chi conosce l’inno di mameli? - liceocafiero.it · v=o0rgnkwq6fg roberto benigni a sanremo 2011 a...
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Sanremo, ha dato a tutti una lezione di italianità. Per chi se lo fosse per-so intanto la rac-comandazione di andarlo a rivede-re , magari, su You tube : http://
www.youtube.com/watch?
v=o0rGNKwq6fg
Roberto Benigni a
Sanremo 2011
A cura di Roberta
Curci
Ha riscosso molte polemiche, qual-che tempo fa, l’episodio di alcuni calciatori della Nazionale che fin-gevano di cantare l’inno, prima delle gare, perché non ne conoscevano le esatte parole: pa-role sante! Per quanto possa sem-brare blasfemo molti giovani non conoscono tutto l’inno di Mameli e non sanno esatta-mente cosa voglia dire!
Responsabile una cultura dell’immagine e del consumismo che non ci vuole cittadini consape-voli ma solo acqui-renti dipendenti . Così dopo 150 an-ni ci stiamo final-mente a chiedere cosa bisogna far-sene dell’elmo di Scipio, cosa voglia dire riunirsi a co-orte e dove si sia cacciata questa fantomatica Vitto-ria. Ora non solo in occasione del 150esimo anniver-sario dell’Unità di Italia eccoci qui tutti allineati e co-perti davanti alla tivvù a seguire con attenzione la su-perba performan-ce del nostro ama-to Benigni che, o-spite d’onore du-rante il Festival di
Chi conosce l’inno di Mameli?
A N N O I , N U M E R O I I , A P R I L E 2 0 1 1
S O M M A R I O
Chi conosce l’inno
di Mameli??
Recensione: Il ri-
tratto di Dorian
Gray
Risse in famiglia
davanti alla tv
Teachers and stu-
dents face to face-
book
London on the
road
Novecento
Cellulare si, cellu-
lare no
La notte degli O-
scar
Alcool e giovani
Intervista con Ma-
tisse
Racconto: Sei set-
tembre 1914
Musica da leggere:
Rock
Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque
è Legnano; Ogn'uom di Fer-
ruccio ha il core e la mano; I
bimbi d'Italia si chiaman Ba-
lilla; il suon d'ogni squilla I
Vespri suonò
Dal nord al sud, tutti sono
pronti a combattere contro
l’invasore come è successo a
Legnano; ognuno ha l corag-
gio e il valore per essere a capo
della rivolta,anche i bambini Si
chiaman Balilla; il suono di
ogni campana ci chiama ad
insorgere, come la campana
dei Vespri siciliani
Stringiamci a coorte! Siam
pronti alla morte; Italia chia-
mò
Uniamoci per combattere, cer-
chiamo di essere pronti a mori-
re;Italia chiamò. lo vuole la
nostra nazione
Son giunchi che piegano Le
spade vendute; già l'Aquila
d'Austria le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia e il sangue
Polacco bevé col Cosacco ma
il cor le bruciò.
Alla fine le spade dei soldati
mercenari saranno piegate
come canne che si piegano al
vento e l’Austria sarà sconfitta.
L’Austria bevve il sangue ita-
liano e il sangue polacco con i
mercenari
ma questo sangue le bruciò il
cuore (cioè la sconfisse).
Non basta conoscere l’Inno
nazionale: bisognerebbe
viverlo ogni giorno!!
L’inno d’ Italia o inno di
Mameli è stato scritto
nell'autunno del 1847 dall'al-
lora ventenne studente e pa-
triota e musicato in seguito
da Michele Novaro. Con il
Romanticismo italiano si era
già diffuso un clima di fervo-
re patriottico e di insofferen-
za nei confronti della domi-
nazione austriaca. L'imme-
diatezza dei versi e l'impeto
della melodia ne fecero il più
amato canto dell'unificazio-
ne, non solo durante la sta-
gione risorgimentale, ma
anche nei decenni successivi.
Non a caso Giuseppe Verdi,
nel suo Inno delle Nazioni
del 1862, affidò proprio al
Canto degli Italiani - e non
alla Marcia Reale - il compi-
to di simboleggiare la nostra
Patria, ponendolo accanto a
God Save the Queen e alla
Marsigliese. Fu quasi natura-
le, dunque, che il 12 ottobre
1946 l'Inno di Mameli dive-
nisse l'inno nazionale della
Repubblica Italiana.
Vediamone ora il significato:
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è
desta; dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa. dov'è la
Vittoria? Le porga la chio-
ma; ché schiava di Roma
Iddio la creò.
O fratelli della nostra Ita-
lia , la nostra Italia si è ri-
svegliata ed ha indossato
l’elmo del grande guerriero
Scipione Giunga qui la dea
della Vittoria e l’Italia sia
pronta a porgere le proprie
chiome per il trionfo perché
da sempre la Vittoria è as-
servita alla nostra nazione
per volontà di Dio.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Uniamoci per combattere,
cerchiamo di essere pronti a
morire;Italia chiamò. lo
vuole la nostra nazione
Noi siamo da secoli calpe-
sti, derisi,perché non siam
popolo,perché siam divisi
Raccolgaci un'unica ban-
diera, una speme; di fon-
derci insieme già l'ora suo-
nò.
Noi Italiani siamo da secoli
calpestati nel nostro orgo-
glio, derisi umiliati e domi-
nati da altri popoli,perché
non siamo un popolo ma
siamo divisi tra di
noi;dobbiamo raccoglierci
sotto un’unica bandiera, in
una sola speranza; è arriva-
ta l’ora di essere tutti uniti.
Stringiamci a coorte! Siam
pronti alla morte; Italia
chiamò.
Uniamoci per combattere,
cerchiamo di essere pronti a
morire;Italia chiamò. lo
vuole la nostra nazione
Uniamoci, amiamoci; l'u-
nione e l'amore rivelano ai
popoli le vie del Signore.
giuriamo far libero il suolo
natio:uniti, per Dio,chi vin-
cer ci può?
Dobbiamo unirci ed amarci
tra noi perché l’unione e
l’amore potranno testimo-
niare che tutto questo è vo-
lontà di Dio Noi giuriamo di
rendere libero il nostro suo-
lo natìo e così uniti nessuno
potrà vincerci
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Uniamoci per combattere,
cerchiamo di essere pronti a
morire;Italia chiamò. lo
vuole la nostra nazione
Chi conosce l’inno di Mameli?
A cura di
Roberta Curci
.
