èafrica n.2, giugno 2013

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Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm | n. 2 | giugno 2013 | Poste Italiane s.p.a - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD Kasia Ciechanowska In primo piano Destinazione Sierra Leone Focus L’Africa è pronta alla sua rivoluzione verde Unisciti a noi Bilancio 2012 dello sguardo Oltre i confini I racconti, le emozioni, le notizie dall’Africa si vestono di nuovo in questo numero della rivista MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

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Bimestrale di informazione di Medici con l'Africa Cuamm

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Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm | n. 2 | giugno 2013 |

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In primo piano DestinazioneSierra Leone

Focus L’Africa è prontaalla sua rivoluzioneverde

Unisciti a noiBilancio 2012

dello sguardoOltre i confini

I racconti, le emozioni, le notizie dall’Africa si vestono di nuovo in questo numero della rivista

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

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Canova è stato padre di una buona ideache ha acceso cuori, illuminato coscienze,attivato volontà, mosso piedi e vite. Il 20aprile nell’Aula Magna dell’Università di Pa-dova quasi 600 persone hanno celebrato il“grazie” per essere figli di quella “buonaidea” nata nel 1950. Idealmente erano pre-senti con noi anche i 1408 volontari partitifino ad oggi, i nostri amici e colleghi africa-ni e i tanti altri che in vario modo sono statie sono frutto di quella “buona idea”. Il ti-tolo del libro di Accattoli, edito dalle Paoli-ne, evoca tutto questo “la radice di ungrande albero”.

Una buona idea, quella di partire per es-sere a servizio dei più poveri, racchiude escatena l’energia atomica che scalda il cuo-re e la volontà e mobilita le gambe. Nei me-si di marzo e aprile, a Bari e a Firenze, hoincontrato giovani, medici e non, che attor-no a quell’idea costruiscono il proprio fu-turo. E sono tanti. Sembra impossibile chein un paese depresso e arrabbiato come ilnostro, che coltiva solo i talenti vuoti del-

‘‘M I BASTEREBBE ESSERE pa-dre di una buona idea”. Èla musica delicata e fer-

ma di Niccolò Fabi a proporcelo. Ecci-tare la propria e altrui vita con concettientusiasmanti che poi rimangono tali,fa male. Basta un’idea, buona: se è tale,genera energie, fatti, azioni. Francesco

l’apparire, ci siano ancora giovani così.«Don Dante, io ci sono! Mi sto preparando,voglio partire». Ogni volta che penso aquanto siamo diventati cupi e vecchi, ripen-so a Bari e Firenze, e mi dico che ho torto.Che non è vero e che le idee buone vannocercate e custodite, con cura: unico cammi-no capace di portarci fuori dalla palude in-fangata nella quale siamo caduti.

Quando ne vale la penaIn quei giorni si ricordavano don Puglisi,Borsellino e Falcone: altre buone idee. Percontrasto mi veniva alla mente una frase ce-lebre, quasi un tweet, di Andreotti: “tirarea campare è sempre meglio che tirare lecuoia”. Quei giovani ci dicono con le lorovite e il loro entusiasmo che non sempre èvero. Che per una buona idea, a volte, valla pena anche tirare le cuoia.

Ed è quella stessa buona idea che con-tinua a provocarci e a spingerci nel conti-nente amato dell’Africa. Il programma“Prima le mamme e i bambini”, lanciatolo scorso anno, ha dato i primi incorag-gianti risultati. L’obiettivo era di accompa-gnare e assistere al parto circa 16.000mamme: ne abbiamo raggiunte più di20.000 e, insieme, i loro bambini. E vo-gliamo coinvolgere, con ancor più entusia-smo e determinazione, istituzioni e perso-ne. L’appuntamento quest’anno sarà aMilano, il 30 novembre, nell’Auditorium diMilano Fondazione Cariplo. Daremo spazioe tempo alle storie e ai protagonisti che in-trecciano e formano il tessuto connettivodi questa “buona idea” iniziata tanto tem-po fa e che continua oggi ad essere impe-gno, azione, vita spesa.

Cercare e custodire

Essere padridi una buona idea

Don Dante Carrarodirettore di Medici con l’Africa Cuamm

La nuova veste della nostra rivista vuole mettere al centro l'Africa, dare sempre più spazio e vocealle buone idee, quelle per cui vale la pena spendere la vita, mettendola a servizio dell’altro

Editoriale

1960 Francesco Canova e il dott. Luciano Castelli

Dall’Album del Cuamm

Parole sempre vive: “sogno”

via San Francesco, 126 35121 Padova Italy tel. 049.8751279, 049.8751649 fax [email protected]

«S ONO SODDISFATTO DELLA MIA VITA, dovrei dire che avrei vo-luto viverla con maggiore efficacia. Ringrazio Dio che mi hadato modo di mettere a segno tutti i sogni della mia giovi-

nezza: che io li abbia realizzati nel migliore dei modi, questo no! Lamia vita è come una suonata: mi piace sì, ma avrei potuto suonarlameglio. Non le note rimpiango, ma il modo di suonarle».

Francesco Canova, fondatore di Medici con l’Africa Cuamm.Per conoscere i “sogni” del prof. Canova, leggi “La radice di un grande al-bero”, di Luigi Accattoli, ed. San Paolo e “Una professione che diventa mis-sione” di Giuseppe Butturini, ed. Studium

Proprietario Medici con l’Africa Cuamm Direttore responsabile Anna Talami Segretaria di redazione Elisa Bissacco Redazione Andrea Borgato, Dante Carraro, ChiaraDi Benedetto, Fabio Manenti, Luigi Mazzucato, Bettina Simoncini, Jacopo Soranzo Fotografie Reuters, Nicola Berti, Enrico Bossan, Cristina Nadotti, Ananda Van DerPluijim, Kasia Ciechanowska, Archivio Cuamm Progetto grafico Francesco Camagna Registrazioni presso il Tribunale di Padova Registro stampe n.1633 del 19 gennaio1999 al Roc n.22732 del 30 settembre 2012 Redazione via San Francesco, 126 35121 Padova Impaginazione e stampa Publistampa, via Dolomiti, 36 - 38057 Pergine (Trento)

Avviso ai lettori Questo periodico viene inviato a quanti ci sostengono, perché possano verificare la destinazione delle loro offerte. Medicicon l’Africa Cuamm è onlus. Le offerte inviate sono quindi deducibili nella dichiarazione dei reditti, allegando la ricevuta dell’offerta eseguita.Sostieni e partecipa al nostro impegno in Africa per conoscere gli aggiornamenti dai progetti e le storie che incorciamo in Africa,attraverso una di queste modalità: c/c postale n.17101353, intestato a Cuamm Bonifico bancario IBAN IT 91 H 05018 12101 000000107890presso Banca Popolare Etica, Padova Carta di credito telefona allo 049.8751279 On line www.mediciconlafrica.org

Editoriale Don Dante CarraroEssere padri di una buona idea 3

News dall'Africa Gigi DonelliLa marcia infinita delle donne sudanesi 4

La voce dell'AfricaIsla Haddow-FloodÈ tempo che l'Africa parli di sè 5

News dai progetti Ospiti illustri a Wolisso 7

In primo piano Don Luigi MazzucatoDestinazione Sierra Leone 8

Mettici la facciaMariangela GalliLa sfida quotidina tra i “se” e i “ma” 11

FocusMassimo ZaurriniL’Africa è pronta alla suarivoluzione verde 12

ZoomEmanuela CitterioAppuntamenti e segnalazioni 14

Unisciti a noiBilancio 2012 17

Visto da quiKasia CiechanowskaEmozioni in bianco e nero 18

Sommario

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

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A OrienteDal Giappone aiuti per l’Africa

In arrivo 10,7 miliardi di euro, in cinque anni, per lo sviluppo dell’Africa.Lo ha promesso il premiergiapponese, Shinzo Abe, in conferenza svoltasi a Tokyo, i primi di giugno.Energia, trasporti, investi-menti pubblici e privati,per favorire la crescitadell’Africa. L’obiettivo del Giappone è quello di esportare le proprie tecnologie nel continente,con un approccio diversoda quello cinese che puntia “una vera partnershipcon l’Africa”.

