto chlarlre le Que.tlonl rlmaste oscure

nella sua opera ed è pronto a rlconoscere le proprle debolezz-e:

Quanto dunque magglore è stata la loro gentllezza, tanto magglor'all'Incontro esser dee la mla sommesslone al 101"'0 gludlzlo, e la mla s-incerità nel confessar le proprle debolezze. (Conslderazlon), 1, 456)

Le oblezlonl a proposlto delle sue Cpnslderazionl sono espresse con

tale gentllezza che anzlchè essere dannose alla sua opera

contrlbulscono a dare ad essa m~gglor 1ama:

InfaUI sono cosl mltl, e èosl dellcate le loro Censure, che usando Egllno plù grazla verso dl me, che glustlzla verso dei P. B. , , pel'" quasi esser stato loro fine plù tosto dl onorare il mlo L.lbrq, che ~I dlfendere Il sua: e ~hl leggerà' 1 Glorna", gludlcherà per' . avventura aver essl nel rlsponderml presa appostamento una tal mlsura, che bastl, pel'" porre ln 'rlputaz10ne l'Opera mla, ma· che non arrlvl a por",e ln angustla alcuna Il mlo Ingegno, ancorchè debol' s5lmo. 13

Il Manfredl, Invece, nella sua lettera all'Orsl dei 1706, Interpreta la

cortesla de~glorn~.I1stI polemlcamente, come cloè rlsultante d~"a

mancanza dl argomentf valfdf contro le Consldera;lonl: '-

13 Consldergzlonl, 1, 456. 'Nondstante te lodl dei glornaltstl, .. l'Orsl se ne mostra un po' dlffldente.quando afferma alPlnlzlo della prllTla lettera.a Madame Dacler: '''Chlamo 10 compliment! 010, che altrl chlamerebbe lodl, perch'. a mlo Int~nde,re, non soho per 10 plù 1 compliment', che lodl ecc~sslve,. e ln conseguenza non serIe. S'lo pertanto m'arre.tassl punto sovra .que1luoghl, ove pa,r., che dl Iqdl !'l1J tf,vor1 scano, st potrebbe ln me argulre 0 ·ta sempllolti éli creder,le tst.rle, 0 la" baldanza dl presumern. merltevole" (pp'~ 4'55-456). 11 ' Journtl de Trévoux suscita dlffldenza ln altrl italien'; v. Meugarn, "Un chapttre de l'histoire ••• , " Annales de l'Unlyerslte de Grenoble, PP. 433 ... 437. Per le" lettere a Madame Dacier, ml servo dei volume Con.lderazl'ohl dei 1735.

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87

E fin da prima che usd alla luce 1J vostro Llbro, 10 mlavvl sai molto bene, che grandlsslmo caso ne verrebbe fatto da l Letterat1 dl Francia, e che questl 0 come Nazione Ingenua, e generQsa, aVl"ebbono confessata la verltà delle vostre ragionl, 0 se avessero voluto porle ln contrasto non ci sarèbbono 8gevolmente rlusclti. El certo che quel che t Gior-nalistl di Trevoux vi repHcarono neJie 101"0 Memorle de' Mesl dl Febbral0, Marz.o, Apri le, e Maggio dei 1705 par piuttosto detto da essl pel" non tacere, che perchè avessero cosa da dire; anzl le 'ri sposte 101"0 son6 per 10 plù cost favorevoll alla vostra Sentenza, che quasi potrebbero 'indur sospetto, non le aveste Vol medeslmo suggerite !Sd essl, per aver poseta occaslone dl far loro una bella rlsposta. '4

Le osservazionl del glornallstl dl Trevoux aile Considerazlonl ,

sono tnserlte nel corso dell'esposiz.tone riassuntiva che es'sl fanno 1

dei l'opera. D'altro canto, t'Ors.l, nelle lettere a Madame Dacier,

rlsponde un.a 'pel" una aile gbieztonl de,i giornalistl francesl.

Sarel:?be diffIcile, qulndl, raggrupp~re oblezlonl e rlsposte pel" ternI.

Pr~nderemo ln esame, dunque, clàscun articolo e la lettera

corrfspondente, fermandocl $oltanto sul'Ie obleztonl e sulle rlsposte

" . plu Important'.

3. Ne'''artlcolo de' mese dl feQbrafo dei 1705, f gfornallstf dl l,

Trevo.ux fanno Il rlassunto dei tre prlml dlaloghl delle Conslderazlonl.

AII'lntzlo dei primo dlalogo, Jlgr'~1 aveva eonda!"nato severamente Il

Bouhours per aver erltleato, non solo aleunl passl dl famosl poeU

anUcht come Lucano, Senaca, OVidIo, VlrglJ1o, ece., ma anche Il i

lol"O lngegno, 15 glornallstl aostengono, Invèce, che f commentf de'

14' , Conalderaz,fon', " 683. Sull&' lettera deI Manfr,edl. v. plù'

oltre nel capltol6, pp. 141-145. . , ..

t 5 V. Il t~rzo eapltolo, Pp. 63-64. ,

q". .~..

"

1

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Bouh~urs rtguardano soltanto i passi dlscussi dl quei poeU. Il

Bouhours non avevt;\ nessuna lntenzione di muovere una c:;ritica a

tutte le opere di quei poet! e tanto meno di meltere in questione il

lol"o ingegnoj si trattava, dunque, di esaminare se le crltichemosse

contro questl passJ si ano gJ~ste 0 no. Nella prima lettera a Madame

Dader, l'Orsi rtsponde che il Bouhours ha formulato le sue

osservazioni ln manIera t'ale da far perisare che la sua condanna non

si Ifmltava al passl ln questlone. Ad esemplo, JI sentir IIpronunzlare

assolutamente dal P. B., che tra tuttI sil ScrJttorJ insegnos! nluno

è, che mena di $eneca sappla contenere i 5uo1 Pensler' entro la i :

mfsura dei buon sensa, potea con raglon 'fare apprendere non

rlstretta questa ta~cia a quai che partlcolar Pen5t-ero df Seneca, ma

generalmente applicata alla maniera dei suo pensare: .es'$endochè 11

matterlo al paragone, anzl al drsott~ d~' più sregol~ti Scrlttorl,

vlene a étlpinger luI anche'plù 6re9018to dt Cf~elll,. che affettando 10

SUIe Ingegn050, han p~r lol"O perpetuo car"'attere 10 sregolamento" 1;}.

(P. 457).

. L'Orsi aveva critfcato la scelta dl poetJ feUe dal ~ouhours.

glornalls~c:>nfessano che $ vero che It' Bouhoûrs ha trascurato molH 1 :;:., , ,

scrlttori Italianl 0 non si è fermato abbastenze ,Su dl'essl, ma , gesultt

france~t sI dt)mandano: "est-ce un crime? Et ces Auteurs sont-Ils • , \ 1

donc sI riches en' pensees justes, qu'Ils ,doivent souvent reparottre

sur fa scene",' (P. 72). AI flOrsl veramente rlncre~'cé éhe t 910rnal1 sU

non abblano caplto le sue parole quando egll aveva detto che "II P. B. , .

neUa Maniees st' ben pec'are avevs prom~sso scegllere 1 mtgl1o~t , .

Penslerf encora de' nostel Itellanl. e che dall'altr'o canto non aveva'

" . . . 1

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89

manteriuta 1 a sua promèssa: mentre da Lut 51 erano trascuratl J

migl1ori, da' qUai! appunto i mlgUort pensierl si potevano raccorre"

(P. 458). Nella letter" a Madame oader, l'Orsi rtpete queUo che

aVè\{.a detto<nelle Consideraztonl, inslstendC? partlcol~rmente sul fatto

che il Bouhours ayrebbe dovuto fermarsi ptù a lungo sul PetrareB,

r cui pensleri sbno IIdégnl di sUma, e d'lmitaalon~1I (P. 458). In

-Ualia, i migllort poeU si sono fllostr'atl fèdel1 seguaei dei Petrarca '(

"nel metodo di pensare, e sI son complacciuti' di trarre da' pensieri .

dl 4ui moiti de' lor proprl Pensieri, quasi rlvoli derivati da

purlsslme, e copioslsslme fontf" (p. 459). 'Perflno ln Francia, moiti ,

~ono stati col oro che h~nno Imltato Il Petrarea, e pl.ù noto dl tutti,

lIf1ahtlco famoso Ro~zard" (P. 459);

\

La conos.cenza dei Bouhours della letteratura itaHancs è tante

searsa che 'egB ha fatto un grave sbagHo, attrlbuendo al l'Arlosto un ,~ • 't ~ ,,\ .... -

passo dei aérnl e confonde,ndo un poeta eplco con un poeta~urlescÇ)~ ',6

1 glornallsti rlconoscono l'errore dei, Bouhours, ma pensano che non , , . ,.

\ sla da consfderarsl tanto grave, perche" altrl pass' delllArlosto si " ,

presterebbero a censure analoghe. Se i glornall sU tendono ad , _ .. ~\ ,t

Ig~orare l'Importan~a,del,lo s~agllo d~1 gesuJta' francese, 1I0rsi

tnsfsto che "esso è tanto più grave ln quanto non. 51 trotta dl 'un , ,

selT)pl1~e cambio dei, Rotando Innamorato dei Sernl, con fi Rolando

. , furioso d~1 l'Arlsto, ma dl una confuslone dei comlço 'con Perofeo:

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16 V. Il terzo capltolo, PP. 65-66. , , ,

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DaI mOQo di parlare deI P. B. In quel luogo, e d_1 condannar Iv' appl"esso come eccessiva 11 intrepidezza finta dal Tasse in Argante, avrebbe argomentato H mio Dialoglsta essersi Il Censore proposto di dare ad fntendere, che une sèroc'ca Idea dell',Eroismo avessero i ~oeti Hallani: quasfchè'la. ~or() Incli,nazione al11esagerare 911 traspor.tasse a far conslstel"'e li sommo della Intrepidezza, della virtù, e dei va.lor degll Erol nel credersl vivi, allora quando son morti. (P. 459)' .

Se l'Arlosto avèsse scritto un penslero slmile a quel 10 deI Berni, ,

egll Ilavrebbe commo9So il rlso contro t'Intenzionepropla, e prlmarJa

dei 'suo Poem~1I (p. 460), mentre il Bernl, tanto nel passo citato dal

Bouh0l;lrs quanta nel resta dei suo' poeml, "ha consegulto li, suo fine,

prec~samente, e propriamenle Indlrl1.zato al far rldere, e 'Pha 51 ben , '"

consegu~to, che pel" questo conto, è~ ln (tuesto genere'burtesco ,sT " ,

merit~ Insterne. /lun'versale appl auso pel l-etteraU di qu-alunque ,

Nazl~nell (P. 460).

Lfultima' esservêz,jone al primo dlalogo delle Con,ideraztonf , . ,

rlguards' li c.rattere de~ dl'alosl,u., Ment,,:,e Gel,~ste IIpre~d po~r luI , • , ~ ,1 '

le m~lfleur P~I"U, qur e~t de rIre fi d'egayer par d'agréables b<;>ns

,',m'ots le tr,op ,grand sérJéux d'une conversation sçavante. & fi n'y

r~Ùsslt-pa~ n'lal,'I. (P. 7~)i I~ dlvlslone "delle par,1I dLacc~,,atore e dl

d,1fensore, fra Ertstleci'e Euplsto, pua semt;Jrare ua bien des gens un , ,

peu contraire' è la' liberte quI fait fe car-a'Ct~re'de J~ conversation;

dont léS Dialogues' sont' ""nage: outre que c'est s'exposer\ que :de o "

,. • ,,' /) 0 \

vO,ulolr toc.joura ou da défend':e ou bltmep', d'sn's ~~s"m'atleres où on c •

~" 0 .. \ •

'doit filfre selon Jes rencontres l'un· & JI,autre" (P. 72).'° Quest'obht'Z.JQjJe • • '1 ~

dà occaatone'alllOral c:Î1.f~r'marsl'~' lungo ~",lIa fU~~19ne aSI5~gl'lata ~ " .~.. ,~' ',' ,: • .....,.... .,J • •

.. - . 17 ..' .. ,'cla.cuno deI ql.to~t,tf. A lu' a .embr~to che "que~ta dtv~r!Jlta dl,

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1 ~ Il . tet; &0 'capltolo, Pp. 43-45 ..

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91

costumi, e questa perseveranza di ciascun Personaggio ne/ proprio, ~

slaccomodino cosl aIle regole osservate dagli antichi Autori ne'

Dialoghi ancora, che sono in qua/che modo specie di Poesia; come

ail 'uso naturale de' ragionamenti disputativi, ove più Uomini

abbracciano più opinioni, e le aobracciate non SI di leggeri

abbandonano " (P. 4611. Inoltre, non si pue> dire che Fi/alete, che )

)

fragl'interlocutori rappresenta i/ portavoce dell'Ors i, assuma

costantemente una posiz ione di accusa nei riguardi dei Bouhours.

E dei resto questa posi z ione rad; cale non si ri scontra n~ in Er i stico

ne in Gelaste, i quali qualche volta approvano Ilopinione dei

Bouhours cirea il sublime e i"l delieato ed arrivano anche a

biasimare aleuni versi italianl eondannati dal Bouhours.

Passando a riassumere il secondo dialogo, i giornalisti si

fermano sulla questione della seconda e della terza operazione

dell'intelletto. '8 Es si sostengono che il Bouhours, ner considerare

il pensiero ingegnoso come risultante dalla seconda operazione

dei" intel letto, intendeva "une pensee pr i se en elle-même, détachee

de tout ce qui lui peut donner de la force & la qualite de consequence;

. . ,.. ~ , un Jugement simple ou meme, SI vous le voulez compose, une

p 4

proposition enfin propre à persuader & à emouvoir par les seules

idees qÙ1elle renferme ll (P. 73l. Questo giudi z io si puo appl i care

all'esempio, 'Inon\lice odio immortale in mortal pettol,l, nel quale

IIdeux propayition~ont en quelque façon renfe'rm'ees: mais

18 V, il terza capitalo, pp. 49-50.

, 1 ,

( 92

l'artifice a sçû en ramasser toute la force dans une seule: fi cette

force consiste dans le deux epithetes de mortel & d'immortel; en

sorte que la proposition devient parce moyen un s impie jugement &

appartient à /a seconde operation de l'ame'' (p. 73). D'altro canto,

\. POrsi ribadisce sostanzia/mente quello che' aveva detto ne'lIe

Considerazioni, inslstendo che i pensieri Ingegnosi apparte'ngono

alla terza operazione de/I'intel/etto. A lui pare che i/ ragionamento

dei giorna/i sti diverga dalla precett i sti ca di Aristotele, soprattutto

quando dicono che flesempio sopra citato è, da una parte, un semplice

giudizio, e dall'altra, che esso rinchiude due frasi, la cui forza

risiede nei due termini mortale e immortale. Secondo Aristote/e,

l'ingegnosità di questo esempio non dipende dal rapporto fra queste

due parole; egl; Iifa casa dei contrapporsi la voce sempre alla voce

mortale, anzi dei contrapporsi un senso ad un senso, e una

proposizione ad una proposizione":

Nè queste due proposizioni, 'benchè annodate, e come dissi incorporate insieme in un breve periodo, si hanno già a dire propriamente, e forma/mente una sola proposizione, 0 un sempl i ce giudizioj ma bensl propriamente, e formalmente si hanno a dire una sola Sentenza Entlmematica. Pare è vero, il gruppo di quelle due proposi zioni una sol a proposizione, considerando la cosa mater; al­mente, e grammaticalmente: 5icchè nulla rilieva il-' COS! nominarla, purchè non si lasci di avvertire il raziocinamento, che ivi si cela. (P. 463)

Nelle Considerazioni, POrsi, al contrario di ciO' che aveva detto

il Bouhours,.aveva affermato che il pericolo d'incorrere nell'affettato

è maggiol"e quando si vuole descrivere oppure spiegare un effetto

naturele. 1 giornalisti si tlmitano ad osservare che "cette remarque

est fort bonne en Itel ie où les Autel.lrs ne s~auroient parler -.c naturellement des choses 'Ù la nature entre: mais nous v~s que

j . ,

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( 93

~s ~s meilleurs Auteurs rien ne nous touche, rien ne nous pla1t

da~tage que les descriptions, où les bois, les prez, les fontaines,

les tempêtes ûc. s'offrent à nôtre Imagination" (p. 74). Nella sua

ri sposta, l'Ors i cerca di chi arire, in primo luogo, che quando egl i

ha parlato di pensieri ingegnos; dov'entra la nalura, egl; non

intendeva quei pensieri che descrivono gli effetti della natura, ma

quell! che spiegano IIcon ingegnosa idea il modo, con cui tali effett;

sieno dall a natura operati" (p. 465). In questo senso pensava egl i f .

che il Bouhours avesse anche inteso l'intervento della natura nei

pensieri ingegnosi, perché il passo in cui esprime la sua opinione 1

in proposito era preceduto da un "Pensiero di Lopez [s.ic] de Vega,

nel quale dice in proposito di due Volti simili, che la Natura stanca

talora d'inventar nuove effigie si mette a copiar le già i,nventate "

(p. 465). Nel ~~;uito, il Bouhours accennava anche ad un passo '\

dei Guarino, "il quai mostra, che 'flUomo non pLlO liberarsi dalla \

vergogna, perchè si vien cacciata dal cuore, ella rifugge al voltol!