Napolitano incontra i “Mille”
A C U R A D I : V A L E R I A L E M M A
Il ritratto di Dorian Gray
Oscar Wilde, famoso scrittore ottocen-tesco della letteratura inglese, dopo
aver superato tante difficoltà che la
vita ha avuto in serbo per lui, comincia
a scrivere, o meglio, a raccontare situa-zioni che non trasmettono un vero e
proprio amore per la vita, s’occupa di
opere che mostrano evidenti tratti di
cinismo, dovuti ad una sofferenza psi-cologica dell’autore stesso. Questo
componimento letterario fu scritto nel
1890, periodo in cui la borghesia ingle-
se influenzava molto gli scrittori e gli artisti nella loro scelte artistiche. I per-
sonaggi del libro sono Henry Wotton,
lord inglese, Basil Hallward, noto arti-
sta, Dorian Gray, un giovane rampollo nonché il protagonista. Dorian viene
sempre descritto come un Dio, immor-
tale perché giovane, come una musa,
perché bello ed il ritratto rappresenta per Basil una rinascita, un qualcosa di
personale da nascondere agli occhi dei
comuni mortali per paura che la socie-
tà corrotta possa contaminare la sua bellezza interiore e non solo. Henry
Wotton, l’incarnazione del cinismo, è
profondamente affascinato dal quadro
e dall’incantevole personaggio, e vuole assolutamente avere un confronto con
lui. L’ incontro tra i due è emblematico;
si tratta di un incontro tra due fasce
d’età: il giovane e l uomo maturo; Wot-ton riesce perfettamente a dominare il
pensiero di Dorian e gli fa apprezzare il
“tesoro”più bello che possiede: la giovi-
nezza (lo si deduce dalle parole”il tem-po è invidioso di te e farà guerra ai suoi
giglio, alle rose del suo giardino”o la
personale da nascondere agli occhi dei comu-ni mortali per paura che la società corrotta
possa contaminare la sua bellezza interiore e
non solo. Henry Wotton, l’incarnazione del
cinismo, è profondamente affascinato dal quadro e dall’incantevole personaggio, e
vuole assolutamente avere un confronto con
lui. L’ incontro tra i due è emblematico; si trat-
ta di un incontro tra due fasce d’età: il giova-ne e l uomo maturo; Wotton riesce perfetta-
mente a dominare il pensiero di Dorian e gli
fa apprezzare il “tesoro”più bello che possie-
de: la giovinezza (lo si deduce dalle parole”il tempo è invidioso di te e farà guerra ai suoi
giglio, alle rose del suo giardino”o la fra-
se”vivi la vita meravigliosa che è in te e goditi
questo tesoro finché puoi”). Da quel confron-to, che rappresenta l’esordio, la vita di Dorian
cambia: si crede immortale ed è continua-
mente ossessionato dalla bellezza, dalla vo-
glia di vivere nuove sensazioni, senza alcun timore o pudore,ossessionato dalla giovinez-
za tanto da scendere a patti con il diavolo e
desiderare che il quadro invecchi al posto
suo. Il fascino di Dorian fa innamorare Sybyl Vane, giovane attrice, ma l’ amore non corri-
sposto porta la ragazza al suicidio. Gray non
sa darsi pace, è profondamente scosso dalle
conseguenze che la sua bellezza ha arrecato sulla ragazza; da qui inizia la sua profonda
conversione e il protagonista comincia a capi-
re che la sua situazione sta degenerando;
infatti solo adesso il protagonista si rende conto che il quadro, così perfetto e dannata-
mente bello, è deturpato. Il ritratto è la co-
scienza di Dorian, quella coscienza che non
possiamo vedere ma possiamo sentire quan-do compiamo qualcosa eticamente scorretto
(come accade per Dorian). Wilde sostiene che
soltanto vedendo la nostra coscienza, avendo paura di un suo giudizio, di una sua condan-
na, che potremmo avere dei sensi di colpa e
riflettere sui proprio errori. che vuole sbaraz-
zarsi assolutamente ed ad ogni costo, della verità e uccide chiunque lo contraddica o gli faccia notare l’evidenza.
Preso dai continui sensi di colpa, dalla dannazione, dal tormento di
quel quadro che rappresenta la sua
coscienza, tenta di disfarsene con il
pugnale con il quale ha ucciso Basil e, nel momento in cui la lama pene-
tra nella tela, Dorian lancia urla
sovrumane e s’accascia in una poz-
za di sangue. Improvvisamente il quadro riporta il suo fascino,
la”coscienza” è pulita, libera da o-
gni peccato e non più tormentata:
sul volto ormai spento di Dorian si notano tratti di sofferenza, vecchia-
ia, ossessione e tormento che
l’hanno spinto a questo ignobile
atto. La trama è per lo meno, linea-re, con pochi intrecci, ricca di rifles-
sioni, di colpi di scena, descrizioni,
dialoghi, flashback e prolessi. Il
punto di vista del narratore è onni-sciente: infatti sembra già che Wil-
de abbia vissuto in precedenza la
vita che descrive, dà consigli carichi
di cinismo, rimpianti, scetticismo, maschilismo ma pur sempre utili. Le
descrizioni sia fisiche, psicologiche
e sociali, sono ben curate. Il conte-
sto sociale ci porta a dedurre che nella Gran Bretagna di fine Otto-
cento, la borghesia era affascinata
dalla bellezza, dalla ricchezza, era
narcisista e Henry Wotton o me-glio, Oscar Wilde, si serve del dipin-
to come immagine riflessa della
società, ben lontana da ciò che
l’apparenza mostra ed ormai stufo di ciò, s’immedesima nel personag-
gio Henry, un lord, e denuncia la
corrotta società che non ha più principi morali. Questo libro m’è
stato consigliato da una compagna
di classe e l’ho trovato davvero mol-
to interessante. Sono rimasta molto affascinata dalle descrizioni detta-
gliate e precise di cose, luoghi, con-
testi sociali, persone. Molto brillan-
te l’idea di Wilde del ritratto! Molto originale l’idea che un quadro pos-
sa essere la nostra coscienza e final-
mente poterla vedere e non soltan-
to sentire e capire dal suo sguardo se ciò che si fa sia giusto o sbaglia-
to.
Del libro mi sono piaciute anche le continue rifles-
sioni di Wilde, riflessioni che coinvolgono il lettore a
tal punto d’avere una concezione della vita diversa.
Wilde invita il lettore a vivere al massimo e apprez-
zare ogni singolo istante della mia giovinezza, finché
dura, gustando la mia vita minuto per minuto, secon-
do per secondo, anche se a volte ci si può trovare
davanti a situazioni insidiose. Dimentichiamo il pas-
sato, viviamo intensamente il presente in prospettiva
del futuro, e forse Wilde sarà felice per noi!
Copertina del romanzo con immagine dell’autore.
"Continue lotte in famiglia tra
genitori e figli? Sono per
l’accaparramento del bene più
prezioso: il telecomando. Non
sempre si è infatti d’accordo su
quali programmi vedere tutti in-
sieme, specialmente se la lotta si
ingaggia tra fratello e sorella. Il
tipico adolescente maschio pre-
ferisce la solita partita di calcio e
i classici film di guerra, mentre le
teen-ager amano i reality e talent
show o il consueto film romanti-
co.
