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Sanremo, ha dato a tutti una lezione di italianità. Per chi se lo fosse per- so intanto la rac- comandazione di andarlo a rivede- re , magari, su You tube : http:// www.youtube.com/watch? v=o0rGNKwq6fg Roberto Benigni a Sanremo 2011 A cura di Roberta Curci Ha riscosso molte polemiche, qual- che tempo fa, l’episodio di alcuni calciatori della Nazionale che fin- gevano di cantare l’inno, prima delle gare, perché non ne conoscevano le esatte parole: pa- role sante! Per quanto possa sem- brare blasfemo molti giovani non conoscono tutto l’inno di Mameli e non sanno esatta- mente cosa voglia dire! Responsabile una cultura dell’immagine e del consumismo che non ci vuole cittadini consape- voli ma solo acqui- renti dipendenti . Così dopo 150 an- ni ci stiamo final- mente a chiedere cosa bisogna far- sene dell’elmo di Scipio, cosa voglia dire riunirsi a co- orte e dove si sia cacciata questa fantomatica Vitto- ria. Ora non solo in occasione del 150esimo anniver- sario dell’Unità di Italia eccoci qui tutti allineati e co- perti davanti alla tivvù a seguire con attenzione la su- perba performan- ce del nostro ama- to Benigni che, o- spite d’onore du- rante il Festival di Chi conosce l’inno di Mameli? ANNO I, NUMERO II, APRILE 2011 SOMMARIO Chi conosce l’inno di Mameli?? Recensione: Il ri- tratto di Dorian Gray Risse in famiglia davanti alla tv Teachers and stu- dents face to face- book London on the road Novecento Cellulare si, cellu- lare no La notte degli O- scar Alcool e giovani Intervista con Ma- tisse Racconto: Sei set- tembre 1914 Musica da leggere: Rock

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Page 1: Chi conosce l’inno di Mameli? - liceocafiero.it · v=o0rGNKwq6fg Roberto Benigni a Sanremo 2011 A cura di Roberta ... chiamo di essere pronti a mori-re;Italia chiamò. lo vuole

Sanremo, ha dato a tutti una lezione di italianità. Per chi se lo fosse per-so intanto la rac-comandazione di andarlo a rivede-re , magari, su You tube : http://

www.youtube.com/watch?

v=o0rGNKwq6fg

Roberto Benigni a

Sanremo 2011

A cura di Roberta

Curci

Ha riscosso molte polemiche, qual-che tempo fa, l’episodio di alcuni calciatori della Nazionale che fin-gevano di cantare l’inno, prima delle gare, perché non ne conoscevano le esatte parole: pa-role sante! Per quanto possa sem-brare blasfemo molti giovani non conoscono tutto l’inno di Mameli e non sanno esatta-mente cosa voglia dire!

Responsabile una cultura dell’immagine e del consumismo che non ci vuole cittadini consape-voli ma solo acqui-renti dipendenti . Così dopo 150 an-ni ci stiamo final-mente a chiedere cosa bisogna far-sene dell’elmo di Scipio, cosa voglia dire riunirsi a co-orte e dove si sia cacciata questa fantomatica Vitto-ria. Ora non solo in occasione del 150esimo anniver-sario dell’Unità di Italia eccoci qui tutti allineati e co-perti davanti alla tivvù a seguire con attenzione la su-perba performan-ce del nostro ama-to Benigni che, o-spite d’onore du-rante il Festival di

Chi conosce l’inno di Mameli?

A N N O I , N U M E R O I I , A P R I L E 2 0 1 1

S O M M A R I O

Chi conosce l’inno

di Mameli??

Recensione: Il ri-

tratto di Dorian

Gray

Risse in famiglia

davanti alla tv

Teachers and stu-

dents face to face-

book

London on the

road

Novecento

Cellulare si, cellu-

lare no

La notte degli O-

scar

Alcool e giovani

Intervista con Ma-

tisse

Racconto: Sei set-

tembre 1914

Musica da leggere:

Rock

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Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque

è Legnano; Ogn'uom di Fer-

ruccio ha il core e la mano; I

bimbi d'Italia si chiaman Ba-

lilla; il suon d'ogni squilla I

Vespri suonò

Dal nord al sud, tutti sono

pronti a combattere contro

l’invasore come è successo a

Legnano; ognuno ha l corag-

gio e il valore per essere a capo

della rivolta,anche i bambini Si

chiaman Balilla; il suono di

ogni campana ci chiama ad

insorgere, come la campana

dei Vespri siciliani

Stringiamci a coorte! Siam

pronti alla morte; Italia chia-

Uniamoci per combattere, cer-

chiamo di essere pronti a mori-

re;Italia chiamò. lo vuole la

nostra nazione

Son giunchi che piegano Le

spade vendute; già l'Aquila

d'Austria le penne ha perdute.

Il sangue d'Italia e il sangue

Polacco bevé col Cosacco ma

il cor le bruciò.

Alla fine le spade dei soldati

mercenari saranno piegate

come canne che si piegano al

vento e l’Austria sarà sconfitta.

L’Austria bevve il sangue ita-

liano e il sangue polacco con i

mercenari

ma questo sangue le bruciò il

cuore (cioè la sconfisse).

Non basta conoscere l’Inno

nazionale: bisognerebbe

viverlo ogni giorno!!

L’inno d’ Italia o inno di

Mameli è stato scritto

nell'autunno del 1847 dall'al-

lora ventenne studente e pa-

triota e musicato in seguito

da Michele Novaro. Con il

Romanticismo italiano si era

già diffuso un clima di fervo-

re patriottico e di insofferen-

za nei confronti della domi-

nazione austriaca. L'imme-

diatezza dei versi e l'impeto

della melodia ne fecero il più

amato canto dell'unificazio-

ne, non solo durante la sta-

gione risorgimentale, ma

anche nei decenni successivi.

Non a caso Giuseppe Verdi,

nel suo Inno delle Nazioni

del 1862, affidò proprio al

Canto degli Italiani - e non

alla Marcia Reale - il compi-

to di simboleggiare la nostra

Patria, ponendolo accanto a

God Save the Queen e alla

Marsigliese. Fu quasi natura-

le, dunque, che il 12 ottobre

1946 l'Inno di Mameli dive-

nisse l'inno nazionale della

Repubblica Italiana.

Vediamone ora il significato:

Fratelli d'Italia, l'Italia s'è

desta; dell'elmo di Scipio

s'è cinta la testa. dov'è la

Vittoria? Le porga la chio-

ma; ché schiava di Roma

Iddio la creò.

O fratelli della nostra Ita-

lia , la nostra Italia si è ri-

svegliata ed ha indossato

l’elmo del grande guerriero

Scipione Giunga qui la dea

della Vittoria e l’Italia sia

pronta a porgere le proprie

chiome per il trionfo perché

da sempre la Vittoria è as-

servita alla nostra nazione

per volontà di Dio.

Stringiamci a coorte!

Siam pronti alla morte;

Italia chiamò.

Uniamoci per combattere,

cerchiamo di essere pronti a

morire;Italia chiamò. lo

vuole la nostra nazione

Noi siamo da secoli calpe-

sti, derisi,perché non siam

popolo,perché siam divisi

Raccolgaci un'unica ban-

diera, una speme; di fon-

derci insieme già l'ora suo-

nò.