Gap di curePochi medici in Tanzania

A causa della grave ca-renza di medici specialistinel paese, gli infermierisvolgono oltre l’80% del lavoro di assistenza e cura. A denunciarlo è stata la Tanzania Nazio-nale Nurses Association (Associazione nazionaletanzana degli infermieri),in un convegno a Dar es Saalam. Le stime parla-no di una proporzione di circa 40 pazienti al gior-no, a infermiere. La man-canza di specialisti si riflet-te sulla qualità delle cureofferte ai malati.

Flash

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4,6 milioni le persone interessatedall’intervento Onu

350 milai rifugiati provenienti da Rep. Dem. del Congo,Rep. Centrafricana e Sudan

1,16 miliardi $ necessari per gli aiuti

Numeri

DA QUANDO ECATEO,Erodoto fino a Lu-gard hanno sco -

per to l’Africa, le sue storiesono state scritte da stra-nieri. Esploratori, missio-nari o avventurieri hannoosservato il continente dal-l’esterno. Non c’è dubbio chel’Africa affascini sempre: maperché la maggior parte delleinformazioni su di essa pro-viene dal Nord? Perché soloil 2% dei contenuti on line sul-l’Africa ha origine in questocon ti nente? Eppu re,le di mensioni dell’A - frica cor ri spon donoalla superficie di Sta-

ti Uniti, Cina, India, Giapponeed Europa messi insieme! An-cora una volta dipende dallediseguaglianze nella “geogra-fia del sapere”. L’informazio-ne è potere, ma in Africa,quella online è carente. Oggiavere accesso a Google alterala nostra percezione delmondo. Percezione che inAfrica non esiste, perché nonc’è la cultura del “contribuirea internet”. In SudAfrica solo12,3 persone accedono a in-ternet, in Kenya il 26% dellapopolazione, in Ghana il 13.

Prendiamo Wikipedia che ca-talizza, ogni giorno, il 15% de-gli accessi a internet, nelmondo. Esiste in 282 lingue,ha 4 milioni di articoli in in-glese, ma al momento l’84%delle voci proviene dal NordAmerica e dall’Europa. Chefare? La risposta sta in WikiA-frica, un progetto nato dauna collaborazione tra Lette-ra27 in Italia e Africa Centrein SudAfrica. Due gli obietti-vi: dare qualità ai contenutidi Wikipedia e promuovereuna cultura del “contribuirea internet” in Africa. Dal2006 a oggi, WikiAfrica hagià 32.599 contributi. Il lavo-ro continua.

La voce dell’Africa

È tempo che l’Africa parli di sé

Le parole di Isla Haddow-Flood, manager di WikiAfricae Africa Centre in SudAfrica

L E NAZIONI UNITE INTERVERRANNO con 3 mila uomini per assicurare la pacenell’est della Repubblica Democratica

del Congo. La Banca mondiale garantirà unfinanziamento di 1 miliardo di dollari per sa-nità ed educazione. «L’intervento dei Caschiblu dell’Onu metterà fine a questa violenza –ha detto il segretario generale dell’Onu a Go-

ma – La loro missione è di proteggere la vita,i diritti e la dignità di tutte le persone che vi-vono qui».

Kinshasa sostiene che fra le milizie vi sianocombattenti provenienti dal Rwanda, che ri-forniscono i ribelli. Oltre 30 mila persone sonogià scappate dai campi profughi di Mugunga,raggiunti dai colpi d’artiglieria. [EURONEWS ]

L’Onu interviene in Congo

Isla Haddow-FloodIl testo completo:

mediciconlafrica.org

News dall’Africa

La marcia infinita delle donne sudanesi

‘‘G UERRA SANTA” E RICATTO PETROLIFERO. Juba (Sud Sudan) è nuovamente accusatada Khartoum (Sudan) di armare i ribelli al confine tra i due paesi. Bashir avverte:“Il petrolio del sud diretto al Mar Rosso sarà bloccato”. Lo ha già fatto per un

anno intero, spingendo ancora di più entrambi i paesi nel sottosviluppo. Minacce ricor-renti, alimentate da conflitti antichi che divampano lungo i confini del Darfur, del Kordofandel Sud e del Blue Nile. Parole che risvegliano le armi, il fuoco, la paura e la fuga. Nel JongleyState, 190mila persone hanno superato l’ultimo anno solo grazie all’aiuto umanitario rivelail governatore Manyang Yuuk, e ora in molti hanno ripreso la via dell’est che conduce inEtiopia. Dopo l’agguato di Bor di fine aprile, quando anche 5 caschi blu indiani dell’UN-MISS sono stati uccisi dai miliziani, l’incertezza per molti è tornata ad essere insopporta-bile. Ed ecco allora che si riprende il cammino, ancora una volta. Polmonite, diarrea e ma-laria i compagni di viaggio più probabili per questa giovane madre e i suoi bambini.

di Gigi Donelli

denza stabilita. L’ufficializzazione della data del voto,che dovrebbe consentire al paese di voltare paginasulla transizione – cominciata dopo il colpo di Statoche nel marzo 2012 ha destituito il presidente Touré –ripropone la questione dell’instabilità delle regionisettentrionali. Dall’11 gennaio è in corso un interventoarmato internazionale per sconfiggere gruppi ribelli

Elezioni in Mali Ufficiale la data del voto

Si terranno il 28 luglio le elezioni presidenziali in Mali. L’eventuale ballottaggio, l’11 agosto. L’annun-cio giunge dopo una serie di dichiarazioni del governo di Bamako, impegnatosi a tenere il voto entro la sca-

tuareg e islamici che tengono in scacco la regionedell’Azawad. A due mesi dalle elezioni, il nodo delproblema è rappresentato dal capoluogo di Kidal, an-cora occupato dal Movimento nazionale di libe razionedell’Azawad (Mnla) e da gruppi jihadisti che ostacolanoil ritorno dell’amministrazione e dell’esercito regolari.[MISNA ]FR

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Ospiti illustri a Wolisso, in Etiopia

«È UNA GRANDE EMOZIONE essere qui e condividere con voi la mia gioia. Cono-scere il vostro incredibile lavoro e visitare posti come questi mi ricordanoche la politica ha a che fare innanzitutto con la gente, con la vita vera, con

i giovani studenti che mi hanno accolto poco fa» ha dichiarato il Vice Ministro agli AffariEsteri, Lapo Pistelli, in visita all’ospedale di Wolisso, in Etiopia, lo scorso 31 maggio.