(p. 465). Molto diverso è, dunque, un pensiero ingegnoso €:he

descrive il modo di operare della natura, da un altr~ dove la nature

si presenta in forma di boschi, di fontane e di tempeste. In ogni

mOQo la tesi dei Bc(un0Llrs e' dei giornalis ti che i pensieri ingegnosi , , \ .

dov'entra la natura n~ sono mai affettati si difende male, perche

"ogni sorta di\ Pensieroi Ingégnosi al Mondo è sottoposta al pericolo ..,

di cader nel Vizioso" e non "si puo intendere, che per ragione dei

suo argomento possa una sorta di Pensieri avere il privi legio di

essere impeccabile" (P. 465). Che poi se si accetta questa tesi,

essa dovrebbe valere tanto per gJlitaliani quanta per i francesi, e

l'accusa diretta soltanto contro gJlitaliani sarebbe fuor! luogo:

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94 \..,

Senzachè quarttlo si vol.esse ammetlere l'interpetrazioné de' RR. PP. non si verificherebbe poi il loro supposto, che SQlsJ gl' Italiani sien quel/i, che non sappiano parlare naturalmente del'!e çose. ov'entri / a Natura: conciossiachi in virtù dei pr ivilegio ri sultante dall'a omento naturale, sarebbero in necessità di pensar con naturalez gl'Italiani dei pari, e i Franzesi. (pp. 465-406)

i

Trevoux approvano la definiz.ione che l'Orsi dà

dei pensiero ingegnoso:

On definit avec ~oup de subt il ite une pensee ingenie,use en disant que c'est une pensee, où I-a matierf~ a moins de part, El que c'est là ce qui la distingue de toutes les autres pensees. En effet, " , , ajoute-t-on, l'eclat de la beaute qui y brille est infiniment au-dessus de la mat iere. C'est cette beaute qui est proprement l'Ouvrage ent' r de l'esprit, plûtôt que son travail à tourner la matiere. Il f t avoüer qu'il ya ici beaucoup de delicatesse, & qu'on ne

c;auroit penser avec plus d'esprit sur la nature de la pensee ingegnieuse. (p. 74)

Tuttavi a, essi non approvano Popini one dell 'Orsi circa l'epigramma

d · A . 19 t usonto:

Infelix Dido nul li bene nupta Marito, Hoc pereunte fugi s, hoc fugiente per i s.

L'Orsi fa consi stere "i~egnosità di questo passo nel modo di

esprimersi, nella locuzione, mentre il Bouhours ilia fait COnsister

& dans la justesse avec laquelle on Joint & on oppose ces deux

avantur.es de Didon; & dans la verite qu'on y remarque de tous c~ ~ (P. 75). / 1 giornalisti rlconoscono che part-a dell.a beilezza dei passa

, dlpense dalla forma, ma essi aggiungono che se si cambia la locuzlone

il passo offre ancora "à l'esprit d'une maniere simple à la verite,

19 Oecimus Magnus Ausonio fu un celebre poeta deI 4to. secolo, nato a Bordeaux nef Panno 309, che scrlsse, fra tante altre opere, vari epigrammi.

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mai s neanmoins tres -belles fi tres- touchante, les deux grandes

avantures de \1 infortunée Didon" (p. 75). L'Ors; fa notare che,

./ certo, rimane la srazia proJ?ria dei vero, come anch'egli ha

notato nelle Considerazioni, ma non già la grazia dell'ingegnosità:

95

Son dunque d'avviso, che qualora nel racconto delle avventure di Didone è sciolto l'osservato intreccio di Figure, ci rimangéL--bensi qualche grazia, come dicono i p. P, Giornalisti, ma che questa sia la graz.ia, che ha in sè il Vero, non già la grazia, che in sè contien Jllngegnoso. Vaglio dire, che ci resti la materia sola storica, e favolosa, la quale non nego, che pér se ste5sa non si a compassionevole, e non neghero ezlando, che sia bella; purchè intendiamo bella Storia, bella Favola, e non Sentenza bella, in quanto sia Ingegnosa. (PP. 467-468)

L'Orsi esprime la sua sorpresa che i giornalisti disapprovino la

sua analisi dei passa mentre poco prima si erano dichiarati d'accorda.-

con la sua definizione di pensiero ingegnoso:

la qui mi sarei lusingato, che fosse la mi a opinione da loro approvata; giacchè hanno approvato quel, chljo poco innanzi esposi,< trattando della cagion materiale de' Pensieri, ove accenna;, aver minor parte ln essi la Materia, che non ha Jllngegno dei Dicitore, e che alla Materia medesima sovrasta di gran lunga "artifizio deI maneggiarla, per essere questo artifizio, cui diam nome d'lngegnoso, , opera spezialmente dei suo 'Ingegno. (Pot 468)

- Pa~ando ad esaminare il terzo dialogo delle Considerazioni,

i 9 rnalistf sostengono che l'Or.si non ha capito bene la teoria dei ~ ", .

Bo ours s""a novità dei pensieri ingegnosi, Secondo l'Orsi, il

Bouhours non avrebbe trattato della vera novità nella sua opera. y

AIJlinizio deI secondo dialogo della Manière de bi n

Bouhours dice che il pensiero, ilIa mort n'épargne personne \

era vero ma troppo-Comune e semplice per essere un pensiero

ingegnoso. Per renderlo nuovo, cioè ingegnoso, bi sognava rlcorrere'

aile figure retoriche come avevano fatto Qnzio e Malherbe:

" .. ~

'. . 1

f, 96

Le premier le tourne ainsi come vous savez: L,a mort renverse également les palais des rois fi les. cabanes des pauvres.

Le second prend un autre tour.

Le pauvre en sa cagane où le chaume le couvre, Est sujet à ses toix;

Et la arde ui veille aux barrieres du Louvre Nlen defend pas nos rois. (P. 80

~,"'-/ Rifacendos i aile Considerazioni, l'Orsi sostiene <::he il passo di

Orazio non esemplifica la vera,novità, cioè quella €he proviene dal

paradosso, ma quell a che si oppone al vecchio. Il contenuto dei passo

è per se stesso vecchio, quello che 10 rende ingegnoso è la forma, e '

cioè la rappresentazione della morte come una figu!ra femminile:

Pure son queste corporee azioni manifeste bugie, ed appena ci V riflettete alquanto, che subito ri conoscete essere fn loro una vaga, ma falsa immagine deI Vero: che vale a dire,' avervi indotto quella acconcia Verosimlglianza ad apprender per Vero qiel, chi di Falso, e d'Ingegnoso Insleme racchlude queslo penslerOol(ppo 1\2-113) 20

1 giornalisti, nel prendere la parte deI Bouhours, lafyermano che 1

pensieri, a mano a mano che vengono adoperati nelle opere d'arte,

perdonQ) il fiore detf a novità, pero, questo accad~ soprattuto "dans

les Ouvrages de ceux qui sren servent les derniers" (P. 78). ~ l ,

Nel Jlesaminare il .paDO di Ç>razio, essl dicor,lO che lesso sarà sempre , . . • • ~ , ,....1 •

nuovo ln questo aulor.e., perche egli se ne e servltb per prImo.

" '/' Mentre quello di Malherbe, nonoslante la sua bell~zza e la sua

li' " ,...

~ubl imità, non è afr-réttanto nuovo p~rché il poeta ha tenuto conta

dei pensiero di Orazio quando Pha scritto. 1 g'iornal i sti finalmente

( , . ~ ~

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20 V. il terza capltolof pp. 55-56. /

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97

concludono che "si quelqu'un s'avisoit d'employer encore dans ses

Ouvrages cette pensee, elle serait bonne &- vraie, mais el/e n'aurolt

plus l'air de la nouveaute; pa('}ce qu'à force d'être repetee elle

l'auro;, plus r;en qu; frappS, e' qU; surpr;' l'esprit" (p, 79),

Nell'arricolo dei Journal de Trevoux, che abbiamo dis.cusso

finora, l'obiezione più severa è quella mossa contro la difesa di un

verso di Lucano nel terzo di alogo delle Consideraz ioni. II· Bouhours

aveva cond8nnato.i 1 verso di Lucano, "Vi ctrix causa Dei s placult,

sed vi cta Caton!, ,,21 considerandolo empio e fa150:

••. le bon sens ne veut pas que les Dieux ap'prouvent l'injustice d'un usurpateur, qui viole les loix divines û un esprit droit aurpit oublie les Dieux dans cette occasion, bien loin de les mettre en jeu. • .• "est encore moins raisonnable d'elever CatoR au-dessus des Dieux, pour faire valoir le parti de Pompee; &- c'est pourta':'t ce que signifie:

Sed victa Catoni. Mai s Caton surt Pomp~e.

Le mais est là une marque de distinction &- de pref~rence. (pp. 5-6) -~-

Nelle Considera7ioni, Gelaste afferma che il "mais" è una

"stiracchiatura gramma'ticale" (p. 72). Nel suo verso, Lucano ha

seguito il costume dei poeti pagani, i quai i s~levano attribuire agll

dei ingiustizie e prepotenze, e quindi Lucano non è da considerarsi

un poela empio. Una grande quantit~ di esempi antichi illustra il

costume pagano. Il pensiero riesce anche legittimo seconda la

teol09ia cristi ana. Essa distingt,Je in Dio due volontà: l'una ~

chiamata Volontà dl Segno, perche si manifesta per mezz 0 di precetti, ' \",

21 De bello civili 0 Pharsalia. 1. 128.

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consigli 0 altri segni; l'altra è chiamata Volontà di Beneplacito,

è questa /a determinazione dei divin volere in riguardo alla cosa .. voluta, e da Dio veduta in tutte le sue circostanze" (p. 82). Ma,

quest'ultima è sempre al di là dèl,/lintendimento umano, "onde

avviene, che cieco bene spesso si desideri cio, che piamente C'"J

98

apprende voler~i dal suo Dio per me~zo della Volontà di Segno, e

che nell 0 stesso tempo egli repugni sef1za impietà a cio, che non sa,

" -ne puo sapere volersi da Dio con Volont,à di Befieplacito" (P. 82).

Infine, il verso di Lucano è fra quei pehsieri che sono veri ma non

10 sembrano, 1 giornalisti rispondono che "ce n'~toit une coutume,

du moins ëhez les Romains, de faire commettre à leurs Dieux une

nouvelle [in quanto non attribuita loro dai greci] injustice. Mais

quand c'en auroit ete une, elle n'auroit et~ que pour les Poëtes.

Or Lucain est sans contradit Historien fi non pas Poëte ... Il (P. 76).

Nella prima lettera a Madame Dacier, l'Orsi si vale, anche nel casa

di Lucano, dei metodo dei l 'autori zzamento, per mostrare che tanto

poeti' romani come i poeti greci erano stati ugualmente temerari

nelPattribuire vicende scandalose ai loro dei. Esemplifica anche il ~

costume di vari poeti latini di rappresentare 91i dei quai che volta

inferiori agli uomini. L'Orsi è colpito dall'originale osservazione '"

dei giornalisti, secondo i quali, Lucano menziona gli dei solo quando \..

si tratt'a 0 di opprimere la virtù 0 di favorire il viz io. Egli

l respinge questa 'tesl, menzionando altri versi di Lucano che parlano

degll dei ser'lza incorrere ln empietà. Infine, l'Orsi ribadisce quelle

che aveva detto nelle Considerazij9ni circa la distinzione di due tipi i

di volontà divina, e sottolineà che già, per bocca di F'ilalete, egli

aveva risposto alJlaltra oblezione dei giornalisti che Lucano non

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poteva aver pensato a tale distinzione: ~

99

A cQuesto riguardo, vaglia il vero, "a arrivato anche Filalete; mentre per evitare appunto una tal riprensione aveva immediatamente soggiunto: ln guesto caso erano i Fedel i Cattolici, allora guando abbandono !'Inghllterra il vero culto Romano: ed in guesto caso si sarebbe, trovato Catone, se fosse sta10 Cattoli co, allora 9uando da Cesare usurpatore fu oppressa 1 a Iibertà della Romana Repubblica. Anzi era pure in simil caso, gcJantungue non Cattolico; mentre apprendeva, che la Giustizia fosse per la parte di, Pompeo. e che secondo le Jegg! semplicemente della buona Morale fosse perda degno dIa 0 io il suo artito e de no d'abborrimento uello di Cesare ancorchè vincitore. p. 472

4. Nell'articolo dei mese di marzo dei. 1705, i giornalisti discutono

i dialoghi quarto e quinto delle Considerazioni. Nella seconda lettera

a Madame Dacier, IIOrsi osserva che essi non obiettano contro la sua

tesi che la sublimità dei pensieri ingegnosi è una qualità estrinseca

di essi, meno importante della verosimiglianza e della novità. Ora è

9uesto proprio il principio che IIferi sce" il sistema dei Bouhours.

Le altre questioni toccate nel quarto dialogo non sono che

conseguenze di questo principio: l'son tutte Digressioni, cui dà

motivo il conoscere, che la Grandezza medesima è una qualità

estrlnseca, conferita a' Pensieri II.1ge9n05i dalla loro materia, 0 dal

loro suggetto ll (P. 477). E~ è in questa prospettiva che va

considerata la trattazione dei tre generi di sti le e della classificazione

delle opere secondo 'il soggetto imitato, il modo e 10 s trumento

con i quali s'imita. La distinzione' di questi tre gener-i -elevato,

~ mezzano e delicato- dovrebbe appunto, secondo \lOrsi, prendere

il posto della distinzione tentata dal Bouhours fra sublime,

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plecevole e delkato, 22 che n(lsce dalla ~onfusione fra quellè ch~

sono le caratteristiche inerenti a ll!lli i pensierl tngegnosl e

quelle che sono invece le carattèristiche di ciascuno dei tre generi.

L'Ors i dubita quindi che il Bouhours sia riuscito a distinguere

chiaramente fra tragedia ed elegia e in particolare, fra poesia

rappresentativa e poesia narrativa.

Per quanto riguarda la distinzione fra tragedia ed eJegia, i

giornalisti sostengono che 1 a tragedia ammette gli 5 tessi sentimenti

e le stesse passioni delPelegia, la quale "n'a ete trouvee que pour

se p,laindre, comme le remarque Mr. Despreaux après Ovide. Ainsi

elles sont assujetties à cet egard aux mêmes loix ll (p. 115). L'Orsi

ribadi sce quello che aveva detto nelle Considerazioni, riportando il

discorso di Gelaste, il quale aveva chiaramente dimostrato non

esistere nessun elemefitsomune fra tragedia ed elegia. Da una

parte, "1 a prima de,'le tre assime Differenze Poetiche spettante

alla materia, 0 al suggetto, n n consiste nelJfesser allegre 0 dolent!

le Persone imitate, ma nell'esser delPordine delle migliori, 0 delle

peggiorl, secondo la vulgatissima Aristotellca Dottrinaj" dal/'altra

parte, "nel l'altre due massime Differenze, le quall riguardano il

modo dell'imitare, e 10 Strumento deI Verso, col quale s'imita, in

nulla tra loro convengono la Tragedia, e l'Elegia'' (p. 479).

Quest'ultima rlentra nella lirica e quindi si avvicina aillidillio,

mentre la tragedia costltuisce da sè un altro genere di poesia.

22 V • il terzo capitolo, 56-57 •

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101

Inoltre, nell'elegia il poeta parla con "fantasia Poetica, e con la

lib~rtà dei proprio estro trasfusa ancora nelle Persone introdotte, " J

mentre nella tragedia le persone devono parlare 'rcon più naturalezza,

senzachè per introdurle si manrfesti il medesimo Poeta, il the solo r

nella Drammatica avviene ll (p. 479),

Il Bo~hours aveva detto che le esagerazioni si convengono di più

alla.commedia che alla tragedia. 1 giornalisti affermano che per

capire il giudizio dei Bouhours è necessario tener conto della ,

distanza-morale 1ra 1 personaggl dei l'opera teatrale e il pubbli co.

La commedia rappresenta azioni di personaggl comuni, percio "il

faut les d~peindre avec des traits vifs fi bien marqu~zll (P. 115).

Pel'" esempio, MOlière, nella descrizlone dei pepsonaggio del11avaro,

si è servito 'Ides traits qu'il a pris de chaque avare en particyl~~r: ",-

1

Ü c'est dans ce sens qu'il a outré la nature, Ü que la figur~ de ce ~

tableau est plus grande q'ue le naturel Il (P. IlS). Mentre nella

tragedia, le azloni magniflche e straordinarie dei re a degli eroi

hanno' in s~ stesse suffitiente grandezza pel'" colpire 10 spettatore, " .

e in questo casa non è questione di oltrepassare la natura) ma dl

attr"ibuire a questi personaggi tr"agici tutta la grandezza della natura

umana. L'Orsi ri sponde che anchregl i nelle' Considerazioni aveva

accennato ad una distanza intellettuale fra personaggi e pubbli.co,

ma allo scopo di mo"rare che tanto alla comm4)dia quanta alla'

tragedia è permesso oltrepassare II naturale. Il pubbl ico è più

distante dai sentimenti e dai costum! eroici dei personaggi dena

tragedia che da quelli volgari e crttadineschi della commedia. Non

si pua negareç

, pero,' che il poela comico debba esagerare "i costumi,

'\

J 102

e i Pensieri de' plebei, ag9iungnendoci qualehe cosa di pi~ ridicolo

di quel, che si osserva natura[merite nel loro procedere" (P. 481).

Ma nemmeno si puo negare che nella tragedia, il poela linon lasci

altres) di aggiugner' al proprio suggetto qualehe artifizioso

acerescimento; anzi cio avviene più ehe in ogni altra parte nella

sentenza, ponendosi in bocca degl i Eroi massime ecce 1 se, e

ammirabili, ed eseludendo da' 101"0 parlari qualunque ,cosa, ehe

abbia dei basso, e delJlabbiètto l1 (P. 4at). Se J'argomento 10 rende

ancora più straordlnario, "tanto pîù rlguardevole viene a rendersi

la lontananza Morale, la quai si frappone tra la Tragedia, e gli

Aseoltanti, che non è la lontananza, la quai si frappone tra loro,

e 1 a Commedi a" (P. 481 l.

