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1 “CUIUS REGIO, EIUS RELIGIO” … O NO? “INTEGRAZIONE E INTERCULTURA NELLA SCUOLA DELL’AUTONOMIA E DELLA RIFORMA” Prof. Clara Cocci - D.S. I.C. “B. BRIN” - TERNI

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“CUIUS REGIO, EIUS RELIGIO” … O NO?

“INTEGRAZIONE E INTERCULTURA NELLA

SCUOLA DELL’AUTONOMIA E DELLA RIFORMA”

Prof. Clara Cocci - D.S.I.C. “B. BRIN” - TERNI

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NORD – ETICA RELIGIOSALA FEDE

ESTAUTONOMIA

SUD – ETICA LAICA

OVEST RIFORMA

INTEGRAZIONEINTERCULTURA

Sull’asse verticale dei valori individuali e/o collettivi

Sull’asse orizzontale delcontesto scolastico

Interpretata splendidamente dal sociologo francese EDGAR MORINnel libro “I sette saperi necessari all’educazione del futuro”

Raffaello Cortina Ed.

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Per rispondere al quesito proposto come titolo al corso in questione e tenendo presente l’argomento assegnatomi, mi piace rifarmi alla simbologia della Rosa dei Venti o della Bussolache dovrebbe orientare la nostra vita privata e scolastica.

All’interno di tali coordinate antropologiche-culturali ed etnografiche si collocano ovviamente tutte il resto delle concezioni, delle scienze, dei saperi filosofici, storici antropologici, psicologici e dell’arte nelle sue varie tipologie, già illustrati dai precedenti relatori.

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L’esame dei termini di INTEGRAZIONE(integrazione= rendere compiuto, aggiungere ciò che manca; reintegrazione) e di INTERCULTURA(intercultura: da inter – come intra-intro prefissi che indicano : in mezzo, tra e, quindi, tra le culture per intendere cosa ci accomuna e cosa ci differenzia) riporta immediatamente alla mente la concezione del Diverso e delle Personalità Eterogenee e Contrapposteciascuna dotata di proprie ed originali caratteristiche cognitive, espressivo-comunicative, affettivo-relazionali, con diverse abilità di tipo fisico, psicologico, cognitivo e provenienti da differenti retroterra e contesti territoriali all’interno dei diversi stati e continenti della terra.

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NORD

ETICA RELIGIOSALA FEDE

A partire dal Nord:colei che vi parla

all’interno del suoessere persona,

nella sua individualità, colloca i

Valori Etici e cioè la Fede

di tipo Cristiano-Cattolica.

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Non c’è dubbio che il Cristo Gesù, il Messia, venuto al mondo come figlio di Dio si è INTEGRATO nell’essere umano ed èstato il PRIMO in assoluto ad invitare ad amare il proprio prossimo come se stessi in una formula di Integrazione Totalizzante. Del resto la Sua vita, il Suo esempio, il modello che ha saputo proporre a tutte le genti è stato quello di una DONAZIONE TOTALE DI SÉ fino alla Morte sulla Croce e alla Sua Resurrezione, Simbolo della riconquistata Salvezza per tutti gli uomini ed al Dono dell’Eucarestia come Sostegno Fondamentale per tutte le generazioni. Fra i 10 Comandamenti incisi da Mosè sulle tavole della legge di Dio, ci viene detto “Ama il prossimo tuo come te stesso” e questo significa: COMPRENDILO E INTEGRALO. Egli, il CRISTO, si è fatto comprendere in termini di Multiculturalità , Transculturalità e Interculturalitàesprimendosi attraverso le Parabole e le Metafore comprensibili anche dagli uomini dei nostri giorni , da quelli antichi e da quelli futuri.

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ESTAUTONOMIA

Nell’orientarci all’internodella nostra bussolain senso orario, cioè

secondo il percorso delle lancette dell’orologio, troviamo ad EST:

tratto da“CONOSCERE LA SCUOLA”

di S. Cicatelli – ed. LA SCUOLA e liberamente rielaborato

(nota 01).

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AUTONOMIAConferenza Nazionale sulla Scuola 1990 (dove si comincia a delineare l’orientamento verso l’autonomia)

Legge n. 537/1993 (prospetta l’autonomia organizzativa, finanziaria, didattica, di ricerca e di sviluppo)

Legge n. 59/1997 – art 21 (la prima vera legge sulla autonomia)

D.M. n. 765/1997 (Applicazione dell’Autonomia)

D.P.R. n. 275 1999 (Regolamento dell’Autonomia)

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Legge n. 59/1997 – art 21

L’autonomia organizzativa è dichiaratamente “finalizzata alla realizzazione della flessibilità, della diversificazione, dell’efficienza e dell’efficacia del servizio scolastico, alla INTEGRAZIONE e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all’introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto normativo”.

L’autonomia didattica è “finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle FAMIGLIE e del DIRITTO ad apprendere”.

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D.M. n. 765/1997(Applicazione dell’Autonomia)

C) Articolazione flessibile del gruppo classe, delle classi o sezioni, anche nel rispetto del principio dell’integrazione scolastica degli alunni con handicap.

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D.P.R. n. 275 1999(Regolamento dell’Autonomia)

CAPO 1Art. 1Comma 2. L’autonomia delle istituzioni scolastiche è

garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento.

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Art. 3 – comma 1Ogni istituzione scolastica predispone, con la

partecipazione di tutte le sue componenti, il Pianodell’Offerta Formativa. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia.

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Art. 3 – comma 2Il Piano dell’Offerta formativa è coerente con gli

obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi ed indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell’art. 8 e riflette le esigenze del contesto culturale sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell’Offerta Formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche anche di diversi gruppi minoritari e valorizza le diverse corrispondenti professionalità.

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Art. 4 – comma 1

Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell’art. 8 concretizzano gli obiettivi, nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del DIRITTO AD APPRENDERE E ALLA CRESCITA EDUCATIVA DI TUTTI GLI ALUNNI, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del SUCCESSO FORMATIVO.