Noi Italiani siamo da secoli

calpestati nel nostro orgo-

glio, derisi umiliati e domi-

nati da altri popoli,perché

non siamo un popolo ma

siamo divisi tra di

noi;dobbiamo raccoglierci

sotto un’unica bandiera, in

una sola speranza; è arriva-

ta l’ora di essere tutti uniti.

Stringiamci a coorte! Siam

pronti alla morte; Italia

chiamò.

Uniamoci per combattere,

cerchiamo di essere pronti a

morire;Italia chiamò. lo

vuole la nostra nazione

Uniamoci, amiamoci; l'u-

nione e l'amore rivelano ai

popoli le vie del Signore.

giuriamo far libero il suolo

natio:uniti, per Dio,chi vin-

cer ci può?

Dobbiamo unirci ed amarci

tra noi perché l’unione e

l’amore potranno testimo-

niare che tutto questo è vo-

lontà di Dio Noi giuriamo di

rendere libero il nostro suo-

lo natìo e così uniti nessuno

potrà vincerci

Stringiamci a coorte!

Siam pronti alla morte;

Italia chiamò.

Uniamoci per combattere,

cerchiamo di essere pronti a

morire;Italia chiamò. lo

vuole la nostra nazione

Chi conosce l’inno di Mameli?

A cura di

Roberta Curci

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Napolitano incontra i “Mille”

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A C U R A D I : V A L E R I A L E M M A

Il ritratto di Dorian Gray

Oscar Wilde, famoso scrittore ottocen-tesco della letteratura inglese, dopo

aver superato tante difficoltà che la

vita ha avuto in serbo per lui, comincia

a scrivere, o meglio, a raccontare situa-zioni che non trasmettono un vero e

proprio amore per la vita, s’occupa di

opere che mostrano evidenti tratti di

cinismo, dovuti ad una sofferenza psi-cologica dell’autore stesso. Questo

componimento letterario fu scritto nel

1890, periodo in cui la borghesia ingle-

se influenzava molto gli scrittori e gli artisti nella loro scelte artistiche. I per-

sonaggi del libro sono Henry Wotton,

lord inglese, Basil Hallward, noto arti-

sta, Dorian Gray, un giovane rampollo nonché il protagonista. Dorian viene

sempre descritto come un Dio, immor-

tale perché giovane, come una musa,

perché bello ed il ritratto rappresenta per Basil una rinascita, un qualcosa di

personale da nascondere agli occhi dei

comuni mortali per paura che la socie-

tà corrotta possa contaminare la sua bellezza interiore e non solo. Henry

Wotton, l’incarnazione del cinismo, è

profondamente affascinato dal quadro

e dall’incantevole personaggio, e vuole assolutamente avere un confronto con

lui. L’ incontro tra i due è emblematico;

si tratta di un incontro tra due fasce

d’età: il giovane e l uomo maturo; Wot-ton riesce perfettamente a dominare il

pensiero di Dorian e gli fa apprezzare il

“tesoro”più bello che possiede: la giovi-

nezza (lo si deduce dalle parole”il tem-po è invidioso di te e farà guerra ai suoi

giglio, alle rose del suo giardino”o la

personale da nascondere agli occhi dei comu-ni mortali per paura che la società corrotta

possa contaminare la sua bellezza interiore e

non solo. Henry Wotton, l’incarnazione del

cinismo, è profondamente affascinato dal quadro e dall’incantevole personaggio, e

vuole assolutamente avere un confronto con

lui. L’ incontro tra i due è emblematico; si trat-

ta di un incontro tra due fasce d’età: il giova-ne e l uomo maturo; Wotton riesce perfetta-

mente a dominare il pensiero di Dorian e gli

fa apprezzare il “tesoro”più bello che possie-

de: la giovinezza (lo si deduce dalle parole”il tempo è invidioso di te e farà guerra ai suoi

giglio, alle rose del suo giardino”o la fra-

se”vivi la vita meravigliosa che è in te e goditi

questo tesoro finché puoi”). Da quel confron-to, che rappresenta l’esordio, la vita di Dorian

cambia: si crede immortale ed è continua-

mente ossessionato dalla bellezza, dalla vo-

glia di vivere nuove sensazioni, senza alcun timore o pudore,ossessionato dalla giovinez-

za tanto da scendere a patti con il diavolo e

desiderare che il quadro invecchi al posto

suo. Il fascino di Dorian fa innamorare Sybyl Vane, giovane attrice, ma l’ amore non corri-

sposto porta la ragazza al suicidio. Gray non

sa darsi pace, è profondamente scosso dalle

conseguenze che la sua bellezza ha arrecato sulla ragazza; da qui inizia la sua profonda

conversione e il protagonista comincia a capi-

re che la sua situazione sta degenerando;

infatti solo adesso il protagonista si rende conto che il quadro, così perfetto e dannata-

mente bello, è deturpato. Il ritratto è la co-

scienza di Dorian, quella coscienza che non

possiamo vedere ma possiamo sentire quan-do compiamo qualcosa eticamente scorretto

(come accade per Dorian). Wilde sostiene che

soltanto vedendo la nostra coscienza, avendo paura di un suo giudizio, di una sua condan-

na, che potremmo avere dei sensi di colpa e

riflettere sui proprio errori. che vuole sbaraz-

zarsi assolutamente ed ad ogni costo, della verità e uccide chiunque lo contraddica o gli faccia notare l’evidenza.

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Preso dai continui sensi di colpa, dalla dannazione, dal tormento di

quel quadro che rappresenta la sua

coscienza, tenta di disfarsene con il

pugnale con il quale ha ucciso Basil e, nel momento in cui la lama pene-

tra nella tela, Dorian lancia urla

sovrumane e s’accascia in una poz-

za di sangue. Improvvisamente il quadro riporta il suo fascino,

la”coscienza” è pulita, libera da o-

gni peccato e non più tormentata:

sul volto ormai spento di Dorian si notano tratti di sofferenza, vecchia-

ia, ossessione e tormento che

l’hanno spinto a questo ignobile

atto. La trama è per lo meno, linea-re, con pochi intrecci, ricca di rifles-

sioni, di colpi di scena, descrizioni,

dialoghi, flashback e prolessi. Il

punto di vista del narratore è onni-sciente: infatti sembra già che Wil-

de abbia vissuto in precedenza la

vita che descrive, dà consigli carichi

di cinismo, rimpianti, scetticismo, maschilismo ma pur sempre utili. Le

descrizioni sia fisiche, psicologiche

e sociali, sono ben curate. Il conte-

sto sociale ci porta a dedurre che nella Gran Bretagna di fine Otto-

cento, la borghesia era affascinata

dalla bellezza, dalla ricchezza, era

narcisista e Henry Wotton o me-glio, Oscar Wilde, si serve del dipin-

to come immagine riflessa della

società, ben lontana da ciò che

l’apparenza mostra ed ormai stufo di ciò, s’immedesima nel personag-

gio Henry, un lord, e denuncia la

corrotta società che non ha più principi morali. Questo libro m’è

stato consigliato da una compagna

di classe e l’ho trovato davvero mol-

to interessante. Sono rimasta molto affascinata dalle descrizioni detta-

gliate e precise di cose, luoghi, con-

testi sociali, persone. Molto brillan-

te l’idea di Wilde del ritratto! Molto originale l’idea che un quadro pos-

sa essere la nostra coscienza e final-

mente poterla vedere e non soltan-

to sentire e capire dal suo sguardo se ciò che si fa sia giusto o sbaglia-

to.

