commentario del direttorio religioso della federazione ... · 7 scautismo per ragazzi 2ª...
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Commentario del Direttorio Religioso
della Federazione dello Scoutismo Europeo
<<Als nächstes Ziel wünscht sich
der F.S.E. die Einigung Europas,
er erkennt aber als letztes und
grösstes Ziel die
Wiedervereinigung im Glauben,
an. Immer wieder soll das
Bewustsein der schlimmen
Glaubensspaltung wachgehalten
werden und der Pflicht aller für
die Einheit zu arbeiten und zu
beten.>>
Bundesordnung der FSE für das
Kirchliche Leben : Köln, 2.
November 1957
<<Si la F.S.E. a pour but
immédiat la création de liens
étroits entre jeunes européens,
son but plus lointain mais aussi
ardemment poursuivi tend à la
réunion des Églises séparées
depuis tant de siècles. Que de
façon constante soit rappelé aux
membres de la Fédération le
scandale de la division des
Chrétiens et la nécessité de
travailler à l'unité du Corps
mystique de l'Église.>>
Extrait du Directoire religieux :
Cologne, le 2 novembre 1957
<<Se la F.S.E. ha come scopo
immediato la creazione di legami
stretti fra giovani europei, il suo
scopo più lontano, ma anche
ardentemente perseguito, tende
alla riunione delle Chiese
separate da tanti secoli. Che sia
costantemente ricordato ai
membri della Federazione lo
scandalo della divisione dei
Cristiani e la necessità di
lavorare per l’unità del Corpo
mistico della Chiesa.>>
Estratto dal Direttorio Religioso:
Colonia, 2 novembre 1957
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Premessa
Il giorno della festa di Tutti i Santi del 1956, qualche decina di giovani cristiani si incontra a Colonia, in
Germania, in un momento in cui si sta ricostituendo in quella nazione il tessuto delle associazioni
giovanili e di educazione popolare. Nel loro insieme questi giovani sono più vicini ai venti che ai
trent’anni e, fra di loro, vi sono giovani di confessione cattolica, protestante e ortodossa. Senza alcun
mandato delle loro rispettive Chiese o del movimento scout internazionale, al termine di tre giorni di
dibattiti, essi fondano, con il nome di "Federazione dello Scoutismo Europeo", una comunità scout
internazionale per la quale <<lo scopo è di praticare lo scoutismo di Baden-Powell nel quadro dell'ideale
europeo e sulle basi cristiane richieste dall'idea dell'Europa unita>>. 1
Questi giovani hanno patito la guerra e, dinanzi all’instabilità della pace, vogliono creare un movimento
che consenta di promuovere fra i giovani una comprensione migliore. <<Essi sanno che il rifiuto di Dio da
parte delle nazioni moderne, la tendenza a subordinare la fede all’interesse nazionale, alla volontà
generale o alla ragione di Stato, l'idolatria della razza e della nazione, hanno determinato il
frazionamento dell'Europa facendole perdere di vista la dimensione del suo Bene comune, il principio
della sua crescita e la fonte della sua unità >> 2 e hanno condotto a questa immensa catastrofe della
quale essi sono stati i testimoni e le vittime. Questi giovani sono sensibili all’ultima preghiera di Cristo
prima del suo arresto.3 Essi pensano che la religione non sia una cosa complicata. <<È amare e servire
Dio. Amare è servire il proprio prossimo>>. 4 E sono convinti che il metodo scout di Baden-Powell
risponda alle loro aspettative.
Con il senso del concreto che caratterizza lo scoutismo, essi sono intenzionati a proporre ai giovani, dei
quali si occuperanno, un distintivo che porteranno sul loro cuore e che riassumerà il loro ideale. Il
distintivo di tutti gli scouts del mondo è un giglio; è l’emblema che indica il nord sulle bussole e sulle
antiche carte nautiche.5 Scegliendo questo simbolo, Baden-Powell indica che egli vuole formare dei
caratteri, cioè degli uomini e delle donne che aprano la strada e che siano capaci di mantenere la
direzione della loro vita quali che siano i cambiamenti del contesto sociale e psicologico che li circonda 6. I tre petali del giglio sono un compendio della Promessa che ogni scout pronuncia: Essere leale verso
Dio e la patria - Aiutare gli altri in ogni circostanza – Obbedire alla Legge Scout 7.
Ma per una Guida o uno Scout d'Europa la stella polare indicata dall’ago della bussola è Cristo, che ha
versato il suo sangue su una croce per la salvezza di tutti gli uomini. E questa croce si radica nelle otto
beatitudini del Discorso della Montagna,8 programma di vita per ogni cristiano che vuole seguire
Cristo9.
1 Articolo 1 dello Statuto Federale del 1 novembre 1956. 2 Commissione di revisione del Direttorio Religioso del 16 marzo 1963, Clamart (Francia). 3 "Non prego solo per questi [miei discepoli], ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché
tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo
creda che tu mi hai mandato...". Giovanni 17,20-21. 4 Matteo 22, 34-40 - Scautismo per ragazzi 22ª Chiacchierata di Bivacco. 5 Scautismo per ragazzi 2ª Chiacchierata di Bivacco. 6 Articolo 12 della Carta dello Scoutismo Europeo: 15 giugno 1965. 7 Scautismo per ragazzi 2ª Chiacchierata di Bivacco. 8 Questa croce compare all’inizio del XII secolo sul blasone dell'Abbazia di Morimond in Borgogna, quarta filiazione
di Citeaux. Questa croce di colore rosso sarà presa come emblema dall’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di
Gerusalemme, mentre l’Ordine del Tempio la prenderà di colore nero. Baden-Powell cita a più riprese, in Scautismo
per ragazzi, i cavalieri di San Giovanni come l’esempio dello scout dei tempi antichi. Quando BP viene fatto nobile,
questa croce e il giglio della bussola figureranno sul suo stemma. La scelta di questo distintivo vuole anche indicare
l'attaccamento della F.S.E. all’eredità dell’insegnamento di Baden-Powell. 9 Cerimoniale della Partenza Rover.
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Le Guide e gli Scouts pronunciano la loro Promessa sull’Orifiamma 10. Il nero e il bianco evocano,
nell’antica alleanza, l’uscita dall’Egitto e il passaggio del Mar Rosso e, nella nuova alleanza, la liberazione
dalla schiavitù della morte che Cristo ha vinto per sempre con la sua resurrezione. Per una Guida e uno
Scout d'Europa, Cristo è il primo esploratore, colui che ci ha aperto la porta verso la Gerusalemme
celeste, colui che ha superato per primo nelle due direzioni 11 il limite del mondo visibile e invisibile,
come è detto nel nostro Credo. È esattamente questo passaggio dall’oscurità alla luce quello che vivono
i Rovers e le Scolte in pellegrinaggio quando entrano in un santuario. Siamo al confine fra il nero e il
bianco ed entriamo nella città di Dio. È anche ciò che accade quando usciamo da una Chiesa e siamo
abbagliati dalla luce esterna, perché la città di Dio è anche la città degli Uomini. L’Orifiamma che
sventola in cima all’antenna dell’alzabandiera ricorda che il campo è una terra santificata dove il
Signore è al campo con i suoi figli.
Questi giovani si danno appuntamento per l’anno successivo alla festa di Tutti i Santi del 1957, sempre
a Colonia, per redigere un testo chiamato "Direttorio Religioso" 12 che approfondisce l'articolo 1 dello
Statuto Federale e stabilisce le regole per la vita religiosa nelle Unità.
Dalla sua prima redazione questo testo è stato rivisto più volte, per tenere conto della diversità delle
situazioni religiose in Europa; una prima volta nel marzo 1963 in seguito alla promulgazione da parte
della Santa Sede, il 13 giugno 1962, della Carta dello Scoutismo Cattolico, poi al Consiglio Federale del
29 ottobre 1977 a Matzenheim in Alsazia [Francia] e al Consiglio Federale del 1 novembre 1981 a
Villebon presso Parigi. La versione attuale del Direttorio è stata proposta dalla Commissione di
revisione del Direttorio Religioso 13 ed è stata adottata all’unanimità al Consiglio Federale di
Hohenstein (Germania) nel novembre 1997. Il Consiglio Federale del novembre 1998, a Sintra
(Portogallo), ha chiesto alla stessa Commissione di proporre al Bureau Federale un commentario del
Direttorio Religioso con lo scopo di fornire un documento di base, in particolare per le pattuglie
direttive dei campi scuola e per gli Assistenti Spirituali.
Il presente Commentario ha anche l’obiettivo di tracciare una strada per l’avvenire, aiutando i nostri
fratelli dell’Europa Centrale e Orientale a dare un significato ai nostri simboli. Lo Scoutismo Europeo,
nato in passato in Europa occidentale in un ambiente prevalentemente cattolico, può, in maniera utile e
unitamente a molte altre iniziative, partecipare alla ricostruzione in questi paesi di una società civile e
religiosa attenta alla "civiltà dell’amore". <<La F.S.E. deve restare aperta e pronta ad aiutare coloro che
vogliono dar vita ad uno scautismo solidamente radicato nella fede, secondo forme che potranno essere
adattate a situazioni particolari.>> 14
10 L’Orifiamma in francese è detta «Baussant» che in francese antico vuol dire «bel segno». L’Orifiamma nella sua
forma attuale è nata nel corso di un grande gioco scout organizzato a Pasqua del 1966 in Francia, in occasione delle
celebrazioni del millenario dell’abbazia del Mont-Saint-Michel. 11 Gen. 28,10.15 et Giovanni 1,51. 12 Bundesordnung der FSE für das Kirchliche Leben, Landesthing vom 2.November 1957 zu Köln/Rhein. 13 Questa Commissione, nominata dal Consiglio Federale di Roma nell’ottobre 1996, era composta dal Canonico
Adolphe Vander Perre, Assistente Spirituale Federale, dal Padre Ivan Zuzek, Assistente Generale dell’associazione
italiana, da Attilio Grieco, Presidente Federale e da Maurice Ollier, Vice Commissario Federale. 14 Gildas Dyèvre, Commissario Federale, Rapporto morale al Consiglio Federale del novembre 1993 a Leanyfalu
(Ungheria).
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ART. 1 - Lo Scoutismo è stato concepito dal suo fondatore come un metodo di educazione il più
completo possibile: esso ingloba necessariamente l’educazione religiosa. “Lo Scout è un credente e
io ripudio ogni forma di scoutismo che non abbia per base la religione” (Baden-Powell).
