eisenstein.la rivoluzione inavvertita0

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I La rivoluzione inavvertita Alla fine del Quattrocento, la riproduzione di materiali scritti comincià a spostarsi dalla scrivania dell'amanuense alla bottega dello stampatore. Questo passaggio, che rivoluzionô tutte le forme di cultura, fu particolarmente importante per gli studi storici. Da allora, gli storici sono stati debitori all'in- venzione di Gutenberg; la stampa entra nel loro lavoro dall'i- nizio alTa fine, dalla consultazione degli schedafi alla lettura delle bozze impaginate. Giacché gli storici solitamente vo- gliono studiare i cambiamenti più importanti e questo cambia- mento trasformà le condizioni del loro mestiere, ci si aspette- rebbe che questa trasformazione riceva una certa attenzione dall'intera professione. Invece. una rassegna storiografica mo- strerà che è vero il contrario. È simboficà il fatto ùe Cho ab- bia conservato il suo rotolo scritto a mano. Tanto poco si è studiato il passaggio nelle nuove botteghe che dopo cinque- cento anni la musa della storia ne resta aîcota fuori. <<La sto- ria testimonia dell'effetto sconvolgente che ebbero sulla so- cietà Ie invenzioni di nuovi mezzi per la trasmissione delle in- formazioni ra le persone. Ne sono esempi lo sviluppo della scrittura e in seguito lo sviluppo della stampa [...]ot.Se gli storici in carne e ossa che producono articoli e libri attestano realmente cià che awenne in passato, I'effetto dello sviluppo della stampa sulla società, lungi dall'apparire sconvolgente, è notevolmente insignificante. Molti studi sugli sviluppi degli ultimi cinque secoli non ne fanno parola. Coloro che affrontano l'argomento di solito sono d'ac- cordo sul fatto che I'uso dell'invenzione ebbe effetti di vasta portata. L'aforisma di Francesco Bacone, che suggerisce che essa cambiô <d'assetto del mondo tutto>, è citato ripetuta- mente e con apptovazione. Ma nonostante molti studiosi con- vengano con I'opinione di Bacone, ben pochi hanno cercato di

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Elizabeth L. Eisenstein, La rivoluzione inavvertita, Bologna: Il Mulino, 1986, trad. di Davide Panzieri, cap. I, pp. 18-63.

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Page 1: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

I

La rivoluzione inavvertita

Alla fine del Quattrocento, la riproduzione di materialiscritti comincià a spostarsi dalla scrivania dell'amanuense allabottega dello stampatore. Questo passaggio, che rivoluzionôtutte le forme di cultura, fu particolarmente importante pergli studi storici. Da allora, gli storici sono stati debitori all'in-venzione di Gutenberg; la stampa entra nel loro lavoro dall'i-nizio alTa fine, dalla consultazione degli schedafi alla letturadelle bozze impaginate. Giacché gli storici solitamente vo-gliono studiare i cambiamenti più importanti e questo cambia-mento trasformà le condizioni del loro mestiere, ci si aspette-rebbe che questa trasformazione riceva una certa attenzionedall'intera professione. Invece. una rassegna storiografica mo-strerà che è vero il contrario. È simboficà il fatto ùe Cho ab-bia conservato il suo rotolo scritto a mano. Tanto poco si èstudiato il passaggio nelle nuove botteghe che dopo cinque-cento anni la musa della storia ne resta aîcota fuori. <<La sto-ria testimonia dell'effetto sconvolgente che ebbero sulla so-cietà Ie invenzioni di nuovi mezzi per la trasmissione delle in-formazioni ra le persone. Ne sono esempi lo sviluppo dellascrittura e in seguito lo sviluppo della stampa [...]ot.Se glistorici in carne e ossa che producono articoli e libri attestanorealmente cià che awenne in passato, I'effetto dello sviluppodella stampa sulla società, lungi dall'apparire sconvolgente, ènotevolmente insignificante. Molti studi sugli sviluppi degliultimi cinque secoli non ne fanno parola.

Coloro che affrontano l'argomento di solito sono d'ac-cordo sul fatto che I'uso dell'invenzione ebbe effetti di vastaportata. L'aforisma di Francesco Bacone, che suggerisce cheessa cambiô <d'assetto del mondo tutto>, è citato ripetuta-mente e con apptovazione. Ma nonostante molti studiosi con-vengano con I'opinione di Bacone, ben pochi hanno cercato di

Page 2: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

20

seguirne il consiglio e <<considerare la forua, la virtù e gli ef-

f.itin dell'invertiion. di Gutenberg. Si fa molta attenzione

agli sviluppi che aprirono la strada a quest'invenzione. Si sono

fitti moliisforzi per definire esattamente cosa Gutenberg <in-

.r..rtôo, per d.scrirrere come furono uftlizzati-.per la prima

volta t'ciratteri mobili e come si diffuse I'uso delle nuove mac-

chine. Ma quasi non esistono studi dedicati alle conseguenze

che si verifilarono dopo che gli stampatori ebbero cominciato

a esercitare i loro n.to.ti mestieri in tutt'Europa. Non sono an-

cora stat e avanzate teorie esplicite riguardo a quali furono

queste consegueflze, tanto meno Sono State verificate o conte-

state.Esiste, certo, una lettu ra ampia e sempre crescente dedi-

caln alla storia della stampa e iemi affini2. Sebbene buona

parte di essa sembri scritta da e per specialisti - conservatori

ài tiUri rari e altri bibliotecari; ètp.tti di tipogr afia o biblio-grafia; studiosi di lettere che si occupano di varianti della

ï;É, e simili - questa letteratura côntiene materiale d'in-

teresie più ampio. Gii storici che olerano in settori confinanti

- q.rrii la sària economica, la lètteratura companta." qli,t,rdi rinascimentali - hanno anch'essi prodotto analisi utiliàiæp.tti particolari. Il campo della storiâ sociale-ha probabil-

-.tt. d"io il raccolto più abbondante: vi è infatti una ric-

ch,ezza sbalorditiva di siudi su temi come l'investimento nei

pti-i torchi e il commercio di libri in diverse regioni; le.con-

âiri""i di lavoro e le agitazioni sociali tra tipografi specî?IY.'

;;i; b ài'arti. di studiosi-stampatori e 1e politiche editoriali;la ..rrr.rrr, i privilegi e la regolamentazione del mestiere;

;ùlputii.oùri delia produziàne di pamphlrt,.propaganda e

Àiàt"tli^t-o; autori di professione, patroni e pubblico ,la socio-

iogi^ della lettnra e la iociologia della letteratura. L'elenco po-

trébb. continuare all'infinito r.-fnoltre,

sono stati pubblicati recentemente diversi libri che

sintetizzano e riassuÂono parti di quest'ampia letteratura'

Coti Rudolf Hirsch passa in rassegna i problemi collegati a

Àlr-pr, vendira, letùra,, nel primo secolo {opo.G..utenberg, a

beneficio del <lettore comune âi storia sociale e delle idee>>, ol-

tre che per lo specialista a. Un volume più ampio e bene orga-

n\zzato ai f.U"te e Martin, che copre in modo esauriente ipri-i tre secoli di stampa, è uscito âella collana Euolution de

L,Humanité. Ampiezz^' i^rot^ maggiore, giacché abbraccia

La riooluzione inaauertitu

<<cinquecento anni>>, ha lo studio inglese notevolmente con-ciso, semi-popolare di Steinberg t. Tutti e tre questi libri rias-sumono dati tratti da molti studi, i più svariati. Ma nono-stante si faccia occasionalmente cenno alle più profonde impli-cazioni storiche di questi dati, in realtà essi non sono mai svi-scerati. Come la sezione sulla stampa nella Neu CambridgeModem Historyî, il contenuto di questi studi raramente af-fronta alri aspetti dell'evoluzione dell'umanità.

Secondo Steinberg <<1a storia della stampa è parte inte-grante della più vasta storia della civiltb> 7. SfortunatamenteI'affermazione non è applicabile alla storia scritta cosi com'è,sebbene sia probabilmente abbastanza veta per il corso realedegli aff.a umani. Lungi dall'essere integrati in alme opere,gli studi relativi alla storia della stampa sono isolati e separatiartificiosamente dal resto della letteratura storica. In teoriaquesti studi si incentrano su un tema che sconfina in moh:i al-tri campi. In pratica, ratamente vengono consultati da studiosiche lavorano in qualche altro campo, forse perché la loro atti-nenza con alffi campi non è ancora chiaru. <<L'esatta 'naturadell'impatto che l'invenzione e la diffusione della stampa eb-bero sulla civiltà occidentale è oggetto di interpretazione an-cora oggb 8. Mi sembra che cosl si minimizzi la situazione.Ci sono poche interpretazioni, anche inesatte o approssima-tive, cui gli studiosi possono attingere quando compiono altrericerchee. Gli effetti prodotti dalLa stampa hanno suscitatopoche conroversie, non perché coincidano le posizioni in pro-posito, ma perché quasi nessuna è stata enunciata in formaesplicita e sistematica. Anzi, coloro che sembrano conveniresul fatto che ebbero luogo cambiamenti cruciali, sembranosempre ârrestarsi prima di raccontarci quali furono per I'esat-tezza.

Le due citazioni che seguono possono bastare a illusrarclaserie di tattiche evasive impiegate. La prima è ratta da unostudio giustamente celebre di letteratura comparata, opera diun eminente storico della letteratura: <il cambiamento im-menso e rivoluzionario che essa fi'invenzione della stampa] de-terminô puô essere riassunto con una frase: fino ad allora ognilibro era un manoscritto>> r0. L'autore prosegue discutendo Iaproduzione di libri degli amanuensi, con un tono un po' fanta-sioso e romantico 11. Null'altro si dice di ciô che accadde dopoche i libri cessarono di essere manoscritti, e forse questo

2LIntroduzione a urla tltsloffzazione elasiua

I

Page 3: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

22 Introduzione a una traslormazione elusirta

soieea come curtius possa affermare: <abbiamo modernizzato

ï5;"":;'rirt-"Ï.;;;; il nortro sistema di trasmettere la

tradizione>> 12. A;i;;ùirio, l, *asmissione di *adizioni let-

;;;;i;-i; ..mod..ri, i^tu,, diversi secoli prima della comparsa

della macchina a vapore; ma non lo s! puô cogliere se non si

;;;;iltiï iq;s;'di Clrti"s <<il cambiamento immenso e ri-

voluzionario>>. E certamente sorprendente che uno studioso al-

trimenti attentJ ;;i;i"li;idea di tiassumere un simile cambia-

mento i. .rrr'rrrri.u J.ut.' Un ?Pproccio meno eccezionale è

ouello dell,autore della secorrdu citazione, il .quale ha dato

Ër.tri contributi alla rerterarura specialisrica sulla stampa, e la

cui competenza in questo campo-dà a$e sue opin-ioli :"^Ïi:-rnniorà: <Ci uorrébb. un ampio volume per esporre.anche

:'.iiî;;rrai^fir.. gli .ff.tti di vasta portata,ii g*::ly:l-zione i" ogni campo dell'iniziativa umana>> ". .tr proDaDu-

mente vero. Tuttavia nessun volume, piccolo o grande, puô

esporre o pr.r.rlrr. in forma schematica effetti che non sono

;;;;;;"ii â.'.ïi,ii à chiara*L't. definiti. Il riferimento di

Douelas McMurtrie a un ilnrn.nto volume non scritto si rivela

;"."ïJ;;ili;i;;.nt. della lapidaria frase di Ernst Curtius'

il-;,ir;;;Èil ."ri non appr..tdit-o nulla di più .su conse-

guenze a quanto t.ÀUru cruciali, salvg che ebbero luogo. Né

al lettore .,rrioJo"J ofi.tit ul.rt.tt indicazione su dove rivol-

gersi per saperne di Più'Giacché .i;;."pi;o di <effetti di vasta portatâ>> che, per

unanime .onr.nro,;r lasciaiono indenn. .rétt,rt settore del-

l,iniziariv^ "^ ;;:.il p"tr ben chiedere perchê rali effetti re-

srino aricora i"a.l.t-inati. n[Né] avvenimenti politi.l, .to.:,ti-;;;i;""ti, religiosi, economisi, [nél movimenti sociologicr, tilo-

sofici e letterari possono essere compresi lPPieno se' non si

;t.* ;;" aJi;itifi" ,ir^ che la macchina da stampa ha eser-

citato ,,, .rririi. i"tti questi avvenimenti e movimenti sono

stati sottoposti a attento esame.da parte,di generazioni di stu-

diosi al fine dt;ô;;"a.rfi pit r- {on{o,.5e la macchina da

]1";d .r...iiô r" ,ii loro .rnâ qualche influenza, .perché que-

,i;irrtt"." za passa ranto soventé inosservata, cosT i?:tT:lT'"i ,i

,ff"ae e-ancor meno la si discute? Vale 4 p'lu di porre.la

aoln,"a^ ," no,, altro per suggerire che.gli effetti prodottt

dalla srampa ;;; ;;;â Lff^tto""l^mpanti. Nella misura in cui

studiosi che anali zzano campi diverii-possono incontrarli, essi

rimarran". r."J."rialmentô celati. Scoprirli e palesarli - a

La rioolazione inaauertita 23

grandi linee o in qualche altra forma - è cosa molto più facileda dire che da fare.

Quando McMurtrie o Steinberg parlano dell'impatto dellastampa in ogni campo dell'attività umana - politico, econo-mico, filosofico e cos) via - non è aff.atto chiaro ciô chehanno in mente. Almeno in parte, sembrano indicare conse-guenze indirette che devono essere dedotte e che sono asso-

ciate al consumo'di prodotti stampati o a mutate abitudinimentali. Tali conseguenze naturalmente hanno notevole im-portanza storica e influenzano quasi tutte le attività umane.Tuttavia è difficile descriverle con precisione o anche determi-nare con esattezza quali sono. Una cosa è descrivere come imetodi di produzione del libro mutarono dopo la metà delQuatrocento o calcolare i tassi di incremento produttivo, tut-t'alûa cosa è stabilire in che modo l'accesso a una maggiorequantità o varietà di documenti scritti influenzô i modi di ap-prendere, pensare e percepire delle élites alfabetizzate. Analo-gamente, una cosa è mostrare che la standatdizzazione fu unaconseguenza della stampa, tutt'alffa cosa è stabilire comeleggi, lingue o costrutti mentali furono influenzati da testi piùuniformi. Ancor oggi, nonostante tutti i dati che si ottengonoda soggetti vivi, nonostante tutti gli sforzi che vengono fattidagli analisti della pubblica opinione, esperti di sondaggi d'o-pinione o scienziati del comportamento, sappiamo ben pocodel modo in cui l'accesso a matefiali stampati influenza tL com-portamento umano lt (uno sguardo alle recenti conffoversiesulla desiderabilità di censurare la pornognfia mosra tuttalanostra ignomnza). GIi storici che-devono spingersi al di làdella morte per ricosffuire forme passate di coscienza sonoparticolarmente svantaggiati nell'analisi di tali problemi. Leteorie su cambiamenti a f.asi irregolari che influenzano i ritmidi alfabetizzazione, i processi di apprendimento, gli atteggia-menti e le aspettative, non si prestano in ogni caso a formula-zioni semplici e precise, facilmente comprovabili o integrabiliin narcazioni storiche convenzionali.

I problemi posti da alcuni degli effetti più importanti pro-dotti dal passaggio dalla scrittuta

^ m^no alla stampa, dalle

conseguenze indirette che devono essere dedotte e dagli im-ponderabili che sfuggono a una misurazione accurata, proba-bilmente non potranno mai essere risolti interamente. Ma li sipotrebbe affrontare con maggiore chiarczza se non ci fossero

Page 4: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

24 Introduzione a una traslormazione elasiaa La riaolttzione inaaaertitu 25

agli occhi di uno studioso amanuense che aveva da consultareuna sola versione trascritta a mâno e nessuna indicazione certasu luogo o data di composizione, titolo o autore. Si insegnaagli storici a distinguere tra fonti manoscritte e festi stampati;ma non si insegna loro a riflettere con altrettanta cura su comeapparivano i manoscritti quando questo genere di distinzioneera inconcepibilele, quando per cosl dire tutto era <uffi-cioso>>, salvo ciô che veniva letto a chi era a portata d'orec-chio. Analogamente, quanto più ci viene insegnato a cono-scere gli awenimenti e le date contenuti nei moderni libri distoria, tanto meno probabilmente capiremo le difficoltà che sitrovavano di fronte gli studiosi amanuensi che avevâno ac-

cesso a documenti scritti di vatia natuta, ma mancavano dicronologie e mappe uniformi e di tutti gli altri manuali di con-sultazione che oggi sono di uso comune.

In questo modo i tentativi di ricosruire le condizioni cheprecedettero la stampa determinano una difficoltà negli studi.La ricostruzione esige il ricorso a matefiali stampati e quindioscura una percezione nitida delle condizioni presenti primache quei materiali fossero disponibili. Anche quando la-diffi-coltà è paruialmente risolta da studiosi sensibili che riescono a

sviluppare un <(senso>> genuino di quelle epoche dopo aver ma-neggiato innumerevoli documenti 20, i tentativi di ricostru-zione sono comunque destinati a un'incompletezza frustrante.