Con lui, il direttore generale della Cooperazione allo sviluppo, Giampaolo Cantini,Piera Levi Montalcini, Deputy Chair della Fondazione Montalcini, l’ambasciatore RenzoRosso, le autorità ecclesiali e locali e una delegazione di Medici con l’Africa Cuammcon il direttore don Dante Carraro (nella foto).

La delegazione ha visitato l’ospedale che, con i suoi 200 posti letto, è uno dei piùgrandi dell’Etiopia ed è consiedarto un modello di riferimento, oltre che essere un casounico di collaborazione tra privato non profit e servizio pubblico governativo.

78.000visite ambulatoriali a Wolisso

12.000ricoveri

3.100parti assistiti di cui 510 cesarei

Numeri

MozambicoMamme e bambini,anche a Beira

UgandaUna generazionesenza Hiv

News dai progettivo della Diocesi di Ondjiva, proprietaria dell’ospedale,la celebrazione ha visto la partecipazione del direttoredel Cuamm e del responsabile del Settore Progetti. La visita ha permesso al team del Cuamm di avviare un confronto con le massime autorità presenti, sul te-ma del partenariato tra le strutture sanitarie pubblichee private. L’ospedale di Chiulo, e tanti altri della Chiesa

Angola60 candeline per l’ospedale di Chiulo

Grande festa per i 60 anni dell’ospedale di Chiulo.Lo scorso 10 aprile si è svolta la cerimonia alla presen-za del Ministro della Salute, del Ministro del Turismoe di alti funzionari del governo. Presieduta dal vesco-

cattolica, hanno un ruolo fondamentale in paesi comel’Angola: per rispondere ai bisogni della gente dove lo Stato è carente. Ad oggi, però, in Angola manca una legge che regoli i rapporti con il privato non forprofit. Il governatore si è impegnato a garantire duemedici per l’ospedale e risorse aggiuntive. Speriamonon siano solo promesse.

D IABETE, iperten sio -ne, tumori… maan che traumi: so-

no le malattie che stannoemergendo nei paesi a ri-sorse limitate, al punto daraggiungere, nel 2020, il60-65% dei bisogni in sa-

A BEIRA, CI SONO 191.130 ABITANTI; unospedale; tre centri di salute in città,per rispondere a una costante do-

manda di cura. Il Cuamm è impegnato nelprogetto “Tutela della salute materna e neo-natale”, finanziato dal Maaee (Ministero Affa-ri Esteri italiano) per un anno, per cercare didare alcune risposte nei centri di salute e in-viare i casi più gravi all’ospedale. Una goccia

nel mare del bi sogno del-le 120.0000 vi si te am -bulatoriali, di cui cir ca35.000 solo prenatali, dei6.000 parti all’anno cir-ca, per un unico medicoe alcuni infermieri.

lute, secondo l’Organizzazio-ne mondiale della sanità.

Una sfida crescente per isistemi sanitari africani chedovranno attrezzarsi a farfronte a questi bisogni. Nel-l’ospedale San Luca di Wolis-

so già succede. Grazie al con-tributo della Provincia Auto-noma di Trento, del Gruppotrentino e all’impegno delCuamm, è stato avviato unprogetto per la gestione diqueste malattie. (Emerging Di-seases rafforzamento dell’O -spedale di Wolisso e forma-zione del personale sanitariolocale per la gestione delle pa-tologie cronico - degenerativee dei traumi, Regione Oro-mia, Etiopia). Il personale èstato formato e aggiornato inmerito; le strutture periferi-

che, attraverso attività di for-mazione sul campo, forma-zione continua e sessionispecifiche sono state suppor-tate da personale specialisti-co. Indispensabile poi l’ap-porto di diversi consulentivolontari che, dedicando bre-vi periodi di tempo in loco,hanno permesso di rafforza-re le competenze dei locali emigliorare il coordinamentotra ospedale e territorio. Que-sto progetto ha consentitol’elaborazione, l’adozione e ilmonitoraggio di Protocolli ditrattamento, per garantirequalità elevata nelle cure.

P IÙ DEL 18% DELLE NUOVE INFEZIONI diHiv, in Uganda, avviene durante ilparto o l’allattamento. Questa è una

delle principali cause di morti infantili(25.000 bambini ogni anno si ammalano diAids in Uganda).

Per questo il prossimo 28 giugno, prendeil via in Karamoja, nel Nord, una campagnaper l’eliminazione della trasmissione dell’Hiv

da madre a figlio. A vo-lerlo è la first lady inpersona che ha chiestoa Medici con l’AfricaCuamm di avere un ruo-lo in prima linea su que-sta iniziativa.

EtiopiaMalattie emergenti: nuovafrontiera della cura

TanzaniaBoom di partiassistiti a due annidall’inizio

A Wolisso le patologie cronico - degenerative e i traumi sono tra le principali cause di ricovero,seconde solo all’assistenza al parto e al neonato

I L 2012 REGISTRAun aumento del 32% del numero dei parti

assistiti a Mikumi, in Tan-zania. I ricoveri pediatricisono passati da 3.219 a 9.521, aumentandoquindi del 39%, mentre il tasso di occupazione letti (che nell’ospedalesono 65) è arrivato al 134%, al punto da richiederequalche attenzione in piùsulla qualità del servizio.

Sono risultati straordi-nari raggiunti, a soli dueanni dall’avvio del progettoche rafforza la gestionedella struttura e che hareso possibile una significa-tiva riduzione delle tariffeapplicate ai pazienti, unamaggior presa di responsa-bilità da parte dell’ammini-strazione dell’ospedale e,infine, un miglior controllodi gestione dei costi e dellerisorse umane. A miglio-rare la situazione contri-buirà l’imminente aperturadel nuovo reparto di Mater-nità, altri 20 posti letto e tutto il lavoro di rafforza-mento della governancedella struttura.

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Destinazione Sierra Leone

di alcun essere umano.Sono arrivato dopo un lungo viag-

gio, durato 36 ore, che da Juba (Sud Su-dan), mi ha portato a Freetown, (Sierra

Leone), toccando Addis Abeba (Etiopia)e Dakar (Senegal). Una volta atterrati,abbiamo dovuto attendere che il maresi calmasse e il traghetto che collegal’aeroporto alla capitale decidesse dipartire. Mi sono trovato davanti una re-altà molto diversa da quelle già viste.

La configurazione geografica fa dellaSierra Leone un posto in cui le comuni-cazioni e i trasporti sono molto difficili.Ci sono innumerevoli corsi d’acqua e in-senature del mare e per spostarsi servo-no le barche, che non tutti hanno.

A sette/otto ore di auto dalla capitale,si trova Pujehun, la località in cui c’èl’ospedale dove lavoriamo. È un postoestremamente periferico, non c’è nulla.Un isolamento assoluto. 40° di tempera-tura, i nostri che lavorano lì, (un chirurgo,un’ostetrica, un pediatra e un’ammini-strativa) sono proprio “fuori dal mon-do”, senza la possibilità di acquistare ge-neri essenziali, senza alcuno svago.Hanno un grande coraggio e una fortemotivazione. Li ammiro. Pujehun si tro-va in una delle tante insenature e, quin-

di, è estremamente difficile raggiungerel’ospedale per i malati. L’ospedale ha unastruttura molto bella, con sessanta postiletto, ben attrezzato, però non è ancorautilizzato completamente, a causa delledifficoltà di trasporto, ma anche dellacultura e delle abitudini della gente. Ep-pure i dati sanitari parlano chiaro: in tut-to lo Stato c’è solo un pediatra, solo quat-tro chirurghi. È una mancanza assoluta.Mi ricorda il Sud Sudan, all’inizio. Anchequi c’è molta povertà, mancanza di strut-ture, mancanza di personale locale.