Del libro mi sono piaciute anche le continue rifles-

sioni di Wilde, riflessioni che coinvolgono il lettore a

tal punto d’avere una concezione della vita diversa.

Wilde invita il lettore a vivere al massimo e apprez-

zare ogni singolo istante della mia giovinezza, finché

dura, gustando la mia vita minuto per minuto, secon-

do per secondo, anche se a volte ci si può trovare

davanti a situazioni insidiose. Dimentichiamo il pas-

sato, viviamo intensamente il presente in prospettiva

del futuro, e forse Wilde sarà felice per noi!

Copertina del romanzo con immagine dell’autore.

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"Continue lotte in famiglia tra

genitori e figli? Sono per

l’accaparramento del bene più

prezioso: il telecomando. Non

sempre si è infatti d’accordo su

quali programmi vedere tutti in-

sieme, specialmente se la lotta si

ingaggia tra fratello e sorella. Il

tipico adolescente maschio pre-

ferisce la solita partita di calcio e

i classici film di guerra, mentre le

teen-ager amano i reality e talent

show o il consueto film romanti-

co.

A tutti noi ragazzi piacciono i

telefilm che rispecchiano i pro-

blemi relativi alla nostra età, in-

vece tra gli adulti è ben diverso:

essi preferiscono seguire tele-

giornali e programmi di appro-

fondimento per essere informati

su quello che succede nel mondo.

Tuttavia non si deve pensare che

noi giovani ci disinteressiamo del

mondo che ci circonda, in base

ad alcuni sondaggi è emerso che

il 61,5% dei ragazzi oltre i 14

anni guarda la tv per essere infor-

mato sull’attualità ; il 49,3% co-

me passatempo e il 32,3% usa

l’apparecchio televisivo come un

mezzo per imparare tante cose,

ma le statistiche cambiano parec-

chio quando si prende in esame la

fascia degli adolescenti: in questo

caso al primo posto con il 79 %

si preferisce guardare films di

ogni genere, subito dopo con il

50% , insolitamente, sono

molto amati i cartoni animati con il

48%; solo ad un quarto posto con

il 39% riscontriamo lo sport, al

quinto posto con uno scarso 29%

segue il telegiornale. In genere tra i

reality preferiti dai ragazzi si con-

tendono il primo posto” Il grande

Fratello” e “Amici” perché i tele-

spettatori ammirano la determina-

zione dei ragazzi partecipanti nel

raggiungimento dei propri obiettivi

Permane per molti l’interrogativo

su quanto ci sia di reale in questi

spettacoli in cui i protagonisti san-

no di essere sempre ripresi dalle

telecamere!Come svago e puro

divertimento, tra i cartoni animati

hanno molto successo i Simpson,

seguiti da i Griffin e Futurama. i

ragazzi si divertono perché questi

cartoni animati rispecchiano gli

aspetti grotteschi della realtà in

cui viviamo mandando messaggi

importanti attraverso battute ironi-

che. Ormai capita di frequente di

vedere assai presto film trasmessi

al cinema, in televisione. Tra i

film quello che ha riscosso mag-

gior successo negli ultimi anni è

“Cado dalle nubi” del nostro con-

terraneo Checco Zalone già reso

famoso da Zelig. La sua comicità

ha colpito in particolar modo per

la spensieratezza e l’ironia con cui

vengono trattati i temi fondamenta-

li del nostro vivere: il viaggio, il

la-

voro, l’omosessualità,

l’amore.Grande notorietà hanno

di recente avuto anche program-

mi” pseudo -documentari

“come Mistero o Wild che si

incentrano su indagini intorno

ad argomenti misteriosi o al

limite della normalità per coin-

volgere lo spettatore. Spesso

però si fa della disgrazie di

poveri esseri umani uno spetta-

colo da fiera e questo mi sem-

bra assolutamente vergognoso.

Per quanto concerne lo sport

sono vari quelli più seguiti ma

in assoluto il calcio è lo sport

che coinvolge grandi e bambini

e ragazzi e creando un forte

senso di appartenenza e di com-

petizione. In secondo luogo più

seguite sono le Olimpiadi per la

varietà delle discipline e le spet-

tacolari cerimonie

In realtà ciascuno di noi giovani

guarda quello che capita alla

tele solo per distrarsi e sempli-

cemente per passare il tempo.

Se i temi trattati ci coinvolgono

è probabile che vi si passi qual-

che minuto in più, ma mai essa

potrà sostituire la bellezza

dell’amicizia e dell’uscire la

sera, del ridere e conversare !

Anno I, numero II,

Risse di famiglia davanti alla tv

A C U R A D I R O B E R T A C U R C I E R A F F A E L L A D I C A T A L D O

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aprile 2011

Think about your relationship

with your teachers. I believe that

none of you could say that teach-

ers are like friends, but, at the

same time, I'm sure that most of

you have a friendship on face-

book with some of your teachers.

No problems! It's a very common

habit both in Italy and in the rest

of the world!

It has caused a very interesting

debate in many countries. Last

week a journalist gave us a ques-

tion: is this web-friendship a way

to increase the interest of the stu-

dents or is it just to confuse the

roles? The debate is universally

known: in a few days, in Vir-

ginia, a document will be voted.

It asks the teachers to avoid com-

munication with their students by

phone or on internet because in

could be considered a secret rela-

tionship, obviously forbidden

between teachers and students.

It's a virtual friendship, but it

could authorize the students to

have a more confidential behav-

ior at school too or show some

aspects of the teachers' private

lives causing his credibility to

decrease.

On the other hand we have to re-

member that facebook was born

in a college, to simplify commu-

nication at school!

Some people say that this new

kind of relationship could help

students to have a better idea of

school and, at the same time,

it could be a very important

tool for the teachers who

learn to know the world of

teenagers and understand

their behavior. Many teach-

ers use facebook as a way to

communicate school news,

too. the majority of the mes-

sages are addressed to the

class-group.

Now internet is a very com-

mon way to communicate:

working, studying, in our

free time, to have a role in

society, to develop our per-

sonalities, to express our

opinions, we need internet,

facebook above all. We also

need it to express our disap-

pointment like young people

from Albania did last 21st

January. They met on face-

book instead of part in the

protest against the govern-

ment: it means that they

don't believe in politics.

Facebook is a universal web-

coffee-house, and the school,

as cultural centre of society,

must join in!