Il Bouhours aveva detto che 10 serittore puo esagerare di più

nella tragedia, nella poesia· rappresentativa, che nell'epopea, nella

poesia narrativa. LIOrsi a~eva afferm~to, al contrario, che il

meraviglioso si conviene di più all'epopea che ail a tragedia. 1

giornalisti sostengono che l'osservazione dell'Orsi riguarda piuttosto

le aZiti che i sentimenti. 'A.d esempio, Qrazio non rappresenta la

morte di Medea agli occhi dei pUbblico, ma "i 1 permet qu'elle

découvre sur le Théâtre par les expressions les plus vives, les

sentimens que la rage lui Inspire" (p. 115). L'Orsi sostiene che

Fi lalete invece aveva già dimostrato, in modo convincente, che il

meraviglioso si conviene di più ail 'epopea sia dal punto di vista delle

az~oni che dal punta di vista dei sentimenti, e a questo proposito

aveva fatto ricorso alla Poetica di Aristotele e a varl dei suoi

commentatori, come Il Castelvetro, il Rober~1Ii e II Plccolomini, ed

l

1

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o

103

anche a moite altre autorità di poetica e retorlca. 1 glornallsti

dovrebbero almeno riconoscere l'eutorità di ~uestl scrittori. Pel'"

giustificare una certa rhisura di esagerazione nella tragedia

rnaggiore che nella narrazi~n~, il Bouhours aveva F ri~orso . all'esempio della tragedia di Racine, Ifigenia, e quello di Quintiliano

quando eSJ?rime il suo dolore per la morte della moglte e dei figli:

J'avoue, repartit Eudoxe, qu'Agamemmon sur le théAtre a droit d'être plus emporté que Quinti lien dans son cq,bineh (p. 236)

giornalisti prendono la parte dei Bouhours e spiegano che Il primo ,:,J -_ •

è Iibero di esprimere le sue passion; perche egli è "dans l'occasion 1

pr~cise où· fi doit être emporte, " mentre Quintili~d lia eu ,le temps

de faire bien des reflexions û doit avoir assez de sang froid pour . '

ne point ecrire ses emportemens, puisqu'i 1 en a assez pour les

ecrirelt (p; 11 ~). L'Orsl, invece, ritiene che la differer1za fra

Agamennone e Quintiliano non dipenda dall~ m'aggiore 0 minore

disponibilità di tempo, ma "dallo esprimersi Quintiliano in Prosa,

ed Agamennone in Verso" (Po 483). , <>

Passando alla discussione deI quinto. dlalogo delle

Considerazioni ~ 1 giornalisti riconosc~mo che l'Orsi ha avuto ..

raglone di ritenere che tutti i pensieri ingegnosf sono piJettevoli

e che il lol"'O diletto non dipende dal contenuto. Tuttavia, questo

dUetto puo causare degl i effetti CIlversi nel lettore. Se p~endi amo, \

, 1

ad esempio, due quadri di cui l'uno rappresenta una battaglia e

Paltro, inv~ce, un gi ardino, il dUetto è diverso nell'uno e ne Il 'altro

c8sq:

... ---------------------..--~---~---------- -

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104

Le premier nous plaît parce qulj 1 offre à nos yeux des images terribles & effrayantes: J'autre au contraire n'en presente que de charmant~s & de dei i ci euses. (P. 118) , Nello stesso modo SI distinguano pensieri sublimi dai piacevoli;

primi di lettana "en remlUlissant nôtre esprit, dljd~es nobles &

maJestueusés," mentre gti altri 10 fanno r'en ne nous donnant que

des id~es agreables & pleines d'attraits ll (P. 118). L'6rsi risponde

che egli aveva esaminato anche la p~~cevolezza che proviene dal

contenuto e aveva accennato anche ardiverso diletto che provocano

oggett i di ver 5 i, orr i bi 1 i 0 be" i. Ma per quanta r iguarda speci fi cament e

i pensier i ingegnosi, egl i insi ste che il di 1 etto da essi procurato der iva

unicamente dalla forma. 2'3 Egil è anche pronto ad ammettere che

talvolta la belieLLa delJioggetto si unisce alla belJezza de. lia forma,

ma cio r·on :.isnifica che la tesi dei Bouhour:, seconde. CL:i il

dilette'vole caratterizzerebbe une particolare specie di pensieri

ingegnosi, sia da accettare. Si pua, pero, ad un certo punto~ giustiticare il punto di vista....del Bouhourl: se si tien canto di cio che

Fi lalete aveva detto nelle Considera,j;ioni, parlando di quel diletto

che proviene dal fatto che l'autore "per via simbolica introduce nel

Pensiero ll un'altra materia, 0 un altro oggetto di per sè di lettevole,

"atto a spiegare quello, ch'è proprio argomento dei Pensiero"

(P. 485): come quando, in un suo discarso, Pericle, parlando cella

gioventù ateniese morta in battaglia, paragona questa perdita a

quella che subirebbe Panna se perdesse la primavera. In questo ed

in altri cas; analaghi si pue> parlare di una specie particolare dl w

23 V '1 ' .. • 1 terza caplto,a, pp. 59-60 •

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105

pensieri ingegnosi, come dilettevoli ,,~gUardO alla materia

dell 'argomento, che è cosa lare estrinseca, e senz.a confonder

questo Dlletto con quel, che generalmente in tutte le lor classl

procede dalla lor comune cagion finale ll (P. 4861, e cioè con

quelle di carattere formale che è comune a tutti i pensieri

ingegnosi in quanto tal i .

Nelle Considera7~oni, POrs i aVeva limitato il pericolo

dei l' affettaz ione soltanto a quell a bellezza che dipende dall 'ornato.

1 gi ornai ist i cercano di difendere la tes; dei Bouhours che tale

per i cola è inerente ad ogni tipo di bell ezza. Essi affermano che il

pericolo risiede, infatti, non già nella verità che il pensiero

racchiude; ma nel modo di presernarla. Si POSS9f)O distinguere

due casio In primo luogo, quando Pimmagine, "sous laquelle on

veut representer une verite, est bel/e, mais n'a pas assez de quoi

ressembler à cette m~me verite" (p. 119): per esempio quando per

descrivere la coda di un pavone si ricorre ail' irnmagine "una prateria

• di piume, Il bella immagine di p~r se, ma poco adatta a rappresentare

la coda di un pavone. In secondo luogo, quando l'immagine IISOUS

laquelle on veut presef'!ter une verité à l'esprit, a plus qu'il ne

faut pour c;tre ressemblante l1 (p. 119): per esemplo, è sufficiente

descrivere una fontana come "un eristallo liquido," ed è superfluo

" aggiungere una seconda immagine per sottol ineare la trasparenza

dell 'aequa, perche sarebbe \fun portr"ait trop beau pour ressembler

à l'original Il (p. 119). Nella sua risposta, l 'Orsi osserva che

giornalisti svolgono qui "una sensata Dottrina" (p. 489). Tale

dottrina pero non si trova esattamente ne)IIo stesso modo net la

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106

Manière de bien penser.

Per quanto riguarda la delicatézza, i glornalisti ribadiscono la

tesi dei Bouhours sulla dei icatezza e cercano di mostrare come

ragionamenti deHLOrsi non riescano a spiegare in maniera

soddi sfas;ente in che cosa essa consi sta:

, _ C'est, dit-il, cette beauté gui est propre du stile simple: Mais

en quoi consiste cette beaut~'? Quel est son effet'? Quel est ce qui la distingue du gracieux, du joli? c'est ce qu'on ne nous apprend point ~ nous disant seulement que c'est elle qui distingue Simonide, Lysi aS-; Xenophon, û Herodote de tous les'autres Auteurs. (p. 121)

Anche l'Orsi, dunque dovrebbe riconoscere la presenza inevitabile

di un elemento di mistero -il je ne sais quoi dei Bouhours- nei

pensieri delficati., L'Orsi risponde che i giornalisti non hanno tenuto

conta di tutte le sue considerazioni, della vasta esemplificazione

portata per descrivere l'effetto "della Delicatezza nelle cose

sensibill" e questo "tale suo effetto nello Stlle, e ne' Pensieri, cui

metaforicamente è attribuita" (P. 493) e de~la distinzione che egl! fa

dei pensieri forti dai pensieri delicati. 24 Tutto cio viene gettato al

vento dai giormalisti, i quall insistono che tutta la sua fatica non

serve a mettere in chiaro in che cosa consista la delicatezza. Se il

Bouhours avess'e esaminato cio che è tipico dei pensieri ingegnosi,

egli avrebbe "riconosciuto inchiuder nece~sariamente tutti

gl'lngegnosi alquanto dei recondito, 0 dei Misterioso, se pur questo

termine si. vuol'usare" (p~ 492). Quello che il Bouhours ~veva

chlamato mistero 0 il je ne sais quoi, andrebbe deflnito piuttosto

24 ·V. il terzo cap; toi 0, pp. 61 -62.

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107

come artifizio. Ora nelle Considerazioni, l'Orsi aveva appunlo

cercalo di mostrare che l'artifi zio dei verosimi 1 e consi ste in quelle /

che sembra vero ma che in realtà non 10 è, e che l'artifi;10 dei

nuovo risiede in quelle che è vero ma non sembra tale. Esam1nan\

l'artifizio della delicatez za, egli aveva concluso che esso si

applicava "all'una, e all'altra delle due primarie spezie de' Pensieri

Ingegnosi; mitigando 0 l'energia delle Immagini, 0 la forza de'

Paradossi, in guisa che facessero nell'Ascoltante un' impressione

SI leggera, SI tenera, e SI moll e, ch'egl i, se avvedut i ssimo non •

'fosse," non arrlverebbe "in quello a conoscere nulla di studiato,

nulla d'artifizioso" (p. 493). Con queste parole, egli aveva voluto

splegare che tutto il preglo della delicatezza "si riduceva a celar

l'arte, ed a far credere all'Uditore, che facile fosse il lavora di ,

quel Penslero, il quai moita fatica avea costato al Companitore"

(p. 493).

Alla fine della seconda lett~ra a Madame Dacier, l 'Orsi risponde

aile proteste sollevate da;' giornall sti contro Gelaste, il quale aveva

detta e ripetuto che se pensare e scrivere delicatamente signific;:ava

"voi ier ses pensees," il Bouhours aveva par 1 ato, dunque,

delicatamente nel discorso sulla delicatezza. L'Ors; dice che

Paver lasciato che Gelaste ripetesse 10 stesso scherzo dipendeva "-

unicamente da una mancanza di attenzione da parte sua. Questa

oss.ervazione dei giarnalisti mostra la loro attenzlone nel leggere le

sue Conslderazloni. Sarebbe stato da augurarsl che essl avessero

prestato uguale attenzione ai luoghl ln cui 1. "Dialoglsti rispondono

a certe difficoltà, che ora, come nuove," gll "vengona presentate"

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108

(P. 495); egl; non avrebbe avuto bisogno di riscrivere lunghi passi

della sua opera e avrebbe eosl rlsparmiato a Madame Dacier la noia

di 1 eggere le sue lunghe lettere.

5. Nella terza lettera a Madame Dacier, l'Orsi risponde aile

~ioni ehe i giornal i sti di Trevoux muovono cont~o il sesto

dialo~ Considerazioni, nel 101"0 artieolo dei mese di aprile

deI 1705. AII'inizio della lettera, egli si rifà alla dediea della sua

opera a Madame Daeier e riporta cio che aveva detto circa la sua

scarsa abilità nel/lintraprendere la difesa della letteratura italiana. \

Egli riconosce la sua debolezza e dice che per quanto riguarda i

primi cinque dialoghi si sarebbe aspettato una critica p(ù forte da

parte dei giornafisti. Invec" i più forti rimproveri dei giornalisti

sono indirizzati alla sua difesa dei Tasso. Per questo motivo,

egli decide ora di difendere questo poeta con un coraggio che non

avrebbe pel" l'addietro avuto (P. 498):

Da ehe sostengo la figura di Difensor dei nostro epico, e di Oppositore deI P. Bouhours, in quanto solo è Questi Oppositore di Quello; mi par d'avere dimenticata la propria deboTezzaj mi par d'essere già fuori d'ognl pericolo; e mi p.ar, che la buona causa m'abbia già messo in sieuro. (P. 49B)

Nel sesto dlalogo delle Considerazioni, prima dl passare alla

difesa dei passi dei Tasso, l'Orsi aveva fatto un quadro generale \

delle opinioni dei critici franeesi clrea la Ger\,lsalemme tiberata.

Egil aveva cereato di capire il sense della crillea dei Rapin quandp

aveva detto che ;r Tasso dà "in bagattelle ne'IUOIghi più ornati, e più

ameni dei suo PQema 11 (p, 230), e aveva tradotto i 1 ~~ dei Rapin

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con la parola ital i ana "bagattell are, ,,25 Ri leggendo le Riflessioni

critiche deI Rapin, e in particolare quello ch'egli aveva detto a

proposito della tragedia, l'Orsi era arrivato ail a conclusione che 1

il badiner si riferiva agi; epi sodi amorosi della Gerusalemme

liberata. A questo proposito, i giornalisti osservano che il Rapin,

nel dire che j 1\ Tasso "mêloit le caractere, badin avec le serieux, "

aveva voluto intendere che questi "dans les occasions les plus

serieuses Es les plus tristes, fait dire tout à coup à ses Heros de

jolies choses &- toutes'pleines d'esprit au milieu de leurs plaintes"

(p, 155). Nel passa delle Riflessioni critic~ dove il R'apin aveva

, . adoperato Ilaggettivo badin, a proposito dell 'amore, egl i aveva

voluto biasimare soltanto "cette espece d'amourqui fait le sujet des

Elegies f.1 des petites pieces; car: quand il est traitte [sic) aussi

noblement que nous le voyons dans les Tragedies de Corneille, il

ne fait qu'animer toute la piece" (P. 155). L'Orsi comincia la sua

risposta dichiarar;?90 che sarebbe una mancanza di cortesia da parte

sua se egli volesse sostenere di capir meglio dei giornalisti la

parola baC'Hner, ur:ta parola dei la lare lingua. Ma, prima di

accettare la loro obiezione, egli vuole chiarire il motiva per il quale

aveva scartato Jlinterpretazione data dai giornallsti. "Rapin,

infattl, mentre aveva accu sato il Tasso di badiner, aveva dichiarato

che da tale difetto si era astenuto il Testi. Dra se per badiner

s'intende, come ritengonq i giorn~listi" IIquesto eccedere in

ornamenti, e in vivezze~di spirito (diciamolo apertamente) questo

25 V. Il terza capitolo, p.69.

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dare in bagattelle lL (p. 500), la tesi dei Rapin dovrebbe ess~re

capovolta. El, ir;'fatti, vero pr6prio il contrario:

, Vedranno i PP. Giornalisti, ch~ nél Settimo mio Oialogo non si e stimato di gran valuta certo Verso deI Testi:

GI i occhi 1 che dei mio cor sono il fuci le: , nè si è pensato a difendere qualche altro' suo Passo riprovato dal P. B. ; avvegnachè nella maggior parte de' suoi Pensieri, e delle sue Liriche espressioni di non poca Iode sia egli degno. Non è qui luogo di confrontare le quaI ità tante diverse degli ornamenti dei Tasso, e deI Testi: nè di ciô è minimo bisogno per chi de' loro 5tili ha contezza. Basta solo accennare, che l'abbondare in rispetto verso il giupizio deI P, Rapin, e vers'o l'opere dei Testi è stato cagione, che meglio non manifestino i miei Dialogisti di comprendere il Vocabolo badiner, (P. ~OO)

Scartata dUhque tale interpretazione, il testo deI Rapin non ne

permetteva altra ~ quella adottata ironicamente da Gelaste che cioè

badin e badiner si riferissero all'amore in~genere, includendo cosl

nell'accusa tanto le tragedie di Corneille come la Gerusalemme

liberata deI Tasso.

Dalle osservazioni dei dialogisti circa la superiorità deI Rapin

e dei Boi leau rtspetto al Bouhours, e da certi pungenti accenni di

Gelaste a quest'ultimo, i giornalisti concludono che l'Orsi aveva

voluto negare al Bouhours il diritto di criÙcare il Tasso, concedendo

tale diritto soltanto al Rapin e al Boileau:

••• enfin ajoûte l'Auteur Italien, quand 'le P. Rapin û M. Despreaux auroient eu droit de censurer le T~sse, cela prouve-t-il que le P. 8. l'eût aussi? Mr. le Mar9uis parle Ici un peu trop aigrement; Er s'il étoit perm~s de lui repondre sur le même ton, on lui demanderolt, quel droit il a lui-même de critiquer le P. B. si le P. B. n'a pas celui de critiquér le Tasse. (p. 155)

L'Orsl risponde che cio non è esatto e ch~ nemmeno Ge/aste aveva'

mai asserito una cosa simile. Egli r~orda le parole di Filalete

!

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1 1 1 ( .

secondo cui il Rapin e' i 1 Boi leau erano da considerarsi "Letterati

di mag9iore sfera, e come plù discr'eti Censori, che non è il P. B. If

(P. 501) .. Tutto cio che si puo concludere dalla lettura delle

Considerazioni èche il Bouhours viene in esse ritenuto letterato di

minor valore degl i altri due, e "non gi à, che a lui si nleghi il ,

dlritto di criticare in qualunque maniera se" faccia" (P. 501). Per

quanto riguarda il secondo rimprovero dei giornalisti circa il diritto

delJlOrsi di criticare il Bouhours, egli risponde che, nel primo

dlalogo delle ~iderazioni, egli aveva chlaramente spiegato

l'intento dei suo libro, insi stendo elle il principale motivo della sua

criti ca contro la Manière de bien penser era la difesa dei poeti

ital i ani, ingiustamente censurati dal Bouhours:

L 'oggetto adunque dei nostro studio sarebbe realmente il difende ... e, e r)on Iljmpugnare: che se poi l'oggetto medesimo dei difendere seco, tirasse per necessit'l:i l'impugnare; questo succederebbe sempre per accidente, e fuori dei nostro lnstituto; siccome questo dee essere alleno dal nostro genio. (Gonsiderazioni, p. 26) .