Appare chiaro, quindi, che le necessità organizzative del Movimento Scout non possono, in nessun
caso, prevalere su quelle dell’educazione dei suoi membri. Al contrario, bisogna fare ogni sforzo
per realizzare delle strutture che consentano il pieno sviluppo religioso di tutti i giovani15: lo
Scoutismo è un metodo educativo che deve mettersi al servizio della vita soprannaturale e non
l’inverso.
Quanto alla frase introduttiva, si potrebbero citare molti passi delle opere di Lord Baden-Powell. Nel
nostro testo è riportata una frase pronunziata da B.P. all’inizio del movimento scout sul ripudio di ogni
forma di scoutismo che non sia basato sulla religione16. Infatti per B.P. non era concepibile un metodo
scout “neutro”, senza religione: era convinto che “nessun uomo può essere veramente buono se non
crede in Dio e non obbedisce alle sue leggi”17. Pertanto B.P. riteneva che “gli scouts devono avere una
religione”18; egli basava lo scautismo sulla “pietà verso Dio, l’amore per il prossimo e l’amore per se
stessi in quanto servi di Dio”19 e presentava la fede in Dio “come una cosa che devi vivere in ogni ora e in
ogni fase della tua vita quotidiana” Insisteva B.P. che gli scouts, una volta educati da persone umane
mature, devono “dare una buona base religiosa alla propria vita”, sapere “chi è Dio” ed “utilizzare meglio
che sia possibile la vita che Egli ci ha dato e fare quanto Egli si aspetta” da loro. B.P. rivolge anche un
forte richiamo ad ogni persona, dicendo “rifletti al modo con cui puoi meglio servire Dio fintanto che
ancora possiedi la vita che Egli ti ha donato”20.
Chi legge attentamente le opere di B.P. non può non rimanere impressionato dai suoi continui riferimenti
a Dio, alla religione, alle massime evangeliche. Molto presto “la Chiesa ha riconosciuto nello Scautismo
uno strumento valido per l’educazione della fede e la crescita della vita cristiana. In verità tutti gli
elementi costitutivi del metodo scout, se sono debitamente accolti ed utilizzati, consentono questa
educazione, in maniera tale che si può affermare che lo Scautismo, in sé, costituisce una pedagogia
della fede. Come la fede illumina e consolida i valori propri dello Scautismo, così questo offre un
metodo educativo che consente di fare l’esperienza delle attitudini e dei comportamenti di fede nel
corso della crescita del ragazzo, realizzando così un processo effettivo di maturazione cristiana.
Allo stesso modo, ad esempio, la “Promessa” scout e la messa in opera della “Legge” si affermano come
possibilità per esercitarsi all’adesione al Dio dell’Alleanza e all’impegno etico che ne deriva. La “Buona
Azione” tipica dello Scautismo diviene un’educazione alla carità gratuita e all’imitazione di Gesù Cristo,
il Servitore. Il campo e il contatto con la natura permettono di scoprire Dio creatore e il rispetto della
creazione come dovere di fede e, nello stesso tempo, come esercizio di austerità e di capacità di
sacrificio. Il “sistema delle squadriglie” permette l’esperienza della comunione, della partecipazione e
della corresponsabilità, non solamente nella prospettiva dell’impegno sociale ma anche dell’appartenenza
alla comunità ecclesiale.
L’esperienza della fraternità scout internazionale è il mezzo per sperimentare la cattolicità della
Chiesa, il dialogo ecumenico e interreligioso, e per crescere negli atteggiamenti di tolleranza e di
solidarietà internazionale. La “progressione” (insieme di prove per ogni arco di età) aiuta a comprendere
l’esistenza cristiana come un cammino di perfezionamento integrale continuo e mai terminato. Il “gioco
15 Tratto dalla Carta dello Scautismo Cattolico promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 16 Si veda P. Jacques Sevin S.J. (Segretario dell’Office International des Scouts Catholiques). «Le Scoutisme»,
Editions Spes, Paris, 2a edizione, 1928, p.22. Il padre Sevin scrive (p.21) che questo «Baden-Powell lo dichiarava
poco tempo fa ad un gesuita, Assistente Generale dei B.P.-Belgian Boy-Scouts» e si riferisce al R.P.Jacob S.J., «Le
scoutisme est-il religieux?», Master Gazzette, gennaio 1920, p. 16. Questa citazione è riportata nel preambolo
della Carta dello Scautismo Cattolico promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 17 Baden Powell Scautismo per Ragazzi, ed. Ancora, Milano, 1991, pp.361-362. 18 Baden Powell Scautismo per Ragazzi, ed. Ancora, Milano, 1991, pag. 362. 19 Baden Powell Il libro dei Capi, ed. Ancora, pag. 81. 20 Baden Powell La strada verso il successo, ed. Ancora, p. 191.
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scout” (metodo di pianificazione e di realizzazione di attività) sviluppa la coscienza della vita come una
risposta a una vocazione e suscita e sviluppa le attitudini fondamentali di libertà e responsabilità”21.
Il metodo scout, dal suo inizio, è stato concepito come metodo di educazione il più completo possibile,
che ingloba necessariamente l’educazione religiosa. In questa prospettiva va compresa la tradizionale
espressione che delinea lo scopo della FSE: formare buoni cristiani e buoni cittadini. Essa, ai non
iniziati, può dare impressione di un duplice obiettivo, scindibile l’uno dall’altro, mentre in realtà si tratta
della formazione integrale della persona umana battezzata la quale, se è cristiana come Cristo la vuole,
deve essere obbligatoriamente sotto tutti gli aspetti un buon cittadino.
L’obiettivo primario della F.S.E. è sempre stato l’educazione integrale di ogni singolo ragazzo e ragazza
affidati alle Associazioni che ne fanno parte. Si tratta di una formazione dell’uomo integrale, l’uomo
cioè considerato nell’insieme delle sue dimensioni, quelle naturali e quelle soprannaturali. Si tratta di un
servizio all’uomo basato sul pieno riconoscimento del valore primario, sempre unico e irripetibile - come
si esprime Giovanni Paolo II - di ogni persona umana, con la sua natura complessa di corpo e anima, così
come è stata voluta da Dio. La FSE non pretende assolutamente di “inventare l’uomo” o di “costruirlo”
secondo un ideale che essa stessa avrebbe ideato22, ma vuole portare l’uomo ad essere sempre più
integralmente quello che Dio vuole che lui sia. In essa il “servire l’uomo” significa conformarsi alla
Verità sull’uomo che la Chiesa possiede grazie al Vangelo che con chiarezza e con tanta forza viene
annunciato attraverso la voce dei Papi. La FSE accetta questa verità, la fa sua, si mette con entusiasmo
al suo servizio collaborando alacremente con il Signore della vita nel plasmare ogni ragazzo o ragazza
che le è affidato secondo il Suo disegno ed il Suo amore. Pertanto, riferendosi alla chiamata dei suoi
membri “all’apostolato in virtù del loro Battesimo e della loro Confermazione” ribadisce il loro dovere di
“dedicarsi all’educazione cristiana della gioventù, utilizzando il metodo originale concepito dal
fondatore dello Scoutismo Lord Baden-Powell”23 .
Certamente, nella FSE lo scautismo, inteso nella prospettiva dei quattro punti di B.P. e dei fondatori
dello scautismo cattolico24 - che qualcuno potrebbe considerare come educazione puramente civica - ha
un grande valore, ed è praticato nella sua genuina purezza nella convinzione che questa sia anche la più
adatta alla gioventù moderna25.
21 Cfr. Conferenza Episcopale Portoghese, Esortazione pastorale, Fatima, 29 dicembre 1995. 22 Articolo 9 della Carta dello Scoutismo Europeo del 15 giugno 1965. 23 Decisioni del Consiglio Federale riunitosi a Roma il 13 e 14/11/1982, Azimuth 45, pp.71-72. 24Possiamo considerare a buon titolo come fondatori dello scautismo cattolico il padre Jacques Sevin, francese, il
prof. Jean Corbisier, belga, e il conte Mario di Carpegna, italiano, promotori rispettivamente delle associazioni
cattoliche degli “Scouts de France”, dei “Baden Powell Belgian Boy Scouts”, dell’”Associazione Scautistica Cattolica
Italiana” (A.S.C.I.). Dal loro impegno nasce anche, nel 1920, l’«Office International des Scouts Catholiques», con
l’obiettivo di costituire un punto di riferimento per tutti gli scouts cattolici. Sevin, Corbisier e Carpegna riescono a
trasporre negli ambienti cattolici delle loro nazioni, senza alterarlo, un metodo educativo nato in un contesto
anglosassone e protestante. Baden Powell diceva: “Il nostro programma mira verso quattro scopi: l’educazione del
carattere, l’abilità manuale, la salute fisica, il servizio degli altri”. I fondatori dello scautismo cattolico rendono più
esplicito un quinto scopo: “il servizio di Dio”. Lo scautismo cattolico deve molto al padre Sevin (l’innesto in maniera
più marcata del progetto educativo di Baden Powell su Gesù Cristo e la sua Chiesa, la base del Cerimoniale per le
Branche più giovani, il testo della Promessa, la preghiera scout, [per la Legge Scout, Sevin sceglierà la versione
“battezzata” da Jean Corbisier], l’uniforme, numerosi canti – Signor fra le tende schierati, O Vergine di Luce, La
leggenda del fuoco, Il canto dell’addio, … - il suo modello di campo scuola fu Chamarande). Il padre Jacques Sevin è
morto nel 1951, ma le Guide e Scouts d’Europa trovano nell’opera del padre Sevin la fonte della loro ispirazione. 25 Lo scautismo talvolta è criticato da certa stampa piuttosto malevola. Spesso alcune sue carenze vengono messe
in risalto. Tuttavia dovremmo interrogarci sulle motivazioni del suo successo che prosegue da circa un secolo. In un
momento in cui, nei paesi occidentali, assistiamo ad una diminuzione del dinamismo della vita associativa e al
diradamento del volontariato, lo scautismo è sempre ben vitale, moderno e sempre altrettanto capace di
entusiasmare i giovani di oggi, che vivano nell’Europa dell’Est o dell’Ovest.
