convegno regionale unitalsi rosario

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1 Premesse 1. I pellegrinaggi, il Rosario, i Papi Parlare del Rosario all’UNITALSI significa iniziare dai pellegrinaggi, da Lourdes e da Fatima, da una preghiera ivi “sponsorizzata” dalla Madonna e raccomandati da va- ri Papi, compreso Benedetto XVI: «Numerosi segni dimostrano quanto la Vergine Santa voglia anche oggi esercitare, proprio attraverso questa preghiera, la premura materna alla quale il Redentore mori- bondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: “Donna, ecco il tuo figlio!” (Gv 19,26). (...) Desidero in particolare ricordare, per l’incisiva in- fluenza che conservano nella vita dei cristiani e per l’autorevole riconoscimento avuto dalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima, 1 i cui rispettivi santuari sono me- ta di numerosi pellegrini, in cerca di sollievo e di speranza» (RVM, 16.10.2002, n. 7). 2. Una corrente nascosta Parlare del Rosario significa di conseguenza attingere a una linfa di vita ricca ma nel- lo stesso tempo discreta e “tradizionale”, che va al cuore della Bibbia ma che sfugge ai vari regimi di “bibliocrazia” pastorale. Infatti: «la Chiesa non ci è data in una definizione o in un testo, come se la Bibbia fosse una raccolta di paradigmi a partire dai quali gli uomini dovrebbero in seguito produrre l’o- pera del cristianesimo; essa ci è data, e ci viene trasmessa nella sua realtà: una realtà, sulle cui origini normative la Sacra Scrittura reca una testimonianza importantissima e decisiva, ma che supera ciò che questa testimonianza esprime e che non può essere ridotta a ciò che di essa è scritto» 2 Proseguendo, molto sottilmente ma quanto mai proficuamente il Congar fa notare che nella pratica: 1 È noto e va ribadito che le rivelazioni private non sono della stessa natura della rivelazione pub- blica, normativa per tutta la Chiesa. È compito del Magistero discernere e riconoscere l’autenticità ed il valore delle rivelazioni private per la pietà dei fedeli. 2 YVES CONGAR, Vera e falsa riforma nella Chiesa. Jaca Book, Milano 1972, p. 379. ROSARIO Bologna 31 marzo 2012, Convegno regionale Unitalsi p. Riccardo Barile op

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Premesse1. I pellegrinaggi, il Rosario, i PapiParlare del Rosario all’UNITALSI significa iniziare dai pellegrinaggi, da Lourdes e da Fatima, da una preghiera ivi “sponsorizzata” dalla Madonna e raccomandati da va-ri Papi, compreso Benedetto XVI:

«Numerosi segni dimostrano quanto la Vergine Santa voglia anche oggi esercitare, proprio attraverso questa preghiera, la premura materna alla quale il Redentore mori-bondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: “Donna, ecco il tuo figlio!” (Gv 19,26). (...) Desidero in particolare ricordare, per l’incisiva in-fluenza che conservano nella vita dei cristiani e per l’autorevole riconoscimento avuto dalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima,1 i cui rispettivi santuari sono me-ta di numerosi pellegrini, in cerca di sollievo e di speranza» (RVM, 16.10.2002, n. 7).

2. Una corrente nascostaParlare del Rosario significa di conseguenza attingere a una linfa di vita ricca ma nel-lo stesso tempo discreta e “tradizionale”, che va al cuore della Bibbia ma che sfugge ai vari regimi di “bibliocrazia” pastorale. Infatti:

«la Chiesa non ci è data in una definizione o in un testo, come se la Bibbia fosse una raccolta di paradigmi a partire dai quali gli uomini dovrebbero in seguito produrre l’o-pera del cristianesimo; essa ci è data, e ci viene trasmessa nella sua realtà: una realtà, sulle cui origini normative la Sacra Scrittura reca una testimonianza importantissima e decisiva, ma che supera ciò che questa testimonianza esprime e che non può essere ridotta a ciò che di essa è scritto»2

Proseguendo, molto sottilmente ma quanto mai proficuamente il Congar fa notare che nella pratica:

1 È noto e va ribadito che le rivelazioni private non sono della stessa natura della rivelazione pub-blica, normativa per tutta la Chiesa. È compito del Magistero discernere e riconoscere l’autenticità ed il valore delle rivelazioni private per la pietà dei fedeli.2 Yves Congar, Vera e falsa riforma nella Chiesa. Jaca Book, Milano 1972, p. 379.