Passiu;do alJlanalisi dei passi dei Tasso, i glornalisti si

soffermano pel'" prima sul verso "minacciava morendo e non languia"

(XIX. 26). 26 Essi. sostengono che U "non languia" non si pua

attribuire alla ferocia e al coraggio di Argante, "sans faire faire

au Tasse un arrangement ridicule de pens~es, ca ... voici comme il

faudra traduire le vers. L'ame -de ce fier Sarr?erzin mena~oit encore

, en mourant son ennemi. & ne tombait point en d~faillancet Ce qui

fait un arrangement qui pour être naturel devroit être tout contraire,

. 26 V. ',1 d 't 1 e 29 il secon 0 cap, 0 0, PP. 2 - e terza capitolo, p. 67.

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112

car pour s'exprimer juste il faudroit dire, Parne de ce fier Sarra7in Îf'

ne tomboit point en défaillance, mais menaryoit en mourant son

ennemi, puisque mena7er est bien plus que de ne pas tomber en

défaillance" (p. 155). Pe't- legittimare il royesciamente della frase

rlspetto al senso, l'Orsi fa ricorso, fra gli altri esempi, a due passi

di Virgi 1 io. In une dei passi, il poet a latino non ha avuto 10

scrupolo "di nominar prima il cuoce,rsi dei Pane, e poi il macinarsi

dei Grano; avvegnachè in pratica questa operazione a quella

necessariamente preceda" (P. 503). NelJlaltro passo, egli menziona

il sole prima dell'aurora; tuttavi a, questo non vuol dire che Virgi Iio

abbia 7teso di cambiare l 'ordine naturale. L'Orsi osserva:

Jhi pero stima avere Virgilio in ambedue gli addotti Passi turbato 'alquanto l'ordine delle cose, 0 per meglio dire, turbato Jlordine dei nominar lei non st ima gi à aver punto turbata i 1 Po~ta la loro chiarissima intelligenza: e per poco che sla discreto un Lettore, comprenderà a un tratto quai prima, e quai poi delle due nomlnate cose naturalmente succeda; benchè quell a, che dopo succede, sia da lui letta innanzi. (p. 504»

Ritornando al passo dei Tasso, il suo sense non cambia se si mette il

, " minacciare prima deI non languire come fa il Tasso, perche "cos.

da'''udir, che Argante minacciava morendo, prima d'udir, che..!J.2!)

languivaj niuno argomenterà aver preteso il Tasso, che dal

minacciare derivi il non languire 0 che if non languire sia cosa

maggiore deI minacciare" (P. 504). Inoltre, l'Orsi si domanda come

mal il Bouhours non abbia condannato anche i versi che chiudono la

strofa:

Superbi, formidabili e feroci gll ultimi moti fur, l'ultime voci. (XIX. 26)

Egil osserva che, di sollto nei moribondi, le voci cessano prima dei

(

---"\--...,. ,-

113

movimenti. "dire che "Argante minacclava morendo, e che

formidabili erano gli ultimi suoi movimenti, e l'ultime voel,

contiene in s~ implicitamente il supposto, che il suo animo non

languisse: onde l'esprimerlo non vale, se 'n~n forse a maggior

chiarezza, e non per certo a speclficar nul la di più riguardevole ll

(p. 505). 1 l "non languire" sarebbe un eccesso da parte dei Tasso

per descrivere meglio la tenacia di Argante al momento dcella sua

morte. L'Orsi autentica questa "soprabbondanza di sentimenti, "

ricorrendo ad alcuni vers; di Virgilio, tolti da Il , Eneide (1. 77-79,

550-551). Egli conclude il su~ discorso dicendo ~he il Bouhours

. ha considerato ingegnoso un pensiero dei Tasso che in realtà non

10 è; e per di più, egli ha voluto attribuirgl i un signifi cato che non

puo avere,' e cioè che le forze fisiche di Argante non languivano al

momento della sua morte.

Segue la discussione di alcuni versi dal Tasso discussi, prima

che dal Bouhours, da' Pallavicino: v'

• e 'I lume usato accrebbe, E! senza velo voise mirar l'opere grandi il cielo. (XX. 5)

Il Bouhours aveva preso un atteggtamento ambiguo, tanto in confronto

di questi verst quanto nel confronti deI P~lI'aviclno, al quale egli

attribuiva una critica negativa di essi. L'Orsi aveva anche prest>

ln questo casa la difesa dei Tasso. 'giornalisti osse'rvano che

malta gente di buon gusto non accetterebbe certamente quel passo

dei ~;-asso; e tutta la grande quantità di esempi antichi e moderni

portati daÎflOrsl per dlfenderlo, non servono a giustificare \

l'immagine a cui il Tasso ricorre. L'Orsi ribadisce quelle che

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114

aveva detto nelle Considerazioni, insistendo particolarmente sul

fatto che la sua obiezione al-Bouhours non era rivol ta contro

l'atteggiamento favorevole 0 no dei Bouhours verso il Pallavicino.

L'obiezione consisteva nel rilevare che il Bouhours non aveva

capito il sense della critica dei Pallavicino. Questi aveva

adoperato "quel Passo per esemplificare un suo sano insegnamento,

~ioè, che i Concetti, ov'entra falsità filosofica, son disdicevoli in

argomento dogmatico; non per riprovar tali Concetti in un Epico

Poema" (p. 508). Egli non aveva quindi voluto criticare il Tasso.

D'altro canto, l'Orsi non ritiene che la gran quantità di esempi,

citat; per difendere questo passa, sia stata dei tutto inutile; sarà

sembrata forse inutile al' Bouhours, ma non già certamente a quella N

gente di buon gusto, di cui parlano i gior.nalisti.

L'Ors i si compiace dei fatto .che i giornalisti non obiettano

contra la difesa che egli aveva fatto dei versi che riguardano

l'indiscreta curiosità di Amore a proposito di Sofronia e di Ollndo

e fi rimprove',"o di Armida al fuggitivo Rinaldo. 27 EgIl osserva,

pero, che, nel fare il riassunto della dife~ passo di Armida,

giornalisti non si attengono fedelmente a quello che eg/i aveva detto

a questo proposito. Essi, infattl, gli attrlbuiscono la tesi che

Armida era ispirata da "un amour pl~in de delicatesse fi d'esprit,

que la colere & le desespoir ne pouvoit pas detruire" (P. 156). Ma

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egli aveva inteso dire, invece, che Armida;- nonostante la sua pena

27 V. il terza capitala, pp. 69-71. -

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pel" la partita di Rina/do, rimaneva fedele ail a funzione a lei

assegnata dal Tasso-di IIstu~bare colle sue incantaggioni, e colle

amorose sue trame l'impres'a di Terra Santa" (p. 275). Né que ste

parole vanno ir:lterpretate ne/ sense che /lamore di Armida fosse

pieno dl delicatezza e d'ingegno, ma anzi nel senso che esso era

"pieno d'4no spirito artifizioso, e fraudo/ente. Il Eg/i, Infatt;, poneva

un IIgran dival"io fra cio, che i~porta dilicat~zza, e ciè, che importa

fraudolenza, /usinga, e artifizio" (P. 510).

Più oltre nello stesso episodio, l'espressione "scudo-scudiero"

era sembrata "une pure affectatio~ à l'Auteur de la maniere de bien

penser" (P. 157):

Sara quai più vorrai scudiero 0 scudo: non sia èh1in tua difesa io mi r;sparmi. Pel" questo sen, pel" questo collo ignudo, pria che giungano a te, passer an Parmi (XVI. 50)

1 giornallst; suggeriscono a/I'Orsi un esempio di' Virgilio, più adatto,

secondo 101"0, di tutti gll esempi citati dall'Orsi, pel" giustifical"e

','espressione cl"iticata dal Bouhours. Nella sua risposta, II0rsi

osserva che, nella difesa di questo passo, e soprattutto deI primo

verso, a lui non era venuto in mente l'esempio di Virgilio suggerito

dai giornalisti, ma che gti esempi citati nelle Conside.zioni gli

sembrano ancora adatti e sufficienti a giustificare l'espressione"'

discussa. Tall esempi, infatti, mostrano la necessità di distinguere

"quei, che son mendicatf giuochi di parole, da quei, che sono loro

accidentali scontrl" (P. 511). Essi mostrano anche che "tra il nome

di Scudiero e il nome di Scudo, da cui è compost?, non si puà mai

pretender Bisticcio essendo, che le voci derivate Puna dalPaltra

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han ne' ragionamenti s1 stretta e SI natural lega insleme, che talvolta J

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non si possono s par are senza ri correre a vane clrconlocuzioni fi

(P. 51 1 ).

Nella' dei passo che descrive il lamento di Tancredi sulla

tomba di Clorl l'Orsi, per mostrare che il poeta, nel

rappresentare, la natura, deve ornarla e abbeBirla con il proprio

IngegnO, a'(eva citato un giudizio tratto da 1 Parallèle des Anciens

29 fi des Modernes dei Perrault. 1 giornalisti osservano che l 'Orsl,

nel ri correre al Perrault, aveva citato lIun des plus grands ennemis

des Anciens & de la belle nature ll (P. 157), ed aggiungono che, nel

voler giustificare il passo dei Tasso, egli si era limitato ad , ,

ammassare "l'une sur Ifautre, ~~rlte d' Hermogene, celle de

Casaubon, de Jungerman, ,de j~zzonill (P. 158). Da questo di scorso

dei giornalisti, JlOrsi,nella sua lettera a Madame Dacier, conclude

che essi considerano la sua difesa come "un confuso, ed inutl le

ammassamehto di autorltà ll (P. 513), ma es si non specificano quale

di queste' autorità non serva e non sla adatta a giustificare il passo

dei Tasso. Fanno soltanto eccezione per il Perrault, mostrando

grande avversione pel" costul che, secondo 101"0, è nemico degli

, antichi e dalfa bella natura. 1 giornalisti dimenticano di menzionare

il Fontenelle, il quale aveva formulato, nel suc Discours sur la ~ ~!(, ,A,..~

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'" - -." \ . ,:; 1 \..-"", ~

28 V. il secondo capitolo, p. 32 e if terzo capltolo, p. \74.

29 , C. Perrault, Parallele des 'AncTens et des Modernes en ce

ur re arde les arts et les sciences dialo ue siècle' de Louis le Grand et une epistee en vers J. B. Coignard, 16Se), '

, .

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117

nature de l'eglogue, un giudizio molto vicino a quello dei Perrault,

ed era stato, per questo motivo, anch'egll citato insieme al Perrault

dall'Orsi.

Esaminando le ottave che contengono l'apostrofe di Tancredi

Il " " h" 30," 1"" h a a sua mano e al SUOI occ " 1 glorna Istl sostengono c e

JI~sempio di Virgilio, citato da Filalete, non è adeguato a gius tificare

l'uso frequente delJlapostrofe, perche nel casa di Tancredi e ln

quello di Didone, Jlapostrofe è dl una diversa specie:

Celui-ci parle à ses yeux -& à s.s mains, la Reine de ~artage parle à des choses qui ~ont hors d'elle. Il est permis di donner de la vie aux arbres fi aux rochers; mai 5 non pas à nos yeux, ni a nos mains qui n'ont point d'autre vie que la nôtre, (p. 158)

L'Orsi osserva che questa riflessione dei giornal i sti è cosi fine e

cos1 nuova, da provocare in lui una certa perplessità. Egi i

Pavrebbe aggiunta come un corollario agli insegnamenti di altri

retori circa Ilapostrofe, lise 10 stabilir per regola, e per le9ge

di non parlar colle proprie membra. cioè colle cose, che ha in sè

colul. che favel1a, non potesse rlsultar in rimprovero di moiti

valentlUomini, i quali in Poemi, non solo Lirici, ma Drammatici,

hanno usato di parlarci, e di lasciar colle proprie membra pari are (

i lor Personaggi" (P. 515). Cita esempi di Ovidio, di Seneca, di

, SOfocle e di Euripide, e aggiunge che l'apostrofe agli occhi e al

cuore sono frequenti negll scrltti amorosi, e che il Petrarca non

solo ha parlato ai suoi occhi t ma anche aile proprie orecchie.

30 V. il secondo capltolo, P. 32 e il terzo capitolo, pp. 74-76.

J'

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....

118

~ ( L'Orsi conclude la lettera con un'osservazione di carattere

" .~ " generale: se i giornalisti, nella lorD discussione dei sesto dialogo ~ t.

i-(:

'1 delle Considerazioni, hanno ritenuto che la sua difesa deI Tasso è

, < poco felice, egli, invece, si lusinga "dresser stato fortunatissimo ll

f' t ..

(P. 517). La sua fortuna consiste nef fatto che Filalete, quello che

f: fra gl'interlocutori ,parla in suo nome, "sia stato quasi sempre

~ .\ immune dalle contraddizioni derRR,PP. Giornalisti ll (P. 517), di

'. , modo che le lorD obiezioni sono state indirizzate 0 aile sottiglielze

:

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1

di Eristico 0 aile barzellette di Gelaste, Ilposte lorD in bocca solo

per eccitar Filalete ad esporre" i suoi sentimenti, e cioè quelli è

,

~ dellrOrsi.

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6. Nell'articolo dei mese di maggio dei 1705, i giornalisti iniziano l, f. !'

il di scorso circa il settimo dialogo delle Considerazioni affermando ': ~ che l'Orsi aveva protestato contro il Bouhour s per esser5i questi ft t

· t~ limitato a parlare soltanto dei Tasso, dei Guarino e dei Bonarelli.

~ " L'Orsi sottolinea l'errore dei giornallstij e 5tato proprio lui, Ors i, a

Iimitare la sua difesa ai passi di questi tre poeti. Se il Bouhours

avesse fatto solo menzione deI Tasso, deI Guarino e dei Bonarelli,

ottimi esempi avrebbe egli scelto fra i poeti italiani, tanto nel genere

epico quanta nel genere pastorale. Ma egli ha citato una quantita~

di poeti italianl senza nome e senza merito. L'Orsi riconosce che,

al tempo dell 'elaborazione della Manière de bien penser, non era

stata ancora pubblicata l'opera dei l'abate Giovan Mario Crescimbeni,

() opera che, "contenendo sensati giudizi" di tutti i poeti itallani,

"mirabilmente serve ad istruire e l' Italia, ~ le Nazioni straniere dei

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119

merito loro, e de' lorD più singolari Componimenti" (Po 520).

C'erano pero a disposizione dei Bouhours altri modi di acquistare

queste conoscenze, "le quai! non erano certamente da trascurarsi,

prima di prorompere in certe Proposizioni generali contro la Poesia

It a li ana" (Po 520).

AII'inizio dei settimo dialogo delle Considerazioni, (lOrs! aveva

difeso il Guarino da due accuse mosse dal Baillet al Pastor Fido~ Da una parte, questi aveva detto che l'opera non seguiva 1 e regole

di Aristotele, dall'altra, che non c'era al "Mondo Libro più osceno,

più diabolico, più atto ad avvelenar l'innocenza, e ad impedire il

frutto della predicazione Evangelica" (po 521)0 1 giornalisti osservano

che, ne" a difesa dei Guarino ."dalla seconda accusa dei Bai /let, l'Orsi

avewa voluto giustificare l'immoralità dei Pastor Fido con leoscenita'

"qu'on voit dans quantit~ de Livres Francrois, à qui les honnêtes

gens ont rendu en France la justice qu'ils meritent en les éloignant

de leurs yeux ü de leurs cabinets" (P. 211). Nella sua risposta,

POrsi si domanda come sia possibile pensare che egli abbia volute>

giustlficare il contenuto dei Pastor Fldo, ricorrendo a libri oscenl

francesi ed italiani, quando sarebbe stata una grave offesa verso il

Guarino il paragonare la sua o~era ad un tal genere di libri. E'

evidente che il Pastor Fido eccede in tenerezze, e se egl i aveva (

menzionato ql.\alche "Libro Laido tra i Franzesi, 0 tra gl'ltaliani"

(P. 522), 10 aveva fatto con l'unico proposito di "ravvisare quella

somma differenza, ch'è tra l'eccedere in tenerezza, e il traboccare

in oscenità" (P. 522). ,

Ne citando i libri frances;, egl i aveva inteso

di dire che il popolo f ncese approv')lsse tale tipo dl letteratura.

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120

Le parole che egli aveva posta in bocca a Filalete manlfestavano

chiaramente il suo rispetto per la nazlone francese:

Ancorchè io non abbia mai fatta ricerca di cotali leggendej me n'è capitata pero tal volta nlle mani alcuna di questa natura, come sarebbe l'Histoire des Gaules, Les Amours des Dames Illustres, l'Histoire du Palais Royal, e simili. Non per tante me ne sono io scandalezzato, perchè suppongo, esser queste, ed al tre tal j abborrlte dagli Uomini savi di quel la Nazione; siccome da' nostri vien detestata ne' Romanzi qualunque cosa di costume, anzi scandaloso che no. (Consideraz.ioni, p. 327)

1

Riferendosi ancora all'accusa d'immoralità mossa dal Baillet

contro il Pastor Fido, l'Orsi aveva difeso in particolare i seguenti

versi, il cui senso era stato adulterato e corrotto da due traduttori

francesi:

Se'I pecca.r è SI dolce, e If non peccar sl necessario, oh troppo imperfetta natura che repugni a la leggej oh troppo dura legge che la natura offendi. (III. 4)

Secondo i giornalisti, l'Orsi aveva affermato che queste parole dette

dalla pastot'ella Amarill i rassomigllavano molto da vi cino "ce qu'ont

-dit les plus grands Saints quand ils se sont plaints de trouver dans

leurs membres une Lois qui repugne à la loy de leur esprit Il (P. 211).

Essi rimproverano fortemente l 'Orsi per aver osato di paragonare

i sentiment i di una pastorella innamorat-a, che si 1 amenta

delJlintransigente legge morale, con i sentimenti dl San Paolo, "qui

se plaint des obstacles qui s'opposent dans lui à l'observation de

la loi, qu'i 1 aime & à qui il sacrifie ses repugnances" (P. 211).