Il tessuto stesso della cultura degli amanuensi era tantofluttuante, irregolare e multiforme che è possibile individuareben poche tendenze a lungo termine. Le condizioni predomi-nanti presso le librerie dell'antica Roma, nella biblioteca ales-sandrina, o in alcuni monasteri e città universitarie medievali,resero possibile alle élites colte sviluppare una cultura dibre-sca>> relativamente sofisticata2t. Tuttavia tutte le collezioni dilibri erano soggette a contrazione e tutti i testi manoscrittierano destinati, dopo essere stati copiati, a deteriorarsi, nelcorso del tempo. Inoltre, al di fuori di alcuni particolari centritransitori, il tessuto della cultura degli amanuensi era tantosottile che anche le élites colte facevano molto affidamentosulla trasmissione orale. Nella misura in cui eta la dettatura a

dirigere la copiatura negli scriptoria e le composizioni letterarieerano <pubblicate> leggendole a voce alta, anche la cultura<dei libri>> era governata dal7a parcla parlata - producendoun'ibrida cultura mezzo orale mezzo scritta che oggi non trova

altri ostacoli sulla srada. Tra gli effetti di vasta pofiata che è

necessario rilevare, molti ancôra influenzano le osservazioni

attuali e esercitano una lorua particolarmente intensa su ogni

ri"Jioto di professione. Cosï, I'accesso costante a matetiale

stampAto è un prerequisito della pratica del mestiere di sto-

rico.-È difficile osservare processi che penetrano tanto afondo nelle nostre stesse osservazioni. Per poter valutare icambiamenti provocati dalla stampa, ad esempio, dobbiamo

analizzare le condizioni prevalenti prima del suo avvento; tut-tavia le condizioni della cultura degli amanuensi possono es-

sere osservate solo attraverso un velo di stampa'Anche una conoscenza superficiale delle scoperte degli an-

tropologi o I'osservazione acèidentale di bambini in età pre-

,.oi.r.lottoto contribuire a rico-rdarci qualg.divario esiste tra

.Jt.tt" trul. e scritta. E infatti diversi studi hanno chiarito la

differenz a tra mentalità formatesi sulla base del mondo par-

lato anzichê scritto 16. Il divario che separâ la nostra espe-

rienza da quella delle élites colte che si affidavano esclusiva-

mente a teiti copiati a mâno è invece molto più difficile da

chiarire. Non esiste oggi nulla di analogo nellâ nostra elpe-

rienza o in quella di "i.-,rtt

essere viventé nel mondo occiden-

tale. Quindije condizioni della cultura dggli amanuensi vanno

ri.ortÀite artificialmente ricorrendo ai libri di storia e ai libridi .onr,rkazione. Ma è più probabile che la maggior parte diquesti libri nasconda

^n)irhé rivelare I'oggetto di tale ricerca.

i temi degti amanuensi.sono riportati e le tendeyg-dopo la

stampa sono ncosruite in un modo che rende difficile imma-

ginare I'esistenza di una particolare cultura letterafia basata

i.tll" trascrizione manual€". Non esiste neppure un termine

invalso nell'uso comune per designare il sistema di comunica-

zioni scritte prevalente prima della stampa 18.

Gli scolaii cui si chiede di ffacci arc i primi viaggt olffe-

mare su cartine schematiche tutte uguali probabilmente di-

menticheranno il fatto che non esistévano cartine mondiali

uniformi nell'era in cui si svolsero i viaggi. Un'analoga dimen-

ticanza a un livello più sofisticato è incôraggiata da tecniche

r.Àpt. più raffinate per collazionare manoicitti e farne edi-

zioni autorevoli. Ogni edizione successiva ci dice di più diqo"ttro si sapeva priira sul modo in cui un dato manoscritto fu

composto . trrr.iitto. Analogamente, ciascuna rende'più diffi-cile immaginare in che modo un dato manoscritto appariva

Page 5: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

26

,îrion non si accorda alle côndizioni della cultura degli ama-.,,.,on"i T Àoti ",rlla nrnrftrzione citati niù soesso. sulla basenuensi. I dati sulla produzione citati più spesso, base

La rfuoluzione inaaaertita 27

braio, un amanuense e neppure un manoscritto <<tipo>>26. An-che prescindendo dai problemi posti da produttori e mercatidi libri laici perché disperatamente complessi, e considerandosolo le necessità dei religiosi alla vigilia della stampa, abbiamocomunque di fronte una notevole diversità di procedure: va-riavano i tipi di libri per i diversi ordini monastici; i ftati men-dicanti avevano regole diverse dai monaci; spesso papi e cardi-nali si rivolgevano alle <<attività molteplicil> dei cartolni italiani;i predicatori prepatavano proprie antologie di sermoni; gli or-dini semilaici cercavano di fornire a tutti'libri di preghiere ecatechismi.

L'assenza di una produzione media o di una proceduratipo pone ostacoli al tentativo di preparare la scena per I'av-vento della stampa. Una versione precedente di questo capi-tolo, per esempio, asseriva che la produzione di libri si spostôdagli scriptoria alle botteghe degli stampatori alTa fine delQuattrocento. L'asserzione fu criticata da uno studioso delMedioevo per il fatto che la produzione di libri aveva già la-sciato i monasteri nel corso del dodicesimo secolo, quando icartolai laici cominciarono a occuparsi di fornire i libri alle fa-coltà universitarie e agli ordini mendicanti. Con la cosiddetta<<rivoluzione del libro> del dodicesimo secolo e la supervisioneuniversitaria della copiatura, si affermà un sistema <di ap-paltil>. I copisti non furono più riuniti in un'unica sala, mala-voravano su parti diverse di un dato testo, ricevendo il com-penso dal cartolaio per ciascun pezzo (il cosiddetto sistema deipecia). La produzione di libri, secondo il mio critico, si eraquindi già allontanata dagli suiptoria tre secoli prina dell'av-vento della stampa.

L'obiezione sembra meritare un'ulteriore'riflessione. Dicerto bisogna prestare attenzione all'affermazione di cartolnilaici in città universitarie e in altri centri urbani durante il do-dicesimo e tredicesimo secolo 27 . Il contrasto fta i,lavoro gra-tuito dei monaci che lavotavano per la remissione dei loro pec-cati e il lavoro salariato dei copisti laici è importante. La ri-cerca recente ha rilevato I'uso di un sistema di appalti e ha an-che messo in discussione convinzioni di lunga data sull'esi-stenza di suiptoria laici annessi alle botteghe dei cartolai2s. Bi-sogna quindi essere particolarmente cauti nell'uso del terminescriptoriurn in relazione alla situazione nel tardo Medioevo -più di quanto io non sia stata nella mia versione preliminare.

Innoduzione a una traslortteazione elusiua

un parallelo preciso. Cosa significasse esattamente la pubblica-

zione prima della stampa o quali messaggi venissero trasmessi

n.ll'età degli uman,r.nii sonb domande cui non si- nu9 dare

una rispostà sempre valida22. Inevitabilmente, i risultativafie-ranno .rror..-.i1., t t..onda della datae del luogo. È particolarmente probabile una proliferazione di verdetti contrad-

dittori nel Caso dell'ultimo secolo prima della stampa - pe-

riodo di tempo in cui si era resa disponibile la cafta e maggiori

erano le probabilità che chi sapeva leggere e scrivere diven-tasse I'amanuense di se stesso.

È probabile che specialisti nel campo degli incunaboli, che

hanno di fronte testimonianze non uniformi, sottolineino che

un'analo ga manc nza di uniformità catattetizzô le procedure

usate daI primi stampatori. Le generalizzazioni sulla stampa

delle origini sono indùbbiamente rischiose e bisogna guardarsi

dal proiJttare roppo indietro nel-passato la produzione delle

-od.m. edizioni-standard 2t. Ma bisogna guardarsi anche dal-

I'offuscare la diffeteîzr- rilevante tra ltultimo secolo di culturadegli amanuensi e il primo secolo -dopo Gutenbery.L? qli-.t.itutt stampata è abbastanza uniforme-da permetterci di mi-

surarne la diversità. Possiamo calcolare la produzione, rovaredelle medie, individuare delle tendenze. Per esempio, abbiamo

stime approssimative della produzioqe totale di tutti i mate-

riali stâÀpati nel periodo -degli

incunaboli. Analogamente,possiamo àit. che Ë prima edizione <<medio> vatiava tra due-

iento e mille copie. Non ci sono dati pangonabili per gli ul-

timi cinquant'anni di cultura degli amanuensi, anzi, non ce ne

sono affâæo. Qual è <d'edizione media> prodotta ffa il 1400 e

il 1450? La domanda sfiora I'assurdo. Il termine <<edizione> ri-schia di essere un anacronismo quando è applicato alle copie

di un libro manoscritto2a.Alcune delle difficoltà che si incontrano cercando di calco-

larc la produzione degli amanuensi sono cbiarite nel capitolosegpenà. Cbme riveleîanno gli esempi che- faremo,l^-quantifi-

r tl 1.. r -,-: J^lt^ ^--l----^ l^^l: ^*^

delle memorie di un .omm.rciante fiorentino di manoscritti,

si rivelano del tutto inattendibilizi. In ogni caso la Firenze del

Quattrocento non è certo rappresentativa di altri centri ita-

fiàni (come Bologna), ancor -èno di regioni al di là delle Alqi.Ma ilor

^ nrrruio regione è rappresentativa. Non esiste un li

Page 6: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

28 Innodazione a ana ttaslorrtaziorc elushta La riaoluzione inaauertita 29

ruggiarc la diligenza, la devozione, la conoscenza della SauaScrittura, ecc.) Trithemius paragonava in modo alquanto illo-gico la parola scrittâ su pergamena, che sarebbe durata milleanni, con la parola stampata su carta, che avrebbe àvuto un ci-clo vitale più breve. Non si faceva menzione del possibile usodi carta (e di pergamena pulita) da parte dei copisti, né dellapelle per una versione stampata particolare. In quanto ebrai-sta, studioso del cristianesimo e lettore di Gerson, I'abate co-nosceva certamente I topo.s che per primo aveva contrappostola pergamena, duraturâ, al papiro, deteriorabile rs. I suoi ragio-namenti rivelano la preoccupazione di salvare una forma dila-voro manuale che sembrava pafticolarmente adatta ai monaci.Che si preoccupasse veramente di un maggiore uso della cafia

- come ardente bibliofilo e alla luce degli antichi ammoni-menti - è un problema aperto. Ma le sue attività rivelanochiaramente che come autore non preferiva il lavoro fatto a

mano a quello a macchina: fece sollecitamente stampare il suoDe Laude Suiptorum, cos\ come le sue opere più importan-tit6. Inoltre utilizzà una stamperia di Magonza con tanta fre-quenza che <<essa potevâ quasi essere definita la stamperia del-l'abazia di Sponheim>> 17.

Ancor prima che I'abate di Sponheim compisse il viaggiodallo suiptorium alla stamperia, i monaci certosini della cer-tosa di Santa Barbaru a Colonia si rivolgevano a stampatori lo-cali per ampliare i loro sforui, in quanto ordine di clausuravincolato dal voto del silenzio, di predicare <(con le loromani>> i8. Come rilevano molti resoconti, la stessa cosa avve-niva fuori Colonia e non solo tra i Certosini re. Anche diversiordini benedettini riformati davano lavoro agli stampatori lo-cali e in alcuni casi monaci e monache gestivano personal-mente stamperie monastiche. Il possibile significato di que-st'intrusione di un'iniziativa capitalistica in uno spazio consa-crato verrà afftontato più avantia}.

La copiatura e la stampatura monastiche sono state quimenzionate solo per suggerire cosa si rischia di trascurare so-pravvalutando I'ascesa del cartolnio laico nel dodicesimo se-colo. Scartare completamente la formula <dallo scriptorium allastamperia>> sembra quasi altrettanto incauto che cercare di ap-plicarla a tappeto.

Come possono suggerire queste osservazioni, è più facilefare generulizzazioni sul nuovo sistema di produzione del libro

Ma d'altro canto bisogna stare attenti anche a non attrî-

b.rir. Itoppa impottanza itendenze vatarte nel dodicesimo se-

;Ë-; pâtU, ôxford, Bologna e in altre città universitarie,

6o;. Ir loËié .trno rapidariente moltiplicate per soddisfate

p"iri."i"ti ï...ttità istitu zionali. Bisogna essere cauti nell'e-

;;;e;. l. rorr* universitarie p.. il- sistema dei pecia alle

;t ;;;ti.ft.la cartolni universit afi - per .non parlare dei

;;d;;.i;nti di libri che seryivano una clientèle non universi-

t;;i;;;. Si d..'. anche tener presente che i modelli duecente-

r.hi t.l.tivamente chiari sfumano alla fine del Trecento' E un

.itÀr. suggerire che i peciar4gpo essere stad introdotti, conti-

;;;;;". ?i"o all'awento dela stampa; al contrario, le prove

esistenti suggeriscono che declinaronb alm.no un secolo prima

à.ft, .o-piir. dei primi torchi i0. Nell'intervallo tra il 1150 e

ir-r+to ' it secolo^cruciale quando allestiamo la nostra scena

- la situazione era insolitamente anarchica e furono riprese

d."". -tbitudiÀi -pt.t"-iUilmente

obsolete' Per esempio gli

scriptoria -orrrrti.i cominciavano a vivere la loro <<ultima età

dell'oro>>'1.--- Lacosiddetta <<rivoluzione del libro> del dodicesimo secolo

non âveva cancellato completamente la radizione della copia-

rura com. prrl" dell'opui dei. Essa fu ripresâ con forua nei

ir"*i-nrssi iagli ordini fondati da Gerhard Groote. <<Nessuna

;;;;t-t.ffiott ^vev^

mai concentrato le sue-energie t"!3

;;;e;;il". ai mri come fecero i confratelli di Groote>>'2.^qn.rr, tipresa non si limitô alle regioni in.cui fiorivala dan-

ùi i"atko. en.fr.-drro.r. la tradizione di Cassiodoro ebbe

nuove prospettive di vita. Il rattato del primo Quattrocentoàij."" C.Àon, In tode d:stt_ant(m.uenti,j\ scritto prr replicar,e

uùË q".rrio"i rt[..'ate da Certosini e Celestini sulla liceità di

."pià. iibri nei giorni consacrati alle festività religiose ii' i

L'esisten r âi scriptoria monastici fino e anche oltre i

eioÀi à.Ua prima stampa è dimostrutainmodo molto interes-

!""r. a" quËl ttrtt"to âtto-alo che molto dovette a Gerson e

che vien. ,p.rro citato come una curiosità tra i libri sulla

;;;p; ;elË. origini: tl, De Laud-e Scriptorurn. di Johannes

lritËemirr. È l,îr^ttuto in cui I'abate di Sponheim non solo

esorta i suoi -ott.i a copiare libri, ma agicchisce anche un

antico topos spiegando peiché <<i monaci non debbano cessare

di copiarà " .i"ri à.['in.ren zione della stampa> ta. Tru gli.altri

argomenti (l'utilità di tener occupate persone moperose, lnco-

Page 7: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

30

che sul vecchio, soprattutto ove si consideri il periodoû50-1.450. Dopo I'awento della stampa, uniformità e sinoo-nizzazione sono diventate cosi comuni che dobbiamo ricor-darci continuamente che di norma erano assenti nell'età degliamanuensi. Quando si è imparato a guardare i fenomeni dalontano, perô, si rischia la presbiopia nei confronti di quelli chesi verificano per cosl dire direttamente sotto i propri occhi.L'evidente cecità di molti storici agli effetti prodotti dal mezzoche osservano ogni giorno è stata sottolineata con grande en-fasi e analizzata accvtatamente da Marshall Mcluhanat. Se-

condo la sua tesi, effetti subliminali sono prodotti da linee ripe-tutamente scandite presentate in un formato standardizzato.Ilettori abituali di libri sonq tanto condizionati soggettivamenteda tali effetti che sono incapaci di riconoscerli. Lo stravaganteformato tipografico della Galassia Gutenberg ha presumibil-mente lo scopo di conrapporsi a tale condizionamento e scuo-tere il lettore da abitudini mentali radicate. Mcluhan attribui-sce la propria consapevolezza e capacità di opporsi al potere se-

mi-ipnotico della stampa all'awento dei nuovi mezzi audio-vi-sivi e elettronici. Agendo sui nosri sensi e condizionando lanostra percezione in modo diverso, sostiene egli, i nuovi mezzihanno cominciato a infrangere I'incantesimo libresco che ha te-nuto in schiavitù negli ultimi cinque secoli le persone coltedella società occidentale.

È ar notare che I'autore, pur presentando Ia sua tesi in unformato non convenzionale, finisce con lo screditarla nel mo-mento in cui per convalidarla attinge a piene mani alTaletteru-tura erudita tradizionale, riprendendo per giunta temi letterariottocenteschi convenzionali. il formato caotico della GalassiaGutenberg probabilmente è debitore all'impatto dei nuovimezzi meno che alla vecchia difficoltà di organizzare il mate-riale raccolto attraverso letture di varia natura - risolta inquesto caso con un'antica tattica, riconendo cioè alle forbici ea17a colla. Quando I'autore sostiene che la tipografia è diven-tata obsolescente e che una <(era eletfficar> ha reso superata la<(tecnologia del leggeie e scrivere)>, neppure lui (almeno a miogiudizio) riesce a tenere pienamente conto di quanto sta pro-prio sotto i suoi occhi e sotto quelli del lettore cui si rivolge.

Non sembra necessaria un'accurata analisi dei raedia perspiegare l'attuale miopia sull'impatto della stampa. Dai giornidi Gutenberg i materiali stampati sono diventati estrema-

Introduzione a una traslortnazione elusipa La riuoluzione inauaertita3L

mente comuni. cessarono di fare notizia più di un secolo fa ehanno attitato sempre minore attenzione man mano che dive-nivano,.onnipresenti. Ma nrnostanre .h. ..I.nâ.ii,-.àrii"à,orari, dizionafi, cataloghi, manuali e giornali,iuno dgi;il:vietà (o addirittura veÀgano liquidrti Ëome ourot.ti;ftîc"a;_ciatori di novità), continuano a esercir.r. ,.rllr-rir, âii""i-igiorni altretanta influenza che in passato oi. Anzi, q;;; piisono diventati numerosi, qq?gjo pit t .q".nr.,n.nre vengonou.sati, t?lrg più profondo e diffuso è il roro imprtto. o"nqî. i,tipograria è ancora indispensabile per_l, rr.r-nlrri";JJi. ;iùsofisticate conosc enze tècnologiche. Sta

"ul-1rr. a.u'rtt,iJ.esplosione della conoscenr^ J di buona;;r;. dell'arre mo_derna. Almeno a mio parere, essa spie g^ giiÀparre ai .ia lrr.viene definito una caratteristica pË."ïi"Ë J.ilu ."rtrru a.ri,metà del Novecento aj. Ma, ripeto, quanto più si accumulano imateriali.stampati, ranro più tèndi^ o

^ r.Jr-Àr.rli , ir;;;; di

media più recenri, meno Tamiliari. cosi gii;;;i.;ii ;h; ,p*;:Iano sugli effetti della televisione troveranno un mercato piùvasto delle congeture sull'impafto della rtr*pu. poiché q;;:st'ultimo è diventato sempre meno visibile, Ë ,[^;i;.rË_sioni, che oggi sono in reaîtà maggiori g ,^ififi ,^rr,;i;;;;;invece paradossalmenre considerité in diminîzione.