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Art. 4 – comma 2

Nell’esercizio dell’autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attivitànel modo più adeguato al tipo di studi a ai RITMI DI APPRENDIMENTO DEGLI ALUNNI. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di FLESSIBILITÀ che ritengono opportune e tra l’altro:

a) l’articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività;

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Art. 4 – comma 2b) la definizione di unità di insegnamento non

coincidente con l’unità oraria della lezione e l’utilizzazione, nell’ambito del curricolo obbligatorio di cui all’art. 8 degli spazi orari residui;

c) l’attivazione di percorsi didattici INDIVIDUALIZZATI, nel rispetto del principio generale dell’INTEGRAZIONE degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 Febbraio 1992, n. 104;

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Art. 4 – comma 2d) l’articolazione modulare di GRUPPI DI

ALUNNI PROVENIENTI DALLA STESSA O DA DIVERSE CLASSI o da diversi anni di corso;

e) l’aggregazione delle discipline in aree e ambitidisciplinari.

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Art. 4 – comma 4

Nell’esercizio dell’autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano comunque la realizzazione di iniziative di recupero e sostegno di continuità e di orientamento scolastico e professionale, coordinandosi con le iniziative eventualmente assunte dagli Enti Locali. Individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle Istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati.

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Art. 4 – comma 6I criteri per il riconoscimento dei crediti e per il recupero

dei debiti scolastici riferiti ai percorsi dei singoli alunni sono individuati dalle istituzioni scolastiche avuto riguardo agli obiettivi specifici di apprendimento di cui all’art. 8 e tenuto conto della necessità di facilitare i passaggi fra diversi tipi e indirizzi di studio, di favorire l’integrazione tra sistemi formativi, di agevolare le uscite e i rientri tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro. Sono altresì individuati i criteri per il riconoscimento dei crediti formativi relativi alle attività realizzate nell’ambito dell’ampliamento dell’Offerta Formativa o liberamente effettuate dagli alunni e debitamente accertate o certificate.

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Art. 5 – comma 4

In ciascuna istituzione scolastica le modalitàd’impiego dei docenti possono essere diversificate nelle varie classi e sezioni in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte metodologiche ed organizzative adottate nel Piano dell’Offerta Formativa.

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Art. 6 – comma 1Le istituzioni scolastiche singolarmente o tra loro associate,

esercitano l’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale sociale ed economico delle realtà locali e curando tra l’altro:

a) la progettazione formativa e la ricerca valutativa;

b) la formazione e l’aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico;

c) l’innovazione metodologica e disciplinare;

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Art. 6 – comma 1d) la ricerca didattica sulle diverse valenze delle

tecnologie dell’informazione e della comunicazione e sulla loro INTEGRAZIONE dei processi formativi;

e) la documentazione educativa e la sua diffusione all’interno della scuola;

f) gli scambi di informazioni esperienze e materiali didattici;

g) l’INTEGRAZIONE tra le diverse articolazioni delsistema scolastico e, d’intesa con i soggetti istituzionali competenti, fra i diversi sistemi formativi, ivi compresa la formazione professionale.

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CAPO IIIArt. 8 – comma 4

La determinazione del curricolo tiene conto delle diverse ESIGENZE FORMATIVE degli alunni concretamente rilevate, della necessità di garantire efficaci azioni di continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli Enti Locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio.

Agli studenti e alle famiglie possono essere offerte possibilità di opzione.

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SUDETICA LAICA

ho ritenuto opportunodare un particolare risalto al libro

di Edgar Morin

SOCIOLOGO FRANCESE

“I SETTE SAPERINECESSARI

ALL’EDUCAZIONEDEL FUTURO”

Raffaello Cortina Ed.

per i seguentimotivi:

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Il testo iniziale è stato sottoposto sia a Personalità Universitarie che a Funzionari Internazionali dell’EST e dell’OVEST, del NORD e del SUD del mondo (per l’Italia –Mauro Ceruti di Milano - Univ. Bicocca).

Nelson Vallejo-Gomez dell’UNESCO ha ricevuto le integrazioni da parte di tutti gli studiosi del mondo e ne ha fatte lui stesso.

Tutto il lavoro ha ricevuto ufficialmente la comprensione e il sostegno dell’UNESCO nella persona di Gustavo Lopez Ospina, giàdirettore del Progetto Transdisciplinare“EDUCARE PER UN FUTURO VIVIBILE”.

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Il libro tratta dei sette SAPERI (Problemi Fondamentali) ora totalmente ignorati o dimenticati nei nostri insegnamenti disciplinari. Questi SAPERI-TEMI-PROBLEMI stimoleranno gli sviluppi di una conoscenza atta a raccogliere le sfide della nostra vita individuale, culturale e sociale.

Le acquisizioni scientifiche sulle quali si basa questo testo per far conoscere ed inquadrare la CONDIZIONE UMANA si aprono anche su Profondi Misteri concernenti l’universo , la vita, la nascita dell’essere umano; misteri sui quali intervengono le varie opzioni filosofiche e religiose.

Mi avvarrò essenzialmente di una libera rielaborazione della parte del testo presentata come “RIASSUNTI PRELIMINARI” con alcune integrazioni sugli specifici capitoli.

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CAP. 1 LE CECITA’ DELLA CONOSCENZA:

L’ERRORE E L’ILLUSIONE.

L’educazione che mira a comunicare conoscenze è cieca sulla CONOSCENZA UMANA e non sa che cosa è CONOSCERE. E’ necessario poter potenziare lo studio dei caratteri cerebrali, mentali, culturali della conoscenza umana, dei suoi processi e delle sue modalità.

La METODOLOGIA FEUERSTEIN può essere già considerata, a mio parere, una prima risposta a tale esigenza.

Nel conoscere si verifica: 1° l’Errore della Percezione e poi 2°l’Errore Intellettuale, cioè le parole, le idee e le teorie interpretate o tradotte comportano il rischio dell’ERRORE all’interno della SOGGETTIVITA’ di chi conosce e della sua visione del MONDO.

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Si potrebbe rimuovere dalla conoscenza l’AFFETTIVITA’ ma essa può anche arricchire la conoscenza oltre che soffocarla.

EMOZIONI

INTELLETTO AFFETTO

SENTIMENTILo sviluppo della CONOSCENZA SCIENTIFICA è un potente

mezzo di individuazione degli ERRORI e di lotta contro le ILLUSIONI

I nostri sistemi di idee (TEORIE, DOTTRINE, IDEOLOGIE) sono soggetti all’errore ed anche proteggono taluni errori ed illusioni resistendo all’informazione che non conviene loro e che non possono integrare.

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La vera RAZIONALITA’ è aperta e dialoga con il REALE che le resiste. IL RAZIONALISMO diventa chiuso quando ignora gli errori, la soggettività, l’affettività, la vita e diventa IRRAZIONALE.