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Tuttavia la FSE, in tutte le sue dimensioni e attraverso tutti i suoi Capi, intende essere collaboratrice
di Dio Educatore26 nel formare ogni ragazzo e ragazza che le sono affidati secondo il disegno di Dio
nella integrità della persona umana27. In realtà, se lo scautismo si definisce come un metodo educativo,
non può veramente esserlo che essendo in collaborazione con Dio Educatore, uno strumento per
condurre l’uomo verso la grandezza per la quale Dio l’ha creato da tutta l’eternità.
Con tutta la stima e il massimo rispetto per le associazioni scout esistenti nel mondo, nella FSE, che si
sente chiamata ad essere sempre ed innanzitutto uno strumento di santificazione, la stessa Promessa
Scout, i nostri Motti, i Principi, la Legge sono proposti nella luce evangelica. In ciò si agisce nell’umile
convinzione che in questa luce tutto ciò acquista il suo pieno significato, viene sublimato al massimo.
Infatti, se solo Cristo svela pienamente l’uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione e solo in
Lui l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore propri della sua dignità28, si può ritenere che anche
i predetti valori scout, soprattutto quelli contenuti nella Legge Scout, ideata da Baden-Powell - così
profondamente umana e che dovrebbe rimanere comune a tutte le associazioni scout del mondo -
ritrovano in Gesù il suo pieno significato. È in questa prospettiva che la FSE percepisce la più profonda
aderenza alla realtà scout, e la vuole vivere in pienezza, accogliendo con gioia le parole che il Papa ci ha
rivolto il 3 agosto 1994 nella Basilica di S. Pietro in Roma: “Per rispettare questa Legge Scout,
programma di una vita retta ed attraente, prendete coscienza di quanto sia importante vivere nella
Chiesa e accostarsi ai sacramenti”.
Art. 2 – La Federazione dello Scoutismo Europeo fa professione di fede cristiana. Essa fonda
l’insieme delle sue azioni e delle sue decisioni secondo le regole di questa fede29. L’unità dell’
Europa è stata realizzata nella cristianità. La religione cristiana ha costituito l’elemento
animatore di una civiltà europea comune, differenziata nei suoi mezzi espressivi, ma solidale nel
suo spirito, nelle sue concezioni sociali, nelle sue istituzioni e nel suo patrimonio di valori
culturali30.
La F.S.E. pensa che l’Europa può pervenire a un rinnovamento della civiltà cristiana grazie a
uomini convinti che il loro destino soprannaturale oltrepassa le strutture temporali e che realizzino
i precetti evangelici della vita di tutti i giorni. La F.S.E. desidera contribuire all’unità di una
Europa aperta a tutti i popoli del mondo, lavorando per far nascere una nuova fraternità dei
popoli in Cristo.
Una delle peculiari originalità della FSE è quella di avere introdotto nella Promessa Scout e Guida
l’impegno di fare il proprio meglio per servire anche l’Europa.
Questa scelta, ben aldilà di essere una limitazione, permette di tradurre l’ideale di fraternità e di
universalità nella cultura propria di ogni nostro giovane. Essa determina anche tutta una specifica
spiritualità, connessa strettamente con il “terzo Principio” della FSE, che vuole che le Guide e gli
Scouts siano “fieri della loro fede” nella consapevolezza di essere “figlie e figli della cristianità”
sempre coscienti della loro eredità cristiana,31 la quale, se deve naturalmente abbracciare orizzonti di
universalità, è per i nostri giovani soprattutto quella propria al cristianesimo europeo.
26 Christifideles laici, 61. 27 cfr. «Le Scoutisme», Jacques Sevin, Éditions SPES 1933 e «Jacques Sevin, une identité» del padre Manaranche,
Éditions Fayard 1999. 28 Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 22. Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 10. 29 Art. 1 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957. 30 Paolo VI, cfr. Udienza del 9 novembre 1963. 31 cfr. Terzo Principio della Federazione dello Scoutismo Europeo: “Lo Scout (La Guida) cosciente della sua eredità
cristiana, è fiero della sua fede; egli lavora per realizzare il Regno di Cristo in tutta la sua vita e nell'ambiente che
lo circonda”. Cfr. Statuto dell’Associazione Italiana, art. 7.
7
Tutta la FSE fa professione di fede cristiana, nella quale si è formata lungo i secoli la civiltà europea,
nella quale i valori della cristianità sono diventati, e sono rimasti, valori essenziali dell’ethos europeo.
Per adempiere questo impegno, la FSE ha dato attento ascolto agli insegnamenti dei Papi, i quali, di
fronte ad una scristianizzazione dell’Europa che sta divenendo sempre più evidente e drammatica,
indicano a tutti i fedeli una precisa missione: rinnovare l’evangelizzazione di tutti i popoli che
compongono l’Europa dall’Atlantico agli Urali e della cultura europea tuttora fonte di irradiazione in
tutto il mondo.
In questa prospettiva la nostra guida fondamentale sono le parole del Papa pronunciate a San Giacomo
di Compostella il 9 novembre 1982, e quelle del discorso del 3 agosto 1994, pronunciate all'udienza
concessa alle Guide e Scouts d’Europa nella Basilica di San Pietro a Roma.
A San Giacomo di Compostella, il Papa come “Vescovo di Roma e Pastore Universale della Chiesa”, ha
lanciato all’Europa “un grido di pieno amore”: “Ritròvati, sii di nuovo te stessa, riscopri le tue origini,
ravviva le tue radici, rivivi quei valori autentici che fecero gloriosa la tua storia e benefattrice la tua
presenza negli altri continenti, ricostruisci la tua unità spirituale in un clima di pieno rispetto verso le
altre religioni e verso autentiche verità”32.
Questo grido la FSE lo ha accolto con grande emozione perché esso entrava in risonanza con le
intuizioni fondatrici del movimento e si è sentita “irresistibilmente chiamata”33.
Parlando a Roma della “missione affidata” alle nostre Guide ed ai nostri Scouts, il Papa ha specificato
questa missione come segue: “In effetti, voi siete chiamati a partecipare con tutto l’ardore della
giovinezza alla costruzione dell’Europa dei popoli, affinché ad ogni uomo sia riconosciuta la dignità di
figlio amato da Dio, e perché sia edificata una società fondata sulla solidarietà e sulla carità fraterna”.
La FSE ha accolto questa consegna di Giovanni Paolo II con profonda gratitudine. Essa ha sottoposto le
sue parole a uno studio profondo34 con ferma volontà di tradurle in pratica a tutti i suoi livelli, con
l’obiettivo finale, che lo stesso Papa indicava in un’altra occasione con il seguente auspicio: “Occorrono
araldi del Vangelo esperti in umanità, che conoscano a fondo il cuore dell’uomo d’oggi, ne partecipino
gioie e speranze, angosce e tristezze e allo stesso tempo, siano contemplativi innamorati di Dio. Per
questo occorrono nuovi santi. I grandi evangelizzatori dell’Europa sono stati i santi”.35
È tali uomini e tali donne che la FSE vuole dare come esempio ai giovani. Che Dio ci aiuti” Quando una
nostra Guida o un nostro Scout si impegna, attraverso la sua Promessa, a “servire Dio, la Chiesa, la
Patria e l’Europa”, quest’ultima parola deve essergli spiegata nella prospettiva che abbiamo indicato.
Per quanto concerne i santi, la FSE promuove a tutti i livelli la conoscenza e la devozione verso San
Benedetto, patrono d’Europa. Dopo la bolla “Egregiae virtutis” (31 dicembre 1980) con la quale Giovanni
Paolo II ha proclamato “co-patroni celesti dell’Europa presso Dio i santi Cirillo e Metodio”, .essa
promuove anche la conoscenza e la devozione verso questi due santi. È nello spirito di questi santi che la
FSE desidera contribuire alla costruzione di un’Europa autenticamente umana, inserita nella civiltà
dell’amore e che respira con i suoi due polmoni: il polmone occidentale, caratterizzato dal motto di San
Benedetto “ora et labora” e l’inesauribile dinamismo che esso ha suscitato sul piano del
32 Acta Apostolicae Sedis 75 (1983) 330 n.4. 33 Gilles-François Chaland, Commissario Generale dell’associazione francese, Azimuth n. 17, pag. 9. 34 Come più ampio commento di questo art. 2 vedere lo studio di Attilio Grieco, “Partecipate alla costruzione
dell’Europa dei Popoli”, pubblicato in tre lingue: italiana in Scout d’Europa - Quaderni di Azimuth n° 6, 2° Incontro
Internazionale Assistenti Spirituali della FSE, Adle ediz. Padova, 1997, pp.20-38; francese in Scout d’Europe,
Colloque international des CR, Rome 96, SCOUTEUROPRESSE, Château-Landon, pp. 3-23; in spagnolo 2° Congreso
internacional de Consejeros Religiosos, Roma, 15-18 Octubre 1996, Malaga, 1997, pp. 11-39. 35 Discorso al Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, 1 ottobre 1986. Citato da Attilio Grieco in Quaderni
di Azimuth n° 6, p.20 nota 6.
8
perfezionamento spirituale e della creatività culturale, e il polmone orientale, segnato dal profondo
rispetto dei due santi fratelli per la diversità e la sovranità di ogni popolo e di ogni lingua.
Allo stesso modo, la FSE educa i giovani nello spirito delle co-patrone d’Europa proclamate con la
lettera apostolica “Spes aedificandi” del 1 ottobre 1999: Santa Brigitta di Svezia, che viveva
santamente le “occupazioni ordinarie della vita laica nel mondo” e la “vocazione alta ed esigente di
formare una famiglia cristiana”; Santa Caterina da Siena, soprattutto per la “sua opera pacificatrice
per una società ispirata dai valori cristiani”; Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) che
lavorava all’”insegna del rispetto, della tolleranza, dell’accoglienza, che invita gli uomini e le donne a
comprendersi e ad accettarsi al di là delle differenze etniche, culturali e religiose, per formare una
società veramente fraterna”.
