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dott. Geologo Antonio ROSELLI via Lombardia, 3 - 85100 Potenza (PZ) Ordine dei geologi di Basilicata n. 313 Tel. 3357890053 e-mail: [email protected] /[email protected] dott. Agronomo Lucia Carmela ALBINI via Santa Venere, 69 - 85046 Maratea (PZ) Ordine degli Agronomi di Basilicata n. 541 Tel. 3393504709 e-mail: [email protected] /[email protected] 1 AGGIORNAMENTI data COMUNE DI MOLITERNO (Provincia di Potenza) STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (S.I.A.) - SINTESI NON TECNICA Oggetto: Impianto di itticoltura ed ubicato in agro di Moliterno (PZ) alla c/da Fiumara – N.C.T. al Foglio 19 p.lle. 343 - 454 - 455 -469 Committente: Sig. Stefano FLORIO, residente in Moliterno alla c/da Fiumara n. 3 codice fiscale FLRSFN77D02H501C Moliterno (PZ), lì marzo 2016 IL TECNICO Dott. Agron. Lucia Carmela ALBINI ______________________________________ IL TECNICO Dott. Geol. Antonio ROSELLI ______________________________________ RIFERIMENTO R4

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dott. Agronomo Lucia Carmela ALBINI via Santa Venere, 69 - 85046 Maratea (PZ) Ordine degli Agronomi di Basilicata n. 541

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1

AGGIORNAMENTI data

COMUNE DI MOLITERNO (Provincia di Potenza)

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (S.I.A.) -

SINTESI NON TECNICA

Oggetto: Impianto di itticoltura ed ubicato in agro di Moliterno (PZ) alla c/da Fiumara – N.C.T. al Foglio 19 p.lle. 343 - 454 - 455 -469

Committente: Sig. Stefano FLORIO, residente in Moliterno alla c/da Fiumara n. 3

codice fiscale FLRSFN77D02H501C

Moliterno (PZ), lì marzo 2016

IL TECNICO Dott. Agron. Lucia Carmela ALBINI ______________________________________

IL TECNICO Dott. Geol. Antonio ROSELLI ______________________________________

RIFERIMENTO R4

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Indice

INTRODUZIONE pag. 4

Ubicazione e stato dei luoghi pag. 5

Descrizione generale dell'attività e dell'impianto ittico pag. 8

VALUTAZIONI DEGLI EFFETTI AMBIENTALI pag. 10

Livello ecologico del Torrente Sciaura e della Sorgente di Lupara pag. 10

Analisi visiva e paesaggistica pag. 10

Ambiente idrico pag. 10

Atmosfera pag. 11

Suolo e sottosuolo pag. 12

Flora e fauna pag. 13

Valutazione archeologica e storica pag. 13

PUNTI DI FORZA DEL SITO pag. 13

PROCEDURE DI PREVENZIONE DELL'INQUINAMENTO pag. 15

CONCLUSIONI pag. 16

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INTRODUZIONE Gli scriventi:

- dott. Geologo Antonio Roselli, nato ad Abriola il 30.01.1969, residente in Potenza alla via Lombardia 3, iscritto all’Ordine dei Geologi della Regione Basilicata al n. 313, con CF: RSLNTN69A30A013E / P. IVA 01604330769

- dott. Agronomo Lucia Carmela Albini, nata a Potenza il 18.07.1972, residente in Maratea (PZ) alla via Santa Venere 69, iscritta all’Ordine degli Agronomi e Forestali della Provincia di Potenza al n. 541, con CF: LBNLCR72L58G942L / P. IVA

sono stati incaricati, come "esperti", dal Sig. Stefano Florio, nato a Roma il 02.04.1977 e residente in Moliterno (PZ) alla c/da Fiumara n° 3 e con codice fiscale FLRSFN77D02H501C, a ripristinare le opere alla richiesta di “Concessione di acqua superficiale” di 75 l/s da destinarsi ad uso di piscicoltura per un impianto esistente alla c/da Fiumara di Moliterno definito al Nuovo Catasto Terreni al Foglio 19 p.lle 343 – 454 – 455 e 469.

Aereofoto comparativa dell’esistente impianto ittico “Florio” negli anni 1988 e 2011

Il presente documento illustra un impianto pre-esistente, cui destinarsi l’acqua in prelievo, realizzato nei primi anni settanta (1972–73) con autorizzazione in via provvisoria, di concessione alla derivazione d’acqua a scopo di piscicoltura da parte dell’”Ufficio del Genio Civile di Potenza”, rilasciata in data 27.03.1973, su richiesta avanzata in data 29.05.1972 dai coniugi Castelluccio Biagio e Pansardi Antonia (nonni del richiedente la nuova concessione di derivazione).

La nuova richiesta di concessione per piccola derivazione di acqua superficiale è di 75 l/sec, coerentemente alla vecchia concessione, serve a soddisfare e ripristinare l’attività ittiologica.

L’impianto della piscicoltura in essere è prevalentemente destinato all’allevamento di salmonidi ed è localizzata in un’area di estremo interesse naturalistico ed ecologico.

Questa tipologia di attività ha un suo impatto ambientale per la qualità dell’effluente finale, nell’uso della risorsa al sostentamento dell’allevamento, rapportato all’acqua prelevata di pre-processo.

La discussione si rifà sia al carattere normativo e sia al carattere più prettamente tecnico per una conduzione degli allevamenti con una modalità ambientalmente più compatibile allo scopo di minimizzare, con le tecniche e la scienza più avanzata, il possibile impatto ambientale.