Teachers and students face to face-book

A CURA DI : Anna Digiovanni

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A C U R A D I : C A R F O R A , L A N O T T E

State progettando un viaggio in una capi-tale Europea? Cercate qualche cosa di parti-colare? Certamente la Capitale Londinese fa proprio al caso vostro. In questa città cosmo-polita, ove sono pre-senti etnie di ogni par-te del mondo, potrete fare incontri davvero particolari come Tua-reg o anziani membri di tribù che indossano il Sari. La metropoli, la cui atmosfera frenetica cattura subito l’attenzione dei turisti, è ricca di monumenti, edifici e musei di ogni genere. Il cuore di Lon-dra custodisce l’Hyde Park, un’immensa di-stesa verde ricca di attrattive, di arbusti e laghetti, dove si pos-sono fare piacevoli in-contri con piccoli ani-mali richiamati dal cibo dei passanti. È un luogo suggestivo nel quale gli amanti della lettura o del dolce far niente possono trascorrere del tempo libero, o es-

sere intrattenuti dai carat-teristici mimi, musicisti e danzatori che coinvolgono gli spettatori con imitazio-ni o trucchi di magia che attraggono tutti i bambini. Gli amanti della storia, della moda e del cinema possono restare ammalia-ti dalle bellezze presenti nella metropoli più visita-ta al mondo; potranno vi-sitare Buckingham Palace, residenza della regina Eli-sabetta II, the Parliament, the Thames, The Big Ben, Piccadilly Circus una fan-tastica piazza per tutti gli innamorati poiché al cen-tro vi è un monumento sulla cui sommità si trova Eros, dio dell’amore, pronto a scoccare una freccia al passante più for-tunato, il British Museum e il National Gallery. Inol-

tre sarà piacevole conce-dersi momenti di svago fa-cendo compere nei grandi magazzini Harrod’s con le novità più accattivanti del mercato, e nell’Hard Rock Café più famoso al mondo dove si possono acquistare souvenir tipici. Se il vostro budget ve lo consente, sa-rebbe emozionante recarsi al Madame Tussauds per poter ammirare le statue di cera che riproducono, a grandezza naturale, star del cinema, della musica, della storia, del calibro di Michael Jackson, Freddie Mercury, Madonna, Wil-

UN’ ESPERIENZA TUTTA DA VIVERE

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Obama e tanti altri an-cora. Un simbolo di Londra e’ “the Tower of London”, fortezza mae-stosa che un tempo fungeva da carcere, vi sono attualmente cu-stoditi i gioielli della Corona inglese tra cui la corona reale e il fa-moso diamante Koh- i -Noor. Londra sorpren-de moltissimo e ogni volta che si ha la fortu-na di visitarla si lascia un pezzo del proprio cuore …There’s no pla-ce like London.

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La rappresentazione teatrale

'Novecento', è tratta da un

monologo di Alessandro Baric-co; racconta la storia di un bam-bino ritrovato sul piroscafo ‘Virginian', in una scatola, dal marinaio Danny Boodman che decide di accudirlo dandogli un nome che diverrà poi storico: al proprio nome aggiunge ciò che è scritto sulla scatola che conte-neva il piccolo, T.D.Lemon, più ” novecento” in onore del nuovo secolo che era appena iniziato All’età di otto anni, l'uomo che gli aveva fatto da padre muore e il piccolo inizia a suonare il pia-noforte sul piroscafo. Qui incon-tra il narratore-trombettista con cui instaura una grande amicizia che non termina neanche quan-do questi è costretto ad abban-donare l'imbarcazione per la sua distruzione. T.D. Lemon Novecento risul-ta essere un uomo che vive solo per la musica e rimane sempre legato alle sue grandi passioni: il pianoforte e il mare. Questi ele-menti non gli permettono mai di crescere, perciò non riesce a crearsi legami fuori dalla nave che è da sempre stata nella sua vita. Egli vive, quindi, per ralle-grare , con la sua musica, gli animi dei passeggeri del piro-scafo. Nei loro volti vede , cono-sce ed ama il mondo. E al piro-scafo resta sempre indissolubil-mente legato poichè ha da sem-

pre rispecchiato tutto quello che poteva deside-rare.

L'attore Corrado d'Elia ha interpretato perfetta-mente il personaggio di

Novecento evidenziando-ne l’ironica ingenuità riportata

nella voce del protagonista che, uomo, sembra parlare ancora

come un bambino: con la curiosi-tà di un bambino,infatti guarda il mondo. Nella rappresentazione teatrale è, inoltre, evidente il le-

game del protagonista con la na-ve: quando egli decide di scende-re per la prima volta sulla terra-

ferma per poter vedere il mare da un'altra prospettiva e perciò vor-rebbe sbarcare nella città di New York, giunto il gran momento vie-

ne sopraffatto dalla paura e si ferma sui gradini della nave fis-

sando il vuoto. Per l'impossibilità di affrontare ciò che non conosce si sente sperduto e non riuscendo a trovare i confini di quell'immen-sa città, decide di tornare indie-

tro. Tutta la rappresentazione si è svolta in uno scenario molto

semplice: uno sgabello posto al centro della scena rappresenta il posto di Novecento ,quando ogni sera allietava con la musi-ca il viaggio a bordo del piro-

scafo, accerchiato da cubi bianchi di diverse dimensioni. ossia i posti degli altri membri del gruppo , tra cui il narratore stesso. Sullo sfondo una sceno-

grafia, uno sfondo originale: tasti di pianoforte che si illumi-nano ripetutamente in base alla

melodia. La musica è tutt’uno con la narrazione ne costituisce

battute e timbri , così come è sembrato che l’ attore, talvolta, con la voce, suonasse le parole!

Questo spettacolo è stato pia-cevole non solo per la trama

ma anche per la brillante esecu-zione dell'attore che, recitando, ha dato il meglio di sé nell'inter-pretazione tanto da rendere lo spettacolo davvero realistico.

A cura di Raffaella Dicataldo e Roberta Curci

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Nella società odierna sembra

che non se ne possa fare a

meno. Serve ormai per tut-

to : leggere, comunicare,

informarsi , scrivere, foto-

grafare, orientarsi , guarda-

re la tv e sentire la musica.

Parliamo naturalmente del

telefono cellulare! A mio pa-

rere esso è indispensabile

soprattutto per ragazzi della

nostra età. Chi non ne ha al-

meno uno se non due? Utile

perché ci permette di comu-

nicare alle nostre famiglie,

in caso di emergenza, un e-

ventuale ritardo senza essere

responsabili di inutili pate-

mi. Oppure per comunicare

con persone che ci sono

molto lontane Il problema

sorge soprattutto per noi ra-

gazzi nell’abuso di questo

mezzo. Trascurando, e non

sarebbe trascurabile, il fatto

che le radiazioni sembra fac-

ciano molto male alla salute

e agli occhi, ultimamente si

può dire che il cellulare è

diventata l'arma principale

del cyberbullismo: ricatti,

pubblicazione di foto su

Internet. Si sta inoltre dif-

fondendo sempre più l'uso

del telefonino per copiare i

compiti, attingere informa-

zione da siti durante le prove

scritte e comunicare con i

compagni di classe. Un altro

svantaggio, sotto gli occhi di

tutti, sta nel linguaggio da

SMS criticato per chè non

rispetta più alcuna regola

grammaticale e sintattica.

Per ultimo, il telefono cel-

lulare sta togliendo a tutti

noi il piacere di una sana

chiacchierata guardandosi

francamente negli occhi,

togliendo molto spazio alla

comunicazione diretta del-

le persone e alla capacità

di rapportarsi serenamente

con il prossimo: ormai si

assume, si licenzia, ci si

lascia con un SMS non

guardando neanche più in

faccia le persone.