ROSARIOBologna 31 marzo 2012, Convegno regionale Unitalsi

p. Riccardo Barile op

«le cose suscettibili di essere dimenticate, se si ammette un regime di bibliocrazia, so-no le cose più segrete e, sotto molti aspetti, le più profonde della realtà cristiana. Per esempio l’obbedienza, la castità, la povertà, il ruolo della Madonna, la vita sacramen-tale... Ben al di là delle espressioni che si possono trovare nella Bibbia e di ciò che può esprimere qualunque testo, si tratta di realtà profonde, che stanno al centro della real-tà cristiana. Il Signore ce le ha date, e la Chiesa ce le comunica più di quanto non ce ne parlino».3

I. Il ruolo di Maria nella preghiera del RosarioPartiamo dai ricordi di Maria e dal suo sguardo verso il volto di Cristo per fondare la meditazione, passando poi alla sua supplica a Cristo per fondare la preghiera di do-manda. In tal modo approfondiremo in parte la dimensione mariana del Rosario.

1. Il ricordare nella meditazione e il mirare il volto di CristoMaria è colei che «Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19; cf 2,51).Per lei«i ricordi di Gesù, impressi nel suo animo, l’hanno accompagnata in ogni circostan-za, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti della sua vita accanto al Fi-glio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo senso, il “rosario” che Ella stessa ha costantemente recitato nei giorni della sua vita terrena.Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusalemme celeste, i motivi del suo grazie e della sua lode permangono immutati» (RVM 11).

Anche la Chiesa ricorda gli eventi e le parole del Signore Gesù, ma «nel senso bibli-co della memoria (zakar), che attualizza le opere compiute da Dio nella storia della salvezza. La Bibbia è narrazione di eventi salvifici, che hanno il loro culmine in Cri-sto stesso. Questi eventi non sono soltanto un “ieri”; sono anche l’oggi della salvez-za. Questa attualizzazione si realizza in particolare nella Liturgia» (RVM 13). È però vero che «la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sola sacra Litur-gia» e il Rosario, nella linea della «preghiera “incessante”» è «meditazione su Cristo con Maria» (RVM 13).Tutto questo ci sollecita a verificare quali sono i contenuti che ospitiamo nella nostra me-moria, perché sono poi questi che diventano gli ideali e i desideri che orientano la nostra vita. Il Rosario ci aiuta a mantenere e continuamente ravvivare i contenuti giusti.

Maria non si è limitata a ricordare. Nella sua vita ha avuto la grazia di poter guarda-re, cioè contemplare, il volto di Cristo: «alla contemplazione del volto di Cristo nes-suno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria». E questo a partire da «quando

3 Ivi, p. 380.

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finalmente lo dà alla luce a Bet-lemme» e allora «i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo av-volge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cf Lc 2,7)» Atteg-giamento che continuerà duran-te la vita (RVM 10).Questo sguardo ci riporta all’in-tensità della preghiera.

2. La preghiera di richiestaÈ evidente che il rosario «è in-sieme meditazione e supplica» (RVM 16).Che noi possiamo rivolgerci a Dio con delle richieste, dipende da Cristo stesso, dalla volontà del Padre e dall’azio-ne dello Spirito Santo:

«Cristo ci ha invitati a rivolgerci a Dio con insistenza e fiducia per essere esauditi: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). Il fon-damento di questa efficacia della preghiera è la bontà del Padre, ma anche la media-zione presso di Lui da parte di Cristo stesso (cf 1Gv 2,1) e l’azione dello Spirito San-to, che “intercede per noi” secondo i disegni di Dio (cf Rm 8,26-27). Noi infatti “nem-meno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8,26) e talvolta non venia-mo esauditi perché “chiediamo male” (cf Gc 4,2-3)» (RVM 16).Ma, all’interno di questo movimento, «interviene Maria con la sua intercessione mater-na. “La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria”4». (RVM 16).Maria non ha una sua preghiera quasi in concorrenza da proporre a noi, ma ci aiuta fa-re nostri i sentimenti di Cristo e a renderci aperti allo Spirito, a partire dalla sua stret-ta relazione con Cristo e con lo Spirito, per rivolgerci al Padre. Così anche il Padre nostro si inserisce in uno sguardo e in una educazione mariana attraverso la preghie-ra del Rosario.In altri termini, Maria “orienta” le nostre richieste, in tutti i sensi.

II. I cicli dei misteriBrevemente, vedremo qualcosa sul ruolo di Maria nei singoli blocchi di misteri, e qua-le esperienza umana i misteri stessi sottendono e arricchiscono.1. Misteri gaudiosi (RVM 20)

4 Catechismo della Chiesa Cattolica, 2679.

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Il fondamento ultimo della gioia cristiana è la risurrezione di Gesù Cristo.Tuttavia «il primo ciclo, quello dei “misteri gaudiosi”, è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irradia dall’evento dell’Incarnazione. Ciò è evidente fin dall’Annun-ciazione, dove il saluto di Gabriele alla Vergine di Nazareth si riallaccia all’invito alla gioia messianica: “Rallegrati, Maria”».Dopo il sussultare di gioia di Giovanni nel grembo e e la grande gioia annunciata ai pastori, i due ultimi misteri «anticipano i segno del dramma»: con Gesù segno di con-traddizione e con l’obbedienza di Gesù al Padre che «che pone in crisi anche i legami più cari dell’uomo, di fronte alle esigenze assolute del Regno. Gli stessi Giuseppe e Maria, trepidanti e angosciati, «non compresero le sue parole» (Lc 2,50)».

Ruolo di Maria: «Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ri-cordandoci che il cristianesimo è innanzitutto euanghelion, “buona notizia”, che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salvatore del mondo».

L’esperienza umana della gioia: la gioia non è da ricercarsi di per se stessa, ma è vera quando consiste nel dono o nel conseguimento di qualcosa, nel nostro caso Gesù Cri-sto. La gioia è accettare di vivere il momento senza volerla bloccare (il passaggio ver-so i due ultimi misteri e questa è una saggezza di vita).2. Misteri della luce (RVM 21)Giovanni Paolo II vede dal punto di vista della luce quella che è la “vita pubblica” di Gesù: «la contemplazione ci porta su quei misteri che si possono chiamare, a titolo speciale, “misteri della luce”. In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è «la luce del mondo» (Gv 8,12). Ma questa dimensione emerge particolarmente negli anni della vita pubblica, quando Egli annuncia il vangelo del Regno».Da sottolineare che i misteri scelti sono tutti a loro modo l’inizio di una tappa impor-tante per la storia della salvezza operata da Gesù nei nostri confronti:- Battesimo: l’apertura del cielo e la manifestazione del Padre e dello Spirito;- Cana: l’apertura dei discepoli alla fede;- Predicazione del regno: da intendersi con l’apertura della conseguente predi-

cazione in parole e opere;- Trasfigurazione: «Mistero di luce per eccellenza è poi la Trasfigurazione, av-

venuta, secondo la tradizione, sul Monte Tabor. La gloria della Divinità sfol-gora sul volto di Cristo, mentre il Padre lo accredita agli Apostoli estasiati per-ché lo ascoltino e si dispongano a vivere con Lui il momento doloroso della Passione, per giungere con Lui alla gioia della Risurrezione e a una vita trasfi-gurata dallo Spirito Santo»; dopo il battesimo, è il sacramento della seconda rigenerazione quando Cristo trasformerà il nostro corpo a immagine del suo corpo glorioso (cf CCC 556);

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- Eucaristia: qui la luce è l’amore che si dà in sacrificio, ma è anche l’inizio del segno sacramentale più frequente per incontrare Gesù Cristo.