La cosa più sconvolgente è stata lavisita all’altro ospedale governativo:quaranta posti letto, in una strutturafatiscente; la sala operatoria con unamisera lampadina; corridoi moltostretti e bui; mancanza totale di acqua.Un solo medico. E la gente deve pagareper essere curata! Un solo ospedaleche dovrebbe coprire le richieste di300mila abitanti. Poche le persone ri-coverate. Sembrava che i malati andas-sero lì per ammalarsi di più.

Mille contraddizioniUn paese dalle mille contraddizioni, dicerto. Dicono che si trovino diamanticon molta facilità, però questo non mi-gliora le condizioni della gente più de-bole, forse causa più danni che vantaggie, come al solito, è il più forte a prevale-re. Vantaggi anche di altri paesi, comela Malesia che compera i terreni, di-strugge le foreste per fare delle pianta-gioni e costringe i locali ad abbandonarei loro piccoli fazzoletti di terra, indi-spensabili per coltivare qualche cosaper sopravvivere, li obbliga a trasferirsiin villaggi costruiti in spazi diversi. L’en-nesima forma di colonialismo.

E quindi, quali sono le priorità? Incosa il Cuamm deve impegnarsi?

Il paese ha una certa tranquillità e sta-bilità e prevediamo di rimanere parec-

PRES

IDEN

CIA

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V.A

Rdi don Luigi Mazzucato direttore del Cuamm dal 1955 al 2008

Il suo 118esimo viaggio in terra africana l’ha portato in un paese nuovo e mai visto: la Sierra Leone. Don Luigi Mazzucato, 86 anni, per 53 direttore del Cuamm, racconta le impressioni della sua ultima missione, le sfide che si possono cogliere, ancora una volta per mettersi “con” gli ultimi di questo paese.

In primo piano

A Pujehun, l’ospedale offre cure e assistenza a un bacinodi circa 320.000 persone. Nel Reparto materno-infantile cisono solo i medici del Cuamm: un chirurgo, un pediatra,un’ostetrica, un medico di sanità pubblica, supportati daun’amministrativa. I nostri medici lavorano in ospedale,curando i malati e fronteggiando tutte le emergenze che sipresentano, grazie alla formazione del personale locale,supportano la gestione, monitorano e supervisionano icentri di salute periferici del territorio per le cure di base.C’è bisogno di tutto. L’intervento è cominciato grazie a unfinanziamento di Unicef, che però non copre tutti i costi.

Per sostenere il lavoro quotidiano in ospedale

abbiamo bisogno ancora di 200.000€ per il 2013.

Costruire da zero

La carità è la carezza della Chiesa. L’istituzione dell’amore della Chiesa. Con una doppia dimensione: di azione sociale, nel senso più ampio della parola,e una dimensione mistica, cioè inserita nel cuore della Chiesa. Papa Francesco

U N PAESE CHE MI HA UN PO’ im-pressionato e sconvolto, laSierra Leone. Non immagi-

navo, dopo tanti viaggi in Africa, ditrovarmi di fronte a una realtà cosìcarica di problemi, così colpita dauna povertà estrema, non credevodi vedere strutture sanitarie indegne

SCATTI DA PUJEHUNA sinistra: bimbo appena nato nell’ospedale di

Pujehun. Sopra: scorci di vita quotidiana, in unpaese ricco di corsi d’acqua e insenature, dove la

maggior parte dei trasporti avviene in canoa.

SIERRA LEONE

Pujehun

NIC

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chi anni, secondo il nostro stile, magarianche allargando l’intervento. Ora stia-mo imparando a comprendere i biso-gni reali della gente, per esempio,un’altra grande emergenza è quelladelle morti di mamme adolescenti, cheraggiunge numeri molto alti.

Di certo, i nostri interventi devonocontinuare a rispondere alle necessitàreali. Prioritaria è la formazione delpersonale, non solo dal punto di vistaprofessionale, ma anche motivaziona-le. C’è bisogno di tutto, un po’ comeagli inizi, quando siamo partiti. Biso-gna costruire da zero. Poi è necessariomoltiplicare le strutture di supportoall’ospedale, renderle operative ed ef-ficienti, per arrivare alla gente più lon-tana. I dispensari nel territorio posso-no risolvere il 60% dei problemi disalute se gestiti bene, anche abbatten-do i costi.

È indispensabile migliorare la raccol-ta dei dati, avvicinarci alle persone, ac-corciare le distanze. Merita la nostra at-tenzione anche il tema dell’equità,ovvero l’accesso ai servizi sanitari: nonè giusto che il governo faccia pagare lasanità alle persone più miserabili.

Ma quale le sembra debba essereil futuro di questa Africa?

Credo che ci sia ancora molto da fare, cisono spazi enormi, cambiando il model-lo di cooperazione. È necessario partiredai progetti di cure di base e arrivare an-che a quelli più di formazione qualifica-ta, in base alle priorità.

Credo che l’Africa in sanità, ma intutti i settori dello sviluppo, debba es-sere aiutata in modo diverso, più intel-ligente. È quello che loro ci chiedono,di non essere trattati più come “pove-racci”, ma alla pari, come stanno fa-cendo, a loro modo, i cinesi. L’Europadeve aiutare l’Africa in modo da faremergere le sue enormi potenzialità.L’Africa sub-Sahariana ha grandi possi-bilità, ha una popolazione molto giova-ne, la maggioranza ha meno di 15 anni,ha una grande vitalità, la voglia di co-noscere, di istruirsi, di crescere. Biso-gna solo valorizzarla.

èAfrica | giugno 2013 | 1110 | èAfrica | giugno 2013

La Sierra Leone è un piccolo paese dell’Africa occidentale con unapopolazione di quasi 6 milioni di abitanti, che ha vissuto unaguerra civile devastante, durata 11 anni (1991-2002).

Considerato dalle Nazioni Unite come uno dei paesi meno svilup-pati, è stato classificato, nel 2011, al 180° posto su 187 paesi secon-do l’Indice di Sviluppo umano. Risulta avere il tasso più alto dimortalità dei bambini con meno di 1 anno (114 per 1.000 nati vivi).È al quarto posto per la mortalità infantile (174 ogni 1.000 nati vi-vi) e al terzo quella materna (890 per 100.000).

Gli ostacoli principali sono: carenza di personale sanitario quali-ficato, mancanza di capacità manageriali, inadeguatezza delle in-frastrutture e inefficienza del sistema di approvvigionamento deifarmaci e del materiale di consumo.

Medici con l’Africa Cuamm ha iniziato il suo intervento in SierraLeone nel 2012, con un progetto sostenuto principalmente da Uni-cef, nel distretto rurale di Pujehun. L’obiettivo è di migliorare iservizi materni, neonatali e infantili.

Dopo un anno di presenza, si sono registrati risultati incoraggian-ti: i reparti della Maternità e della Pediatria sono diventati fun-zionanti, la sala operatoria è operativa, i ricoveri in maternità re-gistrano un aumento del 38%, i parti assistiti sono aumentati del33% e del 21% i cesarei. Dati che ci spronano a continuare sullastrada intrapresa.