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L’obiettivo principale della piscicoltura è la produzione di proteine di origine animale ad alto valore biologico da destinare all’alimentazione umana o zootecnica ed anche per la particolare importanza che ha lo stesso per il ripopolamento della fauna ittica nelle acque interne.

L’allevamento è classificato come di tipo sub-intensivo per il livello d’intervento dell’uomo, per la densità di allevamento, dalla superficie interessata e dalle potenzialità biologiche.

La valutazione è stata caratterizzata dallo studio di una dettagliata stima idrogeologica delle potenzialità medie annue dell’acquifero della Sorgente di Lupara, da cui prelevare la risorsa idrica, e del Torrente Sciaura, in quanto rappresenta il recettore delle acque di processo.

L’impianto è rimodulato e/o verificato al rispetto delle nuove disposizioni comunitarie e nazionali proiettate all’igiene dei prodotti alimentari di origine animale e in generale a ridurne il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente.

L'acquacoltura, in ogni caso, deve essere considerata una realtà produttiva autonoma che va ad integrarsi con l'attività della pesca, distinguendosi in termini qualitativi e quantitativi soprattutto per l'allevamento del pesce d'acqua dolce.

Da un punto di vista qualitativo il prodotto ottenuto ed offerto ai consumatori da un allevamento di trote è eccellente visto che il mercato italiano è costantemente controllato grazie a regolamenti rigidi per chi produce e commercia questo prodotto che garantiscono determinati requisiti con elevati standard di igiene e di freschezza.

In base al tipo di gestione e all'intensità dei flussi energetici coinvolti, il tipo di allevamento di salmonidi è intensivo in cui la densità di allevamento viene incrementata oltre la naturale produttività del bacino di allevamento con l'acqua all'interno dei bacini continuamente rinnovata, in questo caso l'alimentazione viene integrata artificialmente mediante somministrazione di alimenti naturali (pesce o cereali) o di mangimi formulati.

La conoscenza della corretta gestione degli impianti, della sanità animale, della legislazione, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti ittici, sono fattori fondamentali per la realizzazione di prodotti qualitativamente validi e competitivi sul mercato nazionale ed estero.

Ubicazione e stato dei luoghi Il territorio comunale di Moliterno è in massima parte collinare e montuoso con una escursione

altimetrica compresa in 592 m.s.l.m. dalla piana intravalliva presso località Cammarelle e la cima più alta rappresentata da Serra Giumenta di 1.518 metri che segna il confine con Lagonegro e Lauria.

L’area di analisi è ubicata interamente nel Comune di Moliterno, il cui territorio è situato orientativamente nell’area sud ovest della Provincia di Potenza limitando, verso occidente, il territorio della Provincia di Salerno.

Il luogo oggetto della richiesta di prelievo delle acque è grossomodo ubicato nella valle posta a Sud e ai piedi dell’altura su cui sorge l’abitato di Moliterno e a valle dell’arteria stradale congiungente l’alta Val d’Agri con Montesano sulla Marcellana (SA) e quindi l’autostrada Salerno – Reggio Calabria.

La valle è segnata dal Fiume Sciaura che trae origine e drena gli alti territori ad alimentare, come recapito finale, il lago artificiale di Pietra del Pertusillo posto a circa 8 chilometri di distanza, verso il quadrante orientale, dalla Sorgente di Lupara.

Lo Sciaura si riversa verso Est nella ben più ampia piana alluvionale pedemontana di Sarconi i cui prodotti sedimentari si anastomizza con quelli del fiume Maglia.

La captazione, come in passato, è eseguita presso la Sorgente di Lupara ad una quota altimetrica di 709 m.s.l.m. sul basso versante sinistro dello Sciaura e ad una distanza di circa 5 metri dall’antropico ed attuale muro d’argine.

Coordinate dell'itticoltura in formato UTM nelle coordinate metriche alla zona 33T: 572.414 E 4.453.584 N

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Sulla carta della Disciplina Urbanistica Vigente l’area d’insediamento dell’intero impianto ittico è individuata come “Zona E2” Agricola e la richiesta di concessione delle acque pubbliche e gli interventi di manutenzione straordinaria è da ritenere compatibile con le prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti nel Comune di Moliterno (PZ).

L’impianto da riattare all’uso originario è posizionato nella vallecola del Torrente Sciaura situata nella propaggine meridionale dell’alta collina su cui è posto il Castello di Moliterno in un’area rientrante nella “Zona 2” del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese.

Stralcio del PRG vigente con indicazione dell'esistente "Impianto ittico Florio"

Posizione dell’impianto di acquacoltura all’interno del Parco dell’Appennino Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese

Area di intervento

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Comune di Moliterno – Carta forestale (tratto da “Regione Basilicata”)

Comune di Moliterno – Nuovo Catasto Terreni Fg 19 p.lla 455 (impianto) e sorgente

Sorgente

Impianto pescicolt

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Descrizione generale dell'attività e dell'impianto ittico Il tipo di attività da svolgere dalla ditta Florio è quello dell’allevamento di salmonidi e nella

fattispecie di trote. Le vasche in cemento armato dell'Itticoltura Florio, adottano il sistema "danese" e cioè vasche

relativamente piccole, con un flusso di acqua indipendente per ogni vasca. La modalità di allevamento adottate è quella di effettuare l’ingrasso di “trotelle” che, da una

certa pezzatura, vengono portate fino alla taglia desiderata con una tempistica media così riassunta: immettendo trotelle del peso di 100 gr si raggiunge una pezzatura di circa gr 125 - 150 in 3

mesi; immettendo trotelle del peso di 125 gr il raggiungimento della pezzatura di gr 250 – 300 avviene

in 3 mesi; dalla pezzatura di 125 gr si raggiunge una pezzatura media di gr 750 in altri 18 -24 mesi.