A tutti noi ragazzi piacciono i
telefilm che rispecchiano i pro-
blemi relativi alla nostra età, in-
vece tra gli adulti è ben diverso:
essi preferiscono seguire tele-
giornali e programmi di appro-
fondimento per essere informati
su quello che succede nel mondo.
Tuttavia non si deve pensare che
noi giovani ci disinteressiamo del
mondo che ci circonda, in base
ad alcuni sondaggi è emerso che
il 61,5% dei ragazzi oltre i 14
anni guarda la tv per essere infor-
mato sull’attualità ; il 49,3% co-
me passatempo e il 32,3% usa
l’apparecchio televisivo come un
mezzo per imparare tante cose,
ma le statistiche cambiano parec-
chio quando si prende in esame la
fascia degli adolescenti: in questo
caso al primo posto con il 79 %
si preferisce guardare films di
ogni genere, subito dopo con il
50% , insolitamente, sono
molto amati i cartoni animati con il
48%; solo ad un quarto posto con
il 39% riscontriamo lo sport, al
quinto posto con uno scarso 29%
segue il telegiornale. In genere tra i
reality preferiti dai ragazzi si con-
tendono il primo posto” Il grande
Fratello” e “Amici” perché i tele-
spettatori ammirano la determina-
zione dei ragazzi partecipanti nel
raggiungimento dei propri obiettivi
Permane per molti l’interrogativo
su quanto ci sia di reale in questi
spettacoli in cui i protagonisti san-
no di essere sempre ripresi dalle
telecamere!Come svago e puro
divertimento, tra i cartoni animati
hanno molto successo i Simpson,
seguiti da i Griffin e Futurama. i
ragazzi si divertono perché questi
cartoni animati rispecchiano gli
aspetti grotteschi della realtà in
cui viviamo mandando messaggi
importanti attraverso battute ironi-
che. Ormai capita di frequente di
vedere assai presto film trasmessi
al cinema, in televisione. Tra i
film quello che ha riscosso mag-
gior successo negli ultimi anni è
“Cado dalle nubi” del nostro con-
terraneo Checco Zalone già reso
famoso da Zelig. La sua comicità
ha colpito in particolar modo per
la spensieratezza e l’ironia con cui
vengono trattati i temi fondamenta-
li del nostro vivere: il viaggio, il
la-
voro, l’omosessualità,
l’amore.Grande notorietà hanno
di recente avuto anche program-
mi” pseudo -documentari
“come Mistero o Wild che si
incentrano su indagini intorno
ad argomenti misteriosi o al
limite della normalità per coin-
volgere lo spettatore. Spesso
però si fa della disgrazie di
poveri esseri umani uno spetta-
colo da fiera e questo mi sem-
bra assolutamente vergognoso.
Per quanto concerne lo sport
sono vari quelli più seguiti ma
in assoluto il calcio è lo sport
che coinvolge grandi e bambini
e ragazzi e creando un forte
senso di appartenenza e di com-
petizione. In secondo luogo più
seguite sono le Olimpiadi per la
varietà delle discipline e le spet-
tacolari cerimonie
In realtà ciascuno di noi giovani
guarda quello che capita alla
tele solo per distrarsi e sempli-
cemente per passare il tempo.
Se i temi trattati ci coinvolgono
è probabile che vi si passi qual-
che minuto in più, ma mai essa
potrà sostituire la bellezza
dell’amicizia e dell’uscire la
sera, del ridere e conversare !
Anno I, numero II,
Risse di famiglia davanti alla tv
A C U R A D I R O B E R T A C U R C I E R A F F A E L L A D I C A T A L D O
aprile 2011
Think about your relationship
with your teachers. I believe that
none of you could say that teach-
ers are like friends, but, at the
same time, I'm sure that most of
you have a friendship on face-
book with some of your teachers.
No problems! It's a very common
habit both in Italy and in the rest
of the world!
It has caused a very interesting
debate in many countries. Last
week a journalist gave us a ques-
tion: is this web-friendship a way
to increase the interest of the stu-
dents or is it just to confuse the
roles? The debate is universally
known: in a few days, in Vir-
ginia, a document will be voted.
It asks the teachers to avoid com-
munication with their students by
phone or on internet because in
could be considered a secret rela-
tionship, obviously forbidden
between teachers and students.
It's a virtual friendship, but it
could authorize the students to
have a more confidential behav-
ior at school too or show some
aspects of the teachers' private
lives causing his credibility to
decrease.
On the other hand we have to re-
member that facebook was born
in a college, to simplify commu-
nication at school!
Some people say that this new
kind of relationship could help
students to have a better idea of
school and, at the same time,
it could be a very important
tool for the teachers who
learn to know the world of
teenagers and understand
their behavior. Many teach-
ers use facebook as a way to
communicate school news,
too. the majority of the mes-
sages are addressed to the
class-group.
Now internet is a very com-
mon way to communicate:
working, studying, in our
free time, to have a role in
society, to develop our per-
sonalities, to express our
opinions, we need internet,
facebook above all. We also
need it to express our disap-
pointment like young people
from Albania did last 21st
January. They met on face-
book instead of part in the
protest against the govern-
ment: it means that they
don't believe in politics.
Facebook is a universal web-
coffee-house, and the school,
as cultural centre of society,
must join in!
Teachers and students face to face-book
A CURA DI : Anna Digiovanni
A C U R A D I : C A R F O R A , L A N O T T E
State progettando un viaggio in una capi-tale Europea? Cercate qualche cosa di parti-colare? Certamente la Capitale Londinese fa proprio al caso vostro. In questa città cosmo-polita, ove sono pre-senti etnie di ogni par-te del mondo, potrete fare incontri davvero particolari come Tua-reg o anziani membri di tribù che indossano il Sari. La metropoli, la cui atmosfera frenetica cattura subito l’attenzione dei turisti, è ricca di monumenti, edifici e musei di ogni genere. Il cuore di Lon-dra custodisce l’Hyde Park, un’immensa di-stesa verde ricca di attrattive, di arbusti e laghetti, dove si pos-sono fare piacevoli in-contri con piccoli ani-mali richiamati dal cibo dei passanti. È un luogo suggestivo nel quale gli amanti della lettura o del dolce far niente possono trascorrere del tempo libero, o es-
sere intrattenuti dai carat-teristici mimi, musicisti e danzatori che coinvolgono gli spettatori con imitazio-ni o trucchi di magia che attraggono tutti i bambini. Gli amanti della storia, della moda e del cinema possono restare ammalia-ti dalle bellezze presenti nella metropoli più visita-ta al mondo; potranno vi-sitare Buckingham Palace, residenza della regina Eli-sabetta II, the Parliament, the Thames, The Big Ben, Piccadilly Circus una fan-tastica piazza per tutti gli innamorati poiché al cen-tro vi è un monumento sulla cui sommità si trova Eros, dio dell’amore, pronto a scoccare una freccia al passante più for-tunato, il British Museum e il National Gallery. Inol-
tre sarà piacevole conce-dersi momenti di svago fa-cendo compere nei grandi magazzini Harrod’s con le novità più accattivanti del mercato, e nell’Hard Rock Café più famoso al mondo dove si possono acquistare souvenir tipici. Se il vostro budget ve lo consente, sa-rebbe emozionante recarsi al Madame Tussauds per poter ammirare le statue di cera che riproducono, a grandezza naturale, star del cinema, della musica, della storia, del calibro di Michael Jackson, Freddie Mercury, Madonna, Wil-
UN’ ESPERIENZA TUTTA DA VIVERE
Obama e tanti altri an-cora. Un simbolo di Londra e’ “the Tower of London”, fortezza mae-stosa che un tempo fungeva da carcere, vi sono attualmente cu-stoditi i gioielli della Corona inglese tra cui la corona reale e il fa-moso diamante Koh- i -Noor. Londra sorpren-de moltissimo e ogni volta che si ha la fortu-na di visitarla si lascia un pezzo del proprio cuore …There’s no pla-ce like London.