Dovremmo tornare a consi-

derarlo ingombrante come

era un tempo, in cui pesava

tanto da essere trasportabile

con una carriola ma non era

essenziale più di un qualsia-

si utensile: ci sogneremmo

mai di portare sempre con

noi un cucchiaio? Eppure ci

serve varie volte al giorno

ma non in qualunque mo-

mento. Bisognerebbe fare lo

stesso con il cellulare, ogni

tanto spegnerlo e rimanere

soli con noi stessi.

A cura di: Lidia Bracco

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A cura di Sergio…..

Il 27 febbraio si è svolta, presen-

tata da James Franco e Anne

Hathaway, l'83° edizione degli

Academy Awards, che ha avuto

luogo nel Kodak Theatre di Los

Angeles, California. Le nomina-

tions sono state annunciate il 24

gennaio da Mo'Nique, accompa-

gnata dal presidente

dell'Academy, Tom Sherak; il

mitico Steven Spielberg ha pre-

sentato il miglior film e Kathryn

Bigelow ha annuncito il miglior

regista: entrambi i premi sono

stati vinti dal film con più vitto-

rie (4): Il discorso del Re, regia

di Tom Hooper. La vera grande

delusione di questa edizione degli

Academy è stato di sicuro il film

"Il Grinta", che è stato trasmes-

so poche settimane fa nella no-

stra città: per la pellicola western

diretta dai famosi fratelli Coen

ben 10 nomination e neanche un

Oscar.

Non c'è paragone tra le presta-

zioni italiane di quest'anno ri-

spetto a quelle dell'anno scorso:

nel 2010 ci sono state ben 5

nomination e 1 vincitore, Mario

Fiore, direttore della fotografia

di Avatar; invece questa 83°

edizione ha avuto una sola candi-

data per la categoria "migliori

costumi": Antonella Cannarozzi,

costumista del film "Io sono l'a-

more", regia di Luca Guadagni-

no

Dopo "Il discorso del

Re" e "Inception" con 4 Oscar, il

film "The social network", regia

di David Fincher, segue con 3 vit-

torie su ben 8 nomination.

Come ogni anno, la Disney ha vin-

to l'oscar per miglior film d'ani-

mazione (questa volta è toccato

alla saga di Toy Story, col 3° capi-

tolo), ma quest'anno, come l'anno

scorso era successo con Up, il film

ha vinto anche l'Oscar come mi-

gliore canzone: We Belong Toge-

ther. Parliamo dell' attore prota-

gonista de “Il Discorso del re”,

Colin Firth: secondo il mio parere

il triste viso di questo grandissimo

attore, calza a pennello col signifi-

cato del film, che parla di Re

Giorgio d'Inghilterra, che, avendo

un blocco emotivo ed essendo bal-

buziente, ingaggia uno psicologo

che lo aiuti, attraverso vari eserci-

zi, ad affrontare i suoi discorsi

all’Inghilterra dell' '900.

Mi piacerebbe farvi capire meglio

perchè gli americani sono così

avanti rispetto a noi: ora vi mo-

stro cosa ne pensa l'Italia del cine-

ma.

Cominciamo col dire che noi ita-

liani dobbiamo ancora capire la

differenza tra i film che vediamo

per le belle donne, gli uomini affa-

scinanti, o per la comicità

(“commedie a cavolo”) e i film

veri, con attori e attrici veri e che

vincono veri e importanti premi.

Partiamo col criticare (perchè c'è

da criticare) i film che piacciono

agli italiani. I film che riempiono

le sale d'Italia sono:

- l e

commedie coi personaggi alla Checco

Zalone, che non so come faccia a fare

invidia a chiunque non sia pugliese;

-le commedie con le donne protagoniste

accompagnati da uomini che magari

sono ottimi attori, ma interessati ad

aumentare l’audience, anche se si pri-

vano del loro talento:questo diventa, col

passare degli anni e quindi con l'evolu-

zione del cinema, un evento che si veri-

fica sempre più frequente nei numerosi

cinepanettoni;-le commedie straniere

che di solito hanno per protagonisti 1

donna e 2 uomini, che, nella maggior

parte dei casi, sono interpretati da atto-

ri americani che non vincono mai nien-

te, neanche i Golden Globe, che non ho

mai capito cosa servono;-i film dram-

matici divisi in 2 o più capitoli (come il

film di Giovanni Veronesi, Italians), che

sono, secondo il me, i migliori, perchè

con attori decenti e, soprattutto, uomi-

ni, che fanno seriamente il loro lavo-

ro.Un' altra differenza tra gli attori

americani e quelli italiani è la seguente:

la competizione nelle diverse categorie.

Vi faccio un esempio: George Clooney

si impegna a migliorare, perchè per

raggiungere l'Oscar deve superare i

diversi Tom Cruise; Leonardo Di Ca-

prio, Brad Pitt, ecc ...Invece in Italia

Riccardo Scamarcio non si impegna

perchè nel nostro paese non ci sono altri

attori al suo livello (non pensate che stia

dicendo che Riccardo Scamarcio sia un

bravo attore).

In somma, facciamo un paragone: se

l'America fosse il mare, noi saremmo

un granello di sabbia, bagnata dall'

immenso blu.

Acura di: Sergio Dimiccoli….

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L’alcolismo è un problema che non si è mai

voluto veramente risolvere. Oggi il problema non è

più considerato tra i più importanti della nostra socie-

tà,come la droga e l’aids,sia perché è diminuito il nu-

mero dei grossi consumatori di alcol o quantomeno si

è stabilizzato. Gli effetti dell’alcol sull’organismo

umano sono noti,ma la sua diffusione rimane costante;

anche se assorbito in grosse quantità,l’alcol agisce

negativamente non solo sull’apparato dirigente,ma su

quasi tutto il nostro corpo,non ci si può non rilevare

quanto sia notevole l’incidenza dell’alcol nella casisti-

ca dei tumori del cavo orale della faringe,della larin-

ge,dello stomaco e dell’intestino. Altre gravi patologie

riguardano fegato e reni,che nel loro lavoro di purifi-

cazione vengono letteralmente aggrediti dall’alcol

provocando cirrosi epatica e insufficienza renale.

L’effetto dell’alcol sulle prestazioni degli sportivi è

notevole: allenta i riflessi,appesantisce i musco-

li,riducendone inevitabilmente la tonicità e i centri

nervosi,abbassando la capacità di concentrazione. Il

cervello risulta facilmente attaccabile dalle sostanze

alcoliche,a causa dell’incapacità da parte delle cellule

celebrali di riprodursi. Di conseguenza queste vengo-

no lentamente ma costantemente distrutte. In un sog-

getto alcolizzato,nel giro di una ventina d’anni,si può

osservare una diminuzione del peso della materia gri-

gia del 30-40% con risultati facilmente immaginabili.

A causa di una diffusa mancanza d’informazione,la

gente non conosce i limiti di guardia per quanto ri-

guarda il dosaggio delle bevande alcoliche. Molti ri-

tengono che 3-4 bicchieri di vino a pasto non costitui-

scano affatto un eccesso,ma facciano addirittura bene.

