[dia•foria n°09, settembre 2012, ilgrande persuasore
DESCRIPTION
Nono numero della rivista di arti e letteratura [dia•foria dedicato al regista, scrittore e critico cinematografico Corrado Farina. Titolo del numero: "Il Grande Persuasore", una raccolta di strisce, rimaste inedite per più di quaranta anni, disegnate da Farina nel 1967-68 intorno alla figura di un pubblicitario despota. I tratti della figura de Il Grande Persuasore colpiscono ancora oggi nella loro evidente attualità. La pubblicazione comprende oltre alle strisce testi di Claudio Bertieri, Oliviero Diliberto e dello stesso Corrado Farina.TRANSCRIPT
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INDICE
Prefazione, di Oliviero Diliberto 5
IL GRANDE PERSUASORE 7
Non hanno cambiato faccia, di Claudio Bertieri 44
APPENDICE
Biancaneve testimonial (1969) 47
A m’arcordô (2005) 51
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QUADRO
.1.
IL GRANDE PERSUASORE
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I nomi di Zakimort e di Selene sono ormai dimenticati. Diabolik, no: vive e lotta ancora insieme a noi. Ma Corrado Farina c’entra con tutti e tre i personaggi e con la temperie culturale (e politica, altro che!) di allora: siamo alla fine degli anni ’60.Fumettista per curiosità, mi verrebbe da dire. Curiosità nel senso di cimento verso tutte le arti, la comunicazione a 360 gradi. A iniziare dalla pubblicità di quegli anni. Nell’immaginario di tutti noi ragazzi dei ’60, molti Caroselli “mitici”, quelli davvero di culto, appaiono firmati da Armando Testa, con cui Farina inizia la sua vita professionale. Paulista, l’ippopotamo Pippo, “la pancia non c’è più…!”, e così via, hanno scandito le nostre giornate di allora: Carosello rappresentava lo spartiacque temporale, e simbolico, tra la sera e la notte, tra la gioia di star svegli e l’andare a dormire, la veglia e il sonno, essere tra i “grandi” o ridiventare “piccoli”.
Farina – allora ovviamente non lo potevo sapere – era uno dei demiurghi potenti di quella gestione sapienziale del tempo.Ma – ripeto – Farina è curioso. Dunque, si cimenta brillantemente nel cinema e nei documentari (per aziende private o Enti istituzionali). Da regista, con il
lungometraggio Hanno cambiato faccia (1971), vince il festival di Locarno, poi irrompe Baba Yaga (1973), che ancora una volta mischia le carte, parte dal fumetto (la splendida Valentina di Crepax) e lo scaraventa sullo schermo. Mix di giallo, erotismo e magnifiche immagini.
Poi, non pago, si dedica alla scrittura, soprattutto gialli e noir, ma non solo. Parodie e mixaggi. Un esercizio di ricerca delle fonti (esplicite o implicite, qual-che volta inconsce, frutto di migliaia tra letture, film, fumetti, frequentazione delle arti visive) di uno dei più recenti tra i suoi romanzi (L’invasione degli ultragay, 2008) offre risultati sorprendenti: ho contato, sin dal titolo, come ovvio, tra le citazioni e gli echi di altre opere, circa trecentocinquanta riferimenti possibili.Il fumetto è, dunque, forma espressiva che a Farina piace, lo affascina: ci si cimenta.
Ho già ricordato i non memorabili Zakimort e Selene, l’una una sorta di Diabolik al femminile, l’altra tratta direttamente dalla fantascienza di allora. Ma tra le carte di Farina, appare anche “Il Grande Persuasore”. Scritto e disegnato tra il 1967 e l’anno seguente, si presenta, come confessa l’autore stesso, come un mix di Mussolini, il Grande Fratello di Orwell e – ancora una volta – l’odiato-amato Armando Testa, gran guru della pubblicità.