Tuttavia la prolungara onnipresenza J.lÀ"r.riali sramoarinon spiega del tufto I'affuale miopia. Il perioJ. d.glii;;,il;:boli era rerminaro bg-n .prima'a.Uà

';;;ir, ài-B;;;;;,campanella, Galileo o Keplèro. Ma nessu;ei loro-t.rrà;;;;considerare owia la tipogr afia;- al- conraiio,

-t,rtti prrùrono

4.ll? sua grande importâ nia. rndubbiaÀ.nte;i" brr.;;li;r;il.i ?tty^!,-i mateiiali srampad erano r.tutiir,,,enre scarsi al-l'inizio del seicento. .Tuttavïa, in base ,;ii:;;rd;;à dï;lËerano norevolmente abbondanti e già si pirlava di una-L;;;:vrabbondanza r,yl T.T:1to; <prodoiti ,àtâ p.i art.arre e ingan-nare i piy deboli giudizi di studiosi e per -rr,t..r.r. I'r.t-.ï-ilsegreto dei tipogmfi>>, secondo sir Thïmæ Èio*re aa. poiché

:::-t|:t. pagine. stampare era diventata una routint quoridiiÀitamiliare nei circoli eruditi seicentes-chi, e tuttavia l^ ;;;;1;stampata era ancora discussa come un'innov azione i-p;il;;;;la nostra atruale tendenza a rrascur.rù;ig;;;ù*il.il;lgazione.

vale la pena di considerare alcuni arri elementi. Nel dicias-settesimo secolo molti studiosi e intellettuali avevano una fami-

Page 8: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

)2 Introdrzione a una traslormazione elasfua

liarità con stamperie . tipogrrfi molto maggiore di quanta nonne abbiano avuta in seguito, da quando l'industrializzazionedella stampa produsse nuove divisioni del lavoro. Fino all'etàdell'Illuminismo, gli editori aristocratici e gli stampatori mec-canici non si erano ancora divisi. Un esperto del primo Sei-cento come Keplero, che passava personalmente ore in stam-peria, sorvegliando da vicino la stampa scientifica, probabil-mente era più attento alla tecnologia della stampa degli astro-nomi di oggi, che inviano i risultati delle loro ricerche ai diret-tori delle riviste e, dopo aver avuto un verdetto favorevole,presumono che la pubblicazione sia imminente. Resta da valu-tare quanto questa distanza crescente dalle stamperie abbia in-fluenzato gli atteggiamenti degli uomini di culturaas. Ha forsecontribuito a consolidare un disprezzo per la tecnologia e lascienza apphcata da parte di coloro che sono impegnati nellaricerca <<pura>?

Oltre all'industrializzazione dei mestieri tipografici e allenuove divisioni del lavoro intellettuale, è necessario inserirenel quadro anche i problemi della censura e dell'ideologia. Al-I'inizio dell'era moderna, la possibilità di pubblicazione com-portava sovente I'inganno dei censori e l'impegno in attivitàillecite. Un letterato che doveva far uscire di nascosto un ma-noscritto per farlo pubblicare da una stamperia estera o chedoveva impiantare una stamperia clandestina nella sua terranatia, dava meno per scontati i servizi degli stampatori diquanto non faccia oggi la maggior parte dei letterati (almencr

in Europa occidentale). Questo vale in particolare perCampanella, Galileo e Keplero, cosl come per i philosophessuccessivi che vissero sotto il dominio cattolico. Nei regni pro-testanti i tributi al potere della stampa erano più compatibilicon temi patriottici; I'accento sulle funzioni epocali svoltedalla stampa avev^ ipertoni anti-papisti e anti-romani. Il temafu cosl sviluppato da umanisti tedeschi anti-itahani, ampliatoda luterani e alffi protestanti, portato avanti da ugonotti, pu-ritani, liberi pensatori e pbilosopâes illuministi, raggiungendoI'apice negli scitti di storici liberali, come Macaulay, e anti-clericali, come Michelet a6. In seguito perô gli apostoli del pro-gresso furono distolti dalla polvere da sparo e dalla stampa,prima a favore della macchina a vapore e poi della dinamo. Alvolgere dell'Ottocento lo stesso torchio a mano si accingeva adiventare una sorta di pezzo da museo - un dato che contri-

la riuoluzione inaauertita 3j

3;1ï.fl::i?,ï:H|1j,..:.,f é a noisembri meno imporuanreL'imoatto .urnutrriu-o-àét recente Drosressn renn^r^^.dunqueirr.ontriu"it"^àn.Ë.';r;s*."i,"ruJïïJïi:t"rrrlî

cenresca nena posizione di,rn'rnt-i.ti;; iit ,rrr.ressanre per icommercianti di libri rari che per gri âJr.ru.rori deila *.n,moderna' È sintoril;ï irrro .h."di;;nabori siano sratiaccomunati ai Iibri prodofti a mano in suansai preziosi da mettère in t.À. Ji';#"".îË:r?t*# i:id,ïdi un passato remoto, perduto o'. InortJ, ïrro ir recente ia-pido cammino d.t'inÀi"rËn., I. ;;;;;;'ràr. rinascimentaredi affiancare Ia riffi"ra'ri;.1;;;#ï post_crassiche hacon*ibuiro anche , ti'À; iù;;rt"r;:H ad essa si presra.euanto più rapidrÀ-.'" ;;lii;;;;;;ouî,nu. nzioni,tanromeno importaÀti tendon.;-àir.;;;r.'iI.I. pr..edenti. L,e_spansione deta cosiddetta ;"d.;ûi;dffi# deila conoscenzaha prodomo ri*iàti-;;;r"rhi sii-riltri'r"aerni scopronovecchie invenzioni quasi .; ï1Ë;;;;dtdi'ra .on cui Ià tec-nologia moderna ne ,produ.. ài-n"uoî.'if ion essendo artroche una voce in piùr di uîini.nr.rio sempre più ricco, Ia rnac_china da stampu'a rÀ.Ë'iiulrrur, meno caràtteristica.so*o questo aspe*o ,uÈi"-" ;;;r*

oqurri un circorocomplero dr q.*rài-i; r;;pa venne inserira in un lungoerenco di novià p;-.i;Jl,i;;.a.,o;;-.Ë;

era sraro st'atoprima di Gutenberg dil;ibiaT..-*1" ffitt che citava ven_tidue voci (rra ."i i,ïJLltï*otogio mlcianico, ra bussora eIa polvere da sparo) p.; ?;;;to.. gù varidàîàgion. an,uso diparole non ratin. ". fr.i ;J.,o à.r.Çrf[Ëil;" quesra preoc-cupazione per un atont.".*Jnro,fii;i;;î;-aau latinitâ purasr trasformô in- una cereb r^ri*, o,.+ ;r"Ëi't..r,orogico. Laparc7a scritta f u_enormemente mff or zaia- à^"n^ presentazionegrafica' rl Noua l"pt*, "nî'ira. riprodotta più vorte di inci_sioni in rame .h.. gul.b;;ï..invenzioni.Ë ,.op.rr. <(mo_derne>>' disegnate drilir.;;"

+ î.,#^ïï r.rar.,us>> (fan vander Straer) net decennio Éîô (in.iro--. àîïui,.rto più voltedalla casa Galt:": ;i. À;ffi;.probabil"ï;. contribui non

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Page 9: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

Introd.uzione o uno uofuo*azione elasiua La riuolazione inaoaertita

zione di massa e estese le reti commerciali oltre i limiti dellecorporazioni e delle città del tardo Medioevo; sperimentà iproblemi del lavoro, compresi i primi scioperi, e si trovô ad af.-

frontare la continua concoftenza di ditte rivali spinte dalla i-cerca del profitto. Quindi, per lo storico economico i primistampatori stanno in compagnia di altri primi capitalisti, anzi-ché dei commercianti di manoscritti di un'epoca precedente ts.

Raffigurare i primi stampatori come primi capitalisti per-mette di considerarli innovatori, ma li colloca anche sgrade-volmente vicini alla compagnia dei filistei e induce afarc altrededuzioni fuorvianti sul comportamento dell'uomo econo-mico. Significa perdere di vista molti altri ruoli, svolti in con-nessione con le afti e le scienze o con la cultura e le lettere deltempo. <<La stampa era un'arte meccanica scrive EdgarZilsel - e gli editori, pur essendo essi stessi studiosi classici,non erano dispensatori di gloria letteraria ma uomini d'af-fari>>'e. Sembra più preciso definire molti editori sla uominid'affafi sla dispensatori di gloria letteruria. Erano utili agli uo-mini di lettere non solo perché fornivano forme tradizionali dipatronato , frà anche perché erano agenti pubblicitari e impre-sari culturali di tipo nuovo. <<Rendere illustre il nome di que-sto autore e giovare al mondo>> - cosl I'editore veneziano diTataglia enunciava le ragioni per cui aveva stampato una tra-duzione postuma di Euclide ad opera dell'artigiano-ingegnerefattosi da sé. Indubbiamente, sperava di fare soldi, oltre chedi dare a Tataglia una certa îama.Il fatto è che la rugione delprofitto si combinava con alre ragioni personali e altruistiche,e talvolta anche evangelistiche. Lo stampatore poteva trarresoddisfazione servendo I'umanità in generale mentre innalzavala [ama degli autori e taceva denaro per sé. Questa mescolanzacaratteristica di ragioni contribui alTa tapida espansione delleprime industrie della stampa. Una quantità di interessi veni-vano soddisfatti, non solo quelli rappresentati dall'uomo eco-nomico.

Come pionieri di nuove tecniche di fabbricazione e com-mercializzazione, i primi stampatori avevano qualcosa in co-mune con altri imprenditori urbani; ma in quanto pionieridella pubblicità, agitazione e propaganda, lessicografia e bi-bliografia, vanno collocati in una classe a se stante. Le lorobottèghe erano diverse da quelle dei precedenti commerciantidi manoscritti e cartolai laici, perché in esse c'erano nuove

t5)4

larmenre imporranti in numerosi elenchi diversi t2. Q"t-"49Francesco nu.ot. ,crirs. della necessità di prendere nota della

tii:ri, J.lla virtù e degli effetti delle invenzioni o scoperte

umane, poteva p.rrrr."che_le più notevoli,erano solo 6eti.ossi non è oorribil. dire nulla del genere. Nonostante i titoli-

;i?;hi";Ti di*irrg,r.t. t* uuuèttimenti senza precedenti,

;;i*Â 1e dimenti*i delle loro intestazioni, gli storici del

N;;;.;"ro sembrano aver perso questa capacità t4. Di nuovo, i;;;;i;i;n.hi di innovazioni sonô diventati disordinati e con-

f*i RUr luce della strana compagnia cui oggi è associata I'in-

"."ri*. di Gutenberg (in più di un testo di storia I'ho tro-

u"tu *llocata 6a il .Jnttutio d'assicurazione e i progressi in

*iuil"rgia; in un altro ffa l'orologio meccanico e I'università;

in un terzo fiala contabilità a paitita doppia e gli occhiali) tt'

ci si dom anda in effetti dove cercarla'-^ --S;;;if""e; dove siamo più abituati a trovarla, nel conte-

sto della tecnJlogia del tardô Medioevo? Sotto.molti aspetti

,.-U.. giusto ^fii^n ^te

la-parola stampata ad altri strumenti

âil;i# . pr..irio"ç, . colïcarla in una serie che comprende

nli'ruil.rppiinm.tull,rrgiaeneiprodottitessiliegli.esperi-;;;;;a"i colori e inchioitrî a olio5u. Ma se ci si trova in com-

ft;ù ei bibliotecari e bibliofili sembrerà altrettanto giu.s!9

iofio.rtl^ i' un" ,.rie del tutto diversa, legata alla storia del li-

ùro, ir, .,ri ,0..rà considerata come un'ulteriore. tappt.4i. "n

lrrÉo processo-.À.-ti."l. almeno al lavoro schiavistico dell'an-

iilËiia . al passaggio dal rotolo al codice'7. Non la metallulgia

d.l t"rdo fvf.a1À?i", hâ la rivolu zione del libro nel dodice-

ri-" r..olo ,rrà .orrrid.t.rt il punto di partenza più significa-

tivo. come si è visto, questo contesto privilegia una. conce-

;i;;; g.rd"ri., evolutiva. Dopo che la pubblicazione di mano-

scritti è stata Lrganizzata su tut. nuorru ed è stata sviluppata

iu ptod"rione dic afta per far fronte a un commercio in espan-

sioïe, rimane poco rprrio per l'innovazione dello stampatore e

per le sue nuove macchine.Ma lo storico economico fornisce un contesto ancora di-

verso. Costui, molto più probabilmente del bibliotecario, at'

iriUuira d ,.r...rror.^ del cartolnio w ruglo innovativo. Di

consegue n ^,'L

primo stampatore è considerato un imprendi-

ior. ,î.brno'À. a prodotti manuali sostitui prodotti f.attî a

macchina e che dou.ua restituire grossi pre-s-titi e garantirsi

aiuti finanziaii, qo.rr',romo apri li stradâ alla prima produ-

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)6 lntroduzione a una traslormazione elusioa La riooluzione inauoertita 37

dizione filosofica di fiera ignorunza dei fenomeni materiali emeccanici puô contribuire a spiegarc la negligenza degli storicidelle idee e della cultura. A causa di tale negligenza la storiadelle idee come disciplina è più debole. Quando le idee sonoseparate dai mezzi usati per trasmetterle, sono separate anchedalle circostanze storiche che danno loro forma, e diventa dif-ficile cogliere il contesto mutevole al cui interno devono essereconsiderate. Questo punto non riguarda solo la maggior partedelle storie della filosofia o della letteratura occidentali; valeanche per la maggiorunza degli studi di storia della scienza edella storiografia'2.

Il passaggio dalla scrittura a mano alla stampa influenzô imetodi di registraztone dei documenti e il flusso dell'informa-zione. Non possiamo, ciascuno di noi, studiare tutti gli aspettidel passato, e gli storici delle idee faranno forse cosa saggia alasciare molte invenzioni, quali la staffa o il mulino, ad altrispecialisti. Ma affrontare in questo modo l'invenzione diGutenberg significa perdere l'opportunità di capire le forzeprincipali che hanno plasmato la mente moderna. Il problemadi mettere in relazione la storia delle idee con il resto dellastoria porebbe inoltre essere risolto con maggior efficacia se

si prestasse più attenzione all'impatto della stampa. I tentatividi collegare le idee all'azione sociale, di legare la <<sovrastrut-tura>> marxiana ai modi concreti di produzione, o di sviluppareuna <<sociologia della conoscenza>>, produrrânno probabilmentesoluzioni foruate e malaccorte quando non si tenga conto dellarivoluzione delle comunicazioni. Molte speculazioni su mentee società o mentalità e condizioni materiali sembrano prema-ture e troppo asratte. Prima di teorizzarc in generale su taliquestioni, non dovremmo considerare in modo più concretocome forme specifiche di culturu librafia possano essere colle-gate a tecniche specifiche per produme e distribuire i libri?