La rappresentazione teatrale
'Novecento', è tratta da un
monologo di Alessandro Baric-co; racconta la storia di un bam-bino ritrovato sul piroscafo ‘Virginian', in una scatola, dal marinaio Danny Boodman che decide di accudirlo dandogli un nome che diverrà poi storico: al proprio nome aggiunge ciò che è scritto sulla scatola che conte-neva il piccolo, T.D.Lemon, più ” novecento” in onore del nuovo secolo che era appena iniziato All’età di otto anni, l'uomo che gli aveva fatto da padre muore e il piccolo inizia a suonare il pia-noforte sul piroscafo. Qui incon-tra il narratore-trombettista con cui instaura una grande amicizia che non termina neanche quan-do questi è costretto ad abban-donare l'imbarcazione per la sua distruzione. T.D. Lemon Novecento risul-ta essere un uomo che vive solo per la musica e rimane sempre legato alle sue grandi passioni: il pianoforte e il mare. Questi ele-menti non gli permettono mai di crescere, perciò non riesce a crearsi legami fuori dalla nave che è da sempre stata nella sua vita. Egli vive, quindi, per ralle-grare , con la sua musica, gli animi dei passeggeri del piro-scafo. Nei loro volti vede , cono-sce ed ama il mondo. E al piro-scafo resta sempre indissolubil-mente legato poichè ha da sem-
pre rispecchiato tutto quello che poteva deside-rare.
L'attore Corrado d'Elia ha interpretato perfetta-mente il personaggio di
Novecento evidenziando-ne l’ironica ingenuità riportata
nella voce del protagonista che, uomo, sembra parlare ancora
come un bambino: con la curiosi-tà di un bambino,infatti guarda il mondo. Nella rappresentazione teatrale è, inoltre, evidente il le-
game del protagonista con la na-ve: quando egli decide di scende-re per la prima volta sulla terra-
ferma per poter vedere il mare da un'altra prospettiva e perciò vor-rebbe sbarcare nella città di New York, giunto il gran momento vie-
ne sopraffatto dalla paura e si ferma sui gradini della nave fis-
sando il vuoto. Per l'impossibilità di affrontare ciò che non conosce si sente sperduto e non riuscendo a trovare i confini di quell'immen-sa città, decide di tornare indie-
tro. Tutta la rappresentazione si è svolta in uno scenario molto
semplice: uno sgabello posto al centro della scena rappresenta il posto di Novecento ,quando ogni sera allietava con la musi-ca il viaggio a bordo del piro-
scafo, accerchiato da cubi bianchi di diverse dimensioni. ossia i posti degli altri membri del gruppo , tra cui il narratore stesso. Sullo sfondo una sceno-
grafia, uno sfondo originale: tasti di pianoforte che si illumi-nano ripetutamente in base alla
melodia. La musica è tutt’uno con la narrazione ne costituisce
battute e timbri , così come è sembrato che l’ attore, talvolta, con la voce, suonasse le parole!
Questo spettacolo è stato pia-cevole non solo per la trama
ma anche per la brillante esecu-zione dell'attore che, recitando, ha dato il meglio di sé nell'inter-pretazione tanto da rendere lo spettacolo davvero realistico.
A cura di Raffaella Dicataldo e Roberta Curci
Nella società odierna sembra
che non se ne possa fare a
meno. Serve ormai per tut-
to : leggere, comunicare,
informarsi , scrivere, foto-
grafare, orientarsi , guarda-
re la tv e sentire la musica.
Parliamo naturalmente del
telefono cellulare! A mio pa-
rere esso è indispensabile
soprattutto per ragazzi della
nostra età. Chi non ne ha al-
meno uno se non due? Utile
perché ci permette di comu-
nicare alle nostre famiglie,
in caso di emergenza, un e-
ventuale ritardo senza essere
responsabili di inutili pate-
mi. Oppure per comunicare
con persone che ci sono
molto lontane Il problema
sorge soprattutto per noi ra-
gazzi nell’abuso di questo
mezzo. Trascurando, e non
sarebbe trascurabile, il fatto
che le radiazioni sembra fac-
ciano molto male alla salute
e agli occhi, ultimamente si
può dire che il cellulare è
diventata l'arma principale
del cyberbullismo: ricatti,
pubblicazione di foto su
Internet. Si sta inoltre dif-
fondendo sempre più l'uso
del telefonino per copiare i
compiti, attingere informa-
zione da siti durante le prove
scritte e comunicare con i
compagni di classe. Un altro
svantaggio, sotto gli occhi di
tutti, sta nel linguaggio da
SMS criticato per chè non
rispetta più alcuna regola
grammaticale e sintattica.
Per ultimo, il telefono cel-
lulare sta togliendo a tutti
noi il piacere di una sana
chiacchierata guardandosi
francamente negli occhi,
togliendo molto spazio alla
comunicazione diretta del-
le persone e alla capacità
di rapportarsi serenamente
con il prossimo: ormai si
assume, si licenzia, ci si
lascia con un SMS non
guardando neanche più in
faccia le persone.
Dovremmo tornare a consi-
derarlo ingombrante come
era un tempo, in cui pesava
tanto da essere trasportabile
con una carriola ma non era
essenziale più di un qualsia-
si utensile: ci sogneremmo
mai di portare sempre con
noi un cucchiaio? Eppure ci
serve varie volte al giorno
ma non in qualunque mo-
mento. Bisognerebbe fare lo
stesso con il cellulare, ogni
tanto spegnerlo e rimanere
soli con noi stessi.
A cura di: Lidia Bracco
A cura di Sergio…..