Siamo alla vigilia del nuovo “biennio rosso”, 1968-1969 (autunno caldo, “studenti-operai, uniti nella lotta”, poi, a breve, libretti rossi e ideologia a fiumi). Farina prende di petto la pubblicità (lo farà anche nel primo film da lui realizzato). Il “persuasore” è figura spregevole, autoritaria, pieno di sé (sembra di ascol-tare il marchese del Grillo: “io so’ io e voi nun siete un cazzo…”), decisamente insopportabile.
L’autore vi scaraventa dentro tutto il suo livore, dopo la fine dell’esperienza, appunto, nel settore della pubblicità televisiva (i Caroselli soprattutto), ma intuisce con decenni di anticipo i guasti che produrrà – fino ai giorni nostri, come ben sappiamo – proprio la trasformazione di qualunque valore in merce, in sintesi pubblicitaria, in persuasione (che è sempre passiva) e non in consenso (che è, viceversa, costruzione e condivisione eminentemente attiva).Anche nelle fattezze (vedere per credere), il Grande Persuasore sembra disegnato (e scritto, ovviamente) nel 1994, anno della tristemente (per me: vi sarà chi invece ricorda l’evento con simpatia o addirittura entusiasmo) celebre “discesa in campo” di Silvio Berlusconi: capace di creare un pubblico e poi di trasfor-marlo in un elettorato.
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5
“Discesa in campo”: linguaggio calcistico. Ancora una volta – sempre per restare in tema – una invasione di campo di un linguaggio alieno in un contesto (la politica), che ne aveva precedentemente codificato altri, lontani anni luce dal primo.
Spettacolarizzazione e mercificazione. Il prodotto politico (progetti, programmi, idee, idealità, valori condivisi) trasformato in prodotto commerciale: dun-que, da vendere. Dunque, da pubblicizzare. Il Grande Persuasore come grande venditore. Vince – in questa nuova competizione – il più forte, il più ricco, il più scaltro. Il fumetto di Farina prefigura tutto ciò, con quaranta e più anni di anticipo. Sensibilità rabdomantica.
Ma prefigura anche la rabbia degli anni successivi, la rivolta delle giovani generazioni a cavallo tra ’60 e ’70, le nuove mode, la liberazione sessuale, i costumi e anche i nuovi linguaggi. D’altro canto, al nuovo spirito del tempo si adegueranno anche altri prodotti, che “adottano” e, al contempo, “sdoganano” (parola allora ignota) proprio le idee del ’68: basti qui ricordare la rapida evoluzione del cosiddetto western-spaghetti in cinematografia impegnata, dai prodotti mi-gliori sino a quelli meno riusciti: non più solo pistoleri senza nome, ma peones messicani che aspirano alla rivoluzione al seguito di Villa, banditi che acquistano coscienza di classe, preti rivoluzionari e così via.Farina rappresenta tutto ciò. E ci rammenta il clima di quegli anni.
Le strisce che qui si vedono rappresentano, infatti, un intero mondo, un immaginario collettivo (ed individuale: quello di ciascuno di noi), quando ancora nei cinema si fumava e alternavamo – senza gerarchie o canoni, in una logica drasticamente copernicana, tutt’altro che tolemaica – cineforum impegnati e sale parrocchiali, localacci con commedie all’italiana (modestissimamente scollacciate) e rassegne di film sovietici (quando non, tristissimamente, di altri Paesi dell’Est). Seguivano interminabili dibattiti. Ma non c’è nulla da ridere (checché ne pensi Paolo Villaggio): era come esser protagonisti, partecipare in diretta, a un lungo romanzo di formazione collettiva. Le degenerazioni (e l’inarrestabile decadenza) erano ancora di là da venire.
Antonioni e Samperi, Kurosawa e Leone (effettivamente in qualche modo collegati), e poi, a casaccio nei meandri della memoria, Ford, Edwards, Hitchkok, Chaplin, Eisenstein, Kubrik, ma anche tantissimi Risi e Monicelli, Scola, Lizzani, Damiani, Germi. Come sulle montagne russe o in un gioco di specchi: quello im-maginato da Orson Welles in un memorabile film. Occorreva sempre allacciarsi le cinture. Cinema, tantissimo, fumetti altrettanto. Manara e Pratt su tutti, ma anche il superbo Carl Barks di Paperino, che traeva ispirazione da Dickens: prestiti e citazioni in un gioco reciproco.