La macchina da stampâ, naturalmente, non è solo classifi-cata come un tipo speciale d'innovazione e assegnata quindi a

bibliografi, ,.stôrici della tecnologia e ad akfi spécialisti di set-tori affini. E classificata anche cronologicamente e dunquerientra nell'area generale coltivata da storici specializzati neglistudi quatrocenteschi. Come parte del periodo, di normacompare nelle cronografie a fianco della caduta di Costantino-poli e negli studi e manuali generali viene menzionata sotto ilrelativo titolo di capitolo. Collocata in qualche punto tra la

macchine e meccanici addestrati a f.ar]re funzionare' Al con-

i.-p",-r. nuove officine erano diverse anche da quelle.al*:tfabËriéanti contemporanei, perché seryivano da luoghi di in-

;;;;;; tr"ài"ti, artisti e letterati; àa ryilg.per traduttori'

;igr"ri . tif"girti stranieri; da istituzioni della cultura supe-

iirË . ar po"ii iocali di ogni sorta di scambio culturale e in-

tellettuale' o,"io,...nn arresre l'istituzione diCome suggeriscono queste osservazlonl'

,t".poi. r.i"Ë.tri urbaÀi di tutta Europa sgmlglia piuttosto

,-""trltta attivirà definita da Frances Yates l'affarc di tutti e

;"hdt ài ".tr""o

60. I diversi aspetti della multiforme attività

sono afftontati-J, ,p.cialisti diversi impegnati a individuare

;A;.;;; diverse . .ôn pochi interessi in comune. Nonostante

;ir:ï;;ù;i;trri"i âttr prod.uzione. e alla distribuzione del

libro cadano r"ii.-f'.giJa^degli storici economici e sociali,

ouelli relativi al consumo sono âffront^ti più probabilmente da

ilil;il;li; Ë,;;i. "

ar analisti dei meiia. Nonostante che la

;;td.i ti6to-rir ii solito assegnata ai corsi di studi di biblio-

;;;;;;ir, I'urgoÀ.nto della ir.pu- è assegnaro agli stotici

à.ï; ;;.râlogia", mentre il disegno d.i caratteri, I'impagina-

,f". e I'iscrizion. ,oto studiati come parte di una sotto-spe-

ciahzzazione r;ù. t."Àt. di disegno. btto .h. si ratta di

un'attività fraÀÀL r.tata, suddivisa e spartita in q',esto t'{o,non deve meravigliare il f.atto che raramente si abbta un'tdea

J.[a ,,r. i-poi)tTni^ complessiv-a..Neppure gli studi di ampio

..rpilprÀdotti da storici sociali hanno saputo fornire un re-

soconto .r"rrrr.ri. . .o*pleto della nuovà cultura professio-

."i. ,rppr.t.rrt", a dal pt^i*o stampatore o una valutazione

.o-pl.it dei suoi numerosi ruoli0t'cosl ,rnr r.*otrt. ai"isione del lavoro intellettuale (forse

,rrr'irr.uitabile .[;*gt. nza della crescente industria della co-

""r.."r"1 hr ridolio".rch. il numero di coloro che potrebbero

avere interesse a seguire il consiglio di Bacone. Se spesso la

;.-p" viene -ti^tt^iu

in modo, yi pol .superficiale nei grossi

;;iÀi d.di."ii "ll" .tori" del libro, d.llu-1.5nologia occiden-

iA. " a.f pti'oo ."pirAit.o,-altrov. .- !S"i4atr- ancorl-Più in

ftetta. t.rrrorn.i.""ii ri"ri. Élassiche deilâ filoso{ia, della reli-

"i"". .-ae[a scienza occidentali, della teorta.politica e econo-

;;i;;, à.Uà *ortografia, della letteratura o delle belle arti, sor-

;É;.-;;;Ë#.;i. r,rll' r.go-enro. Ngl solo la speci?lizza-

,il;; ','od.rr",

t". .".he la f,ersistenza di una venerabile tra-

Page 11: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

Introduzione a una ttaslornazione elusiua18

peste nera e la scoperta dell'America nella mente di studenti

attenti, occupa ""ï porizione relativamente insignificante tta

r"lii-gii ,rr.,.r,i-lntiïÀ.ti in rassegna q*ando si prendono in

;;;:;gbaiÀ di ur,r,i. L, maggioraîza âesli storici di profes-

,ior., spJcializzati in periodl diversi, è ancor.meno propensa a

;il#iri -r"Uâ";..";; a.[a stampa di coloro che legs,ono

studi introduttiri. È;;"brbit. che if.tgga all'attenzione della

ffi;il;*æ à;ili*i.i âel'antichirt; di molti medievisti.

iïéï;i.; *otro-âf pit i*r.nzione degli .studiosi soecializzati

in oeriodi successivi al ,oo uuu.il. ildiscussione^del signi{i-

;r:ï;*t.;ElË piJ u-pie conses-uer.ze sociali del passaggio

dalla scrittura ;;ai,À, ala 'tumpa

è1asci?la generalmente a Go-

Ë.o .h. si sp.cializzano nel peiiodo problematico (o è un mo-

;men;; culiurale?) conosciuio come <<Rinascimento>> 6i'

'^'^î^.;;;;-d.;ii ,r,rdi rinascimentali non è perô adatto.a

.rpio* i.?ltJ*{+e[a stampu: I t"3i f,miti

cronologici

sono rroppo rstrË;ri ;l'attenzione viene di solito tlopPo. limi-

tata all'Itdi, p.i t.nà... giustizia al tema. All'inizio del Cin-

quecenro, l'.lo!io-à;f;."Ë inventivo di Gutenberg fu inwia-

ffi;'.îâ;'r.Ë ".i i."rrrivo di conrrasrare antecedenti ri-

*"aLrr;;i Ji;; pià^^ri^ culturale fatre da letterati italiani'

Nella misura i"-.rii idi tiu.ttdicazioni sono state riaffermate

da studiosi del Rinascimenro, si sottolinea più probabilmente

l';;;; e.i ;.il; umanesimo anzichê la Juccessiva afferma-

,ù". à.1 "uo"oïot.f-ri..

Inoltre, la-produzi.on9. dei primi lo1;chi attinr. , ,ri, ïo" q"untità'di lavoro degli amanuensi; il

orimo secolo i;;-pr prodntt. una cultura libresca che non

#;.i;; dil;;ili"ËUr prodotta dagli amanuensi. Quanto

oiù da *,i.ino^ rT ;G;; ii periodo 4égti incunaboli, tanto

#;ilb;btlmente si rimarà impression atidai cambiamenti

orodotti d"U"- liâmpa. Per osseruâr. .o-e il processo di tra-

ilitri";e culturale Îu trasformato da questo cambiamento' bl-

sogna sostenere una concezione di più ampio respir.o.edi mag-

gior porrurr ài î".Uu inu4t a îa gli.spêcialisti del Rinasci-

mento. Gli studiosi impeg natt a individuare una sequenza che

,ï -r"if.rt. i"-""1*ià iegione dal Trecento al Cinq-uecento

non hanno nessuna buona .rgi,ot. per dare molto rilievo alla

differenz a tra stâmpator. . "it"nuense.

Al contrario, saranno

;;;È;til..;;-;.lntti dril',tttità e continuità del movimento

culturale vatato dà P.tr*.a. Nel loro schema 4.gli aweni-

-.*i, f i.r*r"rrriote di Gutenberg puô aver contribuito a man-

La iuoluzione inaauûita

darc avanti tendenze esistenti (per esempio divulgando grafieumanistiche), ma il suo awento non dovrebbe essere conside-rato un punto di demarcazione culturale. Apparve roppotardi per esserlo - ben dopo che i primogeniti dell'Europamoderna avevano già cominciato a calarc il sipario sulla scenamedievale.

A partire da Burckhardt, tale concezione è divenuta a talpunto convenzionale che gli studiosi dissidenti sono stati im-potenti a modificarla. Ogni anno i nuovi cataloghi dei corsiuniversitari e i capitoli dei manuali la nff.oruano. Sebbene al-cuni primi filosofi della storia, come Condorcet, consideras-sero la stampa un awenimento epocale'e organizzassero diconseguenzale loro periodizzazioni, oggi la maggiotanza deglischemi di periodizzazione colloca la stampa in una sorta dilimbo - cosicché sopraggiunge ad un certo punto nel mezzodi una mal definita età di transizione. Le sue conseguenze ri-cevono meno attenzione delle caratteristiche dell'età ipoteticain cui è collocata. Nelle opere più genemli, i capitoli prece-denti di solito propongono la discussione dell'invenzione diGutenberg al termine del Rinascimento. Il passaggio dallascrittura a mano alla stampa non è mai affrontato; al periododegli incunaboli è concesso di finire altrettanto sommessa-mente di come era cominciato e l'argomento è relegato agliaspetti eterogenei della Riforma 6a.

Quando, con maggior accuratezza, si colloca I'innovazionenel Quattrocento, il più delle volte se ne parla incidental-mente e in modo sbrigativo e la si consideta un esempio se-

condario di qualche alro sviluppo concomitante - se noncome esempio di prima iniziativa capitalistica, per illustrareI'espansione di un gruppo laico istruito o dimostrare i pro-gressi tecnologici del tardo Medioevo o discutere le teorie dif-fusioniste e I'importazione occidentale di tecniche dall'E-stremo Oriente6t. E indicativo che Fernand Braudel, uno deipiù illusri storici viventi dell'Europa della prima età mo-derna, abbia relegato la stampa in una posizione subordinatatra I'artiglieria e la navigazione oceanica. Essa non guida più ilterzetto individuato da Bacone come quello che cambiô lostâto del mondo . Anzi, <<condivise parimenti il pensiero retro-grado e quello progressivo d'Europa>>, <<accelerô correnticreate dal libro scritto a mano>> e ebbe la <<responsabilità dellento sviluppo della matematica [...]>. Secondo Braudel <<solo

)9

I

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40

la navigazione oceanica fini per creare qualche sconvolgi-

mento J asimmetria nel mondot> 6: un equivoco cruciale, come

spero capiranno i lettori di questo libro.Tuttàvia, George Sarton-ha definito i caratteri mobili da

più grande invenziàne del Rinascimento)> e, in un simposio.de-

ii.rio al periodo, ha cercato, per quanto brev_emente, di chia-

rirne alcuïe delle conseguenzell. CosT pure Myron Gilmore,

che dedica all'argomentô diversi parugrafi del suo libro nella

collana <<la nascià d.il'Europa môderna>>. Quando prendiamo

in esame gli studi degli speciàlisti nei periodi seguenti a guello

degli incu-naboli, unJstuâioso del Rinascimento come Gilmoresembrerà davvero lungimirante.

L'invenzione e lo sviluppo della stampa a caratteri mobili determinô lapiù rÀicale trasform arioii delle condizioni della vita intellettuale nella

itàrir della civiltà occidentale. Apri nuovi orizzonti nel campo dell'isffu-zione e della comunicazione delle idee. I suoi effetti si fecero sentire prima

o poi in ogni sfera dell'attività umana68.

In questo modo Gilmore indica ripercussioni successive;

purtropbo i [miti cronologici del suo libro non gli permettono

ài d.r.iiverle con una certa acctx^tezza. I volumi seguenti

della collana, da cui ci si aspetterebbe una descrizione un po'

più approfondita degli effetti che alla fine <<si fecero sentire inàgni ii.t" dell'attività umana>>, non contengono alcun riferitti.nto esplicito a tali effetti. Questa tendenza a troncare la di-

scussione di una trasformazione continua proprio nel mo-

mento in cui, alf inizio del Cinquecento, stavâ appena _comin-ciando ad acquistare velocità, è purtropP! n-ormale. Gli studi

dedicati ai seèo[ che seguono il periodo degli incunaboli rele-

gano I'analisi della stampa in una serie di zone periferiche e

sotto-specialità minori.Singoli terreni marginali, facenti parte del vasto e un po'

informà campo della sùria sociale, lorr-o coltivati da autori dimonografie dedicate al commercio del libro, al mecenatismo e

alla cJns.rra, alTe belle lettere, al giornalismo, all'istruzione' al-

I'analisi deli'opinione pubblica e- della propagandt 9 all'orga-

nizzazione intèrna defe industrie della stampâ in diverse re-

gioni. Eccetto riferimenti occasionali alla <(nascitâ)> del.<pub-

Ëli.o dei lettoril> e all'emergere di autori <<professionalil> nel

Settecento, al ruolo della ..tàmpatt e dell'<<opinione pubblica>

La rioolazione inaauertita 4I

nell'Ottocento, potremmo concludere, in base alla stragrandemaggioranza degh attuali libri di storia, che le trasformazionisociali e intellettuali introdotte dalla stampa si erano esauritecon l'ultimo manifesto della Riforma. Il fatto che i nuovi tor-chi diffondessero le idee protestanti è probabilmente I'unicoaspetto dell'impatto della stampa che sia familiare alla maggiorparte degli storici dell'Europa moderna. Nelle storie della Ri-forma, come in quelle di altri movimenti, gli effetti provocatidalla stampa tendono a essere drasticamente limitati e ristrettialla sola funzione di <diffusione>> delle idee. Che gli ecclesia-stici si siano trovati di fronte a problemi nuovi quando la fia-dizione biblica <<andô alle stampe)> e che la stampa abbia con-tribuito a dividere la cristianità prima di diffondere il prote-stantesimo sono possibilità rimaste inesplorate 6e. In ogni caso,una volta terminati i capitoli dedicati alla Riforma e acquisitala diffusione del protestantesimo, le attività di stampatori e

editori sembrano diventare meno interessanti. Il faro dellastoria viene puntato su sviluppi successivi, apparentementepiù importanti.

Tra gli storici che studiano il periodo successivo alla Ri-forma, è particolarmente marcata I'invisibilità dell'impatto cu-mulativo esercitato dal nuovo sistema di comunicazioni. Le ri-voluzioni intellettuali e politiche del Seicento e del Settecentosono collocate nel contesto non di una società successiva a17a

stampa, ma di una società pre-industrializzata. Per esempio,allestendo la scena della nascita della scienza moderna, si di-scute sovente lo stato delle comunicazioni nell'Europa del Sei-cento. Ci vengono narrate la nascita di sistemi postali, la co-struzione di canali e altri miglioramenti del rasporto. Ma pro-babilmente resterà fuori dalLa nartazione la precedente sostitu-zione di tabelle, mappe e cartine copiate a mano con quellestampate. Si sottolinea spesso I'importanza dell'aumento dellacorrispondenza epistolare tra gli uomini di cultura; ma sitende a ignorare la ben più insolita comparsa di <dettereaperte>> indirizzate a osservatori sparsi qua e là. Si analnza so-vente la distribuzione del talento scientifico; raramente si stu-dia la distribuzione dei punti di vendita delle pubblicazioniscientifiche 70.

Lo stesso si puô dire per i tentativi di ricosruire la scenadel pensiero illuministico o le rivoluzioni politiche della primaetà modetna7t. Nel tentativo di spiegare queste rivoluzioni, si

Introduzione a una traslormazione elusiua

Page 13: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

42

discutono a fondo i cambiamenti legati a rotte cofnmerciali e

prezzi, uso della terfa e raccolti, ,gruppi sociali e classi. Rara-^*.ttt.,

nel migliore dei casi, si rilevano i cambiamenti che riguardarono laliproduzione di carte geografiche,_ mappe e t^-

îole, tibri di legge e libri di consultazione, calendari e rattati,diseini di leggà-e petizioni. La nascita della classe media e ilr.ro16 dela bârghesia vengono sempre collegati alla cescita diun'economia m"onetatia; Àt rtr^-ente I'ascesa degli uomini dilettere e il ruolo dell'intellighenzia sono legati al crescente po-

tere della stampa. Sentiamo molte cose sugli effetti della rivo-

luzione com-dt.iale ma nulla su quelli della rivoluzione delle

comunicazioniT2.Al pari della bibliografia in rapido aumento sulla storia

della tecnologia, anche una .tecchia e_*qpt. più voluminosa

letteratut. tù1".<<rivoluzione industriale>> ha contribuito a di-stogliere l'attenzione dall'invenzione che un tempo Bacone

con"siderava cosl notevole. Per esempio, nelle opere generali

si darà più risalto alle rasformazioni relative alla produzione

tessile e^al commercio di stoffe che a quelle relative alla produ'zione e al commercio dei libri. Senza dubbio i due settori sono

collegati. Non solo i tessuti stampati precedettero i libri stam-

pati,'ma i prodotti tessili enrarono anche nella produzio:n. qii^rt'u di suacci e cosl conribuirono ad aprire la strada al-

I'uso del torchio. Tuttavia, la stampa delle lettere ebbe sul

flusso delle infsrmazioni un effetto più diretto sia degli opificitessili sia delle cartiere.

Il flusso delle inf.ormazioni, ci dice I'articolo di una rivista,

è un'area importante e tfascvtata d'innovazione istituzionaleche gli storici dell'economia ignorano a proprio,rischio, soprat-

tuttJ se si occupano dell'espansione commerciale e delle teorie

dello sviluppo ôconomico'{. L'articolo si chiude prim.1 di sug-

gerire alcunj possibili effetti prodotti dalla stampa sullo scam-

Ëio d.['informazione economica. Il rapporto, se esiste, tra in-

dustrie della stampa in espansione e sviluppo dell'impresa ca-

pitalistica all'inizio dell'età moderna, resta ancorâ da studiare.

La maggior parte degli studi di storia economica dal tardo Me-

dio.,oo"illa prima eià mod.fna non dà alcuna îndicazione dicome I'aweÀto della stampa possa aver influenzato commercio

. irrd,xttia in generale o,-più in particolare, i metodi di pu!-blicità, i progeiti di assicurazioné, le rcIazioni sul mercato fi-nanziano^e isistemi valutari. In ogni tentativo di coprire gli

Intrdazione e ana traslormazione elusiua La riuoluzione inaooertita

ultimi due secoli, troppi sono i cambiamenti da rilevare relativiad agricoltura, industria e rasporto perché le successive fasidella rivoluzione continua - l'awento di nuove cartiere e l'usodel ferro e del vapore per la stampa - ricevano più di un'atten-zione superficiale. Anche le primissime fasi sono oggi oscuratedall'insieme dei cambiamenti soprawenuti re secoli dopo; co-sicché I'awento della stampa, anzichê essere considerato un av-venimento sui generis e da esaminare in sé e per sé, finisce perservire solamente come un altro precursore delle successive tec-niche di produzione di massa. Affiancato all'industria minerariae alla cantieristica del Cinquecento, anziché alla bussola e atlapolvere da sparo, è relegato nella posizione di araldo che anti-cipa posteriori iniziattve indusriali su vasta scala.

Essendo una ffa le tante invenzioni, la <divina arte> è diven-tata meno illustre. Come processo rivoluzionario che contri-bui a inaugurare I'età moderna, il passaggio dalla scittura a

mano alla stampa è oscurato da ffasformazioni successive e col-locato dagli schemi di periodizzazione in un capitolo chiuso.Tuttavia, gli storici dovrebbero essere ben attrezzati per aprirecapitoli chiusi: si tratta in fondo del loro feno del mestiere. Mail contenuto di questo particolare capitolo è singolarmente diffi-cile da decifrare. Infatli, soffermanâoci sul bréve periodo con-cesso alla tipognfianella maggiorunzadeitesti e dei saggi, e cer-cando di indirizzarc ù, riflettore con più precisione sul suo av-vento, scopriamo che quanto più guardiamo da vicino, tantomeno certi diventiamo di ciô che dobbiamo esaminare.Lafraseenigmatica <<catatteri metallici mobilb sembra essere, come ilghigno dello scomparso gatto del Cheshire, tutto ciô che rimanedella prima delle più notevole invenzionidi cui parlava Bacone.

Non solo gli elenchi si sono allungati e le barriere tra specia-listi sono diventate più insormontabili, male nostre analisi delle<<invenzioni e scoperte>> sono anche divenute sempre più sofisticate, in un modo che tende a attenuare la nostra sensazionedella loro forza e efficacia. Siamo più consapevoli di Bacone edei suoi contemporanei del fatto che le più importanti innova-zioni non spuntano d'improvviso e già adulte, come Minervadallafronte di Giove. Oggi esse vengono considerate non eventiunici ma complessi processi sociali, che rappresentano a lorovolta i prodotti finali di altri più vasti cambiamenti sociali 74.