Mettici la faccia

Lettere dall’Africa Ospedale di Lui, Sud Sudan

ARI AMICI,lavoro a Lui, in Sud Sudan, ormaida più di un anno eppure ancora

mi è difficile accettare i tanti “se” e i tanti“ma” che ogni giorno il lavoro in ospedalemi “sbatte in faccia”. L’ultimo caso assur-do, inaccettabile, è stato quello di unadonna gravida di nove mesi alla seconda

se l’avessero subito trasferita; se avesse seguitole visite prenatali; se fosse venuta direttamenteall’ospedale. Si cerca, però, di rimboccarsi lemaniche con la speranza e l’idea che le cosecambieranno e che ogni giorno si costruiscequalcosa. Ora, per esempio, grazie a un proget-to del Cuamm, siamo riusciti a costruire una ca-sa d’attesa, per ospitare le donne che vivonomolto lontane dall’ospedale, nei giorni prece-denti al parto. Servirà a evitare altri casi simili.

Adesso a Lui, del Cuamm, siamo in tre me-dici, un’infermiera, un logista e un amministra-tore. Si cerca di collaborare con il personaleospedaliero e del territorio, perché le cure of-ferte siano continue e corrette. È una bella sfidaquotidiana, alimentata dalla speranza di riusci-re a dare dignità alla sofferenza, in un contestopovero di risorse, con una cultura completa-mente diversa dalla nostra.

Come infermiera, mi sento come il prezze-molo, che si può mettere in tante salse. Si cercadi organizzare le attività creando una routine:ordini dei farmaci per i reparti, incontri di for-mazione, preparazione dei turni, supervisionedel personale di pulizia, affiancamento del per-sonale infermieristico. Purtroppo però, gli im-previsti sono all’ordine del giorno. Lavorando inun ospedale l’urgenza bussa alla porta in ognimomento e la diversità di cultura, il modo diffe-rente di concepire la vita, la morte, la malattia,la sofferenza portano a dare un ordine diversoalle priorità. Non sempre è facile da accettare,ancor meno da capire, soprattutto quando ri-guarda mamme e bambini.

La sfida quotidianacontro i “se” e i “ma”di Mariangela Galliinfermiera a Lui, Sud Sudan

Lui

SUD SUDAN

Ogni giorno Mariangela Galli, 38 anni infermiera di Bergamo, si rimbocca le maniche per dare dignità alla sofferenza

gravidanza. Il precedente, un taglio cesareo (conbimbo morto appena dopo).

Si presenta in ospedale, trasferita dal centrodi salute con assenza di battito fetale! Indagan-do bene, ho scoperto che la donna era arrivataal centro di salute, dove era stata trattenuta nel-la speranza di un parto normale, e tutto era re-golare, il battito del bimbo c’era! Si vivono gran-de amarezza e rabbia nel non essere riusciti asalvare una piccola vita. I tanti “se” che salgonoalla gola, in queste occasioni sono solo inutili:

Il mercato settimanale di Gondapi si svolge in riva al fiume.

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L’OSPEDALEDI PUJEHUNUN ANNO DOPOCRESCITADEI RICOVERI

320 milabeneficiari dell’intervento a Pujehun

2.556 visite ambulatoriali presso l’ospedale

291parti di cui: 40 cesarei

1.641 visite prenatali alle donne in gravidanza

60posti letto nell’ospedale materno-infantile

2.055 vaccinazionisolo nell’ospedale

I numeri nel 2012

Un paese senza infrastrutture

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A LUIIniziato nel 2009l’intervento del Cuamm a Lui, in Sud Sudan. Oggi sul campo ci sono: 3 medici, 1 infermiera, 1 logista e 1 amministrativo.

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Page 7: èAfrica n.2, giugno 2013

Questo è il tempo dell’Africa. Siamo orgogliosi di essere africani. In questo grande compito, dobbiamo pensare come uomini e donne di azione. E agire come uomini e donne di pensiero. Dlamini-Zuma pres. Commissione dell’Unione Africana

Politica ed economia cominciano a rendersi conto che è arrivato il momento di puntare sul cuore agricolo del continente africano se si vuole raggiungere un vero sviluppo e se si vuole far diventare più inclusiva la crescita macro-economica fatta registrare negli ultimi anni da molti paesi del continente

Focus

L’Africa è pronta alla sua rivoluzione verde

tà attuali del settore - finanziamenti, in-frastrutture, irrigazione - per trasforma-re l’agricoltura di sussistenza in un siste-ma commerciale.

Agricoltura: vera risorsaA causa di un insieme di fattori (crescitadella popolazione, aumento dei redditie crescente urbanizzazione) la forte do-manda sta facendo aumentare i prezziplanetari dei prodotti agricoli. Una situa-zione che trasforma l’agricoltura nellavera risorsa strategica del continente edi cui finora si sono accorti soprattuttograndi gruppi industriali, fondi di inve-stimento o governi di paesi ricchi, mapiccoli, che negli ultimi anni hanno mol-

modo di fare politica di sviluppo in Africa. Presentando lo studio “L’Africa che

cresce: sbloccare il potenziale dell’agri-business”, Makhtar Diop, vicepresidentedella Banca Mondiale per la regione Afri-ca, ha evidenziato come troppo a lungosi è sottovalutato «l’importanza dell’agri-coltura nella legittima determinazionedell’Africa di mantenere e aumentare isuoi tassi di crescita elevati, creare piùposti di lavoro, ridurre significativamen-te la povertà, e produrre sufficiente ciboa buon mercato e nutriente con cui sfa-mare le proprie famiglie, esportare i rac-

colti in eccesso, salvaguardando al tem-po stesso l’ambiente».

A confermare l’importanza del settoreagricolo e alimentare ci sono i dati: secondola Banca Mondiale l’agribusiness africanopotrebbe trasformarsi nei prossimi 15 anniin un mercato da 1000 miliardi di dollari.

Attualmente il sistema di produzionealimentare dell’Africa ha un valore eco-nomico di circa 313 miliardi di dollaril’anno, una cifra, sottolinea il rapporto,“che può facilmente essere triplicata segoverni e imprese inizieranno a sostene-re l’agricoltura, gli agricoltori, e il settoreagro-alimentare in genere, che insiemerappresentano quasi il 50 per centodell’attività economica dell’Africa”.

L’invito rivolto ai governi è quindiquello di tornare a mettere l’agricolturain cima alle agende della politica naziona-le e continentale, come accadeva primadell’avvento del petrolio e dei minerali.

Questo vuol dire superare le difficol-

tiplicato le acquisizioni di ampi appezza-menti di terreno per produrre cibo.

Il tesoro ‘verde’ dell’Africa sta tutto inalcuni dei numeri che il rapporto dellaBanca Mondiale riporta. L’Africa detienequasi il 50 per cento delle terre non col-tivate del pianeta, è adatto per le colturealimentari in crescita, comprende ben450 milioni di ettari di terreni non fore-stali. Il continente africano utilizza menodel 2% delle sue risorse idriche rinnova-bili, a fronte di una media mondiale del5%. I suoi raccolti hanno una resa mediamolto inferiore al loro potenziale. Adesempio un campo di mais africano ren-de il 60-80% in meno di un campo lati-noamericano. Le perdite successive al

raccolto sono molto elevate a causa degliobsoleti sistemi di conservazione o di da-tate infrastrutture aziendali. I paesi afri-cani potrebbero emergere come i princi-pali esportatori di molti prodotti agricolisui mercati, così come in passato feceroalcuni paesi di America Latina e del Sud-Est asiatico. Un processo di espansione,quello del settore agricolo, non esente darischi, a cominciare dalle modalità divendita o cessione dei terreni, spesso av-venute a danno delle comunità locali.