L’impianto in essere è collocato vicino alla Sorgente di Lupara a sfruttare l’eccezionale opportunità offerta dalla natura poiché per i salmonidi l'origine dell'acqua deve essere "pura" e essendo di risorgiva si evitano le sostanze inquinanti, uno dei peggiori pericoli che affliggono i troticoltori.

L’impianto di acquacoltura esistente, in attività per trent’anni, si sviluppa su una superficie complessiva, recintata da pali in acciaio zincato e rete, di circa 2.250 m2 e consta di due fabbricati di cui uno destinato ad embriogenesi e l’altro come deposito mangimi, da 12 vasche quadrangolari di varie dimensioni che fungono da zone di crescita delle trote alle pezzature e/o taglie desiderate e da una rete viaria interna in asfalto.

L'acqua che sgorga direttamente dal sottosuolo, garantisce inoltre, oltre alla costanza della portata, anche quella della temperatura, fattore fondamentale per l'allevamento.

Le vasche sono costruite in c.a., profonde 1.20 m, larghe 4.00 m e con lunghezza variabile compresa tra 23.60 m e 21.20 m con l’altezza del pelo libero dell’acqua di 85 cm.

L’acqua circolante proviene da una canaletta di adduzione e quella in eccesso viene smaltita in un canale di deflusso posto, in posizione opposta alle vasche, lungo i lati corti.

Le vasche sono rivestite da intonaco rustico “con frattazzo” di malta a 3 ql di cemento con, sul fondo vasca, l’impiego di masseto con guaina impermeabilizzante.

Un'ultima vasca ha forma trapezoidale ed era originariamente destinata ad avanottiera con una superficie di 39 m2, una larghezza di 2.20 m e profonda 0.80 m.

La superficie totale delle 11 vasche è di 924 m2 con un volume di stoccaggio delle acque, a pieno carico, pari a 785 m3 rinnovate dal continuo flusso del sistema idrico.

Con i volumi disponibili si stima il peso vivo massimo allevabile che con una quantità iniziale di 80 q.li di trote del peso di 125 gr diventa di 193,9 q.li di pesce dopo il periodo di ingrasso di 3 mesi rimanendo inferiore alla densità massima consigliata di 30 Kg/m3.

L'acqua presente nelle vasche è quella della Sorgente di Lupara che sgorga nelle immediate vicinanze, che attraverso un sistema di canalizzazione entra in ciascuna di esse, vi fuoriesce e convogliata si immette nel naturale collettore del Fiume Sciaura.

L’opera di presa consiste in una trincea drenante scatolare costruita in struttura portante in c.a. della dimensione media in pianta di circa 15.00 metri di lunghezza, 2.60 metri di altezza e una larghezza di 3.00 metri. Tale trincea è stata costruita per proteggere, intercettare e raccogliere le polle sorgive che vengono a giorno lungo il ben più esteso fronte.

Idraulicamente il sistema di adduzione e distribuzione dell’acqua all’impianto avviene tramite vasi comunicanti e quindi non è previsto il contributo di pompe ad immersione.

Il sistema consente di mantenere costantemente in circuito fluente le acque all’interno dell’impianto di pescicoltura per terminare la corsa nell’alveo dello Sciaura che scorre nella sua immediata adiacenza sinistra.

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Dal sistema di captazione della Sorgente di Lupara diparte una tubazione in calcestruzzo armato vibro compresso, con diametro interno di 70 cm, che porta e distribuisce all'intero allevamento le acque.

Il sistema di adduzione di acqua è costruito in maniera tale che lo sfioro della piezometrica, per semplice carico idraulico (principio dei vasi comunicanti), porti e distribuisce acqua alle vasche dell’intero impianto.

Il flusso idraulico è controllato dal flusso del fluido che circola in un canale di calcestruzzo la cui sezione è di forma quadrangolare con una svasatura verso il basso, della dimensione di 0.35 cm di larghezza (venturimetro).

Per una portata d’acqua richiesta di 75 l/s ed una pendenza pari allo 0.25% l’altezza d’acqua fluente all’interno del condotto non supera i 40 cm di altezza (parametro sottostimato per l’effetto della svasatura che tende a diminuire la sezione ortogonale al flusso).

VALUTAZIONI DEGLI EFFETTI AMBIENTALI I fattori d’impatto dell’opera non necessitano di un’analisi dettagliata per la fase di costruzione

poiché le strutture sono già presenti e le migliorie riguardano solo limitati e puntuali interventi di manutenzione straordinaria.

Comunque, i fattori d’impatto possono originare interferenze potenziali, sia dirette che indirette, sulle seguenti componenti ambientali:

• Paesaggio • Ambiente Idrico • Atmosfera • Suolo e Sottosuolo • Valutazione ecologica: Flora e Fauna • Valutazione archeologica e storica

La definizione di un’area vasta preliminare, di circa 24,3 Km2, comprende l’intero bacino idrografico di 15,4 Km2, ed è collegata alla necessità di definire un ambito territoriale di riferimento nel quale inquadrare tutte le potenziali influenze d’impatto dell’impianto su cui svolgere le analisi specialistiche su ciascuna delle componenti ambientali.