L'Orsi risponde che Amarilll, dopo essersi lamentata della dura

legge m~rale, si era subito pentita ed era di sposta a sottomettere il o

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suo desiderla amoroso agli insegnamenti deillonestà. Se egl i aveva

fatto ricorso ad un passo dei dl scorso di San Paolo nella Lettera

ai Romani. era soltanto per mostrare che questa" lotta interna della

pastorella è un sentimento comune a tutti gli uomini, senzaesc;;ludere

nemmena i grandi santi. Dunque, l'Orsi non aveva avuto l'intenzione

né di mettere sullo stesso piano San Paolo e Amari Il i, "le maniere

, dei dolersi dell'uno, e dell'altra," ne 'IJe diverse circostanze dei

~ sacro Detto dell'Appostolo, e dei profana della Ninfa'i (P. 525).

El evidente che esi ste una gran differenza fr~ un passo sacro e une

profana, ma questa differenza consiste, "non tanto nella maniera di

esprimersi, quanta nelle circostanze dei Pensiero medesimo, a

misura dei trappo diverso carattere di Chi scrive" (p. 527).

Un1osservazlone assai ,singolare da parte dei giornalisti èche,

seconda loro, non si dovrebbe prendere sul serio la critica mossa

dal Bouhours all'uso dei Jliperbole in eerti versl dei Guarino (dlversi

31 ' da quelll ora diseuss!), e dei Petrarca, perche dalla sua maniera

di parlare, a proposlto di questi versi, si poteva dedurre che egli

non aveva avuto veramente Jllntenzione di condannarl i. Comunque,

anche nel easo che il Bouhours avesse avuto una tale int~nzione, egli

avrebbe avuto ragione di crlticare quei versi: il loro sense è molto

31 1 versl discussi: "Piange Parnaso e piangerian le Muse: Ma qui teco son elle e mOr"te e chiuse" (Guarino). "Nef tua partir, part) dal monda Amore / E Cortesia ••• Il (Petrarca, Le Rime, CCCLII. 12-13). A questi bisognerebbe agglungere il Sannazzaro (IIHoc sub marmore Maxim" la clausa es>t, / Qua cum frigiduli jacent amores") citato dall'Orsi pel'" 10 stesso motivo, tanto nel le sue Considerazioni, quanto nella sua risposta nella quarta lettera a Madame Dacier, ma i giornallsti tacciono di lui.

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122.

diverso dal senso dei passi degli oratori Lisia e. Demade, citati

dalllOrsi per difendere i tre poeti italiani. Siccome nella battaglia

di Sai amina, la Grecia aveva perduto, "en quelque fa~on sa premiere

liberté" (p. 212), Lisia aveva il diritto di seppellire la libertàgreca

con i combattenti di Salamlna. Uguale diritto aveva Demade di

racchiudere il valore tebano nel petto di Epaminonda" perche dopo

la sua morte, non c'era nessuno a Tebe che potes se uguagl iare la

sua virtù. Ma nel ca~o dei Guarino non esiste nessuna ragione '"

"d'enterrer les Muses avec Gradenigo Cl 'amico deI GuarinoJ à moins

qu'elles ne fussent mortes de douleur, ce qui est bien difficile à

croire puis qu'elles ont survecu à Homere, à Virgile û à Horace"

(p. 212). Per quanta riguarda il Petrarca, egl i aveva commesso

una grande ingiustizia verso il resto delle donne, quando aveva fatto 1

partir dal mondo amore e cortesia, dopo la morte di Laura. 32 NelJa

sua risposta, parsi cerCa di mostrare che tanto gli scrittorl grecl

quanto i poeti itatiani hanno esagerato nelle 101"0 descrizionl. Se

si viene a! fatti storici, flnel ve~o si potrebbe con più ragione, essere

nella giornata di Salamina perita la speranza conceputa da' Persianl

di domar la Grecia, che non si pua affermal"e, essel"e allora

attualmente perita la libertà di Lei" (P. 528). Non c'è nemmeno

bisogno di fare un'indaglne storica pel" sapel"e se dopo li;l morte di . /

Epaminonda fossero fioriti uomlni valerosi a Tebe. El evidente che

si tratta di esagerazionl. Lisia e Demade hanno parlato secondo la

101"0 pass,ione, destinaté a destare l'ammirazione nel lettore. Il ,

32 1 giornalisti non citano il Sannazzaro.

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123

primo aveva voluto mettere in rilievo II merito degli ate~iesi mortl in

Salamina, in modo da far pensare che "mal più la Grecia non fosse

per avere SI validi sostenitori della pubblica libertà" (p, 529),~- li

secondo aveva inteso di rappresentare la virtù di Epaminonda, in

modo da convincere il 1 ettore che "altr lUomo maggiore non fosse mal

per nascere fra i Tebani" (p, 529), ln maniera anal09a, il Petrarca,

il Guarino (e l 'Orsi aggiunge il Sannazzaro) "apprendevano e

• 1

volevano fare apprendere per verisimile, che tanto la Cortesia, e -,

gli Amori, quanto le Muse non fossero più per comparire al Mondo,

dappoiche erano dal Mondo sparite le Persone a lor care" (p, 529).

, Il Bouhours aveva considerato affettata l'espressione IIfulmlnato

o fulminante" in un passo dei prologo dei Pastor Fido:

là dove sotto alla gran mole etnea non so se fulminato 0 fulminante vibra II fiero glgante 33

. contro" nemico ciel flamme di sdegno ••••

E 1 giornalistl, d'accordo con lui, sostengono che questa espressione

./ è un gioco di parole troppo ricercato, e a991ungono che "ces jeux de / / . mots quand ils sont recherchez, fi m~me quand ils ne le sont pas, , , -ont je ne sfay quel air- d'affectation que tout homme de bon goOt leur

trouve" (P. 212). L'Orsi osserva che, nelle Consider'azioni, egll

aveva cerc~to di mostrare che è necessario distinguere quei casi in

Il

33 G. Guarino, Opere, a cura di Luigi Fassa (Torino: U"hET, 1950), p. 37. El Alfeo, fiume dt Arcadia, che parla. L'espressione ,"fulminato 0 fulminante" si rlferisce al gigante Encelado, il quale, secondo II mito, glace sotto l'Etna ed è fulminato da Giove, e contro • Gio~ fulminante, ~

~

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124

cui questo tipo di espresslone, chlamato giochi di parole dal

Bouhours e dal giornalisti, si poteva cQnsiderare affettato, da

quelle in cui era necessario alla "Senten1.a medesima, pel" essere

espressa con brevità, e con chiareZ'~all (p. 531). Ma è evidente

che questa distinzione non vale pel" 1 giornalisti, perché, secondo

101"0, questi glochi di parole, 51 ana affettati 0 no, devono esser

sempre rifiutatl "da chi vuol sostenere la riputazione dlUomo di

buon 9usto" (p. 531). Purtroppo tale giudizio mette in dubbio il

buon gusto dl Quintiliano e dell'abate Be"egarde, i quali avevano

r itenuto che questi accostamenti dl parole potevano essere adoperati

senza rischio d1affettazione.

Le accuse dei Bouhours non colplvano soltanto 1 poeti Italianl,

ma alcuni prosatori, e fra questi, il Pa"avicino. Egil, ne"a dedica

della sua opera, Considerazioni sopra Parte dello stlle e dei

dialo9o,34 al vescovo di Fermo, Monsignor Rinuccini, aveva lodato

,Ieloquenza che quest; aveva adoperato in un sua discorso sulle

funzioni episcopali:

" sentir materle cosl aride, cos) austere, cos1 digiune, trattate con tanta copia di pellegrini concetti, con tanta soavltà di Stile, con tanta lautezza d'ornamenti, e di Figure, fummi oggetto dt più alto stupore, che non sarebbono i deliziosi Giardini fabbricati su gll ermi scogli dalParte de' Negromanti. (Cap. l, N° 5)

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34 S. Pallaviclno, Considerazioni sopra l'arte dello stllé e dei dialogo con occasione dj"esaminare guesto problema, fie aile malerie scientifiche conven â ualche ele anza ed ° namento di stl re e uale (Roma: Corbellettl, 1646. Nel 1662 apparve l'edizione romana dei Mascardi con if titolo di Trattato dello sUie e dei dialogo, usato anche nelle successive edlzioni.

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125

1 giornalisti ritengono che al Bouhours non era piaciuto questo .

paragone, perché il Pallavicino aveva dato a intendere che "les

Ouvrages du Prélat n'avoient pas plus de solidite ni de fonds que ces

jardins delicieux,que l'enchantement forme & detruit dans un moment"

(P. 213). Nella sua risposta, /lOrs; osserva che, se il paragone dei

Pallavicino non è appropriato per lodare l'ingegno dei Rinuccini,

altrettanto esagerato e poco adatto riesce il paragone che fa il

Voiture dei meravig.1 iosi effett-i-,degl i occhi di Madame de Saintot "ai

miracoll degl'Ippogri fi, de' Carri vol~nti, e ad altre tall chlmere •.. "

(P. 535). L'Ors; conclude:

•.• chi leggesse, 0 ascoltasse l'uno, a l'altro paraggio colla mal igna mira di ritrovarci magagne, potrebbe opporre, che ha mal lodato Voiture la bellezza di quella Dama, venendo disavvedutamente a significare, che non ha sussistenza, nè durevolezza gll effetti da Lei prodoUi: e cio per quella stessa, stessislma ragione, pel" cui si oppone al Pallavicino d'aver mal lodato il Vescovo ami co, coll'indicare, che nè sussistenza, nè durevolezza avesse la D«:>ttrina, e l'Opera di Lui. (PP. 535-536)

., II>

Alla fine di questo articolo, 1 glornalisti cercano di dare unlJdea

generale dello stlle d~1 contenuto delle Considerazioni. "

linguagglo adoperato dall'Orsl è "pur fi chatié," "plein d'eruditlon Il r '

e Il letto~e puo imparare "une infinité de choses, que l'Auteur a

trouve le moien d'y bien placer" (P. 215). Ma a queste lodi segue

quai che riserva. Eupisto, il personaggio che prende le parti dei

Bouhours, è, secondo 101"0, troppo sempfice e IIfait souvent pitié"

c (P. 215). (.tOrsi risponde che, se egli avesse saputo "sommlnistrare ,

a Eupisto ragionl migliori di quelle che ha prodotte (bË:lnahè queste

sleno state onorate dai P. P. medesimi, coll'adoperarle frequente­

mente)," aVrebbe egli "all'Incontro saputo provvedere eziandio di

mlgllori ragionl gli altrl due Olaloglsti contraI"; alla Maniera di ben

t: , b

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126

pensare" (p. 541). Per quanta riguarda la portata generale delle

Considerazioni, 1 giornalisti osservano che sarebbe stato da

augurarsi lIencore un peu plus d'amenite dans ce livre, Il perche "les

preceptes de Rhetor ique forment un Ouvrage bien sec û bien

rebutant, si l'on n'en fait d'agreables applications; c'est en cela que

le P. B. a excell~" (p. 215), e certamente l'Orsi avrebbe potuto

seguire Il suo esempio. Nella sua ri sposta, l'Orsi dice che egli

vorrebBe saper imitare 10 stile amena deI Souhours, "mercè di cui

fa egli in un tempo stesso tenere attento, e 501 levato chiunque legge

la Maniera di ben pensare" (P. 541). Ma, pel" quanto riguarda 1

precetti e la funzione criticB di un'opera, sê egli dovesse imitare

qualcuno, egll avrebbe avuto per modello un maestro itallano:

io per dir vero, che scorgo averne l'ltalia incomparabili esemplari nel l'Opere principalmente deI Mazzoni, e deI Castelvetro, avrei seguitato il mio genl0, e quelle della mia Nazione, rivolgendo pluttosto ogni mla cura, e ogni mlo studi 0 nel tentaI" di camminare sul l'orme 101"0, Che sebbene non è parti colar lor pregio il divertire, e il sollevare j 1 Lettore con moIta amenità; san tuttavolta cosl bene appagarlo colla squi sitezza, e colla profondità deI raziocinamento, che quando non si possa, 0 riesca malagevole l'accoppiare, e il contemperare queste due belle qualità, niun temerà di prefer!r costantemente la seconda alla prima. (P. 541)

Come ultima osservazione dl carattere generale, i giornalisti agglun-

gono çhe se l'Orsi non fosse un cr1tico straniero, non gll si potrebbe

perdonare 'Id'avoir cite avec tant d'éloge des Livres François qui ,

ont éte extremement meprisez en France" (p, 215), Su questo punto,

l'Orsi \tlchiara di non aver Jlintenzlone di scusarsi, perche 1

giornalistl non specificano a qualf librf si riferiscono in particolare.

Inoltre, se pel" un critico dl opere straniere è facile incorrere

nell'errore di esagerare 0 nelle lodi 0 nelfe accuse, egll si complace

1 "r r,

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127

di esser incorso nel primo errore, e di "aver anche in cio tenuta

via tdtalmente opposta a quella dei p. B. Il (P. 541)

7. Alla fine della quarta I~tera a Madame Dacier, l'Orsi aveva'

manifestato la sua decisione di non rispondere più ad eventuafi

osserva~ioni e critiche circa le sue Considerazioni:

• •. se mai vedessi prendersi altri da ora innan2'i la briga d'osser"var criticamente i miei Dialoghi, io per certo non mtprendero più quella di osservare le lorD Critiche. Tanto è fermo questo mie proposito che il manterrei, quando anche i medesimi P. P. Glornalisti, uscissero per impossi~ile della lor costumanza, e dei loro Instituto in questi Giornali, che è di riferire i Libri, e di giudicarne: quando anche t dico, volessero perdere il tempo in piatire sopra simili minute controversle, tante lontane da quelle, in cui possono impiegar il loro zelo in servigio della Chlesa di DIO, e manifestar la loro sacra riguardevole Erudizione. (P. 542)

Nonostante cio, i giornalisti pubblicarono, nel mese di aprile dei

1706, le lare osservazioni circ le quattro lettere delflOrsi aMadame

Dacier. Essi iniz.lano Partie 0 con i soliti compfimenti verso

l 'Orsl e sottolineano anche J'a rtesia e l'onestà con le quali essl

avevano esaminato le Consider ioni. Lo stesso Or si si era

compiaciuto della benevolezza da loro mostrata nella discusslone

della sua opera. Egli, pero, non era soddisfatto né della dlfesa che

essi avevano fatto deI Bouhours, né delle critiche ch'essi avevano

mosse aile Considerazioni. 1 giornalTsti ora, quindi, cr..edono di dover

ritornare, sè non su tutte fe questloni dlscusse, almeno su alcune.

La maggior parte delle nuove obiezioni dei giornallstl sono

dirette contro la dlfesa dei poeti italiani. Per quanta riguarda la

parte teorlca, essi si soffermano soprattutto sulla questione della

/

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-

128

seconda e della terza operazione dell'intelletto. 35 19lornalisti non

sono convinti dei ragionamenti che fa parsi per mostrare che

pensier i ing!,:gnosi appartengono alla terza operazione dei" intelletto,

e tentano dl dare una loro spiegaz.ione. Essi affermano che "toute

proposition détachée de ce qui lui donne la force de consequence est

un Jugement, û appartient à la seconde operation de Parne" (p, 154).

Ltesempio, "non lice odio immortale in mortale petto," suggerisce il

seguente sillogismo: "un homme mortel ne doit point garder de haine

immortelle; or vous ~tes un homme mortel: donc vous ne devez point

{ garder de haine immortelle" (p. 154). ara, 1 a prima parte-rdel

si Ilogismo ("un homme mortel ne doit point garder de haine

immortelle") non puà esser considerata come risultante da/la terza

operazione dell'intelletto, poiché è so/tanto la premessa deI sillogismo

e non la conclusione. El vero che la Logica francese 0 Arte di ben

pensare36 dice anche che lIque/quefols on renferme les deux

propositions de IIEnthymême dans une seule prQposition" (p. 154), ma

il faUo che una proposizione ne racchiuda due non è un argomento

per rltenere, come aveva fatto POrsi, che si tratti di un ragionamento,

e cioè della terza operazione, e nC;;n di un giudizio, e cioè della

seconda operazione. Una sola proposizione, sia che ne includa due 0

no, è un gludi:zio che appartiene alla seconda operazione

dell'Intelletto. Questa consiste infatti nell'afferrnare 0 nel negare

35 V. sopra, pp. 91-92.

36 A. Arnauld, La Logique, ou PArt de bien penser (Paris: C. Savreux, 1662).

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129

un'idea: "Or dans cette pensee-cy, un mortel ne doit point garder de ,

haine Immortelle. que fait-on a~tre chose, Que de separer une haine

immortelle d'un coeJ-lr mortel? Il (p. 154).

Ai glornallstl continuano a sembrare ingiuste, nonostante la

risposta del110rsi aile loro precedenti osservaz.ioni, le sue proteste ...

per il fatto che il Bouhours aveva criticato alcuni famosi scrittorl

antichi. 37 Basta leggere il libro dei Bouhours pel" rendersi conto

della stima che egli professava per Cicerone, per Virgilio e per

tanti altri autori famosi. Se in Qualche occasione, egli lia reconnu

dans eux Quelques défauts parmi toutes les beautez. dont il etolt

admir'ateur, il n'est pas plus coupable quê Pest Horace Quand il

reproche à Homere de s'endormir QuelQuefols" (p. 153): E anche

quando il Bouhours avesse detto che Seneca mancava di buon senso,

IIseroit-il si blâmable? IJ (p, 153), Se 10 stesso Seneca aveva

accusato Ovidio di mancanza di buon senso,' "ne merite-t-i 1 pas bien

Qu'on le dise de lui?" (p. 153). 1 gio .... nalisti sosten90no ancora

Jlopinione deI Bouhours nel consideraJre Lucano come un poet a \

emplo.38 Essi ~i limitano ad osservare che, se fosse posslbile

glustificare l'empietà di questo poela, gli argomenti e gll esempi

detPOrsi sarebbero riusciti nell'Intento. Ma il fatto èche 1 versi di

Lucano, che egli aggiunge nell a seconda lettera pel" difenderlo,

rlflettono se mai soltanto un atelsmo più raffinato e un'empietà più

37 V. sopra, Pp. 87-88. Si veda anche i!,", proposito, Fubini, p. 153, n. î 36.

38. V. sopra, Pp. 97-99. '.

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130

pericolosa.