Diffusa è anche l’abitudine di aggiungervi l’aperitivo

naturalmente alcolico,poi,magari,un goccio di digesti-

vo e durante la giornata,se capita,due dita di whisky

tanto per gradire. Inoltre,c’è chi pensa che del buon

brandy o della grappa nostrana D.O.C. facciamo sicu-

ramente bene in una giornata fredda;in ogni ricorrenza

si apre uno spumante;quando si riceve un amico,si

offre del buon liquore ecc. E ci si trova alcolizzati

senza neanche saperlo. Queste abitudini sono diffusis-

sime nelle famiglie italiane. Gli esperti hanno calcola-

to che una dose di alcol giornaliere complessiva,pari a

due bicchieri di vino o di birra,non risulta dannosa per

l’organismo umano e che piuttosto può avere degli

effetti lievemente benefici. Inoltre è da tenere presente

che una dose da bar di superalcolico contiene la stessa

dose di alcol contenuta in un bicchiere di vino da circa

due decilitri. Un fenomeno molto preoccupante è

quello dell’avvicinamento dei più giovani all’alcol,che

va inconsapevolmente trasformandosi in una pericolo-

sa dipendenza che l’accomuna alla droga. Il consumo

di alcolici leggeri è lievitato in maniera vertiginosa;i

pub costantemente affollati di giovani di ogni età fan-

no affari d’oro. Si va più sempre diffondendo la tipica

usanza di riunirsi in tali locali,la sera,per parlare del

del più e del meno mentre si provano sempre

nuove marche di birra. Come dicevamo già in prece-

denza, oltre al fenomeno dell’alcol c’è anche quello

della droga; essa è un problema a livello nazionale.

Viene consumata disciolta nelle bibite alcoliche, ed è

molto diffusa nei pub,nelle discoteche. Oltre a questi

due fattori bisogna analizzare anche quello del fumo.

Questo, aggregato all’alcol e alla droga comporta a

gravi conseguenze;vediamole. Circa V secoli fa Cri-

stoforo Colombo scorse una vastissima terra,questa

terra ospitava degli uomini gli indigeni; Colombo poi

trovò una piantina. Era una piantina che gli indigeni

arrotolavano e fumavano: il tabacco. Questa ebbe

molto successo soprattutto tra il clero,infatti veniva

soprannominata nostra sancta hierba nicotina. Ma le

sue conseguenze sono i tumori soprattutto ai polmoni.

Di recente si è scoperto che la nicotina (sostanza con-

tenuta nella sigaretta,oltre al tabacco) produce nel

cervello lo stesso meccanismo delle droghe co-

me:cocaina;morfina e anfetamine. Anch’essa può

causare dipendenza,avendo in comune con queste

droghe delle proprietà neurochimiche e funzionali.

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale

diritto dell’individuo e interesse della collettività...”

così recita l’articolo 32 della Costituzione italiana,la

legge in Italia prevede che non si possa fumare in tutti

i l u o g h i c h i u s i , s i a n o e s s i : s c u o -

le,ospedali,caserme,uffici pubblici,aziende private o

discoteche,chi infrange questa regola avrà dai 25 e i

100 euro; chi invece non le fa rispettare ha fino ai

1000 euro di multa.

La sigaretta è assolutamente vietata a coloro che pra-

ticano qualsiasi tipo di sport. Questi tre fattori:

“droga,alcol,fumo” sono spesso causa di incidenti

stradali. Gli effetti della droga e dell’alcol portano al

conducente della vettura: distrazione,sonnolenza,

nausea.

A cura di Pasquale Lavecchia

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Chers lecteurs

Notre journal « il caffè del Cafiero » est

capable de tout faire! Il a même réussi à

interviewer un grande peintre comme

Henri Matisse !

Et bien, monsieur Matisse,parlez-nous un peu de vous….

Et bien, je suis né en 1869 et mes parents géraient une entreprise de semailles.

J’ai grandi heureusement et mes parents m’ont toujours aimé. Plus tard je me

suis installé à Paris pour étudier le Droit

Vous avez réalisé des tableaux qui, à notre avis, sont merveilleux. Est-ce que nous

pouvons définir « révélation divine » votre talent ?

Et bien, en un sens, oui. J’ai commencé à peindre pendant le cours postopératoi-

re de mon appendicite et alors que je peignait, j’ai éprouvé une sorte d’

« ecstasy », j’ai touché le ciel en peignant.

Quels ont été vos premiers travaux ? Est-ce qu’ils ont été appréciés ?

J’ai commencé ma carrière en peignant des natures mortes et des paysages en

m’inspirant à des artistes flamands. J’ai eu en certain succès. Cependant je n’ex-

primais pas encore ma véritable nature……

Je m’excuse alors : qu’est –ce que « votre véritable nature » ? et où est-ce que l’a-

vez exprimée ?

j’ai exprimé moi même dans le tableau « la danse » c’est-à-dire en utilisant cou-

leurs vives et des formes loin de la perfection classique. Pourquoi ? Parce que ce

n’es pas moi qui a peint cette image, c’est mon cœur, mon âme. Fauvisme…. J’ai

lancé la peinture à travers le sentiment.

Merci beaucoup, monsieur Matisse. Merci pour votre collaboration. Ça a été un

honneur pour moi vous parler

Vous êtes les bienvenus. C’est toujours un plaisir pour moi aussi.