Naturalmente la scelta effettuata è stata successivamente verificata nella fase di analisi delle componenti, in quanto le singole aree di studio devono essere chiaramente incluse nell’area vasta ricadente nel territorio del comune di Moliterno (PZ) e nell'area immediatamente a valle.

Nel "Piano di gestione acque" (Dir. Com. 2000/60/CE, D.L.vo 152/06, L. 13/09, D.L. 194/09) in "Programmi di misure da piani di tutela e piani d'ambito" il Fiume Sciaura viene definito come un "Corpo idrico probabilmente a rischio" come quasi tutto il reticolo idrografico di alto ordine dell'Agri (...?).

Livello ecologico del Torrente Sciaura e della Sorgente di Lupara Lo stato ecologico delle acque della Sorgente Lupara di Moliterno (PZ), da cui la Ditta Florio

chiede la concessione alla derivazione, essendo compreso in un range tra 240 – 475, è classificabile come “Buono”.

Analisi visiva e paesaggistica Il sito è localizzato in un’area priva di qualsiasi sorgente puntuale e diffusa d’inquinanti; l’area

infatti è di tipo agricolo con presenza saltuaria di macchia mediterranea nelle zone limitrofe. Con riferimento all’Impianto di pescicoltura sul Torrente Sciaura, le considerazioni inerenti

l’incidenza delle trasformazioni ambientali che portano a percepire differentemente alcuni luoghi del territorio, sono svolte secondo il metodo di lettura percettivo messo a punto da Kevin Lynch.

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Tale metodo afferma che per ogni città esiste un’immagine pubblica che è l’insieme di “immagini individuali” o di “immagini possedute da gruppi” più o meno omogenei di cittadini. In definitiva, l’immagine pubblica di una città è l’insieme delle immagini individuali che sono riferite ad oggetti fisici percettibili oltre che a significati “sociali”, “di fruizione”, “di storia” e “di nomi” anche non compresi nella toponomastica ufficiale e tramandati attraverso tradizioni ed usanze della stessa comunità.

I contenuti delle immagini urbane riferiti alle forme fisiche, anche per piccoli centri come il Comune di Moliterno (PZ), possono essere classificati attraverso cinque tipi di elementi che sono:

a) i Percorsi b) i Margini c) i Quartieri d) i Nodi e) i Riferimenti L’impianto di pescicoltura del Comune di Moliterno (PZ), come precedentemente anticipato, è

ubicato ad una quota altimetrica di circa 711 m.s.l.m. e in larga parte, se non complessivamente, obliterato alla vista della “rete viaria” e alle abitazioni dei centri urbani poiché è posta nella sua interezza nella stretta valle scavata dal Torrente Sciaura. Viceversa, dal sito individuato non risulta visibile la rete viaria e le abitazioni dei centri urbani.

Sulla base della classificazione del territorio nei cinque classici punti che lo caratterizzano, l’impianto di pescicoltura, collocato in “zona marginale”, riflette una influenza poco significativa sul paesaggio e perciò, anche sulla scorta delle “analisi strumentali” rappresentate dalle riprese fotografiche reali, dalle rappresentazioni virtuali e dal profilo altimetrico, il “sito“ per gli abitanti di Moliterno e dei centri limitrofi “non è significativamente ostacolato” e quindi “non risulta significativamente modificato” dalla presenza dell’impianto di pescicoltura.

Tenuto conto che l’osservatore tendenzialmente “non usa” i “margini” e considerato pure che poche persone possiedono un senso preciso di questo “margine lontano” (nemmeno tutti tra i già pochi residenti), si può concludere che esse non sono influenzate nel loro percorso dalla collocazione dell’impiantistica presso il sito.

E’ possibile terminare questa “analisi di lettura percettiva“ affermando che la realizzazione dell’impianto di pescicoltura lungo il corso del Torrente Sciaura, effettuata nel 1975, non costituisce “trauma” per i cittadini residenti e tanto meno per gli estranei che certamente non avvertiranno contrasto (conflitto) d’identità dei luoghi per l’opera che deve essere riavviata nella sua attività.

Ambiente idrico L’unica risorsa naturale, costituente fonte rinnovabile essenziale per la tipologia dell’intervento,

sfruttata dall’impianto ittico in essere, è quella dell’acqua fluente dalle scaturigini di Sorgente Lupara e rilasciata nell’alveo del Torrente Sciaura, che costeggia geometricamente l’impianto, come “sostanza di processo”.

Le valutazioni discusse nella seguente sezione si rifanno allo studio condotto negli ultimi anni dalla comunità scientifica nel minimizzare gli effetti della pratica ittica come fonte d’impatto e, a causa della chiusura dell’attività dell’impianto ittico oggetto di studio si farà riferimento a quelli che la letteratura scientifica e di settore hanno prodotto negli ultimi anni per una valutazione di possibile impatto sul recettore superficiale.

È il caso di precisare comunque che, a differenza dell’uso irriguo che vede un reale consumo della risorsa idrica per evaporazione o infiltrazione nel suolo, l’acquacoltura restituisce al corpo idrico ricevente la totale quantità di acqua captata.