Per spiegare I'utilizzazione dei caratteri mobili, non è piùsufficiente entrare nella bottega di Gutenberg a Magonza - e

43

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44 Innoduzione a ana traslormazione elusiaa

neppure affermarc che bisogna priÎ-ra recarsi in quella diCori.t a lF1aat\effi, o fors'anche studiare le attività commer-

ciali di Johannes Fust e Peter Schoeffer. Bisogna invece ana-

lnzarc [a pr.cedente espansione di un gruppo laico istruito e

di un .o-....io di mânoscritti, spiegàre -ltaccumulazione di

capitale necessario per gli investimenti lej primi impianti o

..i.^.. di spiegare p.rché le industrie della stampa -si siano

diffuse con tania ..iidita' in Europa occidentale al volgeie del

Quatffocento . p.t.hé l'invenzione dei caratteri mobili non

ÀU. .orrr.grr..r. analoghe in Estremo Oriente. Inoltre, iprimi torchf appaiono oggi solo il prodotto finale di numerose

àltt. innovaziôni prese âlI'interno e all'estero. Bisogna tener

.o.tto dei cambiamenti che coinvolsero ogni sorta di industria,

arte e mestiere - la produzione di vino e di form^ggi9,l'inci-;i;;.a.i.igiili, la pittura a olio e il gioco delle carte, la metal-

lurgia e la p"roduzione tessile. Insieme con la fondazione prece-

d.it. di cârtiere e con la produzione di libri stampad da ma-

trici incise, tali innovazioÀi totto state esaminate abbastanza

dettagliatamente da frantumare il nostro concetto di <<stampa>

come"invenzione. <<Occone un lungo discorso per spiegare in

che cosa consistesse l"'invenzione" âi Gutenberg)> tt. Anche se

i"t."dit-o collocare nelle nostre cronologie la <<macchina da

stampo> nel decennio L450, si tratta comunque di un'astra-

rionË utile, di un'enunciazione riassuntiva di particolari con-

creti che debbono per la maggior parte essere situati alrove'Descrivere <da

-forua e lteffetto> di tale astrazione com-

oorta delle difficoltà. Da un lato, sembra non avef mutato

l"Ur; Jal'altro, sembra âver gasformato tutto. Quasi tutti gli

rr*iéi."ncordano sul fatto che non si deve tracciare una linea

netta per dividere la prima_ dalla seconda metà del Quattro-cento. Tutti concordano sul giudizio seguente: <<inoltre I'uso

dei caratteri mobili e il loro impiego nelle edizioni a stampa

"o" ii"oluzionô la produzione dèi libri, dal momento che agli

inizi i libri ttt-ptii si distinguevano aPpena dai manoscitti

[...]>tu. Tuttavia, probabilmente, osserveranno anche come

ôot.tb.rg <introdusse in Europa, con più di tre secoli d'anti-cipo sulla-sua adozione nelf industria, la teoria dei "pezzr-.'tercambiabili", che rappresenta il fondamento tecnico della

moderna produzion. di serie>> 77. Forse si dourebbe ttacciarc

una linea tt.tt" per dividere la seconda metà del Quattrocentoi"i p.riodi precedenti. Nel 1480 la <differenz fondamentale

45La riaoluzione inauoertita

tra gli effetti creati da colui che incide il metallo e quelli pro-dotti dalla penna d'oca portô alla vittoria del punzonista sul-I'amanuense, e conseguentemente il libro autentico soppiantôquello che imitava il manoscritto>>7s. In sostanza, anche i mo-derni, con tutta la loro sofisticatezza, ricadono nella mitologiaantica: <do storico è a più riprese colpito dal fatto che tuttiquesti sottoprodotti dell'arte di Gutenberg nacquero già adultie armati di tutto punto, come Minerva dalla testa di Giove>> 7e.

Come suggeriscono questi brani, è difficile affuontare I'av-vento della tipografia senza falsare la prospettiva ricorrendocontemporaneamente a due modelli incompatibili di cambia-mento: uno graduale e evolutivo, l'altto improwiso e rivolu-zionario. Ci sono ragioni convincenti per considerare l'inven-zione di Gutenberg parte di un processo che si dispiegà inmodo continuo; per presentarla (come fanno Febvre e Martin)come un elemento di un <<insieme> più ampio di ffasforma-zioni. Cosi I'invenzione e l'utilizzazione dei caratteri mobilipuô essere considerata un sottoprodotto di sviluppi prece-denti, quali la diffusione dell'istruzione ra i laici, e come unfattore che a sua volta conribui a aprire la strada a sviluppisuccessivi, come la moderna isffuzione di massa. Stampatori eamanuensi copiarono per diversi decenni i prodotti gli uni de-gli altri e riprodussero gli stessi testi per gli stessi mercati du-rante il periodo degli incunaboli. Nella mente degli umanistiitaliani <(non c'era una precisa linea di demarcazione tra il li-bro manoscritto e quello stampato con i catatteri mobilb 80.

Per almeno cinquant'anni dopo il cambiamento, non esistonoprove decisive di mutamento culturale; bisogna aspettare unintero secolo dopo Gutenberg perché comincino ad apparire icontorni di nuove concezioni del mondo.

Sembra plausibile, alla luce di tali considerazioni, preferireun approccio gradualista, evolutivo. Ma ci sono anche ragioniconvincenti per considerare il passaggio dalla scrittura a manoalla stampa un grande <<insieme>> di cambiamenti in sé e perconmâppone da un lato i talenti mobilitati e le funzioni svolteda amanuensi e cartolai, e dall'altro i primi stampatori. Comemostrano vari studi, è necessaria immaginazione storica percolmare il divario tra I'età degli amanuensi e quella dello stam-patore 8r. Ma prima di poterlo colmare è necessario ricono-scerlo, e tale riconoscimento implica a sua volta che si accettila discontinuità. Si puô alloru anche sostenere in modo con-

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46 Inttodazione o una traslorntazione elusiua

vincente I'ipotesi di un periodo degli incunaboli come grandespartiacque storico e I'awento della stampa come inaugura-zione di una nuova era culturale nella storia dell'uomo occi-dentale.

Nella letteratura contemporanea è molto maggiore la rilut-tanza a adottate questo secondo approccio che non il primo s2.

Appena è possibile, le discontinuità sono ignorate, le distin-zioni importantitra i due modi di produzione non sono enun-ciate fino in fondo e le varie implicazioni del passaggio dal-I'uno all'alffo vengono trascurate. Ma al tempo stesso la tesidel gradualismo evolutivo è utlizzata in modo intermittente e

contraddittorio. Anzi, bisogna leggere ra le righe per capirequale modello, se esiste, viene impiegato. Le interpretazionisono espresse in modo indiretto e obliquo. Nelle rare occa-sioni in cui viene posta una domanda pertinente, si ottieneuna risposta incetta.

La strada dal manoscritto alla stampa fu continua e intenotta e mi per-metto di affermare che tutte le grandi scoperte, tutti i cosiddetti nuovi mo-vimenti, nascondono gli stessi elementi contrastanti, continuità e cambia-mento radicale. Questa dicotomia accompagna Umanesimo, Rinascimento,nazionalismo, capitalismo, la Riforma e [...] la scissione dell'atomo [...].Jacob defini giustamente il quindicesimo secolo una <(notevole mescolanzadi vecchio e nuovo...)>.

La sua definizione si adatta anche al libro quatrocentesco. Vecchi ele-menti rimasero immutati, altri si trasformarono, furono sviluppate tecnichenuove e cambiarono gli impieghi dei librisr.

Per molti versi iI modello paradossale di una linea sia con-tinua sia interrotta sembn adattarsi alla natura singolare di ef-fetti prodotti da un nuovo processo volto a riprodurre pro-dotti vecchi. La difficoltà di affuontare i cambiamenti prodottiinizialmente dalla stampa senza infrangere i modelli di se-quenze <dinearil> convenzionali merita certamente qualche al-tra riflessione. Da un lato, è probabile che i problemi partico-lari presentati dal cambiamento restino nascosti se si conside-râno altri sviluppi assortiti quali I'umanesimo, il capitalismo ola scissione dell'atomo. E inoltre desolante sentirsi dire chetutti i movimenti contengono elementi di continuità e muta-mento radicale e che un certo secolo è una mescolanza di vec-chio e nuovo. Sentirsi ricordare verità eterne raramente aiutaad affrontare problemi storici specifici. In definitiva, il brano

non fa che distogliere I'amenzione dalle più ampie implica zionilel problema a favore di una_ gammâ più fimitâta di b..bL-i.Il lettore comune si tira indiéro . ri fr avanti it Ëibti;iil;;I'impatto della srampa sul libro quamrocentesco anziché sullasocietà europea è discusso nei paragrafi che seguono Ia cita-zione. Anche quando affronta questo t.-* pIù ristretto emette in esso la sua eccezionale éompe tenza, i'autore adottaun approccio sufficientemente ambiguo da lasciare in sospesola questione di.quanro furono improl,'visi o grad".li, rn^jiiorio minori i cambiamenti prodotti -dalLa tipogiafia. ve

.Ambiguità e ince rtezza analoghe carâttéfizzano la più am-biziosa sintesi srorica di ampio ràspiro di Febvre e Marrin. IItitolo stesso del loro libro,-L'Apparition du Liure, sottolineaI'incapacità di -venire alle prese ion i problemi cruciali. Nono-stante che il libro sia in realtà dedicaio alla <<apparition du li-vre imprimé> (come ci dice Marcel Thomas alla prim a pagina),il riferimenro alla stampa è omesso dal titolo. Ifl.tto.â fg;^;;è lasciato nell'ignoranzaper quanto riguarda il momento in cuiebbe realmente luogo I'avvenio del liËro. II più informato str-dioso non puô non chiedersi perché non ri sia chia*À.ni.presentato come argomento in esame I'awento della stampa,anzichê I'avvento del libro. Per cosï dire, il tema di ,rn'im-portante metamorfosi culturale è soffocato dall'approccio indi-retto degli aurori. La prefazione di Lucien FebvËsottolinea ilpiù ampio insieme di rasformazioni al cui interno andrebbeconsiderata l'invenzione di Gutenberg e presenta inoltre ilpassaggio alla-srampa come un semplicJprolàgo di successive emaggiori ffasformazioni. Il primo èapitolo è àedicato al prece-dente awento della carta è a individuare un modeilo à.roir-tivo. Descrive I'espansione_ graduale sia della produzione dimanoscitti sia di un pubblico cosmopolita di lettori laici.Dopo di che si rirrova il medesimo modello, le divisioni ramanoscritti e incunaboli restano indistinte e si sottoli nea lamancanza di cambiamenti imporranti nelle tecniche di produ-zione del libro nei tre secoli ieguenti 84. Ci viene detto ancheche i nuovi torchi, riproducend-o in modo più effici."r. ,nii-quati libri scritti a mano, non fecero onuilâ per affrettarc lia-dozione di nuove teorie o conoscenze)> rnr, àl contrario, con-ribuirono all'inerzia culturale 8i. Turtavia, in alcuni prssi I'in-dustria tipografica si <<modernizza molto rapidam.ni.o; Éoti.-ghe <medievalb si trasformano in <<aziendË modern.o'già n.t

I^a ripo lxzione insuueûitt 47

Page 16: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

48

decennio 1480; si produce un <<bouleversementr> dell'Europa

ir,rrri , grazie ullt produzione immensamente accresciuta di li-bri nel ieriodo dégli incunaboli; I'interesse degli stampatori

cinqueceïteschi ad atftarre il maggior numero di compratori

àei'loro prodotti è definito un passo -verso <la cultura dimassa)>; ttil. regioni luterane a metà del Cinquecento era già

stata cteata.rttt ol.tteratura di massa [...] rivolta a ttJtti e ac-

cessibile a tutti>> 86.

È d.grto di nota il fatto che i passi che accennano a vnamodeniîzazione e a un <<bouleversement> notevolmente ra-

pidi rotto in contrasto con il tenore gingralg del libro. Nella

-irntt in cui tendono a minimizzare le implicazioni disconti-

nue e rivoluzionarie e a sottolineare i temi del gradualismo e

della continuità, Febvre e Martin sembrano conformarsi a

convenzioni storiche profondamente radicate. oQui come sem-

pre - scisse Carl Stephenson in un Pat:9 dedicato alla mac'

itti"r da stampa - lo itorico scopre Che il suo evento epocale

non fu un'iniovazione improvvisa, ma una transizione gra-

àud.o 87. Denys Hay sembia parlare a nome di tutta la profes-

sione storica quando - pur iilevando il carattere eccezionale

dell'awenimento - ammonisce contro un'eccessiva dramma-

tizzazione delle conseguenze:

Alcune invenzioni [...] hanno impiegato secoli per essere universal-

mente adottate e molte altre hanno impiegato generazioni' La -stampa fu

un'eccezione. Si diffuse a velocità prodigiôsa da Magonzl t .nel. decennio

i+lO og"i Stato importante ^veva

un imfortante cenffo di pubblicazione e

alcuni ne avevano diversi [...].""î^ô;;;tili;;;;;;;; ia rapidità della lasformazione' È fi" 6oppo

facile .rug.t"ttt. le conseguenze [..'] 88.

Data la tendenza dei profani a trascurare lo sviluppo.dçlttproduzione di manoscritti, a sottovalutare l'ampiezza delT'alf.a-

Lrtir"^rione laica prima della stampa -e a soprawalutarne la

r"piaita' di diffusione dopo, è probâbilmente necessario dare

qualche awertimento. M" t. forse è necessario mettere ingïardia in questo senso alcuni lettori di Hay, non è necessario

7^r, ^ltrrttÀto

per la maggior parte dei suoi colleghi studiosi':E semmar probâbile che sottoitimino anziché sovrastimare icambiamenti prodotti dalla stampa.

In ogni caso il rischio di esagêrare I'impoftanza.del passag-

gio iÀirf^le è già sraro ampiameÀte sottolinèato nell'attuale let-

La riuoluzione inauuertita 49

teratuta specializzata. È il .it.hio opposto - quello di im-porre un modello evolutivo a una situazione rivoluzionaia -che dovrebbe ora destare maggiori timori. Per spiegare specifi-camente questo punto, consentitemi di rifarmi a un articolodel 1975 apparso su una rivista di biblioteconomiase. L'autoredichiara di riaffermare una tesi evolutiva e di rifiutare alcunedelle posizioni da me presentate nelle bozze preliminari diquesto libro. Comincia ammonendo conro la tentazione diproiettare <<sul Quatmocento e il Rinascimento I'influenza chela stampa ebbe chiaramente al tempo della Riformu. Prose-gue discutendo le attività di un amanuense di Bruges divenutostampatore, che sembra aver usato il proprio torchio più omeno come la penna al fine di produrre i libri desiderati daisuoi nobili patroni borgognoni.

In nessun caso le edizioni stampate da Mansion superarono numerica-mente le copie manoscritte del medesimo libro [...]. Cosl com'esisteva a

Bruges, la stampa non dava garanzie di un pubblico più vasto. Le edizionipiù numerose di Mansion e dei suoi successori erano appena uguali alla nor-male distribuzione di manoscritti contemporanei. L'edizione stampata abi-tuale di Mansion era di quattro o cinque copie, un numero modesto a para-gone con le edizioni manoscritte che ne contavano venti o più e0.

Avendo dimostrato con propria soddisfazione che la pro-duzione di Colard Mansion lo stampatate, non era significati-vamente diversa in termini di quantità o qualità da quella diColard Mansion I'amanuense, I'autore sembra pensare di averdimostrato una tesi evolutiva. Ma il solo fatto che un certostampatore, al servizio di patroni nobili di Bruges, non sapesse

sfruttare le capacità di riproduzione del nuovo torchio, non è

una ragione per presumere che tali capacità fossero inutilizzatealtrove in Europa. Prescindiamo dai dubbi sulla validità di pa-ragonate le <edizioni>> manoscritte con quelle stampate o didefinire un'edizione <<abituale>> o una distribuzione <<normale>>,

e prendiamo al valore nominale i calcoli che ci vengono pre-sentati. Quattro o cinque copie sono effettivamente un nu-mero <<modesto>>, non solo se parugonato con le copie multiplefatte dei manoscritti ma anche, e questo è molto più impor-tante, se paragonate con i calcoli sul numero di copie prodottedai torchi prima della Riformael. <<Cosï com'esisteva a Bru-ges> la stâmpa puô <<non aver dato gannzie di un pubblico piùvasto>, ma Bruges rispetto ad altre città nello stesso periodo,

Innoduzione a ana traslormazione elusiua

Page 17: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

50 Intrduzione a una traslorntazione elasioa La ritto luzione inauaertita

delle prove disponibili. Inoltre, gonfiare il casoMansion, ignorando invece quello celebre del suo collegatempo, \William Caxton, sembra un calcolo perverso persare la prospettiva storica.

Come suggerisce questo esempio, non è necessariamenteprudente, frâ anzi puô essere avventato, insistere sul cambia-mento graduale e evolutivo quando si analizza il, passaggiodalla scrittura a mano alla stampa. Pochi studi sono cosiespliciti nel rifiuto del modello rivoluzionario come l'articolotesté discusso, ma tutti paiono riluttanti a impiegarlo. Affron-tando il nostro tema, l'errore degli studiosi sarà più probabil-mente. quello di sottovalutare il cambiamento anziché di so-prawalutarlo. Nella maggior parte dei casi, come suggerisconole osservazioni precedenti, ricadono in una tattica evasiva egiocano sul sicuro non affrontando affatto I'argomento.