Ecco perché occorre cambiare e per-ché servono venti di rinnovamento: “Mi-gliorare l’agricoltura in Africa - ha dettoJamal Saghir, direttore del Dipartimentodella Banca Mondiale per lo sviluppo so-stenibile in Africa - significa redditi piùalti e più posti di lavoro. Oggi il Brasile,l’Indonesia e la Thailandia, singolarmen-te, esportano più prodotti alimentari ditutta l’Africa sub-sahariana. Questa si-tuazione deve cambiare”.

COLTIVAZIONIA destra: unaserra di rose in Uganda e

coltivazioni inMozambico.

di Massimo ZaurriniInfoAfrica

èAfrica | giugno 2013 | 1312 | èAfrica | giugno 2013

Fao e Slow Food insieme per il Sud

AFRICA50%

RESTO DEL MONDO

50%

ATTIVITÀECONOMICADELL’AFRICA

TERRE NON COLTIVATE DEL PIANETA

FARE DELL’AGRICOLTURA africa-na e del settore agro-alimen-tare la chiave per sconfiggere

la povertà: se finora questo era stato ilmotto di attivisti e organizzazioni nongovernative, adesso è la Banca Mon-diale ad appropriarsi di questa ideae a farne quasi il vessillo di un nuovo

Incentivare azioni a favore dei piccoli produt-tori locali del Sud del mondo, in particolareafricani: questo l’obiettivo dell’accordo firma-to tra la FAO e Slow Food, il movimento chemira a sensibilizzare i cittadini all’eco-gastro-nomia e all’alter-consumismo.

L’intesa vuole mettere in evidenza il valore del-le derrate alimentari locali e di coltivazioni tra-scurate, intende facilitare l’accesso ai mercatiper i piccoli produttori, migliorare la conserva-zione della biodiversità, ridurre le perdite e gliscarti alimentari e migliorare il benessere ani-male. Slow Food dovrebbe stilare un inventariodelle specie locali poco sviluppate ma potenzial-

mente importanti per la sicurezza alimentare.

“Uno dei problemi dei paesi più poveri, spe-cialmente dell’Africa, è il ‘colonialismo’ gastro-nomico” ha detto Carlo Petrini, presidente diSlow Food. “Si concepisce infatti l’alta gastro-nomia solo in riferimento a Francia e Italia.Non esiste invece una gastronomia superioreall’altra – ha aggiunto – vanno aiutate quellepiù sottovalutate perché così si aiutano anchele comunità locali. Continueremo quindi nelnostro lavoro di catalogazione e valorizzazio-ne di prodotti e ricette locali e vedrete che daicuochi africani arriveranno belle sorprese neiprossimi decenni”. [ INFOAFRICA]

SETTORE AGRO-

ALIMENTARE50%ALTRI

SETTORI50%

La sfida per lo sviluppodell’Africa sta tuttanell’agricoltura. A dirlo è la Banca Mondiale

PERCENTUALIIl settore agro-alimentare rappresentaquasi il 50% delle attività economichedell’Africa. (torta di sinistra).L’Africa detiene quasi il 50%delle terrenon coltivate del pianeta (torta di destra).Sopra: Etiopia, coltivazioni di tef.

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èAfrica | giugno 2013 | 1514 | èAfrica | giugno 2013

Zoomto fotovoltaico da 75 Mega Watt in Sudafrica. È solouna delle ultime notizie di cronaca spia del boom delsolare in molti paesi africani.

A fare da traino al settore è proprio il Sudafrica,che ha lanciato un programma ambizioso: entro il2020, il 42% della produzione di energia deve proveni-re da fonti rinnovabili. Un’occasione di business anche

(o soprattutto?) per le aziende europee. Sta di fattoche l’Africa Energy Forum, per attori istituzionali e pri-vati, si terrà a Barcellona.

Dove & QuandoAfrica Energy Forum, 18-20 giugno, Barcellona

EconomiaLa corsa del solare in Africa

ABB, multinazionale svizzero-svedese con sede ita-liana a Sesto San Giovanni, si è aggiudicata un ordinedel valore di 25 milioni di dollari per la fornitura di si-stemi elettrici e di automazione per un nuovo impian-

DUECENTOSESSAN-tamila. Cioèl'equivalente de-

gli abitanti di una cittàcome Verona. A tantoammonta il bilancio fi-nale delle vittime dellagravissima emergenzaalimentare che ha colpi-to in Corno d’Africa trail 2010 e il 2012. A forni-re questo dato agghiac-ciante è stata la Fao altermine di uno studiosu quella che è stata de-finita la più grave care-stia africana degli ultimi25 anni. Dai dati emer-ge che la metà delle vit-time erano bambini dietà inferiore ai cinqueanni. Una terribile care-stia causata dalla siccitàe da vent’anni di guerracivile che hanno deva-stato la Somalia.

Diritto al ciboLa strageignoratadal mondooccidentale

Fotogiornalismo

fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste datutto il mondo.

Lo scatto vincitore dell’americano Micah Al-bert coglie il momento di pausa di una giovanedonna sulla montagna di rifiuti dell’enorme di-scarica a cielo aperto di Nairobi. Immersa nellalettura, sovrappensiero, alla ricerca di qualcosa

che la porti lontano dalla quotidianità e dall’im-mondizia che la circonda. È come se questoscatto aprisse uno squarcio di speranza, lo stes-so spiraglio che la donna forse ricerca in quelgiornale trovato per caso. Ogni giorno 850 ton-nellate di rifiuti vengono scaricati ad Andora,dove “lavorano” oltre 10 mila persone. Eppurela voglia di crescere e la curiosità nascono an-che in una situazione di povertà che molti re-portages hanno definito “un inferno”, una dellezone più inquinate del paese, dove le condizio-ni di vita e di salute delle persone ammassatenelle baraccopoli adiacenti sono disastrose.

Dove & QuandoLa mostra itinerante con le più belle fotografie del World Press Photo sarà visitabile in diverse città. Lucca dal 24 novembre al 16 dicembre a Villa Bottini Onlinewww.worldpressphoto.org

Dandora, la speranza in una foto

S I INTITOLA “Donna che legge alla di-scarica municipale di Dandora” e havinto il primo premio nella catego-

ria “attualità” del World Press Photo, la56a edizione del più importante premiofoto giornalistico del mondo promossodalla World Press Photo Foundation di Am-sterdam e a cui partecipano migliaia di

Arrivano in Italia alcuni degli scattifotografici più belli del mondoselezionati da un'illustre giuria internazionale di esperti

H A AVUTO UNA MENZIONEspeciale durante l’ultimarassegna del Festival del

cinema africano, d’Asia e d’Ameri-ca Latina. “I segreti di Kabiria” diGianpaolo Rampini racconta la re-altà delle madri single in una ba-raccopoli di Nairobi. Obbligate a

U SCIRÀ IN FRANCIA il 17 luglio il film animatoAya de Youpougon, tratto da uno dei piùgrandi successi tratto dal fumetto africano,

la serie realizzata dalla sceneggiatrice della Costad’Avorio Marguerite Abouet e dal disegnatore fran-cese Clément Oubrerie, tradotta in varie lingue (inItalia da Lizard). Il film racconta la vita quotidianae le speranze di Aya, una ragazza di un quartierepopolare di Abidjan e delle sue due amiche. Ayavuole diventare medico. Il fumetto offre uno spac-cato della vita sociale e delle relazioni in un am-biente urbano africano.