Il 27 febbraio si è svolta, presen-
tata da James Franco e Anne
Hathaway, l'83° edizione degli
Academy Awards, che ha avuto
luogo nel Kodak Theatre di Los
Angeles, California. Le nomina-
tions sono state annunciate il 24
gennaio da Mo'Nique, accompa-
gnata dal presidente
dell'Academy, Tom Sherak; il
mitico Steven Spielberg ha pre-
sentato il miglior film e Kathryn
Bigelow ha annuncito il miglior
regista: entrambi i premi sono
stati vinti dal film con più vitto-
rie (4): Il discorso del Re, regia
di Tom Hooper. La vera grande
delusione di questa edizione degli
Academy è stato di sicuro il film
"Il Grinta", che è stato trasmes-
so poche settimane fa nella no-
stra città: per la pellicola western
diretta dai famosi fratelli Coen
ben 10 nomination e neanche un
Oscar.
Non c'è paragone tra le presta-
zioni italiane di quest'anno ri-
spetto a quelle dell'anno scorso:
nel 2010 ci sono state ben 5
nomination e 1 vincitore, Mario
Fiore, direttore della fotografia
di Avatar; invece questa 83°
edizione ha avuto una sola candi-
data per la categoria "migliori
costumi": Antonella Cannarozzi,
costumista del film "Io sono l'a-
more", regia di Luca Guadagni-
no
Dopo "Il discorso del
Re" e "Inception" con 4 Oscar, il
film "The social network", regia
di David Fincher, segue con 3 vit-
torie su ben 8 nomination.
Come ogni anno, la Disney ha vin-
to l'oscar per miglior film d'ani-
mazione (questa volta è toccato
alla saga di Toy Story, col 3° capi-
tolo), ma quest'anno, come l'anno
scorso era successo con Up, il film
ha vinto anche l'Oscar come mi-
gliore canzone: We Belong Toge-
ther. Parliamo dell' attore prota-
gonista de “Il Discorso del re”,
Colin Firth: secondo il mio parere
il triste viso di questo grandissimo
attore, calza a pennello col signifi-
cato del film, che parla di Re
Giorgio d'Inghilterra, che, avendo
un blocco emotivo ed essendo bal-
buziente, ingaggia uno psicologo
che lo aiuti, attraverso vari eserci-
zi, ad affrontare i suoi discorsi
all’Inghilterra dell' '900.
Mi piacerebbe farvi capire meglio
perchè gli americani sono così
avanti rispetto a noi: ora vi mo-
stro cosa ne pensa l'Italia del cine-
ma.
Cominciamo col dire che noi ita-
liani dobbiamo ancora capire la
differenza tra i film che vediamo
per le belle donne, gli uomini affa-
scinanti, o per la comicità
(“commedie a cavolo”) e i film
veri, con attori e attrici veri e che
vincono veri e importanti premi.
Partiamo col criticare (perchè c'è
da criticare) i film che piacciono
agli italiani. I film che riempiono
le sale d'Italia sono:
- l e
commedie coi personaggi alla Checco
Zalone, che non so come faccia a fare
invidia a chiunque non sia pugliese;
-le commedie con le donne protagoniste
accompagnati da uomini che magari
sono ottimi attori, ma interessati ad
aumentare l’audience, anche se si pri-
vano del loro talento:questo diventa, col
passare degli anni e quindi con l'evolu-
zione del cinema, un evento che si veri-
fica sempre più frequente nei numerosi
cinepanettoni;-le commedie straniere
che di solito hanno per protagonisti 1
donna e 2 uomini, che, nella maggior
parte dei casi, sono interpretati da atto-
ri americani che non vincono mai nien-
te, neanche i Golden Globe, che non ho
mai capito cosa servono;-i film dram-
matici divisi in 2 o più capitoli (come il
film di Giovanni Veronesi, Italians), che
sono, secondo il me, i migliori, perchè
con attori decenti e, soprattutto, uomi-
ni, che fanno seriamente il loro lavo-
ro.Un' altra differenza tra gli attori
americani e quelli italiani è la seguente:
la competizione nelle diverse categorie.
Vi faccio un esempio: George Clooney
si impegna a migliorare, perchè per
raggiungere l'Oscar deve superare i
diversi Tom Cruise; Leonardo Di Ca-
prio, Brad Pitt, ecc ...Invece in Italia
Riccardo Scamarcio non si impegna
perchè nel nostro paese non ci sono altri
attori al suo livello (non pensate che stia
dicendo che Riccardo Scamarcio sia un
bravo attore).
In somma, facciamo un paragone: se
l'America fosse il mare, noi saremmo
un granello di sabbia, bagnata dall'
immenso blu.
Acura di: Sergio Dimiccoli….
L’alcolismo è un problema che non si è mai
voluto veramente risolvere. Oggi il problema non è
più considerato tra i più importanti della nostra socie-
tà,come la droga e l’aids,sia perché è diminuito il nu-
mero dei grossi consumatori di alcol o quantomeno si
è stabilizzato. Gli effetti dell’alcol sull’organismo
umano sono noti,ma la sua diffusione rimane costante;
anche se assorbito in grosse quantità,l’alcol agisce
negativamente non solo sull’apparato dirigente,ma su
quasi tutto il nostro corpo,non ci si può non rilevare
quanto sia notevole l’incidenza dell’alcol nella casisti-
ca dei tumori del cavo orale della faringe,della larin-
ge,dello stomaco e dell’intestino. Altre gravi patologie
riguardano fegato e reni,che nel loro lavoro di purifi-
cazione vengono letteralmente aggrediti dall’alcol
provocando cirrosi epatica e insufficienza renale.
L’effetto dell’alcol sulle prestazioni degli sportivi è
notevole: allenta i riflessi,appesantisce i musco-
li,riducendone inevitabilmente la tonicità e i centri
nervosi,abbassando la capacità di concentrazione. Il
cervello risulta facilmente attaccabile dalle sostanze
alcoliche,a causa dell’incapacità da parte delle cellule
celebrali di riprodursi. Di conseguenza queste vengo-
no lentamente ma costantemente distrutte. In un sog-
getto alcolizzato,nel giro di una ventina d’anni,si può
osservare una diminuzione del peso della materia gri-
gia del 30-40% con risultati facilmente immaginabili.
A causa di una diffusa mancanza d’informazione,la
gente non conosce i limiti di guardia per quanto ri-
guarda il dosaggio delle bevande alcoliche. Molti ri-
tengono che 3-4 bicchieri di vino a pasto non costitui-
scano affatto un eccesso,ma facciano addirittura bene.