Ma anche in questo caso giocare sul sicuro non è in realtàuna soluzione sicura, giacché cosï occupano il campo i giu-dizi non competenti. Dove gli storici sono propensi a esseretroppo prudenti, altti sono incoraggiati a farsi roppo audaci.L'elusività degli studiosi migliori fa cadere il tema in mani piùincaute. La <<rivoluzione dei rnedia> del Quattrocento interessaanche coloro che coltivano vari campi d'avanguardia (teoriadelle comunicazioni, analisi dei nedia e simili) e che analiz-zano la scena odierna senza prestare molta attenzione al pas-sato et. Ma quasi certamente studiosi non storici di questo ge-nere andranno fuori strada se cercheranno di procedere da soliattraverso cinque secoli di cambiamenti a fasi irregolari. Nonè sorprendente che possano diventare impazienti per I'assenzadi direttrici chiare e decidano di cercare delle scorciatoie perproprio conto.

Nella Galassia Gutenberg, Marshall Mcluhan fornisce unbuon esempio di questo tipo. L'autore ha risolto le sue diffi-coltà con il semplice (sia pure inelegante) stratagemma di farecompletamente a meno di una sequenza cronologica e del con-testo storico. Lungi dal sembrare preoccupato di mantenereproporzione e prospettiva, mette bruscamente da parte tuttequeste preoccupazioni perché obsolete. Sviluppi manifestatisinel corso di cinquecento anni, che interessarono regioni di-verse e penerarono a più riprese in diversi strati sociali, sonomescolati a caso e ftattati come un unico avvenimento - definito, forse in modo appropriato, come un <<happening>>.

non era un centro di stampa alffettanto importante. Come lo

stesso Colard Mansion , aizî, Bruges emerge nella storia della

stampa principalmente grazie ai legami con \Tilliam Caxtone2.

Brugès 'tro

tUto .rn ..ittto di prôduzione di manoscitti diluss6. La sua relativa scarsa importanza come centro continen-tale di produzione del libro dopo I'awento della stampa è 4.-gna di nota. L'istallazione di tôrchi in diverse regioni-non la-

i.it' inalterati i modelli di commercio del libro. Prima del

1500 erano apparsi nuovi centri di produzione e scambio.

Alla luce di tali considerazioni, sembra azzardato conclu-

dere che la stampa precedente la riforma abbia lasciato vir-tualmente immutân la produzione europea di libri.

Nella prima parte del Cinquecento, il numero di grandi edizioni stam-

pate riprùotte é distribuite dâlla macchlna d-1 stampa superô chiaramente

[. porrilitità dello sciptoram. Accrescendo radicalmente il numero di libri e

ridlcendone il costo, it tt"-p" ebbe un grande impatto sociale, economico

e intellettuale sulla civiltà europea al tempo della Riforma. Tuttavia nes-

suno dei fattori che resero impôrtante la stampa nel Cinquecento esisteva

"l t.-po di Colard Mansion, q.rando la stâmpâ era un'aggiunta allo scripto'

rium { non una sua rivale [.'.]el.

Secondo un autore recente, Mansion fu rovinato dalle

spese necessarie per la sua edizione a-stampa riccamente illu-,irrtr di Ovidio, tanto che dovette fuggire da Bruges e dai

suoi creditori nel L484 e <(non se ne senti più parlare>> ea.

Questo suggerisce che Mansion non seppe adattarc il suo la-,ràro alle nôve esigenze poste àalla stampa e çh9 la sua predi-

lezione per piccole-edizioni di lusso non era facilmente conci-

liabile .ôtt ,rttt gestione di successo del primo torchio. L'ideache la srampa fàsse un'aggiunta e non una rivale della goPiu-

tura a .rno dei libri, qnlÀdi, non è suffragata neppure dall'u-nico caso atipico offertoci. La carciera di Mansion, P€f quanto

atipica, puô tuttavia servire a ricordare che I'invenzione diG"t."furg in sé è insufficiente a spiegare la rivoluzione delle

comunicaîioni avvenuta nel Quatffocento. La sua produzione

insolitamente ridotta indica la necessità di prendere in consi-

derazione la miriade di fattori diversi che incoraggiarono o

scoraggiarono la diffusione e il pieno utilizzo -delle nuove mac-

chine]"Ma dire che <<nessuno àei fattorb> che fesero impor-

tante la stampa <<esisteva al tempo di Colard Mansion> signi-

fica emettere una sentenza finalè che sembra svanire alla luce

Page 18: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

52La iuolazione inaaoertita 53Introduzione a una traslormazione elusioa

Secondo alcuni critici e secondo lo stesso autore, la mesco-Ianza di dati e la mancanza di una successione ordinata sonovolute. La Galassia Gutenburg, ci viene detto nel <Times Lite-rary Supplement>>, è un <anti-libro>>. L'autore ha inteso sov-vertire <<modi tadizionali di ragionamento filosofico-storico>> econvincere i lettori <<che ai libri - una progressione lineare diunità fonetiche riprodotte con camtteri mobili - non si devepiù credere>> e6. Sembra improbabile che i lettori del <TimesLitenty Supplement)> (o della Galassia Gutenberg, se è perquesto) abbiano un grande bisogno di essere convinti di que-sto. Pochi ra loro hanno mai riposto molta fiducia nei libri insé; la maggioranzaha imparato âd accostarsi a tutte le pubbli-cazioni con cautela e tende a essere incredula quanda si trovadi fronte ragionamenti (in qualunque formato) che non sianosolidamente suffr agati.

La presentazione <<non-lineare>> di Mcluhan in ogni casonon ha ispirato fiducia nei suoi ragionamenti. Il modo in cuigiustifica il suo modo di trattare I'argomento non fa che accre-scere il senso di diffidenza del lettore. Oltre a vecchi mosaicie nuovi mezzi, invoca le <<teorie dei campil> della fisica mo-derna. La sua pteparuzione specialistica, non nella'teoria elet-tromagnetica ma in letteraturâ e filosofia, il suo attento studionon di Einstein ma di James Joyce, mi sembrano più perti-nenti. Conoscere bene la moderna critica letteraria significaessefe prevenuti contro la narcazione cronologica, a prescin-dere da altre tendenze d'avanguatdia. L'indifferenza alla se-

quenza temporale mondana inolre ha illustri precedenti reli-giosi. Puô accadere che la teologia cattolica abbia maggiore in-fluenza della fisica del Novecento sui recenti tentativi di com-prendere i mass mediaeT. Fatto piuttosto paradossale, la Galns-sia Gutenberg deve qualcosa anche al lavoro della più influentescuola storica dei nosri tempi. Non solo la critica generaledella storia n*fativa tradizionale operata dalla scuola delleAnnales, ma anche la tesi particolare di Lucien Febvre sul pas-saggio dall'<<età dell'orecchio>> all'<<età dell'occhio>> entra nel-l'interpretazione di Mcluhan e8. Quando gh Annalistes rifiu-tano una forma naffativa convenzionale o Febvre cerca di ri-cosruire I'esperienza psicologica di generazioni precedenti,perô, ciô avviene per arricchire e approfondire la compren-sione della storia. Quale che possa essere il suo proposito, gue-sto non è di certo lo scopo di Mcluhan.

se effettivamenre si è proposto di sowertire modi radi-zionali di ragionamento stôricà, ha scelto un argomento ina-d.?tto. Quasi qualunqye alrro rema fornirebb.

";1;rrôû;;;-s,liop.del passaggio àalla scrimura a mano alla sramprll,. in-dagini storiche dimenticano rumora di includere quesro pas-saggio. Devono essere ampliate anziché screditate. In reàltànon è esatto dire che Mcluhan ha tolto i dati dal conresto,giacché un contesto adeguato non è ancora stato offerto.Cgme ho già osservato, penso che I'aurore abbia eluso it diffi-cile compito di organizzàre in modo coerente il suo -.t.rirË.La sua insistenza sul fatto che la coerenza è anch'essa fuorimoda mi sembra non convincente. La Galassia èut*uurgsyglge tuttavia un'utile funzione, indicando un gran numerodi importanti problemi che chiedono un'analisi stàrica e finoranon ne hanno ricevuta quasi nessuna.

fory.. gli storici sono troppo spesso preventivamente sco-taggiati dai ripetuti richiami alla giandiosità del compito:

L'effetto cumulativo della rivoluzione_ continua prodotto in ogniajpgfo del pensiero e dell'attività umani dall'invenzione assoc iata alla cfr.tàdi Magonza è troppo enorme per essere mai descriuiuit.

" fonào. l";;;

conseguenze per la religione, la politica e l'industria sono assol.rt"..nl.troppo vaste per €ssere valutate dagli storici e bibliografi esistenti o da qua-Iunque gruppo di studiosi prevedibile artualmente eel

La prospettiva di affrontare un tema <<assolutamenteffoppo vasto>> p€r essere valutato da qualunque gruppo pre-senre o fururo finirà per scoraggiare anih. I'inïiviâuà pi,i'r,r-dace- se è rroppo vasro p.r .rùre affrontato da og"i ii"goÉstudioso, tuttavia,i parlm.nti anche troppo vasto per essere

:.1":o da ogni-singolo itudioso. Dare le suË àimensioii q".rri it-limitate, I'effetto cumulativo della <<rivoluzione continuo èdestinato a pesare in un modo o nell'altro su tutti i .rmpi diindagine, anche su quelli estremamente specialistici. D;;d;gli specialisti, .lccurâti e prudenti nel làro lavoro, d.uonoprima o poi affrontarlo. Bisogna farc i conti .on i. conse-guenze prodotte da una trasformazione cruciale, che le ricono-sciamo o no. In un modo o nell'altro, enfferanno nei nosffi re-soconti e possono essere afftontate meglio quando non pas-sano inosservate. Sono già stati .spressi sufiicienti ammàni-menti. Gli storici non hanno grandè necessità di essere messiancora in guardia sulle difficoltà di seguire il consiglio di

Page 19: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

S4lntrodazioneaunatras|ortnazioneelasiua

Bacone. Ma è n...rrrrio sottolineare l'impota nza di cercare

;ilË;;Lli aifficoltà. A.nchg se è possibile che non giunga

mai atermine, questo complto dovrebbe almeno essere comin-

ciato.

Note al caPitolo Primo

andrebbe senz'altro consultato'rEDDE SCITZ AILI(J LUTIDL

I Sono numerosi i periodici dove si puô trovare materiale che interessa il nostro

.ââàl^ Â narra .,,;;;;;;- * irl. d.di."té specificamente a aspetti partic-olarispecl

I St. John, recensione in <The American Journal of Sociology>>' p' 255'

2 Secondo <,rNouvelles du Livre Ancien>, n. I (autunno 1974) (bollettino trien-

,r"r. pïÈÈtiâ" iair"îiit"r-a. n..n.rch. .t d'Hiitoire des Textes)' quasi un mi-

',Ïil;]j'*ififf r;iÏ::ll*'ti:**rl*'"'$T,:r:"ilrËbl',ëiïiîH:'XiI972 (cheesclude *;îËË6fT.-i".iaegfi Stati'Unitie quelle di diversi paesi eu-

ropei) ci ,ono .ir."'';d. ï;;"i;' ;a:Ëiu. Ct'..t List' of Bibliographical'Sîtfrîi"rinfor,'prÈËfi."â""|*""ffi di .i"qu"

"nni dalla Bibliographical Societv,of

the University of Viffii",-Ë-p^tli.ol"rmenie utlle per stare al passo con la produ-

zione recent.. l,'*nr.f,ii'?lr'éil'Ài".h;;..fi B;.h.,"ir.n,o, uscitô per la prima volta

nel 1956 con il patro.i"i-à.ilu Germania occidentale, copre un'area geografica e te-

marica più ampia, tirp.;;";f;ecchio oAr.hiu ftir Geschichte des Deutschen Buch-

handels> e, insieme ;5;'i; i;. il; ,iui.t. pubblicate dal 1970 da Olanda e Fran-

cia, permerr. ai r"ggiàrl'ii".*àiLif. u"ri.ia âiattività di ricerca intraorese nella se-

conda metà di q,r.rrJ'i..o1".-ô;;. f..ntîf,iu']"ïQ"".,..nao.: A Quarterlv Journal

from the Low Countries-ô-evoted to tut^n,rr.iiptt uù Printed Books> (Amsterdam)'

successore di <Het ilï;lf"n.ut. Françaisè d'Histoire du Livre>> (Bordeaux)' pa-

rrocinara dalla Sociéti e*iùitia;Ulttgln 4i ii1,/e' sottolineano le più ampie implica-

zioni culturali della ,r.ri" à.i-iiuro. un'util. Uibliogt^fi" selettiva é in- B.rry e Poole,

Annats ol printing, p;:';it?2t4;; à; ril..,rr. è là'cautela di Gaskell' A Neu Intro'

duction to Bibliograpiy:;:.1;ï. p* "";i"rt.à"rion.

di base all'argomento' Gaskell

La riuolazione inaouertita 55

Come sintesi, il lavoro di Febvre e Martin è ancora insuperato e, diversamente dallealtre rassegne, contiene un'ampia bibliografia classificata. Una traduzione inglese diDavid Gerard, Tbe Coming ol tbe Book, London, 1976, tralascia purtroppo la biblio-grafia, che ha oggi bisogno di aggiornamento. Steinberg, Fiue Hundred Y-ears, .coprein meno pagine un periodo più lungo mâ manca della ricchezza e profondità che ca-ratterizzano il lavoro francese. Il libro di Steinberg è particolarmente povero perquanto riguarda i secoli più recenti, ma per il primo secolo dopo Gutenberg forniscedati che non si trovano in altri studi, nonostante trattino lo stesso tema.

u H^y, Literature: Tbe Printed Book, pp. 359486. Cft. int'ra, nota 64.7 Steinberg, Fiue Handred Years, p. 11.8 lfirsch, Printing Selling, p. 2.e La ffattazione casuale dell'argomento da parte della maggior parte degli storici

è stata spesso lamentata da studiosi di biblioteconomia, senza perà grandi risultati.Si vedano ad esempio le osservazioni di Uhlendofi, The Inuention and Spread ol Print-ing, p. I79.

10 Curtius, European Literature, p. 238.11 Cfr. le osservazioni di Curtius sull'amanuense diligente, appassionato, assiduo

(p. )28) con <<il manoscritto sciatto, trasandato, inelegante, scritto in fretta e senzacura> di lvins, cosi com'è riportato da Bûhler, The Filteenth Century Book, p. 87.Curtius a{f.erma che <<ogni libro prodotto a mano> era <(una conquista personale>>, tra-scurando tutte le prove che dimostrano che la copiatura pezzo a pezzo era comune

- almeno dal nono secolo. Vedasi Destrez, La Pecia, pp. 2I e 44. Butler, Origin clPrinting, p. 11, sottolinea che i begli esemplari conservati nelle sale del tesoro dellebiblioteche offrono dei manoscritti un'impressione fuorviante.

12 Curtius, European Literatare, p. 16.1l McMurtrie, The Book, p. l)6.la Steinberg , Fiue Hundred Years, p. 11.1t Berelson e Janovitz,' Reader in Public Opinion, contiene diversi articoli di ri-

lievo.16 Per uno stimolante uso immaginoso della distinzione tra cultura orale e scritta

per illuminare fasi diverse del pensiero greco, si veda Havelock, Prelace to Plato. Lastessa distinzione è discussa dal punto di vista degli antropologi da Goody e Sflatt,The Consequences ol Literacy, pp. )04-345. Si veda anche, per discussioni e riferi-menti su questo tema, la raccolta di saggi, a cura di Goody, Literacy in TraditionalSocieties. Nonostante un riferimento casuale al libro di Mcluhan e Ong nell'introdu-zione di Goody, la differenza tra cultura degli amanuensi e cultura della stampatende a essere oscuratâ da ragionamenti che contrappongono la scrittura alfabetica a

quella ideografica e la rasmissione orale a quella scritta, ma non scrittura a mano e

stampa. Per un saggio precedente, ora un po' trascurato, che confronta trasmissioneorale e scritta, v. Gandz, Tbe Daun ol Literature. Come ho rilevato nella prefazione,il recente interesse per gli studi africani ha stimolato unâ letteratura nuovâ, ampia e

in rapido sviluppo su tale questione. Si veda la bibliografia fornita da Vansina.17 Per I'elaborazione di questo punto, si veda il mio saggio Clio and Chronos.t8 Ho ritenuto utile I'espressione <,cultura degli amanuensi>> come modo steno-

grafico di definire attività quali produrre e riprodurre libri, trasmettere messaggi, ri-ferire notizie e raccogliere dati dopo I'invenzione della scrittura e prirna di quella deicaratteri mobili. Padre Ong contrappone pû correttamente <(chirografico> a <(tipogra-fico>>, ma cià sembra un po' roppo oscuro per i miei scopi. Come rilevato nella pre-fazione, il termine <,cultura della stampa> è usato solo in riferimento agli sviluppidopo Gutenberg in Occidente. Bisogna lasciare ad akri lo studio di come la stampainfluenzô I'Asia prima di Gutenberg.

19 La necessità di distinguere tra il manoscritto precedente a Gutenberg é quellosuccessivo è stata riconosciuta da specialisti di storia del libro. Per una discussione

t:t

1,'

|f,

,l

;i;;;'tt;i"ti,z te ^ppûentemente

estranee al tema'

4 Hirsch, printing Setting. A mio. parere, lo studio.delle.scoperte riccamente det-

,"nfi"Ëiiq";;; iiÈi""*rà'Ëitt piofi.io p.t lo specialista che per il lettore comune'

per una seconda .airionË aâi tôZ+, l'ruàr. h"àggi"nto un'introd*i"::_l:!l:t:-il;;h; h*iato immutato il testo. Quest'ultimo ha prov_ocato una recenslone crl-

tica, forse i.rgiurt".";Ë d";;, i; <TÈe Times Literary Supplementr>, 21 settem-

bre 1967, P. 848.t Febvre e Martin, L',Apparition (Febvre mor) prima,che il lavoro f"::t ::Ï.