Passand.o,.jra aile osservazloni cirea i poeti itallani. j

giorr'lalisti ritornano ancora una volta sul famoso verso: "minacciava

morendo e non languia Il (XIX, 26). 39 Fra gli esempl citati

dall'Orsi per giustlficarlo, Quellr che illustrano il rovesciamento

. ' dell'espressione non sono adatti a spiegare Il verso deI Tasso, perche

"ce renversement d'ordre ne se rencontre que dans les endroits où,

la narration ne Si ~Ieve point Il (P. ',55). O'altJ:'o canto, se il poeta

descrive emozioni 0 grandi avvenimenti, egll non pua finire la

descrizione nel punto dove avrebbe dovuto ini;r.iarla. Il Tasso fa

dire a Argante che tison courage lu! faisoit menacer en mourant son

ennemi fi ne s'affoiblissoit point." Questo,rovesciamento IIfait

tomber la narration, qui serait soutenuë, si on avoit dit, que le

courage de ce Sarrazin mourant; bien loin de s'affoiblir. lui faisoit

menaCer sqn Vainqueur" (P. 155). Insomma, Il rovesciamento

dell1espressione è possibile soltanto a condlzione che non disturbi

j 1 senso e la bellezza della narrazione (P. 155). Per quanto riguarda

poi flottava che contiene lIapostrofe dt Tancredi alla sua mano, 40 i

giornalisti non possono approvare che Tancredi Ileon jure sa main de

le tuer, fi Qu1elle n'en fasse rien, parce qu'elle n'est accoutum~e

qu1à des actions barbares & Impies" (P. 155),

Nella quarta lettera a Madame Dacier, l'Orsi, a proposito della

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39 V• sopra, pp. 111-113,

40 V. soPra, p. 117.

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131

difesa dei versi deI Petrarca, deI Guarino e dei Sannazzaro, aveva

osservato che i giornalisti, nello spiegare il passo di Lisia,

avevano inserito IlespressiOr'le en quelque falon allo scopo di.

attenuare l'effetto troppo forte deI l 'affermazione che, con la morte

dei val erosi ateniesi nella battagl i a di SaI amlms, la Grecia aveva

perduto anche la sua libertà. 41 Questa affermazione, senza

l'aggiunta di en quelque fa~on, potevà essere confutata facilmente. (

1 giornalisti ora si difendono dicendo che t'Orsi avrebbe ragione di

criti care quest 'aggiunta se essi non l'avessero fatto che "pour entrer

dans la pensee de Lisias" (p. 155):

••• la Grece perdit neanmoins en quelque fa~on sa 1 iberte, au sentiment de Lisias, par la perte qu'elle fit des grands hommes qui l'avoient défenduë; El c'est ce que nous avions voulu faire sentir. (P. 156)

Vorrei osservare che questo era, infatti, il punta che l'Orsi voleva

fare nella sua difesa, e cioè che il Petrarca ê il Sannazz.aro avevano

fatto partir dal mondo gll amort e la cortesta e il Guarino aveva faUo

morir le muse, seguendo, appunto, un lorD sentimento. Perche non

aggiungere en quelgue façon nel casa dei poeti italiani? L'ultima

oblezione contro· i poet1 italfanl presa in t:ondizione in questo quinto

articolo concerne l'espressione "fulminato 0 fulminante" dei prologo

deI Pastor Fido. 42 1 giornalisti avevano affermato che i giochi dl

parole sembravano sempre affettatl ad un U'omo di \)uon gusto. Secondo

41 V. ,sopra, pp. 121-123.

42 V. sopra, pp. 123-124.

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l'Orsi, con Queste parole, i giornalisti mettevano in dubbio il buon

gusto di famosi serittori come Ouintiliano e l'abate Bellegarde, i

Quali erano dell 'opinlone che 1 giochi di parole potevano essere

adoperat; senza rischio di affettazione. 1 giornalisti ora affermano

che è posslblle trovare Questo tipo de espressione nelle opere di

aleuni scrittori famosi, ma esse hanno giudicato più opportuno di aver

per guida l'opinione di Cicerone, il Quale aveva detto che i giochi di

parole sono sempre affettati.

Net corso delle lettere a ~adame Dacier, l'Orsi ave\(a detto a

varie riprese che Filalete era l'unico, fra i suoi dialogisti, ad

esprimere i suoi sent iment i, mentre i giornal ist i avevano accennato

frequentemente aile parole di ErisHco e di Gelaste, come se esse

rappresentassero il suo punto di vista. A Questo, i giornalisti

rispondono che, anche se un "Auteur de Dialogue adopte

particulierement les sentimens d'un de ceux Qu'il fait parler dans son

Livre, on peut neanmoins lui attribuer tout ce que les autres y disent

lorsque celui Qui represente l'Auteur ne s'y oppose point El semble

l'appro~vér par son silence" (P. 155), Essl, infine, si riferiscono

anche alla decislone delJlOrsi di non rispondere più d'allora in poi,

ad eventuali critiche circa tl e sue Considerazioni:

Il Y a cependant une chose que nous ne pouvons pardonner à l'Auteur Ital ien; c'est de le voir traiter de bagatelles toutes ces disputes de belles Lettres dans lesquelles il réüssit si-bien, &1 de le voir prendre la résolution de ne plus écrire sur ces matieres: ceux qui auront lû ses Ouvrages n'approuveront pas son dessein. (p. 156)

Nonostante la decislone dell'Orsi, Ilarticolo deI 1706 ebbe una

rlsposta, non glà direttamente da lui, ma dai suor amie; letterati, i

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quali serissero delle dotte dissertazioni per appogiare le

Considerazioni e per difenderle dal le ulteriori obiezioni sollevate

dai giornalisti. Ma questo ultimo intento degli amici mise l'Orsi in

imbarazzo:

Oall'un canto rammentandomi di avere protestato nella Quarta mia Lettera, di non voler più scrivere in questo proposito, eziandio che di Replica fosse stata onorata la mia Apologia; 10 apprendeva, che il 1 asci ar eorrere simi 1 i Lettere contenenti in parte le Ri sposte aile nuove diffi coltà, potes se parere un rispondere coll'altrui penna, e un prosegui re quest' amichevole letterari a pugna coll'armi altrui. Dall'altro canto l'essermi tempo fa impegnato con gli Amici di pubblicare le loro Seritture, l'averli caldamente pregati di tal Licenza, e l'averli più volte sollecitati a ridurle nello 5tato, in cui volevano conceder loro la luee, credeva io, che più non mi lasci asse luogo di pentimento. (PP. 399-400) 43

Per nessun motiva l'Orsi voleva ~he le risposte dei suoi amici ai

giornalisti fossera interpretate come la rottura dei suo impegno di

non rispondere più. Ma finalmente decise di pubbliearle, basando la

sua deeisione su due fatti. Da una parte, le lettere degli amici

discutevanb Ilj Punti già toecati da' GiornaÎi dei 1705; cio poteva

bastare a far conoscere, che non erano elleno state seritte a bella

postaper rispondere alla recente Replica dei 1706 11 (P. 400).

Dall'altro, la maggior parte dei letterati portavano argomenti

diver~ e, quai che volta, anzi, opposti a quell i adoperati dall'Orsi

nella discussione delle questioni di retorica e nella difesa dei poeti

italiani. Cio dimostrava che egli non aveva chiamato l'altrui soccorso

43 Cito dalla prefazione dell'Orsi alla sua pubblicazione delle lettere (P. Bernardoni, L. A. Muratori, A. M. Salvini, ecc.). Mi servo, anche per questa parte, dei volume Considerazioni (1735) che comprende, oltre al le Considerazioni stesse e al le lettere dei 1 ICrsi a Madame Dacier, anche le lettere degli amici deitlOrsi.

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per sostener le sue "irrezie" (P. 401).

8. 1 letterat i che scr i ssero alllOrsi furono Pierantonio Bernardoni,

Ludovico Antonio Muratori, Antonio Mari a Salvini, Car 10 Antonio

Bedori, Francesco Tort i, Antonio Sacco, Apostolo Zeno, Eustachio

Manfredi e Antonio Gatti. Meritano speciale menzione le lettere di

Apostolo Zeno, di L. A. Murator i e di Eustachio Manfredi. 44

La 1 etlera dello Zeno, in data 29 ottobre 1706, intende portare

nuovi argomenti alla difesa dei verso dei Tasso, "e se la vita / non

esce, sdegno tienla al petto unita" (XII. 62). Secondo lui, le

obiezioni dei giornalisti non sono ben fondate e considera che i due

argoment i ai quai i ri corre l'Orsi, l'uno di carattere fi losofico-

scientifico e l'altro di carattere poetico, sono adatti a giustificare

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44 Quanto agli altri, ecco qualche breve informazione. P. Bernardoni (1672-1714), in une lettera scritta il 21 agosto 1706, dimostra che i pensieri ingegnosi appartengono alla terza operazione dell'intelletto. A. M. Salvini scrl sse due 1 ettere: nella prima, in data 17 apri le 1706, spiega un passo di ~rmogene; nella seconda, scritta 1'8 giugno 1706, tratta dei delicato. C.A. Bedori (1654-1713), in una dissertazione scritta il 4 novembre 1706, difende il verso dei Tasso "minacciava morendo e non languia." F. Torti, medico modenese (1658-1741), di fende con una lunga lettera la teoria delJlOrsi sulle mutue relazioni dei sensi tra loro, a proposito dç,1 passo: "manca il parlar, di vivo altro non chiedi; / ne manca questo ancor, sla gli occhi credi" (XVI. 2). A. Sacco, letterato I:>olognese, scrlsse due lettere il 10settembre e il 300.ttobre 1706, nelle quali difende l'apostrofe di Tancredl ai suoi occhi e aile sue mani nelle ottave 75 e 82 dei canto XII. A. Gatti, professore di giurisprudenza a Pavia, tratta, in una dlssertazione sCNtta II 7 agosto 1706, della difesa di alcuni ver si dei Guarino, dei Bonarelli e deI Pallavlcino. SuglI autori di queste undicl lettere indirizzate all'Orsi, si veda Il sag910 di Foffano, pp. 323-325 e Il libro di Boeri, Pp. 55 .. 61.

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e a spiegare il verso in questione. In primo luogo, l'Orsi aveva

citato la definizione che dà il medico De la Chambre45

dei

sentimento dei!' ira, ed era cos 1 riuscito a spi egare chiaramente

il passo dei Tasso. Lo Zeno aggiunge che il Tasso si è informato

sui precetti IIdellepiù profondeScienze, edeJle Arti piùnobili ll

(P. 672). o.uesto fatto è evidente ail a lettura dei suoi ver si e delle

sue prose. Inoltre, tutti i suoi biografi lice 10 rappresentano oltre

modo versato (per tacere dei!' al tre di scipl ine) in tutte le Fi losofie,

si a Moral i, 0 sia Fi siche, ed in tutte le Scuol e che al suoi tempi

erano più in fiore, ed in grido" (p. 672).

Secondo 10 Zeno, la vera difesa dei passo risiede, pero,

neillaitro argomento, quello di carattere po~tico, che POrsi aveva

brevemente formulato nelle seguenti parole:

10 tuttavolta direi che il nJstro Poeta, narrando in quel luogo, e parlando per propria bocca, parlo appunto da Poeta, cioë seguito in quella descrizione più l'apparenza, che la realtà dell'effetto, e più il Verisimile, che il Vero. (Considerazioni, p. 309)

..

Un poeta non è obbl igato a rappresentare quello che sembra più vero

o più valido. Egil è libero da queste restrizionl sempre che quel che

egli dlce non vada contro la religione e non "sia direttamente contrario

a quelle comuni nozloni, che tutti abbiari1P dei Vero" (P. 672).

Sembra, invece, che i giornal i sti pretendano che il poeta parI! come

il teologo e 10 storico, e cioè che egli rimanga aderente alla verltà

dl fatto. Lo Zeno non pua accettare una tale pretesa. 1 migliori

45 V. il terzo capltolo, pp. 76-77.

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poeti latini e greci hanno fatto ricorso al verosimlle, e non c'è

stato ancora crltico cosl severo che abbia osato condannarli.

Perfino 10 ste5so Bouhours aveva ritenuto ingegnoso il meraviglioso

che proviene dal verosimi le. Lo Zeno cita in prop05ito numerosi

esempi latini e greci, e conclude che "11 proprio favellar dei Poeta"

è il dimostrare Ille cose non quali realmente sono, ma quali in vista

appaiono" (P. 667). A questi argoment i è pol da aggiungere che il

verso dei Tasso si spiega senza difficoltà, se si tiene conto della

strofa che segue. In essa il Tasso dice che IIsi ccome il Mare,

cessato anche il Vento, che 10 agitava, ritiene i segni della passata

. ~

tempesta nello strepito, e nel gonfiamento dell'onde; COSI Tancredi,

e Clorinda, uscito anche il sangue, che loro rendeva più vigorosi, e

più vivi, mantengono i ségni dei l'impeto loro primiero, continuando

sdegnati ad aggiungner ferite a ferite" (p. 668). 46

Lo Zeno prende '1loccasione per difendere dalle critiche dei r

8ouhours anche Il passo che descrive il corpo ferito dl Sveno:

La vlta no, ma la virtù sostenta quel cadavero indomlto e feroce. (VIII. 23)

Non è insolito che i poeli attrlbu'lscano aile passioni umane le funzloni

della vlta. E Jlodio che proviene dall'ira è, fra gli altri affetti, "il

più impetuoso, e il plù fortej cosl è capa ce di operaI" ln noi con plù

46 "Quai l'alto Egeo, perche Aqullone 0 Noto / cessl, che lutlo prima II voise e scosse, / non s'acchetta ei pero, ma '1 suono'e '1 moto / ritien de Ponde"anco agit-ate e grosse, / tal, se ben manca in 10r co '1 $angue vota / quel vigor che le braccia a i colpi masse, / serbano ancor t'Impelo primo, e vanno / da quel sospinti a giunger danno a d'anno ll (XII. 63).

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137

di viol enza: e per questa cagione i Poeti gli hanno attribuiti certi

effetti particolari, e solo a lui corwenevoli" (p. 669). Fra la

grande quantità di esempi citati dallo Zeno per provare il suo

punto, si trova un passo di Sidonio Apollinare, 47 il quale, "Iodando

i Guerrieri Franzesi dei tempo suo, affermà, che ancor dopo la

morte, quasi in lare sopravviveva Pardlre" (P. 671). Lo Zeno

h h 'II B h . 48 osserva c e anc e ou ours aveva cltato questo passo, senza

pero critlcarlo:

••. anzi (in grazia forse della nazione) commendollo e onorollo di una sposlzlon favorevole, benchè veramente molto più ardito di quel di Torquato: poichè dove Torguato si contenta di dire, che 10 sdegno impedisca ail 'anima la partenza; Sidonio all'opposto fa, che dopo uscita anche l'anima, l'animo sopravviva, (P. 671)

o.uesto argomento, di carattere poetico, trova conferma ln un.

argomento scientifico-filosofico. Lo Zeno, infatti, finisce il suo

discorso con l'esposizione delle teorie antiche e moderne clrcâ

l'effetto de Il e passioni nel cor po umano, allo scopo di spiegare

scientificamente come "10 sdegno veemente suppl isca al difetto deI

sangue, e faccia le veci della vita, almeno per qualche poco, in un

corpo, che per altro finir dovrebbe di vivere ll (p. 675).

Ludovico Antonio Muratori, nella sua lettera dei 26 luglio 1706,

esamfna e dlfende il verso di Lucano: "Victrix causa Deis placuit,

47 Sid,onio Apollinare fu veseovo e serittore gallo-romano, nato a Lione cirea 430/33, e morto ne' 487 circa.

48 La Manière de bien penser. p. 95.

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se~ victa Catoni. ,,49 Nel suo discorso egli procede per elimlnazione.

Se si pesa i.l verso con la bilancia degli insegnamenti cristiani, esso

appare falso ed empio, IIperchè fal so, ed emplo è, che ci sieno moiti

Dei; e che agli Dei de' Genti 1 i presi 0 per vani fantasmi, 0 per veri

Demoni, piaccia mai la giustizia" (p. 564). Se si giudica il verso

con le regole della IlMorale-Politica, Il esso risulterebbe falso,

perche questa vuole che con reputazione si pari i degli dei, affinchè

il popolo non perda la riverenza e la buona opinione che ha di loro.

Secondo i prindpi della IITeologia I(}aturale, Il si pecca di empietà se

si pensa che un die possa amare Il ingiusti zia ed essere da" a parte

dei tiranni. Non c'è dubbio che il verso di Lucano sarà sempre

emplo e falso se si esamina da questi punti di vi sta. Si tratta,

pero,di un verso ingegnoso e scritto da un poeta paganoj ed è alla

luce di questi due fatt; '"Che si dovrebbe esaminarlo. Il verso di

Lucano segue le regole dei buon gusto poetico:

Nondasciano d'essere ingegnosi, e veri, e belli in Poesia que' Detti che suppongono darsi la Feniçe, la Sfera dei Fuoco, il cader delle Stelle nelle notti di State, più Dei, Giove adultero, i Centauri, e simili âltre cose; contuttochè 0 fllstoria, 0 la Folsica, 0

'l'Astronomia, 0 la Teologia Cristiana le èredano false, e vane. Basta, che la Poesia, e l'ingegno abbiano qualche fondam~nto di crederle vere, 0 fingerle tali, per poter sene vaJere con rode. (P. 565)

Inoltre, è senza dubbio necessario esaminare JI verso di Lucano

secondo le le99i della morale (la poesia non deve "sl pressa al

49 V. sopra, P. 129. Si veda, a questo proposlto il saggio dl B. Croce "Un verso di Lucano neillestetica dei Seicento e Settecento, " Problemi dl Estetlca, 4a eefl. (Bari: Laterza, 1949), pp. 349-356.