Partecipando all’educazione di uomini e di donne di questa tempra, la FSE si mettte risolutamente sul
cammino della riscoperta, della salvaguardia e della promozione coraggiosa dei valori che il
cristianesimo ha dato all’Europa, nel convincimento che è unicamente su questi valori che si può
costruire un’Europa dei popoli in una società fondata sulla solidarietà e sulla carità fraterna. Lavorando
perché questi valori siano compresi, difesi e messi in pratica, la FSE è persuasa di essere in prima linea,
soprattutto per quanto riguarda tutto ciò che il Magistero della Chiesa proclama sulla Verità evangelica
e la morale cristiana, la dignità della persona umana e la vita umana. La FSE si inizia, così, alla “grande
strategia per la vita” proclamata dalla Chiesa, in un mondo in cui “noi tutti dobbiamo costruire una nuova
cultura della vita”36.
Art. 3 - La F.S.E. dà il primato alla vocazione di ogni cristiano alla santità. Uno Scout o una
Guida devono vivere la Promessa, i Principi e la Legge secondo le esigenze dello spirito del
“Discorso della Montagna”, che è la vera carta di ogni vita cristiana37. In questo senso la F.S.E.
è chiamata ad essere sempre più strumento di santità nella Chiesa, strumento che favorisce e
incoraggia una più intima unità fra la vita concreta dei suoi membri e la loro fede38. Per questo
fine la F.S.E. sviluppa una pedagogia specifica39 a tutti i livelli, specialmente attraverso le sue
riviste, i suoi campi scuola per la formazione dei Capi, le sue attività nazionali e federali. Più in
particolare la F.S.E. considera che l’educazione differenziata delle ragazze e dei ragazzi in Unità
che vivono separatamente costituisca un elemento essenziale della sua pedagogia. Il parallelismo e
l’arricchimento reciproco delle due sezioni, maschile e femminile, consentono il pieno sviluppo delle
attitudini e delle inclinazioni particolari assegnate, nel piano provvidenziale, a ciascuno dei due
sessi40. Come indicato dalla Legge, lo Scout (o la Guida) è amico di tutti e fratello di ogni altro
scout. Da questo consegue che la F.S.E. si situa, con la propria originalità educativa, nel seno
della grande famiglia degli Scouts e delle Guide e lavora a edificare con essi, nello spirito di
Baden-Powell e nel quadro del suo progetto educativo originale, una società più giusta e
fraterna41.
Come già delineato all’art. 1, la FSE ha come obiettivo di contribuire, in maniera complementare alla
famiglia e alla scuola, alla formazione di giovani nella integrità della loro persona, non solo come umana,
36 Cfr. Veritatis Splendor e Evangelium Vitae 95. 37 Cfr Cerimoniale della Partenza Rover. 38 Christifideles laici, 30. 39 Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle Guide e Scouts d’Europa partecipanti all’Eurojam a Viterbo
convenuti nella Basilica Vaticana il 3/8/94, L’Osservatore Romano del 4/8/94. 40 Commentario dell’articolo 3 del Direttorio Religioso nel documento redatto in comune tra la Commission Enfance
Jeunesse della Conferenza Episcopale Francese e l’associazione francese della FSE il 21/11/86. 41 Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle Guide e Scouts d’Europa partecipanti all’Eurojam a Viterbo
convenuti nella Basilica Vaticana il 3/8/94, L’Osservatore Romano del 4/8/94.
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creata ad immagine di Dio, ma anche come battezzata, cioè elevata con il battesimo alla «straordinaria
dignità»42 di «nuova creatura» (cf. 2 Cor 5,17), di «figlia adottiva di Dio» (cf. Gal 4,5-6) «partecipe
della natura divina» (cf. 2 Pt 1,4), «membro di Cristo» (cf. 1 Cor 6,15;12,27), «coerede» con Lui (cf. Rm
8,17), «tempio di Dio» (1 Cor 3,16); «tempio dello Spirito Santo» (cf. 1 Cor 6,19), «figlia della Luce» (Gv
12,36; Ef 5,8) ...
In questa prospettiva la FSE è imprescindibilmente chiamata a rendere consapevoli i giovani della loro
“prima e fondamentale vocazione che il Padre, in Gesù Cristo e per mezzo dello Spirito Santo, rivolge a
ciascuno: la vocazione alla santità”,43 e di spronarli a realizzarla in tutta la loro vita, raggiungendo così
“la pienezza della vita cristiana e la perfezione della carità”44, in altre parole, la massima somiglianza
con Dio, loro Creatore e Padre.
Pertanto il capitolo V della Lumen gentium del Concilio Vaticano II sulla “Universale vocazione alla
santità nella Chiesa” è al centro dell’attenzione della FSE e deve permeare tutta la sua pedagogia.
Tra i cinque45 criteri di ecclesialità, da considerarsi in modo unitario, la Christifideles laici (n.30), al
primo posto, richiede che si dia primato alla suddetta vocazione con il seguente testo: «Il primato dato
alla vocazione di ogni cristiano alla santità, manifestata “nei frutti della grazia che lo Spirito produce
nei fedeli”46 come crescita verso la pienezza della vita cristiana e la perfezione della carità47».
In tal senso ogni e qualsiasi aggregazione di fedeli laici è chiamata ad essere sempre più strumento di
santità nella Chiesa favorendo e incoraggiando “una più intima unità tra la vita pratica dei membri e la
loro fede”48».
È notevole che nell’art. 3, tra la prima e la terza disposizione, prese entrambe dal testo or ora citato, si
inserisce la disposizione, che costituisce una caratteristica della FSE fin dalla sua origine. In questa
disposizione non si esita a richiedere che uno Scout o una Guida vivano «la Promessa, i Principi e la
Legge Scout come una esigenza religiosa nello spirito del Discorso della Montagna che è la vera carta di
ogni vita cristiana»49. Si tratta dei capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo secondo S. Matteo nel quale Gesù
conferma “La Legge ed i Profeti” (Mt 5,17-18) e la sublima con i suoi precetti, iniziando il suo Discorso
con la proclamazione delle “Otto Beatitudini” (ivi 3-10). Queste sono simboleggiate dalle otto punte
della croce che tutti noi portiamo sul petto e che devono costituire la cultura del cuore di ogni Scout o
Guida d’Europa.
Con l’osservare fedelmente i suddetti massimi valori-scout nella loro sublimazione evangelica, la via alla
santità è largamente aperta nella sequela di Cristo, per la realizzazione del Suo Regno in ogni ambiente
umano.
Con il “Terzo Principio”50 la FSE, fin dai suoi primordi, traccia la linea maestra da seguirsi nel cammino
verso la santità, per ogni Scout e Guida, dopo aver ricordato loro la magnifica eredità che hanno
42 Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Christifideles laici, 30/12/1988, n.64, “È di particolare…”. 43 Esort. Ap. Christifideles laici, 30 dic. 1988, n. 16. 44 Esort. Ap. Christifideles laici, n. 30. 45 Gli altri criteri riguardano: 2) La responsabilità di confessare la fede cattolica ...; 3) La testimonianza di una
comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa (...) e con il Vescovo...; 4) La conformità e la
partecipazione al fine apostolico della Chiesa ...; 5) l’impegno di una presenza nella società umana … . 46 Lumen Gentium 39. 47 Lumen Gentium 40. 48 Apostolicam Actuositatem 19. 49 Pierre Gèraud Keraod, 16 marzo 1963. 50 Terzo Principio della Federazione dello Scoutismo Europeo: “Lo Scout (la Guida), cosciente della sua eredità
cristiana, è fiero della sua fede; egli lavora per realizzare il Regno di Cristo in tutta la sua vita e nell'ambiente che
lo circonda”, Statuto dell’Associazione italiana art. 7.
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ricevuto come figli della cristianità51. In questa prospettiva la FSE propone ad ogni Scout e Guida di
essere “fiero/a della sua fede” e di lavorare “per realizzare il Regno di Cristo in tutta la sua vita e
nell’ambiente che lo/la circonda”.
Con queste ultime parole la FSE esprime quanto il magistero della Chiesa insegna circa la vocazione alla
santità di tutti i battezzati. Infatti il realizzare il Regno di Cristo in tutta la propria vita, significa,
vivere e crescere «in grazia» (Lc 2,52) santificante, ricevuta nel battesimo, nella trasparenza della vita
divina da “figli della Luce” (Gv 12,35, Ef 5,7-10). Questo significa divenire “profeti della vita, dell’amore
e della gioia”52, e adempiere il “compito quotidiano di testimoniare Cristo risorto”, consegnatoci dal Papa
in un Discorso che costituisce per la FSE la “Magna Charta” anche per quanto riguarda il presente art. 3
del Direttorio religioso53. Va da sé che in questa prospettiva la FSE promuove a tutti i livelli, in un modo
adatto alle diverse età, l’approfondimento della fede insegnata dal magistero della Chiesa, un intenso
“stile sacramentale della vita”54 considerandolo parte integrante dello stesso “stile scout” dei propri
Capi e dei giovani affidatile, e la partecipazione alla vita della Chiesa al livello parrocchiale, diocesano
ed universale.
Nello sviluppare la propria specifica pedagogia per essere, attraverso tutte le sue attività, sempre più
valido strumento di così alte finalità umane e cristiane, la FSE agisce in modo autonomo, in
sottomissione, tuttavia, alla vigilanza dell’autorità ecclesiastica competente a norma di diritto55.
In particolare, per quanto riguarda l’educazione differenziata delle ragazze e dei ragazzi, elemento
essenziale della propria pedagogia, la FSE, dalla sua istituzione ha fatto un lungo cammino di profonda
riflessione ed esperienza, che ha pienamente confermato la validità della sua scelta originaria, fedele
alla genuina impostazione del metodo scout differenziato al maschile e al femminile. La FSE, con
fraterno rispetto per altre metodologie scout, considera questa sua scelta come sostanzialmente
ancora la più adatta alla gioventù moderna, e in ciò a sua volta chiede di essere rispettata.
La FSE proponendo l’educazione per Sezioni distinte, maschile e femminile, intende favorire la piena
realizzazione dei giovani come persone nella loro specificità maschile e femminile, non tanto l’uno con
l’altro ma sempre l’uno per l’altro, in vista del matrimonio che esige in una donna ed in un uomo la piena
maturità designata per loro dal Creatore. La FSE è evidentemente consapevole che un metodo
formativo integrale della persona nella sua concretezza, qual è lo scautismo, esige anche momenti di
convergenza e di incontro tra ragazzi e ragazze, di scambio comune delle ricchezze personali
conquistate. Pertanto essa provvede anche a questi con scelte responsabili sempre dirette alla crescita
umana e cristiana dei ragazzi e delle ragazze.