A cura di: Antonia Rizzi

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Sette settembre 1914 Bert e io siamo stati svegliati dalla campana di battaglione quando il sole non era ancora sorto. Entrambi siamo scattati in piedi mezzi addormentati fiondandoci sulle nostre armi prima che su ogni altra cosa, tanta era la tensione. Il contatto con le armi era l’unico nostro appiglio per la sopravvivenza; anche se in quel caso era solo il caporale Erich Müller che testava la prontezza d’azione di noi reclute. Si occupava egli stesso di prendere a calci chi non rispondeva all’allarme in tempo. Dato che questa non era la prima volta che faceva uno “scherzo” del genere, la piazzetta d’adunata si riempì senza assenti e piuttosto rapidamente. Non abbastanza per il caporale. Dopo essersela presa con gli ultimi arrivati e averci riempito di ap-pellativi poco onorevoli, il caporale Müller si preoccupò di aggiornarci sul da farsi: avremmo dovuto spostarci da Konigsberg6 e seguire il corso del fiume Preghel, dove tentare all’altezza di Welhod7 un’incursione nelle trincee nemiche. Il reggimento di cavalleria e uno di fanteria si erano già mossi per monitorare la situazione all’interno della città e per siste-mare l’artiglieria. Mentre il caporale descriveva la situazione, iniziavo ad avvertire una strana sensazione d’angoscia che s’impossessava della mia mente; descriveva già luoghi che avremmo visto in serata, ciò che avremmo dovuto fare non ap-pena arrivati lì e cosa invece se avessimo avvistato il nemico: pian piano iniziavamo a diventare delle marionette con un fucile in mano. Per nostra fortuna, il guadare il fiume non portò troppi problemi, tranne che per lo spostamento delle mo-tociclette e dei veicoli di trasporto per le mitragliatrici. Stanchi dopo tredici ore di marcia, prendemmo posizione come ci era stato ordinato. Nel passare in mezzo agli edifici cittadini circondati dalla foschia, si presentò ai nostri occhi uno spetta-colo ben differente dal solito: innanzitutto il silenzio, rotto solo dalle urla militari, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e dai nostri passi, ci assordava. Sembrava di camminare in un paese fantasma, dove eravamo noi gli invasori, invece di coloro che dovevano proteggerlo. Mi lasciai distrarre dai pennacchi rossi che si afflosciavano sui pickelhaube8 dei soldati di caval-leria, unico segno che li contraddistingueva dai nostri, più semplici. Mitragliatrici MG089 erano sistemate in posti strategici del territorio, e due grandi mortai erano piazzati alle porte della città. Una volta sistemati alle postazioni, io, Bert, Maxim e un’altra decina di soldati ci riunimmo per cenare la solita roba: cibo in scatola. Inoltre stavolta eravamo anche al buio, per evitare che le nostre posizioni fossero visibili. Anche il caporale Müller era nel nostro battaglione, ma non ci era permesso invitarlo tra noi. Uno dei ragazzi aveva portato con sé un’armonica, così, non appena finito di mangiare, ci mettemmo a cantare qualche melodia che un po’ tutti conoscevamo. Poi iniziò l’inferno. Una valanga di terra proveniente dall’alto crollò proprio su di noi, anticipata di pochi istanti da un boato tanto forte da lacerare i timpani e appannare la vista. Venimmo quasi tutti scaraventati a terra, e l’istinto militare fu quello di collocarsi, mani alle armi, in posizione di battaglia, con il pet-to schiacciato sul fango della trincea. Qualcuno gridava intorno a noi, ma il fischio che penetrava le nostre teste era così potente da ovattare tutti gli altri rumori. Vedemmo altre esplosioni, più nei pressi della città, non troppo lontano dalle po-stazioni d’artiglieria. Il caporale Müller uscì dalla sua tenda mentre ancora si allacciava i bottoni della divisa e fece cap ire a Maximilian di far partire la MG08 in nostro possesso. Nel frattempo, le altre postazioni già avevano iniziato la risposta all’attacco, facendo lampeggiare la valle tagliata dal fiume di luci di morte. Maxim, una volta terminata l’operazione, spo-stò la canna della mitragliatrice in direzione degli spari nemici e premette i grilletti. Un rumore picchiettante simile ad un urlo animalesco si aggiunse a quelli di sfondo che già annebbiavano i sensi. Io e Bert ci allontanammo e ci appostammo poco più in là, in ginocchio, con le nostre carabine Gewehr9810 saldamente strette tra le dita. Non si vedeva nulla, ma per-lomeno sembrava stessimo riacquisendo lentamente l’udito. Altri dei nostri si stesero lì accanto, ma uno di loro fu sorpreso da un proiettile vagante e cadde a terra in preda agli spasmi. Solo in quel momento si spezzò l’incantesimo e capimmo d’essere vulnerabili anche noi. Berthold fu impulsivo, e sparò un colpo di carabina a vuoto; dietro, le grida del caporale “Sparate! Sparate! Ma risparmiate colpi!” che a stento riuscivano a superare d’intensità lo sferragliare della mitragliatrice. Per due lunghe ore continuò il bombardamento, senza che vedessimo l’ombra di un nemico. Poi, tutto cessò senza un mo-tivo apparente, mentre gli ultimi colpi si strascicavano, sparati alla nebbia. 10 6 Oggi Kaliningrad, in Prussia. 7 Paesino oggi probabilmente corrispondente a Welho, Prussia. 8 Tipico copricapo militare imperiale tedesco, caratterizzato dalla presenza di uno sperone nella parte superiore dell’elmo. 9 MG 08, fu una mitragliatrice pesante con canna raffreddata ad acqua di produzione tedesca.

A cura di Alessandro Anglani

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A cura di: Ivana Cassano, Rosaria Ciniero, Giulia Astrid Matera

Ciao amici, bentornati al nostro appuntamento mensile con la musica! La volta scorsa abbiamo parlato di rap, ricordate? Bé, l‟argomento di questo mese è niente meno che il genere sicuramente più amato da molti di noi: il rock, la musica che inietta un flusso irresi-stibile di carica ed energia nelle nostre vene. Parlare di “rock” è come voler descrivere ogni singola goccia d‟acqua presente in un oceano, dunque è meglio iniziare subito! Innanzitutto, partiamo da voi: e-satto, proprio da voi, perché il bello della musica è che suscita emozioni differenti da persona a persona, o a seconda del mo-mento nel cui la si ascolta. Ognu-no la interpreta a modo suo, e così la stessa canzone può svela-re nuovi segreti se riascoltata un‟altra volta. Tristezza, felicità, euforia…ma gli “effetti collaterali” più diffusi avranno certamente colpito anche te, caro lettore, che almeno una volta nella vita ti sarai trovato a suonare un assolo alla chitarra invisibile davanti allo specchio, o semplicemente a muoverti ad un ritmo scatenato senza neanche accorgertene…come tutti noi, del resto! Suscitare emozioni, del resto, è stato l‟obiettivo del rock sin dai suoi primi albori. Il genere, infatti, trae spunto dal precedente rock‟n roll, letteralmente “dondola e roto-la”, che ebbe successo sin dal suo esordio, negli anni „50: par-tendo da chitarra elettrica, batteri-a, basso e tastiera, e arricchen-dosi con il tempo di nuovi sotto-generi e di altri strumenti,

ha dato origine alla multiforme realtà della musica rock. Come ci si aspettava, in poco tempo tutto il mondo iniziò a muo-versi a ritmo di rock n‟roll e il ge-nere fu ribattezzato semplicemen-te con la sua abbreviazione “rock”. Solo qualche anno, però, il genere vede sorgere la sua età dell‟oro: tutto ha inizio soprattutto in Inghil-terra, quando dall‟incontro di sem-plici ragazzi con una passione in comune nascono pietre miliari della storia del rock: stiamo par-lando di personaggi come Pete Townshend (…non sapevate che fu uno dei primi a lanciare il gesto della distruzione della chitarra dopo il concerto? Ora lo sapete!), Mick Jagger e John Lennon, fon-datori rispettivamente dei Who, dei Rolling Stones e dei Beatles. Il rock diventa un mezzo per espri-mere le emozioni, le sensazioni e soprattutto i temi di attualità, come la guerra o i movimenti di conte-stazione giovanile del ‟68. Un e-sempio? La splendida “Imagine” di John Lennon, che porta la nostra immaginazione verso un mondo libero da conflitti e pa-ce…“Imagine all the people, living life in peace!”

Dopo queste muse ispiratrici (è proprio il caso di dirlo!) arriva il mo-mento di altre stelle annoverate nella vasta costellazione del rock: gruppi come i Doors, i Jethro Tull, i Pink Floyd, e artisti come Bob Dylan, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Eric Clapton (anche con il suo gruppo, i Cream), Carlos Santana,…nonché del più grande evento della storia del rock: i veri intendi-tori sapranno già di che si tratta, ma noi lo diciamo lo stesso: stiamo parlando nientemeno del grandissi-mo raduno di Woodstock, che in tre giorni attirò circa quattrocento-mila persone!!! Mentre il periodo degli anni ‟60 fu quello dei temi sociali e della con-testazione, agli inizi degli anni ‟70, diversi generi si intrecciano al rock per dare vita a nuovi stili: dal jazz rock dei Soft Machine, allo stile dei Genesis e degli Yes, ispirati alla musica classica europea, o ancora al glamour rock di David Bowie e dei Roxy Music, gruppo britannico fondato da Brian Eno. Il genere fra i più noti che nascono nel periodo è l‟hard rock, che sperimenta uno stile più ritmico e basato sull‟uso di amplificatori. Nomi dell‟hard rock? Basti pensare ai Led Zeppelin con il geniale Jimmy Page, ai Deep Purple, ai Velvet Underground, a Patti Smith. Ancora più energico è il punk rock, che punta soprattutto sulla tra-sgressione: spiccano tra i suoi e-sponenti il gruppo statunitense dei Ramones e i gruppi britannici dei Clash e dei Sex Pistols. È dall‟unione dei due generi, punk rock e hard rock, che nasce lo stile spregiudicato dei Guns‟n Roses, celebre gruppo statunitense forma-tosi verso la metà degli anni ‟80 per iniziativa di William Bayley, meglio conosciuto col nome d‟arte

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di Axl Rose, e del chitarrista Slash: il tono aggressivo dei loro testi su-scita scandalo, ma diventa anche la chiave del loro successo. In contrapposizione all‟energia del punk rock e dell‟hard rock, gli anni ‟80 segnano la nascita di sonorità più morbide, come quelle dei Dire Straits, dei Cure e dei Police. L‟anima del punk rock viene però ripresa negli anni ‟90 dallo stile grunge di Kurt Cobain e della sua band, i Nirvana. Nel 1991 un evento segna la storia del rock e pone fine alla luminosa e ventennale carriera di un gruppo icona del rock: la morte in seguito ad AIDS di Farrokh Bulsara, nome d‟arte Freddie Mercury, leader dei Queen. Il suo carisma, unito alla musica coinvolgente capace di abbraccia-re una folla in un comune stato di gioia ed esaltazione, ci ha lasciato brani come We Are the Champions e Bohemian Rhapsody, ritenute dai critici di tutti i tempi come migliori canzoni della storia del rock. La fama dei Queen si è mantenuta tra nuove e vecchie generazioni, proprio come, forse, nelle intenzio-ni di Freddie Mercury. Disse del gruppo: "Quando fondammo i Que-en puntavamo al massimo, non ci saremmo accontentanti di niente di meno". E in Italia? In Italia il rock nasce negli anni ‟70, sulla scia delle band rock progressive britanniche e a-mericane (per l‟appunto Pink Floyd, Genesis e Velvet Under-ground, ma anche Gentle Giant, e Van Der Graaf Generator). La sua diffusione è considerata seconda dopo quella britannica. Tra le band rock di grande spesso-re di quegli anni compaiono La Premiata Forneria Marconi, il Ban-co del Mutuo Soccorso e Le Orme. La Premiata Forneria Marconi, che aveva iniziato la scalata del suc-cesso nella seconda metà degli anni „60 con il nome “I Quelli”, de-ve la scelta del nuovo nome all‟avvento degli anni ‟70 e alle in-fluenze musicali dei gruppi britan-nici; in seguito, inizia a sperimenta-re un sound più vicino a quello del-le band d‟oltremanica. La scelta del nome è dettata dal fatto che i componenti cercavano un nome originale che si riferiva al nome di un panificio di Chiari,in provincia di Brescia,dove il gruppo si è formato.

Nel giro di pochi anni raggiungono il successo grazie anche a Pete Sinfield che pubblicò il loro album Photos of Ghosts e ridusse il nome del gruppo all‟acronimo PFM, perché più facil-mente pronunciabile dagli anglofoni. Celebration, estratto dall’album “Photos of Ghosts”, è stato il singolo che ha permesso loro di sfatare le critiche al loro sound, giudicato “troppo italiano” ai loro esordi sul pa-norama musicale straniero. Negli anni successivi il gruppo diventa fonte d‟ispirazione per nuovi cantanti rock italiani come Vasco Rossi e i Lif-tiba. Vasco Rossi è uno degli esponenti del rock italiano più seguito dai giovani: nonostante le critiche ricevute più vol-te per i contenuti anticonformisti delle sue canzoni, Vasco, o Blasco, è con-siderato una delle poche rockstar ita-liane. Dopo gli esordi da deejay, sotto l‟influenza di alcuni suoi amici, pubbli-ca il suo primo 45 giri “Jenny/Silvia” ma è solo negli anni ‟80 che raggiun-ge il successo. E proprio nel 1984 Vasco viene arrestato per detenzione di droga: tuttavia le sue canzoni conti-nueranno ad essere in cima alle clas-sifiche. Negli stessi anni si afferma un‟altra rock band, i Litfiba. Il nome, apparentemente eccentrico, nasce in realtà dalla vecchia sala pro-ve della band, la Telex: L, prefisso della Telex, IT, che sta per Italia, FI,che sta per Firenze e BA,che sta per il nome della via in cui si trova questa sala, Via De‟ Bardi. Il gruppo nasce proprio mentre a Lon-dra e dintorni prende piede il new wa-ve e, dopo aver raggiunto il successo a Firenze, allora considerata la capita-le italiana del rock, i Litfiba muovono i primi passi sullo lo scenario musicale italiano vincendo il Festival Rock Ita-liano nel 1982.

Nel 1999 la band si scioglierà e il cantante del gruppo, Piero Pelù, in-comincerà ad incidere alcuni CD dove canta da solista, sino alla ricon-ciliazione con il fondatore del gruppo Ghigo Renzulli, avvenuta nel 2009. Uno degli ultimi singoli pubblicati dal gruppo è “Sole Nero”, estratto dall‟album “Stato Libero in Litfiba” , pubblicato nel 2010 e che ha riscos-so molto successo non solo in Italia ma anche all‟estero. Insomma, in Italia e ovunque nel mondo, da sempre, ogni gruppo ha contribuito con il cuore e l‟anima a modificare gli stili di vita della socie-tà, dando origine a epoche di intra-prendenza, innovazione e voglia di stravolgere la monotonia quotidiana. In qualsiasi momento della giornata, il rock può darci l‟ispirazione e la carica di adrenalina di cui abbiamo bisogno: un paio di cuffie e… via! O anche la musica a palla, quando in casa non c‟è nessuno (un classico!). D‟altra parte, come abbiamo già det-to, il rock ha un obiettivo… un obiet-tivo che possiamo esprimere in una frase, per usare una citazione di An-gus Young (fondatore degli AC/DC) : “Tutto nasce dal ritmo: è la base del feeling di ciò che suoniamo. Noi vo-gliamo che la gente riesca a sentire fisicamente l‟energia che sprigionia-mo. Vogliamo che ingoi ogni singolo watt!” Meditate, amici!! E con questo, dobbiamo già salutar-ci. Arrivederci, allora, e buona Musi-ca da Leggere!!!

Piero Pelù dei LITFIBA