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Pagani come pressa al Cristiani nuocere al buoni costumi, e alla

buona opinione, che si ha della religione," p. 566), ma non già,

pero, secondo la nostra morale, ma secondo quella dei pagani:

ln qualunque maniera pero egli senta, io non veggio, che i suoi contemporanei Gentili potessero legittimamente lagnarsi di lui, spacciarJo per emplo, e dire, chlegli oltraggiasse la lor Teologia, oppur nocesse alla Politica loro. Se era permesso agli altri Poeti, e al popolo il palesare, e credere adulteri, crudeli, inglusti gli Dei, perche non doveva essere ancora a lui permes sa ? (p. 575)

Lucano ha seguito il costume dei sua popolo, dei suoi filosofi e della

sua religione. Egli, considerato come poeta a come filosofo,

"purchè come uno dei Popalo Gentile, non offese punta la Morale-

Politica, e la Religione dei sua paese, e dei suo tempo," e, quindi,

"non potè quel suo Detto giustamente condannarsi per empio, da che

i Poeti, i Filosofi, e gllignoranti tutti Ifberamente professavano

qualche opinione poco degna, anzi moite nlaveano indegnissime delle

Deità Pagane" (P. 576). Se si vuole ancora biasimare qualcosa nel

verso di Lucano, si biasimi la politica, il costume, le leggi, e

insomma si condanni tutta la falsa religione dei pagani la quale

credeVa e insegnava tante lndegnitâ degli dei.

1/ Muratori si sofferma in particolare sulle obiezioni che i .

giornalisti avevano mosso a questo verso,negli articoli dei mese di

febbraio dei 1705 e dei mese di aprile dei 1706. Nel primo articolo,

1 giornal isti avevano detto che i romani non avevano il costume di

attrlbuire una nuova ingiustizia agli dei, e cioè nuov8.in quanto non

attribuita lare dai greci. Avevano citato anche alcuni versi di

Virgilio, di Orazlo e di Omero per confermare la lorD opinione. Il

Muratori risponde che cento sessanta anni dopo la morte di Romolo,

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il quale aveva fatto una legge che proibiva "1 Ijntrodurre in Roma, e

in Atene Dei, e SacrifizÎ forestjeri ll (p. 567), furono introdottl a

Roma gl'idoli e cominciarono a circolare tante altre superstiz.ioni

che al tempo di Lucano lIerano arrivate al non più oltre, e aveano,

se COSI vogliam dire, talmente mutata la faccia della Religion

Romana, che Romolo non l'avrebbe più riconosciuta per quel la, che

gl i viene attribuita, nè avrebbe trovata quivi al cuna osservanza della

Legge, che si suppone da lui promulgata ll (p. 568). Quindi, al tempo

di Lucano non esisteva nessuna legge che proibisse dl attribuire

agli dei delle azioni indegne e IIgrande mostrosità di sentimenti e di

opinioni Il (P. 568). D'altro canto, la limitata esemplificazione dei

giornalisti, che si riduce ad esernpi di Virgilio, di Orazio e di

Ornero, non è sufficiente per asserire che il parnaso romano,

rispetto a quello greco, si astenesse dall'attribuire nuove ingiustizie

agli dei:

Potevano se avessero voluto, stendersi in questa materia, produrre an cor degli altri Poeti Latini, che chiamano giusti gll Del. Anzi avrebbono potuto citare numero maggiore di Poeti Greci, che cantano, e pubblicano la Giustizia di Giove, e degli altri Numi. (p. 568)

Basta menz.ionare tra i ~tini Lucrezio, Plauto, Terenzio, Properzio,

Petronio, Sene ca Il tragico, Stazio, per Ilben darci a divedere, quai

fosse Jlusanza e la 1 icenza de' Poeti Latini Il (p. 568). Perfino negll

stes si poeti citati dai giornalisti (Virgilio, Ornero, Orazio), è

possibile trovare delle ingiustizie forse più ingiuriose di quella di

Lucano. Per quanto riguarda l'obiez.lone mossa dai giornalisti ~ , .

al POrsi nell'arti cola dell'apri le 1706 -e cioè che i versi di Lucano

citati dal l 'Orsi, per provare che egli non era un poeta empio" erano

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di un'empietà ancora più raffinata dei verso in questlone- il Muratori

osserva che i giornalisti avevano finito, senza accorgersene, per

giustificare l'empietà di Lucano:

Poichè in queste parole: Quei versi altro forse non sono. che un'Ateismo raffinato, tal quale regnava in que' templ, vengono necessariamente a confessare, che essendo l'opinione di Lucano intorno alla Divinità la comune dei suo tempo (almeno fra le Persone letterate) non era in conseguenza più empia di quella degli altri ~oeti Latini, come per (lavanti aveano affermato. (PP. 578-579)

~

Nel corso di questo sag910, abbiamo fatto vari accenni alla

lettera che Eustachio Manfredi scrisse i ~o settembre 1706. Questa

lettera non è soltanto una risposta aile obiezioni dei Bouhours e dei

giornalisti contro i vers! dei Petrarca, dei Guarlno e deI

50 Sannazzaro. La lettera dei Manfredi è anche un trattato intorno

ai rapporti fra la poesia lirica francese e quella italiana. Il

Manfredi si ferma brevemente sul la difesa dei versi di questi tre

poeti italiani. Egli non capisce come mai il Bouhours abbia

considerato raffinati questi versi che a lui sembrano IIdozzinal i, e

comuni" (P. 685). Se con Il nome dl raffinamento s'intende

"un'eccessiva, e viziosa ricerca di dir qualche cosa oltre quello,

che altri ha qetto, ed avrebbe detto in un simll caso; come possono

dl tal colpa essere notatt que' Poeti, i quali nulla più dissero in ~

que' Luoghi di cio, che. In moiti e moiti antichi Scrittorl si legge1""

(P. 685). GI i esempi greci citatl dall 'Orsi per autentic~re i versi ,

italiani confermano questo fatto, e sottolineano Ilattegglamento tipico

50 V. 131 sopra, p. .

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dei poeti, che è quello di preferire il verosimile e il meraviglioso

ail a verità dl fatto. Ma sembra che i giornali sti abbiano interpretato ./

i versi nel senso proprio e non nel senso figurato e poetico. Essi

avevano accusato il Guarino di voler rappresentare il suo amico

Gradenigo superiore a Virgilio e ad Omero. Il Manfredi risponde

che il Guarino voleva sol tanto IIdimostrare, che dopo 1 a morte dei

Gradenigo !'"lon era da sperare, che risurgesse la Poesia in

alcunlaltro, e perclô poteva ella oramai dirsi morta, il che non

potevasi dire nella morte di Virgilio. 0 d'Ornero; poichè dopo la

perdita di que' gran Poeti dovea quel la rifiorlre, se non ln altri,

almeno nel Gradenigo." Questo sentimento "non viene a scemar

puntodella Ioda, che aquegli Antichi èdovuta" (P. 686). Per

quanto riguarda i versi dei Petrarca e dei Sannazzaro, oltre ail a

libertà di esprimersi come poeti, bisogna concedere ad essi il

privi legio degl i innamorati, che hanno l'abitudine di esagerare le

qualità delle loro donne fino a dire "non potersi trovar nel Mondo

nè prima, nè poi chi in conto alcuno le pareggi" (P. 686).

Sul piano teorlco, il Manfredi oppone polemicamente al ,

razionalismo francese la distinzione della poesia dalla prosa. Egil

si mostra più radicale dell'Orsl (éome ha osservato il Maugain51

)

nel rifiutare ai francesi la capacità di capire la poesia lirica. In

secoli precedenti (e non bisogna andare troppo lontano, basta pensare

al Ronsard e al Deportes), i francesi solevano imitare la poesia

51 Maugain, Etude sur "~volutlon intellectuelle de ! 'Italie de 1657 à 1750 envirbn. p. 60.

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ital i ana, ed anzi la plagi avano. Oggi la situazione è cambi ata e

dalla Francia non si sentono che censure e critiche dellaletteratura

ital iana. 1 francesÎ non cessano di ripetere che il motivo delle loro

condanne si deve alla corruzione della stile italJano, il quale,

secondo loro, lIè pieno di pensierl ricercati, pieno dl affettazione,

pieno di falsi ornamenti, e det tutto contrario al vero, al semplice,

al naturale, nel te quai i prerogative costitui scono essi la perfezion

massima della Sti le" (p. 687). Ma il Manfredi sostiene che la

reazione dei francesi verso gl'italiani dipende da un'altra ragione.

Negl i ullimi tempi, i francesi si sono interessati a certi

componimenti di carattere scherzoso e famigliare, nella cui

elaborazione essi applicano le stesse regole della prosa. Da questo

viene il fatto che "ne' gravi Componimenti Lirici abbiano per forza

delJluso ritenute pel'" 10 più quelle medesime domestiche maniere dl

favellare senza curarsi granfatto di dare al lol"'o stile un particolare~

carattere, che sopra la pros a la sollevi, e da essa il distingua"

(P. 687). Nel genere lirico i francesi rimangono aderend aile forme

della prosa, e invece di scriver vera poesi a, si contentano di una

prosa rimata. Con flaiuto di var! esempl frances; il Manfred!

mostra che la poesia 1 irica francese moderna ha une stile piuttosto

giocoso. Non èche egll voglia btasimare la poesia g.jocosa, ma

l'eccesslvo uso di questo stile avvilisce la poesia e corrompe il

gusto dei francesi, abituandoli aile forme mediocrl della prosa e

rendendoli cos) incapaci di apprezzare e di gludicare quello che sia

vera poesia negli altri (p~ 688).

Gl'italiani invece disttnguono chiaramente la poesia darla prosa

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adoperando nellÇl poesia, oltr alfa rima, un linguaggio speciale

caratterizzato dall'uso di figure toriche e di ornamenti:

Percid fan professione i nostr Poeti di non tessere i Versi loro eon pensieri schiett~ ed ignudi, i quali naturalmente dal" intelletto si concepiscono, ma bens) vestiti con qua/che ingegnoso ritrovamento, cioè colle figure, e specialmente col le immagini, le quali rendendo sensibill, e materiali anche le cose non materiali, ed astratte, porgono alflimmaginativa di chi ascolta maraviglloso piacere. (P. 693) ,',

/1 Manfred; cita moiti versi francesl ed italiani per mostrare

1

l'aridità dei primi e la poeticità dei secondi. Nel dare alla poesla

dei caratteri propri, diversi da quelli della prosa, gl'italiani "si

persuadono di ottenere, assai meglio il fine dei l'arte 101"0, e di

accostarsi assai più da vicino a quegli eccellenti mode"i di Poesia,

che nè hanno lasciati i Latini, ed j Greci (p. 687), GI'italiani hanno

"due principal; Seuole di Poesia" (P. 688): quella dei Chi'abrera,

modello della 'poesia eroiea, e quella dei Petrarca, modello della

poesia Ilrica Ima flè uniforme aile maniere di Pindaro. e

d'invenzione de~ostrl antichl Toscani, ln quello pero, che rlguarda

l'espression viva delle passioni (pregio principale di questo genere)

ha il suo originale nelle Elegie di Tibullo, e d'Ovidio, e ne i

fram~ di Saffo" (p, 689). Il Malifredi riconosce al Petrarca il

pregio di una poesia che ha caraUeri proprl, anche se 51 appoggiéi

su modelti classici.52

Egil afferma che Illtalia considera Il PetrarcÇl,

il Bembo, il Cas:' il Costanzo, il Guidiccione, JI Tansillo e il

52 SI veda Fubini, pp. 165-166.

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Chi.abrera come mOdelli di poesia e non ha quindi bisogno di

cercarne<\ al trove:

Di questi insomma, quafi sieno Ella si contenta, e 51 pregia, nè crede di aver gran bisogno di ricorrere aile Nazioni stranlere pel" imparare in che consista J.a Poesie: perche' oltre agJllllustri esempli, che ha in questo genere ne' sua; Toscani, si r;corda dresser' ella stata Madre dei più eccellenti fraI Latini, e di moiti fraI Greci, ed anche nella Toscana favella, che adopera presente­mente, fa professione di non i scostarsi dall a perfezlone di quellt; avvegnachè per vie alquanto diverse, ma pero ben sicure, talvolta vi si conduca, dei che non pare, che granfatto 51 curi la maggior parte dei moderni Lirlci della Francia con cotesta sua Prosa rimata. (PP. 700-701)

ln conclusione, la cattiva opinione che hanno i frances; dell'ltalia

e della sua poesia è dovuta ad una questione di pregludizio.

L'impressione lasciata dai suoi cattivi poet! secentisti è rlmasta

nella mente dei critici francesi, i quali hanno ignorato e continuano

ad ignorere i meritl di altri poeti, che "dopo il mezzo deI medesimo

Secolo, fatti avveduti di questo errore, si rimisero sul buon

sentiero di poetare, e produssero Componimenti di tal bellezza"

(P. 700) che non hanno ntiffa da invidlare alla perfezione degli

antichi~ Per screditare "'ltalia, i francesl ricorrono ad esempi

tratti da un periodo, il Seic.ento, nel quale la Francia e anche tutta

JlEuropa soffrlvano della stessa malattia: la corruzione dello 5tlle.

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CONCLUSIONE.

TRADIZIONE CLASSICA, POESIA E CIVIL TA'

La crltica recente è stata di sollto benevola nei confronti della

dlfesa che l'Orsi fa dei Tasso e degli altri poeti ilalian!. La parte

J leor ica delle Consideral.ioni è considerata, invece, di 501 ito, come

una rlpeti~ione di idee già vecchie al tempo in cui 1 rOrs! scrisse i

SUQ.; dialogh'. Cito ad esempio i giudizl deI Robertson e dei Quigley:

For the re~t, the ftrst flve of the"seven dialogues contain IIttle .,but a weary and pedantlc reiteration of the ideas and methods which -had been deduced from Aristotle by the philologieal critlcs of the earlier generàtlon. (P. 13)

The Orsl reply did not go beyond the most academlc formallties, t refutation on phllologieal and as a consequence pedantic grounds ••••

Ma il vero problema critico delle Considerazionl riguarda

sostanzlalmente la questione dell'autorizzamento. A questo proposito

1 H. Qulgley, The Rise of a New School of Crlticlsm ln the 18th Century (Perth: Munro & Scott, 192,1 ), ' f). 28. ....

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sono parti colarmente importanti due crit i ci: il Fubini e il Toffanin.

Il Toffanin, nella sua opera L'eredità dei Rinascimento in

Arcadia, Interpreta la risposta degl'italiani alla luce di un rltorno

al classicismo aristotelico in senso stretto, La pOlemfca, egli dice, \

IJprende la sua forma concreta dl difesa dei c1assicismo Ita/lano \

contro l'antielassieismo francese. "(p, 81) Egli ritiene che, nef

corso di essa, la letteratura italiana si trova in conflitto con

lJun' a Itra ormai superba 1 etteratura moderna, 1 a francese, che

s'aderge contro dl lei, irreverente rivale" (p, 300), Questa rivalltà

fa risvegliare gJlitaliani "dalla grande secolare, forse millenarla

illusione d'esser gli eredi unici e prlvilegiati di Atene e di Roma"

(p, 300), L' i lIuslone deI!' Italia di co .... siderarsi l'uniea cont inuatri ce

della letteratura greco-Iatina rappresenta, per il Toffanin, quello

che egll definisce ''l'errore umanistico." Egil 10 ritrova già <l.i

tempi di ,Dante, nell 'umanesimo dei Petrarca e ,poi, più ampiamente

svlluppato, nel Rinasclmento, Con la traduzione di Aristotele ln

volgare, comlncla, secondo il Toffanin, "quel complesso movimento

c1assicista aristotelico che vuol fare coincidere in tutto le regole

della poesia cl assi ca con quelle della volgare" (p. 21). Nel

Settecento la polemica Orsi -Bouhours non fa che riconsolldare "con

rigore non mai raggiunto per 10 innanzi, il seco!are errore umanlstlco

indebolito dal secentl smo" (P. 60).

L'opera delJlOrsi è una "dlfesa integrale e filosofica della

tradizione aristotelica Italiana, JI e dimostra che "i francesl nonerano

né aristotelici né classlci" (P. 89). Se il Bouhours, "s'ëra

immaginato di umi 1 lare 1 moderni itallani col Ia~agone deI latinl e dei

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148

" greci, in effetto, aveva mostrato, per questi ultimi, un di sprezzo

conforme a quelle ch'egli provava per i primi" (p. 82).2 LaManière

de bien penser appariva, dunque, come il cimitero della classicità:

in essa "non erano sepolti i singoli autori, ma era sepolta la

tradizione classicista,- alrrtt;no come l'intendevano e l'insegnavano

gl'italiani" (p. 86). Richiamandosi alla più stretta tradizione

aristotelica e agli esempi autorizzanti dei classici, l'Orsi fa notare

che ilia concezione della bellezza poetica s'è perpetuata dal

r inascimento in poi senza subire sostanzi ali mutazioni neppure nel

seicento: laddove una vera e propria aberrazione era avvenuta nel

cé;'lrtesismo francese" (P. 89). Il Toffanin contrappone, dunque,

un'ltalia classica e aristotelica a una Francia pseudo-classicista e

modernizzata. Anche la lettera dei Manfredi all'Orsi viene esaminata

in chiave strettamente c1assicista:

, Quelle censure agli italianl derivano dall'aver perduto 1 francesi

la sensibilità poetica per une sviamento più radicale dei nostro secenti smo il quale aveva pur sempre in sè, laiente e offuscato, il culto dei classicismo. Dai giorno ln cul voi francesi avete rinnegato ai fatti, se non a parole, l'eredità umanistic;a trasmessavi dagli itallani in Ron$ard -di ceva press'a poco il Manfredi - voi avete perduto la cosclenza di cio che sia "véro poetlco" e siete irrlmediabllmente condannati a seambiarne le forme per secentismol Questo è infatti il preciso argomento ch'egl i aggiunge a quelll un po' nebulosl dell'Orsi. (P. 95)

Il Toffanin sostiene che gl'italiani, ricorrendo agli esempi dei classici,

cercavano un punto di appoggio per sfuggire alltaffettazione e

2 Il Toffanin st rlferlsce al, rlmproveri che POrsl muove al Bouhours per 'av.er censurato quasti aleuni famosi poeti antichl. Si veda Conslderazloni, 1, 9-:-12, Il -terzo capitolo dl questo sa99io, p. 63 e il quartd capitolo, pp. 87-88, 129.