Letture onnivore: saggi, romanzi (irrompeva allora la letteratura latino-americana: Marquez su tutti), poesia. Un caleidoscopio che – questa volta sì – ele-vava davvero l’immaginazione al potere, più di cento assemblee.Ottima scelta, dunque, quella di sottrarre le strisce che ora leggerete a un ingiustificato oblio.Ci ricordano come eravamo (altro titolo memorabile), ma ci parlano – forse ancor più – di come siamo oggi.
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Strisce
IL GRANDE PERSUASORE
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Passati quarant’anni, e qualcosa di più per rispettare le date, bisogna ammettere che questi anziani cartoons di Corrado Farina, schizzati tra le confusioni ideologiche e le tante attese rinnovatrici della stagione sessantottesca, rifrangono un sapore (drammatico, per il vero) di attualità. Di un oggi fermato in
presa diretta. C’è allora da chiedersi se l’urticante impressione che se ne ricava all’impatto sia solamente conseguenza di uno straordinario caso di preveg-genza da parte dell’autore, o piuttosto di qualcosa d’infetto che ha pervaso nel profondo il nostrano trascorrere delle stagioni.
Per dirlo in termini maggiormente schietti: siamo di fronte al lavoro d’antan di un intellettuale che giungeva all’epoca a determinate considerazioni (leggi conclusioni) sullo spunto di una ragionata rilettura del proprio vissuto, e non perché guidato da una moralistica istintualità, o ci troviamo forse a ragiona-
re sugli elaborati di un Nostradamus minore, che, fantapoliticizzando a pessimismo sciolto, aveva preavvertito un futuro italiano immodificato o, peggio, immodificabile, e pertanto stabilmente segnato da perduranti malanni oligarchici?
La risposta all’interrogativo possono porgerla - a mio vedere, conoscendo Farina ormai da diversi decenni - la sua stessa biografia, gli interessi culturali coltivati, di sicuro non piatti e consueti, e non ultimo l’attività professionale che stava svolgendo al tempo. Questa sua raccolta di situazioni ostinatamente sviluppate in quattro tempi, e secondo modalità grafiche che ne ribadiscono la voluta iterazione,
non si colloca infatti inspiegata nell’intreccio delle scelte operative che lo impegnavano al momento nel versante cinematografico ed in quello pubblicita-rio. Il primo lo ha interessato in pratica da sempre, in veste di autore dilettante (da “cineamatore”, come all’epoca, con orribile classificazione, lo si defi-niva), mentre l’altra attività l’ha sviluppata e vissuta (e sofferta?) essendo parte del gruppo di lavoro riunito e sovrinteso da Armando Testa nella propria agenzia. Sono i giorni - non va certo dimenticato - di un trionfante carosellismo, ambasciatore privilegiato di quel consumismo “telesuggerito” che, non
per caso, ripetutamente interviene nei sintetici e spiazzanti monologhi del “Grande Persuasore”.Ecco allora che i cartoons di cui stiamo discorrendo possono essere guardati come la traccia di un dialogo in progress, ben più ampio, che Farina sta
prefigurando, gettando lo sguardo su quanto diversamente l’attornia e, in un tempo, mettendo a frutto le proprie esperienze di lavoro e di elaborazione intellettuale. In altri termini, facendo leva su questo doppio binario, le tavole del Persuasore possono anche essere lette come i pezzi di un puzzle che sta prendendo forma nella scrittura ancora indefinita di un film prossimo venturo. Per cui il loro insieme acquista di conseguenza la personalità di uno
storyboard disegnato.Da tenere appunto sotto traccia per Hanno cambiato faccia, film a soggetto di lungometraggio che Farina riuscirà a portare a termine, tra non poche
difficoltà produttive, qualche anno più tardi, nel 1971, non scostandosi affatto, quanto all’intenzione satirica, da quella che impronta i cartoons, ma, pos-sibilmente, accentuandone ancor più la carica di denuncia. Muovendosi tra horror e fantascienza, materie letterarie a lui care, Farina imposta infatti una
grottesca allegoria anticonsumistica che aggiorna il mito di Nosferatu nel vampirismo di una dittatura tecnologica che tutto assorbe e condiziona.