L’educazione differenziata dei ragazzi e delle ragazze non proviene da una presunto timore di
attrazioni, di comportamenti, di incontri, o di esperienze sessuali precoci, che comunque non sono
immaginari, ma da una lunga esperienza che mostra come lo sviluppo completo e armonioso dei ragazzi e
delle ragazze all’età dell’adolescenza, in particolare nelle attività dei movimenti giovanili, richieda un
ambiente omogeneo che assicuri ai giovani la possibilità di essere loro stessi prima di aprirsi, prima di
intraprendere gli studi superiori o la vita lavorativa, ad incontri che prepareranno in maniera sana la
prospettiva del fidanzamento e del matrimonio o la scelta di una forma di celibato consacrato “per il
Regno dei Cieli”56.
51 Cfr. art. 2. 52 Giovanni Paolo II. Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo in occasione della XI Giornata Mondiale della
Gioventù, n. 8. 53 Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle Guide e Scouts d’Europa partecipanti all’Eurojam a Viterbo
convenuti nella Basilica Vaticana il 3/8/94, L’Osservatore Romano del 4/8/94. 54 Giovanni Paolo II, Dominicæ Cenæ, 24/2/1980 (Acta Apostolicae Sedis 72 [1980] 124). 55 Codex iuris canonici, cann. 305, 323; Codex canonum Ecclesiarum orientalium, can 577. 56 Mt 19, 12.
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Appare opportuno concludere il breve commentario all’art. 3 col rievocare l’esortazione di Giovanni
Paolo II, espressa nel Discorso del 3 agosto 1994, di essere “costruttori di pace e di unità nella Chiesa
e nel mondo” ed in modo particolare “all’interno della grande famiglia degli scouts” con la nostra
“specifica pedagogia”.
È a queste parole, oltre che alla Legge Scout/Guida che ci vuole amici, fratelli o sorelle di ogni altro
scout o guida, che si ispira la clausola conclusiva dell’articolo 3, che impegna la FSE a lavorare con tutti
gli scouts del mondo, nello spirito di Baden-Powell per edificare con essi una società più giusta e
fraterna. Questo, a sua volta, è un eco della “chiamata”, messa in rilievo dal Papa nel summenzionato
Discorso, rivolta a tutti i nostri Scouts e Guide “di partecipare con tutto l’ardore della giovinezza” alla
edificazione di “una società fondata sulla solidarietà e sulla carità fraterna”.
Art. 4 - Il cristiano appartiene alla Chiesa visibile di Cristo, partecipa alla sua vita liturgica e
sacramentale, e da essa riceve delle direttive d’azione57. Anche se a livello federale la F.S.E.
non è legata nel suo insieme ad una sola Chiesa58, tuttavia ogni membro della F.S.E. deve
appartenere ad una Chiesa59, o prepararsi a questa appartenenza. La F.S.E. accetta solo giovani
e associazioni appartenenti ad una delle Chiese seguenti: la Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa
o una delle Chiese Evangeliche sorte dalla Riforma che confessano la divinità di Cristo e
riconoscono il Simbolo degli Apostoli come definizione della fede. Ogni Unità Scout o Guida della
F.S.E. deve appartenere chiaramente ad una di queste Chiese.
Nessuno può pronunciare la Promessa Scout (o Guida) se non è battezzato. Tuttavia si può
ammettere alla Promessa uno Scout (o una Guida) impegnato nella formazione catecumenale60.
A proposito di questo articolo va detto innanzitutto che in esso, per quanto riguarda le espressioni
Chiesa o Chiese, si usa un linguaggio di uso comune che prescinde da concezioni teologiche, ma che è
conforme alla cortese convivenza umana, che chiama ciascuna realtà ecclesiale con la denominazione con
cui questa realtà identifica se stessa di fronte al diritto civile e nelle relazioni interconfessionali.
Nella profonda fede che nel Battesimo l’uomo è rivestito di Cristo ed incorporato alla Chiesa, che è il
suo Corpo, la FSE nutre fraterno rispetto verso tutti i battezzati, ammettendo, tuttavia, nel suo seno
solo coloro che professano la loro fede, in una delle Chiese menzionate nel presente articolo,
nell’intento di chiarezza educativa di ogni singola persona nella sua propria identità religiosa.
Pertanto anche se, inizialmente, è possibile accettare ragazzi e ragazze che sono ancora in ricerca della
loro fede, nessuno può essere ammesso alla Promessa se non è battezzato o, almeno, impegnato nella
formazione catecumenale. Infatti, nella Promessa ognuno si impegna a servire Dio, la Chiesa, la Patria e
l’Europa, il che, per quanto riguarda il servizio alla Chiesa, presuppone di essere incorporato in essa per
mezzo del Battesimo.
Per quanto riguarda i catecumeni, si tenga presente che essi con la volontà esplicita di essere
incorporati nella Chiesa, con la vita di fede, di speranza e di carità che conducono, sono congiunti con la
Chiesa al punto che essa li considera “già suoi”61 e, pertanto, possono essere ammessi alla Promessa
prima del Battesimo. D’altra parte, il movimento accoglie con gioia giovani di tutte le età e di tutti gli
ambienti in ricerca o in attesa spirituale; esso propone loro il Vangelo.
57 Carta dello Scautismo Cattolico, promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 58 Art. 1 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957. 59 Baden Powell, Scautismo per ragazzi, cap. X, Religione. 60 Art. 1.2.14 dello Statuto Federale dell’Unione Internazionale delle Guide e Scouts d’Europa - Federazione dello
Scoutismo Europeo. 61 cfr. Codex Iuris Canonici can.206 – Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium can.9.
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Con la locuzione “Chiesa Cattolica”, nel presente articolo si intende comprendere tutti coloro che
professano la fede cattolica e riconoscono il Papa come loro supremo Pastore, successore di San Pietro.
Questi sono affidati nelle diocesi, chiamate anche “Chiese particolari”, alla cura pastorale dei Vescovi.
Ma le diocesi stesse (nell’ oriente chiamate eparchie) sono a sua volta collegate insieme in oltre venti
“Chiese” (cosiddette Chiese sui iuris) distinte tra di loro per il loro diverso patrimonio rituale e rette
ciascuna da propria Gerarchia, che fa sempre capo allo stesso Pontefice Romano.
Ecco un prospetto della Chiesa Cattolica Universale:
Chiesa latina: congloba tutte le diocesi del rito latino ed è retta direttamente dal Papa e dai Vescovi
secondo le norme del Codice di Diritto Canonico (CIC);
Chiese orientali: con a capo il Papa, ma rette direttamente da diversi Gerarchi (Patriarchi, Arcivescovi
maggiori, Metropoliti...) secondo le norme del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO). Di queste
Chiese:
sei sono Chiese patriarcali, rette da un Patriarca (copta, sira, melkita, maronita, caldea,
armena);
due sono affidate ad un Arcivescovo Maggiore (ucraina, malabarese);
quattro sono Chiese rette da un Metropolita (etiope, malankarese, romena, rutena in USA);
altre dieci Chiese hanno configurazioni diverse e sono rette da un Gerarca con poteri speciali
(bielo-russa, bulgara, greca, italo-albanese, slovacca, ungherese, russa, rutena in Ucraina,
albanese e quella di Križevci, città che si trova in Croazia).
Relativamente alla FSE, occorre conoscere in particolare quelle Chiese cattoliche orientali che
hanno la loro sede principale in Europa. Esse sono tutte fondamentalmente di tradizione
Costantinopolitana o bizantina (ad esempio tutte celebrano la Divina Liturgia secondo il rituale di
San Giovanni Crisostomo e di San Basilio Magno). Tuttavia, data una consistente presenza di
famiglie di tutte le altre Chiese orientali cattoliche nel territorio europeo, occorre avere qualche
nozione anche di queste, ad esempio per saper iscrivere all’occorrenza con pari rispetto i loro figli
nelle nostre Unità.
Per quanto riguarda le Chiese ortodosse si tenga innanzitutto presente che la Chiesa cattolica le
considera come “Chiese sorelle”, unite con essa con “vincoli strettissimi”62 anzi già in “quasi piena
comunione” con essa.63
Esse professano la Fede del simbolo Niceno-Costantinopolitano, che possiamo recitare insieme,
come hanno fatto il Papa ed il Patriarca ecumenico in alcune occasioni nella Basilica di S. Pietro a
Roma; hanno gli stessi sacramenti come i cattolici, ma non accettano il Primato del Papa come
Successore di San Pietro. Dal punto di vista del patrimonio culturale, che comprende la liturgia, la
spiritualità, le espressioni teologiche e la disciplina, queste Chiese appartengono, come le Chiese
orientali cattoliche, a cinque diverse tradizioni (Alessandrina, Antiochena, Armena, Caldea e
Costantinopolitana ossia bizantina). Esse si articolano in diverse Chiese autocefale (patriarcati o
altro) o autonome con diverse denominazioni.
Per quanto riguarda l’Europa, le Chiese ortodosse sono in genere “nazionali”, cioè conglobanti una
grande maggioranza o quasi la totalità di una nazione (Chiesa ortodossa greca, bulgara, macedone,
russa, bielorussa, serba, romena, ucraina,...) o dei cristiani di quella nazione (Chiesa ortodossa
albanese in minoranza rispetto ai mussulmani). Alcune, però, sono “minoritarie” esistenti nei paesi in
maggioranza protestanti (Chiesa ortodossa finlandese) o cattolici (Chiesa ortodossa slovacca).
62 Unitatis redintegratio 15. 63 Espressione di Paolo VI ripetuta in tre occasioni. Allocuzione del 20 gen.1971: “la comunione non è ancora
perfetta, tuttavia essa è quasi piena” (Oss. Rom. 21/1/71). Lettera al Patriarca Ecumenico dell’ 8/2/71: esiste “deja
une communion presque totale, bien qu’elle ne soit pas encore parfaite” (Oss. Rom. 7/3/1971). Allocuzione del
25/1/73: “con le venerabili Chiese d’Oriente, in particolare, abbiamo riscoperto una comunione quasi piena”
(Oss.Rom. 27/1/1973).
13
Per quanto riguarda le Chiese protestanti, che sono molto più diversificate, la FSE, che ha lo scopo
di formare buoni cristiani, accetta solo i battezzati che appartengono ad una Chiesa sorta dalla
Riforma che confessa con chiarezza la divinità di Cristo e riconosce il simbolo degli Apostoli come
definizione della fede.
Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, si tenga presente che, benché riconosca che “vi sono
importanti divergenze” tra essa e tali Chiese, “non solo di indole storica, sociologica, psicologica e
culturale, ma, soprattutto, d’interpretazione della verità rivelata”64, ciononostante afferma che
esse “sono unite alla Chiesa cattolica da una speciale affinità e stretta relazione, dato il lungo
periodo di vita che il popolo cristiano nei secoli passati trascorse nella comunione ecclesiastica”
[Unitatis redintegratio 19]. Con queste parole il Concilio si riferisce soprattutto a quelle Chiese
protestanti che “apertamente confessano Gesù Cristo come Dio e Signore e unico mediatore tra Dio
e gli uomini, per la gloria di un solo Dio, Padre e Figliolo e lo Spirito Santo” [ivi, 20]. Evidentemente
tra queste, “nonostante non lievi discordanze dalla dottrina della Chiesa Cattolica” [ivi, 20], quelle
Chiese protestanti che ancora oggi professano il Simbolo degli Apostoli, che fu l’antico Simbolo
battesimale della Chiesa di Roma, sono le più vicine alla Chiesa cattolica ed alle Chiese ortodosse.
A proposito di Simboli di Fede menzionati sopra si tengano presenti i seguenti due passi tratti dal
Catechismo della Chiesa Cattolica65: «Il Simbolo degli Apostoli, così chiamato perché a buon diritto è
ritenuto il riassunto fedele della fede degli Apostoli. È l’antico simbolo battesimale della Chiesa di
Roma. La sua grande autorità gli deriva da questo fatto: “È il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove
ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l’espressione della fede comune”
(Sant'Ambrogio, Explanatio Symboli, 7: PL 17, 1156D).
Il Simbolo detto di Nicea-Costantinopoli, il quale trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto
dei primi due concili Ecumenici66. È tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e
dell’Occidente».
Art. 5 - Ogni Chiesa ha una concezione ben precisa dell’educazione. Non è concepibile che la
religione possa essere una materia di insegnamento separata dal resto; essa deve permeare della
propria luce la totalità delle conoscenze che vengono trasmesse e la totalità delle attività che
vengono effettuate. In una concezione di scoutismo fedele al pensiero di Baden-Powell, non è
ammissibile che si separi la vita religiosa dalla vita tecnica dell’Unità67. Il pieno sviluppo religioso
dei giovani esige che i loro Capi appartengano alla loro medesima Chiesa, professino la medesima
dottrina, partecipino alla medesima vita liturgica e sacramentale. È per questo motivo che la
F.S.E. considera come situazione normale che le comunità nazionali di Guide e Scouts d’Europa
costituiscano associazioni confessionalmente omogenee68, animate e guidate spiritualmente dalle
loro Chiese sia a livello locale che a livello nazionale.
I Capi, a tutti i livelli, hanno il dovere di favorire il ministero degli Assistenti Spirituali verso i
giovani che sono loro affidati69.
È importante che gli Assistenti Spirituali approfondiscano la loro conoscenza del metodo scout, in
maniera da tenere conto, nella loro pastorale, delle specificità proprie dello scoutismo e del
guidismo, facendo però attenzione a non sostituirsi ai Capi laici70. I giovani, e in particolare i
64 Unitatis redintegratio, 19. 65 Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 194, 195. 66 Nicea 325 e Costantinopoli 381. 67 Carta dello Scautismo Cattolico promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 68 Carta dello Scautismo Cattolico promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 69 Articoli 2 e 5 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957. 70 Articolo 6 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957.
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giovani Capi, non devono essere considerati semplicemente come l’oggetto della sollecitazione
pastorale delle Chiese: essi sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi,
protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale del mondo che li circonda71.
Secondo Baden-Powell occorre educare i giovani ad “un cristianesimo pratico per la vita e le azioni di
ogni giorno e non solo una religione domenicale”72. Questo cristianesimo lo Scout deve “vivere in ogni
ora e in ogni fase della sua vita”73.
È precisamente perché non si può assolutamente separarlo dai diversi elementi della vita che il
cristianesimo di Baden-Powell è pratico. Per lui la religione e lo scoutismo devono compenetrarsi
intimamente e rafforzarsi reciprocamente. La concezione cristiana dell’uomo costituisce la base dello
scoutismo e gli darà un'anima. Lo scoutismo, mediante i suoi servizi e mediante tutte le sue attività,
farà entrare la religione nella vita.
Con questo in vista e con tutto ciò che comporta l’educazione integrale di ogni singolo ragazzo delineata
dall’art. 1, il metodo genuino scout non può essere basato su una netta separazione tra ciò che è
“tecnica scout” e ciò che è “la spiritualità”. Nella FSE, che educa secondo la fede cattolica e intende lo
scoutismo come strumento per far vivere i giovani, giorno per giorno, una vita di fede e portarli,
attraverso il servizio alla sequela di Cristo, alla santità, ogni “tecnica scout” riveste il carattere di
apostolato nel vero senso della parola.
Infatti tali tecniche non sono mai fini a se stesse, ma sono sempre intese a portare ogni ragazzo e ogni
ragazza all’altezza di quella figura umana che il Creatore aveva in mente quando li ha creati. Anche con
queste tecniche il Capo scout si deve sentire cooperatore con “Dio Educatore” ed un responsabile
servitore dinanzi al Signore ed alla Chiesa alla quale appartengono i giovani che educa.
La massima responsabilità dei Capi e delle Capo della FSE, come educatori alla vita di fede, non si
discosta da quella che hanno buoni genitori cristiani.
Non si tratta tanto di istruzione (il catechismo viene fatto nelle parrocchie), ma della educazione alla
vita di fede vissuta giorno per giorno, ora per ora. La FSE li incoraggia in questo sublime compito e,
attraverso sussidi adatti, indica come attuarlo nella vita con il linguaggio e lo stile scout proprio alle
singole branche.
Come educatore alla vita di fede, il Capo o la Capo deve vivere giorno per giorno in pieno accordo con i
sacramenti del Battesimo e della Cresima che ha ricevuto74, essendo così un esempio in tutto ciò che
vuole trasmettere ai ragazzi, secondo lo spirito della Promessa che ha fatto pubblicamente al momento
della sua Investitura. Deve essere non solo un punto di riferimento per le virtù umane e civiche, ma
anche per quelle spirituali e morali, un testimone di fede professata dalla sua Chiesa certo e credibile,
sul piano personale, familiare e sociale. Le sue convinzioni religiose deve attingerle dalla fede insegnata
dal Magistero della Chiesa. In questo sarà molto facilitato col fare suo, per quanto possibile, il
contenuto del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei Catechismi pubblicati dall’episcopato locale per
varie fasce di età dei giovani e saprà spronare questi ad essere buoni ascoltatori ai corsi catechistici.
Dall’altro canto, gli Assistenti Spirituali condividono con i Capi la responsabilità dell’educazione
integrale, cristiana e civica, secondo la specifica pedagogia della FSE e devono approfondire le loro
conoscenze del metodo scout. Essi devono entrare nella pedagogia dello scoutismo, ambiente
privilegiato per il ministero sacerdotale, armoniosamente equilibrato tra la natura ed il soprannaturale,
71 Christifideles laici 46. 72 Baden Powell Il libro dei capi e prefazione alla 14ª edizione inglese di Scouting for Boys , 1932. 73 Baden Powell, La strada verso il successo, pag.191. 74 Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle Guide e Scouts d’Europa partecipanti all’Eurojam a Viterbo
convenuti nella Basilica Vaticana il 3/8/94, L’Osservatore Romano del 4/8/94.
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sapersi esprimere nel linguaggio scout, che penetra i cuori dei ragazzi, e rendere visibile tra di essi nel
contempo l’altezza del sacerdozio e la bontà e semplicità di Gesù nel predicare la buona novella75.
Al centro dell’armoniosa opera educativa del (o della) Capo e dell’Assistente Spirituale sta sempre
l’integrità della personalità del ragazzo o della ragazza, che devono essere educati a vivere nella fede
della Chiesa nella quale sono inseriti, col battesimo, generalmente parlando dalla tenera età. Essi vanno
educati nella fede viva e attiva, tenendo presente che la Chiesa li considera non semplicemente come
“l’oggetto” della propria sollecitudine, ma come “soggetti attivi, protagonisti dell’ evangelizzazione e
artefici del rinnovamento sociale”76. Essi sono tali “di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo”77.
Infatti, già ogni bambino è un profeta: vi è in lui “qualcosa che mai può mancare in chi vuole entrare nel
regno dei cieli”78. Ed è nei giovani che “la Chiesa legge il suo camminare verso il futuro e trova
l’immagine e il richiamo di quella lieta giovinezza di cui lo Spirito Santo costantemente l’arricchisce”79. E
sono ancora i giovani che la Chiesa chiama di “andare sulle strade del mondo, sulle strade dell’umanità”
come “membri della Chiesa, attivi e responsabili”80 con il “compito quotidiano di essere testimoni di
Cristo risorto”, come il Papa si è espresso nell’udienza concessa alle Guide e Scouts della FSE il 3/8/94.
L’educazione tranquilla e armoniosa dei giovani nelle prospettive delineate sopra, con il loro pieno
inserimento - anche come protagonisti dell’evangelizzazione - nella Chiesa alla quale appartengono, esige
che nelle Unità i Capi, gli Assistenti Spirituali ed i giovani appartengano alla stessa Chiesa, professino la
medesima dottrina, partecipino alla medesima vita liturgica. Ed è inoltre comprensibile perché la FSE
considera come situazione normale che le associazioni nazionali che ne fanno parte, siano
confessionalmente omogenee.
Art. 6 - In una nazione dove convivono più confessioni cristiane, possono coesistere in una stessa
associazione Unità Scout o Guide appartenenti a Chiese cristiane diverse e ciascuna di esse
accoglierà giovani appartenenti alla stessa Chiesa.
In via eccezionale, tuttavia, nel caso in cui non esista nei pressi della sua abitazione un Gruppo
della sua confessione, un giovane cristiano può entrare a far parte di un’Unità appartenente ad
una confessione cristiana differente da quella nella quale è stato battezzato. I Capi cureranno
che i genitori del giovane siano personalmente e direttamente informati del carattere
confessionale proprio del Gruppo e si accerteranno che essi diano il loro assenso all’accoglimento
del proprio figlio in questa Unità.