Ruolo di Maria: in questi misteri «la presenza di Maria rimane sullo sfondo (...), ma la funzione che svolge a Cana accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cri-sto (...) e diventa la grande ammonizione materna che ella rivolge alla Chiesa di tutti i tempi: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5)».Se «è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena verità di Cristo, tra gli esseri umani, nessuno meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero (...). Una scuola, quella di Maria, tanto più efficace, se si pensa che Ella la svolge ottenendoci in abbondanza i doni dello Spirito Santo e insieme proponendoci l’esempio di quella “peregrinazione della fede”,5 nella quale è maestra incomparabile» (RVM 14).

L’esperienza umana dell’uso dell’intelligenza: un popolo che camminava nelle tene-bre ha visto una grande luce ... figli della luce ... camminare nella luce ... armi della lu-ce ... i battezzati illuminati e la consegna della candela accesa tra i riti del battesimo.Dai quali riferimenti si evince che il cristiano ha una grande luce anche se è più sulle cose ultime che su quelle intermedie e sul comportamento retto che sul comportamen-to tecnico. Comunque è un grande vantaggio di intelligenza del mondo e di se stessi, che i non credenti non hanno. Il vero problema non è della luce, ma di come accoglier-la, di come farla crescere in noi.

5 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 58.

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Una delle vie è l’uso dell’intelligenza nel l’accostare il mistero cristiano:l’intelligenza delle Scritture, la conoscenza del Catechismo (CCC),l’uso dell’intelligenza al di fuori del mistero cristiano con le necessarie riflessioni per legare a Cristo non solo le cose del mondo, ma la cultura del mondo, della storia ecc., discernendo tra l’azione dello Spirito e la concupiscenza e cattiveria umana.

3. Misteri del dolore (RVM 22)«Da sempre la pietà cristiana, specialmente nella Quaresima, attraverso la pratica del-la Via Crucis, si è soffermata sui singoli momenti della Passione, intuendo che è qui il culmine della rivelazione dell’amore ed è qui la sorgente della nostra salvezza».Soprattutto nel Getsemani, il sì di Cristo «ribalta il “no” dei progenitori nell’Eden. E quanto questa adesione alla volontà del Padre debba costargli emerge dai misteri se-guenti, nei quali, la salita al Calvario, con la flagellazione, la coronazione di spine, la morte in croce».

Ruolo di Maria: «I misteri del dolore portano il credente a rivivere la morte di Gesù ponendosi sotto la croce accanto a Maria, per penetrare con Lei nell’abisso dell’amo-re di Dio per l’uomo e sentirne tutta la forza rigeneratrice».

L’esperienza umana del dolore: la percezione in noi di qualcosa che manca e che pro-voca il dolore, che può essere un male fisico o un male psicologico, o un male morale.Sul dolore non c’è una spiegazione soddisfacente, ma umanamente è reso più dignito-so con l’aiuto, la condivisione, una prospettiva di liberazione.Ora Gesù Cristo nella fede e permette tutto questo in quanto, più che spiegare:guarisce e perdona, prende su di se offrendo la sua vita, promette la redenzione e la guarigione definitiva.Tutto ciò ci mette anche in grado di aiutare chi soffre.

4. Misteri della gloria (RVM 23)«Contemplando il Risorto il cristiano riscopre le ragioni della propria fede (cf 1Cor 15,14) e rivive la gioia (...) di coloro ai quali Cristo si manifestò».Con l’Ascensione e la Pentecoste il senso della presenza e del tipo di presenza di Cri-sto nella Chiesa dopo la sua vita terrena e quindi nella Chiesa di oggi che anche noi sperimentiamo.I misteri quarto e quinto aprono all’escatologia.