Diffusa è anche l’abitudine di aggiungervi l’aperitivo
naturalmente alcolico,poi,magari,un goccio di digesti-
vo e durante la giornata,se capita,due dita di whisky
tanto per gradire. Inoltre,c’è chi pensa che del buon
brandy o della grappa nostrana D.O.C. facciamo sicu-
ramente bene in una giornata fredda;in ogni ricorrenza
si apre uno spumante;quando si riceve un amico,si
offre del buon liquore ecc. E ci si trova alcolizzati
senza neanche saperlo. Queste abitudini sono diffusis-
sime nelle famiglie italiane. Gli esperti hanno calcola-
to che una dose di alcol giornaliere complessiva,pari a
due bicchieri di vino o di birra,non risulta dannosa per
l’organismo umano e che piuttosto può avere degli
effetti lievemente benefici. Inoltre è da tenere presente
che una dose da bar di superalcolico contiene la stessa
dose di alcol contenuta in un bicchiere di vino da circa
due decilitri. Un fenomeno molto preoccupante è
quello dell’avvicinamento dei più giovani all’alcol,che
va inconsapevolmente trasformandosi in una pericolo-
sa dipendenza che l’accomuna alla droga. Il consumo
di alcolici leggeri è lievitato in maniera vertiginosa;i
pub costantemente affollati di giovani di ogni età fan-
no affari d’oro. Si va più sempre diffondendo la tipica
usanza di riunirsi in tali locali,la sera,per parlare del
del più e del meno mentre si provano sempre
nuove marche di birra. Come dicevamo già in prece-
denza, oltre al fenomeno dell’alcol c’è anche quello
della droga; essa è un problema a livello nazionale.
Viene consumata disciolta nelle bibite alcoliche, ed è
molto diffusa nei pub,nelle discoteche. Oltre a questi
due fattori bisogna analizzare anche quello del fumo.
Questo, aggregato all’alcol e alla droga comporta a
gravi conseguenze;vediamole. Circa V secoli fa Cri-
stoforo Colombo scorse una vastissima terra,questa
terra ospitava degli uomini gli indigeni; Colombo poi
trovò una piantina. Era una piantina che gli indigeni
arrotolavano e fumavano: il tabacco. Questa ebbe
molto successo soprattutto tra il clero,infatti veniva
soprannominata nostra sancta hierba nicotina. Ma le
sue conseguenze sono i tumori soprattutto ai polmoni.
Di recente si è scoperto che la nicotina (sostanza con-
tenuta nella sigaretta,oltre al tabacco) produce nel
cervello lo stesso meccanismo delle droghe co-
me:cocaina;morfina e anfetamine. Anch’essa può
causare dipendenza,avendo in comune con queste
droghe delle proprietà neurochimiche e funzionali.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività...”
così recita l’articolo 32 della Costituzione italiana,la
legge in Italia prevede che non si possa fumare in tutti
i l u o g h i c h i u s i , s i a n o e s s i : s c u o -
le,ospedali,caserme,uffici pubblici,aziende private o
discoteche,chi infrange questa regola avrà dai 25 e i
100 euro; chi invece non le fa rispettare ha fino ai
1000 euro di multa.
La sigaretta è assolutamente vietata a coloro che pra-
ticano qualsiasi tipo di sport. Questi tre fattori:
“droga,alcol,fumo” sono spesso causa di incidenti
stradali. Gli effetti della droga e dell’alcol portano al
conducente della vettura: distrazione,sonnolenza,
nausea.
A cura di Pasquale Lavecchia
Chers lecteurs
Notre journal « il caffè del Cafiero » est
capable de tout faire! Il a même réussi à
interviewer un grande peintre comme
Henri Matisse !
Et bien, monsieur Matisse,parlez-nous un peu de vous….
Et bien, je suis né en 1869 et mes parents géraient une entreprise de semailles.
J’ai grandi heureusement et mes parents m’ont toujours aimé. Plus tard je me
suis installé à Paris pour étudier le Droit
Vous avez réalisé des tableaux qui, à notre avis, sont merveilleux. Est-ce que nous
pouvons définir « révélation divine » votre talent ?
Et bien, en un sens, oui. J’ai commencé à peindre pendant le cours postopératoi-
re de mon appendicite et alors que je peignait, j’ai éprouvé une sorte d’
« ecstasy », j’ai touché le ciel en peignant.
Quels ont été vos premiers travaux ? Est-ce qu’ils ont été appréciés ?
J’ai commencé ma carrière en peignant des natures mortes et des paysages en
m’inspirant à des artistes flamands. J’ai eu en certain succès. Cependant je n’ex-
primais pas encore ma véritable nature……
Je m’excuse alors : qu’est –ce que « votre véritable nature » ? et où est-ce que l’a-
vez exprimée ?
j’ai exprimé moi même dans le tableau « la danse » c’est-à-dire en utilisant cou-
leurs vives et des formes loin de la perfection classique. Pourquoi ? Parce que ce
n’es pas moi qui a peint cette image, c’est mon cœur, mon âme. Fauvisme…. J’ai
lancé la peinture à travers le sentiment.
Merci beaucoup, monsieur Matisse. Merci pour votre collaboration. Ça a été un
honneur pour moi vous parler
Vous êtes les bienvenus. C’est toujours un plaisir pour moi aussi.
A cura di: Antonia Rizzi
Sette settembre 1914 Bert e io siamo stati svegliati dalla campana di battaglione quando il sole non era ancora sorto. Entrambi siamo scattati in piedi mezzi addormentati fiondandoci sulle nostre armi prima che su ogni altra cosa, tanta era la tensione. Il contatto con le armi era l’unico nostro appiglio per la sopravvivenza; anche se in quel caso era solo il caporale Erich Müller che testava la prontezza d’azione di noi reclute. Si occupava egli stesso di prendere a calci chi non rispondeva all’allarme in tempo. Dato che questa non era la prima volta che faceva uno “scherzo” del genere, la piazzetta d’adunata si riempì senza assenti e piuttosto rapidamente. Non abbastanza per il caporale. Dopo essersela presa con gli ultimi arrivati e averci riempito di ap-pellativi poco onorevoli, il caporale Müller si preoccupò di aggiornarci sul da farsi: avremmo dovuto spostarci da Konigsberg6 e seguire il corso del fiume Preghel, dove tentare all’altezza di Welhod7 un’incursione nelle trincee nemiche. Il reggimento di cavalleria e uno di fanteria si erano già mossi per monitorare la situazione all’interno della città e per siste-mare l’artiglieria. Mentre il caporale descriveva la situazione, iniziavo ad avvertire una strana sensazione d’angoscia che s’impossessava della mia mente; descriveva già luoghi che avremmo visto in serata, ciò che avremmo dovuto fare non ap-pena arrivati lì e cosa invece se avessimo avvistato il nemico: pian piano iniziavamo a diventare delle marionette con un fucile in mano. Per nostra fortuna, il guadare il fiume non portò troppi