Non appena possibile, l’associazione nazionale costituisce per ogni Chiesa una pattuglia di
animazione religiosa, costituita da Capi e Assistenti Spirituali, in particolare allo scopo di
assicurare la conformità della pedagogia della fede alle direttive delle Chiese rispettive.
L’associazione nazionale curerà che ogni Chiesa sia rappresentata negli organismi associativi a
livello regionale e/o nazionale.
Fermo il principio irrevocabile espresso nell’articolo precedente sulla omogeneità confessionale delle
associazioni nazionali come situazione normale, la FSE ammette, col presente articolo, anche la
possibilità di costituire, evidentemente per buone ragioni, delle associazioni nazionali che conglobano
Unità Scouts e Guide appartenenti a Chiese diverse. In questo caso l’associazione è pluriconfessionale e
75 Cfr. Conferenza del P. Edmond Barbotin al 2° Congresso degli Assistenti Spirituali della FSE, Roma 1996,
Quaderni di Azimuth 6. 76 Christifideles laici, 46 “I giovani”. 77 Christifideles laici, 46 “I giovani”. 78 Lettera del Papa ai bambini nell’anno della famiglia, 13/12/94, (cpv “Che vuole dire”). Cfr. Christifideles laici, 47.
Testi evangelici: Mt 18,3-4; 19,13-15; Mc 10,14; Lc 9,48. 79 Christifideles laici, 46, inizio. 80 Omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II a Longchamp, Giornate Mondiali della Gioventù, 24/8/97, n.6.
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possono essere tali anche singoli Gruppi locali di essa, mentre le Unità che compongono tali Gruppi,
come si prevede nell’articolo, sono confessionalmente omogenee.
In tale situazione è indispensabile assicurarsi che in ogni Unità la pedagogia alla vita cristiana sia
conforme alla fede della Chiesa alla quale appartengono i ragazzi ed i Capi di tali Unità, ciascuna con
l’aiuto dell’Assistente Spirituale appartenente alla stessa Chiesa. Per assicurare questo, si prescrive
nell’articolo la costituzione di speciali “pattuglie di animazione religiosa”, lasciando alle stesse
associazioni nazionali di questo tipo formulare le relative norme particolari. Lo stesso vale per le norme,
in genere statutarie, relative al governo di queste associazioni, con le quali assicurare, in conformità
alle concrete circostanze locali, la rappresentatività di ogni Chiesa negli organismi associativi.
Chiara è anche la norma prevista nell’articolo per i casi eccezionali di accoglienza in Unità
confessionalmente omogenee di giovani appartenenti ad altre Chiese. Evidentemente, ciò non può essere
fatto se non nella totale trasparenza di intenti tra i Capi scout ed i genitori del giovane e con il loro
esplicito consenso, richiesto anche dallo Statuto della UIGSE-FSE (art. 1.2.14). Una cura particolare
dovranno avere i Capi e gli Assistenti Spirituali di queste Unità per tali giovani evitando ogni cosa che
potrebbe dare seppure solo l’ombra di un proselitismo indiscreto, e con il procurare per tali giovani
l’opportunità, per quanto essa sia possibile, di poter ottenere l’aiuto spirituale e ricevere i sacramenti
dai ministri della propria Chiesa81.
Art. 7 - In una età educativa, quale l’infanzia e l’adolescenza, non si possono mettere in contatto
abituale, senza necessità, dei giovani di confessioni differenti con il rischio di metterli sulla
strada del relativismo e dello scetticismo82. Non va fatta nessuna mescolanza intempestiva con il
pretesto dell’unità: è indispensabile che, a questa età, ciascuno viva pienamente e totalmente
nella fedeltà alla propria Chiesa, rendendo così una vera e sincera testimonianza della fede di cui
è giustamente fiero83. Ma per i rovers e le scolte, che stanno entrando nella vita, lo Scoutismo
Europeo offre la possibilità di incontri interconfessionali il cui beneficio sarà proficuo84. A livello
dei Capi un tale dialogo è non solo benefico, ma indispensabile: di fronte ai diversi materialismi
che ci circondano, che siano di origine marxista o di altro tipo, allo sviluppo delle sette,
all’indifferenza religiosa, essi hanno il dovere di lavorare attivamente per ricostruire quel tessuto
umano che testimonierà al mondo l’universalità della Chiesa di Cristo85.
Va messa in particolare rilievo la prima parte del presente articolo con la quale la FSE richiede che i
ragazzi nell’infanzia e nell’adolescenza vengano educati in tale maniera che nulla possa turbare in
qualunque modo la loro serena crescita nella vita di fede della propria Chiesa.
Per quanto invece riguarda i giovani che si affacciano alla vita nella società umana, che pone a loro vari
interrogativi anche relativi alla lacerazione dell’unità del mondo cristiano, la FSE, offre la possibilità di
incontri interconfessionali, ben programmati, allo scopo che tornino a beneficio della maturazione nella
vita di fede, maggiore mutua conoscenza e anche per realizzare iniziative comuni relative al servizio al
prossimo, come opere di carità, di difesa della dignità della persona umana e dei suoi diritti
fondamentali, di difesa della vita, di testimonianza di fraternità e solidarietà umana, della
rievangelizzazione della società, ...
81 Articolo 9 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957. 82 Carta dello Scautismo Cattolico promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 83 Articolo 3 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957. 84 Carta dello Scautismo Cattolico promulgata dalla Santa Sede il 13 giugno 1962. 85 Articolo 7 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957.
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A tale proposito si tenga presente che la FSE riconosce che la “vocazione ecumenica” è insita nello
scoutismo e “deve essere vissuta da tutti gli scouts cristiani”86, e che lo stesso “essere cristiani
significa operare instancabilmente come costruttori di pace e di unità nella Chiesa e nel mondo”87.
Pertanto la FSE si sente imprescindibilmente chiamata ad educare i suoi giovani nelle vaste dimensioni
di questo graditissimo dovere in virtù della Preghiera di Gesù all’Ultima Cena: ut unum sint (Gv 19, 21).
Quanto ai Capi e alle Capo, il presente articolo, nelle parole conclusive, richiede ancora molto di più. Per
essi, appartenenti a varie Chiese, un serio dialogo è indispensabile, per poter adempiere, tutti uniti
nell’azione, come convinti laici cristiani, la vocazione a loro propria: “cercare il regno di Dio trattando le
cose temporali e ordinandole secondo Dio, è perciò dare testimonianza a Cristo nella vita privata,
familiare e politico-sociale e renderlo visibile agli altri, lottare per le leggi giuste nella società e inoltre
contribuire alla santificazione del mondo a guisa di fermento, risplendendo per fede, speranza e
carità”88. Si tratta di un compito molto arduo di fronte a diversi materialismi, sette, indifferenza
religiosa, menzionate nel presente articolo, ma anche di fronte alla disgregazione della famiglia, la
degenerazione dei costumi, l’incertezza morale, il venir meno di comuni valori ideali e di principi etici e
religiosi; di fronte ad una civiltà uniforme, appiattita, sazia di benessere, ma povera di slanci ideali e di
speranze, povera di anima; di fronte al generale oscuramento delle menti dai mass media improntati alla
cultura della morte contraria alla cultura della vita ...
Tutte queste espressioni di Giovanni Paolo II,89 non vogliono scoraggiare, ma chiamare tutti ad “una
generale mobilitazione delle coscienze ed un comune sforzo etico”90. In altre parole per ricostruire
appunto, come si esprime il presente articolo, quel tessuto umano che testimonierà al mondo
l’universalità della Chiesa di Cristo. Il primo ed indispensabile compito dei Capi scout e delle Capo guide,
a qualunque Chiesa essi appartengano, è di trovare, attraverso un franco dialogo, comuni vie per un tale
rinnovamento della società umana.
Art. 8 - In ogni occasione, e quindi anche durante i campi e le manifestazioni che dovessero
riunire associazioni o Gruppi F.S.E. appartenenti a Chiese differenti, devono essere date agli
Assistenti Spirituali tutte le facilitazioni perché possano incontrare i giovani sul luogo stesso del
campo, partecipare alle riunioni, ai pasti, alle veglie, ai fuochi da campo e alle riunioni di qualsiasi
tipo. I Capi del campo dovranno ricordare sempre che il loro primo dovere è di favorire la vita
spirituale di coloro che hanno sotto la loro responsabilità e di vegliare affinché essi partecipino
agli uffici religiosi secondo le regole della loro confessione. Essi prenderanno tutte le misure
opportune perché la Messa sia assicurata almeno ogni domenica per i cattolici (e, se possibile, che
essa sia celebrata al Campo tutti i giorni), che siano celebrati la Divina Liturgia per gli
Ortodossi91 e i Culti per i Riformati. Le celebrazioni liturgiche e i culti differenti non saranno
celebrati in comune92. Le riflessioni dottrinali concernenti questioni ecumeniche devono essere
fatte secondo le norme delle rispettive Chiese.
86 Giovanni Paolo II, Discorso ai Lupetti e alle Coccinelle dell’Agesci, Piazza San Pietro 1995, n.6. 87 Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle Guide e Scouts d’Europa partecipanti all’Eurojam a Viterbo
convenuti nella Basilica Vaticana il 3/8/94, L’Osservatore Romano del 4/8/94. 88 Cfr. Lumen Gentium 31, Gaudium et Spes 43. Il testo è citato dal can. 401 del Codex Canonum Ecclesiarum
Orientalium. 89 Si vedano le relative citazioni nella conferenza di Attilio Grieco dal titolo “Partecipate alla costruzione
dell’Europa dei popoli”, paragrafi “L’Europa di oggi” e “La vita umana, bene inalienabile” in Quaderni di Azimuth N°
6. 90 Evangelium vitæ, 95. 91 Articolo 2 del Direttorio Religioso del 2 novembre 1957. 92 Baden Powell, Scautismo per ragazzi, cap. X, Religione.
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Nel presente articolo occorre prima di tutto rilevare che esso mette al centro dell’attenzione il
“primario dovere dei Capi di favorire la vita spirituale di coloro che hanno sotto la loro responsabilità”.