ârgomento. A.parte numerose rlvlste

ii3iiliii;i'd#;;;;iï;;d"sl;1"ilh'lr,f il1?'*1T1.T11T1':'19:::.(come <(rrrç rJrur4ry" '"-]"^*T^î Ëi.;-:;-

- nanisme et Renais-il-d; ilrntro,'nUtLÀ Law fr'éview>, <Bibliothèiue d'Hur

sance>, <<Archiv fût #;;;i.ttg.t.fti.ltr.,r, ulriro, uS'hakespeare Studies> e in altre

,,*;' i'il:: ; "'iiïài ;,;itffi il;p;; ;ile i. yart i n)' . il'ï"'::iy-: :ry31".11 jl

iilïirï,":h:"p:;;:;i;;i;;;;éi;;i;i;-i2xvir'.'1nt'u*:"_ j*t^l':'lii'-:f,tj::Ïi.iÏ'3r;ffi ïri: ;i;Ë''i/. r*i,i,.i" i'oT,"', t*t::i'1,:::"*iïl"l,n'3, iïii;f, li r iZii'il" 1 |il) "È î .iLiii,ï'rril- *i'uigrt':: i!: :**{'-*:,* :Yi::ffi ;;;'i*

"^ ii; ;" Ë. M ;; ;t'Ài' ull" situa-zio ne rîT^' îî,1**t::::",::ff fl

l;iil:in.i'il",àil;ï.*e"rîà" "î;';;il;h; l"f'. ,",," I'Europa per *e secoli'

Page 20: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

56 Introduzione a una traslormazione elusiua

generale della <archeologia> del manoscritto, Josserand, Les Bibliotbèques. Uno stu-dioso ha suggerito di riservare jl termine <<codicologia> allo studio del manoscrittoprima della sûampâ e di usare il termine <<manoscrittologia> per lo studio dei mano-scritti dopo Gutenberg. Si veda un importante articolo di Gruijs, Codicology or Archeologlt ol the Book?, in cui sono citate osservazioni sul tema di Nû. Hellingâ a unCongresso olandese di filologia nel 1952 (p. 107, nota 4). La disattenzione di moltimoderni utenti del libro riguardo alla natura dei manoscritti maneggiati dagli stu-diosi prima della stampa è mostrata da Goldschmidt, MedieualTexts, p.9,

20 Una notevole ricostruzione immaginosa della mentalità europea prima dellastampa è data da Febvre, Le problème, particolarmente nelle sezioni dedicate allamacchina da stampa e alla diceria (pp. 418-487). Un altro esempio di sensibilità allecondizioni della cultura degli amanuensi è Smalley, Englisb Frian, pp. 9-10. Unosforzo pionieristico di definire come la letteratura medievale fu formata dalle proce-

dure degli amanuensi è Chaytor, Fron Script to Print.21 Non ho citato çentri musulmani o bizantini semplicemente perché sono oll lî

nits per questo libro. È un truismo dire che per buona parte del millennio medievalela cultura degli amanuensi fiori con maggior f.orza in alcuni cenrri esterni alla cri-stianità latina che al suo interno.

22 Sebbene molto vecchio, I'articolo di Root, Publication blore Pintiag, costitui-sce ancora la migliore introduzione all'argomento. Si veda anche Bennett, Tbe Pro-duction and Disseruination ol Vernacuhr Manuscripts.

2' Quanto le attività dei primi veri stampatori differissero da quelle immaginatedai bibliografi è descritto vivacemente da McKenzie, Printen ol tbe Mind. ControI'attribuzione della standardizzazione moderna alle prime edizioni mette in guardiaBlack, The Printed Bible. Si veda anche la discussione int'ra, capitolo secondo, para-grafo 2.

24 Qui, come altrove, le opinioni variano. Per riferimenti a una <edizione> diuna Bibbia parigina del Duecento si veda Branner, Manuscript Makerc e Tbe Soissons

Bible Paintshop.25 C[r. il riferimento alla ricerca di Albinia de la Mare su Vespasiano da Bisticci,

infra, nota 28.26 Per un utile monito contro la nozione

laissê, Le Manuscrit Autographe, vol. I, p. 50.

27 Per una descrizione concisa della <rivoluzione del libro> del dodicesimo secolosi veda Humphreys , Tbe Book Prouisiorts, p. 13. Il sistema dei pecia usato dai cartohiuniversitari di Oxford, Parigi, Bologna, che davano in appalto brani di un dato ma-noscritto da copiare e dovevano periodicamente far controllare i loro manoscritti su

un esemplare da funzionari dell'università, è descritto in modo esauriente da De-strez.

28 Cf.. l'aff.ermazione câtegorica di Febvre e Martin, L'Apparition, pp. 18-19, su

<véritables ateliers de copistesr> con I'acuta critica di Delaissé che mette in discus-sione I'esistenza di simili <laboratori> nella recensione su <<Art Bulletio del libro diMillard Meiss. La dispersione delle numerose persone responsabili della produzionedi bibbie manoscritte in Francia nel Duecento è descritta anche da Branner, Manu-script Makers; The Soissons Bible Paintshop. La vecchia idea che Vespasiano da Bi-sticci (il più famoso libraio fiorentino del Quattrocento) avesse un vero scriptoriamadiacente alla sua bottega non è comprovata dalla ricca ricerca di de la Marc, Vespa-

siano, e Messer Piero Strozzi, A Florentine Scribe. L'autrice afferma che Vespasianodava in appalto manoscritti da copiare a notai come Stroz:i, che facevano il lavoronel tempo libero. Non ci sono documenti che provino che abbia mai impiegato rego-larmente un gruppo di copisti per qualche lavoro. Per altri commenti su Vespasiano e

sulle scoperte di de la Mare, v. infra, capitolo secondo, note 6, 13,14. D'altro canto,non ho trovâto nessuno che metta in dubbio lo <<scriptoriurzz secolare,> nella Londradel primo Trecento, scoperto da Loomis, Tbe Aacbinleck. Manuscript, ola <,casa edi-

trice> di John Shirley, cos) com'è rilevata da Raymond Irwin nell'introduzione aThe Englisb Librury before 1700, p.5. Della spesso citata <fabbrica di libri>> gestita daDiebold Lauber a Hagenau (Aliazia) e di aitri simili sciptoia laici a Strisburgo eStoccarda parla Lehmann-Haupt, The Heritage ol the Màxuscript, e petet Schoiffer,pp.64-65. Per una discussione e riferimenti che offrono una concezione convenzio-nale (ora obsoleta), si veda Harrington, Tbe Production and Distribution of Books: ilcap. V è dedicato agli <scriptoria commerciali pubblici> dal dodicesimo ai quindice-simo secolo. La prova che le sfanze dei collegi di Parigi erano usâte comeiuiptoriaanche nel tardo Medioevo è fornita da rù(/illard, The Màxusuipts of lean Petit's iustili-cation. Al fine di una rapida copiaturâ simultanea, i vantaggi di radunare molti copi-sti a cui dettare in una sola sala.sembrano tanto ovvi chJé difficile immaginare Lnabbandono completo dello suiptoriun in qualche momenro durante i secoli Ii produ-zione manuale dei libri.

.2' Anche se gli studioli più autorevoli spesso pensano che i pecia svolgesserorealmente il compito che gli stâtuti universitari assègnanano loro - che cio-è arre-stassero la corruzione dei testi e incoraggiassero la prôduzione di testi uniformi (cfr.ad esempio Febvre e Marrin, L'Appaition, pp. 10-i1; Hirsch, Printing seiling, p. xi)

- un'attenta lettura di Destrez, La Pecia, rivela che spesso era vero il contiario (siveda la discussione dei pecia colrapta o lalsa alle pp. lO-lt; e anche altri brani alle

Pp. 15, 40-41). Le numerose categorie di manoscritti non soggetti a tale sistema, seb-bene accuratamente rilevate da Destrez (pp. 20, 43), vengàào spesso ignorate dallestorie più generali.

l0- Destrez, o-. 25, osserva che il sistema deipecia declinô, per motivi non chiari,quando la carta divenne d'uso comune. La sua esistenza relativàmente breve è sotto-lineata * 4"8", L'Einsegnentent, p. 238. A Oxford secondo Pollard, The ïJniuersity

i:lr!., Book rrad.e, troviamo quesro sistema dal decennio L2)0 fino a metà del rré-

]r Klaus Arnold, introduzione a Johannes Trithemiu s, In Praise ol Scritbes - DeLaude Scriptontm, p. 14.

12 Southern, Vestem Society, p. 350.Jl Gerson, De Laade.la Trithemius, Praise ol Stibes, â cura di Arnold, cap. VII, p. 6t.Versioni di

guesjo consiglio sono citate da altri aurori: Clapp, The Story ol Permanent DurableBook Paper, vol. II, p. 108; Biihler, Filteenth ceniury, p. 35;-Fussner, Tbe Historicallan_lation, p. 8 (che cira un brano relativo da Ivy, Bibtiography ol the ManuscriptBook).

l5 La dipendenza di Trithemius da Gerson per altre sezioni è rilevata da Arnold\p. 20 della sua introduzione. Febvre e Martin, L'Appaition, p. )!, osservano cheGerson consigliava la pergamena durevole anziché la cafta depèribile (vista la data,naturalmente non si dice nulla del torchio rispetto alla penna). Un'epistola di S. Gi-rolamo del quarto secolo descrive i danni f.atti ai volumi di papiro (carta) nellagrande biblioteca di Panfilo a Cesarea e come furono sostituiti àa altri più duraturidi pergamena. Anche nel Talnud ci sono ingiunzioni a scrivere su peilé anziché sucarta (si veda Kenyon, Books and Readen, pp. 44-45 e 115).

t6 Sui contatti di Trithemius con gli stampatori di Basilea e con i circoli umani-stici tedeschi e sui suoi importanti ruoli di bibliografo, cronista, crittografo e negro-mante, si veda infra, pp. 1-1-0-172.

- 17 {rnold, introduzione, p. 15, osserva che Trithemius sorvegliava da vicino illavoro di Peter von Friedberg a Magonza e che tredici delle venticinque edizioni pro-dotte da questo stampatore nel decennio 1490-1500 erano libri di TritheÂius(1494-98); altre sei erano di amici dell'abate.

'8 La collaborazione tra il monaco certosino \Werner Rolevinck e Io stampatoredi Colonia Arnold Therhoernen nel decennio 1470 è discussa dal primo nella prefa-zione al suo Senno de Prcsentscione Beate Virginis Maie (Colonia, f470), e è ora stu-

I^a rioolazione iraoaertitz 57

Page 21: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

58 Introduzione a ana trasfortnazione elusiua

diata da Richard B. Marks. Marks fa seguire alla recente monografia The MediexalManuscript Library una serie di articoli sulle ultime versioni manoscritte e le prime a

stampa prodotte dai certosini di Colonia, e mi ha gentilmente fornito copie antici-pate dei suoi articoli - su cui mi sono basata. Per altri riferimenti al tema di <predi-care con le proprie mani>> (tema che risale almeno a Cassiodoro) v. int'ra, pp.366)67e 419.

le Secondo Hirsch, Printing, Selling, p. 54, nel decennio 1470 furono installatesu territorio tedesco almeno sette stamperie monastiche. Kristeller, Tbe Contributionof Religious Orders to Thought and Leaming, p. 99, nota 11, riferisce di prime stampe-rie monastiche in Italia e Inghilterra (in particolare si parla del Convento di San Ja-copo di Ripoli come di una delle principali prime stamperie a Firenze). Febvre, AaCoeur Religieilx, p. 3), in nota, rileva I'installazione di stamperie ad opera di monacifrancesi a Chartres. Febvre e Martin, L'Apparition, p. 264, citano diverse abbaziefrancesi in Borgogna. L'adozione della stampa da parte della Confraternita della VitaComune nei Paesi Bassi e I'ampia produzione della stamperia di Deventer, che avevaun'incerta afflliazione con I'ordine di Groote, sono trattâte da Sheppard, Printing atDeuenter. Secondo Post, The Modem Deuotion, pp. 8-10 e 55I-553,I'influenza intel-lettuale dei Confratelli in generale e in particolare il loro coinvolgimento a Deventersono stati esagerati. La transizione da scriptorian a stamperia aZwolle è ben docu-mentata nella Nanatio de lncboatione Domas Clericorum in Zwollis, a cura di M.Schoengen (1908), citata da Southern, Westem Society and the Cburcb, p.349.

40 Per il riferimento all'articolo di Hellinga, infra, capitolo secondo, nota 55; perla discussione degli atteggiamenti di Lutero e la tesi di Weber, infra, capitolo quarto,paragrafo 5.

a1 Mcluhan, Tbe Gutenberg Galaxy. Lo stesso tema è elaborato in UnderstandingMedia: The Extensions ol Man. Per altri commenti su Mcluhan, v. supra, pp.5I-52.

a2 In che misura <<la nostra è una cultura tipografica)> e se di conseguenza ten-diamo a dare troppo per scontate le funzioni svolte dalla stampâ viene spiegato conchiarczza da Butler, Origin ol Printing, pp. 2-4.

4l Come osserva Eisenstein, Clio and Cbronos, p.6),le attuali tendenze esteti-che nichilistiche e caotiche devono ai poteri di conservazione della stâmpa più diquanto spesso non si pensi. A questo proposito si veda anche il capitolo conclusivo diquesto libro.

aa Religio Medici (16$), in Tbe Prose ol Sir Tbomas Browne, par. 24, p. 32. Siveda anche la citazione da Lope de Vega in Preserved Smith, A History ol ModemCalture, vol. II, p. 276. Sebbene Smith suggerisca che fu solo nel Seicento che ilmoltiplicarsi dei libri cominciô a essere avvertito come un'oppressione, Erasmo si eragià lamentato del cumulo di libri nuovi: cft. Festina Lente. The 'Adages' ol Erasmus,pp. 182-183. Tale lamentela derivava probabilmente, almeno in parte, da anticheconvenzioni letterarie degli amanuensi. Sia Petrarca sia Giovenale, dopo tutto, sierano lamentati del numero di scribacchini all'opera al loro tempo.

4t Per la discussione delle opinioni di Mannheim, v. infra, p. 1,63.

46 Sull'autorevole progetto di Condorcet e sul suo impiego da parte di Michelet,v. infra, capitolo terzo, nota 420;la storiografia protestante è discussa inlra, alle pp.)56357 . I Mémoires de Louis Pbilippe, di recente pubblicazione, iniziano definendoI'invenzione della stampa forse <d'awenimento più decisivo nella storia dell'uomo,> ele attribuiscono un ruolo fondamentale nella distribuzione del feudalesimo (vol. I,p.4)'.

47 L'attuale venerazione per mânoscritti e incunaboli come <<cultura da museo>> èin netto contrasto con I'atteggiamento noncurante di epoche precedenti. Il fatto chespesso nel Cinquecento, dopo I'uscita di un'edizione stampata, si disprezzassero imanoscritti <(come vecchi giornali> (cfr. Destrez, La Pecia, p. 18) o che i bibliotecaridi Oxford nel Seicento svendessero il primo lolio di Shakespeare perché superfluodopo I'uscita del terzo (Bûhler, Filteenth Centary Book, p. 10L, nota 44) è talvolta

La riuoluzione inauuertita

preso come indice del cieco disprezzo per i manoscritti nato con Ia stampa; sul puntosi veda ad esempio Allen, The Age ol Erasnus, pp. 159-160. Ma anche prima di Gu-tenberg alcuni umanisti cacciatori di libri mostrarono un singolare scarso interesse a

conservare il manoscritto da cui copiavano un dato testo: Reynolds e \X/ilson, Scribesand Scbolan, p. 116. D'altro canto, come redattore che lavorava per Sweynheim ePannartz, de Bussi si lamentava di collezionisti spilorci che rifiutavano di prestaremanoscritti alla casa in cui lavorava perché <giudicano I'arte della stampa un deprez-z^mento della loro proprietà>: Botfield, Praefationes, pp. vi-vii. Franklin, Conjecturesox Raity, suggerisce che I'usanza <ldella sala dei libri rari>> appare per la prima voltanel Seicento.

a8 Le pubblicazioni della Society of the History of Technology lamentano ilfatto che I'invenzione di Gutenberg viene fatta entrare a forza in inventari ricolmi. Iriferimenti alla stampa non sono frequenti negli articoli, recensioni e bibliografie cu-mulative pubblicate in Tecbnologt and Calture.

49 Sull'elenco di Tortelli si veda Keller, A Renaissance Humanist Composto nel1449 , De Ortbographia ebbe la prima stamp a nel I47 I a Roma (Gallus e Nicholaus) e

a Yenezia. Raggiunse tredici edizioni nel periodo degli incunaboli.t0 Keller, Mathemetical Technologies, pp. 22-8. Un quadro interessante della

ditta di incisori di Anversa che produsserc Noua Reperta è in Bataillon, PhilippeGalle et Arias Montaao. Il ruolo dell'incisore-editore e dello scrittore di intestazioni(Cornilis Kiliaan o A.C. Kilianus Dufflaeus) - entrambi affiliati al circolo di Plantina Anversa - indica un tentâtivo di collaborazione. La serie è troppo spesso atffi-buita al solo Sradanus.

51 Sia Sarton, Six'Wings, pp.248-249, nota 35, sia !(hite, Medieaal Technologlt,p. 135, nota 1, osservano che il frontespizio della serie Noaa Reperta mette stampa,bussola e polvere da sparo in compagnia di staffa, orologio meccanico, scoperta del-I'America, seta, distillazione e di una pretesa cura della sifilide. Quest'elenco sembraalquanto disordinato, ma riduce il numero di voci ereditate da Tortelli, il cui elencoera stato in precedenza allungato non solo dalla stampa ma anche da altre voci mi-nori, quali le calze lunghe e i berretti, in Polydore Vergil, De Inoentoribus Reran(Venezia, 1499).Il frontespizio di Noua Reperta distingue anche in base alle dimen-sioni e alla posizione tra stampa e cannone (grandi e centrali), scoperta dell'Americae bussola magnetica (grandi e affiancati ai punti cenrali) e altri oggetti minori piùpiccoli e sparsi un po' a caso (sono grata a Alice McGinty, la cui Tesi su Stradanus èstata recentemente completata all'università di Boston, per avermi fatto prendere vi-sione dell'intera serie e avermi guidato alla letteratura su tale argomento).