problemi, tranne che per lo spostamento delle mo-tociclette e dei veicoli di trasporto per le mitragliatrici. Stanchi dopo tredici ore di marcia, prendemmo posizione come ci era stato ordinato. Nel passare in mezzo agli edifici cittadini circondati dalla foschia, si presentò ai nostri occhi uno spetta-colo ben differente dal solito: innanzitutto il silenzio, rotto solo dalle urla militari, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e dai nostri passi, ci assordava. Sembrava di camminare in un paese fantasma, dove eravamo noi gli invasori, invece di coloro che dovevano proteggerlo. Mi lasciai distrarre dai pennacchi rossi che si afflosciavano sui pickelhaube8 dei soldati di caval-leria, unico segno che li contraddistingueva dai nostri, più semplici. Mitragliatrici MG089 erano sistemate in posti strategici del territorio, e due grandi mortai erano piazzati alle porte della città. Una volta sistemati alle postazioni, io, Bert, Maxim e un’altra decina di soldati ci riunimmo per cenare la solita roba: cibo in scatola. Inoltre stavolta eravamo anche al buio, per evitare che le nostre posizioni fossero visibili. Anche il caporale Müller era nel nostro battaglione, ma non ci era permesso invitarlo tra noi. Uno dei ragazzi aveva portato con sé un’armonica, così, non appena finito di mangiare, ci mettemmo a cantare qualche melodia che un po’ tutti conoscevamo. Poi iniziò l’inferno. Una valanga di terra proveniente dall’alto crollò proprio su di noi, anticipata di pochi istanti da un boato tanto forte da lacerare i timpani e appannare la vista. Venimmo quasi tutti scaraventati a terra, e l’istinto militare fu quello di collocarsi, mani alle armi, in posizione di battaglia, con il pet-to schiacciato sul fango della trincea. Qualcuno gridava intorno a noi, ma il fischio che penetrava le nostre teste era così potente da ovattare tutti gli altri rumori. Vedemmo altre esplosioni, più nei pressi della città, non troppo lontano dalle po-stazioni d’artiglieria. Il caporale Müller uscì dalla sua tenda mentre ancora si allacciava i bottoni della divisa e fece cap ire a Maximilian di far partire la MG08 in nostro possesso. Nel frattempo, le altre postazioni già avevano iniziato la risposta all’attacco, facendo lampeggiare la valle tagliata dal fiume di luci di morte. Maxim, una volta terminata l’operazione, spo-stò la canna della mitragliatrice in direzione degli spari nemici e premette i grilletti. Un rumore picchiettante simile ad un urlo animalesco si aggiunse a quelli di sfondo che già annebbiavano i sensi. Io e Bert ci allontanammo e ci appostammo poco più in là, in ginocchio, con le nostre carabine Gewehr9810 saldamente strette tra le dita. Non si vedeva nulla, ma per-lomeno sembrava stessimo riacquisendo lentamente l’udito. Altri dei nostri si stesero lì accanto, ma uno di loro fu sorpreso da un proiettile vagante e cadde a terra in preda agli spasmi. Solo in quel momento si spezzò l’incantesimo e capimmo d’essere vulnerabili anche noi. Berthold fu impulsivo, e sparò un colpo di carabina a vuoto; dietro, le grida del caporale “Sparate! Sparate! Ma risparmiate colpi!” che a stento riuscivano a superare d’intensità lo sferragliare della mitragliatrice. Per due lunghe ore continuò il bombardamento, senza che vedessimo l’ombra di un nemico. Poi, tutto cessò senza un mo-tivo apparente, mentre gli ultimi colpi si strascicavano, sparati alla nebbia. 10 6 Oggi Kaliningrad, in Prussia. 7 Paesino oggi probabilmente corrispondente a Welho, Prussia. 8 Tipico copricapo militare imperiale tedesco, caratterizzato dalla presenza di uno sperone nella parte superiore dell’elmo. 9 MG 08, fu una mitragliatrice pesante con canna raffreddata ad acqua di produzione tedesca.
A cura di Alessandro Anglani
A cura di: Ivana Cassano, Rosaria Ciniero, Giulia Astrid Matera
Ciao amici, bentornati al nostro appuntamento mensile con la musica! La volta scorsa abbiamo parlato di rap, ricordate? Bé, l‟argomento di questo mese è niente meno che il genere sicuramente più amato da molti di noi: il rock, la musica che inietta un flusso irresi-stibile di carica ed energia nelle nostre vene. Parlare di “rock” è come voler descrivere ogni singola goccia d‟acqua presente in un oceano, dunque è meglio iniziare subito! Innanzitutto, partiamo da voi: e-satto, proprio da voi, perché il bello della musica è che suscita emozioni differenti da persona a persona, o a seconda del mo-mento nel cui la si ascolta. Ognu-no la interpreta a modo suo, e così la stessa canzone può svela-re nuovi segreti se riascoltata un‟altra volta. Tristezza, felicità, euforia…ma gli “effetti collaterali” più diffusi avranno certamente colpito anche te, caro lettore, che almeno una volta nella vita ti sarai trovato a suonare un assolo alla chitarra invisibile davanti allo specchio, o semplicemente a muoverti ad un ritmo scatenato senza neanche accorgertene…come tutti noi, del resto! Suscitare emozioni, del resto, è stato l‟obiettivo del rock sin dai suoi primi albori. Il genere, infatti, trae spunto dal precedente rock‟n roll, letteralmente “dondola e roto-la”, che ebbe successo sin dal suo esordio, negli anni „50: par-tendo da chitarra elettrica, batteri-a, basso e tastiera, e arricchen-dosi con il tempo di nuovi sotto-generi e di altri strumenti,
ha dato origine alla multiforme realtà della musica rock. Come ci si aspettava, in poco tempo tutto il mondo iniziò a muo-versi a ritmo di rock n‟roll e il ge-nere fu ribattezzato semplicemen-te con la sua abbreviazione “rock”. Solo qualche anno, però, il genere vede sorgere la sua età dell‟oro: tutto ha inizio soprattutto in Inghil-terra, quando dall‟incontro di sem-plici ragazzi con una passione in comune nascono pietre miliari della storia del rock: stiamo par-lando di personaggi come Pete Townshend (…non sapevate che fu uno dei primi a lanciare il gesto della distruzione della chitarra dopo il concerto? Ora lo sapete!), Mick Jagger e John Lennon, fon-datori rispettivamente dei Who, dei Rolling Stones e dei Beatles. Il rock diventa un mezzo per espri-mere le emozioni, le sensazioni e soprattutto i temi di attualità, come la guerra o i movimenti di conte-stazione giovanile del ‟68. Un e-sempio? La splendida “Imagine” di John Lennon, che porta la nostra immaginazione verso un mondo libero da conflitti e pa-ce…“Imagine all the people, living life in peace!”