Le caratteristiche fisiche e soprattutto chimiche delle acque impiegate possono però subire delle modificazioni dovute all’alimentazione e alle attività metaboliche dei pesci che provocano il rilascio nell’ambiente di gas, composti azotati, nutrienti e residui di mangimi e/o farmaci.

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L’effetto del rilascio di tali sostanze può quindi determinare inquinamento nell’ambiente idrico in cui sono riversate e dare origine a un’eutrofizzazione diffusa, specialmente nelle aree a basso idrodinamismo.

L’obiettivo principale dello studio è di valutare l’impatto della troticoltura sull’ecosistema in un’ottica di minimizzazione degli effetti nella miglior pratica tecnico - scientifica esistente.

Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale acquisire dati certi sull’entità del fenomeno ed è quindi necessario una valutazione mirata che permetta l’acquisizione di dati chimico-fisici e biologici sulla qualità del corpo idrico, su cui insistono le attività produttive, delle acque usate e dei sedimenti accumulati all’interno dell’impianto che permettano di distinguere le variazioni connesse ai fenomeni naturali o antropici di diversa origine e dalle variazioni indotte dalla presenza dell’allevamento ittico.

La ricerca si prefigge poi di valutare il reale quantitativo di azoto e fosforo liberati nell’ambiente e della sostanza organica prodotta per risalire ai quantitativi di nutrienti scaricati nel corpo idrico recettore ed al quantitativo di solidi sospesi che, tramite opportuni accorgimenti tecnici, dovrebbe essere rimosso dagli effluenti per mitigare l’impatto dell’allevamento.

La conoscenza di sostanze chimiche eventualmente utilizzate nell’attività di gestione dell’impianto ittico è un altro obiettivo specifico dello studio e lo scopo è di definire un quadro di rischi “sanitari” dovuti all’uso di prodotti chimici sia nelle fasi di pulizia e disinfezione dell’impianto che nella fase di trattamento o prevenzione delle malattie tipiche dell’allevamento.

Le attività previste per il raggiungimento della minimizzazione degli impatti, oltre a un monitoraggio continuo e discreto dell’impianto di troticoltura e del sistema idrologico ad esso connesso da parte dell’allevatore e degli enti preposti (ARPAB, ASP,…), si articoleranno in due azioni principali:

1. raccolta e analisi delle principali informazioni scientifiche sulla pericolosità per l’uomo e per l’ambiente delle sostanze chimiche e farmacologiche utilizzate e/o di un possibile utilizzo nell’impianto di troticoltura;

2. valutazione dei reali quantitativi di azoto, fosforo e sostanza organica liberati nell’ambiente e definizione di possibili forme migliorative di gestione dell’allevamento.

Atmosfera Non è stato necessario procedere alla simulazione di dispersione per quanto riguarda gli

inquinanti atmosferici poiché gli impianti ittici non presuppongono alcun effetto di rilievo sulle emissioni in atmosfera.

Suolo e sottosuolo La valutazione degli impatti è stata eseguita individuando i fattori di perturbazione derivanti

soprattutto dalle varie azioni connesse all’attività di gestione dell’allevamento ed eseguendo una stima qualitativa dei possibili effetti sulla componente in esame.

Si fa presente che dell’eventuale inquinamento di origine biologica il solo effetto della percolazione e della filtrazione nel sedimento porta inevitabilmente all’abbattimento dei vari contaminanti microbici. In linea di massima in una sabbia fine, circa 30 metri di percorso in profondità siano sufficienti ad assicurare la depurazione batteriologica di un’acqua (coliformi, colifecali, salmonelle del tifo e paratifo, virus enterici, uova di vermi, cisti di protozoi: P. Celico, 1988). Tale esperienza scientifica è stata maturata in un sedimento più grossolano visto che il mezzo sedimentario sede dell’acquifero denota una certo tenore di frazioni granulometriche più minute (limi ed argille) l'abbattimento è decisamente più spinto.

L’area non è sottoposta a zona di rispetto costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata (94 del D.L.vo 152/06).

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Flora e fauna Il Parco Nazionale dell'Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese per effetto dell'ampio

spettro di quote presenti offre un variegato e ampio numero di scorci naturali con un'eccezionale biodiversità floro – faunistica.

E’ utile specificare che l’area di ubicazione dell’impianto ittico non costituisce barriera ecologica a flussi migratori di sensibile e riconosciuta intensità e massima cura verrà posta nel rispettare, tutelare e proteggere le specie presenti nell’area.

Di notevole interesse sono le conclusioni relative allo studio dell’impatto con la fauna locale con la ripresa dell’attività ittica che non viene minimamente alterata e/o con valori non significativi nel numero di taxa dato che l’ambiente consta di un habitat in cui le fabbriche dell’uomo, con le pratiche agricole, hanno di fatto modificato l’originario stato naturale.

Nella fase successiva di realizzazione delle eventuali migliorie da apportare all’impianto, i dati e le rilevazioni, ed ogni altro aspetto che riguarda “l’intervento sul territorio”, saranno concordati con l’autorità locale, con gli organi di protezione dell’ambiente e gli organi di consulenza e di controllo competenti sul territorio.

Valutazione archeologica e storica Le vestigia storiche dell’alta Val d’Agri sono intimamente connesse con quelle dell’antica città

di Grumentum che sorge su un’altura alla confluenza tra i fiumi dello Sciaura e l’Agri, in località Spineta di Grumento Nova, a comporre l’attuale “Parco Archeologico”, a ridosso del lago artificiale di Pietra del Pertusillo, distante circa una decina di chilometri a valle dell’impianto ittico “Florio” oggetto di valutazione.