Onlinewww.youtube.com/watch?v=D6L0oAiVqog

prostituirsi per sopravvivere e sfamare ifigli, si trovano a condividere le loroesperienze con l’intento di denunciare lasituazione delle ragazze madri nel paese.

Grazie alla continua sollecitazionedel regista e al contatto coi suoi colla-

boratori, le donneinstaurano una fi-ducia reciprocaprima impensabi-le e si convinconoa portare la lorotestimonianza ol-tre i ristretti confi-ni della città. L’esito è qualcosa in più diun documentario, per la preparazioneche c’è dietro e per il percorso di pro-gressiva consapevolezza, fatto insiemeda queste donne mentre via via raccon-tano sé stesse.

Il film – l’ultimo di una serie di pelli-cole ambientate in diverse città delmondo – è il risultato di quattro anni dilavoro sul campo, di ricerche prima so-cio-etnografiche e statistiche (frutto diuna collaborazione col dipartimento diSociologia dell’Università Cattolica di

Milano) e poi realizzate “in presa diret-ta” sul campo.

Dove & QuandoIl prossimo appuntamento con il Cinema Africano è Verona dal 15 al 24 novembre. Il documentario “I segreti di Kabiria”girerà l’Italia ospitato da associazioni e dalle sale cinematografiche che ne faranno richiesta. Online www.festivalcinemaafricano.org

I n paesi come il Kenya e il Ghana con l’applicazio-ne M-Farm i contadini ricevono sul cellulare iprezzi dei prodotti agricoli. Sempre in Kenya, più

di 15 milioni di persone utilizzano M-Pesa, il sistemadi pagamento e trasferimento di denaro via sms. Inambito scolastico, startup tecnologiche tipo eLimu di-mostrano come fornire contenuti digitali sia più eco-nomico e permetta di raggiungere un maggior nume-ro di studenti. E ancora, sistemi di formazione adistanza in ambito sanitario sono utilizzati in molteuniversità e ospedali. Anche in Africa le nuove tecno-logie impattano su educazione, sanità, agricoltura.

Onlinewww.deta.up.ac.za

CinemaPiù di un documentario sulle donne di Nariboi

Una storia forte che raccontala situazione delle giovanimadri single di unabaraccopoli di Nairobi

Cartoni animatiUn grande fumetto africanodiventa film

EventiLe nuove tecnologieche rivoluzionano l’Africa

Sopra, la locandinadel film animatoAya de Youpougon.Sotto, il continenteafricano e le nuovetecnologie.

Dove & QuandoAddis Abeba30 giugno-1 luglioForum di alto livello Fao e Unione africanaper la lotta contro la fame in Africa.Onlinewww.fao.org

a cura di Emanuela Citterio

Page 9: èAfrica n.2, giugno 2013

16 | èAfrica | giugno 2013 èAfrica | giugno 2013 | 17

Unisciti a noi

Bilancio 2012Una settimana a Tosamaganga (Tanzania)

Costi di funzionamento1.054.827 9%

insieme alla cooperativa Iride, il bar della piscina e il SISM (Segretariato Italiano Studenti di Medi-cina) - Firenze.

L’evento si terrà presso la piscina comunale di Lastra a Signa (FI) e prevede un ricco programma di musica e intrattenimento, sullo sfondo delle splen-dide immagini scattate dai nostri volontari in Tanza-

ToscanaTuffati con l’Africa a Lastra Signa

Dopo il successo della prima edizione nel 2012, ritorna “Tuffati con l’Africa”. L’appuntamento è fissato per venerdì 5 luglio e organizzato dai volontari toscani di Medici con l’Africa Cuamm,

è un cammino alla scoperta di realtà importanti che, mes-se in lu ce e guardate con una lente speciale, ci fanno se-guire una lunga strada, che parte dall’Italia o dall’Europae arriva all’Angola, al Mozambico, al Sud Sudan, fino allaSierra Leone, ultima frontiera del Cuamm.

Cosa serve per questo viaggio? Pazienza, voglia di cono-scere e approfondire, ma anche tanta fiducia in quanto ogni

giorno i nostri cooperanti in Africa fanno, concretamente,per le mamme e i bambini, per i malati di Aids e i disabili, perchi soffre a causa della malnutrizione, della tubercolosi, perchi viene nei 12 ospedali in cui siamo presenti a chiedere curee aiuto. Cosa ci porteremo a casa dopo questo breve e intensopercorso? Speriamo la voglia di continuare a camminare connoi e il desiderio di aiutarci ad allargare i nostri orizzonti ecoinvolgere più persone possibili in questa avventura.

Nel 2012 gli interventi di Medici con l’Africa Cuamm so-no costati 12.111.058 euro. Di questi l’85% (10.329.220 euro)è stato investito direttamente nei progetti di cooperazioneprincipali realizzati e nel centinaio di micro realizzazioni disupporto attuate. Il restante 15% è stato impiegato per so-stenere costi di funzionamento (9%), e di sensibilizzazione,comunicazione e raccolta fondi (6%). Tutto questo è statopossibile grazie alla dedizione e all’impegno delle centinaiadi collaboratori locali e dei cooperanti espa-triati. Ma soprattutto è stato possibile grazieall’aiuto di migliaia di persone in Italia che ci han-no sostenuto. Grazie di nuovo e buon viaggio!

Un viaggio tra i dati

TOTALE 12.111.058

USCITE ONLUS 2012

Sensibilizzazione,comunicazione e raccolta fondi727.011 6%

Progetti Cura Prevenzione e Formazione10.329.22185%

Costi ed onericollegati1.237.20112%

TOTALE 10.329.221

INVESTIMENTI NEI PROGETTI 2012

Italia448.9494%

Angola1.639.789 16%Etiopia1.228.80512%

Mozambico1.406.852 14%Sierra Leone447.3334%Sud Sudan1.482.25015%Tanzania1.180.43711%Uganda1.257.60512%

Finanziamentiistituzionali6.303.80252%

TOTALE 12.201.858

ENTRATE ONLUS

Donazioni da gruppi598.6675%

DonazioniCorporate328.5913%

Donazioni da Fondazioni1.117.2599%

Donazionida privati3.553.53929%

5 X 1000300.0002%

AgenzieInternazionali2.036.50932%

TOTALE 6.303.803

Unione Europea771.56712%

C.E.I.715.32311%

Enti locali218.7034%

CooperazioneItaliana2.162.04635%

Altreistituzioni399.6556%

FINANZIAMENTI ISTITUZIONALI

‘‘ONE AFRICA forProsperity andPeace” è lo slo-

gan scelto dall’Unione Afri-cana per celebrare il cin-quantesimo anniversariodella sua fondazione (25maggio 1963). Anche ilCuamm ha festeggiato que-sta giornata organizzandola quarta edizione dell’Afri-can Day. Numerose sonostate le iniziative in tuttaItalia, da Nord a Sud, chehanno coinvolto i gruppi.In particolare sabato 25maggio a CastelBrando Afri-ca Chiama di Conegliano(TV) ha proposto un con-certo dal titolo “Hot swingsfor African Day” e una cenaa sostegno dei progetti.