52 Oltre ai già citati articoli di Keller, un utile sfondo all'accostamento allastampa di polvere da sparo e bussola è dato da Wolper, The Rbetoric ol Ganpouder,e da Kinser, Ideas ol Tenporal Cbange.

tl Si veda a{orisma 129, in Nouuru Organun - un passo del quale è citato comeepigrafe del capitolo secondo. Tra altri commenti cinquecenteschi, quelli di Budé eRabelais (1532), Jean Fernel (1542), du Bellay (1,549), Cardano (1551), Jean Bo-din (1556), Frobisher (1.578), Louis Le Roy (1557), Guillaume Postel (1560), contri-buirono a rendere importante Ia stampa al tempo di Bacone. Per un inglese come Ba-cone bisogna aggiungere a questo elenco propagandisti protestanti come John Bale eJohn Foxe.

t4 Quanto le prospettive siano falsate da una recente proliferazione di avveni-menti epocali, invenzioni strategiche, età di crisi e rotture decisive con il passato, èdiscusso nel mio saggio Clio and Chronos, pp. 38J9.

)t l-npez, Hard Times and Inuestmeu in Culture, p. )); Mumford, Tecbnics andCiailization, pp. û4-137; Durand, Tbe Vienna-Klosterxeaberg Map Corpus, p. 282.

t6 Si veda Clapham, Printing.57 Tru gli studi in lingua inglese sulla produzione di libri classici, biblioteche e

commercio di libri, si vedano Kenyon, Booles and Readers; Reichmann, Tbe Book

59

Page 22: EISENSTEIN.la Rivoluzione Inavvertita0

60 Innoduzione a una traslormazione elasiua

Trade at the Tine ol the Roman Enpire; e Pfeiffer, History ol Clzssical Schokrsbip.Inconfronto a questi, non merita consultare Putnâm, Authon and Their Public. Lo stu-dio di Putnam sui Boo,€s and Their Maken medievali, è superato, aneddotico e incoe-rente, mâ contiene alcuni dati utili (sia pure in forma disorganizzata). Reynolds e\ùûilson, Scribes anà Scbolnrs, spiega anzitutto i problemi di Ûasmissione agli <.esor-

dienti nel campo degli studi classici>>, ma serve anche come utilissima introduzioneconcisa alla cultura medievale degli amanuensi. Oltre a McMurtrie, anche due libridi Diringer, The Hand Produced Boole e The llluninated Boole, forniscono un'utile in-troduzione generale. Il tema dell'approvvigionamento di libri nei monasteri medie-vali inglesi è trattâto da Knowles, The Religious Orden in England, vol. II, pp.)tI-351.. Per alcuni esempi del passaggio lineare dal commercio tardo medievale dimanoscritti al commercio dei primi libri stampati, cfr. Lehmann-Haupt, Heritage oltbe Manuscript, e la Tesi di Harrington.

)8 Per una discussione dei mercati piuttosto ampi e della pubblicità pionieristicasviluppata da ditte in espansione nel primo secolo della stampa, si veda Ehrman, TheFilteentb Century. L'uso che è stato fatto dei libri contabili degli stampatori per illu-strare alcuni aspetti del primo capitalismo è esemplificato dagli articoli di Edler deRoover, Cost Accoanting in the 16th Century; Neu Facets on tbe Financing and Market-ingol Early Pinted Books, e di F. Geldner, Das Rechnangsbach des Speyrer... Grossbu-chhàndlen Peter Drach.

,e Zilsel, The Oigins ol Gilbert's Scientilic Method, p. 24.60 Yates, The Art ol Menory, p. )74.6r Ruoli di lui o di lei. Che le figlie e le vedove degli stampatori rilevassero

spesso I'impresa familiare è osservato da Lenkey e altri; si vedano i rif.eimenti inlra,capitolo secondo, nota 136.

62 Per i tentativi di spiegare come il cosiddetto avvento <<esterno> della stampapossa €ssere collegato alla cosiddetta storia <<internar> della scienza si veda la partetena. I problemi relativi alla storiografia sono accennati in vari punti del capitoloterzo e nel saggio Clio and Cbronos, ma per trattatli in modo esauriente ci vorrebbeun altro libro.

6l L'utilità di limitare il termine a un movimento culturale e di distinguere <{mo-

vimenti> da <,.periodi> è spiegata da Gombrich, In Search ol Cultaral History. Ma chiscrive manuali è sordo a tale consiglio; per una discussione del problema si veda ilcapitolo terzo.

6a CosI il capitolo sulla stampa di Denys Hay in The Neut Cambridge ModemHistory appare nel secondo volume: Tbe Reformation, 1.520-59, nonostante che la finedel periodo degli incunaboli appartenga al periodo coperto dal primo volume: TâeRenaissaxce, 1493-1520. Ritengo che il capitolo di Hay invece di essere associato alle<<tendenze intellettualir> nella Riforma dovrebbe precedere e preludere al capitolo diR. lVeiss, Leanting and Education in 'Vestent EilTope, 1490-1520.

6t Il tema del primato cinese nell'invenzione della <<polvere da sparo>> e dellastampa nacque dai rapporti dei missionari del Cinquecento e fu divulgato da uominidi lettere del Rinascimento, come Montaigne. Si veda On Coaches (1588) (rad. diJohn Florio, 1600), citato in Tbe Portable Renaissance Reader, a cura di Ross e

Mclaughlin, p. 157 .I libri del primo Seicento che paragonavano sfavorevolmente lastampa cinese da una matrice incisa ai cantteri mobili di Gutenberg sono descrittida Keller, Matbematical Technologies, p. 24. Per analisi classiche di questo argo-mento, cfr. Carter e Goodrich, The Inoention ol Printing in China, e Fuhrman, TbeInttention ol Printing. Che i caratteri mobili furono sviluppati in un periodo prece-dente a Gutenberg in Asia (dai Coreani) è stato scoperto nel Seicento. La discus-sione oggi si incentra sui vantaggi che presenta una lingua scritta alfabetica, anzichéideografica, per un pieno uso della parola stampata.

66 Braudel, Capitalism, cap. VI, pp. 285 e 100.67 Sarton, The Quest lorTruth, p. 67. Per una discussione della mutata opinione

La riaolazione inaouertita

di Sarton sulllmpatto della stampa, imparro che è minimiizzato nel suo primo libro,v. infra, pp. 573 is.

:Ï;,L"i,,{'yf..11i'ci,.,m,"if "iigîri."e1;;:'a;.;ffi ;"*i,i,iii,:i

. ut gilqote, The.lVorlà ol Humanism,_p. 186. Si veda anche una discussione in-formativa all'inizio .lello studio ai nile, ff'e eïàAiiàriît'Ëïiy U"a"* Europe, pp.1-10' un passo insolit.rr.?l1p."picace."il;;;;;;';;;;r"l;r.senre in Hare, Re-naissance Europe, pp. 188-190.69 Per una discussione ulteriore si veda il capitolo quarto.70 Si vedano le sezioni

;r1i <q1o-gressi dene comunicazioni> in G.N. clark, ïâesvterlte,enllt century, pp. 47-60 ,r6-itt. si ".a"no un.Ë,

"Jr.-r*rrà'*r.,'Lï.:zioni dedicate all'analisi dei regoli c_alcolatori . d"il"g;-r-irrrri'(p. zl1>); all,istruzione(cap. XVIII) e alla lemerarura fi"p. Xil. f'ap.r."i" ?i^ôi^ril'a confluito nell,auro_revole libro di Robert K- Merton s"lla soc.iolàii" a.u" r.i.ri"a à quindi è ancora de-gno di nota nonosranre I'erà. p.r un'"ti.ritr.iir;;;,)."ùro, pp. 529 ss.

. t' P.".9.Ynqo è stato scritto cià, sono usciti molti volumi parrocinati da due dioar-timenti delt'Ecole præiqge de Hautes Ét"a.rlj.-p;Ëti;;;i;;iâ.1î;ïv:$:ril;;i"É:_

J' Martin e dei suoi coil9Àhi e quelle d.il" VI. s..ii". aïn"È.ïiii"r,arou, Francois Fu-ret e colleghi), e quesro fà penùre che Ia storia à;iÈË;;ï;;rpriil;Ë;àà;iffi#-dere tendenze culturali e pï[ti.h.. si;;à; i saggi raccolti in Liare et société au xvnrS.iècle e gli articoli di Dupront, tlore ui Ciitore; Trénard,, L'Histoire de Mentalités Col-Iectiues;.e Mandro', t e Liure: ce Fermint.Mr r.;;J;;;;;.1;;;esri nuovi studi atte_nuano I'impatto della stampa in un moào suggerito d"r.o-À.r=to di D,rp.orrt; <<Livreretarde> (p' s95)' Implicazioni più esplosive éir.rgono d"i-olii-"rticoli pionieristici diRobert Darnton citati nella blbliograiia. P", un" ,àrr.gn" d.ll. i.ti...tura aggiornata al1976 cfu. Birn, Liure et Société alîer tui irào.

72 Quest'affermazione, farta nel 1970, dev_e_oggi accogliere una gradita ecce_zione: Klaits, Printed Propaganda undi roux XIV, contienè infatti una sezione su

6r

dedicata alte cànsesuenze dei ;";i-;;ii;;;i-;if.;;:'iË;ii"":i#iT:i;,:ii::applicando il termiie *iuoirri"n.'àdl.';*"nicazioni>> a fenomenl soecificamentespecificamente

ï:.î1.::*.":T:-li::ïa srampa periodica, Klaitl ro ura ;;;;î ;ilË;t,i'[Jtato di quanro non faccia io.7l North e Paul, An Econonic Theory of the Grcwtb ol tbe'western \vorrd.74 Per un commento sull'ingenuità delle idee cinquecentesche si veda Clapham,Printing,.p' 377 ' che invenzionie.t.op.rt. vengano oggi considerate avvenimenti as-sai problematici è rilevaro, con rif.riÀen1i p.riin.ntiiî.i Àià ,"ggio crio and chro-nos, p. 39, nota 9.75 Steinberg, Fiue Hundred yean, p. 2).76 Ibidem, p. 22.77 lbidem, p. 2j.78 lbiden, p. 29.7e lbidcn, p. û3.80 Hugh H. Davis, recensione in <<Renaissance euarrerry>>, r973, p. 353.Ir ribroitaliano recensiro rivela che si usava p., ."tr"-ui ri ,i.rr" iiJh, ucodice,r.8l Si vedano ad esempio i libri di HJ. chayror, E.p. Goldschmidt e Lucien Feb-vre già citati.82 Questa riluttanza sembra più comune ffa"- vuesra riluttanza sembra più comune ffa gli storici e i docenti universitari che

l9,n T'gli insegnanti di storia délla scuola ,up.rtr.. p.àu"fil..nre ouesti 'ltimi nt-tribuiscono maggiore i-port"nza "U;i"".n"io". ai

questi ultimi at-*ruurrLu'u, ruaggrore rmportanza all'rnvenzione di Gutenberg di quànto i primi ri_tengano giustificato. Un iecente libro di un ex insesnante rli "l,'.rlo crrneri^,- ^1"- :-:zia sottolineando d'iun recente [bro dl un ex inse-gnante di scuola superiore che ini-ipRatto della stampa>, è quelî di Mclean, Hunanism and i,Lean, Hurzanism and tbe

Ii:!!,:y::!_,T:!l;!3ro7d,.c1v.i:i,'l.d;;;;iffi ;ïL:;{:;"::;:;,i"i':::.trici più convenzionali. Si ieda'inl;", ;;;; g;.

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62 Introduzione a una traslontazione elusiua

8r Hirsch, Printing Selling, p. 2.84 Si vedano la prefazione (di L. Febvre), pp. xxiii-xxix; I'introduzione (di M.

Thomas), pp. l-24 e il primo capitolo di Febvre e Martin, L'Apparition Diversa-mente dall'approccio di Steinberg, Martin sottolinea'i mutamenti evolutivi anzichéquelli rivoluzionari nel foimato del libro (p. 10S).

85 Febvre e Martin, L'Apparition, pp. 420-421. Questo passo è citato da moltiautori (ad esempio Mcluhan, Guænbery Galaxy, p. 142 e Mclean, Humanism, p.22), che tendono tutti a rascurare la possibilità che una maggiore produzione di vec-chi testi possa aver conribuito a formare idee nuove. Un'ulteriore discussione diquesto punto cruciale si trova nei capitoli seguenti del mio libro.

86 Febvre e Martin, L'Apparition, pp. 193, )77, 394 e 4$.87 Stephenson, A Briel Suntey ol Medinal Europe, p. )69.tt H"t, introduzione a Printing and the Mind ol Man, p. xxii (il sottotitolo del li-

bro, che fa riferimento all'impatto della stampa sull'evoluzione della civiltà occiden-tale, è fuorviante; si tratta in realtà di un ampio catalogo descrittivo contenente oltrequattrocento titoli di prime edizioni di grandi libri esposti a una mostra di Londranel 1961). Nell'introduzione alla New Cambridge Modem History (vol. I, p. 4) Haymette analogamente in guardia conffo un'esagerata valutazione dell'impatto dellastampa.

89 Saenger, Cokrd Mansion.90 lbidetn, p. 414. Il riferimento ai <<successori> di Mansion lascia un poco per-

plessi. Secondo Erich von Rath, Printingin the Filteenth Century, p. 79, non si sentepiù parlare di Mansion dopo la fuga da Bruges nel 1484. Altri autori concordano.Non è chiaro quali edizioni pubblicarono <<i suoi successorir> né chi fossero.

el Si vedano i calcoli sia di Hirsch, Printing, pp. 66-67, sia di Febvre e Martin,L'Apparition, pp. 327-328: entrambi iniziano citando le scoperte di K. Haebler, TheStudy ol Incunabula, e quindi rilevano che Sweynheim e Pannartz, i primi stampatoriin Italia, parlavano di 275 copie come normale produzione a stampa tra il 1465 e il1471. Nel decennio 1480 diventarono normali 400-500 copie. Questo fu anche il de-cennio in cui crollarono i prezzi dei libri stampati (il commento di Saenger: <<in gene-

rale i primi libri stampati non erano più economici dei manosoittb> (p. 4Il, nota L4)non è utile su questo punto). Nel decennio 1490 il numero di copie crebbe ancora:900 copie di una bibbia latina, 1000 di un commento sul diritto canonico, 1025 diun'edizione di Platone, 1500 della Politica di Aristotele sono alcuni dei dati citati daLenhart, Pre-Reformation Printed Books: A Study in Sutistical and Applied Bibliogra-pby, p.9. Lo studio di Lenhart, dedicato esclusivamente alla produzione precedentela Riforma, contiene proprio quei dati che Saenger vorrebbe situassimo nell'epocasuccessiva alla Riforma. Prove precise della rapida moltiplicazione nelle stamperieveneziane di tre manoscritti tradotti in volgare forniti dal mercante fiorentino Gero-lamo Strozzi, si trovano in Edler de Roover, Per ln storia dell'arte della Stanpa in In-lin: coue lurono starnpati a Venezia tre dei primi libri in uolgare. Trail1475 e il1476furono prodotti oltre 1500 volumi, che dovevano essere distribuiti dagli agenti ita-liani di Strozzi a Roma, Siena, Pisa e Napoli o trasportati su galee a Bruges e Lon-dra. Dunque le stamperie veneziane servivano i mercati di Bruges anche mentre Co-lard Mansion era al lavoro.

92 Sul legame tra Mansion e Caxton, la nanazione più utile è quella di Painter,'Willian Caxton, cap. IX. La documentazione più ricca si trova in Blades, Lile ol'Willian Caxton, vol. I, pp. 39 ss. Si vedano anche Bùhler, recensione in <The Libr-ary>>, t953 e Blake, Caxton and His 'World., p. 62.

9l Saenger, Cokrd Mansion, p. 416. Se in questo caso sia giustificato I'uso deltermine scriptoium è una questione che decideranno gli studiosi di Delaissé. Cft. su-pra, nota 28.

94 Painter, lVilliam Caxton, p. 102.

95 L'assenza di orospettive storiche in tarj campi è sottolineata d,a Jowett, To-uard a Hisnq ol cjnnanication. si r :da anche Karzm an, Tbe Impact of communi:.c1ti91t Tecbnologit. Potrebbe varere ra 1 :na di ;-il;;;ilr* a.ri. ",

;;r;;:;;i;';,da Katzman retarivamente at passaggià aatu ,;;il;;;;;;;""ii;ô;. *^'^ '-"'"

e6 Battle ol the Senses.

, n:.,.cià è sugge-rito da una delle numerose_p,ubblicazioni di ong, The presence olthe lword. Padre ong, che apprese la sroria dàËil;;;91;;;reË;Ëfiri

Perry Miller e scrisse"un riccà.^sag.gio .;;i;" su Ramo, sembra, iisp.tto a Mcl-uhan,meglio disposto verso i metodi deïagionamento srorico. un r"!gio'J;iËil;Ë.J;:zioni sugli effetti delle trasformazioii dei mais */iù- t"n"àffiio, coscienza e rero-rica si trova in Rhetoric, Ronance and Technologlt, .h. for"it..'L.h. un elenco dellealÛe sue opere.98 secondo Burke,- introduzione a A Neu-Kind. 9r History, p.x., <<MarshallMcluhan ha cosffuiro la sua carrier" ,.it.r"ni" u *i ai e.ËT*". AIra luce dei nu-merosi altri autori che, Mcluhan fingrazia n.l ,uo-lib-,l;"ir... azione sembra

lr-oppg decisa. su Harold-Innis, Lewis"Mumford . ài".rri'"rrii r, *il"ii;;;;;Mcluhan precedetre quella di Éebvte, si veda K"il;,' iîr'it^t-triirtiij'p;-"pîrr;;,parte II.

99 Morison, The Learned press as an Institution, p. l5).

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