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149

a((laridità poetlca:

Bisogna richiamar la poesia a una più rigorosa imitazione dei classicl nella quale solo le sarà possibile evitare gli scogli dei poco e dei troppo. (p. 90)

Egi i Interpreta l' autori zzamento in senso stretto. La funzione

dell'esempio classi co è di provare la belfezza deI passo

controverso:

L'Arcadia non solo insegna che la poesia è questione di studio e non dljspirazione, ma vuole che (limitazione degli antichi debba avvenire in forme rigorose e che unlfmmagine volgare, per esser bell a, debba essere autori~zata da un' immagine cl asslca. AI "raffinamento" (0 perfezlonamento) viene opposto ''l'autorizzamento'' e il dissi dia fra tradi zion tl"ecentesca e tradi:o:ion classi ca (per 1 a cinquecentesca, vedemmo, era piü facile) viene risolto col riconoscere che anche nei grandi trecentisti, anche nel Petrarca lirico, splende flautenticazione degli antlchi. (P. 88)

1 criticl italiani conslderavano l'esempio dei classici come l'unico

criterio di gludizio. Nella lare imltazione, nelJlambizlone di

riconoscersl seguaci dei classici consiste tutto il lare ideale di

poesla. Egil accenna alla difesa che fa l'Ors; di un passo dei

Guarino tratto dal Pastor Fido:

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là dove sotto alla gran mole etnea non so se fulminato 0 fulminante vibra Il fiero gigante 3 eontro " nemico ciel flamme di sdegno ••.•

Il Bouhours "era entrato nelflimmagine col lumino della dialettica,

aveva scoperto che 1/ quarto verso s'adattava alla seconda e non

3 V. il quarto capitolo, p. 123.

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150

alla prima met à deI secondo ecc. ecc. e aveva conchiuso che il

Guarini, era, qui almeno, un secentista" (P. 92). L'Orsl "n~n

affronta neppure gli argomenti della dialettica, per badare solo alla

conferma della c/assicitàH ... (P. 92). Non si tratta di di scutere se

il "fulmlnalo" possa anche diventare IIfulminantelf "dal momento che

l'immagine è autorizzata da Vlrgi 1 io, Ovidio e Lucrezlo ll (P. 92).

Contro la tesi deI Toffanln dl un'ltalia irrigidlta net proprio

orgogf io c/assicista, che subordina la poesia al la classicltà, si é

fevato il Fubini in un sua sagg;o deI 1933-1934. 4 Secondo lui, il

Toffanin ha confuso il problema della distinzione della poesia dalla

prosa con quello della dipendenza 0 dei l 'indipendenza della \ 1

letteratura italiana dall'imita:tione cJassi ca:

••• COS! quella che ho detto "difesa della poesia" e insieme "difesa dl una tradizione retorica" sarebbe per lui una difesa dei classicismo contro 10 pseudo-classlclsmo francese, e la pole~ica con i erltiei di Francia un'estrema apologia della elassiclt~ s italiana. (P. 151)

Il Fubini, fnyeee, considera separatamente il problema della

distinzione della poesia dalla prosa, che si avverte nella critica

degli inizl dei Setteeento, e quelle della dipendenza della letterature

italiana dalla letteratura latlna. Mentre la distinz.ione dl poesia e

prosa ha un'importan7.a essenziale nella critica di quell'epoca, il ,Jjj

ricorso al modello classlco non fornisee che un argomento polemico

4 ' M. Fubini, ~'Una questlone mal posta: ILa dlpendenza della

letteratura itallana dalle letterature cl assiche,' e il primo avviamento a una conslderazlone storlea della poesia," Dai Muratori al Baretti, pp. 150-169.

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di secondaria importanza. L'autorizzamento non è lIunico criterio

di giudizio dei quale si servono i criticl dei Settecento: Esso

rappresenta sempl i cemente una ritorsione polemi ca contro gll

avversari, i Quali erano stati ; prim; a servlrsi di questo metodo,

contrapponendo Tasso a Virgilio, e cercando cosl dl dimostrare il

cattivo gusto dei poeti italian!. c'è alla base di tutta la polemica

un ambiente culturale comune ai due contendenti:

Del resto quando studiamo la polemica italo-francese dell'inizio deI secolo, che non si esaurlsce come ha visto bene il Toffanln, nei due volumi dei l'Orsi, cl accorgiamo che, come accade, il dissenso aveva origine non meno nelle idee comuni ai due campi che in quelle diverse e che gli opposti contendenti vivono in unJatmosfera culturale comune, distlnguendosl soltanto gli italiani pel" una più viva" coscienza dei carattere peculiare della poes;a e per maggiore consuetudine con le questioni di carattere estetico. 5 ln questo ambiente culturale si comprende come il richiamo ai classicl greci e latini, nei quali gli uni e gll altri riconoscevano, con maggiore 0

minore entusiasmo, esemplari tipici di poesia, dovesse presentarsi agli i\aliani come un motivo polemico ovvio, dinanzi al quale gli avver~ari dovevano riconoscere la verità della tesi da lorD sostenuta o la bellezza dei passi poetici da loro difesi: a un argomento come , questo -perche condannare negli italiani quelle che si giustlficava 0

ammirava nei grecl e nel latinl?- pareva che i censori stranieri dei nostri poet( dovessero confessarsi vintl. (PP. 153-154)

Non si pue, dunque, "contrapporre cos) nettamente, come fa il

TOffanin, unlltalia classicista e retriva a una Francia pseudo-

classica" (P. 154).

Il Fubini dà a'lIautorizzamento un senso limitato, considerandolo

come nia giustificazione di passi controversi mediante 1 tesempio dl

5 Neillanalisi delle Conslderazioni abblamo già accennato ai prlncipali punti di convergenza e di divergenia fra la dottrina dei Bouhours e quella dei l'Ors1: v. il terzo, capltolo, pp. 52, 54-56.

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passi analoghi di poeti antichi" (P. 154). L'autorizzamento IIserviva

sovente a legÎttimare i soflsmi dei giudizio estetico, giustificando

moiti passi di più che dubbia bellezza con l'esempio inoppugnabile

dei classici ll (P. 157). El questo il caso dei versi dei Guarino

sul quai i si soffermano tanto il Bouhours che POrsi. Con le

cltazioni di Virgilio, di Lucrezio e di Ovidio, l'Orsi non vuol

dimostrare la bellezza dell'immagfne, ma soltanto che il Guarino non

ha inventato cio di cui veniva aceusato dal Bouhours, poiché

quell'imagine si ritrova nei poeti classici. Ed, infatti, l'Orsi

conclude:

Mentre non ha finto il Poeta Toscano, se non cosa di molto slmile a quanto finse Virgilio, anzl quasi 10 5tesso, che finsero Ovvidio, e Lucrezioj ne segue, che il suo favoleggiare venga da cosl classici Poet! autenticato. (p. 335)

L.lautorizzamento non era l'unico ne il principale criterio della

critiea setteeentesca, ma uno dei eriteri dei quali si servivano

quei letterati, "mancando 101"0 un criterlo unico e sicuro" (P. 157):

• •• l'uso di queÎ criterio dl giudizio, prescindendo dal motivi dl carattere contingente e polemiço che 10 hanno reso ln certé opere più frequente, non aveva la sua causa nell'amblzione degli italiani di riconoscersi fedeli, seguaci di quei poeti mode"i, bensl nelle condizioni, indipendenti dalla volontà dei singoli, della critlca dei tempo, la quale, nonostante le ;;Imbizioni filosoflche, ancora era priva, abbiamo veduto, di un criterlo unlvoco di giudiz;o e doveva, come accade, supplire al difetto di un criterio universale confrontando i passi discussi con quelli rlconosciutl, pel" accordo pressoche unanime, belli. Il (P. 156)

1 critici dei Settecento non erano chiusi nel 101"0 classicismo, perché,

anche se concepivano la restaurazlone dei bu on gusto ricorrendo al

precett f dei" lm itazfone e al metodo dei" autorl zzamento, essi

IIponevano, come teoricl, le premesse a quella questione della

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diversità delle forme artistiche nel tempo e nello spazio, che si

sarebbe dibattuta nei decenni successivi" (P. 166). Quindi, il

richiamo ai classici e l'adèrenza ai precetti tradizionali

""" dell'imitazione, che si avvertono nella critica di quel11età, vengono

intesi dal Fubini in modo nettamente diverso dal Toffanln: Iladeren7a

ai classi ci avrebbe offerto ai critl ci delllArcadia una posi zione

sicura da dove far valere, sia pure per accenni e senza sistema,

una nuova concezione estetica.

La tesi dei Fubini mi sembra certo .più convincente di quell a

dei Toffanin. " Fubini avanza un1interpretazione nel/o stesso tempo

più precisa e più complessa. L'autorizzamento è un1arma di

r itorsione polemi ca contro le accuse francesi; non è, pero, l'uni co

criterio di giudi7io dei quale si servono i critici dei Settec\nto, e

va comunque inserito nel quadro più vasto dei nuovo gusto letterario,

che già si annuncia al principio dei secolo, e nel contesto della

discussione intorno alla distinzione della poesia dalla prosa.

L'autorizzamento rappresenta, in tale contesto, una poslzione

provvisoria dalla quale, in mancanza dl strumenti concettuall

adeguati, critici dei Settecento possono far valere il lare ideale

-- ,

di poesia. ..

Ma tanto il Toffanin, quanta e ancor più il Fubini" danno

un'importanza esclusiva, 0 quasi, ail 'aspetto letterario della

poJemlca. Ora a me pare che Ilaspetto letterarlo, anche se

certamente Il plù Importante, non è l'unico, e quel che è più, non

pua esser considerato isolatamente. Non mi sembra che sia 5tato

o!!ôservato come le accuse mosse all'Italia dal 8ouhours trasferlscano

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154

sul piano letterario le accuse di corruzione morale (mollezza,

effeminatezza, falsità, ecc.), che erano state mosse contro la

civi Ità ital i ana gi~ nella seconda metà de' CinquecentQ, ln Francia

e altrove. E$se comunque 50no formulate in maniera tale da

riflettere un'avvers ione che non sj.l limita ail 'aspetto puramente

letterario, ma si estende a tutta la civiltà italiana. li Bouhours

pretende di screditare l'ltalia da tutti 1 puntl di vista possibili, e

cioè, pel" la lingua, pel" la letteratura e pel" l'ingegno. Nel quarto

dialogo degli Entretiens, dopo aver descritto in che casa consista il

"bel espr it" (che, come sappiamo, è costituito di quaI ità opposte, ma

fra le quali prevalgono la verità, il buon ~enso e la semplicità),

." , egli afferma che il vero bell'mgegno e quello francese perche

"enfin ce caractere est si propre à n05tre nation, qu'il est presque

impossible de le trouver hors de la France: soit que cela vienne en

partie de la temperature du climat; soit que nostre humeur y

contribuë quelque chose; soit enfin que ce soit "~toilfe de la nation

Franroise, d'avoir presentement ce beau tour d'esprit, que les

autres n'ont pas" (P. 132). Nella Manière de bien penser, Eudosso,

riferendosi ad un passa dei Maggi, sostlene che solo i francesi

amano la vera grandezz:a:

, , ... ... Je pardonne, di s-je, toutes ces pensees a un homme de de-la les

monts; mais je ne sais si je les pardonnerois à un François; car notre esprit est d'une autre trempe que celui des Italiens, & nous n'aImons aujourd'hui que la veritable grandeur. (P. 289)

Nel seconda dialogo degl i Entretiens, Intitolato "La langue

I€"

fran~olset " il 8ouhours contrappone la semplice, chiara ed elegante

lingua francese alffaffettata e molle lingua ital iana. Eugenio, uno

degJlinterlocutori, sostiene che quest1ultima, "ne pouvant donner

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( 155 • 1

aux choses un cerlain air qui leur est propre, elle les 0ine, fi les

enrichit autant qulel.e peut. Mais ces ornemens, &- e~\,.

enrichissemens ne sont pas de veritables beautez. Toutes ses

expressions Italiennes si fleuries fi si brillantes, sont comme ces

visages fardez. qui ont beaucoup d'eclat, fi qui n'ont rien de naturel",

(P. 34). Mentre la lingua francese, pur essendo cos, nobi le e

maestosa (II ••• étant si noble fi si majestueuse ll ), IIne laisse pas

dlestre la plus simple fi la plus naive langue du monde" (p. 32).

Inoltre, la lingua francese è una legittima imitazione della 1 ingua

. '.. latma, perche a prima vIsta lion verra qu'elles ont le mesme genie

fi le mesme goust: fi que rien ne leur pl ai st tant qu'un discours

noble, fi poli, mais pur, simple, naturel fi raisonnable" (P. 45).

Mentre, invece, la 1 ingua ital iana non èche un'imperfetta e

degradante imitazione della latina, rassomig/iandole come "Ies

" singes ressemblent a l'homme, sans avoir rien de ses qualitez. ni de

sa nature" (P. 45). Ora, questa contrapposizione non tacca l'aspetto

puramente linguistico. InfaUi, Eugenio afferma che "les langues

n'ont eté inventees que pour exprimer les conceptions de natre

esprit Il (P. 32) e che "le langage suit d'ordinaire la di sposltlon des

esprits; fi chaque nation a toujours parle selon son genie" (P. 40).

Nefla 1 h'~gua francese si riflette rr carattere franco e sincero deI

popolo francese:

N$tre langue n'use aussi que fort sobrement des hyperboles, parce que ce. sont des figures ennemies de la verite: en quoy elle tient de n~tre humeur franche fi slncere, qui ne peut souffrir la fausseté & le mensonge. (P. 34)

Co 51 la severa critiea degl'italiani, per quanta riguarda la IIngua,

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156

si estende al piano della morale:

Les Allemans ont une langue rude Es grossiere: les Italiens en on une molle fi effiminee, selon le tempérament fi les moeurs de leur pars. Il faut donc que les Françoi~, qui sont naturellement brusques, Es qui ont beaucoup di vivacite Es de feu, ayent un langage court fi anime, qui n'ait rien de langui ssant. (P. 41) 6

Si potrebbe dire che si tratta di puro e gretto spirito

nazionalisttco e che tale aspetto della polemica puo esser, quindi,

opportunamente tralasciato. Ma Jlaltacco contro la civiltà italiana e

l'esaltazione della civiltà francese da parte dei Bouhours hanno

unljmportanza storica che va al di là dello zeto nazionalistico dei

contendenti. Si tratta di mettere in questione, in termini più

radicali di quanta non fosse mai stato fatto, la civiltà Italiana dei

Rinascimento (già violentamente attaccata in pE'ecedenza sul piano

morale, religioso~e pOlitico, ma non su quello letterario) e più in

generale JI Rina~cimento, nel quale l'italia aveva avuto una parte

cosl decisiva. E di meltere avanti un nuovo mito, il mito dei

classlcismo e della Francia come principale protagonista, in quanta

erede diretta dei classici, della civiltà europea. Pel'" adoperal"e

Jlespressione dei Toffanin, all'errore umanistieo degl'italiani si o

6 Il'Maugaln (Boileau et l'Italie), accenna alla preoccupazlone dei Boileau e degli altri critlei francesi pel'" l'influenza negativa delll'talia sulla Francia, tanto sul piano letterario quanto su queUo m.orale: liA cet- égard, ce n'est pas 1 a seule littérature qu'i 1 (II Boi 1 eau] voulait protéger contre l'influence italienne, mals encore les moeurs. Il I~s croyait en péri 1 alors que Paris continuait à nourrir tant ' .

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d'aventur ers, partis, de l'autre cote des Alpes, pour accourtr dans un pays' auquel, depuis un siècle, leur patrie avait donné deux reignes et un premier ministre" (PP. 41-42). Pel" quanta r fguarda gll altri critiei francesi. il Maugain fa un rapido accenno alla 101"0 condanna degPitaliani: V. pp. 45-46.

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viene a contrapporre cos) l'errore classicistico dei francesi, e r potrebbe aggiungere che un errore vale l'altro. Ma si tratta soltanto

di errori, 0 non piuttosto, per parlare più storlcamente, appunto, di

miti storiel, che hanno largamente influenzato la civiltà europea?

E per riprendere il di scorso dei Fubini, si pua interpretare la

rea~ione deglljtaliani contro il Bouhours soltanto come l'affiorare dl

un nuovo gusto poetico, senza preoccuparsi di indagarne i presupposti

morali e civili, 0 mettendolT da parte come anch'essi risultanti da

puro spirito nazionalistico? Arrivata alla fine di questo sag9io, mi

sembra di vedere chiaramente che è appunto nella direzione indicala

da queste osservazioni e da questi lnterrogativi che andrebbe

svi luppato ulteriormente il discorso.

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INDICE

Introduzlone ....................................... .

Il Il Bouhours critico della pOèsia italiana .....•....••.. e

III Poetica e poesia nelle Considerazioni de/l'Orsi: La ri sposta al Bouhours .' •......•........•........••.. 35

1 1<' : , . ~.

IV La polemt ca con t glornalistl di Trevoux ............. 79

v Concluslone. Tradizione classica, poesia e civiltà • '" 146 f ., "

Bibliografia ..,.".... .............................................

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