Questo dovere scaturisce, da una parte, dal primato che la FSE dà alla vocazione di ogni cristiano alla
santità93 e, dall’altra parte, dalla responsabilità del Capo della educazione integrale, cristiana ed umana
dei giovani che gli sono affidati. Gli Assistenti Spirituali, principali corresponsabili con i Capi della
medesima educazione ed insostituibili come sacerdoti e ministri della Parola, devono fare attenzione a
non sostituirsi ai Capi, come recita l’art. 5, soprattutto perché il ruolo dei Capi è anche di essere
educatori alla vita di fede.
Pertanto, è ai Capi che si rivolge l’art. 8, facendo loro obbligo “in ogni occasione” di facilitare agli
Assistenti Spirituali lo svolgimento del loro ministero sacerdotale in mezzo ai giovani, inseriti essi
stessi, per quanto possibile nella vita scout, e di avere una particolare cura di questo negli incontri dei
Gruppi FSE appartenenti a Chiese differenti: a tutti i giovani deve essere data, per quanto possibile, la
possibilità di ottenere l’aiuto spirituale e ricevere i sacramenti dai ministri della propria Chiesa.
Particolare rilievo è dato nel presente articolo al dovere dei Capi verso la Santa Messa - che viene
chiamata nelle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, “Divina Liturgia” – e di prendere tutte le misure
opportune perché essa sia celebrata nei campi, per quanto possibile, non solo la domenica, ma anche
tutti i giorni94. Infatti il Capo deve essere un convinto promotore della centralità dell’Eucarestia nella
vita scout come “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”95, con tutto ciò che questo comporta, e cioè
una intensa vita sacramentale, coinvolgente tutti i Sacramenti della Chiesa. I Capi e le Capo abbiano la
consapevolezza che, come cooperatori e cooperatrici di Dio Educatore, in tutto ciò che fanno per i
ragazzi, e soprattutto col promuovere l’intensità della loro vita cristiana, essi si santificano, vivono
“giorno per giorno”, secondo le parole del Papa pronunciate il 3 agosto 1994, il loro Battesimo e la loro
Cresima e danno eminente testimonianza a Cristo Risorto. Il discorso del Papa, or ora menzionato,
costituisce per la FSE la “Magna Charta” alla quale devono ispirarsi i Capi nel promuovere lo stile
sacramentale della vita scout.
Quanto alle celebrazioni liturgiche ed ai culti differenti, il presente articolo prescrive che essi non
siano “celebrati in comune”. Con questo si vuole evitare ogni confusione nelle celebrazioni liturgiche che
devono essere celebrate in trasparente conformità con le norme liturgiche e cultuali delle rispettive
Chiese ed essere presiedute dai ministri di queste stesse Chiese. Questo, evidentemente, non esclude
altre forme di preghiera in comune (all’alzabandiera96, alle veglie ...), che, anzi, dovrebbe essere
promossa, con comune accordo ed opportuna preparazione, negli incontri di associazioni appartenenti a
Chiese differenti.
Per quanto riguarda la comunicazione nelle cose sacre (la comunicatio in sacris) tutti devono attenersi
alle normative canoniche della propria Chiesa. Se queste in certe circostanze permettono
93 cfr. art. 3. 94 [per educare i giovani ad una attiva ed entusiasmante partecipazione alla Santa Messa quotidiana, ovunque essa
sia possibile, come ad un profondo culto eucaristico in genere, i capi approfondiscano anche con i ragazzi stessi la
Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II, “Ecclesia de eucharistia” del Giovedì Santo del 2003] 95 Lumen gentium, 11. 96 In una fraternità internazionale di giovani, come lo Scautismo, la cerimonia dell’Alza Bandiera è una
manifestazione di pace e di unione intorno ad un ideale comune. Essa deve mantenere, nel movimento scout, una
perfetta lealtà alle comunità spirituali, naturali o politiche che sono alla base della vita della nostre società. La
cerimonia dell’Alza Bandiera è una manifestazione di coesione dei partecipanti in una stessa fedeltà alla Promessa e
ai Principi dello Scautismo Europeo: servizio di Dio, servizio della patria, servizio dell’Europa. Ogni “centro di
fedeltà” è simboleggiato da un emblema distinto : l’Orifiamma, la bandiera nazionale, la bandiera europea. Fin dalla
loro fondazione, nel 1956, le Guide e Scouts d’Europa vedono in questa ultima bandiera un simbolo cristiano.
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l’amministrazione e ricezione di alcuni sacramenti (Penitenza, Eucarestia, Unzione degli infermi97) in
modo interecclesiale, occorre avere particolare attenzione alla sensibilità di ministri e fedeli di altre
Chiese nel rispetto delle eventuali normative di queste. In ciò le istruzioni della Gerarchia ecclesiastica
locale sono di primaria importanza.
Similmente, per quanto riguarda le riflessioni dottrinali concernenti questioni ecumeniche, le quali in
conformità all’art. 7, appartengono al dialogo promosso al livello dei Capi, occorre che esse siano fatte
secondo le norme delle rispettive Chiese. Tali riflessioni richiedono sempre notevoli conoscenze
teologiche e anche una speciale preparazione ecumenica.98 Pertanto devono sempre essere promosse in
accordo con le rispettive Chiese e sotto la vigilanza della rispettiva gerarchia ecclesiastica.
A proposito delle cerimonie della vita scout, “è opportuno sottolineare che esse sono state concepite
essenzialmente per dei giovani le cui strutture mentali non sono ancora stabilizzate e che, per questo
motivo, devono poter trovare intorno a loro i centri di riferimento e i punti fermi che consentano di
mantenere la direzione della loro vita e di avanzare senza perdere i sostegni in un mondo fluttuante.
La vita scout si svolge nella natura. Il suo quadro è la vita all’aria aperta. Le bellezze dei luoghi
influiscono sulla bellezza dell’anima. La natura è il trampolino per i grandi sogni e per le decisioni
importanti. Essa obbliga allo stile, al rispetto di se stesso, al gesto calmo e solenne. Questa attenzione
all’atteggiamento è conforme al posto che lo Scautismo riconosce al corpo nel tipo di uomo o di donna
che intende promuovere. Il cerimoniale scout deve contribuire in maniera naturale a ripristinare nei
giovani il senso del sacro. Senza dubbio un rituale profano non pretende assolutamente di costituire una
liturgia. Si tratta solo di un insieme di atti e di parole, scelti in maniera appropriata, per esprimere una
comunità di spirito. Ma questo spirito è essenzialmente religioso: per noi i dettagli della vita, anche i più
umili, trovano il loro posto nella Storia della Salvezza. Tutti gli avvenimenti dell’esistenza, il lavoro, la
tavola, la veglia, il sonno, possono assumere un riflesso sacro se sono vissuti in uno spirito di preghiera.
La maniera di vestirsi, di riunirsi, di riconoscersi, di onorare degli emblemi e, a maggior ragione, il modo
di impegnarsi nei momenti importanti della vita, non possono essere separati dall’espressione della fede.
Lo sforzo proposto da tutti i testi del cerimoniale mirano a sviluppare le capacità delle virtù umane,
perché la grazia di Dio possa esprimersi in esse. Il cerimoniale non può trascurare il commento
dottrinale fatto dal Capo o dall’Assistente Spirituale. Il cerimoniale, poi, deve essere abbinato ad una
educazione al significato dei segni, se si vuole evitare di cadere nel naturalismo e di offuscare così il
messaggio che il Signore ci rivolge attraverso la Sua creazione. Evidentemente i dialoghi e i gesti, così
come i simboli, rischierebbero di divenire artificiali se, per routine o per snobismo, venissero staccati
dal loro obiettivo originario per attribuire loro un valore autosufficiente. Se è vero che il modo di
donare vale di più di ciò che si dona, è altrettanto vero che lo stile scout mantiene il suo significato e il
suo valore solo se resta animato dallo scopo religioso, così come il pennello del pittore o le dita del
musicista sono ispirate dall’animo dell’artista”99”.
Art. 9 - Quando un’associazione nazionale della F.S.E. si apre ad altre confessioni cristiane, non
perde, in seguito a ciò, il suo carattere di movimento di educazione della propria confessione. Ma,
dal canto loro, le altre confessioni devono poter assicurare la formazione religiosa integrale dei
loro membri con gli stessi diritti e le stesse garanzie che l’associazione nazionale riserva a se
stessa.
Sono loro assicurate le seguenti garanzie:
97 Codex Iuris Canonici can. 884; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium can. 671. 98 cfr. Il Direttorio ecumenico, parte seconda Acta Apostolicae Sedis 62 (1970) 705-724. 99 Pierre Géraud-Keraod in Maitrises n. 29 pag. 1, marzo 1975. Cfr. anche Prefazione del Cerimoniale
dell’associazione francese della F.S.E..
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creazione di una pattuglia di animazione religiosa che partecipa ai Consigli dei Capi ai
diversi livelli associativi, secondo le norme dell’associazione nazionale;
libertà, per ciascuna confessione, per quanto riguarda la formazione dei Capi e dei giovani:
o di creare, per ogni livello della formazione scout, specialità religiose e prove religiose
integrate obbligatoriamente nei programmi tecnici;
o di organizzare dei campi scuola, fatte salve le garanzie pedagogiche abituali, o, se tali
garanzie non possono essere fornite, di partecipare alla direzione dei campi scuola;
o di radunare i giovani, i Capi, gli Assistenti Spirituali in manifestazioni comuni come
giornate dei Capi, pellegrinaggi, ritiri, ecc.;
o di stampare riviste di spiritualità o di formazione dottrinale e pubblicazioni di
carattere confessionale ad uso degli Assistenti Spirituali, dei Capi e dei giovani.
Il presente articolo, relativo alle associazioni nazionali che, pur mantenendo il proprio carattere
confessionale, si aprono ad altre confessioni cristiane, espone le garanzie fondamentali, che assicurano
a queste ultime l’uguaglianza di diritti per la formazione religiosa integrale dei propri membri. Le
garanzie elencate in questo articolo sono palesi e scaturiscono in maniera naturale dai principi generali
che regolano la libertà religiosa e da quanto è stato definito nei precedenti articoli del presente
Direttorio Religioso. L’art. 9, anche se questo non è espressamente menzionato, accorda queste stesse
libertà anche a livello internazionale.
Roma, 12 febbraio 2000
Vigilia della festività dei Santi Cirillo e Metodio
Pierrette Givelet
(Commissaria Federale)
(Traduzione a cura di Attilio Grieco)