Viene in ogni caso dichiarato che il ritrovamento ipotetico ed eventuale di reperti di interesse storico o archeologico costituirà motivo di immediata sospensione delle attività e tempestiva comunicazione all’Autorità ed agli Organismi di tutela competenti, al fine di concordare le future linee di azione.

PUNTI DI FORZA DEL SITO Il sito è posizionato in un luogo immediatamente contermine il letto del Fiume Sciaura e

partendo dalle valutazioni delle condizioni ambientali ritenute essenziali e favorevoli alla definizione di un impianto di pescicoltura a cui si possono elencare i seguenti punti di forza:

a) intensità e continuità dell’acqua (fonte energetica rinnovabile) che rende economicamente conveniente l’investimento di capitali esclusivamente privati;

b) agevole accessibilità per i mezzi che dovranno essere impiegati nella gestione dell’impianto; c) condizioni di non interferenza con le attività umane praticate nell’area di ubicazione

dell’impianto; d) impatto visivo e/o paesaggistico “praticamente trascurabile” per la particolare ubicazione del

sito; e) riutilizzo di un impianto composto da vasche e strutture già esistenti. La troticoltura rappresenta una delle forme d’ittiocoltura più diffuse in Italia e appartiene alla

categoria di allevamento "agricolo-industriale". Nel caso di un’azienda a conduzione familiare, come nel nostro caso, l’impianto di troticoltura

può rappresentare la più importante fonte di reddito con le attività di gestione tutte a carico del proprietario e della sua famiglia.

In generale, la densità di allevamento si attesta su valori di 25-30 kg per m3 con gli indici di conversione che si aggirano su circa 1,2 kg di mangime necessario per ottenere 1 kg di prodotto finale (dati tratti dai laboratori "Veronesi" di Verona).

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L’impianto di troticoltura oggetto di valutazione è di tipo intensivo a ciclo aperto ed è caratterizzato da tecnologia a basso costo con strutture adatte esclusivamente all’ingrasso di esemplari che sono acquistati da aziende terze.

L’adozione della soluzione impiantistica implica il pieno sfruttamento delle potenzialità naturali: le specie allevate acquisiscono direttamente acque le cui caratteristiche chimico-fisiche rimangono presso che costanti per tutto l’anno (ossigenazione, pH, concentrazioni di ioni, ecc.) e il nutrimento si esegue con la somministrazione di mangimi preconfezionati. Ciò permette un facile controllo del ciclo produttivo, delle varie operazioni di lavorazione e permettere di recuperare facilmente la produzione quando necessario.

Dal punto di vista economico questa tipologia ha il vantaggio di richiedere bassi costi di gestione, essendo evidentemente ridotta la dotazione tecnica.

Di contro il ciclo produttivo d’ingrasso, per portare le trotelle da 125 g a 250-300 g, ha una durata di 3 mesi, similmente a quanto accade in natura, e spesso le produzioni risultano concentrate in determinati periodi dell’anno a causa della difficoltà di controllo e programmazione dell’accrescimento.

Il rendimento di tutti i processi illustrati è favorevolmente migliorato dalle condizioni di prelievo della risorsa ricca in ossigeno e, date le particolari esigenze respiratorie e metaboliche delle trote, la temperatura delle acque risulta costante e non inferiore a 8 – 10°C.

In queste condizioni le trote si alimentano tutto l’anno in maniera pressoché costante, superando la fase di rallentamento dell’accrescimento ponderale che avviene nei mesi invernali, quando le temperature dell’acqua tendono a scendere.

Tale caratteristica consente l’abbreviamento temporale del ciclo produttivo traducendosi, in termini economici, in un ammortamento più celere dei costi d’investimento e nella disponibilità costante di pesci di taglia commerciale.

Si sono valutate le risorse idriche utilizzabili specificando i volumi rinnovabili, coincidenti con quelli d’acqua usufruibili, ai fini dell’utilizzo, senza che ciò debba provocare squilibri apprezzabili al ciclo idrogeologico naturale. La completa utilizzabilità è ovviamente teorica perché esistono volumi idrici non sfruttabili e necessari per mantenere determinate portate in alveo per il mantenimento di equilibri ecologici (Deflusso Minimo Vitale) e di circolazione idrica sotterranea.

La quantificazione dei volumi d’acqua disponibili rappresenta, quindi, una delle basi indispensabili per una corretta e razionale utilizzazione del patrimonio idrico.

Detta quantificazione è compatibile con la richiesta di concessione di utilizzo dell’acqua di 75 l/s.

Azoto- concentrazione media mensile (mg / l )

Fosforo - concentrazione media mensile (mg / l )

gen - - feb 0,149 0,125 mar 0,207 0,174 apr 0,256 0,215 mag 0,353 0,296 giu 0,553 0,464 lug 0,809 0,679 ago 0,634 0,532 set 0,432 0,363 ott 0,288 0,242 nov 0,225 0,189 dic - -

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PROCEDURE DI PREVENZIONE DELL'INQUINAMENTO La prevenzione ambientale per gli allevamenti ittici parte, rispetto alle vecchie modalità di

allevamento, sempre più da apporti scientifici e nuove tecnologie allo scopo di incrementare i livelli produttivi e allo stesso tempo garantisce la qualità del prodotto e dell’ambiente in cui opera.

Le caratteristiche dell'acqua di processo, della temperatura, della salinità, del pH, dell'ossigeno disciolto, la contenuta estensione delle singole vasche e la mancanza di sostanze inquinanti permettono di dire che l'allevamento ittico in studio possiede le tutte le caratteristiche dell'alta qualità.

I problemi che sono tipici di tanti allevamenti sono dovuti essenzialmente al sovraffollamento delle vasche, alla cattiva alimentazione, alle eccessive manipolazioni e alle cattive condizioni igienico-sanitarie legate all’uso di acque inquinate che possono essere un fattore facilitante all'insorgere di patologie virali, batteriche o parassitarie e pericolose al punto da provocare vere e proprie epizoozie.

Questo porta a dire che, dallo studio di vari allevamenti lucani ed italiani e come confermato dagli stessi vecchi conduttori dell'allevamento, nei trent'anni di attività non si sono mai manifestati stati di malattia all'interno dell'allevamento e non sono mai stati condotti interventi medicali.

Altro aspetto di pressione inquinante è rappresentato dai mangimi, i cui residui non consumati a causa di una razione eccessiva o di una distribuzione imperfetta e dai prodotti fecali.

Il problema dei mangimi è oggi ampiamente risolto poichè, oltre ad una razionalizzata distribuzione, posseggono formulazioni in cui l’impiego di ingredienti altamente digeribili, il ricorso alla grassatura per incrementare il contenuto energetico delle diete, la riduzione delle fonti proteiche di origine ittica e l’utilizzazione della tecnica dell’estrusione nella produzione di mangimi rappresentano i principali fattori su si è agito per ridurre significativamente l’impatto ambientale (i produttori italiani sono considerati tra i migliori sul mercato mondiale).

Quindi, il principio sul quale basare la riattazione dell'impianto ittico è quello di provvedere a un sistema di trattamento delle acque che deve tener conto di un sistema di depurazione basato sulla demolizione del carico inquinante attraverso diversi meccanismi, strettamente interdipendenti e con effetti complementari quale la rimozione dei solidi sedimentabili attraverso la pulizia periodica del fondo delle vasche e la fondamentale filtrazione con sistemi meccanici delle acque di scarico.

L'impianto, in un'area sottoposta a vincolo ambientale, va adeguato agli stringenti limiti di norma di emissione in un corso d'acqua.

L'adeguamento, visto che le tecniche nutrizionali sono largamente all'avanguardia (per effetto del problema della "mucca pazza"), consiste essenzialmente nell'intervento di manutenzione straordinaria tramite l'installazione di un filtro a tamburo rotante che tratti tutte le acque di processo prima che vengano scaricate nel Torrente Sciaura.

Per la ricerca dei valori di produzione dei catametaboliti, soprattutto di azoto e fosforo, ci si è avvalsi degli studi effettuati da vari Autori tra cui quello effettuato, per gli allevamenti ittici della Val Nerina, presso i laboratori della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Camerino con sperimentazione eseguite in camera metabolica.

La stima degli inquinanti è stata effettuata nel caso della massima capienza di peso vivo (194 q.li) e nella condizione del ricettore, Torrente Sciaura, di idrogramma di magra. I dati di concentrazione dell'effluente in aree sensibili sono sempre al di sotto dei limiti di soglia secondo quanto dettato dalle “Norme Tecniche di Attuazione” al Piano Regionale di Tutela delle Acque ottemperante l’art. 21 del D.Lgs 152/06, dato che l’azoto è fissato a 10 mg/l e il fosforo a 1 mg/l.

La stessa norma prevede per l'azoto: “In alternativa al riferimento alla concentrazione media annua, purché si ottenga un analogo livello di protezione ambientale, si può fare riferimento alla concentrazione media giornaliera che non può superare i 20 mg/ L per ogni campione in cui la temperatura dell'effluente sia pari o superiore a 12 gradi centigradi. Il limite della concentrazione

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media giornaliera può essere applicato ad un tempo operativo limitato che tenga conto delle condizioni climatiche locali”.

La stima è stata ottenuta senza considerare che nello scarico delle acque di processo la quasi totalità del fosforo e una parte dell'azoto, contenuti in feci e residui di mangime, verranno eliminati dal solo effetto del filtro a tamburo filtrante e senza tener conto della ulteriore diluizione operata dalle acque prelevate dalla sorgente di Lupara come acque di processo.

CONCLUSIONI Si riportano le valutazioni sulla riattivazione dell'impianto ittico presente sul Torrente Sciaura,

ubicato catastalmente al foglio 19 p.lle 343 – 454 – 455 e 469, con una richiesta di concessione di acque pubbliche dalla Sorgente di Lupara di 75 l/s, coerentemente alla vecchia concessione, con l'obiettivo di valutare l’impatto della troticoltura sulle acque e sull'ecosistema del Fiume Sciaura allo scopo di stimare l’effettivo carico inquinante sulle matrici ambientali che tale attività può produrre e di determinare le azioni atte a minimizzarne gli effetti in un'area naturale di gran pregio naturalistico (Parco Nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese).

L'impianto esistente iniziò la propria attività di allevamento di trote nel 1973 ed è oggi di proprietà del Sig. Stefano Florio , nato a Roma il 02.04.1977 e residente in Moliterno (PZ) alla c/da Fiumara n° 3 e con codice fiscale FLRSFN77D02H501C, nipote dei coniugi Castelluccio che lo hanno condotto per circa trent'anni.

L’impianto è rimodulato al rispetto delle nuove disposizioni comunitarie e nazionali proiettate all’igiene dei prodotti alimentari di origine animale e in generale a ridurne il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente.

Per raggiungere tale obiettivo è stato realizzato uno studio di dettaglio dell'area con la valutazione dell'idrodinamica fluviale tramite bilancio idrogeologico, per la determinazione dell'idrogramma delle portate medie annue, sia del del Fiume Sciaura che della Sorgente di Lupara.

Il quantitativo di acqua richiesto dalla Sorgente di Lupara di 75 l/s risulta essere ampiamente compatibile con l'idrogramma del fronte sorgivo e del deflusso minimo vitale per il tratto di 150 m compreso tra la captazione e la restituzione in alveo dello Sciaura.

I dati ambientali relativi allo studio e al monitoraggio, in carico agli enti preposti, definiscono l'area vasta con risultanze variabili tra il sufficiente e il buono nel triennio 2001 - 2006.

L'impianto della ditta Florio non è attualmente in attività e quindi si è provveduto sia ad utilizzare i dati di un impianto ittico di trote attualmente funzionante (impianto campione) e di cui si dispongono i dati delle acque di inizio e fine processo e sia dati di studi sperimentali delle pressioni dei residui alimentari e delle escrezioni di individui allevati in camera metabolica e in vasca di vetroresina per la valutazione dei livelli di inquinamento generato dall'attività di allevamento di trote ha sul recettore finale.

In sintesi, lo scopo di tale studio è stato quello di valutare l’impatto delle troticolture per la consistenza delle concentrazioni degli inquinanti apportate ai corsi d’acqua con il rilevamento degli indicatori microbiologici di inquinamento fecale e dei test sulla potenzialità tossica dei disinfettanti eventualmente utilizzati in rapporto alle comunità benthoniche come indicatori dello stato di salute del corpo idrico.

Dagli studi condotti l'unico dato che dipende fortemente dall’attività di troticoltura è il carico particellare di feci dei pesci ed i residui di mangimi che contengono quei nutrienti responsabili del fenomeno dell’eutrofizzazione (l'aumento principale è imputabile a due nutrienti: il fosforo e l’azoto) e il contenimento dell’impatto che ne deriva può essere conseguito con l’adozione di tecnologie atte al recupero dei solidi sospesi presenti nell’effluente e si può concludere che eventuali interventi tendenti a mitigare l’impatto ambientale degli allevamenti ittici devono riguardare proprio l’abbattimento di questo parametro.

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Dalla valutazione dei quantitativi di nutrienti provenienti dai mangimi e l'intrinseco alto carico inquinante di solidi sospesi apportati dall'allevamento ittico possono essere minimizzati dalla razionale gestione e al miglioramento dei mangimi oggi commercializzati, che permettono una notevole riduzione del carico organico rispetto al tradizionale sistema di allevamento oramai desueto.

L'introduzione di un filtro a tamburo prima dello scarico nel corpo recettore delle acque di processo, per la particolare efficienza nella rimozione dei solidi sospesi grossolani, permette un elevato abbattimento della frazione totale.

La pericolosità ambientale di medicamenti e disinfettanti per una valutazione di un possibile rischio tossicologico per l’ambiente acquatico, utilizzati sia nelle fasi di pulizia e disinfezione degli impianti che nella fase di trattamento e prevenzione delle malattie tipiche dell’allevamento, sono state analizzate al rischio associato al fine di definire un quadro sanitario ed ambientale. Le valutazioni del rischio tossicologico sull’uomo possono ritenersi affidabili, date le severe procedure di selezione a cui i farmaci sono sottoposti, nelle matrici ambientali analizzate i test tossicologici effettuati su Daphnia magna sono sempre risultati negativi, confermando quanto asserito dai veterinari addetti al controllo sul modesto utilizzo dei farmaci consentiti.

In generale, il quadro descritto suggerisce che la minimizzazione degli impatti sugli ecosistemi acquatici da parte delle acquacolture itticole dovrebbe essere intrapresa con azioni che agiscono, a diversi livelli di intervento, per contrastare i fenomeni d’impatto non riconducibili alle troticolture (come allevamenti di altro tipo, scarichi isolati, ecc.) e alle carenze di tipo strutturale (es. mancanza di fognature e depuratori) e poi ai fenomeni d’impatto che scaturiscono direttamente dalla presenza delle troticolture.

Difatti, per il ripristino dell'itticoltura, l'intervento si è tradotto in: − iniziative a livello nutrizionale, con l’utilizzo di mangimi ad elevata digeribilità, contenenti

sostanze in grado di accrescere la ritenzione corporea e di ridurre al contempo la quantità di cataboliti azotati e fosforati escreti;

− interventi in ambito gestionale utili, da un lato, a ridurre gli sprechi di mangime e, dall’altro, a rendere più efficienti i sistemi di trattamento per la prevenzione e la cura di malattie;

− interventi di tipo impiantistico, come la rimozione dei solidi sospesi, principalmente costituiti da escrementi e residui di mangime, con l’ausilio di un filtro meccanico rotante nell'ottica dell'utilizzo della migliore e più avanzata tecnica disponibile.

Moliterno (PZ), marzo 2016

IL TECNICO Dott. Agron. Lucia Carmela ALBINI _________________________________ IL TECNICO Dott. Geol. Antonio ROSELLI _________________________________