La vera RAZIONALITA’ sa che la mente umana non potrebbe essere ONNISCIENTE e che la realtà comporta MISTERO.

L’occidente europeo si è creduto a lungo proprietario della razionalità vedendo solo errori e arretratezze nelle altre culture. Ma in ogni società, anche in quelle arcaiche, ci sono magia, mito, religione e vi è anche la razionalità.

Il gioco della verità e dell’errore non si gioca solo nella verifica empirica e nella coerenza logica delle teorie. E’ per questo che l’EDUCAZIONE deve tener conto della zona invisibile dei PARADIGMI. Un PARADIGMA è la PROMOZIONE-SELEZIONE dei CONCETTI dominanti dell’INTELLEGGIBILITA’:

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l’ORDINE nelle concezioni DETERMINISTICHEla MATERIA nelle concezioni MATERIALISTICHElo SPIRITO nelle concezioni SPIRITUALISTICHEla STRUTTURA nelle concezioni STRUTTURALISTICHEQuesti sono i CONCETTI DOMINANTI che includono o

subordinano iconcetti che sono loro ANTINOMICI e cioè, seguendo l’ordine:il DISORDINElo SPIRITOla MATERIAl’EVENTO.Il PARADIGMA è nascosto sotto la LOGICA e seleziona le

operazioni logicheche diventano preponderanti e pertinenti, a danno di altre

operazioni logiche.

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Il Paradigma dà ai discorsi e alle teorie che controlla icaratteri della necessità e della verità. Così gli individuiconoscono, pensano e agiscono secondo i paradigmi iscritticulturalmente in loro.Il Grande Paradigma dell’OCCIDENTE formulato da

CARTESIO dal XVII secolo, disgiunge il SOGGETTO e l’OGGETTO ciascuno con la propria sfera: da una parte la FILOSOFIA e la ricerca riflessiva, dall’altra la SCIENZA e la ricerca oggettiva.

Il potere imperativo e proibitivo dei Paradigmi, delle credenze ufficiali, delle dottrine dominanti, delle VERITA’STABILITE, determina gli STEREOTIPI COGNITIVI, le IDEE accolte senza esame, CREDENZE stupide, non contestate, assurdità trionfanti, rifiuti dell’evidenza, facendo regnare ovunque i CONFORMISMI COGNITIVI e INTELLETTUALI.

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La conoscenza della CONOSCENZA deve essere, per l’EDUCAZIONE, un principio e una necessità permanente. Dobbiamo apprendere che la ricerca della VERITA’ richiede la ricerca e l’elaborazione di METAPUNTI di vista che permettano la RIFLESSIVITA’. Abbiamo bisogno di negoziazione e controlli reciproci tra la nostra mente e le nostre idee per evitare errori ed illusioni.

Così il PROBLEMA COGNITIVO è di importanza ANTROPOLOGICA, POLITICA, SOCIALE e STORICA.

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CAP. 2°I PRINCIPI DI UNA CONOSCENZA

PERTINENTE

E’ necessario promuovere una conoscenza capace di cogliere i PROBLEMI GLOBALI e capace di situare tutte le informazioni in un CONTESTO e in un INSIEME.

L’ERA PLANETARIA necessita di situare ogni cosa nel CONTESTO e nel COMPLESSO PLANETARIO: serve una riforma del pensiero per organizzare la conoscenza.

I nostri SAPERI disgiunti, frazionati, compartimentali, sono sempre più polidisciplinari, trasversali, multidimensionali, transnazionali, globali, planetari.

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La CONTESTUALIZZAZIONE è condizione essenziale dell’efficaciadel funzionamento cognitivo.Una SOCIETA’ è più che un contesto, è un TUTTOORGANIZZATORE, del quale facciamo parte.Il pianeta TERRA è più che un contesto: è un TUTTOORGANIZZATORE e DISORGANIZZATORE di cui facciamoparte. Ogni singolo individuo contiene in modo OLOGRAMMATICOil TUTTO di cui fa parte. L’ESSERE UMANO è, nel contempo,BIOLOGICO, PSICHICO, SOCIALE, AFFETTIVO, RAZIONALEcosì come la società.La Conoscenza Pertinente NON può isolare una PARTE dal TUTTO,ma neppure le parti le une dalle altre. La Conoscenza Pertinente deveaffrontare la COMPLESSITA’: cioè ciò che è tessuto insieme. LaCOMPLESSITA’ è quindi il legame tra l’UNITA’ e laMOLTEPLICITA’.

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L’EDUCAZIONE deve promuovere una INTELLIGENZAGENERALE capace di riferirsi al COMPLESSO, alCONTESTO in modo MULTIDIMENSIONALE e alGLOBALE.Più potente è l’intelligenza generale, più grande è la suacapacità di trattare problemi specifici.Nel XX sec. si sono verificati grandi progressi nelleconoscenze delle specializzazioni disciplinari: ma si sonoframmentati i contesti, le globalità, le complessità.Così è mancata LA CONOSCENZA PERTINENTE anche

nei nostri sistemi di INSEGNAMENTO: è avvenuta la separazione in DISCIPLINE IPERSPECIALIZZATE e quasi chiuse in se stesse.

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L’UMANO è SMEMBRATO. L’INDEBOLIMENTO della PERCEZIONE del GLOBALE, conduce all’indebolimento della responsabilità (ciascuno è responsabile solo del suo compito specializzato) e all’indebolimento della SOLIDARIETA’.

L’IPERSPECIALIZZAZIONE impedisce di vedere il globale e l’essenziale, ma anche di trattare correttamente i PROBLEMI PARTICOLARI.

Anche nel campo delle soluzioni agrarie: ovunque sul pianeta il DISSODAMENTO e lo SRADICAMENTO degli alberi su migliaia di ettari contribuiscono allo SQUILIBRIO IDRICO ed alla DESERTIFICAZIONE della terra.

Le grandi MONOCOLTURE hanno eliminato le piccole POLICOLTURE di sussistenza aggravando le CARESTIE e determinando l’ESODO RURALE e la BIDONVILLIZZAZIONE URBANA.

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Tutto ciò ha provocato nuovi disastri e nuove catastrofi umane. Pertanto il XX secolo ha generato progressi giganteschi in tutti gli ambiti della conoscenza scientifica e in tutti i campi della tecnica; MA, nel contempo, ha prodotto una NUOVA CECITA’ verso i problemi fondamentali, globali e complessi.