Grande successo ancheper l’evento di San Pancra-zio Salentino (BR) organiz-zato da Medici con l’AfricaCuamm Salento. L’AfricanDay è stato festeggiato nellapiazza principale coinvol-gendo l’intera popolazione.Ancora in Lombardia il gruppo Medici con l’Afri-ca Varese ha dato vita a unaricca serie di iniziative rac-chiuse sotto il cappello del-la “Settimana con l’Africa”.

Gli occhi sono quelli di Ananda, Paolo, Kasia,Bartosz e Marco. Hanno vinto un concorso inter-nazionale per giovani fotografi e video makerpromosso da Medici con l’Africa Cuamm e finan-ziato dall’Unione Europea. Sono partiti dall’Olan-da, dalla Polonia e dall’Italia e hanno messo pie-de in Africa con la trepidante attesa di provare a

raccontarla attraverso le immagini, in modooriginale, rispettoso e possibilmente signifi-cativo. Ognuno seguendo una pista diversa,sotto la guida dell’art director Enrico Bossansi sono messi in ascolto, hanno sorriso e in-contrato sorrisi, dietro ai tanti volti e alle lorostorie. E insieme hanno pianto e si sono tor-mentati per la fatica di entrare realmente incomunicazione. Come rispettare una vita euna cultura così diverse senza restare para-lizzati nell’impossibilità di raccontarle? Ma inun modo davvero difficile da spiegare le por-te delle capanne si sono aperte e i volti diste-si. E quello sembrava un “prendere” attraver-so la macchina fotografica, improvvisamentediventava un “dare”, un far conoscere. Intor-no a questa esperienza c’è l’impegno di Me-dici con l’Africa Cuamm che da sempre cercastrade nuove per “portare alla luce” le storiedel diritto alla salute in Africa. E anche il la-voro di Ananda, Paolo, Kasia, Bartosz e Mar-co si è messo a servizio di questa sfida.

L’esperienza di cinque giovani fotografi e videomaker

TanzaniaIn festa per i 50 annidell’UnioneAfricana

nia, Angola e Uganda e un aperitivo etnico. Il ricavatoè destinato ai progetti di Medici con l’Africa Cuamm.

Per info e prevenditeLorenzo Zammarchi [email protected]

SVEGLIA ALL’ALBA, notti insonni. Intor-no, di giorno, il profumo degli euca-lipti e come coperta, la sera, un cielo

di stelle che ti sembra di toccare. Sullescarpe la polvere della terra percorsa allaricerca di un incontro possibile. Gli occhiappannati dall’entusiasmo di conoscere edalla fatica di capire.

È UN VIAGGIO QUELLO CHE VI PROPONIAMO inquesta pagina della rivista. Un percorso den-tro i dati del bilancio 2012. Ai più potrebbe

sembrare un argomento difficile o magari un po’noioso, ma può portare a capire meglio come fun-zionano i progetti, dove vanno a finire le donazioniche Medici con l’Africa Cuamm raccoglie, come vienegestito e riallocato il denaro. A ben guardare, quindi,

Giovani artisti abituati a raccontarele periferie europee alle prese con la vita di un villaggio e di un ospedale africani

INCONTRIScene di vita quotidiana in una

capanna di Ipamba, in Tanzania.

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18 | èAfrica | giugno 2013

23 anni, fotografa, polacca. È partita lo scorso 4 maggio, insiemead altri sette compagni di viaggio, fotografi o video-maker, per faremasterclass a Tosamaganga, in Tanzania, sotto la guida dell’art di-rector Enrico Bossan. In queste sue parole, pubblicate su ilfattoquo-tidiano.it a inizio maggio, Kasia descrive le emozioni, i dubbi, le sen-sazioni di uno speciale incontro con l’Africa.

la dignità delle persone che accudiscono i loro fa-miliari malati? Suor Sabina, la direttrice dell’ospe-dale di Tosamaganga, mi ha detto che sono statafortunata a non essere presa a sassate.

Quando sono tornata al campo dove vivonoi familiari dei pazienti, l’altra mattina, dopo duegiorni trascorsi lì a documentare, le personesembravano infastidite dalla mia presenza. Do-po poco mi hanno circondata e hanno iniziatoa chiedermi a gesti e a voce alta «soldi, soldi,dammi soldi». Mi sono sentita senza speranza,come una linea invisibile tra il bianco e il nero.

Aprire il cuoreNon ero a conoscenza della rotazione delle fa-miglie dei pazienti. Nell’ospedale di Tosama-ganga, i familiari dei malati si alternano nell’ac-cudire i loro cari e nel preparare loro damangiare. La gente che era arrivata la notteprecedente dai villaggi aveva portato notiziesullo stato di insicurezza, causato da un recenteattacco nella chiesa di Arusha. Così, tutti hannomesso in discussione la fiducia che mi era statadata dalle persone precedenti.

Prima che gli occidentali arrivassero in que-sto continente, gli africani avevano imperi gestitisecondo le loro regole e tradizioni, ma prima ditutto gestiti con il cuore aperto. Questi cuoriaperti li hanno resi, in seguito, schiavi e vittime.E lo sono tuttora. Mentre l’evoluzione e lo svilup-po della civiltà africana è finita con la colonizza-zione, la miseria profonda del continente è statarafforzata dalla situazione politica imposta nellaseconda metà del Ventesimo secolo. Saremo maiin grado di pagare i debiti che abbiamo raccoltonei loro confronti? Alla fine, mi sento come unostrumento, così come il campo della comunitàche sto fotografando. Oggi, durante l’uraganodelle emozioni in bianco e nero, Berta, una delledonne che vivono nella casa di attesa vicino al-l’ospedale, visto che la sua gravidanza è a rischio,ha preso le mie difese a cuore aperto e con com-passione. Penso che possiamo cambiare le cose,se apriamo i nostri cuori.

Scatti da Tosamaganga in Tanzania

Emozioni in bianco e nero

Kasia Ciechanowskafotografa

Visto da qui

OGGI HO SCATTATO DELLE FOTO a un neona-to prematuro di 1,5 kg. Era così piccoloche, anche usando le “ottiche” più lun-

ghe che avevo, ero solo a un metro di distanza dalui e mi sentivo troppo vicina. Ogni volta che pre-mevo il pulsante dello scatto, mi sembrava dipuntargli una pistola contro. Poi ha aperto i suoiocchietti e mi ha sorriso. Ho scelto di fare la foto-grafa documentarista per difendere i diritti uma-ni. Tuttavia, quando fotografo il dramma dellepersone, mi sento come se non stessi rispettandola loro intimità. Mi chiedo se il fatto di superarecerti limiti sottili mi renda una cattiva persona.Dall’altro lato, se non li supero vuol dire che nonsono una brava fotografa? Ma se rinuncio alla fo-tografia, rinuncio anche alla mia battaglia. Comeposso essere vicina ai miei soggetti e rispettare laloro dignità allo stesso tempo? Come rispettare

TOSAMAGANGAUna donna ricoveratanell'ospedale di Tosamaganga in Tanzania.

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