Dopo queste muse ispiratrici (è proprio il caso di dirlo!) arriva il mo-mento di altre stelle annoverate nella vasta costellazione del rock: gruppi come i Doors, i Jethro Tull, i Pink Floyd, e artisti come Bob Dylan, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Eric Clapton (anche con il suo gruppo, i Cream), Carlos Santana,…nonché del più grande evento della storia del rock: i veri intendi-tori sapranno già di che si tratta, ma noi lo diciamo lo stesso: stiamo parlando nientemeno del grandissi-mo raduno di Woodstock, che in tre giorni attirò circa quattrocento-mila persone!!! Mentre il periodo degli anni ‟60 fu quello dei temi sociali e della con-testazione, agli inizi degli anni ‟70, diversi generi si intrecciano al rock per dare vita a nuovi stili: dal jazz rock dei Soft Machine, allo stile dei Genesis e degli Yes, ispirati alla musica classica europea, o ancora al glamour rock di David Bowie e dei Roxy Music, gruppo britannico fondato da Brian Eno. Il genere fra i più noti che nascono nel periodo è l‟hard rock, che sperimenta uno stile più ritmico e basato sull‟uso di amplificatori. Nomi dell‟hard rock? Basti pensare ai Led Zeppelin con il geniale Jimmy Page, ai Deep Purple, ai Velvet Underground, a Patti Smith. Ancora più energico è il punk rock, che punta soprattutto sulla tra-sgressione: spiccano tra i suoi e-sponenti il gruppo statunitense dei Ramones e i gruppi britannici dei Clash e dei Sex Pistols. È dall‟unione dei due generi, punk rock e hard rock, che nasce lo stile spregiudicato dei Guns‟n Roses, celebre gruppo statunitense forma-tosi verso la metà degli anni ‟80 per iniziativa di William Bayley, meglio conosciuto col nome d‟arte
di Axl Rose, e del chitarrista Slash: il tono aggressivo dei loro testi su-scita scandalo, ma diventa anche la chiave del loro successo. In contrapposizione all‟energia del punk rock e dell‟hard rock, gli anni ‟80 segnano la nascita di sonorità più morbide, come quelle dei Dire Straits, dei Cure e dei Police. L‟anima del punk rock viene però ripresa negli anni ‟90 dallo stile grunge di Kurt Cobain e della sua band, i Nirvana. Nel 1991 un evento segna la storia del rock e pone fine alla luminosa e ventennale carriera di un gruppo icona del rock: la morte in seguito ad AIDS di Farrokh Bulsara, nome d‟arte Freddie Mercury, leader dei Queen. Il suo carisma, unito alla musica coinvolgente capace di abbraccia-re una folla in un comune stato di gioia ed esaltazione, ci ha lasciato brani come We Are the Champions e Bohemian Rhapsody, ritenute dai critici di tutti i tempi come migliori canzoni della storia del rock. La fama dei Queen si è mantenuta tra nuove e vecchie generazioni, proprio come, forse, nelle intenzio-ni di Freddie Mercury. Disse del gruppo: "Quando fondammo i Que-en puntavamo al massimo, non ci saremmo accontentanti di niente di meno". E in Italia? In Italia il rock nasce negli anni ‟70, sulla scia delle band rock progressive britanniche e a-mericane (per l‟appunto Pink Floyd, Genesis e Velvet Under-ground, ma anche Gentle Giant, e Van Der Graaf Generator). La sua diffusione è considerata seconda dopo quella britannica. Tra le band rock di grande spesso-re di quegli anni compaiono La Premiata Forneria Marconi, il Ban-co del Mutuo Soccorso e Le Orme. La Premiata Forneria Marconi, che aveva iniziato la scalata del suc-cesso nella seconda metà degli anni „60 con il nome “I Quelli”, de-ve la scelta del nuovo nome all‟avvento degli anni ‟70 e alle in-fluenze musicali dei gruppi britan-nici; in seguito, inizia a sperimenta-re un sound più vicino a quello del-le band d‟oltremanica. La scelta del nome è dettata dal fatto che i componenti cercavano un nome originale che si riferiva al nome di un panificio di Chiari,in provincia di Brescia,dove il gruppo si è formato.
Nel giro di pochi anni raggiungono il successo grazie anche a Pete Sinfield che pubblicò il loro album Photos of Ghosts e ridusse il nome del gruppo all‟acronimo PFM, perché più facil-mente pronunciabile dagli anglofoni. Celebration, estratto dall’album “Photos of Ghosts”, è stato il singolo che ha permesso loro di sfatare le critiche al loro sound, giudicato “troppo italiano” ai loro esordi sul pa-norama musicale straniero. Negli anni successivi il gruppo diventa fonte d‟ispirazione per nuovi cantanti rock italiani come Vasco Rossi e i Lif-tiba. Vasco Rossi è uno degli esponenti del rock italiano più seguito dai giovani: nonostante le critiche ricevute più vol-te per i contenuti anticonformisti delle sue canzoni, Vasco, o Blasco, è con-siderato una delle poche rockstar ita-liane. Dopo gli esordi da deejay, sotto l‟influenza di alcuni suoi amici, pubbli-ca il suo primo 45 giri “Jenny/Silvia” ma è solo negli anni ‟80 che raggiun-ge il successo. E proprio nel 1984 Vasco viene arrestato per detenzione di droga: tuttavia le sue canzoni conti-nueranno ad essere in cima alle clas-sifiche. Negli stessi anni si afferma un‟altra rock band, i Litfiba. Il nome, apparentemente eccentrico, nasce in realtà dalla vecchia sala pro-ve della band, la Telex: L, prefisso della Telex, IT, che sta per Italia, FI,che sta per Firenze e BA,che sta per il nome della via in cui si trova questa sala, Via De‟ Bardi. Il gruppo nasce proprio mentre a Lon-dra e dintorni prende piede il new wa-ve e, dopo aver raggiunto il successo a Firenze, allora considerata la capita-le italiana del rock, i Litfiba muovono i primi passi sullo lo scenario musicale italiano vincendo il Festival Rock Ita-liano nel 1982.
Nel 1999 la band si scioglierà e il cantante del gruppo, Piero Pelù, in-comincerà ad incidere alcuni CD dove canta da solista, sino alla ricon-ciliazione con il fondatore del gruppo Ghigo Renzulli, avvenuta nel 2009. Uno degli ultimi singoli pubblicati dal gruppo è “Sole Nero”, estratto dall‟album “Stato Libero in Litfiba” , pubblicato nel 2010 e che ha riscos-so molto successo non solo in Italia ma anche all‟estero. Insomma, in Italia e ovunque nel mondo, da sempre, ogni gruppo ha contribuito con il cuore e l‟anima a modificare gli stili di vita della socie-tà, dando origine a epoche di intra-prendenza, innovazione e voglia di stravolgere la monotonia quotidiana. In qualsiasi momento della giornata, il rock può darci l‟ispirazione e la carica di adrenalina di cui abbiamo bisogno: un paio di cuffie e… via! O anche la musica a palla, quando in casa non c‟è nessuno (un classico!). D‟altra parte, come abbiamo già det-to, il rock ha un obiettivo… un obiet-tivo che possiamo esprimere in una frase, per usare una citazione di An-gus Young (fondatore degli AC/DC) : “Tutto nasce dal ritmo: è la base del feeling di ciò che suoniamo. Noi vo-gliamo che la gente riesca a sentire fisicamente l‟energia che sprigionia-mo. Vogliamo che ingoi ogni singolo watt!” Meditate, amici!! E con questo, dobbiamo già salutar-ci. Arrivederci, allora, e buona Musi-ca da Leggere!!!
Piero Pelù dei LITFIBA