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CAP. 3°INSEGNARE LA CONDIZIONE UMANA

E’ necessario prendere conoscenza e coscienza sia del carattere complesso della PROPRIA IDENTITA’ (che è nel contempo FISICA, BIOLOGICA, PSICHICA, CULTURALE, SOCIALE, STORICA) sia di quella che ciascuno ha in comune con TUTTI gli UOMINI.

Ma l’umano rimane frammentato: è un problema EPISTEMOLOGICO: non si può concepire l’UMANO al di fuori del COSMO che lo circonda, della materia fisica e vivente della quale siamo costituiti, né solo come un substrato bio-anatomico.

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Da qui la necessità di un grande riaccorpamento delle conoscenze nate dalle scienze naturali .

Siamo in un gigantesco cosmo in espansione, con miliardi di galassie e miliardi di stelle e la terra è una minuscola trottola che gira attorno ad un astro errante, ai bordi di una piccola galassia di periferia. Facciamo parte del destino cosmico, ma siamo marginali: la nostra Terra è un satellite di un Sole detronizzato dal suo seggio centrale, divenuto astro pigmeo errante tra miliardi di stelle in una galassia periferica e in un Universo in estensione. Il nostro Pianeta si è aggregato cinque miliardi di anni fa, a partire da detriti cosmici, nato dall’esplosione di un sole anteriore a quattro miliardi di anni fa. L’organizzazione vivente è emersa da un vortice macromolecolare nelle tempeste e nelle convulsioni telluriche. La Terra si è autoprodotta e organizzata nella dipendenza del SOLE. Siamo nello stesso tempo ESSERI COSMICI e TERRESTRI.

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E’ necessario riconoscere l’UNITA’ e la COMPLESSITA’dell’essere umano, riunendo le conoscenze disperse nelle SCIENZE della NATURA, nelle SCIENZE UMANE, nella LETTERATURA e nella FILOSOFIA e mostrare il LEGAME INSISSOLUBILE tra l’UNITA’ e la DIVERSITA’ di tutto ciò che è umano.

L’UMANO è un essere pienamente BIOLOGICO e pienamente CULTURALE: esprime le qualità egocentriche ed altruistiche dell’individuo; la CULTURA accumula in sé ciò che èCONSERVATO, TRASMESSO, APPRESO.

L’anello CERVELLO – MENTE – CULTURA, è tale perché non c’ècultura senza cervello umano, ma non c’è mente, cioè capacitàdi coscienza e pensiero, senza cultura: da qui la triade CERVELLO – MENTE – CULTURA.

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A livello ANTROPOLOGICO la società vive per l’INDIVIDUO, il quale vive per la SOCIETA’; e la SOCIETA’ e l’INDIVIDUO vivono per la SPECIE che, a sua volta, consente la vita all’individuo e alla società: nasce una seconda triade – anello –INDIVIDUO – SOCIETA’ – SPECIE.

In ogni cultura vi sono CREDENZE, IDEE,VALORI, MITI che legano una singola COMUNITA’ ai suoi ANTENATI e alle sue TRADIZIONI. La distruzione di una cultura è una perdita per tutti l’umanità: ogni essere è un COSMO con le proprie MOLTEPLICITA’ INTERIORI.

Ciascuna persona contiene in sé GALASSIE di SOGNI e di FANTASMI, di SLANCI INAPPAGATI, di DESIDERI e di AMORI, ABISSI di INFELICITA’, IMMENSITA’ di glaciale INDIFFERENZA, CONFLAGRAZIONI di ASTRI in fiamme, IRRUZIONI di ODIO.

L’EDUCAZIONE dovrà mostrare il destino a molte facce dello UMANO.

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CAP. 4°INSEGNARE L’IDENTITA’

TERRESTREIl riconoscimento dell’ IDENTITA’ TERRESTRE e la

conoscenza degli sviluppi del DESTINO PLANETARIO dell’essere umano (a partire da XVI sec. con la comunicazione tra tutti i continenti) devono divenire i principali oggetti dell’insegnamento, per mostrare come TUTTE le PARTI del MONDO siano divenute INTER-SOLIDALI.

Già dal XX sec. è stato chiaro che tutti gli esseri umani ormai messi a confronto con gli stessi problemi di VITA e di MORTE, vivono una stessa COMUNITA’ di DESTINO.

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La storia umana è cominciata con una DIASPORA PLANETARIA su tutti i continenti. Ma la diaspora non ha prodotto SCISSIONI GENETICHE: pigmei, neri, gialli, indiani, bianchi appartengono alla stessa SPECIE. Ma la diaspora ha prodotto una DIVERSITA’ di LINGUE, di CULTURE, di DESTINI, di FONTI di INNOVAZIONI e di CREAZIONI in tutti i campi.

Il TESORO dell’UMANITA’ è nella sua DIVERSITA’ CREATRICE, ma la fonte della sua creatività è nella sua UNITA’GENERATRICE.

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La PLANETARIZZAZIONE si sviluppa nei vari continenti con l’apporto della CIVILTA’ EUROPEA.Lo sviluppo economico, lo sviluppo delle comunicazioni determinano formidabili FLUSSI MIGRATORI. Nella II metà del XIX sec. ventuno milioni di europei hanno attraversato l’Atlantico verso le due Americhe; flussi migratori si verificano anche in Asia, verso la California, la Colombia britannica, il nuovo Galles del sud, la Polinesia, ecc..

La PLANETARIZZAZIONE dà origine, nel XX sec., a due Guerre Mondiali, a due crisi economiche mondiali e, dopo il 1989, alla generalizzazione della economia liberale detta MONDIALIZZAZIONE.

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Il Pianeta si è ristretto: a Magellano (1519-1522) ci sono voluti tre anni per fare il giro del mondo; alla fine del XX sec. il JET compie il giro del mondo in 24 ore e tutto è istantaneamente presente da un punto del pianeta all’altro con la televisione, il telefono, il fax, internet.

Ma mentre l’EUROPEO vive nel suo circuito planetario di confort un grande numero di AFRICANI, ASIATICI, SUDAMERICANI sono in un circuito planetario di miseria.

Così nel XX sec. oltre a progressi inauditi nel campo dei farmaci, della chirurgia, nell’uso delle macchine industriali, ritornano due nuove barbarie: guerre, massacri, deportazioni, fanatismi.

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Il XX sec. sembra aver dato ragione all’atroce formula di KAFKA: l’evoluzione umana è una crescita della potenza di morte. La potenzialità di autoannientamento accompagna ormai la marcia dell’umanità.

Ma il GENERE UMANO possiede risorse inesauribili: una nuova creazione della CITTADINANZA TERRESTRE. Per una evoluzione positiva le forze emancipatrici inerenti la scienza ela tecnica possono essere in grado di superare le forze di morte e di asservimento.

Le possibilità offerte dallo sviluppo delle SCIENZE BIOLOGICHE sono prodigiose nel BENE e nel MALE: la GENETICA e la MANIPOLAZIONE molecolare del cervello umano permetteranno l’eliminazione di tare handicappanti, una medicina predittiva permetterà il controllo del cervello e della mente e l’allontanamento della morte individuale.

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L’unità planetaria ha bisogno di reciproca appartenenza che ci leghi alla nostra TERRA, considerata come prima e ultima PATRIA.

Così dobbiamo imparare nel pianeta a vivere, condividere, a comunicare e ad essere in comunicazione. Non dobbiamo essere più solo di una cultura ma della cultura degli ESSERI TERRESTRI.

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CAP. 5°AFFRONTARE LE INCERTEZZE

Nel corso del XX sec. le scienze hanno rivelato molte CERTEZZE emolte INCERTEZZE. Bisogna insegnare le INCERTEZZE che sono apparse nelle SCIENZE FISICHE (microfisica, termodinamica, cosmologia), nelle SCIENZE della EVOLUZIONE BIOLOGICA e nelle SCIENZE STORICHE.Bisogna insegnare principi di strategia che permettano di affrontare i RISCHI, l’INATTESO e l’INCERTO. L’avventura umana ha un carattere IGNOTO e i grandi eventi del XX sec. furono tutti INATTESI.

Le CIVILTA’ TRADIZIONALI vivevano nella certezza di un TEMPO CICLICO al quale bisogna assicurare il buon funzionamento con sacrifici, talvolta anche umani. La CIVILTA MODERNA ha vissuto nella certezza del progresso storico. La presa di coscienza della INCERTEZZA STORICA si compie oggi nel CROLLO del MITO del PROGRESSO.

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All’incertezza del FUTURO si aggiungono tutte le incertezze dovute alla VELOCITA’ e all’ACCELERAZIONE dei PROCESSI COMPLESSI della nostra ERA PLANETARIA.

Il DIVENIRE è ormai PROBLEMATIZZATO e lo saràper sempre; il FUTURO si chiama INCERTEZZA.

Nel XVI sec. la conquista spagnola costituisce una CATASTROFE TOTALE per le civiltà degli INCAS e degli AZTECHI. Il XX sec. ha visto il crollo dell’Impero Ottomano e di quello Austro-Ungarico, nonché l’implosione di quello Sovietico.

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La Storia è un’accavallarsi di processi contrastanti con EVOLUZIONI, INVOLUZIONI, PROGRESSIONI, REGRESSIONI, ROTTURE.

La STORIA PLANETARIA si sviluppa nel caos: nel XX sec. due guerre mondiali e le varie avventure totalitarie.

Oggi si possono certamente considerare e prevedere gli effetti a breve termine di un’AZIONE, ma i suoi effetti, a lungo termine, sono imprevedibili.

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CAP. 6°INSEGNARE LA COMPRENSIONE

L’EDUCAZIONE alla COMPRENSIONE è assente dai nostri insegnamenti; mentre la RECIPROCA COMPRENSIONE, tra gli esseri umani è ormai vitale, pùrché le relazioni umane escano dal loro stato barbaro di INCOMPRENSIONE.Si evidenzia la necessità di studiare l’INCOMPRENSIONE per capire le radici dei RAZZISMI, delle XENOFOBIE, delle forme

di disprezzo: tutto ciò come base sicura per l’EDUCAZIONEALLA PACE.

Il problema della comprensione ha un doppio polo: un polo divenuto planetario (COMPRENSIONE TRA LONTANI) e un polo individuale (quello delle RELAZIONI tra VICINI).

Gli ostacoli interni alle due COMPRENSIONI sono enormi: l’INDIFFERNZA, l’EGOCENTRISMO, l’ETNOCENTRISMO, il SOCIO-CENTRISMO.

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L’EGOCENTRISMO mantiene l’autoinganno generatoattraverso l’AUTOGIUSTIFICAZIONE, l’AUTOGLORIFICAZIONE e la tendenza a rigettare suglialtri, lontani o vicini la causa di tutti i mali.Di fatto l’INCOMPRENSIONE di SE’ é una fonte molto

importante della INCOMPRENSIONE nei confronti degli ALTRI. Si mascherano a se stessi le proprie carenze e debolezze per diventare impietosi nei confronti delle carenze e delle debolezze altrui.

Oggi l’incomprensione devasta le relazioni genitori-figli, marito-moglie e suscita calunnie, aggressioni, pensieri omicidi. Il mondo degli intellettuali è il più incancrenito sotto l’effetto di una IPERTROFIA del SE’.

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L’incapacità ad autocriticarsi, il ragionamento paranoico, l’arroganza, l’iniquità, il disprezzo, la creazione e la condanna di colpevoli sono le cause e le conseguenze delle PEGGIORI INCOMPRENSIONI.

Solo se sapremo ETICAMENTE COMPRENDERE prima di condannare saremo sulla via dell’UMANIZZAZIONE delle RELAZIONI UMANE.

E’ necessaria la pratica mentale dell’ AUTOESAME permanente di sé, che ci permetta una relativa decentrazione rispetto a noi stessi consentendoci di non elevarci a giudici di tutte le cose.

La comprensione degli ALTRI richiede la COSCIENZA della complessità della natura umana.

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Dobbiamo connettere l’ETICA della COMPRENSIONEtra PERSONE con l’ETICA dell’ERA PLANETARIA cherichiede di MONDIALIZZARE la COMPRENSIONE.Le culture devono apprendere le une dalle altre che è

necessario COMPRENDERE e continuamente APPRENDERE e RIAPPRENDERE.

L’Occidente deve integrare in sé le virtù delle altre culture al fine di correggere l’ATTIVISMO, il PRAGMATISMO, il QUANTITIVISMO, il CONSUMISMO SFRENATI che ha scatenato dentro e fuori di sé.

Ma deve anche rigenerare, salvaguardare il meglio di quanto ha prodotto e cioè la DEMOCRAZIA, i DIRITTI UMANI, la PROTEZIONE della SFERA PRIVATA dei cittadini.

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CAP. 7°L’ETICA DEL GENERE UMANO

Portiamo in ciascuno di noi la triplice realtà di: Individui facenti parte di una società e di una specie

INDIVIDUI

SPECIE SOCIETA’

L’etica dell’individuo-specie del XXI sec. richiede la SOLIDARIETA’ TERRESTRE.

L’ETICA deve formarsi nelle menti a partire dalla coscienza che l’UMANO è allo stesso tempo INDIVIDUO, parte di una SOCIETA’, parte di una SPECIE.

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Così ogni SVILUPPO UMANO deve potenziare le AUTONOMIE INDIVIDUALI, le PARTECIPAZIONI COMUNITARIE e la COSCIENZA di appartenere alla SPECIE UMANA.

Il legame etico dell’individuo con la specie umana è stato affermato fin dall’antichità.

Da tutto ciò ne derivano due grandi FINALITÀPOLITICHE per il NUOVO MILLENNIO: a ) stabilire un reciproco controllo tra le SOCIETA’e gli INDIVIDUI, attraverso le DEMOCRAZIEb) considerare l’UMANITA’ come COMUNITA’PLANETARIA e prendere coscienza della nostra TERRA-PATRIA per realizzare la CITTADINANZA TERRESTRE.

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OVESTLA RIFORMA

Legge 53/03 e successive integrazioni.

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PECUPDa una attenta lettura del PECUP, dalle articolazioni del

PROFILO all’interno del quale si prevede la “Costruzione dell’Identità quale Conoscenza di Sé”, “La Relazione con gli Altri”… dove si legge… “Il ragazzo impara ad interagire con i compagni e con gli adulti… e scopre la difficoltà ma anche la necessitàdell’ascolto, del rispetto, del parere altrui, della tolleranza, della cooperazione e della solidarietà, anche quando richiedono sforzo e disciplina interiore” e all’interno dell’Orientamento (“attraverso il Portfoliodelle competenze in una fase di attenta metacognizionedei propri apprendimenti, definisce con i docenti, la famiglia, le organizzazioni sociali e territoriali il proprio progetto di vita”…);

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per passare attraverso il lungo elenco degli Strumenti Culturali, fino a giungere a quello della descrizione alla Convivenza Civile. Nella sintesi finale della stessa in una elencazione di 9 punti conclusivi, al 7° dei quali si legge: “Essere disponibili al rapporto di collaborazione con gli altri per contribuire con il proprio apporto personale alla realizzazione di una societàmigliore”.

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Indicazioni NazionaliQuesta definizione si può ricostruire all’interno di un

lungo percorso descrittivo nelle Indicazioni Nazionali: dall’All. A della Scuola dell’Infanzia, nella descrizione dei sette punti del “Il sé e l’altro”. Al 4°punto troviamo: “Lavorare in gruppo discutendo per darsi regole di azione, progettando insieme e imparando sia a valorizzare le collaborazioni, sia ad affrontare eventuali defezioni”, all’All. B nel senso etico di scuola primaria… “è necessario superare le forme di egocentrismo e praticare i valori del reciproco rispetto, della partecipazione, della collaborazione, dell’impegno competente e responsabile, della cooperazione e delle solidarietà”.

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E all’interno degli obiettivi generali del processo formativo (sempre dell’all. B) “Dalle idee alla vita: il confronto interpersonale” – “La diversità delle persone e delle culture, come ricchezza” – “Praticare l’impegno personale e la solidarietà sociale”, oltre che, ovviamente, nella elencazione degli obiettivi specifici di apprendimento per l’Educazione alla Convivenza Civile dello stesso all. B.

Nell’All. C nella presentazione degli Obiettivi Generali delProcesso Formativo: da “Scuola dell’identità” a “scuola della prevenzione dei disagi e del recupero degli svantaggi” dove si afferma: “La migliore prevenzione è l’educazione. Disponibilità umana all’ascolto e al dialogo, esempi di stili di vita positivi, testimonianza privata e pubblica di VALORI, condivisione empatica di esperienze, problemi e scelte” ……“scelte il più possibile condivise dagli altri soggetti educativi nell’extrascuola (enti locali, formazioni sociali, comunitàreligiose, volontariato, la società civile intera)….

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“Scuola della relazione educativa” dove troviamo “Nella relazione educativa ci si prende cura l’uno dell’altro come PERSONA: l’altro ci sta a cuore e si sente che il suo bene è, in fondo, anche la realizzazione del nostro” e più oltre rivolto ai docenti…..”. “Avere attenzione alla persona: valorizzare senza mai omologare o peggio deprimere: rispettare gli stili individuali di apprendimento, incoraggiare e orientare, creare confidenza, correggere con autorevolezza quando è necessario, sostenere, condividere”…..per giungere, ovviamente, alle elencazioni degli Obiettivi Specifici di Apprendimento per l’Educazione alla Convivenza Civile anche della Scuola Secondaria di 1° grado.

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ASPETTI DOCIMOLOGICI E della VERIFICA/VALUTAZIONE

Nota n°2 – di Carlo PETRACCA - Dirigente tecnico presso l' USR dell'Abruzzo - Docente di Didattica generale presso la Facoltà di Scienze della formazione della LUMSA di Roma .

Nel n. 6 "Cultura della valutazione: competenze e portfolio" nella rivista "Notizie della Scuola" inserito allegato al n.13 del 29 Febbraio 2004 liberamente rielaborato.

L’autore sopraccitato descrive: L'evoluzione docimologica.L'epistemologia della DOCIMOLOGIA ha conosciuto una

sua evoluzione che ha espresso in tre PARADIGMI fondamentale il paradigma della:

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• a) DECISIONE• b) INFORMAZIONE• c) INTERPRETAZIONE

a) – Henrì PIERON uno dei padri della docimologia, da lui definita scienze degli esami, attribuisce alla docimologia, una RazionalitàScientifica attraverso cui perfezionare i metodi destinati ad assicurare quelle che lui definisce GRADUATORIE UMANE. La docimologia rende scientifica la DECISIONE attraverso cui si ottengono la CLASSIFICAZIONE e la SELEZIONE.

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Le graduatorie umane si fondono su una attribuzione di VALORE, che è il VOTO, IL VOTO espresso attraverso la MISURA.

Quindi l’epistemologia della DOCIMOLOGIA alle origini ruota intorno al paradigma della DECISIONE concentrandosi sui metodi e sui nessi che la rendono più SCIENTIFICA e OGGETTIVA.

LIMITI-concentra tutto sul PRODOTTO/ESAME e sulla VALUTAZIONE SOMMATIVA - volendo ridurre la soggettività dell’esaminatore, NON si accorge che la SCIENZA degli ESAMI non è una SCIENZA- Ignora il processo che avviene tra stimolo e risposta cioè il PROCESSO diApprendimento/Insegnamento

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VANTAGGI- maggiore OGGETTIVITA’ nella misurazione degli

OBIETTIVI FINALI- riduzione della RELATIVITA’ anche nei giudizi o

voti intermedi- maggiore consapevolezza che la SOGGETTIVITA’ è

ineliminabile- tale paradigma della DECISIONE si ispirava al

COMPORTAMENTISMO da cui deriva la VALUTAZIONE SOMMATIVA attraverso le seguenti considerazioni:

1.l’apprendimento è una modificazione delCOMPORTAMENTOcomportamento è opinabile e misurabile

3. la modificazione è la risposta che un soggetto fornisceallo stimolo

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b) - La concentrazione sui PRODOTTI (prove, esame) tiene nell’ombra tutta l’attività di INSEGNAMENTO / APPRENDIMENTO, mentre la VALUTAZIONE ha il compito anche FORMATIVO.

Ecco che si scopre il legame tra VALUTAZIONE e PROGRAMMAZIONE NON solo FORMATIVA, ma ORIENTATIVA, DIAGNOSTICA, PROGNOSTICA, CONTINUA.Ecco la Legge 517/77 che abolisce i voti e introduce i giudizi analitici per DISCIPLINA e il giudizio sul livello globale di maturazione .Non si tratta più di SOLO di MISURARE, ma di

ANALIZZARE, DIAGNOSTICARE .

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Si va verso l’APPRENDIMENTO assistito dallaVALUTAZIONE. Questa funzione viene a coincidere con laFUNZIONE REGOLATIVA della VALUTAZIONE che èpossibile attraverso una funzione di FEED BACK a sua voltapossibile attraverso la RACCOLTA di INFORMAZIONI . Cosìper favorire gli apprendimenti bisogna conoscere i meccanismidell’Apprendimento .Il paradigma dell’INFORMAZIONE che genera la ValutazioneFormativa centrata sulla regolazione del PROCESSO attraversoLa raccolta delle INFORMAZIONI si ispira al COSTRUTTIVISMO da cui appunto deriva la VALUTAZIONEFORMATIVA:

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- l’apprendimento è il risultato di una COSTRUZIONE- il soggetto prende parte attiva a tale costruzione lacostruzione avviene attraverso un processo diAUTOREGOLAZIONE CONTINUA

l’apprendimento è frutto di ASSIMILAZIONE e ADATTAMENTO (Piaget) e l’adattamento è unriequilibrio continuo sulle Strutture Mentali ricostruite.

OGGIc) - paradigma della INTERPRETAZIONE _ Oggi si prospettauna Epistemologia della VALUTAZIONE centratasull’INTERPRETAZIONE attraverso STRUMENTAZIONI RIFLESSIVE, INTROSPETTIVE, CONVERSAZIONALI eAUTOBIOGRAFICHE.

OGGI

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La caratteristica di questa epoca è la DIFFERENZIAZIONE (Differenze culturali, territoriali, individuali, etc.). Il nostro pensiero èsempre più ETNOGRAFICO, cioè capace di cogliere e di accogliere le DIFFERENZE.

Dice J. GUITTON nell’ “Arte nuova di pensare” Ed. Paoline 1986 che il vero pensiero è quello capace di cogliere e di accogliere il suo CONTRARIO, quello capace di contemplare la NEGAZIONE di SE’, che diventa la differenza delle differenze, cioè il CONTRARIO .

L’APPRENDIMENTO viene ad essere un processo che colloca IDEE e CONCETTI del mondo, dentro i mondi particolari con cui un individuo o una cultura cerca di attribuire significato a ciò che gli capita di incontrare.

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Secondo L. Fabbri e F. Batini “Riflessività evalutazione” in Rivista della ISTRUZIONE n.4 2000 –p. 472 - (v. nota 01) SE CONOSCERE SIGNIFICA:- essere in grado di riflettere in quella conoscenza

spontanea che costruiamo dentro i nostri mondi IDEOGRAFICI, LOCALI, PARTICOLARI, DIFFERENTI, DIVERSI;

- allargare il proprio sapere contestuale attraverso l’incontro e lo scontro con altri SAPERI, imparando a DECENTRARE il proprio punto di vista ,per comprendere la Plausibilità di altri punti di vista;

- recuperare, costruire NUOVI punti di vista NEGOZIATI e CONDIVISI

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SE CONOSCERE è tutto questo e se laVALUTAZIONE vuole continuare a svolgere il ruolo diassistere l’APPRENDIMENTO, allora laVALUTAZIONE deve ridefinire il suo statutoepistemologico e si sposta sul PARADIGNAINTERPRETATIVO.

Il soggetto in Apprendimento diventa un SOGGETTO da ASCOLTARE, ha una STORIA COGNITIVA da raccontare, un proprio momento di formazione che aiuta a comprendere il senso di quella storia.

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Così se “la conversazione AUTOBIOGRAFICA della VALUTAZIONE è una delle strade promettenti la sua CULTURA è un TESTO da INTERPRETARE”, allora l’insegnante deve avere competenze ETNOGRAFICHE (Etnografia = descrizione dei popoli- dal greco Stirpe – Razza) e ERMENEUTICHE (arte di intendere, interpretare monumenti libri, parole, discorsi o le opinioni degli scrittori antichi ”).

Così nel conoscere, più che la SPIEGAZIONE incide laNEGOZIAZIONE tra quello che un individuo possiede(anche in termini di MISCONCEZIONI ), e quello che lacultura ha depositato nella STORIA.

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Così se il pensiero tende ad essere sempre più ETNOGRAFICO e NEGOZIALE , i PROCESSI VALUTATIVI tendono ad essere sempre più IDEOGRAFICI e si affidano a tecniche NARRATIVEINTERPRETATIVE e RIFLESSIVE.

Esiste un indubbio legame tra RIFLESSIVITA’ e VALUTAZIONE:l’alunno, (così come il professionista) apprende meglio quando torna a riflettere sul suo PROCESSO di APPRENDIMENTO (o sul suo contesto lavorativo).

LA VALUTAZIONE INTERPRETATIVA assume una funzione RIFLESSIVA e quindi METACOGNITIVA ( che riducendo il ricorso a metodologie standardizzate e quantitative), richiederàl’adozione di pratiche INDIVIDUALI, LOCALI, PARTICOLARI, SPECIFICHE che hanno a che fare con documenti BIOGRAFICI ed AUTOBIOGRAFICI sul versante COGNITIVO, che raccontano la storia formativa irripetibile di un soggetto.

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G. BERTAGNA (v. nota 02) afferma “Il PORTFOLIO èun viaggio esplorativo su se stesso per CONOSCERSI”

( i propri tratti peculiari, le attitudini, gli interessi, i propri limiti, i propri pregi, i propri vizi e le proprie virtù)

La BIOGRAFIA COGNITIVA del PORTFOLIO è per conoscersi come un viaggio su di sé attraverso la biografia affettiva, corporea, relazionale etc. , ed ha anche valore ORIENTATIVO, perché risponde alle domande: Chi sono? Che cosa voglio da me? Che cosa si aspettano gli altri da me? Dove voglio e posso arrivare? Così: attraverso un’azione di automonitoraggio e di autovalutazione del processo di apprendimento, si sposta il modello dal Sincronico-finale al Diacronico-procedurale (quale processo di orientamento su di sé).

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DALL’EDUCAZIONE ALLA SALUTE ALL’EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA

CIVILEA conclusione della illustrazione della presenza e

dell’importanza della INTEGRAZIONE e della INTERCULTURA nella strutturazione della Convivenza Civile, facente parte di tutti i principali documenti legislativi dell’attuale riforma-Moratti, e dopo una rivisitazione della epistemologia della Docimologia sino alla esplicitazione della Valutazione Etnografica, Riflessiva e Negoziale inerente i risvolti didattico-metodologici e culturali della riforma stessa, mi sembra opportuno fare anche un breve excursus storico del passaggio dall’Educazione alla Salute a quella alla Convivenza Civile.

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Tratto da “Conoscere la scuola” Ordinamento didatticalegislazione – di S. Cicatelli – ed. la Scuola e liberamenterielaborato (v. nota 01).

Il 1985, quale Anno Nazionale della Gioventù, darà il via al Progetto Giovani 1985, lanciato dalla C.M. 57/85.

L’attenzione è rivolta agli studenti della scuolasuperiore, di cui si vuole favorire il protagonismo

attraverso

iniziative direttamente promosse da loro.

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Il Progetto Giovani, infatti, aveva “l’obiettivo di offrire ai giovani l’opportunità di essere promotori di analisi e protagonisti di interventi miranti a migliorare la qualitàdella vita scolastica, tanto da renderla sempre piùidonea a favorire l’effettiva maturazione delle potenzialità insite in ciascuno di loro e l’acquisizione di capacità di scelta valide, ai fini del conseguimento del proprio equilibrio psicofisico e sociale, in un contesto di apertura generosa alla comprensione e alla soluzione dei problemi che turbano la vita civile, sia nazionale che internazionale”.

Il Progetto Giovani ottiene un prestigioso riconoscimento dal Consiglio d’Europa e sfocia in un convegno nazionale che si svolge a Roma in dicembre con la partecipazione di una rappresentanza di studenti per ogni provincia.

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Il Progetto acquistava una validità pluriennale e mutava il suo nome in Progetto Giovani 92 (poi 93), assumendo come data simbolica di riferimento la prossima costituzione dell’Unione Europea. Emergeva con maggiore chiarezza il legame dell’educazione alla salute con l’impegno civico-politico e si sollecitava il coinvolgimento curricolare di tutte le discipline superando una impostazione meramente aggiuntiva di questa educazione. Il Progetto si identificava in uno slogan centrato sulla nozione dello STAR BENE: “star bene con se stessi in un mondo che stia meglio; star bene con gli altri, nella propria CULTURA, nel DIALOGO INTERCULTURALE; star bene nelle istituzioni, in un’Europa che conduca verso il mondo”

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Nei medesimi testi di legge trovavano posto anche iCentri di informazione e consulenza (CIC), istituiti nellescuole superiori.La C.M. 270/90 introduceva di conseguenza nelle scuolela figura del Docente Referente per l’Educazione allaSalute.Nasceva così il Progetto Ragazzi 2000 (CM 240/91) pergli alunni di scuole elementari e medie, che sceglievacome data simbolica di riferimento il prossimocompimento di millennio.La CM 47/92 aggiungeva l’ulteriore Progetto Genitori percoinvolgere anche la componente familiare nel processo diricostituzione del benessere non più solo scolastico dei giovani. Le attività di educazione alla salute diventavano un vero e proprioOBBLIGO per le scuole ed erano oggetto di nuova maxicircolare (la CM 362/92).

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Ciò implica e implicava la necessità di lavorare non solocon i contenuti disciplinari e con le didattiche specifiche,ma anche con i processi, con le relazioni, con i significati,con le motivazioni da cui dipendono il successo ol’insuccesso scolastico.Si è molto parlato negli anni Novanta di una “scuola delleeducazioni”, vista la grande quantità di progettieducativi affidati alle scuole.L’educazione alla salute è stata su questo terreno lapunta dell’iceberg ed il segnale di una trasformazioneprofonda nel modo di intendere la scuola.

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Il progetto di riforma contenuto nella legge 53/03 ha raccolto questa sfida dandole una dimensione piùragionevole e un assetto più sistematico, se si vuole considerare la cosiddetta “educazione alla convivenza civile” come la risposta a quelle istanze.

Da un punto di vista pedagogico l’educazione alla convivenza civile rappresenta una risposta alla sollecitazione del Rapporto Delors (1996) a ricostruire la scuola del XXI secolo anche sul pilastro del “SAPER VIVERE INSIEME”.

Alla convivenza civile è affidato il compito di rappresentare il momento della sintesi educativa che incide non solo a livello cognitivo ma anche e soprattutto comportamentale e valoriale e dove i termini di INTEGRAZIONE e di INTERCULTURA trovano la massima esplicitazione e significatività.