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Certo non si possono ignorare talune ingenuità narrative, abbastanza consuete per quanti debuttano nella fiction, o certi avvertibili echi marcusiani, più accettati che elaborati, ma il film - al pari dei cartoons - evidenzia una convinta partecipazione autoriale nel suggerire che i succhiasangue non si sono affatto estinti, hanno solamente abbandonati i castelli nei Carpazi per assumere le sembianze - all’aspetto meno repellenti - di uomini d’affari, di capi di stato, di quanti insomma tengono le leve del potere e della imposta sudditanza nelle proprie mani.Spiegata, per così dire, la progressiva maturazione di un progetto creativo, che ha tradotto gli spunti polemici di una serie di interventi affidati alla grafica nei fotogrammi di una pellicola certo anomala nel panorama di Cinecittà, parecchio amare risultano le considerazioni da trarre circa la constatata “attuali-tà” del Grande Persuasore. Una figura che al tempo della sua creazione poteva senz’altro rintracciare significativi agganci nel passato prossimo nazionale e, non meno, nella sua contemporaneità, giacchè le sirene del boom economico stavano esemplarmente svolgendo il proprio incarico suadente.È purtroppo indubitabile che nel trascorrere di quasi mezzo secolo il Personaggio ha allineato, a sua simiglianza, una schiera non risicata di validi eredi. Delle controfigure pronte a moltiplicarsi nei diversi comparti del vivere comunitario, assolvendo al ruolo corruttivo con il linguaggio di sempre, le stesse soggezioni, gli stessi arbitri. Dalla politica ai consumi, per intenderci, lungo un percorso che si è servito di forme e modi nemmeno troppo sofisticati per mettere nell’angolo resistenze, ribellioni, contrapposizioni. Riconoscere che lo stampino usato da Farina per ritrarre il suo Grande Persuasore non ha smesso da allora di replicare volti sottintende con evidenza che i vampiri “non hanno cambiato faccia”.
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Gli anni Sessanta volgevano alla fine, e con essi il mio rapporto con lo Studio Testa. Stavo mettendo a fuoco la mia opinione sul mondo della pubblicità, e pensai che sarebbe stato divertente ambientarci una riscrittura delle fiabe classiche, abbinando a ognuna di esse una striscia del “Grande persuasore”. Credo
che questo “pilota” sia stato sottoposto all’epoca a un editore specializzato in pubblicazioni aziendali, ma senza suscitare eccessivi entusiasmi. (C.F.)
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48
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anca
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Pecc
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per
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e m
e la
cav
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ica
mal
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chin
a da
pre
sa, e
so
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Bia
ncan
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cupo
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Bia
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nel
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49
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chi g
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riem
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viss
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felic
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nti.
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ncan
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l
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A m
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Corrado Farina (Torino, 1939) è un pubblicitario, critico cinematografico, regista, sceneggiatore e scrittore. Ha realizzato due film, otto romanzi e un numero imprecisato di altre cose.
Oliviero Diliberto (Cagliari, 1956) è un uomo politico, giornalista, bibliofilo, direttore editoriale e docente universitario; ha pubblicato numerosi volumi, prevalentemente di argomento bibliografico.
Claudio Bertieri (Genova, 1925) è un giornalista, critico cinematografico e storico del fumetto; ha pubblicato oltre cinquanta volumi e ha diretto dal 1967 al 1979 la rivista Sgt. Kirk.
[dia•foriaaperiodico di incondizionata
cartilagine n° 9
Finito di stamapre nel mese di settembre 2012in 500 copie su carta jahu 100gr.
30 copie numerate riportano un segno grafico dell’autore
per informazioni e supporto
www.corradofarina.tk
© Corrado Farina 1967-2012 [dia•foria + Corrado Farina 2012
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bndC
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“Il Grande Persuasore è nato con l'alba dell'uomo e vive ancora fra noi.”