Ruolo di Maria: il cristiano non rivive solo la gioia degli apostoli, della Maddalena, dei discepoli di Emmaus, «ma anche la gioia di Maria, che dovette fare un’esperienza non meno intensa della nuova esistenza del Figlio glorificato».L’esperienza umana della speranza: la speranza come la tendenza a un bene futuro, ar-

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duo, possibile.Premesso che in luogo di speranza si potrebbe parlare di “progettazione”, la consta-tazione è che umanamente la speranza e lo slancio si attenuano se non si esauriscono con l’età;per contro il contatto con la dimensione escatologica dei misteri gloriosi da un la-to orienta rettamente la nostra speranza/progettazione, dall’altro la tiene viva anche quando le forze umane si attenuano in quanto sempre la nostra vita è una progettazio-ne verso la vita eterna. In questo senso la gloria di Cristo e l’escatologia mantengono sempre giovani.

III. Dai “misteri” al “mistero” (RVM 24)In ogni singolo tratto della vita di Cristo «rifulge di quel Mistero che supera ogni co-noscenza (cf Ef 3,19). È il Mistero del Verbo fatto carne, nel quale “abita corporal-mente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9)».Attingendo alla «pura fonte del testo evangelico» siamo chiamati a conoscere tutto il mistero di Cristo, ad averne una conoscenza intensa e saporosa.

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Dopo l’azione divina dello Spirito Santo, «il Rosario si pone a servizio di questo ide-ale, offrendo il “segreto” per aprirsi più facilmente a una conoscenza profonda e coin-volgente di Cristo. Potremmo dirlo la via di Maria. È la via dell’esempio della Vergine di Nazareth, donna di fede, di silenzio e di ascolto».La preghiera del Rosario è la via di Maria verso Cristo, ci porta a Lui perché:«i misteri di Cristo sono anche, in certo senso, i misteri della Madre, persino quando non vi è direttamente coinvolta, per il fatto stesso che Ella vive di Lui e per Lui»

e perché «facendo nostre nell’Ave Maria le parole dell’angelo Gabriele e di sant’Eli-sabetta, ci sentiamo spinti a cercare sempre nuovamente in Maria, tra le sue braccia e nel suo cuore, il “frutto benedetto del suo grembo” (cf Lc 1,42)»Parlare del Rosario all’UNITALSI significa iniziare dai pellegrinaggi, da Lourdes e da Fatima, da una preghiera ivi “sponsorizzata” dalla Madonna e raccomandati da va-ri Papi, compreso Benedetto XVI. Significa attingere a una linfa di vita ricca ma nello stesso tempo discreta e “tradizionale”, che va al cuore della Bibbia ma che sfugge ai vari regimi di “bibliocrazia” pastorale.La riflessione si è sviluppata in parte selezionando e in parte ampliando diverse indi-cazioni del beato Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Rosarium virginis Mariae (16.10.2002).Si è partiti dallo sguardo di Maria verso il volto di Cristo e dai suoi ricordi di Cristo (la meditazione), poi dalla sua supplica a Cristo (la preghiera di domanda) per ritrovare la dimensione mariana profonda del Rosario.Si è focalizzato il ruolo di Maria nei diversi cicli di misteri: nei misteri gaudiosi come colei che ci tiene saldi nel buon annunzio di Cristo fonte della gioia cristiana; nei mi-steri della luce come colei che a fronte delle azioni e delle parole di Cristo ripete: «fate quello che vi dirà» (Gv 2,5); nei misteri dolorosi come colei che, stando sotto la croce, aiuta a rivivere la Passione; nei misteri gloriosi come colei che, avendo conseguito ap-pieno la vittoria e la gioia pasquale, ci conferma nella tensione verso la Pasqua eterna.Per ogni blocco di misteri si è messa a fuoco l’esperienza umana che sottendono e arricchiscono: la gioia e il dolore (misteri gaudiosi e dolorosi), ma anche l’esercizio dell’intelligenza (misteri della luce), nonché la speranza umana cioè una progettualità positiva in ogni fase della vita (misteri gloriosi).La conclusione è stata l’invito a passare dai “misteri” al “mistero” di Cristo che supe-ra ogni conoscenza (cf Ef 3,19) e al quale, per opera dello Spirito Santo, si giunge cer-cando in Maria il frutto benedetto del suo seno (